Unione Europea
Riserva Naturale dello Stato
CRATERE
degli ASTRONI
Opuscolo illustrativo dei caratteri ambientali
e delle modalità di visita
S.r.l. unipersonale
di proprietà della
Fondazione WWF Italia
Il presente fascicolo è stato sviluppato
nell’ambito delle attività finanziate dal POR
Campania 2000-2006 al WWF Italia Onlus
WWF Italia
Responsabile Affari Generali e Beni Patrimoniali
Annibale Gatto
Responsabile Unico del Procedimento
Giorgio Calamaro
Coordinatore Territoriale Progetti POR
Fabrizio Canonico
Le attività sono state svolte dal
WWF Ricerche e Progetti S.r.l.
con il seguente gruppo di lavoro:
Responsabile
Adriano Paolella
Coordinamento
Saro Aiello, Simona Bardi, Maria Piera Padoan
Testi
Antonietta Lamberti in collaborazione con
Marcello Giannotti
Grafica
Paola Venturini
Foto di copertina
Saro Aiello
Foto
Saro Aiello, Maurizio Fraissinet, Marcello
Giannotti, Panda Photo, Marco Ruocco, ©WWFCanon
Si ringrazia per i contributi e la partecipazione la
Sezione Regionale Campania del WWF Italia - Onlus ed in particolare il Presidente Ornella Capezzuto, l’Assistente Giovanni La Magna e il Direttore
dell’Oasi Giuseppe Pugliese.
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Quercia grande
INDICE
Premessa generale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
Il contesto di riferimento: caratteri sociali ed economici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
Cenni storici. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
Etimologia del nome “Astroni” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
I caratteri vegetazionali e faunistici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
Una rete di connessione: l’inserimento della Riserva nel sistema regionale campano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
La fruizione: i percorsi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
Itinerario n.1: le zone umide . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
Itinerario n.2: la vita del bosco. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
Itinerario n.3: paesaggistico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
Itinerario n.4: geologico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
Itinerario n.5: ornitologico. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
La fruizione: le attività ed i laboratori. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
Schede sintetiche di specie di flora e fauna più rappresentative . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
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Lecceta, bosco misto e canneto - M. Ruocco
PREMESSA GENERALE
LA RISERVA NATURALE DELLO STATO “CRATERE DEGLI ASTRONI” in Campania,
è situata al limite occidentale della città di Napoli, nel cui Comune sono inclusi solo
l’ingresso alla Riserva e i versanti settentrionali esterni del cratere, la gran parte dell’area infatti ricade nel territorio comunale di Pozzuoli. Il vulcano Astroni, originatosi
circa 3.700 anni fa in seguito ad una attività vulcanica esplosiva di tipo prevalentemente freato-magmatica e in minor misura effusiva, fa parte del “campo vulcanico” dei Campi Flegrei, un sistema di edifici vulcanici sviluppatisi, attraverso diversi eventi eruttivi,
ad ovest della città di Napoli. I Campi Flegrei fanno parte di quella che in geologia si
definisce una “caldera”, cioè una vasta depressione della superficie terrestre, determinata generalmente dallo svuotamento della camera magmatica in seguito ad eruzioni particolarmente potenti e dal conseguente crollo delle rocce sovrastanti. Nella storia vulcanologica dei Campi Flegrei spiccano due eruzioni di carattere esplosivo, di incredibile violenza, che hanno determinato il collasso del tetto della camera magmatica e la formazione della caldera flegrea. La prima, avvenuta circa 39.000 anni fa, diede luogo al deposito di materiale piroclastico che va sotto il nome di Ignimbrite Cam-
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pana, la seconda risale a 15.000 anni fa
e corrisponde alla formazione del famoso Tufo Giallo Napoletano. L’attuale paesaggio del territorio flegreo si distingue
per gli splendidi e numerosi crateri che
ne disegnano la morfologia, che sono
oggi occupati da fitti boschi, da laghi o
sono riempiti dalle acque del mare e che
fanno dei Campi Flegrei un luogo unico
al mondo.
Il vulcano Astroni rappresenta uno dei
pochi crateri preservati dell’intera area.
La struttura del cratere è ellittica e si sviluppa lungo due assi che misurano 1 e
2 km circa, l’altitudine varia da un minimo di 10 metri ad un massimo di 253
metri s.l.m.. La Riserva, che si estende per
una superficie di circa 247 ettari e comprende l’intero edificio vulcanico, rappreFalco pellegrino - © WWF-Canon/C. M. Bahr
senta una delle rarissime residue aree naturali della provincia di Napoli, sopravvissute alla massiccia urbanizzazione che
ha caratterizzato l’intera zona negli ultimi decenni. L’alto valore naturalistico della Riserva, insieme alla sua posizione geografica, a ridosso del Parco Regionale
dei Campi Flegrei e del recente Parco
Metropolitano delle Colline di Napoli, conferiscono al sito un notevole valoCofaniello Piccolo
re strategico, assegnandogli un ruolo
ambientale rilevante nella continuità della rete ecologica dell’area.
L’intero cratere è oggi interessato da una fitta e diversificata copertura vegetazionale che si contraddistingue per l’elevata naturalità e l’ottimo stato di conservazione. L’area interna del cratere
non è pianeggiante, ma spiccano due rilievi formatisi in seguito
ad attività vulcanica: il Colle dell’Imperatrice e la Rotondella, coni
di scorie che testimoniano l’ultima fase eruttiva del vulcano. Il fondo del cratere, situato a 10 metri s.l.m. è interessato inoltre, dalla
presenza di tre specchi d’acqua originatisi in seguito a fenomeni
vulcanici che determinarono la formazione di tre depressioni di
area diversa. La più grande provocò un affioramento della falda
freatica sottostante con la conseguente
formazione di quello che oggi è chiamato “Lago Grande”, il quale ha una superficie di circa 3,3 ettari ed è tuttora alimentato dalle acque della stessa falda; le due
depressioni più piccole invece, alimentate prevalentemente da acqua piovana, determinarono la formazione del “Cofaniello Piccolo” e del “Cofaniello Grande”. Il primo, situato alla base del colle
dell’Imperatrice ed immerso nella fitta
boscaglia, è ricoperto interamente dalla lenticchia d’acqua ed ha una superficie di appena 0,2 ettari. Il Cofaniello Grande è attualmente interessato da un progressivo processo d’interramento, e presenta le caratteristiche tipiche di un piccolo stagno, la sua superficie è di appena 0,1 ettari. Sul versante orientale interCofaniello Grande
no del cratere è presente ciò che rimane della Rupe della Caprara, un duomo
lavico formatosi durante le fasi finali dell’eruzione e parzialmente distrutto in seguito a successivi eventi vulcanici. Oggi
le affascinanti tracce della storia geologica degli Astroni sono ancora evidenti
e si scorgono cercandole tra gli angusti
spazi della fitta vegetazione e del mondo selvatico che nel tempo ha colonizLago Grande - M. Giannotti
zato l’area, fatto di alberi secolari, di fiori colorati e di animali sfuggenti, che hanno scelto l’Oasi come loro casa.
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Panorama dall’alto con il cratere - M. Ruocco
IL CONTESTO DI RIFERIMENTO:
CARATTERI SOCIALI ED ECONOMICI
LA RISERVA DEL CRATERE DEGLI ASTRONI È INSERITA IN UN CONTESTO territoriale di grande interesse e complessità: i Campi Flegrei. Posto in una posizione di cerniera tra due Parchi Regionali - il Parco dei Campi Flegrei e quello delle Colline Metropolitane di Napoli - si presenta come una realtà unica che per la sua conformazione,
sembra avulsa dal territorio circostante, ma che tuttavia non può non interagire con
esso. Nella difficile individuazione di chiari confini territoriali per perimetrare un contesto socio-economico omogeneo di riferimento in cui insiste la Riserva; la delimitazione spaziale include due municipalità del Comune di Napoli (la IX e la X, costituite
dai quartieri di Pianura, Soccavo, Bagnoli e Fuorigrotta) ed i Comuni di Pozzuoli e Bacoli. I Campi Flegrei sono un sistema ambientale ed insediativo unico, la cui conformazione geomorfologica, nel tempo ha determinato non solo la natura dei terreni e
le forme del paesaggio, anche i caratteri dell’insediamento e degli usi. Un territorio nel
quale si intrecciano complessità urbana, grandi risorse naturali, un enorme patrimo-
nio storico-archeologico ed eccezionali paesaggi.
