Un grazie di cuore Per la redazione degli articoli • ai docenti e agli allievi della scuola • a tutti i collaboratori esterni Per le fotografie a Eleonora Traversi, «fotoreporter ufficiale» • agli autori delle altre immagini • Per l'appoggio finanziario e la generosità che ha consentito la realizzazione dell’opuscolo e di tutte le altre attività • all’«Area City Carburoil Quinto» sponsor principale • alla Tenconi SA di Airolo, sponsor delle attività teatrali • alla Banca Raiffeisen di Leventina, sponsor per le migliori licenze di scuola media • a tutti i sostenitori e i simpatizzanti Per l’impaginazione e la stampa • a Barbara Solari Motta e ai suoi apprendisti poligrafi: Scolari Mattia, Laurenti Fabio e Crupi Diego • alla Tipografia Offset di Davide Dazzi, 6747 Chironico Copertina Il soggetto è opera degli allievi di educazione visiva opzione IV, docente Enrica Vella. Per visitare il sito della Scuola media di Ambrì www.smeambri.ch Indice 2 3 5 7 8 9 10 13 12 13 14 15 16 18 21 27 34 35 37 40 42 46 47 51 58 60 62 64 Editoriale Saluto del consigliere di Stato on. Gabriele Gendotti Attività di sede 2009/2010 Un aiuto per Haiti Fare storia sul territorio Un interessante pomeriggio Una giornata da consiglieri comunali Visita al Technorama di Winterthur La tradizionale Ciaspolata Che emozioni Memorial Giò Jelmini 2010 Una grande sorpresa! Ciclismo, Olimpiadi, Zeus Impressioni romane Lirica, prosa e saggistica in quarta A Il teatro delle quarte: introduzione Ricordando l’esperienza teatrale dell’anno scorso New York – Un sogno Racconti colorati di giallo Laboratorio di scrittura in quarta media Che cosa fanno gli animali in chiesa? Premio Raiffeisen 2008/2009 Progetto monte ore «...da grande farò...» Elenco classi Elenco docenti Indici di sede e indici cantonali Sme Lista sostenitori 2010 Spremimeningi 3 Editoriale Affezionati lettori di Media Viva, per la dodicesima volta, che coincide con il nostro trentesimo compleanno, ci presentiamo alla popolazione dell’alta Leventina e non solo, attraverso la nuova edizione del nostro giornaletto. All’interno dello stesso, al di là dell’usuale radiografia di allievi e docenti del nostro istituto, avrete la possibilità di scoprire le attività che i nostri allievi svolgono e più in generale il battito della nostra sede. Nei prossimi anni, oltre al cambio generazionale del corpo docenti, assisteremo con ogni probabilità al flesso minimo di allievi iscritti alla nostra scuola, andando al di sotto delle cento unità ripartite in sei sezioni. Queste previsioni non sono certo rallegranti, ma sono la diretta conseguenza della diminuzione della popolazione che il comprensorio sta vivendo dall’inizio del nuovo millennio. Il confronto con altre zone del Cantone risulta pertanto improponibile, se non si tiene in debita considerazione la particolarità del nostro istituto, che situato in una zona periferica del Ticino e in una particolare realtà di valle, assume ben altri connotati delle sedi cittadine. La possibilità di operare in un contesto nel quale i contatti umani sono diretti, è stato ed è un valore, che deve essere non solo ricordato e sottolineato, ma ulteriormente coltivato. Risulteranno pertanto fondamentali tutte le occasioni di collaborazione con genitori, società ed associazioni, enti locali; aspetto questo al quale tengo particolarmente, poiché sono convinto che il legame con il territorio sia uno dei tasselli sul quale fondare l’identità del nostro istituto. Nel corso del corrente anno scolastico si è costituito un apposito gruppo di lavoro, formato da tre docenti e dal direttore, al quale è stato affidato il compito di dare inizio al processo, che a medio termine dovrà portare all’autovalutazione della nostra scuola. Il compito assunto da queste persone è quello di fungere da rompighiaccio e compiutamente informare il resto del collegio docenti, che sarà poi completamente coinvolto nella procedura di autovalutazione. Le altre componenti dell’istituto: allievi, genitori, Comuni saranno pure coinvolti in questo processo, che ha quale obiettivo 4 primario quello di un miglioramento continuo della nostra scuola, attraverso la messa a fuoco dei suoi punti forti e di quelli più problematici. Al di là di tutti i dispositivi che possono essere messi in atto restano pur sempre valide le regole della convivenza: il rispetto in tutte le sue sfaccettature, l’educazione, la disponibilità, il saper ascoltare. E in una società, dove la dimensione tempo ha subito un’insopportabile accelerazione: il fermarsi a riflettere. In fondo non facciamo che ripetere affermazioni e concetti conosciuti e che a intervalli regolari vengono ripetuti, forse il passo successivo e qualificante sarà quello di trovare delle strategie efficaci per un miglioramento continuo del processo educativo. Va da sé che tutte le componenti che vi intervengono devono dare il loro contributo, affinché in un tempo ragionevole si riesca ad individuare le migliori strategie per il costante progresso di un’entità tanto dinamica, quanto la scuola dimostra di essere. Con grande piacere lascio ora spazio agli allievi, ai docenti e agli ospiti, non prima di aver ringrazio tutti coloro che sempre ci sostengono e ci sono vicini. Cordialmente. Dir. Marco Costi Contributo del Consigliere di Stato e Direttore del DECS Gabriele Gendotti Bellinzona, 15 marzo 2010 Con molto piacere, come direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport, porgo da queste colonne il mio più cordiale saluto ai docenti e agli allievi, unitamente ai loro genitori, della Scuola media di Ambrì. Il 2010 segna, per questa sede scolastica, il traguardo importante del suo 30esimo anno di attività, essendo stata istituita nel mese di settembre del 1980. Non intendo precorrere i tempi delle celebrazioni ufficiali, ma vorrei comunque approfittare dell’ospitalità che mi viene gentilmente offerta su questa bella rivista, per sottolineare, seppure in via sintetica, due aspetti particolarmente rilevanti. Il primo riguarda il cammino della scuola media come istituzione scolastica, le sfide che ha saputo raccogliere e vincere, ma anche quelle che l’attendono a breve; il secondo riguarda il ruolo che la scuola media di Ambrì, come è successo in altre regioni del Cantone, ha svolto nel proprio contesto di valle. Cominciamo col dire che il modello scolastico della scuola media, ideato negli anni Sessanta, perfezionato e applicato in alcune sedi negli anni Settanta, poi generalizzato negli anni Ottanta su tutto il territorio cantonale, ha prodotto una serie di cambiamenti strutturali, organizzativi, pedagogico-didattici e disciplinari volti a rispondere alle finalità che gli erano state assegnate. Soprattutto: democratizzare gli studi, aumentare il livello culturale di tutta la popolazione, ridurre le discriminazioni legate all’origine socioeconomica e al luogo di abitazione degli allievi, posticipare le scelte determinanti per gli allievi, potenziare l’orientamento scolastico e professionale e, non da ultimo, evitare lo spreco di intelligenze. È stato un processo lungo ed elaborato che, superando (non senza qualche polemica) la distinzione di partenza tra ginnasio e maggiori, ha permesso alla scuola media ticinese di crescere e progredire costantemente. Si è lavorato con impegno affinché questa istituzione scolastica desse le migliori opportunità di sviluppo – dal profilo intellettuale, morale e civile – ad ogni ragazza e ad ogni ragazzo che l’ha frequentata. Questa scuola media ha cioè consentito a migliaia di allieve ed allievi del nostro Cantone di affinare le proprie attitudini e facoltà, di fare scelte ponderate circa la continuazione degli studi o verso una formazione professionale, di ottenere risultati in una struttura che privilegia l’uguaglianza, l’equità e l’integrazione sociale, pur nella continua ricerca dell’eccellenza. Tutto ciò non significa non riconoscere che nella scuola media – e forse soprattutto in questo ordine di scuola – vi siano margini di manovra per apportare ulteriori cambiamenti e miglioramenti, anche se, come ci dice il primo Rapporto sul sistema educativo svizzero, il Ticino ricopre un’ottima posizione nel confronto intercantonale, a dispetto di chi continua a ripetere che la scuola pubblica ticinese naviga in pessime acque. Tra le prossime sfide, per esempio, si segnala l’implementazione del progetto HarmoS, che armonizza a livello svizzero le scuole dell’infanzia, delle elementari e delle medie. È una riforma che costituisce una formidabile occasione di riflessione e di aggiornamento del modo di fare scuola, di rivedere programmi di studio e delle modalità con cui normalmente ci si confronta all’interno della scuola. HarmoS prevede tra l’altro anche l’adozione di un sistema che permette di misurare la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento sulla base di parametri standard. Si tratta di una novità per la scuola dell’obbligo, segnatamente per la scuola media, che permetterà di contestualizzare in un orizzonte più ampio l’opera pedagogica e didattica svolta 5 da ogni classe. La Scuola media di Ambrì – e qui vengo al secondo aspetto che merita rilevanza – ha inoltre significato per l’intera Leventina, con quella di Giornico e loro sottosedi, un punto di riferimento importante, un luogo di incontro tra docenti e genitori, una comunità educativa in continua evoluzione. È stata anche una risposta concreta e tangibile per mantenere viva la valle, soprattutto in un momento storico in cui molte persone e nuclei familiari prendevano la via del piano e dei centri urbani, un po’ perché costretti dalle minori opportunità lavorative disponibili nelle zone periferiche del Cantone, un po’ perché attratti anche da nuovi modelli culturali di vita sociale, che al contesto prevalentemente rurale e agricolo proponeva quello più accattivante dei servizi del settore terziario. Aver creato e mantenuto nelle valli del Ticino delle sedi di scuola media, come nel caso di Ambrì, è stata una scelta politica saggia e lungimirante, di cui forse non si ha più l’esatta percezione, ma che ha permesso quantomeno di creare delle occasioni occupazionali non irrilevanti per profili professionali, come quelli dei docenti, di livello universitario. 6 Ecco, quando pensiamo alla Scuola media di Ambrì, pensiamo anche alla funzione che essa, in questi 30 anni, ha svolto per un’intera comunità, così come la stessa scuola ha potuto maturare la propria identità geografica e istituzionale grazie al fatto di essere proprio inserita in una valle – lasciatemelo dire – così importante come la Leventina. Alla direzione d’istituto, al corpo docente, al personale amministrativo, a tutte le allieve e a tutti gli allievi e ai loro genitori auguro le migliori soddisfazioni per tutto quanto continuano a fare, con passione e dedizione, a favore della nostra scuola. Gabriele Gendotti, Consigliere di Stato Direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport Repubblica e Cantone Ticino Anno scolastico 2009/2010 Attività di sede Come ogni anno accanto ai momenti di insegnamento svolti prevalentemente nelle aule, i nostri allievi hanno potuto approfittare di una serie di escursioni, attività culturali e sportive e questo in conformità all’art. 35 del regolamento della scuola media, che prevede e regola la realizzazione di queste proposte. Di seguito elenchiamo gli appuntamenti per l’anno 2009/2010. 11.09.09 – tutti Escursione nella regione del Ritom 23.10.09 – 3A/3B/4A/4B Incontro con la polizia (Gruppo Visione Giovani) sul tema hooliganismo 26/30.10.09 – tutti Visita della mostra del libro (organizzata dal Gruppo Genitori Alta Leventina) 27.10.09 – 1A Giornico: tracce di storia e religiosità 28.10.09 – allievi latinisti 3B/4B Gli atleti di Zeus: escursione facoltativa a Mendrisio per gli allievi latinisti 16.11.09 – 1A Castellinaria, Cinema Levetina, Airolo: «Christmas Story» 01.12.09 – 3B/4B Educazione alla cittadinanza: visita storico-culturale ad Ascona, incontro con l’on. Patrizia Pesenti e presenza a una seduta del Gran Consiglio 12 e 14.12.09 – 4A/4B Disturbi alimentari: incontro con il dott. Negrinotti 14.12.09 Disturbi alimentari: conferenza e discussione aperta al pubblico con il dott. Negrinotti 18.12.09 – 3B/4B Orientamento professionale: giornata dedicata alla conoscenza delle attività artigianali e imprenditoriali della regione 18.12.09 – 4A/4B Uscita del gruppo teatro al Teatro Sociale di Bellinzona («Col piede giusto») 21.12.09 – 1A/2A/2B Giochi didattici per confrontarsi e conoscersi meglio 23.12.09 – tutti Proiezione del film «Eragon», momento sociale della sede e panettonata 19.01.10 – 3A/3B Prevenzione ed educazione alla salute con il medico scolastico dott. Mariadele Christe (I) 22.01.10 – alcuni allievi di 2A Raccolta fondi per aiuto a Haiti 22.01.10 – 3A/3B Sportech 2010: giornata della scienza e della tecnologia applicate allo sport al CST di Tenero 26.01.10 – 3A/3B Prevenzione ed educazione alla salute con il medico scolastico dott. Mariadele Christe (II) 08/12.02.10 – 1A/2A/2B Corso polisportivo invernale a Lüina, Carì, Prato e Cioss Prato 10-12.02.10 – 4A/4B Corso di sci di fondo a Bedretto 12.02.10 – 3A/3B Gita con le racchette Prato-Dalpe: istruzione neve e valanghe, ricerca persone, conoscenze della fauna e della vegetazione durante l’inverno 7 02.03.10 – 3A/3B/4A/4B Partecipazione al memoriale Giocondo Jelmini a Carì (gara di sci e snowboard) 10.03.10 – alcuni allievi di 2A/2B/3A/3B/4A/4B Visita a Espo professioni, Lugano nell’ambito del progetto di sede «Da grande farò…« 15-26.03.10 - tutti Mostra didattica sul razzismo 30.05-02.06.10 – 4A/4B Uscita finale: Venezia, Padova e Verona giugno – 3A/3B Educazione alla cittadinanza: alla scoperta dell’Ente Locale, il Comune di Quinto 07.06.10 – tutti Rappresentazione delle quarte del pezzo teatrale «Violentina» per gli allievi della sede e, la sera, per il pubblico 26-31.03.10 – latinisti 4B Uscita a Roma per gli allievi latinisti della SMe di Ambrì e Giornico 10.06.10 – 4A/4B Partecipazione a «Estateinsieme» a Bellinzona e rappresentazione teatrale del pezzo «Violentina» 27.03.10 – 3A/3B/4A/4B Torneo di Unihockey delle Tre Valli a Giornico 11.06.10 – A/4B Incontro con la polizia (Gruppo Visione Giovani) sul tema bullismo 30.4.10 – 1A Uscita storico-geografica nella regione di Locarno 14.06.10 – tutti Conferimento del premio Raiffeisen agli allievi che hanno ottenuto le migliori licenze della Sme e rappresentazione delle quarte del pezzo teatrale «Violentina» per il pubblico 04.05.10 – 4A/4B Corso di rianimazione organizzato da Ticino Cuore 17-18.05.10 – 2A/2B Uscita storico-geografica nella regione della Svizzera Centrale 17-21.05.10 – 3A/3B Settimana sportivo-culturale a Tenero 16.06.10 – tutti Giornata sportiva di fine anno 17.06.10 – tutti Giornata ecologica: pulizia boschi e sentieri in collaborazione con i patriziati e i Comuni del comprensorio 18.06.10 – tutti Giochi, pranzo in comune agli Audan e chiusura anno scolastico 8 Un aiuto per Haiti North Atlantic Ocean CUBA Windward Passage Port-de-Paix Cap - Haïtién LesTrois Ft.-Liberté Anse Rouge HAITI Gonaïves Gonâve Gulf Artibonite Hinche St. Marc Péligre Lake DOMINICAN REPUBLIC Saumâtre Lake Jérémie Port-au-Prince Chardonnière Les cayes Aquin Jacmel Belle-Anse Jamaica Channel Caribbean Sea Grazie al vostro contributo abbiamo raccolto CHF 971.30 che abbiamo versato sul conto 10-15000-6 a favore della popolazione di Haiti. Haiti è una nazione dell’America situata nel Mar dei Caraibi. Un tempo colonia francese, è stata – dopo gli Stati Uniti – una delle prime nazioni delle Americhe a dichiarare la propria indipendenza. Il territorio haitiano copre la parte occidentale dell’isola di Hispaniola e confina a est con la Repubblica Dominicana. Haiti è il paese più povero delle Americhe. L’indipendenza dalla Francia è stata dichiarata il 1º gennaio 1804. Venne riconosciuta nel 1825 dalla Francia e nel 1863 dagli Stati Uniti. Dall’inizio del 2004 Haiti è al centro di una rivolta popolare che ha causato disordini e violenza ed ha portato il 29 febbraio alla partenza dall’isola del dimissionario presidente Jean-Bertrand Aristide. Il governo è stato retto ad interim dal presidente della Corte di cassazione, Boniface Alexandre, fino alle elezioni presidenziali tenutesi il 7 febbraio 2006 da cui, pur tra molte proteste ed accuse di broglio da parte dei suoi avversari, è uscito eletto René Préval. L’isola, colpita nell’estate 2004 dall’uragano Jeanne e nel gennaio 2010 da un d i s a stroso terremoto, vive in uno stato di emergenza umanitaria. Attualmente è in corso una missione internazionale di aiuto sotto l’egida dell’ONU, che vede la presenza di un contingente guidato dal Brasile. In seguito a questo grave terremoto, Rui e Brian, due allievi di IIA hanno lanciato u n ’ i n i ziativa di raccolta fondi a tutti i compagni della sede. In pochi giorni hanno raccolto quasi 1000 franchi che hanno versato sul conto 10-15000-6 Haiti a nome della SME Ambrì. Rui e Brian, IIA 9 Fare storia sul territorio Uscire direttamente nel territorio per i nostri ragazzi, oltre a permettere loro di vivere qualche ora di svago e di spensieratezza senza l’assillo della disciplina dell’aula, può pure rappresentare un altro modo, e anche stimolante, di fare lezione. In questo ambito la storia si presta particolarmente perché permette ai giovani di ammirare sul posto le testimonianze del nostro passato e di comprenderne, guidati dal docente, le evoluzioni e i cambiamenti avvenuti. In quest’ottica da anni la nostra sede organizza le uscite di Storia e Geografia, inoltre in ogni passeggiata vengono messi in risalto gli aspetti storici del luogo che si sta visitando. Con le 3. medie, il primo di dicembre, siamo stati ad Ascona, dove ho cercato di sensibilizzare i ragazzi su un percorso che li muovesse fra Medioevo ed età barocca, passando ovviamente dalle testimonianze rinascimentali. Ne è certamente uscita un’interessante visita che in questo articolo i ragazzi hanno voluto ricostruire. Alfeo Visconti, docente di storia Il cortile interno del collegio Papio, bell’esempio di architettura di fine Medioevo Casa Serodine: la facciata è in stile barocco, ricca di decorazioni, tipiche di questo stile architettonico seicentesco. Ascona per il Ticino rappresenta un centro turistico per eccellenza. Nel centro storico del borgo si snodano infatti delle viuzze pedonali con antiche case, arricchite da interessanti portali,balconcini e affreschi, a cui si affacciano botteghe, ristoranti, ecc... Ascona è dunque un centro turistico per eccellenza, ma noi abbiamo anche scoperto interessanti testimonianze storiche. Abbiamo iniziato la nostra visita al Collegio Papio: la struttura è stata voluta nel 1584, dall’asconese Bartolomeo Papio da cui ha preso il nome. All’interno troviamo un magnifico cortile adorno di stemmi e logge... La chiesa del collegio è dedicata a Santa Maria della Misericordia, edificio del XIVXV sec... con un pregiato ciclo di affreschi medievali che ritraggono scene bibliche dell’antico e del nuovo testamento. Il collegio Papio è quindi una splendida testimonianza di inizio rinascimento, ma fatti pochi passi ecco un salto a ritroso nel tempo. L’oratorio dei Santi Fabiano e Sebastiano che risale all’alto medioevo, il periodo che va dalla caduta dell’Impero romano d’Occidente (476 d.C.) all’anno 1000, e al suo interno si trovano resti longobardi, popolo barbaro che aveva quale capitale Pavia. Per un certo periodo il territorio del Cantone Ticino appartenne al loro regno. Lasciamo la chiesetta, bella testimonianza medievale e raggiungiamo la zona della chiesa parrocchiale. Ascona è il borgo di origine di Giovanni Serodine – uno tra i maggiori pittori del Seicento italiano – del quale conserva preziose opere. Dal Medioevo risaliamo di nuovo in età rinascimentale. Dapprima siamo entrati nella chiesa parrocchiale dove si trova la pala d’altare dell’Incoronazione della Vergine, uno dei suoi capolavori, mentre all’esterno possiamo ammirare l’abitazione paterna (Casa Serodine) che si affaccia