Voi dite: “Costa fatica lavorare coi bambini”. Voi avete ragione. Voi aggiungete: “Bisogna sapersi mettere al loro livello, abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli”. Ed ora voi avete torto. La vera fatica non consiste in ciò. Sta piuttosto nel fatto di dover essere obbligati ad elevarsi all’altezza dei loro sentimenti. Di doversi stirare, allungarsi, sollevarsi sulle punte dei piedi. Per non ferirli. J. KOKCZAK 1 2 1. MI PRESENTO Mi chiamo Angela D’Angelo, sono una maestra che è arrivata all’ambito traguardo dell’immissione in ruolo dopo anni di supplenze, grandi investimenti personali e professionali, con una buona dose di entusiasmo e tanta voglia di imparare e di crescere. Del percorso che mi ha portato fin qui, ho già scritto qualche anno fa, raccontandomi in un piccolo opuscolo pensato e realizzato per i nuovi insegnanti, in ingresso o di passaggio in questo Circolo Didattico. Si trattava di appunti e riflessioni derivate dalle mie esperienze personali che, con mia grande incredulità e altrettanta soddisfazione, l’ex Dirigente ha voluto stampare e far circolare col titolo “Io, una di voi”. (Allegato 1) Ritengo questo lavoro significativo come quadro di riferimento teorico del mio essere insegnante “a quadretti” e non solo, e piuttosto che ripetermi, ho pensato di allegarlo a questa relazione; è stata una lusingante esperienza, rappresenta una tappa importante del mio cammino lavorativo e soprattutto si riferisce a temi che ora vorrei riprendere e approfondire. Sul piano della ricerca e dei vissuti personali credo che non ci sia altro da dire, se non quanto già scritto in “Io, una di voi”, ma è impossibile per me non far riferimento al grande, unico, incredibile cambiamento che ho vissuto nell’ottobre 2006: sono diventata mamma e da allora la mia vita non è più la stessa. Dopo un periodo di assenza dall’insegnamento, sono rientrata dalla maternità soltanto nel settembre scorso e, considerate le energie richieste, mi sono impegnata molto per riuscire a conciliare efficacemente il mio ruolo di madre e di insegnante. Anche quest’anno, come tante volte in passato, ho iniziato a lavorare con persone “nuove”; quando si rimane lontani dal mondo del lavoro per più di un anno, come nel mio caso, molte situazioni cambiano, si creano nuove alleanze e nuovi equilibri e può 3 capitare di dover ricominciare in un contesto diverso, con l’esigenza di affrontare relazioni nuove a livelli diversi. I cambiamenti non mi spaventano più come un tempo e ho accettato di buon grado di insegnare in una classe prima, almeno sarebbe stato davvero un nuovo inizio. Una classe prima richiede sicuramente maggior energia, ma è la più entusiasmante, almeno per me. E poi in questo particolare momento della mia vita mi sento più vicina ai piccoli e ai loro bisogni, per dirla con Maslow. (Allegato 2) Le scelte educative cui mi attengo e che ho fatto mie in questi anni sono quelle così chiaramente descritte nel Pof del Circolo. Evito di riportarne stralci o rielaborarne parte del testo, ma allego le pagine cui mi riferisco, come parte integrante di un documento ufficiale che testimonierà nel tempo le priorità e le caratteristiche delle modalità di lavoro proprie di chi lavora nelle scuole del Circolo ”Anna Frank”. (Allegato 3). Penso che ogni insegnante oggi debba aggiornarsi costantemente, seguendo i repentini cambiamenti della società, coltivando e allenando le proprie “intelligenze multiple”. Quanti incontri, quante riunioni sul tema della complessità della funzione docente ricordo…e quanti ce ne saranno ancora, spero. Lo scambio, l’incontro e anche lo scontro, se costruttivo, tra docenti, ha sempre suscitato in me il desiderio di mettermi in discussione, di capire, di approfondire. Attraverso la rete oggi è possibile farlo velocemente, in tempo reale, addirittura a volte mi sembra di perdermi in quell’universo di notizie, informazioni, temi e rimandi sul tema dell’educazione, dell’insegnamento. E allora che spengo il computer e mi metto a studiare come facevo da alunna, sottolineando, annotando, rielaborando con carta, penna, o programmi di videoscrittura… e riaccendo il computer. Quest’anno ho avuto sicuramente meno tempo da dedicare a tutto ciò, ma ho ripreso in mano dei libri che sono stati fondamentali per la mia formazione, e ne ho acquistato dei nuovi, perché con lo strumento-libro ho ancora un rapporto molto 4 forte. Tra gli altri voglio citare “La disponibilità ad apprendere” di Blandino e Granieri e “Il bambino lasciato solo” di Alba Marcoli. Darò volutamente uno spazio maggiore alla parte pratica, della didattica, dal fare scuola con e per i bambini, perché ritengo che possa dire molto più di me e del mio stile d’insegnamento, piuttosto che troppi riferimenti culturali e teorici, per altro necessari. 