Proprio la sua complessità e la sua ricchezza fa di quest’area un vero e proprio
laboratorio per la sostenibilità. Questo
territorio, infatti, dopo essere stato il luogo prediletto dell’otium di importanti famiglie patrizie romane ed aver svolto una
rilevante funzione urbana, dalla caduta
dell’Impero Romano si avvia verso un declino dal quale riemerge solo a partire
dalla metà dell’800 quando, ormai nell’area di gravitazione della città di Napoli, è interessato dalla progressiva espansione demografica della città. A partire
dall’inizio del ‘900 muta radicalmente la
sua funzione, diventando area elettiva di
importanti insediamenti industriali. Solo a partire dalla fine degli anni ’80, a seguito della crisi del settore siderurgico e
della crisi delle grandi imprese a parteBarbagianni - © WWF-Canon/M. Harvey
cipazione statale, la destinazione di questa eccezionale porzione di territorio viene rimessa in discussione ed orientata nuovamente verso impieghi turistici e per il tempo libero.
L’area di superficie complessiva di 90,22 kmq., rappresenta il 7,7%
della superficie della provincia di Napoli e con 312.752 residenti al
2001, incide per il 10,22% sul totale degli abitanti della provincia.
Tra il 1971 ed il 2001 il numero di abitanti è diminuito del 2,5%;
per una forte riduzione dei residenti (-10,7%) registrata nella X Municipalità (Bagnoli-Fuorigrotta); il Comune di Pozzuoli, invece, evidenzia una crescita dei residenti (+4,9%), mentre Bacoli e la IX Municipalità presentano valori di stabilità. La densità abitativa (3466
ab./kmq.) si presenta in media superiore a quella della provincia
(2.613 ab./kmq.), per l’elevatissima densità abitativa delle due Municipalità (con valori tra 6.500 e 7.100 ab./kmq.) superiori di quasi
due volte e mezzo quelli medi della provincia.
L’economia dell’area è complessa ed articolata, e rispecchia le
caratteristiche tipiche delle aree metropolitane, in cui la presenza dell’agricoltura risulta residuale. Infatti, le superfici destinate alle attività agricole solo nel Comune di Pozzuoli appaiono signifi-
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cative (32,5% della superficie totale),
mentre bassa risulta la percentuale di superficie agricola del Comune di Bacoli
(11,8% della superficie totale) e marginale nelle due municipalità considerate.
Il livello di utilizzazione di tali superfici,
in ogni caso, è elevato, attestandosi in
media su valori superiori al 77%.
Il numero di aziende agricole è stimabile
Riccio - S. Aiello
in poco più di 2.000; a prevalente conduzione familiare di piccola piccolissima
dimensione: (in media 0,7 ha. di superficie utilizzata). Le produzioni prevalenti
sono quelle ortive e viticole unitamente ad agrumeti e frutteti, esigua è la presenza di altre tipologie di coltivazioni. Ridotto il comparto zootecnico, con circa
100 aziende di ridottissime dimensioni,
(con una media di 8 capi ciascuna) e
Ciclamino napoletano - S. Aiello
concentrate nell’allevamento dei suini.
Le produzioni agroalimentari, che esprimono la tipicità dell’area,
sono nel settore vitivinicolo, per il quale si segnala il riconoscimento nel 1994 della Doc Campi Flegrei. (vini con uve dell’area, tra cui
la Falangina ed il Pedirosso). Tra i prodotti ortivi, la cicerchia (chiamata dai romani cicerula) costituisce quello che più degli altri porta con sé una tradizione secolare delle famiglie contadine del territorio flegrei - insieme ad altri tradizionali legumi secchi, come le
fave baiane, i fagioli bianchi ad occhietto e i piselli “santaroce” - la
cicerchia é una pianta piuttosto rustica non richiede cure particolari. Con il progressivo abbandono dell’agricoltura questa verdura stava scomparendo, ma da qualche anno un ristretto numero
di produttori, che non ne ha mai interrotto la coltivazione, la sta
riproponendo in manifestazioni e degustazioni, facendola riscoprire alle nuove generazioni. Ulteriori prodotti tipici dell’area sono la Melannurca ed i friarielli.
Al 2001 nei comparti dell’industria e dei servizi, risultano prevalenti
le unità locali del commercio (38,7,4%), soprattutto al dettaglio,
con una tipica debolezza strutturale dimostrata dalla ridotta dimensione media delle unità locali, che si riverbera sull’incidenza
degli addetti impegnati sul totale dei comparti produttivi e dei
servizi (16,2%). Segue, per numero di unità locali (22,9%), il com-
parto dei servizi alle imprese, che denota
l’esistenza di un sistema economico in
cui il terziario riveste un ruolo fondamentale, tipico delle aree urbane; con un numero di addetti pari al 25,7%. Il comparto delle produzioni manifatturiere, con il
14,6%, rappresenta il quarto settore per
numero di unità locali (17,6% degli addetti). Rilevante il peso di Pubblica AmLucertola campestre - M. Giannotti
ministrazione, sanità, istruzione ed altri
servizi pubblici, sociali e personali, con il 17,7% sulle unità locali ed
il 35,2% degli addetti. Risibile il peso delle attività agro-industriali,
(0,2% delle unità locali e 0,7% degli addetti).
Il settore della ricettività e della somministrazione, è debole, e con
una incidenza del 5,8% sulle unità locali e del 4,6% sugli addetti
non fornisce un supporto adeguato a sostegno di interventi connessi al turismo ambientale e culturale. Nel 2004 le strutture ricettive risultano poco meno di 50 strutture alberghiere con circa 2.000
posti letto, la quasi totalità delle quali nei Comuni di Bacoli e di
Pozzuoli a cui si aggiungono altre strutture ricettive non alberghiere, tra cui 4 camping con oltre 2.500 posti letto. Questa offerta di ricettività, apparentemente significativa non riesce tuttavia
ad emergere, realizzando azioni comuni di promozione dell’incoming e stenta a trovare una sua stabilità; nella maggior parte dei
casi le strutture alberghiere dell’area svolgono soprattutto una
funzione di accoglienza di ricevimenti. Alle tradizionali strutture
ricettive alberghiere in tutta l’area sono via via sorte alcune strutture agrituristiche. Al mese di marzo del 2007 all’Albo Regionale
degli Agriturismi risultano rilasciate autorizzazioni per 14 operatori.
Nel complesso la Riserva risulta ubicata in un’area da enormi potenzialità (risorse archeologiche, termali, balneari, paesaggistiche
ed enogastronomiche), che tuttavia stenta a ritrovare un assetto
del suo sistema economico tale da consentire un indirizzo deciso di sviluppo territoriale fondato sul turismo, sulla valorizzazione
delle tipicità e sulle risorse ambientali. Ancora è debole la definizione di strategie comuni di organizzazione e promozione del territorio che ne consenta la valorizzazione a fini turistici. In questo
contesto la Riserva si pone tuttavia come nodo centrale per favorire un processo di crescita basato sulla tutela, sul recupero e sulla sosteniblità.
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Cartina storica del golfo di Napoli
CENNI STORICI
I PIÙ ANTICHI DOCUMENTI CHE RACCONTANO IL PERCORSO STORICO degli Astroni, risalgono al suo utilizzo come bagni termali, in cui nel 1217 si recò Federico II per
curarsi da una malattia. In seguito la fama di tali bagni crebbe e ne furono esaltate le
proprietà curative.
La seconda metà del XV secolo vede la trasformazione del cratere degli Astroni in riserva di caccia Reale, per opera di Alfonso I d’Aragona, il quale popolò il cratere di
specie animali di interesse venatorio come cinghiali, cervi, caprioli e uccelli e, al fine
di impedirne la fuga, delimitò le pareti esterne del cratere con un terrapieno. Riportate in alcuni documenti storici alcune famose cacce, la prima nel 1452 organizzata da
Alfonso I in occasione del matrimonio di Eleonora d’Aragona con Federico III e la seconda organizzata nel 1535 in onore di Carlo V. Nella seconda metà del XVI secolo fu
edificata una torre il cui scopo era di vigilare sulla tenuta Reale e impedire l’accesso ai
numerosi bracconieri che provenivano dai luoghi circostanti.
