UN’ INTRODUZIONE AL
LIBRO DI ALBERTO L'ABATE
SULLA METODOLOGIA DI
RICERCA PER LA PACE
QUATTRO PROBLEMI APERTI
DELLA METODOLOGIA
1) UNA CONFUSIONE TRA I CONCETTI DI “PARADIGMI”, “TEORIA” E
“MODELLI DI SOCIETA”
2) UNA PROFONDA DIVISIONE TRA I METODI DI RICERCA
QUANTITATIVI E QUALITATIVI
3) NECESSITA' DI RISOLVERE I PROBLEMI SUI METODI VALIDI PER
STUDIARE L'INTERA SOCIETÀ E GLI INDIVIDUI CHE CI VIVONO
DENTRO
4) ESITAZIONI A RICONOSCERE L'IMPORTANZA DEI VALORI NELLA
RICERCA SCIENTIFICA
IL MIO LIBRO “METODI DI ANALISI
NELLE SCIENZE SOCIALI E RICERCA
PER LA PACE: UN’ INTRODUZIONE”
PUBBLICATO DALL’ UNIVERSITÀ
FONDATA DA JOHAN GALTUNG
(TRANSCEND UNIVERSITY PRESS) IN
COEDIZIONE CON MULTIMAGE CERCA
DI SUPERARE QUESTI PROBLEMI E DI
TROVAR LORO UNA SOLUZIONE
ACCETTABILE
I,a. La ricerca di un unico
paradigma
- dopo l' importante libro di Kuhn sulle rivoluzioni
scientifiche molti studiosi hanno cercato di trovare un “unico
paradigma” per le scienze sociali
- questi sforzi si sono scontrati con la non chiarezza del
concetto di “paradigma” spesso confuso con quello di
“teoria” o di “modello di società”
- per esempio spesso si parla di un “paradigma conflittuale”,
o di una “teoria conflittuale della società”, oppure anche di
un “modello conflittuale di società”
I,b. La ricerca di un unico
paradigma
- dato questo problema ho cercato di trovare una
soluzione:
- questa l'ho trovata nella proposta di una studiosa
inglese, la Masterman, che ha individuato tre
diversi significati nel concetto di paradigma usato
da Kuhn:
1) Metateoria
2) Teoria
3) Paradigma come strumento di ricerca (quest'ultimo
significato è quello poi accettato da Kuhn come
quello valido)
I,c. La ricerca di un unico paradigma
-Il concetto che più si avvicina al primo
significato della “metateoria” è quello di
“modello di società”. A questo livello è
possibile superare il distacco tra “ modello
conflittuale” e “modello consensuale”
attraverso quello dell'”equilibrio instabile” che
accetta tutti e due, e permette di
comprendere meglio la società attuale con i
suoi continui intrecci di accordi e conflitti
I,d. La ricerca di un unico
paradigma
- al livello di “teoria”, al contrario, non
ha senso ricercare un’ unica teoria, ma
dovremmo accettare tutte le teorie
provate attraverso serie ricerche di tutti
gli studiosi di scienze sociali, non solo
dei sociologi
I,e. La ricerca di un unico
paradigma
- al livello dei “paradigmi” (e cioè dei metodi di ricerca
per analizzare la realtà attuale) esistono per lo meno
quattro metodi:
1) l'analisi causale:
2) l'analisi strutturale;
3) l'analisi funzionale;
4) l'analisi processuale;
- questi, secondo me, non dovrebbero essere considerati
alternativi l'uno con l'altro, ma complementari;
- ma spesso necessitano sforzi per codificarli meglio,
cosa che cerco di fare.
II,a. Le due metodologie
Molti studiosi sostengono la teoria
esistono due metodologie: una basata
spiegazione dei fatti, e l'altra invece
comprensione delle ragioni dell’ agire
altri;
-
che
sulla
sulla
degli
- La prima è definita “quantitativa” e si basa
soprattutto sullo studio degli atti, contandoli;
la seconda è definita “qualitativa” e si basa
soprattutto nel mettersi nei panni dell'altro, e
sui rapporti interpersonali.
