DOCUMENTO RIASSUNTIVO „TRA PALCO E REALTÀ“ UN PROGETTO ALL’INTERNO DELLA PREVENZIONE ALLA SALUTE PRESSO LE SCUOLE COMUNALI DI POSCHIAVO INDICE 1. INTRODUZIONE AL DOCUMENTO 2. CONTRIBUTO DI LUCA BETI, DOCENTE L’ESPERIENZA DI TRA PALCO E REALTÀ NEGLI ANNI ALL’INTERNO DEI PROGETTI DI PREVENZIONE ALLA SALUTE 3. CONTRIBUTO DI JOSY BATTAGLIA, OPERATORE SOCIALE TRA PALCO E REALTÀ ANNO SCOLASTICO 2008/09 4. CONTRIBUTO DI ANTONIO DI PASSA, PASTORE RIFORMATO L’UTILIZZO DELLA SALA GIOVANI PRESSO LA COMUNITÀ EVANGELICA DI POSCHIAVO 5. ALLEGATI 1. INTRODUZIONE AL DOCUMENTO OPINIONI E SPUNTI DI RIFLESSIONE Quest’opuscolo nasce in conclusione. Si tratta infatti di un documento creato appositamente per offrire una chiusura formale al progetto „tra palco e realtà“, all’interno della prevenzione alla salute nelle Scuole comunali di Poschiavo. Grazie ai contributi di Luca Beti, Antonio Di Passa e Josy Battaglia, vorremmo proporre una raccolta di opinioni con aggiunta di alcuni spunti di riflessione, affinché si possa analizzare il progetto „tra palco e realtà“, cercando di marcarne non tanto i risultati tangibili, quanto più i risvolti pratici osservati durante le esperienze effettuate dagli operatori direttamente coinvolti. Altrettanto interessante sarebbe probabilmente stato poter raccogliere le opinioni degli alunni che negli ultimi anni hanno partecipato in maniera attiva alle attività proposte. Per una questione organizzativa e legata ai tempi di realizzazione, questo documento non presenterà purtroppo simili contenuti. Altresì sarà possibile al lettore giungere ad un breve, si spera esaustivo, responso da parte di chi ha pensato che „tra palco e realtà“ potesse divenire un importante strumento al servizio di tutto ciò che riugarda la prevenzione alla salute all’interno dell’istituzione scolastica nel comune di Poschiavo. Il documento è rivolto in prima istanza ai membri della direzione scolastica, come pure al corpo docenti delle scuole superiori di Poschiavo. Solo in un secondo momento e su richiesta esplicita è da ritenere che un simile contributo possa essere reso pubblico e soggetto allo sguardo del genitore o dell’alunno stesso che lo desiderassero. Infine ci preme aggiungere che saremmo soddisfatti qualora le autorità scolastiche, dal nostro modesto contributo, possano ricavare informazioni utili all’evoluzione di progetti che mirino al benessere dei nostri giovani e di tutte quelle persone che con loro formano la comunità scolastica. Un simile opuscolo risulterà probabilmente incompleto, finché incontrerà lo sguardo, la rilfessione e le necessarie aggiunte di chi all’interno del mondo scuola ha saputo riservare una minima attenzione alle attività proposte. Vi invitiamo dunque ad assumere posizione, nella maniera che più vi è consona, magari prendendo direttamente contatto con gli autori di questo scritto, contribuendo così a completare il lavoro di analisi di ciò che è stato, aprendo nuovi sbocchi su ciò che potrebbe essere. 1. CONTRIBUTO DI LUCA BETI, DOCENTE 1.1. L’ESPERIENZA DI TRA PALCO E REALTÀ NEGLI ANNI ALL’INTERNO DEI PROGETTI DI PREVENZIONE ALLA SALUTE “Tra palco e realtà” è un progetto nato grazie a quella fantastica dinamica della condivisione di idee, dell'intreccio fra loro e della capacità di autoalimentarsi. Così, “Tra palco e realtà” ha preso forma dall'idea di sviluppare un progetto di educazione alla salute all'interno dell'istituto scolastico comunale in Santa Maria a Poschiavo. Il progetto fonda la sua ragione di essere nella volontà di dare spazio ai giovani, di farli uscire dal guscio dello scolaro apatico e sornione -l'oca di Strassburgo rimpinzata per ingrossarle il fegato è un'immagine calzante - e farlo diventare, come il bruco diventa una farfalla, una persona protagonista capace di modificare e di migliorare il sistema scolastico. Ho avuto la possibilità di seguire il progetto nel corso degli ultimi tre anni quale responsabile dei progetti di educazione alla salute per le scuole del comune di Poschiavo. Scopo di questo breve testo è di riassumere alcune tappe, quelle più significative, di “Tra palco e realtà”. L'oca di Strassburgo e l'allievo L'oca di Strassburgo, obbligata a mangiare giorno e notte per accrescere in fretta il suo pregiato fegato, è un'immagine forse un po' pittoresca che avevamo, Jgor Sertori, operatore sociale, ed io, insegnante, dello scolaro. Infatti avevamo ragione di credere, e la nostra esperienza scolastica dietro i banchi di scuola ce lo confermava, che l'allievo in classe era un'oca di Strasburgo, cioè un contenitore nel quale l'insegnate riversava il suo sapere con l'obiettivo di prepararlo ad affrontare il mondo fuori le mura scolastiche, il liceo per alcuni, una formazione professionale per gli altri. A questa situazione di passività volevamo contrapporre il protagonismo degli allievi. Questa nuova dinamica doveva essere innestata in classe grazie agli attori principali di “Tra palco e realtà”. Una quindicina di allievi dovevano infatti mettere in moto l'immagine di allievo attivo, propositivo, capace di cambiare, migliorandolo, il mondo della scuola. Ma come? Il setting: modificare l'aula conferendole un'immagine diversa I processi naturali di conoscenza: creare un senso di appartenenza al gruppo Il protagonismo: dare la possibilità di scegliere i contenuti all'interno del contenitore “Tra palco e realtà” Il passaggio di conoscenze attraverso la discussione: co-educazione (trasmissione di sapere bidirezionale) fra animatori e adolescenti, fra adolescenti e adolescenti Tra palco e realtà 2006-'07 Il centro giovanile e l'animatore giovanile I giovani del “Focus Group” hanno manifestato chiaramente, nel momento dell'esplicitazione delle aspettative nei confronti del progetto “Tra palco e realtà”, il desiderio ed il bisogno di occuparsi, all'interno di questo contenitore scolastico, dell'elaborazione di un concetto finalizzato alla creazione di un centro aggregativo. Anche in altre occasioni – vedi forum sul giornale on line della valle “IL BERNINA”, nello studio di diploma alla SUPSI di Jgor Sertori - gli adolescenti della valle hanno ricordato come i numerosi spazi d'incontro presenti in valle non sanno soddisfare le aspettative di tutti i giovani valposchiavini. Tra speranza e realtà “Tra palco e realtà” si è incentrato quindi quasi esclusivamente nell'articolazione degli elementi necessari per la creazione di un concetto di centro aggregativo in valle. Da questo lavoro concettuale è nato un dossier nel quale vengono toccati vari argomenti: dalla psicologia adolescenziale alla ripartizione dei costi fra i due comuni di valle, per citarne due. In un incontro fra “Focus Group” e i rappresentati della scuola, della politica, del servizio sociale e medico, il giovani hanno presentato il risultato dei loro impegno. Nel successivo confronto di idee e opinioni si è percepito abbastanza chiaramente che i tempi della politica non coincidevano con quelli delle ragazze e dei ragazzi. Il palco sul quale erano stati chiamati ad agire, il mondo scolastico ovattato e capace di farli sperare, si è dovuto scontrare con la realtà, il mondo esterno e le sue regole. Gli allievi hanno dovuto fare un “esame di realtà”. Le pive nel sacco e rinnovarsi per sopravvivere Se da una parte non è sbagliato utilizzare l'immagine delle pive nel sacco per descrivere la delusione per lo scarso risultato raggiunto dal “Focus Group” con i politici locali, d'altro canto i politici valligiani non potevano rischiare che il loro costante disinteresse per il progetto di un centro di aggregazione facesse nascere negli adolescenti della regione un sentimento di disaffezione per la comunità e per tutto ciò che gli si muove attorno. Una società per poter sopravvivere infatti deve sapersi rinnovare e deve saper preparare le nuove generazioni, i giovani, ad entrare gradatamente nel tessuto sociale del paese, della valle. Il valore che la società riserva a questa fascia d’età è un ottimo indicatore della sua capacità di sapersi mettere in discussione e di lasciare campo aperto ai cittadini che stanno crescendo. Così i parlamentari del comune di Poschiavo hanno inserito nel preventivo 2007 una voce contabile pari a 70'000 franchi per le attività giovanili e ha elaborato un articolo di legge in favore di queste ultime, approvato in votazione dal popolo. Al momento si è però rimasti nel campo delle buone intenzioni. La sala giovani della comunità evangelica Rimaneva per il “Focus Group” il desiderio ed il bisogno di un centro aggregativo, di una palestra in cui sperimentare, scoprire e crescere con i coetanei. Ci siamo rivolti così al pastore Antonio Di Passa per chiedere la disponibilità della sala giovani della comunità evangelica. Le ragazze e i ragazzi del “Focus Group” hanno trovato in Antonio una persona capace di lasciarli volare come aquiloni, guidandoli nelle loro evoluzioni aeree e ancorandoli a terra con un filo tenuto saldamente in mano - riprendo quest'immagine a lui cara e che ritrovate nelle sue considerazioni. La sala giovani è assurta di fatto a palestra. È diventata lo spazio in cui per gli allievi delle scuole superiori di Poschiavo è stato possibile vivere una dimensione collettiva al di fuori dell'ambito normativo scolastico. “Focus Group” si è assunto la responsabilità della gestione del locale e i membri del gruppo hanno agito come peer educator, come educatori tra pari. Quest'esperienza si è ripetuta nelle edizioni successive del progetto “Tra palco e realtà”. Non aggiungo altre riflessioni e commenti sull'esperienza, ma rimando il lettore alle considerazioni del pastore Antonio Di Passa. Tra palco e realtà 2007-'08 Volontariato e cooperazione allo sviluppo Il progetto “Tra palco e realtà” è stato riproposto con finalità immutate anche nell'anno scolastico 2007-'08. L’ottima esperienza vissuta con i ragazzi del “Focus Group“ ha motivato i promotori, Jgor ed il sottoscritto, a proseguire lungo la strada tracciata. Sono cambiati unicamente alcuni primattori - qualche allievo era giunto al copolinea del suo percorso scolastico obbligatorio – e i contenuti – basati ancora sulle prefigurazioni e aspettative del gruppo rispetto alle attività da affrontare durante il progetto scolastico. Fuori dall'orbita scolastica Gli incontri con il gruppo si sono svolti presso la sala giovani della Comunità evangelica di Poschiavo. Siamo usciti in questo modo dall'orbita scolastica e con ciò gli allievi hanno, o almeno così ci è parso, abbandonato il ruolo di consumatori per passare ad un atteggiamento attivo e