sulla piazzetta davanti alla chiesa. La facciata è in stile barocco, ricca di decorazioni, tipiche di questo stile architettonico seicentesco. Dalla «zona barocca» di Ascona saliamo su un promontorio che ci permette di ammirare il borgo dall’alto, ma storicamente ci riconduce nel Medioevo. Infatti oggi si può ammirare la cappella dedicata a San Michele Arcangelo, costruita nel 1600, sulle rovine del castello che anticamente era la sede del signore feudale che governava la regione e aveva il compito di protezione del borgo. Abbiamo terminato il nostro percorso fra Medioevo e Rinascimento nei siti storici di Ascona al castello dei Ghiriglioni, edificio che risale al 1250, quindi al Basso Medioevo ed era sede di una aristocratica famiglia lombarda che aveva vari possedimenti in Ticino. Abbiamo così viaggiato nel tempo ed è stato bello e interessante. Un gruppo di allievi di 3A 10 Educazione civica e alla cittadinanza Un interessante pomeriggio In terza media i programmi scolastici prevedono un approccio all’educazione civica e alla cittadinanza. Nella nostra sede, oltre alle lezioni fra i banchi dell’aula, prevediamo una serie di uscite che permettano ai giovani di entrare direttamente in contatto con il mondo della politica e degli interessi pubblici. Con le terze medie quest’anno siamo stati a Bellinzona e abbiamo concentrato la nostra attività in due precisi momenti: dapprima abbiamo visitato la sala del Gran Consiglio e abbiamo seguito una seduta, in un secondo tempo abbiamo avuto l’opportunità di incontrare l’on. Patrizia Pesenti, Consigliera di Stato. Per rivivere questi momenti diamo la parola agli allievi. Alfeo Visconti, docente di storia Il pomeriggio del primo dicembre siamo andati a Bellinzona a visitare la sala del Gran Consiglio. Il maestro Franco Celio ci ha fatto da guida, e ci ha spiegato che il Gran Consiglio ticinese, che rappresenta il potere legislativo, si compone di 90 membri suddivisi nei seguenti partiti politici: • • • • • • Partito Liberale Radicale Partito Popolare Democratico Partito Socialista Lega dei Ticinesi Unione Democratica di Centro Verdi Nella sala ci sono diversi tavoli dove i deputati si siedono secondo lo schieramento del loro partito. Ogni tavolo ha dei bottoni che servono per votare. Più in alto e in faccia ai tavoli dei consiglieri c’è il posto per i Consiglieri di Stato mentre sopra di loro c`è il tavolo presidenziale dove si siedono il presidente del Gran Consiglio e i due vice. Nella nostra visita a Bellinzona abbiamo avuto l’onore di incontrare la signora Pesenti. Dal 1999 è consigliera di Stato, direttrice del Dipartimento della sanità e della socialità. Dal gennaio 2004 presiede la Commissione LAM della Conferenza dei direttori cantonali della sanità. Assieme agli onorevoli Gabriele Gendotti, Laura Sadis, Luigi Pedrazzini e Marco Borradori rappresenta il potere esecutivo. L’on. Patrizia Pesenti dopo gli studi liceali ha frequentato l’Università a Zurigo dove si è laureata in giurisprudenza. Per 14 anni è stata magistrato dei minorenni. Patrizia Pesenti, molto gentilmente, ha risposto ad alcune nostre domande. Alla domanda «cosa ne pensa del voto ai sedicenni?» lei ha risposto che secondo il suo parere i ragazzi che hanno sedici anni sono ancora troppo giovani per poter prendere decisioni così importanti. Un’altra domanda che le abbiamo posto era «cosa ne pensa del divieto di fumo nei locali pubblici?» Ci ha risposto che secondo lei era la decisione giusta, perché tanti non vogliono compromettere la loro salute inalando fumo passivo. Abbiamo posto molte altre domande e la signora Pesenti ci ha dimostrato come le stanno a cuore le varie problematiche dei giovani di oggi e questo ci ha fatto molto piacere. Un gruppo di allievi di 3A Terminata la visita alla sala siamo saliti sulle tribune e abbiamo assistito ad un interessante dibattito sul sussidio per le aule e i laboratori di scienze; i deputati hanno infine votato e i sussidi sono stati accettati. Un gruppo di allievi di 3A 11 Una giornata da consiglieri comunali L’anno scorso siamo andati al Consiglio Comunale di Quinto per una seduta straordinaria. Infatti i consiglieri comunali eravamo noi, gli allievi di terza media, e abbiamo simulato un dibattito su alcuni Messaggi che erano già stati discussi dal Consiglio Comunale vero un po’ di tempo prima: • • • • stanziamento di un credito di 850’000.– fr. per il risanamento della palestra stanziamento di un credito di 150’000.– fr. per l’acquisto di un nuovo veicolo per il trasporto degli allievi stanziamento di un credito di 80’000.– fr. per il risanamento della casermetta di Ambrì sotto interpellanze e mozioni Prima della seduta abbiamo incontrato, qui a scuola, il segretario comunale, signor Nicola Petrini, che ci aveva spiegato come è organizzato il Comune. Poi abbiamo eletto il Municipio. Per prima cosa si sono annunciati quelli che volevano fare i municipali, dopo di che il maestro Celio ha scritto alla lavagna la lista dei candidati e in seguito abbiamo eletto, con voto segreto, i seguenti municipali: • • • Eliano Forni per il Gruppo della sinistra Fabio Rossi e Michael Sartore per il Partito della destra Lisa Walter e Caterina Beffa per il Movi mento dei Verdi Caterina è poi stata eletta sindaco. Il resto della classe ha dovuto preparare i Rapporti sui Messaggi che avremmo discusso durante la seduta. Lunedì 10 giugno il pulmino ci ha portati a Quinto alla casa comunale dove il signor Petrini ci ha fatto visitare la sede del Comune, con la sala del Municipio, la cancelleria ecc., poi abbiamo iniziato la nostra seduta. Ogni ragazzo aveva dei ruoli: chi fa- ceva il sindaco, chi il presidente, chi il consigliere comunale... e abbiamo simulato un dibattito sui diversi temi in discussione. Alla seduta assisteva anche il segretario comunale. Come pubblico c’erano i maestri Franco Celio e Fausto Croce. I banchi erano messi a ferro di cavallo e vi erano seduti i consiglieri comunali. In mezzo c’era il banco dei 5 municipali, con il sindaco al centro. Più rialzati c’erano il presidente – Fabrizio Pellegri – il segretario e i due scrutatori, cioè le persone che contano i voti. I consiglieri prima erano stati divisi in tre gruppi (Commissioni) e ognuno di questi aveva studiato uno dei temi in discussione e aveva preparato un Rapporto. In seguito abbiamo discusso molto animatamente i rapporti, che un incaricato (relatore) doveva presentare, e dopo aver fatto alcune domande ai municipali, si è concluso che: • • • la palestra si deve rifare perché è vecchia, ha bisogno di nuovi attrezzi e bisogna renderla più sicura bisogna acquistare un nuovo veicolo più grande e più sicuro per il trasporto degli allievi se si vuole più turismo e più scuole montane, bisogna ristrutturare la casermetta, per avere un posto per i giovani, per i militari e per gruppi che hanno bisogno di un luogo confortevole e tranquillo, di un posto grande dove andare senza spendere troppo. La seduta è finita bene. Due rapporti su tre sono stati accettati. Finito il dibattito siamo partiti subito perché c’era un matrimonio. Non avevamo mai fatto un esercizio di questo genere. È stata una giornata diversa dalle altre, istruttiva, interessante e anche divertente. Magari qualcuno di noi andrà a fare il politico. La classe IV A 12 Un’opportunità di apprendimento extrascolastico Visita al Technorama di Winterthur Venerdì mattina 6 novembre una ventina di Altoleventinesi si apprestano a varcare il Gottardo: «Ma dove andranno? Con che scopo? Chi sono? Con quali mezzi?» Lo scopriremo raccontandovi alcuni particolari della gita. L’idea è nata dal gruppo genitori alta Leventina, volonterosa di offrire una proposta coinvolgente e valida alle ragazze e ai ragazzi che frequentano o sono in età scolastica di terza e quarta media. C’è chi parte subito incuriosito e avventuriero. Ad ogni postazione si possono trovare le spiegazioni (anche in italiano) di come si svolge una determinata prova o esperimento. La scelta cade sul Technorama di Wintethur, meta di gruppi, scolaresche e studenti di scuole tecniche e scientifiche. Si tratta di un centro di scienza e tecnologia con oltre 500 possibilità di prove dove si può assistere oppure provare e sperimentare in prima persona un determinato movimento, un effetto chimico o fisico, una trasformazione elettrica e tanto altro… Il gruppo genitori si è posto l’obbiettivo di raccogliere i fondi necessari per non incidere troppo sul costo per partecipante. Il mese di luglio alcuni genitori e giovani si sono messi a disposizione del carnevale estivo di Ambrì per svolgere lavori di riordino e pulizia. Inoltre grazie a una persona sensibile a queste proposte siamo riusciti a cumulare una cifra tale che un contributo personale di Fr. 15/20.– bastava per partecipare alla trasferta con inclusa l’entrata al Technorama. Il viaggio Si può perfino partecipare ad un esperimento show in gruppo. Durante la giornata nei padiglioni posti su tre piani abbiamo incontrato molte famiglie ticinesi che hanno approfittato delle vacanze scolastiche. Il centro è molto ben strutturato, ci sono a disposizione persone competenti per fornire assistenza,indicazioni e spiegazioni durante gli esperimenti. Il pranzo lo abbiamo consumato al servisol del Technorama. Giusto il tempo di mangiare e via di nuovo a provare, riprovare, sperimentare e assistere a show. 07:58 Partenza da Airolo. “Viaggio in treno viaggio sereno”, è proprio vero: un mezzo di trasporto ideale per comitive. In 2 ore e 40 ci porta da Airolo a Oberwinterthur. Difficile annoiarsi in compagnia e il tempo passa velocemente. Dalla stazione di Oberwinterthur in 10 minuti a piedi arriviamo al Technorama. Alle ore 11:00 entriamo nei padiglioni a piccoli gruppi. Ogni partecipante intuisce immediatamente come bisogna affrontare la giornata al Centro della scienza di Winterthur: qui bisogna toccare , provare , riprovare… La giornata è volata e l’interesse per qualche altro esperimento ci sarebbe ancora stato ma purtroppo dobbiamo rientrare in Ticino. Alle 19.00 arriviamo ad Airolo consapevoli di aver trascorso un’indimenticabile e arricchente giornata. Un caloroso grazie a tutti i partecipanti e chissà che magari un giorno ci ritornerete… Damiano Dassié, presidente Gruppo Genitori Alta Leventina 13 Con le 3° medie La tradizionale ciaspolata Da anni la nostra sede organizza l’uscita con le racchette da neve. È un appuntamento simpatico che permette ai ragazzi di provare una nuova esperienza e di apprendere le conoscenze basilari del «muoversi sulla neve». Ma vediamo quanto scrive Siro, allievo di 3B che questa giornata l’ha vissuta in modo veramente insolito e intenso. Alfeo Visconti Si arranca!!! Le informazioni di Miki sorprendono tutti Le spiegazioni di Lele: si scopre sempre qualcosa di nuovo 14 Tutto cominciò il giorno in cui, a scuola, il nostro maestro di classe Gionata Forni ci diede il programma per la passeggiata con le racchette. Sul foglio c’era scritto come dovevamo equipaggiarci, a che ora partivamo e chi erano gli accompagnatori, tra cui figurava anche il nome di mio padre, Renzo Venturini. Io rimasi stupito e pensai subito a che cosa c’entrava mio papà. Così quando arrivai a casa gli chiesi come mai veniva anche lui, e mi spiegò che doveva fare una lezione assieme ad altri due della colonna di soccorso sul pericolo in montagna. Inoltre mi chiese se potevo fargli un piacere e mi spiegò cosa dovevo fare. Sarei dovuto andare in un buco che avevano scavato sotto la neve, poi l’avrebbero chiuso e infine uno della colonna di soccorso, assieme al suo cane, sarebbe venuto a cercarmi, davanti a tutte e due le terze. Io gli dissi di sì perché capii subito che sarebbe stata una cosa fantastica. Arrivò il giorno fatidico, il venerdì prima delle vacanze di carnevale. Feci una bella colazione, perché è importante mangiare bene prima di fare sport. Mi preparai in modo adeguato per andare con le ciaspole, presi i bastoni e le racchette e andai a prendere il pulmino. A scuola c’era un bus blu che ci avrebbe portato allo sci lift di Prato, da dove saremmo partiti e infine arrivati. Quando ebbero finito tutti di mettersi le ciaspole partimmo verso la Bedrina (la prima tappa). Il sentiero saliva a cinquanta metri circa da parte alla pista, il maestro Visconti era quello che faceva la traccia e gli altri maestri stavano in mezzo e in fondo. Il sentiero finiva quando si arrivava ai piedi del pony di Bedrina. Lì da parte alla pista mio papà cominciò il discorso sui pericoli in montagna, poi quando lui ebbe finito cominciò un suo collega della colonna di soccorso cioè Michele Dozio, che parlò della stabilità del manto nevoso. Terminate le spiegazioni mio padre mi portò dove aveva scavato il buco e io mi misi dentro, poi lui chiuse il passaggio con dei blocchi di neve. Mentre io stavo sotto, nascose anche un sacco sotto la neve. Nel frattempo Giulio Mottini, il padrone del cane che cerca le persone con il fiuto, spiegava che stamattina c’era stata una valanga e che una persona era dispersa, così venne a cercarmi assieme al cane, nello stesso momento i miei compagni guardavano quello che capitava. Io stavo sotto tranquillo con un cervelat per darlo come premio al cane quando mi avrebbe trovato. Infatti dopo dieci minuti sentii grattare la neve da parte a me, poi vidi il muso. Il cane intanto aveva tirato via tutta la neve, poi entrò nel buco e io gli diedi il cervelat; uscì e io lo seguii. Quando fui arrivato dai miei compagni, il cane trovò anche il sacco, e c’era dentro un altro cervelat. Finito di fare tutto questo ripartimmo per andare verso il biotopo della Bedrina; passammo per un sentiero in mezzo al bosco, finché non arrivammo in uno spiazzo, dove ci fece una lezione sulle tracce degli animali nel bosco il signor Ceresa. Finita la lezione ripartimmo e andammo vicino ad un’antenna del telefono, ci fermam-mo a mangiare e a riposare per un’oretta circa, poi ripartimmo e andammo fino a metà del Bosco Bello. Era il momento di ritornare indietro: tagliammo direttamente verso l’arrivo dello sci lift di Prato. Arrivò il momento più bello cioè quello di scendere nella neve fresca, e poi di scendere dalle piste con il sedere. Finita la discesa c’era lo stesso bus che ci aspettava per riportarci a scuola. Questa fu una delle più belle giornate di scuola. Sono contento e spero di poter rifare una passeggiata così in futuro». Che emozioni! Noi della IV A e IV B di Ambrì abbiamo avuto la possibilità di avvicinarci quest’anno allo sci di fondo, scoprendo con nostra grande meraviglia che non è poi tanto faticoso e noioso come pensavamo. Mercoledì, 10 febbraio, dopo aver ricevuto dalla nostra sede il materiale necessario per la pratica di questo sport, abbiamo visto alcuni filmati su questa disciplina sportiva. Giovedì, 11 febbraio, siamo partiti con il bus verso Bedretto. Inizialmente abbiamo creato 4 gruppetti con i docenti: Francesca Vella, Daniela Marveggio, Valeria Dassié, Enrica Vicari-Vella e Fausto Croce. Durante le prime ore del mattino ci è stata mostrata la tecnica classica, detta anche passo alternato, unica fino agli anni ‘80. Essa si esegue utilizzando il binario tracciato su neve battuta, che consente allo sciatore un facile appoggio dello sci e una guida sicura in fase di scivolata. Dopo aver mangiato le squisite lasagne preparateci dalla brava cuoca Irma, siamo ripartiti per una bellissima escursione sulla pista delle racchette, addentrandoci in un ambiente fiabesco dove tutta la vegetazione era ricoperta da una soffice coltre nevosa. Abbiamo assaporato l’ebbrezza del fuoripista. Venerdì, 12 febbraio siamo ripartiti per la seconda giornata sugli sci. Il tempo era stupendo, non c’era una nuvola ed il freddo aveva allentato la sua morsa. Il mattino abbiamo appreso la tecnica di pattinaggio, detta anche passo pattinato o, più propriamente skating. Questa tecnica è piuttosto recente poichè incomincia a fare la sua comparsa agli inizi degli anni ‘80. Fu il finlandese Pauli Siitonen che, nella stagione invernale 1981–82, cominciò ad usare un passo che venne poi chiamato dai tecnici federali come «scivolata spinta pattinata». Il pomeriggio, dopo aver gustato le prelibatezze della cucina, siamo andati tutti assieme a fare un’escursione verso la località di Ronco-Bedretto, dove abbiamo potuto ammirare le bellissime creste che si stagliavano maestose verso il cielo azzurro, tra le quali la cresta Cassina Baggio e i due imponenti 3000: il Pizzo Rotondo ed il Pizzo Pesciora. Sono stati due giorni molto belli, indimenticabili, pieni di allegria, emozioni e tanto movimento. Esprimiamo inoltre la nostra più grande gioia per la prima medaglia d’oro nella disciplina dello sci di fondo vinta alle Olimpiadi di Vancouver dal nostro prestante atleta Dario Cologna. BRAVO Dario, sei GRANDE!!!! Gli allievi di IV A e IV B 15 Ancora in primo piano al Memorial Giò Jelmini 2010 Nell’ambito delle attività sportive fuori sede, anche quest’anno abbiamo partecipato con tre squadre al Memorial Giò Jelmini, gara polisportiva invernale a squadre che ha avuto luogo a Carì il 2 marzo scorso. Una splendida giornata di sole ha salutato le presenza nella stazione invernale leventinese di oltre un centinaio di giovani appartenenti agli ordini scolastici del settore medio e medio superiore. La nostra sede ha presentato tre squadre formate ciascuna da due sciatori e due snowboarder, scelti tra gli allievi di terza e quarta. La prima squadra era composta da: Luca Guglielmetti, Filippo Dassié, Manuela Polli e Caterina Beffa; la seconda, da Vladimir Simic, Michel Tagliabue, Letizia Dassié e Barbara Ferrari; la terza, da Giorgia Bianchi, Sabina Pellegri, Fabrizio Pellegri e Omar Pozzi. La gara consisteva nella discesa contemporanea dei due sciatori e dei due snowboarder su due percorsi simili che si incontravano nel finale; la classifica è stata stilata sulla base della media dei quattro tempi ottenuti. Il regolamento prevedeva la possibilità di svolgere più discese cronometrate per permettere alle singole squadre il miglioramento del risultato. Al fine di ottenere una buona prestazione d’assieme, era importante studiare una tattica di squadra che permettesse di scendere sul percorso nel miglior modo possibile, evitando le insidie del terreno. 