Un grazie di cuore
Per la redazione degli articoli
• ai docenti e agli allievi della scuola
• a tutti i collaboratori esterni
Per le fotografie
a Eleonora Traversi,
«fotoreporter ufficiale»
• agli autori delle altre immagini
•
Per l'appoggio finanziario
e la generosità che ha consentito
la realizzazione dell’opuscolo
e di tutte le altre attività
• all’«Area City Carburoil Quinto»
sponsor principale
• alla Tenconi SA di Airolo,
sponsor delle attività teatrali
• alla Banca Raiffeisen di Leventina,
sponsor per le migliori licenze
di scuola media
• a tutti i sostenitori e i simpatizzanti
Per l’impaginazione e la stampa
• a Barbara Solari Motta
e ai suoi apprendisti poligrafi:
Scolari Mattia, Laurenti Fabio
e Crupi Diego
• alla Tipografia Offset di Davide Dazzi,
6747 Chironico
Copertina
Il soggetto è opera degli allievi
di educazione visiva opzione IV,
docente Enrica Vella.
Per visitare il sito
della Scuola media di Ambrì
www.smeambri.ch
Indice
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Editoriale
Saluto del consigliere di Stato on. Gabriele Gendotti
Attività di sede 2009/2010
Un aiuto per Haiti
Fare storia sul territorio
Un interessante pomeriggio
Una giornata da consiglieri comunali
Visita al Technorama di Winterthur
La tradizionale Ciaspolata
Che emozioni
Memorial Giò Jelmini 2010
Una grande sorpresa!
Ciclismo, Olimpiadi, Zeus
Impressioni romane
Lirica, prosa e saggistica in quarta A
Il teatro delle quarte: introduzione
Ricordando l’esperienza teatrale dell’anno scorso
New York – Un sogno
Racconti colorati di giallo
Laboratorio di scrittura in quarta media
Che cosa fanno gli animali in chiesa?
Premio Raiffeisen 2008/2009
Progetto monte ore «...da grande farò...»
Elenco classi
Elenco docenti
Indici di sede e indici cantonali Sme
Lista sostenitori 2010
Spremimeningi
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Editoriale
Affezionati lettori di Media Viva,
per la dodicesima volta, che coincide con il
nostro trentesimo compleanno, ci presentiamo alla popolazione dell’alta Leventina
e non solo, attraverso la nuova edizione
del nostro giornaletto.
All’interno dello stesso, al di là dell’usuale
radiografia di allievi e docenti del nostro
istituto, avrete la possibilità di scoprire le
attività che i nostri allievi svolgono e più in
generale il battito della nostra sede.
Nei prossimi anni, oltre al cambio generazionale del corpo docenti, assisteremo con
ogni probabilità al flesso minimo di allievi
iscritti alla nostra scuola, andando al di
sotto delle cento unità ripartite in sei sezioni. Queste previsioni non sono certo rallegranti, ma sono la diretta conseguenza
della diminuzione della popolazione che il
comprensorio sta vivendo dall’inizio del
nuovo millennio. Il confronto con altre
zone del Cantone risulta pertanto improponibile, se non si tiene in debita considerazione la particolarità del nostro istituto,
che situato in una zona periferica del Ticino
e in una particolare realtà di valle, assume
ben altri connotati delle sedi cittadine. La
possibilità di operare in un contesto nel
quale i contatti umani sono diretti, è stato
ed è un valore, che deve essere non solo
ricordato e sottolineato, ma ulteriormente
coltivato. Risulteranno pertanto fondamentali tutte le occasioni di collaborazione
con genitori, società ed associazioni, enti
locali; aspetto questo al quale tengo particolarmente, poiché sono convinto che il legame con il territorio sia uno dei tasselli sul
quale fondare l’identità del nostro istituto.
Nel corso del corrente anno scolastico si è
costituito un apposito gruppo di lavoro, formato da tre docenti e dal direttore, al quale
è stato affidato il compito di dare inizio al
processo, che a medio termine dovrà portare all’autovalutazione della nostra scuola.
Il compito assunto da queste persone è
quello di fungere da rompighiaccio e compiutamente informare il resto del collegio
docenti, che sarà poi completamente coinvolto nella procedura di autovalutazione.
Le altre componenti dell’istituto: allievi, genitori, Comuni saranno pure coinvolti in
questo processo, che ha quale obiettivo
4
primario quello di un miglioramento continuo della nostra scuola, attraverso la
messa a fuoco dei suoi punti forti e di
quelli più problematici.
Al di là di tutti i dispositivi che possono essere messi in atto restano pur sempre valide le regole della convivenza: il rispetto in
tutte le sue sfaccettature, l’educazione, la
disponibilità, il saper ascoltare. E in una società, dove la dimensione tempo ha subito
un’insopportabile accelerazione: il fermarsi
a riflettere. In fondo non facciamo che ripetere affermazioni e concetti conosciuti
e che a intervalli regolari vengono ripetuti,
forse il passo successivo e qualificante
sarà quello di trovare delle strategie efficaci per un miglioramento continuo del
processo educativo. Va da sé che tutte le
componenti che vi intervengono devono
dare il loro contributo, affinché in un tempo
ragionevole si riesca ad individuare le migliori strategie per il costante progresso di
un’entità tanto dinamica, quanto la scuola
dimostra di essere.
Con grande piacere lascio ora spazio agli
allievi, ai docenti e agli ospiti, non prima di
aver ringrazio tutti coloro che sempre ci sostengono e ci sono vicini.
Cordialmente.
Dir. Marco Costi
Contributo del Consigliere di Stato e Direttore del DECS
Gabriele Gendotti
Bellinzona, 15 marzo 2010
Con molto piacere, come direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e
dello sport, porgo da queste colonne il mio
più cordiale saluto ai docenti e agli allievi,
unitamente ai loro genitori, della Scuola
media di Ambrì.
Il 2010 segna, per questa sede scolastica,
il traguardo importante del suo 30esimo
anno di attività, essendo stata istituita nel
mese di settembre del 1980. Non intendo
precorrere i tempi delle celebrazioni ufficiali, ma vorrei comunque approfittare dell’ospitalità che mi viene gentilmente offerta
su questa bella rivista, per sottolineare,
seppure in via sintetica, due aspetti particolarmente rilevanti. Il primo riguarda il
cammino della scuola media come istituzione scolastica, le sfide che ha saputo
raccogliere e vincere, ma anche quelle che
l’attendono a breve; il secondo riguarda il
ruolo che la scuola media di Ambrì, come
è successo in altre regioni del Cantone, ha
svolto nel proprio contesto di valle.
Cominciamo col dire che il modello scolastico della scuola media, ideato negli anni
Sessanta, perfezionato e applicato in alcune sedi negli anni Settanta, poi generalizzato negli anni Ottanta su tutto il territorio cantonale, ha prodotto una serie di
cambiamenti strutturali, organizzativi, pedagogico-didattici e disciplinari volti a rispondere alle finalità che gli erano state
assegnate. Soprattutto: democratizzare gli
studi, aumentare il livello culturale di tutta
la popolazione, ridurre le discriminazioni legate all’origine socioeconomica e al luogo
di abitazione degli allievi, posticipare le
scelte determinanti per gli allievi, potenziare l’orientamento scolastico e professionale e, non da ultimo, evitare lo spreco
di intelligenze.
È stato un processo lungo ed elaborato
che, superando (non senza qualche polemica) la distinzione di partenza tra ginnasio e maggiori, ha permesso alla scuola
media ticinese di crescere e progredire costantemente. Si è lavorato con impegno
affinché questa istituzione scolastica desse
le migliori opportunità di sviluppo – dal profilo intellettuale, morale e civile – ad ogni
ragazza e ad ogni ragazzo che l’ha frequentata. Questa scuola media ha cioè
consentito a migliaia di allieve ed allievi del
nostro Cantone di affinare le proprie attitudini e facoltà, di fare scelte ponderate
circa la continuazione degli studi o verso
una formazione professionale, di ottenere
risultati in una struttura che privilegia
l’uguaglianza, l’equità e l’integrazione sociale, pur nella continua ricerca dell’eccellenza.
Tutto ciò non significa non riconoscere che
nella scuola media – e forse soprattutto in
questo ordine di scuola – vi siano margini
di manovra per apportare ulteriori cambiamenti e miglioramenti, anche se, come ci
dice il primo Rapporto sul sistema educativo svizzero, il Ticino ricopre un’ottima posizione nel confronto intercantonale, a
dispetto di chi continua a ripetere che la
scuola pubblica ticinese naviga in pessime
acque.
Tra le prossime sfide, per esempio, si
segnala l’implementazione del progetto
HarmoS, che armonizza a livello svizzero
le scuole dell’infanzia, delle elementari e
delle medie. È una riforma che costituisce
una formidabile occasione di riflessione e
di aggiornamento del modo di fare scuola,
di rivedere programmi di studio e delle modalità con cui normalmente ci si confronta
all’interno della scuola. HarmoS prevede
tra l’altro anche l’adozione di un sistema
che permette di misurare la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento sulla
base di parametri standard. Si tratta di una
novità per la scuola dell’obbligo, segnatamente per la scuola media, che permetterà di contestualizzare in un orizzonte più
ampio l’opera pedagogica e didattica svolta
5
da ogni classe.
La Scuola media di Ambrì – e qui vengo al
secondo aspetto che merita rilevanza – ha
inoltre significato per l’intera Leventina,
con quella di Giornico e loro sottosedi, un
punto di riferimento importante, un luogo
di incontro tra docenti e genitori, una comunità educativa in continua evoluzione. È
stata anche una risposta concreta e tangibile per mantenere viva la valle, soprattutto in un momento storico in cui molte
persone e nuclei familiari prendevano la via
del piano e dei centri urbani, un po’ perché
costretti dalle minori opportunità lavorative
disponibili nelle zone periferiche del Cantone, un po’ perché attratti anche da nuovi
modelli culturali di vita sociale, che al contesto prevalentemente rurale e agricolo
proponeva quello più accattivante dei servizi del settore terziario.
Aver creato e mantenuto nelle valli del Ticino delle sedi di scuola media, come nel
caso di Ambrì, è stata una scelta politica
saggia e lungimirante, di cui forse non si
ha più l’esatta percezione, ma che ha permesso quantomeno di creare delle occasioni occupazionali non irrilevanti per profili
professionali, come quelli dei docenti, di livello universitario.
6
Ecco, quando pensiamo alla Scuola media
di Ambrì, pensiamo anche alla funzione
che essa, in questi 30 anni, ha svolto per
un’intera comunità, così come la stessa
scuola ha potuto maturare la propria identità geografica e istituzionale grazie al fatto
di essere proprio inserita in una valle – lasciatemelo dire – così importante come la
Leventina.
Alla direzione d’istituto, al corpo docente,
al personale amministrativo, a tutte le allieve e a tutti gli allievi e ai loro genitori auguro le migliori soddisfazioni per tutto
quanto continuano a fare, con passione e
dedizione, a favore della nostra scuola.
Gabriele Gendotti, Consigliere di Stato
Direttore del Dipartimento
dell’educazione, della cultura e dello
sport
Repubblica e Cantone Ticino
Anno scolastico 2009/2010
Attività di sede
Come ogni anno
accanto ai momenti di
insegnamento svolti
prevalentemente nelle
aule, i nostri allievi
hanno potuto approfittare di una serie
di escursioni, attività
culturali e sportive
e questo in conformità
all’art. 35 del regolamento della scuola
media, che prevede e
regola la realizzazione
di queste proposte.
Di seguito elenchiamo
gli appuntamenti per
l’anno 2009/2010.
11.09.09 – tutti
Escursione nella regione del Ritom
23.10.09 – 3A/3B/4A/4B
Incontro con la polizia (Gruppo Visione
Giovani) sul tema hooliganismo
26/30.10.09 – tutti
Visita della mostra del libro (organizzata
dal Gruppo Genitori Alta Leventina)
27.10.09 – 1A
Giornico: tracce di storia e religiosità
28.10.09 – allievi latinisti 3B/4B
Gli atleti di Zeus: escursione facoltativa
a Mendrisio per gli allievi latinisti
16.11.09 – 1A
Castellinaria, Cinema Levetina, Airolo:
«Christmas Story»
01.12.09 – 3B/4B
Educazione alla cittadinanza:
visita storico-culturale ad Ascona,
incontro con l’on. Patrizia
Pesenti e presenza a una seduta
del Gran Consiglio
12 e 14.12.09 – 4A/4B
Disturbi alimentari:
incontro con il dott. Negrinotti
14.12.09
Disturbi alimentari: conferenza
e discussione aperta al pubblico
con il dott. Negrinotti
18.12.09 – 3B/4B
Orientamento professionale:
giornata dedicata alla conoscenza
delle attività artigianali
e imprenditoriali della regione
18.12.09 – 4A/4B
Uscita del gruppo teatro al Teatro Sociale
di Bellinzona («Col piede giusto»)
21.12.09 – 1A/2A/2B
Giochi didattici per confrontarsi
e conoscersi meglio
23.12.09 – tutti
Proiezione del film «Eragon», momento
sociale della sede e panettonata
19.01.10 – 3A/3B
Prevenzione ed educazione alla salute
con il medico scolastico dott. Mariadele
Christe (I)
22.01.10 – alcuni allievi di 2A
Raccolta fondi per aiuto a Haiti
22.01.10 – 3A/3B
Sportech 2010: giornata della scienza
e della tecnologia applicate allo sport
al CST di Tenero
26.01.10 – 3A/3B
Prevenzione ed educazione alla salute
con il medico scolastico dott. Mariadele
Christe (II)
08/12.02.10 – 1A/2A/2B
Corso polisportivo invernale a Lüina, Carì,
Prato e Cioss Prato
10-12.02.10 – 4A/4B
Corso di sci di fondo a Bedretto
12.02.10 – 3A/3B
Gita con le racchette Prato-Dalpe:
istruzione neve e valanghe, ricerca
persone, conoscenze della fauna
e della vegetazione durante l’inverno
7
02.03.10 – 3A/3B/4A/4B
Partecipazione al memoriale Giocondo
Jelmini a Carì (gara di sci e snowboard)
10.03.10 – alcuni allievi di
2A/2B/3A/3B/4A/4B
Visita a Espo professioni, Lugano
nell’ambito del progetto di sede
«Da grande farò…«
15-26.03.10 - tutti
Mostra didattica sul razzismo
30.05-02.06.10 – 4A/4B
Uscita finale: Venezia, Padova e Verona
giugno – 3A/3B
Educazione alla cittadinanza: alla scoperta
dell’Ente Locale, il Comune di Quinto
07.06.10 – tutti
Rappresentazione delle quarte del pezzo
teatrale «Violentina» per gli allievi della
sede e, la sera, per il pubblico
26-31.03.10 – latinisti 4B
Uscita a Roma per gli allievi latinisti
della SMe di Ambrì e Giornico
10.06.10 – 4A/4B
Partecipazione a «Estateinsieme»
a Bellinzona e rappresentazione teatrale
del pezzo «Violentina»
27.03.10 – 3A/3B/4A/4B
Torneo di Unihockey delle Tre Valli
a Giornico
11.06.10 – A/4B
Incontro con la polizia (Gruppo Visione
Giovani) sul tema bullismo
30.4.10 – 1A
Uscita storico-geografica nella regione
di Locarno
14.06.10 – tutti
Conferimento del premio Raiffeisen
agli allievi che hanno ottenuto le migliori
licenze della Sme e rappresentazione
delle quarte del pezzo teatrale «Violentina» per il pubblico
04.05.10 – 4A/4B
Corso di rianimazione organizzato
da Ticino Cuore
17-18.05.10 – 2A/2B
Uscita storico-geografica nella regione
della Svizzera Centrale
17-21.05.10 – 3A/3B
Settimana sportivo-culturale a Tenero
16.06.10 – tutti
Giornata sportiva di fine anno
17.06.10 – tutti
Giornata ecologica: pulizia boschi
e sentieri in collaborazione con i patriziati
e i Comuni del comprensorio
18.06.10 – tutti
Giochi, pranzo in comune agli Audan
e chiusura anno scolastico
8
Un aiuto per Haiti
North Atlantic Ocean
CUBA
Windward
Passage
Port-de-Paix
Cap - Haïtién
LesTrois
Ft.-Liberté
Anse Rouge
HAITI
Gonaïves
Gonâve
Gulf
Artibonite
Hinche
St. Marc
Péligre
Lake
DOMINICAN
REPUBLIC
Saumâtre
Lake
Jérémie
Port-au-Prince
Chardonnière
Les
cayes
Aquin
Jacmel
Belle-Anse
Jamaica
Channel
Caribbean Sea
Grazie al vostro
contributo abbiamo
raccolto CHF 971.30
che abbiamo versato
sul conto 10-15000-6
a favore della popolazione di Haiti.
Haiti è una nazione dell’America situata
nel Mar dei Caraibi. Un tempo colonia francese, è stata – dopo gli Stati Uniti – una
delle prime nazioni delle Americhe a dichiarare la propria indipendenza. Il territorio
haitiano copre la parte occidentale dell’isola di Hispaniola e confina a est con la
Repubblica Dominicana. Haiti è il paese
più povero delle Americhe. L’indipendenza
dalla Francia è stata dichiarata il 1º gennaio
1804. Venne riconosciuta nel 1825 dalla
Francia e nel 1863 dagli Stati Uniti.
Dall’inizio del 2004 Haiti è al centro di una
rivolta popolare che ha causato disordini e
violenza ed ha portato il 29 febbraio alla
partenza dall’isola del dimissionario presidente Jean-Bertrand Aristide. Il governo è
stato retto ad interim dal presidente della
Corte di cassazione, Boniface Alexandre,
fino alle elezioni presidenziali tenutesi il 7
febbraio 2006 da cui, pur tra molte proteste ed accuse di broglio da parte dei suoi
avversari, è uscito eletto René Préval.
L’isola, colpita nell’estate 2004 dall’uragano Jeanne e nel gennaio 2010 da un
d
i
s
a
stroso terremoto, vive in uno stato di emergenza umanitaria. Attualmente è in corso
una missione internazionale di aiuto sotto
l’egida dell’ONU, che vede la presenza di
un contingente guidato dal Brasile.
In seguito a questo grave terremoto, Rui e
Brian, due allievi di IIA hanno lanciato
u
n
’
i
n
i
ziativa di raccolta fondi a tutti i compagni
della sede. In pochi giorni hanno raccolto
quasi 1000 franchi che hanno versato sul
conto 10-15000-6 Haiti a nome della SME
Ambrì.
Rui e Brian, IIA
9
Fare storia sul territorio
Uscire direttamente nel territorio per i nostri ragazzi, oltre
a permettere loro di vivere qualche ora di svago e di spensieratezza senza l’assillo della disciplina dell’aula, può pure rappresentare un altro modo, e anche stimolante, di fare lezione.
In questo ambito la storia si presta particolarmente perché
permette ai giovani di ammirare sul posto le testimonianze del
nostro passato e di comprenderne, guidati dal docente, le
evoluzioni e i cambiamenti avvenuti. In quest’ottica da anni la
nostra sede organizza le uscite di Storia e Geografia, inoltre
in ogni passeggiata vengono messi in risalto gli aspetti storici
del luogo che si sta visitando. Con le 3. medie, il primo di
dicembre, siamo stati ad Ascona, dove ho cercato di sensibilizzare i ragazzi su un percorso che li muovesse fra Medioevo ed età barocca, passando ovviamente dalle testimonianze
rinascimentali. Ne è certamente uscita un’interessante
visita che in questo articolo i ragazzi hanno voluto ricostruire.
Alfeo Visconti, docente di storia
Il cortile interno del collegio
Papio, bell’esempio di architettura di fine Medioevo
Casa Serodine: la facciata
è in stile barocco, ricca di decorazioni, tipiche di questo stile
architettonico seicentesco.
Ascona per il Ticino rappresenta un centro
turistico per eccellenza.
Nel centro storico del borgo si snodano infatti delle viuzze pedonali con antiche
case, arricchite da interessanti portali,balconcini e affreschi, a cui si affacciano botteghe, ristoranti, ecc... Ascona è dunque
un centro turistico per eccellenza, ma noi
abbiamo anche scoperto interessanti testimonianze storiche.
Abbiamo iniziato la nostra visita al Collegio
Papio: la struttura è stata voluta nel 1584,
dall’asconese Bartolomeo Papio da cui ha
preso il nome. All’interno troviamo un magnifico cortile adorno di stemmi e logge...
La chiesa del collegio è dedicata a Santa
Maria della Misericordia, edificio del XIVXV sec... con un pregiato ciclo di affreschi
medievali che ritraggono scene bibliche
dell’antico e del nuovo testamento.
Il collegio Papio è quindi una splendida testimonianza di inizio rinascimento, ma fatti
pochi passi ecco un salto a ritroso nel tempo. L’oratorio dei Santi Fabiano e Sebastiano che risale all’alto medioevo, il periodo che va dalla caduta dell’Impero
romano d’Occidente (476 d.C.) all’anno
1000, e al suo interno si trovano resti longobardi, popolo barbaro che aveva quale
capitale Pavia. Per un certo periodo il territorio del Cantone Ticino appartenne al loro
regno.
Lasciamo la chiesetta, bella testimonianza
medievale e raggiungiamo la zona della
chiesa parrocchiale. Ascona è il borgo di
origine di Giovanni Serodine – uno tra i
maggiori pittori del Seicento italiano – del
quale conserva preziose opere. Dal Medioevo risaliamo di nuovo in età rinascimentale. Dapprima siamo entrati nella
chiesa parrocchiale dove si trova la pala
d’altare dell’Incoronazione della Vergine,
uno dei suoi capolavori, mentre all’esterno
possiamo ammirare l’abitazione paterna
(Casa Serodine) che si affaccia sulla piazzetta davanti alla chiesa.
La facciata è in stile barocco, ricca di decorazioni, tipiche di questo stile architettonico seicentesco.
Dalla «zona barocca» di Ascona saliamo su
un promontorio che ci permette di ammirare il borgo dall’alto, ma storicamente ci
riconduce nel Medioevo. Infatti oggi si può
ammirare la cappella dedicata a San Michele Arcangelo, costruita nel 1600, sulle
rovine del castello che anticamente era la
sede del signore feudale che governava la
regione e aveva il compito di protezione
del borgo.