Nel 1721 l’area sospese il suo ruolo di riserva di caccia e fu donata ai Gesuiti, che la
tennero fino al 1739, quando fu ceduta a Carlo III di Borbone. Quest’ultimo la ricon-
vertì in riserva di caccia per i Reali e la ripopolò nuovamente di selvaggina. A
questo periodo risale la costruzione del
muro di cinta, presente ancora oggi, che
percorre tutto l’anello del cratere, di due
torri di avvistamento (Torre Nocera e Torre Lupara) costruite sul ciglio della Riserva e della casina di caccia (Vaccheria) edificata all’interno del bosco. Col tempo,
pur conservando la sua destinazione venatoria anche dopo l’unificazione del Regno d’Italia, l’attività di caccia si ridusse
fortemente e contemporaneamente si
ebbe la rimozione o l’abbattimento di
molti animali ormai ritenuti dannosi per
la tenuta.
Durante la seconda guerra mondiale gli
Astroni furono utilizzati come deposito
di armi, inoltre, dal 1919 al 1970 la geSparviere - © WWF-Canon/F. F. Hazelhoff
stione dell’area fu affidata all’Opera Nazionale Combattenti, che realizzò un forte sfruttamento agricolo del sito e che,
non preoccupandosi della rilevanza ambientale dell’area, consentì una fruizione invasiva e distruttiva dell’ambiente.
Finalmente nel 1969 un gruppo di attivisti del WWF Italia ottenne il riconoscimento degli Astroni, mediante decreto
del Ministero dell’Agricoltura e Foreste,
Paesaggio del cratere
come “Oasi della protezione della fauna stanziale e migratoria”, rappresentando questo un primo importante passo verso una maggiore consapevolezza della rilevanza dei luoghi naturali e ponendo le basi per una nuova storia di
valorizzazione e protezione ambientale. Gli Astroni divennero quindi nel 1970 proprietà della Regione Campania e nel 1987 il Ministero dell’Ambiente istituì la “Riserva Naturale Cratere degli Astroni” e, regolamentando fortemente l’uso del territorio, ne ampliò
la tutela. Nel contempo ne affidò la gestione al WWF Italia. Nel
1990 viene firmata la convenzione tra il WWF, la Regione Campania, il Ministero dell’Ambiente e il Ministero dell’Agricoltura e Foreste e nel 1992 l’Oasi viene aperta ufficialmente al pubblico.
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Etimologia del nome “Astroni”
Allocco
Fioritura nell’Oasi
Diverse sono le ipotesi che nel tempo
hanno tentato di fare luce sul significato del termine Astroni. Una di queste fa
derivare l’origine del nome dalla parola
“Sturnis”, per l’abbondante presenza di
storni nell’area; altra corrente lo collega
al nome di una felce, citata da Plinio nei
suoi scritti, che cresceva spontanea nella zona. Alcuni invece ritengono che derivi da Sterope, un Ciclope che, secondo
la mitologia, viveva in quest’area. Secondo un’altra ipotesi ancora, Astroni nasce
dal termine “Strioni” o stregoni che, stando ad alcune credenze popolari dell’epoca, realizzavano nel cratere i loro riti magici. Un’altra opinione si basa sulla notevole presenza di Aironi (denominati nel
dialetto locale anche “Struni” ), che in passato avrebbe caratterizzato tutta l’area, e che avrebbe portato all’attuale nome del cratere.
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Saliceto e canneto
I CARATTERI VEGETAZIONALI E FAUNISTICI
LA RISERVA SI INSERISCE IN UN CONTESTO FORTEMENTE URBANIZZATO che tuttavia non ha pregiudicato lo sviluppo al suo interno di una fitta copertura vegetazionale. Nell’area spiccano alcune tipologie ambientali prevalenti: il bosco misto deciduo,
la foresta di sclerofille sempreverdi (con dominanza di leccio), la macchia mediterranea e i corpi lacustri. Osservando con maggiore dettaglio questi ambienti si evidenzia un mosaico ambientale di notevole complessità e una composizione della vegetazione che rappresenta il risultato di un particolare fenomeno denominato “inversione vegetazionale”. Tale fenomeno, imputabile a particolari condizioni microclimatiche, create dalla presenza dei tre piccoli laghi e dalla conformazione dello stesso
cratere, ha determinato una singolare stratificazione di specie vegetali e ambienti, lungo il gradiente altitudinale, inversa rispetto a quella usuale e ha favorito l’instaurarsi,
sul fondo del cratere, a pochi metri sul livello del mare, di specie mesofile tipiche di
più alte quote, quali castagno Castanea sativa, farnia Quercus robur, rovere Quercus petraea, olmo Ulmus minor e carpini. Accanto a queste ritroviamo specie estranee alla
originaria composizione vegetazionale come la robinia Robinia pseudoacacia, l’ailanto
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Gufo comune - M. Giannotti
Lago Grande - M. Giannotti
Ailanthus altissima e la quercia rossa
Quercus coccinea. La vegetazione della
parte basale dell’Oasi è composta anche
da un fitto canneto-saliceto ubicato nella parte centrale del “Lago Grande” e da
un esteso tappeto di ninfea bianca Nymphaea alba, presente sulle sponde, che
durante la stagione primavera-estate arriva a coprire buona parte del lago. Il “Lago Piccolo” invece è completamente ricoperto da lenticchia d’acqua Lemna minor. I margini dei sentieri e le basi degli
alberi sono colorati da un ricco sottobosco, composto dal pungitopo Ruscus
aculeatus, dal gigaro Arum italicum, dal
biancospino Crataegus monogyna e dalle appariscenti e ricche fioriture del ciclamino napoletano Cyclamen hederifolium aiton (Cyclamen napolitanum), del
ranuncolo Ranunculus millefoliatus e di
alcune orchidee selvatiche. Salendo di
quota il bosco mesofilo lascia il posto alla vegetazione mediterranea, composta
dalla foresta di leccio Quercus ilex associato a corbezzolo Arbutus unedo e orniello Fraxinus ornus nelle zone meno soleggiate e dalla macchia mediterranea
nelle aree più esposte al sole. Quest’ultima è costituita prevalentemente da erica Erica arborea, fillirea Phyllirea latifolia,
mirto Myrtus communis e lentisco Pistacia lentiscus ed è intervallata da piccole
aree occupate dalla gariga, generata a seguito di piccoli incendi.