II,b. Le due metodologie
- In realtà le mie ricerche mostrano che la
spiegazione e la comprensione non
possono essere separate, ma che si
arricchiscono l'una con l'altra;
- e che i metodi di ricerca quantitativa e
qualitativa possono essere complementari e
non alternativi
II,c. Le due metodologie
- Il metodo migliore per studiare i problemi e
la società è usare sia la logica deduttiva
(usata
normalmente
nella
ricerca
quantitativa), che quella induttiva (usata nella
ricerca qualitativa),
- Questa conclusione mi ha portato ad
elaborare, sulla suggestione di un ricercatore
francese, il grafico del “ciclo conoscitivo” che
vedremo nella prossima scheda.
II,d. Il ciclo conoscitivo
TEORIA O IPOTESI
INDUZIONE
DEDUZIONE
RICERCA
SPERIMENTALE
O MENO
GENERALIZZAZIONE
EMPIRICA
OSSERVAZIONE FINALE
MODIFICA DELL’AGIRE
OSSERVAZIONE CRITICA
PRASSI
III,a. Individualismo metodologico
il terzo problema individuato riguarda la
soluzione del problema su come studiare la
società intera, e gli individui che ci vivono ;
C’è attualmente una divisione:
1. da una parte ci sono gli strutturalisti, che
favoriscono
il
condizionamento
sociale
dell'attività umana,
2. dall'altra gli individualisti, che mettono in
primo piano l'attività dell'uomo, e la sua
capacità di agire socialmente.
III,b. Individualismo metodologico
- Gli strutturalisti biasimano gli altri nel dare
troppa importanza all'attore individuale,
dimenticando, al contrario, l'importanza della
struttura nella quale vivono;
- Gli individualisti, al contrario,
quella che è stata definita ”la
ultrasocializzata dell'uomo” che
conto del ruolo degli individui nel
mondo intorno a loro.
biasimano
concezione
non tiene
costruire il
III,c. Individualismo metodologico
- la soluzione può essere trovata nella distinzione tra
“individualismo
politico”
e
”individualismo
metodologico”,
- rifiutando la visione globale del mondo dei primi
(Hayek, Popper, ecc.), che considerano reali solo gli
individui, ma prendendo in considerazione la loro
idea di partire da questi per studiare la realtà nella
sua totalità,
- Considerare la “struttura” non come una entità
stabile, ma come un processo di “strutturazione” e di
”destrutturazione” all'interno del quale gli individui
hanno un ruolo importante.
IV,a. Il ruolo dei valori nella ricerca
scientifica
- Come abbiamo già accennato ci sono
molte esitazioni nel riconoscere il suo
ruolo;
- per questo problema ho trovato la
soluzione nella “scienza trilaterale” e
nel “costruttivismo” di Johan Galtung;
IV,b. Il ruolo dei valori nella ricerca
scientifica
1)
2)
la scienza trilaterale considera esistenti tre tipi di
conoscenza:
quella empirica, che usa concetti basati su fatti,
su generalizzazioni empiriche, ecc., e che studia
la società attuale;
quella logica/teorica, che usa concetti basati su
teorie, deduzioni logiche, ecc., e studia la società
prevedibile;
3)
quella valutativa, che usa concetti basati su
valori, scelte assiologiche, ecc., e studia la società
possibile/desiderabile
IV,c. Il ruolo dei valori nella ricerca
scientifica
Il costruttivismo considera compiuta una ricerca non
quando c'è una proposta scritta (un libro), ma solo
quando si riesce a modificare la realtà nel senso
desiderato: per esempio, quando si riesce a dar vita
ad una nuova società, meno violenta e meno piena di
conflitti armati;
-
- questo pone in primo piano “la ricerca-azione per
la pace”, per la quale introduciamo nella realtà un
nuovo fattore, e si controlla se questo ci porta alla
società desiderabile che stiamo ricercando.