16 La prima squadra si è brilantemente classificata al terzo posto, mentre le altre due, complice anche un po’ di sfortuna, si sono piazzate lontane dal podio. La giornata è stata un successo: accanto ai momenti prettamente sportivi, ci sono stati spazi per socializzare con allievi provenienti da altre sedi e le condizioni meteorologiche ideali hanno permesso a tutti di cimentarsi sul percorso con la massima sicurezza, gustando alcune discese sulle piste di Carì magnificamente preparate. Fausto Croce, docente di educazione fisica Una grande sorpresa! Una mattina di aprile, la maestra di educazione visiva Enrica Vicari-Vella, ci ha annunciato che alcuni di noi avevano vinto il primo premio del Concorso «VoliAmo Filatelia», sul tema delle Vie Culturali Svizzere. Non ci sembrava vero! Ciò significava aver la possibilità di sorvolare l’intera Svizzera a bordo di un superpuma, facendo scalo su tutti gli aeroporti nazionali. Il giorno del volo è stato fissato per il 28 maggio 2009. Noi tre vincitrici: Cristina D’Andrea, Jana Gobbi e Marta Marveggio, accompagnate dalla nostra maestra di educazione visiva ci siamo presentate all’aeroporto di Ambrì. Ad accoglierci alle ore 09.00 c’erano i bambini della scuola d’infazia con tanto di bandierine, una delegazione del Municipio di Quinto e una delegazione del Consiglio di Stato, comprendente anche l’on. Normann Gobbi. A bordo con noi sono saliti l’on. Gobbi, un funzionario del Consiglio di Stato e alcuni membri del «Comitato di Concorso Voli Amo Filatelia». Nel corso del nostro giro, ad ogni scalo siamo stati accolti dalle delegazioni municipali e cantonali le quali hanno offerto spuntini e omaggi vari. Il tempo era splendido, ideale per poter veder da vicino le alte vette delle nostri alpi. Il viaggio, durato 7 ore è stato molto denso, ricco di emozioni e di immagini che difficilmente dimenticheremo. Le vincitrici: Jana, Cristina e Marta 15 anni C H-6747 C h i ro n i c o t. 091 865 14 03 f. 091 865 14 06 [email protected] w w w. d a z z i . c h STAMPATIGRAFICADECORAZIONEGADGETS 17 Ciclismo, olimpiadi, Zeus Premessa Qualcuno si chiederà quale nesso logico vi sia fra il ciclismo, le olimpiadi e Zeus. Ve lo spieghiamo subito. Lo scorso mese di settembre a Mendrisio e dintorni hanno avuto luogo i campionati mondiali di ciclismo su strada. Gli organizzatori hanno previsto varie manifestazioni collaterali, fra le quali una mostra dedicata allo sport nel mondo antico presso il locale museo d’arte. Gli antichi Greci, imitati come sempre, seppur in maniera parziale, dai Romani, avevano già capito l’importanza dell’attività sportiva per l’educazione del cittadino, diremo forse con risvolti che non sempre oggigiorno sappiamo cogliere. In effetti, se l’esercizio fisico permetteva ai giovani di sopportare le fatiche della guerra, nell’istruzione del futuro cittadino-soldato non veniva trascurato il valore di un’educazione a tutto campo, in cui la forza fisica doveva armonicamente fondersi con la bellezza e con la formazione necessaria ai magistrati e ai cittadini, chiamati in futuro al buon governo della propria città. Lo sport ellenico trovò la sua massima espressione nei giochi panellenici, momenti di festa per tutti i cittadini del mondo greco. Spettatori ed atleti per alcuni giorni dimenticavano diatribe e lotte grazie celebrazione di un evento sportivo che sempre era sempre dedicato ad una particolare divinità. Olimpia onorava Zeus, Corinto Nettuno, Delfi Apollo, ecc. Vincere una competizione ai giochi, portava fama e onore all’atleta e alla polis dalla quale proveniva. Al vincitore, una volta tornato in patria erano concesse ricompense anche di notevole entità pecuniaria e il suo gesto atletico era celebrato con inni, statue, steli, che ne assicuravano fama immortale e un ruolo importante all’interno della comunità. I giochi hanno origini assai remote. Nei miti sono raccontate imprese che ricordano da vicino particolari manifestazioni sportive. Gli studiosi antichi e moderni riconoscono in singoli episodi della vita di Ercole, un eroe molto popolare, o di altri dei ed eroi. La prima descrizione dei vari sport che animeranno i giochi (corsa a piedi, corsa con i carri, salto in lungo, lancio del giavellotto, pugilato, lotta e pacrazio, ecc.). Omero, nell’Iliade, ci ricorda come Achille abbia voluto onorare l’amico Patroclo con giochi funebri riccamente ricompensati. 18 Fra questi giochi, i più noti erano sicuramente quelli di Olimpia, che dal 776 a.C. si celebrarono ogni 4 anni presso il celebre santuario di Zeus. Gli atleti si preparavano alle competizioni con lunghi e faticosi allenamenti, culminanti con un mese di allenamento collettivo ed obbligatorio, prima dei giochi, non disdegnando però la cura del corpo. L’iconografia greca ci presenta tutti gli aspetti di questo particolare mondo, dalle sedute di allenamento, al gesto atletico rappresentato in tutte le sue fasi, ai momenti di vita nelle palestre, alle celebrazioni dei vincitori. Monumenti e testi scritti ci hanno tramandato il nome di atleti, che talvolta hanno trionfato in più edizioni dei giochi e anche in varie località. Testimoniano pure dello stretto legame che esisteva fra sport e religione: vicino agli stadi sorgeva sempre un tempio e gli eventi sportivi, come oggi, si aprivano con cerimonie di apertura e chiusura, veri inni celebrativi delle divinità, che prevedevano il giuramento di atleti e giudici che si impegnavano a rispettare lealmente le regole. Le cronache dell’epoca ci dicono anche che alcuni atleti, sorpresi in atteggiamenti non corretti e rispettosi dei regolamenti, sono stati immediatamente sospesi ed allontanati dai «villaggi olimpici», con grande disonore loro e delle città da cui provenivano. Ai giochi potevano partecipare solo gli uomini liberi: le donne non erano ammesse, neanche come spettatrici. Col passare del tempo, grazie anche alla presenza di veri e propri mecenati, i giochi, nati soprattutto in ambito aristocratico (solo i ricchi evidentemente avevano i mezzi per potersi preparare ed acquistare il materiale necessario), furono aperti anche a giovani, che grazie al loro talento, riuscivano a trovare finanziatori che permettevano loro di allenarsi. Solo le corse con i carri mantennero sempre un’impronta più aristocratica e i vincitori celebrati non erano gli atleti che li guidavano, ma i proprietari: per questo fra di essi troviamo anche il nome di qualche donna, la ricca proprietaria del carro vincitore. pancrazio erano sport assai popolari, ma La cronaca della giornata Sabato 28 novembre noi latinisti di III media siamo andati a Mendrisio a visitare una mostra intitolata: «gli Atleti di Zeus» che parlava dello sport nell’antichità. Con la mitica posta siamo andati fino alla stazione di Faido, dove abbiamo preso il treno per Mendrisio. Abbiamo sfruttato il viaggio per parlare, mangiare (ci sono sempre degli inguaribili affamati) e per guadare riviste. Arrivati a Mendrisio abbiamo camminato fino alla mostra, dove ci hanno dato delle apposite cuffiette, collegate evidentemente a un mini-registratore, che commentavano il materiale esposto. Nella prima sala erano esposti dei «pezzi» di sculture che rappresentavano i corpi degli atleti. Nell’antichità lo sport veniva praticato nudi e dobbiamo dire che si siamo rimasti un po’ a vedere tutte queste sculture nude! Erano pure visibili dei vasi riccamente decorati, che potevano essere ottenuti in premio dai vincitori dei giochi. Questi vasi venivano riempiti di olio, alimento assai prezioso e ricercato. Quale ricompensa, i vincitori potevano avere anche dei nastri da portare in testa a mo’ di bandane, oppure delle piccole corone: ma questi omaggi erano soprattutto simbolici. In alcune vetrine erano esposti riproduzioni di giavellotti, dischi, «guanti» per pugili, pesi, ecc. usati nelle competizioni. Lo sapete che il salto in lungo, molto probabilmente effettuato da fermo e con una dinamica forse più vicina al nostro salto triplo, per essere più armonico, era accompagnato dal suono del flauto. Inoltre l’atleta doveva saltare con l’ausilio di due pesi che teneva nelle mani. Pugilato, lotta e 19 Impressioni romane Introduzione Roma è una delle città più note e conosciute del mondo. La capitale dell’impero romano e dell’Italia grazie alla sua più che billenaria storia racchiude entro le sue mura capolavori artistici di rara bellezza. Il fatto poi che sia da quasi due mila anni anche la sede del papa contribuisce a renderla unica al mondo. Da 28 anni organizzo escursioni a Roma con gli allievi latinisti di quarta media. Non mi annoio mai: piccole e grandi scoperte mi permettono di conoscere sempre meglio la città eterna. La vita appare frenetica e assai caotica, ma dopo un po’ ci si abitua ai ritmi per noi insoliti di una megalopoli e si apprezzano sempre di più i mille angoli nascosti della capitale italiana. Quest’anno vogliamo proporvi non tanto la cronaca di quanto successo, ma soprattutto alcune impressioni sul nostro soggiorno romano, anche se risulta sempre difficile esprimere le sensazioni e le impressioni che una simile avventura suscita. Prima di lasciare così la parola ai veri protagonisti del soggiorno romano, vorrei esprime il mio ringraziamento alle direzioni delle scuole medie di Ambrì e Giornico, che ci hanno sempre sostenuto nelle nostre fatiche. Un grazie particolare al direttore Fabrizio Viscontini per la sua partecipazione attiva e competente. Elena Giacomelli, docente di latino 20 Le nostre considerazioni Venerdì 26 marzo siamo partiti verso le 17.30 da Bellinzona. A Milano abbiamo preso un treno Freccia Rossa, che in tre ore avrebbe dovuto condurci a Roma. Però poco prima di Parma, improvvisamente, il treno si è fermato e per lunghi minuti non si è mosso: in alcune carrozze mancava la luce, in altre non funzionava l’altoparlante e in altre il riscaldamento era ridotto. Per alleviare le nostre sofferenze, ci sono stati offerti (in ritardo) una bibita e degli stuzzichini. Per fortuna, quando temevamo il peggio, dopo un’oretta siamo partiti verso la nostra meta. Per finire, siamo arrivati a Roma con 84 minuti di ritardo e abbiamo sgobbato come muli per portare le valige in albergo. Sono state velocemente distribuite le camere e poi siamo andati a dormire. Il giorno dopo, sabato 27 marzo abbiamo visitato il Colosseo: una costruzione colossale e stupefacente. Nel pomeriggio abbiamo visitato il foro romano e i fori imperiali: niente di speciale, anche se eravamo emozionati: camminavamo lungo strade che sicuramente anche Cesare aveva percorso. Il rientro in albergo è avvenuto in metro: la sua velocità è impressionante. Domenica 28 marzo. Godevamo (soprattutto io) a pensare che gli altri stavano pensando a compiti da preparare per la scuola; lasciando da parte le mie soddisfazioni personali, siamo andati a visitare il Quirinale (il palazzo, già dimora di papi e dei re d’Italia, dove ove attualmente abita e lavora il presidente della repubblica italiana, Giorgio Napolitano). Il pomeriggio abbiamo visitato la fontana di Trevi e abbiamo scoperto i mille negozietti di via del Corso. In serata sono venuto a sapere che l’Inter le aveva «prese» dalla Roma ed ero molto felice come tutti i Romani, che hanno fatto un «casotto» bestiale di clacson e petardi (ma non così la nostra docente di latino, che invece era assai triste). tarra di Bruce Springsteen, la chitarra di Angus Young, ecc.: una vera delizia per gli occhi. Lunedì 29 siamo andati a visitare il Vaticano: abbiamo fatto 552 scalini per salire e altrettanti per scendere: più di metà li ho fatti saltellando a piedi pari. Il pomeriggio abbiamo visitato la basilica di San Pietro e l’antistante piazza San Pietro. Mercoledì 31 marzo: ultimo giorno del nostro soggiorno romano. Sgombrate le camere, siamo andati a depositare i bagagli in stazione. Poi siamo andati in giro. Dapprima abbiamo scoperto che gli indirizzi Piazza dei Cinquecento e Stazione Termini sono praticamente la stessa cosa. Lo sapevate che tutta l’area era occupata un tempo dalle terme di Diocleziano? Oggigiorno possiamo ammirare alcuni resti delle terme, all’interno delle quali sono stati inseriti una parte del Museo Nazionale Romano e una chiesa. Piazza della repubblica ha mantenuto la forma dell’antica esedra delle terme. Al centro della piazza c’è la bellissima fontana della Naiadi, che fu opera Mario Rutelli, progenitore dell’ex-sindaco di Roma Francesco Rutelli. Poi, per l’ultima volta siamo partiti alla conquista di Roma, andando in giro lungo la via Nazionale. In un bar ho comprato i francobolli e ho lasciato una cartolina scritta e affrancata lì sul bancone. Successivamente, mentre stavo imbucando le altre, mi sono accorto che mancava e allora sono corso al bar e il cameriere mi ha detto che l’aveva già imbucata lui. Siamo andati a pranzo presso la grossa catena internazionale nordamericana: lì mi sono dimenticato lo zaino, ma me ne sono accorto subito e mentre già stavamo avviandoci verso la stazione, sono corso indietro a prenderlo e per fortuna l’ho trovato. Ora siamo in treno e stiamo viaggiando velocemente verso la Svizzera. Per far passare il tempo giochiamo a battaglia navale. Il viaggio prosegue regolarmente, senza particolari incidenti, e molto probabilmente arriveremo a Bellinzona praticamente puntualmente. Happy Martedì siamo andati alle catacombe di San Callisto (uno degli antichi cimiteri sotterranei cristiani, usati nei primi secoli dell’impero, quando i cristiani erano perseguitati; esse non sono mai servite come luogo di rifugio: sono troppo anguste e soprattutto erano conosciute dai pagani). È stata la cosa migliore. Dal mio punto di vista, è uno degli infiniti presenti nell’universo. Comunque, per non divagare in conclusioni filosofiche che ci condurrebbero troppo lontano, dopo la visita alle catacombe, nel pomeriggio siamo andati all’Hard Rock Cafe, che è una specie di museo del rock. C’erano gli occhiali di Bono (U2), il basso di Michael Flea Balzary (Red Hot Chilli Peppers), gli stivali di Ozzy Osbourne, la chi- Dopo aver fatto un breve giro della città, il 29 marzo 2010 ci siamo recati nella città del Vaticano. Dapprima volevamo visitare i musei vaticani ma ci siamo ritrovati a dover fare più di un chilometro di coda: così abbiamo deciso di lasciar perdere l’idea e di limitarci ad ammirare le mura vaticane, efficace espressione del cambiato modo di combattere.. Abbiamo quindi deciso di andare in cima alla cupola per ammirare il paesaggio. Si poteva scegliere se prendere l’ascensore e risparmiare così 231 scalini, o di fare tutta la salita a piedi, cioè 551 scalini. Io ho deciso di farla tutta a piedi. Siamo partiti tranquillamente; c’era però chi si è messo a farla tutta di corsa per vedere chi arrivava prima. 21 con i suoi palazzi e i suoi musei, palazzi storici che oggigiorno ospitano le istituzioni repubblicane (Montecitorio, palazzo Madama, palazzo Chigi, palazzo del Quirinale), ecc. Oltre a questi abbiamo scoperto almeno in parte le usanze dei Romani, il loro stile di vita, le loro abitudini, il loro credo. Roma può essere considerata una città grande, «magica», soprattutto di notte, per la varietà delle caratteristiche fontane romane. Anche il momento del pranzo può essere un modo per avvicinare il mondo multiculturale romano. Abbiamo potuto gustare i piatti tradizionali della cucina italiana e romana. Pasta, pizza, pesce sono più consigliabili, anche per la varietà e l’originalità dei modi di preparazione. Per fare acquisti veloci e a buon mercato, è preferibile andare dai simpatici «vu cumpra» o nei mercatini rionali. Si possono fare affari interessanti con gli ambulanti, se si sta attenti: in effetti contrattando si possono ottenere ribassi di prezzo sorprendenti o scoprire offerte interessanti. Man mano che si saliva i corridoi si restringevano e a un po’ più di metà le pareti hanno cominciato a inclinarsi per prendere la forma della cupola. L’ultima scalinata era a chiocciola, e come corrimano c’era una corda che scendeva a piombo. Arrivati in cima abbiamo potuto ammirare una gran parte della città, dopo di che siamo scesi per poter visitare la chiesa di San Pietro. Abbiamo visto la Pietà di Michelangelo, uno dei suoi più grandi capolavori, le spoglie di papa Giovanni XXIII e alcuni quadri celebri. Naomi Il 28 marzo abbiamo visitato fra gli altri monumenti la fontana di Trevi. Subito, al primo colpo, mi hanno impressionato la grandezza e la folla presente in ogni momento della giornata. Non passa momento in cui la piazza sia vuota. È di forma rettangolare, altissima e bianca. Vi sono raffigurate molte statue. Ovviamente chi visita la fontana, secondo una tradizione secolare, butta di spalle una monetina nell’acqua, perché si può esprimere un desiderio (abbiamo poi scoperto che normalmente si esprime il desiderio di poter ritornare a Roma). Lisa Roma è diversa dalle altre città perché oltre ad essere grande e popolata da varie etnie, possiede una grande quantità di opere d’arte, sparse in ogni angolo della città (e alcune sono ancora sottoterra). Tra queste troviamo: il Colosseo, il Pantheon, il Foro romano, innumerevoli templi e chiese, le catacombe, la città del Vaticano, 22 La povertà è molto evidente, oltre che elevata, e bisogna stare attenti agli impostori. Molto spesso si incontrano persone che chiedono la carità ai turisti (noi siamo stati uno dei loro bersagli). Oltre a questi fatti, che peraltro possono avere anche dei risvolti «negativi», a Roma c’è un forte tasso di inquinamento e anche sporcizia diffusa, dovuta alla poca cura di alcuni quartieri. I negozi, sopratutto quelli del centro storico, sono molto vari, ma anche assai cari (almeno per le nostre tasche) seppur di buongusto. Ora abbiamo un detto: «italiano al volante, pericolo costante». Questa frase rispecchia lo stile di guida che abbiamo avuto il «piacere» di incontrare a Roma. Nel periodo passato a Roma si sono tenute le elezioni regionali, vinte dalla coalizione di centro-destra, capeggiate dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Questa settimana è stata per noi molto istruttiva, sia dal punto di vista culturale che umanitario, aprendoci gli occhi a un mondo nuovo diverso dal nostro nel quale siamo abituati a vivere. P.S. Se i nostri lettori sono interessati, abbiamo a disposizione la documentazione fotografica su quanto scritto. We love Rome (Vanja, Licia, Cristina) Lirica, prosa e saggistica in quarta A Quest’anno, nell’ambito del laboratorio di scrittura in quarta media, ho dedicato degli spazi sia alla scrittura creativa (lirica e prosa) sia alla riflessione sull’attualità (saggistica), dando la possibilità agli allievi di esprimere le loro idee attraverso i tre generi di scrittura più conosciuti. Ecco alcuni lavori: Massimiliano De Stefanis, docente di italiano Il sole Lirica Senza il sole viviamo nell`oscurità, le nostre giornate sono tristi, cupe. La natura sembra morta, l`universo sembra caduto nell`ombra. Ma all`improvviso lo vedi sorgere da dietro le montagne, lentamente, illumina ogni angolo della terra, i suoi raggi penetrano fievoli attraverso le finestre delle case, illuminando i volti di ognuno di noi. La natura rinasce con tutta la sua meraviglia, le foglie degli alberi brillano ai nostri occhi, illuminati dal sole, i mari, i laghi, i fiumi, sembrano fatti di diamanti che riflettono la luce attraverso il tempo. Il sole fa sembrare il mondo spettacolare. Il sole rende tutto più chiaro, illuminando le nostre giornate, i nostri cuori, le nostre anime. La notte Senza il sole viviamo nell`oscurità, La notte, la notte ti trasmette paura, sei lì, nella tua camera, guardi fuori dalla finestra, improvvisamente, un brivido ti penetra nelle ossa, ti dà un senso di terrore, e contemporaneamente senti tranquillità, tutti i rumori assordanti del giorno sono scomparsi. Il cielo è ricoperto da un velo nero, la natura cade in un sonno profondo. Chiudi gli occhi, non pensare, domani la luce tornerà. Manuela Di passaggio Manuela Le nuvole coprono l’estate, il freddo porta via il calore, la pioggia scende a dirotto, e io sono chiusa in una camera vuota, dove ci sono solo pareti scure che trapassano la tristezza e mi fanno riflettere sulla mia vita, sono qui sdraiata su un letto, so che mi resta poco da vivere, nessuno sa tra quanto me ne andrò, può accadere oggi come può essere domani, l’idea non mi spaventa più, sentivo una vocina dentro me che diceva, non avere paura di volare, se arriverai troppo in alto ti tenderò la mano e ti ricorderò che la terra è laggiù. Felicity 23 Una persona speciale Tu sei, quella persona che mi porta dove non serve sognare, quando ho conosciuto te, andavo a dormire con la speranza di sognarti, e la mattina uscivo con la speranza di incontrarti, se vedo te quello che è scuro diventa chiaro, se vedo te il dolce diventa amaro, e tardi per tornare indietro, ma e troppo presto per chiamarti amore. Felicity Poesia Un silenzio abissale, spezzato. Riecheggia, nel mio vuoto. Stravolgendo l’ordine, sguinzagliando il caos. Ha stravolto il tempo, e lo spazio. Rendendomi schiava della libertà, schiava dell’impossibile. Ho cercato l’infinito, e ho trovato il vuoto. Mi rendo conto dell’inutilità di certi miei pensieri. L’ignoranza, m’avvolge. Mi stringe. E non vuole mollarmi. Mi dispero, ma inutile è cercare aiuto. Nulla. Non sento, non vedo affogo. In questa nube, che annebbia il mio pensiero Il mio ragionamento la verità trovo solo disordine. L’amore Quando ti vedo i miei occhi si illuminano, il mio cuore inizia a battere, la mia anima mi manda un messaggio e quel messaggio sei tu. La mia testa me ne manda un altro e mi dice non sarà mai tuo, Il mio cuore me ne invia un altro e mi dice devi combattere per lui, e la vita che mi dice? Non si sa, vivila. La famiglia te ne invia un altro, ma dal profondo del cuore e ti dice: per noi devi essere felice, Le