Abbiamo terminato il nostro percorso fra
Medioevo e Rinascimento nei siti storici di
Ascona al castello dei Ghiriglioni, edificio
che risale al 1250, quindi al Basso Medioevo ed era sede di una aristocratica famiglia lombarda che aveva vari
possedimenti in Ticino.
Abbiamo così viaggiato nel tempo ed è
stato bello e interessante.
Un gruppo di allievi di 3A
10
Educazione civica e alla cittadinanza
Un interessante pomeriggio
In terza media i programmi scolastici prevedono un approccio
all’educazione civica e alla cittadinanza. Nella nostra sede, oltre
alle lezioni fra i banchi dell’aula, prevediamo una serie di uscite
che permettano ai giovani di entrare direttamente in contatto con
il mondo della politica e degli interessi pubblici.
Con le terze medie quest’anno siamo stati a Bellinzona e abbiamo
concentrato la nostra attività in due precisi momenti: dapprima
abbiamo visitato la sala del Gran Consiglio e abbiamo seguito una
seduta, in un secondo tempo abbiamo avuto l’opportunità di
incontrare l’on. Patrizia Pesenti, Consigliera di Stato. Per rivivere
questi momenti diamo la parola agli allievi.
Alfeo Visconti, docente di storia
Il pomeriggio del primo dicembre siamo
andati a Bellinzona a visitare la sala del
Gran Consiglio. Il maestro Franco Celio ci
ha fatto da guida, e ci ha spiegato che il
Gran Consiglio ticinese, che rappresenta il
potere legislativo, si compone di 90 membri suddivisi nei seguenti partiti politici:
•
•
•
•
•
•
Partito Liberale Radicale
Partito Popolare Democratico
Partito Socialista
Lega dei Ticinesi
Unione Democratica di Centro
Verdi
Nella sala ci sono diversi tavoli dove i deputati si siedono secondo lo schieramento
del loro partito. Ogni tavolo ha dei bottoni
che servono per votare. Più in alto e in faccia ai tavoli dei consiglieri c’è il posto per i
Consiglieri di Stato mentre sopra di loro c`è
il tavolo presidenziale dove si siedono il
presidente del Gran Consiglio e i due vice.
Nella nostra visita a Bellinzona abbiamo
avuto l’onore di incontrare la signora Pesenti. Dal 1999 è consigliera di Stato, direttrice del Dipartimento della sanità e
della socialità. Dal gennaio 2004 presiede
la Commissione LAM della Conferenza dei
direttori cantonali della sanità. Assieme
agli onorevoli Gabriele Gendotti, Laura
Sadis, Luigi Pedrazzini e Marco Borradori
rappresenta il potere esecutivo.
L’on. Patrizia Pesenti dopo gli studi liceali
ha frequentato l’Università a Zurigo dove
si è laureata in giurisprudenza. Per 14 anni
è stata magistrato dei minorenni.
Patrizia Pesenti, molto gentilmente, ha risposto ad alcune nostre domande.
Alla domanda «cosa ne pensa del voto ai
sedicenni?» lei ha risposto che secondo il
suo parere i ragazzi che hanno sedici anni
sono ancora troppo giovani per poter prendere decisioni così importanti. Un’altra domanda che le abbiamo posto era «cosa ne
pensa del divieto di fumo nei locali pubblici?» Ci ha risposto che secondo lei era la
decisione giusta, perché tanti non vogliono
compromettere la loro salute inalando
fumo passivo. Abbiamo posto molte altre
domande e la signora Pesenti ci ha dimostrato come le stanno a cuore le varie problematiche dei giovani di oggi e questo ci
ha fatto molto piacere.
Un gruppo di allievi di 3A
Terminata la visita alla sala siamo saliti
sulle tribune e abbiamo assistito ad un interessante dibattito sul sussidio per le aule
e i laboratori di scienze; i deputati hanno
infine votato e i sussidi sono stati accettati.
Un gruppo di allievi di 3A
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Una giornata
da consiglieri comunali
L’anno scorso siamo andati al Consiglio
Comunale di Quinto per una seduta straordinaria. Infatti i consiglieri comunali eravamo noi, gli allievi di terza media, e abbiamo simulato un dibattito su alcuni Messaggi che erano già stati discussi dal Consiglio Comunale vero un po’ di tempo prima:
•
•
•
•
stanziamento di un credito di 850’000.–
fr. per il risanamento della palestra
stanziamento di un credito di 150’000.–
fr. per l’acquisto di un nuovo veicolo per
il trasporto degli allievi
stanziamento di un credito di 80’000.–
fr. per il risanamento della casermetta di
Ambrì sotto
interpellanze e mozioni
Prima della seduta abbiamo incontrato, qui
a scuola, il segretario comunale, signor Nicola Petrini, che ci aveva spiegato come è
organizzato il Comune. Poi abbiamo eletto
il Municipio. Per prima cosa si sono annunciati quelli che volevano fare i municipali, dopo di che il maestro Celio ha scritto
alla lavagna la lista dei candidati e in seguito abbiamo eletto, con voto segreto, i
seguenti municipali:
•
•
•
Eliano Forni per il Gruppo della sinistra
Fabio Rossi e Michael Sartore per il Partito della destra
Lisa Walter e Caterina Beffa per il Movi
mento dei Verdi
Caterina è poi stata eletta sindaco. Il resto
della classe ha dovuto preparare i Rapporti
sui Messaggi che avremmo discusso durante la seduta.
Lunedì 10 giugno il pulmino ci ha portati a
Quinto alla casa comunale dove il signor
Petrini ci ha fatto visitare la sede del Comune, con la sala del Municipio, la cancelleria ecc., poi abbiamo iniziato la nostra seduta. Ogni ragazzo aveva dei ruoli: chi fa-
ceva il sindaco, chi il presidente, chi il consigliere comunale... e abbiamo simulato un
dibattito sui diversi temi in discussione.
Alla seduta assisteva anche il segretario
comunale. Come pubblico c’erano i maestri Franco Celio e Fausto Croce.
I banchi erano messi a ferro di cavallo e
vi erano seduti i consiglieri comunali. In
mezzo c’era il banco dei 5 municipali, con
il sindaco al centro. Più rialzati c’erano il
presidente – Fabrizio Pellegri – il segretario
e i due scrutatori, cioè le persone che contano i voti. I consiglieri prima erano stati divisi in tre gruppi (Commissioni) e ognuno
di questi aveva studiato uno dei temi in discussione e aveva preparato un Rapporto.
In seguito abbiamo discusso molto animatamente i rapporti, che un incaricato (relatore) doveva presentare, e dopo aver fatto
alcune domande ai municipali, si è concluso che:
•
•
•
la palestra si deve rifare perché è vecchia, ha bisogno di nuovi attrezzi e bisogna renderla più sicura
bisogna acquistare un nuovo veicolo più
grande e più sicuro per il trasporto degli
allievi
se si vuole più turismo e più scuole montane, bisogna ristrutturare la casermetta,
per avere un posto per i giovani, per i militari e per gruppi che hanno bisogno di
un luogo confortevole e tranquillo, di un
posto grande dove andare senza spendere troppo.
La seduta è finita bene. Due rapporti su tre
sono stati accettati. Finito il dibattito siamo
partiti subito perché c’era un matrimonio.
Non avevamo mai fatto un esercizio di
questo genere. È stata una giornata diversa dalle altre, istruttiva, interessante e
anche divertente. Magari qualcuno di noi
andrà a fare il politico.
La classe IV A
12
Un’opportunità di apprendimento extrascolastico
Visita al Technorama
di Winterthur
Venerdì mattina
6 novembre una ventina
di Altoleventinesi
si apprestano a varcare
il Gottardo: «Ma dove
andranno? Con che
scopo? Chi sono? Con
quali mezzi?»
Lo scopriremo raccontandovi alcuni particolari
della gita.
L’idea è nata dal gruppo genitori alta Leventina, volonterosa di offrire una proposta coinvolgente e valida alle ragazze e ai
ragazzi che frequentano o sono in età scolastica di terza e quarta media.
C’è chi parte subito incuriosito e avventuriero. Ad ogni postazione si possono trovare le spiegazioni (anche in italiano) di
come si svolge una determinata prova o
esperimento.
La scelta cade sul Technorama di Wintethur,
meta di gruppi, scolaresche e studenti di
scuole tecniche e scientifiche. Si tratta di
un centro di scienza e tecnologia con oltre
500 possibilità di prove dove si può assistere oppure provare e sperimentare in
prima persona un determinato movimento,
un effetto chimico o fisico, una trasformazione elettrica e tanto altro…
Il gruppo genitori si è posto l’obbiettivo di
raccogliere i fondi necessari per non incidere troppo sul costo per partecipante. Il
mese di luglio alcuni genitori e giovani si
sono messi a disposizione del carnevale
estivo di Ambrì per svolgere lavori di riordino e pulizia. Inoltre grazie a una persona
sensibile a queste proposte siamo riusciti
a cumulare una cifra tale che un contributo
personale di Fr. 15/20.– bastava per partecipare alla trasferta con inclusa l’entrata al
Technorama.
Il viaggio
Si può perfino partecipare ad un esperimento show in gruppo.
Durante la giornata nei padiglioni posti su
tre piani abbiamo incontrato molte famiglie
ticinesi che hanno approfittato delle vacanze scolastiche. Il centro è molto ben
strutturato, ci sono a disposizione persone
competenti per fornire assistenza,indicazioni e spiegazioni durante gli esperimenti.
Il pranzo lo abbiamo consumato al servisol
del Technorama. Giusto il tempo di mangiare e via di nuovo a provare, riprovare,
sperimentare e assistere a show.
07:58 Partenza da Airolo.
“Viaggio in treno viaggio sereno”, è proprio vero: un mezzo di trasporto ideale per
comitive. In 2 ore e 40 ci porta da Airolo a
Oberwinterthur. Difficile annoiarsi in compagnia e il tempo passa velocemente.
Dalla stazione di Oberwinterthur in 10 minuti a piedi arriviamo al Technorama.
Alle ore 11:00 entriamo nei padiglioni a piccoli gruppi.
Ogni partecipante intuisce immediatamente
come bisogna affrontare la giornata al Centro della scienza di Winterthur: qui bisogna
toccare , provare , riprovare…
La giornata è volata e l’interesse per qualche altro esperimento ci sarebbe ancora
stato ma purtroppo dobbiamo rientrare in
Ticino.
Alle 19.00 arriviamo ad Airolo consapevoli
di aver trascorso un’indimenticabile e arricchente giornata.
Un caloroso grazie a tutti i partecipanti e
chissà che magari un giorno ci ritornerete…
Damiano Dassié,
presidente Gruppo Genitori
Alta Leventina
13
Con le 3° medie
La tradizionale ciaspolata
Da anni la nostra sede organizza
l’uscita con le racchette da neve. È un
appuntamento simpatico che permette ai ragazzi di provare una nuova
esperienza e di apprendere le conoscenze basilari del «muoversi sulla
neve». Ma vediamo quanto scrive Siro,
allievo di 3B che questa giornata
l’ha vissuta in modo veramente insolito e intenso.
Alfeo Visconti
Si arranca!!!
Le informazioni di Miki
sorprendono tutti
Le spiegazioni di Lele:
si scopre sempre
qualcosa di nuovo
14
Tutto cominciò il giorno in cui, a scuola, il
nostro maestro di classe Gionata Forni ci
diede il programma per la passeggiata con
le racchette. Sul foglio c’era scritto come
dovevamo equipaggiarci, a che ora partivamo e chi erano gli accompagnatori, tra
cui figurava anche il nome di mio padre,
Renzo Venturini. Io rimasi stupito e pensai
subito a che cosa c’entrava mio papà. Così
quando arrivai a casa gli chiesi come mai
veniva anche lui, e mi spiegò che doveva
fare una lezione assieme ad altri due della
colonna di soccorso sul pericolo in montagna. Inoltre mi chiese se potevo fargli un
piacere e mi spiegò cosa dovevo fare.
Sarei dovuto andare in un buco che avevano scavato sotto la neve, poi l’avrebbero
chiuso e infine uno della colonna di soccorso, assieme al suo cane, sarebbe venuto a cercarmi, davanti a tutte e due le
terze. Io gli dissi di sì perché capii subito
che sarebbe stata una cosa fantastica.
Arrivò il giorno fatidico, il venerdì prima
delle vacanze di carnevale. Feci una bella
colazione, perché è importante mangiare
bene prima di fare sport. Mi preparai in
modo adeguato per andare con le ciaspole, presi i bastoni e le racchette e andai
a prendere il pulmino. A scuola c’era un bus
blu che ci avrebbe portato allo sci lift di Prato,
da dove saremmo partiti e infine arrivati.
Quando ebbero finito tutti di mettersi le
ciaspole partimmo verso la Bedrina (la
prima tappa). Il sentiero saliva a cinquanta
metri circa da parte alla pista, il maestro Visconti era quello che faceva la traccia e gli
altri maestri stavano in mezzo e in fondo.
Il sentiero finiva quando si arrivava ai piedi
del pony di Bedrina. Lì da parte alla pista
mio papà cominciò il discorso sui pericoli
in montagna, poi quando lui ebbe finito cominciò un suo collega della colonna di soccorso cioè Michele Dozio, che parlò della
stabilità del manto nevoso. Terminate le
spiegazioni mio padre mi portò dove aveva
scavato il buco e io mi misi dentro, poi lui
chiuse il passaggio con dei blocchi di neve.
Mentre io stavo sotto, nascose anche un
sacco sotto la neve. Nel frattempo Giulio
Mottini, il padrone del cane che cerca le
persone con il fiuto, spiegava che stamattina c’era stata una valanga e che una persona era dispersa, così venne a cercarmi
assieme al cane, nello stesso momento i
miei compagni guardavano quello che capitava. Io stavo sotto tranquillo con un cervelat per darlo come premio al cane
quando mi avrebbe trovato. Infatti dopo
dieci minuti sentii grattare la neve da parte
a me, poi vidi il muso.
Il cane intanto aveva tirato via tutta la
neve, poi entrò nel buco e io gli diedi il cervelat; uscì e io lo seguii. Quando fui arrivato dai miei compagni, il cane trovò anche
il sacco, e c’era dentro un altro cervelat.
Finito di fare tutto questo ripartimmo per
andare verso il biotopo della Bedrina; passammo per un sentiero in mezzo al bosco,
finché non arrivammo in uno spiazzo, dove
ci fece una lezione sulle tracce degli animali nel bosco il signor Ceresa.
Finita la lezione ripartimmo e andammo vicino ad un’antenna del telefono, ci fermam-mo a mangiare e a riposare per
un’oretta circa, poi ripartimmo e andammo
fino a metà del Bosco Bello. Era il momento di ritornare indietro: tagliammo direttamente verso l’arrivo dello sci lift di
Prato. Arrivò il momento più bello cioè
quello di scendere nella neve fresca, e poi
di scendere dalle piste con il sedere.
Finita la discesa c’era lo stesso bus che ci
aspettava per riportarci a scuola. Questa
fu una delle più belle giornate di scuola.
Sono contento e spero di poter rifare una
passeggiata così in futuro».
Che emozioni!
Noi della IV A e IV B di Ambrì abbiamo
avuto la possibilità di avvicinarci quest’anno allo sci di fondo, scoprendo con
nostra grande meraviglia che non è poi
tanto faticoso e noioso come pensavamo.
Mercoledì, 10 febbraio, dopo aver ricevuto
dalla nostra sede il materiale necessario
per la pratica di questo sport, abbiamo visto
alcuni filmati su questa disciplina sportiva.
Giovedì, 11 febbraio, siamo partiti con il
bus verso Bedretto. Inizialmente abbiamo
creato 4 gruppetti con i docenti: Francesca
Vella, Daniela Marveggio, Valeria Dassié,
Enrica Vicari-Vella e Fausto Croce.
Durante le prime ore del mattino ci è stata
mostrata la tecnica classica, detta anche
passo alternato, unica fino agli anni ‘80.
Essa si esegue utilizzando il binario tracciato su neve battuta, che consente allo
sciatore un facile appoggio dello sci e una
guida sicura in fase di scivolata.
Dopo aver mangiato le squisite lasagne
preparateci dalla brava cuoca Irma, siamo
ripartiti per una bellissima escursione sulla
pista delle racchette, addentrandoci in un
ambiente fiabesco dove tutta la vegetazione era ricoperta da una soffice coltre nevosa. Abbiamo assaporato l’ebbrezza del
fuoripista.
Venerdì, 12 febbraio siamo ripartiti per la
seconda giornata sugli sci. Il tempo era stupendo, non c’era una nuvola ed il freddo
aveva allentato la sua morsa.
Il mattino abbiamo appreso la tecnica di
pattinaggio, detta anche passo pattinato o,
più propriamente skating. Questa tecnica
è piuttosto recente poichè incomincia a
fare la sua comparsa agli inizi degli anni
‘80. Fu il finlandese Pauli Siitonen che,
nella stagione invernale 1981–82, cominciò ad usare un passo che venne poi chiamato dai tecnici federali come «scivolata
spinta pattinata».
Il pomeriggio, dopo aver gustato le prelibatezze della cucina, siamo andati tutti assieme a fare un’escursione verso la località
di Ronco-Bedretto, dove abbiamo potuto
ammirare le bellissime creste che si stagliavano maestose verso il cielo azzurro,
tra le quali la cresta Cassina Baggio e i due
imponenti 3000: il Pizzo Rotondo ed il Pizzo
Pesciora.
Sono stati due giorni molto belli, indimenticabili, pieni di allegria, emozioni e tanto
movimento.
Esprimiamo inoltre la nostra più grande
gioia per la prima medaglia d’oro nella disciplina dello sci di fondo vinta alle Olimpiadi di Vancouver dal nostro prestante
atleta Dario Cologna. BRAVO Dario, sei
GRANDE!!!!
Gli allievi di IV A e IV B
15
Ancora in primo piano al
Memorial Giò Jelmini 2010
Nell’ambito delle attività sportive fuori sede,
anche quest’anno abbiamo partecipato con
tre squadre al Memorial Giò Jelmini, gara
polisportiva invernale a squadre che ha
avuto luogo a Carì il 2 marzo scorso.
Una splendida giornata di sole ha salutato
le presenza nella stazione invernale leventinese di oltre un centinaio di giovani appartenenti agli ordini scolastici del settore
medio e medio superiore.
La nostra sede ha presentato tre squadre
formate ciascuna da due sciatori e due
snowboarder, scelti tra gli allievi di terza e
quarta. La prima squadra era composta da:
Luca Guglielmetti, Filippo Dassié, Manuela
Polli e Caterina Beffa; la seconda, da Vladimir Simic, Michel Tagliabue, Letizia Dassié e Barbara Ferrari; la terza, da Giorgia
Bianchi, Sabina Pellegri, Fabrizio Pellegri e
Omar Pozzi.
La gara consisteva nella discesa contemporanea dei due sciatori e dei due snowboarder su due percorsi simili che si
incontravano nel finale; la classifica è stata
stilata sulla base della media dei quattro
tempi ottenuti. Il regolamento prevedeva
la possibilità di svolgere più discese cronometrate per permettere alle singole
squadre il miglioramento del risultato. Al
fine di ottenere una buona prestazione
d’assieme, era importante studiare una
tattica di squadra che permettesse di
scendere sul percorso nel miglior modo
possibile, evitando le insidie del terreno.
16
La prima squadra si è brilantemente classificata al terzo posto, mentre le altre due,
complice anche un po’ di sfortuna, si sono
piazzate lontane dal podio.
La giornata è stata un successo: accanto
ai momenti prettamente sportivi, ci sono
stati spazi per socializzare con allievi provenienti da altre sedi e le condizioni meteorologiche ideali hanno permesso a tutti
di cimentarsi sul percorso con la massima
sicurezza, gustando alcune discese sulle
piste di Carì magnificamente preparate.
Fausto Croce,
docente di educazione fisica
Una grande sorpresa!
Una mattina di aprile, la maestra di educazione visiva Enrica Vicari-Vella, ci ha annunciato che alcuni di noi avevano vinto il
primo premio del Concorso «VoliAmo Filatelia», sul tema delle Vie Culturali Svizzere.
Non ci sembrava vero! Ciò significava aver
la possibilità di sorvolare l’intera Svizzera a
bordo di un superpuma, facendo scalo su
tutti gli aeroporti nazionali.
Il giorno del volo è stato fissato per il 28
maggio 2009. Noi tre vincitrici: Cristina
D’Andrea, Jana Gobbi e Marta Marveggio,
accompagnate dalla nostra maestra di educazione visiva ci siamo presentate all’aeroporto di Ambrì. Ad accoglierci alle ore
09.00 c’erano i bambini della scuola d’infazia con tanto di bandierine, una delegazione del Municipio di Quinto e una delegazione del Consiglio di Stato, comprendente
anche l’on. Normann Gobbi.
A bordo con noi sono saliti l’on. Gobbi, un
funzionario del Consiglio di Stato e alcuni
membri del «Comitato di Concorso Voli
Amo Filatelia».
Nel corso del nostro giro, ad ogni scalo
siamo stati accolti dalle delegazioni municipali e cantonali le quali hanno offerto
spuntini e omaggi vari. Il tempo era splendido, ideale per poter veder da vicino le alte
vette delle nostri alpi. Il viaggio, durato 7
ore è stato molto denso, ricco di emozioni
e di immagini che difficilmente dimenticheremo.
Le vincitrici: Jana, Cristina e Marta
15 anni
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t. 091 865 14 03
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17
Ciclismo, olimpiadi, Zeus
Premessa
Qualcuno si chiederà
quale nesso logico
vi sia fra il ciclismo,
le olimpiadi e Zeus.
Ve lo spieghiamo subito.
Lo scorso mese di settembre a Mendrisio e
dintorni hanno avuto
luogo i campionati mondiali di ciclismo su
strada. Gli organizzatori
hanno previsto varie manifestazioni collaterali,
fra le quali una mostra
dedicata allo sport nel
mondo antico presso il
locale museo d’arte.
Gli antichi Greci, imitati come sempre, seppur in maniera parziale, dai Romani, avevano già capito l’importanza dell’attività
sportiva per l’educazione del cittadino, diremo forse con risvolti che non sempre
oggigiorno sappiamo cogliere. In effetti, se
l’esercizio fisico permetteva ai giovani di
sopportare le fatiche della guerra, nell’istruzione del futuro cittadino-soldato non veniva trascurato il valore di un’educazione a
tutto campo, in cui la forza fisica doveva
armonicamente fondersi con la bellezza e
con la formazione necessaria ai magistrati
e ai cittadini, chiamati in futuro al buon governo della propria città.