La notevole diversità ambientale presente nell’Oasi ha consentito l’instaurarsi di una altrettanto varia comunità animale. L’alto livello di naturalità dell’Oasi e la sua localizzazione all’interno di
un’area a forte antropizzazione, rendono il Cratere degli Astroni
un luogo importante per la tutela della fauna selvatica. La presenza faunistica più cospicua e interessante è sicuramente quella degli uccelli, sono presenti nell’Oasi circa 130 specie diverse che
nidificano nell’area o che sono presenti solo in corrispondenza dei
periodi migratori o durante la stagione
fredda. Abitano il bosco mesofilo numerosi uccelli canori quali la capinera Sylvia
atricapilla, il pettirosso Erithacus rubecola, il piccolo Phylloscopus collybita, il merlo Turdus merula, il fringuello Fringilla coelebs, lo scricciolo Troglodytes troglodytes,
il fiorrancino Regulus ignicapillus, la cinciarella Parus caeruleus, la cinciallegra Parus major e solo in inverno la cincia mora Parus ater. Altre specie a vocazione
spiccatamente forestale presenti nell’Oasi sono la variopinta ghiandaia Garrulus
glandarius, il colombaccio Columba palumbus e tre specie di picchi, il più diffuso dei quali, il picchio rosso maggiore
Dendrocopus major, è stato scelto come
simbolo dell’Oasi. Il canneto presente nel
lago ospita l’usignolo di fiume Cettia cetti, il martin pescatore Alcedo attis e il tarabusino Ixobrycus minutus; sovente, duCofaniello Grande
rante le stagioni migratorie, si posano in
prossimità del Lago Grande anche aironi cenerini Ardea cinerea e aironi rossi Ardea purpurea. La vegetazione della macchia mediterranea è abitata dall’occhiocotto Sylvia melanocephala, dall’upupa
Upupa epops, dal cardellino Carduelis carduelis e dal cuculo Cuculus canorus. Gli
uccelli acquatici dell’Oasi sono soprattutto folaghe Fulica atra, gallinelle
Lenticchia d’acqua
d’acqua Gallinula chloropus, tuffetti Podiceps ruficollis, porciglioni Rallus acquaticus e tra le anatre ritroviamo alcune coppie di germano reale Anas plathyrhynchos. Inoltre, in seguito ad un progetto di introduzione avvenuto nel 1998,
ritroviamo nell’Oasi anche la moretta tabaccata Aythya nyroca, una
delle anatre più rare d’Europa, che rappresenta ormai una presenza stabile e che ha trovato nel Lago Grande degli Astroni un sito
adatto alla nidificazione. Tale specie è presente con tre coppie nidificanti, alle quali si aggiungono altri individui durante la stagione invernale. Tra gli uccelli presenti nell’Oasi degli Astroni sicura-
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Ninfee - S. Aiello
La vecchia Farnia - S. Aiello
mente un ruolo di primo piano è occupato dai Rapaci. Nidificano nel cratere
quattro specie di Rapaci diurni: falco pellegrino Falco peregrinus, gheppio Falco
tinnunculus, poiana Buteo buteo e sparviere Accipiter nisus; i Rapaci notturni nidificanti sono invece la civetta Athene
noctua, l’allocco Strix aluco, il barbagianni Tyto alba e l’assiolo Otus scops, che frequenta il sito solo nei mesi primaveriliestivi, il gufo comune Asio otus invece
giunge nell’Oasi solo nella stagione invernale. Nel lago è presente un’unica
specie di pesce: la gambusia Gambusia
affinis, di origine americana e introdotta
negli anni quaranta per limitare la crescita delle popolazioni di zanzare, dato
che si nutre delle loro larve. La popolazione di anfibi è composta dalla rana
verde Rana esculenta complex, dalla rana
dalmatica Rana dalmatica e dal rospo
smeraldino Bufo viridis. Il principale rappresentante del gruppo dei rettili è la
lucertola campestre Podarcis sicula, sono presenti inoltre cinque specie di serpenti: il biacco Coluber viridiflavus, il cervone Elaphe quatuorlineata, il saettone
Elaphe longissima, la natrice dal collare
Natrix natrix e solo nella parte più alta e
soleggiata dell’Oasi la vipera Vipera aspis.
Da alcuni anni si osservano nel cratere
alcuni individui di tartaruga acquatica
Trachemys scripta, specie alloctona che abita le sponde del Lago
Grande e che comporta considerevoli danni all’ecosistema. La consistenza delle popolazioni di mammiferi risente notevolmente
della limitata estensione della Riserva e della forte antropizzazione delle aree circostanti. Abitano l’Oasi volpi Vulpes vulpes, donnole Mustela nivalis, ricci Erinaceus europaeus, talpe Talpa europea,
toporagni Sorex araneus, ghiri Glis glis, moscardini Muscardinus
avellanarius, arvicole Pitymys savii, topi selvatici Apodemus sylvaticus e il piccolissimo mustiolo etrusco Suncus etruscus; rilevante an-
che, con ben sei specie, la presenza di
chirotteri. Ampia la popolazione di invertebrati dell’Oasi. Presenti in gran numero sugli specchi d’acqua del cratere
le libellule e colorano le zone aperte dell’Oasi numerose specie di farfalle; sono
state infatti censite, 38 specie di lepidotteri, su 55 che popolano i Campi Flegrei
e fra queste, due sono esclusive degli
Airone cenerino - © WWF-Canon/J. Trotignon
Astroni. Presenti inoltre cerambici e altri
grossi e suggestivi coleotteri quali il cervo volante Lucanus cervus e lo scarabeo
rinoceronte Oryctes nasicornis. Numerose sono le specie faunistiche presenti nell’Oasi la cui conservazione assume rilevanza nazionale ed internazionale, molte sono, infatti, presenti nella Lista Rossa degli uccelli d’Italia, che elenca le specie ornitiche minacciate sul territorio naNatrice tassellata - © WWF-Canon/A. Vorauer
zionale, altre specie sono protette a livello europeo e sono denominate SPEC (Species of European Conservation Concern) e altre ancora sono inserite nell’Allegato I della Direttiva Uccelli, documento concernente la conservazione e
la protezione degli uccelli selvatici.
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Upupa - M. Giannotti
UNA RETE DI CONNESSIONE:
L’INSERIMENTO DELLA RISERVA NEL SISTEMA
REGIONALE CAMPANO
FINO A POCHI ANNI ADDIETRO LA CONSERVAZIONE DELLA NATURA era un argomento limitato a pochi addetti ai lavori, oggi il problema non riguarda solo ricercatori e studiosi del settore, ma è ampiamente avvertito anche nell’opinione pubblica;
ognuno di noi infatti, sente quotidianamente parlare di inquinamento, di riscaldamento globale o ancora di specie in estinzione e di progressiva distruzione dell’ambiente.
Negli ultimi anni molte energie sono state spese per assicurare una maggiore tutela
ambientale e per impedire la progressiva distruzione del patrimonio naturale. Lo strumento più efficace per garantire la conservazione della natura è l’istituzione delle aree
protette, cioè luoghi nei quali l’ecosistema e tutte le specie che lo abitano vengono
salvaguardati. Si tratta di aree gestite secondo criteri di conservazione, nelle quali non
è consentito l’esercizio dell’attività venatoria e in cui le azioni dell’uomo sono regola-
mentate e devono tendere ad integrarsi con il sistema Natura.
Le aree protette presenti nella regione Campania coprono una superficie
di 345.708, 93 ettari e corrispondono al
25, 2% dell’intero territorio regionale.
Il territorio protetto campano è suddiviso tra differenti tipologie di Parchi e Riserve, caratterizzati da un diverso grado
di tutela. Nel dettaglio sono presenti:
2 parchi nazionali
9 parchi regionali
5 riserve naturali statali
4 riserve naturali regionali
1 parco metropolitano
2 riserve naturali marine.
Inoltre, in applicazione delle Direttive UE
92/43 “Habitat” e 79/409 “Uccelli”, sono
stati individuati nella regione 132 SIC (Siti di Importanza Comunitaria) e 18 ZPS
Segnaletica nell’Oasi
(Zone di Protezione Speciale). Si tratta di
speciali misure di tutela di alcune aree
che assumono particolare rilevanza faunistica e ambientale. Presenti inoltre sul
territorio 17 Oasi WWF.
Le aree protette in Campania rappresentano, per la loro estensione e contiguità, un importante elemento per la salvaguardia degli ambienti naturali e per la
realizzazione di strategie di tutela e di
conservazione della diversità ambientaPoiana - © WWF-Canon/F. F. Hazelhoff
le. Sono ancora uno strumento di conoscenza e valorizzazione del patrimonio storico e culturale e di un
suo utilizzo sostenibile.