tue amiche ti dicono non devi arrenderti, combatti e sarà tuo, e lui cosa dice? Niente perché non trova il coraggio di dirtelo o forse meglio aspetta te che vai a dirglielo, Dio ha creato una cosa che tutti hanno oltre l’aspetto fisico: sta dentro in tutti noi e questa cosa si chiama imbarazzo. Una cosa che da combattere è difficilissima, e quando i miei occhi ti vedono mi sale una vampata di caldo e molto imbarazzo, la mia parte grezza, arrogante vola via insieme all’amore che provo io per te. Ketty Nicole L’unione L’unione ti fortifica È una massa, una raffica Che la sola distruzione porta Alla disperazione. Come il suono di quella canzone. Ridere con gli amici. Mangiare un boccone. Il passato è come un tatuaggio Non potrà esser cancellato Ma forse, se vorrai, dimenticato. Alan Il regalo Voglio farti un regalo qualcosa di dolce qualcosa di raro, Quel regalo che solo io riesco a darti, magari anche un semplice sorriso ma vederti ridere con me è il regalo più grande. Quando vedo il tuo sorriso il resto del mondo scompare, Se è notte diventa giorno, se è inverno diventa estate, e il tuo sorriso è una cosa che mi piace. Nicole 24 Il vento Il vento, soffia silenzioso, portando gioie e dolori. Il vento, ascolta tutte le persone, di etnie e lingue diverse. Il vento, portando con sé segreti da tutto il mondo, è l’amico più fidato. Il vento, passa e va, modellando e distruggendo. Il vento, si porta dietro tutto ciò che incontra, senza lamentarsi ed obiettare. Il vento, spirito libero che viaggia, attorno a tutto il nostro pianeta. Cristina Racconto breve L’amore C’era una volta una ragazza di quattordici anni, che voleva capire cosa fosse l’amore, e un bel giorno finalmente lo trovò. Le sembrava di vivere una favola, tutto le andava bene, trascorreva tutti i giorni con questo nuovo ragazzo. Era la cosa più bella che le poteva capitare; non poteva, infatti, chiedere di più dalla vita. Era sempre felice e stava sempre bene, non aveva problemi e aiutava sempre tutti quando avevano bisogno di lei, perché lei era amata ed era pronta ad amare il prossimo! Era dunque pronta a condividere la sua felicità. Questa sua vita andò avanti per parecchi mesi, ma un giorno le arrivò un messaggio di un’altra ragazza che le aveva scritto: «il tuo moroso è assieme a me, quindi togliti di torno e non farti più vedere!» Lei sprofondò in un lago di lacrime, chiamò la sua migliore amica e le disse tutto quello che le era successo; la sua amica prese la palla al balzo, andò da lui e le raccontò tutto; lui negava tutto, ma quando la sua amica le disse: gliel`ha detto Micol, lui diventò tutto bianco e la sua amica capì che era vero; prese dunque il telefono in mano e la chiamò e le disse con una voce un po’ strana: «Mi sa che è vero». La ragazza iniziò a piangere come una matta; lei voleva morire; si sentiva come se le fosse caduto il mondo addosso, l’unica sua felicità era svanita nel nulla, non aveva lo stimolo per andare avanti a vivere, non capiva più lo scopo della sua vita. La sua amica andò a casa sua, l’abbracciò, e le scesero delle lacrime pure a lei; la ragazza aveva capito che vale più l’amicizia che l’amore! Lei dal quel giorno capì che l’amore è bello fino a un certo punto, fin che le cose vanno bene, fin che sei amato, fin che ridi e scherzi… Ma quando inizi a piangere, a soffrire, a stare male non è più una cosa bella, non stai più bene con te stessa, quando hai paura di incontrarlo perché hai paura d’innamorati di nuovo, di stare ancora male, ma nella tua testa l’unico tuo pensiero è quel ragazzo, i momenti belli di voi due ma sai che non ci saranno mai più, che sono svaniti nel nulla. Allo stesso tempo vuoi rifarti una vita, ma hai paura di ricascarci di nuovo, al solo pensiero ti scende una lacrima sul viso, la sera vai a letto e pensi a colui che ti ha fatto del male, ma al posto di essere arrabbiata e insultarlo o cose del genere, ti scende un’altra lacrima perché tu lo ami ancora e non riesci a togliertelo dalla testa, e se trovi un altro uomo, il tuo cuore ti manda un messaggio, in quel messaggio c’è scritto il tuo cuore è pieno di lui non c’è posto per un altro ragazzo e lì capisci veramente che vivi solo per lui e che ami. Lei ama lui, ma il suo amore non è ricambiato! L’unica cosa che le è rimasta è la canzone che ascoltavano sempre loro quando erano assieme, che lei ogni giorno ascolta, quando sapeva che in quel momento doveva essere con lui; ascolta la loro canzone, quando l’ascolta prova dolore, amarezza e parecchio amore, non se lo scorderà mai nella vita perché è stato un vero amore, andato a finire male ma c’è stato puro amore!! Nella vita ci saranno momenti belli e momenti meno belli, ma bisogna essere pronti a tutto ed essere forti, andare avanti e combattere per tornare felice!!! La ragazza vorrebbe odiarlo, dimenticarlo ma non riesce perché prova davvero qualcosa di grande. Nicole 25 Saggio Ma la scuola è davvero utile? Darwin ? Selezione naturale ? Eh sì… ormai lo studio è diventato davvero importante. La scuola è diventata una vera selezione. Proprio come quella di Darwin! In alcuni paesi, la prima selezione avviene alle scuole elementari. Vengono infatti, scartate le persone che non se la possono permettere. La tappa successiva, di questa selezione, è la fine delle scuole medie. I ragazzi che finiscono l’ultimo semestre delle scuole medie con ottimi risultati, e una buona media, possono iscriversi a varie scuole superiori, e hanno quindi una vasta scelta (secondo me, avere la possibilità di scegliere è davvero il massimo), mentre i ragazzi che non hanno una buona media si ritrovano a dover scegliere tra poche possibilità. Essi forse non possono realizzare ciò che s’aspettavano dal futuro, e questa è un po’ come una condanna. Dover convivere con un mestiere che non ci piace può diventare una tortura, e potrebbe, magari portare al suicidio (caso estremo, e raro). Selezione successiva, per entrare al liceo, o alla commercio, ci vogliono, anche se non sempre dei test d’ammissione. Analoga la situazione per quanto concerne l’università (altra selezione). Quest’oggi si utilizza parecchio tempo nella formazione scolastica. Ed essa è selettiva, solo i migliori riescono nel loro scopo. Solo quelli più convinti, quelli più dediti, disposti a tutto, e ancora oltre! Ci sono molte persone infelici, che avrebbero voluto tornare indietro, e non marinare spesso la scuola, o semplicemente avrebbero studiato un po’ di più per quel maledetto fatidico test, o avrebbero seguito di più una lezione. Purtroppo, il passato non può mutare, solo il futuro possiamo manipolare. Il passato è già passato, e niente potrà cambiarlo, mai. Noi (esseri umani), iniziamo a mettere radici in questa società già in tenera età. Costruiamo una base, le fondamenta, già a soli sei anni. È incredibile, come già da pic- 26 colissimi, ci mettano sulle spalle un tale peso. Una così grossa responsabilità. Non ce ne accorgiamo fino ai quattordici anni, quando ci rendiamo conto, che il nostro futuro, il nostro avvenire, si basa su quello che abbiamo fatto, in soli otto anni. Le fondamenta, se costruite bene, resisteranno a diverse intemperie, come una casa ben costruita. Ma se già iniziamo male, e alla nostra «casa» manca qualche mattone, rischierà di crollare, di cedere. Questi buchi, queste imperfezioni, devono essere colmate, se poi si vuole andare avanti con la costruzione. Ritornando alla selezione, per quanto riguarda la scuola elementare; non accedervi, per un problema finanziario o sociale (stiamo parlando di tutto il mondo), non dà la possibilità di provare. Non tutti hanno la possibilità di costruire una buona base. Addirittura, ci sono persone che non hanno nemmeno uno schizzo di come potrebbe essere una base, quindi non hanno un futuro «prospero», un avvenire sereno, in armonia con le cose e le persone. Secondo me, il fatto che esistano persone, che ignorano l’utilità e l’esistenza di un’istruzione, è un’ingiustizia! Tutti dovrebbero avere una possibilità, anche se essa è minima, ma tutti meritano di provare, di istruirsi. Quest’oggi, la scuola è utile, essa getta una base, delle fondamenta, alla vita. Nella società d’oggi, infatti, senza studi, non si può andare avanti, è difficile avere una vita. Lo studio infatti influenza anche lo stipendio di una persona, e quindi il suo modo di vivere. È grazie alla scuola, allo studio, che certi salari sono alti, ed altri, invece sono bassi. È anche un po’ merito della scuola se le donne hanno cominciato a importare qualcosa, e ad avere un istruzione. Siccome ella veniva vista come una specie d’oggetto. La scuola ha pure dimezzato, se non di più, mestieri manuali, in cui ci voleva uno sforzo fisico. Anche grazie alla rivoluzione francese e industriale, ma lo studio ha permesso di specializzare vari mestieri, diminuendo quindi gli sforzi fisici, e tutto ciò che ne comporta (malattie,...), e valorizzando quello mentale. La scuola è utile, fa incontrare un mucchio di persone, e si accresce il proprio sapere. Grazie alla scuola siamo diventati più moderni, più civilizzati (anche se non so per certo se questo sia un bene o un male). Oggi la scuola è diventata indispensabile, essa funge da selezione. I migliori, i più dotati, quelli che riescono ad adattarsi, sopravvivranno, mentre gli altri soccomberanno! Ketty È importante avere amici? La parola amici l’abbiamo imparata e messa in pratica da quando eravamo bambini: all’asilo, forse non sapendo cosa significasse, quando giocavamo con un bambino che non avevamo mai visto e che non conoscevamo dopo qualche ora gli chiedevamo se voleva essere il nostro migliore amico; alle elementari, quando iniziavamo a farci un gruppetto di amici fidati; o alle medie quando ne sceglievamo due o tre con cui facevamo tutto e ai quali raccontavamo qualsiasi cosa; e via così fino alla nostra morte, quando ci stringeranno la mano dicendoci addio. La prima ragione che mi viene in mente quando penso alle mie amiche è che in qualsiasi momento e per qualsiasi ragione loro ti ascoltano. Ma non solo ti consolano quando sei triste, ti tengono sveglia quando sei stanca, ti coprono le spalle quando fai qualche casino, ecc. Gli amici sono una cosa unica. Non possiamo immaginare di vivere senza di loro. Una persona senza amici è solo una mezza persona, a cui manca qualcosa, qualcuno. La seconda ragione è che, a mio parere, più si è, meglio è, nel senso che se si vuole fare una festa ma non si hanno amici non la si può fare da soli, sarebbe noioso. Oppure quando vogliamo fare cavolate, è più divertente se si è in tanti, o quando i venerdì o i sabato sera non sia cosa fare e ti ricordi di avere degli amici e allora li chiami così da fare qualcosa assieme e divertirsi,come ad esempio andare al cinema, o quando c’è il carnevale andare una sera tutti assieme senza organizzare niente, anzi chiamarsi dieci minuti prima che inizia e poi incontrarsi e divertirsi a più non posso. Perché quasi qualsiasi cosa si voglia fare è più bello farlo in tanti. La terza ragione è una specie di conclusione di ciò che ho detto fino adesso, insomma noi abbiamo amici da quando nasciamo, poi cresciamo e continuiamo a rinnovare o coltivare le nostre amicizie, perciò possiamo dire che noi ne abbiamo bisogno, è quasi come se fossero parte di noi. In fondo noi abbiamo amici e siamo amici, le due cose si intrecciano. Gli amici sono importanti e questo è certo, non importa se qualcuno pensa che non siano così importanti, non mi interessa se non riesco a convincerli con questo testo perché io so dentro di me che non è così, anzi è proprio il contrario. Sono convinta che anche loro cambierebbero idea se sapessero cosa significa non avere amici, essere soli senza nessuno con cui: confidarsi, divertirsi, piangere , ridere, ecc. Tutti abbiamo sempre avuto amici e credo che nessuno voglia rinunciarvi perché loro sono molto importanti per ciascuno di noi. Ne abbiamo bisogno, da quando nasciamo a quando moriamo. Giorgia 27 Un sogno che forse un giorno realizzerò Ho tantissimi sogni, io vivo di sogni, ed è difficile per me sceglierne uno in particolare. Come molte persone, anch’io sogno di volare, cioè mettere le ali e andare oltre l’infinito; sogno pure una storia d’amore, un cane (pastore tedesco), un castello, e tante altre cose. Il sogno che preferisco, però, è quello di poter davvero vivere liberamente, senza regole, in natura, imparando ciò che è davvero essenziale. Viaggiando giorno dopo giorno. Scoprendo luoghi fiabeschi, mistici e incantati. Passeggiando su immense praterie, scalando montagne, attraversando boschi. Soffermandomi su ogni piccola meraviglia del creato. Osservando il mondo da un’altra prospettiva, e cioè non più da grandi città avvolte da nubi minacciose d’inquinamento, ma da uno spazio, e da un tempo totalmente differente. Non voglio più vivere sognando ciò che abbiamo distrutto, ma vivere in qualcosa di ancora buono, di non ancora totalmente distrutto da queste menti ottuse e quadrate: svegliandomi vedendo dalla vetta di una montagna il sole sorgere all’orizzonte ogni mattina, dormendo sotto il dolce e fievole velo stellato della notte, gustando con gli occhi la debole e sottile luce della luna, facendo delle foreste e delle praterie la mia stessa casa. Vorrei prendere un cavallo e uno zaino (contenente alcuni utensili essenziali per vivere nei boschi), e galoppare in cerca d’avventura; in cerca di qualcosa di non ancora definito. In giro per il mondo, in completa solitudine, in mezzo alla natura, vivendo attimo per attimo, senza alcuna pressione da parte di altre persone; senza responsabilità, senza barriere e senza limiti; facendo ogni giorno ciò che mi pare! Sognando, e immaginando. Vorrei davvero mettermi alla prova, e vedere fino a dove riuscirei a spingermi. Una cosa pazzesca, forse morirei anche di solitudine o di mancanza di cibo, ma è un rischio che sono pronta a correre. Perché quando si è conviti di una cosa e la si segue alla cieca, ciò che succede nel mezzo, che bisogna fare per arrivare a quello che più vogliamo, semplicemente non conta, si va oltre questo. Non importa quello che devo fare per arrivare alla mia meta, perché ciò che conta è arrivare, e se si è convinti si arriva e basta. Non esiste l’impossibile! È un sogno che spero di realizzare, ma so quasi per certo che non si realizzerà. Non tanto per me, ma per ciò che ne segue. Cioè, ora mollerei tutto per vivere un’avventura del genere, ne sono convinta, e non esiterei. Ma se penso a ciò che accade dopo quest’avventura, penso che non la vorrei mai vivere. Perché comunque, conoscendomi, prima o poi tornerei indietro, per nostalgia di casa suppongo, e dopo essere tornata indietro, mi mancherebbe troppo ciò che avevo vissuto. È come privare un uccello delle proprie ali. Quando s’impara a volare, non basta più camminare. Quando si ha provato di meglio, tornare indietro è come… è come non vivere! Non sono sicura di voler realizzare questo sogno, forse è giusto che esso rimanga solo un sogno. Magari è bene che sia così. Non tutti i sogni sono fatti per essere realizzati, alcuni bisogna viverli, e altri solamente sognarli. Ma non è questo che li valorizza di meno, anzi, a mio parere sono quelli che contano di più nella vita! Ketty 28 Il teatro delle quarte: introduzione Per un teatro d’istituto Da più di una dozzina d’anni, di solito grazie alla regia di un singolo docente, lavorando spesso fuori dall’orario scolastico, una parte degli allievi di quarta media di Ambri ha messo regolarmente in scena uno spettacolo teatrale prima delle vacanze estive, sperimentando così in prima persona la magia di questa forma espressiva in tutte le sue sfumature. Da due anni a questa parte, ho la fortuna e il piacere di coordinare il laboratorio teatrale delle quarte in funzione di uno spettacolo che sia sempre di più il risultato del lavoro collettivo dell’istituto, cercando pertanto di coinvolgere sempre più allievi di altre classi, permettendo in questo modo a molti ragazzi di lavorare attivamente a un progetto artistico condiviso. Dunque, alla realizzazione dello spettacolo delle quarte che quest’anno parla proprio della tematica d’istituto (hooliganismo), collaborano i docenti che nelle seguenti materie, scegliendo la classe con cui lavorare, adattano il copione originale, scrivono il libretto di sala e la locandina (italiano), approfondiscono le tematiche principali (storia ed educazione alla cittadinanza), creano le scenografie e i costumi (visiva e arti plastiche), propongono delle coreografie di danza e registrano un videodiario (ed. fisica), preparano i cori e scelgono le musiche (ora di classe, educazione musicale), e infine elaborano un budget e gestiscono la cassa prima dello spettacolo (matematica). Il laboratorio teatrale in quarta media Nell’arco di un anno scolastico, per circa due ore extrascolastiche ogni settimana, gli allievi di quarta media partecipano al laboratorio teatrale. Nel primo periodo (fino a novembre), il laboratorio è organizzato nel seguente modo: nella prima ora ci sono diversi esercizi teatrali che permettono all’allievo di scoprire i vari aspetti del recitare; nella seconda improvvisano su delle situazioni prestabilite (le prime 45 lezioni mimando, le seguenti 4-5 lezioni verbalmente). Nel secondo periodo (fino a marzo), dopo avere letto il copione e aver scelto i ruoli, gli allievi provano la loro parte: la prima volta con il copione e la seconda volta senza. Gli allievi hanno la possibilità di modificare il discorso del loro personaggio, integrando battute, cambiando la lingua, ecc., oppure aggiungendo nuovi personaggi o situazioni in funzione di una tematica emersa durante le prove, o alla luce dei risultati delle prime esibizioni. Sempre durante questo periodo, sono provati alcuni momenti coreografici con la docente di educazione fisica. In generale si cerca di dare vita a scene di danza collettiva che riformulano le tematiche principali della pièce da un punto di vista ritmico e musicale. Nell’ultimo periodo, ogni settimana si prova una parte dello spettacolo sempre più ampia, integrando il lavoro degli allievi che non recitano con luci, musiche, scenografie, costumi, ecc. In conclusione, le ultime due settimane di scuola, si mette in scena, per tre volte, lo spettacolo. 29 La trama della spettacolo (Violentina. Il sogno di una giovane hooligan – 3 atti) V. è una ragazza normale. La vediamo in famiglia all’età di 11 anni insieme alla madre facebook-dipendente e al padre incollato alla tv; poi a 15 anni, durante una cena con il suo primo ragazzo un po’ troppo maschilista; e infine a 18 anni, il giorno in cui litiga con una persona anziana per futili motivi. Si tratta di situazioni normali, dove le tensioni possono essere presenti, ma non sfociano in violenza gratuita. Tuttavia, un giorno, V. entra in un gruppo femminile di hooligan. La gang si lascia andare ad atti sempre più violenti. In uno di questi, V. uccide un suo coetaneo. Va dunque in prigione e poi inizia una terapia. Quindi si pente, mostrando di essere in grado di avere un briciolo di umanità. E così la seconda parte della pièce è la messa in scena di un suo sogno, in cui lei si trova a dover fare rispettare le regole. Lei è l’arbitro che dirige la finale di coppa del mondo del 2006 che alla fine sarà in grado di prendere una decisione importante espellendo Zidane. Dunque, a distanza di quattro anni dalla finale dei campionati del mondo di calcio, il teatro delle quarte medie di Ambrì prende spunto dal celebre episodio della testata del francese per riflettere da una parte sull’importanza degli adulti di dare l’esempio ammettendo i propri errori, e dall’altra su un fenomeno in continua crescita come quello dell’hooliganismo. Altre attività 1. Gli allievi di quarta, il 19 dicembre, hanno assistito ad uno spettacolo al Teatro Sociale di Bellinzona. Dopo la rappresentazione, il direttore del teatro ha raccontato la storia dell’edificio. Per il prossimo anno è prevista, oltre alla visione di uno spettacolo, una visita guidata del teatro. 