Terza parte
La rivelazione,
cammino di Dio
verso l’uomo
1
La conoscenza di Dio, dell’uomo e del
cosmo che viene dalla rivelazione
naturale richiede molto sforzo e difficoltà.
Il cammino è bello ma lungo e spesso non
mancano pericoli ed errori.
Inoltre questo cammino non porta alla
pienezza della verità.
Ma esiste un altro ordine di realtà che l’uomo
non può in nessun modo raggiungere con le
proprie forze.
Jutta Burggraf, Teologia fondamentale, Ed. Ares, Milano 2004. p.35
Quando San Paolo scrive ai romani
ponendosi la domanda: (se tutti gli uomini
possono conoscere Dio attraverso il creato)
“qual è la superiorità del Giudeo?” (Rm 3, 1)
risponde: “Grande, sotto ogni aspetto.
Anzitutto perché a loro sono state affidate le
rivelazioni di Dio” (Rm 3, 2)
Qual è quest’altra rivelazione di Dio?
Quella con cui «Dio invisibile nel suo
immenso amore parla agli uomini come ad
amici e si intrattiene con essi, per invitarli
e ammetterli alla comunione con sé»
(Concilio Vaticano II, Cost. Dei Verbum, n. 2; cfr. Catechismo, n. 51)
Chiamata di Dio ad Abramo (comporta):
-Rottura col culto idolatrico, praticato dalla
famiglia di Abramo nella città di Carran.
-Un atteggiamento orante, di colloquio intimo
con Dio, che si esprime innanzitutto con azioni.
-Rompere i legami terreni con la famiglia e con i
luoghi delle origini, facendo solo affidamento
sulla promessa di Dio.
Mosè: qual era la caratteristica unica ed essenziale di
questa figura? (si domanda il Papa)
Che aveva comunicato con il Signore «faccia a
faccia». Come parla l’amico con l’amico, così egli
aveva parlato con Dio (cfr. Es 33,11).
L’elemento decisivo della figura di Mosè non è
costituito da tutti i prodigi che si narrano di lui, né da
tutto ciò che ha fatto e ha sofferto sulla via che l’ha
condotto dalla «condizione di schiavitù» in Egitto,
attraverso il deserto, fino alla soglia della Terra
promessa.
Il punto decisivo è che ha parlato con Dio come con
un amico: solo da lì potevano venire le sue opere,
solo da lì poteva venire la Legge che doveva indicare
a Israele la strada attraverso la storia.
Nel Libro dell’Esodo vi si racconta della preghiera che
Mosè rivolge a Dio: «Mostrami la tua Gloria»
(Es33,18).
La preghiera NON viene accolta: «Tu non potrai
vedere il mio volto» (33,20).
A Mosè viene indicato un luogo nelle vicinanze, nella
cavità di una rupe, dove Dio passerà con la sua
Gloria.
Mentre passa, Dio lo copre con la sua stessa mano
che solo alla fine ritrae: «Vedrai le mie spalle, ma il
mio volto non lo si può vedere» (33,23).
Joseph Ratzinger Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Ed. Rizzoli, Milano 2007
Nel Deuteronomio, il quinto libro di Mosè, si legge:
«Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a
te [...] un profeta pari a me; a lui darete
ascolto» (18,15).
La promessa di un «profeta pari a me» contiene
dunque un’aspettativa inespressa ancora più
grande: all’ultimo profeta, al nuovo Mosè, sarà
concesso in dono quello che è negato al primo —
vedere davvero e immediatamente il volto di
Dio e poter così parlare in base alla piena visione
di Dio e non soltanto dopo averne visto le spalle.
In questo contesto va letta la fine del Prologo del
Vangelo di Giovanni: «Dio nessuno l’ha mai
visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno
del Padre, lui lo ha rivelato» (1,18).
In Gesù si è compiuta la promessa del nuovo
profeta.
In Lui si è ora realizzato pienamente quanto in
Mosè era solo imperfetto: Egli vive al cospetto di
Dio, non solo come amico ma come Figlio; vive in
profonda unità con il Padre.
Joseph Ratzinger Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Ed. Rizzoli, Milano 2007
Per Hegel e Feuerbach
invece, ogni discorso su Dio
è semplicemente la
proiezione ideale di un
discorso umano.
Per Freud Dio è una
proiezione dell’inconscio
o una fuga della realtà
in cui si cerca rifugio
nell’onnipotenza di Dio.
Giuseppe Tanzella-Nitti, Filosofia e Rivelazione, Ed.
San Paolo, Milano 2008, p.112 ss
Ma c’è un errore di partenza in questo
ragionamento.
Dio non è un tappabuchi!
Non può essere riconosciuto solamente quando
le forze umane vengono a mancare.
Dio non è la forza davanti al fallimento umano;
Dio è al centro della vita.
Dio non si colloca ai limiti, ma al centro; non in
relazione alla morte e alla colpa, ma alla vita e al
bene dell’uomo.
D. Bonhoeffer, Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere. Ed. Paoline, Cinisello Balsamo 1988,
citato da Giuseppe Tanzella-Nitti, Filosofia e Rivelazione, Ed. San Paolo, Milano 2008, p.118
Inoltre, pensando Dio come proiezione ideale
dell’inconscio umano o come fuga della realtà
non possiamo dimenticare la lotta dei Padri
contro le varie forme del pensiero gnostico
che volevano che la verità rivelata fosse una
conoscenza acquisita da un gruppo di
illuminati che la assumevano come regola di
vita.