Lo sport ellenico trovò la sua massima
espressione nei giochi panellenici, momenti di festa per tutti i cittadini del mondo
greco. Spettatori ed atleti per alcuni giorni
dimenticavano diatribe e lotte grazie celebrazione di un evento sportivo che sempre
era sempre dedicato ad una particolare divinità. Olimpia onorava Zeus, Corinto Nettuno, Delfi Apollo, ecc.
Vincere una competizione ai giochi, portava fama e onore all’atleta e alla polis dalla
quale proveniva. Al vincitore, una volta tornato in patria erano concesse ricompense
anche di notevole entità pecuniaria e il suo
gesto atletico era celebrato con inni, statue, steli, che ne assicuravano fama immortale e un ruolo importante all’interno
della comunità.
I giochi hanno origini assai remote. Nei
miti sono raccontate imprese che ricordano da vicino particolari manifestazioni
sportive. Gli studiosi antichi e moderni riconoscono in singoli episodi della vita di
Ercole, un eroe molto popolare, o di altri
dei ed eroi. La prima descrizione dei vari
sport che animeranno i giochi (corsa a
piedi, corsa con i carri, salto in lungo, lancio del giavellotto, pugilato, lotta e pacrazio, ecc.).
Omero, nell’Iliade, ci ricorda come Achille
abbia voluto onorare l’amico Patroclo con
giochi funebri riccamente ricompensati.
18
Fra questi giochi, i più noti erano sicuramente quelli di Olimpia, che dal 776 a.C.
si celebrarono ogni 4 anni presso il celebre
santuario di Zeus. Gli atleti si preparavano
alle competizioni con lunghi e faticosi allenamenti, culminanti con un mese di allenamento collettivo ed obbligatorio, prima
dei giochi, non disdegnando però la cura
del corpo.
L’iconografia greca ci presenta tutti gli
aspetti di questo particolare mondo, dalle
sedute di allenamento, al gesto atletico
rappresentato in tutte le sue fasi, ai momenti di vita nelle palestre, alle celebrazioni dei vincitori. Monumenti e testi scritti
ci hanno tramandato il nome di atleti, che
talvolta hanno trionfato in più edizioni dei
giochi e anche in varie località. Testimoniano pure dello stretto legame che esisteva fra sport e religione: vicino agli stadi
sorgeva sempre un tempio e gli eventi
sportivi, come oggi, si aprivano con cerimonie di apertura e chiusura, veri inni celebrativi delle divinità, che prevedevano il
giuramento di atleti e giudici che si impegnavano a rispettare lealmente le regole.
Le cronache dell’epoca ci dicono anche
che alcuni atleti, sorpresi in atteggiamenti
non corretti e rispettosi dei regolamenti,
sono stati immediatamente sospesi ed allontanati dai «villaggi olimpici», con grande
disonore loro e delle città da cui provenivano.
Ai giochi potevano partecipare solo gli uomini liberi: le donne non erano ammesse,
neanche come spettatrici. Col passare del
tempo, grazie anche alla presenza di veri e
propri mecenati, i giochi, nati soprattutto in
ambito aristocratico (solo i ricchi evidentemente avevano i mezzi per potersi preparare ed acquistare il materiale necessario),
furono aperti anche a giovani, che grazie al
loro talento, riuscivano a trovare finanziatori che permettevano loro di allenarsi.
Solo le corse con i carri mantennero sempre un’impronta più aristocratica e i vincitori celebrati non erano gli atleti che li
guidavano, ma i proprietari: per questo fra
di essi troviamo anche il nome di qualche
donna, la ricca proprietaria del carro vincitore.
pancrazio erano sport assai popolari, ma
La cronaca della giornata
Sabato 28 novembre noi latinisti di III media
siamo andati a Mendrisio a visitare una
mostra intitolata: «gli Atleti di Zeus» che
parlava dello sport nell’antichità.
Con la mitica posta siamo andati fino alla
stazione di Faido, dove abbiamo preso il
treno per Mendrisio. Abbiamo sfruttato il
viaggio per parlare, mangiare (ci sono sempre degli inguaribili affamati) e per guadare
riviste.
Arrivati a Mendrisio abbiamo camminato
fino alla mostra, dove ci hanno dato delle
apposite cuffiette, collegate evidentemente
a un mini-registratore, che commentavano
il materiale esposto.
Nella prima sala erano esposti dei «pezzi»
di sculture che rappresentavano i corpi degli
atleti. Nell’antichità lo sport veniva praticato
nudi e dobbiamo dire che si siamo rimasti
un po’ a vedere tutte queste sculture
nude!
Erano pure visibili dei vasi riccamente decorati, che potevano essere ottenuti in premio dai vincitori dei giochi.
Questi vasi venivano riempiti di olio, alimento assai prezioso e ricercato. Quale ricompensa, i vincitori potevano avere anche
dei nastri da portare in testa a mo’ di bandane, oppure delle piccole corone: ma questi omaggi erano soprattutto simbolici.
In alcune vetrine erano esposti riproduzioni
di giavellotti, dischi, «guanti» per pugili,
pesi, ecc. usati nelle competizioni.
Lo sapete che il salto in lungo, molto probabilmente effettuato da fermo e con una
dinamica forse più vicina al nostro salto triplo, per essere più armonico, era accompagnato dal suono del flauto. Inoltre l’atleta doveva saltare con l’ausilio di due pesi
che teneva nelle mani. Pugilato, lotta e
19
Impressioni romane
Introduzione
Roma è una delle città più note e conosciute del mondo.
La capitale dell’impero romano e dell’Italia grazie alla sua più
che billenaria storia racchiude entro le sue mura capolavori
artistici di rara bellezza. Il fatto poi che sia da quasi due mila anni
anche la sede del papa contribuisce a renderla unica al mondo. Da 28 anni organizzo escursioni a Roma con gli allievi latinisti
di quarta media. Non mi annoio mai: piccole e grandi scoperte mi permettono di conoscere sempre meglio la città eterna.
La vita appare frenetica e assai caotica, ma dopo un po’ ci si
abitua ai ritmi per noi insoliti di una megalopoli e si apprezzano
sempre di più i mille angoli nascosti della capitale italiana.
Quest’anno vogliamo proporvi non tanto la cronaca di quanto
successo, ma soprattutto alcune impressioni sul nostro soggiorno romano, anche se risulta sempre difficile esprimere le
sensazioni e le impressioni che una simile avventura suscita.
Prima di lasciare così la parola ai veri protagonisti del soggiorno romano, vorrei esprime il mio ringraziamento alle direzioni delle scuole medie di Ambrì e Giornico, che ci hanno
sempre sostenuto nelle nostre fatiche. Un grazie particolare al
direttore Fabrizio Viscontini per la sua partecipazione attiva
e competente.
Elena Giacomelli,
docente di latino
20
Le nostre considerazioni
Venerdì 26 marzo siamo partiti verso le
17.30 da Bellinzona. A Milano abbiamo
preso un treno Freccia Rossa, che in tre
ore avrebbe dovuto condurci a Roma. Però
poco prima di Parma, improvvisamente, il
treno si è fermato e per lunghi minuti non
si è mosso: in alcune carrozze mancava la
luce, in altre non funzionava l’altoparlante
e in altre il riscaldamento era ridotto. Per
alleviare le nostre sofferenze, ci sono stati
offerti (in ritardo) una bibita e degli stuzzichini. Per fortuna, quando temevamo il
peggio, dopo un’oretta siamo partiti verso
la nostra meta. Per finire, siamo arrivati a
Roma con 84 minuti di ritardo e abbiamo
sgobbato come muli per portare le valige
in albergo. Sono state velocemente distribuite le camere e poi siamo andati a dormire.
Il giorno dopo, sabato 27 marzo abbiamo
visitato il Colosseo: una costruzione colossale e stupefacente.
Nel pomeriggio abbiamo visitato il foro romano e i fori imperiali: niente di speciale,
anche se eravamo emozionati: camminavamo lungo strade che sicuramente anche
Cesare aveva percorso.
Il rientro in albergo è avvenuto in metro: la
sua velocità è impressionante.
Domenica 28 marzo. Godevamo (soprattutto io) a pensare che gli altri stavano pensando a compiti da preparare per la scuola;
lasciando da parte le mie soddisfazioni personali, siamo andati a visitare il Quirinale (il
palazzo, già dimora di papi e dei re d’Italia,
dove ove attualmente abita e lavora il presidente della repubblica italiana, Giorgio
Napolitano).
Il pomeriggio abbiamo visitato la fontana
di Trevi e abbiamo scoperto i mille negozietti di via del Corso.
In serata sono venuto a sapere che l’Inter
le aveva «prese» dalla Roma ed ero molto
felice come tutti i Romani, che hanno fatto
un «casotto» bestiale di clacson e petardi
(ma non così la nostra docente di latino,
che invece era assai triste).
tarra di Bruce Springsteen, la chitarra di
Angus Young, ecc.: una vera delizia per gli
occhi.
Lunedì 29 siamo andati a visitare il Vaticano: abbiamo fatto 552 scalini per salire e
altrettanti per scendere: più di metà li ho
fatti saltellando a piedi pari. Il pomeriggio
abbiamo visitato la basilica di San Pietro e
l’antistante piazza San Pietro.
Mercoledì 31 marzo: ultimo giorno del nostro soggiorno romano. Sgombrate le camere, siamo andati a depositare i bagagli
in stazione. Poi siamo andati in giro.
Dapprima abbiamo scoperto che gli indirizzi Piazza dei Cinquecento e Stazione Termini sono praticamente la stessa cosa.
Lo sapevate che tutta l’area era occupata
un tempo dalle terme di Diocleziano?
Oggigiorno possiamo ammirare alcuni resti
delle terme, all’interno delle quali sono stati
inseriti una parte del Museo Nazionale Romano e una chiesa. Piazza della repubblica
ha mantenuto la forma dell’antica esedra
delle terme. Al centro della piazza c’è la
bellissima fontana della Naiadi, che fu opera
Mario Rutelli, progenitore dell’ex-sindaco
di Roma Francesco Rutelli.
Poi, per l’ultima volta siamo partiti alla conquista di Roma, andando in giro lungo la
via Nazionale. In un bar ho comprato i francobolli e ho lasciato una cartolina scritta e
affrancata lì sul bancone. Successivamente,
mentre stavo imbucando le altre, mi sono
accorto che mancava e allora sono corso
al bar e il cameriere mi ha detto che
l’aveva già imbucata lui.
Siamo andati a pranzo presso la grossa catena internazionale nordamericana: lì mi
sono dimenticato lo zaino, ma me ne sono
accorto subito e mentre già stavamo avviandoci verso la stazione, sono corso indietro a prenderlo e per fortuna l’ho
trovato.
Ora siamo in treno e stiamo viaggiando velocemente verso la Svizzera. Per far passare il tempo giochiamo a battaglia navale.
Il viaggio prosegue regolarmente, senza
particolari incidenti, e molto probabilmente
arriveremo a Bellinzona praticamente puntualmente.
Happy
Martedì siamo andati alle catacombe di
San Callisto (uno degli antichi cimiteri sotterranei cristiani, usati nei primi secoli dell’impero, quando i cristiani erano perseguitati; esse non sono mai servite come
luogo di rifugio: sono troppo anguste e soprattutto erano conosciute dai pagani). È
stata la cosa migliore. Dal mio punto di vista,
è uno degli infiniti presenti nell’universo.
Comunque, per non divagare in conclusioni
filosofiche che ci condurrebbero troppo
lontano, dopo la visita alle catacombe, nel
pomeriggio siamo andati all’Hard Rock
Cafe, che è una specie di museo del rock.
C’erano gli occhiali di Bono (U2), il basso
di Michael Flea Balzary (Red Hot Chilli Peppers), gli stivali di Ozzy Osbourne, la chi-
Dopo aver fatto un breve giro della città, il
29 marzo 2010 ci siamo recati nella città
del Vaticano. Dapprima volevamo visitare i
musei vaticani ma ci siamo ritrovati a
dover fare più di un chilometro di coda:
così abbiamo deciso di lasciar perdere
l’idea e di limitarci ad ammirare le mura vaticane, efficace espressione del cambiato
modo di combattere.. Abbiamo quindi deciso di andare in cima alla cupola per ammirare il paesaggio. Si poteva scegliere se
prendere l’ascensore e risparmiare così
231 scalini, o di fare tutta la salita a piedi,
cioè 551 scalini. Io ho deciso di farla tutta
a piedi. Siamo partiti tranquillamente; c’era
però chi si è messo a farla tutta di corsa
per vedere chi arrivava prima.
21
con i suoi palazzi e i suoi musei, palazzi
storici che oggigiorno ospitano le istituzioni
repubblicane (Montecitorio, palazzo Madama, palazzo Chigi, palazzo del Quirinale),
ecc.
Oltre a questi abbiamo scoperto almeno in
parte le usanze dei Romani, il loro stile di
vita, le loro abitudini, il loro credo. Roma
può essere considerata una città grande,
«magica», soprattutto di notte, per la varietà delle caratteristiche fontane romane.
Anche il momento del pranzo può essere
un modo per avvicinare il mondo multiculturale romano. Abbiamo potuto gustare i
piatti tradizionali della cucina italiana e romana. Pasta, pizza, pesce sono più consigliabili, anche per la varietà e l’originalità
dei modi di preparazione. Per fare acquisti
veloci e a buon mercato, è preferibile andare dai simpatici «vu cumpra» o nei mercatini rionali. Si possono fare affari interessanti con gli ambulanti, se si sta attenti: in
effetti contrattando si possono ottenere ribassi di prezzo sorprendenti o scoprire offerte interessanti.
Man mano che si saliva i corridoi si restringevano e a un po’ più di metà le pareti
hanno cominciato a inclinarsi per prendere
la forma della cupola. L’ultima scalinata era
a chiocciola, e come corrimano c’era una
corda che scendeva a piombo.
Arrivati in cima abbiamo potuto ammirare
una gran parte della città, dopo di che
siamo scesi per poter visitare la chiesa di
San Pietro. Abbiamo visto la Pietà di Michelangelo, uno dei suoi più grandi capolavori, le spoglie di papa Giovanni XXIII e
alcuni quadri celebri.
Naomi
Il 28 marzo abbiamo visitato fra gli altri monumenti la fontana di Trevi. Subito, al
primo colpo, mi hanno impressionato la
grandezza e la folla presente in ogni momento della giornata. Non passa momento
in cui la piazza sia vuota.
È di forma rettangolare, altissima e bianca.
Vi sono raffigurate molte statue. Ovviamente chi visita la fontana, secondo una
tradizione secolare, butta di spalle una monetina nell’acqua, perché si può esprimere
un desiderio (abbiamo poi scoperto che
normalmente si esprime il desiderio di
poter ritornare a Roma).
Lisa
Roma è diversa dalle altre città perché
oltre ad essere grande e popolata da varie
etnie, possiede una grande quantità di
opere d’arte, sparse in ogni angolo della
città (e alcune sono ancora sottoterra). Tra
queste troviamo: il Colosseo, il Pantheon,
il Foro romano, innumerevoli templi e
chiese, le catacombe, la città del Vaticano,
22
La povertà è molto evidente, oltre che elevata, e bisogna stare attenti agli impostori.
Molto spesso si incontrano persone che
chiedono la carità ai turisti (noi siamo stati
uno dei loro bersagli). Oltre a questi fatti,
che peraltro possono avere anche dei risvolti «negativi», a Roma c’è un forte
tasso di inquinamento e anche sporcizia
diffusa, dovuta alla poca cura di alcuni
quartieri. I negozi, sopratutto quelli del
centro storico, sono molto vari, ma anche
assai cari (almeno per le nostre tasche)
seppur di buongusto. Ora abbiamo un
detto: «italiano al volante, pericolo costante». Questa frase rispecchia lo stile di
guida che abbiamo avuto il «piacere» di incontrare a Roma. Nel periodo passato a
Roma si sono tenute le elezioni regionali,
vinte dalla coalizione di centro-destra, capeggiate dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Questa settimana è stata per noi molto
istruttiva, sia dal punto di vista culturale
che umanitario, aprendoci gli occhi a un
mondo nuovo diverso dal nostro nel quale
siamo abituati a vivere.
P.S. Se i nostri lettori sono interessati, abbiamo a disposizione la documentazione
fotografica su quanto scritto.
We love Rome (Vanja, Licia, Cristina)
Lirica, prosa e saggistica
in quarta A
Quest’anno, nell’ambito del laboratorio di scrittura in quarta media, ho dedicato degli spazi sia alla scrittura creativa (lirica e prosa) sia alla riflessione sull’attualità (saggistica), dando la possibilità agli allievi di esprimere le loro idee
attraverso i tre generi di scrittura più conosciuti. Ecco alcuni lavori:
Massimiliano De Stefanis, docente di italiano
Il sole
Lirica
Senza il sole viviamo nell`oscurità,
le nostre giornate sono tristi, cupe.
La natura sembra morta,
l`universo sembra caduto nell`ombra.
Ma all`improvviso lo vedi sorgere da dietro le montagne,
lentamente,
illumina ogni angolo della terra,
i suoi raggi penetrano fievoli attraverso le finestre delle
case,
illuminando i volti di ognuno di noi.
La natura rinasce con tutta la sua meraviglia,
le foglie degli alberi brillano ai nostri occhi,
illuminati dal sole,
i mari, i laghi, i fiumi, sembrano fatti di diamanti
che riflettono la luce attraverso il tempo.
Il sole fa sembrare il mondo spettacolare.
Il sole rende tutto più chiaro,
illuminando le nostre giornate,
i nostri cuori,
le nostre anime.
La notte
Senza il sole viviamo nell`oscurità,
La notte, la notte ti trasmette paura,
sei lì,
nella tua camera,
guardi fuori dalla finestra,
improvvisamente,
un brivido ti penetra nelle ossa,
ti dà un senso di terrore,
e contemporaneamente senti tranquillità,
tutti i rumori assordanti del giorno sono scomparsi.
Il cielo è ricoperto da un velo nero,
la natura cade in un sonno profondo.
Chiudi gli occhi,
non pensare,
domani la luce tornerà.
Manuela
Di passaggio
Manuela
Le nuvole coprono l’estate,
il freddo porta via il calore,
la pioggia scende a dirotto,
e io sono chiusa in una camera vuota,
dove ci sono solo pareti scure che trapassano la tristezza
e mi fanno riflettere sulla mia vita,
sono qui sdraiata su un letto,
so che mi resta poco da vivere,
nessuno sa tra quanto me ne andrò,
può accadere oggi come può essere domani,
l’idea non mi spaventa più,
sentivo una vocina dentro me che diceva,
non avere paura di volare,
se arriverai troppo in alto ti tenderò la mano
e ti ricorderò che la terra è laggiù.
Felicity
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Una persona speciale
Tu sei,
quella persona che mi porta dove non serve sognare,
quando ho conosciuto te,
andavo a dormire con la speranza di sognarti,
e la mattina uscivo con la speranza di incontrarti,
se vedo te quello che è scuro diventa chiaro,
se vedo te il dolce diventa amaro,
e tardi per tornare indietro,
ma e troppo presto per chiamarti amore.
Felicity
Poesia
Un silenzio abissale, spezzato.
Riecheggia, nel mio vuoto.
Stravolgendo l’ordine,
sguinzagliando il caos.
Ha stravolto il tempo,
e lo spazio.
Rendendomi schiava della libertà, schiava dell’impossibile.
Ho cercato l’infinito, e ho trovato il vuoto.
Mi rendo conto dell’inutilità di certi miei pensieri.
L’ignoranza, m’avvolge.
Mi stringe.
E non vuole mollarmi.
Mi dispero, ma inutile è cercare aiuto.
Nulla.
Non sento, non vedo
affogo.
In questa nube, che annebbia il mio pensiero
Il mio ragionamento
la verità
trovo solo disordine.
L’amore
Quando ti vedo i miei occhi si illuminano,
il mio cuore inizia a battere,
la mia anima mi manda un messaggio e quel messaggio sei tu.
La mia testa me ne manda un altro e mi dice non sarà mai tuo,
Il mio cuore me ne invia un altro e mi dice devi combattere per lui,
e la vita che mi dice?
Non si sa, vivila.
La famiglia te ne invia un altro, ma dal profondo del cuore e ti dice:
per noi devi essere felice,
Le tue amiche ti dicono non devi arrenderti, combatti e sarà tuo,
e lui cosa dice?
Niente perché non trova il coraggio di dirtelo
o forse meglio aspetta te che vai a dirglielo,
Dio ha creato una cosa che tutti hanno oltre l’aspetto fisico:
sta dentro in tutti noi e questa cosa si chiama imbarazzo.
Una cosa che da combattere è difficilissima, e quando i miei occhi ti vedono mi sale una
vampata di caldo e molto imbarazzo, la mia parte grezza, arrogante vola via insieme
all’amore che provo io per te.
Ketty
Nicole
L’unione
L’unione ti fortifica
È una massa, una raffica
Che la sola distruzione porta
Alla disperazione.
Come il suono di quella canzone.
Ridere con gli amici.
Mangiare un boccone.
Il passato è come un tatuaggio
Non potrà esser cancellato
Ma forse, se vorrai, dimenticato.
Alan
Il regalo
Voglio farti un regalo qualcosa di dolce qualcosa di raro,
Quel regalo che solo io riesco a darti,
magari anche un semplice sorriso ma vederti ridere con me è il regalo
più grande.
Quando vedo il tuo sorriso il resto del mondo scompare,
Se è notte diventa giorno,
se è inverno diventa estate,
e il tuo sorriso è una cosa che mi piace.
Nicole
24
Il vento
Il vento,
soffia silenzioso,
portando gioie e dolori.
Il vento,
ascolta tutte le persone,
di etnie e lingue diverse.
Il vento,
portando con sé
segreti da tutto il mondo,
è l’amico più fidato.
Il vento,
passa e va,
modellando e distruggendo.
Il vento,
si porta dietro tutto ciò che incontra,
senza lamentarsi ed obiettare.
Il vento,
spirito libero che viaggia,
attorno a tutto il nostro pianeta.