propositivo nei confronti delle attività proposte. Inoltre il setting, la situazione di agio per i ragazzi e i promotori, è stato favorito dal fatto di non agire in un'aula scolastica. Un argomento tabu Dall'attività iniziale di illustrazione dei bisogni e dei desideri sono emerse alcune idee alle quali il gruppo intendeva lavorare. La più sentita verteva sul rapporto fra insegnanti ed allievi, sulla scuola in generale. Jgor ed io abbiamo tentato di inquadrare l'argomento. La discussione ha fatto fluire in superficie umori degli allievi poco gratificanti nei confronti della scuola in generale. Jgor avrebbe voluto continuare a sviscerare l'argomento con loro, io invece non me la sentivo. Sono uscito così dal gruppo dei pari, per rivestire di nuovo i panni dell'insegnante. Ho apposto il mio veto al tema e il gruppo è stato obbligato a focalizzare l'attenzione su un altro argomento. Un torneo sportivo Il gruppo si è impegnato nell'organizzazione di un torneo sportivo per gli allievi delle scuole del Comune di Poschiavo. Il torneo aveva come sfondo la beneficenza, cioè la raccolta di fondi per un progetto in Nicaragua. Così ad Jgor ed io ci è parso opportuno e necessario parlare e far conoscere ai ragazzi alcuni meccanismi legati alla cooperazione alla sviluppo. Ci siamo avvalsi pure dell'aiuto di Franco Crameri-Droux, presidente della Associazione Bottega del Mondo di Poschiavo, il quale ha presentato loro alcuni aspetti legati agli acquisti responsabili e al commercio equo e solidale. Abbiamo inoltre invitato i ragazzi a partecipare ad una serata pubblica sul tema “Un futuro migliore è possibile?!”. La nazione arcobaleno Si conclude la collaborazione con Jgor Sertori, operatore sociale Il progetto “Tra palco e realtà” si è sviluppato con e grazie a Jgor Sertori, operatore sociale. Egli ha avuto il merito di favorire con la sua carismatica presenza il dialogo fra i giovani e l'adulto, di diventare per alcuni allievi una persona di riferimento e di contribuire ad un miglioramento del benessere della comunità di scolari presso le scuole superiori del comune di Poschiavo. “Tra palco e realtà” è diventato con il passare degli anni un contenitore riconosciuto e apprezzato e ha acquistato una connotazione positiva sia fra gli allievi sia fra gli insegnanti. Grazie a questo progetto i giovani hanno potuto contribuire ad un cambiamento nel mondo che li circonda; ha permesso agli scolari di sperare. Ora Jgor Sertori vive con la sua famiglia in Sud Africa, nella nazione arcobaleno. Josy Battaglia, laureato in lavoro sociale con opzione assistente sociale, ha raccolto il testimone e ha seguito il progetto “Tra palco e realtà” nell'anno scolastico 2008-'09. 3. CONTRIBUTO DI JOSY BATTAGLIA, OPERATORE SOCIALE TRA PALCO E REALTÀ ANNO SCOLASTICO 2008/09 3.1 Cronistoria Durante il mese di luglio del 2008, ricevo da Luca Beti una proposta formale in merito alla continuazione di ciò che egli stesso, accompagnato da Igor Sertori, aveva proposto durante i due anni precedenti. Il progetto chiamato „tra palco e realtà“ aveva bisogno di una persona che continuasse sulla falsa riga di ciò che era stato fatto. In passato ero già stato confrontato con progetti di animazione legati soprattutto al mio percorso professionale in ambito sociale presso la Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana con sede a Lugano. Per la prima volta però ho assaporato l’opportunità di collaborare con un responsabile di un progetto all’interno del mondo scuola in Valposchiavo. Da subito ho maturato l’impressione che il sentimento di base dal quale è nato il progetto „tra placo e realtà“, non si distinguesse particolarmente dalla mia idea legata al concetto di prevenzione alla salute in ambito adolescenziale. Durante i mesi di agosto e settembre 2008 ho avuto dunque la possibilità di dare forma e contenuto alla nuova edizione del progetto e presentare lo stesso alla direzione scolastica e al corpo docenti delle scuole superiori. Ad inizio ottobre, aiutato da Luca Beti, ho perseguito la formazione di un „focus group“, composto da alunni che formassero il nucleo operativo all’interno di un’esperienza di „peer education“ (educazione fra pari) durante l’anno scolastico 2008-2009. Il primo incontro con il „focus group“ presso l’aula riservata all’animazione sociale della Comunità Evangelica di Poschiavo, ha avuto luogo il 21 ottobre 2008. 3.2 Attività Potrete consultare il piano dettagliato delle attività definitive fra gli allegati. Credo sia da subito necessario sottolineare il fatto che „tra palco e realtà“ abbia assunto un ruolo di prevenzione alla salute, partendo dall’interno dell’istitutzione scuola. Le attività del „focus group“ hanno acquisito una valenza diversa da qualsiasi attività parallela alla carriera formativa degli alunni delle superiori, in quanto la direzione scolastica ed il corpo docenti, hanno permesso che tali attività venissero svolte quasi completamente durante il tempo di norma riservato all’insegnamento e all’apprendimento di nozioni specifiche. Grazie a questo necessario compromesso, le attività hanno goduto della priorità riservata abitualmente all’apprendimento ed alla formazione fra i giovani. Al tempo stesso bisogna aggiungere come non si sia trattato di accedere ad informazioni