SOCIETÀ SERVIZI SOCIOSANITARI VAL SERIANA a r. l. Viale Stazione, 26/a - 24021 ALBINO (BG) Tel. 035 75.97.07 - Fax 035 75.96.36 e-mail:[email protected] “CRESCERE TRA AUTONOMIA E REGOLE” “C’era una volta una mamma con tanti bambini che, dopo averli lavati, sfamati e accuditi tutto il giorno, a sera non aveva la forza di raccontar fiabe o cantar ninnananne. Li metteva a letto e che fosse finita! Finchè un dì insegnò loro a cavarsela da soli. Quanto tempo le restò, allora per le favole della buonanotte!” INDICE Educare tra regole ed autonomia Pag. 3 Presentazione di Claudio Persico (Gruppo Tecnico del Progetto) Pag. 4 Perché le regole di Maria Peracchi (Dirigente del Circolo Didattico di Albino) Le fasi del percorso. Ricostruzioni delle varie fasi, articolazione del progetto, attività di Daniela Dinetti (Psicologa Società Servizi Sociosanitari Val Seriana) Pag. 6 Pag. 7 RACCONTI DEI PROTAGONISTI Le insegnanti. Regolarmente insieme…Impariamo a regolare… di Nicoletta Carrara, Elena Cassera, Paola Gusmini, Lucia Bravo Pag. 14 L’educatrice di Cinzia Bettinaglio (Cooperativa“Il Cantiere”) Pag. 16 I genitori di Giovanna Riboli Pag. 18 I bambini di classe quinta e classe terza Pag. 21 MATERIALE PRODOTTO Primo manifesto. “Crescere tra autonomia e regole” Pag. 26 Regolamento di circolo: indicazioni sulle assemblee di classe Pag. 28 Regole e formazione di Piero Manfredi Pag. 29 Lavoro in classe con i bambini: unità didattica Pag. 35 ALTRI CONTRIBUTI Quali regole per quali generazioni di Ivo Lizzola (Preside Facoltà di Scienze della Pag. 38 Formazione - Università di Bergamo) Regole? No grazie! Basta, per favore…. di Ennio Rocchi (Psicologo ASL Pag. 40 Provincia di Bergamo) Pag. 45 Conclusioni ALTRI MATERIALI Pag. 47 Il quaderno è stato elaborato dal gruppo tecnico del progetto, composto da: Maria Peracchi (Dirigente scolastico Direzione Didattica Albino) Nicoletta Carrara, Elena Cassera ( Insegnanti Direzione Didattica Albino) Giovanna Riboli (Genitore Direzione Didattica Albino) Daniela Dinetti (Psicologa Società Servizi Sociosanitari Val Seriana) Claudio Persico (Educatore Prof. Società Servizi Sociosanitari ValSeriana) Piero Manfredi (Consulente Pedagogico Cooperativa “Il Cantiere” Albino) 2 Educare tra regole ed autonomia Una norma, per definizione, tende ad indicare uno standard, un ambito comportamentale ritenuto lecito, 'normale’ e lo indica ad un certo universo di soggetti cui viene chiesto di attenersi, normalizzandosi. L'educazione, laddove non la si voglia intendere come mero sinonimo di integrazione sociale, tende a promuovere autonomia, ovvero letteralmente, il ‘darsi da solo le proprie norme’. Parrebbe quindi che la relazione educativa debba rifuggire le regole, e non pochi infatti l’hanno intesa in questo modo, salvo poi trovarsi privi di ruolo entro situazioni ingestibili. Di fatto la relazione educativa senza regole non può sussistere, sia perché ogni relazione per definizione è regolata, sia perché essendo ‘educativa’, risulta normata dalle particolari regole dell’educazione. Ogni relazione educativa prende forma, inoltre, all'interno di organizzazioni che per sopravvivere hanno bisogno di norme. In altre parole, senza regole né la relazione educativa né l'organizzazione nella quale agisce possono sopravvivere e questo fatto restituisce una definizione del problema che va ben al di là dell'immagine che comunemente se ne dà: le regole in educazione, prima di essere una sorta di contenuto del lavoro (in cui si insegna a farle rispettare), ne sono una condizione costitutiva. Ciò significa che ogni educatore deve al tempo stesso garantirsi la propria sopravvivenza (per lo meno quella del proprio ruolo) e negarla. Questo del resto non deve apparire così paradossale, perché assomiglia in modo straordinario a ciò che l'educatore chiede al proprio destinatario: “cambia secondo quanto ti sto indicando, ma fallo per tua libera scelta in modo da restare te stesso”. 3 PRESENTAZIONE di Claudio Persico (Gruppo tecnico del progetto) Il tema dell’educazione al rispetto delle regole è strettamente interconnesso con quello della cittadinanza, cioè al tema dell’educare ad essere cittadini. In tempi passati, quando vi è stata la necessità della costruzione della nazione italiana, in un territorio diviso in diverse comunità, la formazione del cittadino promossa principalmente dall’istituzione scolastica, consisteva nella costruzione del senso di appartenenza attraverso strategie di omologazione e omogeneizzazione. I recenti cambiamenti indotti dai processi di planetarizzazione e di globalizzazione, con i conseguenti fenomeni di interdipendenza tra i popoli, hanno portato all’attuale crisi della funzione degli stati nazionali e a fronte di questa nuova situazione, oggi, ci si chiede, cosa significhi promuovere l’educazione alla cittadinanza. Alcuni studiosi dei fenomeni socio-culturali concordano sul fatto che nell’attuale contesto, tra le nuove generazioni, abbiano acquisito posizione di dominanza valori quali il narcisismo, il consumismo, il potere e la visibilità, ritenuti da molti dis-valori educativamente pericolosi: ciò ha contribuito a costruire l’attuale sistema di vita che qualcuno ha definito “Epoca delle passioni tristi”, dove le persone sono primariamente centrate su loro stesse. La “costruzione” del nuovo cittadino non può che passare, a nostro avviso, attraverso l’acquisizione della capacità di costruire sistemi di regolamentazione delle relazioni fondati sul sentire gli altri come elementi importanti per la propria esistenza; non può che passare, inoltre, attraverso la stipulazione di patti educativi che, partendo dalla scuola, coinvolgano maggiormente altri livelli della comunità territoriale che in questo modo ambisce a diventare comunità educante. Nell’ambito territoriale della Val Seriana, da tempo, l’interazione di rete tra amministrazioni comunali, Società Servizi Sociosanitari Val Seriana (costituita per gestire i servizi sociali previsti dal Piano di Zona – L.328/00) e diverse agenzie territoriali attente alle questioni educative (in primis l’istituzione scolastica), si sta sempre più concretizzando in progetti dove viene favorita la nascita di spazi di osservazione e di riflessione sulle condizioni dei minori e di condivisione di azioni rivolte alla prevenzione e al contenimento di situazioni di disagio e pregiudizio. Si ritiene quindi di fondamentale importanza condividere una modalità di progettazione che affronti i problemi in un’ottica sistemica, favorendo lo scambio ed il confronto a diversi livelli tra i vari attori in gioco. 4 Questo è quanto è avvenuto nel progetto “Crescere tra autonomia e regole” in cui la tematica del rapporto con le regole vissuta a scuola è stata affrontata coinvolgendo alunni, insegnanti, genitori, educatori della cooperazione e psicologi del servizio famiglia. Quanto emerso potrà essere, oltre che utilizzato per riproporre in altri contesti scolastici esperienze simili, confrontato, collegato, con il lavoro di scambio intrapreso sulla stessa tematica dal T.Ag.E. (Tavolo Agenzie Educative) promosso dall’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Albino in collaborazione con gli istituti scolastici, gli oratori, la Società dei Servizi, e diversi enti e associazioni del paese. La formazione dei nuovi cittadini, quindi, passa a nostro avviso necessariamente attraverso accordi tra adulti e ragazzi di uno stesso territorio o meglio di una stessa comunità, finalizzati da una parte ad aiutare i ragazzi ad uscire dal “labirinto della crescita” in cui si vengono a trovare e dall’altra a sostenere gli adulti nella ricostruzione di comunità in cui le alterità riescano ad interagire tra loro. Questa è una delle possibilità per poter affrontare positivamente la globalizzazione trasformandola da processo globale a locale, facendola accadere attraverso l’incontro tra persone prima di tutto nei nostri paesi, nelle nostre vite. 5 PERCHE’ LE REGOLE di Maria Peracchi (Dirigente del Circolo Didattico di Albino) Il progetto brevemente presentato in queste pagine ha seguito volutamente il modello che era stato delineato in una precedente esperienza: il progetto compiti, realizzato tre anni fa con l’Istituto Comprensivo di Albino. I due percorsi non solo hanno in comune l’impianto organizzativo-gestionale, ma condividono l’obiettivo di fondo, di cui diventano strumenti facilitatori e occasioni di realizzazione. Al di là del contenuto dell’oggetto ( i compiti – le regole) essi hanno costituito infatti un’opportunità preziosa di incontro – confronto – scambio - riflessione comune tra scuola e famiglia, al fine di costruire/ricostruire un patto educativo per i ragazzi, tra adulti accomunati dalla medesima funzione educativa. Il percorso è stato sicuramente impegnativo, a volte faticoso, a dimostrazione del fatto che in campo educativo è tutt’altro che semplice e scontato non solo coinvolgere le persone, ma anche trovare un linguaggio comune attraverso il quale veicolare idee e riflessioni. Tuttavia il lavoro è stato utile e ha portato dei cambiamenti, certo non eclatanti, ma in educazione è sicuramente vero il detto secondo il quale “L’erba che cresce non fa rumore”. Anche questo progetto non ha fatto rumore, ma ha consentito a tutti gli insegnanti del Circolo di focalizzare l’attenzione su una tematica cruciale, di confrontarsi, di esplicitare le idee che inevitabilmente guidano l’azione, di assumere alcune decisioni semplici, ma condivise e comuni a tutti. Il confronto ha coinvolto anche le famiglie e gli alunni, non certo con l’illusione di individuare regole uguali per tutti, ma con l’ambizione di costruire un progetto educativo di scuola insieme con le famiglie e con gli alunni, nella convinzione che anche la scuola è una “comunità educante” e che tutti i soggetti coinvolti concorrono all’attuazione di quest’ultima. Il tema delle regole è molto complesso, ciò ha costituito all’inizio del progetto un elemento di criticità, poi superato dalla consapevolezza che la conclusione del lavoro non sarebbe certo stata definitiva, ma avrebbe costituito uno step di un percorso che teoricamente non ha fine. La necessità di iniziative simili nasce dalla consapevolezza che la scuola agisce in un contesto socio-culturale, connotato da assenza di certezze, cambiamento continuo e incessante, polverizzazione delle identità. Nulla è più dato, tutto va rinegoziato, richiarito, condiviso. Si tratta di un passaggio necessario se si vuole continuare a intendere l’uomo come essere sociale e socievole, che può realizzare se stesso solo in un contesto relazionale in cui si riconosce e in cui è a sua volta riconosciuto e se queste continuano ad essere tra le finalità generali dell’educazione e della scuola. 