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Fiducia alla Camera da record
Difficile capire
cosa ci sia
da festeggiare
Monti: «Chiederò
a chi ha dato poco»
Misure: lunedì il primo appuntamento
Tra i papabili sottosegretari ci sarebbero
Meduri, Soriero, De Sena e la Torchia
GIULIA VELTRI alle pagine 4 e 5
Abbandonato
il federalismo
fiscale?
Sabato 19 novembre 2011
www.ilquotidianodellacalabria.it
I tecnici
e le piaghe
di Einaudi
di BATTISTA SANGINETO
di ETTORE JORIO
di PIETRO MANCINI
AVEVA ragione il vecchio barbuto di Treviri,
Karl Marx: nella società
capitalistica è più importante la struttura della
sovrastruttura. Quasi
due secoli or sono, come
NON so dire a quanti
mancherà il ministro Calderoli. Così come non so
dire perché, sia nella fase
terminale del berlusconismo che in quella che ha
preceduto la formazione
NOI meridionali non
dobbiamo scoraggiarci
troppo per il fatto che nell'esecutivo Monti-Passera domini l'asse MilanoTorino. Solo due ministri
del Mezzogiorno. Ma,
continua a pagina 19
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Berlusconi e Mario Monti (di spalle) alla Camera
Reggio. Svolta nell’inchiesta sulla gestione della Multiservizi e il “controllo” dei Tegano
Cosca in società con il Comune
Undici arresti della Finanza: avvocati, commercialisti e prestanome dei clan
Regione
Al centro
delle indagini
Giovanni Zumbo
la “talpa”
per conto del boss
Sulla sanità
Scopelliti esce
l’opposizione
abbandona
l’aula
UNDICI persone, tra le quali
avvocati e commercialisti,
sono state arrestate dalla
Guardia di Finanza a Reggio
nell’ambito dell’inchiesta
sulla “Multiservizi”, la società mista che sarebbe stata gestita con la fattiva partecipazione di uomini legati alla
cosca Tegano: la ’ndrangheta di fatto socia del Comune.
GIUSEPPE BALDESSARRO
alle pagine 6 e 7 e in cronaca
Reggio. Falsi e truffe
Il poliziotto
arrestato
«Mia moglie
all’oscuro»
C. CORDOVA a pagina 14
ANDREANA ILLIANO
a pagina 12
Report annuale
Graziano Melandri
Tano Grasso
Catanzaro. Il commissario ambientale
Lamezia. Pegna: «Il fallimento è suo»
Melandri si dimette Tano Grasso lascia
dopo il blitz per Alli il posto da assessore
Traversa pronto a requisire la discarica
«La macchina comunale non risponde»
TERESA ALOI e GIULIA VELTRI a pagina 8
GIANLUCA GAMBARDELLA a pagina 9
Bankitalia
sull’economia
calabrese
«2011 peggio
del 2010»
PATRIZIA CANINO
a pagina 11
Bova Marina. L’uomo aveva 79 anni e stava andando in campagna. La moglie morì in un altro incidente
Sombrero
Nutella
PER lo Stato tedesco la
Nutella è bugiarda: in
scritte non chiare sull'etichetta si offre come prodotto ricco di vitamine e
sali minerali, anziché come alimento pieno di zuccheri e grassi. Ferrero
dovrà cambiare le etichette di tutti i barattoli
in Germania, oppure
avrà multe enormi. Anche Mc Donald's, il regno
dei paninazzi con hamburger, da un po' per scelta di marketing abbassa i
toni e le luci, e dice che fa
alta cucina francese. Ma
insomma! Vogliamo essere sinceri? Vogliamo
dire che la nutella è ipercalorica, ma come diverse cose che fanno male è
anche tanto buona?
Scontro auto-Ape sulla 106, morto un anziano
UN uomo di 79 anni è morto
in un incidente stradale sulla 106 nei pressi dello svincolo per Bova Marina. Si stava recando in campagna.
MARIA TERESA ORLANDO
a pagina 34
Siderno
Intimidazione
a Congiusta
Ci sarebbero
le prove
G. VERDUCI a pagina 14
11119
9
771128
022007
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
ANNO 17 - N. 319 - € 1,20
In abbinata obbligatoria con Italia Oggi.
6 Primo piano
Sabato 19 novembre 2011
Primo piano 7
Sabato 19 novembre 2011
|
Mafia e business
Undici arresti della Guardia di Finanza su ordine della Dda
in manette avvocati, commercialisti e prestanome del boss
|
IL REGISTA
|
REGGIO CALABRIA - «Per colpa tua ci
siamo rovinati», diceva la moglie di Giovani Zumbo rinfacciando l marito di averle
tirate dentro un affare che di pulito aveva
poco. Ed è infatti lui, la Talpa che raccontava ai boss delle indagini contro di loro,
uno dei personaggi chiave dell’inchiesta
che ieri ha portato all’arresto di 11 persone, molte delle quali accusate di essere i
prestanome del boss Giovanni Tegano.
Secondo la ricostruzione della Guardia
di Finanza infatti, Zumbo che all’epoca
aveva uno studio da commercialista assieme alla sorella Porzia Maria e al cognato
Roberto Emo, aveva coinvolto i propri familiari (compreso la moglie Maria Francesca Toscano) in una brutta storia. Zumbo infatti era già nel giro di alcune società
di Rechichi (in realtà considerate del boss
Giovanni Tegano) e quando questi decise
di costituirne un’altra, la “Sica srl”, si rese
disponibile a curarne l’amministrazione e
a far rilevare le quote, o parte di esse, ai
propri familiari. Un cosa illegale, secondo
i magistrati della Dda, di cui i familiari
erano pienamente consapevoli. Tanto più
che la moglie di Zumbo è un avvocato,
mentre la sorella e il marito risultano essere commercialisti. Insomma, ben sapevano che l’intestazione fittizia dei beni era
un reato, anche se - almeno da quello che si
Rechichi uomo dei Tegano
evince dalle intercettazioni - forse i congiunti dello spione, potevano non sapere
di chi fossero realmente i beni. Insomma, i
colletti bianchi, non potevano non essere
consapevoli. Tanto più che dalle carte
dell’indagine risulta che quando le quote
di una delle società furono restituite ai figli di Giuseppe Rechichi, si registro un
episodio emblematico. Uno dei gemelli infatti versò un assegno di 15 mila euro, per
poi tornare ad incassarlo nel giro di pochi
minuti. Segno che l’intera operazione era
stata fatta semplicemente pro forma. E solo perchè restasse il segno dell’operazione.
Concludono i magistrati: «Il coinvolgimento volontario e cosciente dei vari REchichi, dei Lavilla, dello Zumbo Giovanni
dell’Emo, e di seguito anche delle donne
Zumbo, in queste operazioni fittizie tese
all’occultamento della compagine societaria Comedil ed alla sua sottazione ai
provvedimenti giudiziari si coglie pienamente in tutti gli atti». In questo contesto,
tute le operazioni svolte su ordine dei Tegano, sarebbero state svolte sotto la direzione dei fratelli Giuseppe e Rosario Rechichi, tant’è che alla fine sono i figli di
Giuseppe a rientrare in possesso delle
quote societarie che erano state de padre e
dello zio.
Le perquisizioni notturne dei finanzieri
Tutti prestanome del boss Giovanni Tegano
Rechichi gestiva Multiservizi per il clan
L’avvocato moglie dello spione Zumbo
GIOVANNI Zumbo e famiglia erano al servizio dei Tegano. Secondo gli investigatori avevano ricoperto il ruolo di prestanomi
nelle attività del padrino Giovanni Tegano, arrestato dopo 17 anni di latitanza nell’aprile del 2010.
GIUSEPPE ”Pino” Rechichi gestiva la "Multiservizi" (società a capitale misto, 51per cento del Comune di Reggio, 49 per cento capitale
privato) che si occupa di numerose attività municipali incluso l'affidamento di piccoli appalti, per conto del clan Tegano.
IL commercialista-talpa Giovanni Zumbo e i suoi familiari, tra
cui la moglie, l’avvocato Francesca Toscano, la sorella Maria
Zumbo e il marito di questa Roberto Emo fungevano da prestanome alle cosca Tegano.
che la porta ad abbandonare Multiservizi. Le quote di Ingest Facilyti
vengono rilevate da altri due soci privati (Cozzupoli e Tibaldi). Gli stessi
poi cederanno una parte della società
a Giuseppe Rechichi, che poi scomparirà dalla compagine societarie
per assumere il ruolo di direttore tecnico della Multiservizi. Il Comune segue le vicende dell’esternalizzazione
dei servizi con un gruppo di lavoro
nuovo rispetto a quello della selezione dove i dirigenti di ruolo del Comune e gli esperti dell’Anci sono stati sostituiti da alcuni dirigenti esterni. A
vario titolo dell’azienda mista si occupano la Fallara, Barrile, Putortì.
L’imprenditore e il boss legati da un rapporto ventennale
La spia agli ordini del clan
GLI ARRESTATI
Per gli inquirenti
gestivano
la società mista
“Multiservizi”
Uno degli
automezzi
sequestrati
dalla Guardia
di Finanza
di Reggio
Calabria
nel corso
dell’operazione
“Astrea”
I BENI SEQUESTRATI
la “Sica srl”. Nell’operazione c’è lo zampino di
Giovanni Zumbo. Meglio noto come lo spione
in odore di servizi che passava le informazioni
al boss Peppe Pelle sull’indagine “Crimine”.
La talpa delle cosche, si registra nelle carte
dell’inchiesta, tira dentro il balletto delle quote azionarie e dei passaggi societari anche la
moglie Maria Frencesca Toscano (avvocato),
la sorella Porzia Maria e il marito di questa Roberto Emo(entrambi commercialisti). Edè così che in diverse fasi le aziende, nel frattempo
nasce anche la “Recim srl”, finiscono in mano
ai figli di Giuseppe Rechichi, i gemelli Antonino e Giovanni, e dei fratelli Antonio e Maurizio
Lavilla, uno dei quali è genero del boss Tegano. Un lungo e tortuoso giro di valzer che porta di nuovo ai vecchi padroni ‘ndranghetisti e
che finisce dritto nella Multiservizi di cui il
clan deteneva il 33% dela componente privata.
Da una parte dunque l’indagne su
Tegano e i suoi, dall’altra quella
su Rechichi, e infine le risultanze
su Zumbo. Il tutto legato da una
serie di dichiarazioni di pentiti,
non ultime quelle di Roberto Moio
(nipote di Tegano) e di Nino Lo
Giudice. Che fanno riscontro con
alcune significative intercettazioni telefoniche e ambientali.
«Con questo provvedimento del
gip Tommasina Cotroneo- ha detto Pignatone - si chiudono venti
anni di attività di indagine sugli interessi economici della cosca Tegano e sulla zona grigia
che in tutto questo tempo ha affiancato questo
potente sodalizio criminale. Le indagini naturalmente non si fermano qui e successivamente saranno sempre più profonde, sotto il
profilo penale, nei confronti di quella parte di
società civile che favorisce le organizzazioni
mafiose. Oggi, sono stati eseguiti provvedimenti di sequestro a carico di numerose ditte
impegnate in lavori edili, e in particolare, le
quote intestate alla famiglia Rechichi, socio di
minoranza della Multiservizi, società di cui
detiene la maggioranza delle azioni il Comune
di Reggio Calabria. Voglio inoltre ricordare
che Zumbo Giovanni ei suoi familiari arrestati stanotte, avevano in questi anni offerto numerose consulenze alla cosca Tegano con
l’obiettivo di evitare provvedimenti di sequestro e di confisca di beni».
«Le indagini - ha concluso - hanno permesso
di ricostruire vent’anni di costruzione e scomposizione di quote societarie, un sistema di
scatolecinesichesiamo riuscitiadaprireeverificare fino alla conclusione della scorsa notte».
Giovanni Zumbo
Ma quello che più stupisce è che questi passaggi di quote non vengono
sanciti in alcuna deliberazione
dell’amministrazione comunale. Ossia tutto avviene tra privati. Gli storici delle cose comunali ricordano che
la deliberazione n. 1 del 2001 del Consiglio comunale, ossia quella di Facomatà, prevedeva che l’amministrazione, con una clausola, si era riservata il diritto di esprimere il gradimento per l’ingresso di nuovi soci.
Esistono agli atti del Comune soltanto dei pareri chiesti dai soci privati in
proprio e dalla multiservizi (l’amministratore delegato è espresso dai
privati) e uno scambio di lettere con il
dirigente del settore “Esternalizzazione”, anch’egli dirigente esterno.
Quella del multiservizi è una storia
complessa e difficile da comprendere
sotto il profilo dei passaggi societari.
D’altra parte si tratta di un’azienda
imponente. Basta pensare che impegna qualcosa come 284 unità lavorative e che nel 2010 ha fatto registrare
ricavi per 15 milioni e 184 mila euro.
Una sorta di colosso (se si pensa
all’economia locale) che gestisce l’intera partita delle manutenzioni reggine. Strade, reti fognarie e idriche,
ma anche la manutenzione di importanti edifici. Per dirne due la Multiservizi si occupa della cura della caserma della Guardia di Finanza e gli
uomini in divisa blu e amaranto li si
incontra anche negli uffici della Procura al Cedir, dove hanno la gestione
della pulizia e degli impianti.
g.bal.
REGGIO CALABRIA - Ci sono almeno quattro pentiti di ‘ndrangheta che citano Giuseppe Rechichi, come uomo dei Tegano, fin
dai tempi della guerra di mafia. Il
socio occulto per conto dei boss
della Multiservizi, che fino a pochi mesi fa (quando venne arrestato nell’ambito dell’operazione
Archi) era il direttore tecnico della società mista del comune di
Reggio Calabria viene chiamato
in causa sia dai collaboratori di
giustizia storici, che dai nuovi
pentiti. Di “Pino”come viene chiamato hanno parlato per primi
Giovanni Battista Fracapane e
Paolo Ianno, ritenuti dalla Procura della Repubblica, collaboratori
di «comprovata solidità». Dichiarazioni alle quali si sono aggiunte quelle di Roberto Moio e Antonino Lo Giudice, che hanno avviato il loro percorso con la giustizia
soltanto dall’autunno dello scorso anno. Moio in particolare risulta essere un pentito chiave in questa come in altre vicende. E’ infatto il nipote del boss Giovanni Tegano, avendo sposato la figlia della sorella. Quindi è ritenuto credi-
Dalla vecchia società “Comedil” alla costituzione
della “Sica” per salvare il patrimonio di famiglia
bile in quanto intraneo alla cosca.
Il pentito afferma, ad esempio di
aver fatto parte del gruppo di fuoco che tentò di assassinare il boss
della cosca rivale Nino Imerti.
Episodio che risale alla fine degli
anni ‘80. In quell’occasione, ricorda, dopo l’agguato, i killer furono nascosti proprio da Rechichi in una casa di sua proprietà.
Questo per dire che i rapporti tra
il manager della Multiservizio e il
cartello dei De Stefano-Tegano ha
radici antiche. Ovvimente anche
le accuse di Moio vanno riscontrate, anche se il Gip lo ha ritenuto credibile proprio nell’ambito
dell’operazione Arca che la scorsa
primavera lo porto in carcere propio in quanto elemento legato ai
Tegano. C’e poi il rapporto stretto
con un’altra delle persone indagate in Astrea. Rechichi viene descritto come vicino a Carmelo
Barbaro, anch’esso ritenuto prestanome e comunque vicino alla
cosca di Archi.
Si legge nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere: «Come evidenziato sin dalle prime pagine del provvedimento, infatti,
la cosca Tegano, rappresentata
dal capo assoluto Giovanni Tegano e dall’esponente di spicco Carmelo Barbaro, era ricorsa al “volto pulito” di Giuseppe Rechichi e
del fratello Rosario, nella intestazione delle quote della srl Comedil
e di tutto il relativo complesso
aziendale. Certamente, l’avvio di
un’indagine da parte della Finanza nei confronti delle società dei
Rechichi ha preoccupato i reali
gestori dell’attività imprenditoriale ubicata in via Vecchia Provinciale numero 7, perdendo i titolari fittizzi quella permeabilità
da aggressioni dei patrimoni e la
garanzia dell’occultamento degli
effettivi proprietari». In altri termini i Tegano temevano che i loro
beni potessero essere sequestrati
e confiscati, ragione per la quale
partì l’ordine di trovare un rimedio efficace, anche avvalendosi
della competenza di Giovanni
Zumbo che, oltre ad essere vicino
al clan, aveva anche una professionalità specifica svolgendo il lavoro di commercialista.
«Tale circostanza - scrive in Gip
Tommasina Cotroeo - ha costituito la ragione della costituzione
della “Srl Sica”, nel 2001 e del contratto di affitto dei beni aziendali
della “Srl Comedil”». Le quote della Sica furono intestate alla sorella e alla moglie di Zumbo, anche se
nella realtà si trattò di una operazione fittizia. Tanto è vero che si
verifico, scrivono i magistrati
reggini: «lo svuotamento della
“Comedil” e la continuazione della stessa attività imprenditoriale
da parte dei Tegano, attraverso la
nuova “Srl Sica”».
Insomma un gioco di società e
scatole cinesi, per dirla con le parole di Pignatone, che in realtà
serviva solo a tentare di salvare il
patrimonio del clan da eventuali
inchieste giudiziarie.
g.bal.
Multiservizi era cosa loro
Veicoli sottratti al gruppo
Allo Stato 15 unità immobiliari
TRA i beni sequestrati ci sono le società Recim e Gestione Servizi Territoriali attraverso le quali la cosca controllava il 49% della
Multiservizi Spa, società municipalizzata del comune di Reggio
Calabria.
OTTO veicoli nella disponibilità della famiglia Zumbo sono stati
sottoposti a sequestro da parte degli uomini della guardia di finanza di Reggio Calabria. Per i detective erano ricondubili alle
cosche di ‘ndrangheta.
BENI mobili e immobili per un valore di 50 milioni di euro sono
stati sequestrati dalla Guardia di Finanza nell'ambito dell'operazione “Astrea” In tutto sono state quindici le unità immobiliari tra
fabbricati e terreni sequestrate.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
REGGIO CALABRIA - E’ una lunga e
complessa storia quella della costituzione dell Multiservizi spa. L’idea di
costituire alcune società miste per la
gestione dei servizi interni all’amministrazione comunale, nasce intorno
all’anno 1997, quando sindaco della
città era Italo Falcomatà, e il Consiglio comunale delibera di fare alcuni
studi sul tema. Studi che in realtà arriveranno a conclusione, con l’intervento dell’Ance, negli anni a cavallo
del ‘98-‘99. Con la delibera numero 1
del 2001, l’amministrazione comunale mette a lavoro dei gruppi di lavoro per la predisposizione delle convenzioni e del bando europeo per la
ricerca dei soci privati da coinvolgere in tutte le municipalizzate (che alla fine saranno quattro). Il bando
partirà alcuni mesi dopo, nel 2002,
alla fine dell’esperienza amministrativa del centrosinistra. Sarà la nuova
amministrazione guidata dal sindaco Giuseppe Scopelliti a far nascere
di fatto le società miste (51% pubblico
e 49% privato) rivedendo le convenzioni e prendendo atto dell’esito delle
gare. La Multiservizi avrà come componente privata un gruppo formato
dalla capofila Ingest Facilyti spa
(100% Fiat) capogruppo mandataria
(socio privato a possedere i requisiti
tecnici e economici previsti dalla gara). Siamo intorno al 2004 quando
l’azienda inizia a muovere i primi
passi.
Nel 2006, per scelte aziendali e
strategie generali la Fiat decide di
abbandonare alcune attività. Tra
queste proprio quella reggina, fatto
La ’ndrangheta
socia del Comune
di GIUSEPPE BALDESSARRO
|
La lunga storia di Multiservizi
Dalla Fiat fino alla cura del Cedir
Colpo ai colletti bianchi che curavano
gli affari per conto delle cosche di Reggio
REGGIO CALABRIA - La ‘ndrangheta era in
società con il comune di Reggio Calabria. Assieme gestivano la Multiservizi spa. La società
mista di Palazzo San Giorgio che si occupa della manutenzione ordinaria della città dello
Stretto è infatti composta al 51% dall’amministrazione comunale e al 49% dalla “Gestione
servizi territoriali”, un gruppo privato di cui il
clan dei Tegano di Archi deteneva il 33% grazie alla “Recim srl” che controllava direttamente. Dunque la cosca era dentro alla municipalizzata a tutti gli effetti, con i propri uomini e con i relativi interessi.
E’ questa la scoperta sconcertante fatta dai
magistrati della Dda di Reggio Calabria con
l’operazione “Astrea” della Guardia di Finanza. Un fatto sconvolgente, almeno quanto il
fatto che a fare da prestanome ai
mafiosi c’erano fior di professionisti, avvocati e commercialisti.
Che avrebbero messo a disposizione dei boss la propria faccia. Il
tutto sotto gli occhi “distratti”
della componente pubblica. I contorni dell’inchiesta sono stati
spiegati ieri mattina nel corso di
una conferenza stampa cui hanno preso parte il Procuratore Giuseppe Pignatone, il comandante
provinciale delle Fiamme gialle
Cosimo Di Gesù ed i comandanti del Nucleo di
polizia tributaria, Claudio Petrozziello, e del
Gico, Gerardo Mastrodomenico. L’indagine che ha portato all’arresto di 11 persone e al sequestro di beni per un valore di 50 milioni di
euro - incrocia di fatto tre diverse indagini
portate avanti, in alcune fasi, anche con il contributo di Carabinieri e Squadra mobile.
Ed è tirando le fila dei diversi filoni che gli
specialisti della Guardia di Finanza hanno ricostruito la rete degli interessi illeciti sulla
Multiservizi spa. Così nel fascicolo - che porta
la firma dei pm Beatrice Ronchi e Giuseppe
Lombardo e dell’Aggiunto Michele Prestipino - sono finiti i nomi di boss e faccendieri, di
spioni e colletti bianchi.
Gli 007 del comandante Di Gesù hanno iniziato a spulciare gli interessi economici del padrino Giovanni Tegano, scoprendo che il boss
di Archi aveva le mani su alcune aziende. Tra
queste la “Comedil srl”formalmente intestata
a Giuseppe Rechichi e al fratello Rosario Giovanni. Ad un certo punto, secondo quanto sostenuto dagli inquirenti per evitare il sequestro dei beni i Tegano ed i loro complici, decidono di far sparire l’azienda facendo nascere
LA RICOSTRUZIONE
Sabato 19 novembre 2011
Pecunia non olet/2
Allarme per il capoluogo di regione
Traversa pronto a requisire Alli
Ambiente, Melandri si dimette
Lettera al capo della Protezione civile dopo la richiesta d’interdizione fatta dal gip
di GIULIA VELTRI
CATANZARO - La bufera
giudiziaria che siè abbattuta
sulla discarica di Alli produce due effetti immediati: le dimissioni del commissario
per l'emergenza ambientale,
Graziano Melandri, e l'iniziativa del sindaco di Catanzaro, Michele Traversa, di requisire l'impianto di Alli e di
riattivarlo immediatamente, per evitare una drammatica emergenza ambientale
sul territorio del capoluogo
di regione.
Diventa, dunque, sempre
più magmatica e complicata
la partita sull'ambiente, alla
luce delle inchieste che da
mesi stanno mettendo a nudo tutte le presunte irregolarità che si sarebbero consumate tra le mura della struttura commissariale. L'ultimo atto è stato scritto giovedì
scorso - con il terzo troncone
dell'inchiesta “Pecunia non
olet”coordinata dal sostituto
procuratore Carlo Villani e
dall’aggiunto Giuseppe Borrelli - con l'arresto di cinque
persone, tra cui i vertici della
società Enertech, che gestisce la discarica del capoluogo calabrese, il sequestro di
beni per 12 milioni di euro e
la richiesta di interdizione
proprio per l'ormai ex commissario Melandri, e per due
funzionari dello stesso ufficio.
Sull'interdizione, chiesta
dalla Procura al giudice per
le indagini preliminari Abigail Mellace, proprio lunedì
mattina si sarebbe dovuto tenere l'interrogatorio preliminare all'esecutività del
provvedimento. E, invece,
Melandri anticipa tutti e rassegna nelle mani del capo
della Protezione civile, Franco Gabrielli, le sue dimissioni da commissario per l'emergenza ambientale, lui
che era stato nominato alla
guida della struttura calabrese nel frabbraio 2011, con
un'ordinanza dell'allora presidente del Consiglio, Silvio
Berlusconi, d'accordo con il
presidente della Regione,
Giuseppe Scopelliti. Proprio
il governatore, d'altro canto,
aveva sollecitato il Governo
alla nomina di un commissario al suo posto e la scelta era
ricaduta su Melandri, generale della Guardia di finanza
e ed ex assessore alla Sicurezza proprio nella Giunta comunale di Reggio Calabria
guidata da Scopelliti.
A distanza di qualche anno
dall'esperienza al Comune
dello Stretto, per il generale è
arrivato il reclutamento in
nome dell'Ambiente. Ieri,
l'ultimo passaggio scritto da
Melandri, che ha abbandonato il suo incarico proprio
in ragioni delle inchieste che
lo hanno direttamente coinvolto e «per non determinare
fattori pregiudizievoli per il
lavoro dell'Ufficio».
Ed è proprio a Roma che in
queste ore passa la palla per il
futuro di un ufficio nato oltre
15 anni fa e che è universalmente riconosciuto come
uno dei punti più bassi della
vita politica ed istituzionale
della Calabria. Già giovedì
sera,
nell’immediatezza
dell’inchiesta, c’è stato un
lungo vertice fra Gabrielli,
Scopelliti e Melandri, nel corso del quale presumibilmente sono maturate le dimissioni. Da verificare, ora, quali
saranno le prossime mosse
di Regione e Protezione civile, dal momento che è volontà
dichiarata da tutte le parti
politiche quella di ritornare
a una gestione ordinaria del
comparto rifiuti.
Intanto, resta aperto il
“fronte” Catanzaro. Il sindaco Michele Traversa ha contattato il presidente della
Giunta regionale, Giuseppe
Scopelliti, al fine di individuare le possibili soluzioni
per far fronte all’emergenza
ambientale nel capoluogo.
«In attesa di risposte rassicuranti da parte del governatore Scopelliti – spiega il sindaco Traversa -, e comunque
dopo un confronto con il prefetto di Catanzaro, Antonio
Reppucci, chiederò di incontrare al più presto, valuterò
con il settore legale del Comune la possibilità di emanare una ordinanza contin-
Graziano Melandri, commissario per l’emergenza ambientale
|
L’INCONTRO
gibile ed urgente per requisire l’impianto di Alli. In tal
modo, il Comune subentrerà
nella gestione dell’impianto,
in mododa garantireil servizio di smaltimento dei rifiuti
solidi urbani. Il provvedimento, legato al carattere di
eccezionalità ed urgenza della situazione che si è venuta a
determinare, sarà finalizzato a prevenire il pericolo per
la salute e l'igiene pubblica
rappresentato dall’accumularsi di rifiuti nelle strade.
Una situazione che continua
ad aggravarsi con il trascorrere dei giorni, per cui è necessario riavviare immediatamente l’attività dell’impianto che, dopo gli ultimi interventi di adeguamento, è
capace di smaltire in tutta sicurezza ed efficienza 100
tonnellate di rifiuti al giorno».
|
Scopelliti in Procura per parlare di rifiuti
Il presidente della Regione in “visita di cortesia” dal procuratore Lombardo
CATANZARO - «Un incontro istituzionale, una visita di cortesia per parlare delle tante problematiche della
regione». Così, il procuratore capo di
Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, ha definito l'incontro avvenuto in mattinata
con il presidente della Regione Giuseppe Scopelliti. «Un incontro - ha aggiunto il capo della Procura - nel corso del quale abbiamo parlato dei problemi che riguardano la Calabria e ci è stato rivolto un
invito a partecipare ad
eventuali future iniziative sul tema ambientale e
dei rifiuti, qualora vi fossero tavoli istituzionali
per discutere di problemi generali e
da parte nostra c'è una disponibilità
di massima a partecipare».
E, considerata la tempistica, non è
Un incontro
ad appena
24 ore
dal blitz
per gli arresti
improbabile che, nel corso della visita
al vecchio palazzo di Giustizia catanzarese, non si sia parlato delle problematiche legate alla discarica di Alli ed
alla gestione complessiva dei rifiuti.
Del resto, l’incontro di ieri arriva a
distanza di sole ventiquattro ore dall'inchiesta che ha portato la Procura
catanzarese a sequestrare l'impianto
di smaltimento rifiuti di Alli, nel catanzarese, e ad iscrivere nel registro
degli indagati per gravi reati ben undici persone, alcune delle quali raggiunte da un'ordinanza cautelare che
ne ha portate due in carcere - il proprietario della società che gestisce
l'impianto, Enertech, Stefano Gavioli, 54 anni, di Venezia, ed il direttore
tecnico della stessa società, Loris Zerbin, 50 anni, di Campolongo Maggiore (Venezia) -, e tre ai domiciliari - l'amministratore di una delle società del
gruppo della Enertech, Giovanni
Faggiano, 52 anni, di Brindisi; Gian-
carlo Tonetto, 56 anni, di San Donà di
Piave (Venezia) ed Enrico Prandin, 49
anni, di Rovigo -, mentre due indagati
- un commercialista, Paolo Bellamio,
47 anni di Venezia e di un tecnico della
società Eneterch, Antonio Garrubba,
46 anni di Isola Capo Rizzuo -sono stati sottoposti all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Con loro
i vertici dell'Ufficio del Commissario
per l'emergenza ambientale in Calabria - il commissario Graziano Melandri, ed i due funzionari Domenico Richichi e Simone Lo Piccolo - invitati a
rendere interrogatorio che consenta
al giudice di decidere sulla richiesta
della sospensione dall'esercizio di un
pubblico ufficio avanzata dal pm Carlo Villani. Indagato, senza l'applicazione di alcuna misura, l'assessore regionale all'Ambiente, Francesco Pugliano, nella qualità di ex sub commissario dell'Ufficio emergenziale.
t.a.
L’interpellanza
Il Pd chiede
«Il Governo
sia parte
civile»
«LE RECENTI inchieste
sulla gestione della discarica di Catanzaro impongono un intervento urgente del Parlamento che già si
è occupato in passato della
situazione dei rifiuti in Calabria». Lo sostiene la deputata del Pd Doris Lo Moro, promotrice di un’interpellanza urgente, che insieme al capogruppo del
Pd nella commissione di
inchiesta sul ciclo dei rifiuti, pone ai nuovi ministri in
carica di «porre in essere
gli impegni assunti dal
precedente esecutivo con
la votazione all’unanimità
della risoluzione che lo impegnava a porre in essere
tutti gli interventi utili a
creare le condizioni per
una gestione ordinaria».
I deputati del Pd Lo Moro, Ventura, Bratti, Mariani, Cesare Marini, Villecco
Calipari, Minniti, Laratta e
Laganà Fortugno, chiedono ai ministri «se non ritengano opportuno costituirsi parte civile nei processi in corso».
Ha parlato di anomalia
istituzionale il consigliere
regionale del Pd, Mario
Maiolo: «Diventa sinceramente difficile comprendere i motivi del prorogarsi del commissariamento
dopo 14 anni di commissariamento, 12 diversi commissari, un costo della sola
struttura commissariale
di 15 milioni di euro, condanne in tre lodi arbitrali
subite dall’ufficio».
Il direttore tecnico della Enertech si difende davanti al gip. Oggi sarà sentito Stefano Gavioli
Le intercettazioni lo inchiodano, ma Zerbin nega
gail Mellace, dimostrerebbe l’esatto
di TERESA ALOI
contrario.
Perché, secondo le risultanze inCATANZARO - Gli inquirenti lo definiscono il braccio esecutivo di Ste- vestigative, «è lui - si legge testualfano Gavoli. E lui, infatti, riteneva mente nel provvedimento - che tieche la discarica di Catanzaro fosse ne i contatti, per conto di Gavioli,
un “affare che è una miniera d'o- con le amministrazioni pubbliche
committenti (adoperanro”.
dosi in modo che queste
Loris Zerbin, 50 anni,
accettino il passaggio
di Campolongo Magdella gestione del servigiore, in provincia di
zio appaltato dalla socieVenezia, direttore tecnità originaria a quella
co di tutte le società del
“nuova”) e che gestisce
gruppo, nonché liquimaterialmente le attividatore delle società utità delle società con piena
lizzate e poste poi in liconsapevolezza e condiquidazione per debiti inzione del programma desoluti, ha negato tutto,
littuoso dell’associazioieri mattina, nel corso
ne)». Dunque, un ruolo
dell’interrogatorio di
Giancarlo Tonetto
certo non di secondo piagaranzia.
no per l’ingegnere veneFinito nell’inchiesta
“Pecunia non olet bis” (coinvolte ziano che, nella sua qualità di diretcon lui altre dieci persone) su pre- tore tecnico della Enerambiente, sosunti illeciti commessi nel settore cietà che gestisce l’impianto di Alli,
dello smaltimento dei rifiuti, assi- a giugno scorso aveva rassicurato
stito dagli avvocati Domenico Poe- il sindaco di Catanzaro, Michele
rio e Andrea Barbato, si è dichiarato Traversa, sulla capacità dell’imestraneo alle accuse, nonostante pianto di smaltire senza difficoltà,
più di una intercettazione contenu- per un lungo periodo, i rifiuti conta nell’ordinanza firmata dal giudi- feriti sottolineando che non sussice per le indagini preliminari, Abi- stevano alcune ipotesi di criticità
ambientale per il territorio catanza- causato loro gravissime conseguenze penali”».
rese.
Conversazioni importanti ai fini
Sono i dati captativi a giocare un
ruolo fondamentale perchè è da tut- investigativi, anche perchè per gli
ti quei colloqui «che si ricava la na- inquirenti dimostrerebbero come
tura “fraudolenta e illecita” l’operazione di subentro della Enerdell’operazione attraverso al quale tech era stata decisa da Stefano Gavioli , di concerto sopratStefano Gavioli e i suoi
tutto con il suo legale,
complici - scrive il gip Giancarlo Tonetto (l’uocreavano la società
mo è sottoposto agli arEnertech srl disponenresti domiciliari, così codo contestualmente il
me Giovanni Faggiano,
subentro della stessa
avvocato
brindisino,
nella gestione dell’apamministratore di una
palto in precedenza esedelle società del grupguito da Enerambiente
po).
Spa e nella titolarità di
Intanto, è previsto per
tutti i crediti vantati da
per la tarda mattinata di
quest’ultima società»,
oggi l’interrogatorio di
mettendo in atto di fatto
garanzia di Stefano Gaquel sistema delle scato- Giovanni Faggiano
violi (l’uomo è difeso dale cinesi per evadere il fisco. E ancora. È lo stesso Loris Zer- gli avvocati Danilo Iannello del foro
bin, nel corso di una serie di collo- di Catanzaro e Stefano Casali del foqui, ad avvertire vari soggetti delle ro di Verona). L’imprenditore vene«vere ragioni che avevano portato ziano doveva essere sentito dal giualla nascita di Enertech srl e alla dice per le indagini preliminari
contestuale messa in liquidazione proprio ieri, ma è subentrato un
di Enerambiente, descrivendo lui problema di traduzione dalla strutstesso l’operazione come “un affare tura carceraria di Treviso, dove è
che se portato all’attenzione della stato trasferito nell’immediatezza
competente Magistratura avrebbe del fatto alla città capoluogo.
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8 Primo piano
Il caso
L’assessore alla Cultura lascia l’incarico e ringrazia Speranza
Il sindaco: «Giornata triste, lo invito a riflettere e a ripensarci»
Tano Grasso saluta Lamezia
«Nessuna sintonia tra il mio progetto e l’inefficiente risposta della macchina comunale»
| LA POLEMICA |
di GIANLUCA GAMBARDELLA
LAMEZIA TERME – Tano
Grasso da ieri non è più assessore alla cultura del comune
di Lamezia Terme. A nulla sono valsi i tentativi del sindaco
Gianni Speranza per fargli
cambiare idea sulle dimissioni.
Grasso mette sotto accusa
l’organizzazione degli uffici
in via Perugini, sostenendo
che il motivo del suo addio sia
«il non essere riusciti a creare
una sintonia tra il mio progetto culturale e l’inefficiente risposta della macchina comunale, ed è un problema serio
che rimane alla città e al sindaco che già ad aprile mi aveva
fatto pensare alle dimissioni.
Se fossi riuscito a realizzare il
40% di quanto avevo in mente
sarebbe stato un sacrificio,
non aver raggiunto nemmeno il 20% non è accettabile».
Per Grasso «la battaglia
persa è che le mie idee non
hanno trovato la giusta condivisione ed entusiasmo in chi
doveva metterle in pratica»
ammettendo che «l’unico
rammarico è non aver riportato il cinema nel centro di Lamezia, con in sospeso il caffè
letterario e il laboratorio di
scrittura».
Anche nel momento dell’ad-
Tano Grasso
dio l'ex assessore rimarca che
il fil rouge della propria azione amministrativa sia stato il
concetto di “legalità”. Grasso
specifica infatti che «la regione per cui ho accettato 18 mesi
fa è la stessa di oggi, ovvero la
presenza di un sindaco come
Gianni Speranza, una delle
espressioni politiche più interessanti a livello regionale se
non addirittura nazionale.
Perlaprima voltamisonotrovato a confrontarmi con il
ruolo di amministratore, specialmente inuna cittàinteressante dal mio punto di vista come Lamezia Terme perché
nella mia vita ho sempre visto
la questione dell’antimafia
dal punto di vista giudiziario,
ora avevo avuto l’opportunità
di creare questo percorso con
la cultura, togliendo così alla
mafia ossigeno».
Secondo l’ex assessore infatti «i Comuni possono giocare un ruolo strategico puntando sulla cultura, e credo
che l’amministrazione guidata da Speranza sia stata tra le
prime a fare ciò».
«Ci sono delle cristallizzazioni in città - continua Grasso - da anni infatti sono sempre i soliti che usufruivano dei
finanziamenti del Comune in
regime di quasi monopolio e
poi ilfatto che leiniziative culturali dovevano essere finanziate in toto. Ma non è così, le
iniziative si cofinanziano».
Per il sindaco Speranza
«questa è una giornata triste,
benché sapevo già dal giorno
prima di questa possibilità.
Da questa vicenda il sentimento reciproco ne esce rafforzato. Tano Grasso ha dimostrato di voler bene alla nostra
città,con laqualeera giàlegato profondamente attraverso
l’associazione antiracket che
è nata anche grazie a lui. Un legame con la città - ha detto il
sindaco -che si è intensificato
in questi 18 mesi di collaborazione e proprio per questo lo
invito pubblicamente a rifletterci e possibilmente a ripensarci».
Ruggero Pegna: «Il fallimento è tutto suo»
«EGREGIO signor Grasso, ho appena appre- contesto che avrebbe dovuto guidare con la
so la notizia delle sue dimissioni. Le scrissi delega avuta. Non è con un festival di libri
quando lessi il suo cosiddetto progetto cul- sulle mafie, peraltro a costi ingenti e ingiuturale, le scrivo ora, a conclusione di questa stificati, che si combatte il male. Piuttosto, è
sua avventura lametina. Le espressi subito con l’azione costante esercitata con momenti
la mia disapprovazione per quello che, a tutti di pacifica aggregazione e confronto di ogni
gli effetti, era un manifesto offensivo di La- tipo e genere culturale, e non solo parlando
mezia e dei suoi cittadini, gliel’ho riscritto a di mafia in ogni occasione, che si formano le
proposito degli stessi insulti che ha ripetuto coscienze e producono i conseguenti comportamenti. E’ con il sostegno ai
sull’opuscolo del suo festival, gliecittadini che fanno bene e producola esprimo anche ora, nella speranno anche per la collettività, tra milza che l’aiuti a comprendere le rale difficoltà, che si aiuta una città a
gioni del suo fallimento ed evitarcrescere, migliorare, emarginare
le, in futuro, di accettare incarichi
il male. Lei, in questo periodo da asper i quali non ha, secondo me, la
sessore, ha invece combattuto, o al
necessaria competenza e la giusta
minimo sminuito o ignorato, ogni
predisposizione umana».
iniziativapositiva, perassurgerea
Si esprime così Ruggero Pegna,
ruolo di messia in una realtà infepromoter, produttore e Consigliestata da delinquenza e crimini».
re Nazionale di Assomusica sulle Ruggero Pegna
««Nel rispettodi questaimmagidimissioni dell’assessore alla cultura del Comune di Lamezia Terme, Tano ne da Bronx - chiude Pegna -, utile ai supereGrasso. Un vero e proprio attacco frontale roi per fare carriera, lei ha ritenuto di non docon l’accusa a Grasso di aver fatto precedere veraprire gliocchi.Anche oggicheva via,lo
il suo progetto culturale da «premesse irri- fa sbattendo la porta, insultando la città in
guardose verso la città», senza prendere in cui, di tanto in tanto, è venuto per il disbrigo
considerazione «le realtà positive esistenti». di qualche adempimento da assessore. Lo fa,
«Lei, egregio signor Grasso - continua Pe- ancora, al limite della calunnia di un territogna -forse nonper colpasua, siè sentitoeroe rio che, invece, doveva aiutare ad amminiin terra di briganti o, come ha sempre detto, strare. Si rassegni: il suo fallimento è tutto
terra di mafia, evitando di documentarsi sul suo, la città non c’entra niente».
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Primo piano 9
Sabato 19 novembre 2011
24 ore
Sabato 19 novembre 2011
Dichiarazioni spontanee davanti al gip per il poliziotto arrestato nell’inchiesta sulle tentate truffe
«Mia moglie all’oscuro di tutto»
In Procura a Reggio gli interrogatori dopo la scoperta dei falsi atti giudiziari
di CLAUDIO CORDOVA
REGGIO CALABRIA - Si è
avvalso della facoltà di non
rispondere, ma, allo stesso
tempo, ha reso delle dichiarazioni spontanee per scagionare la moglie. Il vice sovrintendente della Polizia di
Stato, Antonino Consolato
Franco, coinvolto nelle indagini sui tentativi di truffa
messi in atto nei casi Fallara,
Fortugno e Congiusta, è
comparso davanti al Gip Antonino Laganà che ne ha disposto, due giorni fa, l'arresto. Assistito dall'avvocato
di fiducia, Andrea Alvaro,
Franco si è dunque rifiutato
di rispondere alle domande,
ma, nel corso di un intervento spontaneo, ha dichiarato
come la moglie Rosa Bruzzese, per la quale sono stati disposti i domiciliari, fosse all'oscuro di qualsiasi attività
illecita. Il poliziotto, comunque, si è riservato la possibilità di sottoporsi a un interrogatorio nei prossimi giorni. Ha risposto invece, la
Bruzzese, anch'ella assistita
dall'avvocato Andrea Alvaro, che ha negato ogni addebito. La donna avrebbe favorito il marito e un complice,
fornendo delle sim falsamente intestate, grazie alla
propria attività lavorativa
all'interno del negozio “Top
line service”. Ha risposto alle
domande del Gip Laganà anche il terzo soggetto coinvolto nell'inchiesta, Angelo Belgio, assistito dall'avvocato
Giuseppe Sergi. Belgio, nel-
Antonino Consolato Franco. A destra la moglie Rosa Bruzzese
Angelo Belgio
l'impostazione accusatoria,
avrebbe fornito supporto logistico al poliziotto Franco.
I tre sono accusati dal procuratore aggiunto Ottavio
Sferlazza di aver messo in
piedi un'organizzazione finalizzata alla truffa, utilizzando notizie false per pro-
ESTRATTO BANDO DI GARA
DI PROCEDURA RISTRETTA ACCELERATA
PER LA PROGETTAZIONE ESECUTIVA ED ESECUZIONE DEI LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE E ADEGUAMENTO NORMATIVO DI ALCUNI IMPIANTI ASCENSORI ALL’INTERNO DEL PRESIDIO PUGLIESE DI
CATANZARO. CIG [142332983D]
STAZIONE APPALTANTE: Azienda Ospedaliera “PuglieseCiaccio” – Unità Operativa Complessa Area Tecnica – Via
V. Cortese, 10 – 88100 CATANZARO – Tel 0961 883521 883533 – 883618 - Internet: www.aocatanzaro.it.
Questa Azienda in esecuzione alla Delibera n. 36 del
20/10/2011, indice procedura di gara aperta per l’affidamento della progettazione esecutiva ed esecuzione dei
lavori di ristrutturazione e adeguamento normativo di alcuni impianti ascensori all’interno del P.O. “A. Pugliese” di
Catanzaro – [CIG 142332983D].
Procedura di gara: Procedura ristretta accelerata ai sensi
degli artt. 3 comma 38, 90, 52 comma 2 lett. a, 55, 70
comma 11 del codice dei contratti – D.Lgs. 163/2006 e
s.m.i..
Aggiudicazione : con il criterio di cui all’ 83 del D.Lgs. n°
163/06, dell’offerta economicamente più vantaggiosa, con
l’esclusione delle offerte anormalmente basse, ai sensi dell’art. 86 del D.Lgs. n° 163/06.Importo complessivo dell’appalto: Euro 900.000,00 IVA
compresa
Requisiti di partecipazione: Attestazione SOA con categoria OS4 – Classifica III – OG1 Classifica 1 .
Termini di partecipazione: Il plico contenente le richieste
di invito, deve pervenire entro le ore 13.00 del 30/11/2011
al protocollo generale dell’Azienda c/o Ufficio Affari
Generali di Via V. Cortese, 25 – 88100 Catanzaro;
Luogo di esecuzione: La prestazione verrà effettuata in
Catanzaro V.le Pio X° - Presso P.O. “A.Pugliese” –
Catanzaro;
Finanziamento: Ordinanza del Commissario Regionale per
l’emergenza socio-economico-sanitaria per la Calabria n.
26 del 25/09/2008;
Gli elaborati progettuali, nei termini previsti dal bando di
gara, sono visibili presso l’U.O.C. Risorse Tecniche (tel.
0961 883521 – 883533 - 883618) nei giorni feriali dal
lunedì al venerdì nelle ore di apertura al pubblico, fino al
24/11/2011.
Si precisa che il Responsabile del presente appalto è il Per.
Ind. Silvano Marino - Tel. 0961 883521- 883533.IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO
(Per. Ind. Silvano Marino)
IL DIRETTORE
(Arch. Luigi Matarese)
spettare problemi, o possibili vie d'uscita da essi, a persone implicate in alcune delle
vicende giudiziarie più note
degli ultimi anni, come i casi
che hanno riguardato Orsola Fallara, dirigente del Settore Finanze del Comune di
Reggio Calabria, deceduta
per suicidio, ma anche i familiari di Alessandro e Giuseppe Marcianò, condannati
in primo e in secondo grado
per l'omicidio di Franco Fortugno, e Mario Congiusta,
padre del giovane assassinato a Siderno nel 2005. A Paolo Fallara, fratello di Orsola,
finita nell'occhio del ciclone
per alcuni casi di autoliquidazione di denaro effettuati
nel corso del proprio mandato di dirigente comunale, i
tre avrebbero spedito più lettere anonime in cui veniva
paventata
l'imminente
emissione di un provvedimento cautelare nei con-
fronti della donna. All'uomo
sarebbero stati richiesti
trentamila euro per avere i
documenti che avrebbero
potuto permettere alla sorella di difendersi al meglio dalle presunte accuse. Francesca Bruzzaniti, invece, moglie e madre di Alessandro e
Giuseppe Marcianò, condannati come mandanti dell'omicidio del vicepresidente
del Consiglio Regionale,
Franco Fortugno, ricevette
due lettere anonime, in cui
erano indicate le istruzioni
da seguire per ottenere, in
cambio di diecimila euro, dei
documenti che avrebbero
potuto scagionare i due parenti, condannati in primo e
in secondo grado e in attesa
del giudizio della Cassazione. Vittima del tentativo di
truffa, anche Mario Congiusta padre del giovane imprenditore Gianluca, assassinato per volere del boss
Tommaso Costa: anche in
questo caso Franco avrebbe
paventato la possibilità di
fornire segretissimi documenti sul caso in cambio,
questa volta, di ben cinquantamila euro.
Tentativi, quelli messi in
atto dal gruppo, tutti andati
a vuoto, che si sono verificati
nei primi mesi del 2008. Nel
corso delle perquisizioni effettuate dai Carabinieri, che
hanno eseguito l'indagine,
nella disponibilità di Franco
è stato rinvenuto anche un
foglio con la firma falsa del
sostituto procuratore Franco Mollace.
La sentenza del tribunale di Palmi
Cosche nel porto
Cinque condanne
PALMI – Con cinque condanne e tre assoluzioni si è concluso stasera, davanti ai giudici del Tribunale di Palmi, il
processo scaturito dall’operazione «Maestro» condotta
nel 2009 contro un’associazione ritenuta legata alla cosca Molè di Gioia Tauro e dedita all’importazione di prodotti contraffatti. I giudici
hanno condannato a 10 anni di
reclusione Antonio Albanese,
di 66 anni, di
Gioia Tauro; a
nove anni Giuseppe Speranza
(70), di Gioia Tauro; a sette
anni Francesco Pietro Calipa
(31),diPolistena; asetteanni
e sei mesi Angelo Boccardelli
(62), di Segni (Roma); a tre
anni Alessandro Giorgi (41),
di Cascina (Pisa). Sono stati
assolti Rossella Speranza
(42), di Gioia Tauro, France-
sco Cosoleto (25), di Cinquefrondi, e l’ex direttore della
Dogana di Gioia Tauro Adolfo Fracchetti, di 70, di Bolzano e residente a Belfiore (Verona). Per quest’ultimo, il
pm, Roberto Di Palma, aveva
chiesto la condanna a cinque
anni di reclusione. Secondo
l’accusa, la merce contraffatta proveniente
dall’oriente arrivava al porto
di Gioia Tauro e
da qui i container passavano
aggirando
i
controlli e inonandando la penisola di prodotti contraffatti con i marchi delle più famose case di
abbigliamento, scarpe, profumeria. Un sistema che consentiva agli importatori di risparmiare milioni di euro di
dazi ed ai Molè di incassare
una somma rilevante per il
“servizio» reso.
Le accuse legate
all’importazione
di marchi fasulli
Si lavora sulle telecamere a circuito chiuso
Indagini a una svolta
per l’intimidazione
a Mario Congiusta
I carabinieri in via Michele Bello
di GIOVANNI VERDUCI
SIDERNO - Potrebbero essere ad una svolta le indagini sull’intimidazione subita
da Mario Congiusta.
I carabinieri del Gruppo
Locri, diretti dal colonnello
Giuseppe De Liso, che stanno conducendo le indagini
stanno lavorando sulle registrazioni delle telecamere
a circuito chiuso che aprono i propri obiettivi sulla via
Michele Bello di Siderno.
Le immagini, consegnate
ai carabinieri della compagnia di Locri da un tecnico
specializzato, sono state visionate dagli uomini del tenente Nico Blanco che,
adesso, stanno cercando di
dare un nome ed un volto a
colui che, nella tarda mattinata di giovedì, si è fermato
davanti alla soglia di casa
Congiusta e vi ha depositato
una bottiglia di plastica
contenente dei residui di liquido infiammabile ed uno
stoppino artigianale realizzato con un foglio di carta
avvitato su se stesso ed imbevuto di benzina. Gli investigatori sono convinti che
dalle registrazioni possano
giungere elementi importanti per chiudere il cerchio
delle indagini.
I carabinieri, adesso,
aspettano le decisioni del
sostituto procuratore della
Repubblica di Locri che sta
seguendo l’evolversi delle
indagini, il pm Cosentino,
sulle ultime deleghe investigative. Gli uomini del colonnello Giuseppe De Liso,
infatti, nelle prossime ore
dovrebbero spedire il contenitore di plastica e lo stoppino, (sequestrato dagli uo-
mini della stazione dell’Arma di Siderno), ai colleghi
del Reparto investigazioni
scientifiche di Messina per
gli accertamenti microscopici del caso. I militari sperano di poter trovare sul
materiale sequestrato in via
Michele Bello degli indizi
utilizzabili per l’eventuale
comparazione sull’Afis: la
banca dati interforze sulle
impronte digitali.
Se ci fosse anche una traccia parziale sarebbe un elemento decisivo per individuare l’esecutore materiale
di un gesto di intimidazione
clamoroso perchè portato a
compimento in pieno giorno e, soprattutto, in una via
a poche decine di metri dal
centralissimo corso della
Repubblica.
Quella di ieri, poi, è stata
la giornata della solidarietà
nei confronti di Mario Congiusta e della sua famiglia.
«A mio nome e dell'intera
amministrazione comunale esprimo piena vicinanza e
solidarietà al signor Mario
Congiusta - ha detto il sindaco di Locri, Giuseppe
Lombardo - per il miserabile
gesto che ignoti hanno voluto compiere nei suoi confronti. Un gesto che lascia
sgomenti per la delicatezza
del momento in cui viene
compiuto e per la figura che
viene colpita, un padre che
con grande determinazione
e dignità ha cercato per anni giustizia e verità sulla
drammatica morte del figlio Gianluca. Pur vivendo
in una terra tormentata da
tali ignobili gesti, non ci si
abitua mai alla mortificazione che causano ai cittadini onesti».
Consegnati a Catanzaro nella seconda giornata nazionale dei testimoni di giustizia
Tre premi per la lotta alla ’ndrangheta
CATANZARO – Sono stati consegnati
ieri sera a Catanzaro tre premi in occasione della seconda Giornata nazionale
dei testimoni di giustizia, organizzata
dalla Fondazione don Francesco Caporale.
I premi sono stati consegnati a Pina
Buonocore alla memoria della sorella
Teresa, assassinata l'anno scorso in
Campania per aver convinto sua figlia
a testimoniare contro il mostro che
aveva violato la sua infanzia, facendolo
condannare; a don Tonino Vattiata, referente dell’associazione Libera nel vi-
bonese, e al sostituto procuratore della
Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro Salvatore Curcio. Nella sezione pomeridiana della Giornata si è
svolto, tra l'altro, un dibattito nel corso
del quale hanno parlato il prefetto di
Catanzaro, Antonio Reppucci; Gianfranco Migliaccio, presidente della
Corte d’appello di Catanzaro; Santi
Consolo, procuratore generale presso
la Corte d’appello di Catanzaro; Domenico Ielasi, presidente del Tribunale
del capoluogo calabrese, e Giuseppe
Iannello, presidente del Consiglio
dell’Ordine degli avvocati. Relazioni
hanno invece svolto Vitaliano Esposito, procuratore generale della Corte di
cassazione; Ferdinando Imposimato,
presidente onorario della Suprema
Corte nonchè direttore dell’Osservatorio Eurispes sulla criminalità organizzata, ed Antonio Esposito, presidente
di sezione della Suprema Corte. Toccanti le testimonianze offerte da alcuni
testimoni di giustizia che intervistati
dal giornalista del Tg2 Enzo Romeo
hanno raccontato la propria esperienza.
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14 Calabria
STILO - Episodio singolare ai
danni dello scuolabus comunale. L’altra notte ignoti hanno allentato i bulloni di una
delle ruote anteriori del mezzo di proprietà del comune di
Stilo, utilizzato ogni giorno
per il trasporto degli alunni
delle frazioni del paese. Ad accorgersi del fatto, l’autista
dello stesso scuolabus. Durante il turno pomeridiano la
donna, che solitamente guida
il mezzo, è stata costretta a
fermarsi subitoperché hanotato che qualcosa non andava. Il pulmino non riusciva
più a tenere la strada. Dopo
un immediato controllo è stata la stessa dipendente ad accorgersi dell’allentamento di
tutti e sei i bulloni della ruota
anteriore destra. L’autista ha
A Stilo l’ennesimo atto vandalico compiuto contro i mezzi comunali
Svitati i bulloni allo scuolabus
La scoperta dopo che era già stato svolto il turno della mattina
sporto denuncia ai carabinieri di Stilo e ha contemporaneamente informato i responsabili del comune.
Quasi sicuramente i bulloni sono stati svitati durante la
notte, nel luogo dove solitamente lo scuolabusviene parcheggiato. Il mezzo era stato
controllato prima che partisse, ma non si era notata alcuna anomalia. Ha svolto regolare servizio per tutta la mattinata, con decine e decine di
bambini a bordo. Per fortuna
Lo scuolabus del Comune di Stilo
non è successo niente, ma poteva succedere una tragedia.
Nei mesi scorsi altri atti vandalici sono stati compiuti ai
danni dei mezzi del comune di
Stilo. Mai, però, si era arrivato a tanto. E’chiaro che i bulloni sono stati volutamente manomessi. I malintenzionati
non hanno forse capito però
la gravità di quanto commesso, che ha messo in serio pericolo l’incolumità di quanti
usano quotidianamente lo
scuolabus. Sono in corso ora
le valutazioni più opportune
proprio per la gravità di quello che è stato compiuto. Le indagini sono affidate ai militari dell’Arma della stazione di
Stilo. Nessun disagio, comunque, per gli alunni che
fanno uso del servizio di trasporto comunale.
L’atto vandalico compiuto
ai danni del mezzo del comune è solo l’ultimo atto delle
azioni delinquenziali che periodicamente si susseguono
ai danni di beni pubblici a Stilo. Più volte sono stati denunciati vandalismi alle strutture scolastiche del paese, agli
arredi urbani, e su quasi tutti
gli altri automezzi che compongono il parco macchine
dell’ente. Ultimamente, i soliti ignoti, si erano divertiti a
prendere a bersaglio con dei
massi le vetrate del mezzo, riducendole a mille pezzi.
Serata di memorie e commozione a Castrolibero. La toccante lettera della sorella Donata
Note e immagini per Denis
Ricordato Bergamini a 22 anni dall’oscura morte, mentre il Ris lavora sui reperti
di FRANCESCO MOLLO
CASTROLIBERO – «Lo ricordo da bambino, quando
insieme giocavamo in casa
con un pallone di carta per
non danneggiare i mobili;
lo ricordo sui campi di calcio, correre, lottare, per
portare a casa il risultato.
Lo ricordo sempre sorridente, sempre pronto ad
aiutare gli altri, amante
della vita. Ricordo i suoi ultimi progetti, nel 1989, di
ristrutturare casa e avvicinarsi alla famiglia e sposarsi. Ricordo l’ultimo
giorno che lo vidi, lunedì 13
novembre, le sue risate con
mia figlia». Sono alcuni
brani della lettera che Donata Bergamini ha inviato
agli organizzatori della
manifestazione “Ricordando Denis calciatore, in parole note e immagini” che si
è svolta ieri sera nella biblioteca comunale “Alvaro”
di Castrolibero.
Ed è stata, appunto, solo
una serata per ricordare il
centrocampista del Cosenza - morto il 18 novembre
1989 in circostanze ancora
non chiarite sulla statale
106 jonica nei pressi di Roseto Capo Spulico - come uomo e come calciatore. Durante la serata, organizzata dal comitato di gestione
della biblioteca, in particolare da Matteo Dalena, e
l’associazione “Verità per
Denis”, è stato presentato il
libro “Il mio racconto per
Denis”(di autori vari ed edito da Miele) che raccoglie
51 racconti, per lo più ricordi, intorno a Bergamini.
L’evento non si è, volutamente, addentrato nella
nuova inchiesta giudiziaria con la quale la procura
di Castrovillari sta cercando di appurare quella verità che da anni la famiglia
del calciatore di Boccaleone
d’Argenta (Ferrara) cerca
da quel 18 novembre di ventidue anni fa. Ma è stata pur
sempre una serata nella
quale quella verità giudiziaria è stata ancora invocata ed evocata. «Ora - ha
scritto la sorella di Denis
nella sua lettera, riferendosi all’inchiesta per omicidio
volontario aperta dai magistrati castrovillaresi - la
mia vita è diversa, una
grande porta si è aperta,
grazie ai ragazzi calabresi
che hanno iniziato a scalare la montagna dell’omertà».
Ma è proprio quella stessa montagna di cose sapute
e non dette, di segreti e misteri, di cose che non si possono più dire - visto che la
maggior parte dei testimoni chiave di questa inchiesta sono morti anni fa - che
devono scalare il procuratore capo Franco Giacomantonio e il sostituto Larissa Catella per tentare di
portare alla sbarra, o solo
individuare, i responsabili
di quella morte se è vero, come credono i due magistrati e come è dimostrato nella
controinchiesta sviluppata
dall’avvocato della famiglia Bergamini, Eugenio
Gallerani, che ha convinto
la procura a riaprire il caso,
che non si tratti per niente
del suicidio sentenziato
dalla Corte d’appello di Catanzaro che nel giugno
1992 ha assolto l’autista del
camion che travolse il corpo di Bergamini.
Forse, come spesso succede, i magistrati conoscono già la verità ma non il
modo di renderla inattaccabile davanti a un tribunale.
E a questo potrebbero servire i rilievi dei carabinieri
del Ris di Messina che da
giorni stanno lavorando
sulla Maserati Spyder, sulle scarpe Tod’s, sull’orologio Seiko e sulla catenina di
Denis Bergamini. Reperti
che smentirebbero la versione dei fatti, raccontata
anche in alcune perizie,
suggellata nel primo processo. Sennò perché mai a
Castrovillari avrebbero dovuto riaprire il caso sulla
morte di quel ragazzo di
Boccaleone che da piccolo
giocava con un pallone di
carta per non rovinare i mobili?
Da sinistra: la manifestazione di ieri pomeriggio a Castrolibero e un piccolissimo Denis Bergamini
Condanne in Appello a Brescia
Voleva uccidere
la moglie e ingaggiò
una banda calabrese
per speronarla
BRESCIA – Sette calabresi erano accusati
di aver partecipato al tentato omicidio di
una donna a Pompiano, nel Bresciano, simulando un incidente stradale su incarico del marito, il 53 imprenditore Ubaldo
Tavelli. La banda era entrata in azione il
25 giugno del 2008: la donna era stata
speronata da una Punto rubata mentre si
trovava a bordo della sua Smart, senza
gravi conseguenze. L’anno dopo l’uomo
avrebbe tentato di uccidere di nuovo la moglie ingaggiando con 10mila euro un altro esecutore. Per Tavelli, pena ridotta da
10 a 9 anni. Per quattro calabresi è stata
confermata lasentenza diprimo grado:si
tratta di Antonio Macrì, 34 anni, residente a Orzinuovi, ai domiciliari, Antonino
Bevilacqua, 28 anni residente a Reggio
Calabria, Luciano Macrì, 33 anni, residente a Lograto, Carmelo Bevilacqua, 52
anni, detenuto. Ad Alessandro Scopelliti,
28 anni, sottoposto agli obblighi di dimora a Brancaleone e per Francesco Bevilacqua, 33 anni, residente a Comezzano, i
giudici hanno inflitto 8 anni a fronte
dell’assoluzione, che è stata invece confermata per Francesco Bevilacqua detto Ciccio, 58 anni, residente a Villachiara.