5 2. CON GLI OCCHIALI DEL MATEMATICO PERCHE’ QUESTO TITOLO Nel mio passato di insegnante supplente ho avuto molte esperienze: ho incontrato tanti bambini con i quali ho vissuto momenti di crescita e di lavoro, ho incontrato tante colleghe, con le quali ho condiviso mansioni e responsabilità, ho incontrato tante persone con le quali ho provato le fatiche, ma anche le soddisfazioni di questa professione. Il caso ha voluto che sostituissi più spesso insegnanti di ambito matematico piuttosto che linguistico; ciò ha fatto sì che mi sia avvicinata sempre più a questa disciplina, un po’ per necessità, un po’ per passione. Sono diventata così una “maestra a quadretti”, felice di esserlo perché ho imparato a vedere i quadretti anche tra le righe e a non separare mai le due grandi discipline, lingua e matematica. Mi sono ritrovata e mi ritrovo sempre più spesso ad imbastire percorsi multidisciplinari o transdisciplinari, sempre più orientati verso un ottica globale della realtà, proprio come quella che hanno i bambini non ancora “contaminati” dalle rigide strutture degli adulti. Ho sentito il bisogno, proprio come è successo a me, di far inforcare ai miei alunni “gli occhiali del matematico” per vedere i numeri e la loro funzione nella realtà, anche quando questi non sono così evidenti. Un matematico oltre alla bellezza e alla poesia di un fiore, sa coglierne simmetrie ed equilibrio nelle forme, sa apprezzarne la fragranza valutando distanza ed intensità, sa interpretare somiglianze e differenze con altri fiori, non si limita a contare i petali! Matematica non è solo contare, non sono molti a rendersene conto, anche tra gli adulti. Come sostiene Edgar Morin nel libro “La testa ben fatta”, “L’insegnamento matematico, che evidentemente comprende il calcolo, andrà oltre il calcolo. Dovrà mostrare la natura intrinsecamente problematica della matematica. Il calcolo è uno 6 strumento del ragionamento matematico, il quale si esercita sul problem setting e sul problem solving, e del quale si tratta di mostrare la consumata prudenza e la logica implacabile. Durante tutti gli anni di insegnamento si dovrebbe progressivamente mettere in evidenza il dialogo del pensiero matematico con lo sviluppo delle conoscenze scientifiche, e infine i limiti della formalizzazione e della quantificazione.” I bambini dovrebbero avere la possibilità di scoprirlo, anche per prevenire ed evitare quell’avversione verso la disciplina, che spesso ci accompagna per tutta la vita. Credo fortemente nel fatto che la matematica ci permette di “fare e disfare” giocando (Cap. 6) non solo con i numeri (Cap. 4), ma anche con le lettere (Cap. 5), con la lettura e la narrazione (Cap. 7), con il corpo (Cap. 8), con il tempo (Cap. 9), con la natura e poi ancora nei momenti di vita vera, nella problematizzazione della realtà e della finzione (Cap. 10). Proprio in questa relazione vorrei raccontare come sia possibile realizzare tutto ciò nel lavoro con i bambini. Dal momento in cui li ho scoperti, durante il corso-concorso dell’anno scolastico 1999-2000, ho fatto miei alcuni concetti fondamentali che mi hanno permesso di arrivare fin qui: “la matematica è pensiero astratto che si costruisce personalmente ponendo in atto fantasia e creatività”. “La matematica è interiorizzazione di azioni, schematizzazione di relazioni, riscoperta, ricostruzione di concetti, conoscenza implicita ed esplicitazione di conoscenza”. Nella classe prima, in cui ho lavorato quest’anno, ma anche nelle precedenti esperienze, delle quali allegherò i materiali, ho cercato di far notare ai bambini, e a volte anche ai colleghi, che anche nell’apprendimento della letto-scrittura si affrontano aspetti matematici: le lettere sono segni convenzionali, con delle forme precise, che rispettano spazi e grandezze. Segni, forme, spazi, grandezze, non sono forse elementi matematici? 7 Le lettere stesse possono essere considerate linee aperte o chiuse, dritte e curve, formate a volte da semirette e segmenti. Nella prassi scolastica comune sembra più importante che il bambino impari a leggere e scrivere, magari senza porsi troppe domande, come pura tecnica, mentre ritengo sia indispensabile una visione metacognitiva del processo; e poi si dice che per “il far di conto” c’è sempre tempo, oppure non si è portati. Invece, come mi viene spontaneo dire ai miei alunni, lettere e numeri sono amici, lavorano insieme, li vediamo e impariamo a conoscerli fin da piccolissimi. Insieme! Ne ero già consapevole, ma mai come in questo periodo della mia vita, mi accorgo come i bambini, ancora molto piccoli, oltre ad imparare prestissimo la filastrocca dei numeri, facciano giochi di classificazione, di seriazione, di confronto, ad esempio con i cubi colorati o le forme ad incastro, con le costruzioni, vestendo una bambola, smontando e rimontando oggetti. La matematica non è solo numeri: oltre all’aritmetica comprende geometria, logica, misura, statistica e probabilità, informatica e tecnologia, ha radici e spazia tra tutti i saperi. 8 3. LA PAROLA A GALILEO… “La matematica è l’alfabeto nel quale Dio ha scritto l’universo” Galileo Galilei …E ALLE INDICAZIONI PER IL CURRICOLO per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione Ministero della Pubblica Istruzione Roma Settembre 2007 Da - Traguardi per le competenze al termine della scuola primaria - pag.94 “L’alunno sviluppa un atteggiamento positivo rispetto alla matematica, anche grazie a molte esperienze in contesti significativi, che gli hanno fatto intuire come gli strumenti matematici che ha imparato siano utili per operare nella realtà”. 