Il “Cratere degli Astroni”, in quanto ecosistema importante per la
diversità biologica che lo contraddistingue, è una Riserva Naturale di Stato, dal 1987 rientra nel sistema delle Oasi gestite dal WWF
ed è classificata area SIC e ZPS, gode quindi di un elevato livello
di tutela. La notevole diversità vegetale e il conseguente insediarsi di una consistente e variegata comunità animale, fa dell’Oasi
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Cassette per i nidi
Fauna acquatica
l’area a più alta biodiversità dell’intera provincia di Napoli e le conferisce,
nonostante le ridotte dimensioni, un fondamentale ruolo conservazionistico. Essendo, inoltre, localizzata a ridosso di un
Comune densamente popolato quale
quello di Napoli ed essendo una delle
poche aree naturali dell’intera provincia,
l’Oasi non svolge solo una funzione di
protezione e salvaguardia dell’ambiente naturale, ma rappresenta un vero e
proprio museo naturale all’aperto e
acquisisce pertanto un ruolo rilevante
nel consentire una fruizione sostenibile,
favorendo la conoscenza del mondo naturale nei suoi vari aspetti, sensibilizzando il pubblico alle problematiche ambientali e contribuendo alla promozione di una maggiore conoscenza del territorio. Il visitatore dell’Oasi ha un impatto diretto con il mondo selvatico, con il
quale interagisce, e può rendersi conto,
grazie ad apposite strutture e a personale qualificato, di come una gestione consapevole e sostenibile possa coniugare
due aspetti importanti: tutelare la biodiversità e gli equilibri ecologici e nel contempo promuovere l’educazione ambientale e la fruizione del bene naturale, realizzando un efficiente connubio tra
uomo e ambiente. L’ambiente naturale
rappresenta una grande ricchezza, che
va preservata e valorizzata proprio laddove i rischi connessi con
l’eccessiva pressione antropica sono maggiori. Tale compito è estremamente arduo e delicato, in quanto è necessario coniugare aspetti diversi che talvolta sembrano in antitesi: la possibilità concessa
al pubblico di visitare l’Oasi, infatti, inevitabilmente interferisce
con l’opera di conservazione e protezione delle specie animali e
vegetali presenti, come pure le regole e i limiti posti alla libera fruizione, necessari per realizzare una efficiente gestione, si vanno a
scontrare con le abitudini e con il tradizionale modo di utilizzare
il territorio da parte delle popolazioni locali. La Riserva Naturale degli Astroni grazie alla presenza di strutture ecocompatibili, consente a singoli visitatori o a
gruppi scolastici, di visitare l’Oasi riducendo al minimo il disturbo alle specie
che la abitano. I sentieri presenti nella Riserva, dotati di staccionate in legno e di
un’esaustiva cartellonistica, che spiega
come attuare una giusta fruizione e cosa osservare, riescono a guidare in modo sicuro i visitatori nella loro passeggiata naturalistica, evitandone la dispersione disordinata e impattante. Inoltre, lungo i percorsi esistono alcuni capanni per
le osservazioni degli uccelli acquatici che
riescono a mostrare la fauna al visitatore, eludendone la presenza. In tal modo,
in maniera compatibile, è possibile far
conoscere ed educare le persone alla natura, alle sue bellezze, alle sue singolarità, ai suoi equilibri e alle sue regole, è
questo l’obiettivo che deve porsi la gestione delle aree protette.
Ninfee e canneto - M. Ruocco
Martin pescatore - © WWF-Canon/F. F.Hazelhoff
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Fungo lanterna - M. Ruocco
LA FRUIZIONE: I PERCORSI
LA RISERVA NATURALE DELLO STATO “CRATERE DEGLI ASTRONI” offre al visitatore un vasto numero di percorsi tematici ed educativi: dalla storia alla geologia, dalla botanica alla zoologia, ogni percorso ha una sua peculiarità ma si intreccia e si completa con gli altri aspetti. Per le caratteristiche di grande naturalità alcuni itinerari possono essere chiusi in alcuni periodi dell’anno per motivi di sicurezza o di studio, pertanto la percorribilità di ciascun sentiero deve essere verificata in anticipo.
Itinerario n.1: le zone umide
Inoltrandosi nell’Oasi alla ricerca dei tre laghi presenti sul fondo del cratere, il visitatore avrà la possibilità di percorrere un sentiero facile e di breve durata ma ricco di sorprese. I tre specchi d’acqua, infatti, nonostante siano situati a poca distanza l’uno dall’altro, sono caratterizzati da diverse origini e superfici e offrono la possibilità di osservare tre zone umide con caratteristiche ecosistemiche differenti. Partendo dall’incrocio sul fondo del cratere e percorrendo per un breve tratto la strada di mezzo, il visi-
tatore raggiungerà in poco tempo il Cofaniello Piccolo, dove avrà la possibilità di osservare un ambiente palustre dall’aspetto selvaggio, caratterizzato dal verde tappeto della lenticchia d’acqua. Qui
trovano il loro ambiente ideale gli anfibi, come il rospo smeraldino, diverse specie di uccelli acquatici, come la gallinella d’acqua, e innumerevoli specie di inIngresso dell’Oasi
setti. Tornando sui propri passi fino ad
intercettare nuovamente la strada di
mezzo è possibile proseguire oltre e raggiungere il Cofaniello Grande, ormai
quasi asciutto. Una volta tornati all’incrocio principale è finalmente possibile incamminarsi verso il Lago Grande, punto di attrazione principale. Qui il visitatore scoprirà un lago vero e proprio della
grandezza di circa 3 ha che, oltre a inFauna acquatica
fluenzare le condizioni microclimatiche
dell’Oasi, offre uno spettacolo di grande valenza paesaggistica e
ambientale. Qui è possibile osservare, tra il bosco igrofilo, il canneto e le grandi estensioni di ninfea bianca, molte specie di uccelli presenti nell’Oasi, da quelli acquatici, come la bellissima e rara moretta tabaccata, il germano reale, la folaga e il tarabusino, ai
molti uccelli rapaci, come lo sparviere e la poiana. Di facile osservazione, tra i rettili, risulta poi l’affascinante Natrice dal collare e
numerose sono le colorate libellule.
Itinerario n.2: la vita del bosco
Agli amanti dei boschi il sentiero del bosco misto offre una passeggiata di grande valore naturalistico e di facile percorribilità. Una
volta arrivati sul fondo del cratere è possibile, dall’incrocio principale, imboccare il sentiero di mezzo e inoltrarsi immediatamente nel fitto del bosco. Basta percorrere solo pochi metri per rinvenire già le tracce della fervente vita nella riserva: una fila di tre pini marittimi dalla corteccia bucherellata ci mostra infatti una delle attività preferite dal simbolo dell’Oasi: il picchio rosso maggiore. Qui, oltre ad osservare la sua opera, possiamo facilmente ascoltare il suo tamburellare instancabile sui tronchi degli alberi. Pro-
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Cava trachitica
seguendo oltre si raggiunge un secondo incrocio che ci porta, sulla destra,
nuovamente sullo stradone principale,
chiamato stradone di caccia, attraversando una zona del bosco particolarmente
suggestiva per la sua naturalità. Tra i cumuli di terreno ammonticchiato dalle talpe e tra i resti alimentari sparsi qua e la
dai numerosi roditori, percorriamo quindi lo stradone in senso orario e raggiungiamo finalmente la principale attrazione di questo percorso: Gennarino. Si
tratta di una farnia secolare battezzata
così da chi, nel tempo, ha amato e curato l’Oasi e sfuggita ai selvaggi tagli degli
anni ’90. Si pensa che Gennarino possa
avere circa 350 anni e per abbracciarlo
ci vogliono le braccia di più di dieci bambini!
Proseguendo sullo stradone di caccia arriveremo infine nuovamente all’incrocio
principale …ma con una pagina di storia in più.
Itinerario n.3: paesaggistico
La torre di guardia
Chiunque ami il sole, le lunghe passeggiate e gli scorci paesaggistici non deve
fare altro che raggiungere il piazzale
d’ingresso degli Astroni. Da qui, infatti, si
può facilmente risalire la torre di guardia per raggiungere il muro di cinta Borbonico che circonda l’intera riserva e intraprendere il sentiero che
costeggia il muro dall’interno. Il percorso è lungo quasi 6 km, con
un dislivello massimo di 100m, ma vale la pena fare un piccolo
sforzo: una volta arrivati in alto rimarremo stupiti dal paesaggio
che si offre al nostro sguardo; all’interno potremo ammirare il fitto verde del bosco sul fondo che, all’aumentare della quota, lascia
pian piano il posto alla macchia mediterranea e alla lecceta, ma
ancora più suggestiva è la visione del lago dall’alto. Solo così, infatti, possiamo apprezzarne l’effettiva grandezza e la bellezza del
suo azzurro nel verde degli alberi. All’esterno invece, le numerose brecce nel
muro di cinta ci consentono di osservare la trasformazione del territorio circostante, fortemente urbanizzato, e di apprezzare maggiormente l’importanza e
la bellezza della riserva naturale. Proseguendo lungo il sentiero incontriamo le
torri erette nel 1743 da Carlo III di Borbone, Torre Lupara e Torre Nocera, che, insieme al muro stesso, arricchiscono la
nostra passeggiata di storia. Il tutto è accompagnato dalla costante presenza del
passero e dai suggestivi voli della poiana e del gheppio.