Scontro fatale per un anziano a Bova Marina
Incidente sulla 106
Muore sull’Apecar
L’auto
coinvolta
nello
scontro
sulla
statale 106
ha preso
fuoco
BOVA MARINA – Un pensionato di 79
anni, Antonio Madaffari, è morto ieri
in un incidente stradale sulla statale
106 in prossimità di Bova Marina. Era
a bordo di una Ape Piaggio con la quale
era solito raggiungere il proprio appezzamento di terreno quando si è
scontrato contro una Fiat Punto.
Nell’urto l'anziano è stato sbalzato fuo-
ri dal veicolo ed è morto sul colpo, per la
compromissione degli organi interni.
Il conducente della vettura è rimasto
lievemente ferito. Dopo lo scontro,
l’auto e l’Ape hanno preso fuoco. La statale è stata chiusa al traffico per oltre
due ore. Antonio Modaffari aveva due
figli. La moglie era morta anni fa sempre a causa di un incidente stradale.
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di FRANCESCO
SORGIOVANNI
Calabria 17
24 ore
Sabato 19 novembre 2011
Sabato 19 novembre 2011
21
REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: [email protected]
Bova Marina
Incidente mortale
sulla statale 106
Villa San Giovanni
Giudice di pace
L’ufficio chiude
a pagina 34
a pagina 33
Gioia Tauro
Arrestati tre giovani
rapinatori
a pagina 38
Nelle intercettazioni tra Rechichi e il reggente della cosca la realizzazione del centro commerciale
Le mani dei De Stefano sulla Perla
Gli interessi del figlio di don Paolino sulla struttura di Villa San Giovanni
IL RETROSCENA
IL PROFILO
In società
al parco
Caserta
PER il Gip i membri della
famiglia Zumbo sono “onnipresenti in compagini
societarie ora in mano alla
‘ndrangheta ora a questa
assai vicina”. Il ruolo svolto dal commercialista Giovanni Zumbo e dai suoi parenti (la moglie Francesca
Toscano, la sorella Maria
Zumbo, e il cognato Roberto Emo) nelle presunte intestazioni fittizie realizzate per conto dei Tegano non
sarebbero infatti l’unico
episodio sospetto per gli
inquirenti. Sia Francesca
Toscano che Maria Zumbo,
unitamente ai mariti, sono
socie, dal 2000, della società “Paideia sportiva dilettantistica srl” e, dal 2004,
della Ge.Pa.C. S.r.l., società che gestiscono il Centro
Sportivo Parco Caserta, di
proprietà del Comune. Socio di maggioranza è, invece, Giuseppe Giacomo Calabrò, ritenuto vicino alla
famiglia Frascati, che il
Gip Cotroneo, sulla base di
alcuni pregressi giudiziari, definisce vicina alla
‘ndrangheta.
E le vicende del Parco Caserta, si intrecciano, ancora una volta, con la ‘ndrangheta. E’, in particolare,
Nino Fiume, ex killer dei
De Stefano diventato collaboratore digiustizia, araccontare alcune vicende riguardanti la struttura,
ubicata in una zona di
“competenza” del boss Mario Audino, oggi defunto.
Fiume racconta che, in una
occasione, gli aveva fatto
visita Vincenzo Stillitano,
riferendogli che voleva
fornire il ferro per i lavori
alla piscinadi ParcoCaserta. Lo stesso Fiume racconta di aver indirizzato Stillitano da Mario Audino, ritenendolo l’esclusivo referente della ‘ndrangheta in
quella zona. Tuttavia Stillitano riferisce di aver parlato conGiovanni DeStefano, il quale gli aveva chiarito che si sarebbe dovuto rivolgere a Giuseppe e Carmine De Stefano, poiché
questi avevano la “responsabilità” sull'affare del
Parco Caserta, pur essendoquella zonasottol’egida
di Mario Audino.
Maria Porzia Zumbo, sorella di Giovanni Zumbo
Una famiglia al servizio
delle cosche più potenti
La conferenza stampa dei finanzieri con il procuratore Giuseppe Pignatone (foto A.Sapone)
DA UNA intercettazione affiorano gli interessi di Peppe De Stefano sulla realizzazione del Centro commerciale Perla dello
Stretto. L’episodio risale al 2001 e gli interlocutori delle registrazioni sono apputo Peppe De Stefano, il cugino Giovanni De
Stefano (classe ‘76) e proprio Rechichi. In
una delle intercettazioni si parla appunto
de «la firma del contratto di appalto per la
costruzione del Centro commerciale Perla
dello Stretto, da realizzarsi a Villa san Giovanni». Per i magistrati, il boss aveva scelto la Comedil dei fratelli Rechichi (ma in
realtà in maniera occulta dei Tegano) per
la ristrutturazione del vecchio edificio
dell’ex Fiat, acquistata a suo tempo da
un’altra società.
«In seguito - segnalano gli inquirenti per ragioni che non è opportuno approfondire in questa sede, i lavori furono subappaltati altre aziende». Resta il fatto che al-
meno nella fase iniziale del grosso investimenti le cosce più potenti della città dello
Stretto erano pronte ad intervenire
nell’operazione. Un fatto inquietante che,
evidentemente, non essendoci stati ulteriori approfondimenti investigativi, non
portò a rilevare alcuna fattispecie di reato.
Nell’intercetazione in questione si parla
infatti solo della possibilità di firmare il
contratto, ma nelle carte non c’è traccia di
altro. L’episodio viene inserito nel provvedimento per dimostrare come tra Rechichi
e Peppe De Stefano vi erano stati deri rapporti intensi. E che quindi proprio questo
sostiene la tesi secondo cui Pino Rechichi
fosse persona assolutamente a disposizione delle cosche reggina. In altri termini
prestanome dei Tegano, ma anche a disposizione della famiglia storicamente alleata, oltre che legata da vincoli familiari, ad
essa.
LE RIVELAZIONI
Con il blitz riscontrati i racconti dei pentiti
Lo Giudice, Fracapane, Innò e Moio
CON l’attività investigativa trovano pienamente riscontro le dichiarazione rese dai
collaboratori di giustizia Antonino Lo Giudice, alias “Nino il nano” e di Giovanni Battista Fracapane. Due pentiti, insomma,
che confermano ancora un volta la loro attendibilità. A cui poi si sono aggiunte le rivelazioni di Paolo Iannò e Roberto Moio.
Veniamo ai fatti. Giuseppe “Pino“ Rechichi, sin dagli anni Ottanta, con la consapevole collaborazione del fratello Rosario
Giovanni, è stato soggetto stabilmente a disposizione della cosca Tegano per la gestione e la cura di affari illeciti, anche di natura
imprenditoriale, legati all’attività economica svolta dalla Com.Edil S.r.l., operante
nel settore del commercio di materiale da
costruzione, di fatto riconducibile alla citata e pericolosa consorteria Tegano (capeggiata dal boss Tegano Giovanni classe
1939) e, in una successiva fase temporale,
divenuta anche di interesse della potente
cosca De Stefano.
Tale attività imprenditoriale è stata oggetto, nel corso degli anni, di un’articolata
operazione, consistente in una serie di successive fittizie intestazioni di quote societarie e finalizzata ad eludere le disposizioni
di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali (attraverso la Sica S.r.l.,
prima, e la Rec.IM. S.r.l., poi), onde impedirne la effettiva riconducibilità alla cosca
Tegano.
Tale circostanza ha trovato concorde
conferma nelle dichiarazioni, reciprocamente riscontrantesi, fornite dai collaboratori di giustizia Giovanni Battista Fracapane e Antonino Lo Giudice, seguiti a ruota da Moio e Iannò. Un altro tassello importante, quello dell’attnedibilità dei pentiti,
che segna ancora una volta un punto a favore della Dda di Reggio.
GIOVANNI Ficara e Giuseppe Pelle non sarebbero
stati gli unici boss della
‘ndrangheta cui il commercialista Giovanni Zumbo avrebbe prestato i propri
“servigi”. La “talpa” dei
clan, con un passato nei
servizi segreti, avrebbe,
per oltre dieci anni, insieme ai propri familiari, coperto i Tegano di Archi,
nella gestione della Multiservizi, la società mista del
Comune di Reggio Calabria.
Le indagini avrebbero dimostrato come i Tegano
abbiano tenuto sotto controllo, attraverso una serie
di intestazioni solo formali, le società
Com.Edil Srl,
Si.Ca srl e
Rec.im Srl: tre
nomi, cambiati
negli anni, per
una stessa identità economica e
gestionale,
quella del clan
Tegano. Passaggi necessari
per tentare di
eludere le disposizioni
di
legge in materia di misure
di prevenzione.
La famiglia Zumbo, dunque, sarebbe stata, di fatto,
consulente del clan Tegano, curando, viste le spiccate competenze in ambito
societario e finanziario, i
vari passaggi di società.
Per Giovanni Zumbo, dunque, detenuto da oltre un
anno nel carcere di MilanoOpera, arriva una nuova
stangata: l’uomo, infatti,
sta già tentando di difendersi dall’accusa di concorso esterno in associazione
mafiosa, essendo stato in-
tercettato, a Bovalino, nella casa del boss Giuseppe
Pelle, insieme all’altro capomafia Giovanni Ficara,
mentre raccontava dei propri contatti con i servizi segreti e forniva dettagliate
notizie sull’indagine “Crimine”, che sarebbe arrivata dopo diversi mesi dai colloqui. Zumbo, peraltro,
avrebbe avuto anche un
ruolo assai importante nella messinscena che Giovanni Ficara avrebbe architettato nel gennaio
2010, allorquando fece ritrovare dai Carabinieri un
auto imbottita di armi (poi
rivelatisi inefficaci) nel
giorno della visita del Presidente della
Repubblica,
Giorgio Napolitano.
Con riferimento al controllo mafioso
della Multiservizi, un ruolo
fondamentale
sarebbe stato
gestito dalla famiglia Zumbo,
ma anche da
soggetti come
Pino Rechichi, già arrestato, nell’aprile scorso, dalla
Squadra Mobile, nell’ambito dell’operazione “Archi”.
Proprio il suo arresto, infatti, aprì un primo, concreto, squarcio sulle infiltrazioni che la ‘ndrangheta avrebbe messo in atto
nelle società miste di Palazzo San Giorgio: Rechichi,
infatti, viene arrestato come elemento organico al
clan Tegano proprio mentre ricopre la carica di direttore operativo della
Multiservizi.
cl.co.
Zumbo
“consulente”
dei Tegano
dei Ficara
e dei Pelle
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Reggio
22 Reggio
Sabato 19 novembre 2011
Reggio 23
Sabato 19 novembre 2011
Lo sfogo delle moglie di Zumbo al telefono col marito
Maria Francesca Toscano avverte dell’indagine la cognata Porzia
«Ci hai portato
troppi guai»
«Per fare favori a loro»
Per il gip è la dimostrazione che le donne erano consapevoli
La donna ha appena saputo di essere indagata dalla Procura
per il reato di intestazione fittizia dei beni e parla della Sica
di GIUSEPPE BALDESSARRO
reato non lo so che cos’è?»:
... omissis ...
Toscano: « ... per il 13, che cosa
devo trovare? Non c’ho riferimento di niente, ti avevano intestato
che cosa? Cosa diceva?». Zumbo:
«Francesca di nuovo la stessa domanda mi fai?». Toscano: «Non diceva niente? L’oggetto, immobile
inc. ...». Zumbo: «Non diceva niente. 12 quinquies reato commesso il
30 luglio 2008. Immobili che se
non ne abbiamo immobili? Che immobili hai?»; Toscano: «Non lo
so». Zumbo: «E allora?». Toscano:
«Intestazione fittizia di che cosa?». Zumbo: «Ma io credo che siano ... qualcosa ... boh! 12 quinquies l’intestazione fitti...». Toscano: «Fatto nel 2007? Commesso
nel 2007?». Zumbo: «Si, il ... la ...
l’indagine ... sono stato inscritto
nel Modello 21 nel 2007. E il reato
l’avrei co... e ... e questo reato specifico, perché il reato commesso il
30.7.2008». Toscano: «30 luglio
2007»; Zumbo: «Si». Toscano:
«Non lo so dove ci si è... l’unico posto dove ci hai portato per forza a
firmare ti ricordi che cos’era là?».
... omissis ...
Zumbo: «Ma chi si ricorda Francesca se era ... sicuramente cose
normali, perché senno che andavamo dal notaio a firmare?! Non
ho capito. Cioè ti stai facendo un
problema allucinante pure tu».
In particolare, la Toscano «a pieno riscontro della ricostruzione
effettuata da questo Ufficio nella
precedente parte di questa informativa ed in tal modo rivelando
tutta la sua consapevolezza circa
gli affari illeciti del marito», faceva riferimento ai rapporti del marito con “soggetti” per conto dei
quali lo Zumbo aveva operato in
passato compiendo operazioni
commerciali, ora oggetto di indagini, in cui aveva coinvolto la moglie e la sorella. E infatti lo incalza.
Toscano: «Lo so, e che io non ce la
faccio più. Cioè hai portato una valanga di guai … per essere sempre
disponibile con tutti …. e per dare
confidenza alla gente ... Hai coinvolto pure me e forse pure tua sorella, a quanto pare. Cioè vuoi che
non sia imbestialita? Perché lo sai
che ora tutto quello che è te lo menano addosso, li problema non ...
inc. ... a te. Il problema che poi, dopo che mi sano rotta il culo a lavorare a studiare ... le conseguenze
sono le mie che devo andare a lavorare e a portare i soldi a casa e dei
tuoi figli che sono innocenti in
queste cose».
Allo sfogo della moglie il marito
risponde: «Dico, mi stai facendo la
morale?». E Toscano: «Te la dovevo fare 10 anni fa la morale». Zumbo: «Si, ho capito, ma dico ... omissis ..».
Dalle registrazioni
il coinvolgimento
del cognato
di Zumbo
Roberto Emo
L’arresto
dei militari
della guardia
di finanza
di Antonio Lavilla,
(foto A.Sapone)
LA CURIOSITÀ
GLI ARRESTATI
Il boss Giovanni Tegano
Carmelo Barbaro
Giovanni Rechichi
Antonio Lavilla
Maurizio Lavilla
Giovanni Zumbo
Giuseppe Rechichi
Maria Porzia Zumbo
Rosario Rechichi
Maria Francesca Toscano
Roberto Emo
|
IL PENTITO
Tra gli arrestati
il rivale del re
dei videopoker
Fu Moio il primo
a tirare in ballo
la società mista
TRA gli arrestati c’è
Antonio Lavilla il rivale del re dei videopoker
Gioacchino Campolo.
Sia nelle indagini sul
conto di Campolo, sia
in dibattimento, infatti, emerse la circostanza secondo cui l’imprenditore potesse essere oggetto di un attentato da parte delle
cosche, decise a toglierli il predominio
nel mercato dei videogiochi. E’ lo stesso
Campolo a raccontare,
in una conversazione
intercettata, la circostanza: “Per me, avevano procurato pure la
macchina, una Uno,
una Fiat Punto, una
Uno, e mi voleva ammazzare Mario Audino
che veniva qua e mi baciava”. Il defunto boss
di San Giovannello,
Mario Audino, ucciso
nel 2003, avrebbe voluto ammazzare Campolo. Il “re dei videopoker”, dunque, sarebbe
dovuto essere “sposato” per volere del boss
Giovanni Tegano, affinché nel mercato subentrasse il genero Antonio Lavilla, sposato
con la figlia del superboss, Saveria, anch’egli attivo nel mercato dei biliardi e dei videopoker, con la Fi.La
Games sas.
RITORNA la “Multiservizi”
al centro dell’attenzione dei
magistrati della Dda di Reggio. Il primo a parlarne, il 3
novembre 2010, fu il collaboratore di giustizia Roberto
Moio, nipote acquisito del
boss Giovanni Tegano.
Da quel giorno la Multiservizi, la società mista del Comune di Reggio Calabria, è
stata interessata da diversi
fatti, tutti riguardanti, però,
la criminalità organizzata.
Il 3 novembre 2010, allora,
il collaboratore di giustizia
Roberto Moio, pentitosi poco
più di un mese prima, dopo
l’arresto
nell’operazione
“Agathos”, fu chiamato dai
pubblici ministeri Giuseppe
Lombardo e Giuseppe Bontempo, a deporre sul conto di
Donatello Canzonieri, presunto affiliato ai Tegano,
condannato in primo grado
per l’estorsione in danno della famiglia Malavenda: “Da
Archi fino al ponte di San Pietro comandano le famiglie
De Stefano, Tegano e Condello, che adesso, con la pace, si
sono divisi il territorio. Ci si
divideva i soldi, anche della
Leonia e della Multiservizi.
La Leonia, per esempio, è gestita dai Fontana” disse in
aula, al cospetto del Tribunale presieduto da Olga Tarzia.
Quella fu la prima volta in
cui, ufficialmente, si puntò
l’attenzione sugli intrecci
tra Multiservizi e ‘ndrangheta.
L’arresto di Roberto Emo, cognato di Giovanni Zumbo (foto A.Sapone)
cioè non è possibile! Quanto prima ci
arriva qualche carta». Successivamente la reazione di Porzia: «Mamma mia!
Vedete voi figghioli. Figlia, che vuoi
che ti dica, Francesca ...».
Indicativa la parte successiva dell’intercettazione. Porzia: «E quindi come
ci giustifichiamo ora noi?». Toscano:
«Guarda, per favore .. mi viene da piangere, ti dico solo che mi viene da piangere, solo quello».
Fondamentale, scrivono i giudici «il
passaggio del dialogo in cui le due donne hanno affermato che, oltre a Giovanni Zumbo, anche Roberto Emo, marito
della Zumbo, era stato a perfetta conoscenza della natura dell’affare ed aveva
partecipato alla predisposizione di importanti aspetti della operazione cui le
due indagate erano state invitate a prestarsi».
Porzia: « ... lo non mi ricordo neanche
com è questa storia, perché ci siamo andati, che cos’era, non mi ricordo niente». Toscano: «No, ho trovato l’atto, ma
l’atto l’abbiamo ...». Porzia: «Eh!». Toscano: «... fatto dal notaio ... dal notaio,
da Castellani l’abbiamo fatto ...». Por-
LE REAZIONI
zia: «Eh! E che cosa abbiamo fatto?».
Toscano: «Ma che so che cos’era ... una
cessione di quote...». Porzia: «Eh». Toscano: «Non lo so, po...». Porzia: «Me
perché mi pare che lui era amministratore ...». Toscano: « ... poi vediamo, partiamo con Roberto (Roberto Emo, ndr).
Lui era l’amministratore, si era l’amministratore, poi mi pare che per un periodo Roberto gli aveva fatto un contratto di gestione di azienda per conto
altrui, ti ricordi?». Porzia: «Sì, qualcosa del genere era, si». Toscano: «Era
una cosa del genere ... ». Toscano: «Devo parlare con Roberto perché io non
mi ricordo. Certo, c'era pure Roberto».
Una frase, quella finale, che fa dire
agli inquirenti: «Dunque, la intestazione fittizia delle quote della Sica a Maria
Francesca Toscano e Porzia Maria Toscano si è realizzata anche attraverso il
contributo causale, consapevole e determinante di Roberto Emo, quale concorrente nei fatti criminosi della fittizia intestazione delle quote della Srl Sica alla Toscano ed alla Zumbo «e successivamente alla Srl Recim di Antonino e Giovanni Rechichi)».
|
«Il Comune è in società con la ’ndrangheta»
«L’INCHIESTA “Astrea” condotta
encomiabilmente dalla Guardia di
Finanza e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria consegna un quadro tragico e
drammatico rispetto agli altissimi livelli di infiltrazione e di totale
dominio
della
‘ndrangheta
nell’economia e nelle istituzioni, a
partire dal comune di Reggio Calabria». Commentano con queste
parole l’operazione di ieri Aldo De
Caridi e Ivan Tripodi, segretario
cittadini rispettivamente di IdV e
del Pdci. «Il provvedimento del
Gip, Tommasina Cotroneo, basato
sulle indagini condotte dalla Procura reggina e dalla Guardia di Finanza, ha, palesemente, certificato che la società mista Multiservizi
è, per la parte privata, in mano alla
potente e temibile cosca Tegano di
Archi - incalzano i due segretari una verità tanto cruda quanto
inoppugnabile: un vero e proprio
pugno in faccia a tutti i reggini, i
quali assistono increduli al crollo
etico della città, causato da una
classe dirigente corrotta che ha
portato Reggio Calabria alla bancarotta morale e finanziaria». E
parlano ancora di «Una vergogna
senza limiti che evidenzia l’enorme degrado provocato dal Pdl e dal
centrodestra» Tripodi e De Caridi,
sottolineando come «L’inchiesta
“Astrea” evidenzia, con chiarezza
e senza sofismi, che il Comune di
Reggio è, nei fatti, in società con la
‘ndrangheta».
Che aggiungono: «Quanto accaduto non ci sorprende affatto e,
anzi, ci porta ad affermare il classico: “noi lo avevamo detto, ma, vo-
Il commento all’inchiesta dei segretari cittadini di Idv e Pdci
Per De Caridi e Tripodi l’ente deve uscire dalla Multiservizi
lutamente e in evidente malafede,
non siamo stati ascoltati. Anzi, abbiamo ricevuto insulti e non solo….”. Infatti, da molto tempo, abbiamo ripetutamente, pubblicamente, dichiarato, basta leggere i
nostri comunicati degli ultimi mesi, che le società miste del comune
di Reggio rappresentano il vero
crocevia e il grumo di tutti i grandi
interessi illeciti e illegali della città».
E ricordando che «Lo abbiamo
detto e ridetto, ma ci siamo scontrati con l’inquietante ed assordante silenzio dell’amministrazione comunale», De Caridi e Tripodi riportano alla memoria il fatto che «Da parte degli amministra-
tori non vi è stata nessuna parola,
nessuna risposta e nessun intervento concreto per porre fine a
questa gravissima e inaccettabile
situazione che, ormai, era sotto gli
occhi di tutti. L’inchiesta “Astrea”
consegna una verità limpida e indelebile: la Multiservizi è una palude, nella quale, come recentemente affermato anche dal pentito
Moio, le cosche della ‘ndrangheta
sono presenti con il 49% del capitale sociale».
I due segretari, infine, mettono
in risalto che «La città si trova,
quindi, ad un punto di non ritorno
verso il quale è indispensabile, e
non più rinviabile, un intervento
chiaro, risolutivo e definitivo di
vera e propria igiene morale». Per
questo «il Comune, salvaguardando tutti i posti di lavoro deve uscire
immediatamente dalla Multiservizi e dalle altre società miste. Non
è, infatti, ammissibile continuare
nell’attuale condizione scoperchiata dalla Magistratura, nella
quale, ripetiamo per l’ennesima
volta, il Comune di Reggio è socio
in affari con la ‘ndrangheta».
«Auspichiamo - chiudono- che il
neo-Ministro degli Interni Cancellieri e il Prefetto Varratta assumano le iniziative più idonee e opportune per ristabilire gli indispensabili valori della legalità e dell’etica
nella città e nel Comune di Reggio
Calabria».
L’ANALISI DI SEL
«E’ inevitabile l’invio della commissione d’accesso»
«E’ ORAMAI inevitabile l’invio della Commissione
d’accesso al comune di Reggio da parte del Prefetto dice Andrea Di Martino, Commissario provinciale Sel
di Reggio - Ribadiamoquesta richiesta con maggiore
forza e preoccupazione. Alla luce degli ultimi arresti
compiuti oggi,si materializza inmodo semprepiù inquietante il ruolo della ‘ndrangheta sulle attività del
comune Calabrese, gli arresti odierni confermano il
ruolo delle ‘ndrine sulla società Multiservizi e si aggiungono agli elementi già da noi denunciati nei
giorni scorsi. E’il tempo che su Reggio si squarci il velo delle nebbie che offuscano la verità. La commissione d’accesso è un elemento di garanzia a tutela della
popolazione reggina che combatte la ‘ndrangheta, af-
finché siano illuminate tutte le zone d’ombra. Trasparenza e chiarezza è la richiesta che in questi giorni
stanno esercitando migliaia di cittadini che hanno
già sottoscritto la petizione promossa da SEL, Energia Pulita e Slega la Calabria che chiedono di sapere la
verità sul buco di 170 milioni di euro nel bilancio reggino prodotto dalla giunta Scoppelliti. Chiediamo
inoltre al Copasir di far chiarezza sul ruolo e la funzione che svolgono gli agenti dei servizi segreti a Reggio,
presenti con una concentrazione davvero straordinaria, sono troppe le fughe di notizie, la circolazione di
dossier, e la collocazione di ordigni intimidatori ai
danni dei magistrati inquirenti su cui è urgente far
chiarezza».
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FU lo stesso Giovanni Zumbo, dal
carcere nel quale era detenuto, ad
avvertire la moglie di essere indagata assieme a lui e alla sorella del
reato di intestazione fittizia dei beni. La telefonata dal penitenziario,
che risale al luglio scorso, venne
registrata dagli uomini della
Guardia di Finanza che l’anno inserita in informativa a ri prova del
fatto che i familiari conivolti fossero ben consapevoli di quanto stesse avvenendo e delle loro responsabilità Una sorta di confessione
in diretta dunque.
Giovanni ha appena ricevuto un
avviso di comparizione dai magistrati che lo vogliono interrogare
e, naturalmente, sull’avviso ci sono anche gli altri indagati.
Zumbo dice: «E scusa, tu e Luisa
12 quiunquies reato commesso…». La moglie risponde «Io e
Luisa?. Ci sono pure io?», icevendo
la conferma «Si».
La telefonata porta i due conversanti a riflettere nel corso della discussione, su quale fosse lo specifico fatto oggetto dell’attenzione
dell’autorità giudiziaria e del pianificato interrogatorio. E proprio
la la signora Toscano aggiornata
dal marito sul fatto che si trattava
di una intestazione fittizia che vedeva coinvolte lei stessa e la cognata Porzia Maria Zumbo, a dimostrazione della «piena consapevolezza della donna del ruolo di fittizia intestataria nell’occasione ricoperto unitamente alla sorella
del marito ha immediatamente individuato rivelando preoccupazione l’operazione Sica quale operazione di natura illecita ed oggetto di possibili indagini delle Forze
dell’Ordine, trovando peraltro il
marito d’accordo. Dice, infatti, la
Toscano: «Ma non è che il fatto là
…della Sica?». E Zumbo: «Può darsi».
Nel prosieguo del dialogo, i due
hanno continuato a ragionate su
quale fosse l’ipotesi contestata allo Zumbo, sulla base degli elementi specificati nel suddetto atto.
Zumbo legge l’atto alla moglie: «E
perché là dice….eh… per
una…quo.. 2007 Maria Francesca
Toscano, Porzia Zumbo…». E la
Toscano: «Ma hanno indagato pure me?». Zumbo: «Non lo so che
co… Francesca ma che me lo domandi….». Toscano: «L’hanno notificato a te, cosa c’è scritto… leggi
nei confronti di chi». Zumbo: «
…in carcere». La Toscano è un’avvocato per questo indica in maniera precisa dove andare a cercare:
«Leggi! No ….». Zumbo: «Non ce
l’ho. 12 quiunquies c’è scritto.
L’imputato sono io e viene e mi interroga il giorno 13 luglio alle ore
3, e me l’hanno notificato giorno....».
Una condotta (la firma di atti da
un notaio) «da lei tenuta unitamente a marito e cognata, possibile oggetto di accertamenti investigativi, nuovamente dimostrando
di essere perfettamente conscia di
essere stata autrice, sotto le direttive di Giovanni, di azioni di natura criminosa aventi ad oggetto intestazioni fittizie nelle quali aveva
ricoperto il ruolo di prestanome.
Toscano: «L’unica cosa in cui ...
che c’hai là ... di quel prestito ... che
cazzo era quella cosa?». Zumbo:
«Eh. E dico qual é il reato?». Toscano: «Dico mi auguro che non hanno non ... che non ... ci siamo pure
io e tua sorella in questa cosa ... il
reato che io sappia, non ... cioè il
DOPO aver ricevuto dal marito, Maria
Francesca Toscano chiama la cognata
per dirle dell’inchiesta che li coinvolge
tutti e tre. E dalla telefonata registrata i
magistrati capiscono la piena consapevolezza delle due donne. E, tra l’latro,
anche del coinvolgimento del marito di
Porzia Zumbo, Roberto Emo.
Per questo i giudici scrivono che
«Maria Francesca Toscano e, come sì
vedrà meglio, Porzia Maria Zumbo,
hanno consapevolmente ricoperto il
ruolo di prestanome, non avendo alcun
potere di fatto entro la “Srl Sica” nonostante la formale intestazione delle
quote e limitandosi ad apporre firme
sulle carte predisposte da
Giovanni Zumbo (e, come si
dirà, da Roberto Emo).
Dice la toscano alla cognata: «Noi abbiamo firmato un
atto dal notaio ... spiegare,
cioè, il motivo inesistente,
perché …era inesistente alla
fine… il motivo». Porzia:
«Si». Toscano: «... era il favore, che il notaio è rimasto a
bocca aperta, che Giovanni
gli faceva a loro, coinvolgendo anche noi». E ancora,
spiega a Porzia: « ... omissis
... per un reato commesso nel 2008. Mi
viene di pensare quando ci ha portato
dal notaio a firmare per la ... per la Sica,
ti ricordi?». Porzia: «Eh! ..». Toscano: «
... quel giorno maledetto, quel ...tu ti ricordi quel giorno maledetto che io facevo: “io non voglio firmare niente… io
favori non gliene faccio a nessuno in
cambio di niente..”, ti ricordi o no? Ha
fatto tutte quelle storie: “non c’è niente,
non ... è una cosa di niente». Quindi l’incazione della persona a cui fare il favore. Toscano: « ... perché probabilmente
indagavano Pino Rechichi, tant’è che
oggi». Porzia: «SI». Toscano: «... quest’anno l’hanno arrestato». Porzia:
«Eh!». Toscano: «E hanno fatto l’indagine pure su queste cose». Quindi lo
sfogo: «Una valanga di guai, una valanga! Non ne posso più! Pure questo ci
mancava ... omissis ... è impossibile che
l’imputato è lui e non siamo niente noi,
Sabato 19 novembre 2011
L’odissea di un cagnolino ferito da centinaia di pallini e lasciato per giorni sul selciato ad Aretina
Impallinato e abbandonato
L’indignazione di una cittadina ha prodotto un esposto alla Procura
di CATERINA TRIPODI
FINALMENTE una storia di
sana indignazione che vede
protagonista un cittadino
reggino che si batte per i diritti violati di un animale, un
cane in questo caso.
L'odissea di un cucciolo
colpito da centinaia di pallini
e abbandonato agonizzante
per giorni sul selciato per un
insulso ed inutile scaricabarile o per assenza di strumenti o per la mancanza di un microchip ha scatenato un moto di legittima indignazione
ma soprattutto ha prodotto
anche un'articolata denuncia alla procura della Repubblica. Forniamo le iniziali per
quasi tutti nominativi, tranne per uno quello della nostra
lodevole concittadina che ha
deciso di non girarsi dall’altra parte. La signora Filippa
Maria La Piana dalla scorsa
domenica (13 novembre) intorno alle ore 17 viene a sapere in maniera casuale che un
cane era stato investito e giaceva sul ciglio della strada in
località Aretina, frazione collinare cittadina. La notizia
circolava già da due giorni su
Facebook. La signora decide
di non sottovalutare la notizia e va a denunciare il fatto
alle guardie zoofile.
Un cane ferito ed abbandonato in strada
«Ci accoglie il signor D'A. ricostruisce la signora - il
quale era già stato informato
da una telefonata notturna
ma non avendo a disposizione mezzi di alcun genere, era
impossibilitato ad intervenire; aveva comunque allertato
volontari di zona che provvedevano al sostentamento del
cane sul posto». La signora
decide di accompagnare con
mezzi propri la guardia zoofila e tutti insieme salgono ad
Aretina. Dopo ore di ricerca
individuano il cane adagiato
sul ciglio della strada con accanto acqua e cibo ed una coperta addosso. A quel punto i
volontari caricano il cane in
macchina e lo portano in città. E' sera, la signora chiama
al soccorso ospedaliero di
Melito Porto Salvo.
Il centralinista segnala allasignora cheildr.C.i staper
finireilturno maforniscecomunque il numero di cellulare ed anche quello del medico
che avrebbe dovuto prendere
servizio dalle 19.30 in poi.
«Compongo il numero del
dr. C. il quale mi chiede gentilmente di chiamare il collega, il dr S., che di lì a qualche
minuto sarebbe stato operativo. Quest'ultimo interpellato mi comunica che ha avuto un problema personale e
non sarebbe andato in servizio. Richiamoil dr.C. chepur
essendo fuori orario si offre
di visitare comunque il cane.
Ci vediamo a Gallico presso la
sede operativa dell'Asl veterinaria dove lo stesso ha verificato che il cane era sprovvisto
di microcip dichiarando con
rammarico che di più non
avrebbe potuto fare».L'ufficio era sprovvisto di ogni
mezzo necessario alla visita e
successiva diagnosi e cura
del cane. «Mi danno il numerodel signorF.,responsabile
del canile di Taurianova (Rc) racconta ancora la signora
nel suo esposto alla Procura lo contatto lasciandogli un
messaggio in segreteria. Il
dr. C. ci consiglia di tenere il
cane alcaldo, di farlo beree di
idratarlo con l'ausilio delle
flebo. Cosa che abbiamo fatto
presso la mia abitazione. Il
giorno dopo ( lunedi 14 nov.)
mio figlio porta il cane dal veterinario Dr. F. L. che a tutt'ora se ne sta prendendo cura (a
nostre spese) constatando attraverso una radiografia che
il cane ha centinaia di pallini
di piombo conficcati in tutto
il corpo». Nel frattempo mi
contatta il signor F. del canile
in località Taurianova, risulta essere a suo dire un ottimo
canile, che lo stesso ha convenzioni in Calabria e Sicilia,
che i cani sono tenuti bene ma
che comincia ad avere grosse
difficoltà economiche perché
gli enti locali non provvedono al pagamento delle rette.
In quel canile si assistono circa 1500 cani.«Sono stata costretta - postilla infine la signora - a rivolgermi al canile
di Taurianova in quanto il canile di Reggio Calabria in località Mortara di Pellaro, più
volte inaugurato, non è mai
statooperativo nonostantele
spese esorbitanti (650mila
euro) non sono ancora state
effettuate le opere accessorie
come fogne, illuminazione,
strada di collegamento. Inoltre sottolineo la totale mancanza di personale e mezzi
per poter espletare il servizio».
Dalla lista “Impegno e condivisione” critiche alla gestione del Consiglio dell’ordine forense
Avvocati, i dissidenti si organizzano
Dalla riunione dei dimissionari un monito: «Ridare dignità alla categoria»
di WALTER ALBERIO
“IMPEGNO e condivisione” per una nuova avvocatura. Passa dal Piccolo Auditorium “De Blasi” la “rivoluzione” degli avvocati
reggini impegnati, attraverso la lista, a creare un
movimento operativo, capace di portare «una ventata di novità» all’interno del
Consiglio dell’Ordine. E’
Paolo Iatì, uno dei tre avvocati dimissionari dalla carica di consigliere di minoranza, a parlare della necessità di alimentare una
presa di coscienza collettiva all’interno dell’avvocatura in grado di innescare
un cambiamento radicale.
Un impegno che riparte
dall’imminente elezione
del Consiglio dell’Ordine
che, però, non vuole costituire il fine dell’iniziativa
di ieri pomeriggio.
«Questa riunione – ha affermato, difatti, Paolo Retez – non è finalizzata alla
ricerca del voto che, come
ben sapete si può ottenere
telefonicamente o sul piazzale del Ce.Dir. Più che voti
– ha spiegato, l’avvocato di
“Impegno e condivisione” –
noi cerchiamo voci. Bisogna vivere l’esperienza come servizio e non come profitto che è sempre sinonimo
di inefficienza».
I diversi disagi segnalati
hanno acceso il dibattito
tra gli avvocati reggini, i
quali hanno evidenziato le
numerose e gravose difficoltà quotidiane a cui devono far fronte in questo momento storico.
L’obiettivo comune è «ridare dignità all’avvocatura
reggina».
Tra le righe è facilmente
riscontrabile un distacco
nei confronti dell’attuale
Consiglio dell’Ordine ritenuto “assente” o “troppo distante” dalle vere problematiche che affliggono il
Avvocati davanti alla Corte d’appello per le elezioni del 2010
loro mondo, tanto che qualcuno parla di «morte della
famiglia dell’avvocatura
reggina». Criticità che Paola Carbone di certo, nel suo
intervento, non nasconde:
«L’avvocato vive disagi
quotidiani
nell’espleta-
mento delle sue funzioni. Il
nostro non vuole essere solo un approccio elettorale,
ma vuole indicare una strada comune. Il nostro organo rappresentativo ha il potere di cambiare alcune cose, a partire dalla scelta del-
la priorità, stabilendo come muoversi nel campo
della formazione degli avvocati o nei rapporti con le
cancellerie. Dobbiamo trovare gli strumenti per cambiare».
Consapevolezza, trasparenza ed efficienza sono gli
elementi individuati dai tre
avvocati per pianificare la
strategia elettorale.
«E’ necessario – ha detto,
Paolo Iatì - fornire un organo di rappresentanza che
faccia fronte ai problemi
vecchi e a quelli che si sono
accatastati nel tempo. Nonostante i tempi difficili
stiamo tentando di riproporci nuovamente al Consiglio. Non sarà – avverte, Iatì – una lista già preparata
questa volta, ma cercheremo di coinvolgere il mondo
dell’avvocatura reggina.
La lista sarà aperta a tutti: i
tempi sono maturi e le difficoltà – ha aggiunto – sono
enormi. Vogliamo che le
problematiche vere entrino all’interno del Consiglio
e non siano lasciate fuori».
Nella parte finale della
riunione al “Piccolo auditorium” sono proseguiti gli
interventi dei professionisti. Diversi hanno parlato
di una «avvocatura che non
c’è più», in quanto spogliata addirittura della sua dignità.
Parole forti che testimoniano un disagio che nel
tempo non si è placato, ma è
andato invece rafforzandosi in maniera consistente.
E’ per questo che “Impegno
e condivisione” ha dato appuntamento per nuovi incontri e momenti di confronto, tesi a raggiungere
l’obiettivo:
«Ricostruire
l’avvocatura reggina».
“Nuovo Potere”
Maesano
condannato
a 18 anni
per mafia
DICIOTTO anni di reclusione per Salvatore Maesano, ritenuto un elemento di spicco della
‘ndrangheta di Roccaforte del Greco e coinvolto
nell’indagine della Dda di
Reggio Calabria, denominata “Nuovo Potere”.
E’ stata, dunque, accolta
in pieno la richiesta formulata dal pubblico ministero Antonio De Bernardo, che aveva chiesto
che fosse riconosciuta la
responsabilità
penale
dell’imputato, giudicato
con il rito abbreviato condizionato. Maesano è
l’unico dei soggetti coinvolti nell’indagine a essere stato ammesso a tale rito. Il 7 giugno scorso il
Gup di Reggio Calabria,
Antonino Laganà, aveva
condannato ventisei persone ritenute affiliate alle
cosche di Roccaforte. Il
procedimento
“Nuovo
potere” nasce da un’operazione condotta il 13
gennaio 2010 dall’Arma
dei Carabinieri contro le
cosche Zavettieri e Pangallo-Maesano-Favasuli
che hanno la loro zona
d’influenza nei territori
di Roccaforte del Greco e
Roghudi. La retata portò
all’arresto di ventisette
individui accusati, a vario titolo, di associazione
per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio,
estorsione e traffico di armi e stupefacenti. Le indagini presero spunto
dal tentato omicidio, avvenuto l’8 aprile del 2004,
di Teodoro Spanò, di 52
anni, legato alla cosca
Pangallo-Maesano-Favasuli. Salvatore Maesano,
dunque, è stato condannato, al termine di una camera di consiglio protrattasi per qualche ora,
per associazione mafiosa
e per alcuni reati fine. E’
stato assolto invece dai
reati riguardanti il traffico di stupefacenti.
cla. cor.
Fuori casa da giorni, giovane rintracciato a Pentimele
Morto? Trovato in spiaggia
di ANDREA IACONO
CREDEVAche il fidanzato, da giorni allontanatosi
da casa senza motivo, fosse morto o in serio pericolo. Disperata la giovane chiama gli agenti delle “volanti”, ai quali in lacrime mostra le foto e fornisce
una completa descrizione. La sala operativa della
Questura dirama via radio la nota di ricerca a tutte
le pattuglie impegnate sul territorio. Esperienza e
perfetta conoscenza del territorio inducono la Polizia a concentrare le ricerche in particolari zone della città. Poco dopo, il giovane viene rintracciato sulla spiaggia di Pentimele, mentre in apparente stato
confusionale disegnava il suo nome sulla sabbia. Si
era allontanato per riflettere un po’su alcuni episodi della sua vita, come confessa agli operatori in divisa. Condotto in Questura, il giovane riabbraccia
la ragazza che rompendo in un pianto liberatorio
ringrazia i poliziotti.
E’ la disavventura capitata nella giornata di giovedì ad una donna di Reggio, con il lieto fine firmato dagli uomini della Polizia di Stato. E’ l’ennesima
conferma dell’efficienza del piano
straordinario di controllo del territorio varato dal questore Carmelo
Casabona e che vede le “volanti” intensificare i controlli su persone e
veicoli, cui si aggiunge la prontezza e la sensibilità degli uomini
dell’Ufficio di prevenzione generale e soccorso pubblico diretto dal vicequestoreaggiunto GiuseppePizzonia coadiuvato dal commissario
capo Giuseppe Giliberti, a disposizione del cittadino, per ascoltarne
le confidenze, e raccoglierne le Agenti delle Volanti della Polizia di Stato
preoccupazioni. Come nella vicenda che ha coinvolto i due giovani giovedì scorso. agio,rassicurandolo conmodi affabilie gentili.Un
Con gli agenti che dapprima, si mostrano puntuali, successo della “polizia di prossimità”, un nuovo apeducati e cordiali, nel raccogliere lo sfogo della don- proccio operativo, ispirato dall'esigenza di avvicina,cercandoconcura eprofessionalitàdicarpirne nare sempre di più la Polizia di Stato, tramite i suoi
la fiducia per poter ricostruire al meglio gli ultimi operatori, ai cittadini con il carattere di “prossimispostamenti del fidanzato. Successivamente, indi- tà”chequalifica in modo moltocomplesso l'attività
viduato il giovane scomparso, lo mettono a suo di polizia di sicurezza e quella preventiva.
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26 Reggio
Piana
Sabato 19 novembre 2011
Il tribunale collegiale di Palmi condanna cinque imputati all’ordinario e ne assolve tre
“Maestro”, ecco la sentenza
Comminate pene per 36 anni e 6 mesi, disattese le richieste della pubblica accusa
di DOMENICO GALATÀ
PALMI – Ha retto soltanto
in parte l’impianto accusatorio del Pubblico Ministero
della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, Roberto Di Palma,
rappresentante della Pubblica Accusa nell’ambito del
processo con rito ordinario
scaturito
dall’operazione
“Maestro”.
Nella tarda serata di ieri i giudici del Tribunale collegiale di
Palmi
(presidente Concettina Epifanio, a latere i togati Luca Colitta e
Cristina Mazzuoccolo) hanno condannato cinque degli otto imputati accusati a
vario titolo di associazione
mafiosa finalizzata al contrabbando di merce contraffatta dalla Cina. L’assoluzione è arrivata per Rossella Speranza, Francesco
Cosoleto e Adolfo Fracchetti, mentre i giudici palmesi
hanno condannato a dieci
anni di reclusione Antonio
Albanese, a nove anni Giuseppe Speranza, a sette anni e sei mesi di reclusione
Angelo Boccardelli e, infine, a sette anni di reclusione Pietro Francesco Calipa.
Complessivamente
sono
poco più di trentasei gli anni di reclusione comminati
dalla terna giudicate, a
fronte dei novantuno che Di
Palma aveva chiesto al termine della sua requisitoria.
Il Pm aveva chiesto cinque anni di reclusione per
Fracchetti, e dieci anni per
Rossella Speranza e Cosoleto, ma i giudici del Tribunale di Palmi, nel loro dispositivo di sentenza, hanno
emesso l’assoluzione per
non aver commesso il fatto.
Minori rispetto alle richieste di Di Palma anche le con-
danne: per Giuseppe Speranza, Albanese, Giorgi,
Boccardelli e Calipa il Pm
aveva chiesto rispettivamente quindici, quattordici, tredici e dodici anni di reclusione, ,ma gli imputati
sono stati assolti da alcuni
capi d’imputazione per non
aver commesso il fatto. Il
processo è nato da un’operazione condotta dai Carabinieri del Comando
Provinciale di
Reggio Calabria
nel dicembre del
2009 nei confronti di circa
trenta persone
ritenute affiliate
ai clan Molé e Piromalli di
Gioia Tauro.
L’indagine si concentrò
sull’importazione di merce
contraffatta dalla Cina
all’interno del porto di
Gioia Tauro, un business
La decisione
arrivata
in tarda serata
che avrebbe fruttato alle
‘ndrine un cospicuo introito per ogni container passato per lo scalo portuale
gioiese.
Un’indagine resa possibile anche dalla dichiarazione dell’imprenditore Cosimo Virgilio, ritenuto molto
vicino a Rocco Molé, ucciso
a colpi di pistola il 1 febbraio
del 2008, il cui ruolo sarebbe stato importante anche
nell’acquisizione di “Villa
Vecchia”, la struttura alberghiera situata a Monte
Porzio Catone, alle porte di
Roma, su cui i Molé avevano
puntato i loro interessi. Nel
procedimento con rito abbreviato conclusosi nel luglio scorso davanti al Gup
del Tribunale di Reggio Calabria, Andrea Esposito, furono dieci le condanne per
una pena complessiva di poco superiore ai sessantatre
anni di reclusione.
Giuseppe Speranza
Rossella Speranza
Francesco Cosoleto
Coordinatore per l’Italia per l’area Tirrenica e presidente del circolo di Palmi
Girolamo Lazoppina alla guida di Fli
PALMI - Girolamo Lazoppina, coordinatore di Futuro e libertà per l'Italia per l'area Tirrenica, è stato eletto presidente
del circolo Fli di Palmi.
L'elezione è avvenuta all'unanimità e
per acclamazione nel corso dell'assemblea tenutasi a Palmi nei giorni scorsi,
presieduta dal neo coordinatore provinciale del Fli, Franco Romeo. Numerosi i
partecipanti e gli interventi in sala, tra i
quali annotiamo quelli dell'ex assesore
comunale, Vincenzo De Santis, dell'ex
consigliere comunale, Antonino Punturiero, entrambi iscritti al partito di Fini,
e dello stesso Girolamo Lazoppina, anch'egli consigliere comunale nel corso
dell'ultima consiliatura.
Nel suo discorso di apertura dei lavori,
Girolamo Lazoppina ha ringraziato i
tanti presenti ed ha evidenziato i progressi che piano piano Fli sta compiendo
anche a Palmi, a partire dal primo congresso provinciale celebrato proprio
nella cittadina pianigera il mese scorso,
passando per i successi all'interno del
partito, con un crescendo di iscritti e la
partecipazione ad appuntamenti nazionali di spicco quali gli incontro di Lecce,
Milano e Mirabello.
Il dibattito nato in sala ha messo in luce la necessita che il partito deve avere,
quello cioè di porsi come obiettivo principale la formazione e la crescita di una
classe dirigente pulita, competente e
onesta, che sappia accogliere le sfide dellacittàdiPalmi, apartiredallaprossima
tornata elettorale, prevista nella primavera 2012.
Obiettivo questo cheil neoeletto Presidente Girolamo Lazoppina intende far
proprio anche grazie al contributo dei
numerosi giovani iscritti. A chiusura di
dibattito, il coordinatore provinciale
Franco Romeo ha garantito la sua disponibilità ad accogliere le richieste provenienti da Palmi e dalla Piana, considerando le elezioni comunali a Palmi un vero e proprio banchetto di prova per il Fli.
vi. mi.
La scuola primaria di Taurianova “Monteleone” primeggia alla “Festa internazionale della Storia”
Protagonisti dell’Unità d’Italia
Il prestigioso riconoscimento per il cortometraggio “Anch'io sono italiana”
di FEDERICA LEGATO
TAURIANOVA - Una rappresentanza della scuola primaria 1° circolo didattico “Monteleone” di
Taurianova, si è recata a Bologna,
lo scorso 18 ottobre, per ricevere
una medaglia del Presidente della
Repubblica e un Premio da parte
della facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Bologna di 1.500 Euro «per essere stata selezionata come vincitrice, nell'ambito della “Festa
Internazionale della
Storia”,
Concorso
“Eredi e protagonisti
dell'Unità
d'Italia”,
con il video “Anch'io
sono italiana”, prodotto durante lo svolgimento dei moduli
PON anno scolastico
2010/2011».
Il concorso è stato
indetto, in occasione
del centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia, dalla Facoltà di Scienze della Formazione
dell'Università di Bologna, attraverso il suo Centro Internazionale
di Didattica della Storia e del Patrimonio, con l'intento di «contribuire a rendere gli studenti consapevoli tutori dell'eredità del processo
unitario nazionale e protagonisti
partecipi del suo sviluppo futuro,
nella prospettiva di un'educazione
alla cittadinanza che punti a co-
La scuola
Monteleone
di
Taurianova
riceve
il premio
a Bologna
Medaglia
del
presidente
Napolitano
niugare le diverse identità e radici
col senso di appartenenza e alla comunità nazionale».
Gli alunni della scuola “Monteleone” di Taurianova, coordinati
dalla docente Maria Grazia Simari, si sono classificati primi, tra
tutte le scuole primarie d'Italia, ed
hanno condiviso il podio con la
scuola secondaria di I grado “Igino Cocchi” di Licciana Nardi, in
provincia di Massa Carrara, e la
scuola secondaria di II grado “Nani-Boccioni” di Verona, che sono
state tutte premiate al termine di
una giornata di studi dedicata al
bilancio e alle prospettive derivanti dall'iniziativa.
I criteri tenuti in considerazione
dalla commissione esaminatrice,
nel valutare gli elaborati, che saranno a breve catalogati e resi consultabili presso il Museo dell'Educazione dell'Università di Bologna, sono stati: contenuto e attinenza, originalità, metodologia e
interdisciplinarità.
La dirigente scolastica, Aurora
Placanica, ha espresso grande
soddisfazione per l'importante riconoscimento e per il lavoro portato a termine dagli alunni, sotto la
giuda dei docenti e degli operatori
scolastici che hanno contribuito,
con la loro professionalità, alla
riuscita del cortometraggio “Anch'io sono italiana”, che arriva a
coronamento del ricco anno scolastico 2010/2011 e rappresenta un
incoraggiamento ad operare con
maggiore linfa nell'anno scolastico in corso.
Oggi a Cinquefrondi
Un corso
di formazione
per i giovani Pd
CINQUEFRONDI
“Formare una nuova
classe dirigente capace
di mettere in primo piano i problemi che vive la
Piana”. Questo l'obiettivo del Partito Democratico di Cinquefrondi che
ha organizzato per oggi, con inizio fissato alle
ore 17, il “Primo corso di
formazione politica per i
giovani”.
A darne notizia è stato
il nuovo leader del Pd,
Michele Galimi, secondo il quale «occorre
un'inversione di tendenza per far comprendere soprattutto alle
nuove generazioni che
solo attraverso la riappropriazione di spazi di
democrazia e di confronto, come i circoli, si
potrà contrastare, in
maniera concreta, il
qualunquismo e le approssimazioni che in
questo momento sembrano trovare terreno
fertile».
Per questo motivo, ci
sarebbe bisogno, secondo Galimi, di persone e
soprattutto
giovani
«preparati e motivati,
nonché capaci di esprimere l'orgoglio e la voglia di una nuova militanza che rifiuti categoricamente il principio di
delega, vero male dell'apatia e dell'approssimazione che si sta registrano».
Al corso di formazione
politica, che partirà oggi pomeriggio presso la
sede Pd, sarà presente,
oltre a Michele Galimi
anche la dirigente regionale del Pd Consuelo
Nava, accompagnata da
alcuni giovani della Federazione di Reggio Calabria. Per quanto riguarda gli incontri successivi, hanno invece
già dato la loro disponibilità, il ricercatore universitario dell'Unical,
De Giudici, e Fernanda
Gigliotti. Un momento
culminante dell'intero
corso, saranno gli incontri previsti con i deputati calabresi del Pd e
poi, con tutta la rappresentanza parlamentare
del partito all'interno
della Regione Calabria.
si. ge.
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40 Reggio
Il trentatreenne era stato ucciso il 22 settembre scorso, durante l’ora di punta, in via degli Stadi
Delitto Ruffolo, soluzione vicina
La squadra mobile convinta che l’omicidio sia nato da uno sgarro personale
di TIZIANA ACETO
LE indagini sull’omicidio di
Giuseppe Ruffolo sono arrivate
a un punto cruciale. La squadra
mobile sezione omicidi di Cosenza agli ordini del sostituto
commissario Gianfranco Gentile dovrebbero essere ormai vicinissima all’individuazione
dell’esecutore materiale del delitto. Il cerchio si stringe, mancano ormai pochi tasselli e poi
scatteranno le manette ai polsi
di chi la sera del 22 settembre
scorso alle 19.15 ha esploso i sei
proiettili dalla pistola calibro
7,65 contro Ruffolo.
In questo periodo gli uomini
della squadra mobile hanno lavorato senza sosta, le indagini
non si sono mai fermate e tassello dopo tassello gli inquirenti sono riusciti a raccogliere un
quadro quasi completo per l’individuazione dei responsabili.
Dalla ricostruzione del movente sembrerebbe che l’omicidio si
sia consumato per una vendetta. Una vendetta per uno sgarro
o un affronto subito. L’aspetto
su cui sembrano certi gli inquirenti è che il delitto è stato programmato e messo in atto a distanza di giorni “dall’affronto”.
Adesso si tratta di mettere insieme gli ultimi tasselli per il
completamento del puzzle. In
queste ultime ore saranno decisive per arrivare alla svolta grazie alle indagini investigative
di vecchio stampo portate avanti dagli uomini di Gentile coordinati dal pubblico ministero titolare del caso, Francesco Giuseppe Cozzolino della Procura
della Repubblica di Cosenza.
IL DELITTO. Sono le 19,10 di
giovedì 22 settembre quando
Giuseppe Ruffolo, 33 anni, noto per essere stato arrestato con
il padre nell’ambito di una inchiesta sull’usura nata dalle indagini sul suicidio Perfetti,
chiude la sua agenzia di trasporti su via degli Stadi.
Il giovane entra nella sua Alfa Romeo Giulietta nera e si immette sull’arteria cittadina in
direzione del centro. Quasi certamente è tenuto d’occhio.
A distanza di pochi minuti,
infatti, alle 19,15, quando con
l’auto si trova poco prima del
sottopassaggio che porta a
piazza Europa, gli viene incontro, dal senso contrario, uno
scooterone 500. A bordo del
mezzo a due ruote si trova una
persona (per come ricostruito
dall’unico dei tanti testimoni
oculari presenti in strada che
ha parlato), con il casco.
Una volta arrivato all’altezza
del finestrino lato guida dell’Alfa, il killer esplode sei colpi di pistola calibro 7,65. I proietti vanno tutti a segno. L’ultimo, che
colpisce Ruffolo al cuore e al
polmone, è quello letale.
Mentre il killer si dà alla fuga
verso lo stadio, il 33enne riesce
ad uscire dall’automobile, percorre a piedi 26 metri e si fa soccorrere da un automobilista
fermo a bordo della strada. Pochi minuti dopo però il suo arrivo al Pronto soccorso il decesso.
Alle 21, in contrada Bosco di
Rovito, viene rinvenuta bruciata la moto.
Adesso si attende di conoscere il nome del colpevole.
Giuseppe Ruffolo e l’auto in cui si trovava il trentatreenne ucciso il 22 settembre scorso
DAL TRIBUNALE
Ricatti con un video hard, disposto l’obbligo di firma
IL gip del tribunale di Cosenza,
Branda, ha disposto l’obbligo di
firma per Raffaele Caira trentotenne di Castrolibero, arrestato
in flagranza di reato dai carabinieri di Rende.
L’episodio in questione ha visto
come vittima un uomo di San
Vincenzo La Costa, che è stato avvicinato da Caira. Ebbene, quest’ultimo avrebbe chiesto alla sua
vittima 200 euro in contanti, minacciandolo di diffondere un filmato nel quale lo si vedeva mentre era in atteggiamenti inequivocabili con una giovane prosti-
La gran parte degli imputati ha scelto l’abbreviato
Telesis, il pm chiede
il rinvio a giudizio per tutti
DURANTE l’udienza preliminare di Telesis che si è tenuta
nell’aula bunker di Catanzaro
il pubblico ministero della
Dda di Catanzaro Pierpaolo
Bruni ha ribadito la richiesta
di rinvio a giudizio per tutti gli
indagati accusati di associazione finalizzata alle estorsioni, allo spaccio e alle rapine.
Nell’udienza davanti al gup
Abigail Mellace sono state formulate da parte degli avvocati
della difesa alcune eccezioni
sulla competenza territoriale
e materiale, in particolare per
il fatto che alcune rapine riportate nei fascicoli dell’inchiesta sono avvenute sul territorio pugliese. Sono state eccepite molte posizioni degli indagati che al momento dell’arrestoerano minorenniequindi dovevano essere giudicati
dal tribunale competente.
Sulle eccezioni il gup si è riservato di decidere nella prossima udienza che si terrà il 23
novembre. Già da ieri gli avvocati difensori hanno presentato le richieste per il rito abbreviato o quello ordinario. La
tendenza, soprattutto per gli
imputati più importanti del
processo, dovrebbe essere
quella di propendere per il rito
abbreviato. Rito ordinario invece per i due carabinieri,
Francesco Romano e Massimiliano Ercole, coinvolti
nell’operazione. Le decisioni
verranno formalizzate il 21
novembre a da gennaio partirà il processo abbreviato. I fratelli Bonaventura ed Ernesto
Lamacchia che hanno scelto il
giudizio immediato saranno
giudicati il 25 maggio dinanzi
al tribunale collegiale di Cosenza. Gli altri indiziati sono i
fratelli Fabio, Luca e Andrea
Bruni. Seguono Edyta Kopac-
zynska, moglie di Michele
Bruni (il presunto boss morto
nei mesi scorsi), Giuseppe
Prosperoso, Umile Miceli,
Emanuele Pagliuso, i cugini
Vincenzo, Ernesto, Marco,
Adolfo e Fabio, Francesco Pino (omonimo dell’ex boss),
Carlo e Daniele La Manna, Mario Attanasio, Giovanni Abbruzzese, Franco Bruzzese,
Luca Sabato, Luciano Impieri, Romualdo Marsico, Domenico Musolino, Carmine Gazzaruso, Salvatore Orabona,
Pasquale Ripepi, Luigi Naccarato, Massimo Greco, Maurizio Viola, Luigi Morelli, Ro-
berto Mandarino, Francesco
Rocchetti, Domenico e Antonio Iaccino, Andrea Gagliano,
Monica Pranno, Gabriele Pati, Massimiliano Lopolito,
Vincenzo Perri, Francesco Ripepi, Cataldo Iaccino, Luigi
Abbruzzese, Domenico Falbo
e Pasqualino Gagliano. Gli indagati sono difesi, tra gli altri,
dai penalisti Luca Acciardi,
Roberto Loscerbo, Rossana
Cribari, Nicola Rendace, Marcello Manna, Giuseppe Bruno, Filippo Cinnante, Roberto
Le Pera, Franz Caruso e Concetta Santo.
tiz. a.
Non rientrerà a casa, ma sarà ricoverato in un istituto
Lo zio del piccolo Alex
ha lasciato l’ospedale
È STATO dimesso Agostino, lo zio del piccolo Rodolfo Alex, iscritto nel registro degli indagati con
l’accusa di aver lanciato il
nipote dal quarto piano.
All’uscita dall’ospedale, terminato il trattamento sanitario obbligatorio e i controlli, per lui è
stata decisa la strada
dell’istituzionalizzazione. Non rientrerà a casa
quindi, ma sarà seguito e
assistito in una struttura
sanitaria. Dovrebbe trattarsi della struttura “Borgo dei Mastri” a Paterno.
Nelle scorso ore il Centro
di salute mentale (Agostino soffre di disturbi psichici) ha discusso il da
farsi con le assistenti sociali incaricate dall’assessore al Welfare di Palazzo
dei Bruzi, Alessandra De
Rosa che sta seguendo
dall’inizio la vicenda. Il
Comune si farà carico di
garantire, con i propri
mezzi, il trasferimento di
Agostino dalla struttura
che lo ospiterà all’ospedale per effettuare la quotidiana dialisi.
Resta invece in ospedale, nel reparto di Neonatologia dell’Annunziata, il
piccolo Rodolfo Alex. È in
buone condizioni, ma i
medici aspettano l’assorbimento di alcuni piccoli
traumi e il via libera del
giudice tutelare.
tuta.
Da qui la fissazione di un appuntamento, nei pressi di un albergo di Rende per uno scambio
del filmato contro i soldiin contanti. La vittima ha fatto finta di
accettare e ha poi contattato i carabinieri di Rende.
E così all’appuntamento l’uomo è andato coi carabinieri in
borghese, rimasti a debita distanza a controllare il tutto e
pronti a intervenire al momento
opportuno.
La vittima ha eseguito le indicazioni di Caira, mettendo i soldi
su di un cassonetto della spazzatura. Poi se ne è andato. A quel
punto è entrato in azione l’estortore, che ha preso i soldi. Non ha
però fatto neanche un passo che è
stato bloccato dai carabinieri del
capitano Adolfo Angelosanto e
portato direttamente in carcere.
Per la cronaca, del filmato del
presunto intrattenimento della
vittima designata con una prostituta non c’era traccia. Su questo
punto ha molto insistito il legale
di Caira, l’avvocato Salvatore Vetere che ha ottenuto per il suo assistito l’obbligo di firma.
