N ello scenario futuro la ricerca e l’innovazione tecnologica costituiranno un cardine fondamentale della politica regionale per la capacità che gli investimenti in questo campo hanno di stimolare la competitività e la sostenibilità dei percorsi di sviluppo. Su questi temi la Regione Siciliana promuove un momento di riflessione aperto al contributo dei principali attori coinvolti con lo scopo di condividere i risultati e le prospettive della strategia regionale di sostegno all’innovazione anche alla luce dell’ormai imminente avvio della nuova fase di programmazione dei fondi strutturali. L’Unione Europea ha infatti deciso di puntare su una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva perché si trova oggi a dover fronteggiare l’accanita concorrenza globale per l’acquisizione di talenti, idee e capitali. Allo stesso tempo, l’austerità fiscale richiede ai governi di concentrare le risorse, spesso scarse, su poche aree e misure che potrebbero essere realmente efficaci nella creazione di posti di lavoro e crescita sostenibili. La maggior parte delle regioni può acquisire un reale margine competitivo soltanto individuando nicchie di mercato o integrando le nuove tecnologie nei settori tradizionali e sfruttando il potenziale regionale «intelligente». Le strategie di specializzazione intelligente possono essere uno strumento potente anche per affrontare le sfide sociali, ambientali, climatiche ed energetiche, come i cambiamenti demografici, l’efficienza delle risorse, la sicurezza energetica e l’adattabilità ai cambiamenti climatici. L’attenzione quindi è incentrata sugli investimenti nella ricerca, nell’innovazione tecnologica e nell’imprenditorialità in ogni Stato membro e regione dell’Unione europea allo scopo di utilizzare appieno il potenziale dell’Europa. La Commissione Europea ci chiede di mettere a punto una strategia di ricerca, innovazione e di sviluppo della società dell’informazione per la specializzazione intelligente (RIS3), per consentire un utilizzo più efficiente dei Fondi Strutturali e un incremento delle sinergie tra le differenti politiche comunitarie, nazionali e regionali, nonché tra investimenti pubblici e privati. Specializzazione intelligente significa identificare le risorse e le caratteristiche uniche di ogni paese e regione, evidenziare i vantaggi competitivi di ciascuna regione e riunire le risorse e i soggetti coinvolti intorno a una visione del futuro basata sull’eccellenza. Significa inoltre rafforzare i sistemi di innovazione regionali, ottimizzare i flussi di conoscenze e diffondere i vantaggi dell’innovazione nell’intera economia regionale. La specializzazione intelligente è essenziale per investimenti nella ricerca, nell’innovazione e nella crescita digitale che siano realmente efficaci. L’identificazione delle specializzazioni deve essere svolta attraverso un processo di «scoperta imprenditoriale», ossia coinvolgendo imprese e protagonisti chiave dell’innovazione. Pertanto, anziché essere una strategia imposta dall’alto, la specializzazione intelligente spinge le imprese, i centri di ricerca e le università a collaborare per identificare le aree più promettenti di una regione, ma anche i punti deboli che possono ostacolare l’innovazione. Le priorità devono essere definite sulla base di informazioni strategiche sulle risorse di una regione, sulle sue sfide, i suoi vantaggi competitivi e il potenziale di eccellenza e RIS3 deve garantire che l’insieme delle politiche sia efficace nel conseguimento degli obiettivi politici complessivi, aiuti le imprese e sfrutti gli investimenti privati. RIS3 quindi incoraggia i soggetti coinvolti a condividere una visione comune. Crea legami tra aziende di piccole, medie e grandi dimensioni, appoggia la governance a più livelli e contribuisce alla creazione di capitale creativo e sociale nella comunità. Il processo RIS3 deve essere interattivo, basato sull’iniziativa regionale e incentrato sul consenso di tutti gli attori coinvolti. Con questa pubblicazione vengono illustrati alcuni interventi fra i più significativi realizzati grazie al cofinanziamento europeo. Fondamentale a questo proposito è stato il contributo dei beneficiari degli interventi che ringraziamo per la preziosa collaborazione. Ci auguriamo che questa pubblicazione possa servire anche per illustrare ai cittadini esempi concreti di come i fondi europei possano contribuire al cambiamento della nostra Regione. Il Dirigente Generale del Dipartimento Programmazione Presidenza Regione Siciliana Arch. Felice Bonanno Indice A.ST.E.D. (Anti Staphylococcus Epidermidis Devices) 7 Progetto e Sviluppo di un Biosensore per le rilevazioni in “real-time“ di Metalli Pesanti – Bio.Me.P. 16 Recupero e valorizzazione dei vitigni tradizionali siciliani 21 Strumenti e tecnologie per la tipicizzazione e la caratterizzazione degli oli da olive siciliane 24 EASY SAIL 28 FARM.PRO - Le Farmacie fulcro della sanità di prossimità 30 Innovazione per la Cerealicoltura in Sicilia (I.C.S.) 36 Medicina Rigenerativa: dalla ricerca all’impresa attraverso le tecnologie ICT Provincia di Palermo 40 Mail-Security - Sistema di monitoraggio sostanze illecite nella corrispondenza 45 A.ST.E.D. Programma PO FESR 2007-2013 Asse prioritario: IV Obiettivo specifico: 4.1 Obiettivo operativo: 4.1.1 Titolo progetto: A.ST.E.D. (Anti Staphylococcus Epidermidis Devices) CUP: G73F11000210004 Fonte Importo PO FESR 2007-2013 € 430.892,81 Date Responsabile del progetto: Inizio lavori Fine lavori 01 / 03 / 2012 01 / 09 / 2013 Prof. Vincenzo Arizza Avanzamento al 31 / 12 / 2011 Dip. STEBICEF - Università di Palermo via Archirafi, 18 90123 - PALERMO e-mail [email protected] mob. 340 408 17 78 7 A.ST.E.D. G li obiettivi del progetto consistono prevalentemente nell’uso di una sostanza naturale con attività anti-biofilm estratta da un echinoderma, il Paracentrotus lividus, da utilizzare come agente antibatterico su devices ortopedici. 8 Nell’ultimo decennio la ricerca di agenti antimicrobici si è spostata verso molecole che fanno parte del sistema dell’immunità innata di organismi marini. I peptidi antimicrobici (AMP) sono quelli che hanno richiamato il maggior interesse farmacologico. Il gruppo di ricerca del DAB del Laboratorio di Immunobiologia marina ha acquisito un buon livello di conoscenza e di esperienza sui AMP di molluschi e di pesci. Recentemente abbiamo studiato gli AMP di riccio di mare. I celomociti di riccio di mare (Paracentrotus lividus) si sono rivelati una fonte di agenti antimicrobici verso patogeni umani che consentono lo sviluppo di nuove strategie nel trattamento delle infezioni dovute a stafilococchi (Schillaci et al., 2010). È stata saggiata una frazione preparata dal cytosol di celomociti di riccio di mare che ha rivelato attività contro batteri Gram-positivi e Gram-negativi (Stafilococchi di vari ceppi, E. coli, P. auriginosa) oltre che verso funghi (C. albicans, C. tropicalis) [fig. 1]. Questa molecola è attiva verso biofilm degli stafilococchi S. epidermidis DSM 3269 e S. aureus ATCC 29213 e verso i loro ceppi di interesse clinico (S. epidermidis 1457). Questo composto riesce ad inibire la formazione di biofilm giovani (6-h old) e maturi (24-h old) [fig. 2]. Il trattamento inibisce l’adesione e la formazione dei biofilm con significativa riduzione della vitalità batterica. L’inibizione va dal 50% all’85% per S. epidermidis e 28-61% per S. aureus per Candida ssp. l’attività antibatterica è pari a 31.7 mg ml-1 (MIC). Infine, non presenta attività verso le cellule eucariotiche e pertanto non dovrebbe arrecare danni all’ospite umano. I biofilm sono costituiti da microorganismi con fenotipi alterati che vivono in comunità, immersi in una matrice autoprodotta di natura mucopolisaccaridica su superfici [fig. 3]. Il biofilm protegge i batteri da condizioni ostili giocando un ruolo centrale nelle patogenesi di serie infezioni. Inoltre la modalità di crescita dei biofilm rende i batteri meno suscettibili ai trattamenti antibiotici e tali infezioni raramente possono essere risolte (Costerton, 1999; Costerton, 2005; Costerton et al., 1999; Hall-Stoodley & Stoodley, 2009). Batteri “resistenti” entro biofilm diventano quasi completamente resistenti a molti antibiotici che sono attivi verso gli stessi batteri in forma planctonica o di “non-biofilm” (Levy, 1998). Essi sono sempre più riconosciuti come agenti eziologici nelle infezioni associate ai device medici che dai biofilm vengono colonizzati (Francolini & Donelli, 2010; Donlan, 2001), costituendo una fonte continua di patogeni rilasciati nei tessuti circostanti. Circa il 60% delle infezioni associate all’ospedalizzazione, sono dovuti a biofilm che si formano e dimorano sui device medici Fig 1. Elettroferesi in gel di poliacrilamide colo(In: Shirtliff & rato con il silver-stain del citosol dei celomociti di P. lividus (A). Estratto <5 kDa (B). Leids Eds. 2009). Poiché l’uso ed i tipi di device sono da infezione acuta a persistente, in continua espansione, specialmencronica e ricorrente che alla fine può portare alla rimozione del te con l’accresciuto invecchiamento device per eliminare l’infezione della popolazione, l’incidenza delle (Shirtliff & Leid, 2009). Attualinfezioni continua a crescere. Nel 2008, secondo l’European Centre mente si riscontrano circa il 29% for Disease Prevention and Control, di infezioni acute, il 41% di infenegli ospedali europei 4,100,000 pazioni persistente e il 31% di infezienti vengono annualmente colpiti zioni croniche ricorrenti. ed il numero di morti stimato in almeI più importanti ceppi batterici no 37,000 di cui circa un terzo a causa capaci di produrre mucopolidi impianti ortopedici (Klevens et al., saccaridi e formare biofilm sono Fig 2. Biofilm di Staphylococcus epidermidis 2007). gli stafilococchi tra i quali il più 1457 in fase di formazione (a) e dopo 24 ore (b). Negli USA, le artroplastiche dell’anca rilevante clinicamente è lo Stab-d dopo trattamento con l’estratto <5 kDa. sono associate a vari tassi d’infezione phylococcus epidermidis causa di con 1-3% d’insuccesso dell’impianto, con significativa frequenti infezioni device-dipendenti. morbosità ed indice di mortalità di 2.7-18% (Berbari et L’obiettivo del progetto si concretizzerà con la deposial., 1998). Tra i siti chirurgici le infezione relative agli im- zione della molecola bioattiva di P. lividus sul device orpianti di device ortopedici sono di grande rilevanza per topedico. L’unione di questa molecola con un device di la salute pubblica a causa oltre che del crescente nume- impianto ortopedico utilizzando un substrato altamenro di pazienti in tarda età e disabili che più richiedono te idrofilico come il PDLLA, substrato ampiamente spequesto tipo di interventi anche per gli immunodepressi rimentato su supporti e protesi ortopedici per l’incor(O’Gara & Humphreys, 2001). Ciò rende l’idea degli alti porazione di fattori di crescita e antibiotici, rappresenta costi per la sanità pubblica (Scott, 2009) ed ha portato una novità dai forti connotati di ulteriore sviluppo. alla sperimentazione finalizzata allo sviluppo di nuove La ricerca in questo campo è molto attiva. Uno studio strategie per prevenire ed eradicare la formazione di PubMed su lavori pubblicati sin dal 1990 ha prodotto biofilm (Xu et al., 2004; Campton-Johnston, 2001; Price quasi 5.000 risultati proprio sui “device medicati” con et al., 1996). rivestimenti arricchiti di antibiotici che costituiscono