Direzione: via Rossini 2/A - 87040 Castrolibero (CS) Telefono 0984 4550100 - 852828 • Fax (0984) 853893 Amministrazione: via Rossini 2, Castrolibero (Cs) Redazione di Reggio: via Cavour, 30 - Tel. 0965 818768 - Fax 0965 817687 - Poste Italiane spedizione in A.P. - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - DCO/DC-CS/167/2003 Valida dal 07/04/2003 Fiducia alla Camera da record Difficile capire cosa ci sia da festeggiare Monti: «Chiederò a chi ha dato poco» Misure: lunedì il primo appuntamento Tra i papabili sottosegretari ci sarebbero Meduri, Soriero, De Sena e la Torchia GIULIA VELTRI alle pagine 4 e 5 Abbandonato il federalismo fiscale? Sabato 19 novembre 2011 www.ilquotidianodellacalabria.it I tecnici e le piaghe di Einaudi di BATTISTA SANGINETO di ETTORE JORIO di PIETRO MANCINI AVEVA ragione il vecchio barbuto di Treviri, Karl Marx: nella società capitalistica è più importante la struttura della sovrastruttura. Quasi due secoli or sono, come NON so dire a quanti mancherà il ministro Calderoli. Così come non so dire perché, sia nella fase terminale del berlusconismo che in quella che ha preceduto la formazione NOI meridionali non dobbiamo scoraggiarci troppo per il fatto che nell'esecutivo Monti-Passera domini l'asse MilanoTorino. Solo due ministri del Mezzogiorno. Ma, continua a pagina 19 continua a pagina 19 continua a pagina 19 Berlusconi e Mario Monti (di spalle) alla Camera Reggio. Svolta nell’inchiesta sulla gestione della Multiservizi e il “controllo” dei Tegano Cosca in società con il Comune Undici arresti della Finanza: avvocati, commercialisti e prestanome dei clan Regione Al centro delle indagini Giovanni Zumbo la “talpa” per conto del boss Sulla sanità Scopelliti esce l’opposizione abbandona l’aula UNDICI persone, tra le quali avvocati e commercialisti, sono state arrestate dalla Guardia di Finanza a Reggio nell’ambito dell’inchiesta sulla “Multiservizi”, la società mista che sarebbe stata gestita con la fattiva partecipazione di uomini legati alla cosca Tegano: la ’ndrangheta di fatto socia del Comune. GIUSEPPE BALDESSARRO alle pagine 6 e 7 e in cronaca Reggio. Falsi e truffe Il poliziotto arrestato «Mia moglie all’oscuro» C. CORDOVA a pagina 14 ANDREANA ILLIANO a pagina 12 Report annuale Graziano Melandri Tano Grasso Catanzaro. Il commissario ambientale Lamezia. Pegna: «Il fallimento è suo» Melandri si dimette Tano Grasso lascia dopo il blitz per Alli il posto da assessore Traversa pronto a requisire la discarica «La macchina comunale non risponde» TERESA ALOI e GIULIA VELTRI a pagina 8 GIANLUCA GAMBARDELLA a pagina 9 Bankitalia sull’economia calabrese «2011 peggio del 2010» PATRIZIA CANINO a pagina 11 Bova Marina. L’uomo aveva 79 anni e stava andando in campagna. La moglie morì in un altro incidente Sombrero Nutella PER lo Stato tedesco la Nutella è bugiarda: in scritte non chiare sull'etichetta si offre come prodotto ricco di vitamine e sali minerali, anziché come alimento pieno di zuccheri e grassi. Ferrero dovrà cambiare le etichette di tutti i barattoli in Germania, oppure avrà multe enormi. Anche Mc Donald's, il regno dei paninazzi con hamburger, da un po' per scelta di marketing abbassa i toni e le luci, e dice che fa alta cucina francese. Ma insomma! Vogliamo essere sinceri? Vogliamo dire che la nutella è ipercalorica, ma come diverse cose che fanno male è anche tanto buona? Scontro auto-Ape sulla 106, morto un anziano UN uomo di 79 anni è morto in un incidente stradale sulla 106 nei pressi dello svincolo per Bova Marina. Si stava recando in campagna. MARIA TERESA ORLANDO a pagina 34 Siderno Intimidazione a Congiusta Ci sarebbero le prove G. VERDUCI a pagina 14 11119 9 771128 022007 E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro ANNO 17 - N. 319 - € 1,20 In abbinata obbligatoria con Italia Oggi. 6 Primo piano Sabato 19 novembre 2011 Primo piano 7 Sabato 19 novembre 2011 | Mafia e business Undici arresti della Guardia di Finanza su ordine della Dda in manette avvocati, commercialisti e prestanome del boss | IL REGISTA | REGGIO CALABRIA - «Per colpa tua ci siamo rovinati», diceva la moglie di Giovani Zumbo rinfacciando l marito di averle tirate dentro un affare che di pulito aveva poco. Ed è infatti lui, la Talpa che raccontava ai boss delle indagini contro di loro, uno dei personaggi chiave dell’inchiesta che ieri ha portato all’arresto di 11 persone, molte delle quali accusate di essere i prestanome del boss Giovanni Tegano. Secondo la ricostruzione della Guardia di Finanza infatti, Zumbo che all’epoca aveva uno studio da commercialista assieme alla sorella Porzia Maria e al cognato Roberto Emo, aveva coinvolto i propri familiari (compreso la moglie Maria Francesca Toscano) in una brutta storia. Zumbo infatti era già nel giro di alcune società di Rechichi (in realtà considerate del boss Giovanni Tegano) e quando questi decise di costituirne un’altra, la “Sica srl”, si rese disponibile a curarne l’amministrazione e a far rilevare le quote, o parte di esse, ai propri familiari. Un cosa illegale, secondo i magistrati della Dda, di cui i familiari erano pienamente consapevoli. Tanto più che la moglie di Zumbo è un avvocato, mentre la sorella e il marito risultano essere commercialisti. Insomma, ben sapevano che l’intestazione fittizia dei beni era un reato, anche se - almeno da quello che si Rechichi uomo dei Tegano evince dalle intercettazioni - forse i congiunti dello spione, potevano non sapere di chi fossero realmente i beni. Insomma, i colletti bianchi, non potevano non essere consapevoli. Tanto più che dalle carte dell’indagine risulta che quando le quote di una delle società furono restituite ai figli di Giuseppe Rechichi, si registro un episodio emblematico. Uno dei gemelli infatti versò un assegno di 15 mila euro, per poi tornare ad incassarlo nel giro di pochi minuti. Segno che l’intera operazione era stata fatta semplicemente pro forma. E solo perchè restasse il segno dell’operazione. Concludono i magistrati: «Il coinvolgimento volontario e cosciente dei vari REchichi, dei Lavilla, dello Zumbo Giovanni dell’Emo, e di seguito anche delle donne Zumbo, in queste operazioni fittizie tese all’occultamento della compagine societaria Comedil ed alla sua sottazione ai provvedimenti giudiziari si coglie pienamente in tutti gli atti». In questo contesto, tute le operazioni svolte su ordine dei Tegano, sarebbero state svolte sotto la direzione dei fratelli Giuseppe e Rosario Rechichi, tant’è che alla fine sono i figli di Giuseppe a rientrare in possesso delle quote societarie che erano state de padre e dello zio. Le perquisizioni notturne dei finanzieri Tutti prestanome del boss Giovanni Tegano Rechichi gestiva Multiservizi per il clan L’avvocato moglie dello spione Zumbo GIOVANNI Zumbo e famiglia erano al servizio dei Tegano. Secondo gli investigatori avevano ricoperto il ruolo di prestanomi nelle attività del padrino Giovanni Tegano, arrestato dopo 17 anni di latitanza nell’aprile del 2010. GIUSEPPE ”Pino” Rechichi gestiva la "Multiservizi" (società a capitale misto, 51per cento del Comune di Reggio, 49 per cento capitale privato) che si occupa di numerose attività municipali incluso l'affidamento di piccoli appalti, per conto del clan Tegano. IL commercialista-talpa Giovanni Zumbo e i suoi familiari, tra cui la moglie, l’avvocato Francesca Toscano, la sorella Maria Zumbo e il marito di questa Roberto Emo fungevano da prestanome alle cosca Tegano. che la porta ad abbandonare Multiservizi. Le quote di Ingest Facilyti vengono rilevate da altri due soci privati (Cozzupoli e Tibaldi). Gli stessi poi cederanno una parte della società a Giuseppe Rechichi, che poi scomparirà dalla compagine societarie per assumere il ruolo di direttore tecnico della Multiservizi. Il Comune segue le vicende dell’esternalizzazione dei servizi con un gruppo di lavoro nuovo rispetto a quello della selezione dove i dirigenti di ruolo del Comune e gli esperti dell’Anci sono stati sostituiti da alcuni dirigenti esterni. A vario titolo dell’azienda mista si occupano la Fallara, Barrile, Putortì. L’imprenditore e il boss legati da un rapporto ventennale La spia agli ordini del clan GLI ARRESTATI Per gli inquirenti gestivano la società mista “Multiservizi” Uno degli automezzi sequestrati dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria nel corso dell’operazione “Astrea” I BENI SEQUESTRATI la “Sica srl”. Nell’operazione c’è lo zampino di Giovanni Zumbo. Meglio noto come lo spione in odore di servizi che passava le informazioni al boss Peppe Pelle sull’indagine “Crimine”. La talpa delle cosche, si registra nelle carte dell’inchiesta, tira dentro il balletto delle quote azionarie e dei passaggi societari anche la moglie Maria Frencesca Toscano (avvocato), la sorella Porzia Maria e il marito di questa Roberto Emo(entrambi commercialisti). Edè così che in diverse fasi le aziende, nel frattempo nasce anche la “Recim srl”, finiscono in mano ai figli di Giuseppe Rechichi, i gemelli Antonino e Giovanni, e dei fratelli Antonio e Maurizio Lavilla, uno dei quali è genero del boss Tegano. Un lungo e tortuoso giro di valzer che porta di nuovo ai vecchi padroni ‘ndranghetisti e che finisce dritto nella Multiservizi di cui il clan deteneva il 33% dela componente privata. Da una parte dunque l’indagne su Tegano e i suoi, dall’altra quella su Rechichi, e infine le risultanze su Zumbo. Il tutto legato da una serie di dichiarazioni di pentiti, non ultime quelle di Roberto Moio (nipote di Tegano) e di Nino Lo Giudice. Che fanno riscontro con alcune significative intercettazioni telefoniche e ambientali. «Con questo provvedimento del gip Tommasina Cotroneo- ha detto Pignatone - si chiudono venti anni di attività di indagine sugli interessi economici della cosca Tegano e sulla zona grigia che in tutto questo tempo ha affiancato questo potente sodalizio criminale. Le indagini naturalmente non si fermano qui e successivamente saranno sempre più profonde, sotto il profilo penale, nei confronti di quella parte di società civile che favorisce le organizzazioni mafiose. Oggi, sono stati eseguiti provvedimenti di sequestro a carico di numerose ditte impegnate in lavori edili, e in particolare, le quote intestate alla famiglia Rechichi, socio di minoranza della Multiservizi, società di cui detiene la maggioranza delle azioni il Comune di Reggio Calabria. Voglio inoltre ricordare che Zumbo Giovanni ei suoi familiari arrestati stanotte, avevano in questi anni offerto numerose consulenze alla cosca Tegano con l’obiettivo di evitare provvedimenti di sequestro e di confisca di beni». «Le indagini - ha concluso - hanno permesso di ricostruire vent’anni di costruzione e scomposizione di quote societarie, un sistema di scatolecinesichesiamo riuscitiadaprireeverificare fino alla conclusione della scorsa notte». Giovanni Zumbo Ma quello che più stupisce è che questi passaggi di quote non vengono sanciti in alcuna deliberazione dell’amministrazione comunale. Ossia tutto avviene tra privati. Gli storici delle cose comunali ricordano che la deliberazione n. 1 del 2001 del Consiglio comunale, ossia quella di Facomatà, prevedeva che l’amministrazione, con una clausola, si era riservata il diritto di esprimere il gradimento per l’ingresso di nuovi soci. Esistono agli atti del Comune soltanto dei pareri chiesti dai soci privati in proprio e dalla multiservizi (l’amministratore delegato è espresso dai privati) e uno scambio di lettere con il dirigente del settore “Esternalizzazione”, anch’egli dirigente esterno. Quella del multiservizi è una storia complessa e difficile da comprendere sotto il profilo dei passaggi societari. D’altra parte si tratta di un’azienda imponente. Basta pensare che impegna qualcosa come 284 unità lavorative e che nel 2010 ha fatto registrare ricavi per 15 milioni e 184 mila euro. Una sorta di colosso (se si pensa all’economia locale) che gestisce l’intera partita delle manutenzioni reggine. Strade, reti fognarie e idriche, ma anche la manutenzione di importanti edifici. Per dirne due la Multiservizi si occupa della cura della caserma della Guardia di Finanza e gli uomini in divisa blu e amaranto li si incontra anche negli uffici della Procura al Cedir, dove hanno la gestione della pulizia e degli impianti. g.bal. REGGIO CALABRIA - Ci sono almeno quattro pentiti di ‘ndrangheta che citano Giuseppe Rechichi, come uomo dei Tegano, fin dai tempi della guerra di mafia. Il socio occulto per conto dei boss della Multiservizi, che fino a pochi mesi fa (quando venne arrestato nell’ambito dell’operazione Archi) era il direttore tecnico della società mista del comune di Reggio Calabria viene chiamato in causa sia dai collaboratori di giustizia storici, che dai nuovi pentiti. Di “Pino”come viene chiamato hanno parlato per primi Giovanni Battista Fracapane e Paolo Ianno, ritenuti dalla Procura della Repubblica, collaboratori di «comprovata solidità». Dichiarazioni alle quali si sono aggiunte quelle di Roberto Moio e Antonino Lo Giudice, che hanno avviato il loro percorso con la giustizia soltanto dall’autunno dello scorso anno. Moio in particolare risulta essere un pentito chiave in questa come in altre vicende. E’ infatto il nipote del boss Giovanni Tegano, avendo sposato la figlia della sorella. Quindi è ritenuto credi- Dalla vecchia società “Comedil” alla costituzione della “Sica” per salvare il patrimonio di famiglia bile in quanto intraneo alla cosca. Il pentito afferma, ad esempio di aver fatto parte del gruppo di fuoco che tentò di assassinare il boss della cosca rivale Nino Imerti. Episodio che risale alla fine degli anni ‘80. In quell’occasione, ricorda, dopo l’agguato, i killer furono nascosti proprio da Rechichi in una casa di sua proprietà. Questo per dire che i rapporti tra il manager della Multiservizio e il cartello dei De Stefano-Tegano ha radici antiche. Ovvimente anche le accuse di Moio vanno riscontrate, anche se il Gip lo ha ritenuto credibile proprio nell’ambito dell’operazione Arca che la scorsa primavera lo porto in carcere propio in quanto elemento legato ai Tegano. C’e poi il rapporto stretto con un’altra delle persone indagate in Astrea. Rechichi viene descritto come vicino a Carmelo Barbaro, anch’esso ritenuto prestanome e comunque vicino alla cosca di Archi. Si legge nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere: «Come evidenziato sin dalle prime pagine del provvedimento, infatti, la cosca Tegano, rappresentata dal capo assoluto Giovanni Tegano e dall’esponente di spicco Carmelo Barbaro, era ricorsa al “volto pulito” di Giuseppe Rechichi e del fratello Rosario, nella intestazione delle quote della srl Comedil e di tutto il relativo complesso aziendale. Certamente, l’avvio di un’indagine da parte della Finanza nei confronti delle società dei Rechichi ha preoccupato i reali gestori dell’attività imprenditoriale ubicata in via Vecchia Provinciale numero 7, perdendo i titolari fittizzi quella permeabilità da aggressioni dei patrimoni e la garanzia dell’occultamento degli effettivi proprietari». In altri termini i Tegano temevano che i loro beni potessero essere sequestrati e confiscati, ragione per la quale partì l’ordine di trovare un rimedio efficace, anche avvalendosi della competenza di Giovanni Zumbo che, oltre ad essere vicino al clan, aveva anche una professionalità specifica svolgendo il lavoro di commercialista. «Tale circostanza - scrive in Gip Tommasina Cotroeo - ha costituito la ragione della costituzione della “Srl Sica”, nel 2001 e del contratto di affitto dei beni aziendali della “Srl Comedil”». Le quote della Sica furono intestate alla sorella e alla moglie di Zumbo, anche se nella realtà si trattò di una operazione fittizia. Tanto è vero che si verifico, scrivono i magistrati reggini: «lo svuotamento della “Comedil” e la continuazione della stessa attività imprenditoriale da parte dei Tegano, attraverso la nuova “Srl Sica”». Insomma un gioco di società e scatole cinesi, per dirla con le parole di Pignatone, che in realtà serviva solo a tentare di salvare il patrimonio del clan da eventuali inchieste giudiziarie. g.bal. Multiservizi era cosa loro Veicoli sottratti al gruppo Allo Stato 15 unità immobiliari TRA i beni sequestrati ci sono le società Recim e Gestione Servizi Territoriali attraverso le quali la cosca controllava il 49% della Multiservizi Spa, società municipalizzata del comune di Reggio Calabria. OTTO veicoli nella disponibilità della famiglia Zumbo sono stati sottoposti a sequestro da parte degli uomini della guardia di finanza di Reggio Calabria. Per i detective erano ricondubili alle cosche di ‘ndrangheta. BENI mobili e immobili per un valore di 50 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza nell'ambito dell'operazione “Astrea” In tutto sono state quindici le unità immobiliari tra fabbricati e terreni sequestrate. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro REGGIO CALABRIA - E’ una lunga e complessa storia quella della costituzione dell Multiservizi spa. L’idea di costituire alcune società miste per la gestione dei servizi interni all’amministrazione comunale, nasce intorno all’anno 1997, quando sindaco della città era Italo Falcomatà, e il Consiglio comunale delibera di fare alcuni studi sul tema. Studi che in realtà arriveranno a conclusione, con l’intervento dell’Ance, negli anni a cavallo del ‘98-‘99. Con la delibera numero 1 del 2001, l’amministrazione comunale mette a lavoro dei gruppi di lavoro per la predisposizione delle convenzioni e del bando europeo per la ricerca dei soci privati da coinvolgere in tutte le municipalizzate (che alla fine saranno quattro). Il bando partirà alcuni mesi dopo, nel 2002, alla fine dell’esperienza amministrativa del centrosinistra. Sarà la nuova amministrazione guidata dal sindaco Giuseppe Scopelliti a far nascere di fatto le società miste (51% pubblico e 49% privato) rivedendo le convenzioni e prendendo atto dell’esito delle gare. La Multiservizi avrà come componente privata un gruppo formato dalla capofila Ingest Facilyti spa (100% Fiat) capogruppo mandataria (socio privato a possedere i requisiti tecnici e economici previsti dalla gara). Siamo intorno al 2004 quando l’azienda inizia a muovere i primi passi. Nel 2006, per scelte aziendali e strategie generali la Fiat decide di abbandonare alcune attività. Tra queste proprio quella reggina, fatto La ’ndrangheta socia del Comune di GIUSEPPE BALDESSARRO | La lunga storia di Multiservizi Dalla Fiat fino alla cura del Cedir Colpo ai colletti bianchi che curavano gli affari per conto delle cosche di Reggio REGGIO CALABRIA - La ‘ndrangheta era in società con il comune di Reggio Calabria. Assieme gestivano la Multiservizi spa. La società mista di Palazzo San Giorgio che si occupa della manutenzione ordinaria della città dello Stretto è infatti composta al 51% dall’amministrazione comunale e al 49% dalla “Gestione servizi territoriali”, un gruppo privato di cui il clan dei Tegano di Archi deteneva il 33% grazie alla “Recim srl” che controllava direttamente. Dunque la cosca era dentro alla municipalizzata a tutti gli effetti, con i propri uomini e con i relativi interessi. E’ questa la scoperta sconcertante fatta dai magistrati della Dda di Reggio Calabria con l’operazione “Astrea” della Guardia di Finanza. Un fatto sconvolgente, almeno quanto il fatto che a fare da prestanome ai mafiosi c’erano fior di professionisti, avvocati e commercialisti. Che avrebbero messo a disposizione dei boss la propria faccia. Il tutto sotto gli occhi “distratti” della componente pubblica. I contorni dell’inchiesta sono stati spiegati ieri mattina nel corso di una conferenza stampa cui hanno preso parte il Procuratore Giuseppe Pignatone, il comandante provinciale delle Fiamme gialle Cosimo Di Gesù ed i comandanti del Nucleo di polizia tributaria, Claudio Petrozziello, e del Gico, Gerardo Mastrodomenico. L’indagine che ha portato all’arresto di 11 persone e al sequestro di beni per un valore di 50 milioni di euro - incrocia di fatto tre diverse indagini portate avanti, in alcune fasi, anche con il contributo di Carabinieri e Squadra mobile. Ed è tirando le fila dei diversi filoni che gli specialisti della Guardia di Finanza hanno ricostruito la rete degli interessi illeciti sulla Multiservizi spa. Così nel fascicolo - che porta la firma dei pm Beatrice Ronchi e Giuseppe Lombardo e dell’Aggiunto Michele Prestipino - sono finiti i nomi di boss e faccendieri, di spioni e colletti bianchi. Gli 007 del comandante Di Gesù hanno iniziato a spulciare gli interessi economici del padrino Giovanni Tegano, scoprendo che il boss di Archi aveva le mani su alcune aziende. Tra queste la “Comedil srl”formalmente intestata a Giuseppe Rechichi e al fratello Rosario Giovanni. Ad un certo punto, secondo quanto sostenuto dagli inquirenti per evitare il sequestro dei beni i Tegano ed i loro complici, decidono di far sparire l’azienda facendo nascere LA RICOSTRUZIONE Sabato 19 novembre 2011 Pecunia non olet/2 Allarme per il capoluogo di regione Traversa pronto a requisire Alli Ambiente, Melandri si dimette Lettera al capo della Protezione civile dopo la richiesta d’interdizione fatta dal gip di GIULIA VELTRI CATANZARO - La bufera giudiziaria che siè abbattuta sulla discarica di Alli produce due effetti immediati: le dimissioni del commissario per l'emergenza ambientale, Graziano Melandri, e l'iniziativa del sindaco di Catanzaro, Michele Traversa, di requisire l'impianto di Alli e di riattivarlo immediatamente, per evitare una drammatica emergenza ambientale sul territorio del capoluogo di regione. Diventa, dunque, sempre più magmatica e complicata la partita sull'ambiente, alla luce delle inchieste che da mesi stanno mettendo a nudo tutte le presunte irregolarità che si sarebbero consumate tra le mura della struttura commissariale. L'ultimo atto è stato scritto giovedì scorso - con il terzo troncone dell'inchiesta “Pecunia non olet”coordinata dal sostituto procuratore Carlo Villani e dall’aggiunto Giuseppe Borrelli - con l'arresto di cinque persone, tra cui i vertici della società Enertech, che gestisce la discarica del capoluogo calabrese, il sequestro di beni per 12 milioni di euro e la richiesta di interdizione proprio per l'ormai ex commissario Melandri, e per due funzionari dello stesso ufficio. Sull'interdizione, chiesta dalla Procura al giudice per le indagini preliminari Abigail Mellace, proprio lunedì mattina si sarebbe dovuto tenere l'interrogatorio preliminare all'esecutività del provvedimento. E, invece, Melandri anticipa tutti e rassegna nelle mani del capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, le sue dimissioni da commissario per l'emergenza ambientale, lui che era stato nominato alla guida della struttura calabrese nel frabbraio 2011, con un'ordinanza dell'allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, d'accordo con il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti. Proprio il governatore, d'altro canto, aveva sollecitato il Governo alla nomina di un commissario al suo posto e la scelta era ricaduta su Melandri, generale della Guardia di finanza e ed ex assessore alla Sicurezza proprio nella Giunta comunale di Reggio Calabria guidata da Scopelliti. A distanza di qualche anno dall'esperienza al Comune dello Stretto, per il generale è arrivato il reclutamento in nome dell'Ambiente. Ieri, l'ultimo passaggio scritto da Melandri, che ha abbandonato il suo incarico proprio in ragioni delle inchieste che lo hanno direttamente coinvolto e «per non determinare fattori pregiudizievoli per il lavoro dell'Ufficio». Ed è proprio a Roma che in queste ore passa la palla per il futuro di un ufficio nato oltre 15 anni fa e che è universalmente riconosciuto come uno dei punti più bassi della vita politica ed istituzionale della Calabria. Già giovedì sera, nell’immediatezza dell’inchiesta, c’è stato un lungo vertice fra Gabrielli, Scopelliti e Melandri, nel corso del quale presumibilmente sono maturate le dimissioni. Da verificare, ora, quali saranno le prossime mosse di Regione e Protezione civile, dal momento che è volontà dichiarata da tutte le parti politiche quella di ritornare a una gestione ordinaria del comparto rifiuti. Intanto, resta aperto il “fronte” Catanzaro. Il sindaco Michele Traversa ha contattato il presidente della Giunta regionale, Giuseppe Scopelliti, al fine di individuare le possibili soluzioni per far fronte all’emergenza ambientale nel capoluogo. «In attesa di risposte rassicuranti da parte del governatore Scopelliti – spiega il sindaco Traversa -, e comunque dopo un confronto con il prefetto di Catanzaro, Antonio Reppucci, chiederò di incontrare al più presto, valuterò con il settore legale del Comune la possibilità di emanare una ordinanza contin- Graziano Melandri, commissario per l’emergenza ambientale | L’INCONTRO gibile ed urgente per requisire l’impianto di Alli. In tal modo, il Comune subentrerà nella gestione dell’impianto, in mododa garantireil servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Il provvedimento, legato al carattere di eccezionalità ed urgenza della situazione che si è venuta a determinare, sarà finalizzato a prevenire il pericolo per la salute e l'igiene pubblica rappresentato dall’accumularsi di rifiuti nelle strade. Una situazione che continua ad aggravarsi con il trascorrere dei giorni, per cui è necessario riavviare immediatamente l’attività dell’impianto che, dopo gli ultimi interventi di adeguamento, è capace di smaltire in tutta sicurezza ed efficienza 100 tonnellate di rifiuti al giorno». | Scopelliti in Procura per parlare di rifiuti Il presidente della Regione in “visita di cortesia” dal procuratore Lombardo CATANZARO - «Un incontro istituzionale, una visita di cortesia per parlare delle tante problematiche della regione». Così, il procuratore capo di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, ha definito l'incontro avvenuto in mattinata con il presidente della Regione Giuseppe Scopelliti. «Un incontro - ha aggiunto il capo della Procura - nel corso del quale abbiamo parlato dei problemi che riguardano la Calabria e ci è stato rivolto un invito a partecipare ad eventuali future iniziative sul tema ambientale e dei rifiuti, qualora vi fossero tavoli istituzionali per discutere di problemi generali e da parte nostra c'è una disponibilità di massima a partecipare». E, considerata la tempistica, non è Un incontro ad appena 24 ore dal blitz per gli arresti improbabile che, nel corso della visita al vecchio palazzo di Giustizia catanzarese, non si sia parlato delle problematiche legate alla discarica di Alli ed alla gestione complessiva dei rifiuti. Del resto, l’incontro di ieri arriva a distanza di sole ventiquattro ore dall'inchiesta che ha portato la Procura catanzarese a sequestrare l'impianto di smaltimento rifiuti di Alli, nel catanzarese, e ad iscrivere nel registro degli indagati per gravi reati ben undici persone, alcune delle quali raggiunte da un'ordinanza cautelare che ne ha portate due in carcere - il proprietario della società che gestisce l'impianto, Enertech, Stefano Gavioli, 54 anni, di Venezia, ed il direttore tecnico della stessa società, Loris Zerbin, 50 anni, di Campolongo Maggiore (Venezia) -, e tre ai domiciliari - l'amministratore di una delle società del gruppo della Enertech, Giovanni Faggiano, 52 anni, di Brindisi; Gian- carlo Tonetto, 56 anni, di San Donà di Piave (Venezia) ed Enrico Prandin, 49 anni, di Rovigo -, mentre due indagati - un commercialista, Paolo Bellamio, 47 anni di Venezia e di un tecnico della società Eneterch, Antonio Garrubba, 46 anni di Isola Capo Rizzuo -sono stati sottoposti all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Con loro i vertici dell'Ufficio del Commissario per l'emergenza ambientale in Calabria - il commissario Graziano Melandri, ed i due funzionari Domenico Richichi e Simone Lo Piccolo - invitati a rendere interrogatorio che consenta al giudice di decidere sulla richiesta della sospensione dall'esercizio di un pubblico ufficio avanzata dal pm Carlo Villani. Indagato, senza l'applicazione di alcuna misura, l'assessore regionale all'Ambiente, Francesco Pugliano, nella qualità di ex sub commissario dell'Ufficio emergenziale. t.a. L’interpellanza Il Pd chiede «Il Governo sia parte civile» «LE RECENTI inchieste sulla gestione della discarica di Catanzaro impongono un intervento urgente del Parlamento che già si è occupato in passato della situazione dei rifiuti in Calabria». Lo sostiene la deputata del Pd Doris Lo Moro, promotrice di un’interpellanza urgente, che insieme al capogruppo del Pd nella commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, pone ai nuovi ministri in carica di «porre in essere gli impegni assunti dal precedente esecutivo con la votazione all’unanimità della risoluzione che lo impegnava a porre in essere tutti gli interventi utili a creare le condizioni per una gestione ordinaria». I deputati del Pd Lo Moro, Ventura, Bratti, Mariani, Cesare Marini, Villecco Calipari, Minniti, Laratta e Laganà Fortugno, chiedono ai ministri «se non ritengano opportuno costituirsi parte civile nei processi in corso». Ha parlato di anomalia istituzionale il consigliere regionale del Pd, Mario Maiolo: «Diventa sinceramente difficile comprendere i motivi del prorogarsi del commissariamento dopo 14 anni di commissariamento, 12 diversi commissari, un costo della sola struttura commissariale di 15 milioni di euro, condanne in tre lodi arbitrali subite dall’ufficio». Il direttore tecnico della Enertech si difende davanti al gip. Oggi sarà sentito Stefano Gavioli Le intercettazioni lo inchiodano, ma Zerbin nega gail Mellace, dimostrerebbe l’esatto di TERESA ALOI contrario. Perché, secondo le risultanze inCATANZARO - Gli inquirenti lo definiscono il braccio esecutivo di Ste- vestigative, «è lui - si legge testualfano Gavoli. E lui, infatti, riteneva mente nel provvedimento - che tieche la discarica di Catanzaro fosse ne i contatti, per conto di Gavioli, un “affare che è una miniera d'o- con le amministrazioni pubbliche committenti (adoperanro”. dosi in modo che queste Loris Zerbin, 50 anni, accettino il passaggio di Campolongo Magdella gestione del servigiore, in provincia di zio appaltato dalla socieVenezia, direttore tecnità originaria a quella co di tutte le società del “nuova”) e che gestisce gruppo, nonché liquimaterialmente le attividatore delle società utità delle società con piena lizzate e poste poi in liconsapevolezza e condiquidazione per debiti inzione del programma desoluti, ha negato tutto, littuoso dell’associazioieri mattina, nel corso ne)». Dunque, un ruolo dell’interrogatorio di Giancarlo Tonetto certo non di secondo piagaranzia. no per l’ingegnere veneFinito nell’inchiesta “Pecunia non olet bis” (coinvolte ziano che, nella sua qualità di diretcon lui altre dieci persone) su pre- tore tecnico della Enerambiente, sosunti illeciti commessi nel settore cietà che gestisce l’impianto di Alli, dello smaltimento dei rifiuti, assi- a giugno scorso aveva rassicurato stito dagli avvocati Domenico Poe- il sindaco di Catanzaro, Michele rio e Andrea Barbato, si è dichiarato Traversa, sulla capacità dell’imestraneo alle accuse, nonostante pianto di smaltire senza difficoltà, più di una intercettazione contenu- per un lungo periodo, i rifiuti conta nell’ordinanza firmata dal giudi- feriti sottolineando che non sussice per le indagini preliminari, Abi- stevano alcune ipotesi di criticità ambientale per il territorio catanza- causato loro gravissime conseguenze penali”». rese. Conversazioni importanti ai fini Sono i dati captativi a giocare un ruolo fondamentale perchè è da tut- investigativi, anche perchè per gli ti quei colloqui «che si ricava la na- inquirenti dimostrerebbero come tura “fraudolenta e illecita” l’operazione di subentro della Enerdell’operazione attraverso al quale tech era stata decisa da Stefano Gavioli , di concerto sopratStefano Gavioli e i suoi tutto con il suo legale, complici - scrive il gip Giancarlo Tonetto (l’uocreavano la società mo è sottoposto agli arEnertech srl disponenresti domiciliari, così codo contestualmente il me Giovanni Faggiano, subentro della stessa avvocato brindisino, nella gestione dell’apamministratore di una palto in precedenza esedelle società del grupguito da Enerambiente po). Spa e nella titolarità di Intanto, è previsto per tutti i crediti vantati da per la tarda mattinata di quest’ultima società», oggi l’interrogatorio di mettendo in atto di fatto garanzia di Stefano Gaquel sistema delle scato- Giovanni Faggiano violi (l’uomo è difeso dale cinesi per evadere il fisco. E ancora. È lo stesso Loris Zer- gli avvocati Danilo Iannello del foro bin, nel corso di una serie di collo- di Catanzaro e Stefano Casali del foqui, ad avvertire vari soggetti delle ro di Verona). L’imprenditore vene«vere ragioni che avevano portato ziano doveva essere sentito dal giualla nascita di Enertech srl e alla dice per le indagini preliminari contestuale messa in liquidazione proprio ieri, ma è subentrato un di Enerambiente, descrivendo lui problema di traduzione dalla strutstesso l’operazione come “un affare tura carceraria di Treviso, dove è che se portato all’attenzione della stato trasferito nell’immediatezza competente Magistratura avrebbe del fatto alla città capoluogo. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 8 Primo piano Il caso L’assessore alla Cultura lascia l’incarico e ringrazia Speranza Il sindaco: «Giornata triste, lo invito a riflettere e a ripensarci» Tano Grasso saluta Lamezia «Nessuna sintonia tra il mio progetto e l’inefficiente risposta della macchina comunale» | LA POLEMICA | di GIANLUCA GAMBARDELLA LAMEZIA TERME – Tano Grasso da ieri non è più assessore alla cultura del comune di Lamezia Terme. A nulla sono valsi i tentativi del sindaco Gianni Speranza per fargli cambiare idea sulle dimissioni. Grasso mette sotto accusa l’organizzazione degli uffici in via Perugini, sostenendo che il motivo del suo addio sia «il non essere riusciti a creare una sintonia tra il mio progetto culturale e l’inefficiente risposta della macchina comunale, ed è un problema serio che rimane alla città e al sindaco che già ad aprile mi aveva fatto pensare alle dimissioni. Se fossi riuscito a realizzare il 40% di quanto avevo in mente sarebbe stato un sacrificio, non aver raggiunto nemmeno il 20% non è accettabile». Per Grasso «la battaglia persa è che le mie idee non hanno trovato la giusta condivisione ed entusiasmo in chi doveva metterle in pratica» ammettendo che «l’unico rammarico è non aver riportato il cinema nel centro di Lamezia, con in sospeso il caffè letterario e il laboratorio di scrittura». Anche nel momento dell’ad- Tano Grasso dio l'ex assessore rimarca che il fil rouge della propria azione amministrativa sia stato il concetto di “legalità”. Grasso specifica infatti che «la regione per cui ho accettato 18 mesi fa è la stessa di oggi, ovvero la presenza di un sindaco come Gianni Speranza, una delle espressioni politiche più interessanti a livello regionale se non addirittura nazionale. Perlaprima voltamisonotrovato a confrontarmi con il ruolo di amministratore, specialmente inuna cittàinteressante dal mio punto di vista come Lamezia Terme perché nella mia vita ho sempre visto la questione dell’antimafia dal punto di vista giudiziario, ora avevo avuto l’opportunità di creare questo percorso con la cultura, togliendo così alla mafia ossigeno». Secondo l’ex assessore infatti «i Comuni possono giocare un ruolo strategico puntando sulla cultura, e credo che l’amministrazione guidata da Speranza sia stata tra le prime a fare ciò». «Ci sono delle cristallizzazioni in città - continua Grasso - da anni infatti sono sempre i soliti che usufruivano dei finanziamenti del Comune in regime di quasi monopolio e poi ilfatto che leiniziative culturali dovevano essere finanziate in toto. Ma non è così, le iniziative si cofinanziano». Per il sindaco Speranza «questa è una giornata triste, benché sapevo già dal giorno prima di questa possibilità. Da questa vicenda il sentimento reciproco ne esce rafforzato. Tano Grasso ha dimostrato di voler bene alla nostra città,con laqualeera giàlegato profondamente attraverso l’associazione antiracket che è nata anche grazie a lui. Un legame con la città - ha detto il sindaco -che si è intensificato in questi 18 mesi di collaborazione e proprio per questo lo invito pubblicamente a rifletterci e possibilmente a ripensarci». Ruggero Pegna: «Il fallimento è tutto suo» «EGREGIO signor Grasso, ho appena appre- contesto che avrebbe dovuto guidare con la so la notizia delle sue dimissioni. Le scrissi delega avuta. Non è con un festival di libri quando lessi il suo cosiddetto progetto cul- sulle mafie, peraltro a costi ingenti e ingiuturale, le scrivo ora, a conclusione di questa stificati, che si combatte il male. Piuttosto, è sua avventura lametina. Le espressi subito con l’azione costante esercitata con momenti la mia disapprovazione per quello che, a tutti di pacifica aggregazione e confronto di ogni gli effetti, era un manifesto offensivo di La- tipo e genere culturale, e non solo parlando mezia e dei suoi cittadini, gliel’ho riscritto a di mafia in ogni occasione, che si formano le proposito degli stessi insulti che ha ripetuto coscienze e producono i conseguenti comportamenti. E’ con il sostegno ai sull’opuscolo del suo festival, gliecittadini che fanno bene e producola esprimo anche ora, nella speranno anche per la collettività, tra milza che l’aiuti a comprendere le rale difficoltà, che si aiuta una città a gioni del suo fallimento ed evitarcrescere, migliorare, emarginare le, in futuro, di accettare incarichi il male. Lei, in questo periodo da asper i quali non ha, secondo me, la sessore, ha invece combattuto, o al necessaria competenza e la giusta minimo sminuito o ignorato, ogni predisposizione umana». iniziativapositiva, perassurgerea Si esprime così Ruggero Pegna, ruolo di messia in una realtà infepromoter, produttore e Consigliestata da delinquenza e crimini». re Nazionale di Assomusica sulle Ruggero Pegna ««Nel rispettodi questaimmagidimissioni dell’assessore alla cultura del Comune di Lamezia Terme, Tano ne da Bronx - chiude Pegna -, utile ai supereGrasso. Un vero e proprio attacco frontale roi per fare carriera, lei ha ritenuto di non docon l’accusa a Grasso di aver fatto precedere veraprire gliocchi.Anche oggicheva via,lo il suo progetto culturale da «premesse irri- fa sbattendo la porta, insultando la città in guardose verso la città», senza prendere in cui, di tanto in tanto, è venuto per il disbrigo considerazione «le realtà positive esistenti». di qualche adempimento da assessore. Lo fa, «Lei, egregio signor Grasso - continua Pe- ancora, al limite della calunnia di un territogna -forse nonper colpasua, siè sentitoeroe rio che, invece, doveva aiutare ad amminiin terra di briganti o, come ha sempre detto, strare. Si rassegni: il suo fallimento è tutto terra di mafia, evitando di documentarsi sul suo, la città non c’entra niente». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Primo piano 9 Sabato 19 novembre 2011 24 ore Sabato 19 novembre 2011 Dichiarazioni spontanee davanti al gip per il poliziotto arrestato nell’inchiesta sulle tentate truffe «Mia moglie all’oscuro di tutto» In Procura a Reggio gli interrogatori dopo la scoperta dei falsi atti giudiziari di CLAUDIO CORDOVA REGGIO CALABRIA - Si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma, allo stesso tempo, ha reso delle dichiarazioni spontanee per scagionare la moglie. Il vice sovrintendente della Polizia di Stato, Antonino Consolato Franco, coinvolto nelle indagini sui tentativi di truffa messi in atto nei casi Fallara, Fortugno e Congiusta, è comparso davanti al Gip Antonino Laganà che ne ha disposto, due giorni fa, l'arresto. Assistito dall'avvocato di fiducia, Andrea Alvaro, Franco si è dunque rifiutato di rispondere alle domande, ma, nel corso di un intervento spontaneo, ha dichiarato come la moglie Rosa Bruzzese, per la quale sono stati disposti i domiciliari, fosse all'oscuro di qualsiasi attività illecita. Il poliziotto, comunque, si è riservato la possibilità di sottoporsi a un interrogatorio nei prossimi giorni. Ha risposto invece, la Bruzzese, anch'ella assistita dall'avvocato Andrea Alvaro, che ha negato ogni addebito. La donna avrebbe favorito il marito e un complice, fornendo delle sim falsamente intestate, grazie alla propria attività lavorativa all'interno del negozio “Top line service”. Ha risposto alle domande del Gip Laganà anche il terzo soggetto coinvolto nell'inchiesta, Angelo Belgio, assistito dall'avvocato Giuseppe Sergi. Belgio, nel- Antonino Consolato Franco. A destra la moglie Rosa Bruzzese Angelo Belgio l'impostazione accusatoria, avrebbe fornito supporto logistico al poliziotto Franco. I tre sono accusati dal procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza di aver messo in piedi un'organizzazione finalizzata alla truffa, utilizzando notizie false per pro- ESTRATTO BANDO DI GARA DI PROCEDURA RISTRETTA ACCELERATA PER LA PROGETTAZIONE ESECUTIVA ED ESECUZIONE DEI LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE E ADEGUAMENTO NORMATIVO DI ALCUNI IMPIANTI ASCENSORI ALL’INTERNO DEL PRESIDIO PUGLIESE DI CATANZARO. CIG [142332983D] STAZIONE APPALTANTE: Azienda Ospedaliera “PuglieseCiaccio” – Unità Operativa Complessa Area Tecnica – Via V. Cortese, 10 – 88100 CATANZARO – Tel 0961 883521 883533 – 883618 - Internet: www.aocatanzaro.it. Questa Azienda in esecuzione alla Delibera n. 36 del 20/10/2011, indice procedura di gara aperta per l’affidamento della progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori di ristrutturazione e adeguamento normativo di alcuni impianti ascensori all’interno del P.O. “A. Pugliese” di Catanzaro – [CIG 142332983D]. Procedura di gara: Procedura ristretta accelerata ai sensi degli artt. 3 comma 38, 90, 52 comma 2 lett. a, 55, 70 comma 11 del codice dei contratti – D.Lgs. 163/2006 e s.m.i.. Aggiudicazione : con il criterio di cui all’ 83 del D.Lgs. n° 163/06, dell’offerta economicamente più vantaggiosa, con l’esclusione delle offerte anormalmente basse, ai sensi dell’art. 86 del D.Lgs. n° 163/06.Importo complessivo dell’appalto: Euro 900.000,00 IVA compresa Requisiti di partecipazione: Attestazione SOA con categoria OS4 – Classifica III – OG1 Classifica 1 . Termini di partecipazione: Il plico contenente le richieste di invito, deve pervenire entro le ore 13.00 del 30/11/2011 al protocollo generale dell’Azienda c/o Ufficio Affari Generali di Via V. Cortese, 25 – 88100 Catanzaro; Luogo di esecuzione: La prestazione verrà effettuata in Catanzaro V.le Pio X° - Presso P.O. “A.Pugliese” – Catanzaro; Finanziamento: Ordinanza del Commissario Regionale per l’emergenza socio-economico-sanitaria per la Calabria n. 26 del 25/09/2008; Gli elaborati progettuali, nei termini previsti dal bando di gara, sono visibili presso l’U.O.C. Risorse Tecniche (tel. 0961 883521 – 883533 - 883618) nei giorni feriali dal lunedì al venerdì nelle ore di apertura al pubblico, fino al 24/11/2011. Si precisa che il Responsabile del presente appalto è il Per. Ind. Silvano Marino - Tel. 0961 883521- 883533.IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO (Per. Ind. Silvano Marino) IL DIRETTORE (Arch. Luigi Matarese) spettare problemi, o possibili vie d'uscita da essi, a persone implicate in alcune delle vicende giudiziarie più note degli ultimi anni, come i casi che hanno riguardato Orsola Fallara, dirigente del Settore Finanze del Comune di Reggio Calabria, deceduta per suicidio, ma anche i familiari di Alessandro e Giuseppe Marcianò, condannati in primo e in secondo grado per l'omicidio di Franco Fortugno, e Mario Congiusta, padre del giovane assassinato a Siderno nel 2005. A Paolo Fallara, fratello di Orsola, finita nell'occhio del ciclone per alcuni casi di autoliquidazione di denaro effettuati nel corso del proprio mandato di dirigente comunale, i tre avrebbero spedito più lettere anonime in cui veniva paventata l'imminente emissione di un provvedimento cautelare nei con- fronti della donna. All'uomo sarebbero stati richiesti trentamila euro per avere i documenti che avrebbero potuto permettere alla sorella di difendersi al meglio dalle presunte accuse. Francesca Bruzzaniti, invece, moglie e madre di Alessandro e Giuseppe Marcianò, condannati come mandanti dell'omicidio del vicepresidente del Consiglio Regionale, Franco Fortugno, ricevette due lettere anonime, in cui erano indicate le istruzioni da seguire per ottenere, in cambio di diecimila euro, dei documenti che avrebbero potuto scagionare i due parenti, condannati in primo e in secondo grado e in attesa del giudizio della Cassazione. Vittima del tentativo di truffa, anche Mario Congiusta padre del giovane imprenditore Gianluca, assassinato per volere del boss Tommaso Costa: anche in questo caso Franco avrebbe paventato la possibilità di fornire segretissimi documenti sul caso in cambio, questa volta, di ben cinquantamila euro. Tentativi, quelli messi in atto dal gruppo, tutti andati a vuoto, che si sono verificati nei primi mesi del 2008. Nel corso delle perquisizioni effettuate dai Carabinieri, che hanno eseguito l'indagine, nella disponibilità di Franco è stato rinvenuto anche un foglio con la firma falsa del sostituto procuratore Franco Mollace. La sentenza del tribunale di Palmi Cosche nel porto Cinque condanne PALMI – Con cinque condanne e tre assoluzioni si è concluso stasera, davanti ai giudici del Tribunale di Palmi, il processo scaturito dall’operazione «Maestro» condotta nel 2009 contro un’associazione ritenuta legata alla cosca Molè di Gioia Tauro e dedita all’importazione di prodotti contraffatti. I giudici hanno condannato a 10 anni di reclusione Antonio Albanese, di 66 anni, di Gioia Tauro; a nove anni Giuseppe Speranza (70), di Gioia Tauro; a sette anni Francesco Pietro Calipa (31),diPolistena; asetteanni e sei mesi Angelo Boccardelli (62), di Segni (Roma); a tre anni Alessandro Giorgi (41), di Cascina (Pisa). Sono stati assolti Rossella Speranza (42), di Gioia Tauro, France- sco Cosoleto (25), di Cinquefrondi, e l’ex direttore della Dogana di Gioia Tauro Adolfo Fracchetti, di 70, di Bolzano e residente a Belfiore (Verona). Per quest’ultimo, il pm, Roberto Di Palma, aveva chiesto la condanna a cinque anni di reclusione. Secondo l’accusa, la merce contraffatta proveniente dall’oriente arrivava al porto di Gioia Tauro e da qui i container passavano aggirando i controlli e inonandando la penisola di prodotti contraffatti con i marchi delle più famose case di abbigliamento, scarpe, profumeria. Un sistema che consentiva agli importatori di risparmiare milioni di euro di dazi ed ai Molè di incassare una somma rilevante per il “servizio» reso. Le accuse legate all’importazione di marchi fasulli Si lavora sulle telecamere a circuito chiuso Indagini a una svolta per l’intimidazione a Mario Congiusta I carabinieri in via Michele Bello di GIOVANNI VERDUCI SIDERNO - Potrebbero essere ad una svolta le indagini sull’intimidazione subita da Mario Congiusta. I carabinieri del Gruppo Locri, diretti dal colonnello Giuseppe De Liso, che stanno conducendo le indagini stanno lavorando sulle registrazioni delle telecamere a circuito chiuso che aprono i propri obiettivi sulla via Michele Bello di Siderno. Le immagini, consegnate ai carabinieri della compagnia di Locri da un tecnico specializzato, sono state visionate dagli uomini del tenente Nico Blanco che, adesso, stanno cercando di dare un nome ed un volto a colui che, nella tarda mattinata di giovedì, si è fermato davanti alla soglia di casa Congiusta e vi ha depositato una bottiglia di plastica contenente dei residui di liquido infiammabile ed uno stoppino artigianale realizzato con un foglio di carta avvitato su se stesso ed imbevuto di benzina. Gli investigatori sono convinti che dalle registrazioni possano giungere elementi importanti per chiudere il cerchio delle indagini. I carabinieri, adesso, aspettano le decisioni del sostituto procuratore della Repubblica di Locri che sta seguendo l’evolversi delle indagini, il pm Cosentino, sulle ultime deleghe investigative. Gli uomini del colonnello Giuseppe De Liso, infatti, nelle prossime ore dovrebbero spedire il contenitore di plastica e lo stoppino, (sequestrato dagli uo- mini della stazione dell’Arma di Siderno), ai colleghi del Reparto investigazioni scientifiche di Messina per gli accertamenti microscopici del caso. I militari sperano di poter trovare sul materiale sequestrato in via Michele Bello degli indizi utilizzabili per l’eventuale comparazione sull’Afis: la banca dati interforze sulle impronte digitali. Se ci fosse anche una traccia parziale sarebbe un elemento decisivo per individuare l’esecutore materiale di un gesto di intimidazione clamoroso perchè portato a compimento in pieno giorno e, soprattutto, in una via a poche decine di metri dal centralissimo corso della Repubblica. Quella di ieri, poi, è stata la giornata della solidarietà nei confronti di Mario Congiusta e della sua famiglia. «A mio nome e dell'intera amministrazione comunale esprimo piena vicinanza e solidarietà al signor Mario Congiusta - ha detto il sindaco di Locri, Giuseppe Lombardo - per il miserabile gesto che ignoti hanno voluto compiere nei suoi confronti. Un gesto che lascia sgomenti per la delicatezza del momento in cui viene compiuto e per la figura che viene colpita, un padre che con grande determinazione e dignità ha cercato per anni giustizia e verità sulla drammatica morte del figlio Gianluca. Pur vivendo in una terra tormentata da tali ignobili gesti, non ci si abitua mai alla mortificazione che causano ai cittadini onesti». Consegnati a Catanzaro nella seconda giornata nazionale dei testimoni di giustizia Tre premi per la lotta alla ’ndrangheta CATANZARO – Sono stati consegnati ieri sera a Catanzaro tre premi in occasione della seconda Giornata nazionale dei testimoni di giustizia, organizzata dalla Fondazione don Francesco Caporale. I premi sono stati consegnati a Pina Buonocore alla memoria della sorella Teresa, assassinata l'anno scorso in Campania per aver convinto sua figlia a testimoniare contro il mostro che aveva violato la sua infanzia, facendolo condannare; a don Tonino Vattiata, referente dell’associazione Libera nel vi- bonese, e al sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro Salvatore Curcio. Nella sezione pomeridiana della Giornata si è svolto, tra l'altro, un dibattito nel corso del quale hanno parlato il prefetto di Catanzaro, Antonio Reppucci; Gianfranco Migliaccio, presidente della Corte d’appello di Catanzaro; Santi Consolo, procuratore generale presso la Corte d’appello di Catanzaro; Domenico Ielasi, presidente del Tribunale del capoluogo calabrese, e Giuseppe Iannello, presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati. Relazioni hanno invece svolto Vitaliano Esposito, procuratore generale della Corte di cassazione; Ferdinando Imposimato, presidente onorario della Suprema Corte nonchè direttore dell’Osservatorio Eurispes sulla criminalità organizzata, ed Antonio Esposito, presidente di sezione della Suprema Corte. Toccanti le testimonianze offerte da alcuni testimoni di giustizia che intervistati dal giornalista del Tg2 Enzo Romeo hanno raccontato la propria esperienza. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 14 Calabria STILO - Episodio singolare ai danni dello scuolabus comunale. L’altra notte ignoti hanno allentato i bulloni di una delle ruote anteriori del mezzo di proprietà del comune di Stilo, utilizzato ogni giorno per il trasporto degli alunni delle frazioni del paese. Ad accorgersi del fatto, l’autista dello stesso scuolabus. Durante il turno pomeridiano la donna, che solitamente guida il mezzo, è stata costretta a fermarsi subitoperché hanotato che qualcosa non andava. Il pulmino non riusciva più a tenere la strada. Dopo un immediato controllo è stata la stessa dipendente ad accorgersi dell’allentamento di tutti e sei i bulloni della ruota anteriore destra. L’autista ha A Stilo l’ennesimo atto vandalico compiuto contro i mezzi comunali Svitati i bulloni allo scuolabus La scoperta dopo che era già stato svolto il turno della mattina sporto denuncia ai carabinieri di Stilo e ha contemporaneamente informato i responsabili del comune. Quasi sicuramente i bulloni sono stati svitati durante la notte, nel luogo dove solitamente lo scuolabusviene parcheggiato. Il mezzo era stato controllato prima che partisse, ma non si era notata alcuna anomalia. Ha svolto regolare servizio per tutta la mattinata, con decine e decine di bambini a bordo. Per fortuna Lo scuolabus del Comune di Stilo non è successo niente, ma poteva succedere una tragedia. Nei mesi scorsi altri atti vandalici sono stati compiuti ai danni dei mezzi del comune di Stilo. Mai, però, si era arrivato a tanto. E’chiaro che i bulloni sono stati volutamente manomessi. I malintenzionati non hanno forse capito però la gravità di quanto commesso, che ha messo in serio pericolo l’incolumità di quanti usano quotidianamente lo scuolabus. Sono in corso ora le valutazioni più opportune proprio per la gravità di quello che è stato compiuto. Le indagini sono affidate ai militari dell’Arma della stazione di Stilo. Nessun disagio, comunque, per gli alunni che fanno uso del servizio di trasporto comunale. L’atto vandalico compiuto ai danni del mezzo del comune è solo l’ultimo atto delle azioni delinquenziali che periodicamente si susseguono ai danni di beni pubblici a Stilo. Più volte sono stati denunciati vandalismi alle strutture scolastiche del paese, agli arredi urbani, e su quasi tutti gli altri automezzi che compongono il parco macchine dell’ente. Ultimamente, i soliti ignoti, si erano divertiti a prendere a bersaglio con dei massi le vetrate del mezzo, riducendole a mille pezzi. Serata di memorie e commozione a Castrolibero. La toccante lettera della sorella Donata Note e immagini per Denis Ricordato Bergamini a 22 anni dall’oscura morte, mentre il Ris lavora sui reperti di FRANCESCO MOLLO CASTROLIBERO – «Lo ricordo da bambino, quando insieme giocavamo in casa con un pallone di carta per non danneggiare i mobili; lo ricordo sui campi di calcio, correre, lottare, per portare a casa il risultato. Lo ricordo sempre sorridente, sempre pronto ad aiutare gli altri, amante della vita. Ricordo i suoi ultimi progetti, nel 1989, di ristrutturare casa e avvicinarsi alla famiglia e sposarsi. Ricordo l’ultimo giorno che lo vidi, lunedì 13 novembre, le sue risate con mia figlia». Sono alcuni brani della lettera che Donata Bergamini ha inviato agli organizzatori della manifestazione “Ricordando Denis calciatore, in parole note e immagini” che si è svolta ieri sera nella biblioteca comunale “Alvaro” di Castrolibero. Ed è stata, appunto, solo una serata per ricordare il centrocampista del Cosenza - morto il 18 novembre 1989 in circostanze ancora non chiarite sulla statale 106 jonica nei pressi di Roseto Capo Spulico - come uomo e come calciatore. Durante la serata, organizzata dal comitato di gestione della biblioteca, in particolare da Matteo Dalena, e l’associazione “Verità per Denis”, è stato presentato il libro “Il mio racconto per Denis”(di autori vari ed edito da Miele) che raccoglie 51 racconti, per lo più ricordi, intorno a Bergamini. L’evento non si è, volutamente, addentrato nella nuova inchiesta giudiziaria con la quale la procura di Castrovillari sta cercando di appurare quella verità che da anni la famiglia del calciatore di Boccaleone d’Argenta (Ferrara) cerca da quel 18 novembre di ventidue anni fa. Ma è stata pur sempre una serata nella quale quella verità giudiziaria è stata ancora invocata ed evocata. «Ora - ha scritto la sorella di Denis nella sua lettera, riferendosi all’inchiesta per omicidio volontario aperta dai magistrati castrovillaresi - la mia vita è diversa, una grande porta si è aperta, grazie ai ragazzi calabresi che hanno iniziato a scalare la montagna dell’omertà». Ma è proprio quella stessa montagna di cose sapute e non dette, di segreti e misteri, di cose che non si possono più dire - visto che la maggior parte dei testimoni chiave di questa inchiesta sono morti anni fa - che devono scalare il procuratore capo Franco Giacomantonio e il sostituto Larissa Catella per tentare di portare alla sbarra, o solo individuare, i responsabili di quella morte se è vero, come credono i due magistrati e come è dimostrato nella controinchiesta sviluppata dall’avvocato della famiglia Bergamini, Eugenio Gallerani, che ha convinto la procura a riaprire il caso, che non si tratti per niente del suicidio sentenziato dalla Corte d’appello di Catanzaro che nel giugno 1992 ha assolto l’autista del camion che travolse il corpo di Bergamini. Forse, come spesso succede, i magistrati conoscono già la verità ma non il modo di renderla inattaccabile davanti a un tribunale. E a questo potrebbero servire i rilievi dei carabinieri del Ris di Messina che da giorni stanno lavorando sulla Maserati Spyder, sulle scarpe Tod’s, sull’orologio Seiko e sulla catenina di Denis Bergamini. Reperti che smentirebbero la versione dei fatti, raccontata anche in alcune perizie, suggellata nel primo processo. Sennò perché mai a Castrovillari avrebbero dovuto riaprire il caso sulla morte di quel ragazzo di Boccaleone che da piccolo giocava con un pallone di carta per non rovinare i mobili? Da sinistra: la manifestazione di ieri pomeriggio a Castrolibero e un piccolissimo Denis Bergamini Condanne in Appello a Brescia Voleva uccidere la moglie e ingaggiò una banda calabrese per speronarla BRESCIA – Sette calabresi erano accusati di aver partecipato al tentato omicidio di una donna a Pompiano, nel Bresciano, simulando un incidente stradale su incarico del marito, il 53 imprenditore Ubaldo Tavelli. La banda era entrata in azione il 25 giugno del 2008: la donna era stata speronata da una Punto rubata mentre si trovava a bordo della sua Smart, senza gravi conseguenze. L’anno dopo l’uomo avrebbe tentato di uccidere di nuovo la moglie ingaggiando con 10mila euro un altro esecutore. Per Tavelli, pena ridotta da 10 a 9 anni. Per quattro calabresi è stata confermata lasentenza diprimo grado:si tratta di Antonio Macrì, 34 anni, residente a Orzinuovi, ai domiciliari, Antonino Bevilacqua, 28 anni residente a Reggio Calabria, Luciano Macrì, 33 anni, residente a Lograto, Carmelo Bevilacqua, 52 anni, detenuto. Ad Alessandro Scopelliti, 28 anni, sottoposto agli obblighi di dimora a Brancaleone e per Francesco Bevilacqua, 33 anni, residente a Comezzano, i giudici hanno inflitto 8 anni a fronte dell’assoluzione, che è stata invece confermata per Francesco Bevilacqua detto Ciccio, 58 anni, residente a Villachiara. Scontro fatale per un anziano a Bova Marina Incidente sulla 106 Muore sull’Apecar L’auto coinvolta nello scontro sulla statale 106 ha preso fuoco BOVA MARINA – Un pensionato di 79 anni, Antonio Madaffari, è morto ieri in un incidente stradale sulla statale 106 in prossimità di Bova Marina. Era a bordo di una Ape Piaggio con la quale era solito raggiungere il proprio appezzamento di terreno quando si è scontrato contro una Fiat Punto. Nell’urto l'anziano è stato sbalzato fuo- ri dal veicolo ed è morto sul colpo, per la compromissione degli organi interni. Il conducente della vettura è rimasto lievemente ferito. Dopo lo scontro, l’auto e l’Ape hanno preso fuoco. La statale è stata chiusa al traffico per oltre due ore. Antonio Modaffari aveva due figli. La moglie era morta anni fa sempre a causa di un incidente stradale. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro di FRANCESCO SORGIOVANNI Calabria 17 24 ore Sabato 19 novembre 2011 Sabato 19 novembre 2011 21 REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: [email protected] Bova Marina Incidente mortale sulla statale 106 Villa San Giovanni Giudice di pace L’ufficio chiude a pagina 34 a pagina 33 Gioia Tauro Arrestati tre giovani rapinatori a pagina 38 Nelle intercettazioni tra Rechichi e il reggente della cosca la realizzazione del centro commerciale Le mani dei De Stefano sulla Perla Gli interessi del figlio di don Paolino sulla struttura di Villa San Giovanni IL RETROSCENA IL PROFILO In società al parco Caserta PER il Gip i membri della famiglia Zumbo sono “onnipresenti in compagini societarie ora in mano alla ‘ndrangheta ora a questa assai vicina”. Il ruolo svolto dal commercialista Giovanni Zumbo e dai suoi parenti (la moglie Francesca Toscano, la sorella Maria Zumbo, e il cognato Roberto Emo) nelle presunte intestazioni fittizie realizzate per conto dei Tegano non sarebbero infatti l’unico episodio sospetto per gli inquirenti. Sia Francesca Toscano che Maria Zumbo, unitamente ai mariti, sono socie, dal 2000, della società “Paideia sportiva dilettantistica srl” e, dal 2004, della Ge.Pa.C. S.r.l., società che gestiscono il Centro Sportivo Parco Caserta, di proprietà del Comune. Socio di maggioranza è, invece, Giuseppe Giacomo Calabrò, ritenuto vicino alla famiglia Frascati, che il Gip Cotroneo, sulla base di alcuni pregressi giudiziari, definisce vicina alla ‘ndrangheta. E le vicende del Parco Caserta, si intrecciano, ancora una volta, con la ‘ndrangheta. E’, in particolare, Nino Fiume, ex killer dei De Stefano diventato collaboratore digiustizia, araccontare alcune vicende riguardanti la struttura, ubicata in una zona di “competenza” del boss Mario Audino, oggi defunto. Fiume racconta che, in una occasione, gli aveva fatto visita Vincenzo Stillitano, riferendogli che voleva fornire il ferro per i lavori alla piscinadi ParcoCaserta. Lo stesso Fiume racconta di aver indirizzato Stillitano da Mario Audino, ritenendolo l’esclusivo referente della ‘ndrangheta in quella zona. Tuttavia Stillitano riferisce di aver parlato conGiovanni DeStefano, il quale gli aveva chiarito che si sarebbe dovuto rivolgere a Giuseppe e Carmine De Stefano, poiché questi avevano la “responsabilità” sull'affare del Parco Caserta, pur essendoquella zonasottol’egida di Mario Audino. Maria Porzia Zumbo, sorella di Giovanni Zumbo Una famiglia al servizio delle cosche più potenti La conferenza stampa dei finanzieri con il procuratore Giuseppe Pignatone (foto A.Sapone) DA UNA intercettazione affiorano gli interessi di Peppe De Stefano sulla realizzazione del Centro commerciale Perla dello Stretto. L’episodio risale al 2001 e gli interlocutori delle registrazioni sono apputo Peppe De Stefano, il cugino Giovanni De Stefano (classe ‘76) e proprio Rechichi. In una delle intercettazioni si parla appunto de «la firma del contratto di appalto per la costruzione del Centro commerciale Perla dello Stretto, da realizzarsi a Villa san Giovanni». Per i magistrati, il boss aveva scelto la Comedil dei fratelli Rechichi (ma in realtà in maniera occulta dei Tegano) per la ristrutturazione del vecchio edificio dell’ex Fiat, acquistata a suo tempo da un’altra società. «In seguito - segnalano gli inquirenti per ragioni che non è opportuno approfondire in questa sede, i lavori furono subappaltati altre aziende». Resta il fatto che al- meno nella fase iniziale del grosso investimenti le cosce più potenti della città dello Stretto erano pronte ad intervenire nell’operazione. Un fatto inquietante che, evidentemente, non essendoci stati ulteriori approfondimenti investigativi, non portò a rilevare alcuna fattispecie di reato. Nell’intercetazione in questione si parla infatti solo della possibilità di firmare il contratto, ma nelle carte non c’è traccia di altro. L’episodio viene inserito nel provvedimento per dimostrare come tra Rechichi e Peppe De Stefano vi erano stati deri rapporti intensi. E che quindi proprio questo sostiene la tesi secondo cui Pino Rechichi fosse persona assolutamente a disposizione delle cosche reggina. In altri termini prestanome dei Tegano, ma anche a disposizione della famiglia storicamente alleata, oltre che legata da vincoli familiari, ad essa. LE RIVELAZIONI Con il blitz riscontrati i racconti dei pentiti Lo Giudice, Fracapane, Innò e Moio CON l’attività investigativa trovano pienamente riscontro le dichiarazione rese dai collaboratori di giustizia Antonino Lo Giudice, alias “Nino il nano” e di Giovanni Battista Fracapane. Due pentiti, insomma, che confermano ancora un volta la loro attendibilità. A cui poi si sono aggiunte le rivelazioni di Paolo Iannò e Roberto Moio. Veniamo ai fatti. Giuseppe “Pino“ Rechichi, sin dagli anni Ottanta, con la consapevole collaborazione del fratello Rosario Giovanni, è stato soggetto stabilmente a disposizione della cosca Tegano per la gestione e la cura di affari illeciti, anche di natura imprenditoriale, legati all’attività economica svolta dalla Com.Edil S.r.l., operante nel settore del commercio di materiale da costruzione, di fatto riconducibile alla citata e pericolosa consorteria Tegano (capeggiata dal boss Tegano Giovanni classe 1939) e, in una successiva fase temporale, divenuta anche di interesse della potente cosca De Stefano. Tale attività imprenditoriale è stata oggetto, nel corso degli anni, di un’articolata operazione, consistente in una serie di successive fittizie intestazioni di quote societarie e finalizzata ad eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali (attraverso la Sica S.r.l., prima, e la Rec.IM. S.r.l., poi), onde impedirne la effettiva riconducibilità alla cosca Tegano. Tale circostanza ha trovato concorde conferma nelle dichiarazioni, reciprocamente riscontrantesi, fornite dai collaboratori di giustizia Giovanni Battista Fracapane e Antonino Lo Giudice, seguiti a ruota da Moio e Iannò. Un altro tassello importante, quello dell’attnedibilità dei pentiti, che segna ancora una volta un punto a favore della Dda di Reggio. GIOVANNI Ficara e Giuseppe Pelle non sarebbero stati gli unici boss della ‘ndrangheta cui il commercialista Giovanni Zumbo avrebbe prestato i propri “servigi”. La “talpa” dei clan, con un passato nei servizi segreti, avrebbe, per oltre dieci anni, insieme ai propri familiari, coperto i Tegano di Archi, nella gestione della Multiservizi, la società mista del Comune di Reggio Calabria. Le indagini avrebbero dimostrato come i Tegano abbiano tenuto sotto controllo, attraverso una serie di intestazioni solo formali, le società Com.Edil Srl, Si.Ca srl e Rec.im Srl: tre nomi, cambiati negli anni, per una stessa identità economica e gestionale, quella del clan Tegano. Passaggi necessari per tentare di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione. La famiglia Zumbo, dunque, sarebbe stata, di fatto, consulente del clan Tegano, curando, viste le spiccate competenze in ambito societario e finanziario, i vari passaggi di società. Per Giovanni Zumbo, dunque, detenuto da oltre un anno nel carcere di MilanoOpera, arriva una nuova stangata: l’uomo, infatti, sta già tentando di difendersi dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, essendo stato in- tercettato, a Bovalino, nella casa del boss Giuseppe Pelle, insieme all’altro capomafia Giovanni Ficara, mentre raccontava dei propri contatti con i servizi segreti e forniva dettagliate notizie sull’indagine “Crimine”, che sarebbe arrivata dopo diversi mesi dai colloqui. Zumbo, peraltro, avrebbe avuto anche un ruolo assai importante nella messinscena che Giovanni Ficara avrebbe architettato nel gennaio 2010, allorquando fece ritrovare dai Carabinieri un auto imbottita di armi (poi rivelatisi inefficaci) nel giorno della visita del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Con riferimento al controllo mafioso della Multiservizi, un ruolo fondamentale sarebbe stato gestito dalla famiglia Zumbo, ma anche da soggetti come Pino Rechichi, già arrestato, nell’aprile scorso, dalla Squadra Mobile, nell’ambito dell’operazione “Archi”. Proprio il suo arresto, infatti, aprì un primo, concreto, squarcio sulle infiltrazioni che la ‘ndrangheta avrebbe messo in atto nelle società miste di Palazzo San Giorgio: Rechichi, infatti, viene arrestato come elemento organico al clan Tegano proprio mentre ricopre la carica di direttore operativo della Multiservizi. cl.co. Zumbo “consulente” dei Tegano dei Ficara e dei Pelle E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Reggio 22 Reggio Sabato 19 novembre 2011 Reggio 23 Sabato 19 novembre 2011 Lo sfogo delle moglie di Zumbo al telefono col marito Maria Francesca Toscano avverte dell’indagine la cognata Porzia «Ci hai portato troppi guai» «Per fare favori a loro» Per il gip è la dimostrazione che le donne erano consapevoli La donna ha appena saputo di essere indagata dalla Procura per il reato di intestazione fittizia dei beni e parla della Sica di GIUSEPPE BALDESSARRO reato non lo so che cos’è?»: ... omissis ... Toscano: « ... per il 13, che cosa devo trovare? Non c’ho riferimento di niente, ti avevano intestato che cosa? Cosa diceva?». Zumbo: «Francesca di nuovo la stessa domanda mi fai?». Toscano: «Non diceva niente? L’oggetto, immobile inc. ...». Zumbo: «Non diceva niente. 