tipiche della nozione tradizionale, bensì di un tipo di apprendimento legato allo stare in gruppo, alla partecipazione attiva attraverso un comportamento propositivo ed ai processi comunicativi fra adolescenti ed il mondo che li circonda (adulti, genitori, docenti, ecc...). Il fatto che le autorità scolastiche abbiano appoggiato le proposte di Luca Beti e collaboratori, ha indubbiamente favorito lo sviluppo di un progetto nuovo, e che mira ad obiettivi relazionali che fanno parte del mondo giovani e sempre più incidono in maniera tangibile anche lungo il percorso formativo, inteso come apprendimento delle nozioni che introducono ad una formazione professionale. È attuale e totalmente aperto nel mondo occidentale, all’interno dell’istitutzione scuola, il discorso riguardante il futuro del ruolo dell’insegnante. Le continue nuove sfide lanciate da un mondo del lavoro che richiede flessibilità dal punto di vista dell’apprendimento della materia professionale, inducono il docente e concentrarsi sulle potenzialità e capacità di apprendere legate al singolo, dovendo per necessità tralasciare a volte le dinamiche di gruppo e l’evoluzione dell’interazione del singolo all’interno di un sistema più ampio, composto da docenti, genitori e adulti che diverranno pure i futuri datori di lavoro, i padroni di casa, i clienti, ecc... La creazione di un „focus group“ pertanto, ha la possibilità di aprire le porte all’evolversi di attività dentro un terreno dove ci si può occupare di tutto ciò che normalmente è di contorno al mondo dell’adolescenza vissuta dentro la scuola. L’interazione del singolo all’interno del gruppo, il conflitto, il comportamento, la potenziale risorsa del singolo nei confronti del gruppo dei pari, diventano elementi centrali da trattare ed elaborare, mirando alla co-costruzione di possibili percorsi formativi dal punto di vista prettamente relazionale, non sottovalutando l’importanza dell’offerta di contenuto, capace di partorire valide e salutari alternative all’interno delle attività alle quali il giovane può accedere durante la propria adolescenza. Dal punto di vista pratico il „focus group“ va descritto come un insieme di scolari, costituito da alunni di prima, seconda e terza superiore, suddivisi in egual misura fra ragazze e ragazzi provenienti dalle varie contrade. Sette ragazze e altrettanti ragazzi, hanno partecipato dapprima a cinque incontri dove si sono affrontati temi legati alla formazione di un gruppo di lavoro, all’educazione fra pari ed a questioni relazionali, comportamentali e comunicative. Durante gli ulteriori due incontri si è passati alla creazione di un’offerta verso il gruppo allargato di compagni delle scuole superiori, dove il „focus group“ è stato chiamato ad attivarsi in maniera propositiva e responsabile su più fronti. L’operatore si è concentrato sul lavoro di coordinamento delle attività organizzative, mirando consapevolmente all’evoluzione di un’identità di gruppo, al mantenimento e aumento delle risorse individuali e all’assunzione di responsabilità del singolo, all’interno del „focus group“ e verso l’esterno. La scelta riguardante la principale attività da proporre a tutta la comunità scolastica delle superiori, è caduta come l’anno precedente su una manifestazione sportiva svoltasi sabato 14 febbraio 2009, con l’aggiunta di una festa in serata, entrambe presso le palestre di S.ta Maria, a Poschiavo. 3.3 Riflessioni sull’esperienza 3.3.1 I ritrovi del „focus group“ in sala giovani Nelle vesti di operatore ed animatore sociale, ho cercato di dare un’impronta totalmente rivolta al lavoro all’interno di un gruppo ed alle dinamiche relazionali che si manifestano entro simili confini. Gli alunni si sono trovati da subito a doversi confrontare con la condivisione e la messa in discussione del proprio sistema comunicativo e comportamentale. La presenza di una figura esterna, nuova, ed estranea al mondo della scuola (l’animatore sociale), ha comportato un necessario percorso di reciproca conoscenza che ha indotto il gruppo ad esplicitare ed esporre regole comportamentali e comunicative che rispettassero le aspettative e le necesstià di ogni partecipante. Questo momento di costruzione, è servito da spunto per evidenziare come un simile insieme di persone, composto da alunni ed animatore, si distingua dall’ambito istituzionale anche nella forma e nelle modalità dove avviene l’interazione. La finalità del „focus group“ è il „focus group“. Si tratta di un gruppo di lavoro che come obiettivo ha l’atto di imparare a lavorare e stare assieme, la necessità di curare la parte relazionale, ed il piacere nel produrre momenti dedicati al contenuto da condividere con i pari che non partecipano direttamente al progetto. Momenti che nascondano finalità educative e di condivisione legate alla prevenzione alla salute. Soprattutto durante i primi due incontri, i partecipanti hanno avuto la possibilità di verificare in maniera pratica, attraverso esercizi di socializzazione che curano la questione della relazione, quanto sia importante ricavare da ognuno il massimo della risorsa disponbile. Il fatto che un alunno di terza superiore impari ad interagire e collaborare con un compagno tre anni più giovane e viceversa, oppure che una ragazza si metta in