gli Il problema centrale delle infezioni da biofilm sui devi- approcci più frequentemente usati per ottenere device sta nella resistenza alla clearance operata del siste- ce con diversi spettri antibatterici e durata (Donelli & ma immunitario dell’ospite e agli agenti antimicrobici. Francolini, 2001; Darouiche, 2008; Zilberman & Elsner, Infatti, nel confronto con i batteri liberi, planctonici, i 2008). Sono stati sperimentati, in pazienti ospedalizzamicrobi in biofilm sono 50-500 volte più resistenti ed è ti, cateteri urinari rivestiti ed i risultati dimostrano una molto difficile ottenere regimi terapeutici a dosi non le- significativa riduzione della colonizzazione di Enterotali per l’ospite umano. Ciò comporta una conversione coccus faecalis, P. aeruginosa, Escherichia coli e Proteus 9 10 mirabilis dopo una settimana ma di lento rilascio in concentrazioni molto basse. L’attività anti-biofilm un minor effetto dopo 41 settimadipende dalla capacità del matene (Schumm & Lam, 2008; Stickler, riale di assorbire grandi quantità 2008; Macleod & Stickler, 2007). Le di antibiotico e del loro rilascio di infezioni più frequenti negli impianti lungo periodo a concentrazioni ortopedici sono quelle che detercostanti (Donelli et al., 2002; Piozminano espianti nonostante protozi et al., 2004). Inoltre una matricolli eseguiti in rigorose condizioni ce polimerica ideale anti-biofilm igieniche e di profilassi antibiotica. deve anche contenere un antiNegli ultimi 10 anni, per prevenire la Fig 3. Fotografia al microscopio elettronico a micotico specialmente verso la formazione di comunità microbiche scansione di un biofilm di Staphylococcus epidermitis su biomateriale. crescita di Candida ssp. (Donelli sia Gram-positive sia Gram-negative et al., 2006; Ruggeri et al., 2007). su protesi, si sono usati cementi e Tuttavia l’uso degli antibiotici viene complicato dallo distanziatori ossei in grado di rilasciare antibiotici ad sviluppo di resistenza batterica: è ben noto l’aumenampio spettro. Un buon rilascio da matrici di polimeto di tale resistenza in S. epidermidis e S. aureus che tilmetacrilato ed attività, sono state osservate contro crescono in forma sessile. Per questo sono stati sperile specie batteriche più comuni. Dal 1970 sono stati mentati altri farmaci in alternativa agli antibiotici come esaminati numerosi antibiotici come la gentamicina, l’acido usnico (dibezofurandione, un derivato naturale rifampicina, vancomicina e tobramicina sia da soli sia del dibenzofurano) (Francolini et al., 2004), la dispersiin combinazione in base alla loro solubilità in acqua na-B (b-N-cetilglucosaminidasi) che dissolve la matrice e proprietà chimicofisiche ed attività antimicrobica. mucopolisaccaridica degli stafilococchi (Kaplan et al., Neut e collaboratori nel 2009 hanno comparato poli2003) promuovendo l’attività antimicrobica di cefametilmetacrilato con un nuovo poly-(trimetilene carmandole nafate (Donelli et al., 2007), sodium dodecil bonato) che rilascia gentamicina dimostrando l’80% di solfato (SDS) (Izano et al., 2007) e triclosan (Darouiche inibizione di biofilm prodotti da S. aureus per almeno et al., 2009). 14 giorni. Molte sperimentazioni riguardano i CVC rivestiti con antibiotici rivelando attività verso numerosi La prevenzione della formazione di biofilm batteri Gram-positivi e Gram-negativi ma non verso altri (es. P. aeruginosa e Candida spp. sia in vitro sia in I batteri comunicano tra loro mediante piccole molecole “segnale diffusibili” dette autoinduttori (oligopepvivo). Inoltre l’attività è buona nel breve periodo (potidi nei gram-positivi, N-acyl homoserine lattoni nei chi giorni) mentre dati meno incoraggianti si hanno gram-negativi) ed una famiglia di autoinduttori noti nel lungo periodo (Donelli & Francolini, 2001; Walder come AI-2 in ambedue i tipi batterici. Questo processo et al., 2002; Sampath et al., 2001). In base ai dati dispodi comunicazione (quorum sensing QS) gioca un ruolo nibili possiamo ritenere che si abbia un picco di rilascio significativo nello sviluppo delle comunità microbidi antibiotici nelle prime ore seguito da una fase lunga che come biofilm. QS è un meccanismo di regolazione densità-dipendente ed è stato dimostrato che il sistema QS di P. aeruginosa è coinvolto nello sviluppo della resistenza agli antibiotici (Kayama et al., 2009). Inibitori ed antogonisti di QS rappresentano un altro strumento terapeutico per il trattamento delle infezioni associate ai biofilm. Sono efficaci il furanone alogenato purificato da Delisea pulchra (Givskov et al., 1996) una serie di derivati sintetici (Wu et al., 2004). Efficace verso S. aureus anche il peptide inibitore (RIP) di RNAIII assorbito insieme ad antibiotici in rivestimenti (polimetilmetacrilato) di impianti ortopedici (Cirioni et al., 2006; Anguita-Alonso et al., 2007). La resistenza agli antibiotici Considerate le molte specie di biofilm nelle infezioni correlate a device e la crescente resistenza dei microbi agli anti microbici, c’è una pressante esigenza di nuove strategie per combattere sia le comunità microbiche sia micotiche attraverso la combinazione di antibiotici e di nuovi farmaci con ampio spettro antimicrobico e modi di azione diversi. Opportune combinazioni tra l’altro possono aumentare l’efficacia di antibiotici (Raad et al., 2007; Kim et al., 2008). Oggi circa il 70 per cento dei batteri che causano infezioni negli ospedali è resistente ad almeno uno dei farmaci più comunemente usati per il trattamento. Alcuni microrganismi sono resistenti a tutti gli antibiotici approvati e possono essere trattati con farmaci sperimentali e potenzialmente tossici. Un allarmante aumento della resistenza dei batteri che causano infezioni acquisite comunità è stata anche documentata, soprattutto nelle infezioni da stafilococchi. Investimenti economici sono stati rivolti alla ricerca di nuovi antibiotici ma le prospettive non sono incoraggianti mentre lo sviluppo di ceppi resistenti è inevita- bile. Nel corso degli ultimi decenni, con l’avvento delle norme moderne nel controllo di sterilità all’interno dell’ambiente della sala operatoria e protocolli di adeguata profilassi antibiotica peri-operatoria, si è ridotta l’incidenza delle infezioni associate alle protesi ortopediche. Tuttavia, il caso d’infezione rappresenta ancora una delle complicanze più gravi e devastanti che può coinvolgere le protesi. Ciò porta a complesse procedure di revisione e, spesso, al fallimento dell’impianto e la necessità della sua completa rimozione. Nell’ortopedia, per l’enorme numero d’interventi chirurgici con materiali per impianti invasivi, le infezioni hanno un rilevante impatto in termini di morbilità, mortalità e costi. Una strategia vincente richiede una visione chiara della patogenesi e della epidemiologia delle infezioni correlate agli impianti, con una particolare attenzione all’allarmante fenomeno della resistenza agli antibiotici. A questo proposito gli stafilococchi sono i patogeni prevalenti e più importanti coinvolti nelle infezioni correlate alle protesi ortopediche, e, quindi, il principale nemico da sconfiggere (Arciola et al., 2006). Rivestimento dei device ortopedici in PDLLA per la diffusione di agenti antimicrobici Nelle applicazioni di rivestimento dei device ortopedici la scelta del materiale di rivestimento e la semplicità del processo stesso sono di particolare interesse anche per la potenziale commercializzazione produzione in serie. I polimeri che degradano gradualmente possono assumere grande utilità nelle terapie di ingegnerizzazione tissutale e rilascio di farmaci. Molti tipi di polimeri biodegradabili di tipo sintetico o naturale sono stati studiati per le loro applicazioni farmaceutiche. Mentre l’uso di polimeri naturali come la cellulose e l’amido è comune nelle ricerche biomediche, 11 12 si registra un aumento nell’uso dei polimeri biodegradabili sintetici nei prodotti farmaceutici e nei tessuti ingegnerizzati. I polimeri sintetici possono essere preparati con strutture chimiche che possono essere adattate per ottimizzare le proprietà fisiche del materiale biomedico e con un ben definito grado di purezza superiore a quello ottenibile con i polimeri naturali. Attualmente si possono disporre di numerose classi di polimeri biodegradabili sintetici, che offrono una buona biocompatibilità e possono essere selezionati per velocità di biodegradazione e resistenza meccanica. Per questi motivi si sceglierà per realizzare il presente progetto il Poly(D,L-Lactide) (PDLLA) biodegradabile. Il polylactide (PLA) è un poliestere alifatico termostabile derivato da fonti rinnovabili come l’amido di mais, prodotti della tapioca o canna da zucchero. Il degrado nel corpo avviene per semplice idrolisi della catena esterica producendo residui non tossici. I prodotti della degradazione sono sia escreti dai reni o eliminati come anidride carbonica attraverso la via biochimica. Gli impianti rivestiti di PDLLA in combinazione con farmaci offrono nuove prospettive nel prevenire le infezioni associate agli impianti. Il rivestimento è costituito con il polimero di poly(D, L-lactide) è stato combinato con antibiotici e fattori di crescita costituendo un sistema di distribuzione locale di farmaci (Schmidmaier et al., 2009; Gollwitzer et al., 2003). Inoltre esso è biodegradabile, biocompatibile ed è applicato agli impianti mediante solventi. Studi su copolimeri non-degradabili come EVAc (ethylene vinyl acetate copolymer) hanno mostrato confrontabili cinetiche di rilascio di proteine incorporate in dipendenza del numero di post-rivestimenti e di trattamenti di adsorbimento. La stabilità meccanica specialmente nelle inserzioni intramidollari dell’osso costituisce un vantaggio evitando il danneg- giamento e la sostituzione con possibili reazioni locali svantaggiose. La perdita di PDLLA da impianti di titanio rivestito era relativamente bassa mentre si osserva una più bassa perdita rispetto ad impianti di acciaio. Osservazioni al SEM non mostrano danni sullo strato superficiale degli impianti rivestiti. Il poly(D,L-lactide) degrada per meccanismi chimici, termici, meccanici e fisici. Studi in vitro mostrano una riduzione del PDLLA di circa il 7% entro 6 settimane e del 10% entro 9 settimane. In vivo, dopo 42 giorni nella tibia del ratto la riduzione del PDLLA è di poco più veloce ma non significativa. I farmaci incorporati sono rilasciati per diffusione, rigonfiamento del polimero seguito da rilascio per diffusione veloce controllata ed erosione del polimero (Lee et al., 2002). Il rilascio dei farmaci dipende anche dal peso molecolare dei farmaci incorporati. Una recente sperimentazione riguarda l’IGF ed il TGF umano ricombinante (70 residui aminoacidici, 7.5 kDa circa) dimerico. Impianti intramedullari ed esperimenti di estrazione mostrano una perdita del rivestimento di PDLLA da device in acciaio o titanio di meno del 5%. Dopo espianto il rivestimento si presenta come uno strato regolare senza difetti. Risultati in vitro mostrano che il rilascio di IGF-I and TGF-β da rivestimenti di PDLLA avviene principalmente per diffusione senza perdita rilevante della massa di PDLLA. In fattori di crescita vengono incorporati in maniera stabile e si ha una perdita di meno del 3% entro 42 giorni e meno del 5% in un anno. Esperimenti di eluizione mostrano che il 54% di IGF-I ed il 41% di TBF-β era rilevabile nel fluido di eluizione entro le prime 48 h. Dopo questo