12 quinquies reato commesso il 30 luglio 2008. Immobili che se non ne abbiamo immobili? Che immobili hai?»; Toscano: «Non lo so». Zumbo: «E allora?». Toscano: «Intestazione fittizia di che cosa?». Zumbo: «Ma io credo che siano ... qualcosa ... boh! 12 quinquies l’intestazione fitti...». Toscano: «Fatto nel 2007? Commesso nel 2007?». Zumbo: «Si, il ... la ... l’indagine ... sono stato inscritto nel Modello 21 nel 2007. E il reato l’avrei co... e ... e questo reato specifico, perché il reato commesso il 30.7.2008». Toscano: «30 luglio 2007»; Zumbo: «Si». Toscano: «Non lo so dove ci si è... l’unico posto dove ci hai portato per forza a firmare ti ricordi che cos’era là?». ... omissis ... Zumbo: «Ma chi si ricorda Francesca se era ... sicuramente cose normali, perché senno che andavamo dal notaio a firmare?! Non ho capito. Cioè ti stai facendo un problema allucinante pure tu». In particolare, la Toscano «a pieno riscontro della ricostruzione effettuata da questo Ufficio nella precedente parte di questa informativa ed in tal modo rivelando tutta la sua consapevolezza circa gli affari illeciti del marito», faceva riferimento ai rapporti del marito con “soggetti” per conto dei quali lo Zumbo aveva operato in passato compiendo operazioni commerciali, ora oggetto di indagini, in cui aveva coinvolto la moglie e la sorella. E infatti lo incalza. Toscano: «Lo so, e che io non ce la faccio più. Cioè hai portato una valanga di guai … per essere sempre disponibile con tutti …. e per dare confidenza alla gente ... Hai coinvolto pure me e forse pure tua sorella, a quanto pare. Cioè vuoi che non sia imbestialita? Perché lo sai che ora tutto quello che è te lo menano addosso, li problema non ... inc. ... a te. Il problema che poi, dopo che mi sano rotta il culo a lavorare a studiare ... le conseguenze sono le mie che devo andare a lavorare e a portare i soldi a casa e dei tuoi figli che sono innocenti in queste cose». Allo sfogo della moglie il marito risponde: «Dico, mi stai facendo la morale?». E Toscano: «Te la dovevo fare 10 anni fa la morale». Zumbo: «Si, ho capito, ma dico ... omissis ..». Dalle registrazioni il coinvolgimento del cognato di Zumbo Roberto Emo L’arresto dei militari della guardia di finanza di Antonio Lavilla, (foto A.Sapone) LA CURIOSITÀ GLI ARRESTATI Il boss Giovanni Tegano Carmelo Barbaro Giovanni Rechichi Antonio Lavilla Maurizio Lavilla Giovanni Zumbo Giuseppe Rechichi Maria Porzia Zumbo Rosario Rechichi Maria Francesca Toscano Roberto Emo | IL PENTITO Tra gli arrestati il rivale del re dei videopoker Fu Moio il primo a tirare in ballo la società mista TRA gli arrestati c’è Antonio Lavilla il rivale del re dei videopoker Gioacchino Campolo. Sia nelle indagini sul conto di Campolo, sia in dibattimento, infatti, emerse la circostanza secondo cui l’imprenditore potesse essere oggetto di un attentato da parte delle cosche, decise a toglierli il predominio nel mercato dei videogiochi. E’ lo stesso Campolo a raccontare, in una conversazione intercettata, la circostanza: “Per me, avevano procurato pure la macchina, una Uno, una Fiat Punto, una Uno, e mi voleva ammazzare Mario Audino che veniva qua e mi baciava”. Il defunto boss di San Giovannello, Mario Audino, ucciso nel 2003, avrebbe voluto ammazzare Campolo. Il “re dei videopoker”, dunque, sarebbe dovuto essere “sposato” per volere del boss Giovanni Tegano, affinché nel mercato subentrasse il genero Antonio Lavilla, sposato con la figlia del superboss, Saveria, anch’egli attivo nel mercato dei biliardi e dei videopoker, con la Fi.La Games sas. RITORNA la “Multiservizi” al centro dell’attenzione dei magistrati della Dda di Reggio. Il primo a parlarne, il 3 novembre 2010, fu il collaboratore di giustizia Roberto Moio, nipote acquisito del boss Giovanni Tegano. Da quel giorno la Multiservizi, la società mista del Comune di Reggio Calabria, è stata interessata da diversi fatti, tutti riguardanti, però, la criminalità organizzata. Il 3 novembre 2010, allora, il collaboratore di giustizia Roberto Moio, pentitosi poco più di un mese prima, dopo l’arresto nell’operazione “Agathos”, fu chiamato dai pubblici ministeri Giuseppe Lombardo e Giuseppe Bontempo, a deporre sul conto di Donatello Canzonieri, presunto affiliato ai Tegano, condannato in primo grado per l’estorsione in danno della famiglia Malavenda: “Da Archi fino al ponte di San Pietro comandano le famiglie De Stefano, Tegano e Condello, che adesso, con la pace, si sono divisi il territorio. Ci si divideva i soldi, anche della Leonia e della Multiservizi. La Leonia, per esempio, è gestita dai Fontana” disse in aula, al cospetto del Tribunale presieduto da Olga Tarzia. Quella fu la prima volta in cui, ufficialmente, si puntò l’attenzione sugli intrecci tra Multiservizi e ‘ndrangheta. L’arresto di Roberto Emo, cognato di Giovanni Zumbo (foto A.Sapone) cioè non è possibile! Quanto prima ci arriva qualche carta». Successivamente la reazione di Porzia: «Mamma mia! Vedete voi figghioli. Figlia, che vuoi che ti dica, Francesca ...». Indicativa la parte successiva dell’intercettazione. Porzia: «E quindi come ci giustifichiamo ora noi?». Toscano: «Guarda, per favore .. mi viene da piangere, ti dico solo che mi viene da piangere, solo quello». Fondamentale, scrivono i giudici «il passaggio del dialogo in cui le due donne hanno affermato che, oltre a Giovanni Zumbo, anche Roberto Emo, marito della Zumbo, era stato a perfetta conoscenza della natura dell’affare ed aveva partecipato alla predisposizione di importanti aspetti della operazione cui le due indagate erano state invitate a prestarsi». Porzia: « ... lo non mi ricordo neanche com è questa storia, perché ci siamo andati, che cos’era, non mi ricordo niente». Toscano: «No, ho trovato l’atto, ma l’atto l’abbiamo ...». Porzia: «Eh!». Toscano: «... fatto dal notaio ... dal notaio, da Castellani l’abbiamo fatto ...». Por- LE REAZIONI zia: «Eh! E che cosa abbiamo fatto?». Toscano: «Ma che so che cos’era ... una cessione di quote...». Porzia: «Eh». Toscano: «Non lo so, po...». Porzia: «Me perché mi pare che lui era amministratore ...». Toscano: « ... poi vediamo, partiamo con Roberto (Roberto Emo, ndr). Lui era l’amministratore, si era l’amministratore, poi mi pare che per un periodo Roberto gli aveva fatto un contratto di gestione di azienda per conto altrui, ti ricordi?». Porzia: «Sì, qualcosa del genere era, si». Toscano: «Era una cosa del genere ... ». Toscano: «Devo parlare con Roberto perché io non mi ricordo. Certo, c'era pure Roberto». Una frase, quella finale, che fa dire agli inquirenti: «Dunque, la intestazione fittizia delle quote della Sica a Maria Francesca Toscano e Porzia Maria Toscano si è realizzata anche attraverso il contributo causale, consapevole e determinante di Roberto Emo, quale concorrente nei fatti criminosi della fittizia intestazione delle quote della Srl Sica alla Toscano ed alla Zumbo «e successivamente alla Srl Recim di Antonino e Giovanni Rechichi)». | «Il Comune è in società con la ’ndrangheta» «L’INCHIESTA “Astrea” condotta encomiabilmente dalla Guardia di Finanza e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria consegna un quadro tragico e drammatico rispetto agli altissimi livelli di infiltrazione e di totale dominio della ‘ndrangheta nell’economia e nelle istituzioni, a partire dal comune di Reggio Calabria». Commentano con queste parole l’operazione di ieri Aldo De Caridi e Ivan Tripodi, segretario cittadini rispettivamente di IdV e del Pdci. «Il provvedimento del Gip, Tommasina Cotroneo, basato sulle indagini condotte dalla Procura reggina e dalla Guardia di Finanza, ha, palesemente, certificato che la società mista Multiservizi è, per la parte privata, in mano alla potente e temibile cosca Tegano di Archi - incalzano i due segretari una verità tanto cruda quanto inoppugnabile: un vero e proprio pugno in faccia a tutti i reggini, i quali assistono increduli al crollo etico della città, causato da una classe dirigente corrotta che ha portato Reggio Calabria alla bancarotta morale e finanziaria». E parlano ancora di «Una vergogna senza limiti che evidenzia l’enorme degrado provocato dal Pdl e dal centrodestra» Tripodi e De Caridi, sottolineando come «L’inchiesta “Astrea” evidenzia, con chiarezza e senza sofismi, che il Comune di Reggio è, nei fatti, in società con la ‘ndrangheta». Che aggiungono: «Quanto accaduto non ci sorprende affatto e, anzi, ci porta ad affermare il classico: “noi lo avevamo detto, ma, vo- Il commento all’inchiesta dei segretari cittadini di Idv e Pdci Per De Caridi e Tripodi l’ente deve uscire dalla Multiservizi lutamente e in evidente malafede, non siamo stati ascoltati. Anzi, abbiamo ricevuto insulti e non solo….”. Infatti, da molto tempo, abbiamo ripetutamente, pubblicamente, dichiarato, basta leggere i nostri comunicati degli ultimi mesi, che le società miste del comune di Reggio rappresentano il vero crocevia e il grumo di tutti i grandi interessi illeciti e illegali della città». E ricordando che «Lo abbiamo detto e ridetto, ma ci siamo scontrati con l’inquietante ed assordante silenzio dell’amministrazione comunale», De Caridi e Tripodi riportano alla memoria il fatto che «Da parte degli amministra- tori non vi è stata nessuna parola, nessuna risposta e nessun intervento concreto per porre fine a questa gravissima e inaccettabile situazione che, ormai, era sotto gli occhi di tutti. L’inchiesta “Astrea” consegna una verità limpida e indelebile: la Multiservizi è una palude, nella quale, come recentemente affermato anche dal pentito Moio, le cosche della ‘ndrangheta sono presenti con il 49% del capitale sociale». I due segretari, infine, mettono in risalto che «La città si trova, quindi, ad un punto di non ritorno verso il quale è indispensabile, e non più rinviabile, un intervento chiaro, risolutivo e definitivo di vera e propria igiene morale». Per questo «il Comune, salvaguardando tutti i posti di lavoro deve uscire immediatamente dalla Multiservizi e dalle altre società miste. Non è, infatti, ammissibile continuare nell’attuale condizione scoperchiata dalla Magistratura, nella quale, ripetiamo per l’ennesima volta, il Comune di Reggio è socio in affari con la ‘ndrangheta». «Auspichiamo - chiudono- che il neo-Ministro degli Interni Cancellieri e il Prefetto Varratta assumano le iniziative più idonee e opportune per ristabilire gli indispensabili valori della legalità e dell’etica nella città e nel Comune di Reggio Calabria». L’ANALISI DI SEL «E’ inevitabile l’invio della commissione d’accesso» «E’ ORAMAI inevitabile l’invio della Commissione d’accesso al comune di Reggio da parte del Prefetto dice Andrea Di Martino, Commissario provinciale Sel di Reggio - Ribadiamoquesta richiesta con maggiore forza e preoccupazione. Alla luce degli ultimi arresti compiuti oggi,si materializza inmodo semprepiù inquietante il ruolo della ‘ndrangheta sulle attività del comune Calabrese, gli arresti odierni confermano il ruolo delle ‘ndrine sulla società Multiservizi e si aggiungono agli elementi già da noi denunciati nei giorni scorsi. E’il tempo che su Reggio si squarci il velo delle nebbie che offuscano la verità. La commissione d’accesso è un elemento di garanzia a tutela della popolazione reggina che combatte la ‘ndrangheta, af- finché siano illuminate tutte le zone d’ombra. Trasparenza e chiarezza è la richiesta che in questi giorni stanno esercitando migliaia di cittadini che hanno già sottoscritto la petizione promossa da SEL, Energia Pulita e Slega la Calabria che chiedono di sapere la verità sul buco di 170 milioni di euro nel bilancio reggino prodotto dalla giunta Scoppelliti. Chiediamo inoltre al Copasir di far chiarezza sul ruolo e la funzione che svolgono gli agenti dei servizi segreti a Reggio, presenti con una concentrazione davvero straordinaria, sono troppe le fughe di notizie, la circolazione di dossier, e la collocazione di ordigni intimidatori ai danni dei magistrati inquirenti su cui è urgente far chiarezza». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro FU lo stesso Giovanni Zumbo, dal carcere nel quale era detenuto, ad avvertire la moglie di essere indagata assieme a lui e alla sorella del reato di intestazione fittizia dei beni. La telefonata dal penitenziario, che risale al luglio scorso, venne registrata dagli uomini della Guardia di Finanza che l’anno inserita in informativa a ri prova del fatto che i familiari conivolti fossero ben consapevoli di quanto stesse avvenendo e delle loro responsabilità Una sorta di confessione in diretta dunque. Giovanni ha appena ricevuto un avviso di comparizione dai magistrati che lo vogliono interrogare e, naturalmente, sull’avviso ci sono anche gli altri indagati. Zumbo dice: «E scusa, tu e Luisa 12 quiunquies reato commesso…». La moglie risponde «Io e Luisa?. Ci sono pure io?», icevendo la conferma «Si». La telefonata porta i due conversanti a riflettere nel corso della discussione, su quale fosse lo specifico fatto oggetto dell’attenzione dell’autorità giudiziaria e del pianificato interrogatorio. E proprio la la signora Toscano aggiornata dal marito sul fatto che si trattava di una intestazione fittizia che vedeva coinvolte lei stessa e la cognata Porzia Maria Zumbo, a dimostrazione della «piena consapevolezza della donna del ruolo di fittizia intestataria nell’occasione ricoperto unitamente alla sorella del marito ha immediatamente individuato rivelando preoccupazione l’operazione Sica quale operazione di natura illecita ed oggetto di possibili indagini delle Forze dell’Ordine, trovando peraltro il marito d’accordo. Dice, infatti, la Toscano: «Ma non è che il fatto là …della Sica?». E Zumbo: «Può darsi». Nel prosieguo del dialogo, i due hanno continuato a ragionate su quale fosse l’ipotesi contestata allo Zumbo, sulla base degli elementi specificati nel suddetto atto. Zumbo legge l’atto alla moglie: «E perché là dice….eh… per una…quo.. 2007 Maria Francesca Toscano, Porzia Zumbo…». E la Toscano: «Ma hanno indagato pure me?». Zumbo: «Non lo so che co… Francesca ma che me lo domandi….». Toscano: «L’hanno notificato a te, cosa c’è scritto… leggi nei confronti di chi». Zumbo: « …in carcere». La Toscano è un’avvocato per questo indica in maniera precisa dove andare a cercare: «Leggi! No ….». Zumbo: «Non ce l’ho. 12 quiunquies c’è scritto. L’imputato sono io e viene e mi interroga il giorno 13 luglio alle ore 3, e me l’hanno notificato giorno....». Una condotta (la firma di atti da un notaio) «da lei tenuta unitamente a marito e cognata, possibile oggetto di accertamenti investigativi, nuovamente dimostrando di essere perfettamente conscia di essere stata autrice, sotto le direttive di Giovanni, di azioni di natura criminosa aventi ad oggetto intestazioni fittizie nelle quali aveva ricoperto il ruolo di prestanome. Toscano: «L’unica cosa in cui ... che c’hai là ... di quel prestito ... che cazzo era quella cosa?». Zumbo: «Eh. E dico qual é il reato?». Toscano: «Dico mi auguro che non hanno non ... che non ... ci siamo pure io e tua sorella in questa cosa ... il reato che io sappia, non ... cioè il DOPO aver ricevuto dal marito, Maria Francesca Toscano chiama la cognata per dirle dell’inchiesta che li coinvolge tutti e tre. E dalla telefonata registrata i magistrati capiscono la piena consapevolezza delle due donne. E, tra l’latro, anche del coinvolgimento del marito di Porzia Zumbo, Roberto Emo. Per questo i giudici scrivono che «Maria Francesca Toscano e, come sì vedrà meglio, Porzia Maria Zumbo, hanno consapevolmente ricoperto il ruolo di prestanome, non avendo alcun potere di fatto entro la “Srl Sica” nonostante la formale intestazione delle quote e limitandosi ad apporre firme sulle carte predisposte da Giovanni Zumbo (e, come si dirà, da Roberto Emo). Dice la toscano alla cognata: «Noi abbiamo firmato un atto dal notaio ... spiegare, cioè, il motivo inesistente, perché …era inesistente alla fine… il motivo». Porzia: «Si». Toscano: «... era il favore, che il notaio è rimasto a bocca aperta, che Giovanni gli faceva a loro, coinvolgendo anche noi». E ancora, spiega a Porzia: « ... omissis ... per un reato commesso nel 2008. Mi viene di pensare quando ci ha portato dal notaio a firmare per la ... per la Sica, ti ricordi?». Porzia: «Eh! ..». Toscano: « ... quel giorno maledetto, quel ...tu ti ricordi quel giorno maledetto che io facevo: “io non voglio firmare niente… io favori non gliene faccio a nessuno in cambio di niente..”, ti ricordi o no? Ha fatto tutte quelle storie: “non c’è niente, non ... è una cosa di niente». Quindi l’incazione della persona a cui fare il favore. Toscano: « ... perché probabilmente indagavano Pino Rechichi, tant’è che oggi». Porzia: «SI». Toscano: «... quest’anno l’hanno arrestato». Porzia: «Eh!». Toscano: «E hanno fatto l’indagine pure su queste cose». Quindi lo sfogo: «Una valanga di guai, una valanga! Non ne posso più! Pure questo ci mancava ... omissis ... è impossibile che l’imputato è lui e non siamo niente noi, Sabato 19 novembre 2011 L’odissea di un cagnolino ferito da centinaia di pallini e lasciato per giorni sul selciato ad Aretina Impallinato e abbandonato L’indignazione di una cittadina ha prodotto un esposto alla Procura di CATERINA TRIPODI FINALMENTE una storia di sana indignazione che vede protagonista un cittadino reggino che si batte per i diritti violati di un animale, un cane in questo caso. L'odissea di un cucciolo colpito da centinaia di pallini e abbandonato agonizzante per giorni sul selciato per un insulso ed inutile scaricabarile o per assenza di strumenti o per la mancanza di un microchip ha scatenato un moto di legittima indignazione ma soprattutto ha prodotto anche un'articolata denuncia alla procura della Repubblica. Forniamo le iniziali per quasi tutti nominativi, tranne per uno quello della nostra lodevole concittadina che ha deciso di non girarsi dall’altra parte. La signora Filippa Maria La Piana dalla scorsa domenica (13 novembre) intorno alle ore 17 viene a sapere in maniera casuale che un cane era stato investito e giaceva sul ciglio della strada in località Aretina, frazione collinare cittadina. La notizia circolava già da due giorni su Facebook. La signora decide di non sottovalutare la notizia e va a denunciare il fatto alle guardie zoofile. Un cane ferito ed abbandonato in strada «Ci accoglie il signor D'A. ricostruisce la signora - il quale era già stato informato da una telefonata notturna ma non avendo a disposizione mezzi di alcun genere, era impossibilitato ad intervenire; aveva comunque allertato volontari di zona che provvedevano al sostentamento del cane sul posto». La signora decide di accompagnare con mezzi propri la guardia zoofila e tutti insieme salgono ad Aretina. Dopo ore di ricerca individuano il cane adagiato sul ciglio della strada con accanto acqua e cibo ed una coperta addosso. A quel punto i volontari caricano il cane in macchina e lo portano in città. E' sera, la signora chiama al soccorso ospedaliero di Melito Porto Salvo. Il centralinista segnala allasignora cheildr.C.i staper finireilturno maforniscecomunque il numero di cellulare ed anche quello del medico che avrebbe dovuto prendere servizio dalle 19.30 in poi. «Compongo il numero del dr. C. il quale mi chiede gentilmente di chiamare il collega, il dr S., che di lì a qualche minuto sarebbe stato operativo. Quest'ultimo interpellato mi comunica che ha avuto un problema personale e non sarebbe andato in servizio. Richiamoil dr.C. chepur essendo fuori orario si offre di visitare comunque il cane. Ci vediamo a Gallico presso la sede operativa dell'Asl veterinaria dove lo stesso ha verificato che il cane era sprovvisto di microcip dichiarando con rammarico che di più non avrebbe potuto fare».L'ufficio era sprovvisto di ogni mezzo necessario alla visita e successiva diagnosi e cura del cane. «Mi danno il numerodel signorF.,responsabile del canile di Taurianova (Rc) racconta ancora la signora nel suo esposto alla Procura lo contatto lasciandogli un messaggio in segreteria. Il dr. C. ci consiglia di tenere il cane alcaldo, di farlo beree di idratarlo con l'ausilio delle flebo. Cosa che abbiamo fatto presso la mia abitazione. Il giorno dopo ( lunedi 14 nov.) mio figlio porta il cane dal veterinario Dr. F. L. che a tutt'ora se ne sta prendendo cura (a nostre spese) constatando attraverso una radiografia che il cane ha centinaia di pallini di piombo conficcati in tutto il corpo». Nel frattempo mi contatta il signor F. del canile in località Taurianova, risulta essere a suo dire un ottimo canile, che lo stesso ha convenzioni in Calabria e Sicilia, che i cani sono tenuti bene ma che comincia ad avere grosse difficoltà economiche perché gli enti locali non provvedono al pagamento delle rette. In quel canile si assistono circa 1500 cani.«Sono stata costretta - postilla infine la signora - a rivolgermi al canile di Taurianova in quanto il canile di Reggio Calabria in località Mortara di Pellaro, più volte inaugurato, non è mai statooperativo nonostantele spese esorbitanti (650mila euro) non sono ancora state effettuate le opere accessorie come fogne, illuminazione, strada di collegamento. Inoltre sottolineo la totale mancanza di personale e mezzi per poter espletare il servizio». Dalla lista “Impegno e condivisione” critiche alla gestione del Consiglio dell’ordine forense Avvocati, i dissidenti si organizzano Dalla riunione dei dimissionari un monito: «Ridare dignità alla categoria» di WALTER ALBERIO “IMPEGNO e condivisione” per una nuova avvocatura. Passa dal Piccolo Auditorium “De Blasi” la “rivoluzione” degli avvocati reggini impegnati, attraverso la lista, a creare un movimento operativo, capace di portare «una ventata di novità» all’interno del Consiglio dell’Ordine. E’ Paolo Iatì, uno dei tre avvocati dimissionari dalla carica di consigliere di minoranza, a parlare della necessità di alimentare una presa di coscienza collettiva all’interno dell’avvocatura in grado di innescare un cambiamento radicale. Un impegno che riparte dall’imminente elezione del Consiglio dell’Ordine che, però, non vuole costituire il fine dell’iniziativa di ieri pomeriggio. «Questa riunione – ha affermato, difatti, Paolo Retez – non è finalizzata alla ricerca del voto che, come ben sapete si può ottenere telefonicamente o sul piazzale del Ce.Dir. Più che voti – ha spiegato, l’avvocato di “Impegno e condivisione” – noi cerchiamo voci. Bisogna vivere l’esperienza come servizio e non come profitto che è sempre sinonimo di inefficienza». I diversi disagi segnalati hanno acceso il dibattito tra gli avvocati reggini, i quali hanno evidenziato le numerose e gravose difficoltà quotidiane a cui devono far fronte in questo momento storico. L’obiettivo comune è «ridare dignità all’avvocatura reggina». Tra le righe è facilmente riscontrabile un distacco nei confronti dell’attuale Consiglio dell’Ordine ritenuto “assente” o “troppo distante” dalle vere problematiche che affliggono il Avvocati davanti alla Corte d’appello per le elezioni del 2010 loro mondo, tanto che qualcuno parla di «morte della famiglia dell’avvocatura reggina». Criticità che Paola Carbone di certo, nel suo intervento, non nasconde: «L’avvocato vive disagi quotidiani nell’espleta- mento delle sue funzioni. Il nostro non vuole essere solo un approccio elettorale, ma vuole indicare una strada comune. Il nostro organo rappresentativo ha il potere di cambiare alcune cose, a partire dalla scelta del- la priorità, stabilendo come muoversi nel campo della formazione degli avvocati o nei rapporti con le cancellerie. Dobbiamo trovare gli strumenti per cambiare». Consapevolezza, trasparenza ed efficienza sono gli elementi individuati dai tre avvocati per pianificare la strategia elettorale. «E’ necessario – ha detto, Paolo Iatì - fornire un organo di rappresentanza che faccia fronte ai problemi vecchi e a quelli che si sono accatastati nel tempo. Nonostante i tempi difficili stiamo tentando di riproporci nuovamente al Consiglio. Non sarà – avverte, Iatì – una lista già preparata questa volta, ma cercheremo di coinvolgere il mondo dell’avvocatura reggina. La lista sarà aperta a tutti: i tempi sono maturi e le difficoltà – ha aggiunto – sono enormi. Vogliamo che le problematiche vere entrino all’interno del Consiglio e non siano lasciate fuori». Nella parte finale della riunione al “Piccolo auditorium” sono proseguiti gli interventi dei professionisti. Diversi hanno parlato di una «avvocatura che non c’è più», in quanto spogliata addirittura della sua dignità. Parole forti che testimoniano un disagio che nel tempo non si è placato, ma è andato invece rafforzandosi in maniera consistente. E’ per questo che “Impegno e condivisione” ha dato appuntamento per nuovi incontri e momenti di confronto, tesi a raggiungere l’obiettivo: «Ricostruire l’avvocatura reggina». “Nuovo Potere” Maesano condannato a 18 anni per mafia DICIOTTO anni di reclusione per Salvatore Maesano, ritenuto un elemento di spicco della ‘ndrangheta di Roccaforte del Greco e coinvolto nell’indagine della Dda di Reggio Calabria, denominata “Nuovo Potere”. E’ stata, dunque, accolta in pieno la richiesta formulata dal pubblico ministero Antonio De Bernardo, che aveva chiesto che fosse riconosciuta la responsabilità penale dell’imputato, giudicato con il rito abbreviato condizionato. Maesano è l’unico dei soggetti coinvolti nell’indagine a essere stato ammesso a tale rito. Il 7 giugno scorso il Gup di Reggio Calabria, Antonino Laganà, aveva condannato ventisei persone ritenute affiliate alle cosche di Roccaforte. Il procedimento “Nuovo potere” nasce da un’operazione condotta il 13 gennaio 2010 dall’Arma dei Carabinieri contro le cosche Zavettieri e Pangallo-Maesano-Favasuli che hanno la loro zona d’influenza nei territori di Roccaforte del Greco e Roghudi. La retata portò all’arresto di ventisette individui accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsione e traffico di armi e stupefacenti. Le indagini presero spunto dal tentato omicidio, avvenuto l’8 aprile del 2004, di Teodoro Spanò, di 52 anni, legato alla cosca Pangallo-Maesano-Favasuli. Salvatore Maesano, dunque, è stato condannato, al termine di una camera di consiglio protrattasi per qualche ora, per associazione mafiosa e per alcuni reati fine. E’ stato assolto invece dai reati riguardanti il traffico di stupefacenti. cla. cor. Fuori casa da giorni, giovane rintracciato a Pentimele Morto? Trovato in spiaggia di ANDREA IACONO CREDEVAche il fidanzato, da giorni allontanatosi da casa senza motivo, fosse morto o in serio pericolo. Disperata la giovane chiama gli agenti delle “volanti”, ai quali in lacrime mostra le foto e fornisce una completa descrizione. La sala operativa della Questura dirama via radio la nota di ricerca a tutte le pattuglie impegnate sul territorio. Esperienza e perfetta conoscenza del territorio inducono la Polizia a concentrare le ricerche in particolari zone della città. Poco dopo, il giovane viene rintracciato sulla spiaggia di Pentimele, mentre in apparente stato confusionale disegnava il suo nome sulla sabbia. Si era allontanato per riflettere un po’su alcuni episodi della sua vita, come confessa agli operatori in divisa. Condotto in Questura, il giovane riabbraccia la ragazza che rompendo in un pianto liberatorio ringrazia i poliziotti. E’ la disavventura capitata nella giornata di giovedì ad una donna di Reggio, con il lieto fine firmato dagli uomini della Polizia di Stato. E’ l’ennesima conferma dell’efficienza del piano straordinario di controllo del territorio varato dal questore Carmelo Casabona e che vede le “volanti” intensificare i controlli su persone e veicoli, cui si aggiunge la prontezza e la sensibilità degli uomini dell’Ufficio di prevenzione generale e soccorso pubblico diretto dal vicequestoreaggiunto GiuseppePizzonia coadiuvato dal commissario capo Giuseppe Giliberti, a disposizione del cittadino, per ascoltarne le confidenze, e raccoglierne le Agenti delle Volanti della Polizia di Stato preoccupazioni. Come nella vicenda che ha coinvolto i due giovani giovedì scorso. agio,rassicurandolo conmodi affabilie gentili.Un Con gli agenti che dapprima, si mostrano puntuali, successo della “polizia di prossimità”, un nuovo apeducati e cordiali, nel raccogliere lo sfogo della don- proccio operativo, ispirato dall'esigenza di avvicina,cercandoconcura eprofessionalitàdicarpirne nare sempre di più la Polizia di Stato, tramite i suoi la fiducia per poter ricostruire al meglio gli ultimi operatori, ai cittadini con il carattere di “prossimispostamenti del fidanzato. Successivamente, indi- tà”chequalifica in modo moltocomplesso l'attività viduato il giovane scomparso, lo mettono a suo di polizia di sicurezza e quella preventiva. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 26 Reggio Piana Sabato 19 novembre 2011 Il tribunale collegiale di Palmi condanna cinque imputati all’ordinario e ne assolve tre “Maestro”, ecco la sentenza Comminate pene per 36 anni e 6 mesi, disattese le richieste della pubblica accusa di DOMENICO GALATÀ PALMI – Ha retto soltanto in parte l’impianto accusatorio del Pubblico Ministero della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, Roberto Di Palma, rappresentante della Pubblica Accusa nell’ambito del processo con rito ordinario scaturito dall’operazione “Maestro”. Nella tarda serata di ieri i giudici del Tribunale collegiale di Palmi (presidente Concettina Epifanio, a latere i togati Luca Colitta e Cristina Mazzuoccolo) hanno condannato cinque degli otto imputati accusati a vario titolo di associazione mafiosa finalizzata al contrabbando di merce contraffatta dalla Cina. L’assoluzione è arrivata per Rossella Speranza, Francesco Cosoleto e Adolfo Fracchetti, mentre i giudici palmesi hanno condannato a dieci anni di reclusione Antonio Albanese, a nove anni Giuseppe Speranza, a sette anni e sei mesi di reclusione Angelo Boccardelli e, infine, a sette anni di reclusione Pietro Francesco Calipa. Complessivamente sono poco più di trentasei gli anni di reclusione comminati dalla terna giudicate, a fronte dei novantuno che Di Palma aveva chiesto al termine della sua requisitoria. Il Pm aveva chiesto cinque anni di reclusione per Fracchetti, e dieci anni per Rossella Speranza e Cosoleto, ma i giudici del Tribunale di Palmi, nel loro dispositivo di sentenza, hanno emesso l’assoluzione per non aver commesso il fatto. Minori rispetto alle richieste di Di Palma anche le con- danne: per Giuseppe Speranza, Albanese, Giorgi, Boccardelli e Calipa il Pm aveva chiesto rispettivamente quindici, quattordici, tredici e dodici anni di reclusione, ,ma gli imputati sono stati assolti da alcuni capi d’imputazione per non aver commesso il fatto. Il processo è nato da un’operazione condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria nel dicembre del 2009 nei confronti di circa trenta persone ritenute affiliate ai clan Molé e Piromalli di Gioia Tauro. L’indagine si concentrò sull’importazione di merce contraffatta dalla Cina all’interno del porto di Gioia Tauro, un business La decisione arrivata in tarda serata che avrebbe fruttato alle ‘ndrine un cospicuo introito per ogni container passato per lo scalo portuale gioiese. Un’indagine resa possibile anche dalla dichiarazione dell’imprenditore Cosimo Virgilio, ritenuto molto vicino a Rocco Molé, ucciso a colpi di pistola il 1 febbraio del 2008, il cui ruolo sarebbe stato importante anche nell’acquisizione di “Villa Vecchia”, la struttura alberghiera situata a Monte Porzio Catone, alle porte di Roma, su cui i Molé avevano puntato i loro interessi. Nel procedimento con rito abbreviato conclusosi nel luglio scorso davanti al Gup del Tribunale di Reggio Calabria, Andrea Esposito, furono dieci le condanne per una pena complessiva di poco superiore ai sessantatre anni di reclusione. Giuseppe Speranza Rossella Speranza Francesco Cosoleto Coordinatore per l’Italia per l’area Tirrenica e presidente del circolo di Palmi Girolamo Lazoppina alla guida di Fli PALMI - Girolamo Lazoppina, coordinatore di Futuro e libertà per l'Italia per l'area Tirrenica, è stato eletto presidente del circolo Fli di Palmi. L'elezione è avvenuta all'unanimità e per acclamazione nel corso dell'assemblea tenutasi a Palmi nei giorni scorsi, presieduta dal neo coordinatore provinciale del Fli, Franco Romeo. Numerosi i partecipanti e gli interventi in sala, tra i quali annotiamo quelli dell'ex assesore comunale, Vincenzo De Santis, dell'ex consigliere comunale, Antonino Punturiero, entrambi iscritti al partito di Fini, e dello stesso Girolamo Lazoppina, anch'egli consigliere comunale nel corso dell'ultima consiliatura. Nel suo discorso di apertura dei lavori, Girolamo Lazoppina ha ringraziato i tanti presenti ed ha evidenziato i progressi che piano piano Fli sta compiendo anche a Palmi, a partire dal primo congresso provinciale celebrato proprio nella cittadina pianigera il mese scorso, passando per i successi all'interno del partito, con un crescendo di iscritti e la partecipazione ad appuntamenti nazionali di spicco quali gli incontro di Lecce, Milano e Mirabello. Il dibattito nato in sala ha messo in luce la necessita che il partito deve avere, quello cioè di porsi come obiettivo principale la formazione e la crescita di una classe dirigente pulita, competente e onesta, che sappia accogliere le sfide dellacittàdiPalmi, apartiredallaprossima tornata elettorale, prevista nella primavera 2012. Obiettivo questo cheil neoeletto Presidente Girolamo Lazoppina intende far proprio anche grazie al contributo dei numerosi giovani iscritti. A chiusura di dibattito, il coordinatore provinciale Franco Romeo ha garantito la sua disponibilità ad accogliere le richieste provenienti da Palmi e dalla Piana, considerando le elezioni comunali a Palmi un vero e proprio banchetto di prova per il Fli. vi. mi. La scuola primaria di Taurianova “Monteleone” primeggia alla “Festa internazionale della Storia” Protagonisti dell’Unità d’Italia Il prestigioso riconoscimento per il cortometraggio “Anch'io sono italiana” di FEDERICA LEGATO TAURIANOVA - Una rappresentanza della scuola primaria 1° circolo didattico “Monteleone” di Taurianova, si è recata a Bologna, lo scorso 18 ottobre, per ricevere una medaglia del Presidente della Repubblica e un Premio da parte della facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Bologna di 1.500 Euro «per essere stata selezionata come vincitrice, nell'ambito della “Festa Internazionale della Storia”, Concorso “Eredi e protagonisti dell'Unità d'Italia”, con il video “Anch'io sono italiana”, prodotto durante lo svolgimento dei moduli PON anno scolastico 2010/2011». Il concorso è stato indetto, in occasione del centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia, dalla Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Bologna, attraverso il suo Centro Internazionale di Didattica della Storia e del Patrimonio, con l'intento di «contribuire a rendere gli studenti consapevoli tutori dell'eredità del processo unitario nazionale e protagonisti partecipi del suo sviluppo futuro, nella prospettiva di un'educazione alla cittadinanza che punti a co- La scuola Monteleone di Taurianova riceve il premio a Bologna Medaglia del presidente Napolitano niugare le diverse identità e radici col senso di appartenenza e alla comunità nazionale». Gli alunni della scuola “Monteleone” di Taurianova, coordinati dalla docente Maria Grazia Simari, si sono classificati primi, tra tutte le scuole primarie d'Italia, ed hanno condiviso il podio con la scuola secondaria di I grado “Igino Cocchi” di Licciana Nardi, in provincia di Massa Carrara, e la scuola secondaria di II grado “Nani-Boccioni” di Verona, che sono state tutte premiate al termine di una giornata di studi dedicata al bilancio e alle prospettive derivanti dall'iniziativa. I criteri tenuti in considerazione dalla commissione esaminatrice, nel valutare gli elaborati, che saranno a breve catalogati e resi consultabili presso il Museo dell'Educazione dell'Università di Bologna, sono stati: contenuto e attinenza, originalità, metodologia e interdisciplinarità. La dirigente scolastica, Aurora Placanica, ha espresso grande soddisfazione per l'importante riconoscimento e per il lavoro portato a termine dagli alunni, sotto la giuda dei docenti e degli operatori scolastici che hanno contribuito, con la loro professionalità, alla riuscita del cortometraggio “Anch'io sono italiana”, che arriva a coronamento del ricco anno scolastico 2010/2011 e rappresenta un incoraggiamento ad operare con maggiore linfa nell'anno scolastico in corso. Oggi a Cinquefrondi Un corso di formazione per i giovani Pd CINQUEFRONDI “Formare una nuova classe dirigente capace di mettere in primo piano i problemi che vive la Piana”. Questo l'obiettivo del Partito Democratico di Cinquefrondi che ha organizzato per oggi, con inizio fissato alle ore 17, il “Primo corso di formazione politica per i giovani”. A darne notizia è stato il nuovo leader del Pd, Michele Galimi, secondo il quale «occorre un'inversione di tendenza per far comprendere soprattutto alle nuove generazioni che solo attraverso la riappropriazione di spazi di democrazia e di confronto, come i circoli, si potrà contrastare, in maniera concreta, il qualunquismo e le approssimazioni che in questo momento sembrano trovare terreno fertile». Per questo motivo, ci sarebbe bisogno, secondo Galimi, di persone e soprattutto giovani «preparati e motivati, nonché capaci di esprimere l'orgoglio e la voglia di una nuova militanza che rifiuti categoricamente il principio di delega, vero male dell'apatia e dell'approssimazione che si sta registrano». Al corso di formazione politica, che partirà oggi pomeriggio presso la sede Pd, sarà presente, oltre a Michele Galimi anche la dirigente regionale del Pd Consuelo Nava, accompagnata da alcuni giovani della Federazione di Reggio Calabria. Per quanto riguarda gli incontri successivi, hanno invece già dato la loro disponibilità, il ricercatore universitario dell'Unical, De Giudici, e Fernanda Gigliotti. Un momento culminante dell'intero corso, saranno gli incontri previsti con i deputati calabresi del Pd e poi, con tutta la rappresentanza parlamentare del partito all'interno della Regione Calabria. si. ge. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 40 Reggio Il trentatreenne era stato ucciso il 22 settembre scorso, durante l’ora di punta, in via degli Stadi Delitto Ruffolo, soluzione vicina La squadra mobile convinta che l’omicidio sia nato da uno sgarro personale di TIZIANA ACETO LE indagini sull’omicidio di Giuseppe Ruffolo sono arrivate a un punto cruciale. La squadra mobile sezione omicidi di Cosenza agli ordini del sostituto commissario Gianfranco Gentile dovrebbero essere ormai vicinissima all’individuazione dell’esecutore materiale del delitto. Il cerchio si stringe, mancano ormai pochi tasselli e poi scatteranno le manette ai polsi di chi la sera del 22 settembre scorso alle 19.15 ha esploso i sei proiettili dalla pistola calibro 7,65 contro Ruffolo. In questo periodo gli uomini della squadra mobile hanno lavorato senza sosta, le indagini non si sono mai fermate e tassello dopo tassello gli inquirenti sono riusciti a raccogliere un quadro quasi completo per l’individuazione dei responsabili. Dalla ricostruzione del movente sembrerebbe che l’omicidio si sia consumato per una vendetta. Una vendetta per uno sgarro o un affronto subito. L’aspetto su cui sembrano certi gli inquirenti è che il delitto è stato programmato e messo in atto a distanza di giorni “dall’affronto”. Adesso si tratta di mettere insieme gli ultimi tasselli per il completamento del puzzle. In queste ultime ore saranno decisive per arrivare alla svolta grazie alle indagini investigative di vecchio stampo portate avanti dagli uomini di Gentile coordinati dal pubblico ministero titolare del caso, Francesco Giuseppe Cozzolino della Procura della Repubblica di Cosenza. IL DELITTO. Sono le 19,10 di giovedì 22 settembre quando Giuseppe Ruffolo, 33 anni, noto per essere stato arrestato con il padre nell’ambito di una inchiesta sull’usura nata dalle indagini sul suicidio Perfetti, chiude la sua agenzia di trasporti su via degli Stadi. Il giovane entra nella sua Alfa Romeo Giulietta nera e si immette sull’arteria cittadina in direzione del centro. Quasi certamente è tenuto d’occhio. A distanza di pochi minuti, infatti, alle 19,15, quando con l’auto si trova poco prima del sottopassaggio che porta a piazza Europa, gli viene incontro, dal senso contrario, uno scooterone 500. A bordo del mezzo a due ruote si trova una persona (per come ricostruito dall’unico dei tanti testimoni oculari presenti in strada che ha parlato), con il casco. Una volta arrivato all’altezza del finestrino lato guida dell’Alfa, il killer esplode sei colpi di pistola calibro 7,65. I proietti vanno tutti a segno. L’ultimo, che colpisce Ruffolo al cuore e al polmone, è quello letale. Mentre il killer si dà alla fuga verso lo stadio, il 33enne riesce ad uscire dall’automobile, percorre a piedi 26 metri e si fa soccorrere da un automobilista fermo a bordo della strada. Pochi minuti dopo però il suo arrivo al Pronto soccorso il decesso. Alle 21, in contrada Bosco di Rovito, viene rinvenuta bruciata la moto. Adesso si attende di conoscere il nome del colpevole. Giuseppe Ruffolo e l’auto in cui si trovava il trentatreenne ucciso il 22 settembre scorso DAL TRIBUNALE Ricatti con un video hard, disposto l’obbligo di firma IL gip del tribunale di Cosenza, Branda, ha disposto l’obbligo di firma per Raffaele Caira trentotenne di Castrolibero, arrestato in flagranza di reato dai carabinieri di Rende. L’episodio in questione ha visto come vittima un uomo di San Vincenzo La Costa, che è stato avvicinato da Caira. Ebbene, quest’ultimo avrebbe chiesto alla sua vittima 200 euro in contanti, minacciandolo di diffondere un filmato nel quale lo si vedeva mentre era in atteggiamenti inequivocabili con una giovane prosti- La gran parte degli imputati ha scelto l’abbreviato Telesis, il pm chiede il rinvio a giudizio per tutti DURANTE l’udienza preliminare di Telesis che si è tenuta nell’aula bunker di Catanzaro il pubblico ministero della Dda di Catanzaro Pierpaolo Bruni ha ribadito la richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli indagati accusati di associazione finalizzata alle estorsioni, allo spaccio e alle rapine. Nell’udienza davanti al gup Abigail Mellace sono state formulate da parte degli avvocati della difesa alcune eccezioni sulla competenza territoriale e materiale, in particolare per il fatto che alcune rapine riportate nei fascicoli dell’inchiesta sono avvenute sul territorio pugliese. Sono state eccepite molte posizioni degli indagati che al momento dell’arrestoerano minorenniequindi dovevano essere giudicati dal tribunale competente. Sulle eccezioni il gup si è riservato di decidere nella prossima udienza che si terrà il 23 novembre. Già da ieri gli avvocati difensori hanno presentato le richieste per il rito abbreviato o quello ordinario. La tendenza, soprattutto per gli imputati più importanti del processo, dovrebbe essere quella di propendere per il rito abbreviato. Rito ordinario invece per i due carabinieri, Francesco Romano e Massimiliano Ercole, coinvolti nell’operazione. Le decisioni verranno formalizzate il 21 novembre a da gennaio partirà il processo abbreviato. I fratelli Bonaventura ed Ernesto Lamacchia che hanno scelto il giudizio immediato saranno giudicati il 25 maggio dinanzi al tribunale collegiale di Cosenza. Gli altri indiziati sono i fratelli Fabio, Luca e Andrea Bruni. Seguono Edyta Kopac- zynska, moglie di Michele Bruni (il presunto boss morto nei mesi scorsi), Giuseppe Prosperoso, Umile Miceli, Emanuele Pagliuso, i cugini Vincenzo, Ernesto, Marco, Adolfo e Fabio, Francesco Pino (omonimo dell’ex boss), Carlo e Daniele La Manna, Mario Attanasio, Giovanni Abbruzzese, Franco Bruzzese, Luca Sabato, Luciano Impieri, Romualdo Marsico, Domenico Musolino, Carmine Gazzaruso, Salvatore Orabona, Pasquale Ripepi, Luigi Naccarato, Massimo Greco, Maurizio Viola, Luigi Morelli, Ro- berto Mandarino, Francesco Rocchetti, Domenico e Antonio Iaccino, Andrea Gagliano, Monica Pranno, Gabriele Pati, Massimiliano Lopolito, Vincenzo Perri, Francesco Ripepi, Cataldo Iaccino, Luigi Abbruzzese, Domenico Falbo e Pasqualino Gagliano. Gli indagati sono difesi, tra gli altri, dai penalisti Luca Acciardi, Roberto Loscerbo, Rossana Cribari, Nicola Rendace, Marcello Manna, Giuseppe Bruno, Filippo Cinnante, Roberto Le Pera, Franz Caruso e Concetta Santo. tiz. a. Non rientrerà a casa, ma sarà ricoverato in un istituto Lo zio del piccolo Alex ha lasciato l’ospedale È STATO dimesso Agostino, lo zio del piccolo Rodolfo Alex, iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di aver lanciato il nipote dal quarto piano. All’uscita dall’ospedale, terminato il trattamento sanitario obbligatorio e i controlli, per lui è stata decisa la strada dell’istituzionalizzazione. Non rientrerà a casa quindi, ma sarà seguito e assistito in una struttura sanitaria. Dovrebbe trattarsi della struttura “Borgo dei Mastri” a Paterno. Nelle scorso ore il Centro di salute mentale (Agostino soffre di disturbi psichici) ha discusso il da farsi con le assistenti sociali incaricate dall’assessore al Welfare di Palazzo dei Bruzi, Alessandra De Rosa che sta seguendo dall’inizio la vicenda. Il Comune si farà carico di garantire, con i propri mezzi, il trasferimento di Agostino dalla struttura che lo ospiterà all’ospedale per effettuare la quotidiana dialisi. Resta invece in ospedale, nel reparto di Neonatologia dell’Annunziata, il piccolo Rodolfo Alex. È in buone condizioni, ma i medici aspettano l’assorbimento di alcuni piccoli traumi e il via libera del giudice tutelare. tuta. Da qui la fissazione di un appuntamento, nei pressi di un albergo di Rende per uno scambio del filmato contro i soldiin contanti. La vittima ha fatto finta di accettare e ha poi contattato i carabinieri di Rende. E così all’appuntamento l’uomo è andato coi carabinieri in borghese, rimasti a debita distanza a controllare il tutto e pronti a intervenire al momento opportuno. La vittima ha eseguito le indicazioni di Caira, mettendo i soldi su di un cassonetto della spazzatura. Poi se ne è andato. A quel punto è entrato in azione l’estortore, che ha preso i soldi. Non ha però fatto neanche un passo che è stato bloccato dai carabinieri del capitano Adolfo Angelosanto e portato direttamente in carcere. Per la cronaca, del filmato del presunto intrattenimento della vittima designata con una prostituta non c’era traccia. Su questo punto ha molto insistito il legale di Caira, l’avvocato Salvatore Vetere che ha ottenuto per il suo assistito l’obbligo di firma. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Cosenza 31 Sabato 19 novembre 2011 34 Email: [email protected] - Amantea E-mail [email protected] - [email protected] Paola E-mail [email protected], [email protected], [email protected] San Lucido Email [email protected] Scalea Email [email protected] Belvedere Email [email protected] Acquappesa E-mail [email protected] L’arrestato, nell’interrogatorio di garanzia avrebbe detto che tutti scaricavano nella valle dell’Oliva L’indagine sul fiume si allarga Nel mirino della Procura di Paola ci sono altri imprenditori della zona di PAOLO OROFINO AMANTEA - La procura di Paola continua a rimanere convinta della colpevolezza di Cesare Coccimiglio accusato di disastro ambientale e arrestato mercoledì scorso, nell'ambito dell'inchiesta sui rifiuti che per anni e anni sono stati abusivamente interrati nella vallata del fiume Oliva. Nonostante l'imprenditore settantacinquenne si sia difeso dalle accuse durante l'interrogatorio di garanzia, il procuratore Bruno Giordano ha ribadito al gip, attraverso un'articolata memoria, la necessità di mantenere Coccimiglio agli arresti domiciliari. Le giustificazioni fornite dall'imprenditore amanteano non sono state ritenute sufficienti dagli inquirenti, che conseguentemente hanno respinto la richiesta di revoca della misura restrittiva avanzata dall'avvocato Nicola Carratelli, difensore di Coccimiglio. Dopo il parere contrario espresso dal pm, ora la parola passera al gip che dovrà decidere se confermare o meno l'arresto. Cesare Coccimiglio, titolare di un'impresa per l'estrazione di materiali edili e per il trasporto degli stessi, dinanzi al giudice per le indagini preliminari, che in quella zona a partire dagli anni Ottanta, hanno scaricato tutti, imprese del posto e altri enti, poiché quell'area, a torto o a ragione, veniva considerata una discarica. Poi ha sottolineato come la sua ditta sia da diversi anni sottocontrollo delle forze dell'ordine, che hanno osservato continuamente l'entrata e l'uscita dei suoi camion. Tuttavia la procura della Repubblica ritiene che l'imprenditore abbia avuto un ruolo nell'attività illecita di scarico e interramento di ingenti quantità di materiali di risulta nelle adiacenze del fiume Oliva. Condotta delittuosa che sarebbe stata favorita dalla vicinanza della sede dell'impresa all'area inquinata. NON TARDERANNO ALTRI SVILUPPI - Ovviamente Coccimiglio, che maggiormente ha trattato l'estrazione ed il trasporto di materiale inerti, con parentesi dedicate a lavori di bitumazione delle strade, non può essere il solo responsabile dell'ammasso di rifiuti, stratificato nel sottosuolo dei vari siti individuati. Vi sono materiali di diversa natura, «Non possiamo lasciare soli i magistrati» La Cgil invita i cittadini a una mobilitazione di RINO MUOIO Gli esperti durante i carotaggi nella valle dell’Oliva che vanno dai metalli pesanti, alla polvere di marmo, con picchi in alcuni punti, addirittura di arsenico. Per questo, quindi, anche altri soggetti sarebbero finiti sotto la lente della procura di Paola, a caccia di ulteriori responsabilità penali e civili. In tale contesto potrebbe assumere una certa importanza le dichiarazioni dei proprietari dei suoli inquinati, che sono stati iscritti nel registro degli indagati. Staremo a vedere cosa accadrà in seguito in una vicenda che appare ancora distante dal suo epilogo. IL COMUNICATO DELL'AMMINISTRAZIONE - Sulla svolta avuta dall'inchiesta con l'arresto del noto imprenditore è intervenuta pure l'amministrazione comunale. “In relazione agli ultimi sviluppi delle indagini sull'inquinamento del fiume Oliva - si legge su una nota - ed indipendentemente dagli esiti processuali che nessuno intende anticipare, è opportuno rappresentare che solo grazie alla caparbietà dell'azione della Procura della Repubblica di Paola e delle forze di Polizia inquirenti, è stato possibile dare dignità e sostanza all'azione dello Stato nella tutela del primario diritto alla salute della nostra comunità ed alla tutela del nostro incomparabile territorio”. “Particolarmente grave continua la nota - appare il fatto che larga parte dei rifiuti inter- rati nell'area sembra provenissero da lavorazioni e/o produzioni non presenti in Calabria, a testimonianza di un fenomeno che, forse per troppo tempo sottovalutato, ha interessato molte aree del nostro meridione. L'atteggiamento che questa Amministrazione comunale ha mantenuto sulla vicenda è stato di estrema attenzione e prudenza, di appoggio alle autorità inquirenti, mettendo a disposizione i pochi uomini e le poche risorse di cui disponiamo, unitamente all'interessamento dell'Assessorato Regionale all'Ambiente sulla reale possibilità di bonifica del sito, a conclusione delle indagini ed in presenza della caratterizzazione dell'area da parte dell'ISPRA. Già sin d'ora riteniamo però doveroso che la Provincia, la Regione, lo Stato, ognuno per la propria competenza si adoperi per la necessaria bonifica del sito, al fine di ridare serenità e tranquillità alle popolazioni interessate e per la realizzazione di un parco fluviale che restituisca dignità e valorizzi una delle più belle aree paesaggistiche della nostra Calabria. Ciò costituirebbe un importante segnale di un rinnovato e responsabile impegno della classe politica a salvaguardia del territorio ed un monito per il futuro affinché non abbiano a ripetersi simili devastazioni a danno di intere comunità”. AMANTEA –«Stiamo valutando con i nostri legali, possibili azioni a difesa dei cittadini di tutto il territorio. Non vi è dubbio che, accertate le responsabilità, qualcuno ne dovrà rispondere». A parlare è Massimiliano Ianni, responsabile della Cgil di Amantea, che interviene, come ieri aveva già fatto il Comitato Civico “Natale De Grazia”, sui recenti sviluppi delle indagini portate avanti dalla Procura della Repubblica di Paola, in riferimento all’accertata presenza di almeno 90.000 metri cubi di sostanze e materiali inquinanti e nocivi nell’alveo del fiume Oliva. «Iniziano ad emergere chiaramente tutti i danni causati dall’inquinamento perpetrato in questi anni a scapito del nostro territorio – afferma ancora Ianni - E’ certo, ora più che mai, che sia il mare sia la terra sono fortemente inquinati. Stiamo sognando? O forse qualcuno inconsciamente segue fantasmi? Coraggiosamente c’è chi sta facendo il proprio dovere e sta portando alla luce fatti ritenuti impensabili. Forse è il caso che tutti i cittadini manifestino un minimo di consenso. E’ necessario pensare di progettare un cambiamento possibile per far rinascere il territorio». Il segretario cittadino della Cgil, poi, nelle more della prosecuzione delle indagini in pieno sviluppo, affronta la questione della bonifica dell’area dell’Oliva, interessata dallo smaltimento illecito dei rifiuti, chiamando le autorità locali a condurre questa battaglia con maggiore convinzione «Noi siamo convinti - afferma - che le inchieste (inquinamento del mare per mancata depurazione, interramento di rifiuti nocivi) debbano andare avanti, fino in fondo, smascherando i colpevoli diretti ed i fiancheggiatori. Lo si deve innanzitutto ai tanti che in questi anni si sono ammalati di tumore. Lo si deve, alle nuove generazioni, lo si deve ai cittadini onesti. Basta nascondere la verità – aggiunge - E’ necessario, invece, bonificare i siti che sono risultati e risulteranno inquinati. Per questo i Sindaci, i politici chiamati ieri e oggi a cimentarsi Massimiliano Ianni con un difficilissimo tentativo di rassicurare le popolazioni, non hanno altra scelta che trasformarsi in politici coraggiosi, tutt’altro che neutrali. Tocca a loro, con l’aiuto dell’Unione Europea, delineare le soluzioni, se non vogliono passare, a torto o a ragione, dalla parte dei colpevoli. Non possiamo dimenticare, tuttavia, su questa vicenda, l’atteggiamento superficiale del Governo». «Come abbiamo fatto qualche mese fa, assieme ad altre associazioni, chiediamo alla popolazione tutta di mobilitarsi affinché il nostro mare e la nostra terra siano bonificate e riportate agli antichi splendori. La mobilitazione - conclude – sarà utile anche a dimostrare la nostra vicinanza alla magistratura inquirente, lasciata da sola in questa difficile vicenda». Nei prossimi giorni sapremo di più se e quando si terrà questa manifestazione. Le cose certe sono quindi due. Da un lato che la Cgil sta valutando se costituirsi come parte civile in un eventuale processo e dall’altra che non ha nessuna intenzione di abbassare la guardia sulla vicenda. Cetraro. Il sindaco Aieta che chiede l’apporto di tutti, pronto ad azzerare l’esecutivo Una task force su evasione ed energia di GAETANO BENCIVINNI CETRARO - Sarà costituito un comitato politico ristretto con il compito di affiancare l’amministrazione comunale di Cetraro nell’arduo impegno di risolvere i problemi dell’evasione tributaria, della dismissione di immobili comunali e del risparmio energetico. È questo il risultato dell’incontro tra i partiti e i movimenti civici che sostengono la giunta Aieta, tenutosi giovedì sera su espressa richiesta del primo cittadino. Nell’occasione Aieta ha sottolineato la sua disponibilità anche ad azzerare l’esecutivo con la finalità di favorire un approfondimento a bocce ferme sulle difficoltà che si registrano nell’azione amministrativa. C’è una emergenza che ostacola il cammino dell’amministrazione comunale, costituita dalla crisi finanziaria, acuita dalla caduta verticale di entrate. In una situazione così difficile, secondo il sindaco, occorre trovare un raccordo virtuoso tra partiti politici, consiglio comunale, commissioni consiliari ed amministrazione comunale per affrontare con rinnovato slancio e con entusiasmo le innumerevoli difficoltà in cui si dibatte la cittadina tirrenica. Le delegazioni dei partiti hanno respinto l’ipotesi dell’azzeramento dell’esecutivo, che è stato rinviato al mese di settembre del prossimo anno. In questo arco di tempo occorre far fronte comune per aggredire le difficoltà e per dare risposte adeguate ai tanti problemi della comunità cetrarese. La realizzazione delle opere pubbliche procede. A fine novembre sarà indetta la gara d’appalto per il progetto Borgo San Marco 2010. Entro il mese di dicembre sarà completata la fase della elaborazione teorica del piano struttu- rale comunale. Novità rilevante il finanziamento di 770 mila euro per la realizzazione del centro ittico, che rappresenta una occasione notevole per il rilancio di un comparto pesantemente colpito dalla crisi e messo in ginocchio da anni in seguito alla nota vicenda della ex Nave dei veleni. Si stanno accelerando le procedure per il bando di gestione della struttura portuale con la finalità di imprimere una ulteriore spinta al rilancio di una struttura turistica, che già rappresenta una splendida realtà per la cittadina tirrenica. Martedì prossimo nella sede del Partito socialista italiano si terrà una nuova interpartitica per approfondire i percorsi che riguardano il completamento delle opere pubbliche, la presentazione dei progetti integrati di sviluppo locale e l’attrazione di nuovi investimenti. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Tirreno Sabato 19 novembre 2011 Dedicata a Teresa Buonocore uccisa a Portici per difendere la figlia dagli abusi di un pedofilo Voce ai testimoni di giustizia Una giornata all’auditorium per ricordare le vittime della criminalità di AZZURRA CONDELLO RICORDARE le vittime della mafia e della criminalità organizzata è lo scopo della “II Giornata nazionale dei testimoni di giustizia”, celebrata ieri con il convegno-dibattito presso l'auditorium Casalinuovo di Catanzaro. Una giornata dedicata a Teresa Buonocore, “Madre coraggio” uccisa a Portici per difendere la figlia dagli abusi di un pedofilo, ma anche a chi, come lei, ha dato la vita in nome della giustizia e della tutela dei diritti umani. Organizzata dalla “Fondazione Don Francesco Caporale”, presieduta da Fulvio Scarpino, assessore comunale alle Politiche sociali, la giornata ha lasciato un segno profondo nelle coscienze di tutti i presenti, commossi e indignati dalle testimonianze degli ospiti. Enzo Romeo, giornalista del Tg2, intervista le vittime della criminalità, persone che per desiderio di giustizia hanno rinunciato ad una vita libera. AlfioCariatiera titolarediunaconcessionaria diautomobili inprovincia diCosenza. Una attività redditizia e onesta, che la mafia non potevaignorare. MaCariati fauna scelta insolita e coraggiosa. Il suo no al pizzo si trasforma in denuncia delle cosche mafiose, ed è l'inizio dell'inferno. Lo stato non ha garantito una adeguata protezione al testimone, costretto a lasciare la sua terra, a scappare dalla Calabria, a vivere nascosto, rinunciando agli affetti e all'attività. «Tornando indietro non so se lo rifarei» ammette Cariati. «Denuncerei di nuovo per rispetto ai miei valori, non lo farei più perché lo Stato mi ha lasciato solo, impedendomi di avere una vita normale». Il caso di Alfio Cariati, è raccontato nel libro di Saverio Paletta, “Sotto racket”, che denuncia la solitudine dei testimoni di giustizia, per nulla tutelati da istituzioni che non fanno abbastanza, secondo lo scrittore, per rendere la legge efficace e proteggere chi agisce in nome dello stato. «Uno stato che per risparmiare» afferma Paletta «attribuisce a queste vittime lo status di collaboratori di giustizia e non di testimoni, dando poco peso alla differenza fondamentale esistente tra le due condizioni». Testimone è infatti colui che, a differenza del collaboratore, non ha avuto alcun rapporto con organizzazioni malavitose, ma è vittiFerdinando Imposimato ma innocente o spettatore di azioni illecite. La stessa dura realtà è quella vissuta da Pino Masciari, catanzarese testimone di giustizia che da diciassette anni vive in esilio, sotto protezione e senza libertà per sé e per i figli, per aver denunciato la mafia e aver detto no alla“tassa”. È arrabbiatoPino,è incredulo,è delusodallasocietà,dalla politicachesi è macchiata di reato quando «ha chiesto il 6 per cento del fatturato, contro il 3 per cento richiesto dalla mafia». «Dichiarazioni come questa non hanno bisogno di commenti» osserva il giornalista Enzo Romeo. Toccante anche la storia di Pina Buonocore, sorella di Teresa Buonocore, intervenuta per ricordare una madre che «non ha avuto coraggio, ha solo amato i suoi figli». Pina sul palco non trattiene le lacrime, affronta il dolore del ricordo per proseguire il cammino verso la giustizia intrapreso da sua sorella, convinta, nonostante tutto, dell'importanza di mettere daparte vergognae paurae denunciare a testa alta chi commette un reato. Tre storie di eroi, cui si aggiunge quella di Rita Atria, raccontata nel film “La siciliana ribelle” di Marco Amenta. Gianvito Casadonte, direttore artistico del Magna Graecia Film Festival, presenta il film dedicato alla figura di una ragazza che, cresciuta all'interno di una famiglia mafiosa, decide di dire basta ad omicidi, ricatti e traffico di droga, denunciando non solo i mafiosi del paese, ma anche la sua stessa famiglia. Il peso di una vita sotto scorta e il dolore per la morte del giudice che ha combattuto con lei la sua battaglia contra la mafia, indurranno la giovane ragazza al suicidio. Rita Atria si è tolta la vita sette giorni dopo la morte di Paolo Borsellino, avvenuta il 19 luglio 1992. Nel pomeriggio spazio al convegno durante il quale sono intervenuti i massimi esponenti della magistratura italiana: Vitaliano Esposito, procuratore generale della Corte di Cassazione, Antonio Esposito, presidente di sezione della Corte di Cassazione, Ferdinando Imposi- Consegnate le targhe a Buonocore don Vattiata e Curcio mato, presidente onorario della Corte di Cassazione. Durante il dibattito, moderato da Filippo Veltri, responsabile Ansa Calabria, si è parlato ancora di testimoni di giustizia, del fondamentale ruolo che essi ricoprono per smascherare le cosche mafiose, ma anche dei rapporti tra mafia e politica, attraverso le testimonianze di magistrati che hanno contribuito ad introdurre leggi a tutela dei collaboratori di giustizia e dei testimoni, partecipato ad importanti processi e agito sempre contro la mafia. Difficile capire da dove partire per combattere una criminalità organizzata che si annida anche nella politica, nell'imprenditoria e nella stessa magistratura. È ciò che emerge dalle testimonianze di giudici che non hanno perso, nonostante tutto, la fiducia nella possibilità di debellare il cancro del sud. Significative le targhe consegnate durante la giornata a Pina Buonocore, don Tonino Vattiata e Salvatore Curcio, per aver portato avanti la lotta ai clan. Numerose le autorità presenti all'incontro, che tra mattina e pomeriggio, hanno tenuto a portare il personale saluto alle vittime della malavita e ai magistrati, pronunciando parole di sostegno e ammirazione per chi ogni giorno porta avanti una difficile battaglia. Tra i presenti l'assessore alla cultura della Regione Calabria, Mario Caligiuri, certo che attraverso l'informazione corretta e la formazione dei giovani si potrà compiere un passo importante per la rivolta del sud, cui la mafia sottrae risorse fondamentali per lo sviluppo. Anche Wanda Ferro si pronuncia a favore del dialogo con i giovani, e soprattutto dell'informazione e della solidarietà «perché ciò che uccide i testimoni è la solitudine, l'indifferenza di chi crede che il problema sia lontano da sé». La giornata si è conclusa con una serata di beneficienza e il concerto di Michele Amadori presso palazzo De Nobili. Da sinistra Antonio Esposito, Filippo Veltri e Vitaliano Esposito La capacità genitoriale secondo l’analisi di Giovanni Lopez L’abuso e la morte del sè Dibattito promosso dal garante per l’infanzia di ADELE CANNISTRÀ LA società contemporanea si è sicuramente evoluta rispetto all'antichità. Storicamente, infatti, la società non si è mai mostrata particolarmente sensibile ai maltrattamenti sui minori. Oggi la consapevolezza rispetto a questa piaga è cresciuta notevolmente riconoscendo in un abuso sul minore la morte di una parte del se adulto. Ecco allora che parlare di abusi sui minori e bambini abusati assume una doppia valenza perché consente di studiare sui casi e programmare interventi trasversali capaci di coinvolgere tutte le istituzioni al fine ultimo di cancellare questa ferita dal mondo intero. E il bambino abusato è stato al cento del convegno tenuto ieri mattina all'Itis “Scalfaro” di Catanzaro e organizzato dal Garante per l'infanzia e l'adolescenza di concerto con l'assessorato provinciale alle politiche sociali. Tanti i presenti. Il prefetto Antonio Reppucci, l'assessore provinciale Sergio Polisicchio, il dirigente scolastico dell'istituto ospitante Giuseppe Rizzitano, il Garante per l'infanzia e l'adolescenza Marilina Intrieri, il presidente dell'ordine dei medici Enzo Ciconte e ancora Massimo Micalella e non sono tutti. Tanti i temi trattati dagli specialisti del settore. Dal ruolo dell'assistente sociale, nodo cruciale sciolto dall'assistente sociale dell'ufficio minori della Questura Lina Pingitore alla valutazione della capacità genitoriale, tema bollente analizzato e approfondito dallo psicologo e psicoterapeuta Giovanni Lopez. E poi ancora il ruolo del medico nella cura delle patologie e quello del neuropsichiatra nella costruzione di un team territoriale. Il pomeriggio è stato invece dedicato alla tutela del minore e al giusto processo all'interno di un contrasto che sembra insuperabile. E quando si parla di minore abusato non si può non fare accenno alla necessità dell'ascolto, alla tutela processuale, alle insidie della formazione extragiudiziale. E alla base di tutto ritornano i tanto nominati diritti, le esigenze, i bisogni affettivi e psicologici del bambino. La dichiarazione dei diritti del fanciullo firmata a Ginevra nel 1925 afferma, non a caso, che il minore deve essere posto in condizione di svilupparsi in maniera normale sul piano fisico e spirituale. Nel ‘59 l'assemblea generale dell'Onu attraverso la carta dei diritti del fanciullo riconosce una serie di diritti come il diritto di nascita, il diritto all'istruzione, al gioco e alla protezione. Obiettivi che oggi, a distanza di appena quarant’anni, non sono ancora stati raggiunti. Nominata dalla segreteria regionale Coisp (sindacato indipendente di polizia) Pari opportunità, incarico a La Vecchia LA SEGRETERIA regionale calabrese del Coisp – il sindacato Indipendente di Polizia - ha nominato Caterina La Vecchia, operatrice della Polizia di Stato in servizio presso la Questura, responsabile per l’Ufficio Pari Opportunità del Sindacato. «Ringrazio la Segreteria Regionale del Coisp Calabria per l’opportunità datami, - ha subito dichiarato Caterina La Vecchia con la consapevolezza che questo incarico rappresenta un impegno assunto non solo nei confronti di tutte le donne della Polizia di Stato, ma di tutti i colleghi, senza alcuna distinzione di sesso, per promuovere e diffondere il concetto di Pari Opportunità nel nostro ambiente lavorativo. Credo infatti che, solo riconoscendo, rivendicando e tutelando le differenze di Caterina La Vecchia alle Pari opportunità genere esistenti – conclude la neo dirigente sindacale- si possa agire per eliminare gli eventuali ostacoli derivanti dalle scelte e dalle convinzioni personali di ogni dipendente della Polizia di Stato, nella certezza che il pieno rispetto delle reciproche differenze possa condurre ad eliminare qualsiasi forma discriminatoria». Nell’ambito di questa specifica materia sindacale, la segreteria Regionale del Coisp avvierà, a breve, una serie di iniziative. Il pubblico presente al dibattito promosso all’Istituto Scalfaro di Catanzaro Rubati i pluviali al cimitero FURTO dei pluviali alle cappelle dell'ampliamento del cimitero.A segnalarloè ilpresidente del cimitero, Lorenzo Passafaro che, in una nota, scrive: «dopo l'avvenuto furto dei pluviali in alcune cappelle dell'ampliamento del cimitero di via Paglia, mi sono rivolto all'Ufficio del cimitero, rappresentato daEmanuele Cannistrà che mi ha assicurato la denuncia fatta ai carabinieri ed intanto i danneggiati di volerli rimetteredi plastica.Alla mia domanda, perchè i danneggiati e non il Comune che gestisce il territorio, la risposta è chiara: perchè il custode è responsabile per il suo servizio di giorno, mentre non è assicurata danessuna polizzala custodia notturna». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Catanzaro 25 Sabato 19 novembre 2011 Vallefiorita. Iniziativa del sindaco e del presidente della Comunità montana Taverna. Da ieri Tre giorni di festa per gli anziani Consiglio comunale straordinario dopo il rogo delle auto in centro del paese Le istituzioni si ribellano di MASSIMO PINNA VALLEFIORITA - Vallefiorita reagisce nel nome della legalità. Dopo che nella notte tra sabato e domenica in pieno centro storico due auto sono andate completamente distrutte dalle fiamme, il sindaco Salvatore Megna e l'amministrazione comunale tutta di Vallefiorita a cui si aggiunge anche il consigliere comunale Tonino Laugelli nella sua nuova veste di presidente della comunità montana Fossa del Lupo/Versante Ionico reagiscono e convocano in via straordinaria e di urgenza, il consiglio comunale per oggi sabato 19 novembre, presso la sala consiliare del palazzo municipale, alle ore 17,30. Una forte iniziativa pubblica che l'Amministrazione comunale ha preso nell’immediatezza dei fatti di cronaca «nella ferma intenzione di condannare apertamente e pubblicamente qualsiasi episodio che possa essere ricondotto a metodo o strategia mafiosa, nonché nell'unico interesse di tutelare la cittadinanza tutta dal vile agire di quanti si prestano ad attuare le suddette strategie». La convocazione del Consiglio comunale è stata divulgata attraverso una serie di manifesti e volantini che sono stati affissi per le vie della città. In primo piano, la necessità esplicitata da parte dell’amministrazione comunale di innalzare il livello di attenzione della comunità sui valori del rispetto della legalità e dell’ordine pubblico. Pertanto, si legge sui manifesti pubblici affissi nelle vie del paese, «la cittadinanza tutta è invitata ad intervenire al dibattito, manifestando in primo luogo con la partecipazione, la condanna unanime verso simili avvenimenti con l'o- Una riunione del consiglio comunale di Vallefiorita biettivo di perseguire valori improntati alla legalità ed alla liceità». Su questo crinale si snoderà l’intera seduta del Consiglio comunale di oggi pomeriggio, indicato come arena nella quale dare sfogo alle istanze democratiche e delle istituzioni del paese. Per gli amministratori comunali di Vallefiorita, infatti «è importante comunicare il messaggio che non temiamo l'odiosa cappa con cui ci hanno voluto opprimere fin da ora e che non avremo nessuna titubanza nel denunciare sempre gli avvenimenti criminosi con i quali da troppo tempo si macchia il nome del nostro paese, insieme a quello di quanti vi abitano, conducendo una vita onesta e dignitosa. Non abbiamo nessuna intenzione di piegarci - si legge ancora nel volantino in cui viene data notizia della convocazione del civico consesso di fronte a tali ignobili accadimenti criminosi, ma staremo vicini alla cittadinanza dalla parte della legalità». Da questa impostazione, insomma, legalitaria prenderà il via la discussione nel palazzo della città, con la determinazione - ove ce ne fossero le condizioni - di assumere tutte le iniziatve necessarie per far avvertire alla cittadinanza la piena e assoluta vicinanza delle istituzioni democratiche che operano e agiscono sul territorio di CARMINE MUSTARI TAVERNA - L'Amministrazione comunale guidata dal sindaco Eugenio Canino anche quest'annocelebrerà lafesta degli anziani che vede la partecipazione di più di un centinaio di ultra sessantacinquenni tavernesi. «Nonostante le difficili condizioni economiche siamo riusciti con un piccolissimo impegno finanziario ad organizzare una serie di eventi che terranno occupati i nostri anziani per tre giorni consecutivi». È quanto ha affermato l'assessore alle Politiche Sociali, Biagio Vavalà. Da ieri al via una tre giorni con la proiezione di un film del grande Totò, con una serata danzante dedicata al liscio e si conclude con un pranzo domenicale. Cropani. Presentata la tappa catanzarese della manifestazione “Rock a Sud”, si riparte di FRANCESCA FROIO CROPANI - Partito il conto alla rovescia per l'evento musicale tra i più attesi della regione sembra essere giunto ormai al termine per la prima tappa del Rock a sud vol.3. Ad ospitare il concorso nella sua prima serata è stato questa volta un locale di Martelletto, all'interno del quale si sono sfidate a suon di musica ben 4 band ed un autore singolo. Un concorso musicale quello in questione che, giunto alla terza edizione, sembra perfezionarsi e raggiungere livelli sempre più alti, tutto ciò grazie all'impegno di capacissimi organizzatori oggi ancora più numerosi, la manifestazione vanta infatti quest'anno non solo la partecipazione ai lavori dell'associazione musicale Rotta a Sud ma anche di altre 3 realtà musicali note come gli Stato Puro, lo studio di registrazione L’evento coinvolge le migliori band Cento Gradi ed il Circolo Auser di Albi. Un lavoro minuzioso ed attento quello presentato nei giorni scorsi mediante una conferenza stampa indetta appositamente dallo staff che ha dichiarato «siamo orgogliosi e felici di poter vantare quest'anno la presenza di ben 33 band iscritte provenienti da Calabria, Sicilia,Lombardia e persino Veneto, che verranno valutate in occasione delle 7 preselezioni che avranno luogo tra Catanzaro, Reggio, Cosenza e Cropani M., questo abbattimento dei limiti geografici -hanno sottolineato gli organizzatori per noi e per gli iscritti al concorso è certamente già un bel traguardo a prescindere da chi vincerà il concorso perché riuscire a superare limiti e barriere regionali mediante il solo amore comune per la musica rappresenta di per sé la più grande vittoria». Il concorso si concluderà come di consueto con il max evento finale del rock a sud vol.3 fissato per giorno 26 dicembre presso il centro commerciale La Torre di Cropani Marina dove, assieme ad ospiti d'eccezione come Max Stratos e The Bor- der , avverrà la premiazione della band vincitrice tra le 4 classificate che si aggiudicherà un premio in danaro di 400 euro, 10 ore di registrazione presso lo studio 100 gradi e la partecipazione automatica al Rock Auser 2011 . «Rinnovando al pubblico l'invito ad una numerosa partecipazione - hanno aggiunto infine gli organizzatori dell’evento - vogliamo ringraziare in modo particolare gli enti e le associazioni che ci hanno patrocinato e ricordiamo a tutti che il nostro comune obiettivo è e rimarrà quello di dare sfogo e voce alla musica emergente ed a tutti quei giovani capaci che ancora credono e lottano per le loro passioni». Gli organizzatori dell’evento in conferenza E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Catanzaro 27 Provincia Sabato 19 novembre 2011 34 Sabato 19 novembre 2011 Ufficio di corrispondenza: via Virgillo, 3 - 88046 Lamezia Terme - Tel. e Fax 0968/201015 E-mail: [email protected] «Inefficiente la risposta della macchina comunale ed è un problema serio per la città» Tano Grasso getta la spugna L’assessore alla Cultura ha annunciato l’addio in conferenza stampa di GIANLUCA GAMBARDELLA NONOSTANTE la richiesta di ripensarci, formulata ancora una volta ieri, del sindaco Gianni Speranza, Tano Grasso è inamovibile come il busto di Canova davanti al quale lo annuncia alla stampa: «mi dimetto da assessore alla cultura, il mio ultimo atto sarà la risposta all'articolo di Augias su La Repubblica». Se l'apparizione a pagamento (costò 18.248,04 euro) di giugno per “Trame” riscosse grande successo, il ritorno sul quotidiano nazionale della politica culturale dell'assessore Grasso non ha ricevuto gli stessi elogi. L'intervento di Augias viene definito «la goccia che ha fatto traboccare il vaso, anche se non si è fatta corretta informazione come si doveva», e come motivazione reale del mancato fine mandato come componente della giunta viene indicata «il non essere riuscito a creare una sintonia tra il mio progetto culturale e l'inefficiente risposta della macchina comunale, ed è un problema serio che rimane alla città e al sindaco che già ad aprile mi aveva fatto pensare alle dimissioni. Se fossi riuscito a realizzare il 40% di quanto avevo in mente sarebbe stato un sacrificio, non aver raggiunto nemmeno il 20% non è accettabile». Per Grasso «la battaglia persaèchele mieideenonhannotrovato la giusta condivisione ed entusiasmo in chi doveva metterle in pratica» ammettendo che «l'unico rammarico è non aver riportato il cinema nel centro di Lamezia, con in sospeso il caffè letterario ed il laboratorio di scrittura». L'ex assessore rivela anche come «la buona riuscita di Trame è dipesa dall'Associazione antiracket lametina, altrimenti con le sole forze comunali non avrebbe avuto quel successo, e adesso si sta lavorando ad un'omonima fondazione di cui accetterei la presidenza se mi fosse proposta». In questo anno e mezzo molte sono state le critiche avanzate al già ex assessore e alcuni suoi modi, da cui si difende: «i miei tanti limiti, come il mio carattere, li ho sempre riconosciuti, ma ho sempre avuto un atteggiamentoumile. L'hodimostratonei primi 6 mesi del mandato quando ho incontrato chiunque mi chiedesse ascolto, non lasciando mai il mio ufficio prima delle 23, e mi piace ricordare come la prima visita ufficiale da assessore sia stata al campo rom di Scordovillo». Grasso elogia così il proprio operato: «si è fatta una scelta strategica, un documento di 18 pagine pubblicato a settembre 2010 su cui è seguita una ricca discussione. Poi si sono prediletti, dati i tagli, progetti come “Capusutta” e “Trame”, con i quali per la prima volta si è puntato alla produzione culturale e non solo alla fruizione, non potendo a quel punto rispettare gli impegni degli altri anni presi con alcune associazioni», sostenendo però che «la concorrenza aiuta a crescere, e a valutare i progetti sarebbe stata una commissione non politica». Secondo l'ex assessore «da anni sempre gli stessi soggetti usufruivano dei finanziamenti, la politica culturale comunale veniva delegata per intero a soggetti privati, mentre per far crescere questa città serviva un'aria nuova, aprirsi a nuovi interventi e soggetti», citando poi direttamente la diatriba con l'Ama Calabria: «un regolamento esisteva già dai tempi dei commissari, ma con il ricorso presentato al Tar si è bloccato tutto l'iter. Altra anomalia in questa vicenda è che esiste una convenzione con cui il Comune sovvenziona e dà una sede ad una scuola privata di musica». Stringato e ironico il commento a fine conferenza del consigliere comunale Carlo Aiello («Tano Grasso se ne è andato, e da soli ci ha lasciato») suggerendo come successore da indicare a Speranza «il consigliere Giandomenico Crapis». Case ai rom, sciopero della fame in via Solferino «Dal sindaco accuse indecenti e inaccettabili» «SE il sindaco ha voluto difendersi dall'abuso edilizio commesso a nostro danno accusandoci di mafiosità ha dimostrato la sua qualità discussa e discutibile di amministratore. Pretendiamo le sue scuse». E informiamo il sindaco e i cittadini di Lamezia che la signoraMariaCerminara hadecisodi protestare con lo sciopero della fame». Così i proprietari delle abitazioni di via Solferino che hanno indetto da qualche giorno un sit-in davanti l'ingresso delle loro abitazioni dopo la decisione del Comune di assegnare un locale prima adibito ad attività commerciale e ora destinato a civile abitazioni per tre famiglie rom. Antonio Ammendola, Maria Cerminara, Gianfranco Caruso, Marta Caruso, Assunta Caruso e Alberto Ammendola i proprietari degli appartamenti di via Solferino, hanno annunciato lo sciopero della fame della signora Maria Cerminara a seguito di «alcune affermazioni - sostengono - fatte dal sindaco Gianni Speranza in una intervista televisiva. Alla manifestata esigenza di democraticità e rispetto delle regole urbanistiche reclamata in qualità di cittadini e portatori di interessi legittimi riferiti e tutelati dalla costituzione e dalla legge, il sindaco - affermano ha mostrato un volto inaspettato». E aggiungono: «Ci sorprende e ci fa sentire in colpa per avere sottovalutato l'aspetto bonario pensando fosse uno di noi, come noi , degno di rappresentare i diritti e la sete di legalità della nostra città. Lo abbiamo ritenuto il custode del bene più prezioso per i nostri figli, della speranza di un futuro migliore, costruito nel rispetto delle regole e nello spirito dei valori cristiani rinsaldati nei principi costituzionali. Abbiamo con sacrificio acquistato una casa. Nostromalgrado i magazzini dello stabile sono stati acquistati da soggetti che ne sono stati espropriati dalla Legge. Abbiamo tirato un sospiro di sollievo a sapere che il Comune ne aveva acquisito disponibilità». «L'uso-aggiungono -diquestilocali ampi e luminosi, in una zona residenziale ci faceva presupporre la nascita , anzi ri-nascita, di spazi destinati alla socialità per bambini e giovani. La sorpresa è stata quella di trovarci nella condizione inversa. L'amministrazione - continuano - ha proceduto a trasformare la destinazione d'uso del piano terra modificandolo con interventi edilizi ingenti. Senza informare chi riceve l'effetto di queste scelte, e senza neppure rispettare le norme urbanistiche». E concludono: «Il sindaco in tv ha mosso verso noi accuse indecenti e inaccettabili alsolo scopo difar pensare male di noi». I posti in giunta liberi potrebbero riaprire le polemiche. Sinistra e Terzo polo in attesa E ora sono due le caselle mancanti di PASQUALE ROPPA LE DIMISSIONI di Tano Grasso rischiano di far riaprire vecchie polemiche all'interno dello schieramento di centrosinistra. Intanto perchéoradiventano duelecaselle vuote all'interno dell'esecutivo e di conseguenza il sindaco Gianni Speranza non potrà più tenere a “ bagnomaria” la storia del completamento della giunta. Probabilmente, proprio adesso, che si pone la questione ditrovare un rimpiazzo per la postazione lasciata vuota da Tano Grasso, il primo cittadino di Lamezia Terme , sarà sollecitato dai suoi partner di governo a chiudere definitivamente la vicenda del completamento della squadra di governo. A tal proposito non è da escluderela “pressione”checi potrebbeessere nei prossimi giorni negli ambienti politici vicini alla compagine amministrativa di centrosinistra. A rivendicare una postazione di giunta (oltre a quelle frange della Sinistra tagliate fuori fin qui dalla gestione del governo cittadino nonostante la reiterata richiesta di condivisione e coinvolgimento) ci potrebbero essere gli “scontenti” e gli “imbronciati”. Di queste due categorie , alcuni gravitano nell'area del Pd, altri sono più Gianni Speranza e Tano Grasso svincolati dalla casacca di appartenenza. In ogni modo già ieri è circolata voce che qualche esponente di maggioranza vedrebbe di buon occhio una rimodulazione delle “disponibilità”assessorili. Tradotto dal politichese potrebbe significare: lasciamo stare i tecnici e diamo maggiore peso ai partiti politici. Resta allora da verificare come intenderà muoversi nei prossimi giorni Speranza. Innanzitutto bisognerà riscontrare se il sindaco vuole affrontare solo la questione dell'assessorato alla Cultura oppure entrambe le postazionivuote.Ora, percomesonoandate le vicissitudini con l'area di Lista Città e gli spezzoni della Sinistra più radicale, non è semplice lo sblocco di una situazione che ancor oggi appare fin troppo cristallizzata. Passi inavanti negli ultimi tempi non ne sono stati registrati. Da qui il sindaco potrebbe ritenere più agevole puntare ad un duplice completamento di giunta con due assessori etichettati “tecnici” anche se di netta individuazione. In questo tipo di ragionamento c'è da capire pure che fine possa fare la richiesta, non tanto velata, del Terzo Polo e più marcatamente dell'area Fli vicino all'ingegnere Grandinetti che vorrebbe essere coinvolto in giunta. Fino all'altro giorno un allargamento della maggioranza con un assessorato per Grandinetti avrebbe fato saltare su tutte le furie le anime della Sinistra rimaste all'asciutto, ora Speranza potrebbe trovare un accordo con neo finiani offrendo loro l'assessorato che è stato di Tano Grasso. Un altro indizio porta invece verso una strada un po' diversa: quella più centrista. Le prime indiscrezioni (se non pettegolezzi) vorrebbero in giunta un tecnico vicino al vicesindaco Francesco Cicione. Ma la richiesta di un posto in giunta potrebbe arrivare anche da Pierpaolo Muraca che ha lasciato il Pd per posizionarsi nel Gruppo misto e (forse) sempre più vicino all’Mpa di Loiero. SANITÀ Gianni Speranza alla giornata Cgil IN occasione della giornata di mobilitazione promossa ieri dalla Cgil sulla sanità in Calabria (ma anche su scala nazionale) «per un servizio sanitario nazionale pubblico, universale e di qualità», il sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza, si è recato al presidio davanti all'ospedale lametino dove ha incontrato i militanti e i dirigenti del sindacato che ha organizzato i punti di mobilitazione sui temi della salute in tutti i presidi sanitari della Calabria. «Le manovre del passato Governo - ha dichiarato il sindaco Speranza - e i drammatici tagli avranno delle ripercussioni negative soprattutto sulla sanità, già vittima di una cattiva politica che ha troppo spesso compromesso servizi e assistenza, e quindi reso precari i diritti dei cittadini e in particolare quello alla salute, un diritto fondamentale della vita calabrese». « La mobilitazione - ha concluso - della Cgil, mi auguro che possa essere utile per cambiare rotta». LE REAZIONI «Il caso rischia di causare tsunami sulla giunta» PER il capogruppo dell'Udc, Massimo Cristiano, le dimissioni di Tano Grasso da assessore alla cultura possono «diventare uno tsunami con effetti devastanti su questa amministrazione» perchè, andando oltre la vicenda dell'Ama Calabria, «quello che più preoccupa è, non tanto le dimissioni, ma i reali motivi che hanno spinto l'assessore a lasciare in maniera così precipitosa l'incarico. Grasso doveva essere uno spartiacque tra il vecchio e il nuovo, insomma la classica rondine che annuncia la primavera, cosi non è stato, perché?». Cristiano riprendendo le parole dette dall'ex assessore in conferenza stampa si chiede «cosa non ha funzionato? Forse quello che il sottoscritto va dicendo da un anno, e cioè che il comune di Lamezia Terme non è efficiente, come ribadito anche da Grasso in conferenza stampa, che l'apparato burocratico rallenta la città, che per portare un foglio da una stanza all'altra ci si impiega una settimana». Cristiano evidenzia inoltre le parole dell'ex assessore Grasso, in particolar modo la sua affermazione «che anche nella gestione di “Trame” è stato lasciato solo dall'amministrazione», e perciò il capogruppo dell'Udc si chiede «come può un'amministrazione lasciare solo un componente della giunta in una manifestazione significativa come “Trame”? La città ha bisogno di una nuova fase politica - incalza Cristiano una città che rischia di implodere da un momento all'altro, sui rom (via delle Vittoria docet), sull'abusivismo, sulla viabilità (strade da terzo mondo) sul verde, sull' edilizia bloccata, infrastrutture fatiscenti, senza un piano del traffico, uno sviluppo della costa rimasto sulla carta, disoccupazione alle stelle». Per il capogruppo dell'Udc l'amministrazione non può «non accorgersi che nei dipendenti comunali serpeggia un malessere diffuso, che la macchina comunale è un pachiderma in agonia con ricadute devastanti sulla città». g.g. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Lamezia “Lex Genucia”. Iniziati gli interrogatori di garanzia. Bruno Gagliardi e Adriano Sesto non hanno risposto Usura, la difesa degli indagati Alcuni arrestati hanno negato di aver prestato denaro a tassi usurari di PASQUALINO RETTURA ALCUNI hanno fatto scena muta, altri hanno risposto negando ogni accusa, altri saranno sentiti oggi e nella giornata di lunedì prossimo. Sono quindi iniziati gli interrogatori di garanzia per i presunti usurai finiti in manette nell’ambito dell’operazione condotta dalla finanza dal nome in codice “Lex Genucia”. Tutti accusati, a vario titolo, di usura aggravata, tentata estorsione ed esercizio abusivo dell'attività finanziaria. Commercianti e imprenditori che sarebbero stati costretti a pagare interessi usurati, uno in particolare, un commerciante d’auto di Sambiase, che sarebbe finito nel tunnel dell’usura al punto tale di lasciare la famiglia e sparire per paura di ritorsioni, oltre che chiudere l’attività di vendita di auto poichè sommerso dai debiti da onorare con interessi usurari acquistando anche assegni da girare agli stessi presunti strozzini. Ma alcuni degli accusati hanno negato tutto, altri si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. In particolare, Francesco Greco, assistito dal suo legale di fiducia, Antonio Larussa, si è difeso davanti al gip di Lamezia negando le accuse affermando di aver acquistato un auto dal commerciante d’ auto Andrea Gaetano che lo accusa e di non aver mai praticato usura nei suoi confronti. Così come Vincenzino Lo Scavo, interrogato per rogatoria a Catanzaro e difeso dall’avvocato Lucio Canzoniere, il quale ha risposto parlando di rapporti commerciali con la parte offesa Andrea Gaetano, mentre Bruno Gagliardi, difeso dall’avvocato Pino Zofrea, interrogato per rogatoria nel carcere di Vibo Valentia, si è avvalso della facoltà di non rispondere così come il commerciante d’auto Adriano Sesto che, ascoltato per rogatoria nel carcere di Paola e assistito dagli avvocati Francesco Gambardella e Tiziana D’Agosto, si è però dichiarato estraneo alle vicende per le quali è accusato. E cioè anche di aver fatto pagare alla vittime dell’usura, che acquistava auto dalla concessionaria di Adriano Sesto, con un valore superiore rispetto a Oggi dal gip Bruno Cimino dipendente Asp quello che invece era il valore di mercato. Dal gip è comparso anche Francesco Pullia, difeso dall’avvocato Antonio Torcasio, il quale ha confermato lo scambio di denaro con le presunte vittime senza però interessi usurari. Gli interrogatori di garanzia proseguiranno oggi dal gip di Lamezia, Carlo Fontanazza, davanti al quale comparirà Bruno Cimino, difeso dagli avvocati Anselmo Torchia e Gabriele Ruffino e lunedì sempre al gip di Lamezia con gli interrogatori di garanzia per gli indagati agli arresti domiciliari: Ferdinando Greco, difeso da Antonio Larussa e Francesco Caglioti, Teresa Ferrise, Giuseppe De Fazio, difesi da Nicola Veneziano e l’idraulico Fabio Zubba difeso da Antonio Larussa. L’operazione della Guardia di Finanza Ben 70 chilometri solo per rifornirsi di gasolio. La denuncia del sindacato Siulp Le volanti a Catanzaro per fare il pieno LE volanti del Commissariato di Lamezia Terme, fanno la spola con la città di Catanzaro per potersi rifornire di gasolio. Da Lamezia a Catanzaro (e ritorno) per fare gasolio. Ben 70 chilometri (fra andata e ritorno) solo per rifornire le volanti. Succede anche questo in tempo di crisi. La denuncia è del segretario di base del sindacato di Polizia, Siulp, Agostino Mazzei, secondo il quale «per come di recente segnalato con un documento dalla segreteria provinciale la crisi finanziaria in atto e la mancanza di scelte oculate, sta mettendo a dura prova il sistema sicurezza» Difatti - spiega Mazzei - il commissariato di Lamezia Terme, distante dalla Questura di Catanzaro circa 35 Km. (con sempre meno uomini e mez- Agostino Mazzei del Siulp zi), da circa 10 giorni è costretto a rifornire le volanti presso la Città capoluogo». Per Mazzei questo significa che il personale in servizio viene “comandato” a recarsi al centro polifunzionale di Catanzaro per approvvigionare le autovetture da impiegare in servizi di controllo del territorio, con tutti i disagi che ne derivano!». Ma per il segretario di base del sindacato Siulp, Agostino Mazzei, c’è un’altra questione paradossale. «Come se non bastasse - rimarca - la Questura di Catanzaro, anzichè sgravare il Commissariato di Lamezia di alcune problematiche, ha pensato bene che in occasione degli incontri di calcio disputati in casa dal Catanzaro, le squadre ospiti che scelgono strutture ricettive dell’hinterland Lametino, siano scortate da personale in servizio presso il Commissariato Lametino, magari distogliendo la sola auto impiegata in servizio di controllo del territorio». p.re. Decisione irrevocabile e riproposta se l’organismo a maggioranza dovesse respingerla Bufera nell’Ordine degli avvocati Si dimettono sette consiglieri: «Deriva verticistica e scelte non condivise» SETTE consiglieri dell’Ordine degli avvocati di Lamezia si sono dimessi. «Deriva verticistica» e «scelte che non abbiamo contribuito ad effettuare e che non condividiamo». Queste le ragioni principali esposte nella lettera di dimissioni (irrevocabili) firmate dagli avvocati Rosanna Cataudo, Giuseppe Cerra, Salvatore Leone, Leopoldo Marchese, Marcello Martino, Sante Luca Roperto e Francesca Zaccaro. Nella missiva, i dimissionari scrivono che da diverso tempo ci troviamo in forte dissenso dal modo verticistico, improvvisato e poco rispettoso del principio di collegialità con il quale viene gestito il Consiglio dell'Ordine». Parole dure, quindi, da parte dei sette consiglieri dell’Ordine forense lametino presieduto da Fulvio Amendola, per i quali «per senso di responsabilità e per evitare contrapposizioni frontali, tali da poter paralizzare il funzionamento dell'organismo, pregiudicando così l'interesse generale, abbiamo sempre mantenuto il nostro dissenso nell'ambito dell'Istituzione, assumendo sudi noi anche il peso, assai gravoso, di scelte che non abbiamo contribuito ad effettuare e che non condividiamo». Tuttavia - scrivono i dimissionari - Avevano già lasciato Zaccaro e Marchese Fulvio Amendola e Francesca Zaccaro «l'accentuarsi della deriva verticistica di questi ultimi mesi, culminati con l'organizzazione e l'accreditamento di eventi formativi non preventivamente concordati collegialmente ed in contrasto con il regolamento che disciplina la formazione professionale, predisposto e regolarmente approvato dal Consiglio, ci costringono ad uscire dal consueto riserbo ed a manifestare pubblicamente il nostro dissenso». Ciò - viene rimarcato nella lettera di dimissioni «anche perché la Leopoldo Marchese preoccupante perdita di autorevolezza del Consiglio dell'Ordine, conseguenza inevitabile dell'attuale gestione, sta compromettendo seriamente il prestigio del Foro nel rapporto con i magistrati». E secondo i dimissionari, «non possiamo non rilevare, inoltre, che - per effetto delle dimissioni, nella seduta del 17.10.2011, dalla carica di tesoriere dell'avvocato Francesca Zaccaro e, da consigliere, dell’avvocato Leopoldo Marchese - è ancor più visibile e manifesta lasituazione di genera- le sfiducia nei confronti del Consiglio». Per queste ragioni, dunque, i sette consiglieri hanno rassegnato le dimissioni fin dal 9 novembre scorso Dimissioni «irrevocabili» da consiglieri, con effetto dal 12 Novembre, «al fine di assicurare il rilascio dei certificati di compiuta pratica e non pregiudicare i giovani colleghi; dimissioni che devono ritenersi ferme e sin d'ora riproposte nell'ipotesi che la maggioranza del Consiglio le dovesse respingere». p.r. Si estende la raccolta differenziata LA Lamezia Multiservizi annuncia l’estensione della nuova metodologia di raccolta nella vasta zona del Rettifilo di Sant’Eufemia Lamezia e a breve si provvederà ad avviarla anche nell'area circostante l'ospedale civile che si caratterizza come un comparto urbano ad alta densità abitativa e, quindi, per un elevato numero di residenti. Per questa ragione, e in linea con altre iniziative analoghe svolte nei mesi scorsi, oggi con inizio alle ore 15.30 presso la Parrocchia San Giovanni Calabria in via Reillo si terrà un incontro informativo proprio sull'espansione del servizio di raccolta differenziata porta a porta con relativa e graduale riduzione dei tradizionali cassonetti stradali. L'occasione sarà utile affinché, attraverso l'intervento degli esperti della Lamezia Multiservizi e della cooperativa Ciarapanì, i cittadini residenti in quella vasta zona della città possano assumere tutte le informazioni pratiche sul corretto espletamento del servizio che, tra l'altro, porterà ad un'evidente riqualificazione urbana. Nei prossimi giorni, inoltre, tutti i nuclei familiari della zona, per un totale di 2300 abitanti, saranno destinatari di una prima distribuzione di materiale informativo. Maggiori ragguagli possono essere assunti attraverso il nostro sito aziendale: www.lameziamultiservizi.it nell'apposito link dedicato alla raccolta differenziata oppure tramite il numero verde aziendale 800 255 898 che può essere utilizzato anche per eventuali segnalazioni. Prosegue dunque l'impegno della Lamezia Multiservizi in tema di informazione relativamente all'attività di raccolta differenziata porta a porta. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Catanzaro 35 Lamezia Terme e Piana Sabato 19 novembre 2011 36 Sabato 19 novembre 2011 REDAZIONE: via Vittorio Emanuele, 32 - 88900 Crotone - Tel. 0962/901334 - Fax 0962/905185 - e-mail: [email protected] Appello al primo cittadino perché si faccia promotore di un accordo per una bonifica integrale «Una rete tra i nove sindaci» Proposta di Greco (Fabbrikando) per una concertazione sulla transazione con Eni di MARINA VINCELLI IL CASO «CREARE una rete tra i nove sindaci dei “Sin” (siti d’interesse nazionale), interessati alla “transazione globale” sulle bonifiche dell’Eni con il Ministero dell’ambiente, proposta in base al cosiddetto decreto “salva-Eni” 208/2008». Questo è l’invito lanciato da Pino Greco, dell’associazione “Fabbrikando l’avvenire”, al sindaco della città, Peppino Vallone, perché «si faccia promotore di una concertazione sulla bonifica, invitando a Crotone gli altri otto sindaci delle città di Priolo, Napoli, Brindisi, Pieve Vergonte, Cengio, Mantova, Porto Torres e Gela». La finalità della piattaforma tra i nove sindaci è quella di concordare le proposte da inviare al Ministero dell’ambiente per la definizione della transazione Eni, che, in questo momento, è complessiva ed unica per tutti e nove i siti dichiarati d’interesse nazionale. Solo in un secondo tempo, se si arriverà ad un accordo tra le parti, la realizzazione delle nove bonifiche, verrà attuata attraverso successivi e specifici accordi per ogni singolo sito. «Può darsi, a prescindere da ogni valutazione politica, che con il cambio del governo – ha osservato Greco - ci sia più attenzione e voglia di risolvere i problemi. Bisogna smetterla di tergiversare con l’Eni, ed il Governo ha il dovere di garantire ai nostri territori le scelte opportune per la salute dei cittadini. Dobbiamo pretendere una bonifica “vera e integrale”, e abbiamo il diritto a partecipare alla vertenza aperta con il ministero, insieme agli altri otto sindaci dei territori italiani, compresi nello stesso iter». L’altra sera, Greco ha illustrato nella Casa della cultura, alcuni documenti relativi alla transazione, tra cui i risultati consolidati del quarto trimestre 2010, presentati dalla multinazionale del cane a sei zampe, nel febbraio scorso. Pozzo a Capocolonna i consiglieri sentono la dirigente La piattaforma dell’Eni al largo di Crotone In sintesi la proposta di Eni e sue controllate, in particolare Syndial, mira a chiudere tutti i contenziosi pendenti in materia di bonifica e danno ambientale. Quantifica in 600 milioni di euro gli investimenti a carattere ambientale, dedicati a migliorare l’efficienza dei propri impianti, previsti nel piano industriale 2011-2014; in 1.250 milioni di euro, gli interventi di bonifica in tutte le aree dei sin di proprietà e in 450 milioni di euro, le bonifiche di aree esterne al sin, di proprietà pubblica. Inoltre, la proposta prevede la devoluzione gratuita delle relative aree alle amministrazioni competenti, per favorire programmi di sviluppo nei territori. «La proposta è probabilmente insufficiente – ha contestato Greco – «Incalzare il nuovo Governo» ma siccome siamo ancora in fase di trattativa, c’è la possibilità di intervenire, anche attraverso una rete istituzionale con tutti i sindaci interessati, che conoscono le problematiche dei singoli territori, e possono formulare una sintesi accettabile. L’invito rivolto al sindaco della città è dunque quello di farsi promotore di questa rete tra i nove sindaci». Secondo il presidente di “Fabbrikando l’avvenire” c’è spazio per una contrattazione, poiché l’Eni ha tutto l’interesse a chiudere la vertenza bonifiche, e mettere la parola “fine” a tutte le sue annose vertenze, ed ad ogni ulteriore o futura richiesta di riparazioni o di risarcimento da parte dei siti in questione. Inoltre, la multinazionale go- drebbe di risvolti positivi, sotto il profilo dell’attività operativa e di immagine, derivanti dall’attuazione degli interventi di bonifica. Secondo “Fabbrikando l’avvenire” è ragionevole prepararsi ad una contro-proposta, anche perché la procedura contemplata dal decreto 208/2008, prevede una valutazione finale sull’ipotesi di transazione, proprio da parte di una Conferenza dei Servizi, alla quale parteciperanno tutti i comuni e le regioni interessate. In definitiva c’è la necessità di sapere qual è la proposta per chiudere la vertenza, insomma quant’è il “quibus” necessario e sufficiente per fare una «bonifica vera, seria ed integrale», predisponendo una valutazione di spesa ritenuta congrua, per singolo territorio. «C’è spazio per una contrattazione» COMMISSIONE AMBIENTE Presto anche l’audizione di Eni e Syndial di GIACINTO CARVELLI «LA COMMISSIONE Ambiente sentirà anche rappresentanti dell’Eni e di Syndial nei prossimi giorni. In calendario, anche un’audizione con la vice presidente della giunta regionale, Antonella Stasi». E’ quanto ha sostenuto il presidente della stessa commissione, Michele Marseglia, che ha fatto anche il punto delle audizioni. «Abbiamo già sentito - ha detto Marseglia - l’assessore regionale all’Ambiente, Franco Pugliano ma anche il presidente della Commissione Ambiente della Regione, Alfonso Dattolo ed un altro suo componente, Emilia De Masi. Inoltre - ha proseguito Marseglia - abbiamo ascoltato anche il vice presidente della Provincia di Crotone, Ubaldo Prati, oltre che gli ordini professionali degli ingegneri, degli architetti e dei geologici. Hanno partecipato alla commissione anche il sindaco, Peppino Vallone, ed il dirigente del settore, De Martino, che ci hanno confermato che hanno inviato il parere negativo del Comune sulla ipotesi B proposta da Syndial sulla bonifica, riguardante la tombatura dei siti inquinati». Marseglia sottolinea che il parere della commissione è proposito e non vincolante «ma tutti i suoi componenti si sono spogliati delle appartenenza partitiche perchè queste non contano rispetto a problemi, come quello dell’Ambiente e della sanità, che riguardano direttamente cittadini. Per questo e per il loro impegno quotidiano - ha proseguito Marseglia - intendo ringraziare tutti i componenti». Un altro obiettivo che si è prefissato la Commissione è quella di arrivare «quando, e succederà a breve, saremo chiamati a formulare una proposta univoca, decisa dal basso e che non, come spesso è accaduto in passato, ci venga calata dall’alto. Anche se ritengo che la prossima sia ancora una conferenza interlocutoria». Marseglia, poi, sottolinea anche che l’intento della commissione «non è Michele Marseglia quello di sostituirsi alle istituzioni, ma di affiancare il lavoro dell’amministrazione comunale cercando di dare un contributo concreto». Su un punto, tutti sono d’accordo: nel territorio l’Eni non deve solo prendere, ma deve cominciare anche a dare qualcosa.«Ciòche devel’Eni deve as- sicurare è una bonifica concreta e reale; non basta solo una messa in sicurezza. Serve una bonifica che restituisca l’area alla città in condizioni dignitose. Per questo - prosegue Marseglia - abbiamo detto no ad entrambe le ipotesi progettuali proposte da Syndial, quella legata a Giammiglionee quelladella tombaturaed anche all’abbassamento delle discariche proposto dall’assessore Pugliano, che prevede la creazione di muri fino a nove metri». Sullo stato dei lavori, poi, Marseglia ha confermato che il primo step della de commission è stato completato, mentre è in atto il secondo «che prevede lo smantellamento delle pati metalliche della fabbrica . Entro il 2013 - ha detto ancora Marsgelia Eni ci ha assicurato che questa fase sarà completata. Dopo aver confermato che nell’area industriale si procederà con la fitorimediazione, Marseglia ha ribadito che «non tempi certi, invece, per l’inizio della bonifica vera e propria». SI È OCCUPATA anche della questioni dei nuovi pozzi programmati da Eni nel mare antistante la città, la commissione Ambiente del Comune. Per tale ragione ha sentito in audizione anche la dirigente del settore Urbanistica, Elisabetta Dominijanni, che aveva firmato il permesso a costruire rilasciato a Jonica Gas per i lavori a terra «per la realizzazione lavori per adeguamento postazione presso il cluster C finalizzati alla perforazione del pozzo Hera Lacinia 18». «Abbiamo sentito la dirigente - ha detto in merito il presidente della commissione Ambiente, Michele Marseglia - la quale ci ha relazionato sulla vicenda. Ci ha confermato - ha detto Marseglia - che le autorizzazioni non riguardavano nuovi pozzi, ma solo un basamento con delle vasche di cemento. Parere - continua Marseglia - che è stato poi sospeso per 30 giorni, anche in virtù del fatto che erano necessari degli approfondimenti». In pratica, quando è stata sentita, la Dominijanni ha portato l’ordinanza che lei stessa aveva firmato e inviato a Jonica gas, in cui intimava la sospensione del permesso a costruire, provvedimento che è stato poi allegato al verbale della riunione. Anche alla commissione, «Credo - ha detto ancora Marseglia - che la dirigente Dominijanni abbia solo messo la firma ad un provvedimento che era già stato predisposto dal precedente dirigente». La dirigente del settore Urbanistica, anche in Commissione, ha citato, in particolare,ilpunto A6deldecreto emanato dal ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare di concerto con il ministero dei beni e le attività culturali lo scorso 18 luglio. Tra le altre cose, nel decreto in questione recita che «il proponente dovrà acquisire dal comune di Crotone tutti i permessi e le autorizzazioni necessarie per la realizzazione delle opere di ampliamento ed allestimento del piazzale». Ha confermato, poi, che gli ulteriori elementi chiesti alla Jonica gas da allegare alla Dichiarazione di inizio attività, sono in ordine alla sismicità dell’area e ai rischi legati all’erosione costiera. gia. car. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Crotone Provincia Sabato 19 novembre 2011 Cutro. I carabinieri lavorano intensamente per far luce sul delitto Bonifazio. Accertamenti su alcune auto Indagini verso una svolta Sospetti su un giovane ma gli inquirenti mantengono uno stretto riserbo di ANTONIO ANASTASI CUTRO - Forse le indagini sull'omicidio di Carmine Bonifazio, l'imprenditore 42enne ucciso la mattina di martedì scorso, sono a una svolta. Anche se dagli inquirenti nulla trapela, pare che al centro dei sospetti sia finito un giovane e che siano in corso accertamenti su due autovetture, che potrebbero presentare ammaccature e che forse si sono “toccate” durante la fuga dei killer, poco dopo le 6,30, nel rione Hunra Casas ancora avvolto da un'atmosfera sonnacchiosa. Un giovane che, in ambienti investigativi non lo si esclude immediatamente, potrebbe essere addirittura un conoscente della vittima. Non trova conferma l'indiscrezione secondo cui le auto sarebbero state sequestrate. Tecnicamente, qualora venisse confermata la notizia relativa al sequestro, potrebbe significare che ci sono persone indagate per il delitto. Persone note, non ignote ai carabinieri. I militari della Compagnia di Crotone e quelli del Reparto operativo del Comando provinciale, diretti rispettivamente dal capitano Antonio Mancini e dal tenente colonnello Luigi Di Santo, tengono le bocche cucitissime. Ma in paese, per tutto il pomeriggio di ieri, le voci si rincorrevano. C'era chisosteneva di aver visto qualcuno entrare in caserma accompagnato dai militari e persino chi affermava di aver notato un carro attrezzi con su un’auto, una Fiat “Punto” di colore verde che presentava graffi grigiastri, nei pressi del presidio locale dell’Arma. Forse anche un’altra auto è stata prelevata dai carabinieri con l’utilizzo di un carro attrezzi. Fino a ieri sera i militari non confermavano che fosse stato eseguito un provvedimento restrittivo. Probabilmente erano ancora alla raccolta di elementi utili alle in- Rilievi degli inquirenti sul luogo del delitto dagini. L'unica cosa certa è che la pista ritenuta più concreta ha a che fare con la vita privata di Bonifazio. E che una conferma a un simile scenario potrebbe venire dagli accertamenti sui tabulati telefonici, relativi agli ultimi movimenti e agli ultimi con- tatti della vittima. Pertanto non è da escludere che tra gli elementi d'indagine ci siano anche conversazioni telefoniche intercettate e videoriprese. Bonifazio è stato ucciso da qualcuno che conosceva a menadito le sue abitudini e i luoghi in cui si è materializzato il delitto. Il 42enne, infatti, è stato freddato mentre, con la sua auto Toyota “Rav4”, si avviava verso l'azienda di famiglia, che produce e commercializza mangimi e cerali. Dopo aver percorso alcune decine di metri dalla sua abitazione, l'auto si è fermata ad un incrocio, in via Falcone, e l'assassino ha sparato attraverso ilfinestrino duecolpi di fucile, caricato a palle, che hanno raggiuntol'imprenditore, uccidendolo all'istante, al lato sinistro del collo e alla spalla. Il delitto potrebbe non essere maturato in un contesto di 'ndrangheta, anche se gli investigatori non tralasciano nessun percorso di interpretazione. L'inchiesta, per il momento, resta in mano alla Procura di Crotone che non ha trasmesso gli atti alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. I carabinieri hanno sentito, in questi giorni, i familiari e gli amici della vittima per ricostruire le sue abitudini, per risalire alle persone che frequentava ed ai suoi ultimi spostamenti. Lavorano intensamente, i militari. E non è detto che il cerchio delle indagini non possa chiudersi presto. Cutro. Seduta rinviata per lo sconcerto suscitato dall’omicidio Approvato un solo punto CUTRO - Il consiglio comunale, presente la sola maggioranza, ha approvato l'adesione alla Magna Graecia srl, società in house che tra i suoi compiti ha la valorizzazione di beni archeologici e culturali, e ha rinviato a una seduta ancora da fissare la trattazione degli altri punti previsti all'ordine del giorno in accoglimento di una richiesta del capogruppo della minoranza, Rosario Mattace. La richiesta di rinvio è stata motivata con la difficoltà ad affrontare sistematicamente le questioni all'ordine del giorno essendo gli animi dei consiglieri anco- ra turbati in seguito all'omicidio, avvenuto martedì scorso, dell'imprenditore Carmine Bonifazio, un delitto che ha destato sconcerto nell'intera comunità. Il sindaco ha accolto la richiesta di Mattace in relazione agli altri punti essendo impellente la scadenza dell'adesione alla società. Nella prossima seduta saranno votate le determinazioni da adottare in seguito a una comunicazione della Corte dei Conti e una variazione di bilancio. La data dovrà essere concordata nel corso della conferenza dei capigruppo. Petilia P. L’ente in difficoltà finanziarie Cirò Cotronei L’amministrazione costretta ad anticipazioni di cassa Oggi la festa di san Martino Adesione alla società per i beni culturali CIRÒ - L'amministrazione comunale di Cirò, Città del vino, con l’assessorato allo spettacolo guidato da Giuseppe Santoro, in collaborazione con l'associazione Asci Scout , Pro loco e le Cantine del territorio cirotano, organizza oggi alle 17.30 in piazza Pugliese, la prima festa serata di "San Martino" dedicata al buon vino Cirò, legata alle tradizione popolari e, al rituale della vendemmia. Fiumi di vini novelli e sapori per un giorno di identità popolare. Patrocinata oltre che dal comune di Cirò anche dal comune diSavelli, chesarà presente con un assaggio di castagne. «San Martino è la voglia di stare insieme e che rappresenta qualcosa di davvero distintivo per un territorio che, in questa festa si riconosce» - scrive in una nota l’assessore Santoro. La manifestazione sarà animata dal gruppo popolare Sabatum Quartet. Tradizionalmente in questi giorni si aprono le botti per il primo assaggio delvino novello, che solitamente viene abbinato proprio alle prime castagne. g. d. f. COTRONEI - L'amministrazione comunale di Cotronei ha reso nota la propria adesione alla società denominata "Progetto Magna Graecia srl". L'obiettivo della nuova società è, in primis, quello di valorizzare il no patrimonio archeologico seguendo, comunque, gli accordi presi con il Ministero dei Beni culturali; di promuovere campagne di scavo, conservazione, formazione e fruizione del patrimonio culturale, paesaggistico ed ambientale, sotto il profilo sociale, economico e territoriale, così come si evince dalla delibera del consiglio comunale. «L’importanza dell’evento - è detto in un comunicato - è data dalla presenza, all’interno del territorio comunale, sia di terme che hanno origini greco-romane, sia di reperti archeologici ritrovati nella località Timpa del Salto che questa Amministrazione intende, quindi, promuovere e valorizzare con l’adesione convinta alla suddetta società». di FRANCESCO RIZZA PETILIA POLICASTRO- Difficoltà finanziarie per l’amministrazione comunale di Petilia Policastro costretta a chiedere un’anticipazione di cassa di 800.000 euro del bilancio 2012 con la quale saranno coperte le spese correnti, le rate dei mutui previsti per questi ultimi scampoli del 2011 e le richieste deivari creditorichesi sonorivolti allo stesso ente comunale, alcuni dei quali con alcune ingiunzioni legali. Ciò è quanto si eccepisce da una delibera di giunta pubblicata nell’albo pretorio comunale che, nonostante l’assenza delsindaco pidiellino Dionigi Fera, è stata approvata lo scorso 11 novembre. Evidentemente, se sempre a detta della giunta comunale “non ricorrono le condizioni di dissesto finanziario né quelle di ente strutturalmente deficitario”, la stessa anticipazione di cassa conferma quelle criticità finanziare della stessa amministrazione comunale che, negli scorsi mesi, era addirittura arrivata a ritardare il pagamento delle mensilità degli impiegati comunali. Trovano, dunque, conferma le preoccu- pazioni esplicitate dell’assessore comunale al bilancio Carmine Mangano nel corso dell’ ultima seduta del Consiglio comunale esplicitate nella relazione relativa agli equilibri di gestione. Oltre all’ imprevista decurtazione dei fondi governativi pari a 418 mila euro, una cifra enorme in proporzione al bilancio del comune petilino, in quell’occasione lo stesso assessore lamentava varie criticità finanziarie relative a quei tributi comunali che, da più lustri, rappresentano una vera spina nel fianco per le varie giunte comunali. A motivare la richiesta di anticipazione la paura della stessa amministrazione comunale che, nonostante le cartelle erariali distribuite anche in questi giorni sia dall’amministrazione comunale che da Equitalia, “l’andamento delle riscossioni e dei pagamenti previsti per la fase conclusiva dell’anno 2011 può dar luogo ad uno scoperto di cassa al momento non esattamente valutabile e comunque di inferiore certamente inferiore alla misura massima dell’anticipazione consentita e probabilmente non superiore ad euro 800.000. Il sindaco Siciliani Cirò M. La “guerra” con Sorical Acqua, il Comune vuole fare da solo di GIUSEPPE DE FINE CIRÒ MARINA - Il consiglio comunale di Cirò Marina ha deciso all’unanimità di dare mandato alla giunta di verificare se ci sono le condizioni per gestire in modo diretto il servizio idrico, in accordo con la Regione, ma liberandosi dei costi di gestione della Sorical, ritenuti eccessivi. La decisione è stata presa ieri pomeriggio nella seduta straordinaria ed urgente nella quale è stato approvato l’unico punto all’ordine del giorno. L’intento è quello di gestire autonomamente «l’intero ciclo del servizio idrico, dalla captazione alla adduzione, al trasferimento, alla potabilizzazione, alla distribuzione finale». Questo il tragico quadro presentato dal presidente del consiglio Giancarlo Fuscaldo: «Il Comune acquista un milione e duecentomila metri cubi di acqua all’anno e ne incassa circa il 40% cioè circa 500 mila euro con un ammanco di 700 mila euro. Se a questo si aggiungono, poi, i 500 mila euro derivanti dalla transizione degli anni precedenti si arriva a un milione e 200 mila euro e con le 500 di incasso si arriva a quota un milione e settecento mila; all’appello mancano un milione e duecentomila». «Questo ci spinge - ha detto il sindaco Roberto Siciliani - a prendere le redini della situazione riappropriandoci dei pozzi che ricadono nel nostro territorio, nel Lipuda, da cui la Sorical per conto della Regione estrae l’acqua non solo per Cirò Marina ma anche peraltri paesilimitrofi. In vista al federalismo prosegue Siciliani - dobbiamo incominciare a gestire le nostre risorse, anche se prima di fare questo passo faremo una attenta analisi sui costi che ne deriveranno. In ogni caso potremmo noi stessi vendere acqua agli altri comuni incamerando risorse vitali per l’ente». Per Siciliani, quello dell’acqua «è un vecchio problema. Noi abbiamo circa sei milioni di debiti ed una spesa corrente di circa un milione di euro che prevede un piano di rientro approvato dalla passata amministrazione di 46 mila euro cioè 150 mila euro da pagare ogni tre mesi che con le casse a secco il comune non può più far fronte: Per questo chiediamo anche all’opposizione di votare a favore; non cerchiamo ostilità né polemiche ma collaborazione, la stessa che chiediamo ai cittadini per mettersi in regola visto che dati alla mano, pagano i tributi dell’acqua solo il 40%». «Solo con la captazione diretta possiamo risolvere questo antico ed attualissimo problema – ha detto l’assessore Anania - probabilmente c’è gente che non può pagare visto l’attuale crisi, ma è anche vero che ci sono ad oggi già 1800 allacci irregolari. Per questo per questo stiamo iniziando una forte attività di ricerca degli allacci irregolari su tutto il territorio. Inoltre - ha detto ancora Anania - stiamo facendo per la prima volta un censimento immobiliare, un bando di ricerca delle perdite occulte di acqua dovuta alla rete obsoleta, anche se ha precisato - che non esistono mappe delle condotte che portano acqua dai pozzi nel paese. Tutta questa ricerca naturalmente a costo zero, perché la ditta si paga su quelle perdite che riescono a recuperare, visto che in ogni caso perdiamo ogni anno cinquecento mila euro». «Colgo di buon grado questa iniziativa - ha detto nel suo intervento l’ex sindaco Nicodemo Parrilla - Anche noi come voi, abbiamo passato le vostre stesse difficoltà, per questo dobbiamo convergere tutti su questa nuova strategia, quella di riappropriarci dell’acqua che scorre nei nostrisuoli». Favorevole anche l’assessore provinciale Spataro che però chiede che siano effettuate prima di tutto «delle indagini riguardante poi la gestione e la captazione oltre la distribuzione, soprattutto dal punto di vista dei costi». Importante e singolare proposta arriva invece dal consigliere d’opposizione Giuseppe Russo, il quale ha chiesto al sindaco di preservare una somma sufficiente dai proventi in arrivo dalle royalty da destinare al ripristino le vecchie condotte idriche e fognarie ormai obsolete le cui perdite lungo il loro tragitto sono diventate troppo elevate da poterle ignorare. Ok del Consiglio alla gestione diretta E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 40 Crotone Nasty Embassy. Quattro dei cinque arrestati hanno negato ogni addebito. Il quinto sarà sentito oggi «Russo era un nostro amico» Francesco Scrugli ha rivendicato un rapporto cordiale con la presunta vittima PRIME verifiche processuali per i cinque arrestati nell’ambito dell’operazione “Nasty Embassy” (Sporca ambasciata). Sono i vibonesi Andrea Mantella di 39 anni, Francesco Scrugli (41), Salvatore Morelli (28), Vincenzo Mantella (25) e Francesco Antonio Pardea (25). A loro carico l’accusa di concorso estorsione aggravata dalle modalità mafiose. Ieri mattina, quattro di loro, sono stati sentiti per l’interrogatorio di garanzia. Tutti hanno accettato di rispondere contestando le accuse. A Cosenza, dal gip Livio Cristofano, è stato sentito Andrea Mantella, assistito daisuoi difensori, avvocati Francesco Sabatino e Francesco Catanzaro, il quale oltre a contestare ogni addebito, ha negato di aver mai attuato minacce o qualsiasi forma di intimidazione nei confronti dell’imprenditore Domenico Russo, indicata come la “vittima” del quintetto. I legali di Mantella, da parte loro, hanno eccepito la nullità dell’ordinanza di custodia sul presupposto che in precedenza, la Procura avrebbe disatteso una richiesta di interrogatorio avanzata dal loro cliente proprio per chiarire i suoi rapporti con l’imprenditore vibonese. Davanti allo stesso giudice cosentino è comparso Vincenzo Mantella, cugino di Andrea, difeso dall’avvocato Sabatino. Anche lui ha negato di aver commesso qualsiasi forma di violenza nei confronti di Russo, che gli viene contestata, in concorso con Salvatore Morelli. A Catanzaro, è stato invece sentito dal gip Tiziana Macrì, Francesco Antonio Pardea. Presenti i suoi avvocati Sabatino e Francesco Muzzopappa, ha contestato anche lui ogni addebito. A Vibo, infine, è stato sentito Francesco Scrugli, l’unico che dei cinque si trovava ancora in libertà. Alla presenza del suo difensore,avvocato Giuseppe Di Renzo, non solo ha contestato la ricostruzione accusatoria ai suoi danni, ma ha rivendicato rapporti di amicizia con Domenico Russo. Per oggi, infine, è previsto l’interrogatorio di Salvatore Morelli, detenuto nel carcere di Benevento. Sarà un magistrato della città campana a interrogarlo, ove accettasse di rispondere. In sintesi la vicenda che ha portato in carcere i cinque vibonesi. Secondo i magistrati della Dda di Catanzaro, Andrea Mantella, esponente di Andrea Mantella spicco della presunta cosca Lo Bianco di Vibo e più in generale uomo rampante della criminalità vibobnese, si era fatto pagare una tangente dall’imprenditore Domenico Russo, titolare di una concessionaria di auto a Vibo. A portare i soldi a Mantella nella clinica Villa Verde, in provincia di Cosenza, dove lo stesso era ricoverato pur essendosottoposto agli arresti, era stato lo stesso imprenditore Russo che si era presentato a Mantella con un vassoio di dolci. L'operazione è stata portata avanti grazie alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, Samuele Lo Vato, che era ricoverato nella clinica Villa Verde nello stesso periodo in cui c’era anche Mantella. Decisive si sono rivelate le intercettazioni telefoniche, le dichiarazioni del collaboratore di giustizia e poi le dichiarazioni di Roberto Russo, figlio del titolare dell’autosalone, e di un amico di famiglia dei Russo. L’imprenditore Domenico Russo avrebbe invece in un primo tempo minimizzato i crediti che vantava per delle automobili vendute ad Andrea Mantella, aisuoi familiari, a Francesco Pardea ed a Salvatore Morelli. Successivamente avrebbe fatto agli uomini della Squadra Mobile di Catanzaro, diretta da Rodolfo Ruperti, delle parziali ammissioni sostenendo in particolare che Francesco Scrugli stava giornate intere nel suo autosalone e che il figlio non ne tollerava la presenza perché, essendo Scrugli noto attraverso le cronache dei giornali per i suoi continui arresti, la sua figura non invogliava le persone perbene ad entrare nell’autosalone. Sull’operazione messa a segno è intervenuto il senatore Franco Bevilacqua per il quale «sul terreno della lotta alla criminalità organizzata e della promozione alla legalità e sicurezza l’impegno congiunto di Istituzioni e società civile è alla base del percorso di riscatto deiterritori, comeil nostro, succubi del predominio mafioso». Nell’esprimere «un plauso all’iniziativa portata a segno dai vertici della Dda di Catanzaro, dal vice Questore Rodolfo Ruperti e dalle Forze dell’ordine», l’esponente del Pdl sottolinea «l’importanza del rafforzamento dell’impegno delle istituzioni statali chiamate a garantire su tutto il territorio nazionale sicurezza e ordine pubblico». r. v. A opera dei carabinieri per un bar del capoluogo Sequestro di 6 Slot machine e multa di 32mila euro IL GIOCO d’azzardo torna all’attenzione dei militari della Compagnia carabinieri del capoluogo di provincia che mettono a segno una nuova importante operazione. Ben 32 mila euro di sanzioni amministrative ed il sequestro di 6 slot machine illegali, infatti, è il bilancio dell’operazione conclusa negli scorsi giorni. Secondo quanto ricostruito dagli stessi militari ad agire sono stati gli uomini della Stazione di Vibo Valentia che, nell’ambito di una serie di servizi a livello nazionale volti a verificare il rispetto delle norme poste a garanzia della legalità delle sale da gioco, hanno controllato un noto bar a pochi passi dal centro cittadino. I militari dell’Arma, nel corso dell'ispezione, hanno scoperto che «il titolare dell’attività, M.P. cinquantenne di Vibo Valentia, aveva realizzato - si legge in una nota stampa diffusa dai carabinieri nel retro del proprio locale una stanza, da cui si accedeva mediante una po- sta a specchio praticamente invisibile, in cui aveva sistemato ben 6 slot machine in tutto e per tutto simili a quelle autorizzate dal Ministero delle Finanze ma con l’unica piccola differenza di non essere minimamente collegate in rete ai Monopoli di Stato e di non essere state autorizzate dalle competenti autorità». Per i carabinieri, dunque, si tratta di «una vera e propria sala giochi illegale». Per sviare i controlli «il titolare dell’attività aveva anche pensato bene - aggiungono i militari di mettere all'ingresso del proprio locale due slot machine perfettamente legittime e dotate di tutti i requisiti di legge». Ad ogni modo, a seguito della scoperta effettuata per «l’uomo è scattata immediatamente la pesante sanzione amministrativa pari a 32 mila euro mentre i macchinari sono stati sequestrati in attesa di essere distrutti» così come prescrive la normativa vigente in materia. f. r. Fabrizia. L’uomo è accusato di tentato omicidio aggravato da lesioni e futili motivi In miglioramento Raffaela Mamone La donna 88enne era stata aggredita dal pregiudicato Domenico Antonio Maiolo di BRUNO VELLONE FABRIZIA - Migliorano le condizioni di Raffaela Mamone, l'anziana di Fabrizia, che nella giornata di giovedì è stata vittima di un tentativo di omicidio. La signora 88enne che è ricoverata presso il reparto di medicina dell'ospedale di Serra San Bruno, durante la brutale aggressione da parte di un pregiudicato, Domenico Antonio Maiolo, ha riportato la frattura scomposta dello zigomo sinistro e varie ecchimosi derivanti dalle lesioni. Ieri è stata anche sottoposta a visita oculistica che ha consentito ai sanitari di avere un quadro clinico più completo per potersi pronunciare sulla prognosi. Intanto questa mattina, davanti al Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Vibo Valentia comparirà Domenico Antonio Maiolo, imputato di tentato omicidio aggravato dai futili motivi e dalle lesioni, per la convalida dell'arresto. Il fatto è accaduto nella mattinata giovedì quando, durante le prime ore del giorno, il trentaseienne del luogo, col pretesto di venderle dei cereali, si è recato presso l'abitazione dell'anziana signora che vive da sola in una casa di campagna, vicino al centro abitato del paese montano. La donna, dopo l'invito a comprare detti prodotti ha posto il proprio rifiuto, a seguito del quale il Maiolo si è allontanato per poi farvi ritorno dopo un paio d'ore, riproponendole nuovamente l'acquisto. Dopo un ulteriore rifiuto da parte dell'anziana signora, il pregiudicato in preda ad un raptus l'avrebbe aggredita con le mai alla gola e tentando di soffocarla con uno straccio. Convinto di aver ucciso la poveretta, ha trascinato la donna, fuori dall'abitazione, dandosi successivamente alla fuga. La vittima, è riuscita tuttavia a chiedere aiuto e a dare l'allarme con l'aiuto di un nipote. A rintracciare l'aggressore mentre tentava di fuggire nelle vie limitrofe della casa, sono stati i Carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno al comando del capitano Esposito Vangone e coordinati dal Maggiore Carrara che, una volta fermato, lo hanno tratto in arresto con l'accusa di tentato omicidio aggravato dai futili motivi e dalle lesioni. Domenico Antonio Maiolo Serra. Dopo l’intimidazione subita crescono gli attestati di stima provenienti dal mondo politico e sociale Ancora solidarietà per l’attivista Sergio Gambino L’attivista Sergio Gambino figlio del compianto scrittore Sharo SERRA SAN BRUNO - Il giorno dopo l’intimidazione - un bossolo di lupara sulla soglia della sua abitazione - continuano a piovere attestati di solidarietà nei confronti di Sergio Gambino, figlio dello scrittore Sharo e attivista dei movimenti a difesa del territorio. Il locale Circolo del Pd e il consigliere comunale democrat Rosanna Federico hanno espresso «profonda solidarietà e vicinanza a Gambino per il grave atto subito. Non possiamo che condannare in maniera forte e decisa - è la posizione del Pd serrese - ogni vile gesto di chi, facendosi scudo dell'omertà intende frenare la voglia di riscatto della Calabria sana che vede in Sergio uno dei più convinti portavoce. Invitiamo Gambino a continuare le battaglie per l’affermazione dei principi di legalità, democrazia e libertà con la con- sapevolezza che troverà il sicuro sostegno della società civile e della Calabria onesta che non accetta di soggiacere ai soprusi di chicerca difar prevaleree diffondereuna mentalità distorta e 'ndranghetista». Non si è fatta attendere neanche la reazione dei movimentiper l'acqua pubblica, di cui Gambino è un militante della prima ora che hanno espresso «piena solidarietà a Gambino e a tutti i militanti e le militanti dell’Associazione Il Brigante. Rispediamo al mittente il vile atto intimidatorio di chi crede che con questo possa fermare le lotte per liberare questa nostra terra dalla ’ndrangheta, dall'ingiustizia e dal malaffare. Per questo ci sentiamo tutti coinvolti, uno per uno, tutti i comitati, le associazioni, i collettivi, le organizzazioni e i singoli cittadini che da anni denunciano gli interessi trasversali, palesi ed occulti, che si celano dietro il ciclo delle acque e quello dei rifiuti». Anche il Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua ha espresso «totale solidarietà e vicinanza a Sergio, a tutti i militanti e le militanti del Coordinamento Acqua Pubblica Bruno Arcuri e dell’Associazione “Il Brigante”che si battono per la difesa dei beni comuni e l’acqua pubblica, in particolare sulla questione dell’inquinamento dell’Alaco, simbolo del fallimento della gestione privatistica del servizio idrico. Il vigliacco atto mosso contro uno di noiè ladimostrazione diquanto lalotta per la ripubblicizzazione del servizio idricovada acolpireinteressiparticolari epericolosi potentati economici che operano nel nostro Paese. Il 12 e 13 giugno abbiamo avuto la dimostrazione di essere maggioranza nelPaese nelladifesa dell'acqua e dei beni comuni. Insieme possiamo dimostrare che un’altra Italia è possibile. Iniziamo il 26 novembre a Roma, nella grande manifestazione per il rispetto del voto referendario». Solidarietà anche da Antonio Andreacchi e dall'Udc serrese. «In seguito al grave atto intimidatorio consumatosi nei confronti del caro amico Sergio Gambino, con il quale abbiamo condiviso e condivideremo molte battaglie in nome della legalità e dell'equità sociale, accomunati, oltre che dall'amicizia personale, da quel sentimento di riscatto e di svolta che questa terra cerca ormai da tempo, intendo esprimere - scrive Andreacchi - solidarietà e vicinanza a nome mio e dell'Udc di Serra San Bruno. Sappiamo bene che quello che è successo non sarà per te un deterrente, piuttosto un motivo in più per incrementare gli sforzi nel compiere quelle azioni che mirano a dare lustro alla nostra cittadina a dimostrazione che Serra non deve essere vista come il ritratto della criminalità, bensì come la culla della cultura e delle tradizioni. Esprimono solidarietà anche il segretario Iconio Massara e i vertici provinciali del partito. Colgo inoltre l'occasione - conclude l'esponente dello scudocrociato - per esprimere forte disappunto per gli atti vandalici che sono stati compiuti all'interno della palestra». s. p. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Vibo 25 Sabato 19 novembre 2011 8 SABATO 19 novembre 2011 D A L P O L L I N O A L L O calabria S T R E T T O ora scacco alla “zona grigia” gli inquirenti «Insospettabili al servizio di affari torbidi» REGGIO C. «Le indagini stanno andando sempre più in profondità nell’esplorare i rapporti tra le cosche di Reggio e tutto un mondo attorno di professionisti, di imprenditori, di pezzi della società civile. Io ho sempre detto che in tutte le categorie ci sono le persone perbene e quelle che perbene non sono. Il nostro compito è accertare le responsabilità penali, poi i giudizi al di fuori di questo ambito spetta a tutti noi come cittadini». Il procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, rimarca alcuni aspetti fondamentali dell’inchiesta sfociata nell’operazione “Astrea”. Ancora una volta vengono colpiti i patrimoni mafiosi che è una delle direttive strategiche che la Procura si è posta. Poi si riscontra «la permanenza della cosca Tegano in una serie di società nel settore edile e della Multiservizi». Personaggio importante nel panorama tracciato dalla Dda è stato Giuseppe Rechichi, ex direttore operativo della società mista che Pignatone descrive come «componente a pieno titolo della cosca Tegano» ricordando la pronuncia in tal senso del Tribunale della libertà. E ancora la figura di Giovanni Zumbo, il commercialista vicino ai servizi segreti che ha veicolato informazioni riservate ai boss e fornito false indicazioni agli investigatori. Quella di Zumbo non è solo una consulenza. Ha coinvolto tutta la famiglia nei rapporti con i Tegano. «I consulenti – ha spiegato Pignatone – si prestano non solo a dare i consigli necessari per nascondere la proprietà mafiosa dei beni ma addirittura a intestarsi, perché insospettabili, le quote sociali delle società che nel corso degli anni vengono sostituite l’uno all’altra». È proprio questo «curriculum limpido», ha sottolineato il comandante provinciale della Guardia di finanza di Reggio Cosimo Di Gesù, che impediva «di andare nel cuore del problema». Il comandante del Nucleo di polizia tributaria Claudio Petrozziello ha riconosciuto che l’indagine è stata molto impegnativa perché «sono stati ricostruiti i passaggi delle quote delle società di vent’anni. Operazioni sempre più complesse con intestazioni fittizie e scatole cinesi». L’intuizione dell’indagine, ha spiegato il comandante del Gico Gerardo Mastrodomenico, è arrivata quando i finanzieri si sono accorti di operazioni che «non avevano logica economica». Da lì sono partite le verifiche che si sono concretizzare in una serie di coincidenze documentali, ad esempio nei movimenti bancari che hanno certificato come gli stessi soldi venivano utilizzati da soggetti che sarebbero dovuti essere espressioni di compagini societarie diverse e distinte tra loro e invece risultavano collegati. Annalia Incoronato In cella i colletti bianchi della ’ndrangheta Professionisti e prestanome dei De Stefano-Tegano: 11 arresti zi. Sono stati lunghe ed approfondite indagini a consentire alle Fiamme gialle di arrivare a sbrogliare queLa Guardia di finanza di Reggio Calabria assesta sta matassa e porre in luce l’azione di quella “zona un colpo durissimo alla “zona grigia” contigua alla grigia” che orbita attorno alla ’ndrangheta e ne favo’ndrangheta e, con l’operazione denominata “Astrea”, risce affari e potere. manda in cella avvocati, commercialisti e prestanome Il provvedimento cautelare è stato emesso dal gip della cosca De Stefano-Tegano, una delle più potenti Tommasina Cotroneo, su richiesta del procuratore in assoluto nel panorama criminale regionale. Sono Pignatone, dell’aggiunto Prestipino e dei sostituti Giuundici le persone finite in manette con l’accusa di in- seppe Lombardo e Beatrice Ronchi. testazione fittizia di beni aggravata dalle modalità maNello specifico, i finanzieri sono riusciti a dimostrafiose. Di queste, tre erano già in carcere. Si tratta di re, attraverso un complesso puzzle fatto di riscontri Giovanni Tegano, 72 anni, ritenuto capo indiscusso contabili e intercettazioni, come vi fossero delle intedell’omonimo clan, Giuseppe Rechichi, 53 anni, sog- stazioni di società del tutto fittizie e miranti soltanto getto associato alle cosche di Archi, e Giovanni Zum- ad evitare l’aggressione dei patrimoni da parte dello bo, 44 anni, alias “la talpa”, ovvero colui che riferì ai Stato. Sono soprattutto due i soggetti che vengono in boss Ficara e Pelle dell’imminente esecuzione del- evidenza in quest’inchiesta ed entrambi hanno rivel’operazione “Il Crimine”. Nella giorstito dei ruoli di primissimo piano annata di ieri, invece, sono stati condotche in indagini precedenti. Si tratta di In manette ti in carcere, Rosario Giovanni RechiGiovanni Zumbo e Giuseppe Rechiavvocati e chi, 50 anni (fratello di Giuseppe), chi. Il primo, ormai conosciuto come Maurizio Lavilla, 40 anni, Antonio la “talpa”, di professione faceva il commercialisti Lavilla, 36 anni, Roberto Emo, 45 ancommercialista ma in realtà per un Tra loro Zumbo ni, commercialista e cognato di Zumperiodo avrebbe collaborato con i seralias “la talpa” vizi segreti. Fu lui a riferire a casa di bo, Maria Francesca Toscano, 40 anPelle, l’esecuzione imminente delni, avvocato e moglie di Zumbo, Porzia Maria Zumbo, 43 anni, sorella di Zumbo, Antoni- l’operazione “Il Crimine”. Fu sempre lui a porre in esno Rechichi, 26 anni, figlio di Giuseppe e Giovanni sere la messinscena dell’auto con le armi in occasione della visita di Napolitano, il 21 gennaio 2010. Rechichi, 26 anni, anch’egli figlio di Giuseppe. Per quanto concerne Rechichi, invece, si tratta di Sempre nella mattinata di ieri, gli uomini della Gdf hanno effettuato numerose perquisizioni, anche al- soggetto che ha rivestito il ruolo di direttore operatil’interno di studi commerciali e legali, ed hanno sot- vo della Multiservizi. Quindi il Comune di Reggio Catoposto a sequestro beni per un valore complessivo di labria si sarebbe affidato, per la gestione della socie50 milioni di euro. Secondo quanto appurato dalle tà, anche ad un soggetto intraneo alla ’ndrangheta e indagini, infatti, la cosca Tegano, attraverso dei pas- che oggi si certifica era anche in realtà socio occulto, saggi societari, predisposti dai professionisti arresta- visti i passaggi societari che hanno portato poi alla ti, e grazie al ruolo di alcuni prestanome compiacen- “Rec.Im. srl”. Ma non è solo questa la zona grigia scoti, spesso coincidenti con gli stessi professionisti, riu- perta dai finanzieri. Si è detto di avvocati e commersciva a controllare una parte del capitale privato del- cialisti. In realtà sono tutti parenti di Giovanni Zumla società municipalizzata “Multiservizi spa”, che si bo e ci si riferisce alla moglie, Maria Francesca Toscaoccupa della manu- no, avvocato, ed al cognato, Roberto Emo (personagtenzione di strade, gio molto conosciuto nel mondo calcettistico reggino), verde pubblico ed il- commercialista. Loro avrebbero agevolato l’attività luminazione, nel co- della ’ndrangheta permettendo l’intestazione fittizia mune di Reggio Cala- di beni per evitare sequestri e confische. Sarebbero bria. La società “Rec. stati sempre loro (come nel caso della Toscano, ma Im. srl” (riconducibi- anche della sorella di Zumbo) ad essere proprietari di le ai Tegano), infatti, quote societarie solo sulla carta. È solo un primo duro colpo, ma è un importante controlla il 33% del capitale sociale della inizio per scardinare quella “zona grigia” fatta di col“Gestione servizi ter- letti bianchi insospettabili che alimenta il potere e la ritoriali srl” che, a sua pervasività della ’ndrangheta. volta, controlla il CONSOLATO MINNITI 49% della [email protected] REGGIO CALABRIA PROFESSIONISTI IN MANETTE In alto da sin., gli arresti di Rosario Giovanni Rechichi, Porzia Maria Zumbo, Maria Francesca Toscano Qui sopra,Giovanni Tegano, 72 anni, ritenuto il capo indiscusso dell’omonimo clan Sotto, la conferenza stampa dell’operazione “Astrea” con, da sin., Mastrodomenico, Di Gesù, Pignatone, Petrozziello (fotoservizio Cufari) 9 SABATO 19 novembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O S T R E T T O ora scacco alla “zona grigia” il meccanismo Quote intestate e poi cedute Il caso Sica REGGIO CALABRIA Gli insospettabili colletti bianchi si prestavano, sicuri della loro posizione di professionisti, a intestarsi le quote delle società in realtà riconducibili alla cosca Tegano. La modalità d’azione prevedeva cambi nelle quote societarie tramite prestanome a loro volta schermati da altre società. Esemplare il caso della Sica srl, costituita il 24 novembre 2001 e data in fitto d’azienda dopo soli cinque giorni alla Comedil di Rechichi srl. L’1 dicembre dello stesso anno la Comedil ha distaccato i propri lavoratori presso la Sica. Un anno dopo soltanto da quello che il gip definisce «poderoso (ma solo apparente) investimento», i fratelli Maurizio e Antonio Lavilla, detentori in parti uguali del capitale sociale della Sica srl, hanno ceduto le loro quote a Porzia Maria Zumbo e a Maria Francesca Toscano, sorella e moglie di Giovanni Zumbo. Non è affatto casuale, secondo l’accusa, che il trasferimento delle quote sia giunto dopo la misura di prevenzione che ha riguardato Giuseppe Lavilla, padre dei due soci. È evidente, secondo il giudice, che l’operazione sia stata fatta apposta per eludere eventuali misure patrimoniali. Le quote di partecipazione erano di 15mila euro. Sembra difficile per una situazione reddituale dichiarata al fisco che era di 7.700 euro per Porzia Maria Zumbo relativa al 2002. Toscano invece non ha nemmeno presentato la dichiarazione dei redditi. Da quel momento l’amministratore unico della Sica srl è Giovanni Zumbo che ha rinnovato a titolo meno oneroso l’affitto d’azienda con la Comedil. La Sica è stata poi acquistata, dopo vari altri passaggi, dalla Recim srl di cui erano soci i fratelli Rechichi. A dimostrare il bluff dell’operazione sono i movimenti bancari succedutisi in un tempo strettissimo, appena tre minuti. La Zumbo e la Toscano hanno cambiato gli assegni che concorrevano alla cifra di 30mila euro pattuiti per la cessione delle quote, però poi subito i liquidi sono stati versati sul conto della Recim tornando, secondo gli investigatori, ai prestanome. a. i. Così le cosche “amministravano” Reggio Calabria I “padroni” di Archi controllavano parte della Multiservizi, società mista del Comune La sede della Multiservizi, al civico 7 di via Vecchia provinciale nel quartiere Archi di Reggio REGGIO CALABRIA Nella proprietà e nel controllo della Multiservizi c’erano i tentacoli della ’ndrangheta. Sino ad oggi quest’assunto era rimasto esclusivo appannaggio dei collaboratori di giustizia. Da ieri, con l’operazione “Astrea”, non è più così poiché vi è la certificazione degli interessi delle cosche nella società municipalizzata del Comune di Reggio Calabria. Si occupava di tanti settori la Multiservizi. Il più importante di essi è sicuramente la manutenzione: dalle buche alle aiuole, passando per l’energia elettrica. La società conta numerosi dipendenti che, talvolta, sono stati anche in protesta per ritardo nei pagamenti. La compagine è composta da due soci: da una parte il Comune di Reggio Calabria che detiene il 51% delle quote, dall’altra la “Gestione servizi territoriali” che possiede il 49% delle quote. Con chi è socio, dunque, l’ente comunale reggino? Con una società le cui quote sono di proprietà, per il 33%, della “Rec.Im srl”. Tale società è divisa equamente tra i fratelli Giovanni ed Antonino Rechichi, figli di Giuseppe Rechichi, direttore operativo della stessa Multiservizi. In buona sostanza, dunque, questi si trovava a svolgere non solo un ruolo dirigenziale, ma in realtà aveva anche la proprietà, quale socio occulto, della Multiservizi. E se come è stato rappresentato dalla Dda, Rechichi è riconducibile direttamente ai Tegano, allora l’equazione è completa: la Multiservizi era controllata per una parte dalla cosca operante nel territorio di Archi, periferia nord di Reggio Calabria. Ciò cosa significa? In poche parole, che la ’ndrangheta aveva accesso alla “torta” dei soldi pubblici, alla gestione di un complesso di mezzi e persone che aveva il compi- to di rendere la città sempre più efficiente. Peccato che gli stessi amministratori reggini, a più riprese, abbiano rimarcato come l’attività della Multiservizi non fosse adeguata rispetto alle esigenze della città. Ma questa è un’altra storia. Ciò che importa sottolineare è che la società mista del Comune, nell’immaginario della ’ndrangheta si identificava in Giuseppe “Pino” Rechichi. Ad affermarlo in modo congiunto sono stati i collaboratori di giustizia, Roberto Moio e Nino Lo Giudice. Ecco cosa afferma Moio al pm Lombardo. Moio: Allora c’era Mico Libri se non sbaglio, o prima… perché non voglio, non voglio sbagliare le date praticamente, perché le date giustamente favoriscono poi queste determinate persone, Mico Libri fu, è morto, mi sembra che c’era lui, comunque, Melo Barbaro c’era sicuro, Pino Richichi c’era, poi c’era… Pm1: Pino Richichi… Pino Richichi… Pm: Ecco… Moio: Della Multiservizi… Pm1: Va bene, un attimo ma era… Pm: Ma Pino Richichi… Moio: …è stato battezzato pure lui… Pm: Pino Richichi abbiamo detto, chi è Pino Richichi? Moio: Sì, Pino Richichi praticamente lui all’epoca aveva una, aveva un deposito edile lì dove ora praticamente c’è la Multiservizi, vendeva cemento, tutte queste cose (inc.) edilizia. Pm: E adesso che fa? Moio: Adesso alla Multiservizi è. Pm: È uno dei soci? Moio: Non lo so se alla Multiservizi sono soci, non lo so, comunque lui, lui ha il suo perché ho avuto contatti ultimamente con lui, ha costruito (inc.) posto di lavoro… Pm1: A casa di Pino Richichi, dove? Dove aveva… Moio: Dove attualmente abita lui, aveva un appartamento libero e ci siamo, abbiamo trascorso tutta la notte lì… Pm1: Ma dove sta pure la Multiservizi? Moio: Sì, di fronte, c’è una discesa… Parole confermate anche da Lo Giudice. Lo Giudice Antonino: Sì. E quindi mi indicò di recarmi o dove c’è la Multiservizi che c’è Richichi o più sicuramente di rintracciare Carmine Polimeni, che è arrestato insieme a Tegano Giovanni e mandare un’ambasciata a Carmelo Barbaro che gli volevo parlare io. Insomma la Multiservizi era cosa delle ’ndrine, almeno per una parte. E ad ulteriore testimonianza di ciò la circostanza che la società Sica aveva affittato alla Multiservizi il locale in via Vecchia Provinciale ad Archi, al civico 7. Era il quartier generale della società mista, ma anche degli uffici di Giuseppe Rechichi. cons. min. 10 SABATO 19 novembre 2011 D A L P O L L I N O A L L O calabria S T R E T T O ora munnizza connection Graziano Melandri si è dimesso “Pecunia non olet bis”, l’addio del commissario per l’emergenza rifiuti CATANZARO Graziano Melandri rassegna le dimissioni sotto il peso della richiesta d’interdizione dal pubblico ufficio vergata dal pm di Catanzaro Carlo Villani. Il generale formalizza l’uscita di scena con una lettera indirizzata al capo della Protezione civile Franco Gabrielli, abbandonando così l’incarico di commissario delegato per l’emergenza rifiuti in Calabria, a trentasei ore dal blitz di Guardia di finanza e carabinieri nell’epilogo dell’inchiesta “Pecunia non olet”. È una decisione maturata «alla luce degli sviluppi delle note vicende giudiziarie - è scritto nella nota stampa diffusa alle 18:13 di ieri pomeriggio - che potrebbero determinare fattori pregiudizievoli per il lavoro dell’Ufficio». Gabrielli, dopo aver preso atto delle dimissioni - riporta ancora la comunicazione dell’Ufficio del commissario -, in una lettera ha voluto esprimere al generale «tutta la riconoscenza personale e del Dipartimento per l’attività efficacemente svolta e per l’impegno profuso nello svolgimento dell’incarico». A Melandri, che lunedì prossimo sosterrà davanti al gip di Catanzaro Abigail Mellace l’interrogatorio di garanzia propedeutico alla decisione sulla richiesta di interdizione formulata dal pm, è contestata un’ipotesi di concorso aggravato in reati fiscali. Raggiunto da informazione di garanzia già nello scorso mese di luglio nell’ambito della prima tranche di “Pecunia non olet” - al pari del suo predecessore al vertice dell’Ufficio del commissario, l’attuale assessore regionale Francesco Pugliano - con la liquidazione di 1.335.896 euro avrebbe legittimato la posizione di Enertech. Si tratta dell’azienda di Stefano Gavioli, il principale indagato finito in arresto, subentrata alla decotta Enerambiente nella gestione della discarica di Alli. Enerambiente, sigla dell’impero Gavioli soffocata dai debiti, a sua volta subentrata alla Slia, altra azienda decotta, che nel 1999 ottenne in l’appalto «per l’adeguamento, il potenziamento e la gestione, per 15 anni, dell’impianto tecnologico per il trattamento e smaltimento dei rifiuti solidi urbani, sito in località Alli del Comune di Catanzaro». Passaggi di mano, da una società all’altra, ritenuti fuorilegge e realizzati - sostiene il pm Villani sulla scorta degli elementi investigativi acquisiti dal Nucleo di Polizia tributaria delle fiamme gialle - al solo scopo di sottrarre ai creditori le attività fatte confluire in aziende ex-novo. Un sistema truffaldino del quale, sempre secondo la prospettazione accusatoria, l’Ufficio del commissario che continuava a liquidare somme consistenti non poteva non accorgersi. Così, mentre i creditori del sistema Gavioli rimanevano frodati, mentre la gestione dei rifiuti rimaneva un disastro nell’accallarsi di criticità ed emergenze, il ras veneziano dei rifiuti continuava ad arricchirsi coi soldi pubblici. Un dato è emblematico: solo nel periodo compreso tra il 13 dicembre 2007 al gennaio 2011, Enerambiente spa incassava dall’Ufficio del commissario E L’EMERGENZA CONTINUA In alto, il dimissionario commissario straordinario Graziano Melandri A sinistra, la discarica di Alli In basso, il proprietario della Enertech, Stefano Gavioli 24.694.398,82 euro. Somme queste che dovevano confluire alla Slia, ormai smantellata per lasciare i creditori a bocca asciutta. Dal 26 gennaio 2011 in poi le liquidazioni, per 1.642195,42 euro e per 1.335.896 euro, con ordinanze firmate prima dal subcommissario Pugliano e, poi, dal neocommissario Melandri, avvennero in favore di Enertech, a sua volta subentrata ad Enerambiente che già il 17 gennaio aveva ricevuto notifica del primo atto di pignoramento. La vicenda, che mette a nudo la monnezza connection all’italiana impiantatasi sul modello Gavioli, la discarica di alli Un impianto tecnologico Ma solo sulla carta COSENZA Con il suo milione di metri cubi autorizzati, quella di Alli è la seconda discarica più grande della Calabria. Al suo interno, ogni anno, possono trovare posto 93mila tonnellate di rifiuti. Scarti che, una volta trasportati nell’impianto, sarebbero dovuti essere trattati per creare fos, compost di qualità e Cdr, oltre che essere recuperati per essere inviati alle aziende che si occupano del riciclo dei materiali. Perché quello di Alli doveva essere un impianto tecnologico di alto livello. Almeno sulla carta. Visto che nessuna delle operazioni descritte in precedenza è mai stata espletata in quella discarica. Lo mette in evidenza il comando dei carabinieri per la tutela dell’ambiente - gruppo Napoli - che ha visitato l’invaso nel novembre del 2009 e che è giunta a queste conclusioni: la discarica di Alli «non è in grado di produrre Cdr con pezzatura compatibile con il termovalorizzatore di Gioia e, di conseguenza, la linea di produzione attualmente è inattiva». Non va bene neanche per il compost «in quanto - rilevano i carabinieri - lo stesso si presenta contaminato da una forte presenza di materiale estraneo, con conseguente recapito finale in discarica unitamente alla fos, che viene utilizzata per la copertura giornaliera della discarica». E anche i materiali da recupare, ad eccezione dei rottami ferrosi, finiscono direttamente sotto terra. «Tale grave situazione - scrivevano infine i militari campani - oltre al grave danno ambientale causato dal ricorso smodato all’uso della discarica, ha causato rilevanti danni erariali, anche con la complicità dei pubblici amministratori che potevano ed avevano il dovere di intervenire». Perché, come sarcasticamente riferiva il comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza Aldo Iacobelli, «comunque (i proprietari dell’impianto, ndr) prendono i soldi per la gestione». d. m. pone anche il sigillo sul fallimento di quattordici anni d’emergenza ambientale in Calabria, già pesantemente censurati dalla recente relazione sulla Calabria varata dalla Commissione ecomafie. Fallimento per il quale l’ex commissario Melandri - ben al di fuori dell’assunzione di responsabilità di una classe dirigente che ha consentito quattordici anni di sprechi e disastri, cristallizzando un’emergenza utile a lottizzare per fini politici - potrebbe essere l’unico a pagare. PIETRO COMITO [email protected] Interrogato il direttore Zerbin Oggi toccherà a Stefano Gavioli CATANZARO È stato interrogato ieri dal gip di Catanzaro Loris Zerbin, di 50 anni, di Campolongo Maggiore (Venezia), il direttore tecnico della Enertech, arrestato ieri nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Procura di Catanzaro sulla discarica di Alli. Sull’esito dell’interrogatorio, uno dei legali di Zerbin, l’avv. Andrea Bonifati, ha opposto un «no comment». È slittato a oggi, invece, l’interrogatorio del proprietario della Enertech, Stefano Gavioli, di 54 anni, di Venezia, anche lui arrestato ieri. Il rinvio si è reso necessario per un ritardo nella traduzione a Catanzaro dal carcere del nord in cui è ristretto. Insieme a loro, i militari della guardia di finanza ed i carabinieri del Noe di Catanzaro hanno arrestato e posto ai domiciliari l’amministratore di una delle società del gruppo Per un ritardo Enertech, Giovanni nella traduzione Faggiano, 52 anni, di Brindisi; l’avvocato e a Catanzaro consulente della socieGavioli è ancora tà, Giancarlo Tonetto, 56 anni, di San Donà di carcerato al Nord Piave (Venezia), ed Enrico Prandin, 49 anni, di Rovigo. Un commercialista e un tecnico della Eneterch, inoltre, sono stati sottoposti all’obbligo di presentar- dell’emergenza ambientale Graziano Melansi alla polizia giudiziaria. Agli arrestati vengo- dri e l’ex sub-commissario ed attuale assessono contestati i reati di associazione per delin- re regionale all’Ambiente, Francesco Pugliaquere finalizzata all’evasione fiscale ed alla no. Per Melandri la Procura di Catanzaro aveviolazione delle norme ambientali. va chiesto l’interdizione dall’esercizio di pubNell’inchiesta sono coinvolti anche il com- blico ufficio, ma Melandri ieri si è dimesso missario straordinario per il superamento dall’incarico. 11 SABATO 19 novembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O S T R E T T O ora munnizza connection Quattordici anni passati tra sprechi e malaffare visita di cortesia La storia dell’emergenza: tra denunce e relazioni parlamentari questi i costi della struttura commissariale (fonte: commissione Ecomafie) VOCI SPESA COMPENSI AL COMMISSARIO 2007 € 2006 € 230.472,65 203.427,34 2008 € 238.670,53 al 31/1209 € 116.416,64 e Vice VvSuoVICE INDENNITA' AI PREFETTI 00,00 00,00 00,00 00,00 1.737.065,74 3.444.861,27 1.330.615,46 1.649.387,59 FUNZIONAMENTO STRUTTURA 257.650,16 289.511,65 168.543,71 152.424,49 COMPENSI ALLA COMMISSIONE 176.326,95 156.171,86 150.971,04 00,00 594.311,65 979.316,79 717.376,47 445.237,65 COMPENSI AL PERSONALE AMMININISTRATIVO SCIENTIFICA COMPENSI PER LE COLLABORAZIONI NOMINA LEGALI LIBRO FORO TOTALE 00,00 00,00 00,00 00,00 2.995.827,15 5.873.288,91 2.606.177,21 2.363.466,37 COSENZA «Risultati del tutto negativi», «non realizzato nessuno degli obiettivi previsti», per questo «la struttura commissariale deve essere sostituita con il ritorno alla gestione ordinaria da parte degli enti locali». La definitiva stroncatura di 14 anni di commissariamento ambientale in Calabria arriva da una commissione parlamentare d’inchiesta, la “Eco-mafie”, che dedica alla Calabria Quando una relazione choc apil prefetto provata a maggio. Senza appello, la bocciatura Ruggiero svelò dell’attività di un ufficio «l’aggiramento – quello del commissadelle norme» rio per l’emergenza rifiuti – che dal 1997 ha avuto un prezzo altissimo, di circa un miliardo, disperso in mille rivoli di sprechi e malaffare. Un pugno nello stomaco, quello che la “Eco-mafie” consegna alla storia tirando le fila di un disastro che è nei fatti e anche negli atti. E nelle denunce, rimaste senza risposta e senza riscontro, incredibilmente e colpe- Maiolo: stop al commissariamento CATANZARO «Diventa sinceramente difficile comprendere i motivi del prorogarsi del commissariamento sull’emergenza rifiuti in Calabria dopo 14 anni di commissariamento, 12 diversi commissari, un costo della sola struttura commissariale di 15 milioni di euro, condanne in tre lodi arbitrali subite dall’ufficio del commissario per oltre 100 milioni di euro per opere mai realizzate, la gestione di somme per oltre il miliardo di euro». A sostenerlo è il consigliere regionale del Pd, Mario Maiolo, secondo il quale «estromettere i Comuni, e quindi le comunità che esprimono l’Amministrazione di livello locale, dalla gestione della vita delle comunità è una anomalia istituzionale. Non è solo una deroga che si pone in contrasto con lo spirito della riforma del titolo V della Costituzione, che ha delineato un modello amministrativo basato sugli enti locali». La fine del commissariamento significherebbe per Maiolo «tornare a quello spirito». volmente. Senza risposta e senza riscontro a esempio rimase una pesantissima relazione di uno dei prefetti che si sono succeduti alla guida dell’ufficio del commissario Antonio Ruggiero, che rimase in sella per pochi mesi a cavallo tra il 2006 e il 2007 prima di gettare la spugna per averne avuto abbastanza. Anche delle pressioni politiche. Audito dalla stessa commissione “Eco-mafie” a febbraio 2007, Ruggiero svelò retroscena gravissimi e inquietanti: disse che in otto anni erano stati spesi 864 milioni di euro «senza un bilancio vero e proprio», sulla base di «foglietti: di qua le entrate, di là le uscite. Fine». Disse ancora, Ruggiero, che c’erano, a carico del commissariato oltre a 64 dipendenti in organico altre 41 persone “fantasma”, cioè sconosciute ai più, denunciò «zone grigie della compromissione, del vantaggio ingiusto, dell’assenteismo, della corruttela e dell’aggiramento della norma soprattutto in temi di appalti, di licenze e assunzioni clientelari». Infine, il prefetto Ruggiero accusò il potere politico: «Chi governa “possiede” il territorio e pretende di avere il diritto di disporne e collega l’esercizio del potere all’affermazione di una influenza personale e di espansione clientelare». Accadeva oltre quattro anni fa. Quattro anni persi, evidentemente, visto che non è cambiato nulla. Come cristallizza la relazione finale sulla Calabria della commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, relazione confluita infine in una risoluzione che la Camera ha approvato a giugno. Nella risoluzione si fa anzitutto riferimento al fatto che «... a distanza di oltre tredici anni (ordinanza del presidente del Consiglio dei ministri 2696 del 21 ottobre 1997) dall’istituzione dell’ufficio del commissario delegato per l’emergenza rifiuti in Calabria... non è stato realizzato nessuno degli obiettivi previsti dai piani regionali per i rifiuti». La risoluzione parla di «contesto di acclarata inefficienza e di disservizio pubblico», nel quale «devono, inoltre, essere sottolineati, in negativo, i costi della struttura commissariale, indicati nella relazione della Corte dei conti, che - con riferimento al periodo compreso tra gennaio 2006 e agosto 2009 - sono stati complessivamente pari a 13.838.659,64 euro...». L’ufficio del commissario per l’emergenza ne esce a pezzi visto che - dice ancora la risoluzione votata alla Camera - «nella gestione commissariale in Calabria, per un verso, nessuno dei contratti stipulati dai commissari delegati risulta sottoposto al controllo preventivo della Corte dei conti e, per altro verso, vi è stata una produzione alluvionale di ordinanze commissariali, spesso contraddittorie e confuse, con conseguenze non da poco, dal momento che le inefficienze del sistema pubblicistico hanno finito con il favorire l’inserimento nel ciclo dei rifiuti della criminalità organizzata... laddove, a fronte di un giro d’affari di complessivi 150 milioni di euro all’anno, pari al 2 per cento del Pil del territorio, solo 12 imprese delle 161 che si occupano di rifiuti hanno ottenuto la certificazione antimafia negativa, mentre 115 imprese risultano addirittura sconosciute al sistema...». Cosa aggiungere di più? ANTONIO CANTISANI [email protected] Traversa vuole requisire la discarica «La gestione passi al Comune» CATANZARO A seguito delle note vicende giudiziarie che stanno interessando la gestione della discarica di Alli, il sindaco di Catanzaro Michele Traversa (nella foto) ha nuovamente contattato il presidente della giunta regionale, Giuseppe Scopelliti, al fine di individuare le possibili soluzioni per far fronte all’emergenza ambientale nel capoluogo. «In attesa di risposte rassicuranti da parte del governatore Scopelliti – spiega il sindaco Traversa –, e comunque dopo un confronto con il prefetto di Catanzaro Antonio Reppucci, che chiederò di incontrare al più presto, valuterò con il Settore legale del Comune la possibilità di emanare una ordinanza contingibile ed urgente per requisire l’impianto di Alli. In tal modo, il Comune subentrerà nella gestione dell’impianto, in modo da garantire il servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani». «Il provvedimento - continua Traversa - legato al carattere di eccezionalità ed urgenza della situazione che si è venuta adeterminare, sarà finalizzato a prevenire il pericolo per la salute e l’igiene pubblica rappresentato dall’accumularsi di rifiuti nelle strade. Una situazione che continua ad aggravarsi con il trascorrere dei giorni, per cui è necessario riavviare immediatamente l’attività dell’impianto che, dopo gli ultimi interventi di adeguamento, è capace di smaltire in tutta sicurezza ed efficienza 100 tonnellate di rifiuti al giorno». Scopelliti ha incontrato Lombardo CATANZAROIl presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti (nella foto), ieri mattina ha incontrato il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo. Nel corso dell’incontro, secondo quanto si è appreso, sono stati trattati vari argomenti, tra i quali quello dei rifiuti, anche alla luce delle inchieste condotte dalla Procura sulla discarica catanzarese di Alli che due giorni fa hanno portato all’arresto, tra gli altri, del proprietario della società che gestisce l’impianto, sequestrato nell’ottobre scorso ma ancora in attività per decisione dell’autorità giudiziaria. Sempre due giorni fa, nell’ambito dello stesso filone d’inchiesta, la Procura ha chiesto l’interdizione dai pubblici uffici del Commissario per l’emergenza ambientale Graziano Melandri che ieri ha rassegnato le proprie dimissioni dall’incarico. Sulla richiesta il gip si pronuncerà dopo avere sentito, il 21 novembre prossimo, lo stesso Melandri. «Quella di Scopelliti - ha detto Lombardo - è stata una visita di cortesia nel corso della quale abbiamo parlato dei problemi che riguardano la Calabria. Ci è stato rivolto un invito a partecipare ad eventuali future iniziative sul tema ambientale e dei rifiuti, qualora vi fossero tavoli istituzionali per discutere di problemi generali e da parte nostra c’è una disponibilità di massima a partecipare». Il Pd: il governo sia parte civile CATANZARO «I recenti sequestri di discariche abusive e la richiesta di interdizione del Commissario per l’emergenza ambientale Graziano Melandri, coinvolto per l’inchiesta sulla gestione della discarica di Catanzaro, impongono un intervento urgente del Parlamento che già si è occupato in passato della situazione dei rifiuti in Calabria». Lo sostiene la deputata del Pd Doris Lo Moro, promotrice di un’interpellanza urgente, che insieme al capogruppo del Pd nella commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, Alessandro Bratti, chiedono ai ministri dell’Interno, dell’Ambiente, delle Politiche Agricole e al ministro della Salute «se non ritengano opportuno costituirsi parte civile nei processi in corso e in quelli che inizieranno in seguito agli ultimi fatti di cronaca considerando i danni e le spese che una fallimentare gestione dei rifiuti ha sulle casse pubbliche, come la tutela della salute e il danno all’agricoltura di cui la Calabria vive esportando i suoi prodotti in tutto il territorio nazionale». 12 SABATO 19 novembre 2011 D A L PALMI (RC) Cinque condanne e tre assoluzione. E’ l’esito del processo “Maestro”, conclusosi nella serata di ieri con la lettura del dispositivo di sentenza emesso dal collegio del Tribunale di Palmi, presieduto da Concettina Epifanio, intorno alle 20.30. Una sentenza che risponde solo parzialmente alle pesanti richieste che erano state formulate, in sede di requisitoria, dal sostituto procuratore della Distrettuale antimafia di Reggio Calabria Roberto Di Palma, contro i presunti affiliati e fiancheggiatori della potente cosca Molè di Gioia Tauro. Trentasei gli anni complessivi comminati dal Tribunale, nella serata di ieri, a fronte dei 91 richiesti dall’accusa. Antonio Albanese è stato condannato 10 anni di reclusione, Giuseppe Speranza a 9 e a 7 Francesco Calipa. I tre imputati sono stati riconosciuti colpevoli per il capo di imputazione che riguardava l’associazione mafiosa. Angelo Boccardelli è stato condannato a sette anni e 6 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa), mentre 3 anni sono stati comminati a Alessandro Giorgi, condannato solo per il contrabbando di merce contraffatta. Assolti, invece, Rossella Speranza (moglie del boss defunto Rocco Molè), l’ex direttore della Dogana di Gioia Tauro Adolfo Fracchetti e Francesco Cosoleto. L’operazione L’operazione “Maestro”, condotta dai Ros dei carabinieri e coordinata dall’antimafia reggina, scattò il 22 luglio 2009 e portò in carcere 27 persone. Un’inchiesta nella quale confluirono due tronconi d’indagine: quella che riguardava il contrabbando di merce contraffatta dalla Cina, il cui epicentro sarebbe stato il porto di Gioia Tauro, e quella relativa al tentativo di acqui- SIDERNO (RC) I fratelli Giovanni e Domenico Camastra respingono ogni accusa. Nella mattinata di ieri, nel corso dell’interrogatorio, si sono detti estranei ai fatti che gli contestano i magistrati della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Gli imprenditori sono stati sentiti dal gip Caterina Capitò nel carcere di Locri, dove sono reclusi dall’alba di mercoledì. Per gli inquirenti, sono i signori del petrolio e dell’intrallazzo. «Hanno sottratto decine e decine di milioni di euro all’erario e – documenta la Guardia di finanza - agevolato le famiglie di ’ndrangheta» a capo di alcuni distributori di benzina. Quando scatta il blitz “Oro nero”, le fiamme gialle hanno anche apposto i sigilli a P O L L I N O A L L O calabria Sentenza “Maestro” Cinque le condanne Tre gli assolti: 36 gli anni di carcere contro i 91 richiesti Antonio Albanese Giuseppe Speranza Francesco Calipa Angelo Boccardelli Alessandro Giorgi Francesco Cosoleto Adolfo Fracchetti Rossella Speranza sizione di una struttura alberghiera del XVI secolo, “Villa vecchia” di Monte Porzio Catone, in provincia di Roma. Per quanto riguarda l’importazione di merce contraffatta, gli unici a rispondere di questo reato nel processo di Palmi (gli altri sono stati giudicati e condannati in abbreviato a Reggio Calabria) sono Alessandro Giorgi, Aldofo Fracchetti e Giuseppe Spe- ranza. Solo il primo è stato riconosciuto colpevole per questo capo di imputazione. Porto connection L’indagine fece emergere che spedizionieri collegati alle cosche, principalmente a quella dei Molè, avrebbero agevolato l’importazione di merce contraffatta di provenienza cinese, ora S T R E T T O ottenendo ingenti plusvalenze dalla loro vendita sul mercato nero. In particolare, secondo gli inquirenti, Cosimo Virgilio (arrestato nell’operazione e pentitosi dopo due mesi di reclusione), amministratore di una società di import-export ed uomo di fiducia del defunto Rocco Molè, favoriva l'importazione fraudolenta di articoli di abbigliamento, eludendo il sistema di con- trollo dell’agenzia delle dogane e, con il meccanismo della sottofatturazione, evadeva quote rilevanti di dazi e iva. La stretta collaborazione tra i carabinieri e l’ufficio antifrode doganale, ha permesso il sequestro di numerosi container di merce contraffatta e l’accertamento, tra il 2007 ed il 2009, di sistematiche violazioni a favore di esportatori cinesi, attivi sull’intero territorio nazionale, ed in particolare a Roma, Napoli, Salerno, Firenze, Palermo e Mantova, con un danno per l’erario di decine di milioni di euro. L’albergo della ’ndrina Il secondo troncone d’inchiesta riguarda la struttura alberghiera del XVI secolo chiamata “Villa Vecchia”, un affare fiutato da Rocco Molè che, prima essere ucciso l’1 febbraio 2008, avrebbe tentato di metterci le mani attraverso i buoni servigi dell’imprenditore in odor di mafia Virgiglio. Di quella trattativa, sostengono i militari dell’Arma, Virgiglio ne avrebbe parlato a più riprese con “Kiwi”, nome in codice di Rocco Molè, nei tanti appuntamenti che Francesco Pietro Calipa, avrebbe fissato nei possedimenti del boss a Gioia Tauro. Morto il suo “protettore”, però, e avversato dal resto della famiglia Molè, l’imprenditore rosarnese avrebbe tentato di chiudere la trattativa per di altri clan di Rosarno, mentre Boccardelli, il proprietario dell’albergo si sarebbe schierato con i Molè contro Virgiglio, con il quale aveva trattato la cessione in un primo momento. Una ricostruzione complessiva che il Tribunale ha ritenuto di appoggiare solo in parte. Il perché di quella decisione si saprà entro 90 giorni, termine fissato dal collegio per le motivazioni della sentenza. Sentiti dal gip i fratelli Camastra Oro nero, i due imprenditori della Locride respingono ogni accusa 350 milioni di euro intercettati in quote societarie, conti correnti, auto, fabbricati e terreni. «Erano nella disponibilità dei fratelli Giovanni e Domenico Camastra», sostengono gli investigatori. A stare all’impianto accusatorio, era tutto falso: la benzina agricola, gasolio sgravato da ogni onere fiscale e, a dire degli inquirenti, mai effettivamente venduto alle ditte “Rossignuolo Gianluca” e “Ferraro Maria Francesca”. Era un gioco delle parti: dalla cessione simulata di cisterne fantasma gonfie di benzina agricola, gli imprenditori Giovanni e Domenico Cama- I fratelli Giovanni e Domenico Camastra stra ricavavano provviste di benzina normale. Da vendere a prezzi stracciati e in nero. Abbattendo la concorrenza e viziando il libero mercato. «I fratelli erano a capo di un’orga- nizzazione criminale - scrivono i magistrati della Procura distrettuale antimafia - che ha conseguito liquidità finanziaria, per imponenti importi, a danno dell’erario e del mercato concorrenziale». Le fiamme gialle hanno intercettato tutta una serie di dialoghi. Colloqui, conversazioni captate dai militari in cuffia, da cui riemergono le voci dei padrini della Cupola calabra. Come quella del boss Giuseppe Pelle, dei Pelle “Gambazza” di San Luca. L’uomo adesso è in carcere perché accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Ma, operazione “crimine” SIDERNO (RC) Il Comune di Siderno si costituisce parte civile al processo “Crimine”. La notizia, di portata storica per la cittadina jonica, è stata resa ufficiale con la pubblicazione della delibera di giunta numero 194 del 17 novembre. È la prima volta che l’ente si costituisce parte civile in un processo di ’ndrangheta e la delibera di giunta fa seguito a uno dei primissimi atti del consiglio comunale insediatosi dopo le elezioni dello scorso anno. Come si ricorderà, l’amministrazione guidata dal sindaco Riccardo Ritorto propose all’assemblea la modifica dello statuto comunale, inserendo all’articolo 1 il comma 3 che Il Comune di Siderno per la prima volta parte civile nei processi contro la ’ndrangheta recita che «Il Comune di Siderno ripudia la ’ndrangheta e tutte le criminalità organizzate» e «darà corso alla costituzione in giudizio quale parte civile in tutti i processi di mafia e sino al terzo grado di giurisdizione, senza la possibilità di pervenire ad accordi transattivi giudiziali o stragiudiziali, che danneggiano l’immagine della città, penalizzano lo sviluppo socio economico del territorio e ledono gli interessi della comunità locale». Ebbene, la delibera numero 194 del 17 novembre dimostra come si sia dato seguito alla modifica statutaria, e la cosa assume un’eco maggiore se si pensa che appena quattro anni fa lo stesso ente, allora guidato dal sindaco Alessandro Figliomeni, decise di non costituirsi parte civile nel processo contro i presunti assassini di Gianluca Congiusta, nonostante la richiesta inoltrata dal padre della vittima. Gianluca Albanese FRANCESCO ALTOMONTE [email protected] tempo addietro, era a capo di un distributore di benzina. Quando riceve la visita di due emissari del gruppo Camastra, l’otto marzo 2010, gli inquirenti registrano il dialogo. «Facciamo prezzi buoni, tirati tirati», disse Massimiliano Futia. «Quel colloquio – annotano oggi i magistrati della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria – dimostra la forza contrattuale dell’associazione che, in virtù dell’evasione di Iva e accise, può praticare prezzi vantaggiosi». Durante l’interrogatorio, durato più di un’ora, gli imprenditori Domenico e Giovanni Camastra hanno respinto ogni addebito. Il loro legale, l’avvocato Antonio Alvaro, ha chiesto la scarcerazione dei suoi assistiti. Ilario Filippone 16 SABATO 19 novembre 2011 D A L P O L L I N O A L L O calabria S T R E T T O ora «Il Comune è disastroso» Grasso lascia Speranza Lamezia Terme, polemico addio dell’assessore alla Cultura LAMEZIA TERME «Il problema politico è la macchina del Comune che non funziona perchè per far camminare un foglio di carta in questo Comune passano mesi». Tano Grasso è chiaro e con queste semplici e lapidarie parole spiega in una conferenza stampa il perché, dopo diciotto mesi dal suo arrivo a Lamezia, decide di abbandonare la Giunta a guida Gianni Speranza. Una scelta, la sua, che, a dire il vero, è già nell'aria da qualche mese al punto che è lo stesso Grasso a ribadirlo quando, nell'affollatissima sala che ospita gior- nalisti ma anche rappresentanti di associazioni, rivolgendosi al segretario comunale, gli ricorda che già ad aprile lo aveva salutato dicendogli che stava andando via. Poi, però, ci ha ripensato ed ha preferito rimanere ancora, portando a termine il festival nazionale dei libri contro le mafie, “Trame”, della cui Fondazione potrebbe anche diventare presidente «se mi vorranno», scherza con i presenti lo stesso Grasso. Sette mesi di “passione” durante i quali sono stati tanti gli alti ed i bassi ed al termine dei quali, però, la decisione, che già c'era nell'aria lo porta a dire con fermezza che «non ci sono le condizioni per portare avanti la guerra. Non ho gli strumenti adatti - dice - per poter continuare». Un gesto, il suo, in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata e che da oltre venti anni lo costringe a vivere sotto scorta, che sembra quasi un controsenso con il suo modo di essere: da un lato il Grasso paladino dell'antiracket pronto anche a rischiare la vita e dall'altro un Grasso che, invece, davanti ad una macchina della burocrazia che non funziona deci- il profilo Un simbolo dell’antimafia, l’antiracket è merito suo Il padre dell'associazionismo antiracket. Tano Grasso è un'icona dell'antimafia italiana. Imprenditore siciliano vessato dalla criminalità organizzata, è uno di quelli che si ribella creando i presupposti per una rivolta morale e culturale. Per il suo impegno per anni diventa il commissario straordinario antiracket per il governo, incarico che Grasso abbandonerà nel 2008 in polemica con la maggioranza di centrodestra. A maggio del 2010 il sindaco di Lamezia Speranza, appena rieletto con percentuali plebiscitarie, lo chiama nella sua Giunta: «Non ho mai amministrato nulla, ma questo incarico mi affascina», dice quel giorno Grasso. Un giorno già lontanissimo... de di andar via. Controsenso che, però, lui non vede così, non lo intravede. Tutt'altro. «In questi 18 mesi - dichiara Tano Grasso con il sindaco Speranza nella conferenza stampa al riguardo - la questione che più di tutte mi ha pesato, ed è dere anche a questo: «Si è fat- in questa battaglia io ho un uno degli elementi delle mie ta una scelta strategica per la fucile ad acqua e lui ha una dimissioni, è che non siamo politica culturale di questa batteria». Una conferenza stampa riusciti a costruire una sinto- città - afferma - e non la si è nia tra il progetto culturale fatta di nascosto. Noi abbia- durata quasi due ore, durante le quali Grasso è un fiume mo scelto di privilegiare inipensato ed il modo di come la ziative tipo in piena, ed alla quale è premacchina del sente anche Speranza che, a Comune si è La querelle con “Capusutta” e “Trame” ed chiusura dell'incontro, affermossa. C'è Ama Calabria e in un conte- ma: «Da questa vicenda il stato, sostansto di seri ta- sentimento reciproco ne esce zialmente, un l’attacco di il Comu- rafforzato. Tano Grasso ha dirapporto diAugias: «Presto gli, ne non può mostrato di voler bene alla stonico ed è gli replicherò» rinunciare ad nostra città, con la quale era un problema una sua auto- già legato profondamente atserio che ora traverso l'associazione antinomia». rimane a tutti voi». Parole, le sue, cui si aggiunge dell'altro. Quindi, l'affondo: «Quando racket che è nata anche grazie Grasso, infatti, in questi mesi sono arrivato ho trovato una a lui. Un legame con la città è stato in aperta polemica con situazione cristallizzata nella che si è intensificato in questi l'associazione Ama Calabria quale erano sempre gli stessi 18 mesi di collaborazione e con la quale, a dire il vero, che partecipavano, usufruiva- proprio per questo lo invito hanno dialogato solo tramite no e gestivano i finanziamen- pubblicamente a rifletterci e stampa in merito al taglio che ti comunali. Purtroppo, era possibilmente a ripensarci». Ma Grasso è altrettanto cail Comune ha deciso di effet- come se la politica culturale tuare nei confronti della stes- del Comune venisse delegata tegorico: «Formalizzerò le sa ed in merito alla quale Cor- a queste associazioni ed inve- mie dimissioni nella prossirado Augias aveva anche ce per far crescere cultural- ma settimana perché voglio scritto dalle colonne di “Re- mente Lamezia bisogna apri- scrivere ad Augias e farlo da pubblica” criticando l'operato re i recinti e far entrare aria assessore, ma questa è una dell'assessore del Comune di fresca. Io, però, non fuggo scelta che non nasce oggi». Lamezia. Grasso ha quindi perché mi sono spaventato di SAVERIA MARIA GIGLIOTTI colto l'occasione per rispon- Augias, anche se è chiaro che [email protected] SABATO 19 novembre 2011 PAGINA 17 l’ora di Reggio tel. 0965 324336-814947 - fax 0965 300790 - mail [email protected] - indirizzo via Nino Bixio, 34 CRISI ANSALDOBREDA STATALE 106 Ieri, sciopero e assemblea dei lavoratori GIOIA TAURO Carambola mortale per un pensionato > pagina 20 SIDERNO Arrestati tre rapinatori dopo il colpo > pagina 26 Per Curciarello confisca da 400mila euro > pagina 27 > pagina 32 il controllo degli appalti La consorteria si servì dei fratelli Rechichi per ottenere i lavori del centro commerciale L’affaire “Perla dello Stretto”, il centro commerciale di Villa San Giovanni, fu condiviso dai De Stefano e dai Tegano, attraverso la società Comedil srl di cui erano soci Giuseppe Rechichi e il fratello Rosario Giovanni Rechichi. E’ quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Tommasina Cotroneo che ieri è stata eseguita nei confronti di 11 soggetti, tra affiliati alla ‘ndrangheta e professionisti che avrebbero prestato la loro opera alle cosche. Giuseppe De Stefano (42 anni) aveva «scelto», secondo il giudice, proprio la Comedil srl per la firma del contratto d’appalto per la costruzione della struttura. Era la fine dell’anno 2001. L’immobile era stato acquistato dalla Romeo Antonino & C. sas e andava ristrutturato. Per farlo De Stefano aveva investito la società che aveva la sede in via Vecchia Provinciale Archi n. 7 per la firma del contratto. I lavori furono poi subappaltati a un’altra ditta di Reggio Calabria, la Finpredil di Salvatore Laganà % C. sas che risultava avere come soci Francesco Audino, fratello di Fortunato Carmelo ucciso nel 1990 in un attentato dinamitardo e di Mario anche lui vittima di un agguato mafioso nel 2003, e Salvatore Laganà che fu nominato direttore tecnico. Le indagini hanno accertato frequentazioni assidue tra Francesco Audino e gli esponenti di spicco della cosca De Stefano. Che Rechichi fosse la longa manus di Giuseppe De Stefano lo confermano le intercettazioni in cui il boss gli impartisce disposizioni e lui esegue. Parlano di documenti, a chi farli firmare e dove portarli, della gente con cui parlare per risolvere le incombenze burocratiche. Come nell’intercettazione della telefonata tra Giovanni De Stefano, che si trova insieme al cugino Giuseppe, e Rechichi. RECHICHI: Giovanni, tu non … non mi puoi dire … vado là … a parte che l’ingegnere… DE STEFANO: eh RECHICHI: … non ha nessun potere di firma Fidanzato sparito Donna aiutata dalla polizia Peppe De Stefano ordinò: «Firma quel contratto» L’affare “Perla dello Stretto” fu gestito dalla ’ndrangheta DE STEFANO: come no!? RECHICHI: eh, te lo passo, perché è qua di fronte a me DE STEFANO: (DE STEFANO si rivolge a qualcuno vicino a lui: “dice che non…”. Poi bisbiglia qualcosa, ma non se ne comprende il contenuto) pronto? RECHICHI: sì, dimmi DE STEFANO: eh, ma se a me mi avevano detto di sì?! RECHICHI: ma te lo ha detto chi? Chi te lo ha detto, dimmi? DE STEFANO: eh, se… quello… quello là di… di... di Roma! RECHICHI: no, lui … l’in… l’ingegnere è qua … è di fronte a me e non ha nessun potere di firma. Quelli che hanno i poteri di firma potranno venire lunedì … DE STEFANO: eh, vabbò, ma… RECHICHI: … lunedì mattina DE STEFANO: … eh, vabbò, ma se l'ingegnere va a par- lare… RECHICHI: sì, ma se l'ingegnere… possiamo andare a parlare di che cosa Giovanni?! Che tu manco i documenti gli hai dato DE STEFANO: vabbò quei docume… i documenti, prima di tutto che glieli avevo dati, prima di tutto che sa di che… RECHICHI: ah, glieli hai dati?! DE STEFANO: glieli avevo dati e glieli avevo fatti vedere, non glieli ho lasciati perché quei documenti che hanno mandato c'è solamente… eh… le.. la.. la scritta della… di quella... cambia solo un… un nome; quindi sono uguali e li sanno. Poi non è che… che… che sono… che servono tanto dato che non ha il potere… l'importante è che vanno, l'importante è che … che ‘sto ingegnere ha la bontà se può andare a parlare e mettersi d'accordo e fagli vedere che c'è l'interessamento … red. rc. Le forze di polizia a disposizione del cittadino, per ascoltarne le confidenze, e raccoglierne le preoccupazioni. Si potrebbe riassumere così l’intervento degli uomini delle volanti che l’altra sera hanno avvisato una donna reggina. Questa, disperata, confidava loro di non aver più notizie del suo fidanzato da giorni e di essere certa che lo stesso fosse morto o in serio pericolo. In maniera cordiale gli uomini in divisa raccoglievano lo sfogo della donna, allo stesso tempo cercando di carpirne la fiducia per poter ricostruire al meglio gli ultimi spostamenti del giovane ragazzo, riuscendo ad avere una foto del ragazzo. Dopo poco, il giovane veniva rintracciato sulla spiaggia di Pentimele, mentre in apparente stato confusionale disegnava il suo nome sulla sabbia. Alla vista degli operatori in divisa, il giovane restava sorpreso ma rassicurato dai modi affabili, gentili dei poliziotti che lo tranquillizzavano ed instauravano con lui un primo educato contatto. Il ragazzo ha dichiarato di essersi allontanato per «riflettere un po’ su alcuni episodi della sua vita» e di non essersi preoccupato di ciò che il suo comportamento avrebbe determinato. operazione “astrea” Gli interessi su Parco Caserta e sulle società sportive Che i coniugi Zumbo e Emo si muovano in ambiti ambigui e confinanti con la criminalità organizzata gli inquirenti lo desumono anche dal fatto che entrambe, unitamente ai loro mariti risultano socie, dall’anno 2000 della società Paideia Sportiva dilettantistica S.r.l. e dall’anno 2004 della GE.PA.C. S.r.l., società che gestiscono il Centro Sportivo Parco Caserta, di proprietà del Comune di Reggio Calabria. In entrambe le società, titolare di partecipazioni societarie di maggioranza è Giuseppe Giacomo Calabrò. Sul quale si hanno riscontri nelle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Anto- nino Fiume, killer della cosca De Stefano. Nell’interrogatorio del novembre 2008 lo stesso Fiume, nel confermare che Giuseppe De Stefano era colui che aveva «in mano tutto riguardo il crimine» e che Mario Audino gli aveva ceduto una parte del suo locale ricadente proprio nell’area in cui è sito il Parco Caserta, parla di Mimmo Calabrò, identificato in Giuseppe Giacomo che vanta plurime cointeressenze societarie, «risultate del tutto stridenti con i redditi dallo stesso dichiarati negli anni tra il 1997 e il 2010». In particolare Calabrò risulta anche in stretti rapporti con i Frascati («soggetti – scrivono gli inquirenti - contigui alla ‘ndrangheta reggina»), detenendo, tra le altre, quote nelle società G&G Srl, Reggio Games, Bowling club Srl. Fiume racconta che mentre passeggiava sul corso incontrò Mimmo Calabrò il quale gli aveva detto testualmente «una volta avevamo a Paolo, ora abbiamo a Peppe». Nel domandare quale fosse il problema Calabrò gli aveva risposto di avere un problema con «quella ditta di Catania che c’ho il sub-appalto alle piscine, alle piscine comunali, quelle … l’ex Parco Caserta», la quale si trovava «in imbarazzo» poiché la medesima avrebbe dovuto pagare «qualche percentuale di mazzetta», ma “c’è Peppe ora sistema le cose…omissis…Peppe De Stefano”. Un passaggio questo che per gli inquirenti dimostra come gli Zumbo, la Toscano e Roberto Emo « abbiano quasi instaurato un sistema che li vede onnipresenti in compagini societarie ora in mano alla ‘ndrangheta ora a questa assai vicina, come si può allo stato, e salvi ulteriori sviluppi, sostenere con riguardo alle società del parco Caserta». «E non può essere un caso – aggiungono - che l’ambito ‘ndranghetistico di riferimento sia sempre quello dei Tegano-De Stefano». (r.r.) 18 SABATO 19 novembre 2011 calabria ora R E G G I O operazione astrea Una famiglia a disposizione della cosca Zumbo e i suoi parenti pensavano a tutto Il gip: «Erano professionisti e sapevano» Una famiglia intera di professionisti a disposizione della cosca. Così gli investigatori del Gico della Guardia di Finanza e la Dda descrivono Giovanni Zumbo, la moglie Maria Francesca Toscano, la sorella Porzia Maria Zumbo e il marito di quest’ultima Roberto Emo. Una vera e propria squadra di commercialisti e avvocati preparati, in grado di trovare la soluzione a ogni problema e predisporre assetti societari e operazioni in maniera tale da essere inattaccabile. Proprio la loro preparazione in campo professionale costituisce, secondo il gip Tommasina Cotroneo che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare, la prova «della piena consapevolezza de- gli indagati della fittizietà e delle reali finalità della complessa operazione di intestazione di quote di cui si sono resi, con ruoli diversi e complementari, autori». Lo stesso Giovanni Zumbo si è speso in prima persona per coprire la reale proprietà dell’azienda Sica srl rivestendo per sette anni e mezzo la carica di amministratore unico. In precedenza le quote della società erano state detenute dalla sorella e dalla moglie consapevoli, come emerge dalle intercettazioni, che si erano prestate a un gioco di copertura. Salvo poi dichiarare pochissimo nella comunicazione dei redditi al fisco. Certamente la figura di maggiore rilievo è quella di Giovanni Zumbo. Commer- Le auto della Guardia di Finanza Porzia Maria Zumbo Maria Francesca Toscano cialista colto e collegato ai servizi segreti, in grado di stringere rapporti tanto con una cosca quanto con un’altra. E’ stato citato più volte nelle cronache giudiziarie dell’ultimo anno. Era stato lui a informare Giovani Ficara e Giuseppe Pelle delle indagini che avrebbero portato all’operazione “Il Crimine”. «Quando venne trovato a casa del boss Giuseppe Pelle in molti si stupirono» ricorda il procuratore Giuseppe Pignatone. Eppure era lì a rivelare informazioni che dovevano rimanere riservate. Per questa fuga di comunicazioni si procedette ad anticipare i tempi con l’operazione “Reale”. Ed è sempre lui a organizzare il ritrovamento delle armi ed esplosivo nella Fiat Marea il giorno della visita del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a Reggio Calabria. Una messinscena per mettere in cattiva luce uno dei due cugini della cosca Ficara-Latella che erano in contrasto tra loro. Un personaggio evidentemente a suo agio nell’ambiente della criminalità orga- nizzata, che conosce movimenti e problemi interni. Anzi, di più. Decide anche di schierarsi con una parte piuttosto che con l’altra e ordire piani strategici. La sua esposizione con i Tegano è stata così evidente che ha coinvolto anche la moglie, la sorella e il cognato (con il quale condivide lo studio commerciale). Tutti implicati in prima persona anche con la detenzione di quote sociali, al fine di togliere dalla circolazione cognomi che avrebbero potuto destare sospetti negli investigatori. Erano sicuri della loro posizione, nell’apparenza di persone perbene che i professionisti hanno nell’immaginario collettivo. a. i. il profilo Gli affari dei Rechichi Storia giudiziaria della dinastia Lavilla Specialisti in società: dalla “Comedil” alla “Sica” Nell’ordinanza anche i rapporti “pericolosi” con i Tegano Giuseppe Rechichi e figli, insieme al fratello, sono altri personaggi chiave, tra gli altri colpiti dal provvedimento cautelare nell’operazione “Astrea”, nell’indagine che ha portato a scoprire l’area grigia attorno alla cosca Tegano e all’imprenditoria reggina. A confermare il suo ruolo di primo piano è un indirizzo: via Vecchia Provinciale Archi al civico numero sette. In quell’immobile vi è la sede effettiva della Multiservizi ma non solo, lo è anche della Sica srl che è una delle società attorno a cui ruota l’inchiesta. «In via Provinciale Vecchia Provinciale Archi n. 7 nel corso degli anni –scrive il gip- è stata esercitata sempre la stessa (dal punto Dall’ordinanza di applicazione di misura cautelare, emessa dal Gip Tommasina Cotroneo, emergono i profili giudiziari di Giuseppe Lavilla e dei figli Maurizio e Antonio.Risalta inoltre il legame coniugale fra Antonio Lavilla e la figlia del boss Tegano. Nella sezione dell’ordinanza riguardante i profili giudiziari dei Lavilla gli elenchi si allungano, tranne che per Maurizio, che risulta scevro da precedenti di polizia. Al contrario, nel 1986, Giuseppe viene denunciato per associazione a delinquere di stampo mafioso, finalizzata al controllo di attività economiche nel settore edilizio. Nel 1987 è tratto in ar- Antonino Lavilla di vista economico) attività imprenditoriale operante nel settore del commercio di materiale da costruzione, seppur formalmente “vestita” con varie denominazioni societarie mediante fittizie intestazioni volte a nasconderne i reali gestori. Circostanza, quella logistica emersa dal sopralluogo, che ha consentito di spiegare, riscontrando pienamente le dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia, come Barbaro Carmelo, quale rappresentante della cosca Tegano, per il tramite del Rechichi Giuseppe e del fratello Rosario, abbia potuto controllare in loco tale attività, ubicata di fronte alla propria abitazione». Quest’ultimo è stato ammini- stratore unico della Comedil srl. Non solo intestatario fittizio ma pienamente consapevole, secondo il giudice, della riconducibilità delle quote ai Tegano. Per ricoprire i ruoli di soci e consiglieri della Gestione Servizi Territoriali, che detiene il 33% della Multiservizi, Giuseppe Rechichi si è avvalso dei due figli, i gemelli Antonino e Giovanni. Questi ultimi non hanno beni immobili intestati e hanno iniziato a presentare dichiarazioni dei redditi nel 2008 come retribuzioni da lavoro dipendente. Rosario Rechichi ha dichiarato per diversi anni tremila euro di reddito, ma con punte di 65mila e 94mila nel 2005 e nel 2004. r. r. Maurizio Lavilla Antonino Rechichi Giovanni Rechichi resto e un anno dopo scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cutelare, con l’obbligo però di dimora nel comune di residenza. È poi coinvolto nell’ambito del processo “Albanese Mario + 106”, dove gli veniva contestata la partecipazione all’associazione di stampo mafioso del boss De Stefano, finalizzata al controllo del settore dell’edilizia privata, nell prima metà degli anni ’80, ma viene assolto in primo e in secondo grado perché il fatto non sussiste. È il 1999 quando viene assolto nell’ambito del processo “Olimpia” per precedente giudicato. Nel 2000 si registra invece la proposta della Procura Giuseppe Rechichi della Repubblica di Reggio Calabria per l’applicazione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno e di misura di prevenzione patrimoniale, divenuta definitiva nel 2004. La figura di Antonio Lavilla emerge invece dalle dichiarazioni del collaboratore Fracapane e del teste della polizia giudiziaria che ha svolto le indagini, che rivelano la strategia del boss Tegano e dei fratelli Lavilla, che puntavano all’espansione imprenditoriale nel business delle sale giochi. Le due famiglie progettavano di uccidere Gioacchino Campolo, “pezzo grosso” del settore. Marco Sottilotta Rosario Rechichi 19 SABATO 19 novembre 2011 calabria ora R E G G I O operazione astrea «Hai portato valanghe di guai» Nella discussione telefonica tra Zumbo e la moglie la conferma delle accuse in sintesi La scoperta dell’inchiesta Mi è arrivata la carta dell’intestazione fittizia, 12 quinquies credo sia quella. C’è scritto anche il tuo nome e quello di Luisa L’intuizione della moglie Ma ci sono pure io? Non è che il fatto della Si.Ca? E’ l’unica cosa che ci hai fatto firmare a me e tua sorella dal notaio Lo sfogo della donna Lo so è che io non ce la faccio più Ci hai portato una valanga di guai per essere disponibile con tutti Il rimpianto dell’avvocato Il problema è che dopo che mi sono rotta il c... a lavorare e a studiare le conseguenze sono le mie E’ l’undici luglio scorso quando Giovanni Zumbo telefona alla moglie Maria Francesca Toscano e le dà la notizia che è indagato per intestazione fittizia di beni. Lei capisce e inizia un’accesa discussione che fornisce un formidabile riscontro alle tesi accusatorie . Z: Zumbo Giovanni; T: Toscano Maria Francesca. T: Pronto? Z: Eh ... ma che è? T: Che ... Z: Che mi è arrivata quest’altra carta? T: Che ti è arrivato? Z: Come che è arrivato? Non lo sai tu? T: No. Che ti è arrivato? Dimmi! Z: Ah? T: Dimmi! Muoviti che passa il tempo, che non ... inc. ... Z: E mi è arrivata la carta, che so, che ... di infiltrazione fittizia T: ... inc ... Z: A non lo so. Io quella ... quello là ho capito. 12 quinquies credo sia quella. T: A te? Z: A me. Me l’hanno notificato! T: Eh. Per aver? Z: Ah? T: Per aver? Z: Niente, perchè non c’è scritto niente là. C’è scritto il tuo nome, il nome di Luisa e io che sono imputato. T: Luisa chi ... tua sorella? Z: Sì. Il 13 salgono per farmi l’interrogatorio e tu non sai niente? T: No, il 13 di che? Z: Di luglio. Ora. T: .. inc ... ti hanno fissato l’interrogatorio già? Z: Francesca me l’hanno notificato il giorno 9 T: Ah e io non sapevo niente ... omissis ... Mi sembra un po’ strano ‘sto fatto. Z: Eh! Eh! T: E il 13 fanno l’interrogatorio? Z: E il 13. Mi hanno ora nominato anche l’avvocato di ... d’ufficio di Milano e io sono andato in matricola e ho fatto la ... la nomina di Emanuele e di ... di MANAGÒ. T: Non lo so, io non so niente. A: Ah? T: Non so niente. Non sapevo che giorno ... di tutta ‘sta cosa. Oggi che giorno è? Z: Oggi è 11. T: Domani è 12, dopodomani è l’interrogatorio? Z: Eh! Scusa agli avvocati non lo dovevano notificare? T: Infatti è un po’ strano. Z: E se ... figlia che vuoi che ti dico? T: Hanno fissato l’interrogatorio là a Milano?! Z: Sì. Giorno 13 ...omissis... T: se c’è l’interrogatorio ... eh Z: E ma scusa, tu e Luisa 12 quinquies reato commesso ... T: Io e Luisa? Z: il 30.07.2008 T: ci sono pure io? Z: Sì. T: Pure io ci sono? Z: Sì T: E l’interrogatorio di chi? Tuo? Z: Mio. L’imputato sono io in un procedimento del 2007 che ho commesso reato il 30.7 del 2008. Penso 12 quinquies dovrebbe essere intestazione fittizia di beni. E quali so ... T: li avvocati, perchè è un procedimento nuovo non sono nominati. Z: Come non sono no ... T: Eh ... eh ... ehm ... ma e solo tu ci sei imputato? Z: Sì. T: E io che cosa c’entro ... io e Luisa? Z:Non lo so Francesca, se ... se ... non ... T: Ma non è che il fatto là ... della ... della SI.CA.? Z: Può darsi. T: Mamma! Vabbò. Z: E mamma che? Perchè che c’è che non l’ho capito? Mamma che cosa? T: Va bene. omissis Z: E perchè là dice ... eh ... uhm ... eh ... uhm ... per una quo... 2007 ... Toscano Maria Francesca, Zumbo Porzia T: Ma ... ma hanno indagato pure a me? Z: Non lo so che co... Francesca ma che me lo domandi a me che sono ... T: L’hanno notificato a te, cosa c’è scritto ... leggi ... nei confronti di chi? Z: in carcere? Ah? T: Leggi! No ... non ... inc. ... Z: Non ce l’ho. 12 quinquies c’è scritto. L’imputato sono io e viene e mi interroga il giorno 13.7 alle ore 3... alle ore 15. E me l’hanno notificato giorno. Tipo che tu e Luisa vi siete intestate qualcosa per poter essere alla mia disponibilità, questo è. (pausa) Era un’indagine … T: L’unica cosa in cui … che c’hai fatto firmare a me e a tua sorella e quando siamo andati dal notaio per quel discorso là … di quel prestito … che cazzo era quella cosa? Z: Eh. E dico qual è il reato? T: Dico mi auguro che non hanno non .… che non … ci siamo pure io e tua sorella in questa cosa … Il reato che io sappia, non … cioè il reato non lo so che cos’è? Z: Eh. T: Vagli a spiegare poi. Z: eh. T: Io non lo so, se non leggo io non lo so. Z: Eh, un foglio è Francesca, non è che m’hanno notificato nient’altro. Un foglio … Quello che ti sto dicendo … quello che ti sto dicendo c’è scritto. T: No, mi auguro che non siamo … che non siamo indagate né … anche io e tua sorella. Me lo auguro. omissis... T: per il 13, che cosa devo trovare? Non c’ho riferimento di niente, ti avevano intestato che cosa? Cosa diceva? Z: Francesca di nuovo la stessa domanda mi fai? T: Non diceva niente? L’oggetto, immobile … inc. … Z: Non diceva niente. 