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Cosenza 31
Sabato 19 novembre 2011
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Email: [email protected] - Amantea E-mail [email protected] - [email protected]
Paola E-mail [email protected], [email protected], [email protected]
San Lucido Email [email protected]
Scalea Email [email protected]
Belvedere Email [email protected]
Acquappesa E-mail [email protected]
L’arrestato, nell’interrogatorio di garanzia avrebbe detto che tutti scaricavano nella valle dell’Oliva
L’indagine sul fiume si allarga
Nel mirino della Procura di Paola ci sono altri imprenditori della zona
di PAOLO OROFINO
AMANTEA - La procura di Paola continua a rimanere convinta della colpevolezza di Cesare
Coccimiglio accusato di disastro ambientale e arrestato
mercoledì scorso, nell'ambito
dell'inchiesta sui rifiuti che per
anni e anni sono stati abusivamente interrati nella vallata
del fiume Oliva. Nonostante
l'imprenditore
settantacinquenne si sia difeso dalle accuse durante l'interrogatorio di
garanzia, il procuratore Bruno
Giordano ha ribadito al gip, attraverso un'articolata memoria, la necessità di mantenere
Coccimiglio agli arresti domiciliari. Le giustificazioni fornite dall'imprenditore amanteano non sono state ritenute sufficienti dagli inquirenti, che
conseguentemente hanno respinto la richiesta di revoca della misura restrittiva avanzata
dall'avvocato Nicola Carratelli,
difensore di Coccimiglio. Dopo
il parere contrario espresso dal
pm, ora la parola passera al gip
che dovrà decidere se confermare o meno l'arresto. Cesare
Coccimiglio, titolare di un'impresa per l'estrazione di materiali edili e per il trasporto degli
stessi, dinanzi al giudice per le
indagini preliminari, che in
quella zona a partire dagli anni
Ottanta, hanno scaricato tutti,
imprese del posto e altri enti,
poiché quell'area, a torto o a ragione, veniva considerata una
discarica. Poi ha sottolineato
come la sua ditta sia da diversi
anni sottocontrollo delle forze
dell'ordine, che hanno osservato continuamente l'entrata e
l'uscita dei suoi camion. Tuttavia la procura della Repubblica
ritiene che l'imprenditore abbia avuto un ruolo nell'attività
illecita di scarico e interramento di ingenti quantità di materiali di risulta nelle adiacenze
del fiume Oliva. Condotta delittuosa che sarebbe stata favorita dalla vicinanza della sede
dell'impresa all'area inquinata.
NON TARDERANNO ALTRI SVILUPPI - Ovviamente
Coccimiglio, che maggiormente ha trattato l'estrazione ed il
trasporto di materiale inerti,
con parentesi dedicate a lavori
di bitumazione delle strade,
non può essere il solo responsabile dell'ammasso di rifiuti,
stratificato nel sottosuolo dei
vari siti individuati. Vi sono
materiali di diversa natura,
«Non possiamo lasciare soli i magistrati»
La Cgil invita i cittadini
a una mobilitazione
di RINO MUOIO
Gli esperti durante i carotaggi nella valle dell’Oliva
che vanno dai metalli pesanti,
alla polvere di marmo, con picchi in alcuni punti, addirittura
di arsenico. Per questo, quindi,
anche altri soggetti sarebbero
finiti sotto la lente della procura di Paola, a caccia di ulteriori
responsabilità penali e civili. In
tale contesto potrebbe assumere una certa importanza le dichiarazioni dei proprietari dei
suoli inquinati, che sono stati
iscritti nel registro degli indagati. Staremo a vedere cosa accadrà in seguito in una vicenda
che appare ancora distante dal
suo epilogo.
IL COMUNICATO DELL'AMMINISTRAZIONE - Sulla svolta avuta dall'inchiesta
con l'arresto del noto imprenditore è intervenuta pure l'amministrazione comunale. “In relazione agli ultimi sviluppi delle
indagini sull'inquinamento
del fiume Oliva - si legge su una
nota - ed indipendentemente
dagli esiti processuali che nessuno intende anticipare, è opportuno rappresentare che solo grazie alla caparbietà dell'azione della Procura della Repubblica di Paola e delle forze di
Polizia inquirenti, è stato possibile dare dignità e sostanza
all'azione dello Stato nella tutela del primario diritto alla salute della nostra comunità ed alla
tutela del nostro incomparabile territorio”.
“Particolarmente grave continua la nota - appare il fatto
che larga parte dei rifiuti inter-
rati nell'area sembra provenissero da lavorazioni e/o produzioni non presenti in Calabria,
a testimonianza di un fenomeno che, forse per troppo tempo
sottovalutato, ha interessato
molte aree del nostro meridione. L'atteggiamento che questa Amministrazione comunale ha mantenuto sulla vicenda è
stato di estrema attenzione e
prudenza, di appoggio alle autorità inquirenti, mettendo a
disposizione i pochi uomini e le
poche risorse di cui disponiamo, unitamente all'interessamento dell'Assessorato Regionale all'Ambiente sulla reale
possibilità di bonifica del sito, a
conclusione delle indagini ed
in presenza della caratterizzazione dell'area da parte dell'ISPRA. Già sin d'ora riteniamo
però doveroso che la Provincia,
la Regione, lo Stato, ognuno
per la propria competenza si
adoperi per la necessaria bonifica del sito, al fine di ridare serenità e tranquillità alle popolazioni interessate e per la realizzazione di un parco fluviale
che restituisca dignità e valorizzi una delle più belle aree
paesaggistiche della nostra
Calabria. Ciò costituirebbe un
importante segnale di un rinnovato e responsabile impegno
della classe politica a salvaguardia del territorio ed un
monito per il futuro affinché
non abbiano a ripetersi simili
devastazioni a danno di intere
comunità”.
AMANTEA –«Stiamo valutando con i
nostri legali, possibili azioni a difesa
dei cittadini di tutto il territorio. Non
vi è dubbio che, accertate le responsabilità, qualcuno ne dovrà rispondere». A parlare è Massimiliano Ianni,
responsabile della Cgil di Amantea,
che interviene, come ieri aveva già
fatto il Comitato Civico “Natale De
Grazia”, sui recenti sviluppi delle indagini portate avanti dalla Procura
della Repubblica di Paola, in riferimento all’accertata presenza di almeno 90.000 metri cubi di sostanze e
materiali inquinanti e nocivi nell’alveo del fiume Oliva.
«Iniziano ad emergere chiaramente tutti i danni causati dall’inquinamento perpetrato in questi anni a
scapito del nostro territorio – afferma ancora Ianni - E’ certo, ora più che
mai, che sia il mare sia la terra sono
fortemente inquinati. Stiamo sognando? O forse qualcuno inconsciamente segue fantasmi? Coraggiosamente c’è chi sta facendo il proprio
dovere e sta portando alla luce fatti ritenuti impensabili. Forse è il caso che
tutti i cittadini manifestino un minimo di consenso. E’ necessario pensare di progettare un cambiamento
possibile per far rinascere il territorio».
Il segretario cittadino della Cgil,
poi, nelle more della prosecuzione
delle indagini in pieno sviluppo, affronta la questione della bonifica
dell’area dell’Oliva, interessata dallo
smaltimento illecito dei rifiuti, chiamando le autorità locali a condurre
questa battaglia con maggiore convinzione
«Noi siamo convinti - afferma - che
le inchieste (inquinamento del mare
per mancata depurazione, interramento di rifiuti nocivi) debbano andare avanti, fino in fondo, smascherando i colpevoli diretti ed i fiancheggiatori. Lo si deve innanzitutto ai tanti che in questi anni si sono ammalati
di tumore. Lo si deve, alle nuove generazioni, lo si deve ai cittadini onesti.
Basta nascondere la verità – aggiunge - E’ necessario, invece, bonificare i
siti che sono risultati e risulteranno
inquinati. Per questo i Sindaci, i politici chiamati ieri e oggi a cimentarsi
Massimiliano Ianni
con un difficilissimo tentativo di rassicurare le popolazioni, non hanno
altra scelta che trasformarsi in politici coraggiosi, tutt’altro che neutrali.
Tocca a loro, con l’aiuto dell’Unione
Europea, delineare le soluzioni, se
non vogliono passare, a torto o a ragione, dalla parte dei colpevoli. Non
possiamo dimenticare, tuttavia, su
questa vicenda, l’atteggiamento superficiale del Governo».
«Come abbiamo fatto qualche mese
fa, assieme ad altre associazioni,
chiediamo alla popolazione tutta di
mobilitarsi affinché il nostro mare e
la nostra terra siano bonificate e riportate agli antichi splendori. La mobilitazione - conclude – sarà utile anche a dimostrare la nostra vicinanza
alla magistratura inquirente, lasciata da sola in questa difficile vicenda».
Nei prossimi giorni sapremo di più
se e quando si terrà questa manifestazione. Le cose certe sono quindi
due. Da un lato che la Cgil sta valutando se costituirsi come parte civile
in un eventuale processo e dall’altra
che non ha nessuna intenzione di abbassare la guardia sulla vicenda.
Cetraro. Il sindaco Aieta che chiede l’apporto di tutti, pronto ad azzerare l’esecutivo
Una task force su evasione ed energia
di GAETANO BENCIVINNI
CETRARO - Sarà costituito un comitato politico ristretto con il compito di affiancare l’amministrazione comunale
di Cetraro nell’arduo impegno di risolvere i problemi dell’evasione tributaria, della dismissione di immobili comunali e del risparmio energetico.
È questo il risultato dell’incontro tra
i partiti e i movimenti civici che sostengono la giunta Aieta, tenutosi giovedì
sera su espressa richiesta del primo cittadino.
Nell’occasione Aieta ha sottolineato
la sua disponibilità anche ad azzerare
l’esecutivo con la finalità di favorire un
approfondimento a bocce ferme sulle
difficoltà che si registrano nell’azione
amministrativa.
C’è una emergenza che ostacola il
cammino dell’amministrazione comunale, costituita dalla crisi finanziaria,
acuita dalla caduta verticale di entrate.
In una situazione così difficile, secondo il sindaco, occorre trovare un
raccordo virtuoso tra partiti politici,
consiglio comunale, commissioni consiliari ed amministrazione comunale
per affrontare con rinnovato slancio e
con entusiasmo le innumerevoli difficoltà in cui si dibatte la cittadina tirrenica.
Le delegazioni dei partiti hanno respinto
l’ipotesi
dell’azzeramento
dell’esecutivo, che è stato rinviato al
mese di settembre del prossimo anno.
In questo arco di tempo occorre far
fronte comune per aggredire le difficoltà e per dare risposte adeguate ai
tanti problemi della comunità cetrarese.
La realizzazione delle opere pubbliche procede. A fine novembre sarà indetta la gara d’appalto per il progetto
Borgo San Marco 2010. Entro il mese di
dicembre sarà completata la fase della
elaborazione teorica del piano struttu-
rale comunale.
Novità rilevante il finanziamento di
770 mila euro per la realizzazione del
centro ittico, che rappresenta una occasione notevole per il rilancio di un comparto pesantemente colpito dalla crisi e
messo in ginocchio da anni in seguito
alla nota vicenda della ex Nave dei veleni.
Si stanno accelerando le procedure
per il bando di gestione della struttura
portuale con la finalità di imprimere
una ulteriore spinta al rilancio di una
struttura turistica, che già rappresenta una splendida realtà per la cittadina
tirrenica.
Martedì prossimo nella sede del Partito socialista italiano si terrà una nuova interpartitica per approfondire i
percorsi che riguardano il completamento delle opere pubbliche, la presentazione dei progetti integrati di sviluppo locale e l’attrazione di nuovi investimenti.
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Tirreno
Sabato 19 novembre 2011
Dedicata a Teresa Buonocore uccisa a Portici per difendere la figlia dagli abusi di un pedofilo
Voce ai testimoni di giustizia
Una giornata all’auditorium per ricordare le vittime della criminalità
di AZZURRA CONDELLO
RICORDARE le vittime della mafia e della
criminalità organizzata è lo scopo della “II
Giornata nazionale dei testimoni di giustizia”, celebrata ieri con il convegno-dibattito
presso l'auditorium Casalinuovo di Catanzaro. Una giornata dedicata a Teresa Buonocore, “Madre coraggio” uccisa a Portici
per difendere la figlia dagli abusi di un pedofilo, ma anche a chi, come lei, ha dato la vita in nome della giustizia e della tutela dei diritti umani. Organizzata dalla “Fondazione
Don Francesco Caporale”, presieduta da
Fulvio Scarpino, assessore comunale alle
Politiche sociali, la giornata ha lasciato un
segno profondo nelle coscienze di tutti i presenti, commossi e indignati dalle testimonianze degli ospiti. Enzo Romeo, giornalista del Tg2, intervista le vittime della criminalità, persone che per desiderio di giustizia hanno rinunciato ad una vita libera.
AlfioCariatiera titolarediunaconcessionaria diautomobili inprovincia diCosenza.
Una attività redditizia e onesta, che la mafia
non potevaignorare. MaCariati fauna scelta insolita e coraggiosa. Il suo no al pizzo si
trasforma in denuncia delle cosche mafiose, ed è l'inizio dell'inferno. Lo stato non ha
garantito una adeguata protezione al testimone, costretto a lasciare la sua terra, a
scappare dalla Calabria, a vivere nascosto,
rinunciando agli affetti e all'attività. «Tornando indietro non so se lo rifarei» ammette
Cariati. «Denuncerei di nuovo per rispetto
ai miei valori, non lo farei più perché lo Stato
mi ha lasciato solo, impedendomi di avere una
vita normale». Il caso di
Alfio Cariati, è raccontato nel libro di Saverio Paletta, “Sotto racket”, che
denuncia la solitudine
dei testimoni di giustizia, per nulla tutelati da
istituzioni che non fanno abbastanza, secondo
lo scrittore, per rendere
la legge efficace e proteggere chi agisce in nome dello stato.
«Uno stato che per risparmiare» afferma Paletta «attribuisce a queste vittime lo status di
collaboratori di giustizia e non di testimoni,
dando poco peso alla differenza fondamentale
esistente tra le due condizioni». Testimone è infatti colui che, a differenza del collaboratore,
non ha avuto alcun rapporto con organizzazioni malavitose, ma è vittiFerdinando Imposimato ma innocente o spettatore di azioni illecite. La
stessa dura realtà è quella vissuta da Pino
Masciari, catanzarese testimone di giustizia che da diciassette anni vive in esilio, sotto protezione e senza libertà per sé e per i figli, per aver denunciato la mafia e aver detto
no alla“tassa”. È arrabbiatoPino,è incredulo,è delusodallasocietà,dalla politicachesi
è macchiata di reato quando «ha chiesto il 6
per cento del fatturato, contro il 3 per cento
richiesto dalla mafia». «Dichiarazioni come
questa non hanno bisogno di commenti» osserva il giornalista Enzo Romeo. Toccante
anche la storia di Pina Buonocore, sorella di
Teresa Buonocore, intervenuta per ricordare una madre che «non ha avuto coraggio,
ha solo amato i suoi figli». Pina sul palco non
trattiene le lacrime, affronta il dolore del ricordo per proseguire il cammino verso la
giustizia intrapreso da sua sorella, convinta, nonostante tutto, dell'importanza di
mettere daparte vergognae paurae denunciare a testa alta chi commette un reato. Tre
storie di eroi, cui si aggiunge quella di Rita
Atria, raccontata nel film “La siciliana ribelle” di Marco Amenta. Gianvito Casadonte,
direttore artistico del Magna Graecia Film
Festival, presenta il film dedicato alla figura di una ragazza che, cresciuta all'interno
di una famiglia mafiosa, decide di dire basta
ad omicidi, ricatti e traffico di droga, denunciando non solo i mafiosi del paese, ma anche la sua stessa famiglia. Il peso di una vita
sotto scorta e il dolore per la morte del giudice che ha combattuto con lei la sua battaglia
contra la mafia, indurranno la giovane ragazza al suicidio. Rita Atria si è tolta la vita
sette giorni dopo la morte di Paolo Borsellino, avvenuta il 19 luglio 1992. Nel pomeriggio spazio al convegno durante il quale sono
intervenuti i massimi esponenti della magistratura italiana: Vitaliano Esposito, procuratore generale della Corte di Cassazione,
Antonio Esposito, presidente di sezione della Corte di Cassazione, Ferdinando Imposi-
Consegnate
le targhe
a Buonocore
don Vattiata
e Curcio
mato, presidente onorario della Corte di
Cassazione. Durante il dibattito, moderato
da Filippo Veltri, responsabile Ansa Calabria, si è parlato ancora di testimoni di giustizia, del fondamentale ruolo che essi ricoprono per smascherare le cosche mafiose,
ma anche dei rapporti tra mafia e politica,
attraverso le testimonianze di magistrati
che hanno contribuito ad introdurre leggi a
tutela dei collaboratori di giustizia e dei testimoni, partecipato ad importanti processi
e agito sempre contro la mafia. Difficile capire da dove partire per combattere una criminalità organizzata che si annida anche
nella politica, nell'imprenditoria e nella
stessa magistratura. È ciò che emerge dalle
testimonianze di giudici che non hanno perso, nonostante tutto, la fiducia nella possibilità di debellare il cancro del sud. Significative le targhe consegnate durante la giornata a Pina Buonocore, don Tonino Vattiata e
Salvatore Curcio, per aver portato avanti la
lotta ai clan. Numerose le autorità presenti
all'incontro, che tra mattina e pomeriggio,
hanno tenuto a portare il personale saluto
alle vittime della malavita e ai magistrati,
pronunciando parole di sostegno e ammirazione per chi ogni giorno porta avanti una
difficile battaglia. Tra i presenti l'assessore
alla cultura della Regione Calabria, Mario
Caligiuri, certo che attraverso l'informazione corretta e la formazione dei giovani si potrà compiere un passo importante per la rivolta del sud, cui la mafia sottrae risorse
fondamentali per lo sviluppo. Anche Wanda Ferro si pronuncia a favore del dialogo
con i giovani, e soprattutto dell'informazione e della solidarietà «perché ciò che uccide i
testimoni è la solitudine, l'indifferenza di
chi crede che il problema sia lontano da sé».
La giornata si è conclusa con una serata di
beneficienza e il concerto di Michele Amadori presso palazzo De Nobili.
Da sinistra Antonio Esposito, Filippo Veltri e Vitaliano Esposito
La capacità genitoriale secondo l’analisi di Giovanni Lopez
L’abuso e la morte del sè
Dibattito promosso dal garante per l’infanzia
di ADELE CANNISTRÀ
LA società contemporanea si è sicuramente evoluta rispetto all'antichità.
Storicamente, infatti, la società non si
è mai mostrata particolarmente sensibile ai maltrattamenti sui minori.
Oggi la consapevolezza rispetto a
questa piaga è cresciuta notevolmente
riconoscendo in un abuso sul minore
la morte di una parte del se adulto. Ecco allora che parlare di abusi sui minori e bambini abusati assume una doppia valenza perché consente di studiare sui casi e programmare interventi
trasversali capaci di coinvolgere tutte
le istituzioni al fine ultimo di cancellare questa ferita dal mondo intero. E il
bambino abusato è stato al cento del
convegno tenuto ieri mattina all'Itis
“Scalfaro” di Catanzaro e organizzato
dal Garante per l'infanzia e l'adolescenza di concerto con l'assessorato
provinciale alle politiche sociali. Tanti
i presenti. Il prefetto Antonio Reppucci, l'assessore provinciale Sergio Polisicchio, il dirigente scolastico dell'istituto ospitante Giuseppe Rizzitano, il
Garante per l'infanzia e l'adolescenza
Marilina Intrieri, il presidente dell'ordine dei medici Enzo Ciconte e ancora
Massimo Micalella e non sono tutti.
Tanti i temi trattati dagli specialisti
del settore. Dal ruolo dell'assistente
sociale, nodo cruciale sciolto dall'assistente sociale dell'ufficio minori della
Questura Lina Pingitore alla valutazione della capacità genitoriale, tema
bollente analizzato e approfondito dallo psicologo e psicoterapeuta Giovanni Lopez. E poi ancora il ruolo del medico nella cura delle patologie e quello
del neuropsichiatra nella costruzione
di un team territoriale. Il pomeriggio è
stato invece dedicato alla tutela del minore e al giusto processo all'interno di
un contrasto che sembra insuperabile. E quando si parla di minore abusato
non si può non fare
accenno alla necessità dell'ascolto, alla tutela processuale, alle insidie della formazione extragiudiziale. E alla base di
tutto ritornano i tanto nominati diritti, le esigenze, i bisogni affettivi e psicologici del bambino. La dichiarazione dei diritti del fanciullo firmata a Ginevra nel 1925 afferma, non a caso,
che il minore deve essere posto in condizione di svilupparsi in maniera normale sul piano fisico e spirituale. Nel
‘59 l'assemblea generale dell'Onu attraverso la carta dei diritti del fanciullo riconosce una serie di diritti come il
diritto di nascita, il diritto all'istruzione, al gioco e alla protezione. Obiettivi
che oggi, a distanza di appena quarant’anni, non sono ancora stati raggiunti.
Nominata dalla segreteria regionale Coisp (sindacato indipendente di polizia)
Pari opportunità, incarico a La Vecchia
LA SEGRETERIA regionale calabrese del Coisp – il sindacato Indipendente di Polizia - ha nominato
Caterina La Vecchia, operatrice
della Polizia di Stato in servizio
presso la Questura, responsabile
per l’Ufficio Pari Opportunità del
Sindacato.
«Ringrazio la Segreteria Regionale del Coisp Calabria per
l’opportunità datami, - ha subito
dichiarato Caterina La Vecchia con la consapevolezza che questo
incarico rappresenta un impegno
assunto non solo nei confronti di
tutte le donne della Polizia di Stato, ma di tutti i colleghi, senza alcuna distinzione di sesso, per promuovere e diffondere il concetto
di Pari Opportunità nel nostro
ambiente lavorativo. Credo infatti che, solo riconoscendo, rivendicando e tutelando le differenze di
Caterina
La Vecchia
alle Pari
opportunità
genere esistenti – conclude la neo
dirigente sindacale- si possa agire per eliminare gli eventuali
ostacoli derivanti dalle scelte e
dalle convinzioni personali di
ogni dipendente della Polizia di
Stato, nella certezza che il pieno
rispetto delle reciproche differenze possa condurre ad eliminare
qualsiasi forma discriminatoria». Nell’ambito di questa specifica materia sindacale, la segreteria Regionale del Coisp avvierà, a
breve, una serie di iniziative.
Il pubblico
presente
al dibattito
promosso
all’Istituto
Scalfaro
di
Catanzaro
Rubati
i pluviali
al cimitero
FURTO dei pluviali alle cappelle dell'ampliamento del cimitero.A segnalarloè ilpresidente del cimitero, Lorenzo
Passafaro che, in una nota,
scrive: «dopo l'avvenuto furto
dei pluviali in alcune cappelle
dell'ampliamento del cimitero di via Paglia, mi sono rivolto all'Ufficio del cimitero, rappresentato daEmanuele Cannistrà che mi ha assicurato la
denuncia fatta ai carabinieri
ed intanto i danneggiati di volerli rimetteredi plastica.Alla
mia domanda, perchè i danneggiati e non il Comune che
gestisce il territorio, la risposta è chiara: perchè il custode è
responsabile per il suo servizio di giorno, mentre non è assicurata danessuna polizzala
custodia notturna».
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Catanzaro 25
Sabato 19 novembre 2011
Vallefiorita. Iniziativa del sindaco e del presidente della Comunità montana Taverna. Da ieri
Tre giorni
di festa
per gli anziani
Consiglio comunale straordinario dopo il rogo delle auto in centro del paese
Le istituzioni si ribellano
di MASSIMO PINNA
VALLEFIORITA - Vallefiorita reagisce nel nome della
legalità. Dopo che nella
notte tra sabato e domenica
in pieno centro storico due
auto sono andate completamente distrutte dalle fiamme, il sindaco Salvatore
Megna e l'amministrazione comunale tutta di Vallefiorita a cui si aggiunge anche il consigliere comunale
Tonino Laugelli nella sua
nuova veste di presidente
della comunità montana
Fossa del Lupo/Versante
Ionico reagiscono e convocano in via straordinaria e
di urgenza, il consiglio comunale per oggi sabato 19
novembre, presso la sala
consiliare del palazzo municipale, alle ore 17,30.
Una forte iniziativa pubblica che l'Amministrazione comunale ha preso
nell’immediatezza dei fatti
di cronaca «nella ferma intenzione di condannare
apertamente e pubblicamente qualsiasi episodio
che possa essere ricondotto
a metodo o strategia mafiosa, nonché nell'unico interesse di tutelare la cittadinanza tutta dal vile agire di
quanti si prestano ad attuare le suddette strategie».
La convocazione del Consiglio comunale è stata divulgata attraverso una serie di manifesti e volantini
che sono stati affissi per le
vie della città. In primo piano, la necessità esplicitata
da parte dell’amministrazione comunale di innalzare il livello di attenzione
della comunità sui valori
del rispetto della legalità e
dell’ordine pubblico.
Pertanto, si legge sui manifesti pubblici affissi nelle
vie del paese, «la cittadinanza tutta è invitata ad intervenire al dibattito, manifestando in primo luogo
con la partecipazione, la
condanna unanime verso
simili avvenimenti con l'o-
Una riunione del consiglio comunale di Vallefiorita
biettivo di perseguire valori improntati alla legalità
ed alla liceità».
Su questo crinale si snoderà l’intera seduta del
Consiglio comunale di oggi pomeriggio, indicato come arena nella quale dare
sfogo alle istanze democratiche e delle istituzioni del
paese.
Per gli amministratori
comunali di Vallefiorita,
infatti «è importante comunicare il messaggio che
non temiamo l'odiosa cappa con cui ci hanno voluto
opprimere fin da ora e che
non avremo nessuna titubanza nel denunciare sempre gli avvenimenti criminosi con i quali da troppo
tempo si macchia il nome
del nostro paese, insieme a
quello di quanti vi abitano,
conducendo una vita onesta e dignitosa. Non abbiamo nessuna intenzione di
piegarci - si legge ancora
nel volantino in cui viene
data notizia della convocazione del civico consesso di fronte a tali ignobili accadimenti criminosi, ma
staremo vicini alla cittadinanza dalla parte della legalità».
Da questa impostazione,
insomma, legalitaria prenderà il via la discussione
nel palazzo della città, con
la determinazione - ove ce
ne fossero le condizioni - di
assumere tutte le iniziatve
necessarie per far avvertire alla cittadinanza la piena e assoluta vicinanza delle istituzioni democratiche
che operano e agiscono sul
territorio
di CARMINE MUSTARI
TAVERNA - L'Amministrazione comunale guidata dal
sindaco Eugenio Canino anche quest'annocelebrerà lafesta degli anziani che vede la
partecipazione di più di un
centinaio di ultra sessantacinquenni tavernesi.
«Nonostante le difficili condizioni economiche siamo riusciti con un piccolissimo impegno finanziario ad organizzare una serie di eventi che terranno occupati i nostri anziani per tre giorni consecutivi».
È quanto ha affermato l'assessore alle Politiche Sociali, Biagio Vavalà. Da ieri al via una
tre giorni con la proiezione di
un film del grande Totò, con
una serata danzante dedicata
al liscio e si conclude con un
pranzo domenicale.
Cropani. Presentata la tappa catanzarese della manifestazione
“Rock a Sud”, si riparte
di FRANCESCA FROIO
CROPANI - Partito il conto alla rovescia
per l'evento musicale tra i più attesi della
regione sembra essere giunto ormai al
termine per la prima tappa del Rock a
sud vol.3.
Ad ospitare il concorso nella sua prima serata è stato questa volta un locale
di Martelletto, all'interno del quale si sono sfidate a suon di musica ben 4 band ed
un autore singolo. Un concorso musicale quello in questione che, giunto alla
terza edizione, sembra perfezionarsi e
raggiungere livelli sempre più alti, tutto ciò grazie all'impegno
di capacissimi organizzatori oggi ancora più
numerosi, la manifestazione vanta infatti quest'anno non solo la partecipazione ai lavori dell'associazione musicale
Rotta a Sud ma anche di
altre 3 realtà musicali note come gli Stato Puro, lo
studio di registrazione
L’evento
coinvolge
le migliori
band
Cento Gradi ed il Circolo Auser di Albi.
Un lavoro minuzioso ed attento quello
presentato nei giorni scorsi mediante
una conferenza stampa indetta appositamente dallo staff che ha dichiarato
«siamo orgogliosi e felici di poter vantare quest'anno la presenza di ben 33 band
iscritte provenienti da Calabria, Sicilia,Lombardia e persino Veneto, che verranno valutate in occasione delle 7 preselezioni che avranno luogo tra Catanzaro, Reggio, Cosenza e Cropani M.,
questo abbattimento dei limiti geografici -hanno sottolineato gli organizzatori per noi e per gli iscritti al concorso è certamente già un bel traguardo a prescindere da chi vincerà il concorso perché
riuscire a superare limiti e barriere regionali mediante il solo amore comune
per la musica rappresenta di per sé la più
grande vittoria».
Il concorso si concluderà come di consueto con il max evento finale del rock a
sud vol.3 fissato per giorno 26 dicembre
presso il centro commerciale La Torre di
Cropani Marina dove, assieme ad ospiti
d'eccezione come Max Stratos e The Bor-
der , avverrà la premiazione della band
vincitrice tra le 4 classificate che si aggiudicherà un premio in danaro di 400
euro, 10 ore di registrazione presso lo
studio 100 gradi e la partecipazione automatica al Rock Auser 2011 .
«Rinnovando al pubblico l'invito ad
una numerosa partecipazione - hanno
aggiunto infine gli organizzatori
dell’evento - vogliamo ringraziare in
modo particolare gli enti e le associazioni che ci hanno patrocinato e ricordiamo
a tutti che il nostro comune obiettivo è e
rimarrà quello di dare sfogo e voce alla
musica emergente ed a tutti quei giovani capaci che ancora credono e lottano
per le loro passioni».
Gli
organizzatori
dell’evento in
conferenza
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Catanzaro 27
Provincia
Sabato 19 novembre 2011
34
Sabato 19 novembre 2011
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«Inefficiente la risposta della macchina comunale ed è un problema serio per la città»
Tano Grasso getta la spugna
L’assessore alla Cultura ha annunciato l’addio in conferenza stampa
di GIANLUCA GAMBARDELLA
NONOSTANTE la richiesta di ripensarci, formulata ancora una volta ieri, del sindaco Gianni Speranza, Tano Grasso è inamovibile come il busto
di Canova davanti al quale lo annuncia alla stampa: «mi dimetto da assessore alla cultura, il mio ultimo atto
sarà la risposta all'articolo di Augias
su La Repubblica».
Se l'apparizione a pagamento (costò 18.248,04 euro) di giugno per
“Trame” riscosse grande successo, il
ritorno sul quotidiano nazionale della politica culturale dell'assessore
Grasso non ha ricevuto gli stessi elogi. L'intervento di Augias viene definito «la goccia che ha fatto traboccare il vaso, anche se non si è fatta corretta informazione come si doveva»,
e come motivazione reale del mancato fine mandato come componente
della giunta viene indicata «il non essere riuscito a creare una sintonia
tra il mio progetto culturale e l'inefficiente risposta della macchina comunale, ed è un problema serio che
rimane alla città e al sindaco che già
ad aprile mi aveva fatto pensare alle
dimissioni. Se fossi riuscito a realizzare il 40% di quanto avevo in mente
sarebbe stato un sacrificio, non aver
raggiunto nemmeno il 20% non è accettabile». Per Grasso «la battaglia
persaèchele mieideenonhannotrovato la giusta condivisione ed entusiasmo in chi doveva metterle in pratica» ammettendo che «l'unico rammarico è non aver riportato il cinema
nel centro di Lamezia, con in sospeso
il caffè letterario ed il laboratorio di
scrittura».
L'ex assessore rivela anche come
«la buona riuscita di Trame è dipesa
dall'Associazione antiracket lametina, altrimenti con le sole forze comunali non avrebbe avuto quel successo, e adesso si sta lavorando ad un'omonima fondazione di cui accetterei
la presidenza se mi fosse proposta».
In questo anno e mezzo molte sono
state le critiche avanzate al già ex assessore e alcuni suoi modi, da cui si
difende: «i miei tanti limiti, come il
mio carattere, li ho sempre riconosciuti, ma ho sempre avuto un atteggiamentoumile. L'hodimostratonei
primi 6 mesi del mandato quando ho
incontrato chiunque mi chiedesse
ascolto, non lasciando mai il mio ufficio prima delle 23, e mi piace ricordare come la prima visita ufficiale da assessore sia stata al campo rom di
Scordovillo».
Grasso elogia così il proprio operato: «si è fatta una scelta strategica, un
documento di 18 pagine pubblicato a
settembre 2010 su cui è seguita una
ricca discussione. Poi si sono prediletti, dati i tagli, progetti come “Capusutta” e “Trame”, con i quali per la
prima volta si è puntato alla produzione culturale e non solo alla fruizione, non potendo a quel punto rispettare gli impegni degli altri anni
presi con alcune associazioni», sostenendo però che «la concorrenza aiuta
a crescere, e a valutare i progetti sarebbe stata una commissione non politica».
Secondo l'ex assessore «da anni
sempre gli stessi soggetti usufruivano dei finanziamenti, la politica culturale comunale veniva delegata per
intero a soggetti privati, mentre per
far crescere questa città serviva un'aria nuova, aprirsi a nuovi interventi
e soggetti», citando poi direttamente
la diatriba con l'Ama Calabria: «un
regolamento esisteva già dai tempi
dei commissari, ma con il ricorso presentato al Tar si è bloccato tutto l'iter.
Altra anomalia in questa vicenda è
che esiste una convenzione con cui il
Comune sovvenziona e dà una sede
ad una scuola privata di musica».
Stringato e ironico il commento a
fine conferenza del consigliere comunale Carlo Aiello («Tano Grasso
se ne è andato, e da soli ci ha lasciato»)
suggerendo come successore da indicare a Speranza «il consigliere
Giandomenico Crapis».
Case ai rom, sciopero della fame in via Solferino
«Dal sindaco accuse indecenti e inaccettabili»
«SE il sindaco ha voluto difendersi
dall'abuso edilizio commesso a nostro
danno accusandoci di mafiosità ha dimostrato la sua qualità discussa e discutibile di amministratore. Pretendiamo le sue scuse». E informiamo il
sindaco e i cittadini di Lamezia che la
signoraMariaCerminara hadecisodi
protestare con lo sciopero della fame».
Così i proprietari delle abitazioni di
via Solferino che hanno indetto da
qualche giorno un sit-in davanti l'ingresso delle loro abitazioni dopo la decisione del Comune di assegnare un
locale prima adibito ad attività commerciale e ora destinato a civile abitazioni per tre famiglie rom. Antonio
Ammendola, Maria Cerminara, Gianfranco Caruso, Marta Caruso, Assunta Caruso e Alberto Ammendola i proprietari degli appartamenti di via Solferino, hanno annunciato lo sciopero
della fame della signora Maria Cerminara a seguito di «alcune affermazioni - sostengono - fatte dal sindaco
Gianni Speranza in una intervista televisiva. Alla manifestata esigenza di
democraticità e rispetto delle regole
urbanistiche reclamata in qualità di
cittadini e portatori di interessi legittimi riferiti e tutelati dalla costituzione e dalla legge, il sindaco - affermano
ha mostrato un volto inaspettato». E
aggiungono: «Ci sorprende e ci fa sentire in colpa per avere sottovalutato
l'aspetto bonario pensando fosse uno
di noi, come noi , degno di rappresentare i diritti e la sete di legalità della nostra città. Lo abbiamo ritenuto il custode del bene più prezioso per i nostri
figli, della speranza di un futuro migliore, costruito nel rispetto delle regole e nello spirito dei valori cristiani
rinsaldati nei principi costituzionali.
Abbiamo con sacrificio acquistato
una casa. Nostromalgrado i magazzini dello stabile sono stati acquistati da
soggetti che ne sono stati espropriati
dalla Legge. Abbiamo tirato un sospiro di sollievo a sapere che il Comune ne
aveva acquisito disponibilità».
«L'uso-aggiungono -diquestilocali ampi e luminosi, in una zona residenziale ci faceva presupporre la nascita , anzi ri-nascita, di spazi destinati
alla socialità per bambini e giovani. La
sorpresa è stata quella di trovarci nella condizione inversa. L'amministrazione - continuano - ha proceduto a trasformare la destinazione d'uso del piano terra modificandolo con interventi
edilizi ingenti. Senza informare chi riceve l'effetto di queste scelte, e senza
neppure rispettare le norme urbanistiche». E concludono: «Il sindaco in tv
ha mosso verso noi accuse indecenti e
inaccettabili alsolo scopo difar pensare male di noi».
I posti in giunta liberi potrebbero riaprire le polemiche. Sinistra e Terzo polo in attesa
E ora sono due le caselle mancanti
di PASQUALE ROPPA
LE DIMISSIONI di Tano Grasso rischiano di far riaprire vecchie polemiche all'interno dello schieramento di centrosinistra. Intanto
perchéoradiventano duelecaselle
vuote all'interno dell'esecutivo e di
conseguenza il sindaco Gianni
Speranza non potrà più tenere a “
bagnomaria” la storia del completamento della giunta. Probabilmente, proprio adesso, che si pone
la questione ditrovare un rimpiazzo per la postazione lasciata vuota
da Tano Grasso, il primo cittadino
di Lamezia Terme , sarà sollecitato
dai suoi partner di governo a chiudere definitivamente la vicenda del
completamento della squadra di
governo.
A tal proposito non è da escluderela “pressione”checi potrebbeessere nei prossimi giorni negli ambienti politici vicini alla compagine amministrativa di centrosinistra. A rivendicare una postazione
di giunta (oltre a quelle frange della Sinistra tagliate fuori fin qui
dalla gestione del governo cittadino nonostante la reiterata richiesta di condivisione e coinvolgimento) ci potrebbero essere gli
“scontenti” e gli “imbronciati”. Di
queste due categorie , alcuni gravitano nell'area del Pd, altri sono più
Gianni Speranza e Tano Grasso
svincolati dalla casacca di appartenenza. In ogni modo già ieri è circolata voce che qualche esponente di
maggioranza vedrebbe di buon occhio una rimodulazione delle “disponibilità”assessorili.
Tradotto dal politichese potrebbe significare: lasciamo stare i tecnici e diamo maggiore peso ai partiti politici. Resta allora da verificare come intenderà muoversi nei
prossimi giorni Speranza. Innanzitutto bisognerà riscontrare se il
sindaco vuole affrontare solo la
questione dell'assessorato alla
Cultura oppure entrambe le postazionivuote.Ora, percomesonoandate le vicissitudini con l'area di Lista Città e gli spezzoni della Sinistra più radicale, non è semplice lo
sblocco di una situazione che ancor oggi appare fin troppo cristallizzata. Passi inavanti negli ultimi
tempi non ne sono stati registrati.
Da qui il sindaco potrebbe ritenere più agevole puntare ad un duplice completamento di giunta con
due assessori etichettati “tecnici”
anche se di netta individuazione.
In questo tipo di ragionamento c'è
da capire pure che fine possa fare la
richiesta, non tanto velata, del Terzo Polo e più marcatamente dell'area Fli vicino all'ingegnere Grandinetti che vorrebbe essere coinvolto in giunta. Fino all'altro giorno un allargamento della maggioranza con un assessorato per
Grandinetti avrebbe fato saltare su
tutte le furie le anime della Sinistra
rimaste all'asciutto, ora Speranza
potrebbe trovare un accordo con
neo finiani offrendo loro l'assessorato che è stato di Tano Grasso.
Un altro indizio porta invece verso una strada un po' diversa: quella
più centrista. Le prime indiscrezioni (se non pettegolezzi) vorrebbero in giunta un tecnico vicino al
vicesindaco Francesco Cicione.
Ma la richiesta di un posto in giunta potrebbe arrivare anche da Pierpaolo Muraca che ha lasciato il Pd
per posizionarsi nel Gruppo misto
e (forse) sempre più vicino all’Mpa
di Loiero.
SANITÀ
Gianni Speranza
alla giornata Cgil
IN occasione della giornata di mobilitazione promossa ieri dalla Cgil sulla sanità in Calabria (ma anche su scala nazionale) «per un servizio sanitario nazionale
pubblico, universale e di qualità», il sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza, si è recato al presidio davanti all'ospedale lametino dove ha incontrato i militanti e i dirigenti del sindacato che ha organizzato i punti di mobilitazione sui temi della salute in tutti i presidi sanitari
della Calabria.
«Le manovre del passato Governo - ha
dichiarato il sindaco Speranza - e i drammatici tagli avranno delle ripercussioni
negative soprattutto sulla sanità, già vittima di una cattiva politica che ha troppo
spesso compromesso servizi e assistenza, e quindi reso precari i diritti dei cittadini e in particolare quello alla salute, un
diritto fondamentale della vita calabrese».
« La mobilitazione - ha concluso - della
Cgil, mi auguro che possa essere utile per
cambiare rotta».
LE REAZIONI
«Il caso
rischia
di causare
tsunami
sulla giunta»
PER il capogruppo dell'Udc, Massimo Cristiano, le dimissioni di Tano
Grasso da assessore alla
cultura possono «diventare uno tsunami con effetti devastanti su questa
amministrazione» perchè, andando oltre la vicenda dell'Ama Calabria,
«quello che più preoccupa è, non tanto le dimissioni, ma i reali motivi che
hanno spinto l'assessore
a lasciare in maniera così
precipitosa
l'incarico.
Grasso doveva essere uno
spartiacque tra il vecchio
e il nuovo, insomma la
classica rondine che annuncia la primavera, cosi
non è stato, perché?».
Cristiano riprendendo
le parole dette dall'ex assessore in conferenza
stampa si chiede «cosa
non ha funzionato? Forse
quello che il sottoscritto
va dicendo da un anno, e
cioè che il comune di Lamezia Terme non è efficiente, come ribadito anche da Grasso in conferenza stampa, che l'apparato burocratico rallenta
la città, che per portare
un foglio da una stanza
all'altra ci si impiega una
settimana».
Cristiano
evidenzia
inoltre le parole dell'ex
assessore Grasso, in particolar modo la sua affermazione «che anche nella
gestione di “Trame” è stato lasciato solo dall'amministrazione», e perciò
il capogruppo dell'Udc si
chiede «come può un'amministrazione lasciare
solo un componente della
giunta in una manifestazione significativa come
“Trame”? La città ha bisogno di una nuova fase politica - incalza Cristiano una città che rischia di
implodere da un momento all'altro, sui rom (via
delle Vittoria docet), sull'abusivismo, sulla viabilità (strade da terzo mondo) sul verde, sull' edilizia
bloccata, infrastrutture
fatiscenti, senza un piano
del traffico, uno sviluppo
della costa rimasto sulla
carta, disoccupazione alle stelle».
Per il capogruppo dell'Udc l'amministrazione
non può «non accorgersi
che nei dipendenti comunali serpeggia un malessere diffuso, che la macchina comunale è un pachiderma in agonia con
ricadute devastanti sulla
città».
g.g.
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Lamezia
“Lex Genucia”. Iniziati gli interrogatori di garanzia. Bruno Gagliardi e Adriano Sesto non hanno risposto
Usura, la difesa degli indagati
Alcuni arrestati hanno negato di aver prestato denaro a tassi usurari
di PASQUALINO RETTURA
ALCUNI hanno fatto scena
muta, altri hanno risposto
negando ogni accusa, altri
saranno sentiti oggi e nella
giornata di lunedì prossimo. Sono quindi iniziati gli
interrogatori di garanzia
per i presunti usurai finiti
in manette nell’ambito
dell’operazione
condotta dalla
finanza dal nome in codice
“Lex Genucia”.
Tutti accusati, a
vario titolo, di
usura aggravata, tentata estorsione ed esercizio abusivo dell'attività finanziaria.
Commercianti e imprenditori che sarebbero stati
costretti a pagare interessi
usurati, uno in particolare,
un commerciante d’auto di
Sambiase, che sarebbe finito nel tunnel dell’usura al
punto tale di lasciare la famiglia e sparire per paura
di ritorsioni, oltre che chiudere l’attività di vendita di
auto poichè sommerso dai
debiti da onorare con interessi usurari acquistando
anche assegni da girare
agli stessi presunti strozzini.
Ma alcuni degli accusati
hanno negato tutto, altri si
sono avvalsi della facoltà di
non rispondere. In particolare, Francesco Greco, assistito dal suo legale di fiducia, Antonio Larussa, si è
difeso davanti al gip di Lamezia negando le accuse affermando di aver acquistato un auto dal commerciante d’ auto Andrea Gaetano
che lo accusa e di non aver
mai praticato usura nei
suoi confronti.
Così come Vincenzino Lo
Scavo, interrogato per rogatoria a Catanzaro e difeso
dall’avvocato Lucio Canzoniere, il quale ha risposto
parlando di rapporti commerciali con la parte offesa
Andrea Gaetano, mentre
Bruno Gagliardi, difeso
dall’avvocato Pino Zofrea,
interrogato per rogatoria
nel carcere di Vibo Valentia, si è avvalso della facoltà
di non rispondere così come
il commerciante d’auto
Adriano Sesto che, ascoltato per rogatoria
nel carcere di
Paola e assistito
dagli avvocati
Francesco Gambardella e Tiziana D’Agosto, si è
però dichiarato
estraneo alle vicende per le quali è accusato.
E cioè anche di aver fatto
pagare
alla
vittime
dell’usura, che acquistava
auto dalla concessionaria
di Adriano Sesto, con un valore superiore rispetto a
Oggi dal gip
Bruno Cimino
dipendente Asp
quello che invece era il valore di mercato. Dal gip è comparso anche Francesco Pullia, difeso dall’avvocato Antonio Torcasio, il quale ha
confermato lo scambio di
denaro con le presunte vittime senza però interessi
usurari.
Gli interrogatori di garanzia proseguiranno oggi
dal gip di Lamezia, Carlo
Fontanazza, davanti al
quale comparirà Bruno Cimino, difeso dagli avvocati
Anselmo Torchia e Gabriele Ruffino e lunedì sempre
al gip di Lamezia con gli interrogatori di garanzia per
gli indagati agli arresti domiciliari: Ferdinando Greco, difeso da Antonio Larussa e Francesco Caglioti,
Teresa Ferrise, Giuseppe
De Fazio, difesi da Nicola
Veneziano e l’idraulico Fabio Zubba difeso da Antonio
Larussa.
L’operazione della Guardia di Finanza
Ben 70 chilometri solo per rifornirsi di gasolio. La denuncia del sindacato Siulp
Le volanti a Catanzaro per fare il pieno
LE volanti del Commissariato di Lamezia Terme, fanno la spola con la città di Catanzaro per potersi rifornire di
gasolio.
Da Lamezia a Catanzaro (e ritorno)
per fare gasolio. Ben 70 chilometri
(fra andata e ritorno) solo per rifornire le volanti. Succede anche questo in
tempo di crisi.
La denuncia è del segretario di base
del sindacato di Polizia, Siulp, Agostino Mazzei, secondo il quale «per come
di recente segnalato con un documento dalla segreteria provinciale la crisi
finanziaria in atto e la mancanza di
scelte oculate, sta mettendo a dura
prova il sistema sicurezza»
Difatti - spiega Mazzei - il commissariato di Lamezia Terme, distante
dalla Questura di Catanzaro circa 35
Km. (con sempre meno uomini e mez-
Agostino Mazzei del Siulp
zi), da circa 10 giorni è costretto a rifornire le volanti presso la Città capoluogo».
Per Mazzei questo significa che il
personale in servizio viene “comandato” a recarsi al centro polifunzionale
di Catanzaro per approvvigionare le
autovetture da impiegare in servizi di
controllo del territorio, con tutti i disagi che ne derivano!».
Ma per il segretario di base del sindacato Siulp, Agostino Mazzei, c’è
un’altra questione paradossale.
«Come se non bastasse - rimarca - la
Questura di Catanzaro, anzichè sgravare il Commissariato di Lamezia di
alcune problematiche, ha pensato bene che in occasione degli incontri di
calcio disputati in casa dal Catanzaro,
le squadre ospiti che scelgono strutture ricettive dell’hinterland Lametino, siano scortate da personale in servizio presso il Commissariato Lametino, magari distogliendo la sola auto
impiegata in servizio di controllo del
territorio».
p.re.
Decisione irrevocabile e riproposta se l’organismo a maggioranza dovesse respingerla
Bufera nell’Ordine degli avvocati
Si dimettono sette consiglieri: «Deriva verticistica e scelte non condivise»
SETTE consiglieri dell’Ordine degli avvocati di Lamezia si sono dimessi. «Deriva verticistica» e «scelte che non abbiamo contribuito ad
effettuare e che non condividiamo». Queste le ragioni principali
esposte nella lettera di dimissioni
(irrevocabili) firmate dagli avvocati Rosanna Cataudo, Giuseppe Cerra, Salvatore Leone, Leopoldo Marchese, Marcello Martino, Sante Luca Roperto e Francesca Zaccaro.
Nella missiva, i dimissionari
scrivono che da diverso tempo ci troviamo in
forte dissenso dal modo verticistico, improvvisato e poco rispettoso del principio
di collegialità con il
quale viene gestito il
Consiglio dell'Ordine». Parole dure, quindi, da parte dei sette
consiglieri dell’Ordine
forense lametino presieduto da Fulvio Amendola, per i
quali «per senso di responsabilità e
per evitare contrapposizioni frontali, tali da poter paralizzare il funzionamento dell'organismo, pregiudicando così l'interesse generale, abbiamo sempre mantenuto il
nostro dissenso nell'ambito dell'Istituzione, assumendo sudi noi anche il peso, assai gravoso, di scelte
che non abbiamo contribuito ad effettuare e che non condividiamo».
Tuttavia - scrivono i dimissionari -
Avevano
già lasciato
Zaccaro
e Marchese
Fulvio Amendola e Francesca Zaccaro
«l'accentuarsi della deriva verticistica di questi ultimi mesi, culminati con l'organizzazione e l'accreditamento di eventi formativi non
preventivamente concordati collegialmente ed in contrasto con il regolamento che disciplina la formazione professionale, predisposto e
regolarmente approvato dal Consiglio, ci costringono ad uscire dal
consueto riserbo ed a manifestare
pubblicamente il nostro dissenso».
Ciò - viene rimarcato nella lettera
di dimissioni «anche perché la
Leopoldo Marchese
preoccupante perdita di autorevolezza del Consiglio dell'Ordine, conseguenza inevitabile dell'attuale
gestione, sta compromettendo seriamente il prestigio del Foro nel
rapporto con i magistrati». E secondo i dimissionari, «non possiamo
non rilevare, inoltre, che - per effetto delle dimissioni, nella seduta del
17.10.2011, dalla carica di tesoriere dell'avvocato Francesca Zaccaro
e, da consigliere, dell’avvocato Leopoldo Marchese - è ancor più visibile
e manifesta lasituazione di genera-
le sfiducia nei confronti del Consiglio». Per queste ragioni, dunque, i
sette consiglieri hanno rassegnato
le dimissioni fin dal 9 novembre
scorso Dimissioni «irrevocabili» da
consiglieri, con effetto dal 12 Novembre, «al fine di assicurare il rilascio dei certificati di compiuta pratica e non pregiudicare i giovani
colleghi; dimissioni che devono ritenersi ferme e sin d'ora riproposte
nell'ipotesi che la maggioranza del
Consiglio le dovesse respingere».
p.r.
Si estende
la raccolta
differenziata
LA Lamezia Multiservizi annuncia l’estensione
della nuova metodologia di raccolta nella vasta zona del Rettifilo di
Sant’Eufemia Lamezia e
a breve si provvederà ad
avviarla anche nell'area
circostante l'ospedale civile che si caratterizza
come un comparto urbano ad alta densità abitativa e, quindi, per un elevato numero di residenti.
Per questa ragione, e
in linea con altre iniziative analoghe svolte nei
mesi scorsi, oggi con
inizio alle ore 15.30
presso la Parrocchia
San Giovanni Calabria
in via Reillo si terrà un
incontro informativo
proprio sull'espansione
del servizio di raccolta
differenziata porta a
porta con relativa e graduale riduzione dei tradizionali
cassonetti
stradali.
L'occasione sarà utile
affinché, attraverso l'intervento degli esperti
della Lamezia Multiservizi e della cooperativa
Ciarapanì, i cittadini residenti in quella vasta
zona della città possano
assumere tutte le informazioni pratiche sul
corretto espletamento
del servizio che, tra l'altro, porterà ad un'evidente riqualificazione
urbana.
Nei prossimi giorni,
inoltre, tutti i nuclei familiari della zona, per
un totale di 2300 abitanti, saranno destinatari
di una prima distribuzione di materiale informativo.
Maggiori ragguagli
possono essere assunti
attraverso il nostro sito
aziendale: www.lameziamultiservizi.it nell'apposito link dedicato
alla raccolta differenziata oppure tramite il numero verde aziendale
800 255 898 che può essere utilizzato anche per
eventuali segnalazioni.
Prosegue
dunque
l'impegno della Lamezia
Multiservizi in tema di
informazione relativamente all'attività di raccolta differenziata porta
a porta.
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Catanzaro 35
Lamezia Terme e Piana
Sabato 19 novembre 2011
36
Sabato 19 novembre 2011
REDAZIONE: via Vittorio Emanuele, 32 - 88900 Crotone - Tel. 0962/901334 - Fax 0962/905185 - e-mail: [email protected]
Appello al primo cittadino perché si faccia promotore di un accordo per una bonifica integrale
«Una rete tra i nove sindaci»
Proposta di Greco (Fabbrikando) per una concertazione sulla transazione con Eni
di MARINA VINCELLI
IL CASO
«CREARE una rete tra i nove sindaci dei “Sin” (siti d’interesse nazionale), interessati alla “transazione globale” sulle bonifiche
dell’Eni con il Ministero dell’ambiente, proposta in base al cosiddetto
decreto
“salva-Eni”
208/2008».
Questo è l’invito lanciato da Pino
Greco, dell’associazione “Fabbrikando l’avvenire”, al sindaco della
città, Peppino Vallone, perché «si
faccia promotore di una concertazione sulla bonifica, invitando a
Crotone gli altri otto sindaci delle
città di Priolo, Napoli, Brindisi,
Pieve Vergonte, Cengio, Mantova,
Porto Torres e Gela».
La finalità della piattaforma tra i
nove sindaci è quella di concordare
le proposte da inviare al Ministero
dell’ambiente per la definizione
della transazione Eni, che, in questo momento, è complessiva ed
unica per tutti e nove i siti dichiarati d’interesse nazionale.
Solo in un secondo tempo, se si
arriverà ad un accordo tra le parti,
la realizzazione delle nove bonifiche, verrà attuata attraverso successivi e specifici accordi per ogni
singolo sito.
«Può darsi, a prescindere da
ogni valutazione politica, che con
il cambio del governo – ha osservato Greco - ci sia più attenzione e voglia di risolvere i problemi. Bisogna smetterla di tergiversare con
l’Eni, ed il Governo ha il dovere di
garantire ai nostri territori le scelte opportune per la salute dei cittadini. Dobbiamo pretendere una bonifica “vera e integrale”,
e abbiamo il diritto a
partecipare alla vertenza aperta con il ministero, insieme agli altri otto sindaci dei territori
italiani, compresi nello
stesso iter».
L’altra sera, Greco ha illustrato
nella Casa della cultura, alcuni documenti relativi alla transazione,
tra cui i risultati consolidati del
quarto trimestre 2010, presentati
dalla multinazionale del cane a sei
zampe, nel febbraio scorso.
Pozzo a
Capocolonna
i consiglieri
sentono
la dirigente
La piattaforma dell’Eni al largo di Crotone
In sintesi la proposta di Eni e sue
controllate, in particolare Syndial,
mira a chiudere tutti i contenziosi
pendenti in materia di bonifica e
danno ambientale. Quantifica in
600 milioni di euro gli investimenti a carattere ambientale, dedicati a
migliorare l’efficienza
dei propri impianti, previsti nel piano industriale 2011-2014; in
1.250 milioni di euro,
gli interventi di bonifica in tutte le aree dei sin
di proprietà e in 450 milioni di euro, le bonifiche di aree esterne al
sin, di proprietà pubblica.
Inoltre, la proposta prevede la
devoluzione gratuita delle relative
aree alle amministrazioni competenti, per favorire programmi di
sviluppo nei territori.
«La proposta è probabilmente insufficiente – ha contestato Greco –
«Incalzare
il nuovo
Governo»
ma siccome siamo ancora in fase di
trattativa, c’è la possibilità di intervenire, anche attraverso una rete
istituzionale con tutti i sindaci interessati, che conoscono le problematiche dei singoli territori, e possono formulare una sintesi accettabile.
L’invito rivolto al sindaco della città è dunque
quello di farsi promotore di questa rete tra i nove sindaci».
Secondo il presidente
di “Fabbrikando l’avvenire” c’è spazio per una
contrattazione, poiché
l’Eni ha tutto l’interesse a chiudere
la vertenza bonifiche, e mettere la
parola “fine” a tutte le sue annose
vertenze, ed ad ogni ulteriore o futura richiesta di riparazioni o di risarcimento da parte dei siti in questione.
Inoltre, la multinazionale go-
drebbe di risvolti positivi, sotto il
profilo dell’attività operativa e di
immagine, derivanti dall’attuazione degli interventi di bonifica. Secondo “Fabbrikando l’avvenire” è
ragionevole prepararsi ad una
contro-proposta, anche perché la
procedura contemplata
dal decreto 208/2008,
prevede una valutazione finale sull’ipotesi di
transazione, proprio da
parte di una Conferenza
dei Servizi, alla quale
parteciperanno tutti i
comuni e le regioni interessate. In definitiva c’è
la necessità di sapere qual è la proposta per chiudere la vertenza, insomma quant’è il “quibus” necessario e sufficiente per fare una «bonifica vera, seria ed integrale»,
predisponendo una valutazione di
spesa ritenuta congrua, per singolo territorio.
«C’è spazio
per una
contrattazione»
COMMISSIONE AMBIENTE
Presto anche l’audizione di Eni e Syndial
di GIACINTO CARVELLI
«LA COMMISSIONE Ambiente sentirà anche rappresentanti dell’Eni e
di Syndial nei prossimi giorni. In calendario, anche un’audizione con la
vice presidente della giunta regionale, Antonella Stasi». E’ quanto ha sostenuto il presidente della stessa
commissione, Michele Marseglia,
che ha fatto anche il punto delle audizioni. «Abbiamo già sentito - ha detto
Marseglia - l’assessore regionale
all’Ambiente, Franco Pugliano ma
anche il presidente della Commissione Ambiente della Regione, Alfonso
Dattolo ed un altro suo componente,
Emilia De Masi. Inoltre - ha proseguito Marseglia - abbiamo ascoltato
anche il vice presidente della Provincia di Crotone, Ubaldo Prati, oltre che
gli ordini professionali degli ingegneri, degli architetti e dei geologici.
Hanno partecipato alla commissione anche il sindaco, Peppino Vallone, ed il dirigente del settore, De Martino, che ci hanno confermato che
hanno inviato il parere negativo del
Comune sulla ipotesi B proposta da
Syndial sulla bonifica, riguardante
la tombatura dei siti inquinati».
Marseglia sottolinea che il parere
della commissione è proposito e non
vincolante «ma tutti i suoi componenti si sono spogliati delle appartenenza partitiche perchè queste non
contano rispetto a problemi, come
quello dell’Ambiente e della sanità,
che riguardano direttamente cittadini. Per questo e per il loro impegno
quotidiano - ha proseguito Marseglia - intendo ringraziare tutti i componenti».
Un altro obiettivo che si è prefissato la Commissione è quella di arrivare «quando, e succederà a breve, saremo chiamati a formulare una proposta univoca, decisa dal basso e che
non, come spesso è accaduto in passato, ci venga calata dall’alto. Anche
se ritengo che la prossima sia ancora
una conferenza interlocutoria».
Marseglia, poi, sottolinea anche che
l’intento della commissione «non è
Michele Marseglia
quello di sostituirsi alle istituzioni,
ma di affiancare il lavoro dell’amministrazione comunale cercando di
dare un contributo concreto». Su un
punto, tutti sono d’accordo: nel territorio l’Eni non deve solo prendere,
ma deve cominciare anche a dare
qualcosa.«Ciòche devel’Eni deve as-
sicurare è una bonifica concreta e
reale; non basta solo una messa in sicurezza. Serve una bonifica che restituisca l’area alla città in condizioni dignitose. Per questo - prosegue
Marseglia - abbiamo detto no ad entrambe le ipotesi progettuali proposte da Syndial, quella legata a Giammiglionee quelladella tombaturaed
anche all’abbassamento delle discariche proposto dall’assessore Pugliano, che prevede la creazione di
muri fino a nove metri».
Sullo stato dei lavori, poi, Marseglia ha confermato che il primo step
della de commission è stato completato, mentre è in atto il secondo «che
prevede lo smantellamento delle pati
metalliche della fabbrica . Entro il
2013 - ha detto ancora Marsgelia Eni ci ha assicurato che questa fase
sarà completata. Dopo aver confermato che nell’area industriale si procederà con la fitorimediazione, Marseglia ha ribadito che «non tempi
certi, invece, per l’inizio della bonifica vera e propria».
SI È OCCUPATA anche della questioni dei nuovi pozzi
programmati da Eni nel
mare antistante la città, la
commissione Ambiente
del Comune. Per tale ragione ha sentito in audizione
anche la dirigente del settore Urbanistica, Elisabetta Dominijanni, che aveva
firmato il permesso a costruire rilasciato a Jonica
Gas per i lavori a terra «per
la realizzazione lavori per
adeguamento postazione
presso il cluster C finalizzati alla perforazione del
pozzo Hera Lacinia 18».
«Abbiamo sentito la dirigente - ha detto in merito il
presidente della commissione Ambiente, Michele
Marseglia - la quale ci ha
relazionato sulla vicenda.
Ci ha confermato - ha detto
Marseglia - che le autorizzazioni non riguardavano
nuovi pozzi, ma solo un basamento con delle vasche
di cemento. Parere - continua Marseglia - che è stato
poi sospeso per 30 giorni,
anche in virtù del fatto che
erano necessari degli approfondimenti».
In pratica, quando è stata sentita, la Dominijanni
ha portato l’ordinanza che
lei stessa aveva firmato e
inviato a Jonica gas, in cui
intimava la sospensione
del permesso a costruire,
provvedimento che è stato
poi allegato al verbale della
riunione. Anche alla commissione, «Credo - ha detto
ancora Marseglia - che la
dirigente Dominijanni abbia solo messo la firma ad
un provvedimento che era
già stato predisposto dal
precedente
dirigente».
La dirigente del settore Urbanistica, anche in Commissione, ha citato, in particolare,ilpunto A6deldecreto emanato dal ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare di concerto con il ministero dei beni e le attività
culturali lo scorso 18 luglio. Tra le altre cose, nel
decreto in questione recita
che «il proponente dovrà
acquisire dal comune di
Crotone tutti i permessi e le
autorizzazioni necessarie
per la realizzazione delle
opere di ampliamento ed
allestimento del piazzale».
Ha confermato, poi, che gli
ulteriori elementi chiesti
alla Jonica gas da allegare
alla Dichiarazione di inizio
attività, sono in ordine alla
sismicità dell’area e ai rischi legati all’erosione costiera.
gia. car.
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Crotone
Provincia
Sabato 19 novembre 2011
Cutro. I carabinieri lavorano intensamente per far luce sul delitto Bonifazio. Accertamenti su alcune auto
Indagini verso una svolta
Sospetti su un giovane ma gli inquirenti mantengono uno stretto riserbo
di ANTONIO ANASTASI
CUTRO - Forse le indagini
sull'omicidio di Carmine Bonifazio, l'imprenditore 42enne ucciso la mattina di martedì scorso, sono a una svolta.