Cristina
Racconto breve
L’amore
C’era una volta una ragazza di quattordici
anni, che voleva capire cosa fosse l’amore,
e un bel giorno finalmente lo trovò. Le
sembrava di vivere una favola, tutto le andava bene, trascorreva tutti i giorni con
questo nuovo ragazzo. Era la cosa più bella
che le poteva capitare; non poteva, infatti,
chiedere di più dalla vita. Era sempre felice
e stava sempre bene, non aveva problemi
e aiutava sempre tutti quando avevano bisogno di lei, perché lei era amata ed era
pronta ad amare il prossimo! Era dunque
pronta a condividere la sua felicità. Questa
sua vita andò avanti per parecchi mesi, ma
un giorno le arrivò un messaggio di un’altra ragazza che le aveva scritto: «il tuo moroso è assieme a me, quindi togliti di torno
e non farti più vedere!» Lei sprofondò in
un lago di lacrime, chiamò la sua migliore
amica e le disse tutto quello che le era successo; la sua amica prese la palla al balzo,
andò da lui e le raccontò tutto; lui negava
tutto, ma quando la sua amica le disse:
gliel`ha detto Micol, lui diventò tutto
bianco e la sua amica capì che era vero;
prese dunque il telefono in mano e la
chiamò e le disse con una voce un po’
strana: «Mi sa che è vero». La ragazza iniziò a piangere come una matta; lei voleva
morire; si sentiva come se le fosse caduto
il mondo addosso, l’unica sua felicità era
svanita nel nulla, non aveva lo stimolo per
andare avanti a vivere, non capiva più lo
scopo della sua vita.
La sua amica andò a casa sua, l’abbracciò,
e le scesero delle lacrime pure a lei; la ragazza aveva capito che vale più l’amicizia
che l’amore!
Lei dal quel giorno capì che l’amore è bello
fino a un certo punto, fin che le cose
vanno bene, fin che sei amato, fin che ridi
e scherzi… Ma quando inizi a piangere, a
soffrire, a stare male non è più una cosa
bella, non stai più bene con te stessa,
quando hai paura di incontrarlo perché hai
paura d’innamorati di nuovo, di stare ancora male, ma nella tua testa l’unico tuo
pensiero è quel ragazzo, i momenti belli di
voi due ma sai che non ci saranno mai più,
che sono svaniti nel nulla. Allo stesso tempo vuoi rifarti una vita, ma hai paura di ricascarci di nuovo, al solo pensiero ti scende
una lacrima sul viso, la sera vai a letto e
pensi a colui che ti ha fatto del male, ma al
posto di essere arrabbiata e insultarlo o
cose del genere, ti scende un’altra lacrima
perché tu lo ami ancora e non riesci a togliertelo dalla testa, e se trovi un altro uomo, il
tuo cuore ti manda un messaggio, in quel
messaggio c’è scritto il tuo cuore è pieno
di lui non c’è posto per un altro ragazzo e
lì capisci veramente che vivi solo per lui e
che ami. Lei ama lui, ma il suo amore non
è ricambiato! L’unica cosa che le è rimasta
è la canzone che ascoltavano sempre loro
quando erano assieme, che lei ogni giorno
ascolta, quando sapeva che in quel momento doveva essere con lui; ascolta la
loro canzone, quando l’ascolta prova dolore, amarezza e parecchio amore, non se
lo scorderà mai nella vita perché è stato un
vero amore, andato a finire male ma c’è
stato puro amore!! Nella vita ci saranno
momenti belli e momenti meno belli, ma
bisogna essere pronti a tutto ed essere
forti, andare avanti e combattere per tornare felice!!! La ragazza vorrebbe odiarlo,
dimenticarlo ma non riesce perché prova
davvero qualcosa di grande.
Nicole
25
Saggio
Ma la scuola è davvero utile?
Darwin ? Selezione naturale ?
Eh sì… ormai lo studio è diventato davvero
importante. La scuola è diventata una vera
selezione. Proprio come quella di Darwin!
In alcuni paesi, la prima selezione avviene
alle scuole elementari. Vengono infatti,
scartate le persone che non se la possono
permettere. La tappa successiva, di questa selezione, è la fine delle scuole medie.
I ragazzi che finiscono l’ultimo semestre
delle scuole medie con ottimi risultati, e
una
buona media, possono iscriversi a varie scuole
superiori, e hanno quindi una vasta scelta
(secondo me, avere la possibilità di scegliere è davvero il massimo), mentre i ragazzi che non hanno una buona media si
ritrovano a dover scegliere tra poche possibilità. Essi forse non possono realizzare
ciò che s’aspettavano dal futuro, e questa
è un po’ come una condanna. Dover convivere con un mestiere che non ci piace
può diventare una tortura, e potrebbe, magari portare al suicidio (caso estremo, e
raro). Selezione successiva, per entrare al
liceo, o alla commercio, ci vogliono, anche
se non sempre dei test d’ammissione.
Analoga la situazione per quanto concerne
l’università (altra selezione).
Quest’oggi si utilizza parecchio tempo
nella formazione scolastica. Ed essa è selettiva, solo i migliori riescono nel loro
scopo. Solo quelli più convinti, quelli più
dediti, disposti a tutto, e ancora oltre!
Ci sono molte persone infelici, che avrebbero voluto tornare indietro, e non marinare
spesso la scuola, o semplicemente avrebbero studiato un po’ di più per quel maledetto fatidico test, o avrebbero seguito di
più una lezione. Purtroppo, il passato non
può mutare, solo il futuro possiamo manipolare. Il passato è già passato, e niente
potrà cambiarlo, mai.
Noi (esseri umani), iniziamo a mettere radici in questa società già in tenera età. Costruiamo una base, le fondamenta, già a
soli sei anni. È incredibile, come già da pic-
26
colissimi, ci mettano sulle spalle un tale
peso. Una così grossa responsabilità. Non
ce ne accorgiamo fino ai quattordici anni,
quando ci rendiamo conto, che il nostro futuro, il nostro avvenire, si basa su quello
che abbiamo fatto, in soli otto anni. Le fondamenta, se costruite bene, resisteranno a
diverse intemperie, come una casa ben
costruita. Ma se già iniziamo male, e alla
nostra «casa» manca qualche mattone, rischierà di crollare, di cedere. Questi buchi,
queste imperfezioni, devono essere colmate, se poi si vuole andare avanti con la
costruzione.
Ritornando alla selezione, per quanto riguarda la scuola elementare; non accedervi, per un problema finanziario o sociale
(stiamo parlando di tutto il mondo), non dà
la possibilità di provare. Non tutti hanno la
possibilità di costruire una buona base. Addirittura, ci sono persone che non hanno
nemmeno uno schizzo di come potrebbe
essere una base, quindi non hanno un futuro «prospero», un avvenire sereno, in armonia con le cose e le persone. Secondo
me, il fatto che esistano persone, che
ignorano l’utilità e l’esistenza di un’istruzione, è un’ingiustizia! Tutti dovrebbero
avere una possibilità, anche se essa è minima, ma tutti meritano di provare, di
istruirsi.
Quest’oggi, la scuola è utile, essa getta
una base, delle fondamenta, alla vita. Nella
società d’oggi, infatti, senza studi, non si
può andare avanti, è difficile avere una vita.
Lo studio infatti influenza anche lo stipendio di una persona, e quindi il suo modo di
vivere. È grazie alla scuola, allo studio, che
certi salari sono alti, ed altri, invece sono
bassi. È anche un po’ merito della scuola
se le donne hanno cominciato a importare
qualcosa, e ad avere un istruzione. Siccome ella veniva vista come una specie
d’oggetto. La scuola ha pure dimezzato, se
non di più, mestieri manuali, in cui ci voleva uno sforzo fisico. Anche grazie alla rivoluzione francese e industriale, ma lo
studio ha permesso di specializzare vari
mestieri, diminuendo quindi gli sforzi fisici,
e tutto ciò che ne comporta (malattie,...), e
valorizzando quello mentale.
La scuola è utile, fa incontrare un mucchio
di persone, e si accresce il proprio sapere.
Grazie alla scuola siamo diventati più moderni, più civilizzati (anche se non so per
certo se questo sia un bene o un male).
Oggi la scuola è diventata indispensabile,
essa funge da selezione.
I migliori, i più dotati, quelli che riescono
ad adattarsi, sopravvivranno, mentre gli altri
soccomberanno!
Ketty
È importante avere amici?
La parola amici l’abbiamo imparata e
messa in pratica da quando eravamo bambini: all’asilo, forse non sapendo cosa significasse, quando giocavamo con un bambino che non avevamo mai visto e che non
conoscevamo dopo qualche ora gli chiedevamo se voleva essere il nostro migliore
amico; alle elementari, quando iniziavamo
a farci un gruppetto di amici fidati; o alle
medie quando ne sceglievamo due o tre
con cui facevamo tutto e ai quali raccontavamo qualsiasi cosa; e via così fino alla nostra morte, quando ci stringeranno la mano
dicendoci addio.
La prima ragione che mi viene in mente
quando penso alle mie amiche è che in
qualsiasi momento e per qualsiasi ragione
loro ti ascoltano. Ma non solo ti consolano
quando sei triste, ti tengono sveglia quando
sei stanca, ti coprono le spalle quando fai
qualche casino, ecc. Gli amici sono una
cosa unica. Non possiamo immaginare di
vivere senza di loro. Una persona senza
amici è solo una mezza persona, a cui
manca qualcosa, qualcuno.
La seconda ragione è che, a mio parere,
più si è, meglio è, nel senso che se si
vuole fare una festa ma non si hanno amici
non la si può fare da soli, sarebbe noioso.
Oppure quando vogliamo fare cavolate, è
più
divertente se si è in tanti, o quando i venerdì o i sabato sera non sia cosa fare e ti
ricordi di avere degli amici e allora li chiami
così da fare qualcosa assieme e divertirsi,come ad esempio andare al cinema, o
quando c’è il carnevale andare una sera tutti
assieme senza organizzare niente, anzi
chiamarsi dieci minuti prima che inizia e
poi incontrarsi e divertirsi a più non posso.
Perché quasi qualsiasi cosa si voglia fare è
più bello farlo in tanti.
La terza ragione è una specie di conclusione di ciò che ho detto fino adesso, insomma noi abbiamo amici da quando
nasciamo, poi cresciamo e continuiamo a
rinnovare o coltivare le nostre amicizie,
perciò possiamo dire che noi ne abbiamo
bisogno, è quasi come se fossero parte di
noi. In fondo noi abbiamo amici e siamo
amici, le due cose si intrecciano.
Gli amici sono importanti e questo è certo,
non importa se qualcuno pensa che non
siano così importanti, non mi interessa se
non riesco a convincerli con questo testo
perché io so dentro di me che non è così,
anzi è proprio il contrario. Sono convinta
che anche loro cambierebbero idea se sapessero cosa significa non avere amici, essere soli senza nessuno con cui: confidarsi, divertirsi, piangere , ridere, ecc. Tutti
abbiamo sempre avuto amici e credo che
nessuno voglia rinunciarvi perché loro
sono molto importanti per ciascuno di noi.
Ne abbiamo bisogno, da quando nasciamo
a quando moriamo.
Giorgia
27
Un sogno che forse un giorno
realizzerò
Ho tantissimi sogni, io vivo di sogni, ed è
difficile per me sceglierne uno in particolare.
Come molte persone, anch’io sogno di volare, cioè mettere le ali e andare oltre l’infinito; sogno pure una storia d’amore, un
cane (pastore tedesco), un castello, e tante
altre cose.
Il sogno che preferisco, però, è quello di
poter davvero vivere liberamente, senza
regole, in natura, imparando ciò che è davvero essenziale. Viaggiando giorno dopo
giorno. Scoprendo luoghi fiabeschi, mistici
e incantati. Passeggiando su immense praterie, scalando montagne, attraversando
boschi. Soffermandomi su ogni piccola
meraviglia del creato. Osservando il mondo
da un’altra prospettiva, e cioè non più da
grandi città avvolte da nubi minacciose
d’inquinamento, ma da uno spazio, e da un
tempo totalmente differente. Non voglio
più vivere sognando ciò che abbiamo distrutto, ma vivere in qualcosa di ancora
buono, di non ancora totalmente distrutto
da queste menti ottuse e quadrate: svegliandomi vedendo dalla vetta di una montagna il sole sorgere all’orizzonte ogni
mattina, dormendo sotto il dolce e fievole
velo stellato della notte, gustando con gli
occhi la debole e sottile luce della luna, facendo delle foreste e delle praterie la mia
stessa casa. Vorrei prendere un cavallo e
uno zaino (contenente alcuni utensili essenziali per vivere nei boschi), e galoppare
in cerca d’avventura; in cerca di qualcosa
di non ancora definito. In giro per il mondo,
in completa solitudine, in mezzo alla natura,
vivendo attimo per attimo, senza alcuna
pressione da parte di altre persone; senza
responsabilità, senza barriere e senza limiti; facendo ogni giorno ciò che mi pare!
Sognando, e immaginando. Vorrei davvero
mettermi alla prova, e vedere fino a dove
riuscirei a spingermi. Una cosa pazzesca,
forse morirei anche di solitudine o di mancanza di cibo, ma è un rischio che sono
pronta a correre. Perché quando si è conviti di una cosa e la si segue alla cieca, ciò
che succede nel mezzo, che bisogna fare
per arrivare a quello che più vogliamo,
semplicemente non conta, si va oltre questo. Non importa quello che devo fare per
arrivare alla mia meta, perché ciò che conta
è arrivare, e se si è convinti si arriva e
basta. Non esiste l’impossibile!
È un sogno che spero di realizzare, ma so
quasi per certo che non si realizzerà. Non
tanto per me, ma per ciò che ne segue.
Cioè, ora mollerei tutto per vivere un’avventura del genere, ne sono convinta, e
non esiterei. Ma se penso a ciò che accade dopo quest’avventura, penso che
non la vorrei mai vivere. Perché comunque, conoscendomi, prima o poi tornerei
indietro, per nostalgia di casa suppongo, e
dopo essere tornata indietro, mi mancherebbe troppo ciò che avevo vissuto. È
come privare un uccello delle proprie ali.
Quando s’impara a volare, non basta più
camminare.
Quando si ha provato di meglio, tornare indietro è come… è come non vivere!
Non sono sicura di voler realizzare questo
sogno, forse è giusto che esso rimanga
solo un sogno. Magari è bene che sia così.
Non tutti i sogni sono fatti per essere realizzati, alcuni bisogna viverli, e altri solamente sognarli. Ma non è questo che li
valorizza di meno, anzi, a mio parere sono
quelli che contano di più nella vita!
Ketty
28
Il teatro delle quarte:
introduzione
Per un teatro d’istituto
Da più di una dozzina d’anni, di solito
grazie alla regia di un singolo docente, lavorando spesso fuori dall’orario
scolastico, una parte degli allievi di
quarta media di Ambri ha messo regolarmente in scena uno spettacolo teatrale prima delle vacanze estive, sperimentando così in prima persona la
magia di questa forma espressiva in
tutte le sue sfumature. Da due anni
a questa parte, ho la fortuna e il piacere di coordinare il laboratorio teatrale delle quarte in funzione di uno spettacolo che sia sempre di più il risultato del lavoro collettivo dell’istituto,
cercando pertanto di coinvolgere sempre più allievi di altre classi, permettendo in questo modo a molti ragazzi
di lavorare attivamente a un progetto artistico condiviso. Dunque, alla realizzazione dello spettacolo delle quarte che quest’anno parla proprio della
tematica d’istituto (hooliganismo),
collaborano i docenti che nelle seguenti
materie, scegliendo la classe con cui
lavorare, adattano il copione originale,
scrivono il libretto di sala e la locandina (italiano), approfondiscono le tematiche principali (storia ed educazione alla cittadinanza), creano le scenografie e i costumi (visiva e arti plastiche), propongono delle coreografie
di danza e registrano un videodiario
(ed. fisica), preparano i cori e scelgono
le musiche (ora di classe, educazione
musicale), e infine elaborano un budget
e gestiscono la cassa prima dello spettacolo (matematica).
Il laboratorio teatrale in quarta media
Nell’arco di un anno scolastico, per
circa due ore extrascolastiche ogni settimana, gli allievi di quarta media partecipano al laboratorio teatrale. Nel
primo periodo (fino a novembre), il laboratorio è organizzato nel seguente
modo: nella prima ora ci sono diversi
esercizi teatrali che permettono all’allievo di scoprire i vari aspetti del recitare; nella seconda improvvisano su
delle situazioni prestabilite (le prime 45 lezioni mimando, le seguenti 4-5
lezioni verbalmente). Nel secondo periodo (fino a marzo), dopo avere letto
il copione e aver scelto i ruoli, gli allievi
provano la loro parte: la prima volta
con il copione e la seconda volta senza.
Gli allievi hanno la possibilità di modificare il discorso del loro personaggio, integrando battute, cambiando
la lingua, ecc., oppure aggiungendo
nuovi personaggi o situazioni in funzione di una tematica emersa durante
le prove, o alla luce dei risultati delle
prime esibizioni. Sempre durante questo periodo, sono provati alcuni momenti coreografici con la docente di
educazione fisica. In generale si cerca
di dare vita a scene di danza collettiva che riformulano le tematiche principali della pièce da un punto di vista
ritmico e musicale. Nell’ultimo periodo,
ogni settimana si prova una parte dello
spettacolo sempre più ampia, integrando il lavoro degli allievi che non
recitano con luci, musiche, scenografie, costumi, ecc. In conclusione, le
ultime due settimane di scuola, si
mette in scena, per tre volte, lo spettacolo.
29
La trama della spettacolo
(Violentina. Il sogno di una giovane
hooligan – 3 atti)
V. è una ragazza normale. La vediamo
in famiglia all’età di 11 anni insieme
alla madre facebook-dipendente e al
padre incollato alla tv; poi a 15 anni,
durante una cena con il suo primo ragazzo un po’ troppo maschilista; e
infine a 18 anni, il giorno in cui litiga
con una persona anziana per futili
motivi. Si tratta di situazioni normali,
dove le tensioni possono essere
presenti, ma non sfociano in violenza
gratuita. Tuttavia, un giorno, V. entra
in un gruppo femminile di hooligan.
La gang si lascia andare ad atti sempre più violenti. In uno di questi, V. uccide un suo coetaneo. Va dunque in
prigione e poi inizia una terapia. Quindi
si pente, mostrando di essere in grado di avere un briciolo di umanità. E
così la seconda parte della pièce è
la messa in scena di un suo sogno, in
cui lei si trova a dover fare rispettare
le regole. Lei è l’arbitro che dirige la finale di coppa del mondo del 2006
che alla fine sarà in grado di prendere
una decisione importante espellendo
Zidane. Dunque, a distanza di quattro
anni dalla finale dei campionati del
mondo di calcio, il teatro delle quarte
medie di Ambrì prende spunto dal
celebre episodio della testata del francese per riflettere da una parte sull’importanza degli adulti di dare
l’esempio ammettendo i propri errori,
e dall’altra su un fenomeno in continua crescita come quello dell’hooliganismo.
Altre attività
1. Gli allievi di quarta, il 19 dicembre,
hanno assistito ad uno spettacolo al
Teatro Sociale di Bellinzona. Dopo
la rappresentazione, il direttore del
teatro ha raccontato la storia dell’edificio. Per il prossimo anno è prevista, oltre alla visione di uno spettacolo, una visita guidata del teatro.
2. Nel corso del mese di maggio, gli
allievi di quarta sono stati intervistati
da rete tre, e del loro lavoro se ne è
parlato durante la trasmissione «Ora
buca».
3. In giugno dovrebbero poter vivere
l’esperienza di esibirsi fuori dalla loro
sede (a Bellinzona).
Rappresentazioni
• Lunedì 7 giugno (pomeriggio e sera)
• Giovedì 10 giugno
(sera, Estateinsieme, Bellinzona)
• Lunedì 14 giugno
(sera; premio Raiffeisen)
30
Massimiliano De Stefanis,
docente d’italiano
IL TEATRO DELLE QUARTE PARTE:
ALCUNI DEI PERSONAGGI
SI PRESENTANO
Violentina 11 e Cristina Bislacca
I ruoli che interpreto nel teatro di fine anno
sono Cristina Bislacca (un guardalinee) e
Violentina 11, cioè la protagonista quando
ha undici anni. Andando in ordine cronologico il primo personaggio che devo interpretare è Violentina che è alla soglia dell’adolescenza e deve comunicare ai genitori la sua bocciatura. Questo fatto non è
però per niente facile da comunicare, anche
se i genitori ti ascoltassero sarebbe dura,
ma la povera Violentina, oltre ad avere questo problema, ha anche i genitori che non
la ascoltano e le dicono di avere cose molto
più importanti da fare che dare retta alla propria figlia. Per secondo interpreto Cristina
Bislacca, un guardalinee che con le sue
colleghe deve arbitrare la finale di coppa
del mondo, e deve sostenere la povera arbitra che è in prede all’angoscia di non arbitrare in modo giusto o di sbagliare fischiando un rigore quando non c’era. Cristina cerca di tenere alto il morale di
Violentina (l’arbitra), e di restare sveglia e
lucida, anche se è un’impresa ardua e
spesso si lascia scappare qualche sbadiglio.
Giorgia, IV A
Uno dei due matador
All’inizio, a teatro, quando ti chiedevano di
salire sul palco (soprattutto quando eri da
sola) andavi un po’ in panico, non sapendo
bene cosa dire. A volte mi chiedevo perché avevo scelto di partecipare a laboratorio teatrale. Per fortuna quando ci si
trovava in difficoltà i compagni non ti prendevano in giro, cosa che temevo fin dall’
inizio. Dalla prima media ho aspettato che
si facesse teatro, e finalmente eccomi. Mi
sono adattata alla parte e ora mi sento
quasi a mio agio sul palco. La mia parte è
quella del matador; inizialmente ho pensato
che fosse un po’ troppo insignificante, e
d’altronde lo pensavano tutti, ma poi mi
sono resa conto che ad ognuno era assegnato un ruolo adatto. Non mi hanno potuto assegnare una parte in cui si parla
molto, perché io ho una voce troppo bassa
e perciò nessuno mi avrebbe potuta sentire. Con Lisa (l’altro matador) più che altro
balliamo. Mi piace anche perché abbiamo
un costume apposta per rendere di più
l’idea del matador.