6 LE FASI DEL PERCORSO Ricostruzione delle varie fasi, evoluzione, articolazione del progetto, attività di Daniela Dinetti (Psicologa della Società Servizi Sociosanitari Val Seriana) Alla fine del 2005 gli operatori della Società Servizi Sociosanitari ValSeriana e della Cooperativa “Il Cantiere” si sono incontrati con la dirigente scolastica e alcune insegnanti referenti alle Commisioni alla Salute della scuola Primaria di Albino per la progettazione e realizzazione di un percorso di formazione per genitori, insegnanti e alunni sul tema delle regole. Tale percorso aveva l’obiettivo di avviare un confronto tra scuola e famiglia attorno a un tema difficile, complesso (ma interessante e importante!) come quello delle “Regole”. E’ stata un’impresa ardua e audace, una scelta coraggiosa, ma allo stesso tempo pericolosa; questo tema ha infatti suscitato molto interesse e tante aspettative nella componente adulta ma, data la complessità dell’argomento, il percorso ha anche richiesto un lavoro attivo e tanta pazienza da parte dei partecipanti, che con la speranza di trovare risposte alle loro domande (ad es. “come si fa a far rispettare le regole?”, “è proprio necessario dare punizioni?”, “quali regole sono importanti?”….) in qualità di educatori (genitori o insegnanti che fossero), a volte hanno provato sconforto, fatica, delusione e confusione. Con questa pubblicazione proviamo a ricostruire le fasi e i passaggi principali del percorso con l’obiettivo di fare chiarezza su quanto svolto e di comunicare (a chi c’era e chi non c’era) quanto è emerso ed è stato prodotto in questi tre anni. Gli operatori referenti del progetto (la psicologa Daniela Dinetti e l’educatore professionale Pietro Manfredi) all’inizio dell’anno 2006 hanno prodotto delle proposte su come poteva essere sviluppato e affrontato il tema scelto dalla scuola, che sono state illustrate alla dirigente scolastica, ai genitori (inizialmente convocando solo i rappresentanti di classe poi estendendo l’invito a tutti) e agli insegnanti delle diverse scuole dell’Infanzia e Primarie appartenenti alla Direzione Didattica di Albino. Da quanto emerso dagli incontri con i genitori e con gli insegnanti è stato definito che l’intervento avrebbe principalmente affrontato il tema “Educare alle regole” con particolare riferimento a: 1) cosa intendiamo per regole: perchè devono essere rispettate? perchè sono importanti? 2) atteggiamento verso le regole: come darle? come farle rispettare? come sanzionare? quali sono le regole della scuola? quali sono le regole di casa? 3) alleanza educativa tra genitori e insegnanti: confrontarsi e mettersi in discussione, mantenere coerenza nei modelli di comportamento, definire le differenze dei diversi ruoli. 7 L’intervento ha preso avvio ad aprile 2006. E’ stato strutturato con iniziali incontri (tra aprile e ottobre) di esplorazione del tema delle regole tra operatori e genitori; tra operatori e insegnanti referenti delle Commissioni alla Salute. Successivamente (tra ottobre e dicembre) sono stati effettuati degli incontri congiunti tra operatori, insegnanti e genitori (già coinvolti negli incontri iniziali). Parallelamente sono stati proposti degli incontri nelle classi condotti da un’educatrice in collaborazione con gli insegnanti. Nella prima fase esplorativa è emerso quanto segue. Il tema delle regole è molto complesso, complicato e, a differenza del tema riguardante “I compiti” affrontato nel 2001, richiede molto più tempo per affrontarlo, per scegliere su cosa focalizzarsi e cosa approfondire. E’ certamente possibile formulare una definizione di regola, ma ogni definizione può essere considerata solo una sintesi di un determinato ambiente culturale, di un determinato modo di pensare le cui fondamentali caratteristiche costitutive fondano le premesse (spesso implicite, non espresse) di ogni comunicazione, comprese quindi quelle che hanno a che fare con le regole. Se si è consapevoli di ciò - e se si assumono come legittime, pur se non sempre condivisibili, le culture diverse dalla propria - diventa allora importante, auspicabile, il confronto/scontro con definizioni diverse dalla propria. Una maggiore consapevolezza di come si funziona, di come ci si comporta, di come ci si regola può avvenire grazie al confronto con altri diversi da sé. Il tema delle “regole” si può porre in relazione con altri concetti: Regole e Autonomia. Le regole servono per diventare autonomi: le regole che gli adulti pongono nei confronti dei ragazzi avrebbero l’obiettivo di renderli capaci in futuro di darsi da sé le proprie regole. L’autonomia ha le sue regole (la prima delle quali è che non può esistere autonomia senza una qualche forma di dipendenza che l’accompagna), ma anche le regole possiedono uno spazio di autonomia (possono modificarsi a seconda del contesto, della relazione, dell’età…; possono essere trasgredite). Regole e Autorità. Una regola senza autorità non è in grado di sopravvivere a lungo; deve essere presidiata. Possiamo allora chiederci quali siano le condizioni che meglio di altre garantiscono autorità alle regole. Regole e Conflitto. Una regola può essere utilizzata e servire per mettere fine a un problema, eliminare un conflitto, ma può anche creare un problema e quindi un conflitto. Regole e Contesti. Ogni contesto ha le sue regole, questo implica che si possa verificare armonia fra i contesti e relativa omologazione, oppure adattamento. Regole e Educazione. Spesso, nel ruolo di educatore, si pensa di dover “insegnare l’educazione”, intendendo con ciò di dover trasmettere un insieme di comportamenti ritenuti adeguati e accettabili in un determinato contesto culturale. Questa è una versione addestrativa dell’educazione. Una visione educativa rispetto alle regole, che non la riduca a nessuna particolare esigenza 8 logistico/organizzativa/funzionale, la ritroviamo nel pensare che “educare alle regole” significa costruire percorsi di senso esistenziali in relazione a una specifica dimensione della vita quale quella del rapporto con le norme. Regole, Famiglia e Scuola. Nel confronto tra Scuola e Famiglia, tra insegnanti e genitori, si è rischiato di continuare a discutere, a confliggere su quali debbano essere i valori (e relative norme) universalmente accettati, oppure- di cercare una verità assoluta che non esiste o una verità relativa, in quanto ogni affermazione è riferita a particolari fattori e solo in riferimento ad essi è vera. E’ stato perciò proposta una via di uscita, invitando a riconoscere/legittimare un rapporto equivalente (di pari dignità) fra diversi (genitori e insegnanti) nella uguaglianza delle funzioni (quella educativa), attraverso il quale è possibile, per ognuno, insegnare e imparare qualche cosa sul proprio rapporto con le regole e sull’educazione, a partire dalle progettualità educative che ognuno presidia (gli insegnanti quelle scolastiche; i genitori quelle familiari). Regole e Limiti. Le regole servono a porre dei limiti, aiutando i ragazzi e le ragazze a fare i conti con la realtà, a riconoscere l’altro e quindi anche se stessi. I limiti a loro volta hanno delle loro regole, così come anche le regole hanno i loro limiti. Regole e Negoziazione. La negoziazione è spesso considerata come un alternativa (più democratica, più comoda) alla regola. La negoziazione viene spesso usata per anticipare i problemi, per evitare i conflitti che ne potrebbero nascere, ma così facendo il problema del confronto viene solo spostato in avanti. Qualsiasi negoziazione produce come esito un patto, quindi una regola; è un momento in cui è necessario aver costruito relazioni evolute capaci di affrontare i conflitti in modo costruttivo e creativo. Regole e Regole. Le regole – in quanto elementi costitutivi della comunicazione – hanno delle regole che ne governano il funzionamento a seconda delle loro tipologia. Esistono regole prescrittive (“devi fare così”), la cui caratteristica principale è quella di rispondere a una domanda (esplicita o implicita) (“voglio mangiare bene”, “voglio imparare” …), le cui sanzioni – in caso di trasgressione - corrispondono alla perdita di ciò che si è chiesto. La motivazione di queste regole è intrinseca, sta dentro alla domanda stessa. Esistono regole proscrittive (“è vietato”) la cui caratteristica è di avere una motivazione estrinseca, esterna e le cui trasgressioni prevedono un danno, come controparte della soddisfazione di un bisogno (torni a casa dopo l’orario pattuito, domani non esci). Le regole che vietano aprono però la possibilità di fare tutto ciò che non è espressamente vietato. Regole e Relazioni. La regola si inscrive dentro una relazione comunicativa. E’ un gioco di trasformazioni e di apprendimenti che riguarda sia il regolante sia il regolato, in un rapporto circolare, che permette di guardare alle regole come meccanismi generativi di nuove possibilità. In tal senso la domanda da porsi non è solo “come faccio a far rispettare le regole” ma anche “quale direzione sta prendendo la relazione grazie a questa regola?” 9 Regole e Sanzioni. Una regola senza sanzione non è una regola e in quanto tale godrà di una vita breve. Si indebolirebbe l’autorità (e l’autorevolezza) di chi pone le regole e l’autorità (e autorevolezza) delle regole stesse. Necessita della presenza di chi presidia la regola. Anche le sanzioni hanno le loro regole, procedurali ed etiche. Regole e Valori. Tra regole e valori esiste un rapporto profondo; le prime sottendono sempre – in forma di premesse implicite – valori e culture di riferimento. Regole e valori non sono la stessa cosa: è molto rischioso – in termini educativi e culturali - trasformare (e confondere) le regole in valori, cosi come lo è trasformare i valori in regole: sarebbe come confondere delle indicazioni/precetti su come ci si deve comportare con indicazioni/precetti su come si deve essere. Le regole che governano i valori (il mondo dell’etica) sono una cosa diversa dai valori che sottendono le regole (il mondo del diritto). Nella successiva fase di raccolta è emerso che da questi incontri è stato possibile: - avere nel 2007 degli elementi e degli spunti preziosi per i docenti referenti delle Commissioni alla Salute che hanno approntato un decalogo relativo alle Regole della Scuola Primaria di Albino; illustrare la bozza del decalogo a tutti i docenti all’interno dei singoli plessi, raccogliendo le diverse riflessioni e realtà sul tema; approvare la versione definitiva del decalogo “1° Manifesto”; sottoporlo alla valutazione e riflessione del Consiglio di Circolo; inserirlo nel P.O.F. per l’a.s. 2008/9 (vedi pag. 26); - far emergere, dagli interventi svolti in classe con i bambini e dagli incontri con gli adulti (genitori e insegnanti), la necessità di comprendere meglio come sono regolate le relazioni tra gli adulti e quale “spazio” potrebbe essere utilizzato dagli adulti per un confronto sul tema delle regole in educazione; lo strumento dell’assemblea di classe è stata individuato (sia dai genitori, che dalle insegnanti) come il luogo per il confronto tra scuola e famiglia sul tema delle regole (a partire dall’a.s. 2008/9); - realizzare perciò nel 2007 un questionario sulle assemblee di classe (consultabile presso la Direzione Didattica di Albino) somministrato ai genitori di 7 classi prese a campione, per valutare come avvengono attualmente e come modificarle, al fine di permettere una maggior frequenza da parte dei genitori e un migliore scambio tra quest’ultimi e gli insegnanti; - definire delle indicazioni sulle assemblee di classe per genitori e insegnanti (art. 16 bis del Regolamento di Circolo) (pag. 28); - avviare nel 2008 degli incontri con gli insegnanti referenti delle Commissioni alla Salute per visionare le programmazioni di modulo delle diverse classi, individuare delle linee guida comuni e delle procedure interne per definire in équipe le regole (pag.33); proporre al Consiglio d’interclasse e successivamente al Collegio d’Istituto le riflessioni su quanto emerso dalla lettura delle diverse programmazioni; introdurre all’interno della programmazione di modulo uno strumento creato per definire regole e 10 sanzioni per la gestione del gruppo classe per quanto riguarda l’area della sicurezza, dell’apprendimento e della buona educazione da compilare da parte del team docente (pag. 34); - avere un gruppo ristretto di genitori e di insegnanti che ha riflettuto (e magari continuerà a farlo) su questi temi; - effettuare nel 2007 degli incontri nelle classi con un’educatrice per affrontare con gli alunni il tema delle regole; da questi lavori svolti in 3 classi (scelte a campione per la sperimentazione) sono emersi dei prodotti dei bambini visionabili. 11 12 I RACCONTI DEI PROTAGONISTI 13 Le insegnanti Regolarmente insieme… Impariamo a regolare… di Nicoletta Carrara, Elena Cassera, Paola Gusmini, Lucia Bravo Come insegnanti, nella quotidianità del lavoro di relazione – educazione apprendimento abbiamo sentito il bisogno di confrontarci e di riflettere tra docenti e genitori sulle tematiche educative relative alle regole. Si è così dato vita ad un percorso, prima parallelo e poi congiunto, che ha dato spazio al dialogo con la famiglia, atto a favorire la costruzione di un contesto educativo condiviso. In questo viaggio di formazione il bambino è stato protagonista e creando spazi di ascolto, percorsi d’azione e di ricerca guidati, sono emersi bisogni e idee sullo stare “regolarmente insieme”. CRESCERE TRA AUTONOMIA E REGOLE è il nome che abbiamo scelto per questo progetto, che pur essendo appena nato affonda le sue radici nella storia profonda di ciascuno di noi. IL RUOLO DELL’INSEGNANTE. Adulti sicuri e decisi nel proprio ruolo, inducono i bambini ad essere tali nell’affrontare, con scelte consapevoli, le regole date, li accompagnano ad essere persone responsabili nell’affrontare la vita scolastica. Per essere educatori efficaci, è inevitabile percorrere un sentiero di responsabilità formativa che porti a “disimparare per poi imparare”. La professionalità del docente si gioca con la continua formazione che in questo caso ha assunto una duplice direzione: una di conoscenza personale con la chiara definizione del significato dato ad ogni parola (valore, regola e valore della regola) e di conseguenza la creazione di azioni di apprendimento alla regola (ADATTAMENTO, ADDESTRAMENTO e EDUCAZIONE); l’altro, il dialogo con l’altro soggetto educativo: la famiglia. Ecco che il primo passo è stato quello di costruire una cornice di significato che ha chiarito la differenza tra le parole valore e regola; e una cornice di azione che non significa delineare solo contesti etici (es: quando si gioca si decide a maggioranza), ma produrre azioni che portino a creare condizioni di diritto (es: il gioco è scelto a maggioranza) definendo regole chiare che non diano spazio ad interpretazioni. All’interno del percorso dell’educazione alla regola è importante tenere presente la differenza tra regole prescrittive (es: devo usare solo la palla di spugna) e regole proscrittive (es: non devo usare la palla di cuoio) in quanto la prima è vincolante e crea un ambiente educativo scarsamente sostenibile, (se non in presenza di domanda del bambino) perciò invita a trasgredire, la seconda è liberale perché il “no” (non devo) fa intravedere altre possibilità. 14 Il trattamento della regola comporta un’assunzione di responsabilità dell’adulto, in quanto la regola va presidiata, sanzionata proporzionalmente all’età del bambino e alla regola trasgredita. Successivamente si è redatto il 1° Manifesto “Crescere tra autonomia e regole come cornice dichiarata e visibile, di significati e quindi di comportamenti: autonomia, autorevolezza, possibilità di trasgressione, stare nel conflitto, affrontare i limiti, educarsi alle regole, negoziare e affrontare eventuali sanzioni. IL RUOLO DEL BAMBINO I bambini, quali attori attivi e consapevoli del percorso, sono diventati costruttori di conoscenza intorno all’argomento regole. Tre classi del nostro circolo hanno sperimentato un percorso operativo gestito dall’educatrice professionale Cinzia Bettinaglio. Usando la metafora del semaforo, hanno distinto i comportamenti “rossi” (regole che non si possono trasgredire), “arancio” ( regole che si modificano secondo la situazione) e “verdi” (regole di “buon senso”). Attraverso quest’attività ludica, intitolata “Caccia alle regole”, i bambini hanno capito l’importanza di avere regole definite, chiare e condivise e che poi hanno suddiviso in tre campi di applicazione: regole per la sicurezza, regole che servono per imparare, e regole che servono per la buona educazione. Il gioco ha permesso di sperimentare la necessità di negoziazione, che nella costruzione di un ambiente regolativo diventa un elemento costitutivo, Infatti la coralità del lavoro ha dato modo ai bambini di sentirsi attori e creatori del loro percorso, portandoli a un maggior grado di benessere e di disponibilità all’apprendere. Il carattere collaborativo del lavoro proposto ha permesso che diventasse un laboratorio cooperativo nel quale i bisogni di ognuno si sono intrecciati. La riflessione sulle regole con i bambini ha permesso di creare contesti in cui ognuno si prende cura del proprio processo elaborativo di rapporto con la regola. “Un corso è ultimato con successo non quando lo studente ha appreso tutto quello che è necessario sapere, ma quando ha compiuto un progresso significativo nell’imparare come apprendere ciò che vuole sapere” (Carl R. Rogers) La sfida di tale processo apprenditivo sta nel non considerare questo “corso” prerogativa dello studente, ma anche degli adulti coinvolti che sono chiamati a costruire ambienti regolativi. La regola è uno strumento essenziale nell’impostare l’educazione dei bambini, si può dire che la regola è come una procedura per favorire un determinato funzionamento, in questo caso, come azione predominante della scuola: l’apprendimento. Creare regole perché ci siano contesti per favorire l’apprendimento, fa sì che si determinino modi di essere e di stare insieme nel rispetto delle diversità. 15 L’educatrice di Cinzia Bettinaglio (Cooperativa“Il Cantiere”) Era proprio necessario? Forse è la prima domanda che nasce pensando ai bambini delle classi con cui si è lavorato che erano, alla data dell’intervento, una seconda e una terza elementare. E perché iniziare con l’intervento di una persona esterna, quando è evidente che la scuola, la classe, e il succedersi del tempo in aula è evidentemente regolato da orari, norme, succedersi di materie e di insegnanti, squilli di campanella e spesso, tanto di cartelloni appesi alle pareti con “le buone regole” perché tutti possano stare in classe tranquilli ad imparare? Viene da domandarsi se dentro la cultura degli adulti che segnalano bambini sempre più ”sregolati” e difficili da disciplinare (ma questo già dalla Scuola dell’Infanzia), non ci sia una sorta di allarme sociale che spinge ad intervenire precocemente nella speranza di non trovarsi di fronte, in futuro, adolescenti inquieti ed inquietanti … come ad esempio quelli che mandano o guardano i video con atti di prevaricazione verso i più deboli su “Youtube”. Un intervento preventivo dunque? Entrando in classe alcuni di questi interrogativi me li ero posti, ma per altro non avevo ancora chiara la risposta… come per l’omeopatia, mi dicevo, un intervento educativo in più, se proprio non fa bene, almeno non fa male… (ma anche questa affermazione in realtà meriterebbe un punto di domanda). Così rassicurata dal quadro progettuale, che prevedeva tre incontri in classe per me, ma che sarebbero serviti da input al lavoro successivo delle insegnanti, ho preparato tre lezioni e mi sono addentrata nella mia relazione a tema con i bambini e le bambine. Quello che è stato evidente da subito è che gli alunni non erano certo sprovveduti di fronte alla parola “regola”…, la conoscevano benissimo, si sentivano immersi in un mondo regolato da diversi sistemi normativi, e da subito li hanno saputi nominare: le regole che ognuno ha a casa propria, quelle del codice stradale, quelle scolastiche, quelle che ci sono in biblioteca, quelle che si chieda vengano rispettate all’Oratorio o in chiesa… anche le regole per poter frequentare in modo adeguato una piscina pubblica o la casa di un amico… Allora? Il divario che sembra creare il problema sta tra la conoscenza della norma e l’incapacità della sua applicazione? Ho cominciato a capire meglio cosa stava succedendo, quando i bambini sollecitati sul perché io fossi lì, perché dovessi parlare con loro delle regole (erano particolarmente monelli? Non conoscevano ancora, per qualche strano motivo, le regole determinate dai luoghi? Qualcuno aveva aggiunto a sorpresa a scuola la materia “regole e regolamenti”?) hanno risposto semplicemente “Dobbiamo imparare a fare i bravi”. Ecco la richiesta che percepiscono indistintamente dal mondo adulto e dal suo sistema normativo che non è evidentemente deficitario di regole, ma che ne produce in eccesso tanto da trasformarsi in imperativo morale. 16 Così abbiamo iniziato a lavorare per distinguere le regole dai valori, le regole dai consigli, le regole dalle abitudini che determinano la “buona educazione”, le regole dalle consuetudini e così via… perché era abbastanza evidente che, ad esempio, la regola “dobbiamo essere tutti amici” non ha nessuna speranza di poter essere rispettata, come per altro ci insegna da tempo il racconto de “Il piccolo principe” a cui il re dell’asteroide 325 saggiamente dice: “"L'autorità riposa, prima di tutto, sulla ragione. Se tu ordini al tuo popolo di andare a gettarsi in mare, farà la rivoluzione. Ho il diritto di esigere l'ubbidienza perchè i miei ordini sono ragionevoli". (Saint Exupéry). Per altro a nessuno di noi adulti passerebbe per la mente di applicare a noi stessi regole che sentenziano: “Bisogna andare tutti d’accordo” o “Si deve essere generosi con tutti”. E a questo punto era più facile passare alla domanda successiva: “Cos’è una regola, com’è fatta e come la distinguiamo ad esempio, da un consiglio?”. Tratteggiato questo lavoro è stato per altro possibile anche andare avanti con le domande, che si sa, come dicono i filosofi, sono come le ciliegie e una tira l’altra. A cosa servono queste benedette regole? A proteggerci, a poter vivere insieme, ad essere “beneducati”, ed infine persino, signori e signore, ce ne sono alcune utili espressamente a scuola e che ci permettono di imparare. Ecco. Giunti al cuore del problema. Finalmente illuminati che “non tenere il cappello in testa mentre si è seduti al banco” serve per essere beneducati, ma che in realtà potremmo imparare anche con il berretto in testa, perché le regole che determinano la relazione di apprendimento e insegnamento sono altre e si possono esprimere in comportamenti chiaramente indicati, che vengono sanzionati qualora non li rispettiamo. Iniziare a tratteggiare il problema, a definirlo in modo diverso, a categorizzarne i contenuti, a capire quali di essi “ci servono” o come possiamo trasformarli per ottenere regole “ragionevoli” e quindi utili. Certo, non abbiamo avuto tempo di capire cosa c’entrassero le regole con i desideri, ne tanto meno con la trasgressione, quali possibilità ci fossero dentro queste relazioni … ma c’è tempo per imparare a scuola magari mentre si stà facendo lingua o matematica: hai presente quanto materiale di discussione ad esempio sulle regole grammaticali, sulle loro eccezioni che diventano a loro volta regole? E certo, anche sulla possibilità di trasgredire, che altrimenti non esisterebbero i poeti… e così via … 17 I genitori APPUNTI DI VIAGGIO. Una mamma racconta di Giovanna Riboli “Crescere tra autonomia e regole” primo incontro: ci si divide in 3 gruppi perché siamo moltissimi. E’ subito chiaro che i genitori vogliono una guida, un consiglio illuminato: “ lavare i denti è una regola?... Ma se io stesso penso che in quel momento non sia il caso di….” Ogni esempio, ogni problema anche piccolo, sottende grandi temi: regola e buon senso, regola e potere, imposizione o spiegazione, regola e valore…. Si naviga a vista: i nostri figli sono un equipaggio fantasioso, ricchi di inventiva e risorse per provare modi diversi di condurre la vita e noi che ancora ci chiediamo qual è la rotta! Gli operatori presenti ci pongono, però, un altro problema: non si tratta di fare un corso di “formazione” per genitori ma di avviare un lavoro di confronto e collaborazione tra insegnanti e genitori sulla definizione, l’applicazione e il valore delle regole a scuola. Ma non riusciamo a enucleare aspetti e norme della vita scolastica così cariche di dubbi e attese da imporsi sulle domande che frullano in testa a ognuno rispetto al proprio modo di rapportarsi alla “normatività”! Si dà ascolto a questa esigenza e, negli incontri che seguono, aiutati dagli operatori nel far sintesi, proviamo a dipanare la matassa fissando le conclusioni comuni sul tema del rapporto tra regola e educazione. Contemporaneamente anche gli insegnanti procedono nello stesso modo e gli incontri fissati per il nuovo anno scolastico vedono genitori e insegnanti insieme a confrontarsi su un documento corposo frutto delle riflessioni di entrambe i gruppi. Mi sembra un bel lavoro: partecipare alle discussioni mi ha aiutato a capire e il “MANIFESTO” di sintesi fissa i punti di arrivo. Certo a giudicare dal gruppetto superstite dei partecipanti non so se il mio è un parere condiviso. Molti hanno abbandonato delusi, convinti che parlare e scrivere enunciati non produca un effetto tangibile….sarà utile tenere aperta questa domanda. Dopo aver condiviso i concetti su regole e educazione, ci poniamo il compito di individuarne ambiti di sperimentazione all’interno della vita scolastica. Questo lavoro fa fatica a decollare: alcuni genitori arrivano nuovi e sentono il bisogno di ripartire da zero a discutere sui significati. Da parte loro le maestre sembrano preoccupate di non perdere autonomia nella proposta didattica. Si aprono filoni diversi di approfondimento: - si lavora sulle regole delle assemblee di classe per inserire una maggior attenzione alla chiarezza e alcune esigenze sentite dai genitori; 18 - si passano in rassegna i Piani di offerta Formativa per verificare se e come viene dichiarato a livello progettuale il lavoro di educazione alla regola che in tutte le classi si svolge attraverso prassi a volte non esplicitate. Nel frattempo dopo alcuni interventi di ricerca attiva con un’educatrice, in alcune classi partono delle sperimentazioni su un sistema di regole e sanzioni elaborato dai bambini e dalle loro insegnanti, che coinvolge attivamente anche i genitori. Lavorare sulle regole per l’apprendimento e la buona convivenza in classe aiuta la riflessione e l’apprendimento sul tema del rapporto tra sé e la regola. Inoltre permette ai genitori di capire e sostenere di più quel che fanno i loro figli e offre loro un esempio da osservare. Questo è il risultato più conforme all’obbiettivo che ci si era posti fin dall’inizio! Ma questa sperimentazione è appannaggio solo dei pochi che l’hanno realizzata? Vi ho condotto attraverso questo racconto per immagini e pensieri sospesi perché penso che il senso e il risultato reale del processo compiuto si debba ancora esprimere e giocare. C’è un problema di divulgazione. Si intende leggere il MANIFESTO “CRESCERE TRA AUTONOMIA E REGOLE” nelle assemblee di classe descrivendo brevemente il lavoro svolto. Del resto i lavori sperimentali fatti dalle classi sono stati presentati ai consigli di plesso e il materiale illustrativo è a disposizione di chi lo richieda. Questo stesso opuscolo ha lo scopo di informare ma sappiamo che questi metodi nella maggioranza dei casi non riescono a essere incisivi motori di consapevolezza. E’ interessante perciò, l’impegno assunto dalla scuola ad esplicitare progettualmente obbiettivi e strategie di intervento sull’educazione alla regole, nelle diverse classi. Su questa base le occasioni di conoscenza, confronto e collaborazione con le famiglie su questo tema possono rinnovarsi di anno in anno. Certo c’è un problema di partecipazione. L’interesse della scuola per la partecipazione dei genitori si trasmette anche nel sostenere e rendere chiare le regole dei ruoli e luoghi di rappresentanza. Il perfezionamento e la divulgazione delle regole dell’Assemblea di classe per esempio. Ma quanti genitori intendono esserci e con che scopo? Partecipare a un’assemblea, fare il rappresentante, sono DIRITTI prima che doveri! Intendo dire che dovremmo credere innanzitutto ai guadagni che, dal partecipare, ricaviamo per noi e per i nostri figli. Nella seconda fase del progetto “crescere tra autonomia e regole” la partecipazione dei genitori è stata esigua e mal distribuita rispetto alla dislocazione territoriale dell’Istituto scolastico di Albino 19 La necessità di avere uno strumento che, come genitori, ci permettesse di far circolare e di reperire informazioni in modo più omogeneo mi ha convinto a sostenere la proposta del COMITATO GENITORI che si è costituito nel maggio scorso. Farlo funzionare sarà una sfida che se vinta darà sicuramente buoni frutti. C’è il problema di una domanda aperta la partecipazione massiccia ai primi incontri, l’insistenza nel cercare “istruzioni” la dice lunga sul disorientamento di fronte al compito di educare alla regola. Del resto anche in altri ambiti si esplicita una domanda: su questo tema, l’Amministrazione comunale promuove un confronto tra rappresentanti delle Agenzie Educative del territorio e il Comitato dei Genitori delle Scuole Medie propone un corso di formazione. Mi pare interessante sottolineare che la Scuola Elementare cerca di condividere il “tratto” di strada percorso (partecipazione al T. Ag.E.) e di rinnovare le proposte (lavoro nei P.O.F.). Certo, come recita una canzone di Jovanotti: “..bisogna inventarsi qualcosa! - Ma che?- Amico non chiederlo a me.” A ognuno tocca la sua parte di domande e di sorprendenti proposte. 20 I bambini di Laura, Chiara, Yassmine, Hamza, Veronica, Davide, Omar, Samantha, Luca, Filippo, Noemi, Nermine, Mirco, Francesca, Matteo, Leila, Daniel, Pristina, Sara, Alice, Noemi, Morgan, Odiasse, Lorenzo e Davide (di classe quinta) La regola è il rispetto delle cose e anche degli altri. La regola è come un seme se la rispetti diventerà robusta e porterà frutto, se non la rispetti morirà e non porterà niente. La regola si può paragonare a tante cose ma è una cosa sola e bisogna rispettarla. La regola è fondamentale perché senza regole ci sarebbe solo caos e quindi non si vivrebbe bene. La regola è importantissima perché senza di lei la gente sarebbe maleducata. La regola è importante, nei giochi, a casa, per strada, a scuola e in tutti gli altri posti. La regola è importante perché se rispettata fa andare tutti d’accordo. La regola è un metodo di ordine che propongono le persone adulte (anche se a volte sono noiose) per il nostro bene. La regola è un metodo per crescere che insegna le cose giuste e quelle sbagliate. La parola regola può significare molte cose. La regola è una decisione prestabilita tra delle persone e serve per migliorare il gioco, la vita, la natura e il mondo, se viene infranta c’è sempre una sanzione di grado pari alla regola infranta. La regola è una parola che ti aiuta ad essere più accettato dai compagni e per comportarsi bene in qualunque posto, le regole devono essere rispettate altrimenti si viene puniti. La regola è una formula da rispettare. La regola è l’accordo che serve per giocare e divertirsi senza farsi male, è prestabilita e deve essere rispettata da tutti. La regola è ciò che ci aiuta a rispettare, maturare e imparare La regola non permette di fare caos e rumore. La regola per me è una cosa da rispettare se no, che regola è se non si rispetta? La regola è un segno d’istruzione. La regola è una cosa che usiamo tutti per la nostra sicurezza. 21 i bambini di classe terza NOI BAMBINI ABBIAMO DECISO QUESTE SANZIONI “SE UN BAMBINO ROMPE UN OGGETTO A UN COMPAGNO” L’OGGETTO ROTTO VA RESTITUITO UGUALE A QUELLO ROVINATO L’OGGETTO VA RESTITUITO DOPPIO PER LA PRIMA VOLTA, TRIPLO PER LA SECONDA … L’OGGETTO NON VA PAGATO CON I SOLDI DEI GENITORI MA IL BAMBINO DEVE GUADAGNARE I SOLDI CHE GLI SERVONO FACENDO DEI LAVORI A CASA CHI HA R0TTO L’OGGETTO DEVE CHIEDERE SCUSA CHI ROMPE GLI OGGETTI DEGLI ALTRI DEVE VERGOGNARSI: ROMPERE UNA COSA E’ BRUTTO E NON SI PUO’ FAR FINTA DI NIENTE QUELLO CHE HA FATTO IL DANNO DEVE PARLARE CON LE PERSONE ADULTE CHE SI OCCUPANO DI LUI UN OGGETTO VIENE PRESTATO SOLO A CHI PRESTA I SUOI NOI BAMBINI CI SIAMO CHIESTI: DOBBIAMO DIRLO ALLE MAESTRE, AI GENITORI E ALLA DIRETTRICE? SI: - PERCHE’ LORO HANNO PIU’ GIUDIZIO - PERCHE’ LORO SANNO PIU’ COSE SU DI NOI - PERCHE’ MAGARI HANNO GIA’ FATTO QUESTA ESPERIENZA SI MA: - GLI ADULTI DEVONO ASCOLTARE E AIUTARE I BAMBINI NON POSSONO RISOLVERE IL PROBLEMA AL LORO POSTO - IL PROBLEMA E’ DEI BAMBINI CHE LO DEVONO AFFRONTARE, NON E’ DELLA DIRETTRICE O DEGLI ALTRI ADULTI - NOI SAPPIAMO CHE, QUANDO SUCCEDE QUALCOSA A UNO DI NOI, DOBBIAMO AFFRONTARE TUTTI IL PROBLEMA, RIFLETTERCI E TROVARE UNA SOLUZIONE - GLI ADULTI DEVONO ESSERE INFORMATI MA NOI DOBBIAMO AFFRONTARE IL PROBLEMA - SIAMO NOI CHE SIAMO A SCUOLA INSIEME TUTTO IL GIORNO, E POI NOI ABBIAMO DELLE PROPOSTE DIVERSE DA QUELLE DEGLI ADULTI E SIAMO CAPACI DI SCEGLIERE LA LEGGE GIUSTA - NOI TROVIAMO UNA PUNIZIONE PIU’ GIUSTA PER NOI, GLI ADULTI TROVANO LA PUNIZIONE PIU’ GIUSTA PER LORO - POSSIAMO CHIARIRE NOI IL PROBLEMA ANCHE PERCHE’ COSI’ IMPARIAMO COSA FARE IN QUESTE SITUAZIONI 22 COSA POSSONO FARE GLI ADULTI ? - RICHIAMARE SGRIDARE DARE CASTIGHI SCOLASTICI DARE LE NOTE CHIAMARE I GENITORI E INFORMARLI CHIAMARE LA DIRETTRICE E INFORMARLA NOI CREDIAMO CHE PER NOI SERVANO DI PIU’ LE NOSTRE REGOLE. NOI CREDIAMO DI ESSERE CAPACI DI DECIDERE ALCUNE COSE CHE CI RIGUARDANO NOI CREDIAMO CHE POSSIAMO CHIARIRE NOI IL PROBLEMA ANCHE PERCHÈ COSI’ IMPARIAMO COSA FARE IN QUESTE SITUAZIONI DEFINIREMO IL PROSSIMO ANNO LE SANZIONI PER I SEGUENTI COMPORTAMENTI CHE CI DANNO PARTICOLARMENTE FASTIDIO MA SONO MOLTO FREQUENTI NEL NOSTRO GRUPPO “SE UN BAMBINO FA MALE FISICAMENTE A UN COMPAGNO” “SE UN BAMBINO OFFENDE CON GESTI O CON PAROLE UN COMPAGNO” “SE CI SONO DEI PROBLEMI PER DECIDERE CON CHI E A CHE COSA GIOCARE” 23 24 MATERIALE PRODOTTO 25 1 ° MANIFESTO “CRESCERE TRA AUTONOMIA E REGOLE” Ogni contesto abitato socialmente è regolato, non esistono contesti senza regole. La regola è: “orientamento rispetto all'insieme di comportamenti, individuali e/o di gruppo, finalizzati al raggiungimento di obiettivi considerati importanti per la vita individuale (del soggetto) e collettiva, per un rapporto armonioso con se stessi, con le cose, con la natura e con gli altri”. REGOLA ED AUTONOMIA La regola serve per educare ed essere autonomi La regola data dall’adulto serve anche per imparare a darsi da sé delle regole per relazionarsi e stare bene con gli altri. Educare alle regole significa curare il processo che porta ad elaborare il proprio rapporto con la dimensione regolativa. REGOLA ED AUTOREVOLEZZA Educare alle regole comporta da parte dell’adulto un atteggiamento di autorevolezza e di consapevolezza delle competenze necessarie per esprimerla. REGOLA: CONFLITTO E TRASGRESSIONE Il contesto regolativo implica riconoscere che in esso possono esserci disaccordo, disobbedienza e conflitto che a loro volta hanno delle regole. REGOLA E CONTESTI Contesti diversi comportano regole diverse , quindi esiste un intreccio tra universalità e specificità delle regole. La consapevolezza di questa diversità deve essere orientata alla ricerca di armonia tra contesto scolastico e familiare. REGOLA E LIMITI La regola serve anche a porre dei limiti e dei confini per aiutare a “fare i conti” con la realtà, a riconoscere l’altro/a e quindi se stesso. La regola a sua volta ha dei limiti (fino a quando, a quali condizioni, per quali buoni motivi è giusto, vale la pena stare dentro il limite della regola). REGOLA ED EDUCAZIONE Si possono individuare rispetto alle regole modalità adattative, addestrative ed educative a secondo degli obiettivi. 26 REGOLA E VALORI Regola e valore non sono la stessa cosa: la prima sottintende sempre valori e culture di riferimento. La regola rimanda ai precetti su come ci si deve comportare (diritto), il valore rimanda alle indicazioni su come si deve essere (etica). REGOLA E NEGOZIAZIONE Considerare il campo della regola richiede di riconoscere la negoziazione come processo “nobile” nella costruzione di relazioni evolute capaci di affrontare i conflitti in modo costruttivo e creativo. Significa riconoscere che anche la negoziazione ha delle regole. REGOLA E REGOLE La regola a sua volta ha le proprie regole che ne governano il funzionamento a seconda della sua tipologia. Ci sono regole che obbligano “devi fare così” (prescrittive) e regole che vietano “non puoi fare questo” (proscrittive). Ci sono regole implicite ed esplicite, è compito dell’educatore renderle il più esplicite possibile. REGOLA E SANZIONI Ogni regola per essere tale deve comportare una sanzione. È un errore mettere una regola e non accompagnarla da una sanzione. Parimenti è un errore mettere una sanzione e non essere in grado di applicarla. Anche le sanzioni hanno le loro regole. 27 REGOLAMENTO DI CIRCOLO ART. 16 BIS – Assemblee di classe di classe per genitori e insegnanti Di norma si tengono due assemblee di classe ogni anno scolastico, di cui una all’inizio dell’anno. Le assemblee sono convocate dal Dirigente Scolastico in forma scritta con preavviso di almeno 5 giorni, con ordine del giorno e orario. Dell’assemblea verrà redatto un verbale sintetico, preferibilmente a cura del genitore rappresentante, vistato dai docenti. Indicazioni sulle assemblee - L’avviso della convocazione deve essere firmato dal genitore per presa visione. - Particolare cura andrà posta in caso di presenza di genitori che non conoscono la lingua italiana; in tal caso sarà preziosa la collaborazione tra genitori, per favorire la comunicazione e il passaggio di informazioni, anche attraverso la traduzione dei verbali. - Si segnalerà la possibilità per i genitori di riunirsi senza la presenza degli insegnanti . - Le assemblee non avranno solo carattere informativo, ma favoriranno il confronto su tematiche educative relative al gruppo classe tra genitori e tra genitori e docenti, anche per concordare linee educative condivise. - Nelle assemblee di inizio anno si illustreranno le indicazioni per il funzionamento della stessa. - In caso di scarsa partecipazione alle assemblee i docenti chiederanno la collaborazione dei rappresentanti per capire i motivi. 28 REGOLE E FORMAZIONE a cura di Piero Manfredi L’impianto formativo è stato pensato a partire da una “richiesta scolastica” di continuare a proporre iniziative utili a promuovere e sostenere processi comunicativi fra scuola e famiglia. Il tema, delle regole, è originato dall’idea diffusa che nell’educazione odierna il tema sia alquanto sottovalutato e pertanto utile che scuola e famiglia se ne occupino insieme. A partire da questa premessa, oltre che dalle evidenze di un’esperienza precedente, si è preferito strutturare un percorso tessuto su lavori di gruppo convinti di favorire, in questo modo, possibilità di riflessione più individuali, ma anche l’emersione e l’esplorazione delle culture circolanti nei contesti interessati, vale a dire scuola e famiglia, in merito al rapporto con la dimensione regolativa. Occuparsi di “regolare il traffico” degli scambi comunicativi fra genitori, fra insegnanti e poi congiuntamente s’è costituita come formula capace di tenere aperta un’esperienza di conoscenza per niente scontata. Il concetto di regola si è mostrato da subito in tutta la sua ambivalenza, articolazione e anche nella sua dimensione disorientante e dubbia. Dopo il primo incontro, i genitori hanno esplicitato il loro bisogno di avere a disposizione punti di vista, indicazioni, strutture concettuali da assumere, anche da criticare magari, ma dentro un’idea di ordine e regolazione formativi molto lineari. Questo nonostante da subito si siano evidenziati due schieramenti: di chi sentiva bisogno di guida, di ordine e chi lamentava il rischio di imposizione; le domande più frequenti hanno riguardato il come far rispettare le regole, ma senza scadere nell’autoritarismo; per un verso si riconosceva il bisogno di autorevolezza in grado di presidiare anche sanzioni, e dall’altro si sono segnalate contrattazione e negoziazione come forme più democratiche nella gestione delle regole ed antidoto al conflitto, che si traduce in trasgressione delle stesse. Gli esempi riportati, oltre a sottolineare suddette ambivalenze, hanno continuato a mostrare come molti termini, relativi alla medesima mappa concettuale, venissero usati indistintamente come sinonimi, pur non essendolo: rispetto della regola e adesione a dei valori; sanzione e punizione; … Regolare l’articolazione dei contenuti, gli sforzi di comprensione dei genitori ed i loro tentativi di contenere le ambivalenze percepite come contraddizioni o incongruenze ha portato a tentare di mettere un po’ di ordine: - concettuale, attraverso la proposizione del kit delle regole (poi tradotto nel manifesto ) di cui si parla in un’altra parte del testo; - relazionale e processuale, attraverso la comprensione di come l’esperienza formativa stessa permettesse uno sviluppo relazionale piuttosto che un altro a partire da come lì si decideva di trattare le regole formative: accettare o meno di lavorare in gruppo, accettare ed eseguire o meno un’esercitazione; accogliere o resistere alle 29 perturbazioni cognitive introdotte mostrava in diretta quanto la regola stia dentro una relazione di tipo comunicativo e di quanto in educazione sia importante il gioco delle regole che definiscono vincoli, ma anche nuove opportunità a seconda di come il genitore le governa e le direziona nell’interazione stessa. In questo gioco compito dell’adulto è soprattutto quello di chiarirsi verso dove andare e di quale direzione quella regola fa prendere alla propria relazione con il figlio/la figlia. Il percorso parallelo con le insegnanti ha mostrato alcune affinità con il percorso dei genitori ed alcune specificità. Le considerazioni relative a: o il piano dei valori e la loro condivisione (le cose che in classe sono ritenute importanti, mentre per i genitori sono svalutate. Il lavoro dell’insegnante parte dai valori e se sono condivisi con le famiglie, le cose sono più facili; ma alla fine i genitori non li incontriamo. Certamente c’è un bisogno di condivisione che attraversa il rapporto insegnante-insegnante e genitore-genitore: sarebbe importante rifletterci); o la condizione della generazione di bambini/e con idee di onnipotenza (immaginano di poter fare tutto, di fare tutto nello stesso tempo; mancano paletti, soprattutto a casa e poi tutto ciò si ripercuote a scuola; ogni generazione di bambini/e che passa ce la troviamo sempre più sregolata. Ci vuole più tempo a scolarizzarli , dobbiamo passare un sacco di tempo a creare i presupposti); o il rapporto fra autorità e regole (che cosa si suscita nel bambino, quali conflitti interni per l’insegnante e per bambini/e, quanto si può responsabilizzare di più e con quali strategie) o spazi dove comunicare ai genitori che cosa chiediamo in modo che lo sappiano e abbiano chiaro quali sono le cose che vogliamo che siano rispettate (c’è da definire con i genitori il significato di alcune cose, es.: gli astucci a posto, il rispetto degli altri, l’ordine, la televisione e gli orari di sonno, ...... e verificare quali riferimenti, le strategie di applicabilità, gli stili, gli spazi per significare. Se alcune cose non sono condivise con le famiglie, non servono a niente); sono state le più rilevanti poste dagli insegnanti e che sono servite per cominciare a dichiarare una sorta di attesa, quella di avere a scuola dei bambini e delle bambine il cui senso delle regole potesse essere dato come prerequisito. In riferimento alle idee su come trattare le questioni, dopo il primo incontro è stato più facile arrivare a chiedere una esplicitazione dei punti di vista oscillanti fra l’ opinione di affidare le direzioni da prendere circa il tema delle regole alla propria intuizione professionale fondata sul buon senso derivante dai molti anni di esperienza, da una parte, e quella di assumere le differenze culturali e di interpretazione, da riscoprire non tanto con l’intento di 30 omologare, quanto di produrre pensiero e conoscenza condivisa intorno alle proprie pratiche professionali ed educative dall’altra. A questo proposito è stato significativo proporre, al gruppo di lavoro costituitosi per l’occasione, dei lavori di emersione pre-concettuale. Il contenuto regole, proprio per le implicazioni di cui abbiamo detto anche sopra, si è mostrato delicatamente spigoloso ed ha indotto frequenti i tentativi di generalizzazione, il concordare “in linea di massima”, il minimizzare le sfumature. E’ stato un po’ come se, inizialmente, si percepisse l’ambivalenza fra il voler tentare di trovare “nuovi ordini mentali” senza però rompere troppo “le regolarità” e le consuetudini conoscitive, ma anche organizzative e di prassi. La struttura proposta, che ha costretto, comunque, ad interrogarsi, a rimettere in discussione punti di vista dati per consolidati ha provocato un po’ di scompiglio (“irregolarità”) laddove si stava provando a dare senso alla “normale regolarità” delle prassi costruite in anni di buona esperienza. Si è scoperto, nel procedere dei lavori, che era relativamente semplice lasciarsi coinvolgere nelle riflessioni intorno • al rapporto fra adattamento, addestramento ed educazione alle regole; • alla valorizzazione del binomio obbedienza-disobbedienza; • ad autorità, conflitto e valori; • alla differenza tra prescrizione e proscrizione. Insomma, apparentemente semplice provare a riconoscere che il vincolo metodologico, di tenere un po’ aperte le domande, poteva offrire la possibilità di scoprire e valorizzare “nuovi ordini mentali”. Le nuove evidenze mentali hanno continuato a far echeggiare il bisogno di ricomporre gli elementi di contenuto e le prassi reali oltre che di far rimbalzare le nuove scoperte dentro l’intero gruppo docente. Per questo è stato deciso di ri-organizzare il gruppo di lavoro e di riunire le insegnanti della commissione salute per una fase formativa finale mirata, come scritto in seguito da loro, ad un lavoro di ricerca per provare, scrutando un po’ nelle pieghe delle programmazioni, non tanto a uniformare, creare un pensiero unico, quanto a leggere il senso delle dichiarazioni di intenti espresse da ogni équipe pedagogica in piena libertà. L’idea è stata di saggiare, attraverso un lavoro un po’ più composito, la possibilità di costruire un prodotto condivisibile dall’intero Collegio, attorno ad alcune prassi scolastiche, a partire dall’avvicinamento alle programmazioni di modulo decisamente molto sovrapponibili l’una all’altra. Si è riflettuto attorno ai predicati utilizzati, a quanto esprimano il senso di un accompagnamento e di una cura condivisi nella maggior parte dei gruppi di lavoro. Tuttavia ci si è resi conto che gli elementi strumentali e procedurali sono rimasti sullo sfondo come pure tutta la parte relativa alle prassi più dirette. “Quello che possiamo fare” – hanno dichiarato le insegnanti in una loro sintesi, “è leggere la realtà così come viene dichiarata, far emergere i vuoti, 31 esplicitare il senso che possono avere i dichiarati in termini di contenuto, di assunzione di responsabilità, di accoglienza di una domanda, di un’evasione dall’assenza della domanda. Il significato delle azioni ha valenza diversa nei contesti e per le persone tuttavia se vogliamo uscire da una soggettività ingestibile possiamo evidenziare principi condivisibili”. L’esito del lavoro particolareggiato, (rintracciabile nella documentazione complessiva depositata agli atti) è stata la seguente dichiarazione e strumentazione, fatta propria dal Collegio Docenti. 32 Nella stesura del progetto educativo per la gestione del gruppo classe il team docente ha tenuto conto delle seguenti indicazioni: A) IL GRUPPO CLASSE COME RISORSA … Il gruppo classe è basato su un forte senso di appartenenza tra i suoi membri. Per favorire la strutturazione produttiva responsabile e creativa del gruppo classe è fondamentale promuovere: • condizioni favorevoli di ascolto • strategie di problem solving • restituzione emozionale cognitiva • valorizzazione delle diversità • costruzione e condivisione delle regole Il compito del team insegnanti è di favorire la costruzione dell’identità del gruppo agendo come regista, attivando, promuovendo, rafforzando relazioni e comunicazioni tra i vari componenti del gruppo; creando così le indispensabili condizioni di coesione, senso di appartenenza e reciprocità empatica. B) VADEMECUM PERCORSI REGOLATIVI □ Definire in equipe le regole ed il loro trattamento (sistema premi e punizioni, definizione eccezioni, …….) □ Esplicitare regole chiare (prescrittive: devo usare solo la palla di spugna o proscrittive: non devo usare la palla di cuoio) non confuse con indicazioni o valori □ Definire regole e sanzioni proporzionate all’età del bambino e al campo di applicazione □ Sanzionare sempre la regola che viene trasgredita e non estendere la sanzione se non c’è individuazione dell’inadempiente □ Non prendere, di norma, decisioni sulla sanzione singolarmente □ Presidiare l’applicazione della regola e della sanzione □ Evitare di dare regole se non ce n’è bisogno 33 PROGETTO EDUCATIVO REGOLARMENTE INSIEME REGOLE E SANZIONI CONCORDATE DAL TEAM DOCENTE PER LA GESTIONE DEL GRUPPO CLASSE REGOLE SANZIONI SICUREZZA APPRENDIMENTO BUONA EDUCAZIONE PLESSO ……………………………………. CLASSE/SEZIONE……………… A.S. 2008/2009 TEAM DOCENTE …………………………………………………………………………………………….…………………………… Il percorso formativo, infine, attraverso la sua struttura, ha cercato di rendere evidenti almeno due elementi: • come nell’esperienza formativa ci si è detti che gli obiettivi non erano completamente prefigurabili deterministicamente (previo annullare il pensiero delle partecipanti), ci si è chiesti se gli strumenti utilizzati erano utili o no, allo stesso modo, in educazione non è sufficiente proclamare nessuna regola per ottenerne il rispetto se non forniamo, contemporaneamente, le occasione per sperimentarla, consapevoli che, il fatto che poi questa esperienza possa tradursi in acquisizioni comportamentali dei singoli dipende da come ognuno la metabolizzerà e da come l'educatore contribuirà a questo processo; • che genitori e insegnanti, come figure educative alla pari, ognuno nel suo ruolo e nel suo contesto, osservando le teorie-prassi dell’altro, possono imparare/insegnare qualcosa sul modo di rapportarsi a quel tema (in questo caso le regole); un imparare dall’esperienza altrui che permette di imparare qualcosa anche sul proprio incontro mentre si impara dall’esperienza dell’altro. Lavoro in classe con i bambini: unità didattica a cura elle insegnanti Obiettivi generali Significato di “regola” Obiettivi specifici Metodi e strumenti Scoprire che alcune regole sono necessarie per condividere uno spazio (aula, cortile, famiglia, oratorio, squadra sportiva ecc…) • • Scoprire la differenza tra regola e valore. ( è una regola quando ha una sanzione) • • • • Regole di classe Scoprire che esistono regole esplicite e regole implicite. Scoprire che ci sono tipi di regole diverse: per la sicurezza, per l’apprendimento, per la buona educazione Sanzioni Scoprire che ogni regola necessita di una sanzione. Il gioco del cip Proposta di lavoro senza definizione regole. Gioco delle regole inverse. Brainstorming sul significato di regola Confronto sui significati dei termini Differenziazione tra regole e valori • Analisi del gioco del cip ( necessità di modificare le regole secondo il gruppo che partecipa) • • • Costruzione del semaforo( cartellone regole): rosso = comportamenti vietati ( non si può fare) arancio = comportamenti tollerati ( si può accettare) verde = comportamenti ammessi ( si può- si deve fare) Analisi del gioco del cip ( se le regole non vengono rispettate il gioco si interrompe) Definizione, condivisa dal gruppo, delle sanzioni relative ad ogni regola stabilita nel semaforo. 35 36 ALTRI CONTRIBUTI 37 Quale importante contributo alla tematica, riportiamo due interventi presentati nella serata organizzata dal Tavolo Agenzie Educative promosso dal Comune di Albino nella serata del 16 novembre 2007. QUALI REGOLE PER QUALI GENERAZIONI di Ivo Lizzola (Preside Facoltà di Scienze della Formazione Università di Bergamo) A volte vi è la tendenza a confondere la regola con il divieto, ossia con la prescrizione di qualcosa che non si deve fare. In realtà le regole si differenziano dai divieti in quanto queste primariamente servono a costruire sistemi di relazioni. La regola è quindi un patto, un legame che serve a “regolare” la convivenza tra le persone, cioè a farle prendere una forma ed un cammino buoni ed accoglienti. Le relazioni sono regolate negli aspetti che riguardano, ad esempio, i diritti e i doveri di ciascuno, le posizioni di autorità, il rispetto reciproco i legami e gli impegni reciproci, i comportamenti da promuovere: la trasgressione delle regole stabilite può implicare l’applicazione di sanzioni, e soprattutto il richiamo pratico a “ricostruire”, a ricomporre il quadro di una buona convivenza che la rottura del patto ha ferito. Tutto questo ha necessariamente a che fare con il concetto di cittadinanza e, da un punto di vista educativo, con il come ci si forma ad essere cittadini. La partecipazione numerosa ad incontri in cui si affrontano tematiche legate alle regole ed al loro rispetto indicano che il mondo degli adulti ha la necessità di condividere alcune domande cruciali, Un mondo degli adulti che spesso si presenta contraddittorio e ambiguo, “sfrangiato” e frammentato nei riferimenti di valore nei comportamenti. - Come è possibile accompagnare alla crescita la nuova generazione? - Come è possibile assumere la responsabilità di questo impegno? Sono domande importanti che possono (finalmente) obbligare adulti, famiglie, soggetti educativi, istituzioni ad approfondire il senso e il modo della loro presenza, a “ricomporre” il significato del rapporto tra le generazioni, a chiarire cosa consegnare alle generazioni giovani e cosa chiedere, cosa attendere da loro. Affrontare il tema delle regole e del loro rispetto implica anche il confronto con la propria capacità di dire “no”, anche se la centratura del problema non riguarda solo, come spesso si pensa oggi, il miglioramento dell’abilità dei genitori nell’affermare ai propri figli “non ho paura a dirti no”, riguarda invece soprattutto il comprendere all’interno di quale storia ti sto dicendo sì o no. Quale storia umana consegniamo ai ragazzi? È bella, impegnativa, seria e insieme affascinante? C’è il senso della costruzione, della giustizia, della bontà, dell’avventura per la quale vale la pena darsi da fare? 38 Affinché funzionino devono essere storie in cui le nuove generazioni si sentono attese: da qualcuno che ha un patrimonio da consegnare loro, qualcuno con cui sono riuscite a costruire particolari legami. Ciascuno di noi deve, perciò, chiedersi dove è evidente che il legame tra le persone, che il legame con i giovani è importante per questo territorio. Qual è il livello di cura delle famiglie, e tra le reti di prossimità delle nostre famiglie, a fronte della situazione odierna in cui vengono richieste nuove cure, nuove responsabilità a fronte delle incertezze legate ai problemi di tipo economico, alla salute, agli impegni di lavoro, alle nuove tipologie di legame familiare… La percezione è che oggi si fatichi molto nella costruzione di questi legami così, come si fatichi a collegare il polo etico, nel quale si racconta quanta giustizia, quanta lealtà si stanno investendo nelle relazioni (è il polo del giudizio, è il polo nel quale si coltivano alcuni “no” e alcuni “sì”, nell’esercizio della cura e della responsabilità nei confronti di altri), e il polo affettivo, che fonda il senso di fiducia, all’interno del quale si raccontano le storie, si garantiscono le vicinanze. La costruzione di legami passa innanzitutto attraverso il sentire la presenza dell’altro come elemento significativo della mia vita. Riguardo ai processi di crescita degli adolescenti, ad esempio, è necessario saper cogliere il bisogno di riti di iniziazione, di terreni sui quali potersi sperimentare senza rischiare troppo. La grande partecipazione dei ragazzi ai Centri Ricreativi Estivi nel ruolo di aiuto-animatore ci indica questo. Come le disponibilità dell’agire volontario. La capacità di sentire gli altri deve essere però coltivata; anche per i ragazzi è una fatica a cui ci si può sottoporre, a condizione che ne valga la pena. E l’adulto glielo lo deve riconoscere. Questa capacità passa anche attraverso il dare e far sentire il peso, il valore e il gusto della libertà, che devono essere anch’essi riconosciuti. Ciò può avvenire attraverso la creazione di un clima adeguato, quando vengono proposte offerte esigenti, accattivanti ma significative. Si incontra allora un mondo adulto che è attento, che riconosce, che cerca di capire, ad esempio, anche il significato del bisogno di trasgressione della regola. Questo va fatto raccontare, in una situazione non giudicante, all’interno della quale il ragazzo si senta in pace. Una situazione nella quale è concesso anche l’errore che può così essere recuperato sul piano educativo in quanto scritto dentro storie che sono significative. Non si possono proporre convivenze in cui si pretende il rispetto delle regole senza offrire legami significativi. È possibile , invece, riprendere il ritmo di storie di vita che, nuove, si danno “di generazione in generazione”. 39 REGOLE? NO GRAZIE! BASTA, PER FAVORE…. di Ennio Rocchi (Psicologo ASL Provincia di Bergamo) Regole? No grazie! Basta regole, per favore…. Guardandomi un po’ intorno, cercando di trarre qualche spunto per trattare il tema dell’importanza delle regole, mi sono reso conto di come oggi tutto, o quasi tutto, sia iper-regolamentato. Ad una scuola elementare ho trovato ad esempio il seguente cartellone: 5 REGOLE PER GIOCARE INSIEME 1 Si sta tranquilli e si parla sotto voce 2 Si trattano bene i giochi 3 Non si litiga, ma si va d’accordo 4 Finito di giocare si mette via 5 Chi non rispetta le regole non gioca ma lavora In ogni sede lavorativa è appesa per legge la dettagliata procedura di emergenza e di evacuazione in caso di incendio o di altra calamità; negli uffici, accanto ad una fotocopiatrice è possibile trovare il regolamento per un uso appropriato. In molte città e paesi vengono applicate norme per la raccolta differenziata dei rifiuti. A volte può capitare che all’interno di questi regolamenti siano presenti norme ambigue se non addirittura incomprensibili. In alcuni di questi ho trovato ad esempio ”È fatto assolutamente divieto di collocare rifiuti di dubbia provenienza nel locale stoccaggio?”. Oppure norme che vorrebbero regolamentare ambiti non regolamentabili, perché ad esempio trascendono la volontà degli individui: “In caso di incendio il personale dipendente è tenuto a non farsi prendere dal panico”. Alcune regole possono essere a geometria variabile, il cui rispetto od il mancato rispetto è funzione dell’interpretazione più o meno elastica applicata dal singolo individuo per cui, a prescindere dalla regola, o dal rispetto della regola in sé, vale il significato che essa ci permette di attribuirle. Il rispetto di altre dipende dal livello di interiorizzazione raggiunto dagli individui. L’esperienza ci insegna che l’osservanza del divieto di parcheggio nelle zone riservate ai disabili non sembra oggi rispondere al rispetto di una norma interiorizzata, in quanto frequentemente vengono impropriamente occupati. Il parlare continuamente di regole, oggi, pare sia diventata una moda che tende a rintracciare in esse l’elemento fondativo delle relazioni tra le persone. 40 Questa tendenza ha portato ad una iperproliferazione di regole con conseguente sovrapposizione, contraddizione, negazione ed annullamento reciproco di norme. Avere più regole non vuol dire però avere un sistema in cui queste vengono automaticamente rispettate. Il sistema legislativo tedesco, ad esempio, conta approssimativamente circa un terzo delle leggi presenti nel sistema normativo italiano ma non mi sembra che generalmente si riconosca a noi italiani una maggiore propensione al rispetto delle regole nel confronto con i tedeschi. Nonostante questo sembra che tutti siamo in attesa di una migliore definizione di ogni sorta di regole, dalle statali alle condominiali, dal singolo piano a quelle dei corridoi e così via. Quando la penna regolamentativa prende la mano ciò che si scrive acquista senso appunto solo in quanto scritto ed il problema della coerenza intrinseca e delle finalità che si perseguono diviene secondario. In sostanza una regola vale solo per il fatto che sia scritta, per cui proliferano i documenti ufficiali con tanto di firme e timbri. Esistono però anche regole informali, implicite. L’osservazione dell’agire quotidiano, a esempio, ci permette di verificare che la pressochè totalità dei bambini che salgono sullo scuolabus non saluta l’autista. In questo caso, ci si può chiedere se i nostri ragazzi non hanno interiorizzato la regola di buona educazione che suggerisce di salutare le persone (specie quelle che ci rendono un servizio), oppure se osservano una regola implicita che consiglia di non salutare le persone. La risposta ce la fornisce l’osservazione degli adulti che accompagnano i bambini al cinema: quanti adulti salutano, e magari ringraziano, la persona che, di domenica, si guadagna da vivere staccandoci il biglietto? Il comportamento normale (norma e regola sono vicine parenti) risponde obbedendo ad una regola implicita, che i bambini rispettano, in conseguenza della quale il comportamento che conduce a non salutare l’autista andrebbe premiato: o no? Ma in questo quadro è possibile oggi che le regole possano ancora essere in sè il fondamento dei sistemi di relazione? La sanzione: il valore di una regola Quando si parla di sanzione sembra scattare in noi una sorta di riflesso condizionato che ci fa associare la sanzione alla punizione. In realtà la sanzione non fa altro che sancire, in questo senso “dare peso” all’efficacia di una regola per cui, in assenza di un sistema sanzionatorio ogni regola finisce per essere, letteralmente, lettera morta. Ribadisco che tutto ciò non ha niente a che vedere con le punizioni; anzi ridurre la sanzione alla punizione e l’osservanza di una regola, l’osservanza stabile e duratura di una regola, alla punizione è ampiamente contraddetto dai fatti. La 41 previsione di una punizione, anche severa, non conduce automaticamente all’interiorizzazione e al rispetto di una regola. Sanzioni più punitive non hanno fermato i flussi migratori, non hanno diminuito la propensione all’utilizzo di stupefacenti, non hanno fermato le violenze degli ultras. Al più le punizioni creano cittadini più obbedienti vedasi la Corea del Nord ed i regimi totalitari in genere. La ricerca in un qualsiasi dizionario mette in evidenza che l’aspetto di sanzione come “evento dannoso” riguarda i destinatari della legge laddove la trasgrediscano. DEFINIZIONE DI SANZIONE 1 - approvazione di un atto legislativo o amministrativo 2 - approvazione conferma 3 - nei documenti medievali formula con la quale si tendeva a garantire le disposizioni in essi contenuti con la minaccia di una pena o la promessa di una ricompensa 4 - evento dannoso cui i destinatari della legge devono soggiacere in caso di trasgressione (Tratto dal nuovo dizionario Zingarelli) Ci sarebbe da discutere sull’effetto di deterrenza relativo all’asprezza delle pene. Ad esempio, la pena massima, la pena di morte, non sembra ridurre il tasso di criminalità, così come abbastanza tranquillamente si può osservare che l’assenza di “eventi dannosi” (una pena certa) possa indurre alla non osservanza della legge. Dal mio punto di osservazione, più legato all’ambito psicologico/educativo che non quello giuridico/psicologico, vorrei proporvi di considerare la sanzione come quella parte sostanziale della regola che fa da ponte, da tramite, tra la regola ed il soggetto, tra i soggetti tra di loro e quindi tra la società e i singoli individui. I valori come aspetti del sé Sostenere che la sanzione fa da ponte tra individuo e società significa rimandare a quella parte costitutiva della personalità, che possiamo chiamare sé morale, super io, dove risiede la consapevolezza di ciò che per ognuno di noi è giusto o sbagliato, vero o falso, bello o brutto, desiderabile o indesiderabile. In effetti, ognuno di noi è sufficientemente consapevole di ciò; ed è ciò verso il quale tende l’idea di bene, di giusto, di vero, quando pensa, per esempio, di trasmettere qualcosa attraverso l’educazione. Ci troviamo quindi impegnati a costruire attraverso l’educazione, un senso morale, etico, che passa, ma solo in seconda battuta, attraverso le regole e non ad individuare regole che costruiscano un senso morale, etico. Il processo attraverso il quale si determina la costruzione del sé morale, o del super io, è presidiato dell’apparato emozionale. Ognuno di noi percepisce ciò che è giusto, buono, bello, desiderabile perchè avverte un’emozione piacevole - la gioia, l’attesa - mentre al contrario percepisce ciò che è sbagliato, brutto, censurabile, perché avverte emozioni spiacevoli - la vergogna, il senso di colpa -. Ed è appunto il sentire queste emozioni che ci pone nella condizione di rispettare o disattendere una regola. 42 Per esempio è la vergogna di trovarmi di fronte ad un cittadino disabile al quale ho impedito di parcheggiare che mi fa rispettare la regola di non occupare spazi a loro riservati e non la possibilità che mi venga comminata un’ammenda. E’ la felicità che mi dà l’essere riconosciuto attraverso l’essere salutato che mi conduce a osservare la regola di buona educazione che consiste nel salutare l’altro. Quindi in questa ottica più l’apparato sanzionatorio, e non dimentichiamo che esiste la sanzione positiva, è collegato all’apparato emozionale e centra, colpisce l’emozione, più contribuisce alla costruzione del senso morale, dell’istanza superegoica, più aumenta la possibilità di interiorizzare un sistema di norme e quindi di osservare le regole. Utilizzo osservare perché lascia aperta la possibilità della trasgressione, della trasgressione della regola che può rivelarsi un atto fecondo quando sottende la conoscenza della regola. Una volta conosciute le regole necessarie a comporre ed eseguire musica, il musicista può trasgredire improvvisando schemi fuori dai canoni, come avviene ad esempio nella musica jazz. Per cui di fronte al classico furtarello, chiamiamolo furto, in negozio effettuato da un bambino sarà la vergogna di riconsegnare il maltolto alla negoziante o le due settimane senza playstation sanzione magari percepita più pesante da noi adulti ma assolutamente irrilevante, se non deleteria, ai fini della costruzione dell’introiezione della norma? E di fronte ad un piccolo successo, chiamiamolo successo, magari scolastico sarà la felicità dell’insegnante e dei genitori o due pacchetti di figurine? L’educazione emotiva come fondatrice dei sistemi di relazione e del legame tra le persone Riscontro che generalmente si preferisce pensare alle sanzioni che attivano emozioni positive (e anche io mi ritrovo a far parte di questa generalità) ma mi chiedo spesso se non sia una preferenza di natura difensiva. E’ fuor di dubbio che nel nostro apparato emotivo siano sempre esistite emozioni spiacevoli, la vergogna, il dubbio, la colpa ma sembra che da qualche tempo siano state allontanate da noi. I ragazzi ci appaiono fragili, tranne quando devastano, disorientati, tranne quando delinquono e quindi ci viene difficile pensare di caricare loro addosso il peso ulteriore della vergogna, della frustrazione, del dubbio. Così come altrettanto frequentemente ci viene di trascurare la possibilità di costruire norme interne attraverso l’approvazione, la gioia di fronte a comportamenti che evidenziano il rispetto di buone norme. L’educazione emotiva è fondatrice di sistemi di relazione e di legami tra persone. Implica un gioco di squadra tra i molteplici giocatori di questa partita: la famiglia, la scuola, le agenzie del tempo libero (oratori, associazioni sportive e ricreative). Un gioco di squadra che richiede coerenza e sinergia: come mi posso orientare se, per esempio a scuola mi si chiede di applicare il principio di integrare il più debole - magari aiutandolo - e a calcio il principio che il più debole va “incluso” in panchina? 43 Un gioco di squadra che richiede forza e delicatezza, fermezza e flessibilità, riflessione e spontaneità, ruvidità e dolcezza, strategia ed improvvisazione. In sintesi: cuore e cervello. Non vorrei aver dato l’impressione di aver sottovalutato l’importanza delle regole nelle interazioni umane, delle quali esse costituiscono un elemento necessario ma, pur tuttavia, non sufficiente essendo forse la questione di come si costruisce la possibilità di osservare le regole, a partire da come possiamo costruire norme interne, che oggi debba essere maggiormente considerata. Quindi “REGOLE? SI, grazie! Ma non sopra tutto! Facciamo imparare ai nostri ragazzi a sentire maggiormente la presenza degli altri, chiediamoci come riuscire ad aiutarli a costruire quel sistema normativo interiore che permetterà loro di rispettare o non rispettare il sistema di regole che contribuiranno loro stessi e a costruire e modificare. 44 Conclusioni a cura di Daniela Dinetti e Claudio Persico per il gruppo tecnico L’esperienza raccontata in queste pagine testimonia come sia possibile costruire una piccola comunità educante raccordando diverse agenzie (educative e non) attorno ad un progetto educativo comune condiviso. Questa modalità di lavoro, se ampliata ed estesa può portare alla realizzazione di vere e proprie imprese di comunità, dove il mondo degli adulti si impegna a condividere e confrontarsi su questioni educative e a pensare possibili forme di accompagnamento delle giovani generazioni in percorsi formativi e di crescita che li vedono coinvolti in prima persona. Consapevoli del fatto che ogni singola esperienza è legata al contesto in cui nasce e che è sempre difficile trasferirla in toto ad altre realtà, riteniamo comunque importante sottolineare che quanto proposto può essere ripreso altrove per lo meno per quanto riguarda l’adesione ad alcuni indirizzi di fondo quali: - comprendere l’importanza della costruzione di strumenti di lavoro che consentano anche di incidere sulla struttura dell’organizzazione scolastica (ad esempio sulle prassi educative, sulle modalità di scambio tra scuola e famiglia….); - l’adozione di un approccio multidisciplinare, in grado di coinvolgere più protagonisti, più figure professionali, (genitori, insegnanti, bambini, psicologi, consulenti pedagogici, educatori, dirigenti, …). Il confronto con gli psicologi ha ad esempio posto in evidenza l’importanza, per i bambini, di ricevere un’educazione emotiva fin dalla scuola primaria, al fine di formare individui che in futuro possano comprendere l’importanza delle regole, ma anche acquisire la capacità di scegliere quando è opportuno rispettarle, quando trasgredirle, quando modificarle, quando contrattarle. Nello stretto rapporto tra insegnanti e alunni, tra alunni all’interno delle classi si ha la possibilità di vivere forti esperienze emotive (stare seduti per molto tempo; ascoltare; litigare; incontrare differenze religiose, culturali, sociali, culturali; essere valutati; dimostrare di sapere; ...) che possono dare spunti preziosi per vivere, parlare, discutere di situazioni sicuramente “regolate” da regole. La vita della classe ed il gruppo classe possono essere il luogo e lo strumento ideale per un lavoro sul sé per l’apprendimento delle regole. Nel futuro i bambini potranno fare riferimento a queste esperienze, vissute in classe durante la scuola primaria, per autoregolarsi nelle occasioni che si presenteranno loro da adolescenti e da adulti (rispettare un limite di velocità, ascoltare a un corso di formazione sul lavoro, rispettare il collega, relazionarsi con persone di altre culture o altri valori, parlare in pubblico ... ). Il bambino che usufruirà di educazione emotiva, che sperimenterà in prima persona l’importanza delle regole, che riceverà stimoli sulla formazione del sé morale, sarà messo nella condizione di poter imparare, fin da piccolo, le strategie di pensiero positivo che lo aiuteranno a diventare, da adulto, una persona consapevole del proprio e dell’altrui vissuto emotivo; farà meno fatica nei rapporti interpersonali, 45 nella costruzione di legami positivi e verosimilmente anche nel rispetto delle regole. Riguardo al tema “quali regole nell’ambito scolastico?” che coinvolge le varie componenti presenti (insegnanti, alunni, genitori …….), l’esperienza vissuta in questo percorso ha portato ad evidenziare le opportunità che si possono creare nel momento in cui viene valorizzato un lavoro di confronto, di scambio e di crescita comune a livello di gruppo classe, in cui i genitori hanno maggiori possibilità di partecipazione (attraverso i propri figli, con l’intervento delle insegnanti dei loro figli, con le attività svolte, con le assemblee di classe ..) e di incidenza sul sistema regolativo scolastico. Le difficoltà di scambio tra scuola e famiglia possono trovare quindi, nel lavoro sulle singole classi, maggiori opportunità per un loro superamento attraverso la creazione di migliori condizioni di accesso per le persone coinvolte ed una maggiore possibilità di dare voce ed ascolto ai diversi valori, alle diverse culture ed alle diverse disponibilità al confronto in gioco. La scuola deve chiedersi se è disponibile a mettersi in gioco in questo senso. Sul tema delle regole vuole molteplicità o individualità? Deve dotarsi di norme rigide o deve aprire al confronto? E’ un lavoro tutt’altro che semplice, che richiede tempi lunghi e la capacità dei singoli contesti di acquisire e sviluppare un approccio sempre più maieutico, ossia sempre più capace di far emergere le proprie competenze e di svilupparle. La bontà di questo percorso verrà valutata nei prossimi anni verificando l’efficacia, la diffusione (e l’evoluzione) dell’utilizzo degli strumenti individuati all’interno degli istituti scolastici coinvolti. Una buona valutazione non può però esimersi dalla rilevazione della capacità dei protagonisti in gioco di individuare alcune domande chiave (e ovviamente di trovare qualche risposta) che dovranno poi essere condivise con tutti coloro che hanno a cuore l’educazione delle nuove generazioni. La domanda principale che lasciamo al termine di questo percorso per chi avrà voglia di raccoglierla è “I bambini, cittadini del futuro, cosa se ne fanno delle regole acquisite a scuola? 46 ALTRI MATERIALI Sono stati raccolti tutti i materiali prodotti durante questo percorso. Essi sono relativi alle esperienze svolte con i bambini, con i genitori e con gli insegnanti. Contengono anche i verbali di progettazione e verifica del gruppo tecnico composto da direttrice didattica, insegnanti, genitori, operatori. Chiunque fosse interessato a consultare i suddetti materiali può richiederli alla DIREZIONE DIDATTICA DI ALBINO Via Mazzini n. 61 – ALBINO (BG) Tel. 035/773393 Fax. 035/773821 e-mail: [email protected] sito:www.direzionedidatticalbino.it Referenti del progetto Ins. Carrara Nicoletta 035/751492, Ins Cassera Elena 035/75307 CD-ROM, DVD CD Brain Gym della scuola primaria di Albino (Ins. Nicoletta Carrara) CD Regole della scuola primaria di Bondo Petello (Ins. Lucia Bravo) DVD Regole della 5°- Videogiornalismo della scuola primaria di Albino (Ins. Nicoletta Carrara) DVD della 3° della scuola primaria di Albino (Ins. Paola Gusmini) 2. File Contenenti i verbali degli incontri del “gruppo tecnico”, degli incontri degli operatori con i genitori e/o insegnanti, i questionari per le assemblee di classe, le riflessioni sulle varie attività Raccolta materiale 2006 Raccolta materiale 2007 Raccolta materiale 2008 3. Testi Regolafiaba a cura di Paola Gusmini La fata Parolina a cura dell’insegnante Nicoletta Carrara Opinioni dei bambini sul progetto regole a cura dell’insegnante Nicoletta Carrara Opinioni dei genitori sul progetto regole a cura dell’insegnante Nicoletta Carrara Come ci regoliamo? a cura dell’insegnante Paola Gusmini Sintesi sul progetto regole a cura dell’insegnante Lucia Bravo Progetto regole a cura dell’insegnante Nicoletta Carrara 4. Materiale cartaceo Cartelloni presentati alla giornata di studio “Giochiamoci le regole” del 20 settembre 2008 – c/o Auditorium Città di Albino - ALBINO 47