Anche se dagli inquirenti
nulla trapela, pare che al centro dei sospetti sia finito un
giovane e che siano in corso
accertamenti su due autovetture, che potrebbero presentare ammaccature e che forse
si sono “toccate” durante la
fuga dei killer, poco dopo le
6,30, nel rione Hunra Casas
ancora avvolto da un'atmosfera sonnacchiosa. Un giovane che, in ambienti investigativi non lo si esclude immediatamente, potrebbe essere
addirittura un conoscente
della vittima.
Non trova conferma l'indiscrezione secondo cui le auto
sarebbero state sequestrate.
Tecnicamente, qualora venisse confermata la notizia
relativa al sequestro, potrebbe significare che ci sono persone indagate per il delitto.
Persone note, non ignote ai
carabinieri.
I militari della Compagnia
di Crotone e quelli del Reparto operativo del Comando
provinciale, diretti rispettivamente dal capitano Antonio Mancini e dal tenente colonnello Luigi Di Santo, tengono le bocche cucitissime.
Ma in paese, per tutto il pomeriggio di ieri, le voci si rincorrevano. C'era chisosteneva di
aver visto qualcuno entrare
in caserma accompagnato
dai militari e persino chi affermava di aver notato un
carro attrezzi con su un’auto,
una Fiat “Punto” di colore
verde che presentava graffi
grigiastri, nei pressi del presidio locale dell’Arma. Forse
anche un’altra auto è stata
prelevata dai carabinieri con
l’utilizzo di un carro attrezzi.
Fino a ieri sera i militari
non confermavano che fosse
stato eseguito un provvedimento restrittivo. Probabilmente erano ancora alla raccolta di elementi utili alle in-
Rilievi degli inquirenti sul luogo del delitto
dagini. L'unica cosa certa è
che la pista ritenuta più concreta ha a che fare con la vita
privata di Bonifazio. E che
una conferma a un simile scenario potrebbe venire dagli
accertamenti sui tabulati telefonici, relativi agli ultimi
movimenti e agli ultimi con-
tatti della vittima. Pertanto
non è da escludere che tra gli
elementi d'indagine ci siano
anche conversazioni telefoniche intercettate e videoriprese.
Bonifazio è stato ucciso da
qualcuno che conosceva a
menadito le sue abitudini e i
luoghi in cui si è materializzato il delitto. Il 42enne, infatti,
è stato freddato mentre, con
la sua auto Toyota “Rav4”, si
avviava verso l'azienda di famiglia, che produce e commercializza mangimi e cerali. Dopo aver percorso alcune
decine di metri dalla sua abitazione, l'auto si è fermata ad
un incrocio, in via Falcone, e
l'assassino ha sparato attraverso ilfinestrino duecolpi di
fucile, caricato a palle, che
hanno raggiuntol'imprenditore, uccidendolo all'istante,
al lato sinistro del collo e alla
spalla. Il delitto potrebbe non
essere maturato in un contesto di 'ndrangheta, anche se
gli investigatori non tralasciano nessun percorso di interpretazione. L'inchiesta,
per il momento, resta in mano
alla Procura di Crotone che
non ha trasmesso gli atti alla
Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.
I carabinieri hanno sentito,
in questi giorni, i familiari e
gli amici della vittima per ricostruire le sue abitudini, per
risalire alle persone che frequentava ed ai suoi ultimi
spostamenti. Lavorano intensamente, i militari. E non
è detto che il cerchio delle indagini non possa chiudersi
presto.
Cutro. Seduta rinviata per lo sconcerto suscitato dall’omicidio
Approvato un solo punto
CUTRO - Il consiglio comunale, presente
la sola maggioranza, ha approvato l'adesione alla Magna Graecia srl, società in
house che tra i suoi compiti ha la valorizzazione di beni archeologici e culturali, e
ha rinviato a una seduta ancora da fissare la trattazione degli altri punti previsti
all'ordine del giorno in accoglimento di
una richiesta del capogruppo della minoranza, Rosario Mattace.
La richiesta di rinvio è stata motivata
con la difficoltà ad affrontare sistematicamente le questioni all'ordine del giorno essendo gli animi dei consiglieri anco-
ra turbati in seguito all'omicidio, avvenuto martedì scorso, dell'imprenditore
Carmine Bonifazio, un delitto che ha destato sconcerto nell'intera comunità. Il
sindaco ha accolto la richiesta di Mattace
in relazione agli altri punti essendo impellente la scadenza dell'adesione alla società.
Nella prossima seduta saranno votate
le determinazioni da adottare in seguito
a una comunicazione della Corte dei Conti e una variazione di bilancio. La data dovrà essere concordata nel corso della conferenza dei capigruppo.
Petilia P. L’ente in difficoltà finanziarie
Cirò
Cotronei
L’amministrazione
costretta
ad anticipazioni di cassa
Oggi
la festa
di san
Martino
Adesione
alla società
per i beni
culturali
CIRÒ - L'amministrazione
comunale di Cirò, Città del vino, con l’assessorato allo
spettacolo guidato da Giuseppe Santoro, in collaborazione con l'associazione Asci
Scout , Pro loco e le Cantine
del territorio cirotano, organizza oggi alle 17.30 in piazza Pugliese, la prima festa serata di "San Martino" dedicata al buon vino Cirò, legata alle tradizione popolari e, al rituale della vendemmia. Fiumi di vini novelli e sapori per
un giorno di identità popolare. Patrocinata oltre che dal
comune di Cirò anche dal comune diSavelli, chesarà presente con un assaggio di castagne. «San Martino è la voglia di stare insieme e che
rappresenta qualcosa di davvero distintivo per un territorio che, in questa festa si riconosce» - scrive in una nota
l’assessore Santoro. La manifestazione sarà animata
dal gruppo popolare Sabatum Quartet. Tradizionalmente in questi giorni si
aprono le botti per il primo assaggio delvino novello, che
solitamente viene abbinato
proprio alle prime castagne.
g. d. f.
COTRONEI - L'amministrazione comunale di Cotronei ha reso nota la propria adesione alla società
denominata "Progetto Magna Graecia srl".
L'obiettivo della nuova
società è, in primis, quello
di valorizzare il no patrimonio archeologico seguendo, comunque, gli accordi presi con il Ministero
dei Beni culturali; di promuovere campagne di scavo, conservazione, formazione e fruizione del patrimonio culturale, paesaggistico ed ambientale, sotto il
profilo sociale, economico
e territoriale, così come si
evince dalla delibera del
consiglio comunale.
«L’importanza dell’evento - è detto in un comunicato - è data dalla presenza,
all’interno del territorio comunale, sia di terme che
hanno origini greco-romane, sia di reperti archeologici ritrovati nella località
Timpa del Salto che questa
Amministrazione intende,
quindi, promuovere e valorizzare con l’adesione convinta alla suddetta società».
di FRANCESCO RIZZA
PETILIA POLICASTRO- Difficoltà finanziarie per l’amministrazione comunale di Petilia
Policastro costretta a chiedere
un’anticipazione di cassa di
800.000 euro del bilancio 2012
con la quale saranno coperte le
spese correnti, le rate dei mutui previsti per questi ultimi
scampoli del 2011 e le richieste
deivari creditorichesi sonorivolti allo stesso ente comunale, alcuni dei quali con alcune
ingiunzioni legali. Ciò è quanto si eccepisce da una delibera
di giunta pubblicata nell’albo
pretorio comunale che, nonostante l’assenza delsindaco pidiellino Dionigi Fera, è stata
approvata lo scorso 11 novembre. Evidentemente, se sempre
a detta della giunta comunale
“non ricorrono le condizioni di
dissesto finanziario né quelle
di ente strutturalmente deficitario”, la stessa anticipazione
di cassa conferma quelle criticità finanziare della stessa amministrazione comunale che,
negli scorsi mesi, era addirittura arrivata a ritardare il pagamento delle mensilità degli
impiegati comunali. Trovano,
dunque, conferma le preoccu-
pazioni esplicitate dell’assessore comunale al bilancio Carmine Mangano nel corso dell’
ultima seduta del Consiglio comunale esplicitate nella relazione relativa agli equilibri di
gestione. Oltre all’ imprevista
decurtazione dei fondi governativi pari a 418 mila euro,
una cifra enorme in proporzione al bilancio del comune petilino, in quell’occasione lo stesso assessore lamentava varie
criticità finanziarie relative a
quei tributi comunali che, da
più lustri, rappresentano una
vera spina nel fianco per le varie giunte comunali. A motivare la richiesta di anticipazione
la paura della stessa amministrazione comunale che, nonostante le cartelle erariali distribuite anche in questi giorni sia dall’amministrazione
comunale che da Equitalia,
“l’andamento delle riscossioni
e dei pagamenti previsti per la
fase conclusiva dell’anno 2011
può dar luogo ad uno scoperto
di cassa al momento non esattamente valutabile e comunque di inferiore certamente inferiore alla misura massima
dell’anticipazione consentita e
probabilmente non superiore
ad euro 800.000.
Il sindaco Siciliani
Cirò M. La “guerra” con Sorical
Acqua, il Comune
vuole fare da solo
di GIUSEPPE DE FINE
CIRÒ MARINA - Il consiglio
comunale di Cirò Marina ha
deciso all’unanimità di dare
mandato alla giunta di verificare se ci sono le condizioni
per gestire in modo diretto il
servizio idrico, in accordo
con la Regione, ma liberandosi dei costi di gestione della Sorical, ritenuti eccessivi.
La decisione è stata presa ieri pomeriggio nella seduta
straordinaria ed urgente
nella quale è stato approvato
l’unico punto all’ordine del
giorno. L’intento è quello di
gestire
autonomamente
«l’intero ciclo del servizio
idrico, dalla captazione alla
adduzione, al trasferimento, alla potabilizzazione, alla
distribuzione finale». Questo il tragico
quadro presentato dal
presidente del
consiglio
Giancarlo Fuscaldo: «Il Comune acquista un milione
e duecentomila metri cubi
di
acqua
all’anno e ne
incassa circa il 40% cioè circa 500 mila euro con un ammanco di 700 mila euro. Se a
questo si aggiungono, poi, i
500 mila euro derivanti dalla transizione degli anni
precedenti si arriva a un milione e 200 mila euro e con le
500 di incasso si arriva a
quota un milione e settecento mila; all’appello mancano
un milione e duecentomila».
«Questo ci spinge - ha detto il sindaco Roberto Siciliani - a prendere le redini della
situazione riappropriandoci dei pozzi che ricadono nel
nostro territorio, nel Lipuda, da cui la Sorical per conto
della Regione estrae l’acqua
non solo per Cirò Marina ma
anche peraltri paesilimitrofi. In vista al federalismo prosegue Siciliani - dobbiamo incominciare a gestire le
nostre risorse, anche se prima di fare questo passo faremo una attenta analisi sui
costi che ne deriveranno. In
ogni caso potremmo noi
stessi vendere acqua agli altri comuni incamerando risorse vitali per l’ente». Per
Siciliani, quello dell’acqua
«è un vecchio problema. Noi
abbiamo circa sei milioni di
debiti ed una spesa corrente
di circa un milione di euro
che prevede un piano di rientro approvato dalla passata
amministrazione di 46 mila
euro cioè 150 mila euro da
pagare ogni tre mesi che con
le casse a secco il comune
non può più far fronte: Per
questo chiediamo anche
all’opposizione di votare a favore; non cerchiamo ostilità
né polemiche ma collaborazione, la stessa che chiediamo ai cittadini per mettersi
in regola visto che dati alla
mano, pagano i tributi
dell’acqua solo il 40%». «Solo
con la captazione diretta
possiamo risolvere questo
antico ed attualissimo problema – ha detto l’assessore
Anania - probabilmente c’è
gente che non può pagare visto l’attuale crisi, ma è anche
vero che ci sono ad oggi già
1800 allacci irregolari. Per
questo per questo stiamo
iniziando una forte attività
di ricerca degli allacci irregolari su tutto il territorio.
Inoltre - ha detto ancora Anania - stiamo facendo per la
prima volta un
censimento
immobiliare,
un bando di ricerca delle perdite occulte di
acqua dovuta
alla rete obsoleta, anche se ha
precisato - che non esistono
mappe delle condotte che
portano acqua dai pozzi nel
paese. Tutta questa ricerca
naturalmente a costo zero,
perché la ditta si paga su
quelle perdite che riescono a
recuperare, visto che in ogni
caso perdiamo ogni anno
cinquecento mila euro».
«Colgo di buon grado questa
iniziativa - ha detto nel suo
intervento l’ex sindaco Nicodemo Parrilla - Anche noi come voi, abbiamo passato le
vostre stesse difficoltà, per
questo dobbiamo convergere tutti su questa nuova strategia, quella di riappropriarci dell’acqua che scorre
nei nostrisuoli». Favorevole
anche l’assessore provinciale Spataro che però chiede
che siano effettuate prima di
tutto «delle indagini riguardante poi la gestione e la captazione oltre la distribuzione, soprattutto dal punto di
vista dei costi».
Importante e singolare
proposta arriva invece dal
consigliere d’opposizione
Giuseppe Russo, il quale ha
chiesto al sindaco di preservare una somma sufficiente
dai proventi in arrivo dalle
royalty da destinare al ripristino le vecchie condotte
idriche e fognarie ormai obsolete le cui perdite lungo il
loro tragitto sono diventate
troppo elevate da poterle
ignorare.
Ok
del Consiglio
alla gestione
diretta
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40 Crotone
Nasty Embassy. Quattro dei cinque arrestati hanno negato ogni addebito. Il quinto sarà sentito oggi
«Russo era un nostro amico»
Francesco Scrugli ha rivendicato un rapporto cordiale con la presunta vittima
PRIME verifiche processuali
per i cinque arrestati nell’ambito dell’operazione “Nasty
Embassy” (Sporca ambasciata). Sono i vibonesi Andrea
Mantella di 39 anni, Francesco Scrugli (41), Salvatore
Morelli (28), Vincenzo Mantella (25) e Francesco Antonio
Pardea (25). A loro carico l’accusa di concorso estorsione
aggravata dalle modalità mafiose.
Ieri mattina, quattro di loro, sono stati sentiti per l’interrogatorio di garanzia. Tutti hanno accettato di rispondere contestando le accuse. A
Cosenza, dal gip Livio Cristofano, è stato sentito Andrea
Mantella, assistito daisuoi difensori, avvocati Francesco
Sabatino e Francesco Catanzaro, il quale oltre a contestare ogni addebito, ha negato di
aver mai attuato minacce o
qualsiasi forma di intimidazione nei confronti dell’imprenditore Domenico Russo,
indicata come la “vittima” del
quintetto. I legali di Mantella,
da parte loro, hanno eccepito
la nullità dell’ordinanza di custodia sul presupposto che in
precedenza, la Procura avrebbe disatteso una richiesta di
interrogatorio avanzata dal
loro cliente proprio per chiarire i suoi rapporti con l’imprenditore vibonese. Davanti
allo stesso giudice cosentino è
comparso Vincenzo Mantella, cugino di Andrea, difeso
dall’avvocato Sabatino. Anche lui ha negato di aver commesso qualsiasi forma di violenza nei confronti di Russo,
che gli viene contestata, in
concorso con Salvatore Morelli. A Catanzaro, è stato invece sentito dal gip Tiziana
Macrì, Francesco Antonio
Pardea. Presenti i suoi avvocati Sabatino e Francesco
Muzzopappa, ha contestato
anche lui ogni addebito.
A Vibo, infine, è stato sentito Francesco Scrugli, l’unico
che dei cinque si trovava ancora in libertà. Alla presenza del
suo difensore,avvocato Giuseppe Di Renzo, non solo ha
contestato la ricostruzione
accusatoria ai suoi danni, ma
ha rivendicato rapporti di
amicizia con Domenico Russo.
Per oggi, infine, è previsto
l’interrogatorio di Salvatore
Morelli, detenuto nel carcere
di Benevento. Sarà un magistrato della città campana a
interrogarlo, ove accettasse
di rispondere.
In sintesi la vicenda che ha
portato in carcere i cinque vibonesi. Secondo i magistrati
della Dda di Catanzaro, Andrea Mantella, esponente di
Andrea Mantella
spicco della presunta cosca Lo
Bianco di Vibo e più in generale uomo rampante della criminalità vibobnese, si era fatto
pagare una tangente dall’imprenditore Domenico Russo,
titolare di una concessionaria
di auto a Vibo. A portare i soldi
a Mantella nella clinica Villa
Verde, in provincia di Cosenza, dove lo stesso era ricoverato pur essendosottoposto agli
arresti, era stato lo stesso imprenditore Russo che si era
presentato a Mantella con un
vassoio di dolci.
L'operazione è stata portata
avanti grazie alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, Samuele Lo Vato, che
era ricoverato nella clinica
Villa Verde nello stesso periodo in cui c’era anche Mantella.
Decisive si sono rivelate le intercettazioni telefoniche, le
dichiarazioni del collaboratore di giustizia e poi le dichiarazioni di Roberto Russo, figlio
del titolare dell’autosalone, e
di un amico di famiglia dei
Russo. L’imprenditore Domenico Russo avrebbe invece in
un primo tempo minimizzato
i crediti che vantava per delle
automobili vendute ad Andrea Mantella, aisuoi familiari, a Francesco Pardea ed a
Salvatore Morelli. Successivamente avrebbe fatto agli uomini della Squadra Mobile di
Catanzaro, diretta da Rodolfo
Ruperti, delle parziali ammissioni sostenendo in particolare che Francesco Scrugli stava giornate intere nel suo autosalone e che il figlio non ne
tollerava la presenza perché,
essendo Scrugli noto attraverso le cronache dei giornali
per i suoi continui arresti, la
sua figura non invogliava le
persone perbene ad entrare
nell’autosalone.
Sull’operazione messa a segno è intervenuto il senatore
Franco Bevilacqua per il quale «sul terreno della lotta alla
criminalità organizzata e della promozione alla legalità e
sicurezza l’impegno congiunto di Istituzioni e società civile
è alla base del percorso di riscatto deiterritori, comeil nostro, succubi del predominio
mafioso». Nell’esprimere «un
plauso all’iniziativa portata a
segno dai vertici della Dda di
Catanzaro, dal vice Questore
Rodolfo Ruperti e dalle Forze
dell’ordine», l’esponente del
Pdl sottolinea «l’importanza
del rafforzamento dell’impegno delle istituzioni statali
chiamate a garantire su tutto
il territorio nazionale sicurezza e ordine pubblico».
r. v.
A opera dei carabinieri per un bar del capoluogo
Sequestro di 6 Slot machine
e multa di 32mila euro
IL GIOCO d’azzardo torna
all’attenzione dei militari
della Compagnia carabinieri del capoluogo di
provincia che mettono a
segno una nuova importante operazione. Ben 32
mila euro di sanzioni amministrative ed il sequestro di 6 slot machine illegali, infatti, è il bilancio
dell’operazione conclusa
negli scorsi giorni.
Secondo quanto ricostruito dagli stessi militari ad agire sono stati gli
uomini della Stazione di
Vibo
Valentia
che,
nell’ambito di una serie di
servizi a livello nazionale
volti a verificare il rispetto delle norme poste a garanzia della legalità delle
sale da gioco, hanno controllato un noto bar a pochi passi dal centro cittadino.
I militari dell’Arma, nel
corso dell'ispezione, hanno scoperto che «il titolare dell’attività, M.P. cinquantenne di Vibo Valentia, aveva realizzato - si
legge in una nota stampa
diffusa dai carabinieri nel retro del proprio locale una stanza, da cui si accedeva mediante una po-
sta a specchio praticamente invisibile, in cui
aveva sistemato ben 6 slot
machine in tutto e per tutto simili a quelle autorizzate dal Ministero delle
Finanze ma con l’unica
piccola differenza di non
essere minimamente collegate in rete ai Monopoli
di Stato e di non essere
state autorizzate dalle
competenti autorità».
Per i carabinieri, dunque, si tratta di «una vera
e propria sala giochi illegale». Per sviare i controlli «il titolare dell’attività
aveva anche pensato bene
- aggiungono i militari di mettere all'ingresso del
proprio locale due slot
machine perfettamente
legittime e dotate di tutti i
requisiti di legge».
Ad ogni modo, a seguito della scoperta effettuata per «l’uomo è scattata
immediatamente la pesante sanzione amministrativa pari a 32 mila euro mentre i macchinari
sono stati sequestrati in
attesa di essere distrutti»
così come prescrive la
normativa vigente in materia.
f. r.
Fabrizia. L’uomo è accusato di tentato omicidio aggravato da lesioni e futili motivi
In miglioramento Raffaela Mamone
La donna 88enne era stata aggredita dal pregiudicato Domenico Antonio Maiolo
di BRUNO VELLONE
FABRIZIA - Migliorano le condizioni
di Raffaela Mamone, l'anziana di Fabrizia, che nella giornata di giovedì è
stata vittima di un tentativo di omicidio. La signora 88enne che è ricoverata presso il reparto di medicina dell'ospedale di Serra San Bruno, durante la
brutale aggressione da parte di un pregiudicato, Domenico Antonio Maiolo,
ha riportato la frattura scomposta dello zigomo sinistro e varie ecchimosi derivanti dalle lesioni. Ieri è stata anche
sottoposta a visita oculistica che ha
consentito ai sanitari di avere un quadro clinico più completo per potersi
pronunciare sulla prognosi. Intanto
questa mattina, davanti al Giudice per
le Indagini Preliminari del Tribunale
di Vibo Valentia comparirà Domenico
Antonio Maiolo, imputato di tentato
omicidio aggravato dai futili motivi e
dalle lesioni, per la convalida dell'arresto. Il fatto è accaduto nella mattinata
giovedì quando, durante le prime ore
del giorno, il trentaseienne del luogo,
col pretesto di venderle dei cereali, si è
recato presso l'abitazione dell'anziana
signora che vive da sola in una casa di
campagna, vicino al centro abitato del
paese montano. La donna, dopo l'invito a comprare detti prodotti ha posto il
proprio rifiuto, a seguito del quale il
Maiolo si è allontanato per poi farvi ritorno dopo un paio d'ore, riproponendole nuovamente l'acquisto. Dopo un
ulteriore rifiuto da parte dell'anziana
signora, il pregiudicato in preda ad un
raptus l'avrebbe aggredita con le mai
alla gola e tentando di soffocarla con
uno straccio. Convinto di aver ucciso la
poveretta, ha trascinato la donna, fuori dall'abitazione, dandosi successivamente alla fuga. La vittima, è riuscita
tuttavia a chiedere aiuto e a dare l'allarme con l'aiuto di un nipote. A rintracciare l'aggressore mentre tentava di
fuggire nelle vie limitrofe della casa,
sono stati i Carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno al comando
del capitano Esposito Vangone e coordinati dal Maggiore Carrara che, una
volta fermato, lo hanno tratto in arresto con l'accusa di tentato omicidio aggravato dai futili motivi e dalle lesioni.
Domenico Antonio Maiolo
Serra. Dopo l’intimidazione subita crescono gli attestati di stima provenienti dal mondo politico e sociale
Ancora solidarietà per l’attivista Sergio Gambino
L’attivista
Sergio Gambino
figlio
del compianto
scrittore Sharo
SERRA SAN BRUNO - Il giorno dopo l’intimidazione - un
bossolo di lupara sulla soglia
della sua abitazione - continuano a piovere attestati di
solidarietà nei confronti di
Sergio Gambino, figlio dello
scrittore Sharo e attivista dei
movimenti a difesa del territorio. Il locale Circolo del Pd e
il consigliere comunale democrat Rosanna Federico
hanno espresso «profonda
solidarietà e vicinanza a
Gambino per il grave atto subito. Non possiamo che condannare in
maniera forte e decisa - è la posizione del
Pd serrese - ogni vile gesto di chi, facendosi scudo dell'omertà intende frenare la voglia di riscatto della Calabria sana che vede in Sergio uno dei più convinti portavoce. Invitiamo Gambino a continuare le
battaglie per l’affermazione dei principi
di legalità, democrazia e libertà con la con-
sapevolezza che troverà il sicuro sostegno
della società civile e della Calabria onesta
che non accetta di soggiacere ai soprusi di
chicerca difar prevaleree diffondereuna
mentalità distorta e 'ndranghetista».
Non si è fatta attendere neanche la reazione dei movimentiper l'acqua pubblica,
di cui Gambino è un militante della prima
ora che hanno espresso «piena solidarietà
a Gambino e a tutti i militanti e le militanti
dell’Associazione Il Brigante. Rispediamo al mittente il vile atto intimidatorio di
chi crede che con questo possa fermare le
lotte per liberare questa nostra terra dalla
’ndrangheta, dall'ingiustizia e dal malaffare. Per questo ci sentiamo tutti coinvolti, uno per uno, tutti i comitati, le associazioni, i collettivi, le organizzazioni e i singoli cittadini che da anni denunciano gli
interessi trasversali, palesi ed occulti, che
si celano dietro il ciclo delle acque e quello
dei rifiuti». Anche il Forum Italiano dei
Movimenti per l’acqua ha espresso «totale
solidarietà e vicinanza a Sergio, a tutti i
militanti e le militanti del Coordinamento
Acqua Pubblica Bruno Arcuri e dell’Associazione “Il Brigante”che si battono per la
difesa dei beni comuni e l’acqua pubblica,
in particolare sulla questione dell’inquinamento dell’Alaco, simbolo del fallimento della gestione privatistica del servizio
idrico. Il vigliacco atto mosso contro uno
di noiè ladimostrazione diquanto lalotta
per la ripubblicizzazione del servizio idricovada acolpireinteressiparticolari epericolosi potentati economici che operano
nel nostro Paese. Il 12 e 13 giugno abbiamo avuto la dimostrazione di essere maggioranza nelPaese nelladifesa dell'acqua
e dei beni comuni. Insieme possiamo dimostrare che un’altra Italia è possibile.
Iniziamo il 26 novembre a Roma, nella
grande manifestazione per il rispetto del
voto referendario».
Solidarietà anche da Antonio Andreacchi e dall'Udc serrese. «In seguito al grave
atto intimidatorio consumatosi nei confronti del caro amico Sergio Gambino,
con il quale abbiamo condiviso e condivideremo molte battaglie in nome della legalità e dell'equità sociale, accomunati,
oltre che dall'amicizia personale, da quel
sentimento di riscatto e di svolta che questa terra cerca ormai da tempo, intendo
esprimere - scrive Andreacchi - solidarietà e vicinanza a nome mio e dell'Udc di Serra San Bruno. Sappiamo bene che quello
che è successo non sarà per te un deterrente, piuttosto un motivo in più per incrementare gli sforzi nel compiere quelle
azioni che mirano a dare lustro alla nostra
cittadina a dimostrazione che Serra non
deve essere vista come il ritratto della criminalità, bensì come la culla della cultura
e delle tradizioni. Esprimono solidarietà
anche il segretario Iconio Massara e i vertici provinciali del partito. Colgo inoltre
l'occasione - conclude l'esponente dello
scudocrociato - per esprimere forte disappunto per gli atti vandalici che sono stati
compiuti all'interno della palestra».
s. p.
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Vibo 25
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scacco alla “zona grigia”
gli inquirenti
«Insospettabili
al servizio
di affari torbidi»
REGGIO C. «Le indagini stanno andando sempre più in profondità nell’esplorare i rapporti tra le cosche di Reggio e tutto un mondo attorno di professionisti, di imprenditori, di pezzi della
società civile. Io ho sempre detto che in
tutte le categorie ci sono le persone perbene e quelle che perbene non sono. Il
nostro compito è accertare le responsabilità penali, poi i giudizi al di fuori di
questo ambito spetta a tutti noi come cittadini». Il procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, rimarca alcuni aspetti fondamentali dell’inchiesta
sfociata nell’operazione “Astrea”. Ancora una volta vengono colpiti i patrimoni
mafiosi che è una delle direttive strategiche che la Procura si è posta. Poi si riscontra «la permanenza della cosca Tegano in una serie di società nel settore
edile e della Multiservizi». Personaggio
importante nel panorama tracciato dalla Dda è stato Giuseppe Rechichi, ex direttore operativo della società mista che
Pignatone descrive come «componente
a pieno titolo della cosca Tegano» ricordando la pronuncia in tal senso del Tribunale della libertà. E ancora la figura di
Giovanni Zumbo, il commercialista vicino ai servizi segreti che ha veicolato informazioni riservate ai boss e fornito false indicazioni agli investigatori. Quella
di Zumbo non è solo una consulenza. Ha
coinvolto tutta la famiglia nei rapporti
con i Tegano. «I consulenti – ha spiegato Pignatone – si prestano non solo a dare i consigli necessari per nascondere la
proprietà mafiosa dei beni ma addirittura a intestarsi, perché insospettabili, le
quote sociali delle società che nel corso
degli anni vengono sostituite l’uno all’altra». È proprio questo «curriculum limpido», ha sottolineato il comandante
provinciale della Guardia di finanza di
Reggio Cosimo Di Gesù, che impediva
«di andare nel cuore del problema». Il
comandante del Nucleo di polizia tributaria Claudio Petrozziello ha riconosciuto che l’indagine è stata molto impegnativa perché «sono stati ricostruiti i passaggi delle quote delle società di vent’anni. Operazioni sempre più complesse
con intestazioni fittizie e scatole cinesi».
L’intuizione dell’indagine, ha spiegato il
comandante del Gico Gerardo Mastrodomenico, è arrivata quando i finanzieri si sono accorti di operazioni che «non
avevano logica economica». Da lì sono
partite le verifiche che si sono concretizzare in una serie di coincidenze documentali, ad esempio nei movimenti bancari che hanno certificato come gli stessi soldi venivano utilizzati da soggetti che
sarebbero dovuti essere espressioni di
compagini societarie diverse e distinte
tra loro e invece risultavano collegati.
Annalia Incoronato
In cella i colletti bianchi
della ’ndrangheta
Professionisti e prestanome dei De Stefano-Tegano: 11 arresti
zi. Sono stati lunghe ed approfondite indagini a consentire alle Fiamme gialle di arrivare a sbrogliare queLa Guardia di finanza di Reggio Calabria assesta sta matassa e porre in luce l’azione di quella “zona
un colpo durissimo alla “zona grigia” contigua alla grigia” che orbita attorno alla ’ndrangheta e ne favo’ndrangheta e, con l’operazione denominata “Astrea”, risce affari e potere.
manda in cella avvocati, commercialisti e prestanome
Il provvedimento cautelare è stato emesso dal gip
della cosca De Stefano-Tegano, una delle più potenti Tommasina Cotroneo, su richiesta del procuratore
in assoluto nel panorama criminale regionale. Sono Pignatone, dell’aggiunto Prestipino e dei sostituti Giuundici le persone finite in manette con l’accusa di in- seppe Lombardo e Beatrice Ronchi.
testazione fittizia di beni aggravata dalle modalità maNello specifico, i finanzieri sono riusciti a dimostrafiose. Di queste, tre erano già in carcere. Si tratta di re, attraverso un complesso puzzle fatto di riscontri
Giovanni Tegano, 72 anni, ritenuto capo indiscusso contabili e intercettazioni, come vi fossero delle intedell’omonimo clan, Giuseppe Rechichi, 53 anni, sog- stazioni di società del tutto fittizie e miranti soltanto
getto associato alle cosche di Archi, e Giovanni Zum- ad evitare l’aggressione dei patrimoni da parte dello
bo, 44 anni, alias “la talpa”, ovvero colui che riferì ai Stato. Sono soprattutto due i soggetti che vengono in
boss Ficara e Pelle dell’imminente esecuzione del- evidenza in quest’inchiesta ed entrambi hanno rivel’operazione “Il Crimine”. Nella giorstito dei ruoli di primissimo piano annata di ieri, invece, sono stati condotche in indagini precedenti. Si tratta di
In manette
ti in carcere, Rosario Giovanni RechiGiovanni Zumbo e Giuseppe Rechiavvocati
e
chi, 50 anni (fratello di Giuseppe),
chi. Il primo, ormai conosciuto come
Maurizio Lavilla, 40 anni, Antonio
la “talpa”, di professione faceva il
commercialisti
Lavilla, 36 anni, Roberto Emo, 45 ancommercialista ma in realtà per un
Tra
loro
Zumbo
ni, commercialista e cognato di Zumperiodo avrebbe collaborato con i seralias “la talpa” vizi segreti. Fu lui a riferire a casa di
bo, Maria Francesca Toscano, 40 anPelle, l’esecuzione imminente delni, avvocato e moglie di Zumbo, Porzia Maria Zumbo, 43 anni, sorella di Zumbo, Antoni- l’operazione “Il Crimine”. Fu sempre lui a porre in esno Rechichi, 26 anni, figlio di Giuseppe e Giovanni sere la messinscena dell’auto con le armi in occasione della visita di Napolitano, il 21 gennaio 2010.
Rechichi, 26 anni, anch’egli figlio di Giuseppe.
Per quanto concerne Rechichi, invece, si tratta di
Sempre nella mattinata di ieri, gli uomini della Gdf
hanno effettuato numerose perquisizioni, anche al- soggetto che ha rivestito il ruolo di direttore operatil’interno di studi commerciali e legali, ed hanno sot- vo della Multiservizi. Quindi il Comune di Reggio Catoposto a sequestro beni per un valore complessivo di labria si sarebbe affidato, per la gestione della socie50 milioni di euro. Secondo quanto appurato dalle tà, anche ad un soggetto intraneo alla ’ndrangheta e
indagini, infatti, la cosca Tegano, attraverso dei pas- che oggi si certifica era anche in realtà socio occulto,
saggi societari, predisposti dai professionisti arresta- visti i passaggi societari che hanno portato poi alla
ti, e grazie al ruolo di alcuni prestanome compiacen- “Rec.Im. srl”. Ma non è solo questa la zona grigia scoti, spesso coincidenti con gli stessi professionisti, riu- perta dai finanzieri. Si è detto di avvocati e commersciva a controllare una parte del capitale privato del- cialisti. In realtà sono tutti parenti di Giovanni Zumla società municipalizzata “Multiservizi spa”, che si bo e ci si riferisce alla moglie, Maria Francesca Toscaoccupa della manu- no, avvocato, ed al cognato, Roberto Emo (personagtenzione di strade, gio molto conosciuto nel mondo calcettistico reggino),
verde pubblico ed il- commercialista. Loro avrebbero agevolato l’attività
luminazione, nel co- della ’ndrangheta permettendo l’intestazione fittizia
mune di Reggio Cala- di beni per evitare sequestri e confische. Sarebbero
bria. La società “Rec. stati sempre loro (come nel caso della Toscano, ma
Im. srl” (riconducibi- anche della sorella di Zumbo) ad essere proprietari di
le ai Tegano), infatti, quote societarie solo sulla carta.
È solo un primo duro colpo, ma è un importante
controlla il 33% del
capitale sociale della inizio per scardinare quella “zona grigia” fatta di col“Gestione servizi ter- letti bianchi insospettabili che alimenta il potere e la
ritoriali srl” che, a sua pervasività della ’ndrangheta.
volta, controlla il
CONSOLATO MINNITI
49% della [email protected]
REGGIO CALABRIA
PROFESSIONISTI
IN MANETTE
In alto da sin., gli arresti di
Rosario Giovanni Rechichi,
Porzia Maria Zumbo,
Maria Francesca Toscano
Qui sopra,Giovanni Tegano,
72 anni, ritenuto il capo
indiscusso dell’omonimo clan
Sotto, la conferenza stampa
dell’operazione “Astrea” con,
da sin., Mastrodomenico, Di
Gesù, Pignatone, Petrozziello
(fotoservizio Cufari)
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scacco alla “zona grigia”
il meccanismo
Quote intestate
e poi cedute
Il caso Sica
REGGIO CALABRIA Gli insospettabili colletti bianchi si prestavano, sicuri della loro posizione di professionisti, a intestarsi le quote delle società in realtà riconducibili alla cosca Tegano. La modalità d’azione prevedeva
cambi nelle quote societarie tramite
prestanome a loro volta schermati da
altre società.
Esemplare il caso della Sica srl, costituita il 24 novembre 2001 e data in fitto d’azienda dopo soli cinque giorni alla Comedil di Rechichi srl. L’1 dicembre dello stesso anno la Comedil ha distaccato i propri lavoratori presso la Sica. Un anno dopo soltanto da quello
che il gip definisce «poderoso (ma solo apparente) investimento», i fratelli
Maurizio e Antonio Lavilla, detentori
in parti uguali del capitale sociale della Sica srl, hanno ceduto le loro quote
a Porzia Maria Zumbo e a Maria Francesca Toscano, sorella e moglie di Giovanni Zumbo. Non è affatto casuale,
secondo l’accusa, che il trasferimento
delle quote sia giunto dopo la misura di
prevenzione che ha riguardato Giuseppe Lavilla, padre dei due soci. È evidente, secondo il giudice, che l’operazione sia stata fatta apposta per eludere eventuali misure patrimoniali.
Le quote di partecipazione erano di
15mila euro. Sembra difficile per una
situazione reddituale dichiarata al fisco che era di 7.700 euro per Porzia
Maria Zumbo relativa al 2002. Toscano invece non ha nemmeno presentato la dichiarazione dei redditi. Da quel
momento l’amministratore unico della Sica srl è Giovanni Zumbo che ha
rinnovato a titolo meno oneroso l’affitto d’azienda con la Comedil. La Sica
è stata poi acquistata, dopo vari altri
passaggi, dalla Recim srl di cui erano
soci i fratelli Rechichi. A dimostrare il
bluff dell’operazione sono i movimenti bancari succedutisi in un tempo
strettissimo, appena tre minuti. La
Zumbo e la Toscano hanno cambiato
gli assegni che concorrevano alla cifra
di 30mila euro pattuiti per la cessione
delle quote, però poi subito i liquidi sono stati versati sul conto della Recim
tornando, secondo gli investigatori, ai
prestanome.
a. i.
Così le cosche
“amministravano”
Reggio Calabria
I “padroni” di Archi controllavano parte
della Multiservizi, società mista del Comune
La sede della Multiservizi, al civico 7 di via Vecchia provinciale nel quartiere Archi di Reggio
REGGIO CALABRIA Nella proprietà e
nel controllo della Multiservizi c’erano i tentacoli della ’ndrangheta. Sino ad oggi quest’assunto era rimasto esclusivo appannaggio dei collaboratori di giustizia. Da ieri, con
l’operazione “Astrea”, non è più così poiché vi
è la certificazione degli interessi delle cosche
nella società municipalizzata del Comune di
Reggio Calabria. Si occupava di tanti settori
la Multiservizi. Il più importante di essi è sicuramente la manutenzione: dalle buche alle aiuole, passando per l’energia elettrica. La
società conta numerosi dipendenti che, talvolta, sono stati anche in protesta per ritardo
nei pagamenti. La compagine è composta da
due soci: da una parte il Comune di Reggio
Calabria che detiene il 51% delle quote, dall’altra la “Gestione servizi territoriali” che
possiede il 49% delle quote. Con chi è socio,
dunque, l’ente comunale reggino? Con una
società le cui quote sono di proprietà, per il
33%, della “Rec.Im srl”. Tale società è divisa
equamente tra i fratelli Giovanni ed Antonino Rechichi, figli di Giuseppe Rechichi, direttore operativo della stessa Multiservizi. In
buona sostanza, dunque, questi si trovava a
svolgere non solo un ruolo dirigenziale, ma in
realtà aveva anche la proprietà, quale socio
occulto, della Multiservizi. E se come è stato
rappresentato dalla Dda, Rechichi è riconducibile direttamente ai Tegano, allora l’equazione è completa: la Multiservizi era controllata per una parte dalla cosca operante nel
territorio di Archi, periferia nord di Reggio
Calabria. Ciò cosa significa? In poche parole,
che la ’ndrangheta aveva accesso alla “torta”
dei soldi pubblici, alla gestione di un complesso di mezzi e persone che aveva il compi-
to di rendere la città sempre più efficiente.
Peccato che gli stessi amministratori reggini,
a più riprese, abbiano rimarcato come l’attività della Multiservizi non fosse adeguata rispetto alle esigenze della città. Ma questa è
un’altra storia. Ciò che importa sottolineare è
che la società mista del Comune, nell’immaginario della ’ndrangheta si identificava in
Giuseppe “Pino” Rechichi. Ad affermarlo in
modo congiunto sono stati i collaboratori di
giustizia, Roberto Moio e Nino Lo Giudice.
Ecco cosa afferma Moio al pm Lombardo.
Moio: Allora c’era Mico Libri se non sbaglio, o prima… perché non voglio, non voglio sbagliare le date praticamente, perché le
date giustamente favoriscono poi queste determinate persone, Mico Libri fu, è morto,
mi sembra che c’era lui, comunque, Melo
Barbaro c’era sicuro, Pino Richichi c’era, poi
c’era…
Pm1: Pino Richichi… Pino Richichi…
Pm: Ecco…
Moio: Della Multiservizi…
Pm1: Va bene, un attimo ma era…
Pm: Ma Pino Richichi…
Moio: …è stato battezzato pure lui…
Pm: Pino Richichi abbiamo detto, chi è Pino Richichi?
Moio: Sì, Pino Richichi praticamente lui
all’epoca aveva una, aveva un deposito edile lì dove ora praticamente c’è la Multiservizi, vendeva cemento, tutte queste cose (inc.)
edilizia.
Pm: E adesso che fa?
Moio: Adesso alla Multiservizi è.
Pm: È uno dei soci?
Moio: Non lo so se alla Multiservizi sono
soci, non lo so, comunque lui, lui ha il suo
perché ho avuto contatti ultimamente con
lui, ha costruito (inc.) posto di lavoro…
Pm1: A casa di Pino Richichi, dove? Dove
aveva…
Moio: Dove attualmente abita lui, aveva
un appartamento libero e ci siamo, abbiamo
trascorso tutta la notte lì…
Pm1: Ma dove sta pure la Multiservizi?
Moio: Sì, di fronte, c’è una discesa…
Parole confermate anche da Lo Giudice.
Lo Giudice Antonino: Sì. E quindi mi indicò di recarmi o dove c’è la Multiservizi che c’è
Richichi o più sicuramente di rintracciare
Carmine Polimeni, che è arrestato insieme a
Tegano Giovanni e mandare un’ambasciata
a Carmelo Barbaro che gli volevo parlare io.
Insomma la Multiservizi era cosa delle
’ndrine, almeno per una parte. E ad ulteriore
testimonianza di ciò la circostanza che la società Sica aveva affittato alla Multiservizi il
locale in via Vecchia Provinciale ad Archi, al
civico 7. Era il quartier generale della società
mista, ma anche degli uffici di Giuseppe Rechichi.
cons. min.
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Graziano Melandri si è dimesso
“Pecunia non olet bis”, l’addio del commissario per l’emergenza rifiuti
CATANZARO
Graziano Melandri rassegna le dimissioni sotto il peso della richiesta
d’interdizione dal pubblico ufficio
vergata dal pm di Catanzaro Carlo
Villani. Il generale formalizza l’uscita di scena con una lettera indirizzata al capo della Protezione civile
Franco Gabrielli, abbandonando così l’incarico di commissario delegato per l’emergenza rifiuti in Calabria,
a trentasei ore dal blitz di Guardia di
finanza e carabinieri nell’epilogo dell’inchiesta “Pecunia non olet”.
È una decisione maturata «alla luce degli sviluppi delle note vicende
giudiziarie - è scritto nella nota stampa diffusa alle 18:13 di ieri pomeriggio - che potrebbero determinare
fattori pregiudizievoli per il lavoro
dell’Ufficio». Gabrielli, dopo aver
preso atto delle dimissioni - riporta
ancora la comunicazione dell’Ufficio
del commissario -, in una lettera ha
voluto esprimere al generale «tutta
la riconoscenza personale e del Dipartimento per l’attività efficacemente svolta e per l’impegno profuso nello svolgimento dell’incarico».
A Melandri, che lunedì prossimo
sosterrà davanti al gip di Catanzaro
Abigail Mellace l’interrogatorio di
garanzia propedeutico alla decisione sulla richiesta di interdizione formulata dal pm, è contestata un’ipotesi di concorso aggravato in reati fiscali. Raggiunto da informazione di
garanzia già nello scorso mese di luglio nell’ambito della prima tranche
di “Pecunia non olet” - al pari del suo
predecessore al vertice dell’Ufficio
del commissario, l’attuale assessore
regionale Francesco Pugliano - con
la liquidazione di 1.335.896 euro
avrebbe legittimato la posizione di
Enertech. Si tratta dell’azienda di
Stefano Gavioli, il principale indagato finito in arresto, subentrata alla decotta Enerambiente nella gestione della discarica di Alli. Enerambiente, sigla dell’impero Gavioli soffocata dai debiti, a sua volta subentrata alla Slia, altra azienda decotta, che nel 1999 ottenne in
l’appalto «per l’adeguamento, il potenziamento e la gestione, per 15 anni, dell’impianto tecnologico per il
trattamento e smaltimento dei rifiuti solidi urbani, sito in località Alli
del Comune di Catanzaro».
Passaggi di mano, da una società
all’altra, ritenuti fuorilegge e realizzati - sostiene il pm Villani sulla scorta degli elementi investigativi acquisiti dal Nucleo di Polizia tributaria
delle fiamme gialle - al solo scopo di
sottrarre ai creditori le attività fatte
confluire in aziende ex-novo. Un sistema truffaldino del quale, sempre
secondo la prospettazione accusatoria, l’Ufficio del commissario che
continuava a liquidare somme consistenti non poteva non accorgersi.
Così, mentre i creditori del sistema Gavioli rimanevano frodati,
mentre la gestione dei rifiuti rimaneva un disastro nell’accallarsi di criticità ed emergenze, il ras veneziano
dei rifiuti continuava ad arricchirsi
coi soldi pubblici. Un dato è emblematico: solo nel periodo compreso
tra il 13 dicembre 2007 al gennaio
2011, Enerambiente spa incassava
dall’Ufficio del commissario
E L’EMERGENZA CONTINUA
In alto, il dimissionario commissario
straordinario Graziano Melandri
A sinistra, la discarica di Alli
In basso, il proprietario della
Enertech, Stefano Gavioli
24.694.398,82 euro. Somme queste
che dovevano confluire alla Slia, ormai smantellata per lasciare i creditori a bocca asciutta. Dal 26 gennaio 2011 in poi le liquidazioni, per
1.642195,42 euro e per 1.335.896 euro, con ordinanze firmate prima dal
subcommissario Pugliano e, poi, dal
neocommissario Melandri, avvennero in favore di Enertech, a sua volta subentrata ad Enerambiente che
già il 17 gennaio aveva ricevuto notifica del primo atto di pignoramento.
La vicenda, che mette a nudo la
monnezza connection all’italiana
impiantatasi sul modello Gavioli,
la discarica di alli
Un impianto tecnologico
Ma solo sulla carta
COSENZA Con il suo milione di metri cubi autorizzati, quella di Alli è la seconda discarica più grande della Calabria. Al suo interno, ogni anno, possono trovare
posto 93mila tonnellate di rifiuti. Scarti che, una volta
trasportati nell’impianto, sarebbero dovuti essere trattati per creare fos, compost di qualità e Cdr, oltre che essere recuperati per essere inviati alle aziende che si occupano del riciclo dei materiali. Perché quello di Alli
doveva essere un impianto tecnologico di alto livello. Almeno sulla carta. Visto che nessuna delle operazioni
descritte in precedenza è mai stata espletata in quella discarica. Lo mette in evidenza il comando dei carabinieri per la tutela dell’ambiente - gruppo Napoli - che ha
visitato l’invaso nel novembre del 2009 e che è giunta
a queste conclusioni: la discarica di Alli «non è in grado di produrre Cdr con pezzatura compatibile con il
termovalorizzatore di Gioia e, di conseguenza, la linea
di produzione attualmente è inattiva». Non va bene neanche per il compost «in quanto - rilevano i carabinieri - lo stesso si presenta contaminato da una forte presenza di materiale estraneo, con conseguente recapito
finale in discarica unitamente alla fos, che viene utilizzata per la copertura giornaliera della discarica». E anche i materiali da recupare, ad eccezione dei rottami
ferrosi, finiscono direttamente sotto terra. «Tale grave
situazione - scrivevano infine i militari campani - oltre
al grave danno ambientale causato dal ricorso smodato all’uso della discarica, ha causato rilevanti danni erariali, anche con la complicità dei pubblici amministratori che potevano ed avevano il dovere di intervenire».
Perché, come sarcasticamente riferiva il comandante
provinciale dei carabinieri di Cosenza Aldo Iacobelli,
«comunque (i proprietari dell’impianto, ndr) prendono i soldi per la gestione».
d. m.
pone anche il sigillo sul fallimento di
quattordici anni d’emergenza ambientale in Calabria, già pesantemente censurati dalla recente relazione sulla Calabria varata dalla
Commissione ecomafie. Fallimento
per il quale l’ex commissario Melandri - ben al di fuori dell’assunzione di
responsabilità di una classe dirigente che ha consentito quattordici anni di sprechi e disastri, cristallizzando un’emergenza utile a lottizzare
per fini politici - potrebbe essere
l’unico a pagare.
PIETRO COMITO
[email protected]
Interrogato il direttore Zerbin
Oggi toccherà a Stefano Gavioli
CATANZARO È stato interrogato ieri dal
gip di Catanzaro Loris Zerbin, di 50 anni, di
Campolongo Maggiore (Venezia), il direttore
tecnico della Enertech, arrestato ieri nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Procura
di Catanzaro sulla discarica di Alli. Sull’esito
dell’interrogatorio, uno dei legali di Zerbin,
l’avv. Andrea Bonifati, ha opposto un «no
comment». È slittato a oggi, invece, l’interrogatorio del proprietario della Enertech, Stefano Gavioli, di 54 anni, di Venezia, anche lui
arrestato ieri. Il rinvio si è reso necessario per
un ritardo nella traduzione a Catanzaro dal
carcere del nord in cui è ristretto.
Insieme a loro, i militari della guardia di finanza ed i carabinieri del Noe di Catanzaro
hanno arrestato e posto ai domiciliari l’amministratore di una delle
società del gruppo
Per un ritardo
Enertech,
Giovanni
nella traduzione
Faggiano, 52 anni, di
Brindisi; l’avvocato e
a Catanzaro
consulente della socieGavioli è ancora
tà, Giancarlo Tonetto,
56 anni, di San Donà di carcerato al Nord
Piave (Venezia), ed Enrico Prandin, 49 anni, di Rovigo. Un commercialista e un tecnico della Eneterch, inoltre,
sono stati sottoposti all’obbligo di presentar- dell’emergenza ambientale Graziano Melansi alla polizia giudiziaria. Agli arrestati vengo- dri e l’ex sub-commissario ed attuale assessono contestati i reati di associazione per delin- re regionale all’Ambiente, Francesco Pugliaquere finalizzata all’evasione fiscale ed alla no. Per Melandri la Procura di Catanzaro aveviolazione delle norme ambientali.
va chiesto l’interdizione dall’esercizio di pubNell’inchiesta sono coinvolti anche il com- blico ufficio, ma Melandri ieri si è dimesso
missario straordinario per il superamento dall’incarico.
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Quattordici anni passati
tra sprechi e malaffare
visita di cortesia
La storia dell’emergenza: tra denunce e relazioni parlamentari
questi i costi della struttura commissariale (fonte: commissione Ecomafie)
VOCI SPESA
COMPENSI AL COMMISSARIO
2007
€
2006
€
230.472,65
203.427,34
2008
€
238.670,53
al 31/1209
€
116.416,64
e Vice VvSuoVICE
INDENNITA' AI PREFETTI
00,00
00,00
00,00
00,00
1.737.065,74
3.444.861,27
1.330.615,46
1.649.387,59
FUNZIONAMENTO STRUTTURA
257.650,16
289.511,65
168.543,71
152.424,49
COMPENSI ALLA COMMISSIONE
176.326,95
156.171,86
150.971,04
00,00
594.311,65
979.316,79
717.376,47
445.237,65
COMPENSI AL PERSONALE
AMMININISTRATIVO
SCIENTIFICA
COMPENSI PER
LE COLLABORAZIONI
NOMINA LEGALI LIBRO FORO
TOTALE
00,00
00,00
00,00
00,00
2.995.827,15
5.873.288,91
2.606.177,21
2.363.466,37
COSENZA
«Risultati del tutto negativi», «non realizzato nessuno degli obiettivi previsti», per
questo «la struttura commissariale deve essere sostituita con il ritorno alla gestione ordinaria da parte degli enti locali».
La definitiva stroncatura di 14 anni di commissariamento ambientale in Calabria arriva da una commissione parlamentare d’inchiesta, la “Eco-mafie”,
che dedica alla Calabria
Quando
una relazione choc apil prefetto
provata a maggio. Senza
appello, la bocciatura
Ruggiero svelò
dell’attività di un ufficio
«l’aggiramento
– quello del commissadelle norme»
rio per l’emergenza rifiuti – che dal 1997 ha avuto un prezzo altissimo, di circa un miliardo,
disperso in mille rivoli di sprechi e malaffare. Un pugno nello stomaco, quello che la
“Eco-mafie” consegna alla storia tirando le fila di un disastro che è nei fatti e anche negli
atti. E nelle denunce, rimaste senza risposta
e senza riscontro, incredibilmente e colpe-
Maiolo: stop
al commissariamento
CATANZARO «Diventa sinceramente
difficile comprendere i motivi del prorogarsi del commissariamento sull’emergenza rifiuti in Calabria dopo 14 anni di commissariamento, 12 diversi commissari, un costo
della sola struttura commissariale di 15 milioni di euro, condanne in tre lodi arbitrali
subite dall’ufficio del commissario per oltre
100 milioni di euro per opere mai realizzate, la gestione di somme per oltre il miliardo di euro». A sostenerlo è il consigliere regionale del Pd, Mario Maiolo, secondo il
quale «estromettere i Comuni, e quindi le
comunità che esprimono l’Amministrazione di livello locale, dalla gestione della vita
delle comunità è una anomalia istituzionale. Non è solo una deroga che si pone in
contrasto con lo spirito della riforma del titolo V della Costituzione, che ha delineato
un modello amministrativo basato sugli enti locali». La fine del commissariamento significherebbe per Maiolo «tornare a quello spirito».
volmente. Senza risposta e senza riscontro a
esempio rimase una pesantissima relazione
di uno dei prefetti che si sono succeduti alla
guida dell’ufficio del commissario Antonio
Ruggiero, che rimase in sella per pochi mesi
a cavallo tra il 2006 e il 2007 prima di gettare la spugna per averne avuto abbastanza.
Anche delle pressioni politiche. Audito dalla
stessa commissione “Eco-mafie” a febbraio
2007, Ruggiero svelò retroscena gravissimi
e inquietanti: disse che in otto anni erano
stati spesi 864 milioni di euro «senza un bilancio vero e proprio», sulla base di «foglietti: di qua le entrate, di là le uscite. Fine». Disse ancora, Ruggiero, che c’erano, a carico del
commissariato oltre a 64 dipendenti in organico altre 41 persone “fantasma”, cioè sconosciute ai più, denunciò «zone grigie della
compromissione, del vantaggio ingiusto, dell’assenteismo, della corruttela e dell’aggiramento della norma soprattutto in temi di appalti, di licenze e assunzioni clientelari». Infine, il prefetto Ruggiero accusò il potere politico: «Chi governa “possiede” il territorio e
pretende di avere il diritto di disporne e collega l’esercizio del potere all’affermazione di
una influenza personale e di espansione
clientelare».
Accadeva oltre quattro anni fa. Quattro anni persi, evidentemente, visto che non è cambiato nulla. Come cristallizza la relazione finale sulla Calabria della commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, relazione confluita infine in una risoluzione che
la Camera ha approvato a giugno. Nella risoluzione si fa anzitutto riferimento al fatto che
«... a distanza di oltre tredici anni (ordinanza del presidente del Consiglio dei ministri
2696 del 21 ottobre 1997) dall’istituzione dell’ufficio del commissario delegato per l’emergenza rifiuti in Calabria... non è stato realizzato nessuno degli obiettivi previsti dai piani regionali per i rifiuti». La risoluzione parla di «contesto di acclarata inefficienza e di
disservizio pubblico», nel quale «devono,
inoltre, essere sottolineati, in negativo, i costi della struttura commissariale, indicati nella relazione della Corte dei conti, che - con riferimento al periodo compreso tra gennaio
2006 e agosto 2009 - sono stati complessivamente pari a 13.838.659,64 euro...». L’ufficio del commissario per l’emergenza ne
esce a pezzi visto che - dice ancora la risoluzione votata alla Camera - «nella gestione
commissariale in Calabria, per un verso, nessuno dei contratti stipulati dai commissari
delegati risulta sottoposto al controllo preventivo della Corte dei conti e, per altro verso, vi è stata una produzione alluvionale di
ordinanze commissariali, spesso contraddittorie e confuse, con conseguenze non da poco, dal momento che le inefficienze del sistema pubblicistico hanno finito con il favorire
l’inserimento nel ciclo dei rifiuti della criminalità organizzata... laddove, a fronte di un giro d’affari di complessivi 150 milioni di euro
all’anno, pari al 2 per cento del Pil del territorio, solo 12 imprese delle 161 che si occupano di rifiuti hanno ottenuto la certificazione
antimafia negativa, mentre 115 imprese risultano addirittura sconosciute al sistema...».
Cosa aggiungere di più?
ANTONIO CANTISANI
[email protected]
Traversa vuole requisire la discarica
«La gestione passi al Comune»
CATANZARO A seguito delle note vicende giudiziarie che stanno interessando la gestione della discarica di Alli, il sindaco di
Catanzaro Michele Traversa (nella foto) ha nuovamente contattato il presidente della giunta regionale, Giuseppe Scopelliti, al fine di individuare le possibili soluzioni per far fronte all’emergenza ambientale nel
capoluogo. «In attesa di risposte rassicuranti da parte
del governatore Scopelliti – spiega il sindaco Traversa –, e comunque dopo un confronto con il prefetto di Catanzaro Antonio
Reppucci, che chiederò di incontrare al più
presto, valuterò con il Settore legale del Comune la possibilità di emanare una ordinanza contingibile ed urgente per requisire
l’impianto di Alli. In tal modo, il Comune subentrerà
nella gestione dell’impianto, in modo da garantire il
servizio di smaltimento dei
rifiuti solidi urbani».
«Il provvedimento - continua Traversa - legato al
carattere di eccezionalità ed
urgenza della situazione
che si è venuta adeterminare, sarà finalizzato a prevenire il pericolo per la salute
e l’igiene pubblica rappresentato dall’accumularsi di
rifiuti nelle strade. Una situazione che continua ad aggravarsi con il trascorrere dei
giorni, per cui è necessario riavviare immediatamente l’attività dell’impianto che, dopo gli ultimi interventi di adeguamento, è
capace di smaltire in tutta sicurezza ed efficienza 100 tonnellate di rifiuti al giorno».
Scopelliti
ha incontrato
Lombardo
CATANZAROIl presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti (nella foto), ieri mattina ha incontrato il
procuratore della Repubblica di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo. Nel corso dell’incontro, secondo
quanto si è appreso, sono stati trattati vari argomenti, tra i quali quello
dei rifiuti, anche alla luce delle inchieste condotte dalla Procura sulla
discarica catanzarese di Alli che due
giorni fa hanno portato all’arresto,
tra gli altri, del proprietario della società che gestisce l’impianto, sequestrato nell’ottobre scorso ma ancora
in attività per decisione dell’autorità
giudiziaria. Sempre due giorni fa,
nell’ambito dello stesso filone d’inchiesta, la Procura ha chiesto l’interdizione dai pubblici uffici del Commissario per l’emergenza ambientale Graziano Melandri che ieri ha rassegnato le proprie dimissioni dall’incarico. Sulla richiesta il gip si pronuncerà dopo avere sentito, il 21
novembre prossimo, lo stesso Melandri. «Quella di Scopelliti - ha detto Lombardo - è stata una visita di
cortesia nel corso della quale abbiamo parlato dei problemi che riguardano la Calabria. Ci è stato rivolto un
invito a partecipare ad eventuali future iniziative sul tema ambientale e
dei rifiuti, qualora vi fossero tavoli
istituzionali per discutere di problemi generali e da parte nostra c’è una
disponibilità di massima a partecipare».
Il Pd: il governo
sia parte civile
CATANZARO «I recenti sequestri di discariche abusive e la richiesta di interdizione
del Commissario per l’emergenza ambientale Graziano Melandri, coinvolto per l’inchiesta sulla gestione della discarica di Catanzaro, impongono un intervento urgente
del Parlamento che già si è occupato in passato della situazione dei rifiuti in Calabria».
Lo sostiene la deputata del Pd Doris Lo Moro, promotrice di un’interpellanza urgente,
che insieme al capogruppo del Pd nella commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, Alessandro Bratti, chiedono ai ministri dell’Interno, dell’Ambiente, delle Politiche Agricole e al ministro della Salute «se non ritengano opportuno costituirsi parte civile nei processi in corso e in quelli che inizieranno in seguito agli ultimi fatti di cronaca considerando
i danni e le spese che una fallimentare gestione dei rifiuti ha sulle casse pubbliche, come la tutela della salute e il danno all’agricoltura di cui la Calabria vive esportando i suoi
prodotti in tutto il territorio nazionale».
12
SABATO 19 novembre 2011
D A L
PALMI (RC)
Cinque condanne e tre assoluzione. E’ l’esito del processo “Maestro”,
conclusosi nella serata di ieri con la
lettura del dispositivo di sentenza
emesso dal collegio del Tribunale di
Palmi, presieduto da Concettina Epifanio, intorno alle 20.30. Una sentenza che risponde solo parzialmente alle pesanti richieste che erano state formulate, in sede di requisitoria, dal sostituto procuratore della Distrettuale
antimafia di Reggio Calabria Roberto
Di Palma, contro i presunti affiliati e
fiancheggiatori della potente cosca
Molè di Gioia Tauro. Trentasei gli anni complessivi comminati dal Tribunale, nella serata di ieri, a fronte dei 91
richiesti dall’accusa. Antonio Albanese è stato condannato 10 anni di reclusione, Giuseppe Speranza a 9 e a 7
Francesco Calipa. I tre imputati sono
stati riconosciuti colpevoli per il capo
di imputazione che riguardava l’associazione mafiosa. Angelo Boccardelli
è stato condannato a sette anni e 6
mesi per concorso esterno in associazione mafiosa), mentre 3 anni sono
stati comminati a Alessandro Giorgi,
condannato solo per il contrabbando
di merce contraffatta. Assolti, invece,
Rossella Speranza (moglie del boss
defunto Rocco Molè), l’ex direttore
della Dogana di Gioia Tauro Adolfo
Fracchetti e Francesco Cosoleto.