picco iniziale, avviene un ulteriore rilascio a tasso costante. Dopo 42 giorni il 76% di IGF-I ed il 71% di TBF-β veniva rilevato da ELISA nel fluido di eluizione. Risultati comparabili sono stati trovati in esperimenti in vivo dopo 42 giorni. Il rilascio è costante, in vivo è solo un po’ più veloce. Le proteine incorporate nel rivestimento di PDLLA restano stabili per un anno a -20°C, e le molecole rilasciate mantengono l’attività biologica. I risultati dimostrano che i rivestimenti in PDLLA possono rilasciare farmaci in modo continuo dagli impianti come chiodi o device prostetici intramedullari, direttamente nell’osso per stimolare processi di riparazione e di crescita. Il primo rilascio veloce potrebbe dipendere da degradazione dello strato di rivestimento (10 μm); un doppio rivestimento di PDLLA potrebbe estendere la cinetica del rilascio. Infine il non riassorbimento o una più elevata attività dei macrofagi è stata evidenziata usando carrier di PDLLA. Il progetto intende sviluppare la “cold coating technique” in condizioni sterili su impianti metallici come acciaio e titanio per produrre un rivestimento biodegradabile con alta stabilità meccanica ed in grado di fornire un rilascio continuo di agenti antimicrobici incorporati. Lo spessore del rivestimento (intorno a 10 µm) su device sarà determinato mediante la microscopia elettronica a scansione (DAB) e si tenterà la strategia del rivestimento doppio. Le proprietà del rivestimento saranno esaminate con esperimenti di impianto ed estrazione. Un’alternativa agli antibiotici. Un nuovo peptide antimicrobico anti-biofilm Nell’ultimo decennio la ricerca di agenti antimicrobici si è spostata verso molecole che fanno parte del sistema dell’immunità innata di organismi marini. Migliaia di composti bioattivi sono stati identificati rivelando una grande riserva di sostanze farmacologicamente attive come riportato in una recente review (Mayer et al., 2011). Veleni e tossine con effetti neurotossici (Han et al., 2006) e peptidi antimicrobici (AMP) sono quelli che hanno richiamato il maggior interesse farmacologico. Peptidi antimicrobici sono stati particolarmente studiati in diversi organismi marini (Tincu & Taylor, 2004). Da allora la conoscenza sugli AMP è cresciuta drasticamente ed ha riguardato diversi phyla del mondo animale (Fleury et al., 2008). Il gruppo di ricerca del DAB del Laboratorio di Immunobiologia marina ha acquisito un buon livello di conoscenza e di esperienza sugli AMP di molluschi e di pesci (Schillaci et al., 2008; Salerno et al., 2007; Parisi et al., 2008, 2009; Li et al., 2008). Recentemente sono stati studiati gli AMP di riccio di mare (Schillaci et al., 2010). I celomociti di riccio di mare (Paracentrotus lividus) si sono rivelati una fonte di agenti antimicrobici verso patogeni umani che consentono lo sviluppo di nuove strategie nel trattamento delle infezioni dovute a stafilococchi (Schillaci et al., 2010). È stata saggiata una frazione preparata dal cytosol di celomociti di riccio di mare che ha rivelato attività contro batteri Gram-positivi e Gram-negativi (Stafilococchi di vari ceppi, E. coli, P. auriginosa) oltre che verso funghi (C. albicans, C. tropicalis). La concentrazione minima inibitoria (MICs) varia da 253.7 a 15.8 mg ml-1. Questa molecola è attiva verso biofilm degli stafilococchi S. epidermidis DSM 3269 e S. aureus ATCC 29213 e verso i loro ceppi di interesse clinico (S. epidermidis 1457) (colorazione in combinazione con microscopia confocale). Ad una concentrazione sub-MIC (31.7 mg ml-1) di 5-CC, viene inibita la formazione di biofilm giovani (6-h old) e maturi (24-h old) (il valore MIC contro la forma planctonica era di 126.8 mg ml-1). Il trattamento inibisce l’adesione e la formazione dei biofilm con significativa riduzione della vitalità batterica. L’inibizione va dal 50% all’85% per S. epidermidis e 28-61% per S. aureus. 13 14 La frazione 5-CC è stata analizzata (SDS-PAGE) e frazionata mediante la combinazione di cromatografia RPHPLC⁄nESI-MSMS. I dati MSMS e la ricerca in database hanno portato alla identificazione di tre peptidi (masse molecolari 1.251, 2.088 e 2.292 kDa) la cui sequenza è corrispondente a tratti compresi nel segmento 9 - 41 di una β-timosina di P. lividus (NCBInr acc. no gi|22474470) la cui massa molecolare è di 4.595 kDa. Rispettivamente i tratti di sequenza erano 9 – 19, 12 – 31, 24 – 41. L’attività biologica della frazione 5-CC è stata attribuita ai tre peptidi. In particolare, il più piccolo formato da 11 aminoacidi (1.251 kDa) sembra essere il più attivo. Esso ha una netta carica positiva prodotta dall’alto numero di lisine ed ha tre residui idrofobici con un rapporto idrofobico del 36%. Residui idrofobici e carichi permettono interazioni con membrane batteriche (Hancock et al., 2006). La famiglia delle β-timosine è composta da peptidi di 5 kDa altamente conservati. Essi sono presenti in alta concentrazione in quasi tutte le cellule di vertebrato e la loro presenza è stata anche dimostrata in diversi invertebrati marini (Safer & Chowrashi, 1997). Queste molecole esercitano diversi effetti: induzione di metalloproteinasi, chemotassi, angiogenesi ed inibizione dell’infiammazione come pure l’inibizione della proliferazione di cellule staminali midollari (Huff et al., 2001). Inoltre essa è anche uno dei peptidi antimicrobici delle piastrine (Tang et al., 2002). Non si conosce ancora il meccanismo di azione dei peptidi di P. lividus; tuttavia poiché non ci sono segni di cellule morte è possibile che i peptidi agiscano riducendo l’adesione dei batteri interferendo con le proteine (adesine) della superficie microbica che consentono l’adesione alle superfici di plastica nella prima fase di formazione del biofilm di stafilococchi (Patti & Hook 1994; Heilmann et al., 1997). Infine, non presenta attività verso le cellule eucariotiche e pertanto non dovrebbe arrecare danni all’ospite umano (Schillaci et al., 2011). Impatto economico in termini di crescita, competitività, quote di mercato. Da un punto di vista economico, il progetto è prodromico all’attivazione di un processo produttivo ex novo all’interno dell’azienda volto alla produzione in ambito industriale di quanto realizzato all’interno del progetto stesso. Dopo opportuni test in vivo sull’uomo e le debite autorizzazioni e certificazioni, sarà possibile la realizzazione di una serie di prodotti, destinati al mercato dell’ortopedia chirugica e di altri settori collegati altamente innovativi e che riducano sostanzialmente i decorsi post operatori e le lungo degenze causate da infezioni batteriche con un aggravio dei costi al Sistema Sanitario Nazionale. La produzione di questi dispositivi comporterebbe una sostanziale leadership dell’azienda nel settore di appartenenza e la possibilità di una sua espansione in altri campi. Inoltre, si porranno le basi per una fattiva collaborazione con centri di ricerca, quindi, un continuo scambio di conoscenze e ulteriori possibilità di innovazione. L’importanza della tematica è sostenuta dalla costituzione del Registro Nazionale delle Protesi Ortopediche dal quale è tratta Com’è evidente, si tratta di un fenomeno in fortissima crescita, oltre il 50% in 8 anni, crescita dovuta principalmente agli sviluppi della tecnologia; proporzionalmente sono ovviamente aumentati i casi di infezione. Dati ISS indicano che la percentuale di infezioni post operatorie riscontrate in Italia varia tra l’1.5% nei casi di protesi all’anca fino al 5% nei casi di protesi al ginocchio. Incrociando tali dati con le stime del costo giornaliero delle cure antibiotiche e/o chirurgiche dei DRG, il costo aggiuntivo per il SSN raggiunge se non supera i 100 milioni euro annui. Le conseguenze di questa innovazione, completate e verificate tutte le analisi sarebbero potenzialmente enormi. Il mercato rilevante è di tutta evidenza. A livello mondiale, i dati OMS 2009 attestano oltre 1.5 milioni di protesi d’anca, e per stima, oltre un milione di protesi di ginocchio. Se a questo aggiungiamo anche le applicazioni meno invasive della sostituzione integrale, le potenzialità applicative di tale innovazione sono immense. 15 Progetto e Sviluppo di un Biosensore per le rilevazioni in “real-time“ di Metalli Pesanti – Bio.Me.P. Programma PO FESR 2007-2013 Asse prioritario: IV Obiettivo specifico: 4.1 Obiettivo operativo: 4.1.1 Titolo progetto: Progetto e Sviluppo di un Biosensore per le rilevazioni in “real-time“ di Metalli Pesanti – Bio.Me.P. CUP: G73F11000170004 Fonte Progetto e Sviluppo di un Biosensore per le rilevazioni in “real-time“ di Metalli Pesanti – Bio.Me.P. L ’intervento, dell’importo complessivo di € 563.475,59 di cui € 396.012,47 finanziati dai fondi PO FESR 2007 – 2013, è realizzato da un’Associazione Temporanea di Scopo denominata “BioMeP” e composta da BioDiagene Srl (Palermo, capofila) e da tre Istituti del CNR: Istituto di Genetica Vegetale (UOS Palermo), Istituto per l’Ambiente Marino Costiero (UOS Capo Granitola, TP) ed Istituto di Biomedicina ed Immunologia Molecolare (Palermo). Il presente progetto prende spunto dai risultati ottenuti con il progetto “Identificazione e caratterizzazione di proteine fluorescenti con differente spettro di emissione da organismi marini ed applicazioni in campo ambien- tale”, svolto presso l’università Cà Foscari di Venezia e finanziato dall’IAMC CNR UOS di Capo Granitola, proponendosi di studiare l’effetto di contaminanti ambientali sull’intensità di emissione fluorescente della proteina “Green Fluorescent Protein (GFP)”. Tal proteina fluorescente, che è già stata estratta da organismi marini (Aequorea coerulescens e Anemonia sulcata) e sulla quale si sono ottenuti i primi risultati, verrà sintetizzata in laboratorio affinché possa essere successivamente prodotta in medie quantità a prezzi ridotti. Verranno quindi sfruttate le capacità di tale proteina per la progettazione e lo sviluppo di un biosensore per Importo PO FESR 2007-2013 € 396.012,47 Mezzi propri € 167.463,12 Partenariato Date Persone responsabili, progettisti, VIP: Inizio lavori Fine lavori 04 / 03 / 2012 02 / 08 / 2013 Dott. Giovanni Maria Maggiore Avanzamento al 31 / 12 / 2012 Rapp. Legale ATS - BioDiagene Srl - [email protected] Dott.ssa Angela Cuttitta Resp. Scientifico Progetto - CNR/IAMC - [email protected] Ing. Guido Spoto Progettista e referente - BioDiagene Srl - [email protected] Fig. 1 Confronto tra i picchi di emissione di fluorescenza della proteina “GFP nativa” (estratta da organismi marini) e della proteina “GFP ricombinante” (ottenuta sinteticamente in laboratorio). 17 le rilevazione in “real-time” di metalli pesanti. In particolare si sfrutteranno le caratteristiche di interazione tra la proteina ed i metalli, che mostrano un “quenching” (cioè una riduzione della fluorescenza emessa dalla proteina) proporzionale alla quantità di Verrà progettato un sistema optoelettronico miniaturizzabile adibito alla lettura della fluorescenza che, in particolare, dovrà stimolare (tramite LED a bassa potenza) e misurare (tramite fotodiodi) la capacità di emettere luce dei campioni sotto esame a differenti Fig. 3 Sollecitazione della fluorescenza della proteina GFP su vetrino. Fig. 2 Riduzione della fluorescenza all’aumentare della concentrazione di rame. 18 metallo presente nella soluzione sotto test. Risultati particolarmente interessanti si sono ottenuti nell’interazione con il rame che, tra l’altro, rappresenta uno degli inquinanti maggiormente presenti in agricoltura e che, ancora oggi, non è possibile eliminare completamente nel trattamento di alcune colture biologiche (quali la vite). lunghezze d’onda, a seconda del tipo di analisi da effettuare. Il sistema finale verrà, infine, validato attraverso la misurazione di campioni ottenuti tramite coltivazione idroponica e fuori suolo. 