2. Nel corso del mese di maggio, gli allievi di quarta sono stati intervistati da rete tre, e del loro lavoro se ne è parlato durante la trasmissione «Ora buca». 3. In giugno dovrebbero poter vivere l’esperienza di esibirsi fuori dalla loro sede (a Bellinzona). Rappresentazioni • Lunedì 7 giugno (pomeriggio e sera) • Giovedì 10 giugno (sera, Estateinsieme, Bellinzona) • Lunedì 14 giugno (sera; premio Raiffeisen) 30 Massimiliano De Stefanis, docente d’italiano IL TEATRO DELLE QUARTE PARTE: ALCUNI DEI PERSONAGGI SI PRESENTANO Violentina 11 e Cristina Bislacca I ruoli che interpreto nel teatro di fine anno sono Cristina Bislacca (un guardalinee) e Violentina 11, cioè la protagonista quando ha undici anni. Andando in ordine cronologico il primo personaggio che devo interpretare è Violentina che è alla soglia dell’adolescenza e deve comunicare ai genitori la sua bocciatura. Questo fatto non è però per niente facile da comunicare, anche se i genitori ti ascoltassero sarebbe dura, ma la povera Violentina, oltre ad avere questo problema, ha anche i genitori che non la ascoltano e le dicono di avere cose molto più importanti da fare che dare retta alla propria figlia. Per secondo interpreto Cristina Bislacca, un guardalinee che con le sue colleghe deve arbitrare la finale di coppa del mondo, e deve sostenere la povera arbitra che è in prede all’angoscia di non arbitrare in modo giusto o di sbagliare fischiando un rigore quando non c’era. Cristina cerca di tenere alto il morale di Violentina (l’arbitra), e di restare sveglia e lucida, anche se è un’impresa ardua e spesso si lascia scappare qualche sbadiglio. Giorgia, IV A Uno dei due matador All’inizio, a teatro, quando ti chiedevano di salire sul palco (soprattutto quando eri da sola) andavi un po’ in panico, non sapendo bene cosa dire. A volte mi chiedevo perché avevo scelto di partecipare a laboratorio teatrale. Per fortuna quando ci si trovava in difficoltà i compagni non ti prendevano in giro, cosa che temevo fin dall’ inizio. Dalla prima media ho aspettato che si facesse teatro, e finalmente eccomi. Mi sono adattata alla parte e ora mi sento quasi a mio agio sul palco. La mia parte è quella del matador; inizialmente ho pensato che fosse un po’ troppo insignificante, e d’altronde lo pensavano tutti, ma poi mi sono resa conto che ad ognuno era assegnato un ruolo adatto. Non mi hanno potuto assegnare una parte in cui si parla molto, perché io ho una voce troppo bassa e perciò nessuno mi avrebbe potuta sentire. Con Lisa (l’altro matador) più che altro balliamo. Mi piace anche perché abbiamo un costume apposta per rendere di più l’idea del matador. Io e l’altro matador inizialmente ci sfidiamo a ritmo di paso doble, in seguito battibecchiamo fino alla scena finale, cioè fin quando Fabio, sottoforma di minotauro infuriato, cerca di incornarmi. Durante la prima parte di laboratorio teatrale l’insegnante ha notato che io e Lisa eravamo più portate per il ballo che per la recitazione, perciò questa era la parte più indicata per noi. Visto che non parlo molto mi è passata anche la paura di impappinarmi mentre recito sul palco. Secondo me, la scenetta che facciamo, rappresenta un po’ un mini riassunto di ciò che è accaduto prima, dimostrando una volta di più che la violenza esiste quasi dappertutto. Dafne, IV A Un padre di famiglia di nome Nicola, e un giocatore famoso... In realtà, io ho il compito di recitare in due personaggi: il genitore di nome Nicola e Marco Materazzi, che sono delle persone totalmente diverse tra loro. Però ne presento solo uno. Il personaggio di cui voglio parlare è adulto, con una moglie che passa tutto il tempo libero al computer, in particolare su facebook; però c’è anche una ragazzina di nome Violentina che sarebbe mia figlia; il suo sogno è quello di diventare una hooligan, insomma lei è la protagonista vista però quando aveva undici anni. Questa famiglia è estremamente strana perché… il padre Nico, io, mentre guarda la partita di hockey, alla fine di ogni frase dice sempre «maledetto»…, poi sua moglie Kitty (Alexsandra), invece sta sempre su facebook, mentre mia figlia Violentina (Giorgia) vuole diventare una giovane hooligan e questo è da pazzi. Sono molto contento della parte che mi ha assegnato il maestro De Stefanis, perché assomiglia un po’ a me, solo che io non dico mai «maledetto». Nicola, IV A La cameriera Sammy Il mio personaggio ha una parte un po’ strana, io sono una cameriera (Sammy) e come si sa una cameriera ha il ruolo di servire la gente e qui dovrebbe finire tutto. Invece la cameriera che interpreto, oltre a servire la gente, ha un compito in più: devo servire una coppia che sta progettando un matrimonio e una famiglia, ma su molti punti di vista non si trovano e mi chiedono spesso il conto perché se ne vogliono andare, ma io riesco regolarmente a fargli vedere il lato positivo della discussione e alla fine riesco a fargli capire che stanno litigando solo per sciocchezze. Per me è facile proporre un’altra idea che vada bene a tutti e due. Il mio personaggio sembra quasi 31 uno psicologo, devo capire i punti di vista di tutti e due prima, dire la mia opinione e fare capire che uno dei due magari sbaglia a fare un’osservazione all’altro o viceversa. In questo personaggio mi ci trovo molto bene, perché io già di natura e forse anche di carattere, aiuto la gente e soprattutto le coppie. Però una coppia così estroversa non l’avevo mai vista fino ad ora. Anche da un semplice teatro ho capito che si possono imparare molte cose. Sinceramente posso dire che all’inizio, quando il maestro mi ha assegnato la parte, non ero molto contenta perché non mi ci vedevo per niente. Anche quando leggevo il copione non ne ero convinta, ma quando sono salita sul palco con gli altri due compagni di scena mi sono ritrovata ed ero veramente felice che il maestro mi avesse assegnato questa parte. Nicole, IV A Stella Buzzurra Il ruolo che interpreto è quello di Stella Buzzurra, un arbitro di calcio, più precisamente il quarto uomo. Questa volta i ruoli sono invertiti: saranno le donne a dover essere imparziali, giudicare la partita, fischiare il calcio d’inizio, al posto degli uomini. Gli arbitri sono quattro: Violentina, Bizzarra, Bislacca e Buzzurra, che incontreranno qualche difficoltà durante la partita. Violentina (l’arbitro principale), ansiosa di cominciare la finale dei mondiali del 2006 (Francia contro Italia), discute nello spogliatoio con le sue assistenti, che la confortano e le fanno credere un po’ più in se stessa, così che riesca a mostrare chi è realmente. Buzzurra dà dei consigli a Violentina su come affrontare la finale, anche se le cose che dice sono sempre fuori luogo, o insensate, ma sotto sotto hanno un significato. Stella è un po’arrogante, ma è comunque dolce allo stesso tempo, in pratica è come se abbia una doppia personalità: scherza sempre e non si fa troppi problemi, ma sa fare pure discorsi interessanti che fanno riflettere. Viene spesso criticata dagli altri arbitri, per le cose che dice, ma non è affatto permalosa. Sono contenta di questo ruolo, perché è ironico e divertente e perché è quello che desideravo fare di più. Silvia, IV A Violentina 15 Il mio personaggio a teatro è Violentina 15. La mia scena è ambientata in un ristorante. Violentina ha quindici anni, è a una cena galante con il suo ragazzo. Io faccio fatica a immedesimarmi in questa ragazza, perché lei progetta già di sposarsi e avere dei figli, e quindi essere più responsabile; io, al contrario, sono una tipa svampita e sulle nuvole, ma è questo il bello: «mettersi nei panni di una persona totalmente diversa da se stessi». Violentina è un personaggio suddiviso in quattro attrici, difatti prima c’è Violentina undici, una ragazzina allegra, Violentina quindici ossia la perdutamente innamorata, Violentina diciotto l’aggressiva e infine Violentina ventuno la pentita e insicura. Secondo me è stata un’ottima idea suddividerla in quattro, perché a ogni età presenta una personalità diversa e noi quattro, essendo pure così diverse, le possiamo rappresentare bene. Ora però mi concentro sul mio personaggio: Violentina 15, oltre ad essere pazzamente innamorata, è anche una ragazza molto decisa e suscettibile. Alla fine della mia parte viene inscenata una lite tra i due innamorati. Violentina, esagerando un po’, trova sia fuori luogo che Alex (il suo ragazzo) la tratti gentilmente solo perché è una donna, così scoppia il battibecco. Ilenia, IV A La coppa del mondo Quest’anno, essendo in quarta media, facciamo il teatro di fine anno. Ogni allievo può partecipare recitando o costruendo le coreografie. Il mio personaggio «la coppa del mondo» entra in scena alla fine del secondo atto, per parlare con un Zidane, prima sicuro di sé e poco dopo disperato per aver perso la partita; io devo quindi rincuorarlo e rifargli prendere fiducia nei suoi mezzi. All’inizio non mi vedevo molto nei panni della «coppa del mondo», ma ora sto cominciando ad immedesimarmi, anche se a dire la verità non è affatto facile, perché bisogna essere altezzosi, ma allo stesso tempo disponibili per aiutare colui che è immerso nella disperazione. Se si fa «la coppa del mondo» bisogna avere un vestito all’altezza di questo prestigioso ed importante personaggio, quindi, grazie ad una compagna, che vuole restare anonima, e alla maestra Boo, indosserò un magnifico vestito color oro. Ora mi fermo qui perché non posso svelarvi troppo, visto che potrete venire a vederci... Cristina D’Andrea, IV A 32 IL TEATRO DELLE QUARTE: L’USCITA AL TEATRO SOCIALE Il 18 dicembre 2009, con il teatro delle quarte siamo andati a vedere uno spettacolo al Teatro Sociale di Bellinzona. Bene, ora vi racconto di una sera a teatro... Era il 18 dicembre ed eravamo appena stati convocati in aula magna, dove il direttore e il nostro docente d’italiano hanno fatto alcune osservazioni sull’uscita che si doveva svolgere quella sera stessa. Eravamo tutti eccitati per la serata: era infatti una buona occasione per uscire tutti insieme e divertirsi. La maggior parte di noi era già ad Ambrì e cioè al nostro punto di ritrovo, poiché dovevamo provare le parti per il «nostro» teatro. Io invece non dovevo recitare, quindi sono tornata a casa, come ogni sera. Ho così avuto il tempo di preparami e di asciugarmi meglio i capelli, siccome avevo avuto nuoto poche ore prima. Molte ragazze erano molto preoccupate per i capelli bagnati e per il trucco. Eravamo infatti un po’ tutti entusiasti e non vedevamo l’ora di partire. Preso il bus alle diciotto meno cinque da Airolo, ho ritrovato gli altri alla stazione di Ambri. Erano tutti eleganti e pieni d’aspettative per la serata. In poco tempo siamo arrivati a Faido e abbiamo preso il treno. Abbiamo chiacchierato delle solite cose; a Biasca si sono aggiunti i docenti Forni e Boo. Manuela si è divertita con la leggendaria macchina fotografica (professionale) del nostro docente di scienze. Alan e Vlado, seduti sui sedili alla mia destra, ascoltavano musica e parlavano del più e del meno. Dietro di me c’erano Giorgia, Cristina, Silvia, Ilenia (con la sua nuovissima borsetta rossa che assolutamente non passava inosservata) e Dafne. Il solito gruppetto che si mandava suonerie con il bluetooth. C’era pure il maestro Croce, che vagava senza meta, da un vagone all’altro, filmava qua e là, senza sapere esattamente cosa fare, sembrava entusiasta e non smetteva di sorridere, come sempre d’altronde. Manuela era ansiosa di truccarmi (glielo avevo promesso da tem- po), così ad un certo punto, m’ha trascinata in bagno. Diciamo che il bagno non era grandissimo, ed eravamo in movimento, quindi non è stata colpa sua se continuava a sbagliare. Ci abbiamo messo un’eternità, e quando siamo uscite non erano poche le persone impazienti che aspettavano di poter entrare! Penso che abbiano pure origliato i nostri discorsi, perché quando siamo uscite erano scioccati. Avranno sentito male, o forse no… be’, non importa, sono dettagli. Appena giunti a Bellinzona, il freddo ci ha assalito. Si congelava, così ci siamo incamminati, senza indugi, verso la pizzeria che avevamo «prenotato». Filippo non smetteva più di parlare, non ricordo bene di cosa, di carnevale forse. Camminavamo lentamente, in modo da non staccarci troppo dal gruppo. Poi, alla conversazione con Filippo, si è aggiunta anche Titti Boo, che ci ha raccontato della sua passione per il cucito e per i costumi di carnevale. In un baleno, tra chiacchiere, musica, e risate, siamo arrivati al Ristorante «Locanda Ticinese», dove, ad aspettarci, c’era la maestra di sostegno. Ella ci ha fatto accomodare, ma non al pian terreno, dove c’erano tavoli, bar e persone, bensì in una «soffitta», ove c’erano due piccoli locali. Abbiamo preso posto, la separazione (per le stanze) era ovvia; ragazzi e ragazze di 4B in una sala, e tutte le altre ragazze nell’altra con la maggior parte dei docenti. Io e Manuela siamo arrivate troppo tardi, così ci siamo sedute di fronte a Fabio. La musica, quasi non si udiva, ed era sottomessa dalla voce imponente di Nicole. Abbiamo aspettato con «pazienza» l’arrivo della cena, eravamo tutti molto affamati, ma Fabio sembrava che digiunasse da almeno un secolo. Prima che arrivasse la cena, egli ha proposto un brindisi alle ragazze e all’amicizia. Abbiamo mangiato rapidamente, dopodiché è stato il momento delle barzellette e tutti ne hanno raccontate. Alle venti e trenta circa, abbiamo finito di cenare, abbiamo pagato il conto e siamo scesi in strada, davanti al ristorante. Si gelava, ma con la pancia piena sopportavamo anche il freddo incessante che ci punzecchiava in modo irritante. Abbiamo aspettato che tutti avessero finito di mangiare, poi ci siamo diretti al teatro. Alle venti e quarantacinque iniziava lo spettacolo, ma alle venti e quaranta non eravamo ancora entrati in sala. I docenti erano un po’ pre- 33 occupati, ma lo mascheravano con falsi sorrisetti. Alle venti e cinquanta non potevano più nascondere le loro preoccupazioni. Massimiliano era nervosissimo, camminava avanti e indietro, con sguardo vacuo. La serata sarebbe saltata? Oh no! Tutti quegli sforzi, dissolti, inutili. Alle ventuno circa, sul viso del nostro docente d’italiano, si ergeva un leggero sorriso di sollievo. Dieci minuti più tardi, ecco l’atteso comunicato. Cosa aspettavamo? Era tutto annullato? <<...>> Era la voce di Massimiliano. Bene, andava tutto bene, la serata tanto attesa non era stata rovinata. La Compagnia sarebbe arrivata da lì a mezzora circa. La domanda che assillava tutti noi era: <<...>>. La risposta era chiara, limpida e trasparente! Saremmo restati esattamente trenta minuti davanti all’entrata del teatro. Ma il fato, quella sera, era dalla nostra parte. Massimiliano ha proposto, riuscendo a convincere anche gli altri professori, di lasciarci libera uscita. Non c’era molto da fare, ma era meglio che restare fermi davanti al teatro, fissandoci, e aspettando la Compagnia. Le due classi si sono divise nei soliti gruppetti; io e Manuela ci siamo aggregate a Filippo e Fabrizio. Filippo era, ed è fissato per il Pit, e quindi lo abbiamo seguito a ruota. Non sapeva esattamente la direzione da prendere, così Fabrizio lo ha illuminato; elementare Filippo! Al nostro gruppetto si era aggiunto anche Michel; egli parlava, e parlava, e parlava, il suo discorso non aveva alcun senso. Coglievi alcune volte il significato di qualche frase, ma non di più. Le sue parole erano ormai diventate un bla, bla, bla… Manuela camminava di fianco a Filippo, Fabrizio annuiva a Michel, ed io ridevo. Era così buffo. Faceva ancora molto freddo e finalmente siamo arrivati al Pit. C’erano anche altri nostri compagni, mancavano dieci o quindici minuti, e saremmo dovuti tornare indietro. Non mi andava di stare lì, non me la sentivo, non so il perché, ma era così e basta. Fabrizio si era offerto di accompagnarmi. Così siamo tornati alla piazzetta, davanti al Teatro Sociale. Ma ancora non c’era nessuno. Gironzolavamo qua e là, quando Fabrizio ha notato un negozio di pipe. Ed ha cominciato a fare le sue stupide battutine. Sono stupide, ma fanno ridere! Sulla piazza, nel frattempo, erano arrivati alcuni docenti. Così ho preso per un braccio quel pagliaccio (Fabri) e l’ho trascinato davanti al teatro. La piazzetta continuava ad affollarsi, e a poco a poco, sono arrivati tutti i nostri compagni. Abbiamo dovuto chiamare i nostri genitori per informarli del nostro ritardo, che era più o meno di un’ora e mezza. Mi sono voltata verso l’ingresso e c’erano un mucchio di persone ammassate sull’en34 trata. La folla ha cominciato a muoversi, poi ad entrare, e così ho fatto anche io. Mi sono ritrovata la signora Traversi, la docente di sostegno, davanti a me, e mi ha dato un biglietto: platea, fila L, posto uno. Ho continuato a seguire la folla, che mi ha portata in bagno. In bagno? Che ci facevano tutti in bagno? <<...>>. Era Ranjit; ovvio, ecco cosa ci facevano tutti (sia ragazze che ragazzi) in bagno! <<...>>. Sparita, volatilizzata, se n’era andata. Mi sono avvicinata a Filippo e gli ho chiesto in che fila sarebbe stato seduto, ma non era nella mia stessa fila. All’improvviso, un braccio mi ha afferrato il collo e mi tirava verso sé. Era Fabio, con uno dei suoi abbracci. M’ha presa per la manica e m’ha trascinata in platea. Bene, ero arrivata, finalmente! Cercavo la mia fila e vedevo Manuela andare nella direzione opposta in cerca della sua, anche Ilenia, Fabrizio, Giorgia… No! Amici, non abbandonatemi! Non adesso, non qui! Avevo trovato la mia fila e anche il posto. Penso che nessuno aveva rispettato ciò che c’era sul biglietto. Si erano più o meno tutti scambiati il biglietto. Ecco cosa ci facevano TUTTI in bagno. Oh, ecco, come se non ero ancora stata in sua compagnia, accanto a me c’era Fabio, dietro di lui c’era Vlado. E alle mie spalle c’era Forni. Non era possibile, ancora! Che amarezza. Ogni volta che mi voltavo, era lì, sempre con quel sorrisetto scaltro. Quella sera mi perseguitava. Mi sono girata di scatto appena l’ho visto, forse non m’aveva ancora inquadrata. Lo speravo, ma qualcuno, mi tirava i capelli e dubitavo fosse Titti Boo. Infatti il suo agghiacciante sorriso mi squadrava e le sue «battute» erano pronte per essere scagliate all’attacco. Arcieri? Pronti?! All’attacooo! Occupavo il posto numero due e alla mia destra non c’era nessuno. <<...>>. Era la solare e ottimista voce di Boo. Le ho risposto con un ampio sorriso. Un’altra voce giungeva al mio orecchio in quel momento. Quella pessimista di Forni. <<....