9 10 11 12 4.1 PER INCOMINCIARE QUALI PRE-CONOSCENZE “Bisogna prenderli dove sono e trovare una strada adatta e portarli dove noi siamo.” Wittgenstein Dopo aver visionato e raccolto i materiali elaborati negli anni passati dalle insegnanti partecipanti al progetto “Capire si può”, coordinato dal professor Guidoni, dopo essermi documentata e appassionata sulla teoria dell’apprendimento della lettoscrittura, a cura delle pedagogiste Ferreiro e Teberosky, ho elaborato personalmente una griglia con alcune domande e semplici attività da svolgere con i bambini, che mi permette ad ogni inizio anno della classe prima di verificare le loro conoscenze in campo metamatematico. 1^ parte – l’intervista • Che cosa sono i numeri? • A che cosa servono i numeri? • Chi li ha inventati? • Come sono fatti i numeri? • Dimmi un numero piccolo. • Dimmi un numero grande. • Dimmi un numero facile. • Dimmi un numero difficile. • Tra questi segni, qual è il numero: % s 3? • Si può scrivere un numero così: 233466787? • Si può leggere? • Preferiresti avere 3 caramelle o 10 caramelle? • Perché? • Quanti anni hai? Scrivilo come sei capace. (Allegato a) le risposte, forse una foto 13 2^ parte – l’attività Utilizzando dei cartellini contenenti lettere, numeri e parole • Che cosa sono? • Prendi solo i numeri • Prova a leggerli come sai • Conta finchè sai Avanti Indietro • Scrivi i numeri che conosci • Leggi i numeri che hai scritto • Ordina i numeri ricevuti (cartellini con i numeri da 0 a 10) • Mancano dei numeri? (sequenza 0 – 10 incompleta) • Dimmi un numero più grande di … • Dimmi un numero più piccolo di … • Quale numero viene prima di … • Quale numero viene dopo di … Con materiale non strutturato – bottoni, tappi, pasta di vario formato… • Prendi 3 bottoni • Ora prendine 5 • Prendine quanti ne ho io • Separa i bottoni dai tappi (precedentemente aggiunti) • Quanti gruppi hai formato? • Dove ce ne sono di più? • Forma un gruppo uguale (nella quantità) • Fai in modo che per ogni bottone ci sia un tappo Con materiale strutturato – blocchi logici, figure, abaco, regoli (a scelta) • Forma un gruppo 14 • Perché li hai messi insieme? • Prendi quelli grandi uguale • Prendi quelli dello stesso colore • Prendi quelli proprio uguali (colore, forma, grandezza) Con cartellini contenenti sequenze di una storia illustrata • Riordina le immagini • Prova a raccontare la storia 15 5. NUMERI E NOMI In una classe prima è pratica comune utilizzare i nomi dei bambini per analizzare ed operare confronti sulla veste grafica e sonora delle parole, visto che il nome è per molti di loro il solo universo linguistico stabile posseduto con sicurezza ed ha una forte valenza emotiva. Si rivela utile preparare un cartellone con tutti i nomi e contrassegnare tutti gli oggetti di uso personale per dare inizio alle prime operazioni linguistiche. Il nome dei bambini può servire da stimolo per le attività dei primi giorni di scuola: nei giorni precedenti l’ingresso dei bambini in classe abbiamo preparato dei cartoncini a forma di petali sui quali abbiamo scritto i loro nomi. Utilizzando tali strumenti è stato possibile proporre esercizi a livello metalinguistico e metamatematico: - Riconoscere nomi lunghi e nomi corti - Riconoscere il nome più lungo e il più corto - Riconoscere i nomi che iniziano allo stesso modo - I nomi uguali - Nomi maschili e femminili - Nomi che contengono pezzi di altri nomi - Nomi che contengono pezzi del proprio nome -… Tra questi giochi, ho scelto quelli con maggior valenza matematica - Inventare rime con i nostri nomi: Nicolò è salito sul comò, Manuela va in barca a vela… - Pronunciare i nomi con intonazioni diverse - Battere le mani scoprendo il ritmo - Ricomporre il nome spezzettato a modi puzzle - Riconoscere il nostro nome tra altri nomi - Completare il nome con le lettere mancanti 16 - Scrivere il nostro nome come siamo capaci - Cercare parole che iniziano come il nostro nome e fare il disegno - Cercare oggetti il cui nome inizia come il nostro - Colorare su schede predisposte solo ciò che ha la stessa iniziale del nostro nome - … Abbiamo visto quanto sia importante non illudersi che un bambino che scrive correttamente il proprio nome lo sappia anche leggere o riconosca le lettere che lo compongono in altre parole. Marina Pascucci, l’autrice del libro “Come scrivono i bambini” (Carocci Faber), sostiene che per alcuni bambini leggere il proprio nome vuol semplicemente dire riconoscerlo, sapere che quella successione di lettere vuole dire il proprio nome. Condivido tale affermazione e l’ho potuta verificare. Contare le lettere, permette di individuare realmente il nome più lungo. Confrontare i nomi ha un rimando diretto tra uguale e diverso. Sentire il ritmo, battendo le mani, non avvia soltanto alla divisione in sillabe. Allego a questa sezione i lavori dove lingua e matematica si integrano, si compensano, si intersecano. 