19 Recupero e valorizzazione dei vitigni tradizionali siciliani Programma PO FESR 2007-2013 Asse prioritario: IV Obiettivo specifico: 4.1 Obiettivo operativo: 4.1.1 Titolo progetto: Recupero e valorizzazione dei vitigni tradizionali siciliani CUP: G73F11000170004 I Fonte Importo PO FESR 2007-2013 € 708.729,74 Mezzi propri € 296.208,68 Partenariato Date Persone responsabili, progettisti, VIP: Inizio lavori 03 / 10 / 2011 Dott. Sandro Drago Fine lavori Avanzamento al 02 / 04 / 2014 31 / 12 / 2012 (5,61%) Rapp. Legale ATS - BioNat Italia Srl Dott. Francesco Carimi Resp. Scientifico Progetto: - CNR/IGV Ing. Guido Spoto Progettista e referente: - BioNat Italia Srl Recupero e valorizzazione dei vitigni tradizionali siciliani L 22 ’intervento, che ha un importo complessivo di rispondono alle esigenze di mercato, come ad esem€ 1.004.938,42, di cui € 708.729,74 finanziati dai pio, per quanto riguarda i vini bianchi, cloni con basse fondi PO FESR 2007 – 2013, è realizzato da un’Asconcentrazioni di catechine (sostanze polifenoliche sociazione Temporanea di Scopo denominata “V.T.S. – facilmente ossidabili), che permetteranno al momento Vitigni Tradizionali Siciliani” e composta da BioNat Italia Srl (Palermo, capofila), dall’Istituto di Genetica Vegetale del CNR (Palermo), dai Vivai Mannone (Petrosino, TP), dall’azienda agricola Vito Bagliesi (Ravanusa, AG) e dal Consorzio Isola Bio Sicilia (Agrigento). Obiettivo del progetto è quello di individuare, nell’ambito dei vitigni coltivati in Sicilia, biotipi dotati di peculiari caratteristiche qualitative e di un elevato standard sanitario, riferito alle malattie da virus ed adeguato alle normative vigenti; il fine è quello di riscoprire e valorizzare alcuni vitigni autoctoni ed assecondare le tendenze di mercato verso produzioni tipiche, ottenibili in aree determinate e vocate alla loro coltivazione. L’attenzione sarà principalmente rivolta al Catarratto, Fig. 1 Embrioni somatici di vite rigenerati in vitro da coltura di espianti fiorali. al Grillo e ad alcune varietà nere ad alto potere colorante. Nell’ambito delle varietà coltivate in Sicilia i biotipi dell’imbottigliamento una riduzione dei rischi di imdotati di peculiari caratteristiche qualitative verranno brunimento e una maggiore “shelf-life” del prodotto, analizzati geneticamente ed il loro profilo confrontato problema particolarmente sentito per alcuni vitigni con gli standard di cultivar autoctone, presenti nella siciliani come ad esempio il Catarratto. collezione di germoplasma dell’IGV-CNR. Parallelamente alla selezione clonale si costituirà, utiAttraverso la selezione clonale (costantemente accomlizzando tecniche di coltura in vitro, una popolazione pagnata da analisi genetiche e biochimiche e da indadi mutanti di Catarratto, caratterizzati da internodo gini sanitarie) si fornirà alle aziende vitivinicole ed al corto e quindi da ridotto sviluppo, per razionalizzare mondo vivaistico nuovo materiale vegetale, sicuro dal l’esecuzione delle tecniche colturali inclusa la raccolta punto di vista genetico e sanitario, con peculiarità che meccanica con vendemmiatrici. A tale scopo verranno raccolti in pieno campo stili, stigmi e antere di fiori chiusi di Catarratto che, dopo la sterilizzazione, verranno posti in coltura su terreni addizionati di diverse combinazioni ormonali in modo Fig. 2 Embrioni somatici di vite a diverse fasi di sviluppo. da indurre la produzione di embrioni somatici. Grazie a questa metodologia si otterranno un numero ragguardevole di embrioni somatici che verranno sottoposti a trattamento mutageno, al termine del quale verranno selezionati gli individui migliorati. In una prima fase i nuovi individui verranno conservati in vitro e sottoposti ad analisi molecolare, successivamente le piante saranno trasferite in screen house ed in pieno campo per le ulteriori osservazioni morfo-fisiologiche e sanitarie. Infine, per l’eliminazione dei virus dai cloni più interes- santi di Catarratto e Grillo si utilizzerà l’embriogenesi somatica, tecnica di risanamento in vitro innovativa, che permette di eliminare molti virus con elevata efficienza. Fig. 3 Pianta di Catarratto rigenerata in vitro. 23 Strumenti e tecnologie per la tipicizzazione e la caratterizzazione degli oli da olive siciliane Programma PO FESR 2007-2013 Asse prioritario: IV Obiettivo specifico: 4.1 Obiettivo operativo: 4.1.1 Strumenti e tecnologie per la tipicizzazione e la caratterizzazione degli oli da olive siciliane L ’intervento, che ha un importo complessivo di € 657.150,00, di cui € 468.432,00 finanziati dai fondi PO FESR 2007 – 2013, è realizzato da un’Associazione Temporanea di Scopo denominata “TipOlio” e composta da BioNat Italia Srl (Palermo, capofila) e dall’Istituto di Genetica Vegetale del CNR (Palermo). Obiettivo del progetto è la messa a punto di un sistema di tracciabilità genetica di prodotti siciliani della filiera olivicola (olive e olio extravergine di oliva) utilizzabile sviluppo del settore. Il ricchissimo patrimonio varietale locale (stimato in oltre 50 varietà) (La Mantia et al., 2005), caratterizzato da grande variabilità di forme, qualità e performance, si è conservato pressoché inalterato e rappresenta un fattore determinante per la tipicità degli oli, oltre che elemento di particolare interesse per l’agricoltura, l’ambiente e l’alimentazione. In tale contesto, la tracciabilità dei prodotti di filiera sta assumendo una rilevanza sempre maggiore, soprat- Titolo progetto: Strumenti e tecnologie per la tipicizzazione e la caratterizzazione degli oli da olive siciliane CUP: G73F110000400004 Fonte Importo PO FESR 2007-2013 € 468.432,00 Mezzi propri € 188.718,00 Partenariato Date Persone responsabili, progettisti, VIP: Inizio lavori 04 / 03 / 2012 Dott. Sandro Drago Fine lavori Avanzamento al 02 / 08 / 2013 31 / 12 / 2012 Rapp. Legale ATS - BioNat Italia Srl Dott. Francesco Carimi Resp. Scientifico Progetto: - CNR/IGV Ing. Guido Spoto Progettista e referente: - BioNat Italia Srl Fig. 1 DNA estratto da oli di oliva monovarietali amplificato con primers specifici per gene rbcL del genoma plastidiale. dagli operatori e visibile ai consumatori. Ci si prefigge in particolare di realizzare un sistema che, attraverso l’applicazione di tecnologie di genetica molecolare, consenta di riconoscere l’origine delle olive impiegate nella produzione di olio di oliva commerciale. L’olivicoltura siciliana manifesta aspetti peculiari che rappresentano al tempo stesso risorsa e ostacolo allo tutto per la pressione che i consumatori esercitano per conoscere sempre meglio la provenienza e l’autenticità delle materie prime (olive) impiegate per l’ottenimento dell’olio. La persistenza del DNA negli alimenti durante le trasformazioni tecnologiche fornisce dati al fine di riconoscere il materiale grezzo proveniente dalla produzio- 25 ne agricola e gli effetti della trasformazione primaria, e può rappresentare inoltre un sistema di controllo interno per attribuire responsabilità alle aziende e, nello stesso tempo, uno strumento dei consumatori per controllare la commercializzazione di un prodotto. 26 Nel corso del progetto verranno progettati, sviluppati e validati: • un protocollo analitico e metodologico per l’identificazione della composizione varietale e la certificazione di tipicità dell’olio extravergine d’oliva; • uno strumento analitico automatico in grado di applicare e rendere fruibile da operatori non specializzati il protocollo e le metodologie messe a punto. Verranno utilizzate metodiche che permetteranno di identificare le cultivar usate per la realizzazione dei prodotti finiti; poiché le caratteristiche che rendono nutrizionalmente valido l’olio ed i composti che conferiscono le caratteristiche organolettiche (polifenoli, tocoferoli, acidi grassi) sono prodotti sotto controllo genetico, nell’ambito del progetto proposto verranno testati e sviluppati marcatori basati sul DNA quali microsatelliti cloroplastici (SSRcp) e SNP, la cui analisi ha il vantaggio di essere associabile alla metodica PCR, che consente di utilizzare piccole quantità di DNA di partenza, come quelle che si ritrovano negli oli. Le sequenze individuate verranno utilizzate per disegnare primer specifici da impiegare in piattaforme di PCR Real Time, al fine di analizzare i DNA delle varietà siciliane e confrontarli con i profili ottenuti dagli standard di cultivar autoctone presenti nella collezione di germoplasma del CNR, per assicurare e certificare l’autenticità del prodotto finito. Utilizzando il set di marcatori molecolari isolati attraverso tali attività, verrà progettato e sviluppato un Fig. 2 Prototipo per la sollecitazione e la rilevazione della fluorescenza. nuovo strumento, basato su un biosensore in grado di riconoscere i marcatori molecolari (attraverso analisi fluorescente) e su un sistema elettronico integrato in grado di interpretare automaticamente i valori rilevati e fornire anche ad operatori non specializzati (attraverso un’interfaccia utente semplice di ultima generazione) la possibilità di analizzare gli oli di oliva e discriminare le varietà autoctone siciliane dalle varietà nazionali ed internazionali, ai fini della certificazione genetica delle cultivar di olivo e degli oli di oliva. Le implicazioni dei risultati di progetto hanno rilevanza elevata in tema di prevenzione e individuazione delle frodi, perché sarà possibile verificare l’aderenza alle normative o l’eventuale presenza nel prodotto finito di materiale genetico difforme da quello dichiarato dal produttore, in un periodo storico in cui la crisi economica sta portando a enormi difficoltà nel valorizzare e Fig. 3 Diverse fasi di caratterizzazione genetica delle varietà di olivo e degli oli. diffondere le produzioni locali a scapito di quelle più economiche ma di dubbia provenienza e qualità. Infatti, la normativa sugli oli DOP, pur rappresentando un’importante forma di tutela e promozione dell’olio di qualità, non è sufficiente a rilanciare il settore olivicolo e a garantire prezzi remunerativi. La miscelazione con oli provenienti da altre specie o da altri paesi rappresenta la frode più diffusa a danno degli olivicoltori italiani e dei consumatori. Non a caso il Regolamento della Commissione n. 865 del 29/04/2004 sull’Ocm stabilisce (Art. 8) nuove regole in materia di requisiti di qualità, norme di commercializzazione e finanziamento di programmi di attività per il miglioramento della qualità, sistema di tracciabilità, certificazione e tutela della qualità dell’olio d’oliva e delle olive da tavola. Fig. 4 Diverse fasi di caratterizzazione genetica delle varietà di olivo e degli oli. 27 EASY SAIL EASY SAIL I Programma PO FESR 2007-2013 Asse prioritario: IV Obiettivo specifico: 4.1 Obiettivo operativo: 4.1.1 Titolo progetto: EASY SAIL CUP: G73F11000190004 Fonte Importo PO FESR 2007-2013 € 410.141,78 Date Persone responsabili, progettisti, VIP: Inizio lavori Fine lavori Avanzamento al 03 / 11 / 2010 28 / 02 / 2013 31 / 12 / 2011 Francesco Valenza - Maria Francesca Natoli Prof. Andrea Arnone - Prof. Andrea Schneider