IV,d. Il ruolo dei valori nella ricerca
scientifica
-un
esempio preso dalle nostre ricerche ci può aiutare a
comprendere meglio questa metodologia:
- introducendo, nelle classi elementari, i giochi cooperativi
(invece di quelli competitivi), per almeno tre mesi, abbiamo
potuto dimostrare che si è potuto superare l'atteggiamento
ed il comportamento aggressivo e quello passivo, e si è
potuto promuovere negli allievi un atteggiamento ed un
comportamento assertivo, che li aiuta a rispondere
all'aggressione, non attraverso altra aggressione o la
passività, ma attraverso un confronto, alla pari, che apre
spazio ad una soluzione diversa tramite il dialogo.
IV,e. Il ruolo dei valori nella ricerca
scientifica
- questo apre la sociologia, la scienza che ho
studiato più a fondo, a nuovi campi: non solo
alla descrizione, o all'analisi (e cioè a cercare
di spiegarla) della società, ma anche alla
sperimentazione di metodi per modificare la
realtà e vedere se possiamo raggiungere la
società desiderabile, ed infine, se siamo
riusciti in questo compito, anche ad applicare
la nostra conoscenza alla risoluzione dei tanti
problemi della nostra società.
V. La complessa analisi della guerra
- Nell’ultima parte del libro, e di questa
presentazione, cercherò di mostrare come i
quattro metodi di analisi che ho scelto come
fondamentali
(causale,
strutturale,
funzionale, processuale) possono aiutarci, in
modo complementare l’uno con l’altro, a
comprendere meglio i problemi della guerra
e della violenza, e come possiamo superarli
V,1a. L'analisi causale della guerra
-la
ricerca delle cause della guerra può essere
sviluppata a due livelli: a) quello personale; b) quello
episodico (sociale, economico, politico);
a) in quello personale tante ricerche hanno criticato
l'idea comune che la guerra è causata
dall'aggressività naturale dell'uomo.
b) queste hanno dimostrato che questa idea è falsa:
e che gli esseri umani hanno un istinto di
sopravvivenza, ma che questo si può esprimere
anche senza violenza.
V,1b. L'analisi causale della guerra
-la
violenza è stata spesso insegnata alle persone per
forzarle a partecipare a guerre contro “nemici costruiti” ;
-come
causa “personale “ della guerra molti studiosi
ritengono rilevante la passività degli esseri umani nei
riguardi di persone potenti, che usano le guerre per
accrescere il loro potere, o per arricchirsi attraverso la
produzione e la vendita di armi;
- per superare questa causa abbiamo sviluppato metodi
per accrescere, fin dalla più tenera età, l'assertività degli
esseri umani, e il loro “empowerment”, in modo che siano
capaci di resistere a questo andamento.
V,1c. L'analisi causale della guerra
- sulle cause episodiche delle guerre possiamo
considerare il caso di uno stato in crisi a causa
di una disoccupazione massiccia (che
minaccia la sua stabilità);
- questo può vedere la guerra come un modo
per allontanare l'attenzione della popolazione
dai problemi interni, “dando occupazione”,
nello stesso tempo, a molte persone per la
guerra.
V,2a. L'analisi strutturale della guerra
tra le cause strutturali della guerra dobbiamo
mettere in primo piano il complesso militareindustriale, contro il quale il generale
Eisenhower, al momento di lasciare la
presidenza degli Stati Uniti, ha messo in
guardia i suoi cittadini;
- altri hanno trovato che gli Stati che investono
molto in armamenti, o danno troppa
importanza alla proprietà per uso personale,
sono più disponibili di altri a fare guerre.
V,2b. L'analisi strutturale della guerra
- Galtung ha dimostrato la rilevanza,
riguardo alla guerra, di cinque tipi di
imperialismo
(economico,
politico,
militare,
delle
comunicazioni,
culturale) attraverso il quale le nazioni più
potenti offrono decisioni e modelli, e le
nazioni più emarginate, obbedienza ed
imitazione.