Itinerario n.4: geologico
Un sentiero geologico all’interno di
un’area così unica e speciale come solo
un cratere flegreo può esserlo, offre siSentiero- S. Aiello
curamente molto all’appassionato. Particolarmente se parliamo del Cratere degli Astroni, l’unico, insieme a Monte Nuovo, ad essersi conservato intatto fra le
centinaia di crateri presenti nei Campi
Flegrei. Partendo dall’incrocio principale e percorrendo lo stradone di caccia in
senso antiorario, si raggiunge in breve
tempo quella che è l’unica parete di roccia lavica all’interno del cratere: la Cava
Picchio rosso
trachitica. Da qui si prosegue per il Colle dell’Imperatrice, cono scoriaceo che con i suoi circa 70 m di altezza rappresenta il punto più alto dell’interno del cratere, e si costeggia la Rotondella, anch’essa un cono scoriaceo originatosi nel
corso delle eruzioni secondarie ma di altezza inferiore. Si raggiunge quindi la Vaccheria, utilizzata in passato dai Borboni come casina di caccia e oggi dai bellissimi rapaci notturni come civette,
allocchi e barbagianni per nidificare o riposare, nonché dalle più
elusive donnole e volpi. A questo punto si prosegue sul sentiero
di Mezza costa attraversando i numerosi impluvi scavati dall’ac-
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qua lungo le pendici interne del cratere
e si termina il percorso presso la vicina
area di sosta.
Itinerario n.5: ornitologico
Sentiero - S. Aiello
Il Cratere degli Astroni, con i suoi 247 ha
circa di superficie, rappresenta una delle località più ricche di uccelli della
provincia di Napoli: circa 130 specie sono state censite nei suoi molti ambienti
durante l’arco dell’anno. Risulta quindi
estremamente interessante una passeggiata nell’Oasi, binocolo alla mano, alla
ricerca di questi bellissimi animali. Partendo dall’incrocio principale si imbocca la strada a destra per raggiungere subito la Cava trachitica, sito di nidificazione, ormai da molti anni, del bellissimo
falco pellegrino. Sarà molto facile osservarlo sorvolare la parete di lava alla ricerca di una preda o semplicemente intento a giocare col vento. Una volta appagata la vista potremo dedicarci all’udito imboccando, di fronte alla Cava, il sentiero che si
inoltra nel bosco e che si congiunge con la strada di mezzo. Qui,
infatti, è possibile ascoltare scriccioli, capinere, le numerose cince
e la chiassosa ghiandaia. Una volta tornati all’incrocio è quindi possibile incamminarsi verso il Lago Grande per l’osservazione dei
molti e affascinanti uccelli acquatici. Dalla moretta tabaccata al
germano reale, dalla folaga alla gallinella d’acqua, dal tuffetto al
tarabusino e al martin pescatore è impossibile non rimanere affascinati dalla vita in acqua e attorno ad essa. E tornando indietro,
con lo sguardo ancora rivolto al cielo, chissà quanti altri voli potremo ancora osservare.
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Cofaniello Grande - M. Ruocco
LA FRUIZIONE: LE ATTIVITÀ ED I LABORATORI
L’OASI WWF “CRATERE DEGLI ASTRONI” ed in particolare il CEA (Centro di Educazione Ambientale) “Cratere degli Astroni”, offrono un’ampia gamma di attività da svolgere nel bosco e nell’aula attrezzata per ragazzi e mettono a disposizione una vasta raccolta di materiale didattico: dalla biblioteca, consultabile per ricerche di carattere naturalistico e ambientale ma non solo, alla collezione di reperti naturali come
rocce, erbari, pennari, ecc. dalla videobiblioteca alla postazione multimediale, per finire al Laboratorio Verde, attrezzato con microscopi, per l’osservazione diretta dei reperti naturali che è possibile raccogliere all’interno del bosco, e con strumenti di laboratorio, con cui è possibile divertirsi sperimentando la natura.
Le attività didattico-educative rivolte ai gruppi informali si concentrano prevalentemente sugli aspetti vulcanologici, storici, botanici ed ornitologici che caratterizzano
la riserva e si articolano in escursioni guidate lungo i diversi sentieri tematici (vedi
percorsi di educazione ambientale).
Le attività didattico-educative rivolte alle scuole invece, vengono suddivise in quattro percorsi tematici: aria, acqua, terra, fuoco, e si articolano in due o più lezioni in
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Il giardino delle farfalle
Area Pic Nic
classe, di cui almeno una strutturata in
Laboratorio ludico-didattico, e una o più
escursioni all’interno dell’Oasi.
Per i bambini e gli adolescenti che volessero svolgere singolarmente delle attività all’interno della Riserva è infine possibile partecipare ai Laboratori GEB (Giovani Esploratori del Bosco) e GEB-Summer, che il CEA “Cratere degli Astroni” organizza in primavera e in estate. Entrambi prevedono una serie di attività escursionistiche finalizzate alla conoscenza diretta del bosco attraverso l’osservazione,
il gioco e la raccolta dei reperti naturali
che vengono poi osservati e studiati ai
microscopi dell’aula verde-Laboratorio
e catalogati. Dopo l’osservazione i materiali raccolti vengono impiegati nell’allestimento di erbari, pennari, bacheche
ecc.
Schede sintetiche delle specie
di flora e fauna maggiormente
rappresentative
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SCHEDA 1
Leccio - Quercus ilex
Famiglia
Descrizione
Ecologia
Distribuzione
e presenza
negli Astroni
Curiosità
Fagaceae
Albero sempreverde che può raggiungere, nei
climi più caldi, i 28 metri di altezza, ma caratterizzato da un aspetto più cespuglioso se si
trova in ambiente rupestre. La foglia è lucida
e verde scura nella parte superiore, grigiastra
M. Fraissinet
in quella inferiore e può avere margine dentellato o intero a seconda che si trovi nella parte basale o apicale della
pianta. Fiori maschili riuniti in amenti penduli e pubescenti. Fiori femminili in spighe peduncolate. I frutti sono costituiti dalle ghiande.
Diffuso in tutto il bacino del mediterraneo è una specie termofila caratteristica della macchia mediterranea e si trova dal livello del mare
fino agli 800 metri o più nelle zone calde. Si adatta a tanti tipi di substrato, evitando solo quelli argilloso-compatti o con eccessivo ristagno
idrico, ma predilige i terreni calcarei. È resistente al freddo, raggiungendo a sud la fascia del faggio, e, soprattutto in fase giovanile, preferisce
un certo ombreggiamento.
Penisola iberica, Francia meridionale, penisola italiana, isole del mediterraneo centro occidentale, coste balcaniche, isola di Creta e Anatolia lungo le coste del mar Nero, Algeria e Marocco. All’interno della
riserva del Cratere degli Astroni è presente pressoché ovunque, associandosi alla macchia mediterranea nelle zone più aride e soleggiate
e al fraxinus ornus nelle zone più fresche ed ombreggiate, col quale forma foreste di sclerofille nelle quali è prevalente.
Il legno è compatto e molto duro, di difficile stagionatura e lavorazione e non era quindi usato nell’utensileria, salvo attrezzi particolari come carri agricoli o gioghi per i buoi che dovevano essere caratterizzati, più che da una buona rifinitura, da un’elevata resistenza all’usura.
Grazie al suo elevato potere calorifero era invece particolarmente utilizzato per la produzione di carbone di ottima qualità. In alcune zone
d’Italia poi, la sua corteccia ricca di tannino veniva sfruttata nella conceria. Nel sud Italia tuttavia, il leccio è senza dubbio conosciuto maggiormente per le sue ghiande, le quali, date in pasto ai maiali, permettevano il sostentamento di intere famiglie.
SCHEDA 2
Pungitopo - Ruscus aculeatus
Famiglia
Descrizione
Ecologia
Distribuzione
e presenza
negli Astroni
Curiosità
Liliaceae
È un cespuglio sempreverde alto tra i 30 e i 100
centimetri circa. Le foglie coriacee sono in realtà dei rami modificati e si chiamano “cladodi”, le vere foglie sono ridotte a minuscole scaglie disposte sui cladodi sui quali all'inizio della primavera si sviluppano dei piccoli fiori. I frutti sono delle bacche sferiche di un appariscente colore rosso.
Arricchisce il sottobosco di castagneti e querceti formando talvolta fitti cespugli. Predilige esposizioni ombreggiate ma si adatta a diversi tipi di ambienti e di substrato. Resiste bene alle temperature estreme.
Pianta ampiamente diffusa nel bacino del Mediterraneo; in Italia è presente in gran parte della penisola e delle isole, si spinge anche in montagna, fino a circa 1200 metri s.l.m.. Nel bosco degli Astroni è presente
quasi ovunque.