Io e l’altro matador inizialmente ci sfidiamo
a ritmo di paso doble, in seguito battibecchiamo fino alla scena finale, cioè fin quando Fabio, sottoforma di minotauro infuriato,
cerca di incornarmi. Durante la prima parte
di laboratorio teatrale l’insegnante ha notato che io e Lisa eravamo più portate per
il ballo che per la recitazione, perciò questa era la parte più indicata per noi. Visto
che non parlo molto mi è passata anche la
paura di impappinarmi mentre recito sul
palco. Secondo me, la scenetta che facciamo, rappresenta un po’ un mini riassunto di ciò che è accaduto prima, dimostrando una volta di più che la violenza esiste quasi dappertutto.
Dafne, IV A
Un padre di famiglia di nome Nicola,
e un giocatore famoso...
In realtà, io ho il compito di recitare in due
personaggi: il genitore di nome Nicola e
Marco Materazzi, che sono delle persone
totalmente diverse tra loro. Però ne presento solo uno. Il personaggio di cui voglio
parlare è adulto, con una moglie che passa
tutto il tempo libero al computer, in particolare su facebook; però c’è anche una ragazzina di nome Violentina che sarebbe
mia figlia; il suo sogno è quello di diventare
una hooligan, insomma lei è la protagonista vista però quando aveva undici anni.
Questa famiglia è estremamente strana
perché… il padre Nico, io, mentre guarda
la partita di hockey, alla fine di ogni frase
dice sempre «maledetto»…, poi sua moglie Kitty (Alexsandra), invece sta sempre
su facebook, mentre mia figlia Violentina
(Giorgia) vuole diventare una giovane hooligan e questo è da pazzi. Sono molto contento della parte che mi ha assegnato il
maestro De Stefanis, perché assomiglia
un po’ a me, solo che io non dico mai «maledetto».
Nicola, IV A
La cameriera Sammy
Il mio personaggio ha una parte un po’
strana, io sono una cameriera (Sammy) e
come si sa una cameriera ha il ruolo di servire la gente e qui dovrebbe finire tutto.
Invece la cameriera che interpreto, oltre a
servire la gente, ha un compito in più: devo
servire una coppia che sta progettando un
matrimonio e una famiglia, ma su molti punti di vista non si trovano e mi chiedono
spesso il conto perché se ne vogliono andare, ma io riesco regolarmente a fargli vedere il lato positivo della discussione e alla
fine riesco a fargli capire che stanno litigando solo per sciocchezze. Per me è facile proporre un’altra idea che vada bene a
tutti e due. Il mio personaggio sembra quasi
31
uno psicologo, devo capire i punti di vista
di tutti e due prima, dire la mia opinione e
fare capire che uno dei due magari sbaglia
a fare un’osservazione all’altro o viceversa.
In questo personaggio mi ci trovo molto
bene, perché io già di natura e forse anche
di carattere, aiuto la gente e soprattutto le
coppie. Però una coppia così estroversa
non l’avevo mai vista fino ad ora. Anche da
un semplice teatro ho capito che si possono imparare molte cose. Sinceramente
posso dire che all’inizio, quando il maestro
mi ha assegnato la parte, non ero molto
contenta perché non mi ci vedevo per niente. Anche quando leggevo il copione non
ne ero convinta, ma quando sono salita sul
palco con gli altri due compagni di scena
mi sono ritrovata ed ero veramente felice
che il maestro mi avesse assegnato questa parte.
Nicole, IV A
Stella Buzzurra
Il ruolo che interpreto è quello di Stella
Buzzurra, un arbitro di calcio, più precisamente il quarto uomo. Questa volta i ruoli
sono invertiti: saranno le donne a dover essere imparziali, giudicare la partita, fischiare il calcio d’inizio, al posto degli
uomini. Gli arbitri sono quattro: Violentina,
Bizzarra, Bislacca e Buzzurra, che incontreranno qualche difficoltà durante la partita. Violentina (l’arbitro principale), ansiosa
di cominciare la finale dei mondiali del
2006 (Francia contro Italia), discute nello
spogliatoio con le sue assistenti, che la
confortano e le fanno credere un po’ più in
se stessa, così che riesca a mostrare chi è
realmente. Buzzurra dà dei consigli a Violentina su come affrontare la finale, anche
se le cose che dice sono sempre fuori
luogo, o insensate, ma sotto sotto hanno
un significato. Stella è un po’arrogante, ma
è comunque dolce allo stesso tempo, in
pratica è come se abbia una doppia personalità: scherza sempre e non si fa troppi
problemi, ma sa fare pure discorsi interessanti che fanno riflettere. Viene spesso criticata dagli altri arbitri, per le cose che dice,
ma non è affatto permalosa. Sono contenta di questo ruolo, perché è ironico e divertente e perché è quello che desideravo
fare di più.
Silvia, IV A
Violentina 15
Il mio personaggio a teatro è Violentina 15.
La mia scena è ambientata in un ristorante. Violentina ha quindici anni, è a una
cena galante con il suo ragazzo. Io faccio
fatica a immedesimarmi in questa ragazza,
perché lei progetta già di sposarsi e avere
dei figli, e quindi essere più responsabile;
io, al contrario, sono una tipa svampita e
sulle nuvole, ma è questo il bello: «mettersi nei panni di una persona totalmente
diversa da se stessi». Violentina è un personaggio suddiviso in quattro attrici, difatti
prima c’è Violentina undici, una ragazzina
allegra, Violentina quindici ossia la perdutamente innamorata, Violentina diciotto
l’aggressiva e infine Violentina ventuno la
pentita e insicura. Secondo me è stata
un’ottima idea suddividerla in quattro, perché a ogni età presenta una personalità diversa e noi quattro, essendo pure così diverse, le possiamo rappresentare bene. Ora
però mi concentro sul mio personaggio:
Violentina 15, oltre ad essere pazzamente
innamorata, è anche una ragazza molto decisa e suscettibile. Alla fine della mia parte
viene inscenata una lite tra i due innamorati. Violentina, esagerando un po’, trova
sia fuori luogo che Alex (il suo ragazzo) la
tratti gentilmente solo perché è una
donna, così scoppia il battibecco.
Ilenia, IV A
La coppa del mondo
Quest’anno, essendo in quarta media, facciamo il teatro di fine anno. Ogni allievo
può partecipare recitando o costruendo le
coreografie. Il mio personaggio «la coppa
del mondo» entra in scena alla fine del secondo atto, per parlare con un Zidane,
prima sicuro di sé e poco dopo disperato
per aver perso la partita; io devo quindi rincuorarlo e rifargli prendere fiducia nei suoi
mezzi. All’inizio non mi vedevo molto nei
panni della «coppa del mondo», ma ora sto
cominciando ad immedesimarmi, anche
se a dire la verità non è affatto facile, perché bisogna essere altezzosi, ma allo
stesso tempo disponibili per aiutare colui
che è immerso nella disperazione. Se si fa
«la coppa del mondo» bisogna avere un
vestito all’altezza di questo prestigioso ed
importante personaggio, quindi, grazie ad
una compagna, che vuole restare anonima, e alla maestra Boo, indosserò un
magnifico vestito color oro.
Ora mi fermo qui perché non posso svelarvi troppo, visto che potrete venire a vederci...
Cristina D’Andrea, IV A
32
IL TEATRO DELLE QUARTE:
L’USCITA AL TEATRO SOCIALE
Il 18 dicembre 2009, con il teatro delle
quarte siamo andati a vedere uno spettacolo al Teatro Sociale di Bellinzona.
Bene, ora vi racconto di una sera a teatro...
Era il 18 dicembre ed eravamo appena
stati convocati in aula magna, dove il direttore e il nostro docente d’italiano hanno
fatto alcune osservazioni sull’uscita che si
doveva svolgere quella sera stessa. Eravamo tutti eccitati per la serata: era infatti
una buona occasione per uscire tutti insieme e divertirsi. La maggior parte di noi
era già ad Ambrì e cioè al nostro punto di
ritrovo, poiché dovevamo provare le parti
per il «nostro» teatro. Io invece non dovevo
recitare, quindi sono tornata a casa, come
ogni sera. Ho così avuto il tempo di preparami e di asciugarmi meglio i capelli, siccome avevo avuto nuoto poche ore prima.
Molte ragazze erano molto preoccupate
per i capelli bagnati e per il trucco. Eravamo infatti un po’ tutti entusiasti e non
vedevamo l’ora di partire. Preso il bus alle
diciotto meno cinque da Airolo, ho ritrovato gli altri alla stazione di Ambri. Erano
tutti eleganti e pieni d’aspettative per la serata. In poco tempo siamo arrivati a Faido
e abbiamo preso il treno. Abbiamo chiacchierato delle solite cose; a Biasca si sono
aggiunti i docenti Forni e Boo. Manuela si
è divertita con la leggendaria macchina fotografica (professionale) del nostro docente
di scienze. Alan e Vlado, seduti sui sedili
alla mia destra, ascoltavano musica e parlavano del più e del meno. Dietro di me
c’erano Giorgia, Cristina, Silvia, Ilenia (con
la sua nuovissima borsetta rossa che assolutamente non passava inosservata) e
Dafne. Il solito gruppetto che si mandava
suonerie con il bluetooth. C’era pure il maestro Croce, che vagava senza meta, da un
vagone all’altro, filmava qua e là, senza sapere esattamente cosa fare, sembrava entusiasta e non smetteva di sorridere, come
sempre d’altronde. Manuela era ansiosa di
truccarmi (glielo avevo promesso da tem-
po), così ad un certo punto, m’ha trascinata in bagno. Diciamo che il bagno non
era grandissimo, ed eravamo in movimento, quindi non è stata colpa sua se
continuava a sbagliare. Ci abbiamo messo
un’eternità, e quando siamo uscite non
erano poche le persone impazienti che
aspettavano di poter entrare! Penso che
abbiano pure origliato i nostri discorsi, perché quando siamo uscite erano scioccati.
Avranno sentito male, o forse no… be’,
non importa, sono dettagli. Appena giunti
a Bellinzona, il freddo ci ha assalito. Si congelava, così ci siamo incamminati, senza
indugi, verso la pizzeria che avevamo «prenotato». Filippo non smetteva più di parlare, non ricordo bene di cosa, di carnevale
forse. Camminavamo lentamente, in modo
da non staccarci troppo dal gruppo. Poi,
alla conversazione con Filippo, si è aggiunta
anche Titti Boo, che ci ha raccontato della
sua passione per il cucito e per i costumi di
carnevale. In un baleno, tra chiacchiere,
musica, e risate, siamo arrivati al Ristorante «Locanda Ticinese», dove, ad aspettarci, c’era la maestra di sostegno. Ella ci
ha fatto accomodare, ma non al pian terreno, dove c’erano tavoli, bar e persone,
bensì in una «soffitta», ove c’erano due
piccoli locali. Abbiamo preso posto, la separazione (per le stanze) era ovvia; ragazzi
e ragazze di 4B in una sala, e tutte le altre
ragazze nell’altra con la maggior parte dei
docenti. Io e Manuela siamo arrivate
troppo tardi, così ci siamo sedute di fronte
a Fabio. La musica, quasi non si udiva, ed
era sottomessa dalla voce imponente di
Nicole. Abbiamo aspettato con «pazienza»
l’arrivo della cena, eravamo tutti molto affamati, ma Fabio sembrava che digiunasse
da almeno un secolo. Prima che arrivasse
la cena, egli ha proposto un brindisi alle ragazze e all’amicizia. Abbiamo mangiato rapidamente, dopodiché è stato il momento
delle barzellette e tutti ne hanno raccontate.
Alle venti e trenta circa, abbiamo finito di
cenare, abbiamo pagato il conto e siamo
scesi in strada, davanti al ristorante. Si gelava, ma con la pancia piena sopportavamo
anche il freddo incessante che ci punzecchiava in modo irritante. Abbiamo aspettato che tutti avessero finito di mangiare,
poi ci siamo diretti al teatro. Alle venti e
quarantacinque iniziava lo spettacolo, ma
alle venti e quaranta non eravamo ancora
entrati in sala. I docenti erano un po’ pre-
33
occupati, ma lo mascheravano con falsi
sorrisetti. Alle venti e cinquanta non potevano più nascondere le loro preoccupazioni. Massimiliano era nervosissimo,
camminava avanti e indietro, con sguardo
vacuo. La serata sarebbe saltata? Oh no!
Tutti quegli sforzi, dissolti, inutili. Alle ventuno circa, sul viso del nostro docente
d’italiano, si ergeva un leggero sorriso di
sollievo. Dieci minuti più tardi, ecco l’atteso comunicato. Cosa aspettavamo? Era
tutto annullato? <<...>> Era la voce di
Massimiliano. Bene, andava tutto bene, la
serata tanto attesa non era stata rovinata.
La Compagnia sarebbe arrivata da lì a mezzora circa. La domanda che assillava tutti
noi era: <<...>>. La risposta era chiara,
limpida e trasparente! Saremmo restati
esattamente trenta minuti davanti all’entrata del teatro. Ma il fato, quella sera, era
dalla nostra parte. Massimiliano ha proposto, riuscendo a convincere anche gli altri
professori, di lasciarci libera uscita. Non
c’era molto da fare, ma era meglio che restare fermi davanti al teatro, fissandoci, e
aspettando la Compagnia. Le due classi si
sono divise nei soliti gruppetti; io e Manuela ci siamo aggregate a Filippo e Fabrizio. Filippo era, ed è fissato per il Pit, e
quindi lo abbiamo seguito a ruota. Non sapeva esattamente la direzione da prendere, così Fabrizio lo ha illuminato;
elementare Filippo! Al nostro gruppetto si
era aggiunto anche Michel; egli parlava, e
parlava, e parlava, il suo discorso non
aveva alcun senso. Coglievi alcune volte il
significato di qualche frase, ma non di più.
Le sue parole erano ormai diventate un
bla, bla, bla… Manuela camminava di
fianco a Filippo, Fabrizio annuiva a Michel,
ed io ridevo. Era così buffo. Faceva ancora
molto freddo e finalmente siamo arrivati al
Pit. C’erano anche altri nostri compagni,
mancavano dieci o quindici minuti, e saremmo dovuti tornare indietro. Non mi andava di stare lì, non me la sentivo, non so
il perché, ma era così e basta. Fabrizio si
era offerto di accompagnarmi. Così siamo
tornati alla piazzetta, davanti al Teatro Sociale. Ma ancora non c’era nessuno. Gironzolavamo qua e là, quando Fabrizio ha
notato un negozio di pipe. Ed ha
cominciato a fare le sue stupide battutine.
Sono stupide, ma fanno ridere! Sulla piazza,
nel frattempo, erano arrivati alcuni docenti.
Così ho preso per un braccio quel pagliaccio (Fabri) e l’ho trascinato davanti al teatro. La piazzetta continuava ad affollarsi, e
a poco a poco, sono arrivati tutti i nostri
compagni. Abbiamo dovuto chiamare i nostri genitori per informarli del nostro ritardo,
che era più o meno di un’ora e mezza. Mi
sono voltata verso l’ingresso e c’erano un
mucchio di persone ammassate sull’en34
trata. La folla ha cominciato a muoversi,
poi ad entrare, e così ho fatto anche io.
Mi sono ritrovata la signora Traversi, la docente di sostegno, davanti a me, e mi ha
dato un biglietto: platea, fila L, posto uno.
Ho continuato a seguire la folla, che mi ha
portata in bagno. In bagno? Che ci facevano tutti in bagno? <<...>>. Era Ranjit;
ovvio, ecco cosa ci facevano tutti (sia ragazze che ragazzi) in bagno! <<...>>. Sparita, volatilizzata, se n’era andata. Mi sono
avvicinata a Filippo e gli ho chiesto in che
fila sarebbe stato seduto, ma non era nella
mia stessa fila. All’improvviso, un braccio
mi ha afferrato il collo e mi tirava verso sé.
Era Fabio, con uno dei suoi abbracci. M’ha
presa per la manica e m’ha trascinata in
platea. Bene, ero arrivata, finalmente! Cercavo la mia fila e vedevo Manuela andare
nella direzione opposta in cerca della sua,
anche Ilenia, Fabrizio, Giorgia… No! Amici,
non abbandonatemi! Non adesso, non qui!
Avevo trovato la mia fila e anche il posto.
Penso che nessuno aveva rispettato ciò
che c’era sul biglietto. Si erano più o meno
tutti scambiati il biglietto. Ecco cosa ci facevano TUTTI in bagno. Oh, ecco, come
se non ero ancora stata in sua compagnia,
accanto a me c’era Fabio, dietro di lui c’era
Vlado. E alle mie spalle c’era Forni. Non
era possibile, ancora! Che amarezza. Ogni
volta che mi voltavo, era lì, sempre con
quel sorrisetto scaltro. Quella sera mi perseguitava. Mi sono girata di scatto appena
l’ho visto, forse non m’aveva ancora inquadrata. Lo speravo, ma qualcuno, mi tirava
i capelli e dubitavo fosse Titti Boo. Infatti il
suo agghiacciante sorriso mi squadrava e
le sue «battute» erano pronte per essere
scagliate all’attacco. Arcieri? Pronti?! All’attacooo! Occupavo il posto numero due
e alla mia destra non c’era nessuno.
<<...>>. Era la solare e ottimista voce di
Boo. Le ho risposto con un ampio sorriso.
Un’altra voce giungeva al mio orecchio in
quel momento. Quella pessimista di Forni.
<<....>>. Effettivamente era proprio così,
a parte qualche anziano signore, quelli che
non riuscivano a trovare i posti, erano proprio loro. La maestra di sostegno, Massimiliano e la professoressa di latino (che
non ho la minima idea da dove sia sbucata). Ma non poteva lasciarmi quel piccolo barlume di speranza? Quella piccola
illusione? Egli (Forni) doveva sempre, assolutamente, distruggere ogni mia singola,
se pur minima aspettativa. Quella sera ho
imparato a non aver mai delle aspettative.
Esse possono infatti illuderti più dell’illusione stessa. E rendere ancora più peggiore l’illusione! Come un doppio illudersi.
Comunque, alla fine, il posto numero uno
è stato occupato da Massimiliano.
Aspettavamo tutti che iniziasse lo spettacolo, ed esso non si è fatto aspettare troppo. Il rumore assordante di un tuono ha
spezzato il silenzio che si era formato in
sala. Una donna era apparsa al centro del
palco. Con un deciso accento romano
(penso), discuteva vivacemente al cellulare…
Le luci si sono accese, la musica era partita. Dalla platea s’innalzava, come un inno
sincero, un clamoroso applauso. Incredibile! Lo spettacolo è stato fantastico. E gli
attori non erano stati da meno. La Compagnia era simpaticissima. La donna dall’accento romano è stata sorprendente, una
bomba, un vero e proprio fenomeno. Magnifica! La compagnia ringraziava il pubblico e si scusava per il ritardo, quando m’è
giunta voce che dopo lo spettacolo dovevamo restare ancora ai nostri posti poiché
arrivava qualcuno a spiegarci un po’ come
funzionava il teatro, ecc. Ero stanchissima,
era stata una sera piena d’emozioni e volevo solo dormire. Dovevo resistere ancora
un pochino e poi saremmo tornati a casa,
e mi sarei potuta gettare nelle grinfie del
mio piumone. Ma quel pochino, a poco, a
poco, si era trasformato in tanto, il tanto si
era trasformato in una vera lotta contro il
tempo e il sonno. Non riuscivo a seguire il
discorso, mi guardavo attorno, era davvero
stupenda quella sala, sembrava la stanza
di un palazzo reale. Il lampadario ha attirato
la mia attenzione, lo osservavo intensamente. Che bello che era! Immenso.
Un’immensa e luminosa fonte di luce.
Il tizio che si era offerto di farci da informatore ha parlato della storia del teatro, ci
ha spiegato come esso funziona e tante
altre cose. L’uomo ha finito il discorso con
un caloroso arrivederci, e noi ci siamo diretti verso l’uscita. Ho dato un’ultima occhiata al lampadario: troppo bello!
Eravamo completamente all’oscuro di
quello che era successo nel frattempo
fuori dal palazzo. Ho messo la giacca e ho
conversato un po’ con Ilenia. Avevamo assistito ad uno spettacolo pieno di colpi di
scena e avevamo vissuto un finale inaspettato. Potevo essere stanca e in quel
momento volevo solo dormire. Era come
se non fossi io a vivere quei momenti. Ma
ecco una visione spettacolare, avevo
aperto il portone e teso la mano in avanti.
Un piccolo fiocco di neve si era posato su
di essa. Stupore. Magia. Felicità. Sembrava una favola, come può la neve trasmettere così tanti sentimenti? Era un
sogno, un’altra sorpresa inaspettata.
Siamo rimasti tutti a bocca aperta, davanti
a quella nevicata. La città, così illuminata e
coperta da un sottilissimo manto di neve,
era una meraviglia!
i siamo incamminati verso la stazione, con
il naso rivolto verso l’alto. La magia non
smetteva di avvolgerci e di trascinarci. Era
inquietante come tutto sembrava perfetto.
Arrivati in stazione, abbiamo preso il bus.
Ero seduta con Fabrizio e dietro di me
c’era Licia. Mi dispiace tanto per lei, stava
male, e tutta quella gente brilla che era salita in seguito sul bus, non l’aiutavano. Eravamo strettissimi. Il caldo era insopportabile, e mentre Fabri faceva conoscenza con
dei ragazzi, Licia soffriva in silenzio. Avevo
sonno, ma mi avevano infilato gli auricolari
del mp3 di Filippo, significava solo una
cosa, e cioè, Metal! <<...>>.
C’è un momento in cui il sonno si trasforma in iperattività, e per me quel momento
era giunto. Ho cominciato a delirare, davvero, parlavo a vanvera e ridevo per nessun
motivo. Pura follia. Ero insopportabile! Ad
un certo punto questo effetto svanisce e
così è successo anche a me, più o meno
nelle vicinanze di Airolo. Quasi tutti i miei
compagni sono scesi alla fermata di
Ambri, come pure tutti i docenti. Avevo
promesso loro di portare a casa Licia. Poverina, stava ancora male. Ho salutato i
compagni che non andavano nella mia
stessa direzione e mi sono avviata verso
casa con Licia e Cristina. Giunti sotto la
casa di Licia, Cristina ci ha abbandonate,
poiché aveva fretta. Ho aiutato Licia a cercare le chiavi. Dopo averle trovate e dopo
essermi assicurata che ella raggiungesse il
suo appartamento, mi sono precipitata a
casa. È stata una magnifica serata, piena
di sorprese e mi sono divertita un casino.