V,2c. L'analisi strutturale della guerra
- In rapporto alle cause strutturali delle guerre
Galtung propone di superare le relazioni
“feudali”, e di lavorare per un mondo
“defeudalizzato”;
- per questo è necessario che le “periferie”,
attualmente collegate tra di loro attraverso le
nazioni centrali, comincino a collegarsi
direttamente tra di loro, in modo da superare i
rapporti squilibrati e cambiare quelli
unidirezionali. Si veda il grafico successivo:
V,2d. L'analisi strutturale della guerra: confronti
tra sistemi feudali e defeudalizzati
V,3a. L'analisi funzionale della guerra
- Questo tipo di analisi mette a fuoco le funzioni
manifeste e latenti, le disfunzioni, e le alternative
funzionali:
- tra le funzioni latenti è interessante notare che uno
studioso francese, Bouthoul, che ha inventato la
“polemologia” come settore di studio, considera, in modo
abbastanza discutibile, la guerra come strumento di
“controllo demografico”, per evitare la cosiddetta
“bomba demografica”, il rapido aumento di popolazione
che rischia di lasciare una buona parte di persone senza
possibilità di sopravvivenza.
V,3b. L'analisi funzionale della guerra
- Un importante aspetto dell'analisi funzionale
è la ricerca delle disfunzioni (funzioni
negative).
- Nel caso della guerra queste sono
estremamente numerose: l'uccisione di milioni
di esseri umani, la distruzione di beni
fondamentali,
moltissime
persone
handicappate, veterani che non si riadattano
alla vita civile, crescita di un modello
decisionale autoritario, ecc.
V,3c. L'analisi funzionale della guerra
- Un altro importante aspetto di questa metodologia
è la ricerca di alternative funzionali, (cosiddette
funzioni positive), differenti e migliori modi di
risolvere I problemi che causano le guerre.
- Un posto importante in questa ricerca è quello della
nonviolenza, sia per difendere (attraverso gli
Shanti Sena - eserciti di pace) il paese da invasori,
sia per modificare la realtà, eliminando le
ingiustizie e le discriminazioni (rivoluzione
nonviolenta).
V,3d. L'analisi funzionale della guerra
- Le due gambe della nonviolenza gandhiana:
Satyagraha (azione diretta nonviolenta), e
Sarvodaya (il progetto costruttivo) sono I
punti centrali di questa alternativa funzionale;
- una osservazione personale: sia in Italia che
in tanti altri paesi, compresa l'India, ci sono
molte più persone interessate ed attive nel
Sarvodaya che nel Satyagraha;
- questo fa nascere un grande problema che
vedremo nella prossima diapositiva:
V,3e. L'analisi funzionale della guerra
I nostri governi sono molto lieti di lasciare ai
gruppi religiosi ed alle organizzazioni non
governative i compiti di assistere gli anziani,
curare i feriti o i malati, educare le nuove
generazioni, ecc. (tutti campi nei quali i
movimenti sarvodaya sono molto attivi nel
nostro e negli altri paesi) così che possono
spendere di più nelle armi e nelle guerre.
- se non facciamo nulla per modificare questa
situazione noi , indirettamente, appoggiamo le
guerre.
V,3f. L'analisi funzionale della guerra
- per concludere questo commento citerò un
prete cattolico francese, l’Abbé Pierre, con il
quale ho lavorato, da giovane, negli slums
parigini:
- Lui diceva: “Dobbiamo aiutare, subito, le
persone che hanno bisogno; ma dobbiamo
anche lottare contro le cause del loro bisogno;
se facciamo solo uno di questi due compiti,
rinneghiamo il valore di queste azioni”.
- credo sia importante tenerlo in mente.
V,4a. L'analisi processuale della guerra
-questo
metodo di analisi ci porta a comprendere
che la guerra e la pace non sono dei fatti che
avvengono, in un certo momento, per cause non
sempre chiare, ma che sono dei processi che
cominciano molto prima e che si sviluppano in
modo da portare a questa conclusione.
- questo significa che, per prevenire le guerre ed i
conflitti acuti, dobbiamo intervenire molto prima,
quando il processo è ancora allo stadio iniziale.