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 6. NUMERI E GIOCO L’importanza del gioco per il bambino è indiscussa, penso però che non si tratti di utilizzare il gioco per fare matematica, ma piuttosto cercare di far notare ai bambini quanta matematica c’è nel gioco, nei giochi che fanno fin da piccolissimi, nei giochi di società e di squadra. E quanti sono i possibili giochi matematici… Considero il gioco uno strumento e un ausilio per il processo di insegnamentoapprendimento, perché esso rappresenta l’esperienza più importante e significativa per un bambino. Non tratterò il tema di gioco e multimedialità, perché richiederebbe una relazione a sé, correlata da autorevoli pareri in merito. Sicuramente non considero computer e internet strumenti pericolosi, anzi sono ormai quasi indispensabili. Lavorare con bambini di 6 anni mi ha permesso di utilizzare software didattici, anche a carattere ludico-ricreativo, almeno per un periodo, con discrezione, senza esaltare o demonizzare lo strumento-pc, ma considerandolo tale: uno strumento, non lo strumento per fare qualunque cosa, anche giocare. Ho cercato di realizzare un nostro gioco, molto speciale, che metteva “in gioco” anche le nostre abilità manuali, dei bambini e le mie. Abbiamo costruito una piccola città di cartone, molto semplice, rudimentale, ma nostra. Abbiamo potuto giocarci poco, a causa del tempo necessario per prepararla, ma è stata un’esperienza utilissima per unire alla manualità, geometria, geografia, scienze, educazione stradale, educazione all’ecologia, educazione alla convivenza civile. Che soddisfazione giocare con le macchinine, simulare incidenti e discutere su chi ha torto e chi ragione, inventare storie con la riproduzione di un ambiente a noi così noto, la città. E infine, come non considerare i giochi all’aperto? Con quei giochi si contano i punti, si formano le squadre, ci si divide in gruppi, a volte si prendono i tempi, altre si considerano gli spazi e le distanze. Durante il gioco si stabiliscono e si 29 rispettano regole, ci si unisce e ci si divide, non solo in senso matematico, si stringono e si rompono sodalizi, si intrecciano amicizie. 6.1 IL GIOCO E’ L’ATTIVITA’CHE MAGGIORMENTE AIUTA IL BAMBINO A … • Acquisire capacità • Acquisire regole • Socializzare • Entrare in ruoli diversi, muovendosi negli spazi dell’immaginario • Verificare la propria identità • Familiarizzare con i ruoli della vita adulta • Divertirsi • Esorcizzare le paure • Modulare l’emotività • Trovare conforto • Acquisire sicurezza ed autonomia • Trovare soluzioni • Imparare più velocemente e con meno fatica Da un’analisi de “Il lato serio del gioco infantile” Oliverio A. e A. “Nei labirinti della mente” Laterza 1989 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 7. NUMERI E NARRATIVA OLTRE AL GIOCO, LE ESPERIENZE DI LETTURA Nulla, oltre al gioco, affascina e cattura l’attenzione dei bambini, quanto ascoltare qualcuno che legge per loro. Come ha sempre sostenuto il maestro-scrittore Angelo Petrosino, e come scrive nel suo libro “Il manuale del maestro”: “Nei libri della nuova letteratura dell’infanzia, gli insegnanti hanno degli straordinari alleati nel loro lavoro quotidiano con i ragazzi. Quanti di quei libri, nelle mani dei loro alunni, diventano occasione di una salutare autocoscienza, un bagno di verità che spazza via i luoghi comuni, uno strumento per staccarsi dal tran tran della vita quotidiana, o un mezzo per rivederla con altri occhi, uno spunto per riportare un po’ di ordine nel caos della propria vita, l’opportunità per abbandonarsi a una franca e sonora risata?” E allora perché non leggere, oltre che per il piacere personale e del gruppo, magari in seconda battuta, per non infrangere la magia del “viaggio ad alta voce”, con l’intenzione di introdurre e/o approfondire argomenti e situazioni più strettamente legate alla matematica? Nel corso degli anni ho raccolto libri, piccole storie e filastrocche che mi sembrava assolvessero a questa funzione e sempre con i soliti occhiali a volte riesco a cogliere aspetti matematici, oltre ai semplici quantificatori, nelle storie più insospettabili… “La grammatica della fantasia”, il noto libro di Rodari, mi ha sempre sostenuta mostrandomi l’opportunità di inventare storie, con e senza i bambini, per avvicinarli anche a temi che possono sembrare in apparenza freddi e lontani da loro. Mi capita a volte di dimenticare di essere “una maestra a quadretti”, ma ciò mi sorprende positivamente, perché sento di raggiungere una dimensione più completa di insegnante. Qui di seguito allego una piccola bibliografia di testi adatti allo scopo suddetto (Allegato a), la storia con la quale abbiamo accolto i bambini il primo giorno di 43 scuola (Allegato b), una storia rivisitata e rinominata storia-matematica (Allegato c). In entrambe le storie ho sottolineato le parole-chiave che mi sono servite ad introdurre gli argomenti matematici da esse “ispirati”. 