Responsabile esterno di Operazione (REO) Dott. Alessandro Falgares Responsabile del procedimento Maria Francesca Natoli l progetto Easy Sail rientra nell’area tematica dei “Trasporti e della mobilità sostenibile”. In particolare, il progetto rientra nelle applicazioni tecnologiche dell’eco-compatibilità dei sistemi di trasporto di superficie e dei relativi processi produttivi, in quello della Competitività dei sistemi di trasporto di superficie e dei relativi processi di produzione e in quella dei “Trasporti, logistica e mobilità” del documento “Strategia Regionale per l’Innovazione 2007-2013”. L’idea di base che sta dietro Easy Sail è di poter applicare un piano velico di facile governabilità a navi commerciali (navi cargo) di ogni genere, esonerandole dalla utilizzazione di un equipaggio numeroso e dotato di specifiche competenze veliche, garantendo notevoli risparmi di carburante soprattutto su rotte a lunga percorrenza, caratteristiche di questo tipo di imbarcazioni. Gli armi velici oggi in uso non potrebbero essere istallati su una qualsiasi nave cargo previa riprogettazione della stessa, e comunque si dovrebbero sostenere notevolissime spese di gestione, ammortizzabili in lunghissimi periodi di tempo e difficoltà di gestione non facilmente superabili, in quanto gli equipaggi non hanno le conoscenze tecniche per manovrare armi di barche a vela. Easy Sail è un armo velico innovativo composto da una unica vela inserita su un albero alare, il cui profilo laterale è una C (C-Mast), rotante elettronicamente. L’intera struttura di Easy Sail è vincolata all’imbarcazione, oltre che nel suo centro di rotazione, anche a mezzo di due pilastri incastrati allo scafo a cui è demandato il compito di reggere i carichi di flesso torsione dovuti alle forze aerodinamiche agenti sulla vela. Obiettivo principale di tale rig (armo) è quello di: a) minimizzare la laboriosa gestione delle vele - caratteristica di un piano velico tradizionale del tipo “sloop”; b) liberare il piano di coperta dell’imbarcazione dalla vela di prua (fiocco) ma soprattutto da tutte le manovre fisse e mobili tradizionali di questi armi svincolando in tal modo spazi a tutto vantaggio della vivibilità, della pulizia dell’imbarcazione, della sicurezza dell’equipaggio e dei passeggeri; c) ridurre il carico delle forze sull’imbarcazione. Di seguito si riportano alcune imagini dello stabilimento dove vengono eseguite le lavorazioni e le attività di ricerca. 29 FARM.PRO - Le Farmacie fulcro della sanità di prossimità FARM.PRO - Le Farmacie fulcro della sanità di prossimità I PROGRAMMA PO FESR 2007-2013 ASSE PRIORITARIO ASSE 4 – Diffusione della ricerca, dell’innovazione e della società dell’informazione OBIETTIVO SPECIFICO: 4.1. Promuovere e favorire la collaborazione tra sistema della ricerca e imprese favorendo la cooperazione e il trasferimento tecnologico prevalentemente nell’ambito dei distretti tecnologici e cluster produttivi e introdurre innovazioni presso le PMI, i consorzi di imprese e i distretti produttivi. OBIETTIVO OPERATIVO: 4.1.1. Promuovere e sostenere l’attività di ricerca industriale e di innovazione tecnologica nell’ambito di filiere produttive, distretti tecnologici e produttivi in settori di potenziale eccellenza e ad elevata integrazione pubblico-privata, compreso il sistema agro-alimentare Titolo progetto: FARM.PRO - Le Farmacie fulcro della sanità di prossimità CUP: G63F11000600004 Importo finanziario: € 1.094.575,00 Fonte Importo PO FESR 2007-2013 € 795.322,44 Date Inizio lavori 13 / 06 / 2012 Fine lavori Avanzamento al 13 / 12 / 2014 31 / 12 / 2011 12% (FINANZIARIO) 43% (FISICO) Dr. Gioacchino Nicolosi - Vip - Vice - Presidente Federfarma Persone responsabili, progettisti, VIP: Nazionale - Presidente Federfarma Catania Responsabile esterno di Operazione (REO) Dr. Marcellino Seminara Responsabile del procedimento Dr. Gioacchino Nicolosi l progetto è promosso dalla capofila Farmacia servizi s.r.l. Unipersonale, società di servizi della associazione dei titolari di farmacia della Provincia di Catania (Federfarma Catania), con la collaborazione dei seguenti partner tecnologici: • Edisonweb s.r.l. - Mirabella Imbaccari (CT) • Global Project Finance s.a.s. di F. Bauccio & C. – Caltagirone (CT) L’istituto di ricerca che collabora nella fase di definizione della ricerca di base ed industriale è il Consorzio Catania Ricerche – Catania. Lo scopo del progetto è quello di realizzare un sistema di messa in rete delle farmacie nella loro specifica peculiarità di presidio sanitario territoriale diffuso su tutto il territorio della provincia di Catania. Trattasi di rispondere alle seguenti sfide strategiche: a) individuazione di un sistema di connessione tra le farmacie idoneo a mantenere la piena efficienza organizzativa ed operativa anche in presenza di calamità naturali o di forte limitazione operativa delle reti telematiche tradizionali; b) realizzazione di un sistema interattivo con gli utenti delle farmacie per la somministrazione e gestione di servizi sanitari di prossimità ed applicazioni specifiche nel campo della telemedicina, nel limite delle previsioni normative attuali; c) definizione di un sistema di digital signage (marketing di prossimità) con definizione di loop di interazione basati su riconoscimento di genere e di target di riferimento automatizzato. Il quadro strategico di riferimento su cui si basa il progetto parte da queste considerazioni: 1) la riduzione costante della spesa pubblica nel campo sanitario impone una profonda revisione dell’arti- colazione territoriale dell’offerta medica e sanitaria. In quest’ottica il sistema delle farmacie rappresenta uno degli ultimi baluardi nelle zone più remote ed economicamente non attraenti. Pertanto, una messa in rete delle farmacie rappresenta, in termini di sussidarietà, una straordinaria risorsa per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) per articolare in maniera universale l’accesso ai servizi sanitari (gateway); 2) la presenza capillare delle farmacie ha potenzialmente in sé la capacità di divenire punto di rete di un sistema moderno e flessibile di protezione civile, sia in termini di punto di comunicazione e di organizzazione sul territorio, sia in termini di erogatore di presidi medici e farmaceutici in caso di necessità. Per svolgere questo compito al meglio occorre garantire la piena efficienza del sistema anche in condizioni di crisi ambientali per calamità, provvedendo a rendere fruibili le informazioni e l’elaborazione del dato da remoto, grazie a procedura di ridondanza dei backup e livelli di accesso differenziati; 3) la riduzione della spesa pubblica nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale richiede una revisitazione dei servizi a valore aggiunto che possano integrare gli introiti mancanti dal SSN, con l’obiettivo di mantenere i livelli qualitativi soprattutto in ambito extra-urbano, rurale e montano. Le sfide tecnologiche che si stanno affrontando, con successo, sono correlate a: a) processi di gestione di dati sensibili in ambito “cloud computing”, con adeguati standard di sicurezza di accesso e di storage di dati sensibili, quali appunto i dati sanitari degli utenti delle farmacie; b) processi di ricognizione delle immagini attraverso rilevamento dei tratti somatici degli interlocutori, con 31 possibilità di differenziazione delle risposte agli input rilevati in automatico; c) processi di organizzazione di un sistema stand-alone per garantire la continuità dei punti di rete anche in fase di elevata criticità ambientale con utilizzo di nanotecnologie e di device energy friendly per consentire livelli di autonomia quanto più elevati possibile. Come processi di output sono in fase di ultimazione i rapporti di ricerca, nonché il rilascio della versione beta dei software applicativi per la gestione delle procedure individuali di accesso al sistema. In specifico, uno degli obiettivi progettuali consiste nella realizzazione di protocolli di comunicazione tra diversi dispositivi di accesso al sistema (pc, mobile devices). Le attività di comunicazione hanno avuto un discreto successo attraverso la realizzazione di un evento divulgativo rappresentato dalla manifestazione PHARMEVOLUTION 2012 che si è svolta a Palermo [figg. 1 e 2]. 32 Fig. 1 S.E. Sottosegretario al Ministero della Salute, Prof. Adelfio Elio Cardinale, in occasione della manifestazione Pharmevolution per la presentazione del progetto FARM.PRO. Fig. 2 Federfarma Nazionale - Presidente Dr.ssa Annarosa Racca e Vicepresidente vicario Dr. Gioacchino Nicolosi in occasione della inaugurazione della fiera Pharmevolution per la presentazione progetto FARM.PRO. Mission del progetto La tecnologia presente attualmente risulta frammentata e non omogenea nelle applicazioni in situ nelle varie realtà. Il sistema “Farmacia” oggi si presenta con un numero elevato di unità locali che tuttavia tra loro non sono in grado di comunicare in maniera efficiente, rapida e robusta, né in senso orizzontale né in senso verticale (con organismi rappresentativi di secondo livello come Federfarma e Farmacia Servizi). Questo gap tecnologico si evidenzia in primo luogo nella non integrazione delle singole piattaforme di comunicazione, con una molteplicità di strumenti non coordinati tra loro e innumerevoli protocolli di comunicazione, spesso non bidirezionali. Obiettivo del progetto è quello di realizzare una piattaforma integrata multicanale tra le farmacie e le agenzie di coordinamento prescelte (Farmacia Servizi) che consentano di realizzare una piena integrazione delle tecnologie di comunicazione e dei protocolli di comu- nicazione, con una perfetta bidirezionalità dal centro verso il punto di rete e tra i punti di rete. Sotto il profilo della proprietà intellettuale si tratta di superare i singoli processi già avviati dalle singole farmacie e di uniformare gli output degli strumenti informatici già presenti. Infatti, i sistemi adottati seppure in modo frammentario e non diffuso ad oggi sono rappresentati da sistemi non open-source, con la impossibilità di integrare i loro processi elaborativi pur in presenza di necessità di comunicazione assimilabili tra tutte le farmacie aderenti. Per ovviare a questo fenomeno si necessità di poter sviluppare una piattaforma on web, basata sul modello del cloud computing, che consente attraverso l’accesso alle piattaforme via web di ottimizzare due processi elaborativi: a) l’input dei dati; b) l’archiviazione e gestione dei backup multipunto. Le potenzialità del sistema sono: 1) gestione della infrastruttura per le attività di servizio a livello centralizzato (backup, storage, access control) senza alcun aggravio da parte dei singoli partecipanti alla rete per investimenti in tecnologia hardware di rilevanti dimensioni; 2) applicazione di sistemi di sicurezza della gestione dei dati adeguati alle caratteristiche di sensibilità dei dati personali con riverberi sanitari. Questo consente in caso di gestione di emergenze ambientali di poter disporre degli archivi in tempo reale, potendo slegare la custodia e la memorizzazione dei dati da luoghi fisici specifici. Gli ostacoli tecnico-scientifici sono legati alla realizzazione di un processo di elaborazione dei dati basato su un protocollo di comunicazione che consenta di integrare le piattaforme gestionali già esistenti, senza tuttavia richiedere alle farmacie punti di rete di affrontare pericolosi e costosi