Stesura “Il GENIO DE LORENZO” di Agnese Belardi Immaginiamo di iniziare nel momento che ci accingiamo a scrivere lo studio di un territorio sotto alcuni aspetti che ci interessano e che vogliamo mettere in evidenza siano essi geologici, agricoli idrogeologici e dal punto di vista dell’insediamento antropico elemento che provoca le più profonde modifiche nei luoghi in esame; ebbene nel momento stesso che le conclusioni di tale lavoro vedranno la luce in qualunque forma: fotografico, filmato, a stampa, sottoforma di un saggio oppure divulgato sui grandi mezzi di comunicazione altamente sofisticati e tecnologici messi a disposizione dalla scienza attuale risulteranno se non già vetusti almeno sofferenti dei mali di una incipiente anzianità. Nonostante ciò, la nostra curiosità ci sta spingendo alla ricerca di elementi che normalmente e quotidianamente si trovano sotto i nostri occhi e seppure studiati in tempi passati da eminenti uomini di scienza sfuggono alla nostra osservazione e li diamo per scontati perché tutto ciò che riguarda la natura ed il territorio a meno di fatti catastrofici sembrano far parte di un quadro di grandi dimensioni solo apparentemente statico in ciò che rappresenta e che ammiriamo, da ogni direzione, e che addirittura possiamo attraversare e viverci dentro senza subirne scossoni, riusciamo a volte a cogliere solo il particolare di un tramonto, di uno spruzzo di neve fuori stagione sulla cima di una montagna, di un cespuglio fiorito in modo spontaneo composto da fiori diversi con sfumature tali da essere accattivanti e da far provare piacere fisico ed intellettuale al solo guardarli e rendersi conto che il più bravo degli artisti del pennello ed esperto manipolatore della mescita dei colori mai sarebbe stato in grado di ottenere;in una visione del genere si inserisce e vado a inserire il territorio di Lagonegro e mi rendo conto che non sono la prima e che sicuramente non sarò l’ultima ad essere affascinata dalla bellezza del suolo che mi circonda e subito scopro o meglio ho conferma che uno dei primi che l’ha studiato in modo dettagliato e con metodologia razionale, e che gli studi eseguiti con ripetute osservazioni sul campo hanno dato luogo ad un corposo numero di pubblicazioni è stato il nostro famoso concittadino Giuseppe De Lorenzo, non è questo il momento di soffermarmi sulla vita e le opere di tale eminente personalità lo scopo della citazione è perché l’ho assunto come eterea guida per una diversa descrizione della morfologia di questo luogo splendido che occupa una invidiabile posizione nell’Appennino meridionale, per rendersi conto di tanto basta sfogliare uno dei molteplici opuscoli divulgativi ad uso e consumo per i turisti e dalle foto che lo compongono è facile dedurre che la bravura e la maestria dei fotografi, dinnanzi a tale bellezza, è messa a dura prova per cercare di dare un qualcosa in più all’immagine, ogni immagine parla da sola e prorompe in naturalezza e come una bella donna non ha alcun bisogno di ricorrere al ritocco del silicone così gli scatti con qualunque apparecchiatura super moderna e sofisticata siano stati eseguiti possono dimenticare l’esistenza dei programmi di fotoritocco, senza parlare poi degli omaggi che vengono attribuiti alle opere d’arte e alle dimore parti integranti del patrimonio del territorio, delle rappresentazioni in occasione di manifestazioni corali con la partecipazione di artisti provenienti, è il caso di dire, da ogni luogo perché gli abitanti di questo splendido luogo rappresentano il campione di una popolazione attiva ed effervescente, senza timore di essere smentiti, basta collegarsi ad uno dei molteplici motori di ricerca presenti nel mondo dei mass media per incontrare eventi e personaggi incorniciati, da sfondi costituiti da portali di chiese, da gole che letteralmente tagliano le montagne, da prati che all’improvviso sorgono nelle selve ancora allo stato naturale dove la voce del vento ed il suo lieto e lieve volteggiare fa veleggiare ancora gli spiriti di due illustri personaggi uno lo abbiamo già conosciuto e l’altro in modo timido ed ossequioso tentiamo di farne la sua conoscenza. Il personaggio in questione è Giambattista Basile. Questi due personaggi in vita sono stati molto distanti fra loro in modo temporale e per le discipline in cui sono stati dei grandi artisti ma adesso a livello spirituale la loro esistenza, secondo me, è legata come gli elementi del tao chiusi nelle