V,4b. L'analisi processuale della guerra
- Per spiegare come questo metodo di
analisi ci può aiutare a studiare la guerra
farò l'esempio della cosiddetta “guerra al
terrorismo” che è la cosiddetta ragione per
la maggior parte delle attuali guerre.
- questo mi ha portato, in questo libro, a
studiare, il processo di costruzione del
terrorismo.
V,4c. L'analisi processuale della guerra
- L'accrescimento degli squilibri tra paesi che
portano avanti il modello di sviluppo “occidentale”
(imitato dall‘India e la Cina), ed i paesi più poveri,
accresce, anche, al loro interno, lo squilibrio tra
quelli che approfittano di questo sviluppo (una
piccola parte della popolazione) e quelli che
diventano sempre più poveri, come:
- ad esempio , i lavoratori italiani scacciati dal
lavoro perché il costo del lavoro in altri paesi,
come la Cina e l'India, è 10 o 20 volte più basso
del nostro.
V,4d. L'analisi processuale della guerra
- Nel 2006 i paesi industrializzati del G8, con
l'India e la Cina, Israele e Sud Arabia (questi
ultimi due i paesi più militarizzati del mondo),
con all'incirca solo il 50% della popolazione
mondiale, hanno speso circa l'86% del costo
totale per armi e guerre;
- nello stesso periodo l'altro 50% della
popolazione mondiale ha speso, per questo
stesso scopo, solo il 14%.
V,4e. L'analisi processuale della guerra
- l'altra metà della popolazione mondiale che
non accetta il dominio di quello che è stato
definito il “nuovo impero”, e non conosce i
metodi di lotta nonviolenta, è in qualche modo
“costretta” ad inventare “armi” nuove, poco
costose, ed efficienti, capaci di colpire al cuore
gli avversari.
- queste sono i “kamikaze” che si sacrificano
per uccidere molte persone del campo
avverso.
V,4f. L'analisi processuale della guerra
- questo ha portato il mondo occidentale ad un
grande, e mai conosciuto livello di insicurezza;
- ma la risposta “imperialistica”, invece di
comprendere le ragioni di questo processo, e trovare
delle
soluzioni
per
interromperlo,
consiste
nell'incremento delle armi, aumentando perciò gli
squilibri tra loro e gli altri paesi;
- questo, invece di distruggere il terrorismo, lo
rinfocola, ed il problema non finisce mai.
V,4g. L'analisi processuale della guerra
- Amartya Sen, l'indiano premio Nobel per l'economia (2006)
ha dato dei preziosi insegnamenti di come uscire da questo
circolo vizioso.
- Scrive Sen: “Uno dei grandi messaggi di Gandhiji è quello
che non si può battere la cattiveria, compresa quella
violenta, a meno che tu stesso non ti liberi di tale cattiveria...
Gandhiji ci ha anche detto che la perdita del proprio valore
morale dà una forza tremenda ai propri oppositori violenti”.
- Come esempi del cattivo comportamento degli occidentali
egli cita il caso delle prigioni di Abu Ghraib e Guantanamo
V,4h. L'analisi processuale della guerra
Tra le proposte per lottare contro il terrorismo, oltre alla
richiesta di un metodologia di lotta morale (nonviolenta): egli
suggerisce:
-a)
una forma di educazione che punti a coltivare la pace invece
della discordia;
-b)
una politica basata sulla reale partecipazione della
popolazione, e non su mediatori basati sulla religione o l'etnia;
-c)
-d)
liberarsi della predominanza degli uomini nella politica;
una idea della propria religione aperta al dialogo con le
altre, su base egualitaria.
Conclusioni
- mi auguro che quanto detto in questa breve
sintesi abbia fatto comprendere l'importanza
di analizzare la guerra, ed altri fenomeni,
utilizzando le quattro metodologie prescelte
(causale,
strutturale,
funzionale,
processuale) viste non come alternative
l'una con l'altra, ma come complementari.
- se questo è chiaro, lo scopo per il quale ho
scritto il mio libro è stato raggiunto. Grazie!
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