processi di adeguamento ai nuovi standard. Sarà questo l’aspetto più importante e rilevante nella fase di attuazione del progetto e rappresenta certamente l’elemento strategico di successo della iniziativa. Sotto il profilo tecnico scientifico appare anche utile verificare la interazione tra i punti di rete ed il centro di coordinamento, nonché l’interazione della farmacia con i suoi utenti finali. In quest’ottica sarà fondamentale analizzare i comportamenti degli utenti, integrare la fase di comunicazione con la verifica e sperimentazione di elementi semantici in grado di generare una forte ed efficace comunicazione on site con gli utenti. Evidentemente sarà essenziale che i servizi front siano veicolati con semplicità, intuitività e senza l’obbligatorietà della somministrazione da parte di personale operativo della farmacia. In quest’ottica la interattività diventa perno centrale del successo aziendale e quindi della sostenibilità del progetto generale. Da una fruizione passiva di un messaggio audio-visivo, sarà invece possibile determinare momenti di interattività e di personalizzazione delle scelte a favore degli utenti della farmacia. Si immagini la possibilità degli utenti di poter procedere con grande facilità alla prenotazione dei servizi di telemedicina o di prenotazione dei servizi sanitari, godendo di una informazione preliminare automatica senza il supporto del personale di vendita della farmacia. Ovvero la possibilità di fornire attraverso lo stesso strumento comunicazioni sulle procedure di prima emergenza in caso di necessità a seguito dell’avverarsi di pubbliche calamità. Entrambe le sfide sono possibili attraverso la ricerca di sistemi di comunicazioni audio- 33 34 visive efficaci e intuitivi che non determinano barriere di utilizzo tecnologico nei confronti degli utenti medi, che generalmente non possiedono grandi confidenze con le strumentazioni informatiche. La stessa piattaforma fungerà da strumento di connessione tra le farmacie e i centri di pianificazione degli interventi in caso di emergenze ambientali, consentendo allo stesso centro di distribuzione di divenire centro di somministrazione dei medicinali di prima necessità in caso di conclamate necessità territoriali, potendo utilizzare le informazioni provenienti direttamente dai centri colpiti senza attendere che le squadre di prima emergenza giungano sui territori colpiti. In quest’ottica sarà necessario strutturare protocolli di comunicazione in caso di emergenza, fortemente intuitivi con procedure standardizzate capaci di generare un flusso di informazioni di base da analizzare immediatamente per organizzare le migliori risposte operative immediate sulla base delle esigenze specifiche dei luoghi interessati. La soluzione che si intende implementare è un sistema di telecomunicazioni web based che integri le diverse piattaforme di comunicazioni attualmente esistenti e consenta un grado di interattività legata al singolo punto di rete rappresentato dalla farmacia, con una analisi centralizzata dei dati forniti e delle soluzioni da sottoporre al potenziale utente. La stessa piattaforma fornirà anche un aggiornamento sulle informazioni di carattere generale, sanitario e commerciale attraverso la gestione di un centro di produzione dei contenuti multimediali da fornire ai singoli centri di erogazione dei servizi sanitari nelle farmacie aderenti, con la possibilità di gestire anche forme di tele-medicina organizzata sul territorio a rete. Infine, la sfida di carattere scientifico sarà anche quella di individuare un modello di gestione della sicurezza dei dati, finalizzati a garantire l’assoluta inaccessibilità dei dati da parte di soggetti terzi nella fase di interconnessione della rete con il datastorage centralizzato. Sotto il profilo economico il progetto rappresenta un insieme di risultati che anche individualmente rappresenterebbero elementi di indubbio interesse, tuttavia esprimono il loro massimo effetto nelle sinergie che esse riescono a generare. Si evidenzieranno di seguito i singoli effetti economici derivanti dal progetto: a) la realizzazione di un sistema integrato di comunicazione bidirezionale genera a processi produttivi invariati un vantaggio economico rilevante in termini di riduzione dei costi per singolo processo organizzativo; b) la gestione di sistemi di monitoraggio automatici dei processi di distribuzione degli ordini, oltre a garantire la richiesta legislativa di tracciabilità dei processi distributivi, permette di ridurre drasticamente i costi legati alla non conformità dei processi distributivi che oggi si appalesano per mancanza di sistemi di controllo e monitoraggio degli stessi; c) la possibilità di generare nuovi servizi aggiuntivi rispetto al canale distributivo delle farmacie presenti sul territorio consente al capofila di individuare nuove forme di collaborazione con le istituzioni presenti sul territorio nell’ambito delle politiche di sanità pubblica o di gestione delle pubbliche emergenze e calamità. Ne discende che i servizi aggiuntivi, a parità di costi di gestione, consente di garantire al capofila e all’intera filiera distributiva di avere dei ritorni economici che di fatto consentono la sostenibilità anche in futuro del funzionamento del processo; d) la definizione di processi organizzativi basati sui contenuti del digital signage consentirà alle aziende di poter gestire i processi economici legati alla visualizz- zione dei messaggi, la gestione delle prenotazione e la elaborazione dei dati per la reportistica necessaria alla calibrazione dei servizi erogati. In termini assoluti, che definiremo come elementi di pubblica utilità del progetto, appare evidente che esso consente di aumentare drasticamente il presidio sanitario territoriale senza tuttavia aggravare le finanze pubbliche. Infatti, determinare una svolta nelle funzioni delle farmacie da mero luogo di distribuzione passiva di farmaci e specialità medicinali a centro servizi per servizi sanitari territoriale, rappresenta uno degli elementi di maggiore fascino della proposta progettuale. La sua corretta attuazione permette ai territori, che altrimenti rischierebbero di rimanere privi di ogni supporto sanitario, di poter utilizzare servizi sanitari di qualità semplicemente recandosi presso la farmacia. Si sottolinea che soltanto le farmacie godono oggi di una presenza capillare e uniforme sul territorio, senza distinzione tra centri urbani metropolitani e piccoli paesi di montagna, tra aree territoriali di pregio e periferie degradate sub-urbane. La possibilità di generare un accesso democratico e diffuso di servizi sanitari, di prima necessità o di forte specializzazione (vedi esempio diagnosi di analisi mediche con forme di tele-medicina) rappresenta una sfida sociale che solo attraverso l’innovazione tecnologica può essere vinta. Si tratta cioè di replicare i potenziali evidenziati dalla ICT per la socialità diffusa (vedi social network) per utilizzi di pubblica utilità attraverso la valorizzazione di uno dei sistemi organizzativi più antichi che l’umanità occidentale abbia conosciuto: le farmacie. I rischi di insuccesso della iniziativa sono legati all’approvazione del progetto. Infatti, appare evidente che i costi di investimento richiesti per la elaborazione della ricerca e della successiva sperimentazione e implemen- tazione nelle farmacie rappresentano, in un momento di grave crisi economica, il principale ostacolo alla sua realizzazione. Pertanto con il supporto economico sarebbe possibile raggiungere i risultati ambiziosi di un processo di re-engeneering importante per l’intera filiera della farmacia. Sotto il profilo specificatamente tecnologico non appaiono molto elevati i rischi di insuccesso, potendo il progetto nella sua fase di sperimentazione apportare le opportune modifiche agli elementi caratterizzanti il flusso dei dati e le modalità operative. Infine, non sono presenti fattori di carattere legislativo che comporterebbero rischio di insuccesso, anzi è un fattore di supporto alla riuscita del progetto il fatto che il legislatore sta intervenendo sempre più sul sistema farmacia per determinare una funzione prevalente di servizio al territorio rispetto alla sua funzione tradizionale di distributore di farmaci e prodotti similari. 35 Innovazione per la Cerealicoltura in Sicilia (I.C.S.) Innovazione per la Cerealicoltura in Sicilia (I.C.S.) Programma PO FESR 2007-2013 Asse prioritario: IV Obiettivo specifico: 4.1 Obiettivo operativo: 4.1.1 Titolo progetto: Innovazione per la Cerealicoltura in Sicilia (I.C.S.) CUP: G53F11000030004 Fonte Importo PO FESR 2007-2013 € 1.300.278,00 Date Persone responsabili, progettisti, VIP: Inizio lavori 19 / 09 / 2011 Vincenzo Bonina Fine lavori Avanzamento al 19 / 03 / 2014 31 / 12 / 2011 Rappresentante Legale di Regal Sementi S.r.l. (PMI partner, Capofila) Pasquale Rogato Rappresentante Legale di Cinozoo Tre “R” S.r.l. (PMI partner) Daniele Cassata Rappresentante Legale di Molino San Vito Soc. Coop. (PMI partner) Bernardo Messina Dirigente Consorzio di Ricerca G.P. Ballatore, Responsabile scientifico del progetto (ente di ricerca partner) Giuseppe Russo: Dirigente Consorzio di Ricerca G.P. Ballatore (ente di ricerca partner) Claudia Miceli - Dirigente INRAN attività di gestione ex-ENSE sez. Palermo (ente di ricerca partner) L ’intervento, in fase di realizzazione con il concorto e registrazione dati (pedoclimatici in particolare) che so di risorse dell’Unione Europea, dello Stato Itaconsentono di ottimizzare la risposta del modello stesliano e della Regione Sicilia, mira ad organizzare so. Il modello, verrà in seguito integrato sul SATIC con un servizio tecnico innovativo rivolto alle aziende che dati di input specifici (tipologia del suolo, dati meteo, operano nella filiera siciliana del grano duro, al fine di varietà di frumento duro, ecc…) per ottenere uno speincrementare la quantità e la qualità merceologica delcifico output (performance qualitativa desiderata dalla le loro produzioni con riferimento sia alla produzione coltura, qualità merceologica, resa prevista, ecc…). primaria, sia alla produzione trasformata a livello induI modelli matematici sviluppati, essendo suscettibili di striale. errori ed essendo influenzati da variabili pedoclimatiIl progetto, che ha preso avvio nel settembre 2011 e che e biologiche non facilmente quantificabili, necessi concluderà nel marzo 2014, in particolare vuole orsitano di ottimizzazioni e miglioramenti continui in ganizzare il Sistema di Assistenza Tecnica Innovativa modo da renderli quanto più possibili rispondenti ai fein Cerealicoltura (SATIC) che si configura come un Denomeni da descrivere. Pertanto il progetto prevede che cisional Support System (DSS): un sistema di supporto ad un primo anno dove verranno implementati modelli per i granicoltori che possa, attraverso l’applicazione di statistici già funzionali in altre realtà durogranicole e protocolli colturali specifici, guidarli nelle scelte e nella gestione agronomica delle proprie colture, migliorare la resa in campo e la qualità merceologica delle produzioni, e soddisfare così le richieste delle industrie di trasformazione, con il vantaggio di consolidare il proprio reddito. Tale sistema è realizzabile attraverso l’implementazione di modelli meccanicistici e previsionali altamente specifici, che descrivano le interazioni del sistema suolo-ambiente-pianta basandosi su leggi fisiche, chimiche e/o biologiche, e che i granicoltori e le imprese di ammasso e trasformazione del frumento possono consultare ed interrogare attraverso un’interfaccia WEB. Tali modelli, per essere efficaci, necessitano di studi sperimentali calibrati sulla realtà locale (contesto agroFig. 