È stata un’esperienza assolutamente da rifare!
P.S Martedì mattina, all’ora di italiano, appoggiato sulla cattedra c’era un iphone,
m’era infatti sfuggito il fatto che a Massimiliano avevano rubato il cellulare, mentre
eravamo sul bus di ritorno. In quella confusione di corpi umani, uno di loro, con sé
ha portato a casa un nuovo cellulare.
Ketty, IV A
35
Ricordando l’esperienza teatrale
dell’anno scorso
Il teatro delle quarte
dell’anno scorso, è stata
un’esperienza molto
positiva. Gli allievi avevano già avuto modo
di scrivere su questa rivista di ciò che avevano provato recitando
su un palco e di ciò
che pensavano dello
spettacolo che stavano
per mettere in scena
(«Come un gambero
confuso»). Tuttavia, il
loro lavoro era per
così dire in divenire. Vi
riporto ora le testimonianze di due protagoniste (Carlotta 15 e
Carlotta 36) che mi sono
arrivate dell’esperienza
dopo lo spettacolo.
Massimiliano
De Stefanis,
docente di italiano
Recitare per la prima volta su un palco non
è cosa da niente: si è agitati, non si sa cosa
può succedere e come comportarsi. La
maggior parte delle volte, durante le prove,
si resta tranquilli come nulla fosse e la recita avviene senza problemi e senza dimenticare nulla, con la giusta tonalità e
con le diverse modulazioni vocali. Però, appena si sale sul palcoscenico dinanzi al
pubblico, un vuoto entra in te, non riesci a
controllare le tue emozioni e non sai più
cosa fare. Recitare davanti a qualcuno ti regala però anche molti aspetti positivi: il
primo è quello di gestire i propri turbamenti, in seguito quello di sconfiggere, almeno parzialmente, la propria timidezza e
per finire facilita il modo di comunicare con
la gente. In conclusione posso dire che si
tratta di un’esperienza molto utile, anche
se la stessa necessità di un notevole impegno, che viene però ampiamente ripagato dalla soddisfazione personale e del
gruppo; la consiglio perciò vivamente a
tutti.
Laura Leonardi – Carlotta 15
Ed eccomi qui, di nuovo a scrivere riguardo
alla magnifica esperienza vissuta l’anno
scorso, al teatro degli ex allievi di quarta
media. A parer mio, l’opzione teatrale è
stata una buona scelta; di solito, infatti, gli
allievi non vedono l’ora di arrivare in quarta
media per potersi esibire a teatro.
L’esperienza che ho vissuto io è stata magnifica; all’inizio ero un po’ titubante, mi ritrovavo a leggere il copione rigidamente,
e mi sentivo malfidente, ma proseguendo
con le prove, la convinzione di potersi esibire innanzi a tutte quelle persone che ci
sarebbero venute a vedere, è aumentata a
mia grande sorpresa. Scegliendo questa
opzione ho potuto conoscere dei lati di me
che fino ad allora non credevo potessero
esistere; il modo migliore per conoscersi
è l’indentificazione nel personaggio da noi
scelto: se non si interpreta un ruolo piacevole in cui ci rispecchiamo, è difficile riscoprirsi e quindi far divetare il tutto una
buona recita.
Nel mio caso, lo spettacolo è riuscito bene
grazie e soprattutto ad un’eccellente preparazione, iniziata già in settembre per poi
arrivare a giugno più pronti che mai; ma
non è stato solo questo il segreto del nostro «successo», la ricetta più grande e
preziosa è stata una grande cooperazione
delle due classi; se devo essere sincera,
non le ho mai viste così collaborative. Eravamo una grande famiglia, pronti ad aiutarci
l’un l’altra.
La mia esperienza rimarrà impressa in me
per sempre, e chiunque abbia la possibilità
di recitare durante le scuole medie, lo faccia, perché è la rampa di lancio verso la vita
reale esterna, a noi ancora non rivelata
completamente.
Maruska Crenna – Carlotta 36
36
Scriviamo un racconto in seconda media
New York – Un sogno
Durante il corso
annuale d’italiano in
seconda media, tra
le varie attività di scrittura, vi è anche quella
che lascia spazio alla
fantasia dello studente.
Il docente deve tuttavia indicare una via da
seguire, e per così dire
mettere qualche paletto.
Ma per il contenuto
poi sta tutto nella bravura (e quindi nella
fantasia) del ragazzo.
In concreto, quest’anno,
in seconda, ho dato gli
«ingredienti» per scrivere un racconto d’avventura, offrendo poi la
possibilità di ricopiare
«a bella» al computer. Vi
riporto qui un esempio.
Massimiliano
De Stefanis,
docente di italiano
Era una giornata uggiosa a Genova. Il cielo
era pieno di nuvole e piovigginava. Pablo
Altamira, e i suoi amici Teddy Manata ed
Arthur Lipari, si stavano preparando per il
viaggio fino a New York. Andavano lì per
diventare generali dei Marines. Pablo era
superstizioso e si lamentava perché dovevano partire alle tredici e tredici, e a metà
tratta sarebbe pure stato venerdì tredici.
Dopo aver fatto pranzo, partirono dall’hotel con un taxi. Dopodichè scaricarono i bagagli e al porto li aspettava un magnifico
yacht, di nome «Perla azzurra». Era fantastico! Avevano una camera a testa e c’era
anche la piscina! Pablo si dimenticò persino della superstizione! Oltre alle stanze
lo yacht aveva: gli alloggi dell’equipaggio,
un ristorante e una sala videogiochi. Pablo
e i suoi amici, disfatte le valigie, andarono
in
piscina. Quando Teddy si tuffò a bomba svuotò
per un quarto la piscina! Quella sera mangiarono benissimo, ecco il menù:
1° Pasta al pesto.
2° Filetto di pangasius
(con contorno di patate lesse).
Dessert: macedonia.
Pablo si tuffò sulla pasta,era uno dei suoi
cibi preferiti e, con altrettanta voglia, mangiò il pesce e la macedonia. Teddy, che era
un mangione, fece bis di tutto!!! Mentre
Arthur mangiò correttamente. Dopo aver
riempito la pancia, andarono ai videogiochi.
Il mattino dopo si svegliarono e c’era un
profumino di brioches alle albicocche, le
preferite di Pablo. Erano buonissime e Pablo
ne mangiò addirittura dieci! Dopo aver digerito al sole, andarono in piscina fin all’ora
di pranzo. Si divertirono un mondo! A pranzo il menù era:
Il primo pomeriggio fecero un riposino, di
circa un’ oretta. In seguito scoprirono un
tavolo da ping-pong e ci giocarono fino a
cena. Dopo cena Pablo andò subito a letto,
aveva mal di pancia. Teddy e Arthur lo seguirono solo dopo aver fatto qualche tuffo
in piscina. La mattina di venerdì 13 Pablo
non uscì dalla sua stanza. Teddy gli andò a
chiedere come stava e non aveva ricevuto
risposta. Il resto della giornata proseguì
con Arthur e Teddy mogi e Pablo barricato
nella sua camera.
Quella notte successe il putiferio: verso le
ventuno il cielo si riempì di nuvole e cominciò a piovere. Il capitano si accorse subito che erano finiti in una tempesta!
Infatti dopo circa cinque minuti di navigazione c’erano onde alte fino a tre metri e
fulmini che sferzavano l’aria con una violenza tale da provocare boati spacca timpani. Alle ore ventuno e quarantacinque lo
yacht lottava ancora, ma imbarcava sempre più acqua e cominciava a riempirsi. Un
minuto più tardi la tragedia! Una saetta più
potente delle altre ruppe lo yacht a metà,
Pablo e i suoi amici presero un cannotto di
salvataggio. Da lì via non videro più il resto
dell’equipaggio, erano gli unici sopravvissuti. Alle ventidue toccarono terra.
1° Risotto alla parmigiana.
2° Cotoletta alla milanese
(con contorno di patatine fritte).
Dessert: panna cotta.
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La mattina seguente Pablo si svegliò con
un forte mal di testa. Appena in piedi svegliò gli altri, che stranamente stavano benissimo. Insieme decisero di dare un‘occhiata in giro. Subito dopo cento metri entrarono nella giungla. Dopo un’oretta ebbero fame e sete, quindi si fermarono e
cercarono qualcosa da mangiare. Trovarono un casco di banane e delle noci di
cocco. Dopo essersi sfamati ripresero il
cammino. Passata mezz’ora videro del
fumo, in quell’isola c’era qualcuno.
Pian pianino si avvicinarono e, ben nascosti tra gli alberi, videro un villaggio di pellirossa che danzavano attorno ad un falò.
D
e
cisero di girarci intorno e proseguire. Questa decisione era dovuta al fatto che fra
quella gente c’erano molti guerrieri. Dopo
aver fatto circa cento metri incontrarono
un problema. Dei guerrieri li avevano seguiti e adesso li avevano addormentati con
dei dardi e portati al villaggio. Quando si
svegliarono capirono di essere appesi per
le mani ad un palo. Subito videro uno sciamano vestito di pelli e con strani orecchini.
Pablo chiese:
– Ehi tu! Parla tu mia lingua? – A quanto pare meglio di te! - Rispose lo
sciamano ridacchiando, poi fece segno ad
una guardia che li slegò. Allora Pablo
chiese perché li avevano catturati e la guardia rispose che credevano fossero «pirati».
Allora Pablo chiese chi erano i pirati e lo
sciamano rispose:
38
– Sono dei tali che abitano oltre il passo del
diavolo! – Pablo, da buon militare che era,
replicò:
– Se quest’ultimi vi assediano vi potrei aiutare se in cambio ci farete tornare in
Svizzera! –
– Be’ noi abbiamo una sola barca ma dovrebbe bastare. – Ribatté lo sciamano.
– Allora abbiamo un accordo!! – Disse
Pablo.
Il giorno dopo andarono al passo del diavolo e tesero un’imboscata. C’era tanta
gente con le cerbottane e altrettanta con
le spade. Teddy e Arthur usarono le spade,
mentre Pablo la cerbottana. Come previsto arrivarono i pellerossa, andati a fare da
preda, ma Pablo non aveva previsto che
dietro di loro c’erano centinaia di pirati. Erano armati come i pellerossa ma erano bianchi e i vestiti da civili. La guerra non durò a
lungo, visto che i pirati se la diedero subito
a gambe! Li seguirono per un po’, ma poi
lasciarono perdere perché si dirigevano
verso le loro navi.
Tornarono al villaggio vittoriosi e contenti.
Dopo tutti i festeggiamenti lo sciamano
scortò Pablo e i suoi amici fino alla barca.
– Allora addio miei amici! – Disse lo sciamano. – Addio! – disse Pablo. E con queste parole se ne andò insieme ai suoi
compagni.
Gli allievi di II B
Racconti colorati di giallo
Misteri ad Ambrì: «Ogni riferimento a persone esistenti e a fatti
realmente accaduti è puramente casuale.» Quest’avvertimento che
di solito si legge con occhio distratto, chi si appresta ad immergersi nella lettura, ora lo consideri attentamente: non in luoghi discosti e ignoti si delineano le trame, ma qui vicino; sono vie e viuzze
familiari, che fremono al pensiero dei passi raggelanti che si accingono a percorrerle; dietro porte conosciute si gioca l’esito fausto
o infausto di vicende dai contorni gialli...
Cesare Luraschi, docente di italiano
Il rimbombo del mestolo
Arrivammo a scuola con il bus, entrammo e non trovammo nessuno. Ma...
dov’erano tutti?! Cercammo nelle aule, in
tutte le aule, ma non c’erano. Allora decidemmo di tornare a casa, ma la porta d’entrata era chiusa!
– Beh, usciamo dalla finestra. –
– Sì, hai ragione.
Laura aveva avuto una bella idea. Ci avvicinammo alla finestra dell’atrio, ma non si
apriva, cercammo di aprire le altre, ma non
ci fu niente da fare: non si aprivano! Cercammo di sfondare le finestre con dei banchi: dopo tutti i nostri tentativi, le finestre
non avevano nemmeno un graffio.
– Telefoniamo a casa e chiediamo di venirci ad aprire. – propose Daniel. Dopo aver
inserito il numero di casa sua, scoprimmo
che il telefono non funzionava.
– Capperi in salmì! – esclamò Matteo. –
Cosa facciamo adesso? – urlò, disperato e
nervoso, perché voleva andare a casa sua.
Arrivò mezzogiorno e tutti avevano fame.
– Andiamo in aula di cucina! – propose
Sabina.
Andammo in aula di educazione domestica e preparammo pasta abbastanza per
tutti.
– Ma ora cosa facciamo? Perché siamo
in questa situazione?! Perché le porte e le
finestre non si aprono, il telefono non va?! –
disse Mattias, con un po’ di paura di quello
che stava succedendo e di chi ci aveva
chiuso dentro.
Ad un tratto la scuola fu colpita da dei lampi,
tremò tutto e infine le luci si spensero e diventò tutto buio. Dei ragazzi di prima avevano paura del buio, iniziarono a piangere
a più non posso. Laura, Sabina, Matteo ed
io li schiaffeggiammo, così da farli smettere, ma purtroppo uno dei ragazzi se la
fece addosso e dovemmo vestirlo di grembiuli per non lasciarlo nudo a prendere
freddo.
– Secondo me, c’è qualcuno qui! – brontolò Matteo, molto arrabbiato. Prendiamo
tutti dei vestiti neri, così noteremo l’intruso
e lui non ci vedrà! –
– Sì, ma dove li prendiamo dei vestiti
neri? –
– Facile, da quelli di teatro! –
Formammo due gruppi di quattro ragazzi: il primo era formato da Laura, Sabina, Matteo e da me; il secondo da Ketty,
Luca, Silvia e Gabriele. Partimmo tutti in
esplorazione: noi andammo verso le scale,
invece gli altri verso il basso. Laura e Sabina presero dei grembiuli, Matteo una
pentola ed io un mestolo. Sentimmo un rumore, ci nascondemmo nei bagni e...
«sbaammm!» Vidi Matteo che infilava la
pentola sulla testa di un signore, allora io,
tremando, tirai una mestolata sulla pentola, così da frastornare il tipo, Sabina e
Laura lo legarono con i grembiuli.
– Dove sono tutti? – gli domandammo
subito.
– Non ve lo dirò mai! –
Subito Matteo rimise la pentola in testa
al signore ed io gli ridiedi una mestolata,
ma il signore non parlava.
39
Il falso assassino
– Beh, se è questo che vuoi. – urlò Sabina.
Si mise a correre a più non posso e tornò
con in mano del disinfettante.
– Ora parli, o te lo ficco tutto in bocca! –
– Mai! –
Sabina gli versò un quarto di bottiglietta
in bocca.
– Adesso mi dici dove sono tutti!? –
– Sono nel bunker in fondo alla scuola! –
Gli mettemmo la pentola in testa, gli diedi
un’altra mestolata e lo buttammo a terra,
sdraiato, così che non potesse scappare.
Corremmo verso il rifugio. C’era
un’enorme porta di cemento, pesantissima, ma non ci arrendemmo e continuammo a tirare con tutte le nostre forze!
Ad un tratto la porta si aprì e noi finimmo
contro il muro... «che botta!»
Guardammo all’interno, ma era buio come
il mare di notte, sembrava una grande stanza piena di polvere, e piena di strani oggetti con dei triangolini bianchi che proprio
non sapevamo cosa fossero. Quel bunker
era enorme: era da qualche minuto che
stavamo camminando lungo le pareti. Finalmente giungemmo dov’erano gli altri e...
– Sveglia, Tini! È ora di alzarsi! –
– Oh, ...era solo un sogno! –
Martina, III B
40
Era un banalissimo sabato mattino, quando, dopo essermi alzata ed aver fatto colazione, mi diressi verso la mia bucalettere
sottocasa, a prendere la posta. Quando
ebbi aperto lo sportello, una cosa mi saltò
subito all’occhio: tra le riviste e i giornali si
trovava una grande busta gialla. Raramente
qualcuno mi scriveva una lettera. Incuriosita, afferrai la busta. In alto a destra era
stato incollato uno strano francobollo che
mai avevo visto. Aprii la lettera. Era di un
mio zio che abitava in Brasile e che non conoscevo. Aveva deciso di venire a trovarmi, e aggiungeva che era tifoso
dell’HCAP e voleva assistere ad una partita dal vivo. «Ma che senso ha fare tutta
questa strada per una ragazza sconosciuta,
o una semplice partita di hockey?» pensai.
Decisi di non farmi troppe domande, in
fondo era bello se qualcuno veniva a farmi
visita! Tornai in casa per fare qualche lavoro domestico.
Quando arrivò il giorno in cui mio zio sarebbe dovuto arrivare, ero un po’ agitata.
Lo aspettavo alla stazione d’Ambrì con in
mano un mazzo di fiori rossi e gialli. Il treno,
in arrivo dall’aeroporto di Zurigo, giunse
leggermente in ritardo, e, quando si fermò
e si aprirono le porte, un solo uomo uscì
dal mezzo.
– Bene! Così non mi posso sbagliare! –
dissi tra me e me.
Era un uomo alto. Leggermente mulatto
di pelle. Portava un orribile cappello rosso
che nascondeva solo in parte i suoi capelli
ricci e bruni. Attorno al collo indossava una
sciarpa, anch’essa di colore rosso scarlatto. Un mantello nero gli cascava fino alle
ginocchia e i pantaloni neri facevano risaltare le scarpe chiare.
– Ciao, nipotina! – disse l’uomo, divertito, con uno strano accento.
– Ciao! – dissi timidamente.
– Hai freddo? – chiesi.
– Un po’. – disse lo zio.
– Vieni, che andiamo a casa. –
Lo condussi alla mia auto, l’uomo salì sul
veicolo, e solo in quel momento mi accorsi
di un’enorme cicatrice che aveva sulla
fronte. Distolsi lo sguardo per non farlo
sentire in imbarazzo.
Arrivati a domicilio, gli mostrai la sua camera e gli servii il pranzo. Dopo aver mangiato l’uomo mi aiutò a sparecchiare la tavola ed aprì lo scaffale delle posate. Impugnò il coltello più grande come se volesse
trafiggere qualcuno. Un brivido mi percorse la schiena. Quell’uomo mi spaventava.
– Me lo presti, per favore? Devo concludere un affare. – disse mio zio.
Senza aspettare una risposta si diresse
nella sua camera, sbattendo la porta dietro
di sé. Impallidii all’istante. Sbirciai dal buco
della serratura della sua porta. Mio zio,
nella sua borsa, nascondeva una piccola
valigetta colma di coltelli!
Di notte, mentre stavo pensando all’accaduto, sentii aprirsi una finestra e poi un
tonfo proveniente dalla camera dell’ospite.
Mi alzai di scatto e corsi a vedere, ma
l’uomo era sparito. Sul comodino c’era un
biglietto con l’indirizzo della pista di ghiaccio. Senza indugiare a riflettere, presi una
giacca e corsi allo stadio. Subito riconobbi
l’orribile cappello di mio zio. L’uomo stava
entrando nello stadio con passo furtivo. Si
diresse nei sotterranei dove veniva prodotto il ghiaccio. Lo seguii senza farmi vedere e mi nascosi dietro un macchinario.
Un altro uomo lo raggiunse salutandolo.
Mi fermai ad origliare. Sentii poco, ma quel
poco mi ghiacciò il sangue nelle vene.
– Ciao, Luigi! Come va? – disse lo zio.
– Bene, grazie! Mah, speriamo che questa volta vada tutto bene. –
– Già, non come quella volta in Portogallo! Mamma mia, che bagno di sangue,
che massacro! –
Ne avevo abbastanza. Me ne andai di
soppiatto, tornai a casa stordita e decisi di
andare a letto, perché era una cosa troppo
sconvolgente.
Mi svegliai al mattino per un grosso trambusto: in piazza, sotto casa, la gente stava
montando le bancarelle per il mercatino
natalizio. Scesi in piazza, dove alcune persone si stavano raggruppando davanti ad
un palcoscenico. Il presentatore disse che
erano arrivati in paese due ottimi artisti, e
che avevano bisogno di un volontario per
la riuscita del loro spettacolo. Visto che
nessuno si annunciava, il presentatore frugò
con lo sguardo tra il pubblico, allungò il
braccio e mi indicò dicendo:
– Lei, signorina! La prego! –
Per accontentarlo mi feci avanti tra la
folla e salii i gradini del palco. Uno dei due
artisti entrò, mi legò contro un pannello di
legno e chiamò il suo compagno. Quando
il secondo artista entrò, per poco non presi
un infarto: il lanciatore era mio zio, e, guardandolo meglio, mi accorsi che il suo aiutante era l’uomo che aveva incontrato alla
pista di ghiaccio. Mio zio aprì la valigetta
che avevo visto nella sua camera, e
estrasse proprio il coltello che gli avevo
prestato. L’aiutante gli coprì gli occhi con
un bendaggio. Lo zio, da una distanza di
cinque metri circa, lanciò il coltello, che arrivò a pochi centimetri dalla mia testa. Il
pubblico applaudì. Poi il Brasiliano continuò
con altri lanci consecutivi da più vicino, finché lo spettacolo terminò. L’aiutante mi
venne incontro, mi slegò, e io scesi dal
palco, stupita da quel che mi era accaduto,
da quel che era mio zio, ma soprattutto da
quello che non era: un assassino!
Jana, III B
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41
Laboratorio di scrittura in quarta media
Generi musicali
più ascoltati dai giovani
Cari lettori:
Il percorso didattico
del «Laboratorio di
scrittura in 4a media» è
molto intenso e permette di spaziare nei
più svariati modelli e di
sperimentare stili e
concetti compositivi di
vario tipo. Fra le molte
cose scritte dai miei
studenti della 4B, propongo al lettore due
testi espositivi, uno di
carattere tipologico sui
generi musicali ascoltati dai ragazzi di oggi e
l’altro di tipo cronologico su un fatto storico
dell’India.