>>. Effettivamente era proprio così, a parte qualche anziano signore, quelli che non riuscivano a trovare i posti, erano proprio loro. La maestra di sostegno, Massimiliano e la professoressa di latino (che non ho la minima idea da dove sia sbucata). Ma non poteva lasciarmi quel piccolo barlume di speranza? Quella piccola illusione? Egli (Forni) doveva sempre, assolutamente, distruggere ogni mia singola, se pur minima aspettativa. Quella sera ho imparato a non aver mai delle aspettative. Esse possono infatti illuderti più dell’illusione stessa. E rendere ancora più peggiore l’illusione! Come un doppio illudersi. Comunque, alla fine, il posto numero uno è stato occupato da Massimiliano. Aspettavamo tutti che iniziasse lo spettacolo, ed esso non si è fatto aspettare troppo. Il rumore assordante di un tuono ha spezzato il silenzio che si era formato in sala. Una donna era apparsa al centro del palco. Con un deciso accento romano (penso), discuteva vivacemente al cellulare… Le luci si sono accese, la musica era partita. Dalla platea s’innalzava, come un inno sincero, un clamoroso applauso. Incredibile! Lo spettacolo è stato fantastico. E gli attori non erano stati da meno. La Compagnia era simpaticissima. La donna dall’accento romano è stata sorprendente, una bomba, un vero e proprio fenomeno. Magnifica! La compagnia ringraziava il pubblico e si scusava per il ritardo, quando m’è giunta voce che dopo lo spettacolo dovevamo restare ancora ai nostri posti poiché arrivava qualcuno a spiegarci un po’ come funzionava il teatro, ecc. Ero stanchissima, era stata una sera piena d’emozioni e volevo solo dormire. Dovevo resistere ancora un pochino e poi saremmo tornati a casa, e mi sarei potuta gettare nelle grinfie del mio piumone. Ma quel pochino, a poco, a poco, si era trasformato in tanto, il tanto si era trasformato in una vera lotta contro il tempo e il sonno. Non riuscivo a seguire il discorso, mi guardavo attorno, era davvero stupenda quella sala, sembrava la stanza di un palazzo reale. Il lampadario ha attirato la mia attenzione, lo osservavo intensamente. Che bello che era! Immenso. Un’immensa e luminosa fonte di luce. Il tizio che si era offerto di farci da informatore ha parlato della storia del teatro, ci ha spiegato come esso funziona e tante altre cose. L’uomo ha finito il discorso con un caloroso arrivederci, e noi ci siamo diretti verso l’uscita. Ho dato un’ultima occhiata al lampadario: troppo bello! Eravamo completamente all’oscuro di quello che era successo nel frattempo fuori dal palazzo. Ho messo la giacca e ho conversato un po’ con Ilenia. Avevamo assistito ad uno spettacolo pieno di colpi di scena e avevamo vissuto un finale inaspettato. Potevo essere stanca e in quel momento volevo solo dormire. Era come se non fossi io a vivere quei momenti. Ma ecco una visione spettacolare, avevo aperto il portone e teso la mano in avanti. Un piccolo fiocco di neve si era posato su di essa. Stupore. Magia. Felicità. Sembrava una favola, come può la neve trasmettere così tanti sentimenti? Era un sogno, un’altra sorpresa inaspettata. Siamo rimasti tutti a bocca aperta, davanti a quella nevicata. La città, così illuminata e coperta da un sottilissimo manto di neve, era una meraviglia! i siamo incamminati verso la stazione, con il naso rivolto verso l’alto. La magia non smetteva di avvolgerci e di trascinarci. Era inquietante come tutto sembrava perfetto. Arrivati in stazione, abbiamo preso il bus. Ero seduta con Fabrizio e dietro di me c’era Licia. Mi dispiace tanto per lei, stava male, e tutta quella gente brilla che era salita in seguito sul bus, non l’aiutavano. Eravamo strettissimi. Il caldo era insopportabile, e mentre Fabri faceva conoscenza con dei ragazzi, Licia soffriva in silenzio. Avevo sonno, ma mi avevano infilato gli auricolari del mp3 di Filippo, significava solo una cosa, e cioè, Metal! <<...>>. C’è un momento in cui il sonno si trasforma in iperattività, e per me quel momento era giunto. Ho cominciato a delirare, davvero, parlavo a vanvera e ridevo per nessun motivo. Pura follia. Ero insopportabile! Ad un certo punto questo effetto svanisce e così è successo anche a me, più o meno nelle vicinanze di Airolo. Quasi tutti i miei compagni sono scesi alla fermata di Ambri, come pure tutti i docenti. Avevo promesso loro di portare a casa Licia. Poverina, stava ancora male. Ho salutato i compagni che non andavano nella mia stessa direzione e mi sono avviata verso casa con Licia e Cristina. Giunti sotto la casa di Licia, Cristina ci ha abbandonate, poiché aveva fretta. Ho aiutato Licia a cercare le chiavi. Dopo averle trovate e dopo essermi assicurata che ella raggiungesse il suo appartamento, mi sono precipitata a casa. È stata una magnifica serata, piena di sorprese e mi sono divertita un casino. È stata un’esperienza assolutamente da rifare! P.S Martedì mattina, all’ora di italiano, appoggiato sulla cattedra c’era un iphone, m’era infatti sfuggito il fatto che a Massimiliano avevano rubato il cellulare, mentre eravamo sul bus di ritorno. In quella confusione di corpi umani, uno di loro, con sé ha portato a casa un nuovo cellulare. Ketty, IV A 35 Ricordando l’esperienza teatrale dell’anno scorso Il teatro delle quarte dell’anno scorso, è stata un’esperienza molto positiva. Gli allievi avevano già avuto modo di scrivere su questa rivista di ciò che avevano provato recitando su un palco e di ciò che pensavano dello spettacolo che stavano per mettere in scena («Come un gambero confuso»). Tuttavia, il loro lavoro era per così dire in divenire. Vi riporto ora le testimonianze di due protagoniste (Carlotta 15 e Carlotta 36) che mi sono arrivate dell’esperienza dopo lo spettacolo. Massimiliano De Stefanis, docente di italiano Recitare per la prima volta su un palco non è cosa da niente: si è agitati, non si sa cosa può succedere e come comportarsi. La maggior parte delle volte, durante le prove, si resta tranquilli come nulla fosse e la recita avviene senza problemi e senza dimenticare nulla, con la giusta tonalità e con le diverse modulazioni vocali. Però, appena si sale sul palcoscenico dinanzi al pubblico, un vuoto entra in te, non riesci a controllare le tue emozioni e non sai più cosa fare. Recitare davanti a qualcuno ti regala però anche molti aspetti positivi: il primo è quello di gestire i propri turbamenti, in seguito quello di sconfiggere, almeno parzialmente, la propria timidezza e per finire facilita il modo di comunicare con la gente. In conclusione posso dire che si tratta di un’esperienza molto utile, anche se la stessa necessità di un notevole impegno, che viene però ampiamente ripagato dalla soddisfazione personale e del gruppo; la consiglio perciò vivamente a tutti. Laura Leonardi – Carlotta 15 Ed eccomi qui, di nuovo a scrivere riguardo alla magnifica esperienza vissuta l’anno scorso, al teatro degli ex allievi di quarta media. A parer mio, l’opzione teatrale è stata una buona scelta; di solito, infatti, gli allievi non vedono l’ora di arrivare in quarta media per potersi esibire a teatro. L’esperienza che ho vissuto io è stata magnifica; all’inizio ero un po’ titubante, mi ritrovavo a leggere il copione rigidamente, e mi sentivo malfidente, ma proseguendo con le prove, la convinzione di potersi esibire innanzi a tutte quelle persone che ci sarebbero venute a vedere, è aumentata a mia grande sorpresa. Scegliendo questa opzione ho potuto conoscere dei lati di me che fino ad allora non credevo potessero esistere; il modo migliore per conoscersi è l’indentificazione nel personaggio da noi scelto: se non si interpreta un ruolo piacevole in cui ci rispecchiamo, è difficile riscoprirsi e quindi far divetare il tutto una buona recita. Nel mio caso, lo spettacolo è riuscito bene grazie e soprattutto ad un’eccellente preparazione, iniziata già in settembre per poi arrivare a giugno più pronti che mai; ma non è stato solo questo il segreto del nostro «successo», la ricetta più grande e preziosa è stata una grande cooperazione delle due classi; se devo essere sincera, non le ho mai viste così collaborative. Eravamo una grande famiglia, pronti ad aiutarci l’un l’altra. La mia esperienza rimarrà impressa in me per sempre, e chiunque abbia la possibilità di recitare durante le scuole medie, lo faccia, perché è la rampa di lancio verso la vita reale esterna, a noi ancora non rivelata completamente. Maruska Crenna – Carlotta 36 36 Scriviamo un racconto in seconda media New York – Un sogno Durante il corso annuale d’italiano in seconda media, tra le varie attività di scrittura, vi è anche quella che lascia spazio alla fantasia dello studente. Il docente deve tuttavia indicare una via da seguire, e per così dire mettere qualche paletto. Ma per il contenuto poi sta tutto nella bravura (e quindi nella fantasia) del ragazzo. In concreto, quest’anno, in seconda, ho dato gli «ingredienti» per scrivere un racconto d’avventura, offrendo poi la possibilità di ricopiare «a bella» al computer. Vi riporto qui un esempio. Massimiliano De Stefanis, docente di italiano Era una giornata uggiosa a Genova. Il cielo era pieno di nuvole e piovigginava. Pablo Altamira, e i suoi amici Teddy Manata ed Arthur Lipari, si stavano preparando per il viaggio fino a New York. Andavano lì per diventare generali dei Marines. Pablo era superstizioso e si lamentava perché dovevano partire alle tredici e tredici, e a metà tratta sarebbe pure stato venerdì tredici. Dopo aver fatto pranzo, partirono dall’hotel con un taxi. Dopodichè scaricarono i bagagli e al porto li aspettava un magnifico yacht, di nome «Perla azzurra». Era fantastico! Avevano una camera a testa e c’era anche la piscina! Pablo si dimenticò persino della superstizione! Oltre alle stanze lo yacht aveva: gli alloggi dell’equipaggio, un ristorante e una sala videogiochi. Pablo e i suoi amici, disfatte le valigie, andarono in piscina. Quando Teddy si tuffò a bomba svuotò per un quarto la piscina! Quella sera mangiarono benissimo, ecco il menù: 1° Pasta al pesto. 2° Filetto di pangasius (con contorno di patate lesse). Dessert: macedonia. Pablo si tuffò sulla pasta,era uno dei suoi cibi preferiti e, con altrettanta voglia, mangiò il pesce e la macedonia. Teddy, che era un mangione, fece bis di tutto!!! Mentre Arthur mangiò correttamente. Dopo aver riempito la pancia, andarono ai videogiochi. Il mattino dopo si svegliarono e c’era un profumino di brioches alle albicocche, le preferite di Pablo. Erano buonissime e Pablo ne mangiò addirittura dieci! Dopo aver digerito al sole, andarono in piscina fin all’ora di pranzo. Si divertirono un mondo! A pranzo il menù era: Il primo pomeriggio fecero un riposino, di circa un’ oretta. In seguito scoprirono un tavolo da ping-pong e ci giocarono fino a cena. Dopo cena Pablo andò subito a letto, aveva mal di pancia. Teddy e Arthur lo seguirono solo dopo aver fatto qualche tuffo in piscina. La mattina di venerdì 13 Pablo non uscì dalla sua stanza. Teddy gli andò a chiedere come stava e non aveva ricevuto risposta. Il resto della giornata proseguì con Arthur e Teddy mogi e Pablo barricato nella sua camera. Quella notte successe il putiferio: verso le ventuno il cielo si riempì di nuvole e cominciò a piovere. Il capitano si accorse subito che erano finiti in una tempesta! Infatti dopo circa cinque minuti di navigazione c’erano onde alte fino a tre metri e fulmini che sferzavano l’aria con una violenza tale da provocare boati spacca timpani. Alle ore ventuno e quarantacinque lo yacht lottava ancora, ma imbarcava sempre più acqua e cominciava a riempirsi. Un minuto più tardi la tragedia! Una saetta più potente delle altre ruppe lo yacht a metà, Pablo e i suoi amici presero un cannotto di salvataggio. Da lì via non videro più il resto dell’equipaggio, erano gli unici sopravvissuti. Alle ventidue toccarono terra. 1° Risotto alla parmigiana. 2° Cotoletta alla milanese (con contorno di patatine fritte). Dessert: panna cotta. 37 La mattina seguente Pablo si svegliò con un forte mal di testa. Appena in piedi svegliò gli altri, che stranamente stavano benissimo. Insieme decisero di dare un‘occhiata in giro. Subito dopo cento metri entrarono nella giungla. Dopo un’oretta ebbero fame e sete, quindi si fermarono e cercarono qualcosa da mangiare. Trovarono un casco di banane e delle noci di cocco. Dopo essersi sfamati ripresero il cammino. Passata mezz’ora videro del fumo, in quell’isola c’era qualcuno. Pian pianino si avvicinarono e, ben nascosti tra gli alberi, videro un villaggio di pellirossa che danzavano attorno ad un falò. D e cisero di girarci intorno e proseguire. Questa decisione era dovuta al fatto che fra quella gente c’erano molti guerrieri. Dopo aver fatto circa cento metri incontrarono un problema. Dei guerrieri li avevano seguiti e adesso li avevano addormentati con dei dardi e portati al villaggio. Quando si svegliarono capirono di essere appesi per le mani ad un palo. Subito videro uno sciamano vestito di pelli e con strani orecchini. Pablo chiese: – Ehi tu! Parla tu mia lingua? – A quanto pare meglio di te! - Rispose lo sciamano ridacchiando, poi fece segno ad una guardia che li slegò. Allora Pablo chiese perché li avevano catturati e la guardia rispose che credevano fossero «pirati». Allora Pablo chiese chi erano i pirati e lo sciamano rispose: 38 – Sono dei tali che abitano oltre il passo del diavolo! – Pablo, da buon militare che era, replicò: – Se quest’ultimi vi assediano vi potrei aiutare se in cambio ci farete tornare in Svizzera! – – Be’ noi abbiamo una sola barca ma dovrebbe bastare. – Ribatté lo sciamano. – Allora abbiamo un accordo!! – Disse Pablo. Il giorno dopo andarono al passo del diavolo e tesero un’imboscata. C’era tanta gente con le cerbottane e altrettanta con le spade. Teddy e Arthur usarono le spade, mentre Pablo la cerbottana. Come previsto arrivarono i pellerossa, andati a fare da preda, ma Pablo non aveva previsto che dietro di loro c’erano centinaia di pirati. Erano armati come i pellerossa ma erano bianchi e i vestiti da civili. La guerra non durò a lungo, visto che i pirati se la diedero subito a gambe! Li seguirono per un po’, ma poi lasciarono perdere perché si dirigevano verso le loro navi. Tornarono al villaggio vittoriosi e contenti. Dopo tutti i festeggiamenti lo sciamano scortò Pablo e i suoi amici fino alla barca. – Allora addio miei amici! – Disse lo sciamano. – Addio! – disse Pablo. E con queste parole se ne andò insieme ai suoi compagni. Gli allievi di II B Racconti colorati di giallo Misteri ad Ambrì: «Ogni riferimento a persone esistenti e a fatti realmente accaduti è puramente casuale.» Quest’avvertimento che di solito si legge con occhio distratto, chi si appresta ad immergersi nella lettura, ora lo consideri attentamente: non in luoghi discosti e ignoti si delineano le trame, ma qui vicino; sono vie e viuzze familiari, che fremono al pensiero dei passi raggelanti che si accingono a percorrerle; dietro porte conosciute si gioca l’esito fausto o infausto di vicende dai contorni gialli... Cesare Luraschi, docente di italiano Il rimbombo del mestolo Arrivammo a scuola con il bus, entrammo e non trovammo nessuno. Ma... dov’erano tutti?! Cercammo nelle aule, in tutte le aule, ma non c’erano. Allora decidemmo di tornare a casa, ma la porta d’entrata era chiusa! – Beh, usciamo dalla finestra. – – Sì, hai ragione. Laura aveva avuto una bella idea. Ci avvicinammo alla finestra dell’atrio, ma non si apriva, cercammo di aprire le altre, ma non ci fu niente da fare: non si aprivano! Cercammo di sfondare le finestre con dei banchi: dopo tutti i nostri tentativi, le finestre non avevano nemmeno un graffio. – Telefoniamo a casa e chiediamo di venirci ad aprire. – propose Daniel. Dopo aver inserito il numero di casa sua, scoprimmo che il telefono non funzionava. – Capperi in salmì! – esclamò Matteo. – Cosa facciamo adesso? – urlò, disperato e nervoso, perché voleva andare a casa sua. Arrivò mezzogiorno e tutti avevano fame. – Andiamo in aula di cucina! – propose Sabina. Andammo in aula di educazione domestica e preparammo pasta abbastanza per tutti. – Ma ora cosa facciamo? Perché siamo in questa situazione?! Perché le porte e le finestre non si aprono, il telefono non va?! – disse Mattias, con un po’ di paura di quello che stava succedendo e di chi ci aveva chiuso dentro. Ad un tratto la scuola fu colpita da dei lampi, tremò tutto e infine le luci si spensero e diventò tutto buio. Dei ragazzi di prima avevano paura del buio, iniziarono a piangere a più non posso. Laura, Sabina, Matteo ed io li schiaffeggiammo, così da farli smettere, ma purtroppo uno dei ragazzi se la fece addosso e dovemmo vestirlo di grembiuli per non lasciarlo nudo a prendere freddo. – Secondo me, c’è qualcuno qui! – brontolò Matteo, molto arrabbiato. Prendiamo tutti dei vestiti neri, così noteremo l’intruso e lui non ci vedrà! – – Sì, ma dove li prendiamo dei vestiti neri? – – Facile, da quelli di teatro! – Formammo due gruppi di quattro ragazzi: il primo era formato da Laura, Sabina, Matteo e da me; il secondo da Ketty, Luca, Silvia e Gabriele. Partimmo tutti in esplorazione: noi andammo verso le scale, invece gli altri verso il basso. Laura e Sabina presero dei grembiuli, Matteo una pentola ed io un mestolo. Sentimmo un rumore, ci nascondemmo nei bagni e... «sbaammm!» Vidi Matteo che infilava la pentola sulla testa di un signore, allora io, tremando, tirai una mestolata sulla pentola, così da frastornare il tipo, Sabina e Laura lo legarono con i grembiuli. – Dove sono tutti? – gli domandammo subito. – Non ve lo dirò mai! – Subito Matteo rimise la pentola in testa al signore ed io gli ridiedi una mestolata, ma il signore non parlava. 39 Il falso assassino – Beh, se è questo che vuoi. – urlò Sabina. Si mise a correre a più non posso e tornò con in mano del disinfettante. – Ora parli, o te lo ficco tutto in bocca! – – Mai! – Sabina gli versò un quarto di bottiglietta in bocca. – Adesso mi dici dove sono tutti!? – – Sono nel bunker in fondo alla scuola! – Gli mettemmo la pentola in testa, gli diedi un’altra mestolata e lo buttammo a terra, sdraiato, così che non potesse scappare. Corremmo verso il rifugio. C’era un’enorme porta di cemento, pesantissima, ma non ci arrendemmo e continuammo a tirare con tutte le nostre forze! Ad un tratto la porta si aprì e noi finimmo contro il muro... «che botta!» Guardammo all’interno, ma era buio come il mare di notte, sembrava una grande stanza piena di polvere, e piena di strani oggetti con dei triangolini bianchi che proprio non sapevamo cosa fossero. Quel bunker era enorme: era da qualche minuto che stavamo camminando lungo le pareti. Finalmente giungemmo dov’erano gli altri e... – Sveglia, Tini! È ora di alzarsi! – – Oh, ...era solo un sogno! – Martina, III B 40 Era un banalissimo sabato mattino, quando, dopo essermi alzata ed aver fatto colazione, mi diressi verso la mia bucalettere sottocasa, a prendere la posta. Quando ebbi aperto lo sportello, una cosa mi saltò subito all’occhio: tra le riviste e i giornali si trovava una grande busta gialla. Raramente qualcuno mi scriveva una lettera. Incuriosita, afferrai la busta. In alto a destra era stato incollato uno strano francobollo che mai avevo visto. Aprii la lettera. Era di un mio zio che abitava in Brasile e che non conoscevo. Aveva deciso di venire a trovarmi, e aggiungeva che era tifoso dell’HCAP e voleva assistere ad una partita dal vivo. «Ma che senso ha fare tutta questa strada per una ragazza sconosciuta, o una semplice partita di hockey?» pensai. Decisi di non farmi troppe domande, in fondo era bello se qualcuno veniva a farmi visita! Tornai in casa per fare qualche lavoro domestico. Quando arrivò il giorno in cui mio zio sarebbe dovuto arrivare, ero un po’ agitata. Lo aspettavo alla stazione d’Ambrì con in mano un mazzo di fiori rossi e gialli. Il treno, in arrivo dall’aeroporto di Zurigo, giunse leggermente in ritardo, e, quando si fermò e si aprirono le porte, un solo uomo uscì dal mezzo. – Bene! Così non mi posso sbagliare! – dissi tra me e me. Era un uomo alto. Leggermente mulatto di pelle. Portava un orribile cappello rosso che nascondeva solo in parte i suoi capelli ricci e bruni. Attorno al collo indossava una sciarpa, anch’essa di colore rosso scarlatto. Un mantello nero gli cascava fino alle ginocchia e i pantaloni neri facevano risaltare le scarpe chiare. – Ciao, nipotina! – disse l’uomo, divertito, con uno strano accento. – Ciao! – dissi timidamente. – Hai freddo? – chiesi. – Un po’. – disse lo zio. – Vieni, che andiamo a casa. – Lo condussi alla mia auto, l’uomo salì sul veicolo, e solo in quel momento mi accorsi di un’enorme cicatrice che aveva sulla fronte. Distolsi lo sguardo per non farlo sentire in imbarazzo. Arrivati a domicilio, gli mostrai la sua camera e gli servii il pranzo. Dopo aver mangiato l’uomo mi aiutò a sparecchiare la tavola ed aprì lo scaffale delle posate. Impugnò il coltello più grande come se volesse trafiggere qualcuno. Un brivido mi percorse la schiena. Quell’uomo mi spaventava. – Me lo presti, per favore? Devo concludere un affare. – disse mio zio. Senza aspettare una risposta si diresse nella sua camera, sbattendo la porta dietro di sé. Impallidii all’istante. Sbirciai dal buco della serratura della sua porta. Mio zio, nella sua borsa, nascondeva una piccola valigetta colma di coltelli! Di notte, mentre stavo pensando all’accaduto, sentii aprirsi una finestra e poi un tonfo proveniente dalla camera dell’ospite. Mi alzai di scatto e corsi a vedere, ma l’uomo era sparito. Sul comodino c’era un biglietto con l’indirizzo della pista di ghiaccio. Senza