1 Particolari delle operazioni di semina. meteorologico) e di sistemi di rilevamen- 37 38 confrontati con le tecniche tradizionali di coltivazione del frumento duro per l’areale scelto, ne seguano un secondo ed un terzo dove tali modelli verranno perfezionati dai dati risultanti dalle precedenti sperimentazioni. L’attività realizzata dalle Imprese partner alla data odierna ha previsto l’individuazione di otto aziende Fig. 2 Particolari delle operazioni di semina. pilota, ciascuna delle quali ha messo a disposizione un terreno per ospitare un campo dimostrativo. Ogni campo è stato suddiviso in otto sub-unità di medesima estensione. In quattro di queste sono state seminate e concimate le quattro varietà di frumento duro oggetto dello studio (Simeto, Duilio, Iride, Saragolla) utilizzando i protocolli colturali usualmente utilizzati dalle aziende pilota stesse (tecnica azienda); nelle altre quattro sub-unità sono state seminate le medesime varietà, ma a queste sono stati applicati dei protocolli colturali in essere in altre realtà durogranicole nazionali (tecnica SATIC), per verificare l’adattabilità di questi ultimi agli ambienti siciliani e dando la possibilità, eventualmente, di poter arricchire i dati per una calibrazione più efficiente dello strumento di assistenza. Parallelamente, gli enti di ricerca partner (Consorzio G.P. Ballatore e INRAN) si sono occupati, oltre all’assistenza tecnica alle Imprese partner per l’implementazione dei campi dimostrativi, della progettazione e realizzazione di tre campi sperimentali destinati alle prove parcellari (168 microparcelle di 11,9 m2 per ogni campo), dove verranno testati i risultati dell’applicazione di diverse tesi colturali relative alla concimazione azotata, alla densità di semina, all’epoca di semina ed al controllo anticrittogamico sulle varietà di frumento duro studiate. Su campioni di suolo provenienti dai luoghi di realizzazione dell’intervento, sono state effettuate determinazioni fisico-biologiche mirate alla quantizzazione ed identificazione delle diverse specie fungine afferenti al complesso del Mal del piede dei cereali, una delle affezioni parassitarie più temibili per la durogranicoltura data l’aspecificità dei sintomi, la capacità di manifestarsi in diversi periodi dell’anno, l’eterogeneità degli agenti patogeni coinvolti nella affezione e soprattutto per la forte recrudescenza osservata in questi ultimi anni in tutti i comprensori cerealicoli della Sicilia. Sulla produzione ottenuta dal primo anno di sperimentazione, raccolto 2012, verranno effettuate in laboratorio le opportune analisi fisico/chimiche che guideranno all’implementazione dei modelli meccanicistici-previsionali, sui quali costruire il DSS SATIC. Fig. 3 Particolari delle operazioni di realizzazione delle prove parcellari. Fig. 4 Particolari Coltura su substrato selettivo di Fusarium; F. culmorum e F. sambucinum (agenti del Mal del piede dei cereali). 39 Medicina Rigenerativa: dalla ricerca all’impresa attraverso le tecnologie ICT – Provincia di Palermo Programma PO FESR 2007-2013 Asse prioritario: IV Obiettivo specifico: 4.1 Obiettivo operativo: 4.1.1 Titolo progetto: Medicina Rigenerativa: dalla ricerca all’impresa attraverso le tecnologie ICT Provincia di Palermo CUP: G73F11000030001 Importo finanziario: € 6.054.000,00 Importo Fonte Delibera CIPE 17/2003 € 5.300.000,00 Inizio lavori Date Governo del progetto: Note Coofinanziato ISMETT € 754.000,00 Fine lavori 03 / 10 / 2005 31 / 12 / 2012 Mario Lanza – Regione Siciliana, Assessorato Economia, Dipartimento Bilancio e Tesoro – Responsabile Unico di Progetto Bruno Gridelli – ISMETT – Responsabile Scientifico del Progetto e Project Manager Fabrizio Campisi – ISMETT – Responsabile amministrativo del Progetto Fabio Triolo – UPMC Italy – Responsabile Tecnico del Progetto, sostituito dal Prof. Pier Giulio Conaldi Comitato Tecnico di Coordinamento (CTC) composto anche da: Vincenzo Lo Piccolo – Regione Siciliana – Assessorato Bilancio e Finanze – Coordinamento dei Sistemi Informativi Regionali Mario Enea – Università di Palermo Raimondo Marcenò – Azienda Ospedaliera V. Cervello Santo Caracappa – Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia Medicina Rigenerativa: dalla ricerca all’impresa attraverso le tecnologie ICT – Provincia di Palermo I l progetto “Medicina Rigenerativa: dalla ricerca all’impresa attraverso le tecnologie ICT – Provincia di Palermo (ICT-E2)” rientra nell’ambito della Delibera CIPE 17/2003 Programma “ICT per l’Eccellenza dei Territori”, Atto Integrativo del 27/05/2005 dell’Accordo di Programma Quadro in materia di Società dell’Informazione In data 03/10/2005, per la realizzazione delle attività, è stata siglata apposita convenzione tra la Regione Siciliana – Dipartimento Bilancio e Finanze – Ragioneria Generale della Regione e l’Istituto Mediterraneo per i Trapianti e Terapie ad Alta Specializzazione (approvata con D.D.G. n.1228 del 10/10/2005). Il progetto ha voluto promuovere lo sviluppo di nuove aziende nel settore della medicina rigenerativa, valorizzando l’integrazione con il mondo della ricerca locale ed internazionale attraverso il supporto delle nuove tecnologie ICT (Information and Communication Technology). In particolare ha creato, presso l’Istituto Mediterraneo per i Trapianti e Terapie ad Alta Specializzazione, un innovativo centro di produzione di cellule staminali adulte a scopo di trapianto. L’intervento si è articolato in quattro azioni: Azione 1 – Digitalizzazione della Cell Factory L’azione ha riguardato tutti gli interventi necessari a garantire l’interoperabilità delle apparecchiature di laboratorio utilizzate, i software di automazione e analisi, nonché le tecnologie e le soluzioni adottate per consentire il monitoraggio e la riproducibilità dei processi, la condivisione e lo scambio di informazione tra i centri specializzati e gli organismi nazionali ed internazionali regolatori e di ricerca. Azione 2 – Messa in rete (networking) della Cell Factory L’azione di networking, strettamente correlata con la precedente, finalizzata a creare “circuiti cognitivi”, ha riguardato tutti gli interventi tecnologici necessari a garantire la condivisione e lo scambio di informazione tra i centri specializzati e gli organismi nazionali ed internazionali regolatori e di ricerca. Il network è stato strutturato come un “sistema aperto” fruibile, cioè, anche da enti e centri di ricerca, istituzioni accademiche e imprese di settore non appartenenti alla compagine partenariale. Il sistema, sin dal suo avvio, ha 41 incluso, ad esempio, anche istituzioni nazionali ed internazionali quali: il Centro Nazionale Trapianti (CNT), l’European Molecular Biology Laboratory Mouse Biology Programme di Monterotondo (Roma) e il Diabestes Research Institute dell’University of Miami. Attraverso la rete è stato anche diffuso il know-how acquisito attraverso pubblicazioni, comunicazioni a congressi nazionali e internazionali, e la pubblicazione di un sito internet dedicato, dove risultati, protocolli, procedure operative standard, procedure di validazione e verifica sono state rese disponibili all’intera comunità scientifica e non. Azione 3 – Sviluppo di imprese nel settore della medicina rigenerativa nel suo indotto hi-tech 42 Quest’azione ha previsto le seguenti attività: 1) Ricognizione del mercato (domanda e offerta): analisi dei prodotti e dei servizi di cui i laboratori della Cell Factory hanno bisogno sia nel tessuto produttivo regionale che nazionale. Attività svolta: Analisi di mercato e mappatura imprese operanti nel settore delle biotecnologie e della biomedicina nazionale e regionale; Promozione del Progetto Cell Factory, attraverso azioni di scouting presso Università, centri di ricerca ed imprese, al fine di individuare gruppi di ricerca potenzialmente interessati al progetto. 2) Pianificazione aiuti al mercato: fornire strumenti e indicazioni su nuovi servizi/prodotti nel settore dell’industria biotecnologica e biomedica per stimolare la creazione di nuova imprenditoria che possa validamente sostenere la crescita del sistema Cell Factory. A tal fine è stata condotta un’analisi degli strumenti legislativi più adatti per garantire il sostegno finanziario alle imprese che intendano investire nei settori di riferimento del progetto o a quelle idee imprenditoriali direttamente derivanti dall’attività di ricerca industriale della Cell Fac- tory (spin off). Lo studio ha mirato all’individuazione degli strumenti di finanza agevolata che possono essere adottati per la stesura dei bandi a sostegno delle imprese. Azione 4 – Sviluppo delle competenze (capitale umano) Il progetto ha inciso fortemente sullo sviluppo del capitale umano. Infatti esso ha previsto, da un lato, l’adeguamento di professionalità già esistenti, dall’altro, la formazione di nuove figure professionali. Per la formazione sono stati impiegati strumenti come borse di studio, dottorati, stage all’estero, al fine di favorire sia l’interscambio di competenze fra i partner di progetto, sia la diffusione di nuove competenze legate all’applicazione ed utilizzo della tecnologia ICT in ambito biomedico. Le principali tematiche oggetto dell’azione formativa hanno riguardato l’applicazione dell’ICT al settore biomedico con particolare riguardo alla gestione e all’automazione dei processi, l’applicazione delle tematiche di intelligenza artificiale nei processi decisionali, nell’information retrieval, nella gestione dei database e nell’image processing. Partenariato di progetto: • UPMC Italy • Unità Operativa di Medicina Trasfusionale dell’Azienda Ospedaliera V. Cervello di Palermo • Dipartimento di Tecnologia Meccanica, Produzione e Ingegneria Gestionale, Facoltà di Ingegneria, Università di Palermo • Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia “A. Mirri”. Il costo complessivo del progetto è pari a € 6.054.000,00, di cui € 5.300.000,00 a valere sulle risorse della Delibera CIPE 17/2003 e € 754.000,00 quale contributo di ISMETT. 43 Mail-Security - Sistema di monitoraggio sostanze illecite nella corrispondenza Programma PO FESR 2007-2013 Asse prioritario: IV Obiettivo specifico: 4.1 Obiettivo operativo: 4.1.1 Titolo progetto: Mail-Security - Sistema di monitoraggio sostanze illecite nella corrispondenza CUP: G73F11000030001 Fonte Importo PO FESR 2007-2013 € 1.292.230,73 Date Responsabile del progetto: Inizio lavori Fine lavori Avanzamento al 15 / 10 / 2011 14 / 10 / 2013 31 / 12 / 2011 Dr. Francesco Palma - NTT New Tera Technology s.r.l. via Vittorio Emanuele Orlando, 7 95037 - San Giovanni La Punta (CT) [email protected] mob. +39 329 902.91.48 Mail-Security - Sistema di monitoraggio sostanze illecite nella corrispondenza L ’intervento è volto a sostenere la creazione di un sistema di controllo della corrispondenza in grado di rintracciare sostanze pericolose (ad es. esplosivi e sostanze illecite) all’interno di plichi e pacchi postali processati secondo le consuete procedure di smistamento della posta destinata ad obiettivi sensibili. Il progetto si occuperà dello sviluppo specialistico di un sistema di trasporto dei plichi postali che permetterà di singolarizzare i singoli invii, farli transitare a velocità controllata sotto il raggio di azione dei dispositivi emettitori e rilevatori TeraHertz (THz), di valutarne chimicamente il contenuto e selezionare le buste in base a questa analisi chimica. Gli oggetti transitanti sul sistema di trasporto saranno tracciati al fine di poter correlare ad ogni singolo oggetto gli esiti delle verifiche effettuate. Si prevede che, se i risultati ottenuti dalla campagna di prove saranno pari a quelli attesi, l’evoluzione del dimostratore, a seguito di un’opportuna fase d’industrializzazione, sarà un insieme di sistemi o funzioni di sicurezza integrabili negli attuali sistemi di gestione della corrispondenza. 