Buona lettura!
innanzitutto vi vorrei presentare il mio genere preferito: il rap. Esso è uno stile musicale diventato parte di spicco della cultura
moderna. Il termine è stato inventato dal
cantante di colore Joe Tex. Il rap è la componente vocale della cultura hip hop e consiste essenzialmente nel «parlare» seguendo un certo ritmo. Tipicamente il rap
è strutturato su una sequenza di versi
molto ritmati, incentrati su tecniche come
rime baciate, assonanze ed allitterazioni. È
un genere molto conosciuto soprattutto in
America dalla gente di colore, molto noto
per il loro stile di vita. L’hip hop è un altro
genere culturale nato in prevalenza nelle
comunità afroamericane e latino americane del Bronx, quartiere di New York, alla
fine degli anni 1970.
La musica che sinceramente odio di più è
l’house e tutti i suoi derivati, è una musica
elettronica fatta al computer che proprio non
riesco a sopportare. Sono in tanti ad apprezzarla, è molto nota nel mondo di quelli a
cui piace vestirsi alla moda con abiti attillati, e che senza il gel e la spazzola non
escono di casa. Non mi piace né il loro stile
né la loro musica perché, secondo me, non
si può definire musica delle canzoni che
prendono e remixano facendolo diventare
loro quando non è cosi. Sono poche le loro
vere canzoni, ma comunque è sempre musica fatta al computer, senza strumenti,
solo l’ausilio di elettronica che va bene in
discoteca, ma non da altre parti.
Alfeo Visconti,
docente di italiano
Passiamo ora al Metal: ci sono diversi generi di musica rock, uno di questi è proprio
il metal, caratterizzato da ritmi fortemente
aggressivi e da un suono potente, ottenuto attraverso l’enfatizzazione dell’amplificazione e della distorsione delle chitarre,
dei bassi e, spesso, persino delle voci. Già
molto popolare negli anni settanta ed ottanta, ha continuato ad avere successo nei
decenni seguenti e si è inoltre diversificato
in numerosi sottogeneri come l’heavy
metal, l’hard rock e molti altri.
Il punk rock, spesso abbreviato in punk, è
il nome di uno stile di rock, che ha avuto il
suo apice fra il 1976 e il 1979, ed è il genere principale sostenuto dai punk ma non
solo: esso comprendendo al suo interno
una miriade di sottogeneri, alcuni dei quali
continuano ad essere largamente popolari.
Bé cari lettori, questi sono i generi più
ascoltati fra i giovani tra i 13 e 20 anni, e
più frequenti nel periodo dell’ adolescenza.
Dayany, IV B
42
Il genocidio Sikh
Lettori di Mediaviva, oggi vorrei rendervi
partecipi di un fatto accaduto nel 1984, nel
Punjab, regione dell’India nord-occidentale,
che ancora oggi non è stato condannato
dalla legge; sono passati 26 anni, ma c’è
chi non ha ancora perso la speranza e continua a lottare per ottenere giustizia.
Negli anni ‘60 Indira Ghandi venne eletta
primo ministro dell’India e lo è stata per una
ventina d’anni, utilizzando, per farsi rieleggere, metodi scorretti e abusando dell’autorità che le era stata conferita dal popolo.
Nel Punjab vive la maggior parte dei Sikh,
gruppo religioso a cui già nel XVI° secolo i
guru (leader spirituali dei Sikh) insegnavano l’arte del soffrire e sacrificarsi per ottenere i propri diritti e di non esitare a
rispondere alle rappresaglie del nemico
con le stesse armi: «Jo karega so bharega» era uno dei loro motti «chi la fa
l’aspetti». Alla fine degli anni ‘70 i Sikh cominciarono ad aspirare all’indipendenza
della
propria
regione
per
formare il Khalistan, la terra dell’uomo di Dio.
Dato che il governo non ne voleva sentir
parlare, perché era la regione più ricca dell’India, cercò di incastrare uno dei leader
Sikh Jarnail Singh ji Khalsa Bhindrawale
per un omicidio in cui non c’entrava per
niente. Lui e i suoi uomini si rifugiarono ad
Amritsar nel tempio d’oro, luogo sacro dei
Sikh. Quando Indira Ghandi venne a saperlo,il 2 giugno 1984,ordinò l’immediato
abbattimento del tempio per mezzo dei
carroarmati dell’esercito perché temeva
una rivolta armata. La notizia pervenne ai
ribelli ed essi cominciarono a prepararsi
per accogliere le forze armate,all’interno
delle quali anche alti ufficiali, diedero le dimissioni. Tra il 3 e il 6 giugno partì l’operazione Blue Star: l’esercito si avviò per
arrestare Jarnail Singh Bhindrawale. Mentre i militari si avvicinavano,il futuro santo
e i suoi uomini aprirono il fuoco e i soldati
fecero lo stesso. Morirono 83 soldati, 492
civili e il tempio venne pesantemente danneggiato a causa degli spari da carroarmati.
La vendetta dei Sikh sconvolse l’intero
paese,infatti il 31 ottobre 1984, Satwant
Singh e Beant Singh, guardie del corpo di
Indira Ghandi la fucilarono come avevano
pianificato dopo esser stati al tempio e
aver visto il dolore delle famiglie straziate
dalla Blue Star. Avevano progettato di ucciderla e poi di spararsi a vicenda,ma
Beant Singh non morì, rimase solo ferito.
Venne torturaro e ucciso come altri 10’000
Sikh in India, gli Hindu, gruppo religioso di
cui faceva parte la Ghandi. Infilavano loro
uno pneumatico attorno alla pancia incastrandovi le braccia, li cospargevano di
benzina e gli davano fuoco ridendo della
loro sofferenza. Un parente di mia mamma
morì così. Altre decine di migliaia rimasero
feriti, tra cui anche donne e bambini. La
polizia dava anch’essa man forte agli sterminatori.
Come nuova vendetta i Sikh uccisero nell’86
il capo dell’esercito indiano, dato che
aveva condotto lui la Blue Star con altri due
generali. A questo punto il governo si spaventò e decise di riparare il tempio a proprie spese, ma i Sikh rimossero le
riparazioni e ricostruirono il tempio da soli.
Oggi 26 anni dopo nessuna famiglia ha ancora ottenuto giustizia, i criminali si sa chi
sono, ma visto che sono uomini politici, continuano a dire che mancano prove e cose
del genere, mentre i Sikh guardano impotenti!
Jarnail Singh ji Khalsa Bhindrawale
Harpreet, IV B
43
Che cosa fanno
gli animali in chiesa?
Dio dorme nella pietra,
sogna nel fiore,
si desta nell’animale
e sa di essere desto
nell’uomo.
(proverbio asiatico)
Durante il mese di ottobre, nell’ambito del programma di religione di prima
media, che prevede il riconoscimento e la lettura di elementi di cultura religiosa
presenti nell’esperienza dell’allievo e nel suo ambiente, è stata organizzata
un’uscita di studio a Giornico, in collaborazione con l’insegnante di storia. I ragazzi hanno potuto visitare alcuni edifici religiosi e monumenti storici e approfondire in particolare il significato dei simboli, tema che sarà ripreso in terza
media nel programma di storia della Chiesa. La chiesa di San Nicola, splendido
esempio di stile romanico, ha un fascino tutto particolare dato dalle sculture:
un vitale e vivace mondo di figure zoomorfe e decorazioni vegetali che ci accompagnano in un universo fantastico, ma reale e che, in quanto a effetti speciali,
non ha niente da invidiare all’attualissimo, ma virtuale Avatar.
Mariantonietta Boo, docente di istruzione religiosa
La chiesa romanica di San Nicola a Giornico. Alessandro
1. Entriamo nell’arca
La chiesa romanica è come l’arca di Noè
che accoglie tutte le creature. È come un
piccolo mondo in pietra dove vivono molti
animali, ma anche delle piante. Come mai
tanti animali sulle facciate, sui capitelli, sui
portali delle chiese antiche? Perché, nel
medioevo, pochi sapevano leggere e la pittura e la scultura erano gli unici «libri» che
la gente poteva capire, inoltre i fedeli conoscevano bene il mondo animale e gli animali diventano simboli per esprimere la
44
fede religiosa. Gli animali rivelano alcuni
concetti tipici della religiosità, per esempio
l’agnello esprime la mitezza di Cristo, il
candore della colomba la purezza, mentre
il peccato è personificato dalla capra.
Le pietre rappresentavano dunque il creato
che ci circonda, ma anche significati profondi della vita dell’uomo e della religione
cristiana.
Micol e Annamaria, I A
La lepre cerca protezione accanto al leone. Sara
Il bue è simbolo di bontà e di tranquillità. Davide
2. Il simbolo:
due metà che formano un’unità
La parola «simbolo» deriva da una parola
greca che significa «mettere insieme» due
parti distinte.
Nel mondo antico esisteva questa usanza:
due persone, due famiglie o anche due
città per concludere un’alleanza spezzavano un pezzo di terracotta e ne conservavano ognuno una delle due parti. Il perfetto
combaciare delle due parti provava l’esistenza del patto.
Anche i simboli cristiani mettono insieme
due realtà: una materiale e una spirituale.
Il simbolo ha la straordinaria capacità di collegare le immagini visibili, segni o figure,
al mondo invisibile, di rendere chiari i concetti fondamentali della religione. Il simbolo riesce a riassumere il senso di un
intero discorso, è velo e specchio, enigma
e parabola, allusione a una realtà superiore
che può soltanto rappresentare, ma non
sostituire.
Jamila e Veruska, I A
3. Il re degli animali
accoglie solennemente i visitatori
Il portale, per gli antichi, indicava il passaggio tra due mondi e poteva rappresentare l’inizio di un’avventura anche
pericolosa. Così, per ammonire i passanti,
le porte sono spesso custodite da leoni,
grifoni e draghi. I leoni della chiesa di San
Nicola fanno la guardia all’entrata della
chiesa e sostengono le colonne del portale, per questo si chiamano leoni stilofori.
Essi simboleggiano la forza e la superiorità.
Ma il leone è anche simbolo di Cristo e
della sua risurrezione perché nel medioevo
si credeva che i leoncini nascessero morti
e che il terzo giorno il leone giungesse a
dar loro la vita con il suo fiato. Il leone che
divora il serpente è invece simbolo della
potenza di Cristo che vince il male. La
lepre è simbolo di fragilità, per questo essa
cerca riparo vicino al possente leone.
Il bue che sporge a destra, alla base della
facciata, è simbolo di bontà e di tranquillità
nella credenza cristiana. Di solito compagno inseparabile dell’evangelista Luca,
sembra invitare chi entra a lasciare ogni
desiderio di potenza e a dimenticare le preoccupazioni del mondo per abbandonarsi
alla calma e alla riflessione della chiesa.
Francesco, I A
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4. Mai fare il solletico
al drago che dorme
Sulla porta della chiesa ci attende un piccolo, ma feroce drago. Ha quattro zampe,
due ali, una lunga coda arrotolata, due occhi
spaventosi e una bocca spalancata pronta
a divorarci, dopo averci abbrustolito per benino. Per i primi cristiani il drago era l’incarnazione del male e del peccato. Per i Padri
della Chiesa il drago è un rappresentante del
diavolo, un gigantesco serpente velenoso e
orrendo che sputa fuoco e vive nell’acqua.
Il drago è un animale caro alla scultura medievale, onnipresente sui pilastri dei portali
delle chiese. Anche Giornico ha il suo bel
draghetto rampante che ricorda a chi entra
che non c’è salvezza senza prima averla
conquistata con una dura lotta contro il demonio.
Il leone fa la guardia all’entrata della chiesa. Stefano
Michele e Joel, I A
5. Salvare capra e (cavol)fiori
Entriamo nella chiesa e, sulla sinistra, osserviamo la grande vasca battesimale tutta
decorata che all’origine era situata nella primitiva chiesa di San Michele. È l’elemento
più antico della chiesa. La capra scolpita
sulla vasca ha un significato negativo perché sta azzannando una colomba che è il
simbolo dell’anima mite e pura. Qui la capra è simbolo del diavolo che tenta di sopraffare il fedele indifeso. Sul lato opposto
all’agnello troviamo una croce con un fiore
a significare che i cristiani diventano «fiori
di Cristo». Su un altro lato c’è una serie di
nove fiori, tutti di sei e nove petali, multipli
di tre, che ricordano la santissima Trinità,
nel nome della quale viene amministrato il
battesimo che apre la strada per il Paradiso, simboleggiato dal giardino fiorito. Sarebbe tutto semplice se al centro non ci
fosse un fiore di quattro petali: secondo gli
studiosi rappresenta il numero dei Vangeli
su cui sta scritto il messaggio di salvezza
annunciato con il battesimo.
Ambra, I A
Sul portale, un drago feroce ammonisce i visitatori. Ruan
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6. Una silenziosa foresta incantata
Quando scendiamo nella cripta della
chiesa, decorata con mostri, fiere, animali
grotteschi e foglie, ci sembra di entrare in
un suggestivo antro cavernoso. I capitelli
rappresentano una foresta, ricca di alberi
che producono foglie e frutti. Ogni capitello, illuminato dalla luce del sole in momenti diversi dell’anno, indica un simbolo
su cui siamo invitati a meditare, così il
cammino nella cripta diventa un vero e
proprio percorso spirituale dove gli animali
rappresentano le insidie della vita. A questo proposito è molto interessante, e unico in tutto il Ticino, il capitello con le leonesse che si fronteggiano fondendosi in
un’unica testa o quello delle quattro capre,
eseguite con grande precisione, che simboleggiano il vizio e il male in genere.
Gioele e Massimo, I A
La cripta è una meravigliosa foresta. Matteo
I cristiani sono i «fiori di Cristo». Vanja
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Premio Raiffeisen
Le migliori licenze 2008/2009
Dal 1997 la Banca Raiffeisen di Leventina premia gli allievi della quarta media che
annualmente ottengono le migliori licenze di scuola media. Per l’anno scolastico 2008/
2009 i riconoscimenti sono stati attribuiti a:
1. premio
Laura Leonardi – 4A
media 5.83 (lingotto d’oro)
2. premio
Swea Meucci – 4B
media 5.67 (lingotto d’oro)
3. premio
Martina D’Andrea – 4B
media 5.61 (lingotto d’oro)
È con sentimento di grata riconoscenza che ringraziamo la Banca Raiffeisen per la disponibilità sin qui dimostrata e per l’impegno di continuità assunto. Ai giovani premiati
vadano le congratulazioni e i migliori auguri di successo.
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Progetto Monte Ore
«... da grande farò...»
Una giornata a contatto con artigiani e imprenditori dell’Alta Leventina
Nel corso dell’anno scolastico 2009/
2010 abbiamo voluto offrire ai ragazzi
delle terze la possibilità di maturare
una loro futura scelta pofessionale, attraverso due progetti mirati, con lo
scopo di avvicinarli alla realtà del mondo del lavoro facendo vivere loro in
prima persona l’esperienza di una professione, e aiutandoli nel valutare le
molteplici offerte che vengono offerte
tramite la visita a Espoprofessioni.
Il tema della scelta professionale è
estremamente delicato; la famiglia in
primo luogo dovrebbe preoccuparsi
delle scelte definitive dei propri figli,
mentre la scuola fornisce i mezzi
per aiutare i ragazzi a porsi una serie
di domande sulle possibilità offerte.
Soprattutto in terza, prima di affrontare una scelta, vogliamo che i ragazzi si pongano una serie di domande sulla ricerca di una professione
adatta e interessante.
Qui dobbiamo veramente ringraziare
di cuore gli artigiani e gli imprenditori
che si sono messi a disposizione dei
ragazzi con entusiasmo, dedicando
loro la più completa attenzione. Abbiamo ricevuto molte più disponibilità
di collaborazione rispetto alle nostre
richieste, e questo mostra l’attenzione
che il mondo del lavoro rivolge ai
nostri giovani.
Riportiamo qui di seguito alcuni
estratti delle osservazioni che i ragazzi
hanno scritto dopo quest’esperienza
e che sono stati raccolti in un fascicolo.
Renato Lucchini,
Eleonora Traversi,
Eliane Pedrini,
docenti coordinatori
Il primo progetto ha avuto come
scopo quello di far conoscere quali
artigiani e quali piccoli imprenditori ci sono in Alta Leventina. I 29 ragazzi e ragazze di 3A e 3B hanno
passato una giornata intera a diretto
contatto con chi possiede un’attività, che abbiamo definito artigianale,
o di piccola imprenditoria.
Tutti gli allievi sono stati ben accolti,
hanno visto con i propri occhi come si
svolge l’attività, hanno lavorato concretamente, si sono resi conto di quali
problemi incontrano oggi gli imprenditori, hanno visto la differenza fra una
giornata scolastica e una lavorativa,
hanno posto una serie di domande
sulla professione e sulla possibilità di
formazione.
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Allegra Pineta Fiorista
Prima di iniziare questa esperienza, mi
sento emozionata ed ho anche un po’ di
paura di sbagliare visto che so di essere un
po’ imbranata. Una cosa però mi rassicura,
il posto lo conosco e so che l’artigiana mi
aiuterà e cercherà di spiegarmi tutto. Non
so proprio cosa mi aspetta, perché la vita
di una fiorista al lavoro non riesco ad immaginarmela.
Appena arrivata, mi sono subito sentita a
mio agio, perché a me i fiori piacciono
tanto e vederne così tanti mi ha rassicurata. Un’altra cosa che subito mi ha colpito
è come mi ha accolta l’artigiana, mi è subito stata simpatica, solo a guardarla.
Finite le presentazioni mi ha fatto indossare un grembiule da lavoro e mi ha spiegato la prima cosa da fare: lavare i vasi e
rifare il taglio al gambo dei fiori.
Finito questo lavoro mi ha spiegato come
si fanno i mazzi di fiori. Dopo aver rimesso
tutti i fiori nei vasi ed averli rimessi in esposizione, mi ha chiesto di decorare le scale
in modo natalizio.
Secondo me, la fiorista è un bel lavoro, di
sicuro impegnativo, ma questo vale per
tutti i lavori, ma soprattutto è molto creativo e fantasioso e questo è un lato importante. Da come mi è stata presentata
questa professione mi è venuta voglia di
andare a fare anche io questo lavoro.
Orologeria Tallarini
Io sono stata in un piccolo negozio che si
trova ad Airolo accanto alla chiesa. Questo
luogo è piccolo ma contiene molte cosine
belle, certi pezzi sono addirittura unici in
tutto il Cantone Ticino. Al centro del negozio si trova un lungo bancone dove all’interno sono esposti orologi, collane e orecchini. Sulla sinistra c’è una scrivania molto
ampia, dove la proprietaria aggiusta o costruisce anelli, braccialetti, collane, orecchini, orologi. Appena entrata nel piccolo
negozio mi sono presentata, poi a poco a
poco ha cominciato ad arrivare gente del
posto per compere e di lavoro ne abbiamo
avuto per tutto il giorno. È stato bello provare a lavorare un giorno intero a contatto
con le persone, con una collega e con oggetti preziosi. Quando i clienti chiedono di
mostrare loro una collana o un qualsiasi
oggetto, lo si deve depositare su un piccolo vassoio, in modo che quando bisogna
spostarsi lo si possa mettere dietro al bancone, per evitare che ne rubino il contenuto. Inoltre mi ha insegnato molto bene a
impacchettare i regali, grandi e piccoli che
siano.
Alla fine di questa splendida giornata penso che il riposo sia guadagnato. È stata
un’esperienza piacevole, se possibile da ripetere.
Alison, III A
Sabina, III B
Falegnameria Guido Guscetti
Mi trovavo davanti alla porta dell’azienda
di falegnameria, ad Ambrì, del signor
Guido Guscetti. Ero agitato. Mi decisi di
entrare e suonai il campanello.
Guido mi accolse con simpatia. Vidi un operaio che conoscevo, mi tranquillizzai.
Il mio primo pensiero fu come facevano a
lavorare di fuori in inverno con quel freddo.
Il posto era abbastanza grande. C’erano
dei macchinari, una pigna a legna che riscaldava il locale e altri due locali di cui uno
era l’ufficio e l’altro era il deposito del materiale. Alla mattina montammo una porta
in una casa. Più tardi io continuai un lavoro
che avevano lasciato in sospeso, cioè un
mosaico fatto con il legno.
Nel pomeriggio tagliammo dei pannelli di
legno, e prendemmo l’isolazione e caricammo il tutto sul camioncino. Poi andammo
in una casa e montammo l’isolazione sotto
il tetto. Guido fu molto gentile a spiegarmi
come si fa. Dopo montammo le assi per
fare il rivestimento.
Peccato che era arrivata l’ora di andare a
casa. Li salutai e li ringraziai.
La giornata fu bellissima, l’unica cosa negativa era che fuori aveva fatto molto freddo. Sono contento d’aver fatto una nuova
esperienza arricchente nell’ambito lavorativo e devo dire che sono stato accolto
bene con simpatia e gentilezza.
Siro, III B
Caseificio del Gottardo
Vorrei raccontare della mia esperienza inedita. Il luogo nel quale ho vissuto una giornata diversa dal solito é stato il Caseificio
del Gottardo di Airolo. Sono stato accolto
dalla signora Valeria e dal Signor Pedro.
Ho trascorso gran parte del tempo nel ristorante, nel negozietto, dove si possono
trovare specialitá casareccie, e nel laboratorio. Ero emozionato all’idea della giornata
che mi aspettava e incuriosito per le attivitá che avrei svolto. La mia prima impressione é stata di trovarmi in un luogo pulito
e in un ambiente famigliare. Mi aspettavo
di lavorare il formaggio, servire i clienti e
una piccola ricompensa finale. Mi è stato
spiegato il funzionamento dei macchinari,
le regole della vendita dei formaggi e del
ristorante tra cui servire i clienti e il modo
corretto di apparecchiare i tavoli. Sinceramente sono rimasto deluso da questa
esperienza, perchè questo lavoro mi é
sembrato molto monotono. Posso dire
che questa attivitá non é quella giusta per
me e spero di avere la possiblitá di svolgere altre esperienze, forse un po’ più positive.
Daniel , III B
Espoprofessioni
Il secondo progetto é legato a Espoprofessioni, una manifestazione che si tiene
ogni due anni a Lugano e che riunisce
sotto un solo tetto circa 200 professioni.
Una vetrina per i ragazzi per farsi un’ulteriore idea delle variegate possibilità di
scelta professionale.