discussione per trovare un compromesso comunicativo e comportamentale con il compagno in piena fase adolescenziale, può significare molto, e non sono mancati gli spunti di riflessione da affrontare all’interno dello stesso gruppo di lavoro. Durante gli ulteriori tre incontri invece siamo passati all’analisi e alla condivisione di fattori che dal punto di vista sistemico incidono sulla conduzione di un simile progetto. Il „focus group“ si muove dentro sistemi diversi ed ognuno all’interno del gruppo stesso deve imparare a tenerne conto. Fra i sistemi influenti e determinanti in merito alle proposte delle attività possibili, sono stati individuati il sistema docenti, genitori, mondo del lavoro, adulti, spazio, tempo, regole, autorità, responsabilità, finanze, giudizio, ecc... Approfitto di questo spazio per portarvi tre esempi di esercizi proposti durante gli incontri: a) Esercizio a coppie sulla percezione del singolo in rapporto al sistema entro cui si muove A coppie, fra ragazze e ragazzi, di età differente, ho proposto un momento di discussione che mirasse alla condivisione su fattori legati all’auto osservazione. Cinque domande da porsi a vicenda che favoriscano l’acquisizione di una maggiore consapevolezza di se stessi in rapporto agli altri. Le cinque domande sulle quali riflettere ad alta voce, in gruppi di due persone, erano le seguenti: - Come mi vedo io? - Come penso che mi vedano gli altri? (genitori, docenti, amici, adulti, ecc...) - Come vorrei mi vedessero gli altri? - Come vorrebbero vedermi gli altri? - Come mi vedi tu? Interessante osservare durante lo svolgimento di questo esercizio come gli alunni avessero spesso difficoltà a distinguere le sfaccettature e le sostanziali differenze fra le domande sottoposte, fattore che dimostra quanto non sia evidente il processo di costruzione di una differente visione di se stessi, confrontandosi con le visioni che possono giungere dall’esterno. b) Esercizio sui conflitti relazionali fra gruppi e all’interno di un gruppo Si tratta di un gioco durante il quale due gruppi si contendono l’assegnazioni di punti mediante la scelta interna riguardante l’esposizione di un cartello. La combinazione derivante dall’esposizione da parte dei due gruppi, i quali non conoscono la scelta reciproca, sfocia nell’assegnazione dei punti che determineranno un punteggio finale. L’obiettivo è realizzare il maggior numero di punti possibile. Da questo apparentemente banale esercizio, emergono infiniti punti di discussione che mirano a rafforzare la consapevolezza del singolo individuo all’interno di un’interazione di gruppo. Gli elementi osservati che meritano di essere citati in questo spazio sono la messa in comune e le modalità decisionali che portano un gruppo alla scelta del cartello da esporre. Il tentativo ed il processo che porta due mediatori all’interno dei gruppi a cercare un’intesa su come proseguire l’esercizio. È stato imporante infine poter giungere alla conclusione che due gruppi che si confrontano in un simile compito tendono alla rivalità ed alla competizione. Non ci si è soffermati troppo a riflettere sulla finalità dell’esercizio proposto, che non era sconfiggere l’altro gruppo, ma bensì riuscire a totalizzare il maggior numero di punti possibile, non tralasciando la possibilità di trovare un accordo fra gruppi distinti. Un discorso probabilmente applicabile anche al gruppo „adolescenti“ che si trova a doversi confrontare con i gruppi „adulti“, „docenti“, „genitori“, ecc... c) Discussione e riflessione su un fatto realmente accaduto con protagonisti tre adolescenti Per introdurre le ragazze ed i ragazzi alla questione sistemica in maniera pragmatica e meno teorica, ho proposto delle discussioni riguardanti eventi avvenuti in Valposchiavo che hanno visto protagonisti dei giovani adolescenti e post-adolescenti. Su tutti, emergono con prepotenza i fatti accaduti a inizio ottobre 2008 e riportati giovedì 16 ottobre sul settimanale locale „Il Grigione Italiano“ in un articolo dal titolo „vandalismi transfrontalieri“. In tale spazio venivano presentati fatti legati ad atti vandalici commessi da giovani della valle, con il compito di riflettere in gruppo sulle motivazioni che possono aver spinto ad un tale comportamento. Quali le conseguenze dirette per gli autori del gesto e quali i sentimenti, le preoccupazioni, le emozioni che si possono provare trovandosi coinvolti in una simile situazione? Come uscirne inoltre, lasciando spazio alla fantasia e alle differenti visioni da parte di ogni signolo componente del „focus group“. Questo l’esercizio che è stato affrontato inizialmente con leggerezza e superficialità, assumendo col passare della discussione maggiore concretezza quando alcuni alunni hanno accennato a simili situazioni dove si sono ritrovati coinvolti in prima persona. 