L’operazione
L’operazione “Maestro”, condotta
dai Ros dei carabinieri e coordinata
dall’antimafia reggina, scattò il 22 luglio 2009 e portò in carcere 27 persone. Un’inchiesta nella quale confluirono due tronconi d’indagine: quella che
riguardava il contrabbando di merce
contraffatta dalla Cina, il cui epicentro
sarebbe stato il porto di Gioia Tauro,
e quella relativa al tentativo di acqui-
SIDERNO (RC) I fratelli
Giovanni e Domenico Camastra respingono ogni accusa.
Nella mattinata di ieri, nel corso dell’interrogatorio, si sono
detti estranei ai fatti che gli
contestano i magistrati della
Procura distrettuale antimafia
di Reggio Calabria. Gli imprenditori sono stati sentiti dal
gip Caterina Capitò nel carcere di Locri, dove sono reclusi
dall’alba di mercoledì.
Per gli inquirenti, sono i signori del petrolio e dell’intrallazzo. «Hanno sottratto decine e decine di milioni di euro
all’erario e – documenta la
Guardia di finanza - agevolato
le famiglie di ’ndrangheta» a
capo di alcuni distributori di
benzina. Quando scatta il blitz
“Oro nero”, le fiamme gialle
hanno anche apposto i sigilli a
P O L L I N O
A L L O
calabria
Sentenza “Maestro”
Cinque le condanne
Tre gli assolti: 36 gli anni di carcere contro i 91 richiesti
Antonio Albanese
Giuseppe Speranza
Francesco Calipa
Angelo Boccardelli
Alessandro Giorgi
Francesco Cosoleto
Adolfo Fracchetti
Rossella Speranza
sizione di una struttura alberghiera
del XVI secolo, “Villa vecchia” di Monte Porzio Catone, in provincia di Roma. Per quanto riguarda l’importazione di merce contraffatta, gli unici a
rispondere di questo reato nel processo di Palmi (gli altri sono stati giudicati e condannati in abbreviato a Reggio Calabria) sono Alessandro Giorgi, Aldofo Fracchetti e Giuseppe Spe-
ranza. Solo il primo è stato riconosciuto colpevole per questo capo di imputazione.
Porto connection
L’indagine fece emergere che spedizionieri collegati alle cosche, principalmente a quella dei Molè, avrebbero agevolato l’importazione di merce contraffatta di provenienza cinese,
ora
S T R E T T O
ottenendo ingenti plusvalenze dalla
loro vendita sul mercato nero. In particolare, secondo gli inquirenti, Cosimo Virgilio (arrestato nell’operazione
e pentitosi dopo due mesi di reclusione), amministratore di una società di
import-export ed uomo di fiducia del
defunto Rocco Molè, favoriva l'importazione fraudolenta di articoli di abbigliamento, eludendo il sistema di con-
trollo dell’agenzia delle dogane e, con
il meccanismo della sottofatturazione, evadeva quote rilevanti di dazi e
iva. La stretta collaborazione tra i carabinieri e l’ufficio antifrode doganale, ha permesso il sequestro di numerosi container di merce contraffatta e
l’accertamento, tra il 2007 ed il 2009,
di sistematiche violazioni a favore di
esportatori cinesi, attivi sull’intero territorio nazionale, ed in particolare a
Roma, Napoli, Salerno, Firenze, Palermo e Mantova, con un danno per
l’erario di decine di milioni di euro.
L’albergo della ’ndrina
Il secondo troncone d’inchiesta riguarda la struttura alberghiera del
XVI secolo chiamata “Villa Vecchia”,
un affare fiutato da Rocco Molè che,
prima essere ucciso l’1 febbraio 2008,
avrebbe tentato di metterci le mani
attraverso i buoni servigi dell’imprenditore in odor di mafia Virgiglio. Di
quella trattativa, sostengono i militari dell’Arma, Virgiglio ne avrebbe parlato a più riprese con “Kiwi”, nome in
codice di Rocco Molè, nei tanti appuntamenti che Francesco Pietro Calipa,
avrebbe fissato nei possedimenti del
boss a Gioia Tauro. Morto il suo “protettore”, però, e avversato dal resto
della famiglia Molè, l’imprenditore rosarnese avrebbe tentato di chiudere
la trattativa per di altri clan di Rosarno, mentre Boccardelli, il proprietario
dell’albergo si sarebbe schierato con i
Molè contro Virgiglio, con il quale
aveva trattato la cessione in un primo
momento.
Una ricostruzione complessiva che
il Tribunale ha ritenuto di appoggiare solo in parte. Il perché di quella decisione si saprà entro 90 giorni, termine fissato dal collegio per le motivazioni della sentenza.
Sentiti dal gip i fratelli Camastra
Oro nero, i due imprenditori della Locride respingono ogni accusa
350 milioni di euro intercettati in quote societarie, conti correnti, auto, fabbricati e terreni. «Erano nella disponibilità
dei fratelli Giovanni e Domenico Camastra», sostengono gli
investigatori. A stare all’impianto accusatorio, era tutto
falso: la benzina agricola, gasolio sgravato da ogni onere fiscale e, a dire degli inquirenti,
mai effettivamente venduto alle ditte “Rossignuolo Gianluca” e “Ferraro Maria Francesca”. Era un gioco delle parti:
dalla cessione simulata di cisterne fantasma gonfie di benzina agricola, gli imprenditori
Giovanni e Domenico Cama-
I fratelli Giovanni e Domenico Camastra
stra ricavavano provviste di
benzina normale. Da vendere
a prezzi stracciati e in nero.
Abbattendo la concorrenza e
viziando il libero mercato. «I
fratelli erano a capo di un’orga-
nizzazione criminale - scrivono
i magistrati della Procura distrettuale antimafia - che ha
conseguito liquidità finanziaria, per imponenti importi, a
danno dell’erario e del mercato concorrenziale».
Le fiamme gialle hanno intercettato tutta una serie di
dialoghi. Colloqui, conversazioni captate dai militari in cuffia, da cui riemergono le voci
dei padrini della Cupola calabra. Come quella del boss Giuseppe Pelle, dei Pelle “Gambazza” di San Luca. L’uomo
adesso è in carcere perché accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Ma,
operazione “crimine”
SIDERNO (RC) Il Comune di Siderno si
costituisce parte civile al processo “Crimine”.
La notizia, di portata storica per la cittadina
jonica, è stata resa ufficiale con la pubblicazione della delibera di giunta numero 194 del
17 novembre. È la prima volta che l’ente si costituisce parte civile in un processo di ’ndrangheta e la delibera di giunta fa seguito a uno
dei primissimi atti del consiglio comunale insediatosi dopo le elezioni dello scorso anno.
Come si ricorderà, l’amministrazione guidata dal sindaco Riccardo Ritorto propose all’assemblea la modifica dello statuto comunale, inserendo all’articolo 1 il comma 3 che
Il Comune di Siderno per la prima volta
parte civile nei processi contro la ’ndrangheta
recita che «Il Comune di Siderno ripudia la
’ndrangheta e tutte le criminalità organizzate» e «darà corso alla costituzione in giudizio
quale parte civile in tutti i processi di mafia e
sino al terzo grado di giurisdizione, senza la
possibilità di pervenire ad accordi transattivi giudiziali o stragiudiziali, che danneggiano
l’immagine della città, penalizzano lo sviluppo socio economico del territorio e ledono gli
interessi della comunità locale». Ebbene, la
delibera numero 194 del 17 novembre dimostra come si sia dato seguito alla modifica
statutaria, e la cosa assume un’eco maggiore
se si pensa che appena quattro anni fa lo stesso ente, allora guidato dal sindaco Alessandro Figliomeni, decise di non costituirsi parte civile nel processo contro i presunti assassini di Gianluca Congiusta, nonostante la richiesta inoltrata dal padre della vittima.
Gianluca Albanese
FRANCESCO ALTOMONTE
[email protected]
tempo addietro, era a capo di
un distributore di benzina.
Quando riceve la visita di due
emissari del gruppo Camastra,
l’otto marzo 2010, gli inquirenti registrano il dialogo. «Facciamo prezzi buoni, tirati tirati», disse Massimiliano Futia.
«Quel colloquio – annotano
oggi i magistrati della Procura
distrettuale antimafia di Reggio Calabria – dimostra la forza contrattuale dell’associazione che, in virtù dell’evasione di
Iva e accise, può praticare prezzi vantaggiosi». Durante l’interrogatorio, durato più di
un’ora, gli imprenditori Domenico e Giovanni Camastra hanno respinto ogni addebito. Il
loro legale, l’avvocato Antonio
Alvaro, ha chiesto la scarcerazione dei suoi assistiti.
Ilario Filippone
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SABATO 19 novembre 2011
D A L
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calabria
S T R E T T O
ora
«Il Comune è disastroso»
Grasso lascia Speranza
Lamezia Terme, polemico addio dell’assessore alla Cultura
LAMEZIA TERME «Il
problema politico è la macchina del Comune che non
funziona perchè per far camminare un foglio di carta in
questo Comune passano mesi». Tano Grasso è chiaro e
con queste semplici e lapidarie parole spiega in una conferenza stampa il perché, dopo diciotto mesi dal suo arrivo a Lamezia, decide di abbandonare la Giunta a guida
Gianni Speranza. Una scelta,
la sua, che, a dire il vero, è già
nell'aria da qualche mese al
punto che è lo stesso Grasso a
ribadirlo quando, nell'affollatissima sala che ospita gior-
nalisti ma anche rappresentanti di associazioni, rivolgendosi al segretario comunale,
gli ricorda che già ad aprile lo
aveva salutato dicendogli che
stava andando via.
Poi, però, ci ha ripensato ed
ha preferito rimanere ancora,
portando a termine il festival
nazionale dei libri contro le
mafie, “Trame”, della cui
Fondazione potrebbe anche
diventare presidente «se mi
vorranno», scherza con i presenti lo stesso Grasso. Sette
mesi di “passione” durante i
quali sono stati tanti gli alti ed
i bassi ed al termine dei quali, però, la decisione, che già
c'era nell'aria lo porta a dire
con fermezza che «non ci sono le condizioni per portare
avanti la guerra. Non ho gli
strumenti adatti - dice - per
poter continuare».
Un gesto, il suo, in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata e che da oltre
venti anni lo costringe a vivere sotto scorta, che sembra
quasi un controsenso con il
suo modo di essere: da un lato il Grasso paladino dell'antiracket pronto anche a rischiare la vita e dall'altro un
Grasso che, invece, davanti
ad una macchina della burocrazia che non funziona deci-
il profilo
Un simbolo dell’antimafia, l’antiracket è merito suo
Il padre dell'associazionismo antiracket.
Tano Grasso è un'icona dell'antimafia italiana. Imprenditore siciliano vessato dalla
criminalità organizzata, è
uno di quelli che si ribella
creando i presupposti per
una rivolta morale e culturale. Per il suo impegno per
anni diventa il commissario straordinario antiracket
per il governo, incarico che
Grasso abbandonerà nel 2008 in polemica
con la maggioranza di centrodestra. A maggio del 2010 il sindaco di Lamezia Speranza, appena rieletto con percentuali plebiscitarie, lo
chiama nella sua Giunta:
«Non ho mai amministrato
nulla, ma questo incarico
mi affascina», dice quel
giorno Grasso. Un giorno
già lontanissimo...
de di andar via. Controsenso
che, però, lui non vede così,
non lo intravede. Tutt'altro.
«In questi 18 mesi - dichiara Tano Grasso con il sindaco Speranza nella conferenza stampa
al riguardo - la questione che
più di tutte mi ha pesato, ed è dere anche a questo: «Si è fat- in questa battaglia io ho un
uno degli elementi delle mie ta una scelta strategica per la fucile ad acqua e lui ha una
dimissioni, è che non siamo politica culturale di questa batteria».
Una conferenza stampa
riusciti a costruire una sinto- città - afferma - e non la si è
nia tra il progetto culturale fatta di nascosto. Noi abbia- durata quasi due ore, durante
le quali Grasso è un fiume
mo
scelto
di
privilegiare
inipensato ed il modo di come la
ziative tipo in piena, ed alla quale è premacchina del
sente anche Speranza che, a
Comune si è
La querelle con “Capusutta”
e “Trame” ed chiusura dell'incontro, affermossa. C'è
Ama
Calabria
e
in un conte- ma: «Da questa vicenda il
stato, sostansto di seri ta- sentimento reciproco ne esce
zialmente, un
l’attacco di
il Comu- rafforzato. Tano Grasso ha dirapporto diAugias: «Presto gli,
ne non può mostrato di voler bene alla
stonico ed è
gli replicherò»
rinunciare ad nostra città, con la quale era
un problema
una sua auto- già legato profondamente atserio che ora
traverso l'associazione antinomia».
rimane a tutti voi». Parole, le
sue, cui si aggiunge dell'altro. Quindi, l'affondo: «Quando racket che è nata anche grazie
Grasso, infatti, in questi mesi sono arrivato ho trovato una a lui. Un legame con la città
è stato in aperta polemica con situazione cristallizzata nella che si è intensificato in questi
l'associazione Ama Calabria quale erano sempre gli stessi 18 mesi di collaborazione e
con la quale, a dire il vero, che partecipavano, usufruiva- proprio per questo lo invito
hanno dialogato solo tramite no e gestivano i finanziamen- pubblicamente a rifletterci e
stampa in merito al taglio che ti comunali. Purtroppo, era possibilmente a ripensarci».
Ma Grasso è altrettanto cail Comune ha deciso di effet- come se la politica culturale
tuare nei confronti della stes- del Comune venisse delegata tegorico: «Formalizzerò le
sa ed in merito alla quale Cor- a queste associazioni ed inve- mie dimissioni nella prossirado Augias aveva anche ce per far crescere cultural- ma settimana perché voglio
scritto dalle colonne di “Re- mente Lamezia bisogna apri- scrivere ad Augias e farlo da
pubblica” criticando l'operato re i recinti e far entrare aria assessore, ma questa è una
dell'assessore del Comune di fresca. Io, però, non fuggo scelta che non nasce oggi».
Lamezia. Grasso ha quindi perché mi sono spaventato di SAVERIA MARIA GIGLIOTTI
colto l'occasione per rispon- Augias, anche se è chiaro che
[email protected]
SABATO 19 novembre 2011 PAGINA 17
l’ora di Reggio
tel. 0965 324336-814947 - fax 0965 300790 - mail [email protected] - indirizzo via Nino Bixio, 34
CRISI ANSALDOBREDA
STATALE 106
Ieri, sciopero
e assemblea
dei lavoratori
GIOIA TAURO
Carambola
mortale per
un pensionato
> pagina 20
SIDERNO
Arrestati
tre rapinatori
dopo il colpo
> pagina 26
Per Curciarello
confisca da
400mila euro
> pagina 27
> pagina 32
il controllo
degli appalti
La consorteria
si servì dei fratelli
Rechichi per
ottenere i lavori
del centro
commerciale
L’affaire “Perla dello Stretto”, il centro commerciale di
Villa San Giovanni, fu condiviso dai De Stefano e dai Tegano, attraverso la società Comedil srl di cui erano soci Giuseppe Rechichi e il fratello Rosario
Giovanni Rechichi. E’ quanto
emerge dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip
Tommasina Cotroneo che ieri
è stata eseguita nei confronti
di 11 soggetti, tra affiliati alla
‘ndrangheta e professionisti
che avrebbero prestato la loro
opera alle cosche. Giuseppe De
Stefano (42 anni) aveva «scelto», secondo il giudice, proprio
la Comedil srl per la firma del
contratto d’appalto per la costruzione della struttura. Era
la fine dell’anno 2001. L’immobile era stato acquistato
dalla Romeo Antonino & C.
sas e andava ristrutturato. Per
farlo De Stefano aveva investito la società che aveva la sede
in via Vecchia Provinciale Archi n. 7 per la firma del contratto. I lavori furono poi subappaltati a un’altra ditta di
Reggio Calabria, la Finpredil
di Salvatore Laganà % C. sas
che risultava avere come soci
Francesco Audino, fratello di
Fortunato Carmelo ucciso nel
1990 in un attentato dinamitardo e di Mario anche lui vittima di un agguato mafioso nel
2003, e Salvatore Laganà che
fu nominato direttore tecnico.
Le indagini hanno accertato
frequentazioni assidue tra
Francesco Audino e gli esponenti di spicco della cosca De
Stefano. Che Rechichi fosse la
longa manus di Giuseppe De
Stefano lo confermano le intercettazioni in cui il boss gli
impartisce disposizioni e lui
esegue. Parlano di documenti,
a chi farli firmare e dove portarli, della gente con cui parlare per risolvere le incombenze
burocratiche.
Come nell’intercettazione
della telefonata tra Giovanni
De Stefano, che si trova insieme al cugino Giuseppe, e Rechichi.
RECHICHI: Giovanni, tu
non … non mi puoi dire … vado là … a parte che l’ingegnere…
DE STEFANO: eh
RECHICHI: … non ha nessun potere di firma
Fidanzato sparito
Donna aiutata
dalla polizia
Peppe De Stefano ordinò:
«Firma quel contratto»
L’affare “Perla dello Stretto” fu gestito dalla ’ndrangheta
DE STEFANO: come no!?
RECHICHI: eh, te lo passo,
perché è qua di fronte a me
DE STEFANO: (DE STEFANO si rivolge a qualcuno vicino a lui: “dice che non…”. Poi
bisbiglia qualcosa, ma non se
ne comprende il contenuto)
pronto?
RECHICHI: sì, dimmi
DE STEFANO: eh, ma se a
me mi avevano detto di sì?!
RECHICHI:
ma te lo
ha detto chi? Chi te lo ha detto, dimmi?
DE STEFANO: eh, se…
quello… quello là di… di... di
Roma!
RECHICHI:
no, lui …
l’in… l’ingegnere è qua … è di
fronte a me e non ha nessun
potere di firma. Quelli che
hanno i poteri di firma potranno venire lunedì …
DE STEFANO: eh, vabbò,
ma…
RECHICHI: … lunedì mattina
DE STEFANO: … eh, vabbò, ma se l'ingegnere va a par-
lare…
RECHICHI:
sì, ma se
l'ingegnere… possiamo andare
a parlare di che cosa Giovanni?! Che tu manco i documenti gli hai dato
DE STEFANO: vabbò quei
docume… i documenti, prima
di tutto che glieli avevo dati,
prima di tutto che sa di che…
RECHICHI:
ah, glieli
hai dati?!
DE STEFANO: glieli avevo
dati e glieli avevo fatti vedere,
non glieli ho lasciati perché
quei documenti che hanno
mandato c'è solamente… eh…
le.. la.. la scritta della… di quella... cambia solo un… un nome; quindi sono uguali e li
sanno. Poi non è che… che…
che sono… che servono tanto
dato che non ha il potere…
l'importante è che vanno, l'importante è che … che ‘sto ingegnere ha la bontà se può andare a parlare e mettersi d'accordo e fagli vedere che c'è l'interessamento …
red. rc.
Le forze di polizia a disposizione del cittadino,
per ascoltarne le confidenze, e raccoglierne le preoccupazioni. Si potrebbe
riassumere così l’intervento degli uomini delle volanti che l’altra sera hanno
avvisato una donna reggina. Questa, disperata, confidava loro di non aver più
notizie del suo fidanzato da
giorni e di essere certa che
lo stesso fosse morto o in
serio pericolo. In maniera
cordiale gli uomini in divisa raccoglievano lo sfogo
della donna, allo stesso
tempo cercando di carpirne la fiducia per poter ricostruire al meglio gli ultimi spostamenti del giovane ragazzo, riuscendo ad
avere una foto del ragazzo.
Dopo poco, il giovane veniva rintracciato sulla spiaggia di Pentimele, mentre in
apparente stato confusionale disegnava il suo nome
sulla sabbia. Alla vista degli operatori in divisa, il
giovane restava sorpreso
ma rassicurato dai modi
affabili, gentili dei poliziotti che lo tranquillizzavano
ed instauravano con lui un
primo educato contatto. Il
ragazzo ha dichiarato di
essersi allontanato per «riflettere un po’ su alcuni
episodi della sua vita» e di
non essersi preoccupato di
ciò che il suo comportamento avrebbe determinato.
operazione “astrea”
Gli interessi su Parco Caserta
e sulle società sportive
Che i coniugi Zumbo e Emo si
muovano in ambiti ambigui e confinanti con la criminalità organizzata
gli inquirenti lo desumono anche dal
fatto che entrambe, unitamente ai
loro mariti risultano socie, dall’anno 2000 della società Paideia Sportiva dilettantistica S.r.l. e dall’anno
2004 della GE.PA.C. S.r.l., società
che gestiscono il Centro Sportivo
Parco Caserta, di proprietà del Comune di Reggio Calabria. In entrambe le società, titolare di partecipazioni societarie di maggioranza è Giuseppe Giacomo Calabrò. Sul quale si
hanno riscontri nelle dichiarazioni
del collaboratore di giustizia Anto-
nino Fiume, killer della cosca De Stefano. Nell’interrogatorio del novembre 2008 lo stesso Fiume, nel confermare che Giuseppe De Stefano
era colui che aveva «in mano tutto
riguardo il crimine» e che Mario Audino gli aveva ceduto una parte del
suo locale ricadente proprio nell’area in cui è sito il Parco Caserta,
parla di Mimmo Calabrò, identificato in Giuseppe Giacomo che vanta
plurime cointeressenze societarie,
«risultate del tutto stridenti con i
redditi dallo stesso dichiarati negli
anni tra il 1997 e il 2010». In particolare Calabrò risulta anche in stretti rapporti con i Frascati («soggetti –
scrivono gli inquirenti - contigui alla ‘ndrangheta reggina»), detenendo, tra le altre, quote nelle società
G&G Srl, Reggio Games, Bowling
club Srl. Fiume racconta che mentre passeggiava sul corso incontrò
Mimmo Calabrò il quale gli aveva
detto testualmente «una volta avevamo a Paolo, ora abbiamo a Peppe». Nel domandare quale fosse il
problema Calabrò gli aveva risposto
di avere un problema con «quella
ditta di Catania che c’ho il sub-appalto alle piscine, alle piscine comunali, quelle … l’ex Parco Caserta», la
quale si trovava «in imbarazzo» poiché la medesima avrebbe dovuto pagare «qualche percentuale di mazzetta», ma “c’è Peppe ora sistema le
cose…omissis…Peppe De Stefano”.
Un passaggio questo che per gli
inquirenti dimostra come gli Zumbo, la Toscano e Roberto Emo « abbiano quasi instaurato un sistema
che li vede onnipresenti in compagini societarie ora in mano alla ‘ndrangheta ora a questa assai vicina, come
si può allo stato, e salvi ulteriori sviluppi, sostenere con riguardo alle società del parco Caserta». «E non può
essere un caso – aggiungono - che
l’ambito ‘ndranghetistico di riferimento sia sempre quello dei Tegano-De Stefano». (r.r.)
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SABATO 19 novembre 2011
calabria
ora
R E G G I O
operazione astrea
Una famiglia
a disposizione
della cosca
Zumbo e i suoi parenti pensavano a tutto
Il gip: «Erano professionisti e sapevano»
Una famiglia intera di professionisti a disposizione della cosca. Così gli investigatori del Gico della Guardia di
Finanza e la Dda descrivono
Giovanni Zumbo, la moglie
Maria Francesca Toscano, la
sorella Porzia Maria Zumbo
e il marito di quest’ultima
Roberto Emo.
Una vera e propria squadra di commercialisti e avvocati preparati, in grado di
trovare la soluzione a ogni
problema e predisporre assetti societari e operazioni in
maniera tale da essere inattaccabile.
Proprio la loro preparazione in campo professionale
costituisce, secondo il gip
Tommasina Cotroneo che ha
emesso l’ordinanza di custodia cautelare, la prova «della piena consapevolezza de-
gli indagati della fittizietà e
delle reali finalità della complessa operazione di intestazione di quote di cui si sono
resi, con ruoli diversi e complementari, autori».
Lo stesso Giovanni Zumbo si è speso in prima persona per coprire la reale proprietà dell’azienda Sica srl rivestendo per sette anni e
mezzo la carica di amministratore unico. In precedenza le quote della società erano state detenute dalla sorella e dalla moglie consapevoli, come emerge dalle intercettazioni, che si erano prestate a un gioco di copertura.
Salvo poi dichiarare pochissimo nella comunicazione
dei redditi al fisco.
Certamente la figura di
maggiore rilievo è quella di
Giovanni Zumbo. Commer-
Le auto della Guardia di Finanza
Porzia Maria Zumbo
Maria Francesca Toscano
cialista colto e collegato ai
servizi segreti, in grado di
stringere rapporti tanto con
una cosca quanto con un’altra. E’ stato citato più volte
nelle cronache giudiziarie
dell’ultimo anno. Era stato
lui a informare Giovani Ficara e Giuseppe Pelle delle indagini che avrebbero portato all’operazione “Il Crimine”.
«Quando venne trovato a
casa del boss Giuseppe Pelle
in molti si stupirono» ricorda il procuratore Giuseppe
Pignatone. Eppure era lì a rivelare informazioni che dovevano rimanere riservate.
Per questa fuga di comunicazioni si procedette ad anticipare i tempi con l’operazione “Reale”.
Ed è sempre lui a organizzare il ritrovamento delle armi ed esplosivo nella Fiat
Marea il giorno della visita
del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a
Reggio Calabria. Una messinscena per mettere in cattiva luce uno dei due cugini
della cosca Ficara-Latella
che erano in contrasto tra loro. Un personaggio evidentemente a suo agio nell’ambiente della criminalità orga-
nizzata, che conosce movimenti e problemi interni.
Anzi, di più. Decide anche di
schierarsi con una parte
piuttosto che con l’altra e ordire piani strategici.
La sua esposizione con i
Tegano è stata così evidente
che ha coinvolto anche la
moglie, la sorella e il cognato (con il quale condivide lo
studio commerciale).
Tutti implicati in prima
persona anche con la detenzione di quote sociali, al fine
di togliere dalla circolazione
cognomi che avrebbero potuto destare sospetti negli investigatori.
Erano sicuri della loro posizione, nell’apparenza di
persone perbene che i professionisti hanno nell’immaginario collettivo.
a. i.
il profilo
Gli affari dei Rechichi
Storia giudiziaria della dinastia Lavilla
Specialisti in società: dalla “Comedil” alla “Sica”
Nell’ordinanza anche i rapporti “pericolosi” con i Tegano
Giuseppe Rechichi e figli,
insieme al fratello, sono altri
personaggi chiave, tra gli altri
colpiti dal provvedimento cautelare
nell’operazione
“Astrea”, nell’indagine che ha
portato a scoprire l’area grigia
attorno alla cosca Tegano e all’imprenditoria reggina. A
confermare il suo ruolo di primo piano è un indirizzo: via
Vecchia Provinciale Archi al civico numero sette. In quell’immobile vi è la sede effettiva della Multiservizi ma non solo, lo
è anche della Sica srl che è una
delle società attorno a cui ruota l’inchiesta. «In via Provinciale Vecchia Provinciale Archi n. 7 nel corso degli anni
–scrive il gip- è stata esercitata sempre la stessa (dal punto
Dall’ordinanza di applicazione di misura cautelare,
emessa dal Gip Tommasina
Cotroneo, emergono i profili giudiziari di Giuseppe Lavilla e dei figli Maurizio e Antonio.Risalta inoltre il legame coniugale fra Antonio
Lavilla e la figlia del boss Tegano. Nella sezione dell’ordinanza riguardante i profili giudiziari dei Lavilla gli
elenchi si allungano, tranne
che per Maurizio, che risulta
scevro da precedenti di polizia. Al contrario, nel 1986,
Giuseppe viene denunciato
per associazione a delinquere di stampo mafioso, finalizzata al controllo di attività
economiche nel settore edilizio. Nel 1987 è tratto in ar-
Antonino Lavilla
di vista economico) attività
imprenditoriale operante nel
settore del commercio di materiale da costruzione, seppur
formalmente “vestita” con varie denominazioni societarie
mediante fittizie intestazioni
volte a nasconderne i reali gestori. Circostanza, quella logistica emersa dal sopralluogo,
che ha consentito di spiegare,
riscontrando pienamente le
dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia, come Barbaro Carmelo, quale rappresentante della cosca Tegano,
per il tramite del Rechichi Giuseppe e del fratello Rosario,
abbia potuto controllare in loco tale attività, ubicata di fronte alla propria abitazione».
Quest’ultimo è stato ammini-
stratore unico della Comedil
srl. Non solo intestatario fittizio ma pienamente consapevole, secondo il giudice, della
riconducibilità delle quote ai
Tegano. Per ricoprire i ruoli di
soci e consiglieri della Gestione Servizi Territoriali, che detiene il 33% della Multiservizi,
Giuseppe Rechichi si è avvalso
dei due figli, i gemelli Antonino e Giovanni. Questi ultimi
non hanno beni immobili intestati e hanno iniziato a presentare dichiarazioni dei redditi
nel 2008 come retribuzioni da
lavoro dipendente. Rosario
Rechichi ha dichiarato per diversi anni tremila euro di reddito, ma con punte di 65mila e
94mila nel 2005 e nel 2004.
r. r.
Maurizio Lavilla
Antonino Rechichi
Giovanni Rechichi
resto e un anno dopo scarcerato per decorrenza dei
termini di custodia cutelare,
con l’obbligo però di dimora
nel comune di residenza. È
poi coinvolto nell’ambito del
processo “Albanese Mario +
106”, dove gli veniva contestata la partecipazione all’associazione di stampo mafioso del boss De Stefano, finalizzata al controllo del settore dell’edilizia privata, nell
prima metà degli anni ’80,
ma viene assolto in primo e
in secondo grado perché il
fatto non sussiste. È il 1999
quando viene assolto nell’ambito del processo “Olimpia” per precedente giudicato. Nel 2000 si registra invece la proposta della Procura
Giuseppe Rechichi
della Repubblica di Reggio
Calabria per l’applicazione
della sorveglianza speciale
con obbligo di soggiorno e di
misura di prevenzione patrimoniale, divenuta definitiva
nel 2004.
La figura di Antonio Lavilla emerge invece dalle dichiarazioni del collaboratore Fracapane e del teste della polizia giudiziaria che ha
svolto le indagini, che rivelano la strategia del boss Tegano e dei fratelli Lavilla, che
puntavano all’espansione
imprenditoriale nel business
delle sale giochi. Le due famiglie progettavano di uccidere Gioacchino Campolo,
“pezzo grosso” del settore.
Marco Sottilotta
Rosario Rechichi
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SABATO 19 novembre 2011
calabria
ora
R E G G I O
operazione astrea
«Hai portato valanghe di guai»
Nella discussione telefonica tra Zumbo e la moglie la conferma delle accuse
in sintesi
La scoperta
dell’inchiesta
Mi è arrivata la carta
dell’intestazione
fittizia, 12 quinquies
credo sia quella. C’è
scritto anche il tuo
nome e quello
di Luisa
L’intuizione
della moglie
Ma ci sono pure io?
Non è che il fatto
della Si.Ca? E’
l’unica cosa che ci
hai fatto firmare a
me e tua sorella
dal notaio
Lo sfogo
della donna
Lo so è che io
non ce la faccio più
Ci hai portato una
valanga di guai per
essere disponibile
con tutti
Il rimpianto
dell’avvocato
Il problema è che
dopo che mi sono
rotta il c... a lavorare
e a studiare
le conseguenze
sono le mie
E’ l’undici luglio scorso quando Giovanni Zumbo telefona alla moglie Maria
Francesca Toscano e le dà la notizia che è
indagato per intestazione fittizia di beni.
Lei capisce e inizia un’accesa discussione
che fornisce un formidabile riscontro alle tesi accusatorie .
Z: Zumbo Giovanni;
T: Toscano Maria Francesca.
T: Pronto?
Z: Eh ... ma che è?
T: Che ...
Z: Che mi è arrivata quest’altra carta?
T: Che ti è arrivato?
Z: Come che è arrivato? Non lo sai tu?
T: No. Che ti è arrivato? Dimmi!
Z: Ah?
T: Dimmi! Muoviti che passa il tempo,
che non ... inc. ...
Z: E mi è arrivata la carta, che so, che ...
di infiltrazione fittizia
T: ... inc ...
Z: A non lo so. Io quella ... quello là ho
capito. 12 quinquies credo sia quella.
T: A te?
Z: A me. Me l’hanno notificato!
T: Eh. Per aver?
Z: Ah?
T: Per aver?
Z: Niente, perchè non c’è scritto niente
là. C’è scritto il tuo nome, il nome di Luisa e io che sono imputato.
T: Luisa chi ... tua sorella?
Z: Sì. Il 13 salgono per farmi l’interrogatorio e tu non sai niente?
T: No, il 13 di che?
Z: Di luglio. Ora.
T: .. inc ... ti hanno fissato l’interrogatorio già?
Z: Francesca me l’hanno notificato il
giorno 9
T: Ah e io non sapevo niente ... omissis
... Mi sembra un po’ strano ‘sto fatto.
Z: Eh! Eh!
T: E il 13 fanno l’interrogatorio?
Z: E il 13. Mi hanno ora nominato anche l’avvocato di ... d’ufficio di Milano e io
sono andato in matricola e ho fatto la ... la
nomina di Emanuele e di ... di MANAGÒ.
T: Non lo so, io non so niente.
A: Ah?
T: Non so niente. Non sapevo che giorno ... di tutta ‘sta cosa. Oggi che giorno è?
Z: Oggi è 11.
T: Domani è 12, dopodomani è l’interrogatorio?
Z: Eh! Scusa agli avvocati
non lo dovevano notificare?
T: Infatti è un po’ strano.
Z: E se ... figlia che vuoi che
ti dico?
T: Hanno fissato l’interrogatorio là a Milano?!
Z: Sì. Giorno 13
...omissis...
T: se c’è l’interrogatorio ... eh
Z: E ma scusa, tu e Luisa 12
quinquies reato commesso ...
T: Io e Luisa?
Z: il 30.07.2008
T: ci sono pure io?
Z: Sì.
T: Pure io ci sono?
Z: Sì
T: E l’interrogatorio di chi?
Tuo?
Z: Mio. L’imputato sono io
in un procedimento del 2007
che ho commesso reato il 30.7
del 2008. Penso 12 quinquies
dovrebbe essere intestazione
fittizia di beni. E quali so ...
T: li avvocati, perchè è un
procedimento nuovo non sono nominati.
Z: Come non sono no ...
T: Eh ... eh ... ehm ... ma e solo tu ci sei
imputato?
Z: Sì.
T: E io che cosa c’entro ... io e Luisa?
Z:Non lo so Francesca, se ... se ... non ...
T: Ma non è che il fatto là ... della ... della SI.CA.?
Z: Può darsi.
T: Mamma! Vabbò.
Z: E mamma che? Perchè che c’è che
non l’ho capito? Mamma che cosa?
T: Va bene.
omissis
Z: E perchè là dice ... eh ... uhm ... eh ...
uhm ... per una quo... 2007 ... Toscano
Maria Francesca, Zumbo Porzia
T: Ma ... ma hanno indagato pure a me?
Z: Non lo so che co... Francesca ma che
me lo domandi a me che sono ...
T: L’hanno notificato a te, cosa c’è scritto ... leggi ... nei confronti di chi?
Z: in carcere? Ah?
T: Leggi! No ... non ... inc. ...
Z: Non ce l’ho. 12 quinquies c’è scritto.
L’imputato sono io e viene e mi interroga
il giorno 13.7 alle ore 3... alle ore 15. E me
l’hanno notificato giorno. Tipo che tu e
Luisa vi siete intestate qualcosa per poter
essere alla mia disponibilità, questo è.
(pausa) Era un’indagine …
T: L’unica cosa in cui … che c’hai fatto
firmare a me e a tua sorella e quando siamo andati dal notaio per quel discorso là
… di quel prestito … che cazzo era quella
cosa?
Z: Eh. E dico qual è il reato?
T: Dico mi auguro che non hanno non
.… che non … ci siamo pure io e tua sorella in questa cosa … Il reato che io sappia,
non … cioè il reato non lo so che cos’è?
Z: Eh.
T: Vagli a spiegare poi.
Z: eh.
T: Io non lo so, se non leggo io non lo
so.
Z: Eh, un foglio è Francesca, non è che
m’hanno notificato nient’altro. Un foglio
… Quello che ti sto dicendo … quello che
ti sto dicendo c’è scritto.
T: No, mi auguro che non siamo … che
non siamo indagate né … anche io e tua
sorella. Me lo auguro.
omissis...
T: per il 13, che cosa devo trovare? Non
c’ho riferimento di niente, ti avevano intestato che cosa? Cosa diceva?
Z: Francesca di nuovo la stessa domanda mi fai?
T: Non diceva niente? L’oggetto, immobile … inc. …
Z: Non diceva niente. 12 quinquies: reato commesso il 30.7.2008. Immobili che
se non ne abbiamo immobili? Che immobili hai?
T: Non lo so.
Z: E allora?
T: Intestazione fittizia di che cosa?
Z: Ma io credo che siano … qualcosa …
boh! 12 quinquies l’intestazione fitti…
T: Fatto nel 2007? Commesso nel
2007?
Z: Sì, il … la … l’indagine … sono stato
inscritto nel “Modello 21” nel 2007. E il
reato l’avrei co… e … e questo reato specifico, perché il reato commesso il
30.7.2008
T: 30 luglio 2008?
Z: Sì
T: Non lo so dove ci si … l’unico posto
dove ci hai portato per forza a firmare ti ricordi che cos’era là?!
Z: Per forza?
Z: Ah sì… quando… quando vi ho frustato sì …
T: Sì, quando ti ho detto io “lascia perdere ‘ste cose”
Z: Eh. E vabbè, ma dico qua … ma qual
è il reato? Cioè ancora non …
T: Non lo so. Che cosa abbiamo fatto …
che cosa abbiamo firmato dal notaio?
Z: Ma chi si ricorda Francesca se era …
sicuramente cose normali, perché sennò
che andavamo dal notaio a firmare?! Non
ho capito, cioè ti stai facendo un problema allucinante pure tu.
T: Lo so, e che io non ce la faccio più.
Cioè hai portato una valanga di guai …
per essere sempre disponibile con tutti …
e per dare confidenza alla gente! Hai coinvolto pure me e forse pure tua sorella a
quanto pare. Cioè vuoi che non sia imbestialita?! Perché lo sai che ora tutto quello che è te lo menano addosso. Il problema non ... a te. Il problema che poi, dopo
che mi sono rotta il culo a lavorare … a
studiare, le conseguenze sono le mie che
devo andare a lavorare e a portare i soldi a casa e dei tuoi figli
che sono innocenti in queste
cose.
Z: Uhm. E ora dico che mi
stai facendo la … la morale …
T: Hai capito? La morale
Z: Dico, mi stai facendo la
morale?
T: Te la dovevo fare 10 anni
fa la morale.
Z: Sì, ho capito, ma dico …
ora per quale motivo mi stai dicendo tutte queste cose, ‘ste
cattiverie. Fammi capire.
T: Ma non sono cattiverie …
Z: Eh.
T:Non sono cattiverie. Perché tu ti ricordi che quando
Z: E se io sono 13 mesi … 12
mesi che sono …
T: che io non volevo venire
Z: 12 mesi che sono in carcere per non ho capito, che devo
fare?!
T: Per colpa tua! Per colpa
tua.
Z: Va bene.
T: Lo sai che è colpa tua.
Z: Okay, ciao.
il caso
Allenatore
e commercialista
Una “tegola” pure
per Roberto Emo
Roberto Emo
Chi conosce l’ambiente del calcio a 5 non può
non ricordare la figura di
Roberto Emo.
Storico coach del
“Reggio calcio a 5”, la
prima squadra di Reggio
Calabria, Emo fino a
qualche anno fa è stato
una vera e propria colonna della compagine calcettistica dello Stretto.
Persona dalla preparazione tecnica invidiabile,
Emo ha saputo conquistare la fiducia di tutti i
ragazzi che sono stati allenati da lui.
Anche con la stampa è
riuscito a creare, nel
tempo, un rapporto molto positivo, che ne ha fatto uno degli uomini mediaticamente più esposti
in assoluto con intervista su giornali e siti on line specializzati.
Adesso questa tegola
giudiziaria si abbatte su
di lui. Emo è il cognato
di Giovanni Zumbo, per
averne sposato la sorella. Questa volta, bisogna
dirlo con chiarezza, lo
sport non c’entra nulla,
così come la società per
la quale Emo ha svolto le
funzioni di coach.
Sta di fatto che, come
accaduto in passato per
altri illustri “colleghi” di
Emo che hanno avuto incarichi di prestigio a livello sportivo (vedi Cotroneo, Borghetto, Iannì,
Varrà ed altri) il mondo
dello sport s’incrocia pericolosamente con quello
della ‘ndrangheta che
domina la città.
r. r.
SABATO 19 novembre 2011 PAGINA 27
l’ora della Piana
Piazza Primo Maggio 17, Palmi Tel. e Fax: 0966 55861 Mail: [email protected]
PORTO
AUTORITA PORTUALE
OSPEDALI
0966 588637
CAPITANERIA DI PORTO 0966 562911
0966 765369
DOGANA
GUARDIA DI FINANZA
0966 51123
GIOIA TAURO
FARMACIE
0966 52203
PALMI
0966 267611
CITTANOVA
0966 660488
OPPIDO
0966 86004
0966 942111
0966 618911
POLIZIA DI FRONTIERA 0966 7610
CARABINIERI
0966 52972
POLISTENA
VIGILI DEL FUOCO
0966 52111
TAURIANOVA
Rosarno
Ioculano 0966 51909
Rechichi 0966 52891
Tripodi
0966 500461
Alessio 0966 773237
Borgese 0966 712574
Cianci
0966 774494
Paparatti 0966 773046
Palmi
Barone
Galluzzo
Saffioti
Scerra
Stassi
0966 479470
0966 22742
0966 22692
0966 22897
0966 22651
Taurianova
Ascioti 0966 643269
Covelli 0966 610700
D’Agostino 0966611944
Panato
0966 638486
Tentato omicidio, i Morfei
condannati a 12 e 7 anni
Padre e figlio giudicati colpevoli del pestaggio di Oppedisano
PALMI
Sono stati condannati Giuseppe e Domenico Morfei,
padre e figlio di San Pietro di
Caridà accusati, tra l’altro,
del tentato omicidio dell’operaio Giuseppe Oppedisano.
Questi aveva avuto il torno
di essersi presentato sul luogo di lavoro senza avere chiesto il “permesso” ai due uomini. Per questo motivo era
stato preso a bastonate da e
poi minacciato con un’arma.
Nella serata di ieri, il collegio del tribunale di Palmi
presieduto da Silva Capone
ha condannato Giuseppe
Morfei a 12 anni di reclusione, e a 7 suo figlio Domenico.
Una sentenza che ha accolto quasi totalmente le richieste che erano state formulate
durante la requisitoria dal
pubblico ministero Andrea
Papalia, che aveva chiesto 15
e 10 anni di reclusione.
I fatti oggetto del processo
risalgono al 3 settembre
2010. In quella data, i due
Morfei avrebbero prima picchiato con un bastone, poi
minacciato con una pistola
l’operaio di 35 anni, reo di
SENTENZA Da sinistra Giuseppe Morfei e il Tribunale di Palmi
avere accettato un lavoro nel
loro paese senza chiedergli il
permesso.
L’uomo dopo l’aggressione
avrebbe lasciato il lavoro senza denunciare. Giuseppe
Morfei, tra l’altro, all’epoca
dei fatti era già sorvegliato
speciale con obbligo di dimora nel Comune di residenza,
San Pietro di Caridà. Oppedisano solo in un secondo
momento si sarebbe recato
dai carabinieri per denunciare il fatti.
I militari prima hanno verificato quanto dichiarato
dall’operaio, poi hanno por-
tato avanti le indagini grazie
a cui hanno incastrato i Morfei. I carabinieri hanno informato pertanto la procura di
Palmi che ha emesso il provvedimento restrittivo.
Le indagini sono state condotte dalla stazione dei carabinieri di Serrata, sotto il coordinamento dei carabinieri
della Compagnia Norm Aliquota operativa di Gioia Tauro, agli ordini del capitano
Ivan Boracchia, e dalla stazione dei carabinieri di Feroleto della Chiesa.
La procura di Palmi, diretta da Giuseppe Creazzo, valu-
tando di avere in mano prove schiaccianti contro padre e
figlio, ha chiesto e ottenuto
dal gip Daniela Tortorella il
giudizio immediato nei loro
confronti.
Oltre che del tentato omicidio, Giuseppe Morfei era
accusato anche di lesioni personali, possesso illegale dell’arma con l’aggravante della
premeditazioni.
Il figlio, invece, rispondeva solo del tentato omicidio,
del porto d’armi, reati aggravati dalla premeditazione.
FRANCESCO ALTOMONTE
[email protected]
GIUDIZIARIA/2
Tentò furto, domiciliari per Gerace
Palmi, ieri gli interrogatori di garanzia per i ladri di carburante
CITTANOVA
Soggiorno in carcere breve
per Antonio Gerace, l’uomo
arrestato qualche giorno addietro assieme al figlio per
avere tentato un furto di carburante, finendo poi per rimanere feriti al sedere dalle
schioppettate esplose dal proprietario dei camion oggetto
del tentato furto.
A disporre il regime di arresti domiciliari per Gerace è
stato il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di
Palmi Fulvio Accurso, che assieme al Sostituto procuratore Francesco Ponzetta hanno
effettato l’interrogatorio di garanzia ai due indagati finiti
nella rete tesa dalle forze dell’ordine. il Gip, dopo avere
constatato la situazione di salute dell’indagato ha accolto la
richiesta formulata dall’avvocato difensore Sergio Contestabile disponendo la scarcerazione di Antonio Gerace,
che deve affrontare, proprio a
causa delle ferite riportate durante il tentativo di rapina,
una terapia medica. Nell’udienza di ieri inoltre sono
stati confermati gli arresti domiciliari anche per il figlio diciannovenne di Gerace che
aveva partecipato al malde-
stro tentativo di furto.
Padre e figlio erano finiti
agli arresti dopo avere tentato
invano di asportare del carburante da un camion parcheggiato nella proprietà di un cittadino cittanovese che, avendo già subito furti analoghi, si
era appostato, arma in mano
per fermare i ladri. I due Gerace, rimasti feriti dalle
schioppettate del camionista
erano stati poi curati in ospedale, dove avevano raccontato, con invidiabile faccia tosta,
di essere stati feriti mentre
tentavano di impedire un furto dalla loro stalla.
[email protected]
CINEMA
Gioia Tauro
Antonio Gerace
Gioia Tauro “Politeama” 0966 51498
Chiuso
Cittanova “Gentile” 0966 661894
Chiuso
Polistena “Garibaldi” 0966 932622
Chiuso
Laureana “Aurora”
Chiuso
CRONACA
Rapina in casa ad anziana
Arrestati 3 giovani gioiesi
GIOIA TAURO
Sapevano dove colpire i tre ragazzotti fermati ieri dai carabinieri di Gioia Tauro, e probabilmente conoscevano gli
spostamenti della loro vittima. Secondo la ricostruzione
della compagnia dei carabinieri della città del porto infatti
Rocco e Francesco De Maio insieme a Antonio La Rosa,
tutti molto giovani, sono entrati nell’abitazione dell’anziana proprietaria del “Mister Bar” – un locale di
Gioia Tauro – per portare
a termine una vera e propria rapina. I tre infatti
hanno aspettato che la
donna fosse in casa per
mettere in pratica un’irruzione a mano armata e
con il volto coperto. Una
rapina veloce che il piccolo gruppo di giovani rapinatori ha messo in atto
come nei film di gangster
degli anni settanta. L’anziana infatti è stata colpita con il calcio della pistola che il gruppo portava
con se e subito dopo derubata di due grossi borsoni Francesco De Maio
che teneva in casa e che al
loro interno contenevano
numerose schede per la
ricarica delle carte telefoniche e una somma pari a
quattromila euro. Una rapina di poco conto quindi,
terminata grazie all’intervento dei militari dell’arma che, in servizio di controllo del territorio, hanno individuato l’automobile con la quale il gruppetto si era dato alla fuga
e dopo averla bloccata, disarmando il gruppo di baby rapinatori (tutti compresi tra i venti e i venticinque anni). Poi la perquisizione dell’utilitaria Rocco De Maio
utilizzata per la fuga ha
portato alla luce sia i passamontagna utilizzati per
nascondere il volto alla
vittima, sia soprattutto i
borsoni con la refurtiva
che sono stati immediatamente riconsegnati alla
proprietaria del locale di
Gioia. La signora R.T., a
causa della botta in testa
rimediata durante la rapina è stata trasportata immediatamente al pronto
soccorso dell’ospedale cittadina e subito dopo avere ricevuto le cure del caso, dimessa con una prognosi di 7 giorni. I tre ragazzi sono stati invece im- Antonio La Rosa
mediatamente tratti in arresto con l’accusa di rapina in concorso. L’automobile, che
appartiene alla madre di uno dei tra arrestati, è stata posta
sotto sequestro, così come sotto sequestro è stato posto il
passamontagna utilizzato durante l’aggressione.
r. p.
SABATO 19 novembre 2011 PAGINA 32
l’ora della Locride
Sede: Via Verdi, 89048 Siderno Tel. e fax 0964 342899 Mail: [email protected]
GUARDIE MEDICHE
Siderno
Locri
Marina di Gioiosa J.
Gioiosa Jonica
Roccella Jonica
Bovalino
Grotteria
Caulonia
tel. 0964/399602
tel. 0964/399111
tel. 0964/416314
tel. 0964/51552
tel. 0964/84224
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FARMACIE
EMERGENZA
Bovalino
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tel. 0964/61028
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Gioiosa Jonica
Martora & Crupi
tel. 0964/51259
Satriano
tel. 0964/51532
Scopacasa
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Cristiano
De Sandro
Longo
tel. 0964/61000
tel. 0964/67200
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Carabinieri
Polizia
Capitaneria
Gioiosa Jonica
Carabinieri
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Marina di Gioiosa Jonica
Carabinieri
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Quattrocentomila euro
sottratti a Curciarello
Tra i beni confiscati un negozio intestato alla moglie
SIDERNO
E’ stata notificata ieri a Francesca Fanito, moglie di Michele Curciarello, la confisca del patrimonio aziendale e dei conto correnti ad esso collegati annunciata
tre giorni fa da Calabria Ora. Un patrimonio il cui valore ammonta a circa quattrocento mila euro e che consiste in un negozio di abbigliamento intestato a Francesca
Fanito, ovvero “Max Moda Donna”, situato in pieno centro cittadino a Siderno; e i
conti funzionali alla stessa attività aziendale. L’intestataria del bene confiscato è la
moglie dell’uomo ritenuto esecutore, insieme al nipote Antonio Martino, dell’omicidio di Salvatore Cordì, boss di Locri, nonché membro della cosca Cataldo di
Locri. Per Curciarello e per il nipote il pubblico ministero Antonio De Bernardo ha
chiesto l’ergastolo nel corso del processo
che si sta celebrando davanti alla Corte
d’Assise, relativa all’uccisione di Cordì,
freddato il 31 maggio del 2005 a Siderno.
La notifica arriva alla donna proprio mentre a Locri è in corso il processo per la
morte del boss.
Il negozio confiscato a Francesca Fanito
Con lo stesso provvedimento il Tribunale di Reggio Calabria ha anche disposto
il dissequestro ela restituzione a Curciarello e alla moglie della villa nella quale abitano, che era stata sequestrata insieme al
negozio oggi confiscato il 25 febbraio dello scorso anno, quando la sezione misure
di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria, accogliendo la proposta della Questura in seguito all’attività condotta dalla
divisione Polizia Anticrimine e dal com-
missariato di Siderno, ha disposto il congelamento dei beni a carico di Curciarello e del nipote Antonio Martino, arrestati il 18 dicembre 2008 nell’ambito dell’operazione “Pioggia di Novembre”, sempre in relazione all’omicidio di Cordì.
Al provvedimento di sequestro e alla
conseguente confisca si è giunti in seguito ad un’analisi dei redditi di Curciarello
e della moglie, che mise in evidenza una
palese sproporzione tra le modeste cifre
dichiarate alla stato e la reale consistenza
del patrimonio di cui i due potevano disporre e che secondo gli inquirenti sono
da considerarsi, quindi, frutto di attività illecita. Da febbraio 2010 ad oggi, dunque,
sono state analizzate dettagliatamente
tutte le informazioni e i documenti in possesso sulla situazione finanziaria di Curciarello, fino alla conclusione che il patrimonio aziendale della ditta “Max Moda
Donna di Fanito Francesca Abbigliamento Donna” sia da considerare di provenienza illecita, disponendone, dunque, la
confisca.
la solidarietà
Di seguito la nota del sindaco di Locri
Giuseppe Lombardo: «A nome dell’intera
amministrazione comunale esprimo piena vicinanza e solidarietà a Mario Congiusta per il miserabile gesto che ignoti hanno voluto compiere nei suoi confronti. Un
gesto che lascia sgomenti per la delicatezza del momento in cui viene compiuto e
SIMONA MUSCO
[email protected]
IN CITTA’
Lombardo: «Un gesto che lascia sgomenti»
per la figura che viene colpita, un padre
che con grande determinazione e dignità
ha cercato per anni giustizia e verità sulla
drammatica morte del figlio Gianluca. Pur
vivendo in una terra tormentata da tali
ignobili gesti, non ci si abitua mai - conclude Lombardo - alla mortificazione che causano ai cittadini onesti.
CINEMA
Stilo, scuolabus
manomesso
A Stilo, nella giornata di giovedì, ignoti malfattori hanno
allentato i bulloni della ruota
anteriore destra di uno degli
scuolabus di proprietà del
Comune.
Cinema Vittoria
Cinema Nuovo
Locri
tel. 3397153696
“Breaking down” ore 18 - 20 - 22
Siderno
tel. 0964/342776
“Breaking down” ore 16 - 19- 22
Roccella Jonica
Cinema Golden
tel. 0964/85409
“I soliti idioti” ore 18 - 20 - 22
divise infedeli
Quei nomi importanti
nell’agenda del poliziotto
C’è anche una lista con
numerosi nomi, tra cui politici e avvocati, tra i documenti rinvenuti durante le
indagini che, due giorni fa,
hanno portato all’arresto del
poliziotto Antonino Consolato Franco e di due suoi
presunti complici, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata a commettere reati di estorsione, truffa, violenza privata, falso
materiale ed ideologico. Un
file denominato «Zona
Sud» contenete una trentina
di nomi di soggetti istituzionali o appartenenti alle forze di polizia, residenti a Reggio Calabria e suddivisi per
zona, tra cui compaiono anche i nomi della parlamentare Angela Napoli, del politico Pietro Fuda e degli avvocati Aurelio Chizzoniti e
Rocco Zoccali. Questo, insieme ad altro materiale rinvenuto, si legge nell’ordinanza
che ha disposto la custodia
cautelare in carcere per il vice sovrintendente della polizia di stato e per il suo complice, costituisce un utile
spunto investigativo per
comprendere esattamente
la portata dell’attività criminale dei tre. Ed infatti, secondo gli inquirenti, il materiale rinvenuto nel corso
delle perquisizioni «indurrebbe a far pensare che l’associazione fosse intenzionata a commettere altre truffe». Come quella tentata ai
danni di Mario Congiusta,
padre del giovane imprenditore di Siderno ucciso nel
2005, che nel 2008 riceve
una lettera anonima con la
richiesta di 50 mila euro altrimenti «diamo ai Costa le
prove secondo cui sono stati i Salerno ad uccidere Gianluca». Nel mirino del poliziotto, della moglie Rosa
Bruzzese (agli arresti domiciliari) e di Angelo Belgio,
erano finite anche le sorelle
Francesca e Lella Bruzzaniti, parenti di Alessandro e
Giuseppe Marcianò, imputati all’epoca dei fatti per
l’omicidio del vice presidente della Regione Calabria
Francesco Fortugno. I due
sono stati condannati all’ergastolo, ma il poliziotto per
la cifra di 10 mila euro garantiva di consegnare dei
documenti che avrebbero
potuto provarne l’innocenza. Contattavano le vittime,
proponevano la consegna di
fantomatiche prove a discarico o la garanzia di riservatezza su notizie scottanti, indicavano il luogo in cui trovare le lettere o anche i telefonini con cui comunicare,
falsificavano documenti con
l’intestazione della Procura,
delle Squadra Mobile nonché la firma dell’allora sostituto procuratore Mollace, e
per tutto questo chiedevano
molto denaro in cambio.
Daniela Ursino
omicidio cordì
«Nessuna prova incastra i due imputati»
Gli avvocati Albanese e Mazza sostengono l’innocenza dei presunti killer del boss
LOCRI
Michele Curciarello e Antonio Martino non c’entrano nulla. E’ questa la sintesi dell’arringa difensiva di ieri in Corte d’assise a Locri, pronunciata dagli avvocati Cosimo Albanese e Mario Mazza.
Il fatto in questione è l’omicidio di Salvatore Cordì alias “u cinesi”, ammazzato a Siderno il 31 maggio del 2005. «Gli
imputati sono da assolvere per non aver
commesso il fatto: a loro carico non esiste alcuna prova». Afferma Albanese su
Curciarello: «La realtà è che Michele
Curciarello dopo l’inchiesta “Siderno
Group” si è tirato fuori dai circuiti malavitosi, dichiarando la sua intenzione di
allontanarsi dalle vicende criminali. I
suoi trascorsi non costituiscono un indizio, sono soltanto pregiudizi. L’accusa
intende coinvolgere Curciarello legandolo ad una sua possibile vendetta per
l’omicidio del cognato Pietro Caccamo.
Ma l’ipotesi non trova giustificazione
perché, sebbene l’uomo fosse legato alla famiglia Cataldo, a Locri non aveva
interessi. Non aveva affari». Sul nipote
di Curciarello e cioè Martino, i legali re-
gistrano un episodio: «Poche ore dopo il
delitto si presenta di sua spontanea volontà al commissariato di Siderno per
avere notizie sullo zio. Non è mai esistito che chi partecipa a un omicidio vada
dalla polizia dopo aver consumato il reato». Sarebbe questo il dato che scagiona
il Martino dall’accusa di esecutore del
delitto. «Chiunque sa che per almeno
tre giorni deve rendersi irreperibile. Antonio Martino è persona per bene, lontana dagli ambienti criminali della Locride».
Angelo Nizza
SABATO 19 novembre 2011 PAGINA 17
l’ora di Cosenza
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SAN LORENZO DEL VALLO
COSENZA
Automobili
in doppia fila
Stangata in vista
> pagina 18
CORIGLIANO
Lite furiosa
tra due cugini
finisce a coltellate
PRAIA A MARE
Baby prostitute
Sentito in aula
il primo testimone
> pagina 24
Marlane
Le denunce
dei sopravvissuti
> pagina 25
> pagina 34
Clan Bruni, processo “breve”
Il pm chiede il rinvio a giudizio e gli avvocati rispondono con i riti alternativi
Il pm della Dda di Catanzaro
Pierpaolo Bruni ha chiesto il rinvio a giudizio per gli imputati del
procedimento denominato Telesis. Secondo la tesi dell’accusa erano tutti affiliati al clan di ’ndrangheta guidato dal 38enne cosentino Michele Bruni Bella Bella,
scomparso la scorsa estate a causa di un male incurabile. Sembra
che il gruppo avesse conquistato
il dominio sulla città di Cosenza
gestendo estorsioni, usura, rapine, traffico di droga e di armi. Attività che avrebbero consentito al
clan di infiltrare anche l’economia
legale. Il suo dominio è finito il 15
dicembre scorso grazie a un blitz
congiunto di polizia e carabinieri
coordinato dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Vincenzo Luberto.
L’udienza di ieri mattina – tenuta nell’aula bunker di Catanzaro – è stata caratterizzata dalla rapidissima requisitoria del pubblico ministero, che si è limitato soltanto a chiedere che gli imputati
siano processati. Nessuna motivazione, dunque. Il magistrato deve
aver ritenuto che il quadro indiziario – rafforzato anche dalle dichiarazioni dei collaboratori di
giustizia – sia sufficientemente robusto.
Molti avvocati difensori hanno
risposto chiedendo che i propri assistiti vengano giudicati con il rito
abbreviato. Numerosi altri lo faranno lunedì prossimo (quando si
BLITZ Da sinistra, il colonnello Vincenzo Franzese, il questore Alfredo
Anzalone, il procuratore Dario Granieri, il pm della Dda Vincenzo
Luberto e il vicequestore aggiunto Fabio Ciccimarra
terrà la prossima udienza). È vero- za di custodia cautelare e successimile ritenere, pertanto, che po- sivamente revocato, proprio per
chissimi imputati sceglieranno di ragioni di competenza territoriale,
affrontare il dibattimento. Duran- dal Tribunale della libertà.
I quarantasei
te l’udienza di ieri,
inoltre, sono state
Dei 46 imputati imputati sono accusati di associasollevate questiodi Telesis
zione a delinqueni territoriali. Tra
re di stampo magli avvocati che lo
in pochi
fioso, concorso
hanno fatto c’è
affronteranno
esterno in assoAntonio Ingrosso,
il dibattimento
ciazione mafiosa,
difensore di Umile
associazione finaMiceli al quale
viene contestata anche una rapina lizzata allo spaccio di sostanze stua un portavolari commessa a bari pefacenti, alle rapine, al riciclagnel 2004. Il capo d’imputazione gio, alle estorsioni e all’usura. Iniera contenuto anche nell’ordinan- zialmente le persone coinvolte nel
procedimento erano 49. Sono diventate 48 con la morte di Michele Bruni e successivamente 46 in
seguito allo stralcio della posizione dell’ex parlamentare Bonaventura Lamacchia e di suo fratello
Ernesto (accusati di tentata violenza privata con l’aggravante mafiosa), che hanno scelto il giudizio
immediato (la prima udienza è
stata già fissata per il 25 maggio
prossimo).
L’inchiesta, denominata Telesis parte dall’ipotesi che a guidare
la cosca egemone a Cosenza fosse
Michele Bruni. Nell’inchiesta finirono anche due carabinieri: gestivano il Sin Club di Zumpano, la
discoteca di Bella Bella, una delle
tante attività economiche gestite
dalla cosca. Questi due imputati
potrebbero essere tra i pochi a scegliere di andare al dibattimento.
L’inchiesta mosse i primi passi
nel 1998, con il pentimento di Erminio Munno. Le indagini scaturite dalle sue dichiarazioni hanno
permesso di ricostruire il sistema
di comando, la struttura operativa
le innumerevoli attività e la genesi stessa del clan guidato da Michele Bruni. Un gruppo nato in
continuità con l’omonimo clan di
Francesco Bruni detto Bella Bella,
federato con gli zingari e in buoni
rapporti con le cosche LanzinoPatitucci e Chirillo-Di Puppo con
le quali collaboravano.