Mercoledi 10 marzo un gruppo di venticinque allievi di seconda, terza e quarta, accompagnati da 4 docenti, hanno visitato
l’esposizione. Ad ognuno dei ragazzi é stato
chiesto di preparare la visita, indicando
quale fosse il settore professionale che
maggiormente lo interessava. Dovevano
poi elencare le professioni legate al settore
scelto e indicare fra queste quali fossero
quelle di maggior interesse.
Altri ragazzi hanno avuto l’opportunità di visitare l’esposizione con i propri genitori.
Quest’esperienza è stata bellissima e intelligente e abbiamo potuto imparare il
senso della parola lavorare. Noi tutti abbiamo visitato le postazioni che ci interessavano. Ho apprezzato molto l’invito che ci
è stato offerto visto che noi eravamo di seconda. Mi sono diverito molto.
Giuseppe, II A
In conclusione abbiamo constatato con
piacere che queste proposte sono state
accolte dai ragazzi in modo positivo e costruttivo, per cui riteniamo di riproporre
questo indirizzo anche nel prossimo anno.
Anche qui presentiamo alcune impressioni
dei ragazzi.
L’esperienza é stata bella e utile. Ogni allievo ha guardato ciò che gli interessava,
io ho visto tutto quello che mi piaceva fare.
Sofia, II A
Ringraziamento
Rivolgiamo il nostro sentito GRAZIE agli artigiani
ed imprenditori che hanno accolto i ragazzi della
Scuola Media di Ambrì nella giornata dell’8 dicembre 2009.
52
Albergo Forni – Marzio Forni – Airolo
Allegra Pineta (fiorista) – Samuela Delfoc – Airolo
Negozio Crai – Ivo Gobbi – Ambrì
Azienda Agricola – Emilio Bossi – Ambrì
Caseificio del Gottardo – Airolo
Garage Christian Celio – Ambrì
Garage ERTA – Erio e Tazio Gobbi Ambrì
Farmacia Boscolo – Airolo
Estetica Viviana Airolo – Viviana Guscetti – Airolo
Panetteria Beffa – Donatello Merandi – Airolo
Tre Bi Informatica – Mauro Biasca –Piotta
La collana – Sheila Gianini – Piotta
Falegnameria Guido Guscetti – Ambrì
Metalcostruzioni Claudio Passera – Airolo
Salone Polli – Serenella Minozzo – Piotta
Salone Betty – Elisabetta Sommacal – Ambrì
Scuola dell’infanzia – Monica Gobbi – Ambrì
Sport 2000 – Gianmaria Bernasconi – Faido
Orologeria Grazia Tallarini – Airolo
Giulia Taragnoli orafa – Quinto
Cancelleria Comunale – Quinto
Casa Leventinese Anziani – Faido
Elenco
delle classi
Docente di classe
Massimiliano De Stefanis
PRIMA A
Cognome
Nome
Residenza
Antonietti
Buffa
Catalfamo
Celio
D’Alessandri
Gianola
Guglielmetti
Lombardi
Marveggio
Mottini
Passera
Passera
Pedrucci
Pellegri
Pozzi
Propadalo
Tomamichel
Tomic
Vezzoli
Ruan
Alessandro
Michele Sebastian
Ambra
Davide
Massimo
Paola
Matteo
Sara
Stefano
Athina
Francesco
Gioele
Micol
Jamila
Anamaria
Joel
Vanja
Veruska
Rodi Fiesso
Ambrì
Ambrì
Ambrì
Piotta
Airolo
Airolo
Airolo
Ambrì
Altanca
Airolo
Airolo
Rodi Fiesso
Prato Leventina
Rodi Fiesso
Rodi Fiesso
Airolo
Ambrì
Prato Leventina
53
Docente di classe
Renato Lucchini
54
SECONDA A
Cognome
Nome
Residenza
Cereghetti
Da Silva Salvador
Dotta
Fetta
Leonardi
Lucchinetti
Montalbano
Muvilla
Neiva Moura
Perhar
Piccinni
Pinheiro Da Silva
Rudschuck
Stice
Kevin
Alessia
Stefano
Giuseppe
Patrizia
Fabiano
Alessia
Sofia
Rui Filipe
Parminder
Patrizia
Carla A.
Brian
Julian
Quinto
Airolo
Airolo
Airolo
Rodi Fiesso
Airolo
Piotta
Airolo
Airolo
Airolo
Ambrì
Ambrì
Airolo
Airolo
Docente di classe
Marina Gut Ramelli
SECONDA B
Cognome
Nome
Residenza
Bianchi
Buffa
Carpani
Ferracin
Giannini
Gobbi
Maggini
Mottini
Passera
Peric
Pini
Rossi
Zuccalà
Sara
Gianluca
Nelly
Mattias
Sofia
Erica
Alice
Gabriele
Gabriele
Rada
Eros
Enea
Erik
Rodi Fiesso
Ambrì
Airolo
Airolo
Airolo
Ambrì
Airolo
Altanca
Airolo
Airolo
Airolo
Airolo
Airolo
55
Docente di classe
Fausto Croce
56
TERZA A
Cognome
Nome
Residenza
Bogicevic
Cereghetti
Crenna
Kostadinova
Lipari Da Silva
Maccagno
Marques Pereira
Marveggio
Nicolodi
Pellegri
Pellegri
Perna
Pozzi
Speziale
Danijela
Sharon
Alison
Dragana
Matheus
Kenny
Andreia
Marta
Fiorenza
Natan
Sabina
Francesca
Omar
Nicholas
Piotta
Quinto
Airolo
Rodi Fiesso
Airolo
Dalpe
Rodi Fiesso
Ambrì
Airolo
Prato Leventina
Prato Leventina
Airolo
Rodi Fiesso
Rodi Fiesso
Docente di classe
Gionata Forni
TERZA B
Cognome
Nome
Residenza
Beffa
Casartelli
Casella
Dassié
Ferrari
Fischer
Gobbi
Lachelin
Pedrini
Rossi
Sartore
Sinopoli
Sommacal
Venturini
Vidili
Matteo
Martina
Sara
Letizia
Barbara
Daniel
Jana
Claire
Laura
Sabina
Michael
Vanessa
Selene
Siro
Sara
Airolo
Airolo
Catto
Piotta
Airolo
Airolo
Piotta
Nante
Nante
Airolo
Dalpe
Varenzo
Airolo
Catto
Dalpe
57
Docente di classe
Enrica Vicari Vella
58
QUARTA A
Cognome
Nome
Residenza
Andreano
Beffa
Bianchi
D’Andrea
Dassié
Dotta
Guscetti
Haller
Pellegri
Perhar
Pestoni
Polli
Sambol
Scalvini
Sommacal
Tagliabue
Ilenia
Caterina
Giorgia
Cristina
Filippo
Silvia
Mattia
Alan
Fabrizio
Ranjit
Felicity
Manuela
Nicola
Nicole
Dafne
Michel
Airolo
Airolo
Rodi Fiesso
Airolo
Piotta
Airolo
Ambrì
Ambrì
Prato Leventina
Airolo
Ambrì
Airolo
Quinto
Quinto
Airolo
Dalpe
Docente di classe
Alfeo Visconti
QUARTA B
Cognome
Nome
Residenza
Beffa
Dolfini
Dotti
Dürmüller
Forni
Gajic
Guglielmetti
Guscetti
Marchetti
Perhar
Petrovic
Pilipovic
Pinheiro Da Silva
Rossi
Simic
Walter
Chantal
Michael
Naomi
Licia
Eliano
Aleksandra
Luca
Cristina
Dayany
Harpreet
Branka
Vanja
Ricardo J.
Fabio
Vladimir
Lisa
Ambrì
Quinto
Dalpe
Airolo
Quinto
Piotta
Airolo
Ambrì
Airolo
Airolo
Airolo
Piotta
Ambrì
Rodi Fiesso
Rodi Fiesso
Deggio
59
Elenco docenti
Materie
Direzione
Collaboratori direzione
Docenti
60
Anni insegnamento
Direttore
Costi Marco
Bodio
Matematica
22 anni
Vicedirettore
Visconti Alfeo
Prato Leventina
Italiano
Storia/Geografia
37 anni
Forni Gionata
Biasca
Scienze
18 anni
Lurati Tiziana
Airolo
Tedesco/Inglese
27 anni
Boo
Mariantonietta
Bodio
Istruzione
religiosa
27 anni
Celio Franco
Ambrì
Storia/Geografia
37 anni
Croce Fausto
Ambrì
Ed.fisica/Nuoto
Resp. informatica
35 anni
Degiovannini Vladi
Camorino
Ed. alimentare
17 anni
De Stefanis
Massimiliano
Lumino
Italiano
Storia/Geografia
3 anni
Ferrari Sara
Ludiano
Ed. fisica/Nuoto
4 anni
Giacomelli Elena
Bellinzona
Latino
31 anni
Gut Ramelli Marina
Rodi Fiesso
Tedesco
21 anni
Lucchini Renato
Quinto
Ed. musicale
34 anni
Luraschi Cesare
Bellinzona
Italiano
32 anni
Minotti Cristina
Bellinzona
Scienze
1 anno
Pancera Simona
Camorino
Scienze
1 anno
Pedrini-Lachelin Eliane
Nante
Corso pratico
18 anni
Pessina Donatella
Chiggiogna
Arti plastiche/Tec.abb.
33 anni
Poletti Celio Rita
Ambrì
Matematica
38 anni
Personale
Sampietro Lidia
I-Paré
Matematica
1 anno
Sartori Paolo
Mairengo
Disegno tecnico
21 anni
Totti Armida
Biasca
Francese/Tedesco
30 anni
Traversi Eleonora
Bellinzona
Sostegno pedagogico
18 anni
Vicari-Vella Enrica
Bedretto
Arti plastiche/Ed. visiva
17 anni
Segretaria
Tonini Wilma
Mairengo
Bibliotecario
Berta Paolo
Lavorgo
Capo servizio esterno del Comune di Quinto/Custode centro scolastico
Gobbi Mauro
Scruengo
Grazie Cesare!
Caro Cesare,
dopo 32 anni nel mondo della scuola hai
deciso di ritirarti, chiedendo il pensionamento anticipato a decorrere dal primo
settembre di quest’anno. Iniziasti la tua attività di docente di italiano nel 1978 a Bellinzona, presso l’allora ginnasio cittadino,
trasformatosi poi in scuola media. Nell’estate del 1992 fosti trasferito alla scuola
media di Ambrì e da allora hai sempre operato in favore dei ragazzi dell’Alta Leventina.
In tutti questi anni hai lavorato con impegno
e hai dimostrato che è possibile non lasciarsi condizionare dalla frenesia, ma al
contrario abbracciare la calma e la riflessione. L’augurio sincero, che noi tutti ti formuliamo, è che tu possa pienamente
coltivare i tuoi interessi, in piena salute.
Con viva cordialità.
Dir. Marco Costi
61
Indici di sede
e indici cantonali Sme
Scuola Media Ticinese: allievi e sezioni a fine anno 2008/2009
a
Comprensori
a
a
a
I classe
II classe
III classe
IV classe
Totale
allievi
Numero
sezioni
Media allievi
per sezione
20
35
34
26
115
7
16.4
Bellinzonese e valli
803
743
775
790
3111
156
19.9
Locarnese e valli
575
601
538
563
2277
111
20.5
1201
1131
1192
1181
4705
225
20.9
495
523
514
550
2082
103
20.2
3074
2998
3019
3084
12175
595
20.4
Ambrì
Luganese
Mendrisiotto
Totale Cantone
III
Francese opzionale
IV
Matematica attitud.
III
Matematica attitud.
26
23
1.7
0
2.3
11
53
49
47
31
32
57
55
60
59
67
51
21
15
2.7
0
1
7
54
52
48
27
28
60
56
65
65
62
57
23
19
2
1.1
Luganese
1.9
10
52
50
50
25
26
61
60
60
58
64
53
22
13
2.7
0.3
Mendrisiotto
2.4
9
60
54
48
24
28
64
59
70
65
72
51
25
12
1.1
0
1.90
10
54
51
49
27
28
61
58
63
61
66
53
22
14
2.3
0.3
Bellinzonese e valli
Locarnese e valli
Totale Cantone
62
a
a
a
a
a
a
a
a
a
a
a
I –IV
Esoneri
62
I –IV
Latino
65
IV
Latino
58
III
Latino
59
IV
Francese attitud.
46
a
62
IV
Tedesco attitud.
35
III
Tedesco attitud.
29
a
42
a
42
IV
2 corsi base
SMS
senza esami
53
III
2 corsi base
IV
2 corsi attitudinali
21
Ambrì
a
insufficiente
in 2 o più materie
11.3
Comprensori
a
non promosso
III
2 corsi attitudinali
Scuola Media Ticinese: indicatori di sede in % a fine anno 2008/2009
Andamento allievi iscritti e rispettive sezioni presso la scuola media di Ambrì dal 1980
classi
4
250
8
11 13 12 12 13 12 10 10 10 11 10 10 11 9
8
9
9
8
8
8
8
8
8
8
8
8
7
7
6
200
150
100
Osservazioni:
1980 / 81: solo classe prima
1981 / 82: solo classi seconde
1982 / 83: solo classi terze
giugno 2008: chiusura sotto sede di Airolo
2010 / 2011: dati previsti
63
2010 / 2011
2009 / 2010
2008 / 2009
2007 / 2008
2006 / 2007
2005 / 2006
2004 / 2005
2003 / 2004
2002 / 2003
2001 / 2002
2000 / 2001
1999 / 2000
1998 / 1999
1997 / 1998
1996 / 1997
1995 / 1996
1994 / 1995
1993 / 1994
1992 / 1993
1991 / 1992
1990 / 1991
1989 / 1990
1988 / 1989
1987 / 1988
1986 / 1987
1985 / 1986
1984 / 1985
1983 / 1984
1982 / 1983
1981 / 1982
0
allievi
1980 / 1981
50
Elenco dei sostenitori 2010
Elenco dei sostenitori 2010
Ringraziamo di cuore
l’«Area City Carburoil
di Quinto» (sponsor ufficiale) e tutti i sostenitori che hanno tangibilmente sostenuto
questa pubblicazione.
64
AD Informatica Sagl
Agriturismo, Osteria Altanca, Fam. Mottini
Agroval SA
Albergo Alpina
Albergo Forni, Fam. Forni
Alpi Sagl, Idro-termo sanitari
Altoni Sandro, commercio bibite
Ambrosetti Aleardo, Winterthur Assicurazioni
Amco Fiduciaria SA
Andreotti e Partners SA, Studio d’ingegneria
Azienda Elettrica Comunale Airolo
Azienda Elettrica Ticinese
Banca dello Stato
Barenco & Andreoli SA – Imprenditori AutoPostale
Barloggio Sagl, Fisioterapia
Beffa Renato, Officina meccanica
Beffa-Bono Sergio, Assicurazioni La Basilese
Carrozzeria S. Gottardo, Luciano Beretta
Clinica Dentaria Comunale
Caseificio Dimostrativo S. Gottardo
Celio Brenno, Studio d’ingegneria
Celio Engineering SA, Studio d’ingegneria elettronica
Chiaravallotti Charly, Buvette Cadagno
Dr. Chiaravallotti Giovanni, Dentista
D.ssa Christe Mariadele, Studio medico
Cinema Leventina
Coop Regione Ticino
Coppa Giordano, Negozio Vis-à-Vis
CP Assicurazioni, Paolo Calzascia
Corporazione Boggesi di Piora
Dr. Croce Giancarlo, Dentista
Darani Figli Vittorino SA, Impresa pittura
Dotti SA, Impresa costruzioni
Farmacia Boscolo SA
Ferretti Ferruccio SA, Impresa costruzioni
Ferrari Ennio, Impresa generale SA
Filippi SA, Segheria
Filojobel 89
Fondazione Dazio Grande
Fondazione Pro San Gottardo
Forni Anna, Helvetia Assicurazioni
Dr. Fabio Fransioli, Studio medico
Frisoni Luigi, Studio d’architettura
Funicolare Ritom SA
Garage Erta SA
Gendotti Giorgio, Studio d’architettura
Gendotti Metalcostruzioni SA
General Deal SA
Gennusa Nicolò, Panetteria Vais
Ghisolfi Nicoletta, La Butege Sagl
Gianini Sergio, Fiduciaria SerSimo Sagl
Giannini Sheila, La Collana
Giobbi Giovanni + figlio Sagl, Idraulico
6774
6777
6780
6780
6780
6775
6780
6780
6760
6780
6780
6500
6780
6760
6780
6776
6780
6746
6775
6780
6760
6775
6777
6760
6760
6780
6532
6775
6500
6777
6760
6747
6774
6780
6780
6527
6780
6772
6772
6780
6513
6780
6760
6777
6775
6775
6773
6745
6776
6747
6776
6776
6780
Dalpe
Altanca
Airolo
Airolo
Airolo
Ambrì
Airolo
Airolo
Faido
Airolo
Airolo
Bellinzona
Airolo
Faido
Airolo
Piotta
Airolo
Lavorgo
Ambrì
Airolo
Faido
Ambrì
Varenzo
Faido
Faido
Airolo
Castione
Ambrì
Bellinzona
Quinto
Faido
Chironico
Dalpe
Airolo
Airolo
Lodrino
Airolo
Rodi Fiesso
Rodi Fiesso
Airolo
Monte Carasso
Airolo
Faido
Quinto
Ambrì
Ambrì
Prato Leventina
Giornico
Piotta
Chironico
Piotta
Piotta
Airolo
Ci scusiamo con
coloro che, causa la
scadenza dei termini di stampa del
fascicolo, non hanno potuto figurare in
questo elenco.
Giobbi Pino, Impresa costruzioni SA
Gobbi Danilo, Consulente finanziario
Gobbi Ivo Sagl, Negozio Crai
Gobbi Marzio, Attrezzi forestali
Grotto Sandro, Falegnameria
Guarisco Franco, Pavimenti e rivestimenti
Guscetti Guido, Mobili e serramenti
Flli Gut SA, Fabb. serramenti mobili
Juri René, Studio legale
Juri Adolfo, Elettronica industriale
Kammermann Christine, Salone Chris
Kunz Fernando, Studio d’ingegneria
La Butea da Quint, Viviana Bronner e Giulia Taragnoli
La Butea du pan, Flli Buletti
Leonardi Gilberto, Ristorante Canaria
Leventina Turismo
Libreria Taborelli
Lombardi Bruno, Gestione Stalvedro SA
Lombardi Marco, Avvocato e notaio
Lucchini-Mariotta e associati SA, Studio d’ingegneria
Luzzi Disma, Onoranze funebri
Macelleria Piccoli
Marchetti SA, Assuntori postali
Mattioli Donato, Macelleria
Merandi Donatello, Tea Room-pasticceria
Dr. Paolo Meregalli, Studio medico
Milesi Gabriele & Fabio, Studio d’architettura
Migros Ticino
Mottini Edy, Atelier
Muttoni & Beffa SA, Geofisica e geologia
New Celio Engineering SA
Osteria La Montanara - Elena Medi
Osteria Pizzo Rotondo, Fam. Leonardi
Fiorenzo Panzera, Agente generale
Passera Armando, Consulenze amministrative
Passera Claudio, Metalcostruttore
Patriziato di Bedretto
Patriziato di Dalpe
Patriziato di Piotta
Patriziato Generale di Quinto
Ristorante All’Acqua, Fam. Vabanesi
Ristorante Baldi Sagl
Ristorante Filippini, Carmen Passera
Ristorante Flora, Aldo Ciolina
Riva Maurizio, Elettricità
Sci Club Rodi Fiesso
Scuola Svizzera di Sci e Snowboard
Secunda Fiduciaria SA
Sirchia Antonella, Salone Anto
Società Elettrica Sopracenerina SA
Studio Habitat.ch SA - Francesca e Fabio Pedrina
Tallarini Grazia, Orologeria-Oreficeria
Taragnoli Bruno, Assidu
Tenconi SA, Officina meccanica
Tensol Rail SA
TI-Promotion, S. Bertocchi - N. Gobbi
Togni Marco, Agricoltore-casaro
Touring Club Svizzero - Sezione Ticino
Tre-Bi Sagl, Fiduciaria e informatica
TSS Robotica SA, Macchine e automazione
Valenti Manuel Sagl, Pavimenti
Wolfisberg Marco, Garage Wolfisberg
Zamberlani Vini, Enoteca
6772
6776
6775
6776
6780
6780
6775
6776
6775
6775
6780
6780
6777
6780
6780
6780
6500
6780
6780
6760
6775
6776
6780
6746
6780
6780
6982
6772
6780
6760
6775
6775
6780
6648
6780
6780
6781
6774
6776
6775
6780
6772
6780
6780
6776
6772
6780
6775
6780
6600
6500
6780
6514
6780
6745
6776
6780
6802
6776
6776
6772
6780
6776
Rodi Fiesso
Piotta
Ambrì
Piotta
Airolo
Airolo
Ambrì
Piotta
Ambrì
Ambrì
Airolo
Nante
Quinto
Airolo
Airolo
Airolo
Bellinzona
Airolo
Airolo
Faido
Ambrì
Piotta
Airolo
Lavorgo
Airolo
Airolo
Agno
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Piotta
65
Lo spremimeningi
A cura di Renato Pellegrini
Lo so, lo so, è un anno
che aspettate! Ancora un
attimo di pazienza e
arrivo! Diamine, non ho
mica solo quello da fare...
La regola da scoprire nel gioco della passata edizione era abbastanza semplice:
il numero contenuto in una casella indica
quante caselle ad essa contigue (aventi
cioè un lato un comune) sono grigie. Le caselle contenenti ad esempio lo zero non
hanno caselle contigue colorate.
Applicando la regola alla seconda griglia si
ottiene il risultato illustrato a lato !
1
2
2
1
1
2
2
2
0
1
2
0
Il ragno e la mosca
1m
12 m
Un grande capannone ha le dimensioni indicate nella figura. Un ragno si trova al centro di una delle due pareti di fondo, a un metro dal soffitto, mentre una mosca si trova
invece sulla parete opposta, a un metro dal
pavimento.
Qual è il cammino più breve che il ragno (il
quale naturalmente non vola) deve percorrere per raggiungere la mosca?
Vi avverto subito: 42 metri non è la soluzione corretta !
1m
12 m
30 m
Lo so che i miei quattro gatti avrebbero preferito
un topo al posto della mosca, ma non si può
sempre avere tutto!
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Media viva - Premio Severo Ghioldi