7.a PICCOLA BIBLIOGRAFIA PIUMINI, Il gioco di Nimin – DeAgostini PIUMINI, Il tempo di Martino – DeAgostini S. e J. BERENSTAIN, I soldi non crescono sugli alberi – Il battellino a vapore A. e S. GARCIA SCHNETZER, Il castello di sabbia – Ega K. CAVE e C. RIDDELL, Qualcos’altro – Mondadori B. HOLLAND e E. SCHREIBER-WICKE, Il bambino più sbadato del mondo – Mondadori G. STILTON, Un meraviglioso mondo per Oliver – Il battello a vapore H. BICHONNIER-PEF, Il mostro peloso – Emme LIBERA, A, B, C… come cittadino – Ega 44 7.b UNA STORIA PER ACCOGLIERE I BAMBINI Varcare la soglia di una nuova scuola, la primaria, quella che a volte ho sentito definire dai bambini di sei anni “la scuola dei bimbi grandi”, è sempre per tutti un momento emozionante, che probabilmente avrà un posto speciale nell’album dei ricordi. E’ per questo che è diventata consuetudine del Circolo organizzare una “festa” di accoglienza che accompagni queste emozioni forti, che permetta un distacco dolce dai genitori e che incuriosisca i bambini verso il nuovo ambiente e le persone che già lo popolano, insegnanti e ragazzi più grandi. La lettura di una storia di solito permette di realizzare tutto ciò e spesso rimane il filo conduttore di molte delle attività dell’intero anno scolastico. Di seguito riporto la storia utilizzata quest’anno e alcune delle attività ad essa collegate. LA PICCOLA STORIA DI GRANDE FIORE Al confine della città, dove non si sente il rombo dei motori delle macchine, ma solo il cinguettio degli uccellini, dove l’aria è fresca e profumata e ti accarezza i capelli, c’era un grande prato verde, verde brillante; sembrava una morbida copertina fatta apposta per riscaldare la terra, come quella che si usa per avvolgere e cullare i neonati. In questo verde prato viveva un fiorellino, ma non un fiore come gli altri, era il più bel fiore di tutto il prato. I suoi petali non erano di un solo colore, ma erano verdi, blu, rossi e gialli e… come brillavano al sole quei petali! Sembravano stelline nate dall’arcobaleno. Tutti gli altri fiorellini del prato ammiravano quel fiore speciale che si chiamava Grande Fiore. 45 Desideravano stargli vicino e spesso lo invitavano a giocare con loro e a danzare nel prato. “Vieni a giocare con noi” dicevano, ma Grande Fiore preferiva star da solo. Ogni tanto faceva ondeggiare i suoi petali al sole, mentre di notte la luna lo colorava d’argento. Un giorno una piccola margherita bianca gli disse: “Come sono belli i tuoi petali colorati! Me ne puoi regalare uno?” Ma Grande Fiore era così geloso dei suoi petali che rispose: “Ma cosa ti salta in mente? Neanche per sogno! Vedi di sparire subito!” La margherita spaventata e un po’ offesa se ne andò e raccontò agli altri fiorellini che Grande Fiore l’aveva trattata proprio male. Da quel giorno nessuno volle sapere più nulla di Grande Fiore, anzi, quando passava, tutti si giravano dall’altra parte. Il tempo passava, Grande Fiore stava crescendo, gli erano cresciuti tanti bei petali, ma cominciava ad annoiarsi a stare sempre da solo. Che se ne faceva dei suoi bei petali lucenti se nessuno lo ammirava più? Diceva: “Non sono forse il più bello? Perché nessuno mi ama?” Ormai era il fiore più solitario di tutti i fiori del pianeta! Una notte, mentre i suoi petali erano color d’argento, vide che la luna gli stava facendo l’occhiolino come se volesse dirgli qualcosa e infatti la luna parlò. “Se felice vuoi ritornare, una sola cosa puoi fare.” “Oh ti prego amica luna, dimmi, cosa posso fare?” E la luna rispose: “Se felice vuoi ritornare, una sola cosa puoi fare, i tuoi petali devi regalare”. 46 Il giorno dopo passò di lì la piccola margherita bianca. Grande Fiore la chiamò e le disse: “Senti margherita, io ci ho ripensato, vorrei donarti uno dei miei petali colorati, uno solo però, va bene? Uno piccolino” “Grazie amico, sono proprio contenta”… E corse felice nel prato dopo aver fatto tre giravolte per la contentezza. Per la prima volta Grande Fiore si era sentito chiamare Amico! Poco dopo Grande Fiore si ritrovò circondato da tanti altri fiori che chiedevano anche loro un petalo in regalo. Grande Fiore cominciò a distribuire petali colorati a tutti e sapete una cosa? Più regalava petali e più diventava allegro! Era circondato di amici e si sentiva felice come non lo era mai stato. Ma voi vi chiederete: “Ma a forza di regalare petali, non sarà rimasto senza?” No! Accadde qualcosa di straordinario! Più petali regalava e più petali nuovi crescevano!… Grande Fiore desidera avere ancora altri amici e così ha preparato per ognuno di voi un bellissimo petalo colorato di… ROSSO, GIALLO, VERDE, BLU! C’è ancora un segreto che dovrete conoscere: da questi petali potranno nascere 4 piccoli fiori-bambino: uno rosso, uno giallo, uno verde e uno blu! Proviamo? I bambini hanno ricevuto il petalo colorato con il loro nome e hanno formato 4 fiori colorati, cioè 4 gruppi, uno per ciascuna insegnante del team. Il primo giorno di scuola continua, con giochi e attività varie di conoscenza. 