ALESSANDRO BOZZO
[email protected]
la lettera
MOTOCICLISTI
SPERICOLATI
BISOGNA PUNIRLI
GENNARO D’AMELIO
L’aumento del traffico nelle nostre
città ha invogliato molti cittadini a
comprare un mezzo a due ruote, che
con molta facilità riesce, per così dire, a infilarsi tra le macchine e superare agevolmente le lunghe code di
auto. Un mezzo utilissimo nelle ore
di punta. La moto e i motorini, però,
sono molto rumorosi e producono un
fracasso insopportabile. Inoltre
quando esco di casa e mi tocca attraversare la strada o scendere dal
marciapiedi (il più delle volte anche
i marciapiedi sono occupati da auto
in sosta) vedo sfrecciare moto e motorini a velocità sostenuta: oltre all’inquinamento acustico, dunque,sono anche pericolosi.
Capisco che a nessuno si può vietare di spostarsi con il mezzo che desidera, ma non per questo si può togliere il diritto alla tranquillità e alla sicurezza del cittadino. Occorre
che le forze dell’ordine al servizio della città puniscano con maggiore rigore coloro che non rispettano il codice della strada esagerando con la
velocità.
il caso
Legnochimica, arriva la bonifica
L’azienda è disposta a pagare le spese. Si attendono le analisi dell’ Arpacal
Passi avanti per la bonifica dell’ex con molta attenzione insieme al soLegnochimica di contrada Lecco a stituto Airoma e al pm Casciaro, che
Rende. Lo stabilimento industriale si sta attendendo la relazione finale
che da anni “terrorizza” per i liquia- dell’Arpacal (dovrebbe arrivare fra
mi che si sono innestati nel terreno. una quindicina di giorni), per capiQualche giorno fa, in un colloquio re come bonificare lo spazio e quando partire con queinformale avvenuto
in tribunale, il sinNei giorni scorsi sta azione.
Le indagini indaco di Rende Casi è tenuto un
torno ai liquami e al
valcanti ha comuincontro
nicato al procuratocattivo odore della
Legnochimica sono
re capo Granieri
fra Cavalcanti
partite nel 2010. Ad
che ormai si è arrie
Granieri
ottobre di quello
vati quasi alla parstesso anno ci fu
tenza della bonifica
della zona ma, soprattutto, che le una svolta importante quando la
spese per affrontarla verranno mes- Procura di Cosenza mise sotto sese dalla società che gestiva l’ormai questro gli stabilimenti nell’ambito
di una indagine aperta su un caso
ex Legnochimica.
Il sindaco ha comunicato al pro- di inquinamento ambientale. Per
curatore, che alla vicenda guarda scoprire la verità, Granieri e la sua
squadra affidarono una consulenza
al docente dell’Università degli Studi della Calabria Gino Crisci.
Il compito del professore era
quello di stabilire se l’inquinamento della falda acquifera sottostante
fosse dovuto alla mancata impermeabilizzazione dei bacini dello stabilimento. Le conclusioni di Crisci
sono preoccupanti: i liquami hanno contaminato alcuni pozzi che
sorgono nei paraggi e sono utilizzati per abbeverare animali o irrigare
i campi. Le scorie della Legnochimica, secondo la relazione del docente, hanno avvelenato la falda acquifera che scorre sotto e in prossimità dei bacini artificiali. Nessun
problema fin quando il liquido è utilizzato per scopi industriali, ma nei
cinque pozzi interessati dal seque-
Gli stabilimenti dell’ex Legnochimica di contrada Lecco a Rende
stro, la destinazione finale era l’abbeveraggio degli animali o l’irrigazione dei campi.
Nessuno potrà mai sapere con
certezza quanti danni sono stati
provocati da questa situazione, né
chi ne ha pagato le conseguenza. La
lunga e tormentata vicenda sta per
arrivare ad un punto importante
con il processo di bonifica del terreno che dorvà avvenire entro il 30
novembre.
FRANCESCO CANGEMI
[email protected]
SABATO 19 novembre 2011 PAGINA 25
l’ora di Corigliano
Redazione di Corigliano-Alto Jonio-Tel. 0983 290604-Fax 0983 292220 - Mail: [email protected]
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polizia stradale
polizia stradale
polizia municipale
guardia di finanza
corpo forestale
vigili del fuoco
Flesh market, il processo
finalmente entra nel vivo
Superato lo stallo iniziale, ieri è stato sentito il primo teste
Finalmente entra nel vivo il processo di
primo grado nato dall’operazione “Flesh
market” contro un presunto giro di prostituzione minorile. Superato lo stallo iniziale creatosi alle passate udienze, ieri si è
proceduto con l’ammissione delle richieste
istruttorie e l’escussione del primo teste.
Mentre, tuttavia, resta ancora in corso la
perizia disposta ad agosto dal gip distrettuale di Catanzaro sulla capacità a testimoniare delle due sorelline minori che, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti,
sarebbero state indotte alla prostituzione.
Perizia sulla quale, come annunciato ieri
dal giudice del Tribunale di Rossano Francesca De Vuono (presidente del collegio, a
latere giudici Enrico D’Alfonso e Angelo
Zizzari) è stato già avanzato un sollecito e
non si esclude che possa essere depositata entro la fine di questo mese (e non a
gennaio come previsto inizialmente). Passando alle richieste istruttorie, il Tribunale ha ammesso le liste testimoniali presentate dalle parti, riservandosi poi sulla richiesta della pubblica accusa, sostenuta in
aula dal pm di Rossano Maria Vallefuoco,
di sentire nuovamente le due presunte vittime, oggi costituitesi parte civile unitamente ad altre due sorelle più grandi e ai
genitori (difesi dagli avvocati Ugo Ledonne, Annalisa Pisano e Aurelia Rossetti) e le
cui dichiarazioni erano già state cristalliz-
zate nel corso degli incidenti probatori
svoltisi ad agosto a Catanzaro. Ammessa
quindi anche la testimonianza, chiesta dalla difesa dell’imputato Giuseppe Russo,
dell’avvocato Salvatore Sisca (difensore in
un primo momento dei genitori delle minori) che sarà chiamato a riferire in merito ai rapporti professionali intercorsi con
la famiglia delle due adolescenti. Ammessa, inoltre, l’acquisizione di una lettera
(chiesta dalla parte civile) che Russo inviò
alla sorella maggiore delle due presunte
vittime chiedendo il suo aiuto affinché intervenisse presso le sorelline al fine di indurle a «dire la verità». Non ammessa, invece, l’acquisizione delle altre lettere inviate dallo stesso Russo dal carcere, chiesta
spettacolo
Corsi di teatro da oggi
alla scuola Center ballet
Questo pomeriggio alle
ore 17.30 presso la sede
“Center Ballet” di Ilaria Cava,
saranno presentati i corsi di
Teatro (recitazione-dizionemimo-improvvisazione). I
corsi saranno tenuti da Imma Guarasci, regista teatrale, cinematografica e televisiva e Vichy Macrì, attrice teatrale e assistente alla regia.
«I corsi – spiega una nota
dell’organizzazione - hanno
l’obiettivo di promuovere
motivazioni educative e formative importanti con lo
scopo di formare giovani leve artistiche con specifica vocazione teatrale; è una sorta
di “viaggio/avventura” nel
quale non ci sarà una semplice trasmissione di tecniche, piuttosto il loro utilizzo
consapevole per imparare ad
esprimersi e a comunicare.
L’attività intende proporre ai
bambini/ragazzi – prosegue
la nota - giochi psicomotori/espressivi, laboratori di
costruzione dei burattini,
agli adulti corsi di dizione, recitazione, improvvisazione
ed allestimento scenico.
Un’occasione per acquisire
strumenti atti a:conoscere e
gestire positivamente il lavoro di gruppo, migliorare la
capacità d’ascolto, favorire la
socializzazione, potenziare la
conoscenza di sé e delle proprie possibilità espressive e
rafforzare la propria autostima e la disinibizione. Il tutto
verrà fatto in maniera giocosa ma sempre all’interno delle regole che il fare teatro impone ed insegna: rispetto,
ascolto, coscienza».
COMUNE
tel. 0983\889703
tel. 0983\511122
tel. 0981\550011
tel. 0983\82879
tel. 0983\851350-60
tel. 0983\886000
tel. 0983\520555
dal pm e su cui si è registrata la forte e netta opposizione della difesa. Aperta l’istruttoria e disposto che d’ora in avanti si proceda a porte chiuse data la minore età delle due presunte vittime, si è proceduto all’esame e al controesame del maresciallo
Cosenza, del Norm di Corigliano, che ha
preso parte all’attività di indagine. Indagine che, si ricorda, partì in seguito all’arresto di uno degli odierni imputati con l’accusa di estorsione ai danni di un anziano
del luogo tramite un video hard in cui compariva anche una delle sorelle maggiori.
Terminata l’escussione, l’udienza è stata
aggiornata al prossimo 6 dicembre per
sentire altri testi del pm. Sette sono gli imputati che affrontano il giudizio ordinario
di primo grado : Giuseppe Russo, 68 anni; Natale Musacchio, 42 anni; Maurizio
Franco Magno, 43 anni; Italo Le Pera, 56
anni; Vincenzo Novelli, 61 anni; Saverio
La Camera, 55 anni; N.M., sorella delle
due minori, 24 anni, difesi dagli avvocati
Giovanni Zagarese, Giuseppe Zumpano,
Andrea Salcina, Pasquale Di Iacovo, Francesco Calabrò, Cinzia Mazzuca, Lucio
Esbardo, Mauro Cordasco, Maria Zucarelli e Giuseppe Mainieri. Altri dieci imputati hanno invece optato per il giudizio abbreviato, mentre ulteriori cinque posizioni sono state stralciate.
Rossella Molinari
centralino
segreteria sindaco
polizia municipale
ufficio beni culturali
servizio taxi
tel. 0983/83851
tel. 0983/82145
tel. 0983/81834
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tel. 0983/81823
tel. 0983/82260
tel. 334/8926687
tel. 345/5065965
biblioteca
L’appello ai commissari
per salvare la Pometti
«Mi rivolgo a loro perchè si ricomponga al più
presto la “struttura» e si
riattivi il servizio per le
scuole e per le popolazioni dell’intera Sibaritide”.
E’ l’accorato appello che
lancia alla Commissione
straordinaria, lo studioso
nonché ex amministratore di Paludi, Palmino Maierù, affinché la biblioteca
comunale Pometti possa
tornare ad essere accessibile da parte di tutti. «Sono un cittadino di Paludi – scrive Maierù ai commissari - che da alcuni anni, insieme a tanti altri, frequenta la biblioteca comunale “Pometti” della città di Corigliano, ubicata nel “Garopoli”, ricca soprattutto di monografie, introvabili in altre biblioteche della provincia. Ormai sono molti mesi che
la suddetta biblioteca è inaccessibile alle tante persone,
giovani e meno giovani, che hanno interesse o necessità di
consultare il grande patrimonio librario posseduto. Molti
mesi fa tutti i volumi e i periodici sono stati trasferiti in altra sede: ero presente qualche volta alle operazioni di imballaggio che si svolgevano, in quel periodo, in altre sale.
Da allora – scrive con rammarico Maierù - non è più possibile consultare nulla! E dire che, facendo una ricerca bibliografica in internet, molte monografie e periodici cercati vengono segnalati presenti e consultabili in questa biblioteca, grazie al lavoro di inserimento sul portale regionale
fatto finora da Rocco Logozzo. Cito, come esempio, una visura per la ricerca di una monografia che è a Corigliano, ma
dovrò andare a Roma per consultarla. Mi risulta anche –
così termina la lettera - negli ultimi tempi, - per essere stato qualche volta presente - che alcuni “cercatori” venuti da
fuori città sono dovuti tornare al proprio domicilio senza
consultare alcunché».
GIACINTO DE PASQUALE
[email protected]
politica
I partiti della sinistra a congresso
L’obiettivo è quello di costruire un soggetto unitario e di massa
Questo pomeriggio alle 17 presso il
Centro di eccellenza allo Scalo è in programma il congresso cittadino di Rifondazione Comunista-Federazione della sinistra. In una nota diffusa dalla segreteria ausonica di Prc-Fds vengono spiegate le motivazioni alla base di questo appuntamento congressuale:«Rifondazione Comunista – recita la nota – si pone
l’obiettivo di assumere con determinazione l’iniziativa di costruire un soggetto unitario, plurale e di massa della sinistra, che è la Federazione della sinistra,
su una piattaforma programmatica di alternativa al capitalismo e al liberismo, al
patriarcato e alla deriva populista edemocratica delle istituzioni e del potere.
La Fds si fonda – prosegue ancora la nota – su una idea aperta della politica che
vuole unire la discussione politica e quella sociale. Le nostre idee sono attualissime in tutto il mondo, ed ogni giorno ag-
Antonio Gogoglione
gregano nuove persone. Le nostre idee
sono da sempre quelle degli indignados
di oggi, e non sembra proprio che siano
inattuali , noi vogliamo costruire una
nuova sinistra, basata su un grande bacino d’utenza, legata ai territori. A noi
interessa la presa di coscienza nella gente che il proprio problema fa parte di un
problema più grande. Ci prefiggiamo di
promuovere un più stringente confronto programmatico che veda coprotagonisti il sindacato, il movimento studentesco e i grandi movimenti che hanno agito per promuovere i referendum e sono
stati decisivi al loro straordinario successo. Un confronto sulle scelte di fondo e
sui programmi – così termina la nota con cui fare avanzare l’alternativa di società e impostare un’azione di governo
che contrasti gli effetti devastanti che la
crisi economica e la gestione liberista di
essa producono sulla condizione sociale
delle grandi masse popolari e delle stesse filiere produttive».
g.d.p.
34
SABATO 19 novembre 2011
calabria
PRAIA A MARE - TORTORA - DIAMANTE - CETRARO
Marlane, i sopravvissuti
denunciano anomalie
COSENZA
Gli ex operai a Rai 3: «Eravamo senza protezioni»
PRAIA A MARE Mercoledì scorso, a
pochi giorni di distanza dal nuovo sequestro probatorio della Procura di Paola alla ex fabbrica Marlane di Praia a Mare,
intorno all’1 di notte, nell’ambito del programma “Crash” di Rai Tre, alcuni ex sopravvissuti della fabbrica della morte hanno ancora una volta testimoniato e urlato
la loro rabbia su quanto accaduto in quegli anni all’interno dello stabilimento. Durante l'inchiesta giornalistica di Giulia
Zanfino - ha condotto in studio Valeria
Coiante - hanno parlato le cosiddette “vedove” della Marlane, ossia le donne rimaste senza mariti e, spesso, senza figli, tutti ex operai di quello stabilimento, nonchè
molti superstiti, tra cui Luigi Pacchiano.
Nel processo che si sta svolgendo in questi mesi, l'accusa sostiene che, a partire
degli anni '70, questa azienda ha causato
la morte di almeno 50 persone facendone ammalare un numero imprecisato e
avvelenando l'ambiente circostante. «Io
ho sofferto le pene dell’infermo ; da quando mi sono ammalato, invece di aiutarmi
i dirigenti se ne fregavano, i sindacati anche, e il medico aziendale diceva: “io non
posso farci niente”. Ringrazio il Signore
che io non sono deceduto, molte decine di
persone sono decedute e non sappiamo
quanti ammalati ci sono perchè sono tantissimi”, ha testimoniato un ex operaio. E
Un’immagine della trasmissione di Rai Tre, Crash
ancora: «Lavoravano a mani libere, senza maschera e senza niente, ciò risulta da
una brochure dell’azienda. Loro dicono
che erano attrezzati, ma tutti sono senza
mascherina», è lo sfogo del sopravvissuto. Quando gli operai entravano in quella
fabbrica, ironizzavano: “Entriamo in Val
Padana”. E tale circostanza viene ricordata anche dal procuratore capo Bruno
Giordano. La vedova Maria Mazzotti aggiunge: «In tutte queste palazzine popolari ci sono ammalati e morti. E’ il “palazzo delle vedove” perchè qui siamo tutte
DIAMANTE
Via alla nuova edizione
della festa dei nonni
Domenica alle ore 15,30,
presso il museo Dac di Diamante si terrà la quarta edizione della “Festa dei Nonni”. L’iniziativa verrà realizzata in collaborazione con i
gruppi AnceScao Immacolata Concezione di Diamante e Santa Maria dei Fiori di
Cirella e con le associazioni
di Diamante e Cirella. L’organizzazione è coordinata
da Enrichetta Tricanico dell’ufficio servizi sociali del Comune. Nel corso della manifestazione avranno luogo
animazioni, musica, video,
premiazioni ai nonni ed alle
coppie più longeve e rinfresco per i partecipanti.
Ad animare la serata con
brani musicali e la recita di
alcune poesie il coro “Ludus
Vocalis”, diretto dal maestro
Maria Arcuri e accompagnato al piano dal maestro
Ada Saporiti. Raffaele Amoroso condurrà la serata ed
intratterrà il pubblico con la
sua verve. Nel corso della
manifestazione il sindaco,
Ernesto Magorno e l’assessore Battista Maulicino, rivolgeranno il loro saluto istituzionale a nome della città.
L’assessore Maulicino
sottolinea come la Festa dei
Nonni è divenuto un appuntamento che a Diamante si
rinnova ogni anno ed al quale l’Amministrazione Comunale tiene molto. “Festeggiare i nonni – aggiunge l’asses-
vedove. Mio marito soffiava il naso è usciva tutta polvere nera, sputava la saliva nera». Anche Maria Longo, ex operaia,conferma: «C’erano sempre acidi e tanta puzza». Mentre un altro ex operaio guarda
una foto di gruppo di ex impiegati e commenta: «Questo è Aldo Argirò, mi sembra
che è morto; Greco è morto; questo è morto anche, Morelli; questo è il guardiano
notturno, Raffaele Spadaro...». E l’altro
ieri, in accoglimento alle istanze dei difensori, l’ennesino sequestro.
Guido Scarpino
sore - significa celebrare la
nostra storia, la nostra memoria e rappresenta, nel
contempo, un momento di
incontro attraverso il quale
esprimere la giusta riconoscenza nei confronti dei
nonni, anche per il supporto concreto che riescono a
dare alle famiglie”. Un ringraziamento particolare viene rivolto dall’assessore comunale, a nome dell’Amministrazione, alle associazioni
che hanno assicurato la loro
fattiva collaborazione consentendo lo svolgimento
dell’iniziativa e a tutti gli
esercenti pubblici che hanno dato il loro determinante
contributo alla realizzazione
della manifestazione.
Impianto di telefonia
No da San Quaranta
San Quaranta, frazione di
Tortora si oppone a qualsiasi impianto di telefonia mobile o di altra natura che dovrà sorgere in quella località.
E sono proprio i residenti
della zona ad avanzare, attraverso una sottoscrizione
protocollata all’attenzione
del sindaco di Tortora, Pasquale Lamboglia, una forma di protesta civile che
coincide per ora con la richiesta d’acquisto della stessa porzione di territorio dove dovrebbe sorgere l’impianto in questione. Il malcontento dei residenti prende le mosse dalla volontà
della Progettazione impianti ambientali networks di
Reggio Calabria di voler realizzare un impianto di telefonia mobile proprio in quell’area. “La nostra volontà scrivono i cittadini - nasce al
solo scopo di evitare che in
quella zona vengano installati impianti nocivi alla nostre famiglie e allo stesso
ambiente, ma soprattutto
utilizzeremo l’area per attività agricole”. La Pianet srl
dovrebbe invece realizzare il
progetto all’interno di circa
1000 metri quadri e nella
zona E3 – agricola dell’attuale strumento urbanistico
dell’ente tirrenico. Un valore quello del terreno stima-
Il Comune di Tortora
I cittadini della
zona montana
contestano
l’installazione
dell’impianto
to dal Comune di Tortora, in
circa 10 mila euro. Dopo la
formale richiesta dell’azienda reggina dunque fa seguito quella dei cittadini tortoresi che si sono detti contrari all’installazione. Il traliccio in questione infatti secondo i residenti produrrebbe radiazioni dannose alla
salute dei residenti e al patrimonio naturalistico ed ambientale della zona. Rimaniamo in attesa - dicono da
San Quaranta - speriamo
che al Comune di Tortora,
prevalga il buon senso.
Giuseppe Miraglia
Il sindaco Aieta interviene sulla metanizzazione del suo paese
Si chiude la parte più consistente dei lavori di costruzione
della rete per la distribuzione
del metano nella città di Cetraro. Il momento sarà celebrato oggi alle ore 19 in piazza
San Marco con l’accensione
della prima fiammella alimen-
Maulicino:
«Festeggiare
i nonni significa
celebrare
la nostra storia»
TORTORA
«Un traguardo importante»
CETRARO
Battista Maulicino
ora
tata a gas naturale: questo
evento segna la conclusione
ufficiale dei lavori per la realizzazione del primo tratto di rete che collega la dorsale nazionale di trasporto ai contatori
di un primo nucleo di abitazioni, attività commerciali e
industriali cittadine. Ad annunciarlo è il sindaco di Ce-
traro Giuseppe Aieta, di concerto con Gas Natural Distribuzione Italia che, attraverso
la sua partecipazione maggioritaria nella società concessionaria “Cetraro Distribuzione
Gas Srl”, gestirà il servizio di
distribuzione del gas metano
nel territorio comunale, come
stabilito dall’accordo siglato lo
DIAMANTE/2
Il peperoncino Jazz Festival
trionfa anche a Bologna
Il Peperoncino Jazz Festival, rassegna itinerante nelle più belle località calabresi che
coniuga grande musica, gastronomia e cultura sotto il segno di uno dei simboli della regione (il peperoncino!) è stato
protagonista nei giorni scorsi a Bologna in occasione del
Festival of Festivals 2011,
tradizionale congresso italiano dedicato al settore degli
eventi culturali nato con l’intento di offrire un luogo di
incontro e di aggiornamento
per gli operatori del settore e
un’occasione di possibile
confronto con regioni, istituzioni pubbliche, fondazioni Diamante
bancarie e aziende private, al
fine di definire quale sia il vero ruolo della
cultura in Italia e di evidenziare la sua indubbia capacità di generare un indotto economico diretto e indiretto sul territorio.
Nel corso dell’ultima, seguitissima, edizione del Festival of Festivals, che ha visto la partecipazione dei rappresentanti di tutti i maggiori eventi culturali italiani, nella suggestiva
cornice della Cappella Farnese di Palazzo D’Accursio di
Bologna sono stati consegnati gli ambiti Festival of
Festivals Awards 2011, i premi capaci di segnalare alla
stampa, alle istituzioni, al
mercato e alla stessa comunità dei festival le eccellenze
nel settore degli eventi culturali. Due dei dodici premi
messi in palio sono stati conferiti al Peperoncino Jazz Festival: il “Best Book/Catalogue Award” “Per la miglior pubblicazione che
combini immagini accattivanti e testi accurati in uno strumento esaustivo” e il “Best Territory Improvement Award”.
scorso dicembre 2008.
«La conclusione di questa
prima porzione di rete, avvenuta nei tempi previsti, è certamente un traguardo molto
importante nel percorso di
sviluppo infrastrutturale della
nostra città», afferma il Sindaco Giuseppe Aieta. «Per i
cittadini di Cetraro - aggiunge
- questa scelta significa aver
guadagnato gradi di civiltà e
aver mostrato responsabilità
e maturità anche in riferimento ai disagi conseguiti all’esecuzione dei lavori. I benefici
che i cittadini trarranno da
questo servizio concorrono a
raggiungere standard europei
di qualità della vita».
Leonardo Rinaldi di Gas
Natural Distribuzione Italia
aggiunge: «La metanizzazione di Cetraro è il risultato di
un investimento di quasi 7 milioni di euro che ha permesso
di realizzare 34 km di nuova
rete, oltre a 1.500 derivazioni.
Grazie a queste nuove infrastrutture, stimiamo di arrivare a distribuire a circa 3000
nuovi Clienti finali, la fonte di
energia più sostenibile tra
quelle di origine fossile».
La metanizzazione di Cetraro rientra in un progetto di più
ampio respiro, visto che la Gas
Natural è impegnata a portare il metano in altri 7 comuni
della provincia di Cosenza, tra
cui - sul tirreno cosentino - Acquappesa e Verbicaro.
m. f. s.
35
SABATO 19 novembre 2011
calabria
ora
AMANTEA - CAMPORA SAN GIOVANNI
Oliva, aiuti per la bonifica
L’amministrazione si appella a Provincia, Regione, governo e Ue
AMANTEA
Prosegue il dibattito in città
sulla questione del fiume Oliva che ha portato la Procura
di Paola ha richiedere la misura cautelare degli arresti per
l’amanteano Cesare Coccimiglio, accusato di disastro ambientale, avvelenamento delle acque e violazione delle leggi speciali sull’ambiente. Accuse che il diretto interessato
(difeso dall’avvocato Nicola
Carratelli) ha già rigettato.
«In merito agli ultimi sviluppi sull’inquinamento del
fiume Oliva - scrive l’amministrazione comunale - ed indipendentemente dagli esiti
processuali che nessuno intende anticipare, è opportuno
rappresentare che solo grazie
alla caparbietà dell’azione della Procura di Paola e delle forze di Polizia, è stato possibile
dare dignità e sostanza all’azione dello Stato nella tutela del primario diritto alla salute della nostra comunità ed
alla tutela del nostro incomparabile territorio. Particolarmente grave appare - per l’Ente locale - il fatto che larga parte dei rifiuti interrati nell’area
sembra provenissero da lavorazioni e/o produzioni non
presenti in Calabria, a testimonianza di un fenomeno
che, forse, per troppo tempo
sottovalutato, ha interessato
molte aree del meridione».
L’atteggiamento che l’amministrazione comunale ha
mantenuto sulla vicenda «è
stato di estrema attenzione e
prudenza, di appoggio alle autorità inquirenti, mettendo a
disposizione i pochi uomini e
le poche risorse di cui dispo-
un plauso alla
procura di paola
Ora più che mai
l’ente locale
insiste sulla
realizzazione di
un parco fluviale
per recuperare
la zona
Un sopralluogo nella vallata del fiume Oliva
niamo, unitamente all’interessamento dell’assessorato regionale all’ambiente sulla reale possibilità di bonifica del sito, a conclusione delle indagi-
ni ed in presenza della caratterizzazione dell’area da parte
dell’Ispra. Già sin d’ora riteniamo però doveroso che la
Provincia, la Regione, lo Stato,
ognuno per la propria competenza si adoperi per la necessaria bonifica del sito, al fine di
ridare serenità e tranquillità
alle popolazioni interessate e
per la realizzazione di un parco fluviale che restituisca dignità e valorizzi una delle più
belle aree paesaggistiche della
nostra Calabria». Ciò costituirebbe «un importante segnale di un rinnovato e responsa-
bile impegno della classe politica a salvaguardia del territorio ed un monito per il futuro
affinché non abbiano a ripetersi simili devastazioni a danno di intere comunità».
A tale proposito «la città accoglie con particolare interesse ed attenzione la delegazione della Commissione Europea (Envi - ambiente, salute
pubblica e sicurezza alimentare) che sarà ospite della nostra città mercoledì prossimo,
accompagnata dall’on. Mario
Pirillo, proprio per conoscere
la reale situazione del fiume
Oliva e, siamo certi che anche
loro lavoreranno per individuare risposte effettivamente
risolutrici».
STEFANIA SAPIENZA
[email protected]
AMANTEA/2
Vigili, mobilità disertata
Al Comune di Amantea non è pervenuta nessuna istanza
Sembra proprio che nessuno abbia unità di personale, profilo professiovoluto accogliere l’invito dell’ammini- nale di comandante Polizia municistrazione comunale di Amantea per pale - categoria giuridica D con accesso D3». Ebbene,
l’assunzione (con
sempre per come
procedura di mobiliIl posto
sottolineato dal gotà esterna) a tempo
di
comandante
verno locale, «non è
indeterminato del
stato possibile indivicomandante della
è destinato
duare un soggetto
Polizia municipale.
a
restare
idoneo perchè non
E’ stato proprio l’Enancora vacante
sono
pervenute
te locale a dare atto
istanze».
dell’esito della “seleIn tale contesto va ricordato come
zione per mobilità esterna volontaria
ex art.30 Dlgs 165/2001 per titoli e il comando della Polizia municipale
colloquio finalizzato all’assunzione a di Amantea è sprovvisto dell’importempo pieno ed indeterminato di una tante figura professionale da oltre
venti anni. Tutti quelli che si sono
susseguiti nel tempo avevano ottenuto assunzioni temporanee, rinnovate
di volta in volta. Quello che ha resistito più di tutti è stato l’ex comandante Antonio Angeli, a lui ha fatto eco
Amerigo Spinelli e, poi, Giuseppe
Scutellà. Questi ultimi due, lo evidenziamo, hanno entrambi trascinato gli
amministratori in tribunale per presunte violazioni contrattuali. Di questo si sta occupando l’autorità inquirente. Entrambi i casi sono ancora in
attesa di sentenza definitiva. Fatto sta
che, ancora una volta, si dovrà procedere, come in passato, alla nomina di
AMANTEA/3
un sostituto pro-tempore. Questa
volta, però, ci si aspetta maggiore attenzione sui requisiti posseduti dall’aspirante comandante, spesso oggetto di polemiche dopo la nomina.
s. s.
AMANTEA/4
Fp Cgil, parola d’ordine: «Punire i colpevoli, bonificare»
«E’ certo, adesso più che mai, come sia la terra sia il mare sono fortemente inquinati»
Sull’inquinamento del fiume Oliva è
intervenuta anche la Fp-Cgil, nella persona di Massimiliano Ianni, che, oggi più
che mai, chiede di punire i colpevoli e di
bonificare i siti pericolosi per la salute
pubblica.
«Iniziano ad emergere chiaramente si legge nella nota del sindacato - tutti i
danni causati dall’inquinamento perpetrato in questi anni a scapito del nostro
territorio. E’ certo, ora più che mai che
sia il mare, sia la terra sono fortemente
inquinati. Stiamo sognando? O forse
qualcuno incosciamente segue fantasmi?
Coraggiosamente - evidenzia la Fp Cgil
di Amantea - c’è chi sta facendo il proprio dovere, sta portando alla luce fatti
ritenuti impensabili. Forse è il caso che
tutti i cittadini manifestino un minimo di
consenso. E’ necessario, pensare a progettare un cambiamento possibile per rinascere e far rinascere il territorio. Noi incalza il responsabile cittadinod el sindacato, Ianni - siamo convinti che le inchieste (inquinamento del mare per
mancata depurazione, interramento di
rifiuti nocivi) debbano andare avanti, fino in fondo, smascherando i colpevoli diretti ed i fiancheggiatori. Lo si deve, innanzitutto, ai tanti che in questi anni si
Amantea
cimentarsi con un difficilissimo tentativo
di rassicurare le popolazioni, non hanno
altra scelta che trasformarsi in politici coraggiosi, tutt’altro che neutrali. Tocca a
loro, magari con l’aiuto della comunità
economica europea, delineare le soluzioni, se non vogliono passare, a torto o a
ragione dalla pare dei colpevoli. Non possiamo dimenticare, l’atteggiamento superficiale del Governo nazionale, e della
Procura nazionale antimafia». In questi
giorni la Fp Cgil sta
valutando «con i no«Una volta
stri legali, possibili
accertate le
azioni a difesa dei cittadini di tutto il terriresponsabilità
Non vi è dubbio
qualcuno dovrà torio.
che, accertate le repagare»
sponsabilità qualcuno ne dovrà rispondere. Come abbiamo fatto qualche mese fa,
Massimiliano Ianni
insieme ad altre associazioni chiediamo
alla popolazione tutta di mobilitarsi afsono ammalati di tumore. Lo si deve, al- finché il nostro mare e la nostra terra siale nuove generazioni, lo si deve ai cittadi- no bonificate e riportate agli antichi
ni onesti». Dunque, è tempo di dire «ba- splendori. La mobilitazione - ha conclusta nascondere la verità. Siamo inquina- so Massimiliano Ianni - può aiutare anti. Bisogna bonificare i siti che lo sono ri- che la magistratura inquirente lasciata da
sultati e che risulteranno tali. Per questo sola in questa difficile vicenda».
i sindaci, i politici chiamati ieri ed oggi a
s. s.
La costituzione del Gac
lunedì in Consiglio
E’ stato convocato per lunedì 21 novembre, con inizio alle ore 19.30, il consiglio comunale del Comune
di Amantea.
Sette i punti inseriti all’ordine del giorno.
Si tratta di: «Approvazione verbali della seduta del
24 ottobre 2011; approvazione verbali seduta consiliare del 29 ottobre 2011;
consulta comunale per le
pari opportunità fra donna
e uomo. Istituzione e approvazione regolamento. E ancora: «Modifica del regolamento comunale; bando regione Calabria - dipartimento n.6 agricoltura, foreste e forestazione per l’attuazione dell’asse IV - Pofep
2007/2013. Costituzione
del Gac denominato “La
Perla del Tirreno cosentino”. Approvazione costituzione associazione temporanea di scopo (Ats); bando
regione Calabria - dipartimento n.6 agricoltura, fore-
Il Comune di Amantea
ste e forestazione per l’attuazione dell’asse IV - Pofep
2007/2013. Costituzione
del Gac denominato “La
Perla del Tirreno cosentino”. Nomina di un proprio
delegato a rappresentare
l’Ente nella costituzione del
Gac. E, infine, modifica al
programma delle opere
pubbliche per il triennio
2011/2013 e all’elenco annuale 2011.
s. s.
19
SABATO 19 novembre 2011
calabria
ora
C A T A N Z A R O
Quattro anni di reclusione
a testa per Otello Rizzo, 50
anni, e Gregorio Pellegrino,
55, entrambi di Stalettì, titolari di due ditte edili. È il verdetto emesso ieri pomeriggio
dal tribunale collegiale nei
confronti dei due uomini finiti in carcere all’alba del 10
settembre 2010 con l’operazione “Caterpillar”, scattata
in seguito all’esecuzione di
un’ordinanza
cautelare
emessa del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catanzaro. Per i due
imputati accusati di tentata
estorsione è caduta l’aggravante di aver agito con metodo mafioso, contestata dal
pubblico ministero Vincenzo
Capomolla che in aula ieri ha
chiesto per i due una condanna ben più alta: nove anni di
reclusione per ciascun imputato. È venuto meno anche il
capo d’imputazione relativo
all’incendio di una pala meccanica di proprietà della vittima della presunta estorsione,
che si è costituita parte civile
in giudizio. Rizzo e Pellegrino
erano stati incolpati di vessazioni nei confronti del titola-
Tentata estorsione
a un imprenditore
Due condannati
Otello e Pellegrino lo avrebbro costretto
a rinunciare ad una gara d’appalto vinta
re di un’altra ditta che aveva
vinto un regolare appalto
pubblico per la ristrutturazione dello stadio di Stalettì.
Secondo le tesi accusatorie
Rizzo e Pellegrino avrebbero
costretto l’imprenditore a
mettersi da parte, con minacce che si sarebbero concretizzate, tra altro, nell’incendia-
re la pala meccanica di proprietà della presunta vittima.
In base a queste ipotesi, costruite a seguito delle indagini dei carabinieri, la Direzione distrettuale antimafia
chiese ed ottenne dal giudice
per le indagini preliminari
distrettuale di Catanzaro, Assunta Maiore, un’ordinanza
di custodia in carcere, nella
quale si faceva riferimento
anche a presunti collegamenti dei due imputati con ambienti della criminalità locale, ipotizzato dagli inquirenti
specialmente nei confronti di
Rizzo, definito “il braccio destro” di Rocco Catroppa, l’uomo ucciso in un agguato di
testimoni di giustizia
Al Casalinuovo storie e testimonianze di chi ha avuto coraggio
Saverio Paletta riceve la targa dal presidente della Provincia Ferro. In basso l’auditorium Casalinuovo
la forza
della parola
Tra le storie
raccontate
quelle della sorella
di Buonocore,
di Pino Masciari
e Alfio Cariati
so di “banale” dignità vanno
sostenute e la loro azione va
additata come produttrice di
strade virtuose improntate al
coraggio civile e alla difesa
della dignità umana. Nel corso della manifestazione è stato proiettato un film: “La siciliana ribelle” di Marco Amenta. Alla significativa manifestazione hanno partecipato,
tra gli altri, il presidente della Provincia Wanda Ferro,
Fulvio Scarpino assessore comunale alle politiche sociali,
Mario Caliguri assessore regionale alla Cultura. A quella
’ndrangheta a Palermiti, durante una festa patronale, lo
scorso 28 agosto. Il Tribunale del riesame, aveva da subito fatto cadere l’aggravante
della “mafiosita” per entrambi gli incolpati, che col tempo
hanno lasciato il carcere su
richiesta dei difensori, gli avvocati Antonio Ludovico, Eu-
genio Battaglia ed Enzo Galeota. Attualmente Rizzo e
Pellegrino sono sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. I legali
hanno però già agito per
chiedere al Tribunale della libertà la revoca della misura
cautelare disposta.
Gabriella Passariello
campagna antinfluenzale
La cultura vera molla del riscatto
«In tanta parte del mezzogiorno vivere una vita libera
da condizionamenti malavitosi è sempre più difficile. A
tratti si ha la sensazione di
una resa incondizionata della
vita pubblica e di quella privata alla criminalità ed alla
sua cultura. Doppiamente
meritevole appare la celebrazione della Giornata nazionale dei testimoni di giustizia,
che si è tenuta ieri all’Auditorium Casalinuovo. Testimonianze, storie, parole, riflessioni che hanno aperto il cuore alla speranza. Prove di
scelte coraggiose che dicono
che, forse, ancora niente è
perduto. Significativo il richiamo ad una figura di riferimento quale Teresa Buonocore. La giovane donna che a
Napoli l’anno scorso ha pagato con la vita la denuncia
del violentatore della figlia
bambina. Dopo la denuncia,
a viso aperto, la testimonianza contro quel pedofilo
che,poi, poco dopo, assolderà
due giovani affiliati alla camorra per vendicarsi. Per uccidere quel coraggio, quel desiderio di una vita non condizionata dalla criminalità e
dalla violenza. La giornata ha
avuto l’intento esplicito di individuare percorsi di speranza in un momento molto
complicato della vita intera
del nostro paese e del mezzogiorno in particolare la crisi
economica, infatti, può rendere più seducenti le scorciatoie che le organizzazioni criminali offrono soprattutto ai
giovani e soprattutto in Calabria, dove ad essere dominante è l’organizzazione criminale considerata più pericolosa in Italia e, soprattutto
più capace di pervadere e
condizionare tutto il sistema
sociale della nostra regione. I
testimoni, le loro storie spes-
IL VERDETTO Il Tribunale dove ieri è stata emessa la sentenza
cultura che ha detto Caligiuri
«è l’unica grande molla per la
resistenza e per il cambiamento. Abbiamo aumentato ha ribadito Caliguri - le ore di
frequenza a scuola e insieme,
percorsi virtuosi per l’utilizzo
dei beni confiscati». Lo stesso assessore ha anche sottolineato che nelle prossime settimane sarà varata una legge
che modifica le norme a favore delle vittime della ’ndrangheta allargando il trattamento anche ai testimoni che
finora ne sono esclusi.
Presto sarà anche pubbli-
cato un libro verde sulla cultura della legalità. Tra le testimonianze quelle della sorella di Teresa Buonocore, di
Pino Masciari e Alfio Cariati.
Della storia di quest’ultimo si
è occupato lo scrittore Saverio Paletta che ha scritto “Sotto racket”, denunciando la
scarsa protezione anche “culturale” riservata a questi uomini e a queste donne pure
essenziali alla rinascita democratica del Mezzogiorno
d’Italia.
MARIA CARLA PALERMO
[email protected]
«Servizio efficiente
a costi competitivi»
«È singolare che il dottor
De Nardo, rappresentante
dei medici di medicina generale della provincia di Catanzaro, intervenga più volte su un argomento che pensavo fosse ormai chiuso e
cioè quello della somministrazione dei vaccini antiinfluenzali». È la considerazione del direttore generale
dell’Asp di Catanzaro, Gerardo Mancuso in merito alla campagna antinfluenzale
che è stata organizzata dalla
direzione generale dell’Asp
di Catanzaro «esattamente
in sintonia con i principi che
hanno ispirato la stessa
campagna antiinfluenzale
dello scorso anno, cioè dare
un servizio efficiente a costi
più bassi. Ricordo che lo
scorso anno - aggiunge - la
campagna vaccinale ha raggiunto circa 55.000 utenti
della provincia di Catanzaro
e ha ampiamente superato
il target che il ministero della Salute ci chiedeva. Quest’anno abbiamo distribuito
ai vaccinatori già 41mila dosi e sono stati vaccinati in
poco meno di 10 giorni
25mila cittadini, quindi abbiamo un trend che è molto
più alto rispetto a quello dell’anno scorso di circa 2.500
vaccini in più rispetto ai primi dieci giorni dell’anno
scorso. Sono state soddisfatte tutte le richieste secondo
i dettami ministeriali con un
afflusso giornaliero costante, dai 220 ai 280 soggetti
negli ambulatori di Catanzaro “Mater Dei”, Catanzaro
via Acri, Catanzaro lido, e di
120-170 soggetti negli ambulatori di Soverato, Taverna, Tiriolo, Squillace, Chiaravalle, Girifalco, Badolato,
Borgia, Botricello, Sersale.
Questa organizzazione ha
fatto sì che dopo 2 settimane
dall’inizio della campagna
vaccinale si è reso necessario
l’acquisto di ulteriori dosi.
Ora se la polemica si basa su
una questione di principio,
potrei rispondere che probabilmente le istanze che
avanza De Nardo non trovano rispondenza in quello che
fa l’Azienda, intanto perché
l’Asp ha un equipe di 40 professionisti, 40 medici che lavorano precipuamente per
questo progetto e, se lui vuole, lunedì gli invierò l’esatto
elenco dei professionisti,
non perché egli debba verificare, ma solo per soddisfare una sua curiosità personale, visto che ha posto la
questione. In secondo luogo
ricordo al dottor De Nardo
che l’Azienda con questa
strategia non solo raggiunge gli obiettivi, ma realizza
un notevole risparmio,
un’economia di oltre 350mila euro, soldi che in passato
venivano dati ai medici di
medicina generale per vaccinare i propri pazienti e che
dallo scorso anno, da quando il sottoscritto è direttore,
non sono stati più elargiti
perché siamo in una fase di
difficoltà che ci impone di risparmiare là dove è possibile. Vorrei peraltro ricordare
che il medico di medicina
generale, per come previsto
dal contratto nazionale, dovrebbe avere un rapporto di
collaborazione con le Aziende sanitarie presenti sul territorio e quindi collaborare
ad ogni iniziativa di promozione della salute e non mi
pare che la campagna di vaccinazione sia un’attività che
non rientri tra queste.
Mi sarei aspettato una
maggiore collaborazione in
termini concreti, ma evidentemente le cose non stanno
così».
27
SABATO 19 novembre 2011
calabria
ora
L A M E Z I A
tano
grasso
Non ho gli
strumenti adatti
per continuare.
Non siamo riusciti a
costruire sintonia
tra progetto
e azioni
DIMISSIONARIO
Tano Grasso si dimette da
assessore alla Cultura,
lasciando così Lamezia
lontana dalla sua idea di
sviluppo. Diverse le reazioni
del mondo culturale lametino
che si divide tra favorevoli
e contrari alla scelta
Dimissioni Grasso, tra i sì e i no
Le associazioni lametine divise sulla decisione dell’assessore alla Cultura
Mai forse dimissioni di un
assessore furono più seguite.
Ieri la sala in cui l’assessore alla Cultura Tano Grasso ha annunciato di dimettersi dal suo
mandato, atto che ufficializzerà formalmente tra una settimana circa, era gremita di operatori culturali ed associazioni.
Oltre un’ora di conferenza
stampa per raccontare la sua
esperienza tra espressioni siciliane, molte e colorite e una gestualità viva e partecipe, tipica
del sud, che non è riuscita però a mascherare nemmeno a
parole la delusione per questa
esperienza amministrativa.
«Non ho gli strumenti adatti ha detto Grasso - per continuare. In questi 18 mesi la questione che più di tutti mi ha pesato ed è uno degli elementi delle mie dimissioni è che non siamo riusciti a costruire una sintonia tra il progetto culturale
pensato ed il modo di come la
macchina del Comune si è
mossa». Le sue dimissioni, così come era stato il suo arrivo,
non potevano avvenire in sordina. «Spero Tano Grasso
possa trovare un'altra città dove realizzare i suoi sogni e i
suoi progetti, magari con meno difficoltà, qui alle difficoltà
ci siamo abituati, - è il commento del regista Francesco
Pileggi - mi dispiace soltanto
che non sia mai venuto a vedere uno spettacolo o una prova
del laboratorio teatrale comunale “Il teatro che non c’era”.
Ma lo continueremo ad invitare». Duro il promoter Ruggero
Pegna che scrive in una lettera
indirizzata a Tano Grasso:
«Lei, in questo periodo da assessore, ha combattuto, o al
minimo sminuito o ignorato,
ogni iniziativa positiva, frutto
del lavoro e dei sacrifici di anni per assurgere a ruolo di
messia in una realtà infestata
da delinquenza e crimini. Anche oggi che va via, lo fa sbat-
il sit-in
La Cgil all’ospedale
per una Sanità migliore
tendo la porta, insultando la
città in cui, di tanto in tanto, è
venuto per il disbrigo di qualche adempimento da assessore. Lo fa, ancora, al limite della calunnia di un territorio che,
invece, doveva aiutare ad amministrare. Si rassegni e se ne
faccia una ragione: il suo fallimento è tutto suo, la città non
c’entra niente». «Mi rammarica molto che l’assessore Tano
Grasso abbia dismesso il ruolo
che aveva assunto nella città,
ispirandosi ad un modello che
in parte era anche condivisibile – ha dichiarato a Calabria
Ora il responsabile dell’associazione Koiné Raffaele Gaetano - mi dispiace anche il fatto
che tuttavia questo modello
non sia stato accettato da tutti
gli addetti ai lavori. Personalmente non ho avuto modo di
confrontarmi direttamente
con l’assessore al fine di potere imbastire un rapporto di reciproca crescita». «Dispiace
pensare alle iniziative belle, utili, importanti che ha realizzato
qui a Lamezia e di cui ci auguriamo la prosecuzione – ha
detto, invece, Dario Natale, responsabile dell’associazione
Scenari Visibili - mi riferisco,
in particolare, al progetto Capusutta che ho avuto il piacere
di potere seguire personalmente in tutte le sue evoluzioni. Se Tano Grasso ha preso
una decisione del genere immagino sia arrivata in un momento di scoraggiamento. Lo
ringrazio per quello che ha fatto per la città». «Spero vivamente che ci ripensi», ha affermato poi il presidente dell’associazione Musicollocart Tommaso Colloca. «Credo sia
un’ingiustizia dettata dall’intromissione di persone che sono lontane dalla realtà fattuale
del contesto culturale lametino che si intromettono arbitrariamente, mi riferisco a Corrado Augias. Evidentemente Au-
gias non conosce a pieno la realtà lametina, non sa che quest’associazione percepisce ingenti contributi a discapito delle altre associazioni». «Quello
che più preoccupa - ha affermato il capogruppo Udc Massimo Cristiano - non sono tanto le dimissioni, ma i reali motivi che hanno spinto l’assessore a lasciare in maniera cosi
precipitosa l’incarico. Grasso
doveva essere uno spartiacque
tra il vecchio e il nuovo, insomma la classica rondine che annuncia la primavera, cosi non
è stato perché? Le doti umane
professionali non si discutono,
una persona sempre in prima
linea contro il malaffare, cosa
non ha funzionato? forse quello che il sottoscritto va dicendo
da un anno, e cioè che il Comune di Lamezia Terme non è efficiente,come ribadito anche
da Grasso in conferenza stampa, o c’è dell’ altro?».
Tiziana Bagnato
ruggero
pegna
Se ne faccia una
ragione, il fallimento
è suo non della città.
Lei ha combattuto o
sminuito ogni
iniziativa positiva,
frutto del lavoro e dei
sacrifici di anni per
assurgere a ruolo di
messia in una realtà
infestata da crimine
e delinquenza
l’incontro
Sel critica sul governo Monti
Giordano: per cambiare è necessaria un’alternativa politica
Mobilitazione della Cgil
ieri anche davanti l’ospedale lametino. All’ingresso del
recinto ospedaliero, infatti,
gli esponenti del più grande
sindacato nazionale hanno
distribuito un depliant per
informare i cittadini su quelli che sono i punti focali della lotta per l’affermazione
del diritto alla salute. Una
manifestazione, questa, che
ha interessato tutta Italia e
che a Lamezia ha assunto
anche una valenza del tutto
particolare visto il dibattito
attualmente in corso sul futuro dell’ospedale cittadino,
sul trauma center e, nel suo
complesso, della sanità.
Ai rappresentanti sinda-
cali, ha portato il suo saluto
anche il sindaco di Lamezia,
Gianni Speranza, che ha evidenziato che «le manovre
del passato Governo e i
drammatici tagli avranno
delle ripercussioni negative
soprattutto sulla sanità, già
vittima di una cattiva politica che ha troppo spesso
compromesso servizi e assistenza, e quindi reso precari i diritti dei cittadini e in
particolare quello alla salute,
un diritto fondamentale della vita calabrese. La mobilitazione di oggi della Cgil –
ha concluso - , mi auguro
che possa essere utile per
cambiare rotta».
s. m . g.
«Temo che con la fine del governo
Berlusconi non sia finito il berlusconismo, siamo di fronte ad un’incompiuta
e credo che solo il risveglio di un’alternativa politica possa determinare le
condizioni per chiudere definitivamente questa stagione». Franco Giordano,
ex parlamentare ed esponente di Sel,
commenta così, in un incontro organizzato dal partito di Vendola dal titolo ‘Un
Paese in emergenza’, l’attuale situazione politica della penisola.
Una fase di transizione, delicata ed
importante in cui l’entusiasmo per le dimissioni del Cavaliere non può fare mettere da parte e stemperare le preoccupazioni per una fase economica drammatica. L’incontro con Giordano è stato
moderato dal giornalista Franco Papitto e dall’esponente di Sel Francesco Carnovale. Non si tratta di un evento isolato, ma di una serie di iniziative che il
partito sta portando avanti come spunti di riflessione sul territorio e il Paese.
«Come dice Nichi Vendola ci troviamo di fronte ad una quaresima tecnocratica - ha affermato Giordano facendo
riferimento al governo tecnico appena
insediatosi - credo che debba nascere
una nuova idea di welfare che pensi al
reddito per i giovani e alla tutela del lavoro. Però insisto sul fatto che non vedo traccia di questo nel discorso di Ma-
rio Monti e, quindi, sono deluso da questa fase di transizione. Non abbiamo
particolari pregiudizi, guardiamo concretamente a quello che accade».
Una delusione, insomma, quella di
Sel nei confronti di Monti, da cui il partito si sarebbe aspettato di più. Ecco perché, ha spiegato Giordano, ora l’attenzione nei confronti delle questioni del
governo è molto alta su ogni singolo
punto.
Sull’ipotesi del governo tecnico Sel,
ha ricordato Giordano, si è detta favorevole ma non «posso negare che per noi
l’opzione democratica rimane la scelta
strategica». Elezioni subito quindi. E
Giordano è convinto che nel caso questa
ipotesi si fosse verificata avrebbe vinto
la coalizione di centro sinistra.
«Solo la ricostruzione di una grande
sinistra - ha commentato - può essere
l’animatrice culturale per sconfiggere il
degrado morale, culturale ed economico in cui vive ora il Paese. Presto deve rinascere la politica, e devono apparire gli
elementi di discontinuità sulla vicenda
economica, penso alla patrimoniale, ad
un riequilibro sociale e territoriale molto forte. Il sud ha patito gli anni dell’egemonia culturale della Lega nel governo
Berlusconi».
t. b.
10
Sabato 19 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
Calabria
.
REGGIO Con l’operazione “Astrea” la Guardia di finanza ha arrestato 11 tra professionisti e appartenenti ai clan di Archi sequestrando beni per 50 milioni
’Ndrangheta, la Dda colpisce la “zona grigia”
I ruoli del boss Giovanni Tegano e del commercialista Giovanni Zumbo. Le mani delle cosche sulla “Multiservizi”
Paolo Toscano
REGGIO CALABRIA
Nella lotta alla ’ndrangheta la
Dda sferra un attacco frontale alla
“zona grigia”. Un’inchiesta della
Guardia di Finanza ha circoscritto
l’area dove alcuni professionisti
operavano al servizio di vertici e
personaggi di spicco di una tra le
più potenti cosche attive in riva allo Stretto. Tra i “colletti bianchi”
finiti nel mirino della magistratura antimafia spicca il commercialista Giovanni Zumbo, 44 anni,
già travolto da precedenti guai
giudiziari che l'avevano portato
in carcere circa un anno e mezzo
fa con l’accusa di essere una “talpa” della criminalità organizzata.
All’alba di ieri è scattata l’operazione “Astrea”, con l’arresto di
11 dei 12 indagati per intestazione fittizia di beni aggravata dal favoreggiamento mafioso, e il sequestro di beni per un valore di oltre 50 milioni di euro. In esecuzione di un’ordinanza di custodia
cautelare in carcere emessa dal
gip Tommasina Cotroneo, militari del Gico del Nucleo di Polizia
Tributaria di Reggio hanno arrestato esponenti delle cosche degli
“arcoti”, facenti capo alle famiglie
De Stefano e Tegano. Tra i destinatari del provvedimento figura il
boss Giovanni Tegano, 72 anni,
catturato dalla Polizia il 27 aprile
2010, dopo una latitanza durata
17 anni. All’anziano capo
dell’omonima famiglia l’ordinanza è stata notificata nel carcere di
Cuneo dove sta scontando l’ergastolo rimediato nel processo
“Olimpia”. Anche a Giovanni
Zumbo il provvedimento è stato
notificato in cella (si trova detenuto a Opera Milano), così come a
Giuseppe Rechichi, 53 anni, (casa
circondariale di Caltanissetta).
Gli altri arrestati sono Maria Francesca Toscano, 40 anni, avvocato,
Porzia Maria Zumbo, 43 anni, Roberto Emo, 45 anni, commercialista, rispettivamente moglie, sorella e cognato di Zumbo. Le manette sono scattate anche ai polsi
di Rosario Giovanni Rechichi, 50
anni, dei gemelli Antonino e Giovanni Rechichi, 26 anni, figli di
Giuseppe, e dei fratelli Maurizio e
Antonio Lavilla, 40 e 36 anni.
La potente cosca, secondo
quanto emerso dalle indagini e
spiegato in conferenza stampa
dal procuratore Giuseppe Pignatone, dal colonnello Cosimo Di
Gesù e dai tenente colonnello
Claudio Petroziello e Gerardo
Mastrodomenico, attraverso una
serie di passaggi societari, predisposti da professionisti, e avvalendosi di prestanome, a volte
coincidenti con gli stessi professionisti calati nella parte di “consigliori”, sarebbe riuscita a controllare una parte del capitale privato della municipalizzata Multiservizi Spa. Il tutto sarebbe avvenuto, secondo l’accusa, attraverso la Rec.Im. Srl, detentrice del
33% del capitale sociale della Gestione Servizi Territoriali che, a
sua volta, controlla il 49% della
Multiservizi.
L’operazione
“Astrea” rappresenta il risultato
di attività investigative tecniche
sviluppate dalle Fiamme Gialle
reggine sotto la direzione del procuratore Pignatone, dell’aggiunto Michele Prestipino e dei sostituti Giuseppe Lombardo e Beatrice Ronchi. Il lavoro d’indagine
mirava essenzialmente all’aggressione del patrimonio societario, mobiliare ed immobiliare riconducibile alle cosche Tegano e
De Stefano, due tra le principali
espressioni della ’ndrangheta
reggina. In particolare, gli accertamenti hanno interessato realtà
imprenditoriali e societarie, con
sede nella Provincia di Reggio, le
operazioni finanziarie e gli investimenti riconducibili a tali realtà
economiche, nonché i soggetti titolari (di fatto o fittizi) delle stesse. Secondo le Fiamme Gialle, al
di là delle varie intestazioni formali operate nelle diverse fasi a
seconda delle esigenze della cosca, di fatto l’attività imprenditoriale con sede in via Vecchia Provinciale Archi numero 7 (sotto la
denominazione Com.Edil Srl, prima, Si.Ca Srl, poi, e Rec.Im. Srl,
da ultimo) ha mantenuto nel tempo la stessa identità economica e
gestionale in capo ai Tegano. E la
cosca, secondo l’accusa, si è avval-
L’ORDINANZA
ARRESTATI
Giovanni Tegano, 74 anni
Giuseppe Rechichi, 53
anni
Rosario Giovanni Rechichi, 50 anni
Maurizio Lavilla, 40 anni
Antonio Lavilla, 36 anni
Giovanni Zumbo, 44 anni
Roberto Emo, 45 anni
Maria Francesca Toscano, 40 anni
Porzia Maria Zumbo, 43
anni
Antonino Rechichi, 26
anni
Giovanni Rechichi, 26
anni
INDAGATO
Carmelo Barbaro, 63 anni
BENI SEQUESTRATI
“Si.Ca. Srl” , commercio
all’ingrosso di materiali
da costruzione; “Rec.Im.
Srl”, compravendita immobili effettuata su beni
propri; “Com.Edil Srl.”,
commercio all'ingrosso
di materiali da costruzione
Gerardo Mastrodomenico, Cosimo Di Gesù, Giuseppe Pignatone e Claudio Petroziello durante la conferenza stampa
sa nel tempo di fidati prestanome.
Secondo la ricostruzione accusatoria, sin dagli anni Ottanta Giuseppe Rechichi, con la collaborazione del fratello Rosario Giovanni, è stato “stabilmente a disposizione” della cosca Tegano per la
gestione e la cura di affari illeciti,
anche di natura imprenditoriale,
legati all’attività della Com.Edil,
operante nel settore del commercio di materiale da costruzione, di
fatto riconducibile consorteria di
Archi e, in una successiva fase
temporale, divenuta anche di interesse della potente cosca De
Stefano. Tale attività imprenditoriale è stata oggetto, nel corso degli anni, di un’articolata operazione, consistente in una serie di suc-
cessive fittizie intestazioni di quote societarie e finalizzata a eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali (attraverso la Sica Srl,
prima, e la Rec.Im. Srl, poi), onde
impedirne, secondo la ricostruzione accusatoria, l’effettiva riconducibilità alla cosca Tegano.
Tale circostanza ha trovato concorde conferma nelle dichiarazioni fornite, con riscontro reciproco, dai collaboratori di giustizia
Giovannbattista Fracapane e Antonino Lo Giudice.
Il nome di Giovanni Zumbo era
balzato agli onori della cronaca il
13 luglio 2010, quando era stato
sottoposto a fermo di polizia giudiziaria, poi convalidato dal gip,
per concorso esterno nell’associazione per delinquere di stampo
mafioso denominata ‘ndrangheta, nell’ambito dell’operazione
“Reale”. Stando a quanto accertato dai carabinieri del Ros, Zumbo
si era recato nell’aprile precedente a Bovalino, a casa di Giuseppe
Pelle, 51 anni, alias “Gambazza”,
capo locale di San Luca, accompagnato da Giovanni Ficara, 47 anni, capo del “locale” di 'ndrangheta operante nella zona sud della
città dello Stretto. Nell’occasione
il commercialista aveva fornito ai
due boss notizie coperte dal segreto investigativo, riguardanti
l’indagine “Crimine”, sfociata
nella maxi operazione del 13 luglio dello scorso anno con 300 tra
(FOTO ATTILIO MORABITO)
arresti e fermi eseguiti tra la Calabria e la Lombardia.
Ancora, nel settembre 2010,
Giovanni Zumbo era stato raggiunto da un’altra ordinanza di
custodia cautelare in carcere
nell’ambito dell’operazione “Piccolo carro”, relativa al ritrovamento di un’auto imbottita di armi ed esplosivi, a poca distanza
dall’aeroporto dello Stretto, in
concomitanza con la visita del
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Le successive indagini evidenziavano la riconducibilità dell’intera vicenda del ritrovamento
dell’arsenale nell’autovettura agli
interessi criminali e ad appartenenti alla cosca Ficara-Latella,
permettendo di individuare gravi
elementi di prova a carico di Zumbo, quale interprete degli interessi della cosca, di Giovanni Ficara e
Demetrio Domenico Praticò, 50
anni.
L’operazione “Astrea” conferma come le cosche di ‘ndrangheta
continuino a conseguire ingiusti e
illeciti profitti e vantaggi, attraverso il controllo del territorio di
competenza e delle relative attività economiche e produttive: controllo reso possibile anche all’opera di insospettabili “colletti bianchi” che svolgono funzioni di veri
e propri consulenti e all’utilizzo
prestanome con la titolarità solo
formale di importanti realtà economiche.
29
Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011
Calabria
.
CATANZARO Dal rapporto Bankitalia sulla Calabria emerge la debolezza dell’attività industriale. Rallenta il credito alle imprese
VIBO VALENTIA
Economia, preoccupante battuta d’arresto
Frasi volgari
e blasfeme
offendono
Natuzza
Soprattutto nel settore delle costruzioni. La disoccupazione sfiora il 13%. Turismo in lieve ripresa
Andrea Celia Magno
CATANZARO
Con un tasso di occupazione ai
minimi dal 2004 (41,2%) e la
disoccupazione in aumento
(ora al 12,9%), la debolezza
delle attività industriali, la stagnazione del settore dei servizi
e un rallentamento sostanziale
nel credito alle imprese, il quadro raffigurato dall’ultimo rapporto stilato dalla Banca d’Italia, presentato ieri a Catanzaro,
tratteggia a tinte fosche l’economia calabrese.
Il credito e l’economia reale
della regione sono il fulcro
dell’indagine stilata dal Nucleo
di ricerca economica di Bankitalia, che ha preso in esame un
campione di 130 aziende con
oltre 20 dipendenti. Si tratta di
un ulteriore aggiornamento
della situazione congiunturale
presentata, come di prassi in
ogni regione, a giugno.
Ed è proprio rispetto a giugno che si registra un passo indietro dell’economia calabrese,
come ha sottolineato il direttore della filiale di Catanzaro,
Luisa Zappone: «Nell’estate c’è
stata una battuta d’arresto in
tutti i settori, soprattutto in
quello delle costruzioni, dove
la crisi si manifesta sia nel pubblico che nel privato. Anche
dall’industria, dall’agricoltura
e dal commercio non emergono segnali positivi».
Sono molto pochi, infatti, i
segni di ripresa che riguardano
l’economia calabrese, concen-
trati soprattutto nel settore turistico, in cui si registra un aumento delle presenze straniere
rispetto al dato negativo
dell’anno precedente. Il merito
è da attribuire al maggior volume di traffico dei due aeroporti
regionali, soprattutto quello lametino (+21%).
I dati contenuti nella relazione sono stati spiegati nel dettaglio da Paolo Piselli e Luca Antelmo del Nucleo di ricerca economica della filiale di Catanzaro di Bankitalia.