46 La nuova funzione innovativa studiata è quella di rilevare, con controlli non distruttivi, all’interno degli involucri esaminati, sostanze illecite prima che raggiungano il destinatario, senza aprirli e senza mettere a rischio la salute degli operatori, dei destinatari e delle persone coinvolte nel handling della spedizione. Questa funzionalità potrà essere aggiunta utilizzando le specifiche risposte delle sostanze quando sono illuminate con una radiazione con frequenza THz: onde elettromagnetiche con frequenza compresa tra 100 GHz e 10000 GHz (0,1 THz e 10THz). I raggi TeraHertz hanno la facoltà di far vibrare le molecole delle sostanze in maniera che la risposta sia univoca per ogni sostanza. A seconda, quindi, del tipo di risposta che si riesce a rilevare, si può capire quale sostanza sta illuminando. È come se dato un insieme di sostanze, che nel visibile appaiono uguali – aspirina e paracetamolo entrambi polveri bianche – se illuminate con un insieme di frequenze in banda TeraHertz ognuna di esse si colora diversamente – ad esempio l’aspirina di rosso ed il paracetamolo di verde. Naturalmente, queste colorazioni, non essendo nel visibile devono essere colte da speciali rilevatori sensibili alle radiazioni THz - che possano distinguere il “rosso” ed il “verde”. Questa colorazione, cioè l’illuminare le sostanze in esame, non altera la materia che si sta guardando, quindi l’indagine non è invasiva né tantomeno distruttiva. Un’altra fondamentale proprietà dei THz è quella, a differenza dei raggi X, di non essere ionizzanti, quindi dannosi per la salute. L’analisi chimica, quella che serve ad individuare i “colori” delle sostanze, è un’applicazione pesantemente time consuming, per questo motivo si pensa di eseguirla solo sulla corrispondenza ritenuta sospetta. Affinché una lettera sia considerata sospetta, sarà eseguita una prima analisi, più veloce, che individua le forme di quanto contenuto, e se il software le considera sospette (es. altri sacchetti nella busta, pillole, ecc.) le invia alla stazione di controllo chimico. Il primo controllo, quindi, è di tipo passa/non passa in modo da minimizzare il numero di oggetti postali da analizzare con metodo spettrografico. Lo schema a blocchi di quanto si vuole studiare è il seguente: Per entrambi i sistemi d’ispezione si studieranno possibili applicazioni di questa tecnologia, di cui NTT pos- siede il know-how necessario, ma con peculiarità specifiche: • l’uno, il THz Image Sys, esegue un’indagine visiva del contenuto tramite un sotto-sistema di imaging al fine di rilevare la presenza di polveri e/o oggetti con forme sospette. A seguito dell’analisi, il controller guida uno switch che instrada la corrispondenza su due percorsi diversi a seconda dell’esito dell’esame. La corrispondenza sospetta viene inviata ad un controllo successivo più approfondito, ma più lento. Il resto, che dovrebbe essere la maggior parte, viene inviato sul percorso normale per la consegna; • l’altro sottosistema, il THz Spectra Sys, esegue, esclusivamente sulla corrispondenza ritenuta sospetta ad una prima analisi, un’indagine spettroscopica alla ricerca di sostanze illecite. In questo caso si utilizzano tecniche che si basano sulla spettroscopia. Anche in questo caso, a seguito dell’esito del controllo, la corrispondenza sarà instradata su percorsi differenti. Sebbene i due sistemi su menzionati apparentemente sembrino molto simili, in realtà non è così. Essi eseguono operazioni completamente diverse e quindi l’hardware ed il software che potrà essere utilizzato per entrambi i sistemi sarà molto limitato. A titolo d’esempio, l’elettronica che comanderà le sorgenti e quella che consentirà la lettura dei sensori, nelle due sotto-stazioni, sarà molto diversa: diversità dovute a dispositivi di emissione/rilevamento differenti, necessità di sincronizzazione con tecniche, e quindi hardware e software, differenti. Si prevede studiare, a partire da quanto sino ad ora prodotto dai laboratori di ricerca, una soluzione industriale che porti a sistemi d’ispezione che saranno validati in un dimostratore tecnologico. Per eseguire questo progetto, la compagine proponen- te è la seguente: • NTT New Tera Technology s.r.l. • Antech S.p.A. • GEFIL s.r.l. • Università degli Studi di Catania • I.CO.T. TEC s.r.l. L’impatto potenziale è importante per tutti i partner della compagine proponente. Nell’affrontare lo sviluppo del programma, NTT ed i suoi partner partono dalle conoscenze di ricerca svolta da Università ed istituti vari che hanno verificato alcune tecnologie THz. Si capitalizzeranno e si affronteranno le problematiche inerenti alla realizzazione di un prototipo con tutte le specifiche operazionali. Inoltre, tra gli obiettivi del progetto vi è quello di creare una solida base per lo sviluppo delle successive fasi d’attività che portino alla industrializzazione ed alla commercializzazione dei prodotti/ sistemi che utilizzando le tecnologie sviluppate possono essere proposte sul mercato non solo postale. In tale ottica, gli elementi “chiave” da tenere in considerazione sono: • la capacità, progressivamente affinata nel tempo, di “anticipare” le nuove esigenze del cliente in modo da sviluppare i nuovi prodotti in linea con l’evoluzione degli scenari, particolarmente dinamici negli anni recenti; • competitività nel campo della sicurezza fisica. NTT si occupa di R&S in ambito tecnologia avanzata THz. Attualmente le sue attività sono focalizzate alla realizzazione di dispositivi THz in ambito Telecom, per sistemi di comunicazione high throughput a corto raggio, che però hanno peculiarità differenti da quelle dei dispositivi che saranno oggetto di questo sviluppo. 47 48 L’attività necessaria a realizzare dispositivi adatti all’imaging ed alla spettroscopia è sicuramente un percorso che potrebbe portare ad un alto grado d’innovazione nel panorama della rilevazione di sostanze nascoste. Quindi la realizzazione di questo progetto, che sarà possibile grazie all’aiuto di Stato, permetterà ad NTT di ampliare le conoscenza dei dispositivi THz anche in ambito imaging e spettroscopico. Questo le consentirà il primato a livello nazionale sui dispositivi allo stato solido in ambito THz in tempi più brevi rispetto alla pianificazione aziendale. Per la GEFIL il progetto presentato è un’ottima opportunità per integrare le competenze per sistemi di riconoscimento immagini che permettono all’azienda di diversificare l’offerta, arricchendola con tecnologie di estrazione dati utili da immagini per una gestione integrata con i sistemi realizzati da Gefil. Inoltre il progetto presentato è un’ottima opportunità per accrescere le competenze derivanti da sistemi di riconoscimento immagini che permettono all’azienda di proporsi come partner per lo sviluppo di tutte quelle applicazioni dove tale applicazione potrà essere integrata con i sistemi di imaging proposte da altre aziende e/o altri ambiti applicativi. L’impegno consistente e sempre di primo piano di Antech S.p.A. nei vari settori delle telecomunicazioni, e la necessità di doversi confrontare per ciascuno di essi con partner tecnologici e interlocutori commerciali, spesso istituzionali, di altissimo profilo, permette all’azienda di essere in una posizione estremamente favorevole per applicare al meglio tutte le sinergie possibili tra i diversi settori tecnologici, allo scopo di ideare e realizzare soluzioni integrate capaci di rispondere ai requisiti più complessi. Le ricadute industriali per le società partecipanti al pro- gramma di ricerca sono tutelate perché sottoscriveranno un accordo di riservatezza relativo agli Intellectual Property Rights ed alla loro disponibilità alle necessità del progetto per le fasi di ricerca e sviluppo, mentre per quanto riguarda lo sfruttamento industriale sarà oggetto di una valutazione puntuale basata sul sistema delle royalty. Il gruppo industriale NTT/I.CO.T. TEC si farà carico della fase d’industrializzazione e della realizzazione in serie delle componenti/sistemi necessari all’introduzione sul mercato. La ripartizione di queste attività verrà regolata in una fase successiva. Il mercato potenziale è previsto in forte crescita. Esistono allo stato attuale buone possibilità per saturare la domanda interna. Inoltre, si reputa possibile proporsi anche sul mercato europeo dove si stima una buona presenza anche in prospettiva dell’introduzione di uno standard di sicurezza a livello comunitario. Non è del resto da trascurare la valenza che assume per l’economia del territorio la possibilità di sviluppare il tessuto di PMI ad alta tecnologia nel settore dei sistemi di controllo e monitoraggio basate su tecnologie innovative che può consentire di non disperdere un patrimonio di professionalità messo a rischio dalla crisi delle grandi imprese presenti sul territorio stesso. NTT opera nell’ambito della tecnologia THz alla ricerca di soluzioni innovative per diversi settori di applicazione. Il lavoro, volto alla prototipizzazione di un sistema innovativo in ambito di intercettazione di sostanze illecite in ambiente postale, in sinergia con nomi dell’industria italiana, Aziende dinamiche, potrebbe dare avvio ad una serie di sviluppi in diversi ambiti. Gli obiettivi e le attività del Progetto si inseriscono quindi in una evoluzione strategica (di medio e lungo periodo) delle capacità dell’azienda di fornire soluzioni ad alto valore aggiunto potendo fronteggiare la concorrenza nel settore della Sicurezza, settore ad elevata competitività e sul quale convergono significativi investimenti. Non è del resto da trascurare la valenza che assume per l’economia del territorio la possibilità di sviluppare il tessuto di PMI ad alta tecnologia nel settore dei sistemi di controllo e monitoraggio basate su tecnologie innovative e reti wireless che può consentire di non disperdere un patrimonio di professionalità. Il mercato di riferimento, relativamente al progetto presentato, è quello dei “sistemi wireless sicuri ad alta capacità”. In questo mercato, i futuri sistemi di trasmissione basati sul THz rappresentano la soluzione ideale quando si tratti di assicurare collegamenti a larghissima banda su distanze brevi con bassissima probabilità di intercettazione. Siccome questo tipo di mercato è praticamente “vergine”, non si ritiene ancora corretto fare previsioni, specie se a lungo termine, ma la nuova tecnologia appare di così sicuro interesse e così largamente applicabile a contesti svariati da far ritenere che l’impegno da parte di Antech S.p.A. in questa fase iniziale, oltre che rientrare nella politica di impegno e di innovazione nei vari campi delle telecomunicazioni, non possa che porre l’azienda in una posizione di solido vantaggio competitivo. 49