3.3.2 La manifestazione proposta dal „focus group“ A termine dei 5 incontri dove abbiamo lavorato soprattutto sugli aspetti legati all’identità del gruppo, siamo passati alla preparazione di un’attività da rivolgere essenzialmente verso la comunità scolastica dove toccasse al „focus group“ proporre, attraverso spirito propositivo, spazio e momenti dove condividere attività dando riscontro al potenziale ed alle risorse esistenti. Da sottolineare come questi momenti riservati alle questioni organizzative si siano svolti all’infuori del tempo scolastico, perlopiù durante il tardo pomeriggio del venerdì. I membri del gruppo di lavoro hanno voluto proporre una manifestazione sportiva che coinvolgesse le classi dalla quarta alla sesta elementare e le superiori, svoltasi durante la giornata di sabato 14 febbraio 2009. La manifestazione poggiava su alcuni elementi fondamentali da tenere in considerazione. Il ruolo dell’animatore sociale doveva rimanere marginale sia dal punto di vista organizzativo che per quanto riguarda la presenza durante la manifestazione. Questo per favorire il processo di autogestione del gruppo di lavoro. La risposta è stata più che positiva. All’interno del gruppo sono stati suddivisi i vari compiti legati sopratutto agli aspetti organizzativi più rilevanti. Altra questione importante inerente alla marginalità della posizione e del ruolo assunto dall’animatore, riguarda l’assunzione di responsabilità da parte degli alunni, ai quali è stato esplicitamente chiesto di trovare persone disposte a collaborare ed assumere la funzione di accompagnatori durante la manifestazione sportiva e la festa riservata agli scolari delle superiori prevista per la serata del sabato. I membri del „focus group“ sono così riusciti a richiedere la presenza durante torneo e festa di due docenti delle scuole superiori e di un genitore. Queste persone hanno assunto la funzione, come detto, di accompagnatori e grazie alla collaborazione di Luca Beti e dell’animatore, è stato possibile coprire tutto l’arco della giornata tramite la presenza di un adulto che mantenesse la responsabilità ultima per l’andamento delle attività. Da un primo riscontro avvenuto ad esperienza terminata, mi sento di asserire che la manifestazione sia stata gradita da gran parte dei partecipanti, constatando inoltre come una così ampia condivisione di compiti e responsabilità organizzative ed amministrative, abbia contribuito a rafforzare l’identità del „focus group“ al suo interno e verso l’esterno. Ringrazio a posteriori infinitamente coloro che si sono messi a disposizione affinché i giovani ricevessero un chiaro segnale di sostegno ed approvazione, e più specificatamente Marco Lardi, Luca Crameri, Livio Luigi Crameri, nonché il mio più stretto collaboratore all’interno del progetto, Luca Beti. 3.4 Autocritica e critica in un’ottica costruttiva Sono convinto che come tutti i progetti che vengono proposti a livello giovanile, anche questo vada attentamente osservato per ciò che è stata la propria evoluzione. Ai posteri, a chi intende prosegeguire con progetti nell’ambito della prevenzione alla salute va lasciata una critica, prodotta innanzitutto da chi il progetto lo ha ideato e realizzato, affinché non si debba incappare negli stessi errori, valorizzando d’altro canto ciò che di buono si è manifestato. Iniziamo brevemente da ciò che è funzionato in maniera ideale: Il fatto di poter lavorare a stretto contatto con un gruppo di 14 alunni per 5 mezze giornate durante il tempo abitualmente dedicato alla frequentazione delle lezioni, come già espresso, lo reputo elemento basico e centrale per la riuscita del progetto. Il giovane coinvolto, l’alunno, riceve un segnale forte di riconoscimento del lavoro che viene svolto durante gli incontro con il „focus group“, e viene responsabilizzato verso la partecipazione al progetto stesso, che comporta anche l’autogestione del recupero delle nozioni perse. Durante i sette incontri ci sono state solamente tre assenze, fra l’altro giustificate, per malattia ed impegni di stage. Altro fattore essenziale, lo indico nella fortuna di poter accedere ad una struttura esterna all’edificio scolastico, che permette ai giovani di accantonare momentaneamente il rapporto con l’autorità (in questo caso scolastica) dedicandosi e concentrandosi completamente verso il progetto di educazione fra pari. In tal senso è probabilmente sensato l’intervento di una persona esterna al mondo scuola, che abbia frequentato una formazione in un ambito parallelo, come può essere l’animazione sociale. figura che abbia contatto con la direzione scolastica ed il responsabile dei progetti di prevenzione alla salute, non tenuta a svolgere un ruolo di tipo gerarchico. In un buon progetto di educazione fra pari, l’impronta dell’animatore dovrebbe risultare di minimo impatto. Credo di aver rispettato questa consegna che mi sono imposto ad inizio progetto, mentre mi risulta in questo momento difficile trovare riscontro fra i ragazzi su come la mia figura sia stata effettivamente percepita. Grazie all’intervento esterno da parte del docente e responsabile del progetto Luca Beti, come pure del pastore Antonio Di Passa, ho potuto mantenere la distanza necessaria anche affrontando tematiche dove una posizione autoritaria e di tipo gerarchico risultava necessaria. Da inizio progetto ho ripetuto a partecipanti e responsabile dello stesso, che non mi trovavo di fronte a nessun obbligo nel conseguire nessun tipo di obiettivo. Il „focus group“ possiede le risorse per decidere come esprimersi e quali intenti perseguire, l’animatore sociale è invece chiamato ad aprire il maggior numero di porte, di opportunità, possibili. Sta ad ogni singolo membro poi decidere