12 quinquies: reato commesso il 30.7.2008. Immobili che se non ne abbiamo immobili? Che immobili hai? T: Non lo so. Z: E allora? T: Intestazione fittizia di che cosa? Z: Ma io credo che siano … qualcosa … boh! 12 quinquies l’intestazione fitti… T: Fatto nel 2007? Commesso nel 2007? Z: Sì, il … la … l’indagine … sono stato inscritto nel “Modello 21” nel 2007. E il reato l’avrei co… e … e questo reato specifico, perché il reato commesso il 30.7.2008 T: 30 luglio 2008? Z: Sì T: Non lo so dove ci si … l’unico posto dove ci hai portato per forza a firmare ti ricordi che cos’era là?! Z: Per forza? Z: Ah sì… quando… quando vi ho frustato sì … T: Sì, quando ti ho detto io “lascia perdere ‘ste cose” Z: Eh. E vabbè, ma dico qua … ma qual è il reato? Cioè ancora non … T: Non lo so. Che cosa abbiamo fatto … che cosa abbiamo firmato dal notaio? Z: Ma chi si ricorda Francesca se era … sicuramente cose normali, perché sennò che andavamo dal notaio a firmare?! Non ho capito, cioè ti stai facendo un problema allucinante pure tu. T: Lo so, e che io non ce la faccio più. Cioè hai portato una valanga di guai … per essere sempre disponibile con tutti … e per dare confidenza alla gente! Hai coinvolto pure me e forse pure tua sorella a quanto pare. Cioè vuoi che non sia imbestialita?! Perché lo sai che ora tutto quello che è te lo menano addosso. Il problema non ... a te. Il problema che poi, dopo che mi sono rotta il culo a lavorare … a studiare, le conseguenze sono le mie che devo andare a lavorare e a portare i soldi a casa e dei tuoi figli che sono innocenti in queste cose. Z: Uhm. E ora dico che mi stai facendo la … la morale … T: Hai capito? La morale Z: Dico, mi stai facendo la morale? T: Te la dovevo fare 10 anni fa la morale. Z: Sì, ho capito, ma dico … ora per quale motivo mi stai dicendo tutte queste cose, ‘ste cattiverie. Fammi capire. T: Ma non sono cattiverie … Z: Eh. T:Non sono cattiverie. Perché tu ti ricordi che quando Z: E se io sono 13 mesi … 12 mesi che sono … T: che io non volevo venire Z: 12 mesi che sono in carcere per non ho capito, che devo fare?! T: Per colpa tua! Per colpa tua. Z: Va bene. T: Lo sai che è colpa tua. Z: Okay, ciao. il caso Allenatore e commercialista Una “tegola” pure per Roberto Emo Roberto Emo Chi conosce l’ambiente del calcio a 5 non può non ricordare la figura di Roberto Emo. Storico coach del “Reggio calcio a 5”, la prima squadra di Reggio Calabria, Emo fino a qualche anno fa è stato una vera e propria colonna della compagine calcettistica dello Stretto. Persona dalla preparazione tecnica invidiabile, Emo ha saputo conquistare la fiducia di tutti i ragazzi che sono stati allenati da lui. Anche con la stampa è riuscito a creare, nel tempo, un rapporto molto positivo, che ne ha fatto uno degli uomini mediaticamente più esposti in assoluto con intervista su giornali e siti on line specializzati. Adesso questa tegola giudiziaria si abbatte su di lui. Emo è il cognato di Giovanni Zumbo, per averne sposato la sorella. Questa volta, bisogna dirlo con chiarezza, lo sport non c’entra nulla, così come la società per la quale Emo ha svolto le funzioni di coach. Sta di fatto che, come accaduto in passato per altri illustri “colleghi” di Emo che hanno avuto incarichi di prestigio a livello sportivo (vedi Cotroneo, Borghetto, Iannì, Varrà ed altri) il mondo dello sport s’incrocia pericolosamente con quello della ‘ndrangheta che domina la città. r. r. SABATO 19 novembre 2011 PAGINA 27 l’ora della Piana Piazza Primo Maggio 17, Palmi Tel. e Fax: 0966 55861 Mail: [email protected] PORTO AUTORITA PORTUALE OSPEDALI 0966 588637 CAPITANERIA DI PORTO 0966 562911 0966 765369 DOGANA GUARDIA DI FINANZA 0966 51123 GIOIA TAURO FARMACIE 0966 52203 PALMI 0966 267611 CITTANOVA 0966 660488 OPPIDO 0966 86004 0966 942111 0966 618911 POLIZIA DI FRONTIERA 0966 7610 CARABINIERI 0966 52972 POLISTENA VIGILI DEL FUOCO 0966 52111 TAURIANOVA Rosarno Ioculano 0966 51909 Rechichi 0966 52891 Tripodi 0966 500461 Alessio 0966 773237 Borgese 0966 712574 Cianci 0966 774494 Paparatti 0966 773046 Palmi Barone Galluzzo Saffioti Scerra Stassi 0966 479470 0966 22742 0966 22692 0966 22897 0966 22651 Taurianova Ascioti 0966 643269 Covelli 0966 610700 D’Agostino 0966611944 Panato 0966 638486 Tentato omicidio, i Morfei condannati a 12 e 7 anni Padre e figlio giudicati colpevoli del pestaggio di Oppedisano PALMI Sono stati condannati Giuseppe e Domenico Morfei, padre e figlio di San Pietro di Caridà accusati, tra l’altro, del tentato omicidio dell’operaio Giuseppe Oppedisano. Questi aveva avuto il torno di essersi presentato sul luogo di lavoro senza avere chiesto il “permesso” ai due uomini. Per questo motivo era stato preso a bastonate da e poi minacciato con un’arma. Nella serata di ieri, il collegio del tribunale di Palmi presieduto da Silva Capone ha condannato Giuseppe Morfei a 12 anni di reclusione, e a 7 suo figlio Domenico. Una sentenza che ha accolto quasi totalmente le richieste che erano state formulate durante la requisitoria dal pubblico ministero Andrea Papalia, che aveva chiesto 15 e 10 anni di reclusione. I fatti oggetto del processo risalgono al 3 settembre 2010. In quella data, i due Morfei avrebbero prima picchiato con un bastone, poi minacciato con una pistola l’operaio di 35 anni, reo di SENTENZA Da sinistra Giuseppe Morfei e il Tribunale di Palmi avere accettato un lavoro nel loro paese senza chiedergli il permesso. L’uomo dopo l’aggressione avrebbe lasciato il lavoro senza denunciare. Giuseppe Morfei, tra l’altro, all’epoca dei fatti era già sorvegliato speciale con obbligo di dimora nel Comune di residenza, San Pietro di Caridà. Oppedisano solo in un secondo momento si sarebbe recato dai carabinieri per denunciare il fatti. I militari prima hanno verificato quanto dichiarato dall’operaio, poi hanno por- tato avanti le indagini grazie a cui hanno incastrato i Morfei. I carabinieri hanno informato pertanto la procura di Palmi che ha emesso il provvedimento restrittivo. Le indagini sono state condotte dalla stazione dei carabinieri di Serrata, sotto il coordinamento dei carabinieri della Compagnia Norm Aliquota operativa di Gioia Tauro, agli ordini del capitano Ivan Boracchia, e dalla stazione dei carabinieri di Feroleto della Chiesa. La procura di Palmi, diretta da Giuseppe Creazzo, valu- tando di avere in mano prove schiaccianti contro padre e figlio, ha chiesto e ottenuto dal gip Daniela Tortorella il giudizio immediato nei loro confronti. Oltre che del tentato omicidio, Giuseppe Morfei era accusato anche di lesioni personali, possesso illegale dell’arma con l’aggravante della premeditazioni. Il figlio, invece, rispondeva solo del tentato omicidio, del porto d’armi, reati aggravati dalla premeditazione. FRANCESCO ALTOMONTE [email protected] GIUDIZIARIA/2 Tentò furto, domiciliari per Gerace Palmi, ieri gli interrogatori di garanzia per i ladri di carburante CITTANOVA Soggiorno in carcere breve per Antonio Gerace, l’uomo arrestato qualche giorno addietro assieme al figlio per avere tentato un furto di carburante, finendo poi per rimanere feriti al sedere dalle schioppettate esplose dal proprietario dei camion oggetto del tentato furto. A disporre il regime di arresti domiciliari per Gerace è stato il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palmi Fulvio Accurso, che assieme al Sostituto procuratore Francesco Ponzetta hanno effettato l’interrogatorio di garanzia ai due indagati finiti nella rete tesa dalle forze dell’ordine. il Gip, dopo avere constatato la situazione di salute dell’indagato ha accolto la richiesta formulata dall’avvocato difensore Sergio Contestabile disponendo la scarcerazione di Antonio Gerace, che deve affrontare, proprio a causa delle ferite riportate durante il tentativo di rapina, una terapia medica. Nell’udienza di ieri inoltre sono stati confermati gli arresti domiciliari anche per il figlio diciannovenne di Gerace che aveva partecipato al malde- stro tentativo di furto. Padre e figlio erano finiti agli arresti dopo avere tentato invano di asportare del carburante da un camion parcheggiato nella proprietà di un cittadino cittanovese che, avendo già subito furti analoghi, si era appostato, arma in mano per fermare i ladri. I due Gerace, rimasti feriti dalle schioppettate del camionista erano stati poi curati in ospedale, dove avevano raccontato, con invidiabile faccia tosta, di essere stati feriti mentre tentavano di impedire un furto dalla loro stalla. [email protected] CINEMA Gioia Tauro Antonio Gerace Gioia Tauro “Politeama” 0966 51498 Chiuso Cittanova “Gentile” 0966 661894 Chiuso Polistena “Garibaldi” 0966 932622 Chiuso Laureana “Aurora” Chiuso CRONACA Rapina in casa ad anziana Arrestati 3 giovani gioiesi GIOIA TAURO Sapevano dove colpire i tre ragazzotti fermati ieri dai carabinieri di Gioia Tauro, e probabilmente conoscevano gli spostamenti della loro vittima. Secondo la ricostruzione della compagnia dei carabinieri della città del porto infatti Rocco e Francesco De Maio insieme a Antonio La Rosa, tutti molto giovani, sono entrati nell’abitazione dell’anziana proprietaria del “Mister Bar” – un locale di Gioia Tauro – per portare a termine una vera e propria rapina. I tre infatti hanno aspettato che la donna fosse in casa per mettere in pratica un’irruzione a mano armata e con il volto coperto. Una rapina veloce che il piccolo gruppo di giovani rapinatori ha messo in atto come nei film di gangster degli anni settanta. L’anziana infatti è stata colpita con il calcio della pistola che il gruppo portava con se e subito dopo derubata di due grossi borsoni Francesco De Maio che teneva in casa e che al loro interno contenevano numerose schede per la ricarica delle carte telefoniche e una somma pari a quattromila euro. Una rapina di poco conto quindi, terminata grazie all’intervento dei militari dell’arma che, in servizio di controllo del territorio, hanno individuato l’automobile con la quale il gruppetto si era dato alla fuga e dopo averla bloccata, disarmando il gruppo di baby rapinatori (tutti compresi tra i venti e i venticinque anni). Poi la perquisizione dell’utilitaria Rocco De Maio utilizzata per la fuga ha portato alla luce sia i passamontagna utilizzati per nascondere il volto alla vittima, sia soprattutto i borsoni con la refurtiva che sono stati immediatamente riconsegnati alla proprietaria del locale di Gioia. La signora R.T., a causa della botta in testa rimediata durante la rapina è stata trasportata immediatamente al pronto soccorso dell’ospedale cittadina e subito dopo avere ricevuto le cure del caso, dimessa con una prognosi di 7 giorni. I tre ragazzi sono stati invece im- Antonio La Rosa mediatamente tratti in arresto con l’accusa di rapina in concorso. L’automobile, che appartiene alla madre di uno dei tra arrestati, è stata posta sotto sequestro, così come sotto sequestro è stato posto il passamontagna utilizzato durante l’aggressione. r. p. SABATO 19 novembre 2011 PAGINA 32 l’ora della Locride Sede: Via Verdi, 89048 Siderno Tel. e fax 0964 342899 Mail: [email protected] GUARDIE MEDICHE Siderno Locri Marina di Gioiosa J. Gioiosa Jonica Roccella Jonica Bovalino Grotteria Caulonia tel. 0964/399602 tel. 0964/399111 tel. 0964/416314 tel. 0964/51552 tel. 0964/84224 tel. 0964/61071 tel. 0964/53192 tel. 0964/861008 FARMACIE EMERGENZA Bovalino Bovalino tel. 0964/66128 tel. 0964/61028 tel. 0964/356097 Gioiosa Jonica Martora & Crupi tel. 0964/51259 Satriano tel. 0964/51532 Scopacasa tel. 0964/58134 Cristiano De Sandro Longo tel. 0964/61000 tel. 0964/67200 tel. 0964/787657 Carabinieri Polizia Capitaneria Gioiosa Jonica Carabinieri tel. 0964/51616 Marina di Gioiosa Jonica Carabinieri tel. 0964/415106 Quattrocentomila euro sottratti a Curciarello Tra i beni confiscati un negozio intestato alla moglie SIDERNO E’ stata notificata ieri a Francesca Fanito, moglie di Michele Curciarello, la confisca del patrimonio aziendale e dei conto correnti ad esso collegati annunciata tre giorni fa da Calabria Ora. Un patrimonio il cui valore ammonta a circa quattrocento mila euro e che consiste in un negozio di abbigliamento intestato a Francesca Fanito, ovvero “Max Moda Donna”, situato in pieno centro cittadino a Siderno; e i conti funzionali alla stessa attività aziendale. L’intestataria del bene confiscato è la moglie dell’uomo ritenuto esecutore, insieme al nipote Antonio Martino, dell’omicidio di Salvatore Cordì, boss di Locri, nonché membro della cosca Cataldo di Locri. Per Curciarello e per il nipote il pubblico ministero Antonio De Bernardo ha chiesto l’ergastolo nel corso del processo che si sta celebrando davanti alla Corte d’Assise, relativa all’uccisione di Cordì, freddato il 31 maggio del 2005 a Siderno. La notifica arriva alla donna proprio mentre a Locri è in corso il processo per la morte del boss. Il negozio confiscato a Francesca Fanito Con lo stesso provvedimento il Tribunale di Reggio Calabria ha anche disposto il dissequestro ela restituzione a Curciarello e alla moglie della villa nella quale abitano, che era stata sequestrata insieme al negozio oggi confiscato il 25 febbraio dello scorso anno, quando la sezione misure di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria, accogliendo la proposta della Questura in seguito all’attività condotta dalla divisione Polizia Anticrimine e dal com- missariato di Siderno, ha disposto il congelamento dei beni a carico di Curciarello e del nipote Antonio Martino, arrestati il 18 dicembre 2008 nell’ambito dell’operazione “Pioggia di Novembre”, sempre in relazione all’omicidio di Cordì. Al provvedimento di sequestro e alla conseguente confisca si è giunti in seguito ad un’analisi dei redditi di Curciarello e della moglie, che mise in evidenza una palese sproporzione tra le modeste cifre dichiarate alla stato e la reale consistenza del patrimonio di cui i due potevano disporre e che secondo gli inquirenti sono da considerarsi, quindi, frutto di attività illecita. Da febbraio 2010 ad oggi, dunque, sono state analizzate dettagliatamente tutte le informazioni e i documenti in possesso sulla situazione finanziaria di Curciarello, fino alla conclusione che il patrimonio aziendale della ditta “Max Moda Donna di Fanito Francesca Abbigliamento Donna” sia da considerare di provenienza illecita, disponendone, dunque, la confisca. la solidarietà Di seguito la nota del sindaco di Locri Giuseppe Lombardo: «A nome dell’intera amministrazione comunale esprimo piena vicinanza e solidarietà a Mario Congiusta per il miserabile gesto che ignoti hanno voluto compiere nei suoi confronti. Un gesto che lascia sgomenti per la delicatezza del momento in cui viene compiuto e SIMONA MUSCO [email protected] IN CITTA’ Lombardo: «Un gesto che lascia sgomenti» per la figura che viene colpita, un padre che con grande determinazione e dignità ha cercato per anni giustizia e verità sulla drammatica morte del figlio Gianluca. Pur vivendo in una terra tormentata da tali ignobili gesti, non ci si abitua mai - conclude Lombardo - alla mortificazione che causano ai cittadini onesti. CINEMA Stilo, scuolabus manomesso A Stilo, nella giornata di giovedì, ignoti malfattori hanno allentato i bulloni della ruota anteriore destra di uno degli scuolabus di proprietà del Comune. Cinema Vittoria Cinema Nuovo Locri tel. 3397153696 “Breaking down” ore 18 - 20 - 22 Siderno tel. 0964/342776 “Breaking down” ore 16 - 19- 22 Roccella Jonica Cinema Golden tel. 0964/85409 “I soliti idioti” ore 18 - 20 - 22 divise infedeli Quei nomi importanti nell’agenda del poliziotto C’è anche una lista con numerosi nomi, tra cui politici e avvocati, tra i documenti rinvenuti durante le indagini che, due giorni fa, hanno portato all’arresto del poliziotto Antonino Consolato Franco e di due suoi presunti complici, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata a commettere reati di estorsione, truffa, violenza privata, falso materiale ed ideologico. Un file denominato «Zona Sud» contenete una trentina di nomi di soggetti istituzionali o appartenenti alle forze di polizia, residenti a Reggio Calabria e suddivisi per zona, tra cui compaiono anche i nomi della parlamentare Angela Napoli, del politico Pietro Fuda e degli avvocati Aurelio Chizzoniti e Rocco Zoccali. Questo, insieme ad altro materiale rinvenuto, si legge nell’ordinanza che ha disposto la custodia cautelare in carcere per il vice sovrintendente della polizia di stato e per il suo complice, costituisce un utile spunto investigativo per comprendere esattamente la portata dell’attività criminale dei tre. Ed infatti, secondo gli inquirenti, il materiale rinvenuto nel corso delle perquisizioni «indurrebbe a far pensare che l’associazione fosse intenzionata a commettere altre truffe». Come quella tentata ai danni di Mario Congiusta, padre del giovane imprenditore di Siderno ucciso nel 2005, che nel 2008 riceve una lettera anonima con la richiesta di 50 mila euro altrimenti «diamo ai Costa le prove secondo cui sono stati i Salerno ad uccidere Gianluca». Nel mirino del poliziotto, della moglie Rosa Bruzzese (agli arresti domiciliari) e di Angelo Belgio, erano finite anche le sorelle Francesca e Lella Bruzzaniti, parenti di Alessandro e Giuseppe Marcianò, imputati all’epoca dei fatti per l’omicidio del vice presidente della Regione Calabria Francesco Fortugno. I due sono stati condannati all’ergastolo, ma il poliziotto per la cifra di 10 mila euro garantiva di consegnare dei documenti che avrebbero potuto provarne l’innocenza. Contattavano le vittime, proponevano la consegna di fantomatiche prove a discarico o la garanzia di riservatezza su notizie scottanti, indicavano il luogo in cui trovare le lettere o anche i telefonini con cui comunicare, falsificavano documenti con l’intestazione della Procura, delle Squadra Mobile nonché la firma dell’allora sostituto procuratore Mollace, e per tutto questo chiedevano molto denaro in cambio. Daniela Ursino omicidio cordì «Nessuna prova incastra i due imputati» Gli avvocati Albanese e Mazza sostengono l’innocenza dei presunti killer del boss LOCRI Michele Curciarello e Antonio Martino non c’entrano nulla. E’ questa la sintesi dell’arringa difensiva di ieri in Corte d’assise a Locri, pronunciata dagli avvocati Cosimo Albanese e Mario Mazza. Il fatto in questione è l’omicidio di Salvatore Cordì alias “u cinesi”, ammazzato a Siderno il 31 maggio del 2005. «Gli imputati sono da assolvere per non aver commesso il fatto: a loro carico non esiste alcuna prova». Afferma Albanese su Curciarello: «La realtà è che Michele Curciarello dopo l’inchiesta “Siderno Group” si è tirato fuori dai circuiti malavitosi, dichiarando la sua intenzione di allontanarsi dalle vicende criminali. I suoi trascorsi non costituiscono un indizio, sono soltanto pregiudizi. L’accusa intende coinvolgere Curciarello legandolo ad una sua possibile vendetta per l’omicidio del cognato Pietro Caccamo. Ma l’ipotesi non trova giustificazione perché, sebbene l’uomo fosse legato alla famiglia Cataldo, a Locri non aveva interessi. Non aveva affari». Sul nipote di Curciarello e cioè Martino, i legali re- gistrano un episodio: «Poche ore dopo il delitto si presenta di sua spontanea volontà al commissariato di Siderno per avere notizie sullo zio. Non è mai esistito che chi partecipa a un omicidio vada dalla polizia dopo aver consumato il reato». Sarebbe questo il dato che scagiona il Martino dall’accusa di esecutore del delitto. «Chiunque sa che per almeno tre giorni deve rendersi irreperibile. Antonio Martino è persona per bene, lontana dagli ambienti criminali della Locride». Angelo Nizza SABATO 19 novembre 2011 PAGINA 17 l’ora di Cosenza Tel. 0984 837661-402059 Fax 0984 839259 Mail: [email protected] SAN LORENZO DEL VALLO COSENZA Automobili in doppia fila Stangata in vista > pagina 18 CORIGLIANO Lite furiosa tra due cugini finisce a coltellate PRAIA A MARE Baby prostitute Sentito in aula il primo testimone > pagina 24 Marlane Le denunce dei sopravvissuti > pagina 25 > pagina 34 Clan Bruni, processo “breve” Il pm chiede il rinvio a giudizio e gli avvocati rispondono con i riti alternativi Il pm della Dda di Catanzaro Pierpaolo Bruni ha chiesto il rinvio a giudizio per gli imputati del procedimento denominato Telesis. Secondo la tesi dell’accusa erano tutti affiliati al clan di ’ndrangheta guidato dal 38enne cosentino Michele Bruni Bella Bella, scomparso la scorsa estate a causa di un male incurabile. Sembra che il gruppo avesse conquistato il dominio sulla città di Cosenza gestendo estorsioni, usura, rapine, traffico di droga e di armi. Attività che avrebbero consentito al clan di infiltrare anche l’economia legale. Il suo dominio è finito il 15 dicembre scorso grazie a un blitz congiunto di polizia e carabinieri coordinato dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Vincenzo Luberto. L’udienza di ieri mattina – tenuta nell’aula bunker di Catanzaro – è stata caratterizzata dalla rapidissima requisitoria del pubblico ministero, che si è limitato soltanto a chiedere che gli imputati siano processati. Nessuna motivazione, dunque. Il magistrato deve aver ritenuto che il quadro indiziario – rafforzato anche dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia – sia sufficientemente robusto. Molti avvocati difensori hanno risposto chiedendo che i propri assistiti vengano giudicati con il rito abbreviato. Numerosi altri lo faranno lunedì prossimo (quando si BLITZ Da sinistra, il colonnello Vincenzo Franzese, il questore Alfredo Anzalone, il procuratore Dario Granieri, il pm della Dda Vincenzo Luberto e il vicequestore aggiunto Fabio Ciccimarra terrà la prossima udienza). È vero- za di custodia cautelare e successimile ritenere, pertanto, che po- sivamente revocato, proprio per chissimi imputati sceglieranno di ragioni di competenza territoriale, affrontare il dibattimento. Duran- dal Tribunale della libertà. I quarantasei te l’udienza di ieri, inoltre, sono state Dei 46 imputati imputati sono accusati di associasollevate questiodi Telesis zione a delinqueni territoriali. Tra re di stampo magli avvocati che lo in pochi fioso, concorso hanno fatto c’è affronteranno esterno in assoAntonio Ingrosso, il dibattimento ciazione mafiosa, difensore di Umile associazione finaMiceli al quale viene contestata anche una rapina lizzata allo spaccio di sostanze stua un portavolari commessa a bari pefacenti, alle rapine, al riciclagnel 2004. Il capo d’imputazione gio, alle estorsioni e all’usura. Iniera contenuto anche nell’ordinan- zialmente le persone coinvolte nel procedimento erano 49. Sono diventate 48 con la morte di Michele Bruni e successivamente 46 in seguito allo stralcio della posizione dell’ex parlamentare Bonaventura Lamacchia e di suo fratello Ernesto (accusati di tentata violenza privata con l’aggravante mafiosa), che hanno scelto il giudizio immediato (la prima udienza è stata già fissata per il 25 maggio prossimo). L’inchiesta, denominata Telesis parte dall’ipotesi che a guidare la cosca egemone a Cosenza fosse Michele Bruni. Nell’inchiesta finirono anche due carabinieri: gestivano il Sin Club di Zumpano, la discoteca di Bella Bella, una delle tante attività economiche gestite dalla cosca. Questi due imputati potrebbero essere tra i pochi a scegliere di andare al dibattimento. L’inchiesta mosse i primi passi nel 1998, con il pentimento di Erminio Munno. Le indagini scaturite dalle sue dichiarazioni hanno permesso di ricostruire il sistema di comando, la struttura operativa le innumerevoli attività e la genesi stessa del clan guidato da Michele Bruni. Un gruppo nato in continuità con l’omonimo clan di Francesco Bruni detto Bella Bella, federato con gli zingari e in buoni rapporti con le cosche LanzinoPatitucci e Chirillo-Di Puppo con le quali collaboravano. ALESSANDRO BOZZO [email protected] la lettera MOTOCICLISTI SPERICOLATI BISOGNA PUNIRLI GENNARO D’AMELIO L’aumento del traffico nelle nostre città ha invogliato molti cittadini a comprare un mezzo a due ruote, che con molta facilità riesce, per così dire, a infilarsi tra le macchine e superare agevolmente le lunghe code di auto. Un mezzo utilissimo nelle ore di punta. La moto e i motorini, però, sono molto rumorosi e producono un fracasso insopportabile. Inoltre quando esco di casa e mi tocca attraversare la strada o scendere dal marciapiedi (il più delle volte anche i marciapiedi sono occupati da auto in sosta) vedo sfrecciare moto e motorini a velocità sostenuta: oltre all’inquinamento acustico, dunque,sono anche pericolosi. Capisco che a nessuno si può vietare di spostarsi con il mezzo che desidera, ma non per questo si può togliere il diritto alla tranquillità e alla sicurezza del cittadino. Occorre che le forze dell’ordine al servizio della città puniscano con maggiore rigore coloro che non rispettano il codice della strada esagerando con la velocità. il caso Legnochimica, arriva la bonifica L’azienda è disposta a pagare le spese. Si attendono le analisi dell’ Arpacal Passi avanti per la bonifica dell’ex con molta attenzione insieme al soLegnochimica di contrada Lecco a stituto Airoma e al pm Casciaro, che Rende. Lo stabilimento industriale si sta attendendo la relazione finale che da anni “terrorizza” per i liquia- dell’Arpacal (dovrebbe arrivare fra mi che si sono innestati nel terreno. una quindicina di giorni), per capiQualche giorno fa, in un colloquio re come bonificare lo spazio e quando partire con queinformale avvenuto in tribunale, il sinNei giorni scorsi sta azione. Le indagini indaco di Rende Casi è tenuto un torno ai liquami e al valcanti ha comuincontro nicato al procuratocattivo odore della Legnochimica sono re capo Granieri fra Cavalcanti partite nel 2010. Ad che ormai si è arrie Granieri ottobre di quello vati quasi alla parstesso anno ci fu tenza della bonifica della zona ma, soprattutto, che le una svolta importante quando la spese per affrontarla verranno mes- Procura di Cosenza mise sotto sese dalla società che gestiva l’ormai questro gli stabilimenti nell’ambito di una indagine aperta su un caso ex Legnochimica. Il sindaco ha comunicato al pro- di inquinamento ambientale. Per curatore, che alla vicenda guarda scoprire la verità, Granieri e la sua squadra affidarono una consulenza al docente dell’Università degli Studi della Calabria Gino Crisci. Il compito del professore era quello di stabilire se l’inquinamento della falda acquifera sottostante fosse dovuto alla mancata impermeabilizzazione dei bacini dello stabilimento. Le conclusioni di Crisci sono preoccupanti: i liquami hanno contaminato alcuni pozzi che sorgono nei paraggi e sono utilizzati per abbeverare animali o irrigare i campi. Le scorie della Legnochimica, secondo la relazione del docente, hanno avvelenato la falda acquifera che scorre sotto e in prossimità dei bacini artificiali. Nessun problema fin quando il liquido è utilizzato per scopi industriali, ma nei cinque pozzi interessati dal seque- Gli stabilimenti dell’ex Legnochimica di contrada Lecco a Rende stro, la destinazione finale era l’abbeveraggio degli animali o l’irrigazione dei campi. Nessuno potrà mai sapere con certezza quanti danni sono stati provocati da questa situazione, né chi ne ha pagato le conseguenza. La lunga e tormentata vicenda sta per arrivare ad un punto importante con il processo di bonifica del terreno che dorvà avvenire entro il 30 novembre. FRANCESCO CANGEMI [email protected] SABATO 19 novembre 2011 PAGINA 25 l’ora di Corigliano Redazione di Corigliano-Alto Jonio-Tel. 0983 290604-Fax 0983 292220 - Mail: [email protected] SANITÀ&FARMACIE ospedale civile pronto soccorso guardia medica consultorio familiare farmacia de florio farmacia favaro farmacia rizzo FARMACIE tel. 0983/8801 tel. 0983/880236 tel. 0983/880218 tel. 0983/888266 tel. 0983\887837 tel. 0983\87042 tel. 0983\885302 EMERGENZA farmacia romanelli tel. 0983\886297 farmacia romano tel. 0983\81023 farmacia russo tel. 0983\81119 farmacia san francesco tel. 0983\82043 farmacia scarcella tel. 0983\80017 farmacia taverna tel. 0983\87513 carabinieri polizia stradale polizia stradale polizia municipale guardia di finanza corpo forestale vigili del fuoco Flesh market, il processo finalmente entra nel vivo Superato lo stallo iniziale, ieri è stato sentito il primo teste Finalmente entra nel vivo il processo di primo grado nato dall’operazione “Flesh market” contro un presunto giro di prostituzione minorile. Superato lo stallo iniziale creatosi alle passate udienze, ieri si è proceduto con l’ammissione delle richieste istruttorie e l’escussione del primo teste. Mentre, tuttavia, resta ancora in corso la perizia disposta ad agosto dal gip distrettuale di Catanzaro sulla capacità a testimoniare delle due sorelline minori che, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, sarebbero state indotte alla prostituzione. Perizia sulla quale, come annunciato ieri dal giudice del Tribunale di Rossano Francesca De Vuono (presidente del collegio, a latere giudici Enrico D’Alfonso e Angelo Zizzari) è stato già avanzato un sollecito e non si esclude che possa essere depositata entro la fine di questo mese (e non a gennaio come previsto inizialmente). Passando alle richieste istruttorie, il Tribunale ha ammesso le liste testimoniali presentate dalle parti, riservandosi poi sulla richiesta della pubblica accusa, sostenuta in aula dal pm di Rossano Maria Vallefuoco, di sentire nuovamente le due presunte vittime, oggi costituitesi parte civile unitamente ad altre due sorelle più grandi e ai genitori (difesi dagli avvocati Ugo Ledonne, Annalisa Pisano e Aurelia Rossetti) e le cui dichiarazioni erano già state cristalliz- zate nel corso degli incidenti probatori svoltisi ad agosto a Catanzaro. Ammessa quindi anche la testimonianza, chiesta dalla difesa dell’imputato Giuseppe Russo, dell’avvocato Salvatore Sisca (difensore in un primo momento dei genitori delle minori) che sarà chiamato a riferire in merito ai rapporti professionali intercorsi con la famiglia delle due adolescenti. Ammessa, inoltre, l’acquisizione di una lettera (chiesta dalla parte civile) che Russo inviò alla sorella maggiore delle due presunte vittime chiedendo il suo aiuto affinché intervenisse presso le sorelline al fine di indurle a «dire la verità». Non ammessa, invece, l’acquisizione delle altre lettere inviate dallo stesso Russo dal carcere, chiesta spettacolo Corsi di teatro da oggi alla scuola Center ballet Questo pomeriggio alle ore 17.30 presso la sede “Center Ballet” di Ilaria Cava, saranno presentati i corsi di Teatro (recitazione-dizionemimo-improvvisazione). I corsi saranno tenuti da Imma Guarasci, regista teatrale, cinematografica e televisiva e Vichy Macrì, attrice teatrale e assistente alla regia. «I corsi – spiega una nota dell’organizzazione - hanno l’obiettivo di promuovere motivazioni educative e formative importanti con lo scopo di formare giovani leve artistiche con specifica vocazione teatrale; è una sorta di “viaggio/avventura” nel quale non ci sarà una semplice trasmissione di tecniche, piuttosto il loro utilizzo consapevole per imparare ad esprimersi e a comunicare. L’attività intende proporre ai bambini/ragazzi – prosegue la nota - giochi psicomotori/espressivi, laboratori di costruzione dei burattini, agli adulti corsi di dizione, recitazione, improvvisazione ed allestimento scenico. Un’occasione per acquisire strumenti atti a:conoscere e gestire positivamente il lavoro di gruppo, migliorare la capacità d’ascolto, favorire la socializzazione, potenziare la conoscenza di sé e delle proprie possibilità espressive e rafforzare la propria autostima e la disinibizione. Il tutto verrà fatto in maniera giocosa ma sempre all’interno delle regole che il fare teatro impone ed insegna: rispetto, ascolto, coscienza». COMUNE tel. 0983\889703 tel. 0983\511122 tel. 0981\550011 tel. 0983\82879 tel. 0983\851350-60 tel. 0983\886000 tel. 0983\520555 dal pm e su cui si è registrata la forte e netta opposizione della difesa. Aperta l’istruttoria e disposto che d’ora in avanti si proceda a porte chiuse data la minore età delle due presunte vittime, si è proceduto all’esame e al controesame del maresciallo Cosenza, del Norm di Corigliano, che ha preso parte all’attività di indagine. Indagine che, si ricorda, partì in seguito all’arresto di uno degli odierni imputati con l’accusa di estorsione ai danni di un anziano del luogo tramite un video hard in cui compariva anche una delle sorelle maggiori. Terminata l’escussione, l’udienza è stata aggiornata al prossimo 6 dicembre per sentire altri testi del pm. Sette sono gli imputati che affrontano il giudizio ordinario di primo grado : Giuseppe Russo, 68 anni; Natale Musacchio, 42 anni; Maurizio Franco Magno, 43 anni; Italo Le Pera, 56 anni; Vincenzo Novelli, 61 anni; Saverio La Camera, 55 anni; N.M., sorella delle due minori, 24 anni, difesi dagli avvocati Giovanni Zagarese, Giuseppe Zumpano, Andrea Salcina, Pasquale Di Iacovo, Francesco Calabrò, Cinzia Mazzuca, Lucio Esbardo, Mauro Cordasco, Maria Zucarelli e Giuseppe Mainieri. Altri dieci imputati hanno invece optato per il giudizio abbreviato, mentre ulteriori cinque posizioni sono state stralciate. Rossella Molinari centralino segreteria sindaco polizia municipale ufficio beni culturali servizio taxi tel. 0983/83851 tel. 0983/82145 tel. 0983/81834 tel.0983/82879 tel. 0983/81823 tel. 0983/82260 tel. 334/8926687 tel. 345/5065965 biblioteca L’appello ai commissari per salvare la Pometti «Mi rivolgo a loro perchè si ricomponga al più presto la “struttura» e si riattivi il servizio per le scuole e per le popolazioni dell’intera Sibaritide”. E’ l’accorato appello che lancia alla Commissione straordinaria, lo studioso nonché ex amministratore di Paludi, Palmino Maierù, affinché la biblioteca comunale Pometti possa tornare ad essere accessibile da parte di tutti. «Sono un cittadino di Paludi – scrive Maierù ai commissari - che da alcuni anni, insieme a tanti altri, frequenta la biblioteca comunale “Pometti” della città di Corigliano, ubicata nel “Garopoli”, ricca soprattutto di monografie, introvabili in altre biblioteche della provincia. Ormai sono molti mesi che la suddetta biblioteca è inaccessibile alle tante persone, giovani e meno giovani, che hanno interesse o necessità di consultare il grande patrimonio librario posseduto. Molti mesi fa tutti i volumi e i periodici sono stati trasferiti in altra sede: ero presente qualche volta alle operazioni di imballaggio che si svolgevano, in quel periodo, in altre sale. Da allora – scrive con rammarico Maierù - non è più possibile consultare nulla! E dire che, facendo una ricerca bibliografica in internet, molte monografie e periodici cercati vengono segnalati presenti e consultabili in questa biblioteca, grazie al lavoro di inserimento sul portale regionale fatto finora da Rocco Logozzo. Cito, come esempio, una visura per la ricerca di una monografia che è a Corigliano, ma dovrò andare a Roma per consultarla. Mi risulta anche – così termina la lettera - negli ultimi tempi, - per essere stato qualche volta presente - che alcuni “cercatori” venuti da fuori città sono dovuti tornare al proprio domicilio senza consultare alcunché». GIACINTO DE PASQUALE [email protected] politica I partiti della sinistra a congresso L’obiettivo è quello di costruire un soggetto unitario e di massa Questo pomeriggio alle 17 presso il Centro di eccellenza allo Scalo è in programma il congresso cittadino di Rifondazione Comunista-Federazione della sinistra. In una nota diffusa dalla segreteria ausonica di Prc-Fds vengono spiegate le motivazioni alla base di questo appuntamento congressuale:«Rifondazione Comunista – recita la nota – si pone l’obiettivo di assumere con determinazione l’iniziativa di costruire un soggetto unitario, plurale e di massa della sinistra, che è la Federazione della sinistra, su una piattaforma programmatica di alternativa al capitalismo e al liberismo, al patriarcato e alla deriva populista edemocratica delle istituzioni e del potere. La Fds si fonda – prosegue ancora la nota – su una idea aperta della politica che vuole unire la discussione politica e quella sociale. Le nostre idee sono attualissime in tutto il mondo, ed ogni giorno ag- Antonio Gogoglione gregano nuove persone. Le nostre idee sono da sempre quelle degli indignados di oggi, e non sembra proprio che siano inattuali , noi vogliamo costruire una nuova sinistra, basata su un grande bacino d’utenza, legata ai territori. A noi interessa la presa di coscienza nella gente che il proprio problema fa parte di un problema più grande. Ci prefiggiamo di promuovere un più stringente confronto programmatico che veda coprotagonisti il sindacato, il movimento studentesco e i grandi movimenti che hanno agito per promuovere i referendum e sono stati decisivi al loro straordinario successo. Un confronto sulle scelte di fondo e sui programmi – così termina la nota con cui fare avanzare l’alternativa di società e impostare un’azione di governo che contrasti gli effetti devastanti che la crisi economica e la gestione liberista di essa producono sulla condizione sociale delle grandi masse popolari e delle stesse filiere produttive». g.d.p. 34 SABATO 19 novembre 2011 calabria PRAIA A MARE - TORTORA - DIAMANTE - CETRARO Marlane, i sopravvissuti denunciano anomalie COSENZA Gli ex operai a Rai 3: «Eravamo senza protezioni» PRAIA A MARE Mercoledì scorso, a pochi giorni di distanza dal nuovo sequestro probatorio della Procura di Paola alla ex fabbrica Marlane di Praia a Mare, intorno all’1 di notte, nell’ambito del programma “Crash” di Rai Tre, alcuni ex sopravvissuti della fabbrica della morte hanno ancora una volta testimoniato e urlato la loro rabbia su quanto accaduto in quegli anni all’interno dello stabilimento. Durante l'inchiesta giornalistica di Giulia Zanfino - ha condotto in studio Valeria Coiante - hanno parlato le cosiddette “vedove” della Marlane, ossia le donne rimaste senza mariti e, spesso, senza figli, tutti ex operai di quello stabilimento, nonchè molti superstiti, tra cui Luigi Pacchiano. Nel processo che si sta svolgendo in questi mesi, l'accusa sostiene che, a partire degli anni '70, questa azienda ha causato la morte di almeno 50 persone facendone ammalare un numero imprecisato e avvelenando l'ambiente circostante. «Io ho sofferto le pene dell’infermo ; da quando mi sono ammalato, invece di aiutarmi i dirigenti se ne fregavano, i sindacati anche, e il medico aziendale diceva: “io non posso farci niente”. Ringrazio il Signore che io non sono deceduto, molte decine di persone sono decedute e non sappiamo quanti ammalati ci sono perchè sono tantissimi”, ha testimoniato un ex operaio. E Un’immagine della trasmissione di Rai Tre, Crash ancora: «Lavoravano a mani libere, senza maschera e senza niente, ciò risulta da una brochure dell’azienda. Loro dicono che erano attrezzati, ma tutti sono senza mascherina», è lo sfogo del sopravvissuto. Quando gli operai entravano in quella fabbrica, ironizzavano: “Entriamo in Val Padana”. E tale circostanza viene ricordata anche dal procuratore capo Bruno Giordano. La vedova Maria Mazzotti aggiunge: «In tutte queste palazzine popolari ci sono ammalati e morti. E’ il “palazzo delle vedove” perchè qui siamo tutte DIAMANTE Via alla nuova edizione della festa dei nonni Domenica alle ore 15,30, presso il museo Dac di Diamante si terrà la quarta edizione della “Festa dei Nonni”. L’iniziativa verrà realizzata in collaborazione con i gruppi AnceScao Immacolata Concezione di Diamante e Santa Maria dei Fiori di Cirella e con le associazioni di Diamante e Cirella. L’organizzazione è coordinata da Enrichetta Tricanico dell’ufficio servizi sociali del Comune. Nel corso della manifestazione avranno luogo animazioni, musica, video, premiazioni ai nonni ed alle coppie più longeve e rinfresco per i partecipanti. Ad animare la serata con brani musicali e la recita di alcune poesie il coro “Ludus Vocalis”, diretto dal maestro Maria Arcuri e accompagnato al piano dal maestro Ada Saporiti. Raffaele Amoroso condurrà la serata ed intratterrà il pubblico con la sua verve. Nel corso della manifestazione il sindaco, Ernesto Magorno e l’assessore Battista Maulicino, rivolgeranno il loro saluto istituzionale a nome della città. L’assessore Maulicino sottolinea come la Festa dei Nonni è divenuto un appuntamento che a Diamante si rinnova ogni anno ed al quale l’Amministrazione Comunale tiene molto. “Festeggiare i nonni – aggiunge l’asses- vedove. Mio marito soffiava il naso è usciva tutta polvere nera, sputava la saliva nera». Anche Maria Longo, ex operaia,conferma: «C’erano sempre acidi e tanta puzza». Mentre un altro ex operaio guarda una foto di gruppo di ex impiegati e commenta: «Questo è Aldo Argirò, mi sembra che è morto; Greco è morto; questo è morto anche, Morelli; questo è il guardiano notturno, Raffaele Spadaro...». E l’altro ieri, in accoglimento alle istanze dei difensori, l’ennesino sequestro. Guido Scarpino sore - significa celebrare la nostra storia, la nostra memoria e rappresenta, nel contempo, un momento di incontro attraverso il quale esprimere la giusta riconoscenza nei confronti dei nonni, anche per il supporto concreto che riescono a dare alle famiglie”. Un ringraziamento particolare viene rivolto dall’assessore comunale, a nome dell’Amministrazione, alle associazioni che hanno assicurato la loro fattiva collaborazione consentendo lo svolgimento dell’iniziativa e a tutti gli esercenti pubblici che hanno dato il loro determinante contributo alla realizzazione della manifestazione. Impianto di telefonia No da San Quaranta San Quaranta, frazione di Tortora si oppone a qualsiasi impianto di telefonia mobile o di altra natura che dovrà sorgere in quella località. E sono proprio i residenti della zona ad avanzare, attraverso una sottoscrizione protocollata all’attenzione del sindaco di Tortora, Pasquale Lamboglia, una forma di protesta civile che coincide per ora con la richiesta d’acquisto della stessa porzione di territorio dove dovrebbe sorgere l’impianto in questione. Il malcontento dei residenti prende le mosse dalla volontà della Progettazione impianti ambientali networks di Reggio Calabria di voler realizzare un impianto di telefonia mobile proprio in quell’area. “La nostra volontà scrivono i cittadini - nasce al solo scopo di evitare che in quella zona vengano installati impianti nocivi alla nostre famiglie e allo stesso ambiente, ma soprattutto utilizzeremo l’area per attività agricole”. La Pianet srl dovrebbe invece realizzare il progetto all’interno di circa 1000 metri quadri e nella zona E3 – agricola dell’attuale strumento urbanistico dell’ente tirrenico. Un valore quello del terreno stima- Il Comune di Tortora I cittadini della zona montana contestano l’installazione dell’impianto to dal Comune di Tortora, in circa 10 mila euro. Dopo la formale richiesta dell’azienda reggina dunque fa seguito quella dei cittadini tortoresi che si sono detti contrari all’installazione. Il traliccio in questione infatti secondo i residenti produrrebbe radiazioni dannose alla salute dei residenti e al patrimonio naturalistico ed ambientale della zona. Rimaniamo in attesa - dicono da San Quaranta - speriamo che al Comune di Tortora, prevalga il buon senso. Giuseppe Miraglia Il sindaco Aieta interviene sulla metanizzazione del suo paese Si chiude la parte più consistente dei lavori di costruzione della rete per la distribuzione del metano nella città di Cetraro. Il momento sarà celebrato oggi alle ore 19 in piazza San Marco con l’accensione della prima fiammella alimen- Maulicino: «Festeggiare i nonni significa celebrare la nostra storia» TORTORA «Un traguardo importante» CETRARO Battista Maulicino ora tata a gas naturale: questo evento segna la conclusione ufficiale dei lavori per la realizzazione del primo tratto di rete che collega la dorsale nazionale di trasporto ai contatori di un primo nucleo di abitazioni, attività commerciali e industriali cittadine. Ad annunciarlo è il sindaco di Ce- traro Giuseppe Aieta, di concerto con Gas Natural Distribuzione Italia che, attraverso la sua partecipazione maggioritaria nella società concessionaria “Cetraro Distribuzione Gas Srl”, gestirà il servizio di distribuzione del gas metano nel territorio comunale, come stabilito dall’accordo siglato lo DIAMANTE/2 Il peperoncino Jazz Festival trionfa anche a Bologna Il Peperoncino Jazz Festival, rassegna itinerante nelle più belle località calabresi che coniuga grande musica, gastronomia e cultura sotto il segno di uno dei simboli della regione (il peperoncino!) è stato protagonista nei giorni scorsi a Bologna in occasione del Festival of Festivals 2011, tradizionale congresso italiano dedicato al settore degli eventi culturali nato con l’intento di offrire un luogo di incontro e di aggiornamento per gli operatori del settore e un’occasione di possibile confronto con regioni, istituzioni pubbliche, fondazioni Diamante bancarie e aziende private, al fine di definire quale sia il vero ruolo della cultura in Italia e di evidenziare la sua indubbia capacità di generare un indotto economico diretto e indiretto sul territorio. Nel corso dell’ultima, seguitissima, edizione del Festival of Festivals, che ha visto la partecipazione dei rappresentanti di tutti i maggiori eventi culturali italiani, nella suggestiva cornice della Cappella Farnese di Palazzo D’Accursio di Bologna sono stati consegnati gli ambiti Festival of Festivals Awards 2011, i premi capaci di segnalare alla stampa, alle istituzioni, al mercato e alla stessa comunità dei festival le eccellenze nel settore degli eventi culturali. Due dei dodici premi messi in palio sono stati conferiti al Peperoncino Jazz Festival: il “Best Book/Catalogue Award” “Per la miglior pubblicazione che combini immagini accattivanti e testi accurati in uno strumento esaustivo” e il “Best Territory Improvement Award”. scorso dicembre 2008. «La conclusione di questa prima porzione di rete, avvenuta nei tempi previsti, è certamente un traguardo molto importante nel percorso di sviluppo infrastrutturale della nostra città», afferma il Sindaco Giuseppe Aieta. «Per i cittadini di Cetraro - aggiunge - questa scelta significa aver guadagnato gradi di civiltà e aver mostrato responsabilità e maturità anche in riferimento ai disagi conseguiti all’esecuzione dei lavori. I benefici che i cittadini trarranno da questo servizio concorrono a raggiungere standard europei di qualità della vita». Leonardo Rinaldi di Gas Natural Distribuzione Italia aggiunge: «La metanizzazione di Cetraro è il risultato di un investimento di quasi 7 milioni di euro che ha permesso di realizzare 34 km di nuova rete, oltre a 1.500 derivazioni. Grazie a queste nuove infrastrutture, stimiamo di arrivare a distribuire a circa 3000 nuovi Clienti finali, la fonte di energia più sostenibile tra quelle di origine fossile». La metanizzazione di Cetraro rientra in un progetto di più ampio respiro, visto che la Gas Natural è impegnata a portare il metano in altri 7 comuni della provincia di Cosenza, tra cui - sul tirreno cosentino - Acquappesa e Verbicaro. m. f. s. 35 SABATO 19 novembre 2011 calabria ora AMANTEA - CAMPORA SAN GIOVANNI Oliva, aiuti per la bonifica L’amministrazione si appella a Provincia, Regione, governo e Ue AMANTEA Prosegue il dibattito in città sulla questione del fiume Oliva che ha portato la Procura di Paola ha richiedere la misura cautelare degli arresti per l’amanteano Cesare Coccimiglio, accusato di disastro ambientale, avvelenamento delle acque e violazione delle leggi speciali sull’ambiente. Accuse che il diretto interessato (difeso dall’avvocato Nicola Carratelli) ha già rigettato. «In merito agli ultimi sviluppi sull’inquinamento del fiume Oliva - scrive l’amministrazione comunale - ed indipendentemente dagli esiti processuali che nessuno intende anticipare, è opportuno rappresentare che solo grazie alla caparbietà dell’azione della Procura di Paola e delle forze di Polizia, è stato possibile dare dignità e sostanza all’azione dello Stato nella tutela del primario diritto alla salute della nostra comunità ed alla tutela del nostro incomparabile territorio. Particolarmente grave appare - per l’Ente locale - il fatto che larga parte dei rifiuti interrati nell’area sembra provenissero da lavorazioni e/o produzioni non presenti in Calabria, a testimonianza di un fenomeno che, forse, per troppo tempo sottovalutato, ha interessato molte aree del meridione». L’atteggiamento che l’amministrazione comunale ha mantenuto sulla vicenda «è stato di estrema attenzione e prudenza, di appoggio alle autorità inquirenti, mettendo a disposizione i pochi uomini e le poche risorse di cui dispo- un plauso alla procura di paola Ora più che mai l’ente locale insiste sulla realizzazione di un parco fluviale per recuperare la zona Un sopralluogo nella vallata del fiume Oliva niamo, unitamente all’interessamento dell’assessorato regionale all’ambiente sulla reale possibilità di bonifica del sito, a conclusione delle indagi- ni ed in presenza della caratterizzazione dell’area da parte dell’Ispra. Già sin d’ora riteniamo però doveroso che la Provincia, la Regione, lo Stato, ognuno per la propria competenza si adoperi per la necessaria bonifica del sito, al fine di ridare serenità e tranquillità alle popolazioni interessate e per la realizzazione di un parco fluviale che restituisca dignità e valorizzi una delle più belle aree paesaggistiche della nostra Calabria». Ciò costituirebbe «un importante segnale di un rinnovato e responsa- bile impegno della classe politica a salvaguardia del territorio ed un monito per il futuro affinché non abbiano a ripetersi simili devastazioni a danno di intere comunità». A tale proposito «la città accoglie con particolare interesse ed attenzione la delegazione della Commissione Europea (Envi - ambiente, salute pubblica e sicurezza alimentare) che sarà ospite della nostra città mercoledì prossimo, accompagnata dall’on. Mario Pirillo, proprio per conoscere la reale situazione del fiume Oliva e, siamo certi che anche loro lavoreranno per individuare risposte effettivamente risolutrici». STEFANIA SAPIENZA [email protected] AMANTEA/2 Vigili, mobilità disertata Al Comune di Amantea non è pervenuta nessuna istanza Sembra proprio che nessuno abbia unità di personale, profilo professiovoluto accogliere l’invito dell’ammini- nale di comandante Polizia municistrazione comunale di Amantea per pale - categoria giuridica D con accesso D3». Ebbene, l’assunzione (con sempre per come procedura di mobiliIl posto sottolineato dal gotà esterna) a tempo di comandante verno locale, «non è indeterminato del stato possibile indivicomandante della è destinato duare un soggetto Polizia municipale. a restare idoneo perchè non E’ stato proprio l’Enancora vacante sono pervenute te locale a dare atto istanze». dell’esito della “seleIn tale contesto va ricordato come zione per mobilità esterna volontaria ex art.30 Dlgs 165/2001 per titoli e il comando della Polizia municipale colloquio finalizzato all’assunzione a di Amantea è sprovvisto dell’importempo pieno ed indeterminato di una tante figura professionale da oltre venti anni. Tutti quelli che si sono susseguiti nel tempo avevano ottenuto assunzioni temporanee, rinnovate di volta in volta. Quello che ha resistito più di tutti è stato l’ex comandante Antonio Angeli, a lui ha fatto eco Amerigo Spinelli e, poi, Giuseppe Scutellà. Questi ultimi due, lo evidenziamo, hanno entrambi trascinato gli amministratori in tribunale per presunte violazioni contrattuali. Di questo si sta occupando l’autorità inquirente. Entrambi i casi sono ancora in attesa di sentenza definitiva. Fatto sta che, ancora una volta, si dovrà procedere, come in passato, alla nomina di AMANTEA/3 un sostituto pro-tempore. Questa volta, però, ci si aspetta maggiore attenzione sui requisiti posseduti dall’aspirante comandante, spesso oggetto di polemiche dopo la nomina. s. s. AMANTEA/4 Fp Cgil, parola d’ordine: «Punire i colpevoli, bonificare» «E’ certo, adesso più che mai, come sia la terra sia il mare sono fortemente inquinati» Sull’inquinamento del fiume Oliva è intervenuta anche la Fp-Cgil, nella persona di Massimiliano Ianni, che, oggi più che mai, chiede di punire i colpevoli e di bonificare i siti pericolosi per la salute pubblica. «Iniziano ad emergere chiaramente si legge nella nota del sindacato - tutti i danni causati dall’inquinamento perpetrato in questi anni a scapito del nostro territorio. E’ certo, ora più che mai che sia il mare, sia la terra sono fortemente inquinati. Stiamo sognando? O forse qualcuno incosciamente segue fantasmi? Coraggiosamente - evidenzia la Fp Cgil di Amantea - c’è chi sta facendo il proprio dovere, sta portando alla luce fatti ritenuti impensabili. Forse è il caso che tutti i cittadini manifestino un minimo di consenso. E’ necessario, pensare a progettare un cambiamento possibile per rinascere e far rinascere il territorio. Noi incalza il responsabile cittadinod el sindacato, Ianni - siamo convinti che le inchieste (inquinamento del mare per mancata depurazione, interramento di rifiuti nocivi) debbano andare avanti, fino in fondo, smascherando i colpevoli diretti ed i fiancheggiatori. Lo si deve, innanzitutto, ai tanti che in questi anni si Amantea cimentarsi con un difficilissimo tentativo di rassicurare le popolazioni, non hanno altra scelta che trasformarsi in politici coraggiosi, tutt’altro che neutrali. Tocca a loro, magari con l’aiuto della comunità economica europea, delineare le soluzioni, se non vogliono passare, a torto o a ragione dalla pare dei colpevoli. Non possiamo dimenticare, l’atteggiamento superficiale del Governo nazionale, e della Procura nazionale antimafia». In questi giorni la Fp Cgil sta valutando «con i no«Una volta stri legali, possibili accertate le azioni a difesa dei cittadini di tutto il terriresponsabilità Non vi è dubbio qualcuno dovrà torio. che, accertate le repagare» sponsabilità qualcuno ne dovrà rispondere. Come abbiamo fatto qualche mese fa, Massimiliano Ianni insieme ad altre associazioni chiediamo alla popolazione tutta di mobilitarsi afsono ammalati di tumore. Lo si deve, al- finché il nostro mare e la nostra terra siale nuove generazioni, lo si deve ai cittadi- no bonificate e riportate agli antichi ni onesti». Dunque, è tempo di dire «ba- splendori. La mobilitazione - ha conclusta nascondere la verità. Siamo inquina- so Massimiliano Ianni - può aiutare anti. Bisogna bonificare i siti che lo sono ri- che la magistratura inquirente lasciata da sultati e che risulteranno tali. Per questo sola in questa difficile vicenda». i sindaci, i politici chiamati ieri ed oggi a s. s. La costituzione del Gac lunedì in Consiglio E’ stato convocato per lunedì 21 novembre, con inizio alle ore 19.30, il consiglio comunale del Comune di Amantea. Sette i punti inseriti all’ordine del giorno. Si tratta di: «Approvazione verbali della seduta del 24 ottobre 2011; approvazione verbali seduta consiliare del 29 ottobre 2011; consulta comunale per le pari opportunità fra donna e uomo. Istituzione e approvazione regolamento. E ancora: «Modifica del regolamento comunale; bando regione Calabria - dipartimento n.6 agricoltura, foreste e forestazione per l’attuazione dell’asse IV - Pofep 2007/2013. Costituzione del Gac denominato “La Perla del Tirreno cosentino”. Approvazione costituzione associazione temporanea di scopo (Ats); bando regione Calabria - dipartimento n.6 agricoltura, fore- Il Comune di Amantea ste e forestazione per l’attuazione dell’asse IV - Pofep 2007/2013. Costituzione del Gac denominato “La Perla del Tirreno cosentino”. Nomina di un proprio delegato a rappresentare l’Ente nella costituzione del Gac. E, infine, modifica al programma delle opere pubbliche per il triennio 2011/2013 e all’elenco annuale 2011. s. s. 19 SABATO 19 novembre 2011 calabria ora C A T A N Z A R O Quattro anni di reclusione a testa per Otello Rizzo, 50 anni, e Gregorio Pellegrino, 55, entrambi di Stalettì, titolari di due ditte edili. È il verdetto emesso ieri pomeriggio dal tribunale collegiale nei confronti dei due uomini finiti in carcere all’alba del 10 settembre 2010 con l’operazione “Caterpillar”, scattata in seguito all’esecuzione di un’ordinanza cautelare emessa del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catanzaro. Per i due imputati accusati di tentata estorsione è caduta l’aggravante di aver agito con metodo mafioso, contestata dal pubblico ministero Vincenzo Capomolla che in aula ieri ha chiesto per i due una condanna ben più alta: nove anni di reclusione per ciascun imputato. È venuto meno anche il capo d’imputazione relativo all’incendio di una pala meccanica di proprietà della vittima della presunta estorsione, che si è costituita parte civile in giudizio. Rizzo e Pellegrino erano stati incolpati di vessazioni nei confronti del titola- Tentata estorsione a un imprenditore Due condannati Otello e Pellegrino lo avrebbro costretto a rinunciare ad una gara d’appalto vinta re di un’altra ditta che aveva vinto un regolare appalto pubblico per la ristrutturazione dello stadio di Stalettì. Secondo le tesi accusatorie Rizzo e Pellegrino avrebbero costretto l’imprenditore a mettersi da parte, con minacce che si sarebbero concretizzate, tra altro, nell’incendia- re la pala meccanica di proprietà della presunta vittima. In base a queste ipotesi, costruite a seguito delle indagini dei carabinieri, la Direzione distrettuale antimafia chiese ed ottenne dal giudice per le indagini preliminari distrettuale di Catanzaro, Assunta Maiore, un’ordinanza di custodia in carcere, nella quale si faceva riferimento anche a presunti collegamenti dei due imputati con ambienti della criminalità locale, ipotizzato dagli inquirenti specialmente nei confronti di Rizzo, definito “il braccio destro” di Rocco Catroppa, l’uomo ucciso in un agguato di testimoni di giustizia Al Casalinuovo storie e testimonianze di chi ha avuto coraggio Saverio Paletta riceve la targa dal presidente della Provincia Ferro. In basso l’auditorium Casalinuovo la forza della parola Tra le storie raccontate quelle della sorella di Buonocore, di Pino Masciari e Alfio Cariati so di “banale” dignità vanno sostenute e la loro azione va additata come produttrice di strade virtuose improntate al coraggio civile e alla difesa della dignità umana. Nel corso della manifestazione è stato proiettato un film: “La siciliana ribelle” di Marco Amenta. Alla significativa manifestazione hanno partecipato, tra gli altri, il presidente della Provincia Wanda Ferro, Fulvio Scarpino assessore comunale alle politiche sociali, Mario Caliguri assessore regionale alla Cultura. A quella ’ndrangheta a Palermiti, durante una festa patronale, lo scorso 28 agosto. Il Tribunale del riesame, aveva da subito fatto cadere l’aggravante della “mafiosita” per entrambi gli incolpati, che col tempo hanno lasciato il carcere su richiesta dei difensori, gli avvocati Antonio Ludovico, Eu- genio Battaglia ed Enzo Galeota. Attualmente Rizzo e Pellegrino sono sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. I legali hanno però già agito per chiedere al Tribunale della libertà la revoca della misura cautelare disposta. Gabriella Passariello campagna antinfluenzale La cultura vera molla del riscatto «In tanta parte del mezzogiorno vivere una vita libera da condizionamenti malavitosi è sempre più difficile. A tratti si ha la sensazione di una resa incondizionata della vita pubblica e di quella privata alla criminalità ed alla sua cultura. Doppiamente meritevole appare la celebrazione della Giornata nazionale dei testimoni di giustizia, che si è tenuta ieri all’Auditorium Casalinuovo. Testimonianze, storie, parole, riflessioni che hanno aperto il cuore alla speranza. Prove di scelte coraggiose che dicono che, forse, ancora niente è perduto. Significativo il richiamo ad una figura di riferimento quale Teresa Buonocore. La giovane donna che a Napoli l’anno scorso ha pagato con la vita la denuncia del violentatore della figlia bambina. Dopo la denuncia, a viso aperto, la testimonianza contro quel pedofilo che,poi, poco dopo, assolderà due giovani affiliati alla camorra per vendicarsi. Per uccidere quel coraggio, quel desiderio di una vita non condizionata dalla criminalità e dalla violenza. La giornata ha avuto l’intento esplicito di individuare percorsi di speranza in un momento molto complicato della vita intera del nostro paese e del mezzogiorno in particolare la crisi economica, infatti, può rendere più seducenti le scorciatoie che le organizzazioni criminali offrono soprattutto ai giovani e soprattutto in Calabria, dove ad essere dominante è l’organizzazione criminale considerata più pericolosa in Italia e, soprattutto più capace di pervadere e condizionare tutto il sistema sociale della nostra regione. I testimoni, le loro storie spes- IL VERDETTO Il Tribunale dove ieri è stata emessa la sentenza cultura che ha detto Caligiuri «è l’unica grande molla per la resistenza e per il cambiamento. Abbiamo aumentato ha ribadito Caliguri - le ore di frequenza a scuola e insieme, percorsi virtuosi per l’utilizzo dei beni confiscati». Lo stesso assessore ha anche sottolineato che nelle prossime settimane sarà varata una legge che modifica le norme a favore delle vittime della ’ndrangheta allargando il trattamento anche ai testimoni che finora ne sono esclusi. Presto sarà anche pubbli- cato un libro verde sulla cultura della legalità. Tra le testimonianze quelle della sorella di Teresa Buonocore, di Pino Masciari e Alfio Cariati. Della storia di quest’ultimo si è occupato lo scrittore Saverio Paletta che ha scritto “Sotto racket”, denunciando la scarsa protezione anche “culturale” riservata a questi uomini e a queste donne pure essenziali alla rinascita democratica del Mezzogiorno d’Italia. MARIA CARLA PALERMO [email protected] «Servizio efficiente a costi competitivi» «È singolare che il dottor De Nardo, rappresentante dei medici di medicina generale della provincia di Catanzaro, intervenga più volte su un argomento che pensavo fosse ormai chiuso e cioè quello della somministrazione dei vaccini antiinfluenzali». È la considerazione del direttore generale dell’Asp di Catanzaro, Gerardo Mancuso in merito alla campagna antinfluenzale che è stata organizzata dalla direzione generale dell’Asp di Catanzaro «esattamente in sintonia con i principi che hanno ispirato la stessa campagna antiinfluenzale dello scorso anno, cioè dare un servizio efficiente a costi più bassi. Ricordo che lo scorso anno - aggiunge - la campagna vaccinale ha raggiunto circa 55.000 utenti della provincia di Catanzaro e ha ampiamente superato il target che il ministero della Salute ci chiedeva. Quest’anno abbiamo distribuito ai vaccinatori già 41mila dosi e sono stati vaccinati in poco meno di 10 giorni 25mila cittadini, quindi abbiamo un trend che è molto più alto rispetto a quello dell’anno scorso di circa 2.500 vaccini in più rispetto ai primi dieci giorni dell’anno scorso. Sono state soddisfatte tutte le richieste secondo i dettami ministeriali con un afflusso giornaliero costante, dai 220 ai 280 soggetti negli ambulatori di Catanzaro “Mater Dei”, Catanzaro via Acri, Catanzaro lido, e di 120-170 soggetti negli ambulatori di Soverato, Taverna, Tiriolo, Squillace, Chiaravalle, Girifalco, Badolato, Borgia, Botricello, Sersale. Questa organizzazione ha fatto sì che dopo 2 settimane dall’inizio della campagna vaccinale si è reso necessario l’acquisto di ulteriori dosi. Ora se la polemica si basa su una questione di principio, potrei rispondere che probabilmente le istanze che avanza De Nardo non trovano rispondenza in quello che fa l’Azienda, intanto perché l’Asp ha un equipe di 40 professionisti, 40 medici che lavorano precipuamente per questo progetto e, se lui vuole, lunedì gli invierò l’esatto elenco dei professionisti, non perché egli debba verificare, ma solo per soddisfare una sua curiosità personale, visto che ha posto la questione. In secondo luogo ricordo al dottor De Nardo che l’Azienda con questa strategia non solo raggiunge gli obiettivi, ma realizza un notevole risparmio, un’economia di oltre 350mila euro, soldi che in passato venivano dati ai medici di medicina generale per vaccinare i propri pazienti e che dallo scorso anno, da quando il sottoscritto è direttore, non sono stati più elargiti perché siamo in una fase di difficoltà che ci impone di risparmiare là dove è possibile. Vorrei peraltro ricordare che il medico di medicina generale, per come previsto dal contratto nazionale, dovrebbe avere un rapporto di collaborazione con le Aziende sanitarie presenti sul territorio e quindi collaborare ad ogni iniziativa di promozione della salute e non mi pare che la campagna di vaccinazione sia un’attività che non rientri tra queste. Mi sarei aspettato una maggiore collaborazione in termini concreti, ma evidentemente le cose non stanno così». 27 SABATO 19 novembre 2011 calabria ora L A M E Z I A tano grasso Non ho gli strumenti adatti per continuare. Non siamo riusciti a costruire sintonia tra progetto e azioni DIMISSIONARIO Tano Grasso si dimette da assessore alla Cultura, lasciando così Lamezia lontana dalla sua idea di sviluppo. Diverse le reazioni del mondo culturale lametino che si divide tra favorevoli e contrari alla scelta Dimissioni Grasso, tra i sì e i no Le associazioni lametine divise sulla decisione dell’assessore alla Cultura Mai forse dimissioni di un assessore furono più seguite. Ieri la sala in cui l’assessore alla Cultura Tano Grasso ha annunciato di dimettersi dal suo mandato, atto che ufficializzerà formalmente tra una settimana circa, era gremita di operatori culturali ed associazioni. Oltre un’ora di conferenza stampa per raccontare la sua esperienza tra espressioni siciliane, molte e colorite e una gestualità viva e partecipe, tipica del sud, che non è riuscita però a mascherare nemmeno a parole la delusione per questa esperienza amministrativa. «Non ho gli strumenti adatti ha detto Grasso - per continuare. In questi 18 mesi la questione che più di tutti mi ha pesato ed è uno degli elementi delle mie dimissioni è che non siamo riusciti a costruire una sintonia tra il progetto culturale pensato ed il modo di come la macchina del Comune si è mossa». Le sue dimissioni, così come era stato il suo arrivo, non potevano avvenire in sordina. «Spero Tano Grasso possa trovare un'altra città dove realizzare i suoi sogni e i suoi progetti, magari con meno difficoltà, qui alle difficoltà ci siamo abituati, - è il commento del regista Francesco Pileggi - mi dispiace soltanto che non sia mai venuto a vedere uno spettacolo o una prova del laboratorio teatrale comunale “Il teatro che non c’era”. Ma lo continueremo ad invitare». Duro il promoter Ruggero Pegna che scrive in una lettera indirizzata a Tano Grasso: «Lei, in questo periodo da assessore, ha combattuto, o al minimo sminuito o ignorato, ogni iniziativa positiva, frutto del lavoro e dei sacrifici di anni per assurgere a ruolo di messia in una realtà infestata da delinquenza e crimini. Anche oggi che va via, lo fa sbat- il sit-in La Cgil all’ospedale per una Sanità migliore tendo la porta, insultando la città in cui, di tanto in tanto, è venuto per il disbrigo di qualche adempimento da assessore. Lo fa, ancora, al limite della calunnia di un territorio che, invece, doveva aiutare ad amministrare. Si rassegni e se ne faccia una ragione: il suo fallimento è tutto suo, la città non c’entra niente». «Mi rammarica molto che l’assessore Tano Grasso abbia dismesso il ruolo che aveva assunto nella città, ispirandosi ad un modello che in parte era anche condivisibile – ha dichiarato a Calabria Ora il responsabile dell’associazione Koiné Raffaele Gaetano - mi dispiace anche il fatto che tuttavia questo modello non sia stato accettato da tutti gli addetti ai lavori. Personalmente non ho avuto modo di confrontarmi direttamente con l’assessore al fine di potere imbastire un rapporto di reciproca crescita». «Dispiace pensare alle iniziative belle, utili, importanti che ha realizzato qui a Lamezia e di cui ci auguriamo la prosecuzione – ha detto, invece, Dario Natale, responsabile dell’associazione Scenari Visibili - mi riferisco, in particolare, al progetto Capusutta che ho avuto il piacere di potere seguire personalmente in tutte le sue evoluzioni. Se Tano Grasso ha preso una decisione del genere immagino sia arrivata in un momento di scoraggiamento. Lo ringrazio per quello che ha fatto per la città». «Spero vivamente che ci ripensi», ha affermato poi il presidente dell’associazione Musicollocart Tommaso Colloca. «Credo sia un’ingiustizia dettata dall’intromissione di persone che sono lontane dalla realtà fattuale del contesto culturale lametino che si intromettono arbitrariamente, mi riferisco a Corrado Augias. Evidentemente Au- gias non conosce a pieno la realtà lametina, non sa che quest’associazione percepisce ingenti contributi a discapito delle altre associazioni». «Quello che più preoccupa - ha affermato il capogruppo Udc Massimo Cristiano - non sono tanto le dimissioni, ma i reali motivi che hanno spinto l’assessore a lasciare in maniera cosi precipitosa l’incarico. Grasso doveva essere uno spartiacque tra il vecchio e il nuovo, insomma la classica rondine che annuncia la primavera, cosi non è stato perché? Le doti umane professionali non si discutono, una persona sempre in prima linea contro il malaffare, cosa non ha funzionato? forse quello che il sottoscritto va dicendo da un anno, e cioè che il Comune di Lamezia Terme non è efficiente,come ribadito anche da Grasso in conferenza stampa, o c’è dell’ altro?». Tiziana Bagnato ruggero pegna Se ne faccia una ragione, il fallimento è suo non della città. Lei ha combattuto o sminuito ogni iniziativa positiva, frutto del lavoro e dei sacrifici di anni per assurgere a ruolo di messia in una realtà infestata da crimine e delinquenza l’incontro Sel critica sul governo Monti Giordano: per cambiare è necessaria un’alternativa politica Mobilitazione della Cgil ieri anche davanti l’ospedale lametino. All’ingresso del recinto ospedaliero, infatti, gli esponenti del più grande sindacato nazionale hanno distribuito un depliant per informare i cittadini su quelli che sono i punti focali della lotta per l’affermazione del diritto alla salute. Una manifestazione, questa, che ha interessato tutta Italia e che a Lamezia ha assunto anche una valenza del tutto particolare visto il dibattito attualmente in corso sul futuro dell’ospedale cittadino, sul trauma center e, nel suo complesso, della sanità. Ai rappresentanti sinda- cali, ha portato il suo saluto anche il sindaco di Lamezia, Gianni Speranza, che ha evidenziato che «le manovre del passato Governo e i drammatici tagli avranno delle ripercussioni negative soprattutto sulla sanità, già vittima di una cattiva politica che ha troppo spesso compromesso servizi e assistenza, e quindi reso precari i diritti dei cittadini e in particolare quello alla salute, un diritto fondamentale della vita calabrese. La mobilitazione di oggi della Cgil – ha concluso - , mi auguro che possa essere utile per cambiare rotta». s. m . g. «Temo che con la fine del governo Berlusconi non sia finito il berlusconismo, siamo di fronte ad un’incompiuta e credo che solo il risveglio di un’alternativa politica possa determinare le condizioni per chiudere definitivamente questa stagione». Franco Giordano, ex parlamentare ed esponente di Sel, commenta così, in un incontro organizzato dal partito di Vendola dal titolo ‘Un Paese in emergenza’, l’attuale situazione politica della penisola. Una fase di transizione, delicata ed importante in cui l’entusiasmo per le dimissioni del Cavaliere non può fare mettere da parte e stemperare le preoccupazioni per una fase economica drammatica. L’incontro con Giordano è stato moderato dal giornalista Franco Papitto e dall’esponente di Sel Francesco Carnovale. Non si tratta di un evento isolato, ma di una serie di iniziative che il partito sta portando avanti come spunti di riflessione sul territorio e il Paese. «Come dice Nichi Vendola ci troviamo di fronte ad una quaresima tecnocratica - ha affermato Giordano facendo riferimento al governo tecnico appena insediatosi - credo che debba nascere una nuova idea di welfare che pensi al reddito per i giovani e alla tutela del lavoro. Però insisto sul fatto che non vedo traccia di questo nel discorso di Ma- rio Monti e, quindi, sono deluso da questa fase di transizione. Non abbiamo particolari pregiudizi, guardiamo concretamente a quello che accade». Una delusione, insomma, quella di Sel nei confronti di Monti, da cui il partito si sarebbe aspettato di più. Ecco perché, ha spiegato Giordano, ora l’attenzione nei confronti delle questioni del governo è molto alta su ogni singolo punto. Sull’ipotesi del governo tecnico Sel, ha ricordato Giordano, si è detta favorevole ma non «posso negare che per noi l’opzione democratica rimane la scelta strategica». Elezioni subito quindi. E Giordano è convinto che nel caso questa ipotesi si fosse verificata avrebbe vinto la coalizione di centro sinistra. «Solo la ricostruzione di una grande sinistra - ha commentato - può essere l’animatrice culturale per sconfiggere il degrado morale, culturale ed economico in cui vive ora il Paese. Presto deve rinascere la politica, e devono apparire gli elementi di discontinuità sulla vicenda economica, penso alla patrimoniale, ad un riequilibro sociale e territoriale molto forte. Il sud ha patito gli anni dell’egemonia culturale della Lega nel governo Berlusconi». t. b. 10 Sabato 19 Novembre 2011 Gazzetta del Sud Calabria . REGGIO Con l’operazione “Astrea” la Guardia di finanza ha arrestato 11 tra professionisti e appartenenti ai clan di Archi sequestrando beni per 50 milioni ’Ndrangheta, la Dda colpisce la “zona grigia” I ruoli del boss Giovanni Tegano e del commercialista Giovanni Zumbo. Le mani delle cosche sulla “Multiservizi” Paolo Toscano REGGIO CALABRIA Nella lotta alla ’ndrangheta la Dda sferra un attacco frontale alla “zona grigia”. Un’inchiesta della Guardia di Finanza ha circoscritto l’area dove alcuni professionisti operavano al servizio di vertici e personaggi di spicco di una tra le più potenti cosche attive in riva allo Stretto. Tra i “colletti bianchi” finiti nel mirino della magistratura antimafia spicca il commercialista Giovanni Zumbo, 44 anni, già travolto da precedenti guai giudiziari che l'avevano portato in carcere circa un anno e mezzo fa con l’accusa di essere una “talpa” della criminalità organizzata. All’alba di ieri è scattata l’operazione “Astrea”, con l’arresto di 11 dei 12 indagati per intestazione fittizia di beni aggravata dal favoreggiamento mafioso, e il sequestro di beni per un valore di oltre 50 milioni di euro. In esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Tommasina Cotroneo, militari del Gico del Nucleo di Polizia Tributaria di Reggio hanno arrestato esponenti delle cosche degli “arcoti”, facenti capo alle famiglie De Stefano e Tegano. Tra i destinatari del provvedimento figura il boss Giovanni Tegano, 72 anni, catturato dalla Polizia il 27 aprile 2010, dopo una latitanza durata 17 anni. All’anziano capo dell’omonima famiglia l’ordinanza è stata notificata nel carcere di Cuneo dove sta scontando l’ergastolo rimediato nel processo “Olimpia”. Anche a Giovanni Zumbo il provvedimento è stato notificato in cella (si trova detenuto a Opera Milano), così come a Giuseppe Rechichi, 53 anni, (casa circondariale di Caltanissetta). Gli altri arrestati sono Maria Francesca Toscano, 40 anni, avvocato, Porzia Maria Zumbo, 43 anni, Roberto Emo, 45 anni, commercialista, rispettivamente moglie, sorella e cognato di Zumbo. Le manette sono scattate anche ai polsi di Rosario Giovanni Rechichi, 50 anni, dei gemelli Antonino e Giovanni Rechichi, 26 anni, figli di Giuseppe, e dei fratelli Maurizio e Antonio Lavilla, 40 e 36 anni. La potente cosca, secondo quanto emerso dalle indagini e spiegato in conferenza stampa dal procuratore Giuseppe Pignatone, dal colonnello Cosimo Di Gesù e dai tenente colonnello Claudio Petroziello e Gerardo Mastrodomenico, attraverso una serie di passaggi societari, predisposti da professionisti, e avvalendosi di prestanome, a volte coincidenti con gli stessi professionisti calati nella parte di “consigliori”, sarebbe riuscita a controllare una parte del capitale privato della municipalizzata Multiservizi Spa. Il tutto sarebbe avvenuto, secondo l’accusa, attraverso la Rec.Im. Srl, detentrice del 33% del capitale sociale della Gestione Servizi Territoriali che, a sua volta, controlla il 49% della Multiservizi. L’operazione “Astrea” rappresenta il risultato di attività investigative tecniche sviluppate dalle Fiamme Gialle reggine sotto la direzione del procuratore Pignatone, dell’aggiunto Michele Prestipino e dei sostituti Giuseppe Lombardo e Beatrice Ronchi. Il lavoro d’indagine mirava essenzialmente all’aggressione del patrimonio societario, mobiliare ed immobiliare riconducibile alle cosche Tegano e De Stefano, due tra le principali espressioni della ’ndrangheta reggina. In particolare, gli accertamenti hanno interessato realtà imprenditoriali e societarie, con sede nella Provincia di Reggio, le operazioni finanziarie e gli investimenti riconducibili a tali realtà economiche, nonché i soggetti titolari (di fatto o fittizi) delle stesse. Secondo le Fiamme Gialle, al di là delle varie intestazioni formali operate nelle diverse fasi a seconda delle esigenze della cosca, di fatto l’attività imprenditoriale con sede in via Vecchia Provinciale Archi numero 7 (sotto la denominazione Com.Edil Srl, prima, Si.Ca Srl, poi, e Rec.Im. Srl, da ultimo) ha mantenuto nel tempo la stessa identità economica e gestionale in capo ai Tegano. E la cosca, secondo l’accusa, si è avval- L’ORDINANZA ARRESTATI Giovanni Tegano, 74 anni Giuseppe Rechichi, 53 anni Rosario Giovanni Rechichi, 50 anni Maurizio Lavilla, 40 anni Antonio Lavilla, 36 anni Giovanni Zumbo, 44 anni Roberto Emo, 45 anni Maria Francesca Toscano, 40 anni Porzia Maria Zumbo, 43 anni Antonino Rechichi, 26 anni Giovanni Rechichi, 26 anni INDAGATO Carmelo Barbaro, 63 anni BENI SEQUESTRATI “Si.Ca. Srl” , commercio all’ingrosso di materiali da costruzione; “Rec.Im. Srl”, compravendita immobili effettuata su beni propri; “Com.Edil Srl.”, commercio all'ingrosso di materiali da costruzione Gerardo Mastrodomenico, Cosimo Di Gesù, Giuseppe Pignatone e Claudio Petroziello durante la conferenza stampa sa nel tempo di fidati prestanome. Secondo la ricostruzione accusatoria, sin dagli anni Ottanta Giuseppe Rechichi, con la collaborazione del fratello Rosario Giovanni, è stato “stabilmente a disposizione” della cosca Tegano per la gestione e la cura di affari illeciti, anche di natura imprenditoriale, legati all’attività della Com.Edil, operante nel settore del commercio di materiale da costruzione, di fatto riconducibile consorteria di Archi e, in una successiva fase temporale, divenuta anche di interesse della potente cosca De Stefano. Tale attività imprenditoriale è stata oggetto, nel corso degli anni, di un’articolata operazione, consistente in una serie di suc- cessive fittizie intestazioni di quote societarie e finalizzata a eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali (attraverso la Sica Srl, prima, e la Rec.Im. Srl, poi), onde impedirne, secondo la ricostruzione accusatoria, l’effettiva riconducibilità alla cosca Tegano. Tale circostanza ha trovato concorde conferma nelle dichiarazioni fornite, con riscontro reciproco, dai collaboratori di giustizia Giovannbattista Fracapane e Antonino Lo Giudice. Il nome di Giovanni Zumbo era balzato agli onori della cronaca il 13 luglio 2010, quando era stato sottoposto a fermo di polizia giudiziaria, poi convalidato dal gip, per concorso esterno nell’associazione per delinquere di stampo mafioso denominata ‘ndrangheta, nell’ambito dell’operazione “Reale”. Stando a quanto accertato dai carabinieri del Ros, Zumbo si era recato nell’aprile precedente a Bovalino, a casa di Giuseppe Pelle, 51 anni, alias “Gambazza”, capo locale di San Luca, accompagnato da Giovanni Ficara, 47 anni, capo del “locale” di 'ndrangheta operante nella zona sud della città dello Stretto. Nell’occasione il commercialista aveva fornito ai due boss notizie coperte dal segreto investigativo, riguardanti l’indagine “Crimine”, sfociata nella maxi operazione del 13 luglio dello scorso anno con 300 tra (FOTO ATTILIO MORABITO) arresti e fermi eseguiti tra la Calabria e la Lombardia. Ancora, nel settembre 2010, Giovanni Zumbo era stato raggiunto da un’altra ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’operazione “Piccolo carro”, relativa al ritrovamento di un’auto imbottita di armi ed esplosivi, a poca distanza dall’aeroporto dello Stretto, in concomitanza con la visita del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Le successive indagini evidenziavano la riconducibilità dell’intera vicenda del ritrovamento dell’arsenale nell’autovettura agli interessi criminali e ad appartenenti alla cosca Ficara-Latella, permettendo di individuare gravi elementi di prova a carico di Zumbo, quale interprete degli interessi della cosca, di Giovanni Ficara e Demetrio Domenico Praticò, 50 anni. L’operazione “Astrea” conferma come le cosche di ‘ndrangheta continuino a conseguire ingiusti e illeciti profitti e vantaggi, attraverso il controllo del territorio di competenza e delle relative attività economiche e produttive: controllo reso possibile anche all’opera di insospettabili “colletti bianchi” che svolgono funzioni di veri e propri consulenti e all’utilizzo prestanome con la titolarità solo formale di importanti realtà economiche. 