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 7.c UNA STORIA MATEMATICA LA STORIA DI COCCO E CICCI C’erano una volta due coccodrilli, Cocco e Cicci, che vivevano felici nella giungla. Erano due coccodrilli come gli altri, ma Cocco era un gran mangione e spesso adorava sonnecchiare dopo aver consumato il suo lauto pasto. Se Cicci preparava 5 salsicce e 3 bistecche (ma i coccodrilli cucinano e mangiano salsicce?!!) lui mangiava le 5 salsicce e diceva alla sua compagna: “Se non vuoi tutte le bistecche, io mi sacrifico e ne mangio due al tuo posto. Sarebbe un vero peccato buttarle via!” Per non parlare dei dolci! Sceglieva sempre il dolce più ricco, più grasso, più grande, oppure ne mangiava sempre una quantità maggiore, rispetto agli altri coccodrilli. Cicci conosceva bene Cocco, a volte lo assecondava e gli dava parte del suo pasto, ma spesso gli consigliava: “Devi metterti a dieta, altrimenti diventerai il coccodrillo più ciccione della giungla!” Ma prima che Cicci avesse terminato la frase, Cocco si era già addormentato. Un giorno accadde un fatto inaspettato: nella giungla si aggirava un cacciatore, in cerca di coccodrilli da vendere per confezionare scarpe, borsette, cinture. Mentre Cocco era “impegnato” nella sua siesta pomeridiana, il crudele cacciatore riuscì a catturare Cicci. Drillo, il coccodrillo più pauroso della giungla, che aveva di nascosto assistito alla scena, andò a chiamare Cocco. Dopo aver urlato il suo nome e averlo scrollato per un po’, finalmente il coccodrillo dormiglione aprì gli occhi e sbadigliò. “Drillo, che succede? Perché ti agiti tanto? E soprattutto, come ti sei permesso di interrompere la mia siesta?” Drillo tremante gli raccontò tutto e subito i due coccodrilli allertarono tutti gli altri. Insieme avrebbero provato a liberare Cicci. E fu così che andò. Mentre il cacciatore riposava, anche lui dopo aver mangiato troppo, i coccodrilli, con i loro denti, riuscirono ad aprire la gabbia dove era rinchiusa Cicci. Per Cocco fu di nuovo la felicità e da quel giorno decise di non mangiare più così tanto, anche se le porzioni maggiori erano sempre le sue! 61 62 63 64 65 66 67 8. NUMERI E CORPO “L’interesse spontaneo e permanente del bambino verso se stesso rappresenta lo spunto essenziale perché a scuola riesca a prendere coscienza dei tanti processi che avvengono nel suo corpo, quelli da cui dipende la sua vita, pur se se ne vedono soltanto certe conseguenze macroscopiche. Il fatto di vivere e di sentirsi vivi deve essere esplicitato, tenendo conto delle componenti conoscitive e di quelle psicoaffettive inestricabilmente sempre coinvolte. (…) L’insegnante deve sapere che non è facile, neppure da piccoli, avere confidenza con il proprio corpo, e che le sue trasformazioni, vissute o immaginate, sono spesso fonte di inquietudini. (…) Bisognerà in ogni caso fare attenzione a non rinforzare le angosce latenti, cercando di essere rassicuranti e di aiutare ciascun bambino ad accettarsi così com’è. E’ importante, quindi, valorizzare le differenze (concetto matematico!) nella statura, nelle agilità, nelle dimensioni…facendo in modo che ogni bambino possa sentirsi orgoglioso del particolare corpo che ha a disposizione. A partire da queste considerazioni, si capisce come la crescita rappresenti un argomento autenticamente interdisciplinare e permetta di sviluppare relazioni con la matematica, il disegno, la lingua, la grafica.” Margherita Bersisa da “I modi di fare scienze” - AAVV - Bollati-Boringhieri Tenendo ben in conto quanto sostenuto in questa citazione, ho affrontato molti argomenti in cui scienze e matematica procedevano insieme, ancora una volta come discipline diverse, ma fortemente unite. E’ diventata mia abitudine progettare e scoprire con i bambini percorsi e attività che ci permettono di passare da una disciplina all’altra con una certa disinvoltura, come si passa da una camera all’altra in una casa con le porte sempre aperte, attraversando e superando barriere solo formali, per rispondere alle incredibili sfide della globalità. Proprio come in quella casa, a volte è necessario aprire la porta d’ingresso o una finestra, per fare entrare novità e tendenze, o rimettere ordine, ripartendo dalla stanza d’inizio. 68 Spero che dai lavori che seguono si possa evincere quanto detto sopra e già in altre occasioni. Quante riflessioni sulla cifra “2”, due mani, due occhi, due braccia, e sulla simmetria, anche nel nostro corpo. Quante discussioni sul significato di “coppia”, “paio”, “doppio e metà”. Quante opinioni diverse su ciò che è possibile o meno contare, fuori e dentro il nostro corpo, così come lo immaginiamo. 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 9. NUMERI E TEMPO E’ importante che un’aula abbia un aspetto allegro, caldo, accogliente, soprattutto un’aula nella quale dei bambini trascorrono molte ore non solo studiando. In questi anni di pre-ruolo ho visto tante aule, e ciascuna diceva molto dei bambini che “la vivevano” e delle loro insegnanti. Difficilmente, anche in quelle più disadorne e tristi, mancavano un orologio e un calendario, strumenti con i numeri verso i quali i bambini riversano naturalmente curiosità. “Che ora è? Che giorno è oggi?” sono domande che sentono e poi fanno da quando iniziano a parlare. Sebbene in una classe prima sia prematuro insegnare in modo canonico come in un calendario e in un orologio venga scandito il tempo che passa, molti sono i discorsi che si possono già imbastire; quando i bambini saranno abituati ad osservarli con gli occhiali del matematico, attraverso la guida di chi lo fa già da più tempo, riusciranno a vedere in quegli strumenti anche le 4 operazioni. I lavori della sezione “Numeri e tempo” si prestano bene a mostrare la trasversalità delle discipline: il tempo che passa (matematica, storia) è legato alla crescita (scienze) e ai luoghi di nascita e di vita dei bambini delle nostre classi