Giuseppe Tanzella-Nitti, Filosofia e Rivelazione, Ed. San Paolo, Milano 2008, p.120 ss
Per i Padri la
Rivelazione non è
una conoscenza;
Rivelazione è
la vita
personale di
Dio stesso che
si comunica
all’uomo.
Giuseppe Tanzella-Nitti, Filosofia e Rivelazione,
Ed. San Paolo, Milano 2008, p.120 ss
Inoltre la pretesa
gnostica andrebbe
contro le esigenze
di universalità
e di
comunicabilità
che debbono
contraddistinguere
la rivelazione
che Dio fa all’uomo.
Giuseppe Tanzella-Nitti, Filosofia e Rivelazione, Ed.
San Paolo, Milano 2008, p.120 ss
Per questo, certamente l’uomo senza la
grazia potrebbe ascoltare la Rivelazione ma
non riceverla.
L’ascolto non supera la capacità naturale
dell’uomo: nella Rivelazione Dio parla agli
uomini attraverso parole umane, non
necessariamente intese come suoni esteriori.
La ricezione richiederebbe l’essere elevato
all’ordine soprannaturale mediante la grazia.
F. Ocàriz – A. Blanco, Rivelazione, fede e credibilità, Ed. Università della Santa Croce, Roma 2001
La Parola di Dio è diretta all’uomo per suscitare una
risposta (dimensione dialogica).
Perciò la risposta dell’uomo alla Parola divina
serve per capire meglio il senso e la finalità di
questa stessa Parola, anche quando una tale
risposta non è quella che Dio voleva dall’uomo.
F. Ocàriz – A. Blanco, Rivelazione, fede e credibilità, Ed. Università della Santa Croce, Roma 2001
Nella storia sacra si
rivela in qualche
modo la mentalità
di Dio, la sua
intimità divina:
attraverso i fatti
visibili possiamo
immaginare chi è
Dio e chi siamo noi.
Gesù Cristo è insieme
mediatore e pienezza
della Rivelazione;
egli è il Rivelatore,
la Rivelazione
e il Rivelato,
perché Parola stessa
di Dio fatta carne:
«Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte
volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei
profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a
noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di
tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche
il mondo» (Eb 1,1-2).
In modo particolare, il compimento e la pienezza
della Rivelazione divina si manifestano nel
mistero pasquale di Gesù Cristo, ovvero nella
sua passione, morte e resurrezione, quale Parola
definitiva nella quale Dio ha espresso la totalità
del suo amore condiscendente e ha rinnovato il
mondo.
Solo in Gesù Cristo, Dio rivela l’uomo a sé stesso
e gli fa comprendere quale sia la sua dignità e
altissima vocazione.
Cfr. Concilio Vaticano II, Cost. Gaudium et spes, n. 22.
Dio, nel Suo Verbo,
ha detto ogni cosa:
«l'economia cristiana,
in quanto è alleanza
nuova e definitiva,
non passerà mai, e
non è da aspettarsi
alcuna nuova
rivelazione pubblica
prima della
manifestazione
gloriosa del Signore
nostro Gesù Cristo».
Dei Verbum, n. 4; cfr. Catechismo, nn. 65-66.
Oltre alle opere e ai segni esterni con cui Egli si
rivela, Dio concede l’impulso interiore della sua
grazia perché gli uomini possano aderire con il
cuore alle verità rivelate (cfr. Mt 16,17; Gv 6,44).
Questa intima rivelazione di Dio nei cuori dei fedeli
non va confusa con le cosiddette “rivelazioni
private” le quali, quando accolte dalla tradizione di
santità della Chiesa, non trasmettono alcun
contenuto nuovo od originale, ma ricordano agli
uomini l’unica Rivelazione di Dio compiutasi in Gesù
Cristo ed esortano a metterla in pratica.
Cfr. Catechismo, n. 67.
Per New Age,
Gesù Cristo non è
il Gesù Cristo
storico, Gesù di
Nazareth, ma il
Cristo cosmico, da
chi il Cristo storico
è una delle tante
manifestazioni che
si sono successe e
si succederanno
lungo la storia con
nomi diversi.
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New Age
La perfezione e
la redenzione
ottenuta con le
proprie forze
La redenzione consiste
nella trasformazione
del «sé individuale»
in «coscienza cosmica».
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Per New Age non è necessaria
alcuna Rivelazione o Salvezza che
provenga dal di fuori delle persone,
ma soltanto il compimento
dell'esperienza della salvezza che è
dentro di noi (auto- salvezza),
possibile mediante tecniche psicofisiche che portano all'illuminazione
definitiva.
paradigma del
nostro impegno con
la verità
straniero che offre
l'acqua della vita
la donna impiega del
tempo perfino a
Incontro con la Samaritana
capire che cosa
intende Gesù per acqua «di vita», o acqua «viva».
è disposta a conoscere la verità su se stessa e ad
ascoltare ciò che Egli dice di Se stesso in quanto
Messia.
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