29 Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011 Calabria . CATANZARO Dal rapporto Bankitalia sulla Calabria emerge la debolezza dell’attività industriale. Rallenta il credito alle imprese VIBO VALENTIA Economia, preoccupante battuta d’arresto Frasi volgari e blasfeme offendono Natuzza Soprattutto nel settore delle costruzioni. La disoccupazione sfiora il 13%. Turismo in lieve ripresa Andrea Celia Magno CATANZARO Con un tasso di occupazione ai minimi dal 2004 (41,2%) e la disoccupazione in aumento (ora al 12,9%), la debolezza delle attività industriali, la stagnazione del settore dei servizi e un rallentamento sostanziale nel credito alle imprese, il quadro raffigurato dall’ultimo rapporto stilato dalla Banca d’Italia, presentato ieri a Catanzaro, tratteggia a tinte fosche l’economia calabrese. Il credito e l’economia reale della regione sono il fulcro dell’indagine stilata dal Nucleo di ricerca economica di Bankitalia, che ha preso in esame un campione di 130 aziende con oltre 20 dipendenti. Si tratta di un ulteriore aggiornamento della situazione congiunturale presentata, come di prassi in ogni regione, a giugno. Ed è proprio rispetto a giugno che si registra un passo indietro dell’economia calabrese, come ha sottolineato il direttore della filiale di Catanzaro, Luisa Zappone: «Nell’estate c’è stata una battuta d’arresto in tutti i settori, soprattutto in quello delle costruzioni, dove la crisi si manifesta sia nel pubblico che nel privato. Anche dall’industria, dall’agricoltura e dal commercio non emergono segnali positivi». Sono molto pochi, infatti, i segni di ripresa che riguardano l’economia calabrese, concen- trati soprattutto nel settore turistico, in cui si registra un aumento delle presenze straniere rispetto al dato negativo dell’anno precedente. Il merito è da attribuire al maggior volume di traffico dei due aeroporti regionali, soprattutto quello lametino (+21%). I dati contenuti nella relazione sono stati spiegati nel dettaglio da Paolo Piselli e Luca Antelmo del Nucleo di ricerca economica della filiale di Catanzaro di Bankitalia. La demografia delle imprese fa segnalare un saldo negativo fra iscrizioni e cessazioni dall’attività (-2%), in aumento rispetto al 2010: nello specifico, nel settore manifatturiero ci sono state 238 nuove iscrizioni al registro delle imprese a fronte di 515 cessazioni; nel settore edilizio a fronte del dato positivo rappresentato dalle 549 nuove iscrizioni, hanno fatto da contraltare 787 cessazioni. Il saldo è negativo anche per le imprese che hanno fatto registrare un incremento o un calo di fatturato. Nella nostra regione il 39% delle aziende ha ridotto gli investimenti, mentre il 51% delle imprese edili – dove la crisi riflette la congiuntura sfavorevole nel comparto delle opere pubbliche - ha dovuto far fronte a un calo della produzione. Le previsioni per il 2012, alla voce investimenti e produzione, sono parimenti negative. I ritmi occupazionali sono Luca Antelmo, Paolo Piselli e Luisa Zappone alla presentazione del rapporto di Bankitalia calati del 2,8% nel primo semestre del 2011, un dato in aumento anche rispetto ai primi sei mesi dell’anno passato. I valori variano nei vari settori, ma i picchi si raggiungono in quello delle costruzioni (-13,8%) e dell’industria (-10,7%), con un calo più sensibile nella tipologia contrattuale dei lavoratori dipendenti (-6,9%). Solo il settore del commercio registra un’inversione di tendenza. In termini di occupazione, la Calabria ha il secondo peggior dato in Italia (41%), migliore solo a quello della Campania, ma sensibilmente inferiore al 56,9% della media nazionale. Nel contesto occupazionale il 23% dei giovani fra i 15 e i 34 anni non studiano e non lavorano, mentre solo il 21% di loro ha la speranza di riuscire a tro- vare un impiego entro l’anno (-6% rispetto al 2010). Va inserito in questo quadro anche il forte aumento (+54% rispetto all’anno passato) della Cassa integrazione guadagni (Cig). Dati negativi anche per il mercato immobiliare (-8% di transazioni) e in quello automobilistico (-24,1% di immatricolazioni), mentre nel settore dei servizi, in un complesso comunque stagnante, c’è qualche segno di miglioramento. Sulle esportazioni, la Calabria va in controtendenza rispetto alla ripresa avvenuta nel resto d’Italia: solo il 20% delle imprese della regione esporta all’estero (soprattutto verso i paesi in via di sviluppo), mentre la media meridionale è del 30% e quella nazionale del 60%. Sul pil calabrese l’export incide solo per l’1%, un dato pressoché invariato dagli anni ’90. Nel turismo, i deboli segnali di ripresa sono dovuti all’incremento del traffico aereo, ma la spesa nel settore (0,5% del pil) è più bassa rispetto alla media nazionale. La dotazione infrastrutturale regionale, inoltre, è fra le più basse della Penisola e anche il porto di Gioia Tauro continua a dover affrontare difficoltà crescenti, a causa della concorrenza degli altri scali marittimi mediterranei e del disimpegno di una delle maggiori compagnie di transhipment. Infine, luci e ombre sui settori bancario e finanziario: rallentano i crediti e i prestiti alle imprese rispetto ai flussi del 2010, anche a causa della maggiore vigilanza delle banche su possibili rischi; aumentano, invece, i tassi d’interesse, il prestito alle famiglie e i mutui per l’acquisto di una casa dovuti, tuttavia, all’aumento della domanda a fronte della restrittività delle offerte. VIBO VALENTIA. Bestemmie, insulti, volgarità. Vomitati a piene mani sul web. “Fioretti” biliosi di chi, probabilmente, ritiene che l’essere taglienti, blasfemi e velenosi sia sinonimo di originalità. Ma di originale nei “pensierini” del gruppo non c’è proprio nulla. Cristo, la Madonna e Natuzza Evolo fra le figure più vituperate e bersagliate, oltre l’umana decenza e senza alcun rispetto verso un credo diverso dal proprio. Basta, comunque, osservare il logo del gruppo (una testa di maiale) per capire che con i porci si può soltanto dialogare a grugniti. L’accozzaglia di improperi e volgarità, comunque, ha scatenato varie reazioni, tra cui lo sdegno delle migliaia di devoti di Natuzza Evolo, la mistica di Paravati, frazione di Mileto, spirata l’1 novembre di due anni fa. In queste ore, infatti, sono state molte le segnalazioni giunte in redazione e altrettanto quelle inoltrate alle autorità competenti affinché il gruppo venga cancellato. Insomma su facebook è scattata la rivolta di quanti conoscono Natuzza e la sua storia, rivolta «contro questa specie di essere viventi – scrive una dei devoti della mistica – che non valgono nemmeno l’aria che respirano. Cosa può portare una persona a scrivere tali oscenità? Perché prendere di mira proprio Natuzza?». (m.c.) CATANZARO L’inchiesta in corso e la raccolta in ginocchio. Il Governatore incontra il procuratore Lombardo LAMEZIA T. Non sarà più assessore Rifiuti, si è dimesso il commissario Melandri Tano Grasso lascia «Distonia col Comune» Giuseppe Lo Re CATANZARO Alla fine bocche comprensibilmente cucite e dichiarazioni circostanza. Il procuratore di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, ha parlato di «una visita di cortesia nel corso della quale si è parlato dei problemi che riguardano la Calabria». Poco o nulla ha aggiunto il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti. Inevitabile, però, ipotizzare che nel faccia a faccia durato una mezz’oretta, ieri mattina in Procura, Lombardo e Scopelliti abbiano parlato soprattutto di rifiuti. L’incontro - e questo non può essere un caso - è avvenuto proprio all’indomani dell’ultimo atto dell’inchiesta sulla gestione della mega-discarica comprensoriale di Alli, nel territorio comunale di Catanzaro, che ha portato a cinque arresti, a sequestri patrimoniali per 12 milioni di euro ed alla richiesta d’interdizione dai pubblici a carico del commissario delegato per l’emergenza rifiuti e di due funzionari dello stesso ufficio. Tra gli indagati - ma a suo carico non è stato adottato alcun provvedimento - c’è pure l’attuale assessore regionale all’ambiente, Francesco Pugliano, indagato nelle vesti di ex commissario per l’emergenza rifiuti. «Ci è stato rivolto un invito a partecipare ad eventuali future iniziative sul tema ambientale e dei rifiuti, qualora vi fossero tavoli istituzionali per discutere di problemi generali e da parte nostra – ha garantito Lombardo al termine del confronto con Scopelliti – c’è la disponibilità di massima a partecipare». Tra gli arrestati di giovedì c’è Stefano Gavioli, imprenditore veneto titolare della Enertech, la società che fino a qualche settimana prima della rescissione del contratto - ha gestito la discarica di Alli, oggi sottoposta a sequestro giudiziario. E proprio le sorti della discarica preoccupano Regione e Comune di Catanzaro, con quest’ultimo che giusto ieri - attraverso una dichiarazione stampa del sindaco Michele Traversa - si è Graziano Melandri detto pronto a requisire la discarica per evitare che il prolungamento della chiusura possa causare problemi di natura igienico-sanitaria. Di fatto la città, certo non per responsabilità della Procura, è piombata in piena emergenza rifiuti ormai da settimane. Ora, sostengono dal Comune, è il momento di trovare soluzioni considerato che dopo alcuni lavori di bonifica ad Alli sarebbe possibile smaltire almeno 100 delle 220 tonnellate di rifiuti prodotti ogni giorno nel capoluogo, senza considerare che a Catanzaro conferivano decine di centri calabresi. Sul fronte giudiziario, ieri sono iniziati gli interrogatori da parte del gip Abigail Mellace. Oggi sarà sentito Gavioli, mentre lunedì toccherà al commissario Graziano Melandri ed ai funzionari dell’ufficio. Proprio ieri, intanto, Melandri ha presentato formalmente le dimissioni dall’incarico dandone comunicazione al capo del dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli, e sottolineando che la decisione è maturata «alla luce degli sviluppi delle note vicende giudiziarie che potrebbero determinare fattori pregiudizievoli per il lavoro dell’ufficio». Il capo della Protezione civile, riferisce l’ufficio stampa del commissario, «dopo aver preso atto delle dimissioni, in una lettera ha voluto esprimere al dott. Melandri tutta la riconoscenza personale e del dipartimento per l’attività efficacemente svolta e l’impegno profuso nello svolgimento dell’incarico». Si muove anche la politica. La deputata del Pd Doris Lo Moro, promotrice di un’interpellanza urgente, ha chiesto al nuovo Governo di «porre in essere gli impegni assunti dal precedente Esecutivo con la votazione all’unanimità della risoluzione che lo impegnava a porre in essere tutti gli interventi utili a creare le condizioni per una gestione ordinaria del ciclo integrato dei rifiuti». Obiettivo è la fine del commissariamento: «I recenti sequestri di discariche abusive e la richiesta di interdizione del commissario impongono un intervento urgente del Parlamento». Chiamata in causa anche la Regione: «L’inerzia ed i mancati interventi non hanno fatto altro che aggravare e facilitare la malavita che nel settore dello smaltimento dei rifiuti». Maria Scaramuzzino LAMEZIA TERME Tano Grasso, assessore alla Cultura del Comune di Lamezia, si è dimesso. Il presidente onorario della Federazioni antiracket italiana ha annunciato ufficialmente la sua decisione ieri mattina, nel corso di una conferenza stampa in Municipio. «Non ci sono le condizioni per portare avanti il mio incarico di assessore per realizzare il mio progetto per una nuova politica culturale». Con queste parole Grasso ha motivato le sue dimissioni decise «a causa del cattivo funzionamento della macchina amministrativa comunale con cui non siamo riusciti ad entrare in sintonia. Tra il Comune e il nostro progetto culturale», ha rimarcato Grasso, «s’è creato un rapporto distonico». A complicare il lavoro dell’ex assessore anche il mondo dell’associazionismo locale con cui, in questi 18 mesi di incarico, ci sono stati continui contrasti. Il presidente onorario della Fai ha parlato delle iniziative realizzate come il laboratorio teatrale “Capusutta” composto tutto da giovani. Altro successo è stato “Trame” il festival dei libri sulla mafia «di cui s’è parlato in Italia e all’estero», ha affermato Grasso assicurando che la manifestazione si farà ancora, anche in altre città della penisola. «Tano Grasso», ha dichiarato il sindaco di Lamezia Gianni Speranza che fino all’ultimo ha cercato di trattenerlo in giunta, «ha la stima mia e di tutto l’esecutivo comunale. Avere avuto un leader come lui nella nostra squadra è stato un onore». CATANZARO La giornata nazionale della Fondazione don Francesco Caporale è stata dedicata a Teresa Buonocore, uccisa per aver “parlato” Un omaggio ai testimoni di giustizia, esempio di senso civico e spessore morale Danilo Colacino CATANZARO Esiste una netta linea di demarcazione fra i collaboratori e i testimoni di giustizia, costituita dall’appartenenza a un contesto criminale nel primo caso, e dall’assoluta estraneità nel secondo. Ed è proprio ai testimoni di giustizia che è stata dedicata la II Giornata Nazionale della Fondazione don Francesco Caporale (svoltasi ieri nell’Auditorium Aldo Casalinuovo di Catanzaro) presieduta dal componente della Giunta municipale del capoluogo di regione, Fulvio Scarpino, af- fiancato dall’assessore regionale alla Cultura Mario Caligiuri. Fra gli enti e gli organismi che hanno patrocinato l’evento anche la Provincia di Catanzaro, il sindacato della Polizia di Stato Consap, Calabria Etica e l’Ordine Distrettuale degli Avvocati del capoluogo, oltre ai Comuni di Davoli, Guardavalle, Gasperina, Satriano e Santa Caterina. L’evento è stato dedicato a una coraggiosa mamma partenopea, Teresa Buonocore, uccisa a 51 anni per aver rotto il muro dell’omertà, convincendo in passato la figlioletta di 8 anni a supportare gli inquirenti nell’incriminazione di un pedofilo che ne aveva abusato. A ritirare il premio dedicato alla donna, straordinario esempio di senso civico, la sorella Pina, che nella seconda parte della manifestazione ha ricevuto il riconoscimento dal prefetto di Catanzaro Antonio Reppucci. Una consegna avvenuta nel pomeriggio - dopo una mattinata in cui si sono alternati dibattiti e la proiezione del film “La siciliana ribelle”, dedicato al tema della collaborazione con le forze dell’ordine - in cui sono intervenuti il procuratore generale della Cassazione Vitaliano Esposito, il presidente della II Sezione Penale della stessa Suprema Corte Anto- nio Esposito, peraltro fratello del Pg, e il direttore dell’Osservatorio Eurispes sulla Criminalità Organizzata, già alto magistrato, Ferdinando Imposimato. Fra i presenti il procuratore generale della Corte d’Appello del capoluogo Santi Consolo, il quale ha affermato: «Una sentenza della Cassazione, nell’occasione presieduta proprio dal dott. Antonio Esposito, ha fatto chiarezza su una specifica legge del 2001, emanata sulla scorta di una normativa emergenziale risalente a quasi dieci anni prima, col conseguente superamento dell’assimilazione fra la figura di quello che in gergo Santi Consolo Vitaliano Esposito viene definito pentito e una persona di grande spessore morale, disposta a facilitare il lavoro degli investigatori pur dovendo molto spesso pagare prezzi altissimi». Un concetto ripreso dal presidente degli avvocati catanzaresi Giuseppe Iannello: «Vorrei rivolgere un plauso agli organizzatori di questo appuntamento, perché hanno messo al centro dell’attenzione cittadini che hanno operato una scelta difficilissima. Una decisione che magari li ha perfino costretti a cambiare identità e luogo di residenza, talvolta seguiti dai familiari, con un civismo degno della massima stima». 31 Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011 Cronaca di Reggio Via Diana, 3 - Cap 89123 Tel. 0965.897161 / Fax 0965.897223 [email protected] Fli presenta oggi l’esecutivo provinciale Alle 11 all’Hotel Excelsior si terrà la conferenza di presentazione dell’esecutivo di Fli. Concessionaria: Publikompass S.p.A. Via Diana, 3 - Cap 89123 Tel. 0965.24478 / Fax 0965.20516 [email protected] . OPERAZIONE ASTREA Squarciato il velo su quella “zona grigia” popolata da insospettabili che hanno consolidato il potere economico della cosca Ecco i professionisti al servizio dei Tegano Arrestati la moglie (avvocato), la sorella e il cognato (commercialista) dell’inquietante Giovanni Zumbo Piero Gaeta Da dove è iniziata l’operazione Astrea? L’ha svelato il tenente colonnello Gerardo Mastrodomenico: «Abbiamo passato la setaccio alcune attività imprenditoriali dopo le indagini di Carabinieri e Polizia. Abbiamo notato delle cessioni societarie sospette fatte per “salvare” le imprese mafiose che poi sono state confermate dalle indagini e dalle intercettazioni successive che hanno confermato le nostre ipotesi investigative». Il “cuore” dell’indagine è stata la Si.Ca. «E attraverso questa società – ha aggiunto il ten. col. Claudio Petroziello – abbiamo ricostruito 20 anni di cessioni societarie fittizie aprendo delle vere e proprie scatole cinesi che ci hanno schiuso un orizzonte nuovo». Dai bilanci e dai numeri esaminati dalle Fiamme Gialle è emerso, infatti, uno spaccato della “zona grigia”. «Abbiamo trovato dei professionisti dal curriculum limpido – ha commentato il comandante provinciale della Guardia di Finanza Cosimo Di Gesù – che da un decennio erano al servizio della ’ndrangheta». L’aggressione alla melmosa “zona grigia” è stata evidenziata anche dal procuratore antimafia Giuseppe Pignatone: «Con questo provvedimento del gip Tommasina Cotroneo si chiudono venti anni di attività di indagine sugli interessi economici della cosca Tegano e sulla zona grigia che in tutto questo tempo ha affiancato questo potente sodalizio criminale». «Le indagini naturalmente non si fermano qui – ha proseguito Pignatone – e successivamen- te saranno sempre più profonde, sotto il profilo penale, nei confronti di quella parte di società civile che favorisce le organizzazioni mafiose. Oggi, sono stati eseguiti provvedimenti di sequestro a carico di numerose ditte impegnate in lavori edili, e in particolare, le quote intestate alla famiglia Rechichi, socio di minoranza della Multiservizi, società di cui detiene la maggioranza delle azioni il Comune. Voglio, inoltre, ricordare che Giovanni Zumbo e i suoi familiari che sono stati arrestati avevano in questi anni offerto numerose consulenze alla cosca Tegano con l’obiettivo di evitare provvedimenti di sequestro e di confisca di beni. Peraltro – ha detto ancora Pignatone – il ruolo del commercialista Giovanni Zumbo era Il procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone ha diretto le indagini emerso anche in una delle testimonianze rese dal collaboratore di giustizia Antonino Fiume e che descrivono i contatti che lo stesso Zumbo aveva con Giovanni De Stefano, figlio del boss Giorgio, assassinato nel 1977 in Aspromonte, che dimostrano la fluidità di significativi rapporti tra queste due persone». «L’indagine – ha concluso il procuratore – ha fatto emergere che Giovanni Zumbo, sua moglie, l’avvocatessa Maria Francesca Toscano, la sorella Porzia Maria Zumbo e il marito Roberto Emo, a rotazione sono stati soci della società che gestisce una grande struttura sportiva di Parco Caserta, realizzata dal Comune. Le indagini hanno permesso di ricostruire vent'anni di costruzione e scomposizione di quote societarie, un sistema di scatole cinesi che siamo riusciti ad aprire e verificare così da giungere all’arresto di questo pezzo di zona grigia che ha permesso alla cosca Tegano di costruire solide basi economiche». Lumia: serve l’aiuto della gente Il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente la Commissione antimafia: «L’operazione eseguita dalla Guardia di Finanza e guidata dalla Procura mette in luce il solidissimo sistema di collusioni di cui gode la mafia calabrese. Una rete di colletti grigi composta da uomini appartenenti ai servizi segreti deviati, alla massoneria, da liberi professionisti e persone vicine Gli arrestati Giovanni Zumbo Giovanni Tegano Giuseppe Rechichi Maria Francesca Toscano Roberto Emo Rosario Rechichi Maurizio Lavilla Antonio Lavilla Giovanni Rechichi Antonio Rechichi a certi ambienti politici locali. È proprio da queste relazioni torbide che la 'ndrangheta trae la forza necessaria per fare affari, condizionare l’economia, le istituzioni e la pubblica amministrazione. Un sodalizio criminale che la magistratura e le forze dell’ordine possono disarticolare solo attraverso il sostegno e la collaborazione dei partiti e della società civile». Porzia Maria Zumbo 39 Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011 Cronaca di Reggio . CASO FALLARA Dichiarazioni spontanee fatte dal vice sovrintendente Franco davanti al gip Laganà Il poliziotto scagiona la moglie Rosa Bruzzese rigetta l’accusa di aver contribuito a «fabbricare prove false» Ha scelto di rendere dichiarazioni spontanee per scagionare la moglie. Antonino Consolato Franco il poliziotto finito in manette per aver costruito una “fabbrica di prove false” è stato interrogato ieri dal gip Antonino Laganà nella casa circondariale di via San Pietro. Difeso dall’avvocato Andrea Alvaro, il vice sovrintendente della Polizia si è mostrato molto provato dopo le ultime vicende. La moglie Rosa Bruzzese invece agli arresti domiciliari è stata sentita negli uffici giudiziari del Cedir. La donna, difesa dall’avvocato Alvaro, ha rigettato tutte le accuse dicendo di non essere a conoscenza delle condotte che vengono addebitate al marito, contenute nell’ordinanza emessa dal gip Laganà ed eseguita dai carabinieri con il coordinamento del procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza. I due coniugi sono al centro dell’inchiesta assieme all’odontotecnico Matteo Belgio difeso dall’avvocato Giuseppe Sergi, per aver presumibilmente preparato fasulli atti d’indagine, chiedendo in cambio di somme di denaro documenti per alleggerire la posizione delle persone che avrebbero tentato di ricattare. Un sistema architettato e messo in atto più di una volta. Tante le accuse che pendono sui tre indagati: dall’associazione finalizzata alla violenza privata, tentata truffa, falso e sostituzione di persona. Secondo l’accusa l’artefice del sistema per truffare le vittime era Antonino Consolato Franco, poliziotto in servizio alla squadra mobile della Questura reggina nel 2006, al Nucleo operativo di proAntonino Franco sentito dal gip ha cercato di scagionare la moglie Il pensionato ha lasciato il carcere di San Pietro Accolta l’istanza dell’avv. Chizzoniti Arresti domiciliari per il pensionato accoltellatore Il procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza nel corso della conferenza stampa tenuta nella sede del comando provinciale dell’Arma tezione nel 2008 e poi trasferito ai servizi tecnici della Questura di Vibo. Il trasferimento era giunto quando l’inchiesta ha cominciato a delineare le responsabilità del poliziotto. Responsabilità pesanti che hanno portato la procura a chiedere e ottenere dal gip Laganà l’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’inchiesta si è occupata di una vicenda che presenta aspetti sicuramente inquietanti e, secondo l’accusa, si sarebbe intrecciata con vicende giudiziarie di particolare importanza che hanno interessato in modo particolare l’opinione pubblica. Il riferimento è al cosiddetto “caso Fallara”, legato alla tragica fine della dirigente dell’ufficio tributi del Comune di Reggio morta suicida nel dicembre dello scorso anno dopo aver ingerito un composto a base di acido muriatico. Nel 2008, secondo l’accusa, il poliziotto aveva inviato a Paolo Rosa Bruzzese si è dichiarata estranea a quanto viene contestato al coniuge Fallara, fratello di Orsola, copia di una falsa ordinanza di custodia cautelare in cui spiccava il nome della dirigente. L’obiettivo, secondo gli inquirenti, era di spillare la somma di 30 mila euro in cambio della consegna di documenti da utilizzare per alleggerire la posizione in ambito giudiziario. Al terzetto, però, era andata buca perché Paolo Fallara si era rivolto ai carabinieri. E i militari dell’Arma avevano trovato riscontro alla denuncia del fratello della dirigente comunale fermando Franco e Belgio sul luogo in cui avrebbero dovuto incassare un anticipo di 13 mila euro. Il poliziotto e i presunti complici, sempre secondo l’accusa, avrebbero provato a fregare dei soldi a Francesca Bruzzaniti e Mirco Monteleone, chiedendo 10 mila euro in cambio di falsi documenti comprovanti l’estraneità del caposala dell’ospedale di Locri Alessandro Marcianò e di suo figlio Giuseppe in relazione all’omicidio Fortugno. Stessa strada era stata seguita per tentare la truffa ai danni di Mario Congiusta, padre di Giuanluca, il giovane assassinato a Siderno la sera del 24 maggio 2005.(p.t.) A.F., il pensionato accoltellatore dell’amministratore del condominio di Pellaro, ove entrambi abitano, arrestato due settimane or sono perché imputato di tentato omicidio, è stato scarcerato e trasferito agli arresti domiciliari. L’ha deciso il gip Domenico Santoro in accoglimento della documentata istanza del difensore avv. Aurelio Chizzoniti, in ordine alla quale il pm Stefano Musolino, ha espresso parere favorevole. L’avv. Chizzoniti, sollecitando la surroga del titolo custodiale in carcere, ha sollevato una serie di dubbi ed illogicità che graverebbero sull’architettura accusatoria, evidenziando anche il quadro clinico che appesantisce la posizione dell’indagato con conseguente depotenziamento di qualsivoglia esigenza cautelare. Il gip ha sottolineato che «le esigenze cautelari ravvisate nel provvedimento coercitivo iniziale possono ritenersi attenuate, sostituendo alla detenzione in carcere la misura meno gravosa degli arresti domiciliari presso l’abitazione di alcuni parenti» comunicata dall’avv. Aurelio Chizzoniti. L’indagato era stato tratto in ar- resto in data 29.10.2011 in esecuzione di una ordinanza cautelare emessa dal gip Santoro su conforme richiesta del Pm dott. Musolino poiché avrebbe attentato la vita dell’amministratore F.E. per motivi condominiali connessi alla quantificazione della quota spettante ai vari condomini. A.F. nel corso dell’interrogatorio di garanzia ha respinto ogni addebito richiamando la situazione di particolare litigiosità che grava nel predetto condominio per svariati motivi meritevoli di approfondimento investigativo nel cui contesto saranno espletate anche indagini difensive coordinate dal difensore avv. Aurelio Chizzoniti. Come si ricorderà la vicenda aveva determinato il tempestivo intervento di alcune volanti della Polizia di Stato allertate telefonicamente i cui equipaggi avevano effettuato gli accertamenti di rito sfociati poi nell’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip. Da segnalare che la ricostruzione dei fatti è stata duramente contestata dall’imputato che ha negato qualsivoglia aggressione armata nei confronti dell’Amministratore condominiale. Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011 43 Reggio Tirrenica . GIOIA TAURO Il tribunale di Palmi ha emesso la sentenza con la quale ridimensiona l’impostazione dell’accusa accogliendo in parte le richieste “Maestro”, 5 condanne e tre assoluzioni Fracchetti, Cosoleto e Rossella Speranza giudicati innocenti “per non aver commesso il fatto” Ivan Pugliese PALMI Regge soltanto in parte l’impianto accusatorio messo in piedi dal sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Roberto Di Palma, passato sotto il “giudizio” del Tribunale collegiale di Palmi, che dopo due giorni di camera di consiglio ha dato lettura del dispositivo di sentenza, nell’ambito del procedimento che prende il nome dall’operazione “Maestro”: 5 condanne con sconti di pena e 3 assoluzioni sono state decise da giudici di Palmi (Concettina Epifanio presidente con a latere Luca Colitta e Cristina Mazzuoccolo). Queste le decisioni: 10 anni di reclusione per Antonio Albanese (richiesta di condanna a 14 anni); condanna a 9 anni di reclusione per Giuseppe Speranza (15 anni); condanna a 7 anni e 6 mesi per Angelo Boccardelli (12 anni); condanna a 7 anni per Pietro Francesco Calipa (12 anni); condanna a 3 anni di reclusione per Alessandro Giorgi (13 anni). Il Tribunale ha invece assolto Francesco Cosoleto (10 anni la richiesta), Adolfo Fracchetti (15 anni la richiesta) e Rossella Speranza (10 anni la richiesta) per non aver commesso il fatto. I 5 condannati usufruiscono di una diminuzione di pena essendo stati assolti da alcuni capi d’imputazione a loro ascrittigli. Per Giorgi è stata esclusa l’aggravante di essere capo e promotore dell’organizzazione. Per capire le ragioni dell’evidente distacco tra richieste e pene inflitte sarà a questo punto importante attendere le motivazioni del Tribunale di Palmi che saranno depositate tra un paio di mesi. L’operazione, condotta dal Carabinieri il 22 dicembre del 2009, secondo la procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria aveva consentito di ricostruire i nuovi equilibri mafiosi e le trame dei clan attivi nella Piana di Gioia Tauro con particolare attenzione verso il Porto di Gioia Tauro. Due i tronconi su cui si fonda la vicenda giudiziaria. L’inchiesta, nello specifico, aveva fatto luce su un’inedita forma di operatività transazionale della ’ndrangheta realizzata sulla base di un patto criminale che sarebbe stato stipulato da elementi della cosca Molè e contrabbandieri cinesi. Il porto di Gioia era diventato, secondo la Procura, la principale via d’ingresso per merce contraffatta proveniente dall’Oriente e destinata al mercato nazionale ed europeo. Dalle indagini era emerso che spedizionieri collegati alle cosche della Piana di Gioia avrebbero agevolato l’importazione di merce contraffatta proveniente dalla Cina, ottenendo ingenti plusvalenze dalla vendita dei prodotti sul mercato nero. Per eludere il sistema di controllo automatico, secondo l’accusa, l’organizzazione si sarebbe avvalsa della complicità di due funzionari infedeli dell’Agenzia delle dogane. Inoltre le indagini avrebbero permesso di accertare che parte dei proventi delle attività illecite dovevano essere poi reimpiegati in un’imponente struttura immobiliare ubicata a Monte Porzio Catone: un lussuoso complesso alberghiero e da due avviati ristoranti. Per effettuare l’acquisto, come evidenziato da Di Palma nel corso della requisitoria, alcuni degli imputati avrebbero fatto ricorso ad intimidazioni nei confronti dei precedenti gestori e del proprietario, costretti infine a cedere l’attività, sulla quale, secondo l’accusa, aveva messo gli occhi il defunto boss Rocco Molè. L’inchiesta Antonio Albanese, 10 anni Giuseppe Speranza, 9 anni Angelo Boccardelli, 7 anni e 6 mesi Pietro Francesco Calipa, 7 anni Alessandro Giorgi, 3 anni Francesco Cosoleto, assolto Adolfo Fracchetti, assolto Rossella Speranza, assolta L’inchiesta “Maestro” sfociata nel processo aveva fatto luce su un’inedita forma di patto transazionale della ’ndrangheta, realizzato sulla base di un’alleanza criminale che sarebbe stata stipulato da elementi della cosca Molè e contrabbandieri cinesi. Il porto di Gioia era diventato, secondo la Procura, la principale via d’ingresso per merce contraffatta proveniente dall’Oriente e destinata al mercato nazionale ed europeo. Una impostazione che i giudici del tribunale di Palmi hanno accolto solo in parte, riducendo le richieste di condanna e assolvendo tre imputati. SAN PIETRO DI CARIDÀ Padre e figlio sono stati ritenuti colpevoli del ferimento di Giuseppe Oppedisano Tentato omicidio, inflitte pene severe ai due Morfei PALMI. Sono stati condannati così come richiesto dall’accusa per concorso in tentato omicidio Giuseppe Morfei ed il figlio Domenico. Dopo alcune ore di camera di consiglio il Tribunale collegiale di Palmi, Silvia Capone presidente con a latere i togati Gaspare Spedale e Antonella Crea, ha condannato a 12 anni di reclusione Giuseppe Morfei (richiesta 15 anni) e a 7 anni di reclusione il figlio Domenico (richiesta a 9 anni) che rispondeva del concorso in tentato omici- dio. Sono state praticamente accolte le richieste del pubblico ministero Andrea Papalia che aveva richiesto le dure condanne al termine della requisitoria, attraverso la quale aveva ricostruito le fasi del tentato omicidio subito da Giuseppe Oppedisano, 36enne originario di San Pietro di Caridà, consumatosi il 3 settembre del 2010. Nell’udienza di ieri erano state le difese ad alternarsi nelle loro arringhe difensive che avevano tentato di far vacillare la rico- Giuseppe Morfei struzione fornita dall’accusa: per Domenico Morfei sono intervenuti gli avvocati Rocco Carbone e Antonio Cimino; per il padre Giuseppe Morfei il collegio difensivo era formato dagli avvocati Domenico Alvaro e Paolo Villelli. Il procedimento si è confermato molto complesso ed anche la lunga camera di consiglio, prima della lettura del dispositivo di sentenza, lo ha confermato: più volte, infatti, le parti si sono trovate a confrontarsi e scontrarsi su visioni com- pletamente opposte su quanto sarebbe accusato quel giorno di settembre. I due Morfei, secondo le indagini condotte dai carabinieri della stazione di Serrata, sono accusati di aver affrontato l’agricoltore Giuseppe Oppedisano mentre si trovava a bordo del proprio trattore intento a lavorare in un appezzamento di terreno in contrada Calamizzi di San Pietro di Caridà. I Morfei sono stati arrestati il 26 settembre dello scorso anno su disposizione. (i.p.) POLISTENA RIZZICONI Collegano la frazione Drosi CITTANOVA GIOIA Titolare di un bar-tabaccheria colpita con il calcio della pistola Refezione scolastica operativa da sette giorni Strade provinciali interrotte da un anno a vuoto le proteste Gerace ottiene gli arresti domiciliari Rapinano e feriscono una donna tre giovani colti col bottino nel sacco POLISTENA. È già operativo da circa una settimana, il servizio di refezione scolastica, avviato dal Comune. «Nonostante i tagli del Governo – sottolinea il sindaco Michele Tripodi – l’Amministrazione comunale ha inteso avviare il servizio». Il primo cittadino ricorda che sin dal primo anno di amministrazione della nuova maggioranza comunale, si è deciso di separare i due elementi principali della gestione delle mense, l’organizzazione e la fornitura delle derrate alimentari, svolgendo due gare distinte. Quest’anno, la gara per l’organizzazione delle mense è stata vinta dalla cooperativa “La Mimosa”. Il sindaco Tripodi dà inoltre notizia che sono stati applicati ai buoni-pasto gli stessi prezzi dello scorso anno (1,50 euro). Tuttavia i genitori potranno decidere alternativamente all’acquisto del buono, di procedere al versamento di 110 euro per tutto l’anno a bambino, con uno sconto di 10 euro per ogni bambino appartenente allo stesso nucleo familiare. Ieri, una delegazione del Comune, formata dal sindaco Michele Tripodi, dal vicesindaco Marco Policaro, dagli assessori Norman Zerbi e Giuseppe Arevole, dal responsabile del servizio Domenico Lumicisi, accompagnati dai soci della cooperativa “La Mimosa”, ha pranzato presso il punto refezione di scuola Catena. Un momento di armonia, ma anche di controllo sulla qualità degli alimenti.(a.s) RIZZICONI Nonostante fosse trascorso già un anno da quel due novembre del 2010, quando un violento nubifragio ha imperversato per circa dodici ore, mettendo in ginocchio il territorio comunale di Rizziconi, a tutt'oggi persiste l’interruzione di due importanti arterie provinciali che collegano la popolosa frazione Drosi. Una frazione, i cui abitanti per raggiungere Gioia Tauro, devono servirsi di percorsi alternativi molto più lunghi, andando incontro a dispendio di danaro e a perdita di tempo che il più delle volte incide sul loro lavoro. Si tratta della provinciale che collega la predetta frazione con la stazione delle ferrovie della Calabria e con la provinciale Rizziconi-Gioia Tauro; qui, in contrada “Macchia Rossa” è crollato il ponte sul fiume “Pelisa”. A questa arteria si aggiunge la provinciale che collega la stessa frazione con Gioia Tauro attraverso la statale 18, dove ha ceduto il ponte sul fiume “Budello”, in località Valle Amena. Gli abitanti non potendo tollerare oltre questo grave stato di cose che incide, tra l’altro, anche sull'economia della stessa frazione, sono pronti ad alzare la voce mettendo in atto proteste che potrebbero sfociare in sviluppi imprevedibili. GIOIA TAURO PALMI. Il Gip del Tribunale di Francesco Inzitari Strada intransitabile da un anno Molto spesso, buttando sul tavolo la carta delle tasse pagate dai cittadini si sfiora la demagogia, ma anche in questo caso l’argomento è d’obbligo. I numerosi utenti della strada e gli abitanti della frazione Drosi contribuiscono al bilancio dello Stato corrispondendo elevate somme di tributi e le istituzioni, nel caso specifico l’Amministrazione Provinciale reggina, hanno il dovere morale prima che politico, di migliorare le condizioni di vita della collettività amministrata. Cosa serve per intervenire con la tempestività che il caso richiede, per dare la possibilità agli abitanti della frazione Drosi di essere collegati con il resto del territorio? O forse si attende l’arrivo delle competizioni elettorali, per risolvere il problema e quindi dimostrare l’interessamento dell’ente preposto? Gioacchino Saccà Palmi ha concesso la misura degli arresti domiciliari ad Antonio Gerace, 54 anni di Cittanova finito agli arresti nei giorni scorsi assieme al figlio V.G. con l’accusa di furto aggravato. Il Gerace, assistito dall’avvocato Sergio Contestabile, ha ottenuto la misura anche in considerazione delle sue condizioni di salute. Resta per il momento ai domiciliari il figlio. Padre e figlio, erano stati feriti durante un tentativo di furto lo scorso 22 agosto scorso, quando, secondo gli inquirenti, si sarebbero resi responsabili dell’ennesimo furto di carburante ai danni di un camion. Il proprietario del mezzo, allarmato e stanco per i continui furti, decise però quel giorno di attendere armato i ladri e di coglierli sul fatto. Lo stesso avrebbe così sparato colpi di fucile. D.V, il feritore dei due, è stato denunciato per detenzione di arma clandestina e lesioni personali aggravate all’uso dell’arma. (i.p.) Antonio Gerace Commettono una rapina e vengono arrestati dai carabinieri nel giro di pochissimi minuti. È avvenuto a Gioia Tauro, quartiere Marina, e il fatto si è verificato nella tarda serata di giovedì dove la titolare di un bar tabaccheria, T.R., 68 anni, è stata “alleggerita” di quattromila euro in contanti e di numerose schede per ricariche telefoniche per un valore di altri duemila euro. Il pronto e tempestivo intervento di una pattuglia dei carabinieri del nucleo radiomobile ha consentito di far scattare le manette per Rocco De Maio, 26 anni, per il fratello Francesco, 20 anni, e per Antonio La Rosa, stessa età. Erano le 21,15 di giovedì e la donna, precedendo il marito che era rimasto nell’esercizio, ubicato sulla via Francesco Tripodi di Gioia, denominato “Misterbar”, stava rientrando a casa in via Cavour quando è stata improvvisamente affrontata da tre giovani, tutti travisati con passamontagna, uno dei quali armato di pistola. T.R. aveva con sè la borsetta nella quale era custodito il denaro ed una busta di plastica nella quale erano sistemate le schede per le ricariche telefoniche. Probabilmente ha fatto anche un gesto interpretato come un tentativo di reazione alla rapina, per cui il malvivente armato di pistola non ha esitato a colpirla col calcio dell’automatica procurandole una va- Antonio La Rosa Francesco De Maio sta ferita che ha interessato la parte sinistra della bozza frontale e il setto nasale. Poi i tre si sono allontanati a gran velocità a bordo di una Fiat Punto di colore scuro. La vettura, sicuramente a causa dell’andatura, è stata notata da una pattuglia del nucleo radiomobile della locale Compagnia impegnata in un servizio di controllo nel quartiere. La Punto - al volante si trovava Rocco De Maio - è stata bloccata e i militari non hanno impiegato molto tempo a rendersi conto che i tre occupanti davano segni di impazienza. Men- Rocco De Maio tre stavano procedendo al controllo dei documenti ai militari rimbalzava via radio la notizia della rapina per cui Rocco De Maio e gli altri due sono stati subito sottoposti a perquisizione dalla quale saltavano fuori il denaro e le schede telefoniche. Il capitano Ivan Boracchia, decideva di far intervenire sul posto altre pattuglie mentre T.R. è stata portata al pronto soccorso dell’ospedale Giovanni XXIII dove i sanitari di turno le hanno riscontrato una ferita con abbondante perdita di sangue per la quale è stata giudicata guaribile in dieci giorni salvo complicazioni. Il sostituto di turno della Procura di Palmi, dott. Luigi Iglio, ha disposto per i due De Maio e per La Rosa, tutti e tre risultano senza fissa occupazione, il trasferimento al carcere di Palmi. Rispondono in concorso di rapina aggravata e di lesioni aggravate. Molto probabilmente nella giornata di oggi gli stessi saranno sottoposti all’interrogatorio di convalida da parte del Gip. Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011 45 Reggio Ionica . REGGIO La sentenza del Tribunale nello stralcio in abbreviato di “Nuovo potere” BOVA MARINA Dopo l’impatto la “Grande Punto” s’è incendiata Diciotto anni a “Turi” Maesano: Scontro auto-Motoape «Dirigeva la holding degli appalti» pensionato perde la vita Associazione mafiosa, estorsione, armi e controllo degli appalti pubblici BOVA MARINA. Un’altra ca- Giuseppe Toscano MELITO Diciotto anni di reclusione per associazione mafiosa e altro. Emessa dal Tribunale di Reggio Calabria (Filippo Leonardo presidente), la sentenza per Salvatore Maesano, 48 anni, uno degli arrestati nella retata che, all’inizio dello scorso anno, aveva consentito di sgominare il cartello di famiglie di ‘ndrangheta operante sui territori di Roghudi e Roccaforte del Greco. Denominata “Nuovo potere”, l’operazione aveva portato in carcere poco meno di trenta persone, accusate, a vario titolo, di aver fatto parte di un’organizzazione dedita alla gestione di grossi traffici di stupefacenti e armi, ma anche al controllo degli appalti sul territorio . La sentenza di condanna per Maesano è giunta a conclusione del processo con il rito abbreviato condizionato, che proprio nella mattinata di ieri ha celebrato il suo ultimo atto. La condanna per i reati contestati era stata chiesta dal pubblico ministero Antonio De Bernardo. Nel corso della requisitoria, il pm aveva sostenuto la fondatezza delle accuse mosse a “Turi” Maesano, difeso dall’avvocato Maurizio Punturieri, invocando una pena di 18 anni. La sentenza di condanna a carico dell’imputato che è stato ritenuto tra i promotori dell’associazione mafiosa, ha riguardato anche i capi di imputazione di estorsione, armi, intestazione fittizia e controllo degli appalti pubblici. Per i capi di accusa relativi ai reati di droga è in- Il Centro direzionale, sede dei tribunali di Reggio Calabria vece arrivata l’assoluzione. Lo scorso 6 giugno, nell’ambito del procedimento col rito abbreviato, erano stati condannati 27 imputati, mentre per altri 12 era stata decisa l’assoluzione. In totale il gup reggino, aveva irrogato pene complessive di poco superiori ai 175 anni di carcere. Eseguita il 13 gennaio del 2010, ad opera dei carabinieri della compagnia di Melito Porto Salvo, l’operazione “Nuovo potere”, aveva avuto il suo “epicentro” nei comuni aspromontani di Roghudi e Roccaforte del Greco. Le indagini sviluppate nell’arco di diverso tempo e portate avanti dal pool investigativo diretto dal capitano Onofrio Panebianco, avevano posto sotto la lente d’ingrandimento una lunga sfilza di fatti che – secondo l’accusa – avevano visto protagoniste un gruppo di soggetti sospettati di aver messo in piedi un vero e proprio sodalizio dedito a commettere vari tipi di reato. Le persone finite in manette si erano visti accusare, a vario titolo, di aver fatto parte di un’organizzazione dedita alla gestione dei traffici di droga e di armi, e interessata a tenere sotto controllo il proprio territorio di riferimento e gli appalti pubblici. “PRIMA LUCE” Vincenzo D’Agostino e Giuseppe Belcastro I legali chiedono l’assoluzione per i presunti boss di Sant’Ilario Rocco Muscari LOCRI Si è chiusa con la richiesta da parte del collegio difensivo di assoluzione con formula piena per tutti reati contestati a quattro presunti appartenenti ai clan di Sant’Ilario della Jonio, dei D’Agostino e dei Belcastro-Romeo, l’udienza dell’appello bis del processo “Prima Luce”. Ieri, davanti alla Corte d’assise d’appello di Reggio ha iniziato gli interventi l’avv. Eugenio Minniti, nell’interesse di Vincenzo D’Agostino, ritenuto il presunto capo dell’omonima cosca, che ha rilevato l’assoluta mancanza di elementi probatori a riscontro dell’ipotesi di associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga. Secondo il penalista, richiamandosi alle motivazioni della Cassazione che ha annullato con rinvio, ha detto che non vi sono prove, anche in forma rudimentale, di una consorteria dedita al narcotraffico in quanto non sono accertati né le fonte di approvvigionamento, né qualsivoglia elemento che dimostri la presenza di soggetti dediti allo smercio o reinvestimento di denaro. L’avv. Minniti ha poi evidenziato che l’associazione per droga è da considerarsi autonoma e svincolata da quella mafiosa, per la quale il presunto boss è stato condannato, concludendo per l’assoluzione. Sono seguiti gli interventi Vincenzo D'Agostino Salvatore Maesano dell’avvocato Paolo Tommasini, per Domenico D’Agostino, e Nico D’Ascola, nell’interesse di Luciano D’Agostino, che hanno chiesto l’assoluzione per i propri assistiti. L’avv. Adriana Bartolo ha discusso infine per Giuseppe Belcastro, ritenuto il capo dell’omonima cosca di Sant’Ilario, sul quale pende la richiesta dell’ergastolo per l’omicidio di Emanuele Quattrone, per il quale la Cassazione, su ricorso degli avvocati Antonio Managò e Adriana Bartolo, aveva annullato con rinvio. L’avv. Bartolo, richiamandosi alle motivazioni della Suprema Corte, ha evidenziato anche il contrasto delle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, in particolare Paolo Ielo e Rocco Mammoliti, definendole contraddittorie e inattendibili. Come poco credibile, secondo il legale, è l’assunto che Belcastro non poteva non sapere dell’esecuzione del delitto. Il processo è stato aggiornato al 15 dicembre. INCHIESTA “ORO NERO” Gli imprenditori accusati del traffico illegale di nafta Si decide oggi sul fermo dei fratelli Camastra LOCRI. Attesa per questa matti- na la pronuncia del gip di Locri, giudice Caterina Capitò, in merito alla richiesta della Direzione distrettuale antimafia di convalida del fermo e contestuale applicazione della misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di Giovanni e Domenico Camastra. I due fratelli di Locri, arrestati mercoledì scorso dagli agenti delle Fiamme Gialle, a seguito di un decreto di fermo disposto dalla Dda reggina nell’ambito dell’operazione denominata “Oro Nero”, sono stati sentiti ieri dal giudice Capitò, alla pre- È l’ennesimo incidente sulla “Statale della morte” senza dell’avv. Antonio Alvaro che difende entrambi insieme all’avv. Prof. Mario Murone. I due legali hanno inoltrato richiesta di revoca del fermo e contestuale scarcerazione dei propri assistiti. I due fratelli hanno inteso rispondere alle domande del gip e di quelle contestuali dell’avv. Alvaro, contestando l’accusa formulata dall’ufficio di Procura, che ipotizza contro di loro i reati di contrabbando di gasolio agevolato, truffa aggravata ai danni dello Stato ed evasione fiscale, perpetrati attraverso un articolato e complesso sistema di frode, aggravato dall’aver agevolato cosche della ‘ndrangheta. Secondo i magistrati della Dda reggina, l’aggiunto Michele Prestipino e il pm Roberto Di Palma, Giovanni e Domenico Camastra avrebbero promosso un’articolata attività tesa ad ottenere ingenti profitti illeciti, a danno dell’erario, per milioni di euro. In questo presunto disegno di frode, secondo la Distrettuale, avrebbero preso parte anche esponenti di spicco della criminalità organizzata calabrese, che avrebbero partecipato al lucroso affare del commer- cio di gasolio “agevolato”, intervenendo nelle varie fasi della filiera commerciale nella veste di intermediari ovvero di clienti finali, traendo, pertanto, profitto dalla illecita attività. «I miei due assistiti – ha sottolineato l’avv. Antonio Alvaro – si sono detti estranei alle contestazioni dell’accusa. Comunque saranno gli organi giurisdizionali a raccogliere o meno le censure proposte dalla difesa». Dopo l’interrogatorio di garanzia, durato circa tre ore, il gip Capitò si è riservato la decisione sulle richieste delle parti.(r.m.) rambola micidiale tra automezzi; un’altra vita spezzata. È l’ennesima croce piantata sulla statale 106. L’impatto, terrificante, è avvenuto ieri pomeriggio, a pochi passi dal bivio che immette a Bova Marina. Ad avere la peggio è stato Antonino Modaffari, pensionato di 79 anni. La Motoape a bordo della quale stava viaggiando, per cause ancora in corso di accertamento, è stata investita da una Fiat “Grande Punto” di colore scuro, al volante della quale c’era un giovane di Condofuri. In seguito alla violenta collisione l’autovettura ha preso fuoco, mentre un principio d’incendio ha interessato anche il mezzo in sella al quale si trovava l’anziano Antonino Modaffari. L’intervento, in prima battuta da parte di persone che si trovavano nelle vicinanze (nella zona ci sono diversi esercizi commerciali e abitazioni), e a seguire dei vigili del fuoco, ha permesso di spegnere quasi subito le fiamme. Ma per il pensionato purtroppo non c’è stato nulla da fare. L’incidente stradale si è verificato intorno alle 17. Secondo quanto accertato dagli agenti della polizia stradale di Reggio Calabria (sul posto, per le attività di supporto e per garantire la viabilità, è intervenuto anche personale del commissariato di Condofuri Marina e della stazione dei carabinieri di Bova Marina), la “Grande Punto” stava La Fiat “Grande Punto” che ha preso fuoco dopo l’impatto viaggiando in direzione Reggio Calabria, mentre la Motoape stava uscendo da una traversa laterale e stava cercando di immettersi sulla carreggiata. Lo scontro è stato violentissimo. Il mezzo sul quale si trovava il pensionato è stato sballottato a diverse decine di metri dal luogo dell’impatto. L’allarme è scattato quasi in tempo reale. Una volta resisi conto di quanto accaduto, le persone che erano nelle vicinanze hanno avvisato le forze dell’ordine, il servizio 118 e i vigili del fuoco. All’arrivo dell’ambulanza Antonino Modaffari non dava più segni di vita, mentre l’autista della “Grande Punto” era riuscito a sgattaiolare dall’abitacolo poco prima che il fuoco divampasse. In stato di choc il giovane, che comunque è rimasto praticamente illeso, ma è stato ac- compagnato in ospedale in via precauzionale. La presenza sulla carreggiata dei mezzi incidentati e di pezzi di carrozzeria sparsi sull’asfalto, ha rallentato il transito autoveicolare. Solo in tarda serata la situazione è tornata alla normalità. L’ennesima tragedia si è dunque consumata sulla maledetta lingua d’asfalto che collega la città metropolitana alla fascia ionica. Scene da tregenda si sono materializzate sotto gli occhi dei soccorritori, della gente che generosamente ha dato una mano per spegnere le fiamme, dei semplici curiosi. Scene che continuano a ripetersi con preoccupante continuità, soprattutto nel tratto che va da Bova Marina a Saline Ioniche: una ventina di chilometri di strada, una ventina di chilometri di inferno.(g.t.) GRECANICA MONTEBELLO Basta interventi tampone! Gal, chiamata a raccolta per lunedì sui “Pisl” Il porto di Saline ancora insabbiato: ormai è una palude MELITO. Meno di un mese di tempo per definire le proposte progettuali e il partneriato, e presentare il tutto alla Regione per la valutazione. Entro il 12 dicembre l’Area Grecanica dovrà necessariamente chiudere il cerchio, indicando chi farà parte, oltre ai Comuni, del gruppo interessato ai Progetti integrati di sviluppo locale. Al fine di verificare quanti e quali possano essere le realtà da “aggregare” ai Comuni che già fanno parte del gruppo, il Gal ha indetto un’assemblea pubblica aperta per lunedì pomeriggio nella sala conferenze del centro giovanile “Rempicci” di Condofuri Marina. «Questa tipologia di progetti – spiega il team di esperti – richiede agli enti locali una progettualità integrata d’area e quindi di aggregarsi, lavorare insieme nell’individuazione di priorità comuni. I sindaci e i commissari dei comuni dell’Area Grecanica allargata, Melito, Brancaleone, Palizzi, Bova Marina, Condofuri, Staiti, San Lorenzo, Montebello Ionico, Bagaladi, Roccaforte, Roghudi, Bova, Cardeto e Motta, sostenuti dall’associazione dei sindaci, dal Gal, dal Parco d’Aspromonte e dalla comunità montana hanno considerato i Pisl un’importante opportunità di sviluppo per l’intera area e dopo una fase di scambio e concertazione hanno deciso di partecipare tutti insieme alla progettazione».(g.t.) Federico Strati MONTEBELLO JONICO Ci risiamo. Per l’ennesima volta il porto di Saline Joniche è completamente insabbiato. Neanche tre mesi, e il solito intervento tampone (a luglio, quando la Regione ha stanziato 60 mila euro) è naufragato nel nulla, così come le speranze delle cooperative di pescatori di poter esercitare la loro attività, unica fonte di sostentamento. Una situazione ormai insostenibile (decine sono le barche intrappolate all’interno del porto) che, nonostante i vari finanziamenti sbandierati qua e là, non vede all’orizzonte alcuna soluzione definitiva. A ciò si aggiunga che l’insabbiamento del porto, con conseguente stagnazione dell’acqua interna al bacino, determina la prolificazione di zanzare ed altri insetti. La stagnazione dell’acqua rischia di trasformare il bacino portuale in una palude dove trovano il naturale habitat mosche e zanzare che, deponendo le uova direttamente in acqua, si moltiplicano giorno dopo giorno. E in estate, con il notevole innalzamento delle temperature, il fenomeno è destinato ad acuirsi in modo preoccupante. Senza dimenticare che l’acqua, non avendo possibilità di ricambio, sta assumendo una colorazione verdastra e un odore nauseabondo. La struttura portuale salinese, realizzata nella metà degli Saline, porto di nuovo insabbiato anni ’70, iniziò il proprio declino nel 2001 quando, a causa dell’insabbiamento dell’imboccatura, venne meno l’iniziativa imprenditoriale di una banchina turistica, che stava portando a Saline e dintorni centinaia di visitatori, innescando un business turistico, economico e per l’indotto che, se fosse andato avanti, avrebbe garantito oggi scenari ben diversi. Col passare del tempo la situazione si è ulteriormente aggravata con il crollo totale (era il dicembre del 2003) del molo di sottoflutto. Le mareggiate invernali hanno continuato a danneggiare gravemente i moli fino a quando, nel gennaio di due anni fa, si è insabbiato persino l’accesso, con il crollo del molo principale. 47 Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011 Reggio Ionica . OMICIDIO CORDÌ Davanti alla Corte d’assise di Locri le arringhe degli avvocati Mario Mazza e Cosimo Albanese LOCRI Per la morte di Giorgio Nanni Verso il rinvio a giudizio un medico in servizio All’udienza di lunedì la chiusura della discussione, poi la camera di consiglio al Pronto Soccorso «Curciarello e Martino innocenti» Rocco Muscari LOCRI «Michele Curciarello e Antonio Martino devono essere mandati assolti, perché non sono loro gli autori materiali dell’omicidio di Salvatore Cordì». Con questa richiesta si sono concluse le arringhe degli avvocati Mario Mazza e Cosimo Albanese in favore dei due imputati, per i quali il pm Antonio De Bernardo, che ha già discusso, ha chiesto la condanna all’ergastolo, come per Antonio Panetta, presunto organizzatore. Secondo i difensori il processo che si svolge davanti alla Corte d’assise di Locri (presidente Amelia Monteleone, giudice a latere Angelo Ambrosio) è «geneticamente viziato» dal fatto che in un primo tempo, esattamente nel dicembre del 2005, nel prima operazione condotta dalla polizia, denominata “Dead 659”, Curciarello e Martino non sono sfiorati tanto che l’ipotesi degli inquirenti riguardo al presunto killer si concentrava su un altro soggetto, quel Domenico Zucco per il quale il gip reggino ha stralciato la posizione, riqualificandola in quella di presunta “vedetta”, accusa per la quale il giovane è stato poi assolto con formula piena da altra Assise. Sia l’avv. Albanese che l’avv. Mazza hanno poi rilevato che nei riguardi di Michele Curciarello la sentenza d’appello del processo “Siderno Group”, sulla faida tra i Commisso e i Costa, è stato assolto dall’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso. «Da quel momento – hanno rilevato i due penalisti – nei confronti del Curciarello non risulta alcun atto, neanche informale, delle forze di polizia che gli contesti un controllo con soggetti di rilevanza investigativa». L’avv. Mario Mazza Un motivo in più, ritenuto dalla difesa a favore dell’imputato, riguarda il fatto che nella copiosa corrispondenza epistolare tra Tommaso Costa e Giuseppe Curciarello non viene mai menzionato. E quando ciò accade per un “cugino” di Giuseppe Curciarello, questi non sarebbe Michele ma tale Domenico che avrebbe avuto un ruolo comunque relativo a interessi di lavoro. L’avv. Albanese, nel corso della discussione, si è soffermato a lungo sulla figura di Antonio Martino, descritto come «un ragazzo normale, con unico interesse il lavoro, uscire con la fidanzata e con l’hobby di andare, qualche volta, a giocare a calcetto con gli amici». Il difensore ha rilevato, tra l’altro, che il giovane il giorno del de- litto si è recato spontaneamente prima a casa dello zio, alla vista dei militari, poi sotto il Commissariato di Polizia. «Non si comprende come un killer – ha detto l’avv. Albanese – dopo aver preso parte a un’azione di fuoco possa recarsi con naturalezza e ingenuità presso i locali della polizia, dove è stato chiamato per essere sottoposto al rilievo stub». Anche l’avv. Mazza ha sottolineato la spontaneità con la quale Michele Curciarello si è fatto trovare presso la propria abitazione dalle forze dell’ordine: «Stava lavorando – ha detto il legale – e di certo non si aspettava che quella sera iniziasse un calvario. Un killer, una volta a casa, quantomeno abvrebbe badato a fare una doccia, per lavarsi da dosso i residui di polvere da sparo». Sulle risultanze dello stub, i legali hanno puntato il dito contro il ritardo dei risultati della Scientifica, giunti dopo due anni, nel maggio del 2007. Stub che, per la difesa, sono inquinati da transfert involontario, per via della mancanza di sicurezza dell’ambienti in cui sono stati effettuati i prelievi. Uno dei punti cardini sui quali si è battuta la difesa ha riguardato la mancanza di prove del mandato, che secondo l’accusa proviene dai Cataldo. Infine i due penalisti hanno smontato le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, in particolare quelle di Domenico Oppedisano, definito «un millantatore» che avrebbe deciso di parlare per un interesse «privato» e che, comunque, non sarebbe credibile in quanto riferisce quanto ha potuto apprendere dalla lettura della cronaca giudiziaria. La discussione si chiude lunedì con l’intervento dell’avv. Salvatore Staiano. INTESTATI ALLA MOGLIE DI CURCIARELLO Confiscati all’imputato beni per 400 mila euro Antonello Lupis ROCCELLA Ammonterebbe a circa 400 mila euro – secondo gli investigatori della Polizia di Stato diretti dal vicequestore Stefano Dodaro – il valore dei beni confiscati ieri dal personale dell’Ufficio misure e prevenzione del Commissariato sidernese a seguito di un decreto emesso dal Tribunale di Reggio Calabria (presidente dott. Giglio). Destinataria del provvedimento di confisca la ditta commerciale “Max Moda Donna di F.F. Abbigliamento” in pieno centro di Siderno, in via Jonio, intestata a Francesca Fanito, moglie del sidernese Michele Curciarello, 49 anni, imputato davanti ai giudici della Corte d’assise di Locri nel processo per l’omicidio del boss locrese Salvatore Cordì, alias “u cinesi”, ucciso a Siderno il 31 maggio del 2005. Oltre all’attività commerciale i giudici della prevenzione hanno disposto anche la confisca dei conti correnti funzionali all’attività aziendale. Disposto, invece, sempre dai giudici reggini, il dissequestro con contestuale restituzione ai coniugi Curciarello-Fanito, della villa dove marito e moglie risiedono, in via Letticugna. La confisca dei beni scattata ieri trae origine dal sequestro compiuto dalle forze dell’ordi- il negozio confiscato ne il 25 febbraio del 2010 e disposto dal Tribunale di Reggio a carico di Curciarello e di un nipote. Nell’attività investigativa effettuata a suo tempo dagli agenti della Polizia di Stato di Siderno e in seguito avallata dal questore Carmelo Casabona, i poliziotti dimostrarono la sproporzione tra i redditi dichiarati e i beni posseduti dai due coniugi; squilibrio frutto – secondo la polizia – di attività illecite. A distanza di quasi due anni, ora il Tribunale reggino ha pertanto deciso la confisca del patrimonio aziendale della ditta intestata alla moglie di Curciarello. LOCRI. Si profila una richiesta di rinvio a giudizio, da parte del pm Rosanna Sgueglia, nei confronti di un medico del Pronto Soccorso dell’ospedale di Locri, per l’ipotesi di omicidio colposo di Giorgio Nanni. Nei giorni scorsi il pm, che ha iscritto il medico nel registro degli indagati, ha disposto l’avviso di conclusione delle indagini preliminari all’esito del deposito della relazione del medico legale, dottor Trunfio. La risultanze della consulenza avrebbero affermato una responsabilità medica sul decesso dell’operaio 48enne, originario di Roccella Jonica, che sarebbe dimostrata dal mancato riconoscimento di un’emorragia in atto, in seguito a lesioni interne dovute, probabilmente, allo schiacciamento della cassa toracica, che ne avrebbe provocato la morte. Lo scorso giugno Giorgio Nanni, sposato e padre di due figli, rimase ferito in un incidente stradale avvenuto a Marina di Gioiosa, in contrada Cavalleria, lungo la strada interna che collega la cittadina costiera a Gioiosa Jonica. Il 48enne, che guidava una Fiat Panda, dopo aver sbandato, è andato a sbattere contro un palo situato ai lati della carreggiata. Subito dopo l’incidente è sceso dall’auto e ha chiamato col cellulare la moglie, tranquillizzandola e invitandola a recarsi sul luogo dell’incidente, e subito dopo all’ospedale, dove l’uomo dopo il soccorso è stato trasportato dai responsabili dell’associazione Lados di Marina di Gioiosa. Dopo l’arrivo al Pronto soccorso di Locri, il quadro clinico dell’uomo è peggiorato: lo sfortunato operaio veniva trasferito nel reparto di Chirurgia d’urgenza, dove è deceduto. Tra lo sgomento e le proteste della moglie e dei parenti, intanto giunti nel nosocomio locrese, che hanno trovato la forza per chiedere l’intervento dei carabinieri che hanno immediatamente riferito alla Procura quanto accaduto.(r.m.) In breve STILO LAZZARO “Sabotata” una ruota dello scuolabus Coltivava “erba” nel bagno di casa I carabinieri della stazione di Stilo stanno indagando su un inquietante episodio, al momento catalogato come opera di ignoti. Nel corso della notte, persone in corso di identificazione, hanno allentato i bulloni di una delle ruote anteriori dello scuolabus di proprietà del Comune. Coltivava nel bagno di casa una pianta di canapa indiana. Per questo e per allaccio abusivo alla rete idrica comunale, un giovane della frazione di Motta è stato arrestato dai carabinieri. A.F., 38 anni, dovrà rispondere dei reati di detenzione illecita di stupefacenti e di allaccio abusivo alla rete idrica. 31 Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011 Cronaca di Catanzaro Largo Serravalle, 9 - Cap 88100 Tel 0961.723010 / Fax 0961.723012 [email protected] Concessionaria: Publikompass S.p.A. Largo Serravalle, 9 - Cap 88100 Tel. 0961.724090 / Fax 0961.744317 Incontro sulla storia dei Rolling Stones Oggi alle 19 al Museo del rock (piazza Matteotti) incontro sulla storia dei Rolling Stones [email protected] . SPAZZATURA E MANETTE La Procura ritiene di aver chiarito ruoli e responsabilità sia a livello ambientale che sotto il profilo fiscale IL SINDACO «Gravissima emergenza Sono pronto Già iniziati gli interrogatori: il gip ha sentito ieri Loris Zerbin, oggi tocca a Stefano Gavioli a requisire stesso giudice per le indagini prela discarica» Giuseppe Lo Re liminari definisce d’incalcolabili Ad Alli i rifiuti puzzavano anche di truffa Una “miniera d’oro” per il gruppo Gavioli, una “bomba ecologica” per la città: ecco i due opposti punti di vista dello stessa questione, cioè la discarica di Alli. L’ultimo atto dell’inchiesta della Procura - sfociato giovedì in 5 arresti e nella richiesta d’interdizione dai pubblici uffici a carico del commissario delegato per l’emergenza rifiuti in Calabria e di due funzionari dello stesso ufficio - segna il capitolo conclusivo soltanto per quanto riguarda la formulazione delle accuse. Adesso, infatti, comincia l’iter giudiziario vero e proprio, che prevede interrogatori, scontati ricorsi al Tribunale del Riesame, conclusione delle indagini preliminari, eventuali richieste di rinvio a giudizio e così via. Nel frattempo resta sul piatto il problema della discarica: l’impianto - affidato a un custodie giudiziario, l’ing. Roberto Arcadia, finito peraltro agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta che coi rifiuti non c’entra nulla - è e rimarrà chiuso per chissà quanto tempo. L’ufficio del commissario, che ieri pomeriggio si è dimesso, è stato decapitato dal nuovo ciclone giudiziario e quasi certamente lo stesso commissariamento non sarà prorogato dopo la scadenza del prossimo 31 dicembre. E allora sono legittime le preoccupazioni di Palazzo De Nobili: ferma restando l’ineluttabilità dell’intervento della magistratura di fronte ad uno scempio ambientale che lo L’imprenditore veneziano Stefano Gavioli è il principale indagato proporzioni, il sistema di raccolta dei rifiuti in città rischia di collassare. Nelle ultime settimane si è andati avanti smaltendo l’immondizia prodotta ogni giorno (circa 220 tonnellate) solo parzialmente fra Lamezia Terme a Pianopoli, con aggravio di costi e tempi. Ma si tratta di soluzioni tampone e temporanee; il problema andrà risolto a monte, chiarendo una volta per tutte le sorti della discarica sottoposta a sequestro. Una bella gatta da pelare per chi succederà a Melandri, a prescindere dalla fine del commissariamento. Intanto, sul fronte giudiziario è slittato a questa mattina l’interrogatorio del principale indagato, Stefano Gavioli, 54 anni, di Venezia, leader di un gruppo imprenditoriale del quale fa parte anche la Enertech, società che fino alla recentissima rescissione del contratto ha gestito la discarica di Alli. Gavioli, assistito dall’avvocato Danilo Iannello, è chiamato a rispondere di associazione per delinquere, oltre che di reati fiscali (evasione e tariffazioni ritenute irregolari) e ambientali (sversamento di percolato nel fiume Alli). «Dopo aver creato società che si aggiudicano appalti pubblici – recita uno dei capi d’imputazione “cuciti” addosso all’imprenditore – le depaupera completamente attraverso cessioni di crediti senza corrispettivo e cessione delle attività in favore di altre società, a lui direttamente o indirettamente riconducibili, create mediante scissione societaria e/o conferimento di rami d’azienda della società originaria, in modo che la prima società diventi “vuota”, priva di poste attive e così insolvente nei confronti Gli impianti per il trattamento della spazzatura all’interno della discarica di Alli, tuttora sottoposta a sequestro giudiziario dei creditori sociali e dell’Erario». Ieri mattina, alla presenza del sostituto procuratore Carlo Villani, il gip Abigail Mellace ha invece ascoltato Loris Zerbin, 50 anni, di Campolongo Maggiore (Venezia), il direttore tecnico della Enertech, definito dal gip «il braccio esecutivo di Gavioli ed il suo più stretto collaboratore». Anche a Zerbin viene contestata l’associazione per delinquere: secondo l’accusa avrebbe tenuto, per conto di Gavioli, i contatti con le amministrazioni pubbliche committenti («adoperandosi in modo che queste accettino il passaggio del- la gestione del servizio appaltato dalla società originaria a quella “nuova”») e gestito materialmente le attività della società. Tra oggi e lunedì saranno ascoltati tutti gli altri indagati. Lunedì, fra l’altro, si presenteranno davanti al gip il generale Graziano Melandri, fino alle dimissioni di ieri commissario delegato per l’emergenza ambientale, ed i funzionari Domenico Richichi e Simone Lo Piccolo: per loro il procuratore Vincenzo Antonio Lombardo e il pm Villani hanno chiesto l’interdizione dai pubblici uffici. Il meccanismo delle tariffe La Procura contesta a Gavioli, Zerbin e Antonio Garrubba, tecnico prima di Enerambiente e poi di Enertech, un’ipotesi di tentata truffa. I tre avrebbero presentato fatture applicando anche alla quantità di rifiuti non trattati la tariffa relativa ai rifiuti trattati, «inducendo – sostiene la Procura – funzionari e dirigenti dell’ufficio del commissario in errore sull’esatto ammontare delle somme da liquidare». Il profitto ritenuto ingiusto viene quantificato in 1 milione 443mila 631,99 euro e le somme non sarebbe state liquidate solo perché l’ufficio del commissario avrebbe effettuato delle riduzioni forfettarie degli importi dovuti. Il Comune è pronto a subentrare nella gestione della discarica di Alli. Lo spiega a chiare lettere una nota dell’ufficio stampa: «A seguito delle note vicende giudiziarie che stanno interessando la gestione della discarica di Alli, il sindaco Michele Traversa ha nuovamente contattato il presidente della Giunta regionale, Giuseppe Scopelliti, al fine di individuare le possibili soluzioni per far fronte all’emergenza ambientale nel capoluogo. In attesa di risposte rassicuranti da parte del governatore – ha spiegato il sindaco – e comunque dopo un confronto con il prefetto Antonio Reppucci, che chiederò di incontrare al più presto, valuterò con il settore legale del Comune la possibilità di emanare un’ordinanza contingibile ed urgente per requisire l’impianto di Alli. In tal modo, il Comune subentrerà nella gestione dell’impianto, in modo da garantire il servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Il provvedimento, legato al carattere di eccezionalità ed urgenza della situazione che si è venuta a determinare, sarà finalizzato a prevenire il pericolo per la salute e l’igiene pubblica rappresentato dall’accumularsi di rifiuti nelle strade». Una situazione, quest’ultima, «che continua ad aggravarsi con il trascorrere dei giorni, per cui è necessario riavviare immediatamente l’attività dell’impianto che, dopo gli ultimi interventi di adeguamento, è capace di smaltire in tutta sicurezza ed efficienza 100 tonnellate di rifiuti al giorno». Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011 35 Cronaca di Catanzaro . FONDAZIONE CAPORALE Incontro con i testimoni di giustizia RIONE CORVO Se il coraggio della denuncia diventa colpa da “espiare” La giornata dell’albero tra ambiente e solidarietà Fulvio Scarpino, Pino Masciari e Pasqualino Ruperto Centinaia di giovani all’auditorium hanno ascoltato storie piene d’amarezza Elena Sodano Quando si conosce un testimone di giustizia è come se si conoscessero tutti gli altri ottanta presenti in Italia. Li accomuna è il fatto di essere persone oneste che subiscono una dura punizione da parte della malavita, da parte dello Stato e da parte della società sempre pronta a giudicare restando abbarbicata sui troni individualistici. È ai testimoni di giustizia che la Fondazione Caporale, presieduta da Fulvio Scarpino, ha dedicato, a distanza di due anni dalla prima esperienza, una seconda giornata che, seppur corposa nella sua modulazione, è finita troppo in fretta perché specie da parte dei giovani presenti era tanta la voglia di ascoltare, di conoscere e sentirsi amici vicini a persone coraggiose ma profondamente segnate. E le testimonianze di chi non ha avuto paura di avere paura, sono state forti ed emozionanti. A partire da Alfio Cariati, ex imprenditore automobilistico di Cosenza ridotto sul lastrico dalla ‘ndrangheta e sul cui caso il giornalista Saverio Paletta ha scritto il libro “Sotto racket”. E ancora Pino Masciari, l’imprenditore calabrese esiliato di fatto dal 17 ottobre 1997 insieme alla sua famiglia e poi Pina Buonocore, sorella di Teresa, assassinata con quattro colpi di pi- stola da due sicari della camorra il 21 settembre dello scorso anno, perché aveva convinto la sua bambina di appena 8 anni a denunciare il suo “mostro”. I tre testimoni di giustizia sono stati intervistati dal capo redattore del Tg 2 Enzo Romeo. Ad introdurre il convegno è stato il presidente della Fondazione Caporale nonché assessore comunale alle Politiche sociali Fulvio Scarpino, a cui è seguito il saluto di Giuseppe Mirarchi dell’Ufficio scolastico regionale, del direttore della Caritas don Dino Piraino, del presidente della Provincia Wanda Ferro, dell’assessore regionale alla Cultura Mario Caligiuri che ha sponsorizzato l’iniziativa e del presidente di Calabria Etica, Pasqualino Ruperto. «Un buon imprenditore che sa fare bene i suoi conti – ha detto con rammarico Alfio Cariati – mette in ammortamento il pizzo che deve pagare e continua a lavorare. Io ho perso lavoro, famiglia, amici e sono stato lasciato solo dallo Stato. A cosa è servito il mio coraggio?». Secondo il giornalista Paletta la legge sui testimoni di giustizia è Pino Masciari: l’isolamento e l’abbandono rendono complici «fatta con i piedi perché definisce il testimone ma non il collaboratore di giustizia, nonostante tra i due ci sia una grossa differenza». Un forte messaggio è stato lanciato da Pina Buonocore, che emozionata ha detto: «Non vi vergognate di stare vicino a chi denuncia un reato, non siate complici, non nascondetevi. Abbiamo bisogno di collaborazione sociale per sconfiggere la malavita. Io ho perso mia sorella, i miei nipoti hanno perso la loro mamma ma il suo gesto ha fatto vincere la libertà, quella libertà che spesso si trasforma in un pesante fardello da portare avanti». Vivere nei confini di un programma di protezione significa essere privati della libertà per te stesso e per i tuoi familiari. Lo sa bene Pino Masciari, imprenditore catanzarese da 17 anni in regime di protezione insieme alla sua famiglia. «L’isolamento e l’abbandono rendono complici – ha detto Masciari – l’anonimato è la morte, mentre noi dobbiamo uscire alla scoperto e denunciare. Se in questa terra continuerà ad esserci la ‘ndrangheta non ci sarà mai sviluppo, mai cambiamento». La prima parte del convegno si è concluso con la proiezione del film “Una siciliana ribelle” di Marco Amenta, che tratta la vera storia di Rita Adria. I ragazzi presenti all’auditorium Casalinuovo Iniziativa della Fondazione Marincola Politi dedicata alle donne Tumori al seno, meglio prevenire Il tumore al seno complisce una donna su undici. E la cura più efficace è la prevenzione. Con questa consapevolezza la Fondazione Marincola Politi e Vivai Lamezia, con il patrocinio della Camera di Commercio, hanno promosso l’iniziativa “Una camelia bonsai per prevenire il tumore al seno”, volta a sensibilizzare la collettività e in particolare il mondo femminile sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce dei tu- mori della mammella. Oggi e domenica, la Fondazione Marincola Politi e le camelie bonsai aspettano tutti presso la Fiera Mediterranea “Food & Beverage” allestita nell’area fieristica del parco commerciale Le Fontane. Nello stand della Fondazione sarà possibile acquistare una camelia bonsai per contribuire ad aiutare le donne a prevenire e combattere il tumore al seno. E si potranno anche ottenere maggiori informazioni in tema di prevenzione. Inoltre, consegnando il coupon che verrà distribuito ai visitatori della Fiera, si potrà prenotare un esame gratuito non invasivo, utile a prevenire il tumore al seno, presso il centro specialistico della Fondazione “La Casa di don Bosco” ubicata a Soverato. Un’iniziativa a 360 gradi tesa a favorire la salute delle donne. Lunedì 21 si celebra la seconda Giornata nazionale dell’albero, istituzionalizzata dal Ministero dell’Ambiente con l’obiettivo di coinvolgere tutti sulla necessità di preservare il nostro patrimonio boschivo e anche per riflettere sull’impegno che ciascuno deve garantire al fine di tutelare il nostro ecosistema. All’evento aderisce anche Catanzaro, su iniziativa del presidente del Consiglio comunale Ivan Cardamone, il quale ha organizzato un’iniziativa che si terrà lunedì dalle 10 alle 13, nel quartiere Corvo, nell’area esterna dell’edificio comunale della scuola materna “L’Aquilone”. «La nostra sarà una cerimonia semplice ma nello stesso tempo altamente significativa. Pianteremo 40 alberi – ha spiegato Cardamone – festeggiando i bambini nati nel 2010 così come prevede la legge regionale 29 del 2010 e, nello stesso tempo, lanceremo un chiaro messaggio: salvaguardare l’ambiente, proteggere gli alberi, significa garantirci un futuro con meno rischi. Quei rischi – ha proseguito il presidente – legati in particolare al dissesto idrogeologico che, proprie in queste ultime settimane, ha causato altre vittime nel nostro Paese. A loro, alle popolazioni delle Cinque terre, della Lunigiana e di Genova va, in questa giornata, il nostro pensiero di vicinanza e sostegno. Con la consapevolezza che altre tragedie, come quelle avvenute nemmeno troppo tempo fa in Calabria, si potranno evitare soltanto se avremo l’intelligenza e la lungimiranza di salvaguardare il nostro territorio». Cardamone ha voluto ringraziare tutti coloro che si sono adoperati per l’organizzazione di quest’iniziativa: dalla Provincia all’Istituto Comprensivo “Mattia Preti”, dall’Afor alla Catanzaro Servizi, dall’Amc all’associazione “L’Aquilone”. Un plauso anche all’Anci che ha sposato l’idea e alla ditta Franco Prosdocimo per la sensibilità dimostrata nell’aver donato 35 piantine ornamentali che saranno messe a dimora. 37 Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011 Catanzaro - Provincia . DAVOLI Interessante dibattito in occasione della presentazione di “Alleanze nell’ombra” DAVOLI CARDINALE Numerosi i reati contestati La criminalità è in continua crescita grazie anche alla dilagante omertà Vestiti nella rete fognaria Sabotaggio o inciviltà? Controlli dell’Arma In 4 finiscono nei guai Sigilli a tre aree Secondo alcune stime la ‘ndrangheta ha un fatturato di 44 mln di euro Mario Arestia DAVOLI Si è svolta nei locali del ristorante “Roella”, a Davoli Marina, organizzato dal Comune di Davoli, la presentazione del volume a cura di Rocco Sciarrone “Alleanze nell’ombra”, libro che vede coautore il prof. Vittorio Mete. Una serata superlativa sotto il profilo di contenuti e di personalità presenti oltre ad una sala stracolma di persone. Un appuntamento, quindi, di elevato spessore culturale vista sia la tematica trattata che i relatori intervenuti. Ha aperto i lavori il prof. Vittorio Daniele, assessore comunale alla Cultura, che, dopo aver presentato brevemente i contenuti dell’opera, ha dato la parola al sindaco Corasaniti che ha ringraziato i presenti e tutti coloro che stanno vicino alla cultura. «Questo tipo di avvenimenti - ha detto Corasaniti - servono a rafforzare il concetto di legalità nella nostra comunità. Come amministrazione vogliamo tenere lontano la malavita organizzata, solo in questo modo possiamo avere una Calabria migliore». Corasaniti ha la legalità nel sangue e della legalità ne ha fatto uno stile di vita. In passato, infatti, è stato colonnello dei carabinieri in pensione, ed ha operato in territori ad alta densità delinquenziale. Per questo è conoscitore sul campo dei fenomeni mafiosi. Subito dopo la parola è stata data al segretario dell’associazione “Vincenziani” Aldo Marcellino il quale, dopo i saluti di rito, ha detto: «Siamo preoccupati dal fenomeno mafioso, vorremmo che le parole mafia , camorra Vittorio Daniele, Antonio Corasaniti, Vittorio Mete, Antonio Reppucci, Tano Grasso e Aldo Marcellino e ‘ndrangheta fossero cancellate dal vocabolario». Dopo i saluti il prof. Daniele, moderatore del convegno, entrando nel vivo del tema specificando i settori più appetibili da queste forma delinquenziali, ha dato la parola al prof. Vittorio Mete, docente di “Sociologia dei fenomeni politici” all’Università “Magna Græcia” di Catanzaro e coautore del libro, con i capitoli riguardanti i lavori sulla Salerno-Reggio Calabria e sugli intrecci malavitosi nella sanità reggina. Quella di Vittorio Mete è stata una disquisizione interessante. Con un linguaggio semplice è infatti riuscito ad acquistare l’attenzione dei presenti; sembrava di essere in un’aula universitaria a seguire attenti una lezio- ne. Infatti in modo semplice ed elegante ha spiegato i vari rapporti che ci possono essere tra ‘ndrangheta e imprenditori con le varie connessioni e le varie aree grigie. Dopo Mete è stata la volta di Tano Grasso, personaggio conosciutissimo a livello nazionale per le sue lotte contro mafia, ‘ndrangheta e camorra, con un bagaglio culturale alle spalle di tutto rispetto il quale, anche lui in modo semplice ed elegante, ha spiegato gli intrecci tra mafia, politica e imprenditoria, che attanagliano questa nostra società, sostenendo oltretutto che i lavori dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria hanno fatto fare alla ‘ndrangheta un salto di qualità. Tutti e tre i docenti sono stati concordi nel dire che le file delinquenziali di stampo mafioso non godono certo di una mentalità tecnologica avanzata. Si interessano infatti del cemento, del movimento terra, dell’edilizia e di quant’altro sia di basso profilo. Basti pensare che secondo alcune stime pare che la ndrangheta calabrese fatturi all’incirca 44 miliardi di euro. Dulcis in fundo l’intervento del prefetto di Catanzaro, Antonio Reppucci, che è stato concorde con i relatori sul salto di qualità della ‘ndrangheta: «dove ci sono soldi c’è la ndrangheta» ha detto. Reppucci ha messo in evidenza la scarsa collaborazione, lamentata dai vari questori calabresi, da parte degli imprenditori. GASPERINA Nuovi progetti nel piano triennale opere pubbliche ne; 1.000.000 di euro l’importo stimato per i lavori. Stesso importo per la riqualificazione e la valorizzazione di Palazzo Clericò e delle aree limitrofe allo storico palazzo al fine di realizzare la prima Pinacoteca comunale del comprensorio. Un occhio, poi, all’edilizia sociale da offrire in locazione. Saranno infatti realizzati 12 nuovi alloggi in località Vasia, e all’edilizia scolastica con l’adeguamento strutturale e sismico dell’istituto comprensivo della scuola dell’infanzia di Pilinga. Nel 2013 700.000 euro saranno destinati ai lavori di mitigazione del rischio idrogeologico su aree interne al centro abitato e 844.991 euro per quelli nelle zone marine. Attenzione, infine, alle frazioni con la realizzazione di un’area urbana e creazione di un’area attrezzata in località Pilinga. In più un nuovo arredo urbano cambierà il volto di tutte le zone del paese. L’attuale amministrazione comunale vede nel futuro un paese tutto nuovo Sabrina Amoroso MONTEPAONE Nuovi progetti per il comune di Gasperina. Nel piano triennale dei lavori pubblici vengono infatti indicati 13.611.189,25 euro per realizzare nuove e importanti opere su tutto il territorio comunale. In tempo di crisi nel paese ionico ci si organizza proponendo un piano ambizioso che spazia da opere di interesse culturale all’edilizia popolare e scolastica senza tralasciare opere di mitigazione del rischio idrogeologico per uno dei tempi più attuali nella politica locale. Viene così presentata dall’ente governato dal sin- daco Domenico Lomanni l’articolazione della copertura finanziaria che punterà molti dei fondi a disposizione, nella ristrutturazione della rete fognaria e nel collegamento dal centro capoluogo all’impianto di depurazione consortile. Circa 2.310.000 euro l’importo stimato, per i lavori programmati per il 2012. Si torna poi a parlare di messa in sicurezza del territorio e, in particolare, dei lavori urgenti per la messa in sicurezza del cimitero comunale e della strada comunale adiacente che, in passato, aveva creato problemi per delle profonde crepe che avevano determinato la chiusura di una delle vie d’accesso al paese a seguito di un’alluvio- Domenico Lomanni GIRIFALCO La dirigente scolastica li chiede da tempo, il Comune non risponde Telefono e Adsl a scuola, è polemica politica Pietro Danieli BORGIA Le lagnanze della dirigente scolastica della direzione didattica di Girifalco, Giovanna Macrillò, che, stanca di scrivere e di chiedere all’Amministrazione comunale girifalcese guidata da Mario Deonofrio l’allaccio immediato di una linea telefonica con annessa Adsl presso la scuola primaria, hanno imbufalito il consigliere comunale di minoranza Giuseppe Chiera che, rompendo la tregua di pace con la maggioranza, bandendo ogni polemica per il bene della comunità, si schiera con la scuola e Bruno Cirillo Ha veramente dell’incredibile quello che è successo per ben due volte nello stesso tratto della rete fognaria di via Kennedy, a Davoli Marina. Non sappiamo come poterlo definire: un atto di sabotaggio o “semplice” inciviltà?. Gli episodi verificatosi nei giorni scorsi, hanno provocato il riversamento esterno della rete fognaria nella zona sopracitata. I tecnici comunali, messi all’occorrente dell’accaduto e constatato la fuoriuscita del liquame, hanno fatto intervenire i tecnici dell’azienda preposta allo spurgo della rete fognaria, per quello che poteva essere la normale manutenzione. Intervenuti con celerità, dopo ore di lavoro, sono venuti a capo della causa del riversamento. Infatti le condotte fognarie sono risultate essere piene di indumenti quali jeans, maglioni e quant’altro. La coincidenza è sembrata strana al sindaco, Antonio Corasaniti, il quale ha ritenuto opportuno sporgere denuncia contro ignoti. Per dovere di cronaca si ritiene opportuno ricordare che la bravata o l’atto di inciviltà compiuto nei due diversi momenti , avrà dei costi aggiuntivi sul lavoro, cosi come comunicato dalla azienda preposta allo spurgo, in quanto è da considerare un intervento straordinario che esula, quindi, dalla normale routine.(m.a.) CARDINALE DAVOLI CHIARAVALLE Chiamati i carabinieri Discarica abusiva e furto di luce Denunciato Ufficio referti chiuso E al “San Biagio” esplode la protesta DAVOLI. stigmatizza la superficialità della compagine amministrativa nell’affrontare questioni che, sia pur prioritarie, rientrano nella gestione ordinaria della cosa pubblica. «Sembrano piccoli problemi – ha dichiarato alla “Gazzetta del Sud” Chiera – ma che potrebbero diventare grandi in caso di malaugurati eventi calamitosi. Senza telefono come si farebbe a chiedere l’intervento di soccorsi? Sul tema della scuola e della relativa insensibilità – ha continuato il consigliere di minoranza – sappiano il sindaco e la sua giunta che non faremo sconti di nessun genere». La scuola per il consigliere Chiera è «il luogo dove crescono e vengono educati i nostri bambini e studenti, e per fare questo gli operatori del settore devono essere messi nella migliore condizione di agibilità professionale». Il sindaco e il suo esecutivo, a detta di Giuseppe Chiera «non possono sacrificare questa risorsa in virtù del fatto che si deve risparmiare per rientrare nei criteri finanziari del patto di stabilità». In conclusione il consigliere comunale del «Nuovo Psi» eletto nella lista «Per Girifalco», rileva e ricorda che fino ad oggi il gruppo di minoranza in seno al consiglio comunale «ha dimostrato e tenuto conto con i fatti un atteggiamento parsimonioso voluto, anche di fronte allo stagno amministrativo che tutt’oggi registriamo. Ma se l’alibi del “bilancio blindato” diventerà la maschera per coprire e nascondere la mediocrità dei nostri assessori comunali siamo pronti a cambiare spartito e musica». Sta ora al sindaco Mario Deonofrio valutare le lagnanze della dirigente scolastica Macrillò e dare risposte immediate sollecitando i burocrati comunali a compiere tutti i passaggi amministrativi necessari affinché si possa dotare la scuola di telefono e Adsl. DAVOLI. Brillante operazio- ne dei carabinieri della stazione di Davoli , comandata dal maresciallo Ugo Albanese, nell’àmbito di controlli mirati che riguardano la sicurezza e la salvaguardia del territorio. Nei giorni scorsi, infatti, durante questi controlli i militi hanno denunciato un uomo, G.R., 54 anni, ritenuto responsabile di furto aggravato di corrente elettrica in quanto, secondo quanto reso noto dalle forze dell’ordine, si era allacciato abusivamente alla rete pubblica. All’uomo è stata anche sequestrata quella che può essere definita una discarica abusiva se non addirittura uno scasso di autovetture, che si estende in un’area di circa 1000 mq. Infatti in località “Giambilella”, tra Davoli Marina e Davoli centro, i militari dell’Arma hanno trovato di tutto e di più: auto smontate, motorini, copertoni batterie d’auto abbandonate, carcasse di auto e furgoni, serbatoi arrugginiti. Addirittura sul ciglio della strada provinciale 128 un container stracolmo di carcasse d’auto schiacciate e materiale ferroso, forse in procinto di essere trasferito o appena arrivato. La discarica, come detto, è stata posta sotto sequestro a disposizione dell’autorità giudiziaria.(m.a.) Controlli e servizi da parte dei carabinieri di Cardinale, guidati dal maresciallo Alfredo Maio e, coordinati dal capitano Emanuele Leuzzi, comandante la Compagnia di Soverato. Carabinieri che denunciato due persone, entrambi di Cardinale, ritenute responsabili di tentato furto aggravato in concorso e invasione di terreni altrui. I due, secondo la ricostruzione dell’Arma, nel pomeriggio di mercoledì scorso si sono introdotti in un fondo situato nel vicino Comune di Torre di Ruggiero e, dopo aver rovistato all’interno di un casolare, hanno tentato di rubare delle arnie. Tentativo però andato a vuoto, proprio per il sopraggiungere della pattuglia dei carabinieri di Cardinale. A questo punto i due hanno tentato la fuga a bordo di un’ autovettura ma sono stati individuati poco dopo. Inoltre, nei giorni scorsi, gli stessi carabinieri, hanno denunciato all’autorità giudiziaria altre due persone: la proprietaria di un fondo ed il titolare di una ditta di movimento terra poiché ritenuti responsabili di abusivismo edilizio. I due, infatti, avrebbero proceduto a lavori di estrazione di alcuni massi dal terreno, creando così una sorta di cava all’aperto in assenza delle previste autorizzazioni. Sempre nei giorni scorsi gli uomini dell’Arma di Cardinale hanno proceduto al sequestro preventivo di una proprietà, consistente in un’area approssimativamente calcolata in 900 mq e, a quello di altre due aree di circa 340 e 240 mq, adi- La caserma dei carabinieri bite a deposito di massi. Sequestri convalidati dal gip di Catanzaro Abigail Mellace, su richiesta del pubblico ministero Simona Rossi. Intanto, da quanto si è appreso, continuano in maniera approfondita le indagini relative ai due furti perpetrati ai danni di due commercianti con esercizi su via Filangieri, in pieno centro storico, allo scopo di chiarire le modalità dell’accaduto e, soprattutto, capire come i malviventi siano potuti entrare nei negozi, considerato che non sono stati rilevati segni di effrazione sulle porte d’ingresso. Attenzione quindi massima da parte dei carabinieri di Cardinale la cui competenza comprende anche il vasto territorio del Comune di Torre di Ruggiero. Vincenzo Iozzo CHIARAVALLE CENTRALE Sportello chiuso ieri mattina all’ufficio di consegna dei referti radiologici e proteste di numerosi utenti. Per mancanza di personale preposto alla gestione dell’ufficio, una trentina di persone provenienti dai paesi del Basso Jonio e dei Comuni del circondario delle Preserre, non hanno potuto ritirare gli esami che avevano eseguito nei giorni scorsi nel presidio del “San Biagio”. Mugugni e proteste nei confronti dei responsabili che hanno stilato la classica tabella dei turni. Servizio affidato al responsabile Domenico Montepaone che dipende direttamente dal direttore sanitari del complesso ospedaliero “Soverato – Chiaravalle” Giuseppe Panella. Corridoi del primo piano dunque intasati con la gente riversata lungo i pianerottoli delle scale. Un signore che arrivava da Davoli ha chiesto l’intervento dei carabinieri per denunciare una possibile ipotesi di reato per interruzione di pubblico servizio. L’ufficio tornerà ad aprire i battenti proprio questa mattina: così ha almeno assicurato il personale amministrativo assegnato alla struttura sanitaria del “San Biagio”. C’è da capire cosa non abbia Non c’è pace per il S . Biagio funzionato nell’assegnazione delle ferie, oppure si tratta di un servizio sottodimensionato. Sostituzione del personale non contemplata dai responsabili, oppure la direzione sanitaria non è nelle condizioni di sopperire a questo genere di disfunzioni. Delle due, l’una. Qualcuno ha anche mormorato a denti stretti che il valzer degli spostamenti, a livello di Asp continua. A quanto è dato sapere è di appena qualche settimana addietro il trasferimento interno di una unità lavorativa dagli uffici di accettazione del reparto di radiologia agli uffici del Polo di contrada Foresta. Solamente delle supposizioni, che meritano di essere attentamente valutate e ridare al servizio il ruolo che merita, in un contesto si miglioramento dell’offerta sanitaria. Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011 39 Catanzaro - Provincia . STALETTÌ Alla sbarra Otello Rizzo e Gregorio Pellegrino entrambi titolari di due imprese edili Estorsione, due condanne a 4 anni Assolti per l’incendio della pala meccanica. Escluso il metodo mafioso CATANZARO. Quattro anni di reclusione ciascuno. Si è concluso con queste condanne il processo a carico di Otello Rizzo, 50 anni, e Gregorio Pellegrino, 55, entrambi di Stalettì, titolari di due ditte edili, finiti in carcere all’alba del 10 settembre 2010 con l’operazione “Caterpillar”, scattata per l’esecuzione di un’ordinanza cautelare perché indagati per tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose. Il tribunale collegiale di Catanzaro ieri pomeriggio ha emesso la sentenza con la quale per i due imputati è caduta l’aggravante delle modalità mafiose (il cosiddetto articolo 7) contestata dalla Procura distrettuale che aveva chiesto due condanne a nove anni di reclusione nonchè il capo d’accusa relativo all’incendio di una pala meccanica di proprietà della vittima della presunta estorsione che si è costituita parte civile nel processo con l’avvocato Franco. I due imputati erano difesi dall’avvocato Eugenio Battaglia e Gianfranco Pittelli (sostituito in udienza dall’avvocato Enzo Galeota) per Gregorio Pellegrino e Lorenzo Guarino e Antonio Ludovico per Otello Rizzo. L'operazione “Caterpillar” è scaturita dalle indagini condotte dai carabinieri della Compagnia di Soverato, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, e avrebbero fatto luce, secondo l’accusa, su una presunta tentata estorsione continuata, aggravata dalle modalità mafiose, e di danneggiamento ai danni del titolare di una ditta che si era regolarmente aggiudicata la ga- La partecipata processione di San Gregorio STALETTI’ Ricorrenza di S. Gregorio Fede e tradizioni si sono rinnovate nella festa del Patrono Otello Rizzo Rosario Casalenuovo STALETTI’ L’escavatore, distrutto dalle fiamme, di proprietà dell’imprenditore vittima del tentativo di estorsione ra d'appalto per la ristrutturazione dello stadio comunale di Stalettì e che i due indagati avrebbero voluto costringere a mettersi da parte, con minacce concretizzatesi, in un caso. nell’incendio di una pala meccanica di sua proprietà. In base a queste ipotesi, costruite a seguito delle indagini dei carabinieri, la Dda chiese ed ottenne dal giudice per le indagini preliminari di Catanzaro, Assunta Maiore, un’ordinanza di custodia in carcere, nella quale si faceva riferimento anche a presunti colle- gamenti dei due indagati con ambienti della criminalità locale. Collegamenti ipotizzati dagli inquirenti specialmente nei confronti di Rizzo, definito il “braccio destro” di Rocco Catroppa, l’uomo ucciso in un agguato di 'ndrangheta a Palermiti durante una festa patronale, lo scorso 28 agosto. I due arrestati, come detto, finirono in manette a seguito del blitz scattato il 10 settembre 2010, e qualche giorno più tardi, in sede di interrogatori di garanzia, avevano negato qualunque attività vessa- toria nei confronti della presunta vittima della tentata estorsione e qualsivoglia loro coinvolgimento con ambienti della criminalità locale, pur ammettendo che Catroppa e Rizzo - avrebbe spiegato quest'ultimo al magistrato - sono parenti ma non avrebbero avuto nulla a che fare l'uno con l'altro. Il Tribunale del riesame, poi, aveva da subito fatto cadere l’aggravante della “mafiosità” per entrambi gli indagati lasciando però inalterato l'impianto accusatorio contestato. Rizzo e Pellegrino Gregorio Pellegrino col tempo hanno ottenuto delle misure cautelari della libertà personale meno restrittive rispetto a quelle applicate nell’immediatezza dell’operazione, e sono attualmente sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria di cui i legali adesso si preparano a chiedere la revoca. Così come i legali dei due imputati attenderanno ora le motivazioni della sentenza del Tribunale collegiale di Catanzaro per poi presentare il ricorso avverso la sentenza alla Corte d’Appello.(g.m.) La secolare fiera mercato che si svolge nel centro ionico nei giorni 15, 16 e 17 novembre, in coincidenza con il triduo religioso di preparazione alla festa di San Gregorio, quest’anno rischiava di essere annullata da un’ordinanza del sindaco a causa dello sciopero dei lavoratori della “Schillacium”. Diversamente, è stata proprio la capacità dell’amministrazione comunale a scongiurare tale ipotesi, grazie all’impiego e l’impegno di manovalanza dei lavoratori socialmente utili presenti a Stalettì. Questi, in particolare nei primi due giorni di fiera, sono stati in grado di garantire la pulizia dell’area interessata all’evento. La fine dello sciopero dei lavoratori della “Schillacium” ha pure contribuito a garantire la pulizia di tutte le strade percorse dalla processione nel giorno della festa. In vista di tale giornata non dimentichiamo che vi sono a monte 17 giorni, se vogliamo anch’essi di festa, della “Novena”, meglio della cosiddetta “diciassettina”. Questa vede presenti nel Convento, all’ora del vespro, i fedeli del santo per partecipare alle funzioni caratterizzate, oltre che dalla celebrazione della S. Messa e del S. Rosario, dall’antifona e dall’orazione a San Gregorio; quindi da canti e preghiere antichi in vernacolo. Tra questi emerge il Responsorio, stampato a Napoli nel 1666, secondo padre Raimondo Romano, autore della “Vita, Virtù e miracoli del glorioso San Gregorio Taumaturgo” (Roma 1684). La sera della vigilia del 16 è inoltre usanza che l’amministrazione comunale consegni al santo la chiave del paese: evento abbastanza singolare e non privo di emozioni. Alla cerimonia quest’anno erano presenti oltre alle autorità civili, guidati dal sindaco Pantaleone Narciso, il padre provinciale dei Frati minori Francesco Lanzellotti, il superiore del Convento, padre Antonino Timpani ed il sacerdote del paese, don Roberto Corapi. Nell’omelia padre Lanzelloti si è soffermato sulla figura di San Gregorio, il quale, a suo avviso, «c’insegna che attraverso la preghiera possiamo farci ascoltare da Dio: preghiera pura non contaminata da altri pensieri». SETTINGIANO A Felice Tavano consegnata una coppa dall’amministrazione locale SATRIANO CARAFFA Sviluppo del territorio Giovane campione di go-kart premiato al Comune Impianti fotovoltaici in una scuola e due edifici Partenariato Pisl L’aula lo approva in tempi rapidissimi Luigi Gregorio Comi CARAFFA «Quel piccolo gingillo mi ha stregato, ho voluto mettermi al volante, ho fatto qualche giro, ho capito subito che sarebbe stato il mio sport». Per il quindicenne settingianese Felice Tavano, studente al Tecnico per Geometri di Catanzaro, si è trattato di un amore a prima vista. Non si tratta dell’attrazione fatale per una sua avvenente coetanea, ma della sua passione per il go-kart. Ci ha raccontato tutto con l’innocenza della sua età nel Palazzo municipale di Settingiano nel corso della cerimonia promossa dall’amministrazione locale che ha visto il sindaco Alfeo Talarico consegnare al ragazzo una coppa qua- le riconoscimento ai suoi meriti sportivi che «parallelamente rappresentano motivo di grande orgoglio per tutta la comunità settingianese - ha sottolineato il sindaco. Con i tuoi successi contribuisci a portare in giro per l’Italia l’immagine positiva di Settingiano, continueremo a seguirti con attenzione con l’auspicio che possa raggiungere le vette più alte nell’àmbito di questo sport particolare e straordinario». Un promettente campioncino che da grande sogna comunque di diventare geometra e imprenditore edile come il papà Saverio, dal quale ha anche ereditato la passione per il go-kart. In attesa di diventare grande, però, studia sulla pista con i consigli di papà, nella veste di allenatore, come diventare campione. Talarico premia Felice Tavano Intanto nella categoria 125 KF3, riservata ai ragazzi fino ai 16 anni, con telaio Tony Kart su motore TM Racing, un gioiellino del 2011, ha vinto il trofeo notturno di Martara, il secondo posto in notturna a Reggio Calabria e a Bianco. Ha partecipato all’interregionale Calabria, Puglia e Basilicata classificandosi al quarto posto nella classifica generale e, per la somma di punti conquistati nelle otto gare disputate, al primo gradino del podio per la classifica relativa alla Calabria. Il quarto posto dell’interregionale gli aveva schiuso le porte della finale del campionato italiano ma una brutta frattura al polso glielo ha impedito. «È stata - ha commentato Felice - una batosta tremenda, una delusione difficile da accettare». SQUILLACE Sacerdote lombardo divenne vescovo della cittadina calabrese L’arcidiocesi ricorda monsignor Eugenio Tosi Salvatore Taverniti SQUILLACE L’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace e il Comune di Squillace rendono omaggio, nel duomo di Milano e a Rho, al grande cardinale Eugenio Tosi. Figura indimenticata e indimenticabile per i tanti fedeli della Calabria. Quest’anno ricorre infatti il primo centenario della nomina a vescovo di Squillace di mons. Tosi, sacerdote lombardo poi divenuto cardinale e arcivescovo di Milano, morto nel 1929 in odore di santità. Quando, nel 1911, Tosi venne nominato vescovo di Squillace, subito si prodigò in favore delle popolazioni meridionali, anche con opere materiali e sociali di grande respiro per il progresso della città e della diocesi. La cerimonia più importante si terrà nel Duomo di Milano, accanto alla tomba di Tosi, domani pomeriggio con una celebrazione presieduta dal cardinale arcivescovo Angelo Scola e dall’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, mons. Vincenzo Bertolone. Un altro momento di preghiera e di ri- cordo è previsto domani mattina, a Rho, nel santuario dell’Addolorata, dove Tosi svolse per oltre venti anni il suo ministero intenso di oblato missionario. Alle due iniziative interverranno le delegazioni dell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace e del Comune di Squillace, presenti il sindaco Guido Rhodio e una rappresentanza di calabresi residenti in Lombardia guidata dal presidente dell’associazione calabro-lombarda Salvatore Tolomeo. A quella di Milano sarà presente anche una delegazione di Busto Arsizio (Varese), città natale di Tosi, guidata dal sindaco Gianluigi Fariolo e dal prevosto della basilica di San Giovanni Battista mons. Franco Agnesi. A Rho, infine, assieme alla comunità dei Padri Oblati di S. Carlo, interverrà anche la rappresentanza ufficiale del Comune rhodense, guidata dal sindaco Pietro Romano, dal presidente del consiglio comunale Giovanni Isidoro e dagli assessori Giuseppe Scarfone e Saverio Viscomi, questi ultimi due di origine calabrese. Raffaele Ranieri SATRIANO La crisi finanziaria incombe anche su Satriano che, per sopravvivere, cerca di risparimare. In ottemperanza a tale difficile situazione da tempo i Comuni sono interessati al risparmio energetico: consumare di meno è l’imperativo. E così vecchi edifici si ritrovano “ringiovaniti” con impianti moderni che, a volte, contrastano con costruzioni d’altri tempi quando alcuni traguardi non erano neppure ipotizzabili. È il caso dell’edificio scolastico di piazza Dante, nel centro storico, per il quale è stato deciso di prevedere un moderno impianto fotovoltaico con tanti pannelli sufficienti per auto-illuminarsi senza ricevere poi la classica “bolletta”. A far compagnia all’edifico di piazza Dante per ricevere luce ed energia dal sole sono stati “designati” due immobili comunali della Marina come la delegazione comunale di viale Europa e il plesso scolastico dello stesso viale sempre in Marina. Insomma ci si è accorti che l’energia solare oltre a essere una risorsa pulita e rinnovabile, consente anche di liberarsi del peso della bolletta dell’elettricità e migliorare nel contempo la qualità della vita. Per far ciò il Comune dovrà contrarre un apposito mutuo con la “Cassa Depositi e Prestiti”. CARAFFA. È stato approvato dal consiglio comunale di Caraffa, convocato in seduta straordinaria e in orario inusuale (ore 19) dal presidente Fabio Scicchitano, lo schema di protocollo d’intesa per la costituzione del partenariato relativo al Pisl (Progetto integrato sviluppo locale) “Sistemi produttivi locali, distretti agroalimentari e distretti rurali”. L’iniziativa è stata promossa dall’amministrazione provinciale di Catanzaro, guidata da Wanda Ferro, aderendo all’avviso pubblico, emanato dal Dipartimento regionale programmazione nazionale e comunitaria, per la presentazione e la selezione dei progetti integrati di sviluppo locale contemplati nel Por Calabria Fesr 2007-2013. La costituzione del partenariato di progetto è propedeutico e funzionale all’elaborazione, alla presentazione, alla negoziazione, alla valutazione e all’attuazione dell’idea progettuale di sviluppo integrato territoriale che rientra tra gli obiettivi primari della Regione. Per il conseguimento di tale obiettivo tutti i soggetti del territorio, pubblici (Regione, Province, Comunità montane, Comuni) e privati, devono sentirsi direttamente interessati e pronti a perseguirlo in una logica di concertazione, partecipazione, collaborazione e nella prospettiva dell’interesse pubblico generale. La costituzione del partenariato di progetto “Sistemi produttivi locali, di- Il presidente Wanda Ferro stretti agroalimentari e distretti rurali”, che mira alla valorizzazione integrata delle risorse rurali, agricole, ambientali e storico culturali, rappresenta una straordinaria occasione di convogliare nel territorio nuove opportunità di sviluppo, con evidenti ricadute anche sul piano occupazionale. In definitiva, una iniziativa tesa a perseguire l’innalzamento del livello produttivo, sia in termini qualitativi che quantitativi, e a rafforzare la competitività, l’innovazione, la creazione di nuova e migliore occupazione e la crescita delle imprese che operano nei settori dell’agricoltura e dell’agroindustria. Lo schema del Protocollo d’intesa, le cui linee essenziali sono state esposte dall’assessore Mario Mercaldo, è stato valutato con favore, e approvato in tempi rapidissimi. (l.g.c.) 41 Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011 Cronaca di Lamezia Immigrati, convegno Lions al Grandinetti Oggi si parla di immigrazione come risorsa alle 16.30 nel convegno dei Lions al Teatro Grandinetti Corso Nicotera 215, - Cap 88046 Tel. e Fax 0968.448193 [email protected] . COMUNE L’assessore alla Cultura Tano Grasso si dimette: c’è stato un rapporto distonico con la macchina municipale LA POLEMICA «Non ho gli strumenti per il mio progetto» Non vado via nè per l’Ama nè per Augias che è stato scorretto Tira fuori le sue perle: il laboratorio teatrale “Capusutta” e il festival antimafia “Trame” Maria Scaramuzzino La conferenza stampa inizia qualche minuto dopo le 11. Tano Grasso arriva nella sala riunioni di Palazzo Maddamme accompagnato da molti componenti dell’Ala, l’Associazione lametina antiracket che lo ha strenuamente sostenuto nella sua avventura di assessore comunale alla Cultura. Nell’aria si avverte una forte tensione, i volti sono tirati, lentamente la saletta col busto in marmo di Napoleone si riempie di gente: assessori, dirigenti, consiglieri e impiegati comunali, esponenti delle associazioni cittadine, di quel mondo che è stata una spina nel fianco per Tano Grasso e per il nuovo corso che voleva avviare nel settore culturale. Arrivano anche il sindaco Gianni Speranza e l’assessore Rosario Piccioni che siedono accanto a Grasso, il quale inizia la conferenza stampa e senza preamboli dichiara: «Mi dimetto. Lascio il mio incarico di assessore perché non ci sono le condizioni per proseguire la mia attività. Non ho gli strumenti idonei per realizzare il mio progetto finalizzato alla realizzazione di una nuova politica culturale». Non ha peli sulla lingua l’assessore dimissionario che esprime giudizi negativi sul funzionamento della macchina comunale «con cui», incalza Grasso, «non c’è stata sintonia. Tra il Gianni Speranza a Grasso: spero che ci ripensi e ritorni sulla sua decisione progetto che avevamo ideato e l’apparato amministrativo dell’ente c’è stato un rapporto distonico». Il fondatore dell’associazionismo antiracket ringrazia calorosamente il sindaco Speranza per averlo voluto nella sua squadra di governo. «Ho accettato l’incarico di assessore», afferma Grasso, «perché ritengo che Gianni Speranza sia una personalità autorevole e che rappresenti una delle espressioni più interessanti del panorama politico locale e nazionale». L’ex assessore spiega che lo ha affascinato l’idea di poter realizzare qualcosa di veramente nuovo, cioè mettere insieme giovani e antimafia «per attivare dei percorsi dal e nel basso con i ragazzi protagonisti e non semplici fruitori d’iniziative». Con questo presupposto è nato il laboratorio teatrale “Capusutta” costituito da sessanta giovanissimi, gran parte dei quali sono di etnia rom. Tutti aspiranti attori che saranno in scena domani e lunedì al Politeama ed il 16 novembre porteranno lo spettacolo “Donne al parlamento” al Teatro Valle di Roma. «Questo per me è un risultato eccezionale», sottolinea Grasso, «a questi ragazzi abbiamo dato un’importante opportunità di formazione umana e professionale». Dopo il successo del teatro anche quello del festival “Trame” sui libri contro le mafie, che ha ottenuto grandi riscontri anche oltre i confini nazionali. «Ne hanno parlato i giornali d’Europa e degli Stati Uniti», rimarca soddisfatto Grasso, «il festival si farà anche se io non Tano Grasso ieri a Palazzo Maddamme in conferenza stampa Chi è Tano Grasso è un commerciante di Capo d’Orlando (Me) che non subisce il pizzo e fonda un’associazione antiracket provocando un effetto domino nel Sud. Un anno e mezzo fa viene nominato assessore alla Cultura dal sindaco. Ieri mattina s’è dimesso per problemi col Comune e le associazioni cittadine. sarò più assessore. Le richieste di partnership, anche per altre città italiane, sono tantissime». Poi c’è anche la rinascita di Palazzo Panariti, che dopo la ristrutturazione è diventato la casa della creatività e della arti, oltre che centro d’attività per quelle associazioni che non avevano una sede. L’ex assessore non nasconde il rammarico per non essere riuscito ad attivare il cinema al Teatro Politeama, il laboratorio di scrittura creativa ed il caffè letterario a Palazzo Nicotera. Doverosi i ringraziamenti al- le persone che hanno creduto nel suo progetto come Martinelli e Valenti del laboratorio teatrale, i lametini Umberto Zaffina e Vincenzina Purri con le rispettive associazioni. «Persone che, insieme a molte altre», puntualizza Grasso, «hanno compreso le direttive indicate nel progetto culturale presentato nel settembre dell’anno scorso». Speranza ringrazia l’ex assessore per il lavoro di quest’ultimo anno e mezzo e gli chiede anche di rivedere la sua decisione, di ripensarci con calma per- ché sono tante le iniziative messe in cantiere dall’assessorato che devono essere portate avanti. Il primo cittadino poi sottolinea: «Tano Grasso ha tutta la nostra stima e fiducia. Nella riunione di giunta, io e gli assessori lo abbiamo pregato di riflettere e di rimanere al suo posto». Speranza aggiunge: «Ci conosciamo da anni. Quando sono diventato sindaco ho creduto sinceramente che avere un personaggio, un leader come lui all’interno del governo comunale, sarebbe stata una bellissima esperienza». «Non mi dimetto per la polemica con l’Ama Calabria e le accuse di Corrado Augias. Certo, la vicenda ha costituito la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ribatterò presto al giornalista di “Repubblica” che ha dimostrato di essere stato poco serio e professionale non informandosi sulla reale situazione e non ascoltando la controparte». Così Tano Grasso ha risposto in maniera decisa alle critiche rivoltegli dal sodalizio di Francescantonio Pollice e del giornalista Augias, sul nuovo criterio di erogazione di fondi da parte del Comune. L’assessore dimissionario ha affermato di considerare «anomalo» il fatto che l’Ama riceva 100 mila euro dall’amministrazione comunale per il finanziamento della sua scuola di musica. «Non trovo giusto che il Comune debba finanziare una scuola privata», ha fatto notare Grasso, «in Italia gli istituti privati vengono finanziati con altri sistemi. Questa è una convenzione che l’Ama fece con i commissari qualche anno fa. L’associazione fa bene a tutelare i propri interessi, ma la convenzione io non l’avrei rinnovata». L’ex assessore ha detto di aver trovato una sorta di sistema cristallizzato a proposito della richiesta di contributi da parte delle associazioni. «Man mano che passavano i mesi e conoscevo le varie realtà del territorio, mi sono reso conto che erano sempre gli stessi sodalizi a ricevere dei finanziamenti da parte dell’ente comunale. In pratica si era creato una specie di monopolio che ho cercato di interrompere». Grasso voleva spezzare questo meccanismo ma non c’è riuscito. (m.s.) Sabato 19 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 42 Cronaca di Lamezia . Maria Cerminara è proprietaria di una casa in Via Solferino Nessuno vuole i rom vicini di casa Iniziato ieri pomeriggio lo sciopero della fame per protestare contro la decisione comunale Ecco l’effetto “nimby”: con gli zingari sì ma con i mafiosi no Vinicio Leonetti Quinto giorno di sit-in davanti alle abitazioni per evitare il trasferimento di due famiglie rom Luigina Pileggi Sciopero della fame ad oltranza. Fino a quando non avrà risposte certe dall’Amministrazione comunale. Maria Cerminara, proprietaria di una delle case che si trovano sopra ai locali confiscati alla mafia in via Solferino e destinati dal Comune a due famiglie rom, ha deciso di continuare la protesta così. Con lo sciopero della fame. Ieri pomeriggio la decisione, dopo quattro giorni di sit-in davanti all’ingresso della sua casa. Una decisione drastica, dettata dal fatto che non accetta, così come gli altri proprietari degli appartamenti, la decisione dell’Amministrazione comunale di destinare a due famiglie rom, che devono lasciare il campo di contrada Scordovillo perchè la Procura della Repubblica ha emesso un decreto di sequestro e di sgombero dell’area, i locali che si trovano al pian terreno dello stabile dove vive con la sua famiglia. Maria Cerminara, così come i componenti delle due famiglie che vivono lì, teme che con l’arrivo dei rom la sua abitazione possa svalutarsi. Perdendo così il suo valore effettivo e, conseguentemente, perdendo i soldi investiti in quella casa. Per questo ha anche affisso ai balconi, provocatoriamente, dei cartelli con la scritta “vendesi”. «Abbiamo appreso con profondo dispiacere – affermano i proprietari degli appartamenti in via Solferino Antonio Ammendola, Maria Cerminara, Gianfranco Caruso, Marta Caruso, Assunta Caruso e Alberto Ammendola – che il sindaco, in mancanza di contraddittorio, in una trasmissione televisiva ha espresso illazioni. Alla manifestata esigenza di democraticità e rispetto delle regole urbanistiche, reclamata in qualità di cittadini e portatori di interessi legittimi riferiti e tutelati dalla costituzione e dalla legge, il sindaco ha mostrato un volto inaspettato. Che ci sorprende e ci fa sentire in colpa per avere sottovalutato l’aspetto bonario pensando fosse uno di noi, come noi, degno di rappresentare i diritti e la sete di legalità della nostra città». «Lo abbiamo ritenuto il custode del bene più prezioso per i nostri figli – proseguono i residenti di via Solferino – della speranza di un futuro migliore, costruito nel rispetto delle regole e nello spirito dei valori cristiani rinsaldati nei principi co- stituzionali». «Abbiamo con sacrificio acquistato una casa – proseguono i cittadini – nostro malgrado i magazzini dello stabile sono stati acquistati da soggetti che ne sono stati espropriati dalla legge. Abbiamo tirato un sospiro di sollievo a sapere che il Comune ne aveva acquisito disponibilità. L’uso di questi locali ampi e luminosi, in una zona residenziale, ci faceva presupporre la nascita, anzi ri-nascita, di spazi destinati alla socialità per bambini e giovani. La sorpresa è stata quella di trovarci nella condizione inversa. L’Amministrazione ha proceduto a trasformare la destinazione d’uso del piano terra modificandolo con interventi edilizi ingenti. Senza informare chi riceve l’effetto di queste scelte. Abbiamo protestato. Naturalmente ognuno è libero di pensare, ma è davvero libero se lo fa senza ingoiare congetture false». Insomma, una querelle non certo facile, con il Comune che si trova da una parte un gruppo di cittadini che non vogliono i rom come vicini di casa, e dall’altra due famiglie rom da sistemare, che chiedono solo di poter vivere più dignitosamente. USURA Ieri primi interrogatori degli indagati arrestati mercoledì Pullia al Gip: ho prestato del denaro ma soltanto per fare una cortesia Giuseppe Natrella Ieri mattina i primi interrogatori di garanzia delle persone finite nell'operazione antiusura “Lex Genucia” della guardia di finanza con dieci arresti. Quasi tutti hanno risposto alle domande del magistrato. A non farlo davanti al giudice delle indagini preliminari è stato Bruno Gagliardi, 37 anni, che alla presenza del suo avvocato di fiducia Pino Zofrea, ha ritenuto opportuno di avvalersi della facoltà di non rispondere. Anche Adriano Sesto, difeso dagli avvocati Francesco Gambardella e Tiziana D’Agosto, ha fatto la stessa scelta pur dichia- randosi estraneo alle accuse contestate. Tra gli indagati che hanno deciso di rispondere alle domande del magistrato Vincenzino Lo Scavo, 54 anni, difeso dall’avvocato Lucio Canzoniere. Lo Scavo nel respingere le accuse ha riferito che con la presunta vittima dell’usura ha mantenuto solo dei rapporti commerciali riguardo la compravendita di un’auto. Francesco Greco, 73 anni, assistito dal legale di fiducia Antonio Larussa, ha respinto ogni addebito dichiarandosi estraneo ai fatti contestati. Mentre Francesco Pullia, 62 anni, difeso dall’avvocato Antonio Torcasio, al giudice delle indagini prelimi- Francesco Pullia Striscioni in Via Solferino. Sopra: Marta Caruso e Maria Cerminara Smantellare Scordovillo Quinto giorno di protesta in via Solferino per la decisione dell’Amministrazione comunale di trasferire due famiglie rom di Scordovillo in dei locali confiscati alla mafia. I due locali, che si trovano al pian terreno di uno stabile a due piani, erano due magazzini con destinazione commerciale, trasformati dal Comune in due appartamenti. nari ha riferito di avere dato del denaro solo come cortesia. Risposte difensive che ora passeranno al vaglio del giudice Carlo Fontanazza, che ha emesso nei confronti degli indagati, su richiesta della procura, i provvedimenti restrittivi. Questa mattina sarà il turno di Bruno Cimino, difeso dagli avvocati Gabriele Ruffino e Anselmo Torchia del foro di Catanzaro. Cimino doveva essere sentito per rogatoria ieri mattina dal Gip di Cosenza, ma i suoi difensori hanno posto una questione di nullità, in quanto non erano stati trasmessi gli atti al Tribunale cosentino. Lunedì gli interrogatori di Giuseppe De Fazio e di sua moglie Teresa Ferrise, difesi dall’avvocato Nicola Veneziano. Dal Gip anche Fabio Zubba e Ferdinando Greco. Le accuse a vario titolo sono di usura, tentata estorsione ed esercizio abusivo dell'attività finanziaria. Agenda telefonica cittadina FARMACIE DI TURNO FEROLETO - Corso Numistrano - Tel. 096821145 DI CELLO - Corso Nicotera - Tel. 096823405 CAPUTI - Via Matarazzo - Tel. 0968437223 FARMACIA NOTTURNA FEROLETO - Corso Numistrano - Tel. 096821145 GUARDIA MEDICA NICASTRO NORD tel 096822150 NICASTRO SUD tel. 0968461584 SAMBIASE tel. 0968433491 SANTA EUFEMIA tel. 096853424 OSPEDALI OSPEDALE CIVILE - Viale Perugini tel. 0968/2081 (centralino) OSPEDALE CIVILE - Pronto soccorso tel. 0968/208464 OSPEDALE CIVILE - Direzione sanitaria tel. 0968/208253 OSPEDALE CIVILE SOVERIA MANNELLI Centralino 0968662171 - Pronto soccorso 0968/662210 - 0968662222 PRONTO SOCCORSO Tel. 0968208962 - 0968462860 POLIAMBULATORIO NOCERA TERINESE, 0968/91107 AZIENDA SANITARIA PROVINCIALE CZ AREA LAMEZIA N. verde Cup (Centro prenotazioni) 800 006662 Centralino 0968/2081 Direzione generale ambito 0968/208704 Sportello informazione 0968/208410 Responsabile Ufficio relazioni pubbliche 0968/208815 (anche fax) Direttore distretto sanitario del Lametino 0968/208443 Direttore dipartimento prevenzione 0968/208421 Assistenza sanitaria di base e specialistica 0968/208419 Assistenza farmaceutica 0968/462167 Igiene e sanità pubblica (dip. prov.) 0968/208304 CENTRO TRASFUSIONALE Numero Tel. 0968/208525 ASS.NZA TOSSICODIPENDENTI SERT, tel. 0968208763 TRIBUNALE DEI DIRITTI DEL MALATO Numero tel. 0968/208625 ASSOCIAZIONE PER LA LOTTA ALLA MUCOVISCIDOSI Tel. 0968/439066 CINEMA THE SPACE CINEMA Programmazione dal 18 al 22 novembre 2011 Sala 1 3D «Il Re Leone» - Spett. ore: 15.05 sab. e dom.; tutti i giorni 17.10 Sala 1 3D «Immortals» - Spett. ore: 19.35 - 22 tutti i giorni; 0.25 solo sabato. Sala 2 «The Twiligth Saga: breaking dawn» Spett. ore: 14.45 sab. e dom.; 17.20 19.55 - 22.30 tutti i giorni. Sala 3 «The Twiligth Saga: breaking dawn» Spett. ore: 16.20 - 18.55 tutti i giorni. Sala 3 «La peggior settimana della mia vita» Spett. ore: 21.50 tutti i giorni. solo sabato: 23.55 Sala 4 (No 3D) «Immortals». Spett. ore: 15.35 sab. e dom.; 18 tutti i giorni. Sala 4 «I soliti idioti» Spett. ore: 20.20 - 22.25 tutti i giorni. Solo sabato 0.35 Sala 5 «Scialla» - Spett. ore: 15.15 sabato e domenica; 17.45 - 20 - 22.15. tutti i giorni. 0.30 solo sabato. Apertura sabato e domenica alle ore 14.30. Apertura gli altri giorni 16.20 Programmazione dal 23 al 24 novembre 2011 al THE SPACE CINEMA Maida (CZ) Sala 1 3D «Il Re Leone» - Spett. ore: tutti i giorni 17.10. Sala 1 3D «Immortals» - Spett. ore: tutti i giorni 19.35 - 22. Sala 2 «Anche se è amore non si vede» Spett. ore: 18 - 20.10 - 22.20 tutti i giorni. Sala 3 «The twilight saga: breaking dawn»: Spett. ore: 17.20 - 19.55; 22.30 tutti i giorni. Sala 4 «The twilight saga: breaking dawn»: Spett. ore: 16.20 - 18.55 tutti i giorni. «I soliti idioti»: Spett. ore: 21.50 tutti i giorni. Sala 5 «Scialla» - Spett. ore: 17.45 - 20 - 22.15 tutti i giorni. Le tre famiglie che abitano nello stesso stabile non vogliono i rom perchè hanno paura che con il loro arrivo le loro case perdano valore. Da ieri una delle proprietarie, Maria Cerminara, per protesta ha iniziato lo sciopero della fame, che proseguirà fino a quando non avrà notizie rassicuranti da parte dell’Amministrazione comunale. A Palermo il problema è il traffico. A Lamezia sono gli zingari. Per quanti sforzi possano fare la Procura di Salvatore Vitello e il Comune di Gianni Speranza, i rom non li digerisce proprio nessuno. Si sentono ancora oggi tuonare le parole dei consiglieri comunali: «Mai più un’altra Scordovillo City, bisogna smantellare l’accampamento e spalmare le famiglie rom in ogni angolo della città». Il principio di sicurezza, nato chissà per quale motivazione, è quello di non creare nuove aggregazioni forti di zingari, perché tutti insieme diventano un pericolo, divisi fanno meno danni. Rubano meno, sporcano meno, incasinano meno. Sulla base di questo principio di “polverizzazione” degli zingari si sta muovendo il Comune che finora ha spostato 80 persone dal campo dove ce n’erano fino all’estate scorsa circa 500. Col sistema che appena viene sfollato un nucleo familiare, le ruspe demoliscono la sua vecchia baracca in modo che non possa nuovamente riempirsi, come avveniva un tempo. Ma appena arriva un nucleo familiare, uno solo (nella solitudine di un numero primo), in un quartiere e in un palazzo, succede l’indescrivibile. Soprattutto quando si tratta di una casa confiscata nella zona d’influenza di un boss che se ne sta in galera da anni. Tutti i vicini si organizzano, mettono in scena proteste, fanno sit-in, attaccano striscioni. No agli zingari perché, spiegano, «le nostre case perdono di valore». È accaduto a San Pietro Lametino, a Ginepri ed ora in Via della Vittoria. Dovunque la Container abbattuto a Scordovillo musica (stonata) è la stessa. È la sindrome “nimby”, l’abbreviazione di “not in my back yard”, cioè “non dietro casa mia”. Nessuno vuole i rom. Ma la stessa sindrome in città non esiste quando si tratta di mafiosi. Forse perché gli zingari arrivano sotto casa con l’Ape carico di vecchi mobili da macero, e i mafiosi si presentano col Tir, un bel Porsche ed i mobili superlucidi. Forse perché gli zingari parlano nel loro modo rozzo e si lavano poco perché non hanno acqua calda, ed i mafiosi hanno l’idromassaggio e si vestono con le griffe. Non conta se gli affiliati ai clan i soldi li fanno strozzando imprenditori, vendendo droga ai ragazzini, e sparando per uno sgarro. Loro sono persone rassicuranti, creano un’alea di falso rispetto intorno a loro. Agli inquilini non importa se il figlio di un altro vicino ha avuto una crisi d’astinenza d’eroina, o il negoziante di scarpe sotto casa ha ricevuto l’ennesimo avvertimento per pagare il pizzo. L’effetto “nimby” contro i mafiosi non scatta. Assistenza sociale, legale e psicologica DENUNCIA SIULP Il Centro antiviolenza per donne “sole” diventa una realtà Le volanti costrette a fare gasolio a Catanzaro mento ufficiale da parte della regione. Oggi viene premiata la professionalità, l'impegno e la passione degli uffici comunali e degli operatori del servizio che in questo modo continueranno ad essere un punto di riferimento per tutte le donne in difficoltà del nostro comprensorio. Aspetto ancora più centrale dopo i recenti fatti di cronaca che hanno sconvolto la nostra città». «Sono soddisfatta», ha aggiunto l'assessore Giusi Crimi, «che la Regione abbia deciso di sostenere questo progetto che il Comune con gli uffici e con la partecipazione di altri soggetti esterni ed associazioni ha portato avanti tenacemente nel tempo, consapevoli del fatto che, attraverso questo sportello, si sta dando un aiuto concreto, garantendo l'anonimato, a tante donne vittime di problemi familiari e abusi». Il progetto “Demetra” consiste nella creazione di uno spazio d’ascolto, condivisione e sostegno per le donne e le persone che subiscono violenza, nel rispetto della segretezza e dell'anonimato; nella costruzione di percorsi individualizzati e personalizzati per aiutare le donne ad uscire dalla situazione di violenza e a riappropriarsi della propria vita; nell'offerta di supporto psicologico, consulenza legale e medica; nel lavoro di rete con le istituzioni e i servizi del territorio per un affiancamento della donna in difficoltà; nell'attivazione di un numero verde». «Le volanti del Commissariato di polizia fanno la spola con la città di Catanzaro per potersi rifornire di gasolio». La denuncia è di Agostino Mazzei, segretario di Base del Siulp, uno dei sindacati più rappresentativi di polizia che spiega come «la segreteria provinciale ha segnalato, con un documento, come la crisi finanziaria in atto e la mancanza di scelte oculate sta mettendo a dura prova il sistema sicurezza». Difatti, prosegue Mazzei, «il Commissariato lametino, distante dalla Questura di Catanzaro circa 35 chilometri (e soprattutto con sempre meno uomini e mezzi) da circa 10 giorni è costretto a rifornire le volanti nel capoluogo. Da ciò né deriva che personale in servizio in città viene “comandato” a recarsi al centro polifunzionale di Catanzaro per approvvigionare le autovetture da impiegare in servizi di controllo del territorio, con tutti i disagi che ne derivano». «Come se non bastasse – prosegue Mazzei – la Questura anzicchè sgravare il commissariato di alcune problematiche, ha pensato bene che in occasione degli incontri di calcio disputati in casa dal Catanzaro, le squadre ospiti che scelgono strutture ricettive dell’hinterland Lametino, siano scortate da personale in servizio al Commissariato lametino, magari distogliendo la sola auto impiegata in servizio di controllo del territorio». Nasce in città un centro antiviolenza per donne in difficoltà, finanziato dalla Regione con 75 mila euro. Si tratta della realizzazione del progetto “Demetra” presentato dal Comune tre anni fa «con l'obiettivo principale di offrire attraverso una serie di interventi e di azioni, risposte adeguate alle donne che subiscono violenza». Oltre all’amministrazione municipale lametina che è capofila, partner del progetto sono l'Asp, l'associazione “Mago Merlino”, la comunità “Progetto Sud”, l'Associazione italiana donne medico (Aidm), l'Associazione italiana avvocati per la famiglia e per i minori (Aiaf), il Centro lametino di educazione sociale, e l'associazione “Rinascita del Mediterraneo”. Il progetto presentato dagli assessorati ai Servizi sociali e alle Pari opportunità, finalizzato alla creazione o potenziamento di centri d’ascolto per vittime di violenza di genere (legge regionale 20/2007) è stato approvato dal dipartimento regionale politiche della famiglia. Nell'elenco dei progetti ammessi a finanziamento (su 46 progetti presentati solo 7 sono stati selezionati) con punteggio e importo, il Comune di Lamezia Terme è stato ammesso ad un finanziamento di 75 mila euro. «Siamo contenti», ha dichiarato l'assessore Rosario Piccioni, «che il lavoro fatto in questi anni dal nostro centro “Demetra” abbia avuto un riconosci- 43 Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011 Lametino . LAMEZIA T. Ne discutono insieme istituzioni e imprese MAIDA Tutela dell’ambiente regolarità del lavoro e lotta all’evasione Ecco su cosa puntare È calato il sipario sullo stage di canto moderno MAIDA. Si è svolta sabato nel- L’obiettivo è sensibilizzare gli operatori pubblici a diffondere la cultura della responsabilità sociale Sarah Incamicia LAMEZIA TERME Si è discusso di responsabilità d’impresa sociale nel corso dell’incontro promosso da LameziaEuropa, in sinergia con Borgomeo & Co. e ministero per lo Sviluppo Economico - Direzione per I’impresa e I’internazionalizzazione. Allo stesso tavolo si sono sedute istituzioni, organizzazioni d’impresa ed imprese. Si è trattato di un evento informativo-formativo volto a promuovere I’applicazione delle linee guida Ocse inerenti la responsabilità sociale d’impresa (Rsi) e del relativo bilancio sociale. Un’azione formativa inserita nell’ambito di un programma rivolto agli operatori istituzionali delle quattro Regioni del Mezzogiorno, rientranti nell’Obiettivo Convergenza. Per la Calabria è stata scelta, come unico partner, l’agenzia di sviluppo locale LameziaEuropa che promuove lo sviluppo della più importante area industriale del territorio. Scopo dell’iniziativa è promuovere e diffondere ulteriormente la conoscenza e l’implementazione delle linee guida e, al contempo, rilevare le criticità riscontrate dai soggetti che volontariamente hanno ritenuto di avviare, seppur in vai sperimentale, ancora in Calabria, processi di responsabilità d’impresa sociale. Che tradotto vuol dire mettere in atto attività dirette alla salvaguardia ambientale, al risparmio energetico, benessere per il personale dipendente, agevolazioni, anche in termini i servizi, per le donne nel mondo del lavoro, sicurezza sui luoghi di lavoro, trasparenza nei bilanci, con elaborazione dei bilanci sociali, ma anche azioni ed iniziative informative e formative dirette ai consumatori. La società Borgomeo & Co ha scelto quale partner del progetto la società LameziaEuropa e la Provincia di Catanzaro, e Lamezia Terme quale sede, in ambito regionale, di questa importante iniziativa, che affronta una tematica molto attuale, anche in considerazione della particolare e difficile fase economica congiunturale nazionale ed europea. «Continuiamo un percorso di confronto e crescita con tutti i soggetti promotori dello sviluppo locale – ha sottolineato il presidente di Il neo presidente di Confaricoltura Alberto Statti ha preso parte al focus group LameziaEuropa Marcello Gaglioti – che si lega al Focus group sui Patti Territoriali». Obiettivo del seminario è di illustrare e divulgare i principi delle linee guida Ocse, in tema di responsabilità sociale d'impresa, verificandone l'efficacia nel contesto della realtà produttiva regionale, con particolare riferimento alle piccole e medie imprese e proponendo i criteri sulla responsabilità sociale come rilevanti nei rapporti tra pubblica amministrazione locale e le imprese in relazione, per l’appunto: alla tutela dell'ambiente; alla regolarità del lavoro; alla lotta all'evasione fiscale ed al contrasto all'economia illegale; alle pari opportunità. L'iniziativa lametina è mirata a sensibilizzare gli operatori pubblici alla diffusione della cultura della Rsi come strumento per facilitare la collaborazione tra pubblica amministrazione ed imprese; ad evidenziare come il tema della Rsi possa assumere una funzione di stimolo e di aggregazione nei processi di sviluppo locale coinvolgendo in forma partecipativa la società nella direzione della crescita della coesione istituzionale e del capitale sociale del territorio; a favorire la costruzione reti di relazioni tra istituzioni locali ed imprese e percorsi di re- Il tavolo dei rappresentanti istituzionali e delle imprese sponsabilità sociale del territorio. «Ritengo molto importante – ha spiegato Gaglioti – utilizzare anche a livello regionale per il futuro la responsabilità sociale d'impresa come una delle leve per le politiche per la competitività e lo sviluppo delle imprese e dei territori. In questa ottica, come Lameziaeuropa proponiamo la costituzione di un tavolo permanente di lavoro e confronto che metta insieme istituzioni e mondo delle imprese per promuovere la diffusione e sperimentazione della responsabilità sociale d’im- JACURSO Progetto dell’assessore alla Cultura. La spesa prevista è di 3mila euro presa nel territorio calabrese». Al tavolo il consigliere regionale del Pdl Mario Magno che ha colto la chiamata in causa della Regione e si è detto disponibile a mettere in campo azioni dirette a implentare la Rsi. A rappresentare il Comune gli assessori ai lavori pubblici e alle attività produttive, Franco Amendola e Giusi Crimi con il dirigente del settore. Il Comune di Lamezia, invece, ha già avviato alcune azioni mirate in tale direzione. Il presidente della Camera di Commercio di Catanzaro Paolo Abramo ha riferito che l’ente Camerale da anni elabora il bilancio sociale e ha anche sottolineato l’importanza per le imprese di attivare politiche dirette alla responsabilità d’impresa. Presenti il Cna, Confesercenti, la Cgil, Confindustria Catanzaro, Confagricoltura e Asi. Rese anche alcune testimonianze da Angela Robbe di Lega delle Cooperative; l’Azienda Callipo; Ecoplan; Gruppo acqua Calabria; Gruppo Calme. Tutte aziende che attivano la Rsi con comportamenti virtuosi e chiedono però il coinvolgimento fattivo delle istituzioni. la sala comunale “Tommaso Gallo Cantafio” di Maida la serata conclusiva dello stage di canto moderno tenuto dal maestro Chiara Praticò per l’Accademia musicale Maidese. La serata condotta, da Sophia Pileggi e organizzata in collaborazione con il Comune di Maida, ha visto l’esibizione sia dei corsisti che di alcuni allievi dell’Accademia diretta dal maestro Luana Anania; tra gli altri interventi quello del sindaco Natale Amantea che ha avuto parole di elogio per l’iniziativa e per l’intera attività dell’associazione che da molti anni opera per la diffusione della cultura sul territorio. Ha poi ricordato che l’associazione dall’anno scorso, grazie al sostegno del Comune, riesce a garantire alcuni corsi gratuiti non solo musicali, lo scorso anno sono stati coinvolti 140 bambini e ragazzi. Un ringraziamento particolare è stato rivolto dal presidente dell’associazione all’intera Amministrazione dal sindaco all’assessore Sergio Gallo Cantafio per essersi prodigato per la logistica. Entusiasta il pubblico che ha avuto modo di prendere parte ad una serata musicalmente interessante. Gli allievi che si sono susseguiti sul palco sono: Alessia Miletta, Federica Russo, Giovanni Amantea, Nicoletta Giglio, Alice