indugiare a riflettere, presi una giacca e corsi allo stadio. Subito riconobbi l’orribile cappello di mio zio. L’uomo stava entrando nello stadio con passo furtivo. Si diresse nei sotterranei dove veniva prodotto il ghiaccio. Lo seguii senza farmi vedere e mi nascosi dietro un macchinario. Un altro uomo lo raggiunse salutandolo. Mi fermai ad origliare. Sentii poco, ma quel poco mi ghiacciò il sangue nelle vene. – Ciao, Luigi! Come va? – disse lo zio. – Bene, grazie! Mah, speriamo che questa volta vada tutto bene. – – Già, non come quella volta in Portogallo! Mamma mia, che bagno di sangue, che massacro! – Ne avevo abbastanza. Me ne andai di soppiatto, tornai a casa stordita e decisi di andare a letto, perché era una cosa troppo sconvolgente. Mi svegliai al mattino per un grosso trambusto: in piazza, sotto casa, la gente stava montando le bancarelle per il mercatino natalizio. Scesi in piazza, dove alcune persone si stavano raggruppando davanti ad un palcoscenico. Il presentatore disse che erano arrivati in paese due ottimi artisti, e che avevano bisogno di un volontario per la riuscita del loro spettacolo. Visto che nessuno si annunciava, il presentatore frugò con lo sguardo tra il pubblico, allungò il braccio e mi indicò dicendo: – Lei, signorina! La prego! – Per accontentarlo mi feci avanti tra la folla e salii i gradini del palco. Uno dei due artisti entrò, mi legò contro un pannello di legno e chiamò il suo compagno. Quando il secondo artista entrò, per poco non presi un infarto: il lanciatore era mio zio, e, guardandolo meglio, mi accorsi che il suo aiutante era l’uomo che aveva incontrato alla pista di ghiaccio. Mio zio aprì la valigetta che avevo visto nella sua camera, e estrasse proprio il coltello che gli avevo prestato. L’aiutante gli coprì gli occhi con un bendaggio. Lo zio, da una distanza di cinque metri circa, lanciò il coltello, che arrivò a pochi centimetri dalla mia testa. Il pubblico applaudì. Poi il Brasiliano continuò con altri lanci consecutivi da più vicino, finché lo spettacolo terminò. L’aiutante mi venne incontro, mi slegò, e io scesi dal palco, stupita da quel che mi era accaduto, da quel che era mio zio, ma soprattutto da quello che non era: un assassino! Jana, III B Officine meccaniche CH-6780 Airolo Tel. +41 91 873 30 00 Fax +41 91 873 30 01 [email protected] www.tenconi.ch 41 Laboratorio di scrittura in quarta media Generi musicali più ascoltati dai giovani Cari lettori: Il percorso didattico del «Laboratorio di scrittura in 4a media» è molto intenso e permette di spaziare nei più svariati modelli e di sperimentare stili e concetti compositivi di vario tipo. Fra le molte cose scritte dai miei studenti della 4B, propongo al lettore due testi espositivi, uno di carattere tipologico sui generi musicali ascoltati dai ragazzi di oggi e l’altro di tipo cronologico su un fatto storico dell’India. Buona lettura! innanzitutto vi vorrei presentare il mio genere preferito: il rap. Esso è uno stile musicale diventato parte di spicco della cultura moderna. Il termine è stato inventato dal cantante di colore Joe Tex. Il rap è la componente vocale della cultura hip hop e consiste essenzialmente nel «parlare» seguendo un certo ritmo. Tipicamente il rap è strutturato su una sequenza di versi molto ritmati, incentrati su tecniche come rime baciate, assonanze ed allitterazioni. È un genere molto conosciuto soprattutto in America dalla gente di colore, molto noto per il loro stile di vita. L’hip hop è un altro genere culturale nato in prevalenza nelle comunità afroamericane e latino americane del Bronx, quartiere di New York, alla fine degli anni 1970. La musica che sinceramente odio di più è l’house e tutti i suoi derivati, è una musica elettronica fatta al computer che proprio non riesco a sopportare. Sono in tanti ad apprezzarla, è molto nota nel mondo di quelli a cui piace vestirsi alla moda con abiti attillati, e che senza il gel e la spazzola non escono di casa. Non mi piace né il loro stile né la loro musica perché, secondo me, non si può definire musica delle canzoni che prendono e remixano facendolo diventare loro quando non è cosi. Sono poche le loro vere canzoni, ma comunque è sempre musica fatta al computer, senza strumenti, solo l’ausilio di elettronica che va bene in discoteca, ma non da altre parti. Alfeo Visconti, docente di italiano Passiamo ora al Metal: ci sono diversi generi di musica rock, uno di questi è proprio il metal, caratterizzato da ritmi fortemente aggressivi e da un suono potente, ottenuto attraverso l’enfatizzazione dell’amplificazione e della distorsione delle chitarre, dei bassi e, spesso, persino delle voci. Già molto popolare negli anni settanta ed ottanta, ha continuato ad avere successo nei decenni seguenti e si è inoltre diversificato in numerosi sottogeneri come l’heavy metal, l’hard rock e molti altri. Il punk rock, spesso abbreviato in punk, è il nome di uno stile di rock, che ha avuto il suo apice fra il 1976 e il 1979, ed è il genere principale sostenuto dai punk ma non solo: esso comprendendo al suo interno una miriade di sottogeneri, alcuni dei quali continuano ad essere largamente popolari. Bé cari lettori, questi sono i generi più ascoltati fra i giovani tra i 13 e 20 anni, e più frequenti nel periodo dell’ adolescenza. Dayany, IV B 42 Il genocidio Sikh Lettori di Mediaviva, oggi vorrei rendervi partecipi di un fatto accaduto nel 1984, nel Punjab, regione dell’India nord-occidentale, che ancora oggi non è stato condannato dalla legge; sono passati 26 anni, ma c’è chi non ha ancora perso la speranza e continua a lottare per ottenere giustizia. Negli anni ‘60 Indira Ghandi venne eletta primo ministro dell’India e lo è stata per una ventina d’anni, utilizzando, per farsi rieleggere, metodi scorretti e abusando dell’autorità che le era stata conferita dal popolo. Nel Punjab vive la maggior parte dei Sikh, gruppo religioso a cui già nel XVI° secolo i guru (leader spirituali dei Sikh) insegnavano l’arte del soffrire e sacrificarsi per ottenere i propri diritti e di non esitare a rispondere alle rappresaglie del nemico con le stesse armi: «Jo karega so bharega» era uno dei loro motti «chi la fa l’aspetti». Alla fine degli anni ‘70 i Sikh cominciarono ad aspirare all’indipendenza della propria regione per formare il Khalistan, la terra dell’uomo di Dio. Dato che il governo non ne voleva sentir parlare, perché era la regione più ricca dell’India, cercò di incastrare uno dei leader Sikh Jarnail Singh ji Khalsa Bhindrawale per un omicidio in cui non c’entrava per niente. Lui e i suoi uomini si rifugiarono ad Amritsar nel tempio d’oro, luogo sacro dei Sikh. Quando Indira Ghandi venne a saperlo,il 2 giugno 1984,ordinò l’immediato abbattimento del tempio per mezzo dei carroarmati dell’esercito perché temeva una rivolta armata. La notizia pervenne ai ribelli ed essi cominciarono a prepararsi per accogliere le forze armate,all’interno delle quali anche alti ufficiali, diedero le dimissioni. Tra il 3 e il 6 giugno partì l’operazione Blue Star: l’esercito si avviò per arrestare Jarnail Singh Bhindrawale. Mentre i militari si avvicinavano,il futuro santo e i suoi uomini aprirono il fuoco e i soldati fecero lo stesso. Morirono 83 soldati, 492 civili e il tempio venne pesantemente danneggiato a causa degli spari da carroarmati. La vendetta dei Sikh sconvolse l’intero paese,infatti il 31 ottobre 1984, Satwant Singh e Beant Singh, guardie del corpo di Indira Ghandi la fucilarono come avevano pianificato dopo esser stati al tempio e aver visto il dolore delle famiglie straziate dalla Blue Star. Avevano progettato di ucciderla e poi di spararsi a vicenda,ma Beant Singh non morì, rimase solo ferito. Venne torturaro e ucciso come altri 10’000 Sikh in India, gli Hindu, gruppo religioso di cui faceva parte la Ghandi. Infilavano loro uno pneumatico attorno alla pancia incastrandovi le braccia, li cospargevano di benzina e gli davano fuoco ridendo della loro sofferenza. Un parente di mia mamma morì così. Altre decine di migliaia rimasero feriti, tra cui anche donne e bambini. La polizia dava anch’essa man forte agli sterminatori. Come nuova vendetta i Sikh uccisero nell’86 il capo dell’esercito indiano, dato che aveva condotto lui la Blue Star con altri due generali. A questo punto il governo si spaventò e decise di riparare il tempio a proprie spese, ma i Sikh rimossero le riparazioni e ricostruirono il tempio da soli. Oggi 26 anni dopo nessuna famiglia ha ancora ottenuto giustizia, i criminali si sa chi sono, ma visto che sono uomini politici, continuano a dire che mancano prove e cose del genere, mentre i Sikh guardano impotenti! Jarnail Singh ji Khalsa Bhindrawale Harpreet, IV B 43 Che cosa fanno gli animali in chiesa? Dio dorme nella pietra, sogna nel fiore, si desta nell’animale e sa di essere desto nell’uomo. (proverbio asiatico) Durante il mese di ottobre, nell’ambito del programma di religione di prima media, che prevede il riconoscimento e la lettura di elementi di cultura religiosa presenti nell’esperienza dell’allievo e nel suo ambiente, è stata organizzata un’uscita di studio a Giornico, in collaborazione con l’insegnante di storia. I ragazzi hanno potuto visitare alcuni edifici religiosi e monumenti storici e approfondire in particolare il significato dei simboli, tema che sarà ripreso in terza media nel programma di storia della Chiesa. La chiesa di San Nicola, splendido esempio di stile romanico, ha un fascino tutto particolare dato dalle sculture: un vitale e vivace mondo di figure zoomorfe e decorazioni vegetali che ci accompagnano in un universo fantastico, ma reale e che, in quanto a effetti speciali, non ha niente da invidiare all’attualissimo, ma virtuale Avatar. Mariantonietta Boo, docente di istruzione religiosa La chiesa romanica di San Nicola a Giornico. Alessandro 1. Entriamo nell’arca La chiesa romanica è come l’arca di Noè che accoglie tutte le creature. È come un piccolo mondo in pietra dove vivono molti animali, ma anche delle piante. Come mai tanti animali sulle facciate, sui capitelli, sui portali delle chiese antiche? Perché, nel medioevo, pochi sapevano leggere e la pittura e la scultura erano gli unici «libri» che la gente poteva capire, inoltre i fedeli conoscevano bene il mondo animale e gli animali diventano simboli per esprimere la 44 fede religiosa. Gli animali rivelano alcuni concetti tipici della religiosità, per esempio l’agnello esprime la mitezza di Cristo, il candore della colomba la purezza, mentre il peccato è personificato dalla capra. Le pietre rappresentavano dunque il creato che ci circonda, ma anche significati profondi della vita dell’uomo e della religione cristiana. Micol e Annamaria, I A La lepre cerca protezione accanto al leone. Sara Il bue è simbolo di bontà e di tranquillità. Davide 2. Il simbolo: due metà che formano un’unità La parola «simbolo» deriva da una parola greca che significa «mettere insieme» due parti distinte. Nel mondo antico esisteva questa usanza: due persone, due famiglie o anche due città per concludere un’alleanza spezzavano un pezzo di terracotta e ne conservavano ognuno una delle due parti. Il perfetto combaciare delle due parti provava l’esistenza del patto. Anche i simboli cristiani mettono insieme due realtà: una materiale e una spirituale. Il simbolo ha la straordinaria capacità di collegare le immagini visibili, segni o figure, al mondo invisibile, di rendere chiari i concetti fondamentali della religione. Il simbolo riesce a riassumere il senso di un intero discorso, è velo e specchio, enigma e parabola, allusione a una realtà superiore che può soltanto rappresentare, ma non sostituire. Jamila e Veruska, I A 3. Il re degli animali accoglie solennemente i visitatori Il portale, per gli antichi, indicava il passaggio tra due mondi e poteva rappresentare l’inizio di un’avventura anche pericolosa. Così, per ammonire i passanti, le porte sono spesso custodite da leoni, grifoni e draghi. I leoni della chiesa di San Nicola fanno la guardia all’entrata della chiesa e sostengono le colonne del portale, per questo si chiamano leoni stilofori. Essi simboleggiano la forza e la superiorità. Ma il leone è anche simbolo di Cristo e della sua risurrezione perché nel medioevo si credeva che i leoncini nascessero morti e che il terzo giorno il leone giungesse a dar loro la vita con il suo fiato. Il leone che divora il serpente è invece simbolo della potenza di Cristo che vince il male. La lepre è simbolo di fragilità, per questo essa cerca riparo vicino al possente leone. Il bue che sporge a destra, alla base della facciata, è simbolo di bontà e di tranquillità nella credenza cristiana. Di solito compagno inseparabile dell’evangelista Luca, sembra invitare chi entra a lasciare ogni desiderio di potenza e a dimenticare le preoccupazioni del mondo per abbandonarsi alla calma e alla riflessione della chiesa. Francesco, I A 45 4. Mai fare il solletico al drago che dorme Sulla porta della chiesa ci attende un piccolo, ma feroce drago. Ha quattro zampe, due ali, una lunga coda arrotolata, due occhi spaventosi e una bocca spalancata pronta a divorarci, dopo averci abbrustolito per benino. Per i primi cristiani il drago era l’incarnazione del male e del peccato. Per i Padri della Chiesa il drago è un rappresentante del diavolo, un gigantesco serpente velenoso e orrendo che sputa fuoco e vive nell’acqua. Il drago è un animale caro alla scultura medievale, onnipresente sui pilastri dei portali delle chiese. Anche Giornico ha il suo bel draghetto rampante che ricorda a chi entra che non c’è salvezza senza prima averla conquistata con una dura lotta contro il demonio. Il leone fa la guardia all’entrata della chiesa. Stefano Michele e Joel, I A 5. Salvare capra e (cavol)fiori Entriamo nella chiesa e, sulla sinistra, osserviamo la grande vasca battesimale tutta decorata che all’origine era situata nella primitiva chiesa di San Michele. È l’elemento più antico della chiesa. La capra scolpita sulla vasca ha un significato negativo perché sta azzannando una colomba che è il simbolo dell’anima mite e pura. Qui la capra è simbolo del diavolo che tenta di sopraffare il fedele indifeso. Sul lato opposto all’agnello troviamo una croce con un fiore a significare che i cristiani diventano «fiori di Cristo». Su un altro lato c’è una serie di nove fiori, tutti di sei e nove petali, multipli di tre, che ricordano la santissima Trinità, nel nome della quale viene amministrato il battesimo che apre la strada per il Paradiso, simboleggiato dal giardino fiorito. Sarebbe tutto semplice se al centro non ci fosse un fiore di quattro petali: secondo gli studiosi rappresenta il numero dei Vangeli su cui sta scritto il messaggio di salvezza annunciato con il battesimo. Ambra, I A Sul portale, un drago feroce ammonisce i visitatori. Ruan 46 6. Una silenziosa foresta incantata Quando scendiamo nella cripta della chiesa, decorata con mostri, fiere, animali grotteschi e foglie, ci sembra di entrare in un suggestivo antro cavernoso. I capitelli rappresentano una foresta, ricca di alberi che producono foglie e frutti. Ogni capitello, illuminato dalla luce del sole in momenti diversi dell’anno, indica un simbolo su cui siamo invitati a meditare, così il cammino nella cripta diventa un vero e proprio percorso spirituale dove gli animali rappresentano le insidie della vita. A questo proposito è molto interessante, e unico in tutto il Ticino, il capitello con le leonesse che si fronteggiano fondendosi in un’unica testa o quello delle quattro capre, eseguite con grande precisione, che simboleggiano il vizio e il male in genere. Gioele e Massimo, I A La cripta è una meravigliosa foresta. Matteo I cristiani sono i «fiori di Cristo». Vanja 47 Premio Raiffeisen Le migliori licenze 2008/2009 Dal 1997 la Banca Raiffeisen di Leventina premia gli allievi della quarta media che annualmente ottengono le migliori licenze di scuola media. Per l’anno scolastico 2008/ 2009 i riconoscimenti sono stati attribuiti a: 1. premio Laura Leonardi – 4A media 5.83 (lingotto d’oro) 2. premio Swea Meucci – 4B media 5.67 (lingotto d’oro) 3. premio Martina D’Andrea – 4B media 5.61 (lingotto d’oro) È con sentimento di grata riconoscenza che ringraziamo la Banca Raiffeisen per la disponibilità sin qui dimostrata e per l’impegno di continuità assunto. Ai giovani premiati vadano le congratulazioni e i migliori auguri di successo. 48 Progetto Monte Ore «... da grande farò...» Una giornata a contatto con artigiani e imprenditori dell’Alta Leventina Nel corso dell’anno scolastico 2009/ 2010 abbiamo voluto offrire ai ragazzi delle terze la possibilità di maturare una loro futura scelta pofessionale, attraverso due progetti mirati, con lo scopo di avvicinarli alla realtà del mondo del lavoro facendo vivere loro in prima persona l’esperienza di una professione, e aiutandoli nel valutare le molteplici offerte che vengono offerte tramite la visita a Espoprofessioni. Il tema della scelta professionale è estremamente delicato; la famiglia in primo luogo dovrebbe preoccuparsi delle scelte definitive dei propri figli, mentre la scuola fornisce i mezzi per aiutare i ragazzi a porsi una serie di domande sulle possibilità offerte. Soprattutto in terza, prima di affrontare una scelta, vogliamo che i ragazzi si pongano una serie di domande sulla ricerca di una professione adatta e interessante. Qui dobbiamo veramente ringraziare di cuore gli artigiani e gli imprenditori che si sono messi a disposizione dei ragazzi con entusiasmo, dedicando loro la più completa attenzione. Abbiamo ricevuto molte più disponibilità di collaborazione rispetto alle nostre richieste, e questo mostra l’attenzione che il mondo del lavoro rivolge ai nostri giovani. Riportiamo qui di seguito alcuni estratti delle osservazioni che i ragazzi hanno scritto dopo quest’esperienza e che sono stati raccolti in un fascicolo. Renato Lucchini, Eleonora Traversi, Eliane Pedrini, docenti coordinatori Il primo progetto ha avuto come scopo quello di far conoscere quali artigiani e quali piccoli imprenditori ci sono in Alta Leventina. I 29 ragazzi e ragazze di 3A e 3B hanno passato una giornata intera a diretto contatto con chi possiede un’attività, che abbiamo definito artigianale, o di piccola imprenditoria. Tutti gli allievi sono stati ben accolti, hanno visto con i propri occhi come si svolge l’attività, hanno lavorato concretamente, si sono resi conto di quali problemi incontrano oggi gli imprenditori, hanno visto la differenza fra una giornata scolastica e una lavorativa, hanno posto una serie di domande sulla professione e sulla possibilità di formazione. 