quanto investire e quanto incidere all’interno delle attività proposte. Un simile gruppo di lavoro dovrebbe innanzitutto servire se stesso. Gli alunni accedono al progetto con l’intento di rendersi conto, di assumere coscienza delle proprie capacità, alla ricera della maniera più consona affinché le stesse possano servire ad un più ampio gruppo di coetanei. Cosa è funzionato meno: L’animatore sociale si attiva fuori dal mondo scuola per preservare la propria „neutralità“. Al tempo stesso questa figura avrebbe bisogno di testare l’ambiente scolastico, osservando e coltivando i contatti con gli alunni maggiormente coinvolti nel progetto, a stretto contatto con l’istituzione e gli attori che la costituiscono. Ciò non è stato sempre possibile. Per una questione logistica e di tempo a disposizione, come operatore ho dovuto arrangiarmi „a distanza“, riuscendo nel comunicare con il „focus group“ anche fuori dagli incontri programmati, garantendo l’efficienza degli interventi unicamente grazie alla stretta collaborazione con Luca Beti, che ha saputo operare dentro l’istituzione. Altro punto negativo si è rivelato l’insufficiente tempo che ho saputo dedicare alla restituzione delle impressioni derivanti dai componenti del gruppo di lavoro, come dal corpo docenti e dalla direzione scolastica. Così facendo ho tralasciato un elemento essenziale che determina in maniera decisiva simili progetti, la co-costruzione, che deve e può passare unicamente attraverso un’attenta raccolta ed elaborazione dei feed-back positivi e negativi che inevitabilmente emergono durante il percorso che porta all’attuazione del progetto sul campo. Non sono purtroppo stato in grado, se non attraverso l’utilizzo di schede di raccolta rivelatesi troppo strutturate e noiose da compilare, di cogliere in altro modo le impressioni che avrebbero reso il mio lavoro più semplice. Pensando soprattutto all’era tecnologicamente evoluta e ricca di modernità dal punto di vista comunicativo nella quale ci troviamo, sarebbe probabilmente pensabile un approccio differente alla questione, che miri a raccogliere il maggior numero di informazioni possibili inerenti l’umore del partecipante e del sistema all’interno del quale il progetto si situa. Il materiale raccolto su videocamera digitale, come pure le schede delle quali vi ho appena parlato, risultano essere insufficienti e privi di valori indicativi che possano tracciare un riscontro di indubbia validità. Infine un fattore di disturbo che sarebbe stato probabilmente opportuno affrontare con maggiore energia, riguarda il rapporto del „focus group“ con l’utilizzo della sala giovani messa a disposzione da parte della comunità Evangelica di Poschiavo. Nonostante sia funzionata abbastanza bene l’assunzione di responsabilità richiesta agli alunni che durante il progetto si sono messi a disposizione, garantendo ed assicurando l’apertura della sala durante dodici incontri autogestiti del venerdì pomeriggio fra le 16.00 e le 18.30, risulta evidente come sia mancato completamente, o quasi, il nesso fra i responsabili del progetto ed i ragazzi delle superiori, non appartenenti al „focus group“ ma al contempo abituali frequentatori della sala giovani. L’unico contatto in tal senso è stato fortunatamente coltivato e continuato dagli anni precedenti, da parte del pastore Antonio Di Passa, responsabile capo dello spazio messo a disposzione. Un maggiore coinvolgimento di questi alunni, estranei al gruppo di lavoro, nell’organizzazione ed apertura della sala, avrebbe prodotto un quantitativo di malintesi minore, e una maggiore consapevolezza riguardante regole e condizioni di accesso allo spazio in questione. 3.5 Prospettive future In maniera fugace, ma si spera altrettanto chiara, avete potuto gettare uno sguardo dentro al progetto, con riferimento all’attuazione dello stesso durante l’anno scolastico 2008-2009. A parer mio, quando ci si occupa di giovani, proponendo loro una presenza sul campo a dimostrazione dell’interesse indiscusso nei confronti del loro mondo, raramente si sbaglia. Non si sbaglia nei termini di errore come lo si intende spesso ingenuamente. L’errore, lo sbaglio, il disturbo, come il disagio, devono poter essere affrontati a stretto contatto col giovane, all’interno di una relazione che non presupponga posizioni asimmetriche, lasciando via libera alla concezione del contrasto e del conflitto intesi come opportunità di riflessione che volga al cambiamento. A quel punto il lavoro con l’adolescente assume dimensioni essenziali, nel processo di inserimento sociale al quale mirare. Un progetto come „tra palco e realtà“ apre, a partire dal proprio concepimento, una miriade di porte sul mondo dei giovani allievi delle scuole superiori e dovrebbe riscontrare anche in futuro un significato di utilità comprovata, in materia prevenzione alla salute. Per quanto riguarda il futuro immediato, lascio immaginare prospettive di mantenimento, modifiche e riproponimento di un progetto di educazione fra pari all’interno della prevenzione alla salute presso le scuole comunali di Poschiavo, ai responsabili incaricati dall’istituzione stessa. Ringrazio in maniera particolare il docente responsabile Luca Beti ed il pastore Antonio Di Passa per la gradita collaborazione ed auguro a chi avrà a che fare in futuro con simili opportunità di poter usufruire delle informazioni che ho cercato di tramandare attraverso queste righe. Ringrazio i ragazzi del „focus group“ per aver accettato la sfida con spirito positivo e costruttivo. 