Pileggi, Pia Francesca Vescio, Saveria Piraino, Ilaria Pia Maccani, Sara Ciliberto, Ugo Rosanò, Rebecca Belvedere, Caterina Grande, Vincenzo Marrella, Claudio Papatolo e Fabio Conedera. SOVERIA MANNELLI Il Comitato degli ospedali di montagna Un laboratorio teatrale dedicato agli studenti Il 2 dicembre manifestazione davanti al Consiglio regionale Giovambattista Romano FALERNA Un laboratorio teatrale che coinvolga gli alunni di età compresa fra i tre e i quattordici anni delle locali scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado. Lo prevede il progetto “A scuola di teatro”, approvato dall’esecutivo municipale con una spesa stimata di 3 mila 200 euro. Nella realizzazione del progetto, previo avviso pubblico, saranno impiegate due figure professionali specializzate nella formazione teatrale dei minori. Diversi gli obiettivi indicati dall’assessore comunale alla Cultura Loredana Ciliberto: «Stimolare l’immaginazione attraverso l’uso del corpo, della gestualità e della voce; favorire esperienze di gruppo, attraverso l’apertura agli altri; promuovere la socializzazione tra i partecipanti». E poi: «Fornire gli strumenti necessari a una maggiore consapevolezza di sé e del proprio corpo». A conclusione del progetto uno spettacolo. L’amministrazione ha ritenuto di «condividere in pieno l’idea e i contenuti della progettualità» dell’assessore alla Cultura, anche in considerazione del fatto che nello statuto comunale è previsto che l’Ente, si fa notare, promuova la formazione culturale dei cittadini e favorisca l’esercizio di attività sportive, ricreative e promozionali. Una progettualità quella di Ciliberto «conforme e rispondente alle esigenze» del territorio. In proposito l’amministra- Il centro storico di Jacurso zione municipale evidenzia come da sempre ponga «al centro della propria azione di governo, tra l’altro, politiche finalizzate a promuovere il coinvolgimento dei giovani studenti della propria comunità in attività extrascolastiche di carattere sociale, culturale e ludico, con l’obiettivo di favorire la crescita e momenti di aggregazione». L’iniziativa “A scuola di teatro” segue alcuni appuntamenti di “Estate a Jacurso”, incentrati sulla rappresentazione scenica: dallo spettacolo per bambini “Torniamo subito” a “Capitan Giangiurgolo” (la maschera calabrese della Commedia dell’Arte), passando per “Sud(u) nudu” sui paradossi e le contraddizioni che tengono in scacco gran parte degli abitanti del Meridione. MARTIRANO Se n’è discusso in un convegno promosso dall’Istituto comprensivo Insegnare giocando la matematica ai bambini Giovambattista Caravia SAN MANGO D’AQUINO «L’insegnamento - apprendimento della matematica nella scuola del terzo millennio” è stato il tema centrale del convegno che si è svolto nella sala Falcone-Borsellino a Martirano. Ad aprire i lavori il sindaco di Martirano Francesco Bartolotta e la dirigente scolastica, Enrica Pascuzzi. La relatrice, Annarosa Serpe, del Dipartimento di matematica dell’Università della Calabria, partendo dal presupposto che l’apprendimento della matematica, certamente non è un processo sempli- ce, poiché coinvolge molti fattori e che, insegnare significa tenere in considerazione il suo ruolo culturale in una società in continuo cambiamento, ha affrontato in verticale, un tema molto spinoso come quello delle frazioni, dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di I grado. «La frazione non è una torta divisa in parti uguali – ha ribadito la rappresentante dell’Unical – perché è l’esempio, purtroppo, più utilizzato e meno adatto per spiegare il concetto di frazione». Tutto, infatti, inizia con la scuola dell’infanzia dove si parla di prima matematica come modelliz- zazione della realtà. Serpe ha evidenziato come l’insegnante, fin dalla scuola dell’infanzia, deve prestare molta attenzione alle “risposte” dei propri alunni per capire cosa c’è nella loro mente prediligendo il gioco come luogo importante dove poter ancorare, nel futuro, l’intuizione prima e l’istituzionalizzazione in seguito, dei concetti matematici. Molti bambini, infatti, già a 5 anni dimostrano di avere l’intuizione di cosa vuol dire dividere a metà. Anche con il computer, utilizzando i software “Inf@II” di aritmetica e “Matcos 3.0” di geometria, realizzati dal “Cird dell’Uni- cal”, l’insegnante può lavorare sul concetto di frazione mentre, gli stessi alunni, studi documentati, utilizzando parole, concetti propri della matematica e scambiandosi strategie, trovano un valido aiuto per consolidare quello che di solito viene proposto attraverso le schede didattiche. L’attenzione dell’uditorio, composto da docenti di tutti e tre gli ordini di scuola, da genitori e alunni è rimasta alta per tutto il tempo del convegno. Questo sicuramente per la capacità della professoressa di trasmettere con passione il proprio sapere. SOVERIA MANNELLI. Il Comi- tato degli ospedali di montagna della Calabria ha radunato a Palazzo Cimino i rappresentanti dei comitati di Acri, San Giovanni in Fiore, Serra San Bruno e Soveria Mannelli per fare il punto della situazione e promuovere iniziative volte a salvaguardare i contesti montani dagli attacchi dei vari atti aziendali che, supportati dal decreto 106, hanno «classato gli ospedali di montagna a meno di un poliambulatorio». «Ci vantiamo di essere i primi esponenti della resistenza inacculturata – affermano i rappresentanti del Comitato – che ancora credono che la Calabria sia piatta come un tavolo da biliardo disegnando un piano di rientro ricalcato sul modello emiliano. Se la cura deve arrivare da una burocrazia che difficilmente conosce le macroaree montane, noi siamo i primi a opporre una resistenza. Si sta svuotando l’ospedale di Soveria Mannelli, così come anche quelli di Acri, San Giovanni e Serra San Bruno, che sono stati svuotati dalle loro funzioni e che avranno mediamente 25 posti letto a testa, contro ospedali rivieraschi che sono assegnatari di circa 250 posti letto». «Per questo – proseguono i rappresentanti del Comitato – lotteremo per avere in montagna ospedali generali, certi che le nostre richieste si possono soddisfare anche in periodo di piena “recessione” Il Comitato degli ospedali di montagna della Calabria del comparto. Ogni altra valutazione contemplata nei vari atti aziendali non sarebbe altro che una palese presa in giro». In sede di riunione è passata la proposta di contattare Gino Strada, affinché con Emegency venga a installare «in Calabristan quattro ospedali da campo nelle zone montane». Sono peraltro in corso consultazioni con i legali per impugnare nel merito il decreto 106, aggiungono i rappresentanti del Comitato degli ospedali di montagna, «fortemente sperequativo e altamente dannoso proprio per le zone interne della Calabria, ponendole quali aree marginali a ogni processo di riqualificazione sociale». Il primo atto del Comocal, forte dell’adesione di quattro contesti si manifesterà giorno due dicembre, a Reggio Calabria, «dove indiremo una protesta pacifica ma nello stesso tempo energica, proprio quando in Consiglio regionale si parlerà di sanità». «Un atto di forza che dimostrerà – concludono gli esponenti del Comitato – come una parte di questa terra ha ancora motivi per lottare contro un sistema che evidentemente non riconosce queste ragioni, quelle di chi, subendo già altri “scippi” si vede tagliare scuole, poste, caserme, uffici giudiziari, agenzie delle entrate, enti intermedi, rimanendo peraltro collegati al resto d’Italia con le vecchie strade borboniche, su questo potremo anche mediare ma sulla sanità nessuna mediazione, vista la malafede, sarà da attuabile e condivisa». Sabato 19 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 46 Cronaca di Crotone . La vicepresidente della Regione Antonella Stasi ne ha parlato con i sindacati Per il Natale Si punta ad affidare servizi a privati per impiegare i precari dell’Asp Negozi aperti la domenica e nei giorni di festa Cgil, Cisl e Uil invitato a mettere per iscritto la proposta per valutarla Esternalizzare alcuni servizi dell’Asp, appaltandoli ad una società privata che dovrà però assorbire tra le sue fila i 132 precari dell’Asp, ex interinali di Obiettivo lavoro oramai in mobilità dal maggio 2010. Eccola l’ultima proposta formulata ai sindacati dalla vicepresidente della Regione, Antonella Stasi, nel corso del vertice svoltosi ieri mattina in Prefettura. Si tratterebbe di una soluzione praticabile da uno a tre anni, da attuare a partire da inizio 2012. Tutto questo avverrebbe in attesa che le restrizioni imposte dal Piano di rientro dal debito sanitario vengano allentate dal ministero e l’Azienda sanitaria sia quindi abilitata a riassorbire questi lavoratori al suo interno. All’incontro, convocato per ieri dal prefetto Vincenzo Panico, hanno partecipato anche l’assessore regionale Franco Pugliano, il consigliere regionale del Pdl Salvatore Pacenza, il sindaco Peppino Vallone, il direttore generale dell’Asp Rocco Antonio Nostro, il consulente del lavoro per la Provincia Pietro Durante, i dirigenti sindacali Franco Grillo (Fp-Cgil), Luigi Tallarico (Fps-Cisl), Francesco Ierardi (Uil-Fpl) e quattro lavoratori. Fuori dal palazzo della Prefettura si sono inoltre radunati gran parte degli ex interinali. Molti di loro sono in stato d’agitazione dalla fine di ottobre e prestano servizio a singhiozzo all’interno dell’ospedale. In circa due ore e mezza di riunione le parti si sono confrontate, cercando soluzioni praticabili rispetto alle note restrizioni imposte dal Piano di rientro dal debito sanitario anche sul turn-over del personale. La vicepresidente Stasi, ieri, lo ha detto chiaro e tondo. Il “Tavolo Massicci”, quello attiva- In Via Falcone a Cutro l’agguato mortale al 42enne imprenditore Gli inquirenti hanno risolto il caso Omicidio Bonifazio: fermato dai carabinieri un amico della vittima La protesta dei precari del 4 marzo scorso quando alcuni di loro salirono sul tetto dell’ospedale San Giovanni di Dio to al ministero per vigilare sulla spesa sanitaria delle regioni italiane con un deficit colossale, è un muro insormontabile. A Roma, hanno bocciato qualsiasi soluzione che aggiunga nuove voci alle spese per il personale in ambito sanitario. Compresa la precarizzazione dei lavoratori ex Obiettivo lavoro, così come era stato prospettato in settembre nel corso di uno dei tavoli tecnici in atto al dipartimento Sanità. Da qui la nuova strategia pensata dalla Regione che, esternalizzando alcuni servizi dell’Azienda sanitaria, intenderebbe reperire in altri capitoli le risorse per retribuire questi 132 lavoratori attraverso canali diversi dal budget a disposizione per la sanità. «Abbiamo chiesto alla vicepresidente Stasi – ha puntualizzato Luigi Tallarico della Cisl – che formalizzi per iscritto la proposta e la presenti in un successivo tavo- Il 12 aprile in 4 si incatenarono Se ne è discusso ieri pomeriggio nel corso di un seminario Contro la crisi la Confindustria mette in campo le reti d’impresa Si è svolto ieri pomeriggio al Lidro degli scogli un incontro organizzato da Confindustria Calabria, Confindustria Crotone e dai Giovani imprenditori guidati da Sabrina Gentile, sul tema: “Affrontare la crisi: le Reti di Impresa, uno strumento per crescere”. L’obiettivo dell’iniziativa patrocinata dagli Ordini degli avvocati e dei commercialisti era quello di delineare la strategia di rilancio dell’economia locale grazie allo strumento del cosiddetto contratto di rete. Ne hanno discusso tra gli altri: il presidente di Confindustria Crotone Dino Romano; Francesco Cava presidente di Confindustria Calabria, Luigi Leone direttore generale di Confindustria Calabria, Dino Romano Antonio Riccio, referente stakeholders per il Territorio Sud di UniCredit, Franco Casarano di Ls Lexjus Sinacta di Milano, Marcello Fantini di Confindustria Verona ed il presidente della Camera di commercio Roberto Salerno. Il workshop è stato l'occasione per un esame comune tra imprese e banca sul tema delle aggregazioni come leva per la sfida dei mercati esteri. «Dai mercati esteri proviene la spinta per le Pmi italiane per ridefinire le proprie strategie competitive – ha sottolineato Antonio Riccio – infatti la globalizzazione impone un ripensamento dei modelli di business per permettere alle aziende nostrane di essere competitive». lo tecnico alla Regione, in modo da valutare con più cautela ogni eventualità che potrebbe comportare una soluzione del genere. Per noi si tratta di un processo che deve portare alla reinternalizzazione sia dei lavoratori, che dei servizi». «Il nostro obiettivo – ha specificato ancora il sindacalista – è quello di salvaguardare i lavoratori, ma chiediamo anche che venga migliorata la qualità dei servizi». Nel frattempo, se anche questa proposta venisse scartata, come spiegato da Franco Grillo della Cgil, non dovrebbero esserci problemi per il rinnovo della mobilità in deroga che scadrà il prossimo 31 dicembre. «C’è già a livello regionale l’accordo per proseguire anche nel 2012 con la mobilità – ha specificato il sindacalista – rientra già nel patto di stabilità appena approvato».(g. ca.) «Migliorare la competitività attraverso l’aggregazione, nonchè entrare su nuovi mercati internazionali, è la sfida che attende nell’attuale fase di crisi il sistema delle piccole e medie imprese calabresi», ha sottolineato Luigi Leone direttore della Confindustria regionale. All’incontro ha partecipato anche la vicepresidente della Regione Antonella Stasi che ha sottolineato l’importanza, soprattutto nel Mezzogiorno, di definire sistemi di collaborazione a carattere stabile tra imprese. «La Calabria – ha commentato – non può non investire sulle imprese, e soprattutto sulle giovani imprese». «Con il presidente Scopelliti – ha concluso – e l’assessore Caridi, abbiamo messo insieme una serie di misure a sostegno dell’imprenditoria, valorizzando e promuovendo le reti di imprese». Ha chiuso l’incontro il vicepresidente nazionale di Confindustria Aldo Bonomi.(l. ab.) L’assemblea congressuale ha eletto gli organismi del partito Carmine Iuliano scelto all’unanimità come segretario provinciale del Psi Nei giorni scorsi nei locali della Casa della Cultura (ex Municipio) via V. Emanuele 12 a Crotone, la Federazione provinciale del Partito socialista italiano ha tenuto il suo congresso provinciale. L’assise dei socialisti crotonesi del centrosinistra è stata presieduta da Luigi Incarnato, segretario regionale del Psi, e da Fabio Guerriero, componente della direzione nazionale del partito. L’assemblea congressuale ha eletto all’unanimità Carmi- ne Iuliano segretario provinciale del Partito Socialista Italiano. Sono stati eletti inoltre gli organismi dirigenti, ed i delegati alla direzione regionale ed al congresso regionale del 26. Oltre che da Carmine Iuliano, il direttivo è composto da: Salvatore Pane, Luigi Rocca, Alberico Borrelli, Pasquale Schipani, Giulio Lorenzano, Rosario Villirillo, Salvatore Borda, Franco Mercurio, Santo Cristiano, Francesco Amo- deo, Cataldo Bruno, Antonio Scordamaglia, Silvio Bastone, Antonio Palmieri, Elia Arena, Luigi Critelli, Rosario Barbuto, Danilo Ieraci, Franco Ierardi, Antonio De Luca, Giovanni Casiere, Alberto Morandi. Entrano nella segreteria con Iuliano: Salvatore Pane (coordinatore della segreteria), Luigi Rocca, Francesco Amodeo, Pasquale Schipani, Antonio Scordamaglia, Giulio Lorenzano, Rosario Villirillo. Carmine Iuliano Si è stretto il cerchio degli investigatori che pare abbiano fatto luce sul delitto del 42enne imprenditore di Cutro Carmine Bonifazio, assassinato martedì mattina a fucilate da un killer che ha atteso che Bonifazio uscisse da casa per recarsi al lavoro e gli ha teso la mortale imboscata. Un uomo (M. G.), molto amico della vittima è stato fermato ieri a Cutro ed accusato di essere l’autore dell’imboscata di martedì mattina. Ieri l’abitato di Cutro pullulava di carabinieri. Gli investigatori dell’Arma che coltivavano fin da subito l’ipotesi che il fatto di sangue fosse legato alla vita privata dell’imprenditore assassinato, hanno eseguito numerosi controlli ed hanno accompagnato in caserma più di una persona tra amici e conoscenti della vittima. Tra queste anche il sospettato che pare abbia confessato delitto e movente. Gia l’altro ieri gli inquirenti coordinati dal sostituto procuratore Ivan Barlafante avevano moltiplicato i loro sforzi per raccogliere più elementi utili possibili alla risoluzione del caso che appariva vicinissima. In paese ieri dove era visibile presenza dei militari, si è spar- sa fin dalla mattinata la voce che fosse stata individuata l’auto utilizzata per compiere l’imboscata mortale al 42enne imprenditore. Nel pomeriggio è invece sempre più circolata la voce che il caso era risolto con il fermo di un sospettato e di altre persone. Nessuna conferma ufficiale è giunta agli organi investigativi. Sul campo insieme ai militari della stazione di Cutro, hanno condotto le indagini gli uomini della Compagnia al comando del capitano Antonio Mancini e gli investigatori del Reparto operativo provinciale del colonnello Luigi Di Santo. I due ufficiali insieme al comandante provinciale, colonnello Francesco Iacono martedì scorso erano sul teatro dell’agguato in via Falcone. Qui era appostato il killer che poco dopo le 6,30 di martedì, ha atteso che arrivasse la Toyota Rav condotta da Carmine Bonifazio. Il sicario ha sparato due colpi di fucile cal. 12 contro il finestrino lato guida del “Suv”. Ed ha colpito a morte, tra la spalla ed il collo sinistro, l’imprenditore 42enne che col suo fuoristrada si stava recando al lavoro nella sede dell’azienda di famiglia al Bivio Lenza.(l. ab.) Negozi aperti per il periodo natalizio anche di domenica e nei giorni di festa. Lo annunciano in una nota di Confcommercio il presidente dell’associazione commercianti Alfio Pugliese e il presidente del comaprto Federmoda Antonio Casillo. La città per come precisano i due dirigenti Città di Crotone è stata inserita nell’elenco dei comuni ad economia prevalentemente turistica. Per cui gli esercenti possono liberamente determinare gli orari e le giornate di apertura e chiusura degli esercizi. L’Ascom con i suoi associati ha concordato quiesto calendario delle aperture per il perioso festivo. Si comincia domani, domenica 20 novembre con i negozi aperti dalle 17,30 alle 20,30. Domenica 27 novembre e domenica 4 dicembre stesso orario. L’8 dicembre i negozi resteranno aperti dalle 10 alle 12, 30 e dalle 17,30 alle 20,30. Domenica 11 dicembre sarà lo stesso: 10 - 12,30; 17, 30 - 20,30. Domenica 18 dicembre invece negozi aperti dalle 9 alle 13 e dalle 16, 30 alle 20, 30. Venerdì 6 gennaio 2012: apertura alle 10 e fino alle 12,30 e poi dalle 17, 30 alle 20,30. Domenica 8 gennaio dalle 10 alle 12:30 e dalle 17, 30 alle 20,30. «Coscienti della importanza che il periodo natalizio assume per le nostre attività – si legge nella nota di Pugliese e Casillo – consapevoli della situazione di disagio e di ristrettezza economica che caratterizza la realtà quotidiana, l’associazione sta organizzando idonee iniziative per sostenere e migliorare l’immagine della nostra città nelle date sopraindicate». L’assessore contesta la scelta dell’esecutivo regionale Lentini: perchè le Province escluse dal progetto “Magna Grecia”? L’assessore provinciale alla cultura Giovanni Lentini protesta per il mancato coinvolgimento delle Province da parte della Regione Calabria nella costituzione della Progetto Magna Grecia srl, società “in house” per la gestione di tutto il patrimonio archeologico della Calabria. Lentini parte dalla discussione svoltasi nei giorni scorsi in Consiglio comunale sull’adesione alla società regionale da parte del Comune di Crotone. «È sorprendente – osserva Lentini che, nella fase preliminare alla procedura deliberativa e nella stessa configurazione della costituenda “società in house”, la Regione abbia escluso la partecipazione di enti territoriali fondamentali quali le province». «Ed è a mio avviso sbagliato – aggiunge – che in un percorso che si prefigge l’obiettivo di ottimizzare la gestione del patrimonio archeologico regionale non venga contemplato il concorso dei privati». «È fondamentale – continua l’assessore – sia per le attuali, drammatiche ristrettezze delle finanze pubbliche, che impongono il reperimento di risorse per vie nuove e creative, sia per la necessità di offrire all’iniziativa privata altre opportunità di investimento e di ricerca, sia, infine, per dare la possibilità ai giovani di mettere alla prova le loro conoscenze e il loro talento, evitare il rischio di riprodurre antistorici carrozzoni di spesa pubblica e di riproporre in piccolo un neo centralismo regionale che mal si concilia con l’esigenza di dare ampia auto- Sul promontorio di Capocolonna le vestigia della Magna Grecia nomia ai territori rendendoli partecipi e responsabili della costruzione del loro futuro». L’assessore accusa la Regione di procedere senza un’adeguata conoscenza di quanto già è stato fatto in precedenza dagli enti locali. «La Provincia di Crotone – spiega Lentini – su due aspetti, autonomia territoriale e coinvolgimento dei privati, intende portare avanti con convinzione una motivata iniziativa politica e culturale». Lentini sottolinea che la valorizzazione e la promozione delle risorse culturali, ambientali, archeologiche, paesaggistiche e naturali sono una scelta qualificante e centrale del programma e dell’operato dell’Amministrazione provinciale e ricorda che da tempo è costituita presso la Provincia, con la compartecipazione di soggetti pubblici e privati, la Fondazione Odyssea a cui è stato conferi- to il compito statutario di gestire strutture culturali pubbliche, eventi e attività museali. «È giusto ed opportuno – osserva l’assessore – anche per farne uno strumento in cui tutti i diversi livelli potenzialmente interessati possano riconoscersi, che si arrivi a modificarne il nome. La proposta che si avanza è quella di intitolarla a Pitagora e che la composizione possa essere rivista alla luce di nuove adesioni e partecipazioni». «Siamo – conclude Lentini – per la politica del coinvolgimento e non dell’esclusione, perché questa è la vera forza di un territorio piccolo, che può difendersi solo partendo dalla propria unità. Ma sarebbe auspicabile che la Regione tenesse conto, nel momento in cui promuove e attua determinati programmi, di quanto già esiste e del ruolo di tutte le istituzioni locali». (g. g.) Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011 53 Vibo - Provincia . SERRA SAN BRUNO Raid vandalico l’altra notte nella palestra interscolastica. In passato era già finita nel mirino dei teppisti PIZZO Danneggiati spogliatoi e rettangolo di gioco Stupefacenti, Giuseppe La Pietra agli arresti domiciliari La gestione della struttura sportiva da tempo affidata dal Comune a una cooperativa Francesca Onda SERRA SAN BRUNO Una serie di atti vandalici sono stati perpetrati l’altra notte ai danni della palestra interscolastica, ubicata sulla via Guardaboschi Mulé di Serra San Bruno. Ignoti sono entrati all’interno dell’ impianto sportivo dopo aver letteralmente sfondato una finestra posta a piano terra. Una volta introdotti all’interno della struttura hanno preso di mira i depositi e gli spogliatoi dove hanno semidistrutto quanto si trovava all’interno, danneggiando gli arredi, le pareti e alcune attrezzature. I vandali, non contenti dei danni fatti hanno, poi, concentrato la loro furia distruttiva sul rettangolo di gioco. Utilizzando un grosso estintore murale hanno imbrattato di schiuma il manto plastificato e rovesciato sul pavimento bidoni della spazzatura e altre suppellettili, provocando oltre ai danni all’impianto e al tappeto anche un grande disordine. Ad accorgersi per primi dell’incursione notturna dei vandali sono stati gli addetti alla custodia e alla gestione dell’impianto i quali, aprendo come ogni mattina il complesso sportivo, si sono accorti di quanto era accaduto. Scattato l’allarme, sul posto sono immediatamente intervenuti i carabinieri della compagnia di Serra San Bruno i quali hanno prontamente avviato le indagini per acciuffare i teppisti. Si ignorano ancora i motivi che hanno spinto gli ignoti malviventi ad agire. È probabile che alla base di tutto ci sia qualche malcontento in ordine ai turni di gioco e alle relative autorizzazioni per l’uso degli impianti. Non si esclude che possa trattarsi anche di una semplice bravata notturna messa in atto per divertimento o per puro spirito di vandalismo. Non è la prima volta, infatti, che gli edifici pubblici vengono presi di mira da ignoti che senza alcun apparente motivo operano durante la notte ai danni del pubblico patrimonio. Dopo questo avvenimento si ripropone per la palestra interscolastica il problema della custodia e della sorveglianza sia diurna sia notturna. Attualmente la palestra è affidata ad una cooperativa che opera per conto dell’Amministrazione provinciale il cui contratto scade nel prossimo mese di dicembre. A partire da questa data la palestra rimarrà completamente incustodita in quanto non è previsto al momento il rinnovo del contratto. Se la struttura dovesse rimanere senza sorveglianza rischia addirittura la totale chiusura. La palestra viene usata durante la mattinata dagli studenti delle scuole locali i quali si recano, accompagnati dai loro insegnanti, per le normali esercitazioni didattiche. Nel pomeriggio gli impianti sono utilizzati da società e gruppi sportivi che svolgono i loro quotidiani allenamenti. Spesso sono gli stessi utenti che si rivolgono direttamente alla Provincia per chiedere gli opportuni interventi. Si spera che questi problemi vengano al più presto risolti per dare ai giovani e alle scuole locali la possibilità di usufruire regolarmente di questa importante struttura sportiva. PIZZO. Arresti domiciliari per La palestra interscolastica finita l’altra notte nel mirino dei vandali SERRA SAN BRUNO Il consigliere Federico condanna la grave intimidazione Il Pd fa quadrato attorno a Sergio Gambino SERRA SAN BRUNO. Il Circolo del Partito democratico di Serra San Bruno ed il gruppo consiliare del Partito democratico serrese, nella persona del consigliere comunale Rosanna Federico, esprimono profonda solidarietà e vicinanza a Sergio Gambino per il grave atto intimidatorio subito. «Non possiamo che condannare in maniera forte e decisa – afferma Rosanna Federico – ogni vile gesto di chi, facen- FILADELFIA Difficile per il momento la sua ricostituzione La compagnia teatrale stabile sciolta dopo un anno di attività Antonio Sisca FILADELFIA Tutte le iniziative che nascono a Filadelfia nell’arco di poco tempo svaniscono nel nulla, e il lavoro svolto viene vanificato senza alcuna possibilità di appello. L’ultimo progetto riguardante la costituzione di una compagnia teatrale stabile, è anch’esso finito male, e l’idea di fare partire una specie di casting fra i giovani che hanno talento, partita quattro anni fa, si è arenata. La compagnia teatrale filadelfiese costituita tutta da giovani, sorta nel 2008, guidata dal regista lamentino Francesco Pileggi, è stata sciolta un anno fa, nono- stante i successi ottenuti in campo regionale. Ricostituirla, almeno per ora, è una chimera; e così, un altro importante progetto, sul quale si era puntato e che teneva impegnati numerosi giovani, in particolar modo studenti liceali e universitari, sembra essere miseramente fallito soprattutto, si dice, per mancanza di fondi. «Il vero motivo per il quale le cose che nascono a Filadelfia sono destinate a morire – ha detto un ex assessore comunale da sempre impegnato in alcune iniziative di carattere sociale e culturale – è che non si sa programmare. È un assurdo che in una cittadina di circa settemila abitanti ci siano una trentina di associa- La sede del teatro cittadino SPADOLA Il progetto comunale finanziato da Regione e Ue Installato sul tetto dell’Elementare un moderno impianto fotovoltaico SPADOLA. Il comune di Spadola si dota di un impianto fotovoltaico ad alta tecnologia e vanta un altro significativo passo avanti verso la modernizzazione del Comune, che guarda al futuro con gli occhi rivolti verso il progresso e lo sviluppo socio-economico della cittadina. A comunicare l’obiettivo raggiunto è il sindaco Giuseppe Barbara il quale ha illustrato i lavori effettuati e felicemente completati a favore dell’edificio della scuola primaria dove gli operai hanno installato sul tetto della scuola una serie di pannelli per la produzione di energia elettrica. L’opera è stata realizzata con fondi della Regione e dell’Unione europea, elargiti su sollecito dell’amministrazione comunale, la quale aveva a suo tempo valutato l’importanza di questa installazione che consente di approvvigionarsi dell’energia elettrica necessaria al soddisfacimento delle esigenze della scuola e a produrre in proprio quella superflua, che viene riversata nella rete. A Il sindaco Giuseppe Barbara dosi scudo dell’omertà, dell’anonimato e delle tenebre, intende frenare la voglia di riscatto della Calabria sana che vede in Sergio uno dei più convinti portavoce». Inoltre, l’ex candidata a sindaco Rosanna Federico esprime condanna per il vile gesto, mettendo in evidenza gli sforzi che si stanno facendo in tutto il comprensorio delle serre vibonesi per migliorare le condizioni di vita della gente. «Tali sforzi – sot- zioni, quasi tutte poco operative, ma che puntualmente chiedono contributi sia al comune che agli enti istituzionali per iniziative di poco conto, e che quindi lasciano il tempo che trovano. Tutto questo penalizza fortemente il buon esito di progetti seri che invece potrebbero tornare utili alla città e all’intero territorio. Bisogna, una volta per tutte , capire che non si possono più distribuire soldi a pioggia, e che quindi si deve puntare su quel che veramente serve a vivacizzare Filadelfia». Due anni addietro era stata costituita la Consulta delle associazioni, ma ora non è più operativa perché essendo di nomina del consiglio comunale, dopo il voto del 15 maggio scorso non è stata più ricostituita. C’è chi comunque sostiene che è meglio così, perché l’idea sbocciata nel 2009 non avrebbe sortito l’effetto sperato. Bisogna invece puntare al massimo su tre o quattro associazioni. lavori ultimati sono stati effettuati i test di funzionamento dell’impianto i quali hanno dato esito positivo. In questi giorni stanno per essere ultimati alcuni lavori di completamento dell’opera riguardanti la finitura e la connessione alla rete dell’Enel. L’impianto dispone di un dispositivo video collocato all’interno dell’edificio scolastico per monitorare costantemente il funzionamento dell’apparecchiatura. Il collegamento ad Internet del sistema consentirà, inoltre, di gestire la produzione a distanza e l’individuazione di eventuali anomalie che si dovessero verificare in itinere. A curare il relativo progetto è stato l’ingegnere Serafino Tucci il quale ha seguito i lavori fino al completamento.(f.o.) tolinea la Federico – non possono essere vanificati da atti intimidatori di questo genere. Invitiamo Gambino a continuare con forza e determinazione le battaglie che conduce nell’affermazione dei principi di legalità, democrazia e libertà con la consapevolezza che troverà il sicuro sostegno della società civile e della Calabria onesta, che non accetta di soggiacere ai soprusi di chi con fare violento e minaccioso cerca di far prevalere e diffondere una mentalità distorta e ‘ndranghetista». Il Partito democratico di Serra San Bruno assicura il suo pieno sostegno a Sergio Gambino e a quanti con coraggio quotidianamente si spendono per denunciare e combattere quelle situazioni di illegalità che minano il futuro e lo sviluppo del territorio serrese violato dalla violenza della criminalità organizzata.(f.o.) Giuseppe La Pietra, 72 anni, di Pizzo. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale del riesame di Catanzaro su istanza presentata dall’avvocato Francesco Rombolà. La decisione è stata supportata da una perizia medico-legale attraverso la quale è stata sancita l’incompatibilità delle condizioni di salute di La Pietra con il regime carcerario. Una richiesta analoga in precedenza era stata avanzata dal legale di fiducia dell’indagato al Gip presso il Tribunale di Vibo Valentia, ma l’istanza era stata rigettata perché in quell’occasione un altro consulente aveva certificato che le condizioni di salute del detenuto erano, invece, compatibili con il carcere. Giuseppe La Pietra è accusato di associazione per delinquere finalizzata alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti. Era stato arrestato nel gennaio scorso dagli uomini della squadra Mobile di Vibo nell’ambito dell’operazione denominata Ghost. In quell’occasione a finire in carcere sono state 40 persone. Giuseppe La Pietra NICOTERA Comerci (Fronte comune): così si mortifica il territorio L’ufficio del Giudice di pace chiude i battenti per effetto dei tagli Pino Brosio NICOTERA Chiude i battenti anche l’ufficio del Giudice di pace. Dopo Ufficio del Registro, Pretura, Distretto scolastico, la città perde anche il punto di accesso alla giustizia. A partire dal prossimo anno, i cittadini, per dirimere le loro questioni, dovranno rivolgersi all’ufficio di Tropea che potrà rimanere in vita solo perché quella città è sede di tribunale e ammesso che lo stesso non debba essere soppresso sempre per effetto delle norme (legge n. 148/2011) che prevedono la riduzione drastica degli uffici del Giudice di pace. In sostanza, pretendere giustizia significherà spendere di più, affrontare maggiori disagi. L’importante è che lo Stato risparmi. Che, poi, il cittadino onesto e senza mezzi non possa difendere i propri diritti è cosa che non interessa nessuno. A determinare questo nuovo “scippo” è il decreto n.138/2011 emanato dal governo Berlusconi in pieno agosto e successivamente convertito nella legge n.148/2011. Un provvedimento passato inosservato come tutte le cose che vengono decise quando la gente è a godersi il sole sotto gli ombrelloni e che da qui a poco comincerà a produrre i suoi effetti deleteri. L’obiettivo governativo era quello di mantenere soltanto gli uffici che si trovano nelle sedi di tribunale o nelle sue sedi distaccate. In provincia rimarrebbero così in piedi solo gli uffici di Vibo e Tropea, sempre che quest’ultima sede di tribunale scampi al rigore dei tagli. Il centro abitato di Nicotera Ad accorgersi di quanto sta per succedere è Vincenzo Comerci, coordinatore dell’associazione “Fronte Comune”. A suo avviso, la lotta agli sprechi in un momento di seria crisi economica è comprensibile, ma se si vanno ad intaccare i diritti alla giustizia dei cittadini la validità di qualsiasi provvedimento non può che essere messa in discussione anche perché «il paventato accorpamento della sede del Giudice di pace di Nicotera a quella di Vibo Valentia o Tropea – afferma Comerci – aldilà del fatto campanilistico, avrebbe l’effetto di vanificare la positiva esperienza maturata in questi anni mortificando sempre di più la popolazione non solo nicoterese, ma anche di quella dei comuni di Limbadi e Joppolo ricadenti nella giurisdizione». Il territorio verrebbe a perdere la possibilità di mettere i citta- dini nelle condizioni di vedere risolte tutte le controversie che li riguardano senza affrontare gravosi esborsi di denaro per organizzare la difesa dei propri interessi in sedi lontane. «Il nostro auspicio – aggiunge il leader di “Fronte Comune” – è che il nuovo governo guidato dal prof. Monti riveda l’infelice modifica legislativa, apportata dal passato staff governativo». Perché l’Ufficio del giudice di pace rimanga in funzione una via di scampo, in realtà, ci sarebbe. «Si rende necessario – sottolinea Comerci – che le amministrazioni di Nicotera, Limbadi e Joppolo, nell’interesse dei propri cittadini, si incontrino per stabilire strategie ed unità di intenti per la positiva risoluzione del problema valutando anche la possibilità, così come è previsto dalla legge n.148/2011, di farsi carico delle spese di gestione». Sabato 19 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 50 Cronaca di Vibo . NASTY EMBASSY Il ruolo degli indagati nei singoli episodi loro contestati e tutti orchestrati ai danni di Domenico Russo proprietario di un’autosalone Estorsioni e soprusi ... con i guanti di velluto Lo sfogo della vittima: «Qua vendiamo e non prendiamo mai una lira, solo permute e soldi che avanziamo» Giuseppe Baglivo Quattro contestazioni per concorso in estorsione ed un caso di presunta violenza privata, tutte aggravate dal metodo mafioso. Questi i numeri dell’operazione “Nasty embassy” che ha portato in carcere cinque presunti esponenti del clan Lo Bianco. La prima ipotesi delittuosa viene contestata ad Andrea Mantella, 39 anni, al cognato Francesco Scrugli, 41 anni, ed a Salvatore Morelli, 28 anni, tutti di Vibo. Secondo l’accusa, Morelli e Scrugli avrebbero contattato il rivenditore di autoveicoli Domenico Russo, ordinandogli di recarsi nella clinica “Villa Verde” di Donnici – dove nella primavera 2010 si trovava agli arresti Andrea Mantella – per consegnare un’imprecisata somma di denaro a titolo di estorsione. Al solo Andrea Mantella viene poi contestata un’estorsione per la mancata corresponsione a Russo della rimanente somma di 10mila euro a seguito dell’acquisto di una Bmw 535 da parte di Raffaella Mantella, sorella di Andrea, e di una Mercedes classe A da parte di Santina La Grotteria, ex compagna di Mantella. Per Francesco Pardea, 25 anni, di Vibo, l’ipotesi di estorsione aggravata dal metodo mafioso fa invece riferimento all’aver «costretto l’imprenditore Domenico Russo a rinunciare al credito di circa 6mila euro a fronte dell’acquisto di una Bmw station wagon», mentre nei confronti di Salvatore Morelli lo stesso imprenditore avrebbe rinunciato al credito di circa 3mila euro a fronte della vendita di una Bmw 330 berlina. Vincenzo Mantella, 25 anni, cugino di Andrea, e Salvatore Morelli devono poi rispondere di violenza privata, aggravata dal metodo mafioso, per aver richiesto all’imprenditore «un ponteggio di sua proprietà al fine di utilizzarlo per le affissioni pubblicitarie della “PubliserviceSud”, società riconducibile agli stessi indagati, utilizzando il ponteggio per affiggere cartelloni pubblicitari della “Ceravolo Auto”, ditta concorrente rispetto a quella di Russo». Cartellone che sarebbe stato affisso su un immobile dello stesso Russo che «per effetto del danno richiedeva a Morelli e Mantella di rimuoverlo». I due indagati avrebbero però ignorato le richieste di Russo – per intascare, stando alle intercettazioni, 2mila euro da Ceravolo per la pubblicità – costringendolo a tollerare la situazione. Preziose per le indagini si sono rivelate le dichiarazioni del collaboratore Samuele Lo Vato, braccio destro del boss di Cassano Tonino Forastefano (pure lui ora pentito), che con Andrea MantelIl gip Tiziana Macrì ha firmato i cinque ordini di custodia cautelare la ha condiviso un periodo di detenzione a “Villa Verde”, dove i due avrebbero compiuto riti di affiliazione alla ‘ndrangheta con tanto di santini bruciati, concordando poi l’acquisto di cocaina da persone di Castellammare di Stabia. Nella clinica, Mantella avrebbe confessato a Lo Vato di aver ricevuto nel 2000 il grado ‘ndranghetistico del “Vangelo” e, quindi, avrebbe messo al corrente il cosentino dei suoi rapporti con l’imprenditore Domenico Russo. Stando all’inchiesta, Andrea Mantella per sottrarre una Bmw X5 presa in leasing da Russo dai beni che la Finanza avrebbe dovuto sequestrargli il 6 marzo 2010, ne aveva denunciato il furto. Ad incaricarsi della denuncia sarebbe stato Francesco Macrì, qualificatosi come cugino di Mantella che aveva in uso l’auto. Dopo la denuncia, lo stesso Mantella si sarebbe così ripresentato da Russo per ottenere un bonus di 20mila euro previsto nel caso di acquisto di un’auto dello stesso tipo. Secondo il pentito Lo Vato, la Bmw di cui era stato denunciato il furto era stata invece consegnata ad un rivenditore di pezzi di ricambio che aveva dato ad Andrea Mantella 10mila euro in contanti e poi un assegno dello stesso importo. A rendere ancor più pesante il “clima” sarebbe stata la costante presenza nell’autosalone di Francesco Scrugli «il quale – scrive il gip Tiziana Macrì – non solo non provvede a saldare le somme delle auto già acquistate, ma accompagna amici nella concessionaria, ne contratta e decide il prezzo con un dipendente di Russo». Sarebbe questo il caso, secondo gli inquirenti, di Michele Silvano Mazzeo, 40 anni, di Mileto, «con precedenti per tentata estorsione, lesioni, armi e stupefacenti», imputato nel processo “Genesi” e che, grazie all’intercessione di Scrugli, ha acquistato dalla concessionaria di Russo una 500 Abarth per la moglie. Che la situazione era però divenuta ormai insostenibile, secondo la ricostruzione del gip, lo prova una telefonata intercettata in cui l’imprenditore, stanco di subire, si sarebbe sfogato col suo dipendente, Giampaolo Russo, dicendo: «Qua vendiamo sempre e non prendiamo mai una lira, sempre permute e soldi che avanziamo e sempre col muso nella merda siamo...». Sulla base delle risultanze investigative, il gip rimarca quindi che «la consorteria al cui vertice vi è Andrea Mantella dimostra di aver acquisito una supremazia estorsiva molto raffinata, con richieste apparentemente “amichevoli”, prive di azioni eclatanti tali da provocare l’intervento delle forze dell’ordine, fidando comunque nell’ottenimento del profitto, sulla base dell’osservanza da parte delle vittime di un’omertà impermeabile derivante dalla forza di intimidazione del vincolo associativo e dal timore di subire ritorsioni». DICHIARAZIONI PER IL GIP LACUNOSE Le reticenze iniziali della parte offesa Agenti della Polizia penitenziaria davanti all’ingresso del palazzo di Giustizia Andrea Mantella Salvatore Morelli Francesco Scrugli In sintesi Interrogatorio di garanzia stamane per Salvatore Morelli. Alla presenza del suo legale di fiducia, l’avv. Giuseppe Di Renzo, dovrà comparire davanti al Gip di Benevento, dove attualmente Morelli si trova detenuto per altro. Francesco Antonio Pardea Interrogatori di garanzia, gli indagati si difendono e contestano le accuse custodia cautelare in carcere emessa nei confronti dell’indagato, avendo quest’ultimo già chiesto di essere sentito relativamente i suoi rapporti con Domenico Russo. Richiesta avanzata dopo che si era venuti a conoscenza dell’attività nell’ambito del procedimento “Remake”, ma per la difesa «ignorata dalla Procura». A Catanzaro, davanti al gip Tiziana Macrì (che ha firmato l’ordinanza) si è svolto l’interrogatorio di garanzia di Francesco Antonio Pardea (avv. Sabatino e Francesco Muzzopappa). Anche Pardea ha risposto alle domande, contestando la ricostruzione accusatoria. Analogo comportamento, ma nel carcere di località Castellucci, ha tenuto Francesco Scrugli (avv. Giuseppe Di Renzo), il quale ha ri- badito di avere avuto soltanto rapporti di amicizia nei confronti di Russo e che, proprio a causa di questi legami, nessuna condotta estorsiva sarebbe stata mai esercitata. Al contempo la difesa dell’indagato ha puntato il dito contro il collaboratore di giustizia Salvatore Lo Vato, ritenendo che abbia mentito sapendo di mentire. Oggi si terrà l’interrogatorio di Salvatore Morelli (avv. Di Renzo). Intanto congratulazioni ai vertici della Dda di Catanzaro e alle forze dell’ordine per l’operazione “Nasty embassy” viene espressa dal senatore Francesco Bevilacqua (Pdl) per il quale «va loro riconosciuto il merito di svolgere una incessante azione giudiziaria per dare sicurezza ai cittadini calabresi e vibonesi».(m.c.) CONTROLLI DEI CARABINIERI Ispezionato un bar del centro frequentato soprattutto da giovani e ragazzi Slot machine sotto sequestro e ammenda di 32mila euro Sanzioni amministrative per 32mila euro e sequestro di 6 slot machine illegali: questo è il bilancio dell’operazione anti gioco d’azzardo portata avanti dai militari della Compagnia dei carabinieri. Ad agire sono stati i militari della Stazione che, nell’ambito di una serie di servizi volti a verificare il rispetto delle norme poste a garanzia della legalità delle sale da gioco, hanno controllato un noto bar a pochi passi dal centro cittadino e giornalmente frequentato da centinaia di persone. I militari dell’Arma, nel corso dell’ispezione, hanno scoperto come il titolare dell’attività, M.P. cinquantenne di Vibo, avesse realizzato nel retro del proprio locale una stanza, da cui si accedeva mediante una posta a specchio praticamente invisibile, in cui aveva sistemato ben 6 slot machine in tutto e per tutto simili a quelle autorizzate dal Ministero delle Finanze ma con l’unica piccola differenza di non essere minimamente collegate in rete ai Monopoli di Stato e di non essere state autorizzate dalle competenti autorità. Una vera e propria sala giochi illegale, pertanto. Per sviare to di Sonia Marsico, moglie di Andrea Mantella, scontata di 2mila euro. Anche Pasquale Trimboli confermava agli investigatori il colloquio avuto col figlio di Russo, pur dicendo di non ricordare il nome della persona (Scrugli) a cui si riferiva il ragazzo. Tuttavia, sebbene Trimboli avesse caratterizzato, secondo il gip, «le sue risposte da una marcata sfuggevolezza e reticenza, non poteva fare a meno di ammettere che “sicuramente si trattava di persone legate alla criminalità locale, in quanto quando si parla in tali termini a Vibo a volte ci si capisce senza fare nomi”». Trimboli ammetteva inoltre agli uomini della Mobile di Catanzaro, diretti da Rodolfo Ruperti, di aver riferito «il colloquio avuto col figlio a Domenico Russo e che questi nel confermare lo stato di disagio, ovvero la nausea nel sopportare la presenza di alcune persone, gli aveva detto che stava valutando cosa fare per allontanare il figlio dal lavoro dell’autosalone». Trimboli infine riferiva con rammarico «che il problema della realtà vibonese era che di determinate “piaghe” non era facile liberarsi e le alternative erano o chiudere l’attività o soccombere alla loro presenza».(g.b.) Il dirigente della squadra Mobile di Catanzaro Rodolfo Ruperti Vincenzo Mantella DAVANTI AL GIP I CUGINI MANTELLA, PARDEA E SCRUGLI Gli indagati, coinvolti nell’operazione “Nasty embassy”, rispondono alle domande del gip e si difendono, contestando i comportamenti e le condotte loro ascritte. Ha iniziato Andrea Mantella (difeso dagli avvocati Francesco Sabatino e Francesco Catanzaro), nel corso dell’interrogatorio di garanzia svoltosi, per rogatoria, nel Tribunale di Cosenza. Lo stesso dove, ieri mattina, è comparso anche il cugino Vincenzo Mantella (avv. Sabatino). Entrambi, rispondendo alle domande del gip Cristofano, hanno contestato tutti gli addebiti mossi nei loro confronti sottolineando di non aver mai avuto condotte minacciose verso alcuno. In particolare la difesa di Andrea Mantella ha eccepito la nullità dell’ordinanza di È il 15 novembre 2010 quando gli investigatori dopo aver messo a verbale le dichiarazioni dell’imprenditore 53enne Domenico Russo si recano nella concessionaria di via Barrio, per acquisire la documentazione relativa alle auto vendute a Pardea, Morelli e Mantella. Le prime dichiarazioni dell’imprenditore, però, secondo gli investigatori appaiono lacunose, tanto che per il gip Tiziana Macrì «si commentano da sole». La situazione cambia radicalmente – ed il gip dà atto a Russo di una «larvata tendenza a svelare, finalmente, le imposizioni subite» – quando gli inquirenti, che già avevano in mano intercettazioni e le dichiarazioni del pentito Lo Vato, interrogano nel gennaio scorso il figlio di Russo e Pasquale Trimboli, imprenditore di Vibo. Il ragazzo ammetteva «di aver manifestato all’amico di famiglia Trimboli – rileva il gip – la sua preoccupazione per lo stato di stress del padre e di essersi lamentato con quest’ultimo di alcune persone che frequentavano la concessionaria. Aggiungeva – scrive il giudice – che malgrado Francesco Scrugli fosse giornalmente presente nella concessionaria, non era un loro dipendente». Il ragazzo rilevava che «vivendo nella realtà vibonese non si era opposto alla costante presenza». Dalle indagini, fra l’altro, emerge che in quel periodo Scrugli stava acquistando dalla concessionaria una Bmw X3 per con- Le Slot machine poste sotto sequestro dai carabinieri i controlli il titolare dell’attività aveva anche pensato bene di mettere all’ingresso del proprio locale due slot machine perfettamente legittime e dotate di tutti i requisiti di legge. Per l’uomo è così scattata immediatamente la pesante sanzione amministrativa mentre i macchinari sono stati sequestrati in attesa di essere distrutti. In precedenza, sempre ad opera dei carabinieri della Compagnia, hanno effettuato altri controlli relativi a locali pubblici e sale giochi. Un’azione tendente a stroncare i gioco d’azzardo sul territorio. Agenda telefonica cittadina FARMACIA DI TURNO FARMACIA DE PINO - Piazza San Leoluca - Tel. 42183 FARMACIA NOTTURNA FARMACIA MARCELLINI - Via Toscana, 26 - Vibo Marina - Tel. 0963572034 GUARDIA MEDICA Orario: prefestivi: dalle ore 10 alle ore 20; festivi: dalle ore 8 alle ore 20; notturni: dalle 20 alle 8 all’Ufficio sanitario, tel. 93808 e Vibo Marina tel. 572621 ACQUARO tel. 353289 ARENA tel. 355312 BRIATICO tel. 391946 CAPISTRANO tel. 325548 CESSANITI tel. 501005 DINAMI tel. 0966/904478 DRAPIA (Brattirò) tel. 68455 FABRIZIA tel. 314156 FILADELFIA tel. 0968/724425 GEROCARNE (Ciano) tel. 356314 JOPPOLO tel. 883336 LIMBADI tel. 85990 MAIERATO tel. 253399 MILETO tel. 336303 MONGIANA tel. 311214 MONTEROSSO CALABRO, 325557 NARDODIPACE tel. 313135 NICOTERA tel. 886222 PIZZO tel. 534102 PIZZONI tel. 358688 POLIA tel. 321157 RICADI tel. 663818 ROMBIOLO tel. 366011 SAN CALOGERO tel. 361092 SAN COSTANTINO CAL., 331574 SAN GREGORIO D’IPPONA 261483 SAN NICOLA DA CRISSA, 73013 SANT’ONOFRIO tel. 267214 SERRA SAN BRUNO tel. 71354 SIMBARIO-SPADOLA tel. 74776 SORIANO CALABRO tel. 351433 SPILINGA tel. 65500 STEFANACONI tel. 508637 TROPEA tel. 61366 VIBO VALENTIA tel. 41774 VIBO VALENTIA MARINA tel. 572621 ZAMBRONE tel. 392450 ZUNGRI tel. 664404 AMBULANZE Croce Rossa italiana tel. 43843. Mimmo Polistena Onlus, 0963/94420 «118» Servizio d’emergenza sanitaria. OSPEDALE CIVILE Centralino tel. 9621 Pronto soccorso tel. 962352 CARITAS - CENTRO SERVIZI Piazza Luigi Razza, 10 (Santa Maria del socc.) tel. 0963/471750 COMUNE Tel. 0963/599111 CONSULTORIO FAMILIARE Viale Matteotti - Tel. 0963 42014-472105 CHIAMATA TAXI Tel. 41490 IGIENE PUBBLICA Tel. 0963 962541-962537 ITALGAS Ufficio guasti tel. 800 900 999 POLIZIA MUNICIPALE Tel. 0963/599606 TELEFONO AZZURRO Linea di emergenza tel. 19696 (gratuito) Linea istituzionale tel. 051/481048 EMERGENZA INFANZIA tel. 114 (24 ore su 24) sulla salute psico-fisica di bambini e adolescenti in pericolo immediato. VIGILI DEL FUOCO Chiamata di soccorso 115 Sala operativa tel. 0963/9969 Uffici tel. 0963591648 Distaccamento portuale 0963572900 BENZINAIO NOTTURNO Self-Serv. TAMOIL Mesiano di Filandari OSPEDALE CIVILE DI PIZZO Centralino - Tel. 0963/962983 OSPEDALE CIVILE DI SORIANO Centralino - Tel. 0963/962700 OSPEDALE CIVILE DI SERRA SAN BRUNO Centralino - Tel. 0963/777111 OSPEDALE CIVILE DI TROPEA Centralino - Tel. 0963/962800 CARABINIERI Via Pellicanò, 19 tel. 0963/592404 Pronto intervento, 112 QUESTURA Via S. Aloe, tel. 0963/965111 Pronto intervento, 113 Ufficio stranieri tel. 0963/965515 Ufficio Relazione Pubb., 0963/965549 POLSTRADA Via Manzoni, tel. 0963/996611 SCUOLA ALLIEVI AGENTI Piazza D. Taverna, tel. 0963479111 GUARDIA DI FINANZA Comando provinciale Via Emilia, 11 Vibo Marina tel. 0963/573707 Pronto intervento: 117 Roan: tel. 0963/572082 NUCLEO DI PT E COMPAGNIA Corso Umberto I, 152 tel. 0963/42160 CAPITANERIA DI PORTO Vibo Marina, tel. 0963/5739201 Soccorso in mare, 1530 CORPO FORESTALE DELLO STATO Via Roma, 30 Mongiana tel. 0963/311022 Pronto intervento, 1515 ADMO Via ipponio, 10 tel. e fax 0963/43075. 32 Sabato 19 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 33 Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011 Cronaca di Reggio Cronaca di Reggio . . OPERAZIONE ASTREA Una serie di cessioni fittizie erano state realizzate solo per salvare la “Com.Edil” dalle attenzioni della magistratura Il commercialista “talpa” intercettato nell’operazione “Reale” Una fetta della società Multiservizi era controllata dalla cosca Tegano Zumbo svelò al boss Pelle «E ora vaglielo a spiegare l’imminenza di “Crimine” che noi eravamo solo deficienti» I contatti con strutture periferiche dei Servizi Il procuratore Pignatone s’intrattiene con il colonnello Di Gesù e il tenente colonnello Petroziello 49% è la quota del capitale della Gestione Servizi Territoriale srl della Multiservizi. L’altro 51% è del Comune 2 sono le donne rimaste coinvolte in quest’inchiesta della Guardia di Finanza che ha squarciato la “zona grigia” zio e Antonio Lavilla. «La frettolosa, e, in maniera inquietante e significativa, temporalmente collegata all’avviato accertamento fiscale, costituzione della Sica da parte dei fratelli Lavilla – annota il gip –, in ciò supportati dalla presenza del loro padre del cui pedigree criminale e della cui sostanziale ritenuta associazione allo schieramento De Stefano-Tegano durante la guerra di mafia (sentenza Olimpia), il quasi contestuale contratto di affitto d’azienda tra la Sica e la Comedil – ulteriore prova della strumentale costituzione della Sica alla stipula del contratto di affitto di azienda–, la palpabile ignoranza dei Lavilla, emergente a piene mani nei dialoghi telefonici intercorsi tra i Rechichi e i Lavilla, in merito all’operazione che pure stavano ponendo in essere tanto da non ricordare neppure il nome della società da loro stessi costituita». Intercettato, Maurizio Lavilla dice: «Sai che casino che ho combinato?! Col… Ho sbagliato il nome della società … omissis … Me ne sono andato alla banca … omissis … ho preso e ho scritto “SICE”… al posto di “SICA” … omissis … Meno male che non mi ha domandato quello che significa siccome … sennò non gli sapevo rispondere poi». I riferimenti costanti all’operazione fittizia sono spesso presenti nei colloqui telefonici tra i Rechichi e altri interlocutori. E allora il gip Tommasina Cotroneo scrive: «Sono tutti elementi che conducono a una sola conclusione: la necessità di sottrarre la Comedil a controlli delle Forze dell’Ordine e ai conseguenti provvedimenti in materia di misura di prevenzione che sarebbero stati adottati allorquando si sarebbe accertata la reale titolarità o contitolarità della compagine societaria in capo ai Tegano. Nessun timore avrebbero, infatti, potuto avere i Rechichi posto che negli anni 2001-2002 e anche successivamente non risultavano raggiunti da provvedimenti giudiziari di alcun tipo; nessun motivo di natura personale, pertanto, avrebbero avuto di procedere a fittizie intestazioni, se non quello evidente di evitare il sequestro della società, con loro conseguente danno essendo anche loro titolari e gestori, che sarebbe stato inevitabile allorquando si sarebbe accertato che gestore e socio occulto di essa era il capo Giovanni Tegano». L’intelaiatura della rete fittizia continua senza tregua, allo scopo di salvare la Comedil da aggressioni giudiziarie. «Ed ecco che – scrive il gip – , appena a conoscenza nel marzo 2002 della proposta di misura di prevenzione patrimoniale concernente tutte le società e i beni immobili riconducibili ai Lavilla, la macchina torna in funziona e non passa, se non qualche mese, che le quote della Sica vengono cedute dai Lavilla, alla costante presenza dei Rechichi, a Francesca Toscano e Porzia Maria Zumbo, rispettivamente moglie e sorella di Giovanni Zumbo, che riveste, ma solo formalmente, la carica di amministratore unico. Che anche questa sia stata una fittizia intestazione emerge da tante intercettazioni concernenti le conversazioni intercorse tra i familiari Zumbo appena appresa la notizia dell’esistenza del procedimento penale che era stato notificato a Giovanni Zumbo». Secondo i magistrati «chiare e continue ammissioni di colpevolezza in merito all’intestazione fittizia di beni emergono a fiumi dai dialoghi che registrano un iniziale smarrimento in capo alle due donne con la necessità di mettere a fuoco la situazione e addirittura ricordare quanto accaduto, quindi, il ricordo di quella stipula di atto notarile loro im- posta da Giovanni Zumbo ma, secondo il dire della Toscano, da loro non gradita e di seguito la rabbia nei confronti dello Zumbo per le sue terribili azioni delittuose che avevano coinvolto ogni membro della famiglia». E ancora «scoramento, ansia e smania» sono presenti in ogni parola e in ogni movimento dell’avv. Toscano, per cercare di predisporre una tesi difensiva che potesse consentire loro di salvare il salvabile. La donna si affanna nella ricerca di una spiegazione da dare agli inquirenti e, secondo il gip «trova la toppa da porre alla falla, con l’ausilio del cognato Roberto Emo, non solo ben al corrente di tutto ma aiutante primo di Giovanni Zumbo nella predisposizione dell’operazione fittizia, e di Rosario Rechichi accorso alle richieste di aiuto della Toscano.(pie.ga.) Hanno detto «L’aggressione ai patrimoni della ’ndrangheta è strategica per la Dda» «Alcuni insospettabili hanno svolto un gran lavoro per la cosca dei Tegano» «Le intercettazioni hanno confermato le nostre ipotesi investigative» Giuseppe Pignatone Cosimo Di Gesù Gerardo Mastrodomenico PROCURATORE DELLA REPUBBLICA COL. COMANDANTE PROVINCIALE GDF TEN. COL. COMANDANTE GICO «Abbiamo ricostruito vent’anni di cessioni fittizie di società per sfuggire alla legge» «L’inchiesta consegna un quadro drammatico sull’infiltrazione della mafia nelle istituzioni» «L’avevamo già detto ma ci siamo scontrati col silenzio di quest’Amministrazione» Claudio Petroziello Ivan Tripodi Aldo De Caridi TEN. COL. GUARDIA DI FINANZA SEGRETARIO CITTADINO PDCI CONSIGLIERE COMUNALE IDV Il quadro emerso dalle intercettazioni La giostra delle intestazioni e il coinvolgimento di Emo Il pieno coinvolgimento di Roberto Emo nella complessa operazione illecita riguardante la SI.CA. Srl è stato definitivamente certificato dagli inquirenti attraverso l’intercettazione della conversazione effettuata lo scorso 11 luglio, quando Francesca Toscano ha contattato lo stesso Roberto Emo, riferendogli allarmata la preoccupante situazione in atto. Emo: «... Francesca poi ne parliamo di persona come te lo devo dire, eh! … omissis … Ma, ma non c’entra niente con ... niente di losco (ride)», preoccupandosi di rinviare a un successivo incontro di persona l’approfondimento delle questioni. Toscano: «Va bene, dai. L’importante è che tu ... non lo so, che mi spieghi questa cosa, perché ... uhm ... io non so che devo dire, cioè com ... perché ho le idee un po’ confuse», riservando allo scambio telefonico una ricostruzione dei fatti palesemente incongruente rispetto all’oggettiva successione degli eventi e, precisamente, basata su di un’asserita necessità di Giuseppe Rechichi di intestare le quote della Si.Ca. Srl (perché mai se le quote erano dei Lavilla?) alla Toscano e alla Zumbo essendo protestato e non potendo perciò a proprio nome ottenere un mutuo dall’istituto bancario Monte dei Paschi di Siena (Emo: «Hanno raggiunto un accordo cioè ... commerciale nel senso: va bene, lui fa l’amministratore e ... e fiduciariamente, visto che loro non potevano ottenere il prestito del Monte dei Paschi ... Eh. Allora ... le quote ve le siete intestate tu e Luisa … omissis … Però la garanzia era che Giovanni faceva l’amministratore, cioè per non mettervi nei guai») e della conseguente restituzione a Rechichi (ma le quote della Si.Ca. Srl non sono state acquistate dalla Rec.Im Srl?) una volta ottenuto tale mutuo con i nominativi della Toscano e della Zumbo (Emo: «Dopodiché il Monte dei Paschi ha deliberato il prestito, perché a loro non gliel’avrebbe mai fatto, perché erano protestati, loro hanno potuto acquistare questo, cioè acquistare, rientrare in possesso dell’immobile, là, del “DìperDì”… Abbiamo Le operazioni illecite e le intestazioni fittizie per riuscire a ottenere il mutuo fatto l’operazione e a quel punto noi non c’era più bisogno che... tu e Luisa resta... restavate soci e le quote sono tornate a lui»), il tutto in cambio del diventare la Si.Ca. Srl cliente dello studio di Roberto Emo e Giovanni Zumbo (Toscano: «Il tornaconto qual era? Che lui faceva l’amministratore e... e prendeva lo stipendio e la contabilità dello studio... questo era?»; Emo: «Sì. Sì. Sì»), circostanza che poi non si è mai verificata (Toscano: «Esatto. E Giovanni amministrava ...»; Emo: «Sì»; Toscano: «... e lo studio teneva la contabilità. Questi erano gli accordi, giusto?»; Emo: «Sì, solo che poi la contabilità ... non l’ha tenuta lo studio»).(do.mal.) Zumbo: mamma mia! Toscano: Una valanga di guai, non ne posso più Domenico Malara Secondo gli inquirenti, la Rec.Im. srl detiene il 33% delle quote del partner privato di Palazzo San Giorgio L’operazione “Astrea” ha messo in evidenza come la 'ndrangheta, in questo caso la famiglia Tegano, era riuscita ad acquisire il controllo del 33% di una società privata che fa parte della Multiservizi SpA, una delle società partecipate dal Comune. L’indagine, coordinata dalla Dda reggina, ha dimostrato come attraverso una serie di passaggi societari, la 'ndrangheta fosse riuscita, attraverso la Rec.Im. srl, a detenere il 33 del 49% del capitale della Gestione Servizi Territoriale srl della Multiservizi di cui l’Amministrazione comunale detiene il 51% del capitale societario. Il lavoro delle Fiamme Gialle ha dimostrato che «al di là delle intestazioni formali, operate in diverse fasi e a seconda delle esigenze criminose», di fatto l’attività imprenditoriale avviata sotto le denominazione Com.Edil, per poi cambiare denominazione in Si.Ca. srl, quindi i Rec.Im, abbia mantenuto nel tempo la stessa identità economica e gestionale in capo al clan Tegano. Anzi che tutti questi cambi di denominazione servivano soltanto per “salvare la “Com.Edil” dal sequestro che sarebbe giunto. I Tegano, nel tempo, si sono avvalsa di prestanomi intranei, come Giuseppe Rechichi, o quantomeno contigui alla cosca, come Rosario Giovanni, Antonino e Giovanni Rechichi e Mauri- Tutta la preoccupazione delle due donne per il loro coinvolgimento nell’inchiesta Fino al 23 aprile dello scorso anno Giovanni Zumbo era un insospettabile commercialista che viveva e operava in riva allo Stretto. Già consulente dell’autorità giudiziaria, era stato per qualche tempo nella segreteria di un politico. L’operazione “Reale 1” gli ha regalato una notorietà della quale, c’è da scommettere, ne avrebbe fatto volentieri a meno. Dagli atti dell’indagine condotta dal Ros è emerso che Zumbo era una “talpa” delle cosche. La prova si era formata quando il commercialista, accompagnato da Giovanni Ficara, capo dell’omonima famiglia di ’ndrangheta attiva nella zona sud della città, si era recato a Bovalino, a casa del boss di San Luca, Giuseppe Pelle “Gambazza”, e nell’occasione aveva rivelato notizie precise e dettagliate di indagini condotte in sinergia tra le Dda di Reggio e Milano. Indagini che dopo tre mersi sarebbero sfociate nel maxi blitz passato alla storia come “Operazione Crimine”. I magistrati della Dda, guidati dal procuratore Giuseppe Pignatone, hanno impiegato qualche tempo per capire la natura di quel personaggio spuntato tra le pieghe delle intercettazioni a casa Pelle, rese possibili da una microspia piazzata dal Ros. La gravità della vicenda che aveva Zumbo come protagonista è legata alla circostanza che si trattava di un professionista stimato, accreditato presso gli uffici giudiziari e di polizia e le agenzie di sicurezza. E proprio per questi motivi aveva avuto la possibilità, per un prolungato periodo di tempo, di conoscere nel dettaglio le più importanti e delicate indagini dell’Arma dei Carabinieri. Nel provvedimento di fermo che aveva portato Zumbo in carcere, era avidenziato come il commercialista avesse coltivato un intenso rapporto con un esponente di rilievo delle cosche di ’ndrangheta come Giovanni Ficara, mettendosi a sua disposizione e presentandosi come “collaboratore esterno dei servizi segreti”. E diceva una mezza verità perchè, come confermato dall’ex Sismi (oggi Aise, servizio segreto IL PROCESSO “PICCOLO CARRO” Giovanni Zumbo è imputato insieme con l’imprenditore Demetrio Domenico Praticò e il boss Giovanni Ficara nel processo “Piccolo carro”, in corso di celebrazione davanti alla seconda sezione del Tribunale. Zumbo è accusato di aver fatto ritrovare, il 21 gennaio 2010, un’auto carica di armi ed esplosivi in occasione della visita in città del capo dello Stato. I tre imputati del processo rispondono di porto e detenzione abusiva di armi e munizioni, aggravati dall'avere favorito la cosca Ficara-Latella. militare), il commercialista risultava essere stato “persona in contatto” con dipendente di struttura periferica dell’agenzia dal 2004 al 31 dicembre 2006. In ogni caso le testimonianze degli uomini dell’Aise avevano marginalizzato il ruolo di Zumbo, relegandolo a una fonte sterile e improduttiva. Nonostante tutto, però, il commercialista aveva confermato di ricevere soffiate importanti, come confermato dalle rivelazioni fatte a casa di Giuseppe Pelle. Era bastato e avanzato per portarlo dietro le sbarre con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per aver fornito, in maniera sistematica e continuativa a elementi di vertice del sodalizio, in particolare a Giovanni Ficara, notizie coperte dal segreto investigativo riguardanti indagini in corso. Era stato lui, infatti, a rivelare l’esistenza di apparati di intercettazione audio-video presso lì’agrumeto del capo-crimine Domenico Oppedisano e di diverse microspie all’interno di diverse autovetture in uso ad altri affiliati.(p.t.) Tra le intercettazioni telefoniche ce n’è una, particolarmente interessante, tra Porzia Maria Zumbo e Maria Francesca Toscano, moglie e sorella di Giovanni Zumbo, dalla quale emerge tutta la preoccupazione delle due donne per un loro possibile coinvolgimento nell’inchiesta riguardante l’intestazione fittizia della Si.Ca. Srl. Toscano: «Luisa?» Zumbo: «Ehi, dimmi bella» Toscano: «Sen... Sei a mare?» Zumbo: «Sì, a “L’Oasi” sono» Toscano: «Ah, no perché ... incompr. … non rispondevi ... Ha chiamato Giovanni ...» Zumbo: «Eh!» Toscano: «... con un’altra bella notizia, che gli hanno notificato ...» Zumbo: «Quale?» Toscano: «... il “12 quinquies”, un’intestazione fittizia di beni, ci siamo io e te anche». Zumbo: «In che cosa?» Toscano: «Un ... un “12 quinquies”, un’intestazione fittizia ... quella che gli hanno fatto allaaaaa ... a Cotroneo ... per un reato commesso nel 2008. Mi viene di pensare quando ci ha portato dal notaio a firmare per la ... per la Si.Ca., ti ricordi?» Zumbo: «Eh! E ora?» Toscano: «Eh! E ora lui il 13 c’ha un altro interrogatorio a Milano ...» Zumbo: «Eh!» Toscano: «E ... e non sapevo niente, e non so io e te in che qualità siamo in questo processo» Zumbo: «E come ... che ci devono, che ci chiamano?» Toscano: «Non so niente, me l’ha appena detto! Io sono andata su tutte le furie» Zumbo: «(breve pausa) Mamma mia!» Toscano: «Una valanga di guai, una valanga! Non ne posso più! Pure questo ci mancava ...» Zumbo: «E ma ... qual è questo ...» Toscano: «... quel giorno maledetto, quel ... tu ti ricordi quel gior- Maria Francesca Toscano all’uscita del Comando provinciale della Guardia di Finanza no maledetto che io facevo “io non voglio firmare niente ... Io favori non gliene faccio a nessuno in cambio di niente”, ti ricordi? No?» Zumbo: «Sì» Toscano: «Ha fatto tutte quelle storie: “Non c’è niente, non ... è una cosa di niente”... a là …che ero pazzo, che ero questo ... perché probabilmente indagavano Pino Rechichi, tant’è che oggi ...» Zumbo: «Sì» Toscano: «... quest’anno l’hanno arrestato ...» Zumbo: «Eh!» Toscano: «E hanno fatto l’indagine pure su queste cose» Zumbo: «Eh! E quindi ...» Toscano: «Ora vaglielo a spiegare che noi eravamo soltanto dei deficienti, capito ...» Zumbo: «Eh!» Toscano: «... deficienti che abbiamo ascoltato a lui» Zumbo: «E quindi come ci giustifichiamo ora noi?» Toscano: «Non lo so. Noi abbiamo firmato un atto dal notaio ... spiegare, cioè, il motivo inesistente, perché ... era inesistente alla fine ... il motivo ...» Zumbo: «Sì» Toscano: «... era il favore, che il notaio è rimasto a bocca aperta, che Giovanni gli faceva a loro, coinvolgendo anche noi» Zumbo: «Mamma mia!» Toscano: «Guarda, per favore ... mi viene da piangere, ti dico solo che mi viene da piangere, solo quello» Zumbo: «E ma ora tu hai modo di vedere questa cosa?» Toscano: «Ora non lo so, non lo so. Perché siccome è un procedimento diverso da quello che gli hanno notificato, tant’è che gli avevano messo d’u... d’ufficio l’avvocato eccetera, eccetera ...» Zumbo: «Eh» Toscano: «... lui mi diceva che ha fatto la nomina degli avvocati, ma evidentemente ancora non gli è stato notificato niente sennò Emanuele (avv. Emanuele Genovese, ndr) non mi chiamavano dallo “Studio Managò”?» Zumbo: «Eh, quindi chiamano ...» Toscano: «Lui sa che gli hanno notificato l’avviso d’interrogatorio giorno 13, dopodomani ... a Milano» Zumbo: «Mamma mia! Ma quindi chiameranno lui e a noi ci chiameranno quando lo processano?» Toscano: «Non lo so!!! Non so neanche ... non so neanche se siamo coimputa... non so niente, se siamo indagati, se siamo imputati pure no... non so niente» Zumbo: «E non ci doveva arrivare qualcosa a noi se già eravamo imputati ...» Toscano: «Sì, certo, certo» Zumbo: «Mamma mia! Vedete voi “figghioli”» Toscano: «Guarda, guarda tu ... guarda tu che macello, che sfacelo che ha combinato, sempre per la ... la sua testa» Zumbo: «Vabbè, fammi sapere ... eeeh ... perché devo anda... Io non mi ricordo neanche com’è questa storia, perché ci siamo andati, che cos’era, non mi ricordo niente».