49 Allegra Pineta Fiorista Prima di iniziare questa esperienza, mi sento emozionata ed ho anche un po’ di paura di sbagliare visto che so di essere un po’ imbranata. Una cosa però mi rassicura, il posto lo conosco e so che l’artigiana mi aiuterà e cercherà di spiegarmi tutto. Non so proprio cosa mi aspetta, perché la vita di una fiorista al lavoro non riesco ad immaginarmela. Appena arrivata, mi sono subito sentita a mio agio, perché a me i fiori piacciono tanto e vederne così tanti mi ha rassicurata. Un’altra cosa che subito mi ha colpito è come mi ha accolta l’artigiana, mi è subito stata simpatica, solo a guardarla. Finite le presentazioni mi ha fatto indossare un grembiule da lavoro e mi ha spiegato la prima cosa da fare: lavare i vasi e rifare il taglio al gambo dei fiori. Finito questo lavoro mi ha spiegato come si fanno i mazzi di fiori. Dopo aver rimesso tutti i fiori nei vasi ed averli rimessi in esposizione, mi ha chiesto di decorare le scale in modo natalizio. Secondo me, la fiorista è un bel lavoro, di sicuro impegnativo, ma questo vale per tutti i lavori, ma soprattutto è molto creativo e fantasioso e questo è un lato importante. Da come mi è stata presentata questa professione mi è venuta voglia di andare a fare anche io questo lavoro. Orologeria Tallarini Io sono stata in un piccolo negozio che si trova ad Airolo accanto alla chiesa. Questo luogo è piccolo ma contiene molte cosine belle, certi pezzi sono addirittura unici in tutto il Cantone Ticino. Al centro del negozio si trova un lungo bancone dove all’interno sono esposti orologi, collane e orecchini. Sulla sinistra c’è una scrivania molto ampia, dove la proprietaria aggiusta o costruisce anelli, braccialetti, collane, orecchini, orologi. Appena entrata nel piccolo negozio mi sono presentata, poi a poco a poco ha cominciato ad arrivare gente del posto per compere e di lavoro ne abbiamo avuto per tutto il giorno. È stato bello provare a lavorare un giorno intero a contatto con le persone, con una collega e con oggetti preziosi. Quando i clienti chiedono di mostrare loro una collana o un qualsiasi oggetto, lo si deve depositare su un piccolo vassoio, in modo che quando bisogna spostarsi lo si possa mettere dietro al bancone, per evitare che ne rubino il contenuto. Inoltre mi ha insegnato molto bene a impacchettare i regali, grandi e piccoli che siano. Alla fine di questa splendida giornata penso che il riposo sia guadagnato. È stata un’esperienza piacevole, se possibile da ripetere. Alison, III A Sabina, III B Falegnameria Guido Guscetti Mi trovavo davanti alla porta dell’azienda di falegnameria, ad Ambrì, del signor Guido Guscetti. Ero agitato. Mi decisi di entrare e suonai il campanello. Guido mi accolse con simpatia. Vidi un operaio che conoscevo, mi tranquillizzai. Il mio primo pensiero fu come facevano a lavorare di fuori in inverno con quel freddo. Il posto era abbastanza grande. C’erano dei macchinari, una pigna a legna che riscaldava il locale e altri due locali di cui uno era l’ufficio e l’altro era il deposito del materiale. Alla mattina montammo una porta in una casa. Più tardi io continuai un lavoro che avevano lasciato in sospeso, cioè un mosaico fatto con il legno. Nel pomeriggio tagliammo dei pannelli di legno, e prendemmo l’isolazione e caricammo il tutto sul camioncino. Poi andammo in una casa e montammo l’isolazione sotto il tetto. Guido fu molto gentile a spiegarmi come si fa. Dopo montammo le assi per fare il rivestimento. Peccato che era arrivata l’ora di andare a casa. Li salutai e li ringraziai. La giornata fu bellissima, l’unica cosa negativa era che fuori aveva fatto molto freddo. Sono contento d’aver fatto una nuova esperienza arricchente nell’ambito lavorativo e devo dire che sono stato accolto bene con simpatia e gentilezza. Siro, III B Caseificio del Gottardo Vorrei raccontare della mia esperienza inedita. Il luogo nel quale ho vissuto una giornata diversa dal solito é stato il Caseificio del Gottardo di Airolo. Sono stato accolto dalla signora Valeria e dal Signor Pedro. Ho trascorso gran parte del tempo nel ristorante, nel negozietto, dove si possono trovare specialitá casareccie, e nel laboratorio. Ero emozionato all’idea della giornata che mi aspettava e incuriosito per le attivitá che avrei svolto. La mia prima impressione é stata di trovarmi in un luogo pulito e in un ambiente famigliare. Mi aspettavo di lavorare il formaggio, servire i clienti e una piccola ricompensa finale. Mi è stato spiegato il funzionamento dei macchinari, le regole della vendita dei formaggi e del ristorante tra cui servire i clienti e il modo corretto di apparecchiare i tavoli. Sinceramente sono rimasto deluso da questa esperienza, perchè questo lavoro mi é sembrato molto monotono. Posso dire che questa attivitá non é quella giusta per me e spero di avere la possiblitá di svolgere altre esperienze, forse un po’ più positive. Daniel , III B Espoprofessioni Il secondo progetto é legato a Espoprofessioni, una manifestazione che si tiene ogni due anni a Lugano e che riunisce sotto un solo tetto circa 200 professioni. Una vetrina per i ragazzi per farsi un’ulteriore idea delle variegate possibilità di scelta professionale. Mercoledi 10 marzo un gruppo di venticinque allievi di seconda, terza e quarta, accompagnati da 4 docenti, hanno visitato l’esposizione. Ad ognuno dei ragazzi é stato chiesto di preparare la visita, indicando quale fosse il settore professionale che maggiormente lo interessava. Dovevano poi elencare le professioni legate al settore scelto e indicare fra queste quali fossero quelle di maggior interesse. Altri ragazzi hanno avuto l’opportunità di visitare l’esposizione con i propri genitori. Quest’esperienza è stata bellissima e intelligente e abbiamo potuto imparare il senso della parola lavorare. Noi tutti abbiamo visitato le postazioni che ci interessavano. Ho apprezzato molto l’invito che ci è stato offerto visto che noi eravamo di seconda. Mi sono diverito molto. Giuseppe, II A In conclusione abbiamo constatato con piacere che queste proposte sono state accolte dai ragazzi in modo positivo e costruttivo, per cui riteniamo di riproporre questo indirizzo anche nel prossimo anno. Anche qui presentiamo alcune impressioni dei ragazzi. L’esperienza é stata bella e utile. Ogni allievo ha guardato ciò che gli interessava, io ho visto tutto quello che mi piaceva fare. Sofia, II A Ringraziamento Rivolgiamo il nostro sentito GRAZIE agli artigiani ed imprenditori che hanno accolto i ragazzi della Scuola Media di Ambrì nella giornata dell’8 dicembre 2009. 52 Albergo Forni – Marzio Forni – Airolo Allegra Pineta (fiorista) – Samuela Delfoc – Airolo Negozio Crai – Ivo Gobbi – Ambrì Azienda Agricola – Emilio Bossi – Ambrì Caseificio del Gottardo – Airolo Garage Christian Celio – Ambrì Garage ERTA – Erio e Tazio Gobbi Ambrì Farmacia Boscolo – Airolo Estetica Viviana Airolo – Viviana Guscetti – Airolo Panetteria Beffa – Donatello Merandi – Airolo Tre Bi Informatica – Mauro Biasca –Piotta La collana – Sheila Gianini – Piotta Falegnameria Guido Guscetti – Ambrì Metalcostruzioni Claudio Passera – Airolo Salone Polli – Serenella Minozzo – Piotta Salone Betty – Elisabetta Sommacal – Ambrì Scuola dell’infanzia – Monica Gobbi – Ambrì Sport 2000 – Gianmaria Bernasconi – Faido Orologeria Grazia Tallarini – Airolo Giulia Taragnoli orafa – Quinto Cancelleria Comunale – Quinto Casa Leventinese Anziani – Faido Elenco delle classi Docente di classe Massimiliano De Stefanis PRIMA A Cognome Nome Residenza Antonietti Buffa Catalfamo Celio D’Alessandri Gianola Guglielmetti Lombardi Marveggio Mottini Passera Passera Pedrucci Pellegri Pozzi Propadalo Tomamichel Tomic Vezzoli Ruan Alessandro Michele Sebastian Ambra Davide Massimo Paola Matteo Sara Stefano Athina Francesco Gioele Micol Jamila Anamaria Joel Vanja Veruska Rodi Fiesso Ambrì Ambrì Ambrì Piotta Airolo Airolo Airolo Ambrì Altanca Airolo Airolo Rodi Fiesso Prato Leventina Rodi Fiesso Rodi Fiesso Airolo Ambrì Prato Leventina 53 Docente di classe Renato Lucchini 54 SECONDA A Cognome Nome Residenza Cereghetti Da Silva Salvador Dotta Fetta Leonardi Lucchinetti Montalbano Muvilla Neiva Moura Perhar Piccinni Pinheiro Da Silva Rudschuck Stice Kevin Alessia Stefano Giuseppe Patrizia Fabiano Alessia Sofia Rui Filipe Parminder Patrizia Carla A. Brian Julian Quinto Airolo Airolo Airolo Rodi Fiesso Airolo Piotta Airolo Airolo Airolo Ambrì Ambrì Airolo Airolo Docente di classe Marina Gut Ramelli SECONDA B Cognome Nome Residenza Bianchi Buffa Carpani Ferracin Giannini Gobbi Maggini Mottini Passera Peric Pini Rossi Zuccalà Sara Gianluca Nelly Mattias Sofia Erica Alice Gabriele Gabriele Rada Eros Enea Erik Rodi Fiesso Ambrì Airolo Airolo Airolo Ambrì Airolo Altanca Airolo Airolo Airolo Airolo Airolo 55 Docente di classe Fausto Croce 56 TERZA A Cognome Nome Residenza Bogicevic Cereghetti Crenna Kostadinova Lipari Da Silva Maccagno Marques Pereira Marveggio Nicolodi Pellegri Pellegri Perna Pozzi Speziale Danijela Sharon Alison Dragana Matheus Kenny Andreia Marta Fiorenza Natan Sabina Francesca Omar Nicholas Piotta Quinto Airolo Rodi Fiesso Airolo Dalpe Rodi Fiesso Ambrì Airolo Prato Leventina Prato Leventina Airolo Rodi Fiesso Rodi Fiesso Docente di classe Gionata Forni TERZA B Cognome Nome Residenza Beffa Casartelli Casella Dassié Ferrari Fischer Gobbi Lachelin Pedrini Rossi Sartore Sinopoli Sommacal Venturini Vidili Matteo Martina Sara Letizia Barbara Daniel Jana Claire Laura Sabina Michael Vanessa Selene Siro Sara Airolo Airolo Catto Piotta Airolo Airolo Piotta Nante Nante Airolo Dalpe Varenzo Airolo Catto Dalpe 57 Docente di classe Enrica Vicari Vella 58 QUARTA A Cognome Nome Residenza Andreano Beffa Bianchi D’Andrea Dassié Dotta Guscetti Haller Pellegri Perhar Pestoni Polli Sambol Scalvini Sommacal Tagliabue Ilenia Caterina Giorgia Cristina Filippo Silvia Mattia Alan Fabrizio Ranjit Felicity Manuela Nicola Nicole Dafne Michel Airolo Airolo Rodi Fiesso Airolo Piotta Airolo Ambrì Ambrì Prato Leventina Airolo Ambrì Airolo Quinto Quinto Airolo Dalpe Docente di classe Alfeo Visconti QUARTA B Cognome Nome Residenza Beffa Dolfini Dotti Dürmüller Forni Gajic Guglielmetti Guscetti Marchetti Perhar Petrovic Pilipovic Pinheiro Da Silva Rossi Simic Walter Chantal Michael Naomi Licia Eliano Aleksandra Luca Cristina Dayany Harpreet Branka Vanja Ricardo J. Fabio Vladimir Lisa Ambrì Quinto Dalpe Airolo Quinto Piotta Airolo Ambrì Airolo Airolo Airolo Piotta Ambrì Rodi Fiesso Rodi Fiesso Deggio 59 Elenco docenti Materie Direzione Collaboratori direzione Docenti 60 Anni insegnamento Direttore Costi Marco Bodio Matematica 22 anni Vicedirettore Visconti Alfeo Prato Leventina Italiano Storia/Geografia 37 anni Forni Gionata Biasca Scienze 18 anni Lurati Tiziana Airolo Tedesco/Inglese 27 anni Boo Mariantonietta Bodio Istruzione religiosa 27 anni Celio Franco Ambrì Storia/Geografia 37 anni Croce Fausto Ambrì Ed.fisica/Nuoto Resp. informatica 35 anni Degiovannini Vladi Camorino Ed. alimentare 17 anni De Stefanis Massimiliano Lumino Italiano Storia/Geografia 3 anni Ferrari Sara Ludiano Ed. fisica/Nuoto 4 anni Giacomelli Elena Bellinzona Latino 31 anni Gut Ramelli Marina Rodi Fiesso Tedesco 21 anni Lucchini Renato Quinto Ed. musicale 34 anni Luraschi Cesare Bellinzona Italiano 32 anni Minotti Cristina Bellinzona Scienze 1 anno Pancera Simona Camorino Scienze 1 anno Pedrini-Lachelin Eliane Nante Corso pratico 18 anni Pessina Donatella Chiggiogna Arti plastiche/Tec.abb. 33 anni Poletti Celio Rita Ambrì Matematica 38 anni Personale Sampietro Lidia I-Paré Matematica 1 anno Sartori Paolo Mairengo Disegno tecnico 21 anni Totti Armida Biasca Francese/Tedesco 30 anni Traversi Eleonora Bellinzona Sostegno pedagogico 18 anni Vicari-Vella Enrica Bedretto Arti plastiche/Ed. visiva 17 anni Segretaria Tonini Wilma Mairengo Bibliotecario Berta Paolo Lavorgo Capo servizio esterno del Comune di Quinto/Custode centro scolastico Gobbi Mauro Scruengo Grazie Cesare! Caro Cesare, dopo 32 anni nel mondo della scuola hai deciso di ritirarti, chiedendo il pensionamento anticipato a decorrere dal primo settembre di quest’anno. Iniziasti la tua attività di docente di italiano nel 1978 a Bellinzona, presso l’allora ginnasio cittadino, trasformatosi poi in scuola media. Nell’estate del 1992 fosti trasferito alla scuola media di Ambrì e da allora hai sempre operato in favore dei ragazzi dell’Alta Leventina. In tutti questi anni hai lavorato con impegno e hai dimostrato che è possibile non lasciarsi condizionare dalla frenesia, ma al contrario abbracciare la calma e la riflessione. L’augurio sincero, che noi tutti ti formuliamo, è che tu possa pienamente coltivare i tuoi interessi, in piena salute. Con viva cordialità. Dir. Marco Costi 61 Indici di sede e indici cantonali Sme Scuola Media Ticinese: allievi e sezioni a fine anno 2008/2009 a Comprensori a a a I classe II classe III classe IV classe Totale allievi Numero sezioni Media allievi per sezione 20 35 34 26 115 7 16.4 Bellinzonese e valli 803 743 775 790 3111 156 19.9 Locarnese e valli 575 601 538 563 2277 111 20.5 1201 1131 1192 1181 4705 225 20.9 495 523 514 550 2082 103 20.2 3074 2998 3019 3084 12175 595 20.4 Ambrì Luganese Mendrisiotto Totale Cantone III Francese opzionale IV Matematica attitud. III Matematica attitud. 26 23 1.7 0 2.3 11 53 49 47 31 32 57 55 60 59 67 51 21 15 2.7 0 1 7 54 52 48 27 28 60 56 65 65 62 57 23 19 2 1.1 Luganese 1.9 10 52 50 50 25 26 61 60 60 58 64 53 22 13 2.7 0.3 Mendrisiotto 2.4 9 60 54 48 24 28 64 59 70 65 72 51 25 12 1.1 0 1.90 10 54 51 49 27 28 61 58 63 61 66 53 22 14 2.3 0.3 Bellinzonese e valli Locarnese e valli Totale Cantone 62 a a a a a a a a a a a I –IV Esoneri 62 I –IV Latino 65 IV Latino 58 III Latino 59 IV Francese attitud. 46 a 62 IV Tedesco attitud. 35 III Tedesco attitud. 29 a 42 a 42 IV 2 corsi base SMS senza esami 53 III 2 corsi base IV 2 corsi attitudinali 21 Ambrì a insufficiente in 2 o più materie 11.3 Comprensori a non promosso III 2 corsi attitudinali Scuola Media Ticinese: indicatori di sede in % a fine anno 2008/2009 Andamento allievi iscritti e rispettive sezioni presso la scuola media di Ambrì dal 1980 classi 4 250 8 11 13 12 12 13 12 10 10 10 11 10 10 11 9 8 9 9 8 8 8 8 8 8 8 8 8 7 7 6 200 150 100 Osservazioni: 1980 / 81: solo classe prima 1981 / 82: solo classi seconde 1982 / 83: solo classi terze giugno 2008: chiusura sotto sede di Airolo 2010 / 2011: dati previsti 63 2010 / 2011 2009 / 2010 2008 / 2009 2007 / 2008 2006 / 2007 2005 / 2006 2004 / 2005 2003 / 2004 2002 / 2003 2001 / 2002 2000 / 2001 1999 / 2000 1998 / 1999 1997 / 1998 1996 / 1997 1995 / 1996 1994 / 1995 1993 / 1994 1992 / 1993 1991 / 1992 1990 / 1991 1989 / 1990 1988 / 1989 1987 / 1988 1986 / 1987 1985 / 1986 1984 / 1985 1983 / 1984 1982 / 1983 1981 / 1982 0 allievi 1980 / 1981 50 Elenco dei sostenitori 2010 Elenco dei sostenitori 2010 Ringraziamo di cuore l’«Area City Carburoil di Quinto» (sponsor ufficiale) e tutti i sostenitori che hanno tangibilmente sostenuto questa pubblicazione. 64 AD Informatica Sagl Agriturismo, Osteria Altanca, Fam. Mottini Agroval SA Albergo Alpina Albergo Forni, Fam. Forni Alpi Sagl, Idro-termo sanitari Altoni Sandro, commercio bibite Ambrosetti Aleardo, Winterthur Assicurazioni Amco Fiduciaria SA Andreotti e Partners SA, Studio d’ingegneria Azienda Elettrica Comunale Airolo Azienda Elettrica Ticinese Banca dello Stato Barenco & Andreoli SA – Imprenditori AutoPostale Barloggio Sagl, Fisioterapia Beffa Renato, Officina meccanica Beffa-Bono Sergio, Assicurazioni La Basilese Carrozzeria S. Gottardo, Luciano Beretta Clinica Dentaria Comunale Caseificio Dimostrativo S. Gottardo Celio Brenno, Studio d’ingegneria Celio Engineering SA, Studio d’ingegneria elettronica Chiaravallotti Charly, Buvette Cadagno Dr. Chiaravallotti Giovanni, Dentista D.ssa Christe Mariadele, Studio medico Cinema Leventina Coop Regione Ticino Coppa Giordano, Negozio Vis-à-Vis CP Assicurazioni, Paolo Calzascia Corporazione Boggesi di Piora Dr. Croce Giancarlo, Dentista Darani Figli Vittorino SA, Impresa pittura Dotti SA, Impresa costruzioni Farmacia Boscolo SA Ferretti Ferruccio SA, Impresa costruzioni Ferrari Ennio, Impresa generale SA Filippi SA, Segheria Filojobel 89 Fondazione Dazio Grande Fondazione Pro San Gottardo Forni Anna, Helvetia Assicurazioni Dr. Fabio Fransioli, Studio medico Frisoni Luigi, Studio d’architettura Funicolare Ritom SA Garage Erta SA Gendotti Giorgio, Studio d’architettura Gendotti Metalcostruzioni SA General Deal SA Gennusa Nicolò, Panetteria Vais Ghisolfi Nicoletta, La Butege Sagl Gianini Sergio, Fiduciaria SerSimo Sagl Giannini Sheila, La Collana Giobbi Giovanni + figlio Sagl, Idraulico 6774 6777 6780 6780 6780 6775 6780 6780 6760 6780 6780 6500 6780 6760 6780 6776 6780 6746 6775 6780 6760 6775 6777 6760 6760 6780 6532 6775 6500 6777 6760 6747 6774 6780 6780 6527 6780 6772 6772 6780 6513 6780 6760 6777 6775 6775 6773 6745 6776 6747 6776 6776 6780 Dalpe Altanca Airolo Airolo Airolo Ambrì Airolo Airolo Faido Airolo Airolo Bellinzona Airolo Faido Airolo Piotta Airolo Lavorgo Ambrì Airolo Faido Ambrì Varenzo Faido Faido Airolo Castione Ambrì Bellinzona Quinto Faido Chironico Dalpe Airolo Airolo Lodrino Airolo Rodi Fiesso Rodi Fiesso Airolo Monte Carasso Airolo Faido Quinto Ambrì Ambrì Prato Leventina Giornico Piotta Chironico Piotta Piotta Airolo Ci scusiamo con coloro che, causa la scadenza dei termini di stampa del fascicolo, non hanno potuto figurare in questo elenco. Giobbi Pino, Impresa costruzioni SA Gobbi Danilo, Consulente finanziario Gobbi Ivo Sagl, Negozio Crai Gobbi Marzio, Attrezzi forestali Grotto Sandro, Falegnameria Guarisco Franco, Pavimenti e rivestimenti Guscetti Guido, Mobili e serramenti Flli Gut SA, Fabb. serramenti mobili Juri René, Studio legale Juri Adolfo, Elettronica industriale Kammermann Christine, Salone Chris Kunz Fernando, Studio d’ingegneria La Butea da Quint, Viviana Bronner e Giulia Taragnoli La Butea du pan, Flli Buletti Leonardi Gilberto, Ristorante Canaria Leventina Turismo Libreria Taborelli Lombardi Bruno, Gestione Stalvedro SA Lombardi Marco, Avvocato e notaio Lucchini-Mariotta e associati SA, Studio d’ingegneria Luzzi Disma, Onoranze funebri Macelleria Piccoli Marchetti SA, Assuntori postali Mattioli Donato, Macelleria Merandi Donatello, Tea Room-pasticceria Dr. Paolo Meregalli, Studio medico Milesi Gabriele & Fabio, Studio d’architettura Migros Ticino Mottini Edy, Atelier Muttoni & Beffa SA, Geofisica e geologia New Celio Engineering SA Osteria La Montanara - Elena Medi Osteria Pizzo Rotondo, Fam. Leonardi Fiorenzo Panzera, Agente generale Passera Armando, Consulenze amministrative Passera Claudio, Metalcostruttore Patriziato di Bedretto Patriziato di Dalpe Patriziato di Piotta Patriziato Generale di Quinto Ristorante All’Acqua, Fam. Vabanesi Ristorante Baldi Sagl Ristorante Filippini, Carmen Passera Ristorante Flora, Aldo Ciolina Riva Maurizio, Elettricità Sci Club Rodi Fiesso Scuola Svizzera di Sci e Snowboard Secunda Fiduciaria SA Sirchia Antonella, Salone Anto Società Elettrica Sopracenerina SA Studio Habitat.ch SA - Francesca e Fabio Pedrina Tallarini Grazia, Orologeria-Oreficeria Taragnoli Bruno, Assidu Tenconi SA, Officina meccanica Tensol Rail SA TI-Promotion, S. Bertocchi - N. Gobbi Togni Marco, Agricoltore-casaro Touring Club Svizzero - Sezione Ticino Tre-Bi Sagl, Fiduciaria e informatica TSS Robotica SA, Macchine e automazione Valenti Manuel Sagl, Pavimenti Wolfisberg Marco, Garage Wolfisberg Zamberlani Vini, Enoteca 6772 6776 6775 6776 6780 6780 6775 6776 6775 6775 6780 6780 6777 6780 6780 6780 6500 6780 6780 6760 6775 6776 6780 6746 6780 6780 6982 6772 6780 6760 6775 6775 6780 6648 6780 6780 6781 6774 6776 6775 6780 6772 6780 6780 6776 6772 6780 6775 6780 6600 6500 6780 6514 6780 6745 6776 6780 6802 6776 6776 6772 6780 6776 Rodi Fiesso Piotta Ambrì Piotta Airolo Airolo Ambrì Piotta Ambrì Ambrì Airolo Nante Quinto Airolo Airolo Airolo Bellinzona Airolo Airolo Faido Ambrì Piotta Airolo Lavorgo Airolo Airolo Agno S. Antonino Airolo Faido Ambrì Ambrì Bedretto Minusio Airolo Airolo Villa Bedretto Dalpe Piotta Ambrì All’Acqua Rodi Fiesso Airolo Airolo Piotta Rodi Fiesso Airolo Ambrì Airolo Locarno Bellinzona Airolo Sementina Airolo Giornico Piotta Nante Rivera Piotta Piotta Rodi Fiesso Airolo Piotta 65 Lo spremimeningi A cura di Renato Pellegrini Lo so, lo so, è un anno che aspettate! Ancora un attimo di pazienza e arrivo! Diamine, non ho mica solo quello da fare... La regola da scoprire nel gioco della passata edizione era abbastanza semplice: il numero contenuto in una casella indica quante caselle ad essa contigue (aventi cioè un lato un comune) sono grigie. Le caselle contenenti ad esempio lo zero non hanno caselle contigue colorate. Applicando la regola alla seconda griglia si ottiene il risultato illustrato a lato ! 1 2 2 1 1 2 2 2 0 1 2 0 Il ragno e la mosca 1m 12 m Un grande capannone ha le dimensioni indicate nella figura. Un ragno si trova al centro di una delle due pareti di fondo, a un metro dal soffitto, mentre una mosca si trova invece sulla parete opposta, a un metro dal pavimento. Qual è il cammino più breve che il ragno (il quale naturalmente non vola) deve percorrere per raggiungere la mosca? Vi avverto subito: 42 metri non è la soluzione corretta ! 1m 12 m 30 m Lo so che i miei quattro gatti avrebbero preferito un topo al posto della mosca, ma non si può sempre avere tutto! 66