multietniche (geografia). In particolare il cartellone dei compleanni di cui allego la fotografia ne vuole rappresentare un esempio: contiene i nomi dei bambini e dei mesi dell’anno, con i rispettivi numeri, ha una valenza emotivamente forte perché rimanda anche graficamente alla lettura della storia scelta per la festa di accoglienza, ci ha permesso di contare in tanti modi (i bambini nati nello stesso mese, o nello stesso giorno ma in mesi diversi), di fare raggruppamenti e confronti (i bambini nati a… sono di più, o di meno di quelli nati a… Qual è la differenza tra i due mesi? Chi è nato in inverno? Quanti giorni mancano al compleanno di…? Chi è nato prima?) e mi ha anche consentito di iniziare a parlare di simboli. Il compleanno di ogni bambino è rappresentato da un fiore, azzurro o rosa (Quanti bambini? Quante bambine? Quale differenza?) che riporta al centro il giorno di nascita di ciascuno. 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 10. NUMERI E PROBLEMI “Alcuni problemi non si risolvono… Si accompagnano”. Un’amica saggia Ho preparato il lavoro di questo capitolo durante il corso di formazione degli insegnanti neoassunti, ma ho pensato di riportarlo anche in questa relazione perché tratta argomenti e attività affrontati in parte nella mia attuale classe prima. “Esplorare e risolvere problemi costituisce per gli studenti un'attività fondamentale per costruire nuovi concetti e abilità, per arricchire di significati concetti già appresi e per verificare gli apprendimenti realizzati in precedenza. E' un dato di fatto che ogni bambino, come del resto ogni essere umano, si pone dei problemi e cerca di risolverli: compito dell'insegnante sarà mettere questa capacità al servizio della crescita delle abilità matematiche, o meglio, della sua formazione generale”. di B. Piochi “Caratteristica della pratica matematica è la risoluzione dei problemi, che devono essere intesi come questioni autentiche e significative, legate spesso alla vita quotidiana, e non solo esercizi a carattere ripetitivo o quesiti ai quali si risponde semplicemente ricordando una definizione o una regola. Gradualmente, stimolato dalla guida dell’insegnante e dalla discussione con i pari, l’alunno imparerà ad affrontare con fiducia e determinazione situazioni problema, rappresentandole in diversi modi, conducendo le esplorazioni opportune, dedicando il tempo necessario alla precisa individuazione di ciò che è noto e di ciò che s’intende trovare, congetturando soluzioni e risultati, individuando possibili strategie risolutive”. Da le “INDICAZIONI PER IL CURRICOLO” a cura del Ministero della Pubblica Istruzione – settembre 2007 100 Ho scelto queste citazioni per entrare nel merito del tema, perché rispecchiano la mia idea di “problema” e la mia modalita’ nel proporre e far accettare una pratica di lavoro comune, la risoluzione di problemi, che gli alunni ritroveranno in tutte le scuole di ogni ordine e grado, e soprattutto nella vita! Lavorando con bambini di sei anni è mia consuetudine partire dalla loro idea di problema, in senso lato, per poi descrivere e analizzare la proposta di lavoro che intendo sviluppare. In allegato qui di seguito, la pagina degli obiettivi d’apprendimento che fanno parte del mio piano annuale di lavoro, una sintesi della nostra discussione in classe e l’attività svolta. 101 MATEMATICA: INTRODUZIONE AL PENSIERO RAZIONALE INDICATORI DI COMPETENZA OBIETTIVI SPECIFICI Comprendere che cos’è un problema. • Analizzare una situazione problematica nei suoi elementi di base. • Trovare e confrontare più soluzioni relativamente a problemi reali, storie, testi scritti. Organizzare i dati raccolti, classificandoli e rappresentandoli con tabelle e diagrammi di vario tipo. Risolvere problemi di diversa tipologia. • • • • PERCORSI Distinguere problemi legati alla quotidianità da problemi matematici. Cogliere tutti gli aspetti matematici in problemi legati alla quotidianità. Acquisire la consapevolezza di analogie e differenze di significato nei termini del linguaggio comune e quelli del linguaggio matematico. Individuare in una situazione problematica la presenza di dati sovrabbondanti, mancanti, e contraddittori. Raccogliere dati da indagini statistiche, comprendendone il significato. Effettuare semplici indagini. Rappresentare graficamente un testo problematico col disegno o l’uso di simboli e, quando possibile, tradurlo in linguaggio matematico attraverso la scelta di strategie risolutive. Che cos’è un problema: le esperienze fatte in contesti diversi per discussioni e approfondimenti. Situazioni diverse per problemi diversi: quali soluzioni? Quali strumenti? Il problema matematico: analogie e differenze con i problemi reali. Come nasce il testo di una situazione problematica, quali elementi lo caratterizzano? Proviamo ad inventare testi problematici. Gli aspetti matematici della quotidianità scolastica e non: formare squadre, dividere materiali, frazionare torte, contare oggetti, monete… 102 RACCORDI DISCIPLINARI ALTRE INDICAZIONI I legami tra testi linguistici e matematici: interazioni lessicali e sintattiche delle proposte e degli elaborati. Unità di apprendimento trasversali con l’ambito