La demografia delle imprese
fa segnalare un saldo negativo
fra iscrizioni e cessazioni
dall’attività (-2%), in aumento
rispetto al 2010: nello specifico, nel settore manifatturiero ci
sono state 238 nuove iscrizioni
al registro delle imprese a fronte di 515 cessazioni; nel settore
edilizio a fronte del dato positivo rappresentato dalle 549
nuove iscrizioni, hanno fatto
da contraltare 787 cessazioni.
Il saldo è negativo anche per
le imprese che hanno fatto registrare un incremento o un calo di fatturato. Nella nostra regione il 39% delle aziende ha
ridotto gli investimenti, mentre
il 51% delle imprese edili – dove la crisi riflette la congiuntura sfavorevole nel comparto
delle opere pubbliche - ha dovuto far fronte a un calo della
produzione. Le previsioni per il
2012, alla voce investimenti e
produzione, sono parimenti
negative.
I ritmi occupazionali sono
Luca Antelmo, Paolo Piselli e Luisa Zappone alla presentazione del rapporto di Bankitalia
calati del 2,8% nel primo semestre del 2011, un dato in aumento anche rispetto ai primi
sei mesi dell’anno passato. I valori variano nei vari settori, ma
i picchi si raggiungono in quello delle costruzioni (-13,8%) e
dell’industria (-10,7%), con un
calo più sensibile nella tipologia contrattuale dei lavoratori
dipendenti (-6,9%). Solo il settore del commercio registra
un’inversione di tendenza.
In termini di occupazione, la
Calabria ha il secondo peggior
dato in Italia (41%), migliore
solo a quello della Campania,
ma sensibilmente inferiore al
56,9% della media nazionale.
Nel contesto occupazionale il
23% dei giovani fra i 15 e i 34
anni non studiano e non lavorano, mentre solo il 21% di loro
ha la speranza di riuscire a tro-
vare un impiego entro l’anno
(-6% rispetto al 2010). Va inserito in questo quadro anche il
forte aumento (+54% rispetto
all’anno passato) della Cassa
integrazione guadagni (Cig).
Dati negativi anche per il
mercato immobiliare (-8% di
transazioni) e in quello automobilistico (-24,1% di immatricolazioni), mentre nel settore dei servizi, in un complesso
comunque stagnante, c’è qualche segno di miglioramento.
Sulle esportazioni, la Calabria va in controtendenza rispetto alla ripresa avvenuta nel
resto d’Italia: solo il 20% delle
imprese della regione esporta
all’estero (soprattutto verso i
paesi in via di sviluppo), mentre la media meridionale è del
30% e quella nazionale del
60%. Sul pil calabrese l’export
incide solo per l’1%, un dato
pressoché invariato dagli anni
’90.
Nel turismo, i deboli segnali
di ripresa sono dovuti all’incremento del traffico aereo, ma la
spesa nel settore (0,5% del pil)
è più bassa rispetto alla media
nazionale. La dotazione infrastrutturale regionale, inoltre, è
fra le più basse della Penisola e
anche il porto di Gioia Tauro
continua a dover affrontare difficoltà crescenti, a causa della
concorrenza degli altri scali
marittimi mediterranei e del
disimpegno di una delle maggiori compagnie di transhipment.
Infine, luci e ombre sui settori bancario e finanziario: rallentano i crediti e i prestiti alle
imprese rispetto ai flussi del
2010, anche a causa della maggiore vigilanza delle banche su
possibili rischi; aumentano, invece, i tassi d’interesse, il prestito alle famiglie e i mutui per
l’acquisto di una casa dovuti,
tuttavia, all’aumento della domanda a fronte della restrittività delle offerte. VIBO VALENTIA. Bestemmie,
insulti, volgarità. Vomitati a
piene mani sul web. “Fioretti”
biliosi di chi, probabilmente,
ritiene che l’essere taglienti,
blasfemi e velenosi sia sinonimo di originalità. Ma di originale nei “pensierini” del gruppo non c’è proprio nulla. Cristo, la Madonna e Natuzza
Evolo fra le figure più vituperate e bersagliate, oltre l’umana decenza e senza alcun rispetto verso un credo diverso
dal proprio. Basta, comunque,
osservare il logo del gruppo
(una testa di maiale) per capire che con i porci si può soltanto dialogare a grugniti. L’accozzaglia di improperi e volgarità, comunque, ha scatenato varie reazioni, tra cui lo sdegno delle migliaia di devoti di
Natuzza Evolo, la mistica di
Paravati, frazione di Mileto,
spirata l’1 novembre di due
anni fa.
In queste ore, infatti, sono
state molte le segnalazioni
giunte in redazione e altrettanto quelle inoltrate alle autorità competenti affinché il
gruppo venga cancellato. Insomma su facebook è scattata
la rivolta di quanti conoscono
Natuzza e la sua storia, rivolta
«contro questa specie di essere
viventi – scrive una dei devoti
della mistica – che non valgono nemmeno l’aria che respirano. Cosa può portare una
persona a scrivere tali oscenità? Perché prendere di mira
proprio Natuzza?». (m.c.)
CATANZARO L’inchiesta in corso e la raccolta in ginocchio. Il Governatore incontra il procuratore Lombardo
LAMEZIA T. Non sarà più assessore
Rifiuti, si è dimesso il commissario Melandri
Tano Grasso lascia
«Distonia col Comune»
Giuseppe Lo Re
CATANZARO
Alla fine bocche comprensibilmente cucite e dichiarazioni circostanza. Il procuratore di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, ha parlato di «una visita di cortesia nel corso della quale si è parlato dei problemi che riguardano
la Calabria». Poco o nulla ha aggiunto il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti. Inevitabile, però, ipotizzare che nel faccia a faccia durato una mezz’oretta, ieri mattina in Procura, Lombardo e Scopelliti abbiano parlato
soprattutto di rifiuti.
L’incontro - e questo non può
essere un caso - è avvenuto proprio all’indomani dell’ultimo atto
dell’inchiesta sulla gestione della
mega-discarica comprensoriale
di Alli, nel territorio comunale di
Catanzaro, che ha portato a cinque arresti, a sequestri patrimoniali per 12 milioni di euro ed alla
richiesta d’interdizione dai pubblici a carico del commissario delegato per l’emergenza rifiuti e di
due funzionari dello stesso ufficio. Tra gli indagati - ma a suo carico non è stato adottato alcun
provvedimento - c’è pure l’attuale
assessore regionale all’ambiente,
Francesco Pugliano, indagato
nelle vesti di ex commissario per
l’emergenza rifiuti. «Ci è stato rivolto un invito a partecipare ad
eventuali future iniziative sul tema ambientale e dei rifiuti, qualora vi fossero tavoli istituzionali
per discutere di problemi generali
e da parte nostra – ha garantito
Lombardo al termine del confronto con Scopelliti – c’è la disponibilità di massima a partecipare».
Tra gli arrestati di giovedì c’è Stefano Gavioli, imprenditore veneto titolare della Enertech, la società che fino a qualche settimana prima della rescissione del contratto - ha gestito la discarica di
Alli, oggi sottoposta a sequestro
giudiziario. E proprio le sorti della
discarica preoccupano Regione e
Comune di Catanzaro, con quest’ultimo che giusto ieri - attraverso una dichiarazione stampa del
sindaco Michele Traversa - si è
Graziano Melandri
detto pronto a requisire la discarica per evitare che il prolungamento della chiusura possa causare
problemi di natura igienico-sanitaria. Di fatto la città, certo non
per responsabilità della Procura,
è piombata in piena emergenza
rifiuti ormai da settimane. Ora,
sostengono dal Comune, è il momento di trovare soluzioni considerato che dopo alcuni lavori di
bonifica ad Alli sarebbe possibile
smaltire almeno 100 delle 220
tonnellate di rifiuti prodotti ogni
giorno nel capoluogo, senza considerare che a Catanzaro conferivano decine di centri calabresi.
Sul fronte giudiziario, ieri sono
iniziati gli interrogatori da parte
del gip Abigail Mellace. Oggi sarà
sentito Gavioli, mentre lunedì
toccherà al commissario Graziano Melandri ed ai funzionari
dell’ufficio. Proprio ieri, intanto,
Melandri ha presentato formalmente le dimissioni dall’incarico
dandone comunicazione al capo
del dipartimento della Protezione
civile, Franco Gabrielli, e sottolineando che la decisione è maturata «alla luce degli sviluppi delle
note vicende giudiziarie che potrebbero determinare fattori pregiudizievoli per il lavoro dell’ufficio». Il capo della Protezione civile, riferisce l’ufficio stampa del
commissario, «dopo aver preso
atto delle dimissioni, in una lettera ha voluto esprimere al dott.
Melandri tutta la riconoscenza
personale e del dipartimento per
l’attività efficacemente svolta e
l’impegno profuso nello svolgimento dell’incarico».
Si muove anche la politica. La
deputata del Pd Doris Lo Moro,
promotrice di un’interpellanza
urgente, ha chiesto al nuovo Governo di «porre in essere gli impegni assunti dal precedente Esecutivo con la votazione all’unanimità della risoluzione che lo impegnava a porre in essere tutti gli interventi utili a creare le condizioni per una gestione ordinaria del
ciclo integrato dei rifiuti». Obiettivo è la fine del commissariamento: «I recenti sequestri di discariche abusive e la richiesta di interdizione del commissario impongono un intervento urgente del
Parlamento». Chiamata in causa
anche la Regione: «L’inerzia ed i
mancati interventi non hanno fatto altro che aggravare e facilitare
la malavita che nel settore dello
smaltimento dei rifiuti».
Maria Scaramuzzino
LAMEZIA TERME
Tano Grasso, assessore alla
Cultura del Comune di Lamezia, si è dimesso. Il presidente
onorario della Federazioni
antiracket italiana ha annunciato ufficialmente la sua decisione ieri mattina, nel corso
di una conferenza stampa in
Municipio.
«Non ci sono le condizioni
per portare avanti il mio incarico di assessore per realizzare il mio progetto per una
nuova politica culturale».
Con queste parole Grasso ha
motivato le sue dimissioni decise «a causa del cattivo funzionamento della macchina
amministrativa comunale con
cui non siamo riusciti ad entrare in sintonia. Tra il Comune e il nostro progetto culturale», ha rimarcato Grasso,
«s’è creato un rapporto distonico».
A complicare il lavoro
dell’ex assessore anche il
mondo dell’associazionismo
locale con cui, in questi 18
mesi di incarico, ci sono stati
continui contrasti.
Il presidente onorario della
Fai ha parlato delle iniziative
realizzate come il laboratorio
teatrale “Capusutta” composto tutto da giovani. Altro
successo è stato “Trame” il festival dei libri sulla mafia «di
cui s’è parlato in Italia e
all’estero», ha affermato
Grasso assicurando che la
manifestazione si farà ancora, anche in altre città della
penisola.
«Tano Grasso», ha dichiarato il sindaco di Lamezia
Gianni Speranza che fino
all’ultimo ha cercato di trattenerlo in giunta, «ha la stima
mia e di tutto l’esecutivo comunale. Avere avuto un leader come lui nella nostra
squadra è stato un onore».
CATANZARO La giornata nazionale della Fondazione don Francesco Caporale è stata dedicata a Teresa Buonocore, uccisa per aver “parlato”
Un omaggio ai testimoni di giustizia, esempio di senso civico e spessore morale
Danilo Colacino
CATANZARO
Esiste una netta linea di demarcazione fra i collaboratori e i testimoni di giustizia, costituita
dall’appartenenza a un contesto
criminale nel primo caso, e
dall’assoluta estraneità nel secondo. Ed è proprio ai testimoni di
giustizia che è stata dedicata la II
Giornata Nazionale della Fondazione don Francesco Caporale
(svoltasi ieri nell’Auditorium Aldo Casalinuovo di Catanzaro)
presieduta dal componente della
Giunta municipale del capoluogo
di regione, Fulvio Scarpino, af-
fiancato dall’assessore regionale
alla Cultura Mario Caligiuri. Fra
gli enti e gli organismi che hanno
patrocinato l’evento anche la Provincia di Catanzaro, il sindacato
della Polizia di Stato Consap, Calabria Etica e l’Ordine Distrettuale degli Avvocati del capoluogo,
oltre ai Comuni di Davoli, Guardavalle, Gasperina, Satriano e
Santa Caterina. L’evento è stato
dedicato a una coraggiosa mamma partenopea, Teresa Buonocore, uccisa a 51 anni per aver rotto
il muro dell’omertà, convincendo
in passato la figlioletta di 8 anni a
supportare gli inquirenti nell’incriminazione di un pedofilo che
ne aveva abusato. A ritirare il premio dedicato alla donna, straordinario esempio di senso civico, la
sorella Pina, che nella seconda
parte della manifestazione ha ricevuto il riconoscimento dal prefetto di Catanzaro Antonio Reppucci. Una consegna avvenuta nel
pomeriggio - dopo una mattinata
in cui si sono alternati dibattiti e la
proiezione del film “La siciliana
ribelle”, dedicato al tema della
collaborazione con le forze
dell’ordine - in cui sono intervenuti il procuratore generale della
Cassazione Vitaliano Esposito, il
presidente della II Sezione Penale
della stessa Suprema Corte Anto-
nio Esposito, peraltro fratello del
Pg, e il direttore dell’Osservatorio
Eurispes sulla Criminalità Organizzata, già alto magistrato, Ferdinando Imposimato. Fra i presenti il procuratore generale della
Corte d’Appello del capoluogo
Santi Consolo, il quale ha affermato: «Una sentenza della Cassazione, nell’occasione presieduta
proprio dal dott. Antonio Esposito, ha fatto chiarezza su una specifica legge del 2001, emanata
sulla scorta di una normativa
emergenziale risalente a quasi
dieci anni prima, col conseguente
superamento dell’assimilazione
fra la figura di quello che in gergo
Santi Consolo
Vitaliano Esposito
viene definito pentito e una persona di grande spessore morale,
disposta a facilitare il lavoro degli
investigatori pur dovendo molto
spesso pagare prezzi altissimi».
Un concetto ripreso dal presidente degli avvocati catanzaresi Giuseppe Iannello: «Vorrei rivolgere
un plauso agli organizzatori di
questo appuntamento, perché
hanno messo al centro dell’attenzione cittadini che hanno operato
una scelta difficilissima. Una decisione che magari li ha perfino
costretti a cambiare identità e
luogo di residenza, talvolta seguiti dai familiari, con un civismo degno della massima stima». 31
Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011
Cronaca di Reggio
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OPERAZIONE ASTREA Squarciato il velo su quella “zona grigia” popolata da insospettabili che hanno consolidato il potere economico della cosca
Ecco i professionisti al servizio dei Tegano
Arrestati la moglie (avvocato), la sorella e il cognato (commercialista) dell’inquietante Giovanni Zumbo
Piero Gaeta
Da dove è iniziata l’operazione
Astrea? L’ha svelato il tenente
colonnello Gerardo Mastrodomenico: «Abbiamo passato la setaccio alcune attività imprenditoriali dopo le indagini di Carabinieri e Polizia. Abbiamo notato
delle cessioni societarie sospette
fatte per “salvare” le imprese mafiose che poi sono state confermate dalle indagini e dalle intercettazioni successive che hanno
confermato le nostre ipotesi investigative». Il “cuore” dell’indagine è stata la Si.Ca. «E attraverso questa società – ha aggiunto il
ten. col. Claudio Petroziello – abbiamo ricostruito 20 anni di cessioni societarie fittizie aprendo
delle vere e proprie scatole cinesi
che ci hanno schiuso un orizzonte nuovo».
Dai bilanci e dai numeri esaminati dalle Fiamme Gialle è
emerso, infatti, uno spaccato
della “zona grigia”. «Abbiamo
trovato dei professionisti dal curriculum limpido – ha commentato il comandante provinciale della Guardia di Finanza Cosimo Di
Gesù – che da un decennio erano
al servizio della ’ndrangheta».
L’aggressione alla melmosa
“zona grigia” è stata evidenziata
anche dal procuratore antimafia
Giuseppe Pignatone: «Con questo provvedimento del gip Tommasina Cotroneo si chiudono
venti anni di attività di indagine
sugli interessi economici della
cosca Tegano e sulla zona grigia
che in tutto questo tempo ha affiancato questo potente sodalizio criminale».
«Le indagini naturalmente
non si fermano qui – ha proseguito Pignatone – e successivamen-
te saranno sempre più profonde,
sotto il profilo penale, nei confronti di quella parte di società civile che favorisce le organizzazioni mafiose. Oggi, sono stati
eseguiti provvedimenti di sequestro a carico di numerose ditte
impegnate in lavori edili, e in
particolare, le quote intestate alla famiglia Rechichi, socio di minoranza della Multiservizi, società di cui detiene la maggioranza delle azioni il Comune. Voglio, inoltre, ricordare che Giovanni Zumbo e i suoi familiari
che sono stati arrestati avevano
in questi anni offerto numerose
consulenze alla cosca Tegano
con l’obiettivo di evitare provvedimenti di sequestro e di confisca
di beni. Peraltro – ha detto ancora Pignatone – il ruolo del commercialista Giovanni Zumbo era
Il procuratore
della Repubblica
Giuseppe
Pignatone ha
diretto le indagini
emerso anche in una delle testimonianze rese dal collaboratore
di giustizia Antonino Fiume e
che descrivono i contatti che lo
stesso Zumbo aveva con Giovanni De Stefano, figlio del boss
Giorgio, assassinato nel 1977 in
Aspromonte, che dimostrano la
fluidità di significativi rapporti
tra queste due persone».
«L’indagine – ha concluso il
procuratore – ha fatto emergere
che Giovanni Zumbo, sua moglie, l’avvocatessa Maria Francesca Toscano, la sorella Porzia
Maria Zumbo e il marito Roberto
Emo, a rotazione sono stati soci
della società che gestisce una
grande struttura sportiva di Parco Caserta, realizzata dal Comune. Le indagini hanno permesso
di ricostruire vent'anni di costruzione e scomposizione di quote
societarie, un sistema di scatole
cinesi che siamo riusciti ad aprire
e verificare così da giungere
all’arresto di questo pezzo di zona grigia che ha permesso alla
cosca Tegano di costruire solide
basi economiche».
Lumia: serve l’aiuto della gente
Il senatore del Pd Giuseppe
Lumia, componente la
Commissione antimafia:
«L’operazione eseguita dalla Guardia di Finanza e guidata dalla Procura mette in
luce il solidissimo sistema
di collusioni di cui gode la
mafia calabrese. Una rete
di colletti grigi composta
da uomini appartenenti ai
servizi segreti deviati, alla
massoneria, da liberi professionisti e persone vicine
Gli arrestati
Giovanni Zumbo
Giovanni Tegano
Giuseppe Rechichi
Maria Francesca Toscano
Roberto Emo
Rosario Rechichi
Maurizio Lavilla
Antonio Lavilla
Giovanni Rechichi
Antonio Rechichi
a certi ambienti politici locali. È proprio da queste
relazioni torbide che la 'ndrangheta trae la forza necessaria per fare affari,
condizionare l’economia,
le istituzioni e la pubblica
amministrazione. Un sodalizio criminale che la magistratura e le forze dell’ordine possono disarticolare
solo attraverso il sostegno
e la collaborazione dei partiti e della società civile».
Porzia Maria Zumbo
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Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011
Cronaca di Reggio
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CASO FALLARA Dichiarazioni spontanee fatte dal vice sovrintendente Franco davanti al gip Laganà
Il poliziotto scagiona la moglie
Rosa Bruzzese rigetta l’accusa di aver contribuito a «fabbricare prove false»
Ha scelto di rendere dichiarazioni
spontanee per scagionare la moglie. Antonino Consolato Franco
il poliziotto finito in manette per
aver costruito una “fabbrica di
prove false” è stato interrogato ieri dal gip Antonino Laganà nella
casa circondariale di via San Pietro. Difeso dall’avvocato Andrea
Alvaro, il vice sovrintendente della Polizia si è mostrato molto provato dopo le ultime vicende.
La moglie Rosa Bruzzese invece agli arresti domiciliari è stata
sentita negli uffici giudiziari del
Cedir. La donna, difesa dall’avvocato Alvaro, ha rigettato tutte le
accuse dicendo di non essere a conoscenza delle condotte che vengono addebitate al marito, contenute nell’ordinanza emessa dal
gip Laganà ed eseguita dai carabinieri con il coordinamento del
procuratore aggiunto Ottavio
Sferlazza. I due coniugi sono al
centro dell’inchiesta assieme
all’odontotecnico Matteo Belgio
difeso dall’avvocato Giuseppe
Sergi, per aver presumibilmente
preparato fasulli atti d’indagine,
chiedendo in cambio di somme di
denaro documenti per alleggerire
la posizione delle persone che
avrebbero tentato di ricattare. Un
sistema architettato e messo in atto più di una volta. Tante le accuse
che pendono sui tre indagati:
dall’associazione finalizzata alla
violenza privata, tentata truffa,
falso e sostituzione di persona.
Secondo l’accusa l’artefice del sistema per truffare le vittime era
Antonino Consolato Franco, poliziotto in servizio alla squadra mobile della Questura reggina nel
2006, al Nucleo operativo di proAntonino Franco
sentito dal gip
ha cercato
di scagionare
la moglie
Il pensionato ha lasciato il carcere di San Pietro
Accolta l’istanza dell’avv. Chizzoniti
Arresti domiciliari
per il pensionato
accoltellatore
Il procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza nel corso della conferenza stampa tenuta nella sede del comando provinciale dell’Arma
tezione nel 2008 e poi trasferito ai
servizi tecnici della Questura di
Vibo. Il trasferimento era giunto
quando l’inchiesta ha cominciato
a delineare le responsabilità del
poliziotto. Responsabilità pesanti
che hanno portato la procura a
chiedere e ottenere dal gip Laganà l’emissione dell’ordinanza di
custodia cautelare in carcere.
L’inchiesta si è occupata di una vicenda che presenta aspetti sicuramente inquietanti e, secondo l’accusa, si sarebbe intrecciata con vicende giudiziarie di particolare
importanza che hanno interessato in modo particolare l’opinione
pubblica. Il riferimento è al cosiddetto “caso Fallara”, legato alla
tragica fine della dirigente
dell’ufficio tributi del Comune di
Reggio morta suicida nel dicembre dello scorso anno dopo aver
ingerito un composto a base di
acido muriatico.
Nel 2008, secondo l’accusa, il
poliziotto aveva inviato a Paolo
Rosa Bruzzese
si è dichiarata
estranea a quanto
viene contestato
al coniuge
Fallara, fratello di Orsola, copia di
una falsa ordinanza di custodia
cautelare in cui spiccava il nome
della dirigente. L’obiettivo, secondo gli inquirenti, era di spillare la somma di 30 mila euro in
cambio della consegna di documenti da utilizzare per alleggerire la posizione in ambito giudiziario. Al terzetto, però, era andata
buca perché Paolo Fallara si era rivolto ai carabinieri. E i militari
dell’Arma avevano trovato riscontro alla denuncia del fratello
della dirigente comunale fermando Franco e Belgio sul luogo in cui
avrebbero dovuto incassare un
anticipo di 13 mila euro. Il poliziotto e i presunti complici, sempre secondo l’accusa, avrebbero
provato a fregare dei soldi a Francesca Bruzzaniti e Mirco Monteleone, chiedendo 10 mila euro in
cambio di falsi documenti comprovanti l’estraneità del caposala
dell’ospedale di Locri Alessandro
Marcianò e di suo figlio Giuseppe
in relazione all’omicidio Fortugno. Stessa strada era stata seguita per tentare la truffa ai danni di
Mario Congiusta, padre di Giuanluca, il giovane assassinato a Siderno la sera del 24 maggio
2005.(p.t.)
A.F., il pensionato accoltellatore dell’amministratore del condominio di Pellaro, ove entrambi abitano, arrestato due settimane or sono perché imputato
di tentato omicidio, è stato scarcerato e trasferito agli arresti
domiciliari.
L’ha deciso il gip Domenico
Santoro in accoglimento della
documentata istanza del difensore avv. Aurelio Chizzoniti, in
ordine alla quale il pm Stefano
Musolino, ha espresso parere
favorevole.
L’avv. Chizzoniti, sollecitando la surroga del titolo custodiale in carcere, ha sollevato
una serie di dubbi ed illogicità
che graverebbero sull’architettura accusatoria, evidenziando
anche il quadro clinico che appesantisce la posizione dell’indagato con conseguente depotenziamento di qualsivoglia esigenza cautelare. Il gip ha sottolineato che «le esigenze cautelari ravvisate nel provvedimento coercitivo iniziale possono ritenersi attenuate, sostituendo
alla detenzione in carcere la misura meno gravosa degli arresti
domiciliari presso l’abitazione
di alcuni parenti» comunicata
dall’avv. Aurelio Chizzoniti.
L’indagato era stato tratto in ar-
resto in data 29.10.2011 in esecuzione di una ordinanza cautelare emessa dal gip Santoro su
conforme richiesta del Pm dott.
Musolino poiché avrebbe attentato la vita dell’amministratore
F.E. per motivi condominiali
connessi alla quantificazione
della quota spettante ai vari
condomini. A.F. nel corso
dell’interrogatorio di garanzia
ha respinto ogni addebito richiamando la situazione di particolare litigiosità che grava nel
predetto condominio per svariati motivi meritevoli di approfondimento investigativo nel
cui contesto saranno espletate
anche indagini difensive coordinate dal difensore avv. Aurelio Chizzoniti. Come si ricorderà la vicenda aveva determinato il tempestivo intervento di alcune volanti della Polizia di Stato allertate telefonicamente i
cui equipaggi avevano effettuato gli accertamenti di rito sfociati poi nell’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare
emessa dal gip. Da segnalare
che la ricostruzione dei fatti è
stata duramente contestata
dall’imputato che ha negato
qualsivoglia aggressione armata nei confronti dell’Amministratore condominiale.
Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011
43
Reggio Tirrenica
.
GIOIA TAURO Il tribunale di Palmi ha emesso la sentenza con la quale ridimensiona l’impostazione dell’accusa accogliendo in parte le richieste
“Maestro”, 5 condanne e tre assoluzioni
Fracchetti, Cosoleto e Rossella Speranza giudicati innocenti “per non aver commesso il fatto”
Ivan Pugliese
PALMI
Regge soltanto in parte l’impianto accusatorio messo in piedi dal
sostituto procuratore della Dda di
Reggio Calabria, Roberto Di Palma, passato sotto il “giudizio” del
Tribunale collegiale di Palmi, che
dopo due giorni di camera di consiglio ha dato lettura del dispositivo di sentenza, nell’ambito del
procedimento che prende il nome
dall’operazione “Maestro”: 5 condanne con sconti di pena e 3 assoluzioni sono state decise da giudici di Palmi (Concettina Epifanio
presidente con a latere Luca Colitta e Cristina Mazzuoccolo).
Queste le decisioni: 10 anni di
reclusione per Antonio Albanese
(richiesta di condanna a 14 anni);
condanna a 9 anni di reclusione
per Giuseppe Speranza (15 anni); condanna a 7 anni e 6 mesi
per Angelo Boccardelli (12 anni); condanna a 7 anni per Pietro
Francesco Calipa (12 anni); condanna a 3 anni di reclusione per
Alessandro Giorgi (13 anni).
Il Tribunale ha invece assolto
Francesco Cosoleto (10 anni la
richiesta), Adolfo Fracchetti (15
anni la richiesta) e Rossella Speranza (10 anni la richiesta) per
non aver commesso il fatto. I 5
condannati usufruiscono di una
diminuzione di pena essendo stati assolti da alcuni capi d’imputazione a loro ascrittigli. Per Giorgi
è stata esclusa l’aggravante di essere capo e promotore dell’organizzazione. Per capire le ragioni
dell’evidente distacco tra richieste e pene inflitte sarà a questo
punto importante attendere le
motivazioni del Tribunale di Palmi che saranno depositate tra un
paio di mesi. L’operazione, condotta dal Carabinieri il 22 dicembre del 2009, secondo la procura
distrettuale antimafia di Reggio
Calabria aveva consentito di ricostruire i nuovi equilibri mafiosi e
le trame dei clan attivi nella Piana
di Gioia Tauro con particolare attenzione verso il Porto di Gioia
Tauro.
Due i tronconi su cui si fonda la
vicenda giudiziaria. L’inchiesta,
nello specifico, aveva fatto luce su
un’inedita forma di operatività
transazionale della ’ndrangheta
realizzata sulla base di un patto
criminale che sarebbe stato stipulato da elementi della cosca Molè
e contrabbandieri cinesi. Il porto
di Gioia era diventato, secondo la
Procura, la principale via d’ingresso per merce contraffatta
proveniente dall’Oriente e destinata al mercato nazionale ed europeo.
Dalle indagini era emerso che
spedizionieri collegati alle cosche
della Piana di Gioia avrebbero
agevolato l’importazione di merce contraffatta proveniente dalla
Cina, ottenendo ingenti plusvalenze dalla vendita dei prodotti
sul mercato nero. Per eludere il sistema di controllo automatico,
secondo l’accusa, l’organizzazione si sarebbe avvalsa della complicità di due funzionari infedeli
dell’Agenzia delle dogane. Inoltre le indagini avrebbero permesso di accertare che parte dei proventi delle attività illecite dovevano essere poi reimpiegati in
un’imponente struttura immobiliare ubicata a Monte Porzio Catone: un lussuoso complesso alberghiero e da due avviati ristoranti. Per effettuare l’acquisto,
come evidenziato da Di Palma nel
corso della requisitoria, alcuni
degli imputati avrebbero fatto ricorso ad intimidazioni nei confronti dei precedenti gestori e del
proprietario, costretti infine a cedere l’attività, sulla quale, secondo l’accusa, aveva messo gli occhi
il defunto boss Rocco Molè.
L’inchiesta
Antonio Albanese, 10 anni
Giuseppe Speranza, 9 anni
Angelo Boccardelli, 7 anni e 6 mesi
Pietro Francesco Calipa, 7 anni
Alessandro Giorgi, 3 anni
Francesco Cosoleto, assolto
Adolfo Fracchetti, assolto
Rossella Speranza, assolta
L’inchiesta “Maestro” sfociata nel processo aveva
fatto luce su un’inedita
forma di patto transazionale della ’ndrangheta,
realizzato sulla base di
un’alleanza criminale che
sarebbe stata stipulato da
elementi della cosca Molè
e contrabbandieri cinesi.
Il porto di Gioia era diventato, secondo la Procura, la principale via
d’ingresso per merce contraffatta proveniente
dall’Oriente e destinata
al mercato nazionale ed
europeo. Una impostazione che i giudici del tribunale di Palmi hanno
accolto solo in parte, riducendo le richieste di
condanna e assolvendo
tre imputati.
SAN PIETRO DI CARIDÀ Padre e figlio sono stati ritenuti colpevoli del ferimento di Giuseppe Oppedisano
Tentato omicidio, inflitte pene severe ai due Morfei
PALMI. Sono stati condannati
così come richiesto dall’accusa
per concorso in tentato omicidio
Giuseppe Morfei ed il figlio Domenico. Dopo alcune ore di camera di consiglio il Tribunale
collegiale di Palmi, Silvia Capone presidente con a latere i togati Gaspare Spedale e Antonella
Crea, ha condannato a 12 anni
di reclusione Giuseppe Morfei
(richiesta 15 anni) e a 7 anni di
reclusione il figlio Domenico (richiesta a 9 anni) che rispondeva
del concorso in tentato omici-
dio. Sono state praticamente accolte le richieste del pubblico
ministero Andrea Papalia che
aveva richiesto le dure condanne al termine della requisitoria,
attraverso la quale aveva ricostruito le fasi del tentato omicidio subito da Giuseppe Oppedisano, 36enne originario di San
Pietro di Caridà, consumatosi il
3 settembre del 2010.
Nell’udienza di ieri erano state le difese ad alternarsi nelle loro arringhe difensive che avevano tentato di far vacillare la rico-
Giuseppe Morfei
struzione fornita dall’accusa:
per Domenico Morfei sono intervenuti gli avvocati Rocco
Carbone e Antonio Cimino; per
il padre Giuseppe Morfei il collegio difensivo era formato dagli
avvocati Domenico Alvaro e
Paolo Villelli. Il procedimento si
è confermato molto complesso
ed anche la lunga camera di consiglio, prima della lettura del dispositivo di sentenza, lo ha confermato: più volte, infatti, le
parti si sono trovate a confrontarsi e scontrarsi su visioni com-
pletamente opposte su quanto
sarebbe accusato quel giorno di
settembre. I due Morfei, secondo le indagini condotte dai carabinieri della stazione di Serrata,
sono accusati di aver affrontato
l’agricoltore Giuseppe Oppedisano mentre si trovava a bordo
del proprio trattore intento a lavorare in un appezzamento di
terreno in contrada Calamizzi di
San Pietro di Caridà. I Morfei sono stati arrestati il 26 settembre
dello scorso anno su disposizione. (i.p.)
POLISTENA
RIZZICONI Collegano la frazione Drosi
CITTANOVA
GIOIA Titolare di un bar-tabaccheria colpita con il calcio della pistola
Refezione
scolastica
operativa
da sette giorni
Strade provinciali
interrotte da un anno
a vuoto le proteste
Gerace
ottiene
gli arresti
domiciliari
Rapinano e feriscono una donna
tre giovani colti col bottino nel sacco
POLISTENA. È già operativo da
circa una settimana, il servizio di
refezione scolastica, avviato dal
Comune. «Nonostante i tagli del
Governo – sottolinea il sindaco
Michele Tripodi – l’Amministrazione comunale ha inteso avviare il servizio». Il primo cittadino
ricorda che sin dal primo anno di
amministrazione della nuova
maggioranza comunale, si è deciso di separare i due elementi
principali della gestione delle
mense, l’organizzazione e la fornitura delle derrate alimentari,
svolgendo due gare distinte.
Quest’anno, la gara per l’organizzazione delle mense è stata
vinta dalla cooperativa “La Mimosa”. Il sindaco Tripodi dà inoltre notizia che sono stati applicati ai buoni-pasto gli stessi prezzi
dello scorso anno (1,50 euro).
Tuttavia i genitori potranno
decidere
alternativamente
all’acquisto del buono, di procedere al versamento di 110 euro
per tutto l’anno a bambino, con
uno sconto di 10 euro per ogni
bambino appartenente allo stesso nucleo familiare. Ieri, una delegazione del Comune, formata
dal sindaco Michele Tripodi, dal
vicesindaco Marco Policaro, dagli assessori Norman Zerbi e Giuseppe Arevole, dal responsabile
del servizio Domenico Lumicisi,
accompagnati dai soci della cooperativa “La Mimosa”, ha pranzato presso il punto refezione di
scuola Catena. Un momento di
armonia, ma anche di controllo
sulla qualità degli alimenti.(a.s)
RIZZICONI
Nonostante fosse trascorso già
un anno da quel due novembre
del 2010, quando un violento
nubifragio ha imperversato
per circa dodici ore, mettendo
in ginocchio il territorio comunale di Rizziconi, a tutt'oggi
persiste l’interruzione di due
importanti arterie provinciali
che collegano la popolosa frazione Drosi. Una frazione, i cui
abitanti per raggiungere Gioia
Tauro, devono servirsi di percorsi alternativi molto più lunghi, andando incontro a dispendio di danaro e a perdita
di tempo che il più delle volte
incide sul loro lavoro.
Si tratta della provinciale
che collega la predetta frazione con la stazione delle ferrovie della Calabria e con la provinciale Rizziconi-Gioia Tauro; qui, in contrada “Macchia
Rossa” è crollato il ponte sul
fiume “Pelisa”.
A questa arteria si aggiunge
la provinciale che collega la
stessa frazione con Gioia Tauro attraverso la statale 18, dove ha ceduto il ponte sul fiume
“Budello”, in località Valle
Amena.
Gli abitanti non potendo
tollerare oltre questo grave
stato di cose che incide, tra l’altro, anche sull'economia della
stessa frazione, sono pronti ad
alzare la voce mettendo in atto
proteste che potrebbero sfociare in sviluppi imprevedibili.
GIOIA TAURO
PALMI. Il Gip del Tribunale di
Francesco Inzitari
Strada intransitabile da un anno
Molto spesso, buttando sul
tavolo la carta delle tasse pagate dai cittadini si sfiora la demagogia, ma anche in questo
caso l’argomento è d’obbligo. I
numerosi utenti della strada e
gli abitanti della frazione Drosi
contribuiscono al bilancio dello Stato corrispondendo elevate somme di tributi e le istituzioni, nel caso specifico l’Amministrazione Provinciale reggina, hanno il dovere morale
prima che politico, di migliorare le condizioni di vita della
collettività amministrata.
Cosa serve per intervenire
con la tempestività che il caso
richiede, per dare la possibilità
agli abitanti della frazione
Drosi di essere collegati con il
resto del territorio? O forse si
attende l’arrivo delle competizioni elettorali, per risolvere il
problema e quindi dimostrare
l’interessamento dell’ente preposto?
Gioacchino Saccà
Palmi ha concesso la misura
degli arresti domiciliari ad Antonio Gerace, 54 anni di Cittanova finito agli arresti nei giorni scorsi assieme al figlio V.G.
con l’accusa di furto aggravato.
Il Gerace, assistito dall’avvocato Sergio Contestabile, ha ottenuto la misura anche in considerazione delle sue condizioni
di salute. Resta per il momento
ai domiciliari il figlio.
Padre e figlio, erano stati feriti durante un tentativo di furto lo scorso 22 agosto scorso,
quando, secondo gli inquirenti, si sarebbero resi responsabili dell’ennesimo furto di carburante ai danni di un camion. Il
proprietario del mezzo, allarmato e stanco per i continui
furti, decise però quel giorno di
attendere armato i ladri e di coglierli sul fatto. Lo stesso
avrebbe così sparato colpi di
fucile. D.V, il feritore dei due, è
stato denunciato per detenzione di arma clandestina e lesioni personali aggravate all’uso
dell’arma. (i.p.)
Antonio Gerace
Commettono una rapina e vengono arrestati dai carabinieri
nel giro di pochissimi minuti. È
avvenuto a Gioia Tauro, quartiere Marina, e il fatto si è verificato nella tarda serata di giovedì dove la titolare di un bar
tabaccheria, T.R., 68 anni, è
stata “alleggerita” di quattromila euro in contanti e di numerose schede per ricariche telefoniche per un valore di altri
duemila euro.
Il pronto e tempestivo intervento di una pattuglia dei carabinieri del nucleo radiomobile
ha consentito di far scattare le
manette per Rocco De Maio, 26
anni, per il fratello Francesco,
20 anni, e per Antonio La Rosa,
stessa età. Erano le 21,15 di
giovedì e la donna, precedendo il marito che era rimasto
nell’esercizio, ubicato sulla via
Francesco Tripodi di Gioia, denominato “Misterbar”, stava
rientrando a casa in via Cavour
quando è stata improvvisamente affrontata da tre giovani, tutti travisati con passamontagna, uno dei quali armato di pistola.
T.R. aveva con sè la borsetta
nella quale era custodito il denaro ed una busta di plastica
nella quale erano sistemate le
schede per le ricariche telefoniche. Probabilmente ha fatto
anche un gesto interpretato come un tentativo di reazione alla rapina, per cui il malvivente
armato di pistola non ha esitato a colpirla col calcio dell’automatica procurandole una va-
Antonio La Rosa
Francesco De Maio
sta ferita che ha interessato la
parte sinistra della bozza frontale e il setto nasale.
Poi i tre si sono allontanati a
gran velocità a bordo di una
Fiat Punto di colore scuro. La
vettura, sicuramente a causa
dell’andatura, è stata notata da
una pattuglia del nucleo radiomobile della locale Compagnia
impegnata in un servizio di
controllo nel quartiere. La
Punto - al volante si trovava
Rocco De Maio - è stata bloccata e i militari non hanno impiegato molto tempo a rendersi
conto che i tre occupanti davano segni di impazienza. Men-
Rocco De Maio
tre stavano procedendo al controllo dei documenti ai militari
rimbalzava via radio la notizia
della rapina per cui Rocco De
Maio e gli altri due sono stati
subito sottoposti a perquisizione dalla quale saltavano fuori il
denaro e le schede telefoniche.
Il capitano Ivan Boracchia, decideva di far intervenire sul posto altre pattuglie mentre T.R.
è stata portata al pronto soccorso dell’ospedale Giovanni
XXIII dove i sanitari di turno le
hanno riscontrato una ferita
con abbondante perdita di sangue per la quale è stata giudicata guaribile in dieci giorni
salvo complicazioni.
Il sostituto di turno della
Procura di Palmi, dott. Luigi
Iglio, ha disposto per i due De
Maio e per La Rosa, tutti e tre
risultano senza fissa occupazione, il trasferimento al carcere di Palmi. Rispondono in
concorso di rapina aggravata e
di lesioni aggravate. Molto
probabilmente nella giornata
di oggi gli stessi saranno sottoposti all’interrogatorio di convalida da parte del Gip.
Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011
45
Reggio Ionica
.
REGGIO La sentenza del Tribunale nello stralcio in abbreviato di “Nuovo potere”
BOVA MARINA Dopo l’impatto la “Grande Punto” s’è incendiata
Diciotto anni a “Turi” Maesano: Scontro auto-Motoape
«Dirigeva la holding degli appalti» pensionato perde la vita
Associazione mafiosa, estorsione, armi e controllo degli appalti pubblici
BOVA MARINA. Un’altra ca-
Giuseppe Toscano
MELITO
Diciotto anni di reclusione per
associazione mafiosa e altro.
Emessa dal Tribunale di Reggio Calabria (Filippo Leonardo presidente), la sentenza
per Salvatore Maesano, 48 anni, uno degli arrestati nella retata che, all’inizio dello scorso
anno, aveva consentito di sgominare il cartello di famiglie
di ‘ndrangheta operante sui
territori di Roghudi e Roccaforte del Greco. Denominata
“Nuovo potere”, l’operazione
aveva portato in carcere poco
meno di trenta persone, accusate, a vario titolo, di aver fatto parte di un’organizzazione
dedita alla gestione di grossi
traffici di stupefacenti e armi,
ma anche al controllo degli
appalti sul territorio .
La sentenza di condanna
per Maesano è giunta a conclusione del processo con il rito abbreviato condizionato,
che proprio nella mattinata di
ieri ha celebrato il suo ultimo
atto. La condanna per i reati
contestati era stata chiesta dal
pubblico ministero Antonio
De Bernardo. Nel corso della
requisitoria, il pm aveva sostenuto la fondatezza delle accuse mosse a “Turi” Maesano,
difeso dall’avvocato Maurizio
Punturieri, invocando una pena di 18 anni. La sentenza di
condanna a carico dell’imputato che è stato ritenuto tra i
promotori dell’associazione
mafiosa, ha riguardato anche
i capi di imputazione di estorsione, armi, intestazione fittizia e controllo degli appalti
pubblici. Per i capi di accusa
relativi ai reati di droga è in-
Il Centro direzionale, sede dei tribunali di Reggio Calabria
vece arrivata l’assoluzione.
Lo scorso 6 giugno, nell’ambito del procedimento col rito
abbreviato, erano stati condannati 27 imputati, mentre
per altri 12 era stata decisa
l’assoluzione. In totale il gup
reggino, aveva irrogato pene
complessive di poco superiori
ai 175 anni di carcere.
Eseguita il 13 gennaio del
2010, ad opera dei carabinieri
della compagnia di Melito
Porto Salvo, l’operazione
“Nuovo potere”, aveva avuto
il suo “epicentro” nei comuni
aspromontani di Roghudi e
Roccaforte del Greco. Le indagini sviluppate nell’arco di diverso tempo e portate avanti
dal pool investigativo diretto
dal capitano Onofrio Panebianco, avevano posto sotto la
lente d’ingrandimento una
lunga sfilza di fatti che – secondo l’accusa – avevano visto
protagoniste un gruppo di
soggetti sospettati di aver
messo in piedi un vero e proprio sodalizio dedito a commettere vari tipi di reato. Le
persone finite in manette si
erano visti accusare, a vario titolo, di aver fatto parte di
un’organizzazione dedita alla
gestione dei traffici di droga e
di armi, e interessata a tenere
sotto controllo il proprio territorio di riferimento e gli appalti pubblici.
“PRIMA LUCE” Vincenzo D’Agostino e Giuseppe Belcastro
I legali chiedono l’assoluzione
per i presunti boss di Sant’Ilario
Rocco Muscari
LOCRI
Si è chiusa con la richiesta da parte del collegio difensivo di assoluzione con formula piena per tutti
reati contestati a quattro presunti
appartenenti ai clan di Sant’Ilario
della Jonio, dei D’Agostino e dei
Belcastro-Romeo,
l’udienza
dell’appello bis del processo “Prima Luce”. Ieri, davanti alla Corte
d’assise d’appello di Reggio ha iniziato gli interventi l’avv. Eugenio
Minniti, nell’interesse di Vincenzo D’Agostino, ritenuto il presunto capo dell’omonima cosca, che
ha rilevato l’assoluta mancanza di
elementi probatori a riscontro
dell’ipotesi di associazione per
delinquere finalizzata al traffico
di droga. Secondo il penalista, richiamandosi alle motivazioni
della Cassazione che ha annullato
con rinvio, ha detto che non vi sono prove, anche in forma rudimentale, di una consorteria dedita al narcotraffico in quanto non
sono accertati né le fonte di approvvigionamento, né qualsivoglia elemento che dimostri la presenza di soggetti dediti allo smercio o reinvestimento di denaro.
L’avv. Minniti ha poi evidenziato
che l’associazione per droga è da
considerarsi autonoma e svincolata da quella mafiosa, per la quale il presunto boss è stato condannato, concludendo per l’assoluzione. Sono seguiti gli interventi
Vincenzo D'Agostino
Salvatore Maesano
dell’avvocato Paolo Tommasini,
per Domenico D’Agostino, e Nico
D’Ascola, nell’interesse di Luciano D’Agostino, che hanno chiesto
l’assoluzione per i propri assistiti.
L’avv. Adriana Bartolo ha discusso infine per Giuseppe Belcastro, ritenuto il capo dell’omonima cosca di Sant’Ilario, sul quale
pende la richiesta dell’ergastolo
per l’omicidio di Emanuele Quattrone, per il quale la Cassazione,
su ricorso degli avvocati Antonio
Managò e Adriana Bartolo, aveva
annullato con rinvio. L’avv. Bartolo, richiamandosi alle motivazioni della Suprema Corte, ha evidenziato anche il contrasto delle
dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, in particolare
Paolo Ielo e Rocco Mammoliti,
definendole contraddittorie e
inattendibili. Come poco credibile, secondo il legale, è l’assunto
che Belcastro non poteva non sapere dell’esecuzione del delitto. Il
processo è stato aggiornato al 15
dicembre.
INCHIESTA “ORO NERO” Gli imprenditori accusati del traffico illegale di nafta
Si decide oggi sul fermo dei fratelli Camastra
LOCRI. Attesa per questa matti-
na la pronuncia del gip di Locri,
giudice Caterina Capitò, in merito alla richiesta della Direzione distrettuale antimafia di convalida del fermo e contestuale
applicazione della misura della
custodia cautelare in carcere
nei confronti di Giovanni e Domenico Camastra.
I due fratelli di Locri, arrestati mercoledì scorso dagli agenti
delle Fiamme Gialle, a seguito
di un decreto di fermo disposto
dalla Dda reggina nell’ambito
dell’operazione
denominata
“Oro Nero”, sono stati sentiti ieri dal giudice Capitò, alla pre-
È l’ennesimo incidente sulla “Statale della morte”
senza dell’avv. Antonio Alvaro
che difende entrambi insieme
all’avv. Prof. Mario Murone. I
due legali hanno inoltrato richiesta di revoca del fermo e
contestuale scarcerazione dei
propri assistiti.
I due fratelli hanno inteso rispondere alle domande del gip
e di quelle contestuali dell’avv.
Alvaro, contestando l’accusa
formulata dall’ufficio di Procura, che ipotizza contro di loro i
reati di contrabbando di gasolio
agevolato, truffa aggravata ai
danni dello Stato ed evasione fiscale, perpetrati attraverso un
articolato e complesso sistema
di frode, aggravato dall’aver
agevolato cosche della ‘ndrangheta.
Secondo i magistrati della
Dda reggina, l’aggiunto Michele Prestipino e il pm Roberto Di
Palma, Giovanni e Domenico
Camastra avrebbero promosso
un’articolata attività tesa ad ottenere ingenti profitti illeciti, a
danno dell’erario, per milioni di
euro. In questo presunto disegno di frode, secondo la Distrettuale, avrebbero preso parte anche esponenti di spicco della
criminalità organizzata calabrese, che avrebbero partecipato al lucroso affare del commer-
cio di gasolio “agevolato”, intervenendo nelle varie fasi della filiera commerciale nella veste di
intermediari ovvero di clienti finali, traendo, pertanto, profitto
dalla illecita attività.
«I miei due assistiti – ha sottolineato l’avv. Antonio Alvaro
– si sono detti estranei alle contestazioni dell’accusa. Comunque saranno gli organi giurisdizionali a raccogliere o meno le
censure proposte dalla difesa».
Dopo l’interrogatorio di garanzia, durato circa tre ore, il
gip Capitò si è riservato la decisione sulle richieste delle parti.(r.m.)
rambola micidiale tra automezzi; un’altra vita spezzata.
È l’ennesima croce piantata
sulla statale 106. L’impatto,
terrificante, è avvenuto ieri
pomeriggio, a pochi passi dal
bivio che immette a Bova Marina. Ad avere la peggio è stato Antonino Modaffari, pensionato di 79 anni.
La Motoape a bordo della
quale stava viaggiando, per
cause ancora in corso di accertamento, è stata investita
da una Fiat “Grande Punto”
di colore scuro, al volante
della quale c’era un giovane
di Condofuri.
In seguito alla violenta collisione l’autovettura ha preso
fuoco, mentre un principio
d’incendio ha interessato anche il mezzo in sella al quale
si trovava l’anziano Antonino
Modaffari.
L’intervento, in prima battuta da parte di persone che si
trovavano nelle vicinanze
(nella zona ci sono diversi
esercizi commerciali e abitazioni), e a seguire dei vigili
del fuoco, ha permesso di
spegnere quasi subito le fiamme.
Ma per il pensionato purtroppo non c’è stato nulla da
fare.
L’incidente stradale si è verificato intorno alle 17. Secondo quanto accertato dagli
agenti della polizia stradale
di Reggio Calabria (sul posto,
per le attività di supporto e
per garantire la viabilità, è intervenuto anche personale
del commissariato di Condofuri Marina e della stazione
dei carabinieri di Bova Marina), la “Grande Punto” stava
La Fiat “Grande Punto” che ha preso fuoco dopo l’impatto
viaggiando in direzione Reggio Calabria, mentre la Motoape stava uscendo da una
traversa laterale e stava cercando di immettersi sulla carreggiata. Lo scontro è stato
violentissimo.
Il mezzo sul quale si trovava il pensionato è stato sballottato a diverse decine di
metri dal luogo dell’impatto.
L’allarme è scattato quasi in
tempo reale. Una volta resisi
conto di quanto accaduto, le
persone che erano nelle vicinanze hanno avvisato le forze
dell’ordine, il servizio 118 e i
vigili del fuoco.
All’arrivo dell’ambulanza
Antonino Modaffari non dava
più segni di vita, mentre l’autista della “Grande Punto”
era riuscito a sgattaiolare
dall’abitacolo poco prima che
il fuoco divampasse. In stato
di choc il giovane, che comunque è rimasto praticamente illeso, ma è stato ac-
compagnato in ospedale in
via precauzionale. La presenza sulla carreggiata dei mezzi
incidentati e di pezzi di carrozzeria sparsi sull’asfalto, ha
rallentato il transito autoveicolare. Solo in tarda serata la
situazione è tornata alla normalità.
L’ennesima tragedia si è
dunque consumata sulla maledetta lingua d’asfalto che
collega la città metropolitana
alla fascia ionica. Scene da
tregenda si sono materializzate sotto gli occhi dei soccorritori, della gente che generosamente ha dato una mano
per spegnere le fiamme, dei
semplici curiosi. Scene che
continuano a ripetersi con
preoccupante continuità, soprattutto nel tratto che va da
Bova Marina a Saline Ioniche: una ventina di chilometri di strada, una ventina di
chilometri
di
inferno.(g.t.)
GRECANICA
MONTEBELLO Basta interventi tampone!
Gal, chiamata
a raccolta
per lunedì
sui “Pisl”
Il porto di Saline
ancora insabbiato:
ormai è una palude
MELITO. Meno di un mese di
tempo per definire le proposte
progettuali e il partneriato, e
presentare il tutto alla Regione
per la valutazione. Entro il 12
dicembre l’Area Grecanica dovrà necessariamente chiudere
il cerchio, indicando chi farà
parte, oltre ai Comuni, del
gruppo interessato ai Progetti
integrati di sviluppo locale. Al
fine di verificare quanti e quali
possano essere le realtà da “aggregare” ai Comuni che già
fanno parte del gruppo, il Gal
ha indetto un’assemblea pubblica aperta per lunedì pomeriggio nella sala conferenze del
centro giovanile “Rempicci” di
Condofuri Marina.
«Questa tipologia di progetti – spiega il team di esperti – richiede agli enti locali una progettualità integrata d’area e
quindi di aggregarsi, lavorare
insieme nell’individuazione di
priorità comuni. I sindaci e i
commissari
dei
comuni
dell’Area Grecanica allargata,
Melito, Brancaleone, Palizzi,
Bova Marina, Condofuri, Staiti, San Lorenzo, Montebello Ionico, Bagaladi, Roccaforte, Roghudi, Bova, Cardeto e Motta,
sostenuti dall’associazione dei
sindaci, dal Gal, dal Parco
d’Aspromonte e dalla comunità montana hanno considerato
i Pisl un’importante opportunità di sviluppo per l’intera area e
dopo una fase di scambio e
concertazione hanno deciso di
partecipare tutti insieme alla
progettazione».(g.t.)
Federico Strati
MONTEBELLO JONICO
Ci risiamo. Per l’ennesima volta il porto di Saline Joniche è
completamente
insabbiato.
Neanche tre mesi, e il solito intervento tampone (a luglio,
quando la Regione ha stanziato 60 mila euro) è naufragato
nel nulla, così come le speranze
delle cooperative di pescatori
di poter esercitare la loro attività, unica fonte di sostentamento. Una situazione ormai insostenibile (decine sono le barche intrappolate all’interno del
porto) che, nonostante i vari finanziamenti sbandierati qua e
là, non vede all’orizzonte alcuna soluzione definitiva. A ciò si
aggiunga che l’insabbiamento
del porto, con conseguente stagnazione dell’acqua interna al
bacino, determina la prolificazione di zanzare ed altri insetti.
La stagnazione dell’acqua rischia di trasformare il bacino
portuale in una palude dove
trovano il naturale habitat mosche e zanzare che, deponendo
le uova direttamente in acqua,
si moltiplicano giorno dopo
giorno. E in estate, con il notevole innalzamento delle temperature, il fenomeno è destinato ad acuirsi in modo preoccupante. Senza dimenticare
che l’acqua, non avendo possibilità di ricambio, sta assumendo una colorazione verdastra e
un odore nauseabondo.
La struttura portuale salinese, realizzata nella metà degli
Saline, porto di nuovo insabbiato
anni ’70, iniziò il proprio declino nel 2001 quando, a causa
dell’insabbiamento
dell’imboccatura, venne meno l’iniziativa imprenditoriale di una
banchina turistica, che stava
portando a Saline e dintorni
centinaia di visitatori, innescando un business turistico,
economico e per l’indotto che,
se fosse andato avanti, avrebbe
garantito oggi scenari ben diversi. Col passare del tempo la
situazione si è ulteriormente
aggravata con il crollo totale
(era il dicembre del 2003) del
molo di sottoflutto. Le mareggiate invernali hanno continuato a danneggiare gravemente i moli fino a quando, nel
gennaio di due anni fa, si è insabbiato persino l’accesso, con
il crollo del molo principale.
47
Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011
Reggio Ionica
.
OMICIDIO CORDÌ Davanti alla Corte d’assise di Locri le arringhe degli avvocati Mario Mazza e Cosimo Albanese
LOCRI Per la morte di Giorgio Nanni
Verso il rinvio a giudizio
un medico in servizio
All’udienza di lunedì la chiusura della discussione, poi la camera di consiglio al Pronto Soccorso
«Curciarello e Martino innocenti»
Rocco Muscari
LOCRI
«Michele Curciarello e Antonio
Martino devono essere mandati
assolti, perché non sono loro gli
autori materiali dell’omicidio di
Salvatore Cordì». Con questa richiesta si sono concluse le arringhe degli avvocati Mario Mazza e
Cosimo Albanese in favore dei
due imputati, per i quali il pm Antonio De Bernardo, che ha già discusso, ha chiesto la condanna
all’ergastolo, come per Antonio
Panetta, presunto organizzatore.
Secondo i difensori il processo
che si svolge davanti alla Corte
d’assise di Locri (presidente Amelia Monteleone, giudice a latere
Angelo Ambrosio) è «geneticamente viziato» dal fatto che in un
primo tempo, esattamente nel dicembre del 2005, nel prima operazione condotta dalla polizia,
denominata “Dead 659”, Curciarello e Martino non sono sfiorati
tanto che l’ipotesi degli inquirenti riguardo al presunto killer si
concentrava su un altro soggetto,
quel Domenico Zucco per il quale
il gip reggino ha stralciato la posizione, riqualificandola in quella
di presunta “vedetta”, accusa per
la quale il giovane è stato poi assolto con formula piena da altra
Assise.
Sia l’avv. Albanese che l’avv.
Mazza hanno poi rilevato che nei
riguardi di Michele Curciarello la
sentenza d’appello del processo
“Siderno Group”, sulla faida tra i
Commisso e i Costa, è stato assolto dall’accusa di associazione per
delinquere di stampo mafioso.
«Da quel momento – hanno rilevato i due penalisti – nei confronti
del Curciarello non risulta alcun
atto, neanche informale, delle
forze di polizia che gli contesti un
controllo con soggetti di rilevanza investigativa».
L’avv. Mario Mazza
Un motivo in più, ritenuto dalla difesa a favore dell’imputato,
riguarda il fatto che nella copiosa
corrispondenza epistolare tra
Tommaso Costa e Giuseppe Curciarello non viene mai menzionato. E quando ciò accade per un
“cugino” di Giuseppe Curciarello, questi non sarebbe Michele
ma tale Domenico che avrebbe
avuto un ruolo comunque relativo a interessi di lavoro.
L’avv. Albanese, nel corso della discussione, si è soffermato a
lungo sulla figura di Antonio
Martino, descritto come «un ragazzo normale, con unico interesse il lavoro, uscire con la fidanzata e con l’hobby di andare,
qualche volta, a giocare a calcetto
con gli amici».
Il difensore ha rilevato, tra l’altro, che il giovane il giorno del de-
litto si è recato spontaneamente
prima a casa dello zio, alla vista
dei militari, poi sotto il Commissariato di Polizia.
«Non si comprende come un
killer – ha detto l’avv. Albanese –
dopo aver preso parte a un’azione
di fuoco possa recarsi con naturalezza e ingenuità presso i locali
della polizia, dove è stato chiamato per essere sottoposto al rilievo stub».
Anche l’avv. Mazza ha sottolineato la spontaneità con la quale
Michele Curciarello si è fatto trovare presso la propria abitazione
dalle forze dell’ordine: «Stava lavorando – ha detto il legale – e di
certo non si aspettava che quella
sera iniziasse un calvario. Un killer, una volta a casa, quantomeno
abvrebbe badato a fare una doccia, per lavarsi da dosso i residui
di polvere da sparo».
Sulle risultanze dello stub, i legali hanno puntato il dito contro
il ritardo dei risultati della Scientifica, giunti dopo due anni, nel
maggio del 2007. Stub che, per la
difesa, sono inquinati da transfert involontario, per via della
mancanza di sicurezza dell’ambienti in cui sono stati effettuati i
prelievi.
Uno dei punti cardini sui quali
si è battuta la difesa ha riguardato
la mancanza di prove del mandato, che secondo l’accusa proviene
dai Cataldo. Infine i due penalisti
hanno smontato le dichiarazioni
rese dai collaboratori di giustizia,
in particolare quelle di Domenico
Oppedisano, definito «un millantatore» che avrebbe deciso di parlare per un interesse «privato» e
che, comunque, non sarebbe credibile in quanto riferisce quanto
ha potuto apprendere dalla lettura della cronaca giudiziaria.
La discussione si chiude lunedì
con l’intervento dell’avv. Salvatore Staiano.
INTESTATI ALLA MOGLIE DI CURCIARELLO
Confiscati all’imputato
beni per 400 mila euro
Antonello Lupis
ROCCELLA
Ammonterebbe a circa 400 mila euro – secondo gli investigatori della Polizia di Stato diretti
dal vicequestore Stefano Dodaro – il valore dei beni confiscati
ieri dal personale dell’Ufficio
misure e prevenzione del Commissariato sidernese a seguito
di un decreto emesso dal Tribunale di Reggio Calabria
(presidente dott. Giglio). Destinataria del provvedimento
di confisca la ditta commerciale “Max Moda Donna di F.F.
Abbigliamento” in pieno centro di Siderno, in via Jonio, intestata a Francesca Fanito, moglie del sidernese Michele Curciarello, 49 anni, imputato davanti ai giudici della Corte
d’assise di Locri nel processo
per l’omicidio del boss locrese
Salvatore Cordì, alias “u cinesi”, ucciso a Siderno il 31 maggio del 2005. Oltre all’attività
commerciale i giudici della
prevenzione hanno disposto
anche la confisca dei conti correnti funzionali all’attività
aziendale.
Disposto, invece, sempre dai
giudici reggini, il dissequestro
con contestuale restituzione ai
coniugi
Curciarello-Fanito,
della villa dove marito e moglie
risiedono, in via Letticugna.
La confisca dei beni scattata
ieri trae origine dal sequestro
compiuto dalle forze dell’ordi-
il negozio confiscato
ne il 25 febbraio del 2010 e disposto dal Tribunale di Reggio
a carico di Curciarello e di un
nipote. Nell’attività investigativa effettuata a suo tempo dagli
agenti della Polizia di Stato di
Siderno e in seguito avallata
dal questore Carmelo Casabona, i poliziotti dimostrarono la
sproporzione tra i redditi dichiarati e i beni posseduti dai
due coniugi; squilibrio frutto –
secondo la polizia – di attività
illecite. A distanza di quasi due
anni, ora il Tribunale reggino
ha pertanto deciso la confisca
del patrimonio aziendale della
ditta intestata alla moglie di
Curciarello.
LOCRI. Si profila una richiesta
di rinvio a giudizio, da parte
del pm Rosanna Sgueglia, nei
confronti di un medico del
Pronto Soccorso dell’ospedale
di Locri, per l’ipotesi di omicidio colposo di Giorgio Nanni.