In passato grazie alle sue strutture spinose questa pianta veniva usata per riempire fessure e intercapedini allo scopo di impedire ai topi di
entrare nelle cantine e nelle dispense. È un potente tonico venoso vegetale, infatti, viene spesso aggiunto alla composizione di molti farmaci antiemorroidali e antivaricosi.
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SCHEDA 3
Ninfea bianca - Nymphaea alba
Famiglia
Descrizione
Ecologia
Distribuzione
e presenza
negli Astroni
Curiosità
Nymphaeaceae
Pianta erbacea con foglie grandi,
cuoriformi, di colore verde scuro e
brillante, natanti o appena sollevaS. Aiello
te sulla superficie dell’acqua. Da
aprile a novembre compaiono i caratteristici fiori bianchi del diametro di 10-12 cm, con stimmi centrali gialli.
Pianta perenne frequente nelle acque paludose o a corso lento oligotrofe, dal livello del mare fino al piano delle latifoglie. Attualmente la
popolazione è in generale declino a causa della progressiva scomparsa delle zone umide, della cementificazione delle sponde dei corsi
d’acqua e dell’introduzione di specie animali esotiche come la nutria.
Europa temperata, Asia occidentale e centrale, Asia minore e nord Africa. All’interno del Cratere degli Astroni la ninfea colonizza il Lago Grande formando un suggestivo tappeto galleggiante utilizzato volentieri
da numerosi animali come nascondiglio o appoggio.
Il suo nome deriva dal greco ninfa, la quale era una sposa velata che,
come le naiadi, viveva nell’acqua. Secondo la medicina erboristica la
ninfea ha un’azione narcotico-sedativa e anafrodisiaca. A tal proposito Plinio, così come gli eremiti in Egitto, la raccomandava per dissipare le insonnie erotiche e sopportare meglio la castità.
SCHEDA 4
Ciclamino napoletano - Cyclamen hederifolium
aiton o Cyclamen napolitanum
Famiglia
Descrizione
Ecologia
Distribuzione
e presenza
negli Astroni
Curiosità
Primulaceae
Pianta perenne che sverna in forma
di tubero sferico, alta circa 10-20 cm
S. Aiello
e dal tipico fiore violetto. Le foglie,
che compaiono in autunno e persistono fino alla primavera successiva, sono a fondo verde scuro con una caratteristica variegatura verde
più chiaro o argentea. I fiori compaiono invece a settembre e resistono, nelle zone più calde, fino a dicembre.
Sottobosco di boschi misti decidui, leccete, faggete o boschi montani
di abete. Dal livello del mare fino a 1200 m circa. Predilige le zone più
ombrose e i terreni con alta percentuale di umidità.
Distribuzione e presenza negli Astroni: presente in Grecia e in tutta la
penisola italiana, isole comprese, meno che nelle regioni settentrionali. Nella Riserva degli Astroni il ciclamino è diffuso omogeneamente in
tutto il fondo del cratere, dove trova le condizioni ideali di umidità e
ombrosità e dove forma caratteristici e bellissimi tappeti viola che spezzano improvvisamente il verde monotono del sottobosco.
Il nome dialettale “panporcino” deriva dalla grande appetibilità che il
tubero di questa pianta esercita nei confronti di cinghiali e maiali. Per
l’uomo invece risulta tossico (provoca gastriti, astenia ecc.), anche se
in passato è stato usato sia come alimento, previa torrefazione, sia come pianta medicinale dalle proprietà antielmintiche e purganti.
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SCHEDA 5
Colubro di Esculapio - Elaphe longissima
Famiglia
Descrizione
Ecologia
Distribuzione
e presenza
negli Astroni
Curiosità
Colubridae
Serpente non velenoso che può raggiungere i 225 cm di lunghezza. Colorazione poco appariscente, generalmente giallo-bruna con riflessi olivastri o grigiastri. I giovani presentano una colorazione più bruna, ma
sono dotati di una caratteristica mascherina nera e gialla sul viso che
scompare quasi del tutto a maturazione.
Come ci suggerisce il nome dialettale, il saettone è un serpente slanciato ed estremamente agile, ottimo corridore ed arrampicatore sfrutta questa qualità predando, oltre che un gran numero di mammiferi,
anche uccelli e uova al nido. Le prede vengono cacciate all'agguato e
uccise per costrizione. In autunno, al riparo in qualche cavità naturale di un albero, fra le rocce o in un vecchio nido abbandonato da qualche roditore, comincia la latenza che durerà tutto l’inverno. La riproduzione avviene in primavera e le uova, generalmente da 5 a 12, talvolta di più, schiuderanno solo a settembre. I giovani si alimentano
principalmente di lucertole.
Presente in tutta Europa ad eccezione di Gran Bretagna e Paesi Scandinavi. Estinto in Danimarca. L’habitat non supera di norma i 1600 m
di altitudine ma in alcuni casi raggiunge i 2000. In Italia si trova sia in
luoghi asciutti e caldi, sia in luoghi più umidi e ripariali, ma in generale è un grande amante dei boschi. Il fondo del Cratere degli Astroni, con
il suo caratteristico microclima caldo-umido, rappresenta l’habitat
ideale per il saettone e, soprattutto in prossimità del Lago Grande, è facile osservarlo mentre si scalda al sole o mentre cerca attivamente qualche preda nel sottobosco.
Già conosciuto nella Magna Grecia, era considerato serpente sacro e
veniva venerato nei santuari dedicati a Esculapio, Dio della salute, con
il quale ancora oggi viene raffigurato. Attualmente è uno dei più rari
serpenti europei.
SCHEDA 6
Moretta tabaccata - Aythya nyroca
Famiglia
Descrizione
Ecologia
Distribuzione
e presenza
negli Astroni
Curiosità
Anatidae
Anatra tuffatrice di piccole dimensioni (circa
40 cm). Il piumaggio è prevalentemente castano con tonalità più accese (color tabacco) nel maschio, il dorso è bruno e le parti inferiori sono più chiare. Evidente, anche a notevole distanza, il sottocoda bianco. L’occhio
chiaro del maschio lo distingue dalla femmina che presenta l’iride scura. Il becco e le zampe sono nerastri in entrambi i sessi.
Predilige acque dolci, stagni e lagune con fitti canneti e vegetazione
sommersa. Si nutre di invertebrati e vegetali acquatici che preleva tuffandosi frequentemente, ma rientrano nella sua dieta anche piccoli
anfibi e pesci. Costruisce il nido nella fitta vegetazione, l’incubazione e
le cure parentali sono svolte prevalentemente dalla femmina.
Le popolazioni più consistenti si ritrovano in Asia occidentale e nell’Europa orientale, più rara nell’ovest europeo. Nell’area mediterranea alle
esigue popolazioni nidificanti si aggiungono, nella stagione fredda, i
contingenti svernanti provenienti dalle regioni orientali. Nel Lago Grande degli Astroni la presenza della moretta tabaccata è il risultato di un
progetto di introduzione realizzato nel 1998. Attualmente sono presenti tre coppie, delle quali non è ben conosciuto il successo riproduttivo; durante le stagioni invernali popolano il lago in media 7/8 individui.
Il lento declino in Italia e nel resto d’Europa ha portato all’inserimento
di questo Anatide tra le specie protette; è tra gli uccelli più rari del continente, è infatti inclusa nella lista rossa nazionale come CR (in pericolo in modo critico), è inoltre classificata SPEC 1 ed è inserita nell’allegato 1 della “Direttiva uccelli”.
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SCHEDA 7
Falco pellegrino - Falco peregrinus
Famiglia
Descrizione
Ecologia
Distribuzione
e presenza
negli Astroni
Curiosità
Falconidae
È un falco di grosse dimensioni: le femmine
(visibilmente più grandi dei maschi) possono
superare 1 kg di peso. Il piumaggio delle parti superiori è grigio-ardesia negli individui maschi, mentre acquista una colorazione brunastra nelle femmine; la parte inferiore del
© WWF-Canon/C. M. Bahr
corpo è più chiara e si presenta barrata di scuro negli individui adulti e striata nei giovani. Caratteristico il mustacchio nero e marcato che disegna la testa. Si distingue facilmente in volo per le ali appuntite e per il volo agile e rapido, intervallato da audaci e spettacolari picchiate.
Si ritrova normalmente in prossimità di pareti rocciose interne o costiere che utilizza per nidificare, talvolta presente anche nei centri urbani dei quali sfrutta l’ampia disponibilità trofica (piccioni, storni). La
dieta include soprattutto columbidi che cattura in volo, ma caccia anche uccelli più grossi come anatre e gabbiani. La coppia rimane unita
per tutta la vita.
Con varie sottospecie è presente in Europa, Asia, Africa, Nord America
e Oceania. Le migrazioni interessano principalmente la fascia più settentrionale dell’areale, infatti durante la stagione invernale, alle popolazioni dell’area mediterranea si aggiungono i contingenti provenienti dalle regioni nordiche. Nella Riserva Naturale degli Astroni è presente una coppia nidificante, che da innumerevoli anni costruisce il nido
sulla parete rocciosa della cava trachitica.
Questa specie ha subito un forte decremento negli anni sessanta a
causa dell’indiscriminato uso di DDT che rendeva il guscio delle uova
molto fragile e ne riduceva il successo riproduttivo. Oggi è ampiamente diffusa e rientra tra le specie protette.
SCHEDA 8
Allocco - Strix aluco
Famiglia
Descrizione
Ecologia
Distribuzione
e presenza
negli Astroni
Curiosità
Strigidae
Rapace notturno lungo circa 40 cm. Il capo
voluminoso e la coda corta gli forniscono un
aspetto piuttosto tozzo, presenta gli occhi
completamente neri e manca di ciuffi auricolari. Il colore del piumaggio varia tra il rosso-mattone e il grigio-bruno con marcate
screziature scure, le parti inferiori del corpo si
presentano invece più chiare. La femmina è leggermente più grande
del maschio.
Si ritrova prevalentemente presso boschi maturi, nei quali si confonde
facilmente grazie alla sorprendente capacità mimetica del suo piumaggio, ma frequenta anche le aree coltivate e talvolta i centri abitati. Occupa un’ampia fascia altitudinale, ma è meno diffuso in pianura. La dieta è piuttosto varia e include in prevalenza piccoli mammiferi e insetti ma può variare in funzione del periodo; durante la stagione
riproduttiva si registra tra le prede un incremento di piccoli uccelli. Si
ciba anche di rettili e anfibi.
L’areale di distribuzione interessa gran parte dell’Europa, ad eccezione
di Islanda, Irlanda, Baleari; la diffusione in Asia è più frammentata e
interessa principalmente la fascia centrale del continente. In Italia è
diffuso in tutta la penisola, ad esclusione della Sardegna, e presenta
maggiori concentrazioni nelle regioni del nord e del centro; è sedentario in tutto il territorio nazionale. Nel Oasi WWF “Cratere degli Astroni”
sono state censite quattro coppie nidificanti, che utilizzano come siti
riproduttivi i numerosi alberi maturi e ruderi presenti nell’area.
L’allocco, al pari di altri rapaci notturni, riesce a variare il tasso di riproduzione in relazione alla disponibilità di cibo; il numero di uova deposte si riduce quando l’alimento è scarso. In tal modo i genitori, allevando una prole meno numerosa, possono comunque assicurare la sopravvivenza della covata.
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SCHEDA 9
Tarabusino - Ixobrycus minutus
Famiglia
Descrizione
Ecologia
Distribuzione
e presenza
negli Astroni
Curiosità
Ardeidae
È il più piccolo airone europeo e misura appena 35 cm di lunghezza. I
sessi presentano uno spiccato dimorPanda Photo - S. Stignani
fismo che vede il maschio con dorso, nuca e vertice di colore nero con riflessi verdastri, parti inferiori del
corpo più chiare e macchie color crema sulle ali. Il piumaggio della
femmina è più chiaro e maggiormente barrato.
È legato a laghi, stagni, fiumi e in generale alle zone umide con canneto. Ha una notevole capacità mimetica che, oltre ad essere favorita
dalla colorazione del piumaggio, è perfezionata dal singolare comportamento di questa specie. Quando un individuo si sente minacciato, infatti, allunga il collo verso l’alto, quasi a sembrare parte del canneto e sovente oscilla come mosso dal vento.
Ha un’ampia diffusione che interessa con varie sottospecie buona parte dell’Eurasia e dell’Africa, occasionalmente è presente alle alte latitudini. In Italia si ritrova nella gran parte delle aree umide, con più alte
concentrazioni nella Pianura Padana. È una specie migratrice che sverna a sud del deserto del Sahara. Negli Astroni questa specie è presente solo nella stagione primavera-estate e abita esclusivamente il canneto del Lago Grande.
Nel tentativo di non mostrare ai potenziali predatori l’esatta ubicazione del nido, i genitori non vi giungono direttamente in volo, ma atterrano distanti e poi ci arrivano camminando nel canneto.
SCHEDA 10
Martin pescatore - Alcedo attis
Famiglia
Descrizione
Ecologia
Distribuzione
e presenza
negli Astroni
Curiosità
Alcedinidae
Caratteristico per le piccole dimensioni (circa
15 cm) e per i colori accesi. Il brillante piumaggio delle parti superiore varia tra il blu cobalto e il verde smeraldo, le guance, il petto e il
ventre sono castano-arancio. È dotato di un
becco lungo e di un grosso capo che, insieme
© WWF-Canon/F. F. Hazelhoff
alle ridotte dimensioni di ali e coda, gli forniscono un aspetto tozzo.
Frequenta le zone umide con acque dolci non eccessivamente profonde, fornite di margini sabbiosi nei quali scava profondi tunnel che poi
utilizza per deporre le uova. Si nutre prevalentemente di piccoli pesci
che cattura lanciandosi ripetutamente da posatoi preferenziali, rappresentati di solito da piccoli rami o da altre sporgenze sullo specchio
d’acqua.
L’areale riproduttivo interessa l’Europa ad eccezione della penisola scandinava e dell’Islanda, il nord-ovest dell’Africa e buona parte dell’Asia.
Le popolazioni dei paesi nord-orientali sono migratrici e svernano più
a sud, fino a giungere nel bacino del Mediterraneo. In Italia la specie è
molto diffusa. Nell’Oasi degli Astroni il martin pescatore è presente tutto l’anno, con maggiori concentrazioni nel periodo invernale.
I pulcini all’interno del nido assumono un comportamento singolare:
quando il genitore torna nel nido con il cibo, questi si dispongono in
cerchio e dopo che un pulcino ha ricevuto la sua imbeccata ruota, lasciando il posto al vicino. In tal modo ogni pulcino riesce a ricevere la
sua parte nonostante le ridotte dimensioni del nido.
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SCHEDA 11
Vanessa multicolore Nymphalis polychloros
Famiglia
Descrizione
Ecologia
Distribuzione
e presenza
negli Astroni
Curiosità
Ninfalidi
Le ali anteriori e posteriori sono, in
entrambi i sessi, di colore marrone© WWF-Canon/M. Gunther
rossiccio con macchie e strisce nere,
il margine esterno nero delle ali è percorso da una stretta linea blu. La
pagina inferiore si presenta brunastra.
Frequenta soprattutto boschi, radure e zone incolte. Ha una generazione annuale con sfarfallamenti in giugno-luglio. Le femmine, col sopraggiungere dell’autunno, cercano rifugio presso ruderi, tetti o tronchi d’albero dove rimangono tutto l’inverno. In primavera partono alla ricerca di piante adatte alle larve. I bruchi trovano il loro nutrimento principalmente su salici, pioppi e olmi. Dopo lo sfarfallamento, la
dieta delle nuove farfalle si compone di nettare e altre sostanze organiche.
Specie abbastanza comune, presente in nord Africa, Europa centrale
e meridionale e Asia, colonizza talvolta le alte latitudini ove però non
si riproduce. In Italia è diffusa in tutta la penisola e nelle isole, dalla pianura alla montagna, fino a 1500 metri s.l.m.. Nell’area dei Campi Flegrei è quasi del tutto assente, sporadici individui si rinvengono occasionalmente solo nel bosco degli Astroni.
La femmina è leggermente più grande del maschio.
Pubblicazione cofinanziata dalla Misura 1.9 - P.O.R. Campania 2000-2006 “Recupero,
valorizzazione e promozione del patrimonio storico culturale, archeologico, naturale, etnografico
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