scientifico e quello tecnologico: problematiche derivate da osservazioni ed esperimenti. Uno sguardo al passato tra problemi di ieri e di oggi. CHE COS’E’ UN PROBLEMA? CHE COSA FACCIAMO QUANDO ABBIAMO UN PROBLEMA? Dalle nostre discussioni LA PAROLA AI BAMBINI “UN PROBLEMA E’ QUALCOSA…CHE NON CE LA FACCIAMO” “E’ UN PROBLEMA QUANDO SIAMO IN RITARDO” “CI SONO I PROBLEMI NEI COMPITI” “FARE TANTI LAVORI PUO’ ESSERE UN PROBLEMA” “STARE MALE E’ UN VERO PROBLEMA” “QUANDO NON TROVI UN AIUTO” “SE HAI UN INCIDENTE” “QUANDO CI RUBANO LA BORSA O CI FANNO MALE” “QUANDO CI PERDIAMO” “CI SONO PROBLEMI FACILI E DIFFICILI” RIFLETTIAMO INSIEME: CHE COSA VUOL DIRE PROBLEMA FACILE? DIPENDE ANCHE DA CHI HA QUEL PROBLEMA… CI SONO PROBLEMI CHE NON RIUSCIAMO A RISOLVERE… CHE COSA VUOL DIRE STARE MALE? NON SI STA MALE SOLO NEL CORPO, MA ANCHE NELLA MENTE E NEL CUORE. COME RISOLVERE UN PROBLEMA? SI PUO’ CHIEDERE AIUTO, MA E’ IMPORTANTE NON ARRENDERSI E CERCARE UNA SOLUZIONE. 132 10. 1 PROBLEMI, TRA FANTASIA E REALTA’ Considerata l’età dei bambini, come già detto, mi capita spesso di utilizzare l’attività ludica o la narrazione di storie, quali elementi propedeutici e di supporto al processo d’insegnamento-apprendimento. In questo caso, l’attività prende avvio dalla rilettura della fiaba “Biancaneve e i 7 nani”, nell’ambito di un percorso multidisciplinare d’analisi delle fiabe più conosciute. Quali e quanti problemi per i protagonisti delle fiabe! Quali sono i problemi che dovrà affrontare Biancaneve? Chi l’aiuterà? Come termina la storia? I problemi vengono risolti? Dopo una verifica delle situazioni problematiche affrontate dai protagonisti della fiaba, si propone ai bambini di “smontare” il testo originale, per inventare piccole situazioni matematiche con gli stessi protagonisti. Eccone un esempio: UN PROBLEMA FANTASTICO CUCCIOLO VUOLE AIUTARE BIANCANEVE AD APPARECCHIARE LA TAVOLA. HA 8 PIATTI IN MANO, MA SCIVOLA E SI ROMPONO 3 PIATTI. QUANTI PIATTI RIMANGONO INTERI? Gli obiettivi formativi prettamente matematici sono evidenti: oltre al lavoro sull’introduzione al pensiero razionale, si opera con la sottrazione e si possono imbastire discorsi di resto, differenza, complementarità… Il passaggio successivo dell’attività proposta prevede di spostare l’attenzione a problemi simili nella realtà; può capitare di aiutare la mamma ad apparecchiare la tavola e di avere lo stesso problema di Cucciolo! 132 Quanta matematica a tavola! Trattandosi di una classe a tempo pieno, che pranza in mensa ogni giorno, le situazioni problematiche simili, in un contesto reale però, sono davvero tante. UN PROBLEMA REALE LA 1^A E’ COMPOSTA DA 21 BAMBINI. OGGI SONO ASSENTI 4 BAMBINI. QUANTI BAMBINI DELLA CLASSE PRANZANO INSIEME OGGI? (la sottrazione) QUANTI SGABELLI UTILIZZERANNO? (corrispondenza biunivoca) Altri spunti d’approfondimento nello stesso contesto, il momento della mensa, da affrontare anche nelle classi successive, potrebbero essere i seguenti: • Calcolare quante sono tutte le posate utilizzate dalla classe: 3 in ogni sacchetto x tutti i bambini presenti (la moltiplicazione). • Riflettere su quantità misurabili in vario modo: la quantità d’acqua bevuta, il peso dei panini, lo spazio occupato da ciascun vassoio e di conseguenza dei tavoli occupati. • Proporre varie indagini statistiche sui piatti preferiti dai bambini, a livello di classe o di scuola. • Considerare il tempo impiegato nel locale mensa, in relazione alla giornata e alla settimana scolastica. • Lavorare con il calendario del menù: la frequenza dei piatti, i piatti ricorrenti… • … 132 132 Il fatto di lavorare in una scuola che permette agli alunni di utilizzare, condividere e valorizzare, le proprie strategie risolutive, anche quando sembrano lontane dagli schemi rigidi della risoluzione dei problemi, tradizionalmente intesa (ricerca dati, schema con disegno e/o simboli, operazione, con o senza diagramma, risposta), ha favorito il mio operato. Il bambino può arrivare alla soluzione attraverso il solo disegno, con o senza l’utilizzo dei numeri, con i soli processi di identificazione, drammatizzazione, simbolizzazione. Ogni individuo ha le proprie competenze matematiche, e può essere più o meno allenato nella risoluzione di problemi. Attraverso percorsi formativi individualizzati, ogni bambino arriverà anche alla risoluzione tradizionale dei problemi matematici, e penso che forse faticherà di meno, vivendo il problema come un fatto naturale. 132 132 132 132 132 132 132 132 11. IN CONCLUSIONE? Con gli occhiali del matematico, riesco a vedere anche le possibili relazioni tra “Numeri e spazio”, “Numeri e musica”, “Numeri e arte”, ma sento di non possedere ancora tutte le competenze necessarie per argomentarle. Mi auguro, pertanto, che nel mio futuro personale e professionale io possa continuare ad imparare, perché, come sostiene Rogers, credo che “L’unico uomo che possa considerarsi educato è colui che ha imparato ad imparare, che ha imparato ad adattarsi e a mutare; che sa che nessuna conoscenza è certa e che solo il processo di ricerca della conoscenza costituisce una base di certezza”. 132 132 132 132 132 132 132 132 132 132 132 132 132 132 132 132 132 132 132 132