Nei giorni scorsi il pm, che ha
iscritto il medico nel registro
degli indagati, ha disposto
l’avviso di conclusione delle
indagini preliminari all’esito
del deposito della relazione
del medico legale, dottor
Trunfio. La risultanze della
consulenza avrebbero affermato una responsabilità medica sul decesso dell’operaio
48enne, originario di Roccella
Jonica, che sarebbe dimostrata dal mancato riconoscimento di un’emorragia in atto, in
seguito a lesioni interne dovute, probabilmente, allo schiacciamento della cassa toracica,
che ne avrebbe provocato la
morte.
Lo scorso giugno Giorgio
Nanni, sposato e padre di due
figli, rimase ferito in un incidente stradale avvenuto a Marina di Gioiosa, in contrada
Cavalleria, lungo la strada interna che collega la cittadina
costiera a Gioiosa Jonica. Il
48enne, che guidava una Fiat
Panda, dopo aver sbandato, è
andato a sbattere contro un
palo situato ai lati della carreggiata. Subito dopo l’incidente
è sceso dall’auto e ha chiamato
col cellulare la moglie, tranquillizzandola e invitandola a
recarsi sul luogo dell’incidente, e subito dopo all’ospedale,
dove l’uomo dopo il soccorso è
stato trasportato dai responsabili dell’associazione Lados di
Marina di Gioiosa.
Dopo l’arrivo al Pronto soccorso di Locri, il quadro clinico
dell’uomo è peggiorato: lo
sfortunato operaio veniva trasferito nel reparto di Chirurgia
d’urgenza, dove è deceduto.
Tra lo sgomento e le proteste
della moglie e dei parenti, intanto giunti nel nosocomio locrese, che hanno trovato la
forza per chiedere l’intervento
dei carabinieri che hanno immediatamente riferito alla
Procura
quanto
accaduto.(r.m.)
In breve
STILO
LAZZARO
“Sabotata” una ruota
dello scuolabus
Coltivava “erba”
nel bagno di casa
I carabinieri della stazione
di Stilo stanno indagando
su un inquietante episodio,
al momento catalogato come opera di ignoti. Nel corso della notte, persone in
corso di identificazione,
hanno allentato i bulloni di
una delle ruote anteriori
dello scuolabus di proprietà
del Comune.
Coltivava nel bagno di casa
una pianta di canapa indiana. Per questo e per allaccio
abusivo alla rete idrica comunale, un giovane della frazione di Motta è stato arrestato dai carabinieri. A.F.,
38 anni, dovrà rispondere dei
reati di detenzione illecita di
stupefacenti e di allaccio
abusivo alla rete idrica.
31
Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011
Cronaca di Catanzaro
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Incontro sulla storia
dei Rolling Stones
Oggi alle 19 al Museo
del rock (piazza
Matteotti) incontro
sulla storia dei
Rolling Stones
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.
SPAZZATURA E MANETTE La Procura ritiene di aver chiarito ruoli e responsabilità sia a livello ambientale che sotto il profilo fiscale
IL SINDACO
«Gravissima
emergenza
Sono pronto
Già iniziati gli interrogatori: il gip ha sentito ieri Loris Zerbin, oggi tocca a Stefano Gavioli a requisire
stesso giudice per le indagini prela discarica»
Giuseppe Lo Re
liminari definisce d’incalcolabili
Ad Alli i rifiuti puzzavano anche di truffa
Una “miniera d’oro” per il gruppo
Gavioli, una “bomba ecologica”
per la città: ecco i due opposti
punti di vista dello stessa questione, cioè la discarica di Alli. L’ultimo atto dell’inchiesta della Procura - sfociato giovedì in 5 arresti
e nella richiesta d’interdizione
dai pubblici uffici a carico del
commissario delegato per l’emergenza rifiuti in Calabria e di due
funzionari dello stesso ufficio - segna il capitolo conclusivo soltanto per quanto riguarda la formulazione delle accuse. Adesso, infatti, comincia l’iter giudiziario
vero e proprio, che prevede interrogatori, scontati ricorsi al Tribunale del Riesame, conclusione
delle indagini preliminari, eventuali richieste di rinvio a giudizio
e così via. Nel frattempo resta sul
piatto il problema della discarica:
l’impianto - affidato a un custodie
giudiziario, l’ing. Roberto Arcadia, finito peraltro agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta che coi rifiuti non c’entra nulla
- è e rimarrà chiuso per chissà
quanto tempo.
L’ufficio del commissario, che
ieri pomeriggio si è dimesso, è stato decapitato dal nuovo ciclone
giudiziario e quasi certamente lo
stesso commissariamento non sarà prorogato dopo la scadenza del
prossimo 31 dicembre. E allora
sono legittime le preoccupazioni
di Palazzo De Nobili: ferma restando l’ineluttabilità dell’intervento della magistratura di fronte
ad uno scempio ambientale che lo
L’imprenditore
veneziano
Stefano Gavioli
è il principale
indagato
proporzioni, il sistema di raccolta
dei rifiuti in città rischia di collassare. Nelle ultime settimane si è
andati avanti smaltendo l’immondizia prodotta ogni giorno
(circa 220 tonnellate) solo parzialmente fra Lamezia Terme a
Pianopoli, con aggravio di costi e
tempi. Ma si tratta di soluzioni
tampone e temporanee; il problema andrà risolto a monte, chiarendo una volta per tutte le sorti
della discarica sottoposta a sequestro. Una bella gatta da pelare
per chi succederà a Melandri, a
prescindere dalla fine del commissariamento.
Intanto, sul fronte giudiziario
è slittato a questa mattina l’interrogatorio del principale indagato, Stefano Gavioli, 54 anni, di Venezia, leader di un gruppo imprenditoriale del quale fa parte
anche la Enertech, società che fino alla recentissima rescissione
del contratto ha gestito la discarica di Alli. Gavioli, assistito
dall’avvocato Danilo Iannello, è
chiamato a rispondere di associazione per delinquere, oltre che di
reati fiscali (evasione e tariffazioni ritenute irregolari) e ambientali (sversamento di percolato nel
fiume Alli). «Dopo aver creato società che si aggiudicano appalti
pubblici – recita uno dei capi
d’imputazione “cuciti” addosso
all’imprenditore – le depaupera
completamente attraverso cessioni di crediti senza corrispettivo
e cessione delle attività in favore
di altre società, a lui direttamente
o indirettamente riconducibili,
create mediante scissione societaria e/o conferimento di rami
d’azienda della società originaria, in modo che la prima società
diventi “vuota”, priva di poste attive e così insolvente nei confronti
Gli impianti per il trattamento della spazzatura all’interno della discarica di Alli, tuttora sottoposta a sequestro giudiziario
dei creditori sociali e dell’Erario».
Ieri mattina, alla presenza del
sostituto procuratore Carlo Villani, il gip Abigail Mellace ha invece
ascoltato Loris Zerbin, 50 anni, di
Campolongo Maggiore (Venezia), il direttore tecnico della
Enertech, definito dal gip «il braccio esecutivo di Gavioli ed il suo
più stretto collaboratore». Anche
a Zerbin viene contestata l’associazione per delinquere: secondo
l’accusa avrebbe tenuto, per conto di Gavioli, i contatti con le amministrazioni pubbliche committenti («adoperandosi in modo che
queste accettino il passaggio del-
la gestione del servizio appaltato
dalla società originaria a quella
“nuova”») e gestito materialmente le attività della società. Tra oggi e lunedì saranno ascoltati tutti
gli altri indagati.
Lunedì, fra l’altro, si presenteranno davanti al gip il generale
Graziano Melandri, fino alle dimissioni di ieri commissario delegato per l’emergenza ambientale,
ed i funzionari Domenico Richichi e Simone Lo Piccolo: per loro il
procuratore Vincenzo Antonio
Lombardo e il pm Villani hanno
chiesto l’interdizione dai pubblici
uffici.
Il meccanismo delle tariffe
La Procura contesta a Gavioli, Zerbin e Antonio Garrubba, tecnico prima di Enerambiente e poi di Enertech,
un’ipotesi di tentata truffa.
I tre avrebbero presentato
fatture applicando anche alla quantità di rifiuti non
trattati la tariffa relativa ai
rifiuti trattati, «inducendo –
sostiene la Procura – funzionari e dirigenti dell’ufficio
del commissario in errore
sull’esatto ammontare delle
somme da liquidare».
Il profitto ritenuto ingiusto
viene quantificato in 1 milione 443mila 631,99 euro e
le somme non sarebbe state
liquidate solo perché l’ufficio del commissario avrebbe
effettuato delle riduzioni
forfettarie degli importi dovuti.
Il Comune è pronto a subentrare nella gestione della discarica di Alli. Lo spiega a chiare lettere una nota dell’ufficio stampa: «A seguito delle note vicende giudiziarie che stanno interessando la gestione della discarica di Alli, il sindaco Michele Traversa ha nuovamente
contattato il presidente della
Giunta regionale, Giuseppe
Scopelliti, al fine di individuare le possibili soluzioni per far
fronte all’emergenza ambientale nel capoluogo. In attesa di
risposte rassicuranti da parte
del governatore – ha spiegato il
sindaco – e comunque dopo un
confronto con il prefetto Antonio Reppucci, che chiederò di
incontrare al più presto, valuterò con il settore legale del Comune la possibilità di emanare
un’ordinanza contingibile ed
urgente per requisire l’impianto di Alli. In tal modo, il Comune subentrerà nella gestione
dell’impianto, in modo da garantire il servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
Il provvedimento, legato al carattere di eccezionalità ed urgenza della situazione che si è
venuta a determinare, sarà finalizzato a prevenire il pericolo per la salute e l’igiene pubblica rappresentato dall’accumularsi di rifiuti nelle strade». Una
situazione, quest’ultima, «che
continua ad aggravarsi con il
trascorrere dei giorni, per cui è
necessario riavviare immediatamente l’attività dell’impianto che, dopo gli ultimi interventi di adeguamento, è capace di smaltire in tutta sicurezza
ed efficienza 100 tonnellate di
rifiuti al giorno».
Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011
35
Cronaca di Catanzaro
.
FONDAZIONE CAPORALE Incontro con i testimoni di giustizia
RIONE CORVO
Se il coraggio
della denuncia
diventa colpa
da “espiare”
La giornata
dell’albero
tra ambiente
e solidarietà
Fulvio Scarpino, Pino Masciari e Pasqualino Ruperto
Centinaia di giovani all’auditorium
hanno ascoltato storie piene d’amarezza
Elena Sodano
Quando si conosce un testimone
di giustizia è come se si conoscessero tutti gli altri ottanta
presenti in Italia. Li accomuna è
il fatto di essere persone oneste
che subiscono una dura punizione da parte della malavita, da
parte dello Stato e da parte della
società sempre pronta a giudicare restando abbarbicata sui troni
individualistici.
È ai testimoni di giustizia che
la Fondazione Caporale, presieduta da Fulvio Scarpino, ha dedicato, a distanza di due anni
dalla prima esperienza, una seconda giornata che, seppur corposa nella sua modulazione, è finita troppo in fretta perché specie da parte dei giovani presenti
era tanta la voglia di ascoltare, di
conoscere e sentirsi amici vicini
a persone coraggiose ma profondamente segnate. E le testimonianze di chi non ha avuto paura
di avere paura, sono state forti
ed emozionanti. A partire da Alfio Cariati, ex imprenditore automobilistico di Cosenza ridotto
sul lastrico dalla ‘ndrangheta e
sul cui caso il giornalista Saverio
Paletta ha scritto il libro “Sotto
racket”. E ancora Pino Masciari,
l’imprenditore calabrese esiliato
di fatto dal 17 ottobre 1997 insieme alla sua famiglia e poi Pina
Buonocore, sorella di Teresa, assassinata con quattro colpi di pi-
stola da due sicari della camorra
il 21 settembre dello scorso anno, perché aveva convinto la sua
bambina di appena 8 anni a denunciare il suo “mostro”. I tre testimoni di giustizia sono stati intervistati dal capo redattore del
Tg 2 Enzo Romeo.
Ad introdurre il convegno è
stato il presidente della Fondazione Caporale nonché assessore comunale alle Politiche sociali Fulvio Scarpino, a cui è seguito
il saluto di Giuseppe Mirarchi
dell’Ufficio scolastico regionale,
del direttore della Caritas don
Dino Piraino, del presidente della Provincia Wanda Ferro,
dell’assessore regionale alla
Cultura Mario Caligiuri che ha
sponsorizzato l’iniziativa e del
presidente di Calabria Etica, Pasqualino Ruperto. «Un buon imprenditore che sa fare bene i suoi
conti – ha detto con rammarico
Alfio Cariati – mette in ammortamento il pizzo che deve pagare
e continua a lavorare. Io ho perso lavoro, famiglia, amici e sono
stato lasciato solo dallo Stato. A
cosa è servito il mio coraggio?».
Secondo il giornalista Paletta la
legge sui testimoni di giustizia è
Pino Masciari:
l’isolamento
e l’abbandono
rendono complici
«fatta con i piedi perché definisce il testimone ma non il collaboratore di giustizia, nonostante tra i due ci sia una grossa differenza». Un forte messaggio è
stato lanciato da Pina Buonocore, che emozionata ha detto:
«Non vi vergognate di stare vicino a chi denuncia un reato, non
siate complici, non nascondetevi. Abbiamo bisogno di collaborazione sociale per sconfiggere
la malavita. Io ho perso mia sorella, i miei nipoti hanno perso la
loro mamma ma il suo gesto ha
fatto vincere la libertà, quella libertà che spesso si trasforma in
un pesante fardello da portare
avanti».
Vivere nei confini di un programma di protezione significa
essere privati della libertà per te
stesso e per i tuoi familiari. Lo sa
bene Pino Masciari, imprenditore catanzarese da 17 anni in regime di protezione insieme alla
sua famiglia. «L’isolamento e
l’abbandono rendono complici –
ha detto Masciari – l’anonimato
è la morte, mentre noi dobbiamo
uscire alla scoperto e denunciare. Se in questa terra continuerà
ad esserci la ‘ndrangheta non ci
sarà mai sviluppo, mai cambiamento».
La prima parte del convegno
si è concluso con la proiezione
del film “Una siciliana ribelle” di
Marco Amenta, che tratta la vera
storia di Rita Adria.
I ragazzi presenti all’auditorium Casalinuovo
Iniziativa della Fondazione Marincola Politi dedicata alle donne
Tumori al seno, meglio prevenire
Il tumore al seno complisce
una donna su undici. E la cura più efficace è la prevenzione. Con questa consapevolezza la Fondazione Marincola
Politi e Vivai Lamezia, con il
patrocinio della Camera di
Commercio, hanno promosso
l’iniziativa “Una camelia bonsai per prevenire il tumore al
seno”, volta a sensibilizzare
la collettività e in particolare
il mondo femminile sull’importanza della prevenzione e
della diagnosi precoce dei tu-
mori della mammella.
Oggi e domenica, la Fondazione Marincola Politi e le
camelie bonsai aspettano tutti presso la Fiera Mediterranea “Food & Beverage” allestita nell’area fieristica del
parco commerciale Le Fontane.
Nello stand della Fondazione sarà possibile acquistare una camelia bonsai per
contribuire ad aiutare le donne a prevenire e combattere il
tumore al seno. E si potranno
anche ottenere maggiori informazioni in tema di prevenzione.
Inoltre, consegnando il
coupon che verrà distribuito
ai visitatori della Fiera, si potrà prenotare un esame gratuito non invasivo, utile a
prevenire il tumore al seno,
presso il centro specialistico
della Fondazione “La Casa di
don Bosco” ubicata a Soverato. Un’iniziativa a 360 gradi
tesa a favorire la salute delle
donne.
Lunedì 21 si celebra la seconda
Giornata nazionale dell’albero,
istituzionalizzata dal Ministero
dell’Ambiente con l’obiettivo di
coinvolgere tutti sulla necessità
di preservare il nostro patrimonio boschivo e anche per riflettere sull’impegno che ciascuno deve garantire al fine di tutelare il
nostro ecosistema. All’evento
aderisce anche Catanzaro, su iniziativa del presidente del Consiglio comunale Ivan Cardamone,
il quale ha organizzato un’iniziativa che si terrà lunedì dalle 10
alle 13, nel quartiere Corvo,
nell’area esterna dell’edificio comunale della scuola materna
“L’Aquilone”. «La nostra sarà
una cerimonia semplice ma nello
stesso tempo altamente significativa. Pianteremo 40 alberi – ha
spiegato Cardamone – festeggiando i bambini nati nel 2010
così come prevede la legge regionale 29 del 2010 e, nello stesso
tempo, lanceremo un chiaro
messaggio: salvaguardare l’ambiente, proteggere gli alberi, significa garantirci un futuro con
meno rischi. Quei rischi – ha proseguito il presidente – legati in
particolare al dissesto idrogeologico che, proprie in queste ultime
settimane, ha causato altre vittime nel nostro Paese. A loro, alle
popolazioni delle Cinque terre,
della Lunigiana e di Genova va,
in questa giornata, il nostro pensiero di vicinanza e sostegno.
Con la consapevolezza che altre
tragedie, come quelle avvenute
nemmeno troppo tempo fa in Calabria, si potranno evitare soltanto se avremo l’intelligenza e
la lungimiranza di salvaguardare il nostro territorio». Cardamone ha voluto ringraziare tutti coloro che si sono adoperati per
l’organizzazione di quest’iniziativa: dalla Provincia all’Istituto
Comprensivo “Mattia Preti”,
dall’Afor alla Catanzaro Servizi,
dall’Amc
all’associazione
“L’Aquilone”. Un plauso anche
all’Anci che ha sposato l’idea e alla ditta Franco Prosdocimo per la
sensibilità dimostrata nell’aver
donato 35 piantine ornamentali
che saranno messe a dimora.
37
Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011
Catanzaro - Provincia
.
DAVOLI Interessante dibattito in occasione della presentazione di “Alleanze nell’ombra”
DAVOLI
CARDINALE Numerosi i reati contestati
La criminalità è in continua crescita
grazie anche alla dilagante omertà
Vestiti
nella rete
fognaria
Sabotaggio
o inciviltà?
Controlli dell’Arma
In 4 finiscono nei guai
Sigilli a tre aree
Secondo alcune stime la ‘ndrangheta ha un fatturato di 44 mln di euro
Mario Arestia
DAVOLI
Si è svolta nei locali del ristorante
“Roella”, a Davoli Marina, organizzato dal Comune di Davoli, la
presentazione del volume a cura
di Rocco Sciarrone “Alleanze
nell’ombra”, libro che vede coautore il prof. Vittorio Mete.
Una serata superlativa sotto il
profilo di contenuti e di personalità presenti oltre ad una sala
stracolma di persone.
Un appuntamento, quindi, di
elevato spessore culturale vista
sia la tematica trattata che i relatori intervenuti.
Ha aperto i lavori il prof. Vittorio Daniele, assessore comunale
alla Cultura, che, dopo aver presentato brevemente i contenuti
dell’opera, ha dato la parola al
sindaco Corasaniti che ha ringraziato i presenti e tutti coloro che
stanno vicino alla cultura. «Questo tipo di avvenimenti - ha detto
Corasaniti - servono a rafforzare
il concetto di legalità nella nostra
comunità. Come amministrazione vogliamo tenere lontano la
malavita organizzata, solo in
questo modo possiamo avere
una Calabria migliore».
Corasaniti ha la legalità nel
sangue e della legalità ne ha fatto
uno stile di vita. In passato, infatti, è stato colonnello dei carabinieri in pensione, ed ha operato
in territori ad alta densità delinquenziale. Per questo è conoscitore sul campo dei fenomeni mafiosi.
Subito dopo la parola è stata
data al segretario dell’associazione “Vincenziani” Aldo Marcellino il quale, dopo i saluti di rito, ha detto: «Siamo preoccupati
dal fenomeno mafioso, vorremmo che le parole mafia , camorra
Vittorio Daniele, Antonio Corasaniti, Vittorio Mete, Antonio Reppucci, Tano Grasso e Aldo Marcellino
e ‘ndrangheta fossero cancellate
dal vocabolario».
Dopo i saluti il prof. Daniele,
moderatore del convegno, entrando nel vivo del tema specificando i settori più appetibili da
queste forma delinquenziali, ha
dato la parola al prof. Vittorio
Mete, docente di “Sociologia dei
fenomeni politici” all’Università
“Magna Græcia” di Catanzaro e
coautore del libro, con i capitoli
riguardanti i lavori sulla Salerno-Reggio Calabria e sugli intrecci malavitosi nella sanità reggina. Quella di Vittorio Mete è
stata una disquisizione interessante. Con un linguaggio semplice è infatti riuscito ad acquistare
l’attenzione dei presenti; sembrava di essere in un’aula universitaria a seguire attenti una lezio-
ne. Infatti in modo semplice ed
elegante ha spiegato i vari rapporti che ci possono essere tra
‘ndrangheta e imprenditori con
le varie connessioni e le varie
aree grigie.
Dopo Mete è stata la volta di
Tano Grasso, personaggio conosciutissimo a livello nazionale
per le sue lotte contro mafia,
‘ndrangheta e camorra, con un
bagaglio culturale alle spalle di
tutto rispetto il quale, anche lui
in modo semplice ed elegante, ha
spiegato gli intrecci tra mafia,
politica e imprenditoria, che attanagliano questa nostra società,
sostenendo oltretutto che i lavori
dell’autostrada Salerno-Reggio
Calabria hanno fatto fare alla
‘ndrangheta un salto di qualità.
Tutti e tre i docenti sono stati
concordi nel dire che le file delinquenziali di stampo mafioso non
godono certo di una mentalità
tecnologica avanzata. Si interessano infatti del cemento, del movimento terra, dell’edilizia e di
quant’altro sia di basso profilo.
Basti pensare che secondo alcune stime pare che la ndrangheta
calabrese fatturi all’incirca 44
miliardi di euro.
Dulcis in fundo l’intervento
del prefetto di Catanzaro, Antonio Reppucci, che è stato concorde con i relatori sul salto di qualità della ‘ndrangheta: «dove ci sono soldi c’è la ndrangheta» ha
detto. Reppucci ha messo in evidenza la scarsa collaborazione,
lamentata dai vari questori calabresi, da parte degli imprenditori.
GASPERINA Nuovi progetti nel piano triennale opere pubbliche
ne; 1.000.000 di euro l’importo
stimato per i lavori. Stesso importo per la riqualificazione e la valorizzazione di Palazzo Clericò e
delle aree limitrofe allo storico
palazzo al fine di realizzare la prima Pinacoteca comunale del
comprensorio.
Un occhio, poi, all’edilizia sociale da offrire in locazione. Saranno infatti realizzati 12 nuovi
alloggi in località Vasia, e all’edilizia scolastica con l’adeguamento strutturale e sismico dell’istituto comprensivo della scuola
dell’infanzia di Pilinga. Nel 2013
700.000 euro saranno destinati
ai lavori di mitigazione del rischio idrogeologico su aree interne al centro abitato e 844.991 euro per quelli nelle zone marine.
Attenzione, infine, alle frazioni
con la realizzazione di un’area
urbana e creazione di un’area attrezzata in località Pilinga. In più
un nuovo arredo urbano cambierà il volto di tutte le zone del paese.
L’attuale amministrazione comunale
vede nel futuro un paese tutto nuovo
Sabrina Amoroso
MONTEPAONE
Nuovi progetti per il comune di
Gasperina. Nel piano triennale
dei lavori pubblici vengono infatti indicati 13.611.189,25 euro
per realizzare nuove e importanti
opere su tutto il territorio comunale.
In tempo di crisi nel paese ionico ci si organizza proponendo un
piano ambizioso che spazia da
opere di interesse culturale
all’edilizia popolare e scolastica
senza tralasciare opere di mitigazione del rischio idrogeologico
per uno dei tempi più attuali nella
politica locale. Viene così presentata dall’ente governato dal sin-
daco Domenico Lomanni l’articolazione della copertura finanziaria che punterà molti dei fondi a
disposizione, nella ristrutturazione della rete fognaria e nel collegamento dal centro capoluogo
all’impianto di depurazione consortile. Circa 2.310.000 euro
l’importo stimato, per i lavori
programmati per il 2012. Si torna
poi a parlare di messa in sicurezza del territorio e, in particolare,
dei lavori urgenti per la messa in
sicurezza del cimitero comunale
e della strada comunale adiacente che, in passato, aveva creato
problemi per delle profonde crepe che avevano determinato la
chiusura di una delle vie d’accesso al paese a seguito di un’alluvio-
Domenico Lomanni
GIRIFALCO La dirigente scolastica li chiede da tempo, il Comune non risponde
Telefono e Adsl a scuola, è polemica politica
Pietro Danieli
BORGIA
Le lagnanze della dirigente scolastica della direzione didattica di
Girifalco, Giovanna Macrillò, che,
stanca di scrivere e di chiedere
all’Amministrazione comunale
girifalcese guidata da Mario Deonofrio l’allaccio immediato di una
linea telefonica con annessa Adsl
presso la scuola primaria, hanno
imbufalito il consigliere comunale di minoranza Giuseppe Chiera
che, rompendo la tregua di pace
con la maggioranza, bandendo
ogni polemica per il bene della comunità, si schiera con la scuola e
Bruno Cirillo
Ha veramente
dell’incredibile quello che è
successo per ben due volte
nello stesso tratto della rete
fognaria di via Kennedy, a
Davoli Marina.
Non sappiamo come poterlo definire: un atto di sabotaggio o “semplice” inciviltà?.
Gli episodi verificatosi nei
giorni scorsi, hanno provocato il riversamento esterno
della rete fognaria nella zona sopracitata.
I tecnici comunali, messi
all’occorrente dell’accaduto
e constatato la fuoriuscita
del liquame, hanno fatto intervenire i tecnici dell’azienda preposta allo spurgo della rete fognaria, per quello
che poteva essere la normale
manutenzione.
Intervenuti con celerità,
dopo ore di lavoro, sono venuti a capo della causa del
riversamento. Infatti le condotte fognarie sono risultate
essere piene di indumenti
quali jeans, maglioni e
quant’altro.
La coincidenza è sembrata strana al sindaco, Antonio
Corasaniti, il quale ha ritenuto opportuno sporgere
denuncia contro ignoti.
Per dovere di cronaca si
ritiene opportuno ricordare
che la bravata o l’atto di inciviltà compiuto nei due diversi momenti , avrà dei costi aggiuntivi sul lavoro, cosi
come comunicato dalla
azienda preposta allo spurgo, in quanto è da considerare un intervento straordinario che esula, quindi, dalla
normale
routine.(m.a.)
CARDINALE
DAVOLI
CHIARAVALLE Chiamati i carabinieri
Discarica
abusiva
e furto di luce
Denunciato
Ufficio referti chiuso
E al “San Biagio”
esplode la protesta
DAVOLI.
stigmatizza la superficialità della
compagine
amministrativa
nell’affrontare questioni che, sia
pur prioritarie, rientrano nella
gestione ordinaria della cosa pubblica.
«Sembrano piccoli problemi –
ha dichiarato alla “Gazzetta del
Sud” Chiera – ma che potrebbero
diventare grandi in caso di malaugurati eventi calamitosi. Senza telefono come si farebbe a chiedere
l’intervento di soccorsi? Sul tema
della scuola e della relativa insensibilità – ha continuato il consigliere di minoranza – sappiano il
sindaco e la sua giunta che non faremo sconti di nessun genere».
La scuola per il consigliere
Chiera è «il luogo dove crescono e
vengono educati i nostri bambini
e studenti, e per fare questo gli
operatori del settore devono essere messi nella migliore condizione di agibilità professionale». Il
sindaco e il suo esecutivo, a detta
di Giuseppe Chiera «non possono
sacrificare questa risorsa in virtù
del fatto che si deve risparmiare
per rientrare nei criteri finanziari
del patto di stabilità». In conclusione il consigliere comunale del
«Nuovo Psi» eletto nella lista «Per
Girifalco», rileva e ricorda che fino ad oggi il gruppo di minoranza
in seno al consiglio comunale «ha
dimostrato e tenuto conto con i
fatti un atteggiamento parsimonioso voluto, anche di fronte allo
stagno
amministrativo
che
tutt’oggi registriamo. Ma se l’alibi
del “bilancio blindato” diventerà
la maschera per coprire e nascondere la mediocrità dei nostri assessori comunali siamo pronti a
cambiare spartito e musica».
Sta ora al sindaco Mario Deonofrio valutare le lagnanze della
dirigente scolastica Macrillò e dare risposte immediate sollecitando i burocrati comunali a compiere tutti i passaggi amministrativi
necessari affinché si possa dotare
la scuola di telefono e Adsl.
DAVOLI. Brillante operazio-
ne dei carabinieri della stazione di Davoli , comandata
dal maresciallo Ugo Albanese, nell’àmbito di controlli
mirati che riguardano la sicurezza e la salvaguardia del
territorio.
Nei giorni scorsi, infatti,
durante questi controlli i militi hanno denunciato un uomo, G.R., 54 anni, ritenuto
responsabile di furto aggravato di corrente elettrica in
quanto, secondo quanto reso
noto dalle forze dell’ordine,
si era allacciato abusivamente alla rete pubblica. All’uomo è stata anche sequestrata
quella che può essere definita una discarica abusiva se
non addirittura uno scasso
di autovetture, che si estende in un’area di circa 1000
mq. Infatti in località “Giambilella”, tra Davoli Marina e
Davoli centro, i militari
dell’Arma hanno trovato di
tutto e di più: auto smontate, motorini, copertoni batterie d’auto abbandonate,
carcasse di auto e furgoni,
serbatoi arrugginiti. Addirittura sul ciglio della strada
provinciale 128 un container stracolmo di carcasse
d’auto schiacciate e materiale ferroso, forse in procinto
di essere trasferito o appena
arrivato. La discarica, come
detto, è stata posta sotto sequestro
a
disposizione
dell’autorità
giudiziaria.(m.a.)
Controlli e servizi da parte dei
carabinieri di Cardinale, guidati dal maresciallo Alfredo
Maio e, coordinati dal capitano
Emanuele Leuzzi, comandante
la Compagnia di Soverato. Carabinieri che denunciato due
persone, entrambi di Cardinale, ritenute responsabili di tentato furto aggravato in concorso e invasione di terreni altrui.
I due, secondo la ricostruzione dell’Arma, nel pomeriggio di mercoledì scorso si sono
introdotti in un fondo situato
nel vicino Comune di Torre di
Ruggiero e, dopo aver rovistato all’interno di un casolare,
hanno tentato di rubare delle
arnie. Tentativo però andato a
vuoto, proprio per il sopraggiungere della pattuglia dei carabinieri di Cardinale. A questo
punto i due hanno tentato la fuga a bordo di un’ autovettura
ma sono stati individuati poco
dopo.
Inoltre, nei giorni scorsi, gli
stessi carabinieri, hanno denunciato all’autorità giudiziaria altre due persone: la proprietaria di un fondo ed il titolare di una ditta di movimento
terra poiché ritenuti responsabili di abusivismo edilizio. I
due, infatti, avrebbero proceduto a lavori di estrazione di alcuni massi dal terreno, creando così una sorta di cava
all’aperto in assenza delle previste autorizzazioni.
Sempre nei giorni scorsi gli
uomini dell’Arma di Cardinale
hanno proceduto al sequestro
preventivo di una proprietà,
consistente in un’area approssimativamente calcolata in
900 mq e, a quello di altre due
aree di circa 340 e 240 mq, adi-
La caserma dei carabinieri
bite a deposito di massi. Sequestri convalidati dal gip di Catanzaro Abigail Mellace, su richiesta del pubblico ministero
Simona Rossi. Intanto, da
quanto si è appreso, continuano in maniera approfondita le
indagini relative ai due furti
perpetrati ai danni di due commercianti con esercizi su via Filangieri, in pieno centro storico, allo scopo di chiarire le modalità dell’accaduto e, soprattutto, capire come i malviventi
siano potuti entrare nei negozi,
considerato che non sono stati
rilevati segni di effrazione sulle
porte d’ingresso. Attenzione
quindi massima da parte dei
carabinieri di Cardinale la cui
competenza comprende anche
il vasto territorio del Comune
di Torre di Ruggiero.
Vincenzo Iozzo
CHIARAVALLE CENTRALE
Sportello chiuso ieri mattina
all’ufficio di consegna dei referti radiologici e proteste di
numerosi utenti.
Per mancanza di personale
preposto alla gestione dell’ufficio, una trentina di persone
provenienti dai paesi del Basso
Jonio e dei Comuni del circondario delle Preserre, non hanno potuto ritirare gli esami che
avevano eseguito nei giorni
scorsi nel presidio del “San
Biagio”.
Mugugni e proteste nei confronti dei responsabili che
hanno stilato la classica tabella dei turni. Servizio affidato al
responsabile Domenico Montepaone che dipende direttamente dal direttore sanitari
del complesso ospedaliero
“Soverato – Chiaravalle” Giuseppe Panella.
Corridoi del primo piano
dunque intasati con la gente
riversata lungo i pianerottoli
delle scale.
Un signore che arrivava da
Davoli ha chiesto l’intervento
dei carabinieri per denunciare
una possibile ipotesi di reato
per interruzione di pubblico
servizio.
L’ufficio tornerà ad aprire i
battenti proprio questa mattina: così ha almeno assicurato
il personale amministrativo
assegnato alla struttura sanitaria del “San Biagio”.
C’è da capire cosa non abbia
Non c’è pace per il S . Biagio
funzionato nell’assegnazione
delle ferie, oppure si tratta di
un servizio sottodimensionato. Sostituzione del personale
non contemplata dai responsabili, oppure la direzione sanitaria non è nelle condizioni
di sopperire a questo genere di
disfunzioni. Delle due, l’una.
Qualcuno ha anche mormorato a denti stretti che il valzer
degli spostamenti, a livello di
Asp continua. A quanto è dato
sapere è di appena qualche
settimana addietro il trasferimento interno di una unità lavorativa dagli uffici di accettazione del reparto di radiologia
agli uffici del Polo di contrada
Foresta. Solamente delle supposizioni, che meritano di essere attentamente valutate e
ridare al servizio il ruolo che
merita, in un contesto si miglioramento dell’offerta sanitaria. Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011
39
Catanzaro - Provincia
.
STALETTÌ Alla sbarra Otello Rizzo e Gregorio Pellegrino entrambi titolari di due imprese edili
Estorsione, due condanne a 4 anni
Assolti per l’incendio della pala meccanica. Escluso il metodo mafioso
CATANZARO. Quattro anni di
reclusione ciascuno. Si è concluso con queste condanne il
processo a carico di Otello
Rizzo, 50 anni, e Gregorio Pellegrino, 55, entrambi di Stalettì, titolari di due ditte edili,
finiti in carcere all’alba del 10
settembre 2010 con l’operazione “Caterpillar”, scattata
per l’esecuzione di un’ordinanza cautelare perché indagati per tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose.
Il tribunale collegiale di Catanzaro ieri pomeriggio ha
emesso la sentenza con la
quale per i due imputati è caduta l’aggravante delle modalità mafiose (il cosiddetto articolo 7) contestata dalla Procura distrettuale che aveva
chiesto due condanne a nove
anni di reclusione nonchè il
capo d’accusa relativo all’incendio di una pala meccanica
di proprietà della vittima della presunta estorsione che si è
costituita parte civile nel processo con l’avvocato Franco.
I due imputati erano difesi
dall’avvocato Eugenio Battaglia e Gianfranco Pittelli (sostituito in udienza dall’avvocato Enzo Galeota) per Gregorio Pellegrino e Lorenzo Guarino e Antonio Ludovico per
Otello Rizzo.
L'operazione “Caterpillar” è
scaturita dalle indagini condotte dai carabinieri della
Compagnia di Soverato, sotto
il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di
Catanzaro, e avrebbero fatto
luce, secondo l’accusa, su una
presunta tentata estorsione
continuata, aggravata dalle
modalità mafiose, e di danneggiamento ai danni del titolare di una ditta che si era regolarmente aggiudicata la ga-
La partecipata processione di San Gregorio
STALETTI’ Ricorrenza di S. Gregorio
Fede e tradizioni
si sono rinnovate
nella festa del Patrono
Otello Rizzo
Rosario Casalenuovo
STALETTI’
L’escavatore, distrutto dalle fiamme, di proprietà dell’imprenditore vittima del tentativo di estorsione
ra d'appalto per la ristrutturazione dello stadio comunale
di Stalettì e che i due indagati
avrebbero voluto costringere
a mettersi da parte, con minacce concretizzatesi, in un
caso. nell’incendio di una pala
meccanica di sua proprietà. In
base a queste ipotesi, costruite a seguito delle indagini dei
carabinieri, la Dda chiese ed
ottenne dal giudice per le indagini preliminari di Catanzaro, Assunta Maiore, un’ordinanza di custodia in carcere,
nella quale si faceva riferimento anche a presunti colle-
gamenti dei due indagati con
ambienti della criminalità locale. Collegamenti ipotizzati
dagli inquirenti specialmente
nei confronti di Rizzo, definito il “braccio destro” di Rocco
Catroppa, l’uomo ucciso in un
agguato di 'ndrangheta a Palermiti durante una festa patronale, lo scorso 28 agosto.
I due arrestati, come detto,
finirono in manette a seguito
del blitz scattato il 10 settembre 2010, e qualche giorno
più tardi, in sede di interrogatori di garanzia, avevano negato qualunque attività vessa-
toria nei confronti della presunta vittima della tentata
estorsione e qualsivoglia loro
coinvolgimento con ambienti
della criminalità locale, pur
ammettendo che Catroppa e
Rizzo - avrebbe spiegato quest'ultimo al magistrato - sono
parenti ma non avrebbero
avuto nulla a che fare l'uno
con l'altro. Il Tribunale del riesame, poi, aveva da subito fatto cadere l’aggravante della
“mafiosità” per entrambi gli
indagati lasciando però inalterato l'impianto accusatorio
contestato. Rizzo e Pellegrino
Gregorio Pellegrino
col tempo hanno ottenuto delle misure cautelari della libertà personale meno restrittive
rispetto a quelle applicate
nell’immediatezza dell’operazione, e sono attualmente sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria
di cui i legali adesso si preparano a chiedere la revoca. Così
come i legali dei due imputati
attenderanno ora le motivazioni della sentenza del Tribunale collegiale di Catanzaro
per poi presentare il ricorso
avverso la sentenza alla Corte
d’Appello.(g.m.)
La secolare fiera mercato che si
svolge nel centro ionico nei giorni 15, 16 e 17 novembre, in coincidenza con il triduo religioso di
preparazione alla festa di San
Gregorio, quest’anno rischiava
di essere annullata da un’ordinanza del sindaco a causa dello
sciopero dei lavoratori della
“Schillacium”.
Diversamente, è stata proprio la capacità dell’amministrazione comunale a scongiurare tale ipotesi, grazie all’impiego e l’impegno di manovalanza dei lavoratori socialmente
utili presenti a Stalettì. Questi,
in particolare nei primi due giorni di fiera, sono stati in grado di
garantire la pulizia dell’area interessata all’evento. La fine dello sciopero dei lavoratori della
“Schillacium” ha pure contribuito a garantire la pulizia di tutte
le strade percorse dalla processione nel giorno della festa.
In vista di tale giornata non
dimentichiamo che vi sono a
monte 17 giorni, se vogliamo
anch’essi di festa, della “Novena”, meglio della cosiddetta “diciassettina”. Questa vede presenti nel Convento, all’ora del
vespro, i fedeli del santo per partecipare alle funzioni caratterizzate, oltre che dalla celebrazione della S. Messa e del S. Rosario, dall’antifona e dall’orazione
a San Gregorio; quindi da canti e
preghiere antichi in vernacolo.
Tra questi emerge il Responsorio, stampato a Napoli nel 1666,
secondo padre Raimondo Romano, autore della “Vita, Virtù e
miracoli del glorioso San Gregorio Taumaturgo” (Roma 1684).
La sera della vigilia del 16 è
inoltre usanza che l’amministrazione comunale consegni al santo la chiave del paese: evento abbastanza singolare e non privo
di emozioni.
Alla cerimonia quest’anno
erano presenti oltre alle autorità
civili, guidati dal sindaco Pantaleone Narciso, il padre provinciale dei Frati minori Francesco
Lanzellotti, il superiore del Convento, padre Antonino Timpani
ed il sacerdote del paese, don
Roberto Corapi.
Nell’omelia padre Lanzelloti
si è soffermato sulla figura di
San Gregorio, il quale, a suo avviso, «c’insegna che attraverso
la preghiera possiamo farci
ascoltare da Dio: preghiera pura
non contaminata da altri pensieri».
SETTINGIANO A Felice Tavano consegnata una coppa dall’amministrazione locale
SATRIANO
CARAFFA Sviluppo del territorio
Giovane campione di go-kart premiato al Comune
Impianti
fotovoltaici
in una scuola
e due edifici
Partenariato Pisl
L’aula lo approva
in tempi rapidissimi
Luigi Gregorio Comi
CARAFFA
«Quel piccolo gingillo mi ha stregato, ho voluto mettermi al volante, ho fatto qualche giro, ho
capito subito che sarebbe stato il
mio sport».
Per il quindicenne settingianese Felice Tavano, studente al
Tecnico per Geometri di Catanzaro, si è trattato di un amore a
prima vista. Non si tratta dell’attrazione fatale per una sua avvenente coetanea, ma della sua
passione per il go-kart. Ci ha raccontato tutto con l’innocenza
della sua età nel Palazzo municipale di Settingiano nel corso della cerimonia promossa dall’amministrazione locale che ha visto
il sindaco Alfeo Talarico consegnare al ragazzo una coppa qua-
le riconoscimento ai suoi meriti
sportivi che «parallelamente rappresentano motivo di grande orgoglio per tutta la comunità settingianese - ha sottolineato il sindaco. Con i tuoi successi contribuisci a portare in giro per l’Italia
l’immagine positiva di Settingiano, continueremo a seguirti con
attenzione con l’auspicio che
possa raggiungere le vette più alte nell’àmbito di questo sport
particolare e straordinario».
Un promettente campioncino
che da grande sogna comunque
di diventare geometra e imprenditore edile come il papà Saverio,
dal quale ha anche ereditato la
passione per il go-kart. In attesa
di diventare grande, però, studia
sulla pista con i consigli di papà,
nella veste di allenatore, come
diventare campione.
Talarico premia Felice Tavano
Intanto nella categoria 125
KF3, riservata ai ragazzi fino ai
16 anni, con telaio Tony Kart su
motore TM Racing, un gioiellino
del 2011, ha vinto il trofeo notturno di Martara, il secondo posto in notturna a Reggio Calabria
e a Bianco. Ha partecipato all’interregionale Calabria, Puglia e
Basilicata classificandosi al quarto posto nella classifica generale
e, per la somma di punti conquistati nelle otto gare disputate, al
primo gradino del podio per la
classifica relativa alla Calabria.
Il quarto posto dell’interregionale gli aveva schiuso le porte
della finale del campionato italiano ma una brutta frattura al
polso glielo ha impedito. «È stata
- ha commentato Felice - una batosta tremenda, una delusione
difficile da accettare».
SQUILLACE Sacerdote lombardo divenne vescovo della cittadina calabrese
L’arcidiocesi ricorda monsignor Eugenio Tosi
Salvatore Taverniti
SQUILLACE
L’arcidiocesi
di
Catanzaro-Squillace e il Comune di
Squillace rendono omaggio,
nel duomo di Milano e a Rho,
al grande cardinale Eugenio
Tosi. Figura indimenticata e
indimenticabile per i tanti fedeli della Calabria.
Quest’anno ricorre infatti il
primo centenario della nomina a vescovo di Squillace di
mons. Tosi, sacerdote lombardo poi divenuto cardinale e arcivescovo di Milano, morto
nel 1929 in odore di santità.
Quando, nel 1911, Tosi
venne nominato vescovo di
Squillace, subito si prodigò in
favore delle popolazioni meridionali, anche con opere materiali e sociali di grande respiro per il progresso della città e della diocesi. La cerimonia più importante si terrà nel
Duomo di Milano, accanto alla tomba di Tosi, domani pomeriggio con una celebrazione presieduta dal cardinale arcivescovo Angelo Scola e
dall’arcivescovo metropolita
di Catanzaro-Squillace, mons.
Vincenzo Bertolone. Un altro
momento di preghiera e di ri-
cordo è previsto domani mattina, a Rho, nel santuario
dell’Addolorata, dove Tosi
svolse per oltre venti anni il
suo ministero intenso di oblato missionario. Alle due iniziative interverranno le delegazioni dell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace e del Comune
di Squillace, presenti il sindaco Guido Rhodio e una rappresentanza di calabresi residenti
in Lombardia guidata dal presidente dell’associazione calabro-lombarda Salvatore Tolomeo.
A quella di Milano sarà presente anche una delegazione
di Busto Arsizio (Varese), città
natale di Tosi, guidata dal sindaco Gianluigi Fariolo e dal
prevosto della basilica di San
Giovanni Battista mons. Franco Agnesi.
A Rho, infine, assieme alla
comunità dei Padri Oblati di S.
Carlo, interverrà anche la rappresentanza ufficiale del Comune rhodense, guidata dal
sindaco Pietro Romano, dal
presidente del consiglio comunale Giovanni Isidoro e dagli assessori Giuseppe Scarfone e Saverio Viscomi, questi
ultimi due di origine calabrese. Raffaele Ranieri
SATRIANO
La crisi finanziaria incombe
anche su Satriano che, per sopravvivere, cerca di risparimare. In ottemperanza a tale difficile situazione da tempo i Comuni sono interessati al risparmio energetico: consumare di
meno è l’imperativo. E così
vecchi edifici si ritrovano “ringiovaniti” con impianti moderni che, a volte, contrastano
con costruzioni d’altri tempi
quando alcuni traguardi non
erano neppure ipotizzabili.
È il caso dell’edificio scolastico di piazza Dante, nel centro storico, per il quale è stato
deciso di prevedere un moderno impianto fotovoltaico con
tanti pannelli sufficienti per
auto-illuminarsi senza ricevere poi la classica “bolletta”. A
far compagnia all’edifico di
piazza Dante per ricevere luce
ed energia dal sole sono stati
“designati” due immobili comunali della Marina come la
delegazione comunale di viale
Europa e il plesso scolastico
dello stesso viale sempre in
Marina. Insomma ci si è accorti
che l’energia solare oltre a essere una risorsa pulita e rinnovabile, consente anche di liberarsi del peso della bolletta
dell’elettricità e migliorare nel
contempo la qualità della vita.
Per far ciò il Comune dovrà
contrarre un apposito mutuo
con la “Cassa Depositi e Prestiti”.
CARAFFA. È stato approvato dal
consiglio comunale di Caraffa,
convocato in seduta straordinaria e in orario inusuale (ore 19)
dal presidente Fabio Scicchitano, lo schema di protocollo d’intesa per la costituzione del partenariato relativo al Pisl (Progetto integrato sviluppo locale) “Sistemi produttivi locali, distretti
agroalimentari e distretti rurali”.
L’iniziativa è stata promossa
dall’amministrazione provinciale di Catanzaro, guidata da
Wanda Ferro, aderendo all’avviso pubblico, emanato dal Dipartimento regionale programmazione nazionale e comunitaria,
per la presentazione e la selezione dei progetti integrati di sviluppo locale contemplati nel Por
Calabria Fesr 2007-2013.
La costituzione del partenariato di progetto è propedeutico
e funzionale all’elaborazione,
alla presentazione, alla negoziazione, alla valutazione e all’attuazione dell’idea progettuale
di sviluppo integrato territoriale
che rientra tra gli obiettivi primari della Regione. Per il conseguimento di tale obiettivo tutti i
soggetti del territorio, pubblici
(Regione, Province, Comunità
montane, Comuni) e privati, devono sentirsi direttamente interessati e pronti a perseguirlo in
una logica di concertazione,
partecipazione, collaborazione
e nella prospettiva dell’interesse
pubblico generale. La costituzione del partenariato di progetto “Sistemi produttivi locali, di-
Il presidente Wanda Ferro
stretti agroalimentari e distretti
rurali”, che mira alla valorizzazione integrata delle risorse rurali, agricole, ambientali e storico culturali, rappresenta una
straordinaria occasione di convogliare nel territorio nuove opportunità di sviluppo, con evidenti ricadute anche sul piano
occupazionale.
In definitiva, una iniziativa
tesa a perseguire l’innalzamento
del livello produttivo, sia in termini qualitativi che quantitativi,
e a rafforzare la competitività,
l’innovazione, la creazione di
nuova e migliore occupazione e
la crescita delle imprese che
operano nei settori dell’agricoltura e dell’agroindustria.
Lo schema del Protocollo
d’intesa, le cui linee essenziali
sono state esposte dall’assessore
Mario Mercaldo, è stato valutato
con favore, e approvato in tempi
rapidissimi. (l.g.c.)
41
Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011
Cronaca di Lamezia
Immigrati, convegno
Lions al Grandinetti
Oggi si parla di
immigrazione come
risorsa alle 16.30 nel
convegno dei Lions
al Teatro Grandinetti
Corso Nicotera 215, - Cap 88046
Tel. e Fax 0968.448193
[email protected]
.
COMUNE L’assessore alla Cultura Tano Grasso si dimette: c’è stato un rapporto distonico con la macchina municipale
LA POLEMICA
«Non ho gli strumenti per il mio progetto»
Non vado via
nè per l’Ama
nè per Augias
che è stato
scorretto
Tira fuori le sue perle: il laboratorio teatrale “Capusutta” e il festival antimafia “Trame”
Maria Scaramuzzino
La conferenza stampa inizia
qualche minuto dopo le 11. Tano Grasso arriva nella sala riunioni di Palazzo Maddamme
accompagnato da molti componenti dell’Ala, l’Associazione lametina antiracket che lo ha
strenuamente sostenuto nella
sua avventura di assessore comunale alla Cultura. Nell’aria si
avverte una forte tensione, i
volti sono tirati, lentamente la
saletta col busto in marmo di
Napoleone si riempie di gente:
assessori, dirigenti, consiglieri
e impiegati comunali, esponenti delle associazioni cittadine,
di quel mondo che è stata una
spina nel fianco per Tano Grasso e per il nuovo corso che voleva avviare nel settore culturale.
Arrivano anche il sindaco
Gianni Speranza e l’assessore
Rosario Piccioni che siedono
accanto a Grasso, il quale inizia
la conferenza stampa e senza
preamboli dichiara: «Mi dimetto. Lascio il mio incarico di assessore perché non ci sono le
condizioni per proseguire la
mia attività. Non ho gli strumenti idonei per realizzare il
mio progetto finalizzato alla
realizzazione di una nuova politica culturale».
Non ha peli sulla lingua l’assessore dimissionario che esprime giudizi negativi sul funzionamento della macchina comunale «con cui», incalza Grasso,
«non c’è stata sintonia. Tra il
Gianni Speranza
a Grasso: spero
che ci ripensi
e ritorni sulla
sua decisione
progetto che avevamo ideato e
l’apparato
amministrativo
dell’ente c’è stato un rapporto
distonico».
Il fondatore dell’associazionismo antiracket ringrazia calorosamente il sindaco Speranza per averlo voluto nella sua
squadra di governo. «Ho accettato l’incarico di assessore», afferma Grasso, «perché ritengo
che Gianni Speranza sia una
personalità autorevole e che
rappresenti una delle espressioni più interessanti del panorama politico locale e nazionale».
L’ex assessore spiega che lo
ha affascinato l’idea di poter
realizzare qualcosa di veramente nuovo, cioè mettere insieme giovani e antimafia «per
attivare dei percorsi dal e nel
basso con i ragazzi protagonisti
e non semplici fruitori d’iniziative». Con questo presupposto è
nato il laboratorio teatrale “Capusutta” costituito da sessanta
giovanissimi, gran parte dei
quali sono di etnia rom. Tutti
aspiranti attori che saranno in
scena domani e lunedì al Politeama ed il 16 novembre porteranno lo spettacolo “Donne al
parlamento” al Teatro Valle di
Roma.
«Questo per me è un risultato eccezionale», sottolinea
Grasso, «a questi ragazzi abbiamo dato un’importante opportunità di formazione umana e
professionale».
Dopo il successo del teatro
anche quello del festival “Trame” sui libri contro le mafie,
che ha ottenuto grandi riscontri
anche oltre i confini nazionali.
«Ne hanno parlato i giornali
d’Europa e degli Stati Uniti», rimarca soddisfatto Grasso, «il
festival si farà anche se io non
Tano Grasso ieri a Palazzo Maddamme in conferenza stampa
Chi è
Tano Grasso è un commerciante di Capo d’Orlando
(Me) che non subisce il pizzo e fonda un’associazione
antiracket provocando un
effetto domino nel Sud.
Un anno e mezzo fa viene
nominato assessore alla
Cultura dal sindaco. Ieri
mattina s’è dimesso per problemi col Comune e le associazioni cittadine.
sarò più assessore. Le richieste
di partnership, anche per altre
città italiane, sono tantissime».
Poi c’è anche la rinascita di
Palazzo Panariti, che dopo la ristrutturazione è diventato la
casa della creatività e della arti,
oltre che centro d’attività per
quelle associazioni che non
avevano una sede.
L’ex assessore non nasconde
il rammarico per non essere riuscito ad attivare il cinema al
Teatro Politeama, il laboratorio
di scrittura creativa ed il caffè
letterario a Palazzo Nicotera.
Doverosi i ringraziamenti al-
le persone che hanno creduto
nel suo progetto come Martinelli e Valenti del laboratorio
teatrale, i lametini Umberto
Zaffina e Vincenzina Purri con
le rispettive associazioni. «Persone che, insieme a molte altre», puntualizza Grasso, «hanno compreso le direttive indicate nel progetto culturale presentato nel settembre dell’anno
scorso».
Speranza ringrazia l’ex assessore per il lavoro di quest’ultimo anno e mezzo e gli chiede
anche di rivedere la sua decisione, di ripensarci con calma per-
ché sono tante le iniziative messe in cantiere dall’assessorato
che devono essere portate
avanti. Il primo cittadino poi
sottolinea: «Tano Grasso ha tutta la nostra stima e fiducia. Nella riunione di giunta, io e gli assessori lo abbiamo pregato di riflettere e di rimanere al suo posto». Speranza aggiunge: «Ci
conosciamo da anni. Quando
sono diventato sindaco ho creduto sinceramente che avere
un personaggio, un leader come lui all’interno del governo
comunale, sarebbe stata una
bellissima esperienza».
«Non mi dimetto per la polemica
con l’Ama Calabria e le accuse di
Corrado Augias. Certo, la vicenda
ha costituito la goccia che ha fatto
traboccare il vaso. Ribatterò presto al giornalista di “Repubblica”
che ha dimostrato di essere stato
poco serio e professionale non informandosi sulla reale situazione
e non ascoltando la controparte».
Così Tano Grasso ha risposto in
maniera decisa alle critiche rivoltegli dal sodalizio di Francescantonio Pollice e del giornalista Augias, sul nuovo criterio di erogazione di fondi da parte del Comune.
L’assessore dimissionario ha
affermato di considerare «anomalo» il fatto che l’Ama riceva 100
mila euro dall’amministrazione
comunale per il finanziamento
della sua scuola di musica. «Non
trovo giusto che il Comune debba
finanziare una scuola privata», ha
fatto notare Grasso, «in Italia gli
istituti privati vengono finanziati
con altri sistemi. Questa è una
convenzione che l’Ama fece con i
commissari qualche anno fa. L’associazione fa bene a tutelare i propri interessi, ma la convenzione io
non l’avrei rinnovata».
L’ex assessore ha detto di aver
trovato una sorta di sistema cristallizzato a proposito della richiesta di contributi da parte delle
associazioni. «Man mano che passavano i mesi e conoscevo le varie
realtà del territorio, mi sono reso
conto che erano sempre gli stessi
sodalizi a ricevere dei finanziamenti da parte dell’ente comunale. In pratica si era creato una specie di monopolio che ho cercato di
interrompere». Grasso voleva
spezzare questo meccanismo ma
non c’è riuscito. (m.s.)
Sabato 19 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
42
Cronaca di Lamezia
.
Maria Cerminara è proprietaria di una casa in Via Solferino
Nessuno vuole i rom vicini di casa
Iniziato ieri pomeriggio
lo sciopero della fame
per protestare contro
la decisione comunale
Ecco l’effetto “nimby”:
con gli zingari sì
ma con i mafiosi no
Vinicio Leonetti
Quinto giorno di sit-in davanti alle abitazioni
per evitare il trasferimento di due famiglie rom
Luigina Pileggi
Sciopero della fame ad oltranza. Fino a quando non avrà risposte certe dall’Amministrazione comunale. Maria Cerminara, proprietaria di una delle
case che si trovano sopra ai locali confiscati alla mafia in via
Solferino e destinati dal Comune a due famiglie rom, ha deciso
di continuare la protesta così.
Con lo sciopero della fame. Ieri
pomeriggio la decisione, dopo
quattro giorni di sit-in davanti
all’ingresso della sua casa.
Una decisione drastica, dettata dal fatto che non accetta,
così come gli altri proprietari
degli appartamenti, la decisione dell’Amministrazione comunale di destinare a due famiglie
rom, che devono lasciare il campo di contrada Scordovillo perchè la Procura della Repubblica
ha emesso un decreto di sequestro e di sgombero dell’area, i
locali che si trovano al pian terreno dello stabile dove vive con
la sua famiglia.
Maria Cerminara, così come i
componenti delle due famiglie
che vivono lì, teme che con l’arrivo dei rom la sua abitazione
possa svalutarsi. Perdendo così
il suo valore effettivo e, conseguentemente, perdendo i soldi
investiti in quella casa. Per questo ha anche affisso ai balconi,
provocatoriamente, dei cartelli
con la scritta “vendesi”.
«Abbiamo appreso con profondo dispiacere – affermano i
proprietari degli appartamenti
in via Solferino Antonio Ammendola, Maria Cerminara,
Gianfranco Caruso, Marta Caruso, Assunta Caruso e Alberto
Ammendola – che il sindaco, in
mancanza di contraddittorio, in
una trasmissione televisiva ha
espresso illazioni. Alla manifestata esigenza di democraticità
e rispetto delle regole urbanistiche, reclamata in qualità di cittadini e portatori di interessi legittimi riferiti e tutelati dalla costituzione e dalla legge, il sindaco ha mostrato un volto inaspettato. Che ci sorprende e ci fa
sentire in colpa per avere sottovalutato l’aspetto bonario pensando fosse uno di noi, come
noi, degno di rappresentare i diritti e la sete di legalità della nostra città».
«Lo abbiamo ritenuto il custode del bene più prezioso per i
nostri figli – proseguono i residenti di via Solferino – della
speranza di un futuro migliore,
costruito nel rispetto delle regole e nello spirito dei valori cristiani rinsaldati nei principi co-
stituzionali».
«Abbiamo con sacrificio acquistato una casa – proseguono
i cittadini – nostro malgrado i
magazzini dello stabile sono
stati acquistati da soggetti che
ne sono stati espropriati dalla
legge. Abbiamo tirato un sospiro di sollievo a sapere che il Comune ne aveva acquisito disponibilità. L’uso di questi locali
ampi e luminosi, in una zona residenziale, ci faceva presupporre la nascita, anzi ri-nascita, di
spazi destinati alla socialità per
bambini e giovani. La sorpresa è
stata quella di trovarci nella
condizione inversa. L’Amministrazione ha proceduto a trasformare la destinazione d’uso
del piano terra modificandolo
con interventi edilizi ingenti.
Senza informare chi riceve l’effetto di queste scelte. Abbiamo
protestato.
Naturalmente
ognuno è libero di pensare, ma
è davvero libero se lo fa senza
ingoiare congetture false».
Insomma, una querelle non
certo facile, con il Comune che
si trova da una parte un gruppo
di cittadini che non vogliono i
rom come vicini di casa, e
dall’altra due famiglie rom da
sistemare, che chiedono solo di
poter vivere più dignitosamente. USURA Ieri primi interrogatori degli indagati arrestati mercoledì
Pullia al Gip: ho prestato del denaro
ma soltanto per fare una cortesia
Giuseppe Natrella
Ieri mattina i primi interrogatori
di garanzia delle persone finite
nell'operazione antiusura “Lex
Genucia” della guardia di finanza con dieci arresti. Quasi tutti
hanno risposto alle domande
del magistrato. A non farlo davanti al giudice delle indagini
preliminari è stato Bruno Gagliardi, 37 anni, che alla presenza del suo avvocato di fiducia Pino Zofrea, ha ritenuto opportuno di avvalersi della facoltà di
non rispondere.
Anche Adriano Sesto, difeso
dagli avvocati Francesco Gambardella e Tiziana D’Agosto, ha
fatto la stessa scelta pur dichia-
randosi estraneo alle accuse
contestate.
Tra gli indagati che hanno deciso di rispondere alle domande
del magistrato Vincenzino Lo
Scavo, 54 anni, difeso dall’avvocato Lucio Canzoniere. Lo Scavo
nel respingere le accuse ha riferito che con la presunta vittima
dell’usura ha mantenuto solo
dei rapporti commerciali riguardo la compravendita di un’auto.
Francesco Greco, 73 anni, assistito dal legale di fiducia Antonio Larussa, ha respinto ogni addebito dichiarandosi estraneo ai
fatti contestati. Mentre Francesco Pullia, 62 anni, difeso
dall’avvocato Antonio Torcasio,
al giudice delle indagini prelimi-
Francesco Pullia
Striscioni in Via Solferino. Sopra: Marta Caruso e Maria Cerminara
Smantellare Scordovillo
Quinto giorno di protesta
in via Solferino per la decisione dell’Amministrazione comunale di trasferire due famiglie rom di
Scordovillo in dei locali
confiscati alla mafia.
I due locali, che si trovano
al pian terreno di uno stabile a due piani, erano
due magazzini con destinazione commerciale, trasformati dal Comune in
due appartamenti.
nari ha riferito di avere dato del
denaro solo come cortesia.
Risposte difensive che ora
passeranno al vaglio del giudice
Carlo Fontanazza, che ha emesso nei confronti degli indagati,
su richiesta della procura, i
provvedimenti restrittivi.
Questa mattina sarà il turno
di Bruno Cimino, difeso dagli
avvocati Gabriele Ruffino e Anselmo Torchia del foro di Catanzaro. Cimino doveva essere sentito per rogatoria ieri mattina
dal Gip di Cosenza, ma i suoi difensori hanno posto una questione di nullità, in quanto non
erano stati trasmessi gli atti al
Tribunale cosentino. Lunedì gli
interrogatori di Giuseppe De Fazio e di sua moglie Teresa Ferrise, difesi dall’avvocato Nicola
Veneziano. Dal Gip anche Fabio
Zubba e Ferdinando Greco. Le
accuse a vario titolo sono di usura, tentata estorsione ed esercizio abusivo dell'attività finanziaria.
Agenda telefonica cittadina
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OSPEDALE CIVILE - Viale Perugini tel.
0968/2081 (centralino)
OSPEDALE CIVILE - Pronto soccorso tel.
0968/208464
OSPEDALE CIVILE - Direzione sanitaria tel.
0968/208253
OSPEDALE CIVILE SOVERIA MANNELLI Centralino 0968662171 - