SOCIETÀ SERVIZI SOCIOSANITARI
VAL SERIANA a r. l.
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“CRESCERE TRA AUTONOMIA E REGOLE”
“C’era una volta una mamma con tanti bambini che,
dopo averli lavati, sfamati e accuditi tutto il
giorno, a sera non aveva la forza di raccontar fiabe
o cantar ninnananne.
Li metteva a letto e che fosse finita!
Finchè un dì insegnò loro a cavarsela da soli.
Quanto tempo le restò, allora per le favole della
buonanotte!”
INDICE
Educare tra regole ed autonomia
Pag. 3
Presentazione di Claudio Persico (Gruppo Tecnico del Progetto)
Pag. 4
Perché le regole di Maria Peracchi (Dirigente del Circolo Didattico di
Albino)
Le fasi del percorso. Ricostruzioni delle varie fasi, articolazione del progetto,
attività di Daniela Dinetti (Psicologa Società Servizi Sociosanitari Val Seriana)
Pag. 6
Pag. 7
RACCONTI DEI PROTAGONISTI
Le insegnanti. Regolarmente insieme…Impariamo a regolare…
di Nicoletta Carrara, Elena Cassera, Paola Gusmini, Lucia Bravo
Pag. 14
L’educatrice di Cinzia Bettinaglio (Cooperativa“Il Cantiere”)
Pag. 16
I genitori di Giovanna Riboli
Pag. 18
I bambini di classe quinta e classe terza
Pag. 21
MATERIALE PRODOTTO
Primo manifesto. “Crescere tra autonomia e regole”
Pag. 26
Regolamento di circolo: indicazioni sulle assemblee di classe
Pag. 28
Regole e formazione di Piero Manfredi
Pag. 29
Lavoro in classe con i bambini: unità didattica
Pag. 35
ALTRI CONTRIBUTI
Quali regole per quali generazioni di Ivo Lizzola (Preside Facoltà di Scienze della
Pag. 38
Formazione - Università di Bergamo)
Regole? No grazie! Basta, per favore…. di Ennio Rocchi (Psicologo ASL
Pag. 40
Provincia di Bergamo)
Pag. 45
Conclusioni
ALTRI MATERIALI
Pag. 47
Il quaderno è stato elaborato dal gruppo tecnico del progetto, composto da:
Maria Peracchi (Dirigente scolastico Direzione Didattica Albino)
Nicoletta Carrara, Elena Cassera ( Insegnanti Direzione Didattica Albino)
Giovanna Riboli (Genitore Direzione Didattica Albino)
Daniela Dinetti (Psicologa Società Servizi Sociosanitari Val Seriana)
Claudio Persico (Educatore Prof. Società Servizi Sociosanitari ValSeriana)
Piero Manfredi (Consulente Pedagogico Cooperativa “Il Cantiere” Albino)
2
Educare tra regole ed autonomia
Una norma, per definizione, tende ad indicare uno standard, un ambito
comportamentale ritenuto lecito, 'normale’ e lo indica ad un certo universo di
soggetti cui viene chiesto di attenersi, normalizzandosi. L'educazione,
laddove non la si voglia intendere come mero sinonimo di integrazione
sociale, tende a promuovere autonomia, ovvero letteralmente, il ‘darsi da solo
le proprie norme’. Parrebbe quindi che la relazione educativa debba rifuggire
le regole, e non pochi infatti l’hanno intesa in questo modo, salvo poi trovarsi
privi di ruolo entro situazioni ingestibili.
Di fatto la relazione educativa senza regole non può sussistere, sia perché
ogni relazione per definizione è regolata, sia perché essendo ‘educativa’,
risulta normata dalle particolari regole dell’educazione.
Ogni relazione educativa prende forma, inoltre, all'interno di organizzazioni
che per sopravvivere hanno bisogno di norme.
In altre parole, senza regole né la relazione educativa né l'organizzazione
nella quale agisce possono sopravvivere e questo fatto restituisce una
definizione del problema che va ben al di là dell'immagine che comunemente
se ne dà: le regole in educazione, prima di essere una sorta di contenuto del
lavoro (in cui si insegna a farle rispettare), ne sono una condizione
costitutiva. Ciò significa che ogni educatore deve al tempo stesso garantirsi
la propria sopravvivenza (per lo meno quella del proprio ruolo) e negarla.
Questo del resto non deve apparire così paradossale, perché assomiglia in
modo straordinario a ciò che l'educatore chiede al proprio destinatario:
“cambia secondo quanto ti sto indicando, ma fallo per tua libera scelta in
modo da restare te stesso”.
3
PRESENTAZIONE
di Claudio Persico (Gruppo tecnico del progetto)
Il tema dell’educazione al rispetto delle regole è strettamente interconnesso
con quello della cittadinanza, cioè al tema dell’educare ad essere cittadini.
In tempi passati, quando vi è stata la necessità della costruzione della nazione
italiana, in un territorio diviso in diverse comunità, la formazione del cittadino
promossa principalmente dall’istituzione scolastica, consisteva nella
costruzione del senso di appartenenza attraverso strategie di omologazione e
omogeneizzazione.
I recenti cambiamenti indotti dai processi di planetarizzazione e di
globalizzazione, con i conseguenti fenomeni di interdipendenza tra i popoli,
hanno portato all’attuale crisi della funzione degli stati nazionali e a fronte di
questa nuova situazione, oggi, ci si chiede, cosa significhi promuovere
l’educazione alla cittadinanza.
Alcuni studiosi dei fenomeni socio-culturali concordano sul fatto che
nell’attuale contesto, tra le nuove generazioni, abbiano acquisito posizione di
dominanza valori quali il narcisismo, il consumismo, il potere e la visibilità,
ritenuti da molti dis-valori educativamente pericolosi: ciò ha contribuito a
costruire l’attuale sistema di vita che qualcuno ha definito “Epoca delle
passioni tristi”, dove le persone sono primariamente centrate su loro stesse.
La “costruzione” del nuovo cittadino non può che passare, a nostro avviso,
attraverso l’acquisizione della capacità di costruire sistemi di
regolamentazione delle relazioni fondati sul sentire gli altri come elementi
importanti per la propria esistenza; non può che passare, inoltre, attraverso la
stipulazione di patti educativi che, partendo dalla scuola, coinvolgano
maggiormente altri livelli della comunità territoriale che in questo modo
ambisce a diventare comunità educante.
Nell’ambito territoriale della Val Seriana, da tempo, l’interazione di rete tra
amministrazioni comunali, Società Servizi Sociosanitari Val Seriana
(costituita per gestire i servizi sociali previsti dal Piano di Zona – L.328/00) e
diverse agenzie territoriali attente alle questioni educative (in primis
l’istituzione scolastica), si sta sempre più concretizzando in progetti dove
viene favorita la nascita di spazi di osservazione e di riflessione sulle
condizioni dei minori e di condivisione di azioni rivolte alla prevenzione e al
contenimento di situazioni di disagio e pregiudizio.
Si ritiene quindi di fondamentale importanza condividere una modalità di
progettazione che affronti i problemi in un’ottica sistemica, favorendo lo
scambio ed il confronto a diversi livelli tra i vari attori in gioco.
4
Questo è quanto è avvenuto nel progetto “Crescere tra autonomia e regole” in
cui la tematica del rapporto con le regole vissuta a scuola è stata affrontata
coinvolgendo alunni, insegnanti, genitori, educatori della cooperazione e
psicologi del servizio famiglia. Quanto emerso potrà essere, oltre che
utilizzato per riproporre in altri contesti scolastici esperienze simili,
confrontato, collegato, con il lavoro di scambio intrapreso sulla stessa
tematica dal T.Ag.E. (Tavolo Agenzie Educative) promosso dall’Assessorato
ai Servizi Sociali del Comune di Albino in collaborazione con gli istituti
scolastici, gli oratori, la Società dei Servizi, e diversi enti e associazioni del
paese.
La formazione dei nuovi cittadini, quindi, passa a nostro avviso
necessariamente attraverso accordi tra adulti e ragazzi di uno stesso territorio
o meglio di una stessa comunità, finalizzati da una parte ad aiutare i ragazzi
ad uscire dal “labirinto della crescita” in cui si vengono a trovare e dall’altra
a sostenere gli adulti nella ricostruzione di comunità in cui le alterità riescano
ad interagire tra loro.
Questa è una delle possibilità per poter affrontare positivamente la
globalizzazione trasformandola da processo globale a locale, facendola
accadere attraverso l’incontro tra persone prima di tutto nei nostri paesi,
nelle nostre vite.
5
PERCHE’ LE REGOLE
di Maria Peracchi (Dirigente del Circolo Didattico di Albino)
Il progetto brevemente presentato in queste pagine ha seguito volutamente il
modello che era stato delineato in una precedente esperienza: il progetto
compiti, realizzato tre anni fa con l’Istituto Comprensivo di Albino.
I due percorsi non solo hanno in comune l’impianto organizzativo-gestionale,
ma condividono l’obiettivo di fondo, di cui diventano strumenti facilitatori e
occasioni di realizzazione.
Al di là del contenuto dell’oggetto ( i compiti – le regole) essi hanno costituito
infatti un’opportunità preziosa di incontro – confronto – scambio - riflessione
comune tra scuola e famiglia, al fine di costruire/ricostruire un patto educativo
per i ragazzi, tra adulti accomunati dalla medesima funzione educativa.
Il percorso è stato sicuramente impegnativo, a volte faticoso, a dimostrazione
del fatto che in campo educativo è tutt’altro che semplice e scontato non solo
coinvolgere le persone, ma anche trovare un linguaggio comune attraverso il
quale veicolare idee e riflessioni.
Tuttavia il lavoro è stato utile e ha portato dei cambiamenti, certo non
eclatanti, ma in educazione è sicuramente vero il detto secondo il quale
“L’erba che cresce non fa rumore”.
Anche questo progetto non ha fatto rumore, ma ha consentito a tutti gli
insegnanti del Circolo di focalizzare l’attenzione su una tematica cruciale, di
confrontarsi, di esplicitare le idee che inevitabilmente guidano l’azione, di
assumere alcune decisioni semplici, ma condivise e comuni a tutti.
Il confronto ha coinvolto anche le famiglie e gli alunni, non certo con
l’illusione di individuare regole uguali per tutti, ma con l’ambizione di
costruire un progetto educativo di scuola insieme con le famiglie e con gli
alunni, nella convinzione che anche la scuola è una “comunità educante” e
che tutti i soggetti coinvolti concorrono all’attuazione di quest’ultima.
Il tema delle regole è molto complesso, ciò ha costituito all’inizio del progetto
un elemento di criticità, poi superato dalla consapevolezza che la conclusione
del lavoro non sarebbe certo stata definitiva, ma avrebbe costituito uno step di
un percorso che teoricamente non ha fine.
La necessità di iniziative simili nasce dalla consapevolezza che la scuola
agisce in un contesto socio-culturale, connotato da assenza di certezze,
cambiamento continuo e incessante, polverizzazione delle identità.
Nulla è più dato, tutto va rinegoziato, richiarito, condiviso.
Si tratta di un passaggio necessario se si vuole continuare a intendere l’uomo
come essere sociale e socievole, che può realizzare se stesso solo in un
contesto relazionale in cui si riconosce e in cui è a sua volta riconosciuto e se
queste continuano ad essere tra le finalità generali dell’educazione e della
scuola.
6
LE FASI DEL PERCORSO
Ricostruzione delle varie fasi, evoluzione,
articolazione del progetto, attività
di Daniela Dinetti
(Psicologa della Società Servizi Sociosanitari Val Seriana)
Alla fine del 2005 gli operatori della Società Servizi Sociosanitari ValSeriana
e della Cooperativa “Il Cantiere” si sono incontrati con la dirigente scolastica
e alcune insegnanti referenti alle Commisioni alla Salute della scuola Primaria
di Albino per la progettazione e realizzazione di un percorso di formazione
per genitori, insegnanti e alunni sul tema delle regole. Tale percorso aveva
l’obiettivo di avviare un confronto tra scuola e famiglia attorno a un tema
difficile, complesso (ma interessante e importante!) come quello delle
“Regole”.
E’ stata un’impresa ardua e audace, una scelta coraggiosa, ma allo stesso
tempo pericolosa; questo tema ha infatti suscitato molto interesse e tante
aspettative nella componente adulta ma, data la complessità dell’argomento, il
percorso ha anche richiesto un lavoro attivo e tanta pazienza da parte dei
partecipanti, che con la speranza di trovare risposte alle loro domande (ad es.
“come si fa a far rispettare le regole?”, “è proprio necessario dare
punizioni?”, “quali regole sono importanti?”….) in qualità di educatori
(genitori o insegnanti che fossero), a volte hanno provato sconforto, fatica,
delusione e confusione.
Con questa pubblicazione proviamo a ricostruire le fasi e i passaggi principali
del percorso con l’obiettivo di fare chiarezza su quanto svolto e di comunicare
(a chi c’era e chi non c’era) quanto è emerso ed è stato prodotto in questi tre
anni.
Gli operatori referenti del progetto (la psicologa Daniela Dinetti e l’educatore
professionale Pietro Manfredi) all’inizio dell’anno 2006 hanno prodotto delle
proposte su come poteva essere sviluppato e affrontato il tema scelto dalla
scuola, che sono state illustrate alla dirigente scolastica, ai genitori
(inizialmente convocando solo i rappresentanti di classe poi estendendo
l’invito a tutti) e agli insegnanti delle diverse scuole dell’Infanzia e Primarie
appartenenti alla Direzione Didattica di Albino.
Da quanto emerso dagli incontri con i genitori e con gli insegnanti è stato
definito che l’intervento avrebbe principalmente affrontato il tema “Educare
alle regole” con particolare riferimento a:
1) cosa intendiamo per regole: perchè devono essere rispettate? perchè sono
importanti?
2) atteggiamento verso le regole: come darle? come farle rispettare? come
sanzionare? quali sono le regole della scuola? quali sono le regole di casa?
3) alleanza educativa tra genitori e insegnanti: confrontarsi e mettersi in
discussione, mantenere coerenza nei modelli di comportamento, definire le
differenze dei diversi ruoli.
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L’intervento ha preso avvio ad aprile 2006. E’ stato strutturato con iniziali
incontri (tra aprile e ottobre) di esplorazione del tema delle regole tra
operatori e genitori; tra operatori e insegnanti referenti delle Commissioni alla
Salute. Successivamente (tra ottobre e dicembre) sono stati effettuati degli
incontri congiunti tra operatori, insegnanti e genitori (già coinvolti negli
incontri iniziali).
Parallelamente sono stati proposti degli incontri nelle classi condotti da
un’educatrice in collaborazione con gli insegnanti.
Nella prima fase esplorativa è emerso quanto segue.
Il tema delle regole è molto complesso, complicato e, a differenza del tema
riguardante “I compiti” affrontato nel 2001, richiede molto più tempo per
affrontarlo, per scegliere su cosa focalizzarsi e cosa approfondire. E’
certamente possibile formulare una definizione di regola, ma ogni definizione
può essere considerata solo una sintesi di un determinato ambiente culturale,
di un determinato modo di pensare le cui fondamentali caratteristiche
costitutive fondano le premesse (spesso implicite, non espresse) di ogni
comunicazione, comprese quindi quelle che hanno a che fare con le regole. Se
si è consapevoli di ciò - e se si assumono come legittime, pur se non sempre
condivisibili, le culture diverse dalla propria - diventa allora importante,
auspicabile, il confronto/scontro con definizioni diverse dalla propria. Una
maggiore consapevolezza di come si funziona, di come ci si comporta, di
come ci si regola può avvenire grazie al confronto con altri diversi da sé.
Il tema delle “regole” si può porre in relazione con altri concetti:
Regole e Autonomia. Le regole servono per diventare autonomi: le regole che
gli adulti pongono nei confronti dei ragazzi avrebbero l’obiettivo di renderli
capaci in futuro di darsi da sé le proprie regole. L’autonomia ha le sue regole
(la prima delle quali è che non può esistere autonomia senza una qualche
forma di dipendenza che l’accompagna), ma anche le regole possiedono uno
spazio di autonomia (possono modificarsi a seconda del contesto, della
relazione, dell’età…; possono essere trasgredite).
Regole e Autorità. Una regola senza autorità non è in grado di sopravvivere a
lungo; deve essere presidiata. Possiamo allora chiederci quali siano le
condizioni che meglio di altre garantiscono autorità alle regole.
Regole e Conflitto. Una regola può essere utilizzata e servire per mettere fine
a un problema, eliminare un conflitto, ma può anche creare un problema e
quindi un conflitto.
Regole e Contesti. Ogni contesto ha le sue regole, questo implica che si possa
verificare armonia fra i contesti e relativa omologazione, oppure adattamento.
Regole e Educazione. Spesso, nel ruolo di educatore, si pensa di dover
“insegnare l’educazione”, intendendo con ciò di dover trasmettere un insieme
di comportamenti ritenuti adeguati e accettabili in un determinato contesto
culturale. Questa è una versione addestrativa dell’educazione. Una visione
educativa rispetto alle regole, che non la riduca a nessuna particolare esigenza
8
logistico/organizzativa/funzionale, la ritroviamo nel pensare che “educare alle
regole” significa costruire percorsi di senso esistenziali in relazione a una
specifica dimensione della vita quale quella del rapporto con le norme.
Regole, Famiglia e Scuola. Nel confronto tra Scuola e Famiglia, tra
insegnanti e genitori, si è rischiato di continuare a discutere, a confliggere su
quali debbano essere i valori (e relative norme) universalmente accettati, oppure- di cercare una verità assoluta che non esiste o una verità relativa, in
quanto ogni affermazione è riferita a particolari fattori e solo in riferimento ad
essi è vera. E’ stato perciò proposta una via di uscita, invitando a
riconoscere/legittimare un rapporto equivalente (di pari dignità) fra diversi
(genitori e insegnanti) nella uguaglianza delle funzioni (quella educativa),
attraverso il quale è possibile, per ognuno, insegnare e imparare qualche cosa
sul proprio rapporto con le regole e sull’educazione, a partire dalle
progettualità educative che ognuno presidia (gli insegnanti quelle scolastiche;
i genitori quelle familiari).
Regole e Limiti. Le regole servono a porre dei limiti, aiutando i ragazzi e le
ragazze a fare i conti con la realtà, a riconoscere l’altro e quindi anche se
stessi. I limiti a loro volta hanno delle loro regole, così come anche le regole
hanno i loro limiti.
Regole e Negoziazione. La negoziazione è spesso considerata come un
alternativa (più democratica, più comoda) alla regola. La negoziazione viene
spesso usata per anticipare i problemi, per evitare i conflitti che ne potrebbero
nascere, ma così facendo il problema del confronto viene solo spostato in
avanti. Qualsiasi negoziazione produce come esito un patto, quindi una
regola; è un momento in cui è necessario aver costruito relazioni evolute
capaci di affrontare i conflitti in modo costruttivo e creativo.
Regole e Regole. Le regole – in quanto elementi costitutivi della
comunicazione – hanno delle regole che ne governano il funzionamento a
seconda delle loro tipologia. Esistono regole prescrittive (“devi fare così”), la
cui caratteristica principale è quella di rispondere a una domanda (esplicita o
implicita) (“voglio mangiare bene”, “voglio imparare” …), le cui sanzioni –
in caso di trasgressione - corrispondono alla perdita di ciò che si è chiesto. La
motivazione di queste regole è intrinseca, sta dentro alla domanda stessa.
Esistono regole proscrittive (“è vietato”) la cui caratteristica è di avere una
motivazione estrinseca, esterna e le cui trasgressioni prevedono un danno,
come controparte della soddisfazione di un bisogno (torni a casa dopo l’orario
pattuito, domani non esci). Le regole che vietano aprono però la possibilità di
fare tutto ciò che non è espressamente vietato.
Regole e Relazioni. La regola si inscrive dentro una relazione comunicativa.
E’ un gioco di trasformazioni e di apprendimenti che riguarda sia il regolante
sia il regolato, in un rapporto circolare, che permette di guardare alle regole
come meccanismi generativi di nuove possibilità. In tal senso la domanda da
porsi non è solo “come faccio a far rispettare le regole” ma anche “quale
direzione sta prendendo la relazione grazie a questa regola?”
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Regole e Sanzioni. Una regola senza sanzione non è una regola e in quanto
tale godrà di una vita breve. Si indebolirebbe l’autorità (e l’autorevolezza) di
chi pone le regole e l’autorità (e autorevolezza) delle regole stesse. Necessita
della presenza di chi presidia la regola. Anche le sanzioni hanno le loro
regole, procedurali ed etiche.
Regole e Valori. Tra regole e valori esiste un rapporto profondo; le prime
sottendono sempre – in forma di premesse implicite – valori e culture di
riferimento. Regole e valori non sono la stessa cosa: è molto rischioso – in
termini educativi e culturali - trasformare (e confondere) le regole in valori,
cosi come lo è trasformare i valori in regole: sarebbe come confondere delle
indicazioni/precetti su come ci si deve comportare con indicazioni/precetti su
come si deve essere. Le regole che governano i valori (il mondo dell’etica)
sono una cosa diversa dai valori che sottendono le regole (il mondo del
diritto).
Nella successiva fase di raccolta è emerso che da questi incontri è stato
possibile:
- avere nel 2007 degli elementi e degli spunti preziosi per i docenti referenti
delle Commissioni alla Salute che hanno approntato un decalogo relativo alle
Regole della Scuola Primaria di Albino; illustrare la bozza del decalogo a tutti
i docenti all’interno dei singoli plessi, raccogliendo le diverse riflessioni e
realtà sul tema; approvare la versione definitiva del decalogo “1°
Manifesto”; sottoporlo alla valutazione e riflessione del Consiglio di Circolo;
inserirlo nel P.O.F. per l’a.s. 2008/9 (vedi pag. 26);
- far emergere, dagli interventi svolti in classe con i bambini e dagli incontri
con gli adulti (genitori e insegnanti), la necessità di comprendere meglio come
sono regolate le relazioni tra gli adulti e quale “spazio” potrebbe essere
utilizzato dagli adulti per un confronto sul tema delle regole in educazione; lo
strumento dell’assemblea di classe è stata individuato (sia dai genitori, che
dalle insegnanti) come il luogo per il confronto tra scuola e famiglia sul
tema delle regole (a partire dall’a.s. 2008/9);
- realizzare perciò nel 2007 un questionario sulle assemblee di classe
(consultabile presso la Direzione Didattica di Albino) somministrato ai
genitori di 7 classi prese a campione, per valutare come avvengono
attualmente e come modificarle, al fine di permettere una maggior frequenza
da parte dei genitori e un migliore scambio tra quest’ultimi e gli insegnanti;
- definire delle indicazioni sulle assemblee di classe per genitori e insegnanti
(art. 16 bis del Regolamento di Circolo) (pag. 28);
- avviare nel 2008 degli incontri con gli insegnanti referenti delle
Commissioni alla Salute per visionare le programmazioni di modulo delle
diverse classi, individuare delle linee guida comuni e delle procedure interne
per definire in équipe le regole (pag.33); proporre al Consiglio d’interclasse e
successivamente al Collegio d’Istituto le riflessioni su quanto emerso dalla
lettura delle diverse programmazioni; introdurre all’interno della
programmazione di modulo uno strumento creato per definire regole e
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sanzioni per la gestione del gruppo classe per quanto riguarda l’area della
sicurezza, dell’apprendimento e della buona educazione da compilare da parte
del team docente (pag. 34);
- avere un gruppo ristretto di genitori e di insegnanti che ha riflettuto (e
magari continuerà a farlo) su questi temi;
- effettuare nel 2007 degli incontri nelle classi con un’educatrice per
affrontare con gli alunni il tema delle regole; da questi lavori svolti in 3 classi
(scelte a campione per la sperimentazione) sono emersi dei prodotti dei
bambini visionabili.
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I RACCONTI DEI PROTAGONISTI
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Le insegnanti
Regolarmente insieme…
Impariamo a regolare…
di Nicoletta Carrara, Elena Cassera, Paola Gusmini, Lucia Bravo
Come insegnanti, nella quotidianità del lavoro di relazione – educazione apprendimento abbiamo sentito il bisogno di confrontarci e di riflettere tra
docenti e genitori sulle tematiche educative relative alle regole.
Si è così dato vita ad un percorso, prima parallelo e poi congiunto, che ha dato
spazio al dialogo con la famiglia, atto a favorire la costruzione di un contesto
educativo condiviso.
In questo viaggio di formazione il bambino è stato protagonista e creando
spazi di ascolto, percorsi d’azione e di ricerca guidati, sono emersi bisogni e
idee sullo stare “regolarmente insieme”.
CRESCERE TRA AUTONOMIA E REGOLE è il nome che abbiamo scelto
per questo progetto, che pur essendo appena nato affonda le sue radici nella
storia profonda di ciascuno di noi.
IL RUOLO DELL’INSEGNANTE.
Adulti sicuri e decisi nel proprio ruolo, inducono i bambini ad essere tali
nell’affrontare, con scelte consapevoli, le regole date, li accompagnano ad
essere persone responsabili nell’affrontare la vita scolastica.
Per essere educatori efficaci, è inevitabile percorrere un sentiero di
responsabilità formativa che porti a “disimparare per poi imparare”.
La professionalità del docente si gioca con la continua formazione che in
questo caso ha assunto una duplice direzione: una di conoscenza personale
con la chiara definizione del significato dato ad ogni parola (valore, regola e
valore della regola) e di conseguenza la creazione di azioni di apprendimento
alla regola (ADATTAMENTO, ADDESTRAMENTO e EDUCAZIONE);
l’altro, il dialogo con l’altro soggetto educativo: la famiglia.
Ecco che il primo passo è stato quello di costruire una cornice di significato
che ha chiarito la differenza tra le parole valore e regola; e una cornice di
azione che non significa delineare solo contesti etici (es: quando si gioca si
decide a maggioranza), ma produrre azioni che portino a creare condizioni di
diritto (es: il gioco è scelto a maggioranza) definendo regole chiare che non
diano spazio ad interpretazioni.
All’interno del percorso dell’educazione alla regola è importante tenere
presente la differenza tra regole prescrittive (es: devo usare solo la palla di
spugna) e regole proscrittive (es: non devo usare la palla di cuoio) in quanto la
prima è vincolante e crea un ambiente educativo scarsamente sostenibile, (se
non in presenza di domanda del bambino) perciò invita a trasgredire, la
seconda è liberale perché il “no” (non devo) fa intravedere altre possibilità.
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Il trattamento della regola comporta un’assunzione di responsabilità
dell’adulto, in quanto la regola va presidiata, sanzionata proporzionalmente
all’età del bambino e alla regola trasgredita.
Successivamente si è redatto il 1° Manifesto “Crescere tra autonomia e
regole come cornice dichiarata e visibile, di significati e quindi di
comportamenti: autonomia, autorevolezza, possibilità di trasgressione, stare
nel conflitto, affrontare i limiti, educarsi alle regole, negoziare e affrontare
eventuali sanzioni.
IL RUOLO DEL BAMBINO
I bambini, quali attori attivi e consapevoli del percorso, sono diventati
costruttori di conoscenza intorno all’argomento regole.
Tre classi del nostro circolo hanno sperimentato un percorso operativo gestito
dall’educatrice professionale Cinzia Bettinaglio.
Usando la metafora del semaforo, hanno distinto i comportamenti “rossi”
(regole che non si possono trasgredire), “arancio” ( regole che si modificano
secondo la situazione) e “verdi” (regole di “buon senso”).
Attraverso quest’attività ludica, intitolata “Caccia alle regole”, i bambini
hanno capito l’importanza di avere regole definite, chiare e condivise e che
poi hanno suddiviso in tre campi di applicazione: regole per la sicurezza,
regole che servono per imparare, e regole che servono per la buona
educazione.
Il gioco ha permesso di sperimentare la necessità di negoziazione, che nella
costruzione di un ambiente regolativo diventa un elemento costitutivo, Infatti
la coralità del lavoro ha dato modo ai bambini di sentirsi attori e creatori del
loro percorso, portandoli a un maggior grado di benessere e di disponibilità
all’apprendere.
Il carattere collaborativo del lavoro proposto ha permesso che diventasse un
laboratorio cooperativo nel quale i bisogni di ognuno si sono intrecciati.
La riflessione sulle regole con i bambini ha permesso di creare contesti in cui
ognuno si prende cura del proprio processo elaborativo di rapporto con la
regola.
“Un corso è ultimato con successo non quando lo studente ha appreso tutto
quello che è necessario sapere, ma quando ha compiuto un progresso
significativo nell’imparare come apprendere ciò che vuole sapere” (Carl R.
Rogers)
La sfida di tale processo apprenditivo sta nel non considerare questo “corso”
prerogativa dello studente, ma anche degli adulti coinvolti che sono chiamati
a costruire ambienti regolativi.
La regola è uno strumento essenziale nell’impostare l’educazione dei
bambini, si può dire che la regola è come una procedura per favorire un
determinato funzionamento, in questo caso, come azione predominante della
scuola: l’apprendimento.
Creare regole perché ci siano contesti per favorire l’apprendimento, fa sì che
si determinino modi di essere e di stare insieme nel rispetto delle diversità.
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L’educatrice
di Cinzia Bettinaglio (Cooperativa“Il Cantiere”)
Era proprio necessario? Forse è la prima domanda che nasce pensando ai
bambini delle classi con cui si è lavorato che erano, alla data dell’intervento,
una seconda e una terza elementare.
E perché iniziare con l’intervento di una persona esterna, quando è evidente
che la scuola, la classe, e il succedersi del tempo in aula è evidentemente
regolato da orari, norme, succedersi di materie e di insegnanti, squilli di
campanella e spesso, tanto di cartelloni appesi alle pareti con “le buone
regole” perché tutti possano stare in classe tranquilli ad imparare?
Viene da domandarsi se dentro la cultura degli adulti che segnalano bambini
sempre più ”sregolati” e difficili da disciplinare (ma questo già dalla Scuola
dell’Infanzia), non ci sia una sorta di allarme sociale che spinge ad intervenire
precocemente nella speranza di non trovarsi di fronte, in futuro, adolescenti
inquieti ed inquietanti … come ad esempio quelli che mandano o guardano i
video con atti di prevaricazione verso i più deboli su “Youtube”.
Un intervento preventivo dunque?
Entrando in classe alcuni di questi interrogativi me li ero posti, ma per altro
non avevo ancora chiara la risposta… come per l’omeopatia, mi dicevo, un
intervento educativo in più, se proprio non fa bene, almeno non fa male…
(ma anche questa affermazione in realtà meriterebbe un punto di domanda).
Così rassicurata dal quadro progettuale, che prevedeva tre incontri in classe
per me, ma che sarebbero serviti da input al lavoro successivo delle
insegnanti, ho preparato tre lezioni e mi sono addentrata nella mia relazione a
tema con i bambini e le bambine.
Quello che è stato evidente da subito è che gli alunni non erano certo
sprovveduti di fronte alla parola “regola”…, la conoscevano benissimo, si
sentivano immersi in un mondo regolato da diversi sistemi normativi, e da
subito li hanno saputi nominare: le regole che ognuno ha a casa propria,
quelle del codice stradale, quelle scolastiche, quelle che ci sono in biblioteca,
quelle che si chieda vengano rispettate all’Oratorio o in chiesa… anche le
regole per poter frequentare in modo adeguato una piscina pubblica o la casa
di un amico…
Allora? Il divario che sembra creare il problema sta tra la conoscenza della
norma e l’incapacità della sua applicazione?
Ho cominciato a capire meglio cosa stava succedendo, quando i bambini
sollecitati sul perché io fossi lì, perché dovessi parlare con loro delle regole
(erano particolarmente monelli? Non conoscevano ancora, per qualche strano
motivo, le regole determinate dai luoghi? Qualcuno aveva aggiunto a sorpresa
a scuola la materia “regole e regolamenti”?) hanno risposto semplicemente
“Dobbiamo imparare a fare i bravi”.
Ecco la richiesta che percepiscono indistintamente dal mondo adulto e dal suo
sistema normativo che non è evidentemente deficitario di regole, ma che ne
produce in eccesso tanto da trasformarsi in imperativo morale.
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Così abbiamo iniziato a lavorare per distinguere le regole dai valori, le regole
dai consigli, le regole dalle abitudini che determinano la “buona educazione”,
le regole dalle consuetudini e così via… perché era abbastanza evidente che,
ad esempio, la regola “dobbiamo essere tutti amici” non ha nessuna speranza
di poter essere rispettata, come per altro ci insegna da tempo il racconto de “Il
piccolo principe” a cui il re dell’asteroide 325 saggiamente dice: “"L'autorità
riposa, prima di tutto, sulla ragione. Se tu ordini al tuo popolo di andare a
gettarsi in mare, farà la rivoluzione. Ho il diritto di esigere l'ubbidienza
perchè i miei ordini sono ragionevoli". (Saint Exupéry).
Per altro a nessuno di noi adulti passerebbe per la mente di applicare a noi
stessi regole che sentenziano: “Bisogna andare tutti d’accordo” o “Si deve
essere generosi con tutti”.
E a questo punto era più facile passare alla domanda successiva: “Cos’è una
regola, com’è fatta e come la distinguiamo ad esempio, da un consiglio?”.
Tratteggiato questo lavoro è stato per altro possibile anche andare avanti con
le domande, che si sa, come dicono i filosofi, sono come le ciliegie e una tira
l’altra.
A cosa servono queste benedette regole? A proteggerci, a poter vivere
insieme, ad essere “beneducati”, ed infine persino, signori e signore, ce ne
sono alcune utili espressamente a scuola e che ci permettono di imparare.
Ecco.
Giunti al cuore del problema. Finalmente illuminati che “non tenere il
cappello in testa mentre si è seduti al banco” serve per essere beneducati, ma
che in realtà potremmo imparare anche con il berretto in testa, perché le
regole che determinano la relazione di apprendimento e insegnamento sono
altre e si possono esprimere in comportamenti chiaramente indicati, che
vengono sanzionati qualora non li rispettiamo.
Iniziare a tratteggiare il problema, a definirlo in modo diverso, a
categorizzarne i contenuti, a capire quali di essi “ci servono” o come
possiamo trasformarli per ottenere regole “ragionevoli” e quindi utili.
Certo, non abbiamo avuto tempo di capire cosa c’entrassero le regole con i
desideri, ne tanto meno con la trasgressione, quali possibilità ci fossero dentro
queste relazioni … ma c’è tempo per imparare a scuola magari mentre si stà
facendo lingua o matematica: hai presente quanto materiale di discussione ad
esempio sulle regole grammaticali, sulle loro eccezioni che diventano a loro
volta regole? E certo, anche sulla possibilità di trasgredire, che altrimenti non
esisterebbero i poeti… e così via …
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I genitori
APPUNTI DI VIAGGIO.
Una mamma racconta
di Giovanna Riboli
“Crescere tra autonomia e regole” primo incontro: ci si divide in 3 gruppi
perché siamo moltissimi. E’ subito chiaro che i genitori vogliono una guida,
un consiglio illuminato: “ lavare i denti è una regola?... Ma se io stesso penso
che in quel momento non sia il caso di….” Ogni esempio, ogni problema
anche piccolo, sottende grandi temi: regola e buon senso, regola e potere,
imposizione o spiegazione, regola e valore….
Si naviga a vista: i nostri figli sono un equipaggio fantasioso, ricchi di
inventiva e risorse per provare modi diversi di condurre la vita e noi che
ancora ci chiediamo qual è la rotta!
Gli operatori presenti ci pongono, però, un altro problema: non si tratta di fare
un corso di “formazione” per genitori ma di avviare un lavoro di confronto e
collaborazione tra insegnanti e genitori sulla definizione, l’applicazione e il
valore delle regole a scuola.
Ma non riusciamo a enucleare aspetti e norme della vita scolastica così
cariche di dubbi e attese da imporsi sulle domande che frullano in testa a
ognuno rispetto al proprio modo di rapportarsi alla “normatività”!
Si dà ascolto a questa esigenza e, negli incontri che seguono, aiutati dagli
operatori nel far sintesi, proviamo a dipanare la matassa fissando le
conclusioni comuni sul tema del rapporto tra regola e educazione.
Contemporaneamente anche gli insegnanti procedono nello stesso modo e gli
incontri fissati per il nuovo anno scolastico vedono genitori e insegnanti
insieme a confrontarsi su un documento corposo frutto delle riflessioni di
entrambe i gruppi.
Mi sembra un bel lavoro: partecipare alle discussioni mi ha aiutato a capire e
il “MANIFESTO” di sintesi fissa i punti di arrivo. Certo a giudicare dal
gruppetto superstite dei partecipanti non so se il mio è un parere condiviso.
Molti hanno abbandonato delusi, convinti che parlare e scrivere enunciati non
produca un effetto tangibile….sarà utile tenere aperta questa domanda.
Dopo aver condiviso i concetti su regole e educazione, ci poniamo il compito
di individuarne ambiti di sperimentazione all’interno della vita scolastica.
Questo lavoro fa fatica a decollare: alcuni genitori arrivano nuovi e sentono il
bisogno di ripartire da zero a discutere sui significati. Da parte loro le maestre
sembrano preoccupate di non perdere autonomia nella proposta didattica. Si
aprono filoni diversi di approfondimento:
- si lavora sulle regole delle assemblee di classe per inserire una maggior
attenzione alla chiarezza e alcune esigenze sentite dai genitori;
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- si passano in rassegna i Piani di offerta Formativa per verificare se e
come viene dichiarato a livello progettuale il lavoro di educazione alla
regola che in tutte le classi si svolge attraverso prassi a volte non
esplicitate.
Nel frattempo dopo alcuni interventi di ricerca attiva con un’educatrice, in
alcune classi partono delle sperimentazioni su un sistema di regole e sanzioni
elaborato dai bambini e dalle loro insegnanti, che coinvolge attivamente
anche i genitori.
Lavorare sulle regole per l’apprendimento e la buona convivenza in classe
aiuta la riflessione e l’apprendimento sul tema del rapporto tra sé e la regola.
Inoltre permette ai genitori di capire e sostenere di più quel che fanno i loro
figli e offre loro un esempio da osservare.
Questo è il risultato più conforme all’obbiettivo che ci si era posti fin
dall’inizio! Ma questa sperimentazione è appannaggio solo dei pochi che
l’hanno realizzata?
Vi ho condotto attraverso questo racconto per immagini e pensieri sospesi
perché penso che il senso e il risultato reale del processo compiuto si debba
ancora esprimere e giocare.
C’è un problema di divulgazione.
Si intende leggere il MANIFESTO “CRESCERE TRA AUTONOMIA E
REGOLE” nelle assemblee di classe descrivendo brevemente il lavoro svolto.
Del resto i lavori sperimentali fatti dalle classi sono stati presentati ai consigli
di plesso e il materiale illustrativo è a disposizione di chi lo richieda. Questo
stesso opuscolo ha lo scopo di informare ma sappiamo che questi metodi nella
maggioranza dei casi non riescono a essere incisivi motori di consapevolezza.
E’ interessante perciò, l’impegno assunto dalla scuola ad esplicitare
progettualmente obbiettivi e strategie di intervento sull’educazione alla
regole, nelle diverse classi. Su questa base le occasioni di conoscenza,
confronto e collaborazione con le famiglie su questo tema possono rinnovarsi
di anno in anno.
Certo c’è un problema di partecipazione.
L’interesse della scuola per la partecipazione dei genitori si trasmette anche
nel sostenere e rendere chiare le regole dei ruoli e luoghi di rappresentanza. Il
perfezionamento e la divulgazione delle regole dell’Assemblea di classe per
esempio. Ma quanti genitori intendono esserci e con che scopo? Partecipare a
un’assemblea, fare il rappresentante, sono DIRITTI prima che doveri! Intendo
dire che dovremmo credere innanzitutto ai guadagni che, dal partecipare,
ricaviamo per noi e per i nostri figli.
Nella seconda fase del progetto “crescere tra autonomia e regole” la
partecipazione dei genitori è stata esigua e mal distribuita rispetto alla
dislocazione territoriale dell’Istituto scolastico di Albino
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La necessità di avere uno strumento che, come genitori, ci permettesse di far
circolare e di reperire informazioni in modo più omogeneo mi ha convinto a
sostenere la proposta del COMITATO GENITORI che si è costituito nel
maggio scorso. Farlo funzionare sarà una sfida che se vinta darà sicuramente
buoni frutti.
C’è il problema di una domanda aperta
la partecipazione massiccia ai primi incontri, l’insistenza nel cercare
“istruzioni” la dice lunga sul disorientamento di fronte al compito di educare
alla regola.
Del resto anche in altri ambiti si esplicita una domanda: su questo tema,
l’Amministrazione comunale promuove un confronto tra rappresentanti delle
Agenzie Educative del territorio e il Comitato dei Genitori delle Scuole Medie
propone un corso di formazione.
Mi pare interessante sottolineare che la Scuola Elementare cerca di
condividere il “tratto” di strada percorso (partecipazione al T. Ag.E.) e di
rinnovare le proposte (lavoro nei P.O.F.).
Certo, come recita una canzone di Jovanotti:
“..bisogna inventarsi qualcosa!
- Ma che?- Amico non chiederlo a me.”
A ognuno tocca la sua parte di domande e di sorprendenti proposte.
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I bambini
di Laura, Chiara, Yassmine, Hamza, Veronica, Davide, Omar, Samantha,
Luca, Filippo, Noemi, Nermine, Mirco, Francesca, Matteo, Leila, Daniel,
Pristina, Sara, Alice, Noemi, Morgan, Odiasse, Lorenzo e Davide (di classe
quinta)
La regola è il rispetto delle cose e anche degli altri.
La regola è come un seme se la rispetti diventerà robusta e porterà frutto, se non la
rispetti morirà e non porterà niente.
La regola si può paragonare a tante cose ma è una cosa sola e bisogna rispettarla.
La regola è fondamentale perché senza regole ci sarebbe solo caos e quindi non si
vivrebbe bene.
La regola è importantissima perché senza di lei la gente sarebbe maleducata.
La regola è importante, nei giochi, a casa, per strada, a scuola e in tutti gli altri posti.
La regola è importante perché se rispettata fa andare tutti d’accordo.
La regola è un metodo di ordine che propongono le persone adulte (anche se a volte
sono noiose) per il nostro bene.
La regola è un metodo per crescere che insegna le cose giuste e quelle sbagliate.
La parola regola può significare molte cose.
La regola è una decisione prestabilita tra delle persone e serve per migliorare il gioco,
la vita, la natura e il mondo, se viene infranta c’è sempre una sanzione di grado pari
alla regola infranta.
La regola è una parola che ti aiuta ad essere più accettato dai compagni e per
comportarsi bene in qualunque posto, le regole devono essere rispettate altrimenti si
viene puniti.
La regola è una formula da rispettare.
La regola è l’accordo che serve per giocare e divertirsi senza farsi male, è prestabilita
e deve essere rispettata da tutti.
La regola è ciò che ci aiuta a rispettare, maturare e imparare
La regola non permette di fare caos e rumore.
La regola per me è una cosa da rispettare se no, che regola è se non si rispetta?
La regola è un segno d’istruzione.
La regola è una cosa che usiamo tutti per la nostra sicurezza.
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i bambini di classe terza
NOI BAMBINI ABBIAMO DECISO QUESTE SANZIONI
“SE UN BAMBINO ROMPE UN OGGETTO A UN COMPAGNO”
L’OGGETTO ROTTO VA RESTITUITO UGUALE A QUELLO ROVINATO
L’OGGETTO VA RESTITUITO DOPPIO PER LA PRIMA VOLTA, TRIPLO PER
LA SECONDA …
L’OGGETTO NON VA PAGATO CON I SOLDI DEI GENITORI MA IL
BAMBINO DEVE GUADAGNARE I SOLDI CHE GLI SERVONO FACENDO DEI
LAVORI A CASA
CHI HA R0TTO L’OGGETTO DEVE CHIEDERE SCUSA
CHI ROMPE GLI OGGETTI DEGLI ALTRI DEVE VERGOGNARSI: ROMPERE
UNA COSA E’ BRUTTO E NON SI PUO’ FAR FINTA DI NIENTE
QUELLO CHE HA FATTO IL DANNO DEVE PARLARE CON LE PERSONE
ADULTE CHE SI OCCUPANO DI LUI
UN OGGETTO VIENE PRESTATO SOLO A CHI PRESTA I SUOI
NOI BAMBINI CI SIAMO CHIESTI:
DOBBIAMO DIRLO ALLE MAESTRE, AI GENITORI E ALLA DIRETTRICE?
SI:
- PERCHE’ LORO HANNO PIU’ GIUDIZIO
- PERCHE’ LORO SANNO PIU’ COSE SU DI NOI
- PERCHE’ MAGARI HANNO GIA’ FATTO QUESTA ESPERIENZA
SI MA:
- GLI ADULTI DEVONO ASCOLTARE E AIUTARE I BAMBINI NON POSSONO
RISOLVERE IL PROBLEMA AL LORO POSTO
- IL PROBLEMA E’ DEI BAMBINI CHE LO DEVONO AFFRONTARE, NON E’
DELLA DIRETTRICE O DEGLI ALTRI ADULTI
- NOI SAPPIAMO CHE, QUANDO SUCCEDE QUALCOSA A UNO DI NOI,
DOBBIAMO AFFRONTARE TUTTI IL PROBLEMA, RIFLETTERCI E
TROVARE UNA SOLUZIONE
- GLI ADULTI DEVONO ESSERE INFORMATI MA NOI DOBBIAMO
AFFRONTARE IL PROBLEMA
- SIAMO NOI CHE SIAMO A SCUOLA INSIEME TUTTO IL GIORNO, E POI NOI
ABBIAMO DELLE PROPOSTE DIVERSE DA QUELLE DEGLI ADULTI E
SIAMO CAPACI DI SCEGLIERE LA LEGGE GIUSTA
- NOI TROVIAMO UNA PUNIZIONE PIU’ GIUSTA PER NOI, GLI ADULTI
TROVANO LA PUNIZIONE PIU’ GIUSTA PER LORO
- POSSIAMO CHIARIRE NOI IL PROBLEMA ANCHE PERCHE’ COSI’
IMPARIAMO COSA FARE IN QUESTE SITUAZIONI
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COSA POSSONO FARE GLI ADULTI ?
-
RICHIAMARE
SGRIDARE
DARE CASTIGHI SCOLASTICI
DARE LE NOTE
CHIAMARE I GENITORI E INFORMARLI
CHIAMARE LA DIRETTRICE E INFORMARLA
NOI CREDIAMO CHE PER NOI SERVANO DI PIU’ LE NOSTRE
REGOLE.
NOI CREDIAMO DI ESSERE CAPACI DI DECIDERE ALCUNE COSE
CHE CI RIGUARDANO
NOI CREDIAMO CHE POSSIAMO CHIARIRE NOI IL PROBLEMA
ANCHE PERCHÈ COSI’ IMPARIAMO COSA FARE IN QUESTE
SITUAZIONI
DEFINIREMO IL PROSSIMO ANNO LE SANZIONI PER I SEGUENTI
COMPORTAMENTI CHE CI DANNO PARTICOLARMENTE FASTIDIO MA SONO
MOLTO FREQUENTI NEL NOSTRO GRUPPO
“SE UN BAMBINO FA MALE FISICAMENTE A UN COMPAGNO”
“SE UN BAMBINO OFFENDE CON GESTI O CON PAROLE UN COMPAGNO”
“SE CI SONO DEI PROBLEMI PER DECIDERE CON CHI E A CHE COSA GIOCARE”
23
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MATERIALE PRODOTTO
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1 ° MANIFESTO
“CRESCERE TRA AUTONOMIA E REGOLE”
Ogni contesto abitato socialmente è regolato, non esistono contesti senza
regole.
La regola è: “orientamento rispetto all'insieme di comportamenti, individuali
e/o di gruppo, finalizzati al raggiungimento di obiettivi considerati importanti
per la vita individuale (del soggetto) e collettiva, per un rapporto armonioso
con se stessi, con le cose, con la natura e con gli altri”.
REGOLA ED AUTONOMIA
La regola serve per educare ed essere autonomi
La regola data dall’adulto serve anche per imparare a darsi da sé delle regole
per relazionarsi e stare bene con gli altri.
Educare alle regole significa curare il processo che porta ad elaborare il
proprio rapporto con la dimensione regolativa.
REGOLA ED AUTOREVOLEZZA
Educare alle regole comporta da parte dell’adulto un atteggiamento di
autorevolezza e di consapevolezza delle competenze necessarie per
esprimerla.
REGOLA: CONFLITTO E TRASGRESSIONE
Il contesto regolativo implica riconoscere che in esso possono esserci
disaccordo, disobbedienza e conflitto che a loro volta hanno delle regole.
REGOLA E CONTESTI
Contesti diversi comportano regole diverse , quindi esiste un intreccio tra
universalità e specificità delle regole.
La consapevolezza di questa diversità deve essere orientata alla ricerca di
armonia tra contesto scolastico e familiare.
REGOLA E LIMITI
La regola serve anche a porre dei limiti e dei confini per aiutare a “fare i
conti” con la realtà, a riconoscere l’altro/a e quindi se stesso.
La regola a sua volta ha dei limiti (fino a quando, a quali condizioni, per quali
buoni motivi è giusto, vale la pena stare dentro il limite della regola).
REGOLA ED EDUCAZIONE
Si possono individuare rispetto alle regole modalità adattative, addestrative ed
educative a secondo degli obiettivi.
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REGOLA E VALORI
Regola e valore non sono la stessa cosa: la prima sottintende sempre valori e
culture di riferimento.
La regola rimanda ai precetti su come ci si deve comportare (diritto), il valore
rimanda alle indicazioni su come si deve essere (etica).
REGOLA E NEGOZIAZIONE
Considerare il campo della regola richiede di riconoscere la negoziazione
come processo “nobile” nella costruzione di relazioni evolute capaci di
affrontare i conflitti in modo costruttivo e creativo. Significa riconoscere che
anche la negoziazione ha delle regole.
REGOLA E REGOLE
La regola a sua volta ha le proprie regole che ne governano il funzionamento
a seconda della sua tipologia.
Ci sono regole che obbligano “devi fare così” (prescrittive) e regole che
vietano “non puoi fare questo” (proscrittive).
Ci sono regole implicite ed esplicite, è compito dell’educatore renderle il più
esplicite possibile.
REGOLA E SANZIONI
Ogni regola per essere tale deve comportare una sanzione. È un errore mettere
una regola e non accompagnarla da una sanzione. Parimenti è un errore
mettere una sanzione e non essere in grado di applicarla. Anche le sanzioni
hanno le loro regole.
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REGOLAMENTO DI CIRCOLO
ART. 16 BIS – Assemblee di classe di classe per genitori e insegnanti
Di norma si tengono due assemblee di classe ogni anno scolastico, di cui una
all’inizio dell’anno.
Le assemblee sono convocate dal Dirigente Scolastico in forma scritta con
preavviso di almeno 5 giorni, con ordine del giorno e orario.
Dell’assemblea verrà redatto un verbale sintetico, preferibilmente a cura del
genitore rappresentante, vistato dai docenti.
Indicazioni sulle assemblee
- L’avviso della convocazione deve essere firmato dal genitore per presa
visione.
- Particolare cura andrà posta in caso di presenza di genitori che non
conoscono la lingua italiana; in tal caso sarà preziosa la collaborazione
tra genitori, per favorire la comunicazione e il passaggio di
informazioni, anche attraverso la traduzione dei verbali.
- Si segnalerà la possibilità per i genitori di riunirsi senza la presenza
degli insegnanti .
- Le assemblee non avranno solo carattere informativo, ma favoriranno il
confronto su tematiche educative relative al gruppo classe tra genitori e
tra genitori e docenti, anche per concordare linee educative condivise.
- Nelle assemblee di inizio anno si illustreranno le indicazioni per il
funzionamento della stessa.
- In caso di scarsa partecipazione alle assemblee i docenti chiederanno la
collaborazione dei rappresentanti per capire i motivi.
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REGOLE E FORMAZIONE
a cura di Piero Manfredi
L’impianto formativo è stato pensato a partire da una “richiesta scolastica” di
continuare a proporre iniziative utili a promuovere e sostenere processi
comunicativi fra scuola e famiglia. Il tema, delle regole, è originato dall’idea
diffusa che nell’educazione odierna il tema sia alquanto sottovalutato e
pertanto utile che scuola e famiglia se ne occupino insieme. A partire da
questa premessa, oltre che dalle evidenze di un’esperienza precedente, si è
preferito strutturare un percorso tessuto su lavori di gruppo convinti di
favorire, in questo modo, possibilità di riflessione più individuali, ma anche
l’emersione e l’esplorazione delle culture circolanti nei contesti interessati,
vale a dire scuola e famiglia, in merito al rapporto con la dimensione
regolativa.
Occuparsi di “regolare il traffico” degli scambi comunicativi fra genitori, fra
insegnanti e poi congiuntamente s’è costituita come formula capace di tenere
aperta un’esperienza di conoscenza per niente scontata. Il concetto di regola si
è mostrato da subito in tutta la sua ambivalenza, articolazione e anche nella
sua dimensione disorientante e dubbia.
Dopo il primo incontro, i genitori hanno esplicitato il loro bisogno di avere a
disposizione punti di vista, indicazioni, strutture concettuali da assumere,
anche da criticare magari, ma dentro un’idea di ordine e regolazione formativi
molto lineari. Questo nonostante da subito si siano evidenziati due
schieramenti: di chi sentiva bisogno di guida, di ordine e chi lamentava il
rischio di imposizione; le domande più frequenti hanno riguardato il come far
rispettare le regole, ma senza scadere nell’autoritarismo; per un verso si
riconosceva il bisogno di autorevolezza in grado di presidiare anche sanzioni,
e dall’altro si sono segnalate contrattazione e negoziazione come forme più
democratiche nella gestione delle regole ed antidoto al conflitto, che si
traduce in trasgressione delle stesse.
Gli esempi riportati, oltre a sottolineare suddette ambivalenze, hanno
continuato a mostrare come molti termini, relativi alla medesima mappa
concettuale, venissero usati indistintamente come sinonimi, pur non
essendolo: rispetto della regola e adesione a dei valori; sanzione e punizione;
…
Regolare l’articolazione dei contenuti, gli sforzi di comprensione dei genitori
ed i loro tentativi di contenere le ambivalenze percepite come contraddizioni
o incongruenze ha portato a tentare di mettere un po’ di ordine:
- concettuale, attraverso la proposizione del kit delle regole (poi tradotto
nel manifesto ) di cui si parla in un’altra parte del testo;
- relazionale e processuale, attraverso la comprensione di come
l’esperienza formativa stessa permettesse uno sviluppo relazionale
piuttosto che un altro a partire da come lì si decideva di trattare le
regole formative: accettare o meno di lavorare in gruppo, accettare ed
eseguire o meno un’esercitazione; accogliere o resistere alle
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perturbazioni cognitive introdotte mostrava in diretta quanto la regola
stia dentro una relazione di tipo comunicativo e di quanto in
educazione sia importante il gioco delle regole che definiscono vincoli,
ma anche nuove opportunità a seconda di come il genitore le governa e
le direziona nell’interazione stessa. In questo gioco compito dell’adulto
è soprattutto quello di chiarirsi verso dove andare e di quale direzione
quella regola fa prendere alla propria relazione con il figlio/la figlia.
Il percorso parallelo con le insegnanti ha mostrato alcune affinità con il
percorso dei genitori ed alcune specificità.
Le considerazioni relative a:
o il piano dei valori e la loro condivisione (le cose che in classe sono
ritenute importanti, mentre per i genitori sono svalutate. Il lavoro
dell’insegnante parte dai valori e se sono condivisi con le famiglie, le
cose sono più facili; ma alla fine i genitori non li incontriamo.
Certamente c’è un bisogno di condivisione che attraversa il rapporto
insegnante-insegnante e genitore-genitore: sarebbe importante
rifletterci);
o la condizione della generazione di bambini/e con idee di onnipotenza
(immaginano di poter fare tutto, di fare tutto nello stesso tempo;
mancano paletti, soprattutto a casa e poi tutto ciò si ripercuote a scuola;
ogni generazione di bambini/e che passa ce la troviamo sempre più
sregolata. Ci vuole più tempo a scolarizzarli , dobbiamo passare un
sacco di tempo a creare i presupposti);
o il rapporto fra autorità e regole (che cosa si suscita nel bambino, quali
conflitti interni per l’insegnante e per bambini/e, quanto si può
responsabilizzare di più e con quali strategie)
o spazi dove comunicare ai genitori che cosa chiediamo in modo che lo
sappiano e abbiano chiaro quali sono le cose che vogliamo che siano
rispettate (c’è da definire con i genitori il significato di alcune cose, es.:
gli astucci a posto, il rispetto degli altri, l’ordine, la televisione e gli
orari di sonno, ...... e verificare quali riferimenti, le strategie di
applicabilità, gli stili, gli spazi per significare. Se alcune cose non sono
condivise con le famiglie, non servono a niente);
sono state le più rilevanti poste dagli insegnanti e che sono servite per
cominciare a dichiarare una sorta di attesa, quella di avere a scuola dei
bambini e delle bambine il cui senso delle regole potesse essere dato come
prerequisito.
In riferimento alle idee su come trattare le questioni, dopo il primo incontro è
stato più facile arrivare a chiedere una esplicitazione dei punti di vista
oscillanti fra l’ opinione di affidare le direzioni da prendere circa il tema delle
regole alla propria intuizione professionale fondata sul buon senso derivante
dai molti anni di esperienza, da una parte, e quella di assumere le differenze
culturali e di interpretazione, da riscoprire non tanto con l’intento di
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omologare, quanto di produrre pensiero e conoscenza condivisa intorno alle
proprie pratiche professionali ed educative dall’altra.
A questo proposito è stato significativo proporre, al gruppo di lavoro
costituitosi per l’occasione, dei lavori di emersione pre-concettuale. Il
contenuto regole, proprio per le implicazioni di cui abbiamo detto anche
sopra, si è mostrato delicatamente spigoloso ed ha indotto frequenti i tentativi
di generalizzazione, il concordare “in linea di massima”, il minimizzare le
sfumature.
E’ stato un po’ come se, inizialmente, si percepisse l’ambivalenza fra il voler
tentare di trovare “nuovi ordini mentali” senza però rompere troppo “le
regolarità” e le consuetudini conoscitive, ma anche organizzative e di prassi.
La struttura proposta, che ha costretto, comunque, ad interrogarsi, a rimettere
in discussione punti di vista dati per consolidati ha provocato un po’ di
scompiglio (“irregolarità”) laddove si stava provando a dare senso alla
“normale regolarità” delle prassi costruite in anni di buona esperienza. Si è
scoperto, nel procedere dei lavori, che era relativamente semplice lasciarsi
coinvolgere nelle riflessioni intorno
• al rapporto fra adattamento, addestramento ed educazione alle
regole;
• alla valorizzazione del binomio obbedienza-disobbedienza;
• ad autorità, conflitto e valori;
• alla differenza tra prescrizione e proscrizione.
Insomma, apparentemente semplice provare a riconoscere che il vincolo
metodologico, di tenere un po’ aperte le domande, poteva offrire la possibilità
di scoprire e valorizzare “nuovi ordini mentali”.
Le nuove evidenze mentali hanno continuato a far echeggiare il bisogno di
ricomporre gli elementi di contenuto e le prassi reali oltre che di far
rimbalzare le nuove scoperte dentro l’intero gruppo docente.
Per questo è stato deciso di ri-organizzare il gruppo di lavoro e di riunire le
insegnanti della commissione salute per una fase formativa finale mirata,
come scritto in seguito da loro, ad un lavoro di ricerca per provare, scrutando
un po’ nelle pieghe delle programmazioni, non tanto a uniformare, creare un
pensiero unico, quanto a leggere il senso delle dichiarazioni di intenti espresse
da ogni équipe pedagogica in piena libertà.
L’idea è stata di saggiare, attraverso un lavoro un po’ più composito, la
possibilità di costruire un prodotto condivisibile dall’intero Collegio, attorno
ad alcune prassi scolastiche, a partire dall’avvicinamento alle programmazioni
di modulo decisamente molto sovrapponibili l’una all’altra.
Si è riflettuto attorno ai predicati utilizzati, a quanto esprimano il senso di un
accompagnamento e di una cura condivisi nella maggior parte dei gruppi di
lavoro.
Tuttavia ci si è resi conto che gli elementi strumentali e procedurali sono
rimasti sullo sfondo come pure tutta la parte relativa alle prassi più dirette.
“Quello che possiamo fare” – hanno dichiarato le insegnanti in una loro
sintesi, “è leggere la realtà così come viene dichiarata, far emergere i vuoti,
31
esplicitare il senso che possono avere i dichiarati in termini di contenuto, di
assunzione di responsabilità, di accoglienza di una domanda, di un’evasione
dall’assenza della domanda.
Il significato delle azioni ha valenza diversa nei contesti e per le persone
tuttavia se vogliamo uscire da una soggettività ingestibile possiamo
evidenziare principi condivisibili”.
L’esito del lavoro particolareggiato, (rintracciabile nella documentazione
complessiva depositata agli atti) è stata la seguente dichiarazione e
strumentazione, fatta propria dal Collegio Docenti.
32
Nella stesura del progetto educativo per la gestione del gruppo classe il team
docente ha tenuto conto delle seguenti indicazioni:
A) IL GRUPPO CLASSE COME RISORSA …
Il gruppo classe è basato su un forte senso di appartenenza tra i suoi membri.
Per favorire la strutturazione produttiva responsabile e creativa del gruppo
classe è fondamentale promuovere:
• condizioni favorevoli di ascolto
• strategie di problem solving
• restituzione emozionale cognitiva
• valorizzazione delle diversità
• costruzione e condivisione delle regole
Il compito del team insegnanti è di favorire la costruzione dell’identità del
gruppo agendo come regista, attivando, promuovendo, rafforzando relazioni e
comunicazioni tra i vari componenti del gruppo; creando così le indispensabili
condizioni di coesione, senso di appartenenza e reciprocità empatica.
B) VADEMECUM PERCORSI REGOLATIVI
□ Definire in equipe le regole ed il loro trattamento (sistema premi e
punizioni, definizione eccezioni, …….)
□ Esplicitare regole chiare (prescrittive: devo usare solo la palla di
spugna o proscrittive: non devo usare la palla di cuoio) non confuse con
indicazioni o valori
□ Definire regole e sanzioni proporzionate all’età del bambino e al campo
di applicazione
□ Sanzionare sempre la regola che viene trasgredita e non estendere la
sanzione se non c’è individuazione dell’inadempiente
□ Non prendere, di norma, decisioni sulla sanzione singolarmente
□ Presidiare l’applicazione della regola e della sanzione
□ Evitare di dare regole se non ce n’è bisogno
33
PROGETTO EDUCATIVO
REGOLARMENTE INSIEME
REGOLE E SANZIONI CONCORDATE DAL TEAM DOCENTE PER LA GESTIONE DEL GRUPPO
CLASSE
REGOLE
SANZIONI
SICUREZZA
APPRENDIMENTO
BUONA
EDUCAZIONE
PLESSO …………………………………….
CLASSE/SEZIONE………………
A.S. 2008/2009
TEAM DOCENTE
…………………………………………………………………………………………….……………………………
Il percorso formativo, infine, attraverso la sua struttura, ha cercato di rendere
evidenti almeno due elementi:
• come nell’esperienza formativa ci si è detti che gli obiettivi non erano
completamente prefigurabili deterministicamente (previo annullare il pensiero
delle partecipanti), ci si è chiesti se gli strumenti utilizzati erano utili o no, allo
stesso modo, in educazione non è sufficiente proclamare nessuna regola per
ottenerne il rispetto se non forniamo, contemporaneamente, le occasione per
sperimentarla, consapevoli che, il fatto che poi questa esperienza possa tradursi
in acquisizioni comportamentali dei singoli dipende da come ognuno la
metabolizzerà e da come l'educatore contribuirà a questo processo;
• che genitori e insegnanti, come figure educative alla pari, ognuno nel suo ruolo
e nel suo contesto, osservando le teorie-prassi dell’altro, possono
imparare/insegnare qualcosa sul modo di rapportarsi a quel tema (in questo caso
le regole); un imparare dall’esperienza altrui che permette di imparare qualcosa
anche sul proprio incontro mentre si impara dall’esperienza dell’altro.
Lavoro in classe con i bambini: unità didattica
a cura elle insegnanti
Obiettivi generali
Significato di
“regola”
Obiettivi specifici
Metodi e strumenti
Scoprire che alcune regole sono
necessarie per condividere uno
spazio (aula, cortile, famiglia,
oratorio, squadra sportiva ecc…)
•
•
Scoprire la differenza tra regola
e valore. ( è una regola quando
ha una sanzione)
•
•
•
•
Regole di classe
Scoprire che esistono regole
esplicite e regole implicite.
Scoprire che ci sono tipi di
regole diverse: per la sicurezza,
per l’apprendimento, per la
buona educazione
Sanzioni
Scoprire che ogni regola
necessita di una sanzione.
Il gioco del cip
Proposta di lavoro senza
definizione regole.
Gioco delle regole inverse.
Brainstorming sul
significato di regola
Confronto sui significati
dei termini
Differenziazione tra regole
e valori
• Analisi del gioco del cip
( necessità di modificare le
regole secondo il gruppo che
partecipa)
•
•
•
Costruzione del semaforo(
cartellone regole):
rosso = comportamenti
vietati ( non si può fare)
arancio = comportamenti
tollerati ( si può accettare)
verde = comportamenti
ammessi ( si può- si deve
fare)
Analisi del gioco del cip (
se le regole non vengono
rispettate il gioco si
interrompe)
Definizione, condivisa dal
gruppo, delle sanzioni
relative ad ogni regola
stabilita nel semaforo.
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ALTRI CONTRIBUTI
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Quale importante contributo alla tematica, riportiamo due interventi presentati
nella serata organizzata dal Tavolo Agenzie Educative promosso dal Comune di
Albino nella serata del 16 novembre 2007.
QUALI REGOLE PER QUALI GENERAZIONI
di Ivo Lizzola (Preside Facoltà di Scienze della Formazione
Università di Bergamo)
A volte vi è la tendenza a confondere la regola con il divieto, ossia con la
prescrizione di qualcosa che non si deve fare.
In realtà le regole si differenziano dai divieti in quanto queste primariamente
servono a costruire sistemi di relazioni. La regola è quindi un patto, un legame che
serve a “regolare” la convivenza tra le persone, cioè a farle prendere una forma ed
un cammino buoni ed accoglienti. Le relazioni sono regolate negli aspetti che
riguardano, ad esempio, i diritti e i doveri di ciascuno, le posizioni di autorità, il
rispetto reciproco i legami e gli impegni reciproci, i comportamenti da
promuovere: la trasgressione delle regole stabilite può implicare l’applicazione di
sanzioni, e soprattutto il richiamo pratico a “ricostruire”, a ricomporre il quadro di
una buona convivenza che la rottura del patto ha ferito.
Tutto questo ha necessariamente a che fare con il concetto di cittadinanza e, da un
punto di vista educativo, con il come ci si forma ad essere cittadini.
La partecipazione numerosa ad incontri in cui si affrontano tematiche legate alle
regole ed al loro rispetto indicano che il mondo degli adulti ha la necessità di
condividere alcune domande cruciali, Un mondo degli adulti che spesso si presenta
contraddittorio e ambiguo, “sfrangiato” e frammentato nei riferimenti di valore nei
comportamenti.
- Come è possibile accompagnare alla crescita la nuova generazione?
- Come è possibile assumere la responsabilità di questo impegno?
Sono domande importanti che possono (finalmente) obbligare adulti, famiglie,
soggetti educativi, istituzioni ad approfondire il senso e il modo della loro
presenza, a “ricomporre” il significato del rapporto tra le generazioni, a chiarire
cosa consegnare alle generazioni giovani e cosa chiedere, cosa attendere da loro.
Affrontare il tema delle regole e del loro rispetto implica anche il confronto con la
propria capacità di dire “no”, anche se la centratura del problema non riguarda
solo, come spesso si pensa oggi, il miglioramento dell’abilità dei genitori
nell’affermare ai propri figli “non ho paura a dirti no”, riguarda invece soprattutto
il comprendere all’interno di quale storia ti sto dicendo sì o no.
Quale storia umana consegniamo ai ragazzi? È bella, impegnativa, seria e insieme
affascinante? C’è il senso della costruzione, della giustizia, della bontà,
dell’avventura per la quale vale la pena darsi da fare?
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Affinché funzionino devono essere storie in cui le nuove generazioni si sentono
attese: da qualcuno che ha un patrimonio da consegnare loro, qualcuno con cui
sono riuscite a costruire particolari legami.
Ciascuno di noi deve, perciò, chiedersi dove è evidente che il legame tra le
persone, che il legame con i giovani è importante per questo territorio.
Qual è il livello di cura delle famiglie, e tra le reti di prossimità delle nostre
famiglie, a fronte della situazione odierna in cui vengono richieste nuove cure,
nuove responsabilità a fronte delle incertezze legate ai problemi di tipo economico,
alla salute, agli impegni di lavoro, alle nuove tipologie di legame familiare…
La percezione è che oggi si fatichi molto nella costruzione di questi legami così,
come si fatichi a collegare il polo etico, nel quale si racconta quanta giustizia,
quanta lealtà si stanno investendo nelle relazioni (è il polo del giudizio, è il polo
nel quale si coltivano alcuni “no” e alcuni “sì”, nell’esercizio della cura e della
responsabilità nei confronti di altri), e il polo affettivo, che fonda il senso di
fiducia, all’interno del quale si raccontano le storie, si garantiscono le vicinanze.
La costruzione di legami passa innanzitutto attraverso il sentire la presenza
dell’altro come elemento significativo della mia vita.
Riguardo ai processi di crescita degli adolescenti, ad esempio, è necessario saper
cogliere il bisogno di riti di iniziazione, di terreni sui quali potersi sperimentare
senza rischiare troppo. La grande partecipazione dei ragazzi ai Centri Ricreativi
Estivi nel ruolo di aiuto-animatore ci indica questo. Come le disponibilità
dell’agire volontario.
La capacità di sentire gli altri deve essere però coltivata; anche per i ragazzi è
una fatica a cui ci si può sottoporre, a condizione che ne valga la pena. E l’adulto
glielo lo deve riconoscere.
Questa capacità passa anche attraverso il dare e far sentire il peso, il valore e il
gusto della libertà, che devono essere anch’essi riconosciuti. Ciò può avvenire
attraverso la creazione di un clima adeguato, quando vengono proposte offerte
esigenti, accattivanti ma significative.
Si incontra allora un mondo adulto che è attento, che riconosce, che cerca di
capire, ad esempio, anche il significato del bisogno di trasgressione della regola.
Questo va fatto raccontare, in una situazione non giudicante, all’interno della
quale il ragazzo si senta in pace. Una situazione nella quale è concesso anche
l’errore che può così essere recuperato sul piano educativo in quanto scritto dentro
storie che sono significative.
Non si possono proporre convivenze in cui si pretende il rispetto delle regole senza
offrire legami significativi. È possibile , invece, riprendere il ritmo di storie di vita
che, nuove, si danno “di generazione in generazione”.
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REGOLE? NO GRAZIE! BASTA, PER FAVORE….
di Ennio Rocchi (Psicologo ASL Provincia di Bergamo)
Regole? No grazie! Basta regole, per favore….
Guardandomi un po’ intorno, cercando di trarre qualche spunto per trattare il tema
dell’importanza delle regole, mi sono reso conto di come oggi tutto, o quasi tutto,
sia iper-regolamentato.
Ad una scuola elementare ho trovato ad esempio il seguente cartellone:
5 REGOLE PER GIOCARE INSIEME
1 Si sta tranquilli e si parla sotto voce
2 Si trattano bene i giochi
3 Non si litiga, ma si va d’accordo
4 Finito di giocare si mette via
5 Chi non rispetta le regole non gioca ma lavora
In ogni sede lavorativa è appesa per legge la dettagliata procedura di emergenza e
di evacuazione in caso di incendio o di altra calamità; negli uffici, accanto ad una
fotocopiatrice è possibile trovare il regolamento per un uso appropriato.
In molte città e paesi vengono applicate norme per la raccolta differenziata dei
rifiuti.
A volte può capitare che all’interno di questi regolamenti siano presenti norme
ambigue se non addirittura incomprensibili. In alcuni di questi ho trovato ad
esempio ”È fatto assolutamente divieto di collocare rifiuti di dubbia provenienza
nel locale stoccaggio?”. Oppure norme che vorrebbero regolamentare ambiti non
regolamentabili, perché ad esempio trascendono la volontà degli individui: “In
caso di incendio il personale dipendente è tenuto a non farsi prendere dal panico”.
Alcune regole possono essere a geometria variabile, il cui rispetto od il mancato
rispetto è funzione dell’interpretazione più o meno elastica applicata dal singolo
individuo per cui, a prescindere dalla regola, o dal rispetto della regola in sé, vale il
significato che essa ci permette di attribuirle.
Il rispetto di altre dipende dal livello di interiorizzazione raggiunto dagli individui.
L’esperienza ci insegna che l’osservanza del divieto di parcheggio nelle zone
riservate ai disabili non sembra oggi rispondere al rispetto di una norma
interiorizzata, in quanto frequentemente vengono impropriamente occupati.
Il parlare continuamente di regole, oggi, pare sia diventata una moda che tende a
rintracciare in esse l’elemento fondativo delle relazioni tra le persone.
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Questa tendenza ha portato ad una iperproliferazione di regole con conseguente
sovrapposizione, contraddizione, negazione ed annullamento reciproco di norme.
Avere più regole non vuol dire però avere un sistema in cui queste vengono
automaticamente rispettate.
Il sistema legislativo tedesco, ad esempio, conta approssimativamente circa un
terzo delle leggi presenti nel sistema normativo italiano ma non mi sembra che
generalmente si riconosca a noi italiani una maggiore propensione al rispetto delle
regole nel confronto con i tedeschi.
Nonostante questo sembra che tutti siamo in attesa di una migliore definizione di
ogni sorta di regole, dalle statali alle condominiali, dal singolo piano a quelle dei
corridoi e così via.
Quando la penna regolamentativa prende la mano ciò che si scrive acquista senso
appunto solo in quanto scritto ed il problema della coerenza intrinseca e delle
finalità che si perseguono diviene secondario.
In sostanza una regola vale solo per il fatto che sia scritta, per cui proliferano i
documenti ufficiali con tanto di firme e timbri.
Esistono però anche regole informali, implicite. L’osservazione dell’agire
quotidiano, a esempio, ci permette di verificare che la pressochè totalità dei
bambini che salgono sullo scuolabus non saluta l’autista. In questo caso, ci si può
chiedere se i nostri ragazzi non hanno interiorizzato la regola di buona educazione
che suggerisce di salutare le persone (specie quelle che ci rendono un servizio),
oppure se osservano una regola implicita che consiglia di non salutare le persone.
La risposta ce la fornisce l’osservazione degli adulti che accompagnano i bambini
al cinema: quanti adulti salutano, e magari ringraziano, la persona che, di
domenica, si guadagna da vivere staccandoci il biglietto?
Il comportamento normale (norma e regola sono vicine parenti) risponde
obbedendo ad una regola implicita, che i bambini rispettano, in conseguenza della
quale il comportamento che conduce a non salutare l’autista andrebbe premiato: o
no?
Ma in questo quadro è possibile oggi che le regole possano ancora essere in sè il
fondamento dei sistemi di relazione?
La sanzione: il valore di una regola
Quando si parla di sanzione sembra scattare in noi una sorta di riflesso
condizionato che ci fa associare la sanzione alla punizione. In realtà la sanzione
non fa altro che sancire, in questo senso “dare peso” all’efficacia di una regola per
cui, in assenza di un sistema sanzionatorio ogni regola finisce per essere,
letteralmente, lettera morta.
Ribadisco che tutto ciò non ha niente a che vedere con le punizioni; anzi ridurre la
sanzione alla punizione e l’osservanza di una regola, l’osservanza stabile e
duratura di una regola, alla punizione è ampiamente contraddetto dai fatti. La
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previsione di una punizione, anche severa, non conduce automaticamente
all’interiorizzazione e al rispetto di una regola.
Sanzioni più punitive non hanno fermato i flussi migratori, non hanno diminuito la
propensione all’utilizzo di stupefacenti, non hanno fermato le violenze degli ultras.
Al più le punizioni creano cittadini più obbedienti vedasi la Corea del Nord ed i
regimi totalitari in genere.
La ricerca in un qualsiasi dizionario mette in evidenza che l’aspetto di sanzione
come “evento dannoso” riguarda i destinatari della legge laddove la trasgrediscano.
DEFINIZIONE DI SANZIONE
1 - approvazione di un atto legislativo o amministrativo
2 - approvazione conferma
3 - nei documenti medievali formula con la quale si tendeva a garantire le disposizioni in
essi contenuti con la minaccia di una pena o la promessa di una ricompensa
4 - evento dannoso cui i destinatari della legge devono soggiacere in caso di trasgressione
(Tratto dal nuovo dizionario Zingarelli)
Ci sarebbe da discutere sull’effetto di deterrenza relativo all’asprezza delle pene.
Ad esempio, la pena massima, la pena di morte, non sembra ridurre il tasso di
criminalità, così come abbastanza tranquillamente si può osservare che l’assenza
di “eventi dannosi” (una pena certa) possa indurre alla non osservanza della legge.
Dal mio punto di osservazione, più legato all’ambito psicologico/educativo che
non quello giuridico/psicologico, vorrei proporvi di considerare la sanzione come
quella parte sostanziale della regola che fa da ponte, da tramite, tra la regola ed il
soggetto, tra i soggetti tra di loro e quindi tra la società e i singoli individui.
I valori come aspetti del sé
Sostenere che la sanzione fa da ponte tra individuo e società significa rimandare a
quella parte costitutiva della personalità, che possiamo chiamare sé morale, super
io, dove risiede la consapevolezza di ciò che per ognuno di noi è giusto o sbagliato,
vero o falso, bello o brutto, desiderabile o indesiderabile.
In effetti, ognuno di noi è sufficientemente consapevole di ciò; ed è ciò verso il
quale tende l’idea di bene, di giusto, di vero, quando pensa, per esempio, di
trasmettere qualcosa attraverso l’educazione.
Ci troviamo quindi impegnati a costruire attraverso l’educazione, un senso morale,
etico, che passa, ma solo in seconda battuta, attraverso le regole e non ad
individuare regole che costruiscano un senso morale, etico.
Il processo attraverso il quale si determina la costruzione del sé morale, o del super
io, è presidiato dell’apparato emozionale. Ognuno di noi percepisce ciò che è
giusto, buono, bello, desiderabile perchè avverte un’emozione piacevole - la gioia,
l’attesa - mentre al contrario percepisce ciò che è sbagliato, brutto, censurabile,
perché avverte emozioni spiacevoli - la vergogna, il senso di colpa -. Ed è appunto
il sentire queste emozioni che ci pone nella condizione di rispettare o disattendere
una regola.
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Per esempio è la vergogna di trovarmi di fronte ad un cittadino disabile al quale ho
impedito di parcheggiare che mi fa rispettare la regola di non occupare spazi a loro
riservati e non la possibilità che mi venga comminata un’ammenda. E’ la felicità
che mi dà l’essere riconosciuto attraverso l’essere salutato che mi conduce a
osservare la regola di buona educazione che consiste nel salutare l’altro.
Quindi in questa ottica più l’apparato sanzionatorio, e non dimentichiamo che
esiste la sanzione positiva, è collegato all’apparato emozionale e centra, colpisce
l’emozione, più contribuisce alla costruzione del senso morale, dell’istanza
superegoica, più aumenta la possibilità di interiorizzare un sistema di norme e
quindi di osservare le regole.
Utilizzo osservare perché lascia aperta la possibilità della trasgressione, della
trasgressione della regola che può rivelarsi un atto fecondo quando sottende la
conoscenza della regola. Una volta conosciute le regole necessarie a comporre ed
eseguire musica, il musicista può trasgredire improvvisando schemi fuori dai
canoni, come avviene ad esempio nella musica jazz.
Per cui di fronte al classico furtarello, chiamiamolo furto, in negozio effettuato da
un bambino sarà la vergogna di riconsegnare il maltolto alla negoziante o le due
settimane senza playstation sanzione magari percepita più pesante da noi adulti ma
assolutamente irrilevante, se non deleteria, ai fini della costruzione
dell’introiezione della norma?
E di fronte ad un piccolo successo, chiamiamolo successo, magari scolastico sarà
la felicità dell’insegnante e dei genitori o due pacchetti di figurine?
L’educazione emotiva come fondatrice dei sistemi di relazione e del legame
tra le persone
Riscontro che generalmente si preferisce pensare alle sanzioni che attivano
emozioni positive (e anche io mi ritrovo a far parte di questa generalità) ma mi
chiedo spesso se non sia una preferenza di natura difensiva. E’ fuor di dubbio che
nel nostro apparato emotivo siano sempre esistite emozioni spiacevoli, la
vergogna, il dubbio, la colpa ma sembra che da qualche tempo siano state
allontanate da noi. I ragazzi ci appaiono fragili, tranne quando devastano,
disorientati, tranne quando delinquono e quindi ci viene difficile pensare di
caricare loro addosso il peso ulteriore della vergogna, della frustrazione, del
dubbio.
Così come altrettanto frequentemente ci viene di trascurare la possibilità di
costruire norme interne attraverso l’approvazione, la gioia di fronte a
comportamenti che evidenziano il rispetto di buone norme.
L’educazione emotiva è fondatrice di sistemi di relazione e di legami tra persone.
Implica un gioco di squadra tra i molteplici giocatori di questa partita: la famiglia,
la scuola, le agenzie del tempo libero (oratori, associazioni sportive e ricreative).
Un gioco di squadra che richiede coerenza e sinergia: come mi posso orientare se,
per esempio a scuola mi si chiede di applicare il principio di integrare il più debole
- magari aiutandolo - e a calcio il principio che il più debole va “incluso” in
panchina?
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Un gioco di squadra che richiede forza e delicatezza, fermezza e flessibilità,
riflessione e spontaneità, ruvidità e dolcezza, strategia ed improvvisazione.
In sintesi: cuore e cervello.
Non vorrei aver dato l’impressione di aver sottovalutato l’importanza delle regole
nelle interazioni umane, delle quali esse costituiscono un elemento necessario ma,
pur tuttavia, non sufficiente essendo forse la questione di come si costruisce la
possibilità di osservare le regole, a partire da come possiamo costruire norme
interne, che oggi debba essere maggiormente considerata.
Quindi “REGOLE? SI, grazie! Ma non sopra tutto!
Facciamo imparare ai nostri ragazzi a sentire maggiormente la presenza degli altri,
chiediamoci come riuscire ad aiutarli a costruire quel sistema normativo
interiore che permetterà loro di rispettare o non rispettare il sistema di regole che
contribuiranno loro stessi e a costruire e modificare.
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Conclusioni
a cura di Daniela Dinetti e Claudio Persico per il gruppo tecnico
L’esperienza raccontata in queste pagine testimonia come sia possibile costruire
una piccola comunità educante raccordando diverse agenzie (educative e non)
attorno ad un progetto educativo comune condiviso.
Questa modalità di lavoro, se ampliata ed estesa può portare alla realizzazione di
vere e proprie imprese di comunità, dove il mondo degli adulti si impegna a
condividere e confrontarsi su questioni educative e a pensare possibili forme di
accompagnamento delle giovani generazioni in percorsi formativi e di crescita che
li vedono coinvolti in prima persona.
Consapevoli del fatto che ogni singola esperienza è legata al contesto in cui nasce e
che è sempre difficile trasferirla in toto ad altre realtà, riteniamo comunque
importante sottolineare che quanto proposto può essere ripreso altrove per lo meno
per quanto riguarda l’adesione ad alcuni indirizzi di fondo quali:
- comprendere l’importanza della costruzione di strumenti di lavoro che
consentano anche di incidere sulla struttura dell’organizzazione scolastica
(ad esempio sulle prassi educative, sulle modalità di scambio tra scuola e
famiglia….);
- l’adozione di un approccio multidisciplinare, in grado di coinvolgere più
protagonisti, più figure professionali, (genitori, insegnanti, bambini,
psicologi, consulenti pedagogici, educatori, dirigenti, …).
Il confronto con gli psicologi ha ad esempio posto in evidenza l’importanza, per i
bambini, di ricevere un’educazione emotiva fin dalla scuola primaria, al fine di
formare individui che in futuro possano comprendere l’importanza delle regole,
ma anche acquisire la capacità di scegliere quando è opportuno rispettarle, quando
trasgredirle, quando modificarle, quando contrattarle.
Nello stretto rapporto tra insegnanti e alunni, tra alunni all’interno delle classi si ha
la possibilità di vivere forti esperienze emotive (stare seduti per molto tempo;
ascoltare; litigare; incontrare differenze religiose, culturali, sociali, culturali; essere
valutati; dimostrare di sapere; ...) che possono dare spunti preziosi per vivere,
parlare, discutere di situazioni sicuramente “regolate” da regole.
La vita della classe ed il gruppo classe possono essere il luogo e lo strumento
ideale per un lavoro sul sé per l’apprendimento delle regole. Nel futuro i bambini
potranno fare riferimento a queste esperienze, vissute in classe durante la scuola
primaria, per autoregolarsi nelle occasioni che si presenteranno loro da adolescenti
e da adulti (rispettare un limite di velocità, ascoltare a un corso di formazione sul
lavoro, rispettare il collega, relazionarsi con persone di altre culture o altri valori,
parlare in pubblico ... ).
Il bambino che usufruirà di educazione emotiva, che sperimenterà in prima persona
l’importanza delle regole, che riceverà stimoli sulla formazione del sé morale, sarà
messo nella condizione di poter imparare, fin da piccolo, le strategie di pensiero
positivo che lo aiuteranno a diventare, da adulto, una persona consapevole del
proprio e dell’altrui vissuto emotivo; farà meno fatica nei rapporti interpersonali,
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nella costruzione di legami positivi e verosimilmente anche nel rispetto delle
regole.
Riguardo al tema “quali regole nell’ambito scolastico?” che coinvolge le varie
componenti presenti (insegnanti, alunni, genitori …….), l’esperienza vissuta in
questo percorso ha portato ad evidenziare le opportunità che si possono creare nel
momento in cui viene valorizzato un lavoro di confronto, di scambio e di crescita
comune a livello di gruppo classe, in cui i genitori hanno maggiori possibilità di
partecipazione (attraverso i propri figli, con l’intervento delle insegnanti dei loro
figli, con le attività svolte, con le assemblee di classe ..) e di incidenza sul sistema
regolativo scolastico.
Le difficoltà di scambio tra scuola e famiglia possono trovare quindi, nel lavoro
sulle singole classi, maggiori opportunità per un loro superamento attraverso la
creazione di migliori condizioni di accesso per le persone coinvolte ed una
maggiore possibilità di dare voce ed ascolto ai diversi valori, alle diverse culture ed
alle diverse disponibilità al confronto in gioco.
La scuola deve chiedersi se è disponibile a mettersi in gioco in questo senso.
Sul tema delle regole vuole molteplicità o individualità? Deve dotarsi di norme
rigide o deve aprire al confronto?
E’ un lavoro tutt’altro che semplice, che richiede tempi lunghi e la capacità dei
singoli contesti di acquisire e sviluppare un approccio sempre più maieutico, ossia
sempre più capace di far emergere le proprie competenze e di svilupparle.
La bontà di questo percorso verrà valutata nei prossimi anni verificando l’efficacia,
la diffusione (e l’evoluzione) dell’utilizzo degli strumenti individuati all’interno
degli istituti scolastici coinvolti.
Una buona valutazione non può però esimersi dalla rilevazione della capacità dei
protagonisti in gioco di individuare alcune domande chiave (e ovviamente di
trovare qualche risposta) che dovranno poi essere condivise con tutti coloro che
hanno a cuore l’educazione delle nuove generazioni.
La domanda principale che lasciamo al termine di questo percorso per chi avrà
voglia di raccoglierla è “I bambini, cittadini del futuro, cosa se ne fanno delle
regole acquisite a scuola?
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ALTRI MATERIALI
Sono stati raccolti tutti i materiali prodotti durante questo percorso. Essi sono
relativi alle esperienze svolte con i bambini, con i genitori e con gli insegnanti.
Contengono anche i verbali di progettazione e verifica del gruppo tecnico
composto da direttrice didattica, insegnanti, genitori, operatori.
Chiunque fosse interessato a consultare i suddetti materiali può richiederli alla
DIREZIONE DIDATTICA DI ALBINO
Via Mazzini n. 61 – ALBINO (BG) Tel. 035/773393 Fax. 035/773821
e-mail: [email protected]
sito:www.direzionedidatticalbino.it
Referenti del progetto
Ins. Carrara Nicoletta 035/751492, Ins Cassera Elena 035/75307
CD-ROM, DVD
CD Brain Gym della scuola primaria di Albino (Ins. Nicoletta Carrara)
CD Regole della scuola primaria di Bondo Petello (Ins. Lucia Bravo)
DVD Regole della 5°- Videogiornalismo della scuola primaria di Albino (Ins.
Nicoletta Carrara)
DVD della 3° della scuola primaria di Albino (Ins. Paola Gusmini)
2. File
Contenenti i verbali degli incontri del “gruppo tecnico”, degli incontri degli
operatori con i genitori e/o insegnanti, i questionari per le assemblee di classe, le
riflessioni sulle varie attività
Raccolta materiale 2006
Raccolta materiale 2007
Raccolta materiale 2008
3. Testi
Regolafiaba a cura di Paola Gusmini
La fata Parolina a cura dell’insegnante Nicoletta Carrara
Opinioni dei bambini sul progetto regole a cura dell’insegnante Nicoletta
Carrara
Opinioni dei genitori sul progetto regole a cura dell’insegnante Nicoletta
Carrara
Come ci regoliamo? a cura dell’insegnante Paola Gusmini
Sintesi sul progetto regole a cura dell’insegnante Lucia Bravo
Progetto regole a cura dell’insegnante Nicoletta Carrara
4. Materiale cartaceo
Cartelloni presentati alla giornata di studio “Giochiamoci le regole” del 20
settembre 2008 – c/o Auditorium Città di Albino - ALBINO
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crescere tra autonomia e regole” extrascuola