loro circonferenza che non è per niente riduttiva ma è un continuo rinascere perché ogni punto di una circonferenza è la fine dove è arrivata la punta del compasso che l’ha tracciata ma quel punto è anche l’ inizio di una nuova circonferenza da tracciare (e nella circonferenza personalmente vedo il raggiungimento ed il superamento della velocità della luce ogni viaggio, in termini relativistici, può terminare prima di cominciare) Giambattista Basile nacque a Giugliano(NA) il 15 febbraio 1566 e morì sempre a Giugliano(NA) il 23 febbraio 1632 ebbe una vita abbastanza movimentata ma ricca di onori derivanti in modo particolare dalla sua maestria nell’uso della parola scritta e la sua opera maggiore quasi a suo dispetto ha visto la luce dopo la sua morte l’eccezionale di quest’opera, nel titolo tutto un programma, sembra essere diretta in modo particolare ai “piccirilli” ma così non è perché quelle che a prima vista sembrano essere solo delle novelle sono delle belle favole in quanto sotto sotto nascondono la loro brava morale ma non sono le questioni letterarie, nelle quali è meglio talvolta non impegolarsi, che interessano, in questo momento l’importante è lo sfondo, i paesaggi e gli ambienti nei quali la fantasia ed il talento dello scrittore trovano libero sfogo;il territorio della Basilicata che ancora percepiamo e nel quale viviamo. In Basilicata il Basile vi giunge come governatore di Lagonegro ma buona parte delle notizie esistenti sulla sua persona lo portano come residente ad Acerenza che rispetto a Lagonegro non è per niente dietro al vicolo, come si suole dire,ed evidentemente era solito muoversi e girare per quella terra che sicuramente amava visto le descrizioni ammantate di fantasia che ne ha fatto in quel tempo ancora allo stato vergine come regione, ed ecco nelle sue favole la comparsa di selve,di boschi e di casette sperdute abitate da chissà quali folletti o spiriti che vagavano soprattutto per la sua mente quando ammirava tali paesaggi e per l’artista- scrittore le fattorie fortificate assumevano le sembianze di neri e foschi castelli nei quali si consumavano orrendi riti eseguiti da personaggi spettrali che successivamente la sua fantasia modificava nel mentre percorreva sentieri e strade appena accennate a cavallo, in biroccio o in carrozza con tutti gli scossoni, del caso, che contribuivano a far maturare nella sua mente il prodotto finito che poi avrebbe messo sulla carta. A seguire un paio di secoli dopo quelle stesse terre sono attraversate da un altro studioso, è il 24 aprile del 1871 quando a Lagonegro nasce Giuseppe De Lorenzo da subito innamorato della natura di quel suolo straordinario e da quelle rocce che lo costituiscono, camminando fra loro ancora bambino accanto al padre ne avverte il fascino e con le montagne ci parla ne avverte la voce ed i suoni che sanno esprimere a toccarle con le mani o che al tocco di un semplice martello gli rivelano la loro storia, la loro esistenza ed il percorso attraverso il tempo, gli raccontano che non sempre hanno avuto quell’aspetto la loro fisionomia è mutata e talvolta cambiando fisionomia per effetto delle avverse condizioni meteorologiche che le dilavano mutano anche la loro composizione e per improvvisi scuotimenti del suolo, gli stessi movimenti che un animale peloso mette in atto quando si sbarazza della polvere o delle gocce di pioggia che eccitate in tal modo si diffondono tutt’intorno e non ritornano più allo stesso posto, si frantumano si rompono si accavallano e si mescolano, il povero bambino rimane, a tali confidenze, sorpreso e scettico e vuole sincerarsi che quando la natura gli esprime corrisponde al vero ed altro non gli resta che rivolgersi a chi ne sa più di lui e giunge a Napoli e diventa un discepolo accorto e intelligente al punto tale da superare i maestri e con cognizioni di causa dimostrerà che le vocine che ascoltava da ragazzo che gli raccontavano tante belle storielline avevano un fondamento veritiero le sue teorie, i suoi diagrammi, i suoi grafici e le piantine disegnate a diversi colori per distinguere le varie formazioni rocciose ancora oggi sono valide e sono servite a fondamento per narrare la nascita e l’evoluzione degli Appennini.La stesura di una delle più accreditate teorie è del 1973, De Lorenzo parte da questa terra per il suo viaggio verso le stelle il 27 giugno del 1957 ed alcuni dei suoi studi utilizzati a tale scopo sono del 1896 e del 1904. Agnese Belardi