4. CONTRIBUTO DI ANTONIO DI PASSA, PASTORE RIFORMATO L’UTILIZZO DELLA SALA GIOVANI PRESSO LA COMUNITÀ EVANGELICA DI POSCHIAVO Introduzione Sono stato coinvolto in questo progetto dal maestro Luca Beti, e gli operatori sociali Jgor Sertori e in seguito, Josy Battaglia. In primo luogo per mettere a disposizione la nuova “sala giovani” che la comunità ha apprestato per la gioventù non solo riformata. La sala era stata arredata secondo le indicazioni dei giovani che hanno partecipato sin dall’inizio e le regole per il suo utilizzo erano anche state concordate fra loro. Il mio interesse per un lavoro giovanile ha portato dalla semplice disponibilità a mettere a disposizione un luogo ad una collaborazione più stretta nell’accompagnamento dei giovani. L’idea era non di calare qualcosa dall’alto per loro, ma ascoltarli, aiutare ad ascoltarsi, essergli vicino nel realizzare i loro desideri e aspirazioni. Linee guida lavoro Per prima cosa si è voluto dare l’opportunità ai giovani di imparare a: Gestire la propria libertà, capacità e limiti all’interno di regole date dal gruppo. A volte, in uscite scolastiche o altre opportunità, mi è sembrato di cogliere nei nostri ragazzi una grande voglia di vivere, di mettere in gioco tutta la loro potenzialità mancando però di moderazione nella gestione proprio della loro libertà e potenzialità. A volte mi è capitato di ascoltare la testimonianza di ragazzi andati a studiare, a Coira o altrove, che lamentavano l’incapacità di essersi saputi gestire nell’estrema libertà, avuta improvvisamente dal vivere fuori casa, sconfinando negli eccessi. Per dare un’immagine, posso dire che un aquilone ha bisogno di vento e libertà per volare ma deve anche essere ancorato bene a terra altrimenti cadrà in picchiata. Questo si è cercato di fare lasciandogli usare la sala in libertà ma con regole ben precise, contrattate, ridiscusse e accettate. Lo stare insieme in un luogo loro e per loro ha dato la possibilità di riunire i gruppi in cui altrimenti si dividono. Il rispetto dell’altro era una norma da osservare. Per esempio, di solito, oggi quasi tutti i ragazzi hanno a casa un computer, una station giochi, un ping pong o il calcetto dove giocano quanto gli pare, diverso è imparare a condividere un gioco, mettersi in fila, tifare insieme in una gara al videogioco. Dalla difficoltà iniziale ad aspettare c’è stata una maturazione del vivere comune. Importante è stata la richiesta di responsabilità delle proprie azioni e imparare a non lasciarsi trasportare dagli altri. Si è voluto usare il famoso adagio che dice “chi rompe paga e i cocci sono i suoi”, in altre parole, capita che giocando, usando le cose, si possano anche rompere accidentalmente, però il danno deve essere subito annunciato al responsabile e riparato. Sembra una cosa scontata, invece questa norma ha aiutato i ragazzi ad essere molto responsabili e a maturare. Si è cercato di far passare il messaggio di non seguire passivamente chi sbaglia ma che, invece, va fatto ragionare e, nel caso, non va coperto nemmeno passivamente, in pratica, non ci si lascia coinvolgere da chi sbaglia. Esperienze concrete Va premesso che la teoria non è passata subito nella pratica dell’uso della sala. Le norme che sarebbero servite a gestire la loro libertà e le loro capacità non sono state subito osservate (ho cancellato una parola doppia). Molto spesso il gusto di trasgredire è stato forte. Stargli vicino ha richiesto un continuo e paziente accompagnamento. Ogni volta è stato un fermarsi, ragionare insieme, uno spiegare e un capire e un ripartire cercando di imparare a gestirsi. Chi si mette vicino a dei giovani deve sapere che incontrerà problemi, spesso non finirà tutto liscio e non sempre sono in grado di fare tutto come si aspetta un adulto. Però, hanno bisogno proprio di una palestra dove fare esperienza, provare, sbagliare, riprovare, vedere se va in altro modo, ripartire. Per stargli vicino ci vuole molta passione e pazienza. Va anche detto però che, all’interno di questo accompagnamento, è cresciuto il loro modo di vivere insieme, di organizzarsi e di rapportarsi con il mondo degli adulti. Dopo mesi hanno capito l’importanza di avere a disposizione qualcosa che potevano gestirsi in libertà comprendendo che le regole servono per vivere insieme bene. Valutazioni conclusive Non è possibile riassumere in questo spazio la ricchezza delle esperienze vissute con i giovani e la crescita osservate, però mi sento di citare un proverbio africano che recita: per crescere un bambino c’è bisogno di un intero villaggio. Dietro al disorientamento, al vuoto, alle dipendenze, alla violenza della situazione giovanile c’è sicuramente anche un’assenza del mondo degli adulti che va recuperata. Magari avremo un po’ meno tempo per noi ma i giovani hanno bisogno e vogliono essere accompagnati, anche se fanno di tutto per stare da soli. 5. ALLEGATI - PROGRAMMA DETTAGLIATO „TRA PALCO E REALTÀ 2008/2009 - FORMAZIONE FOCUS GROUP ANNO 2008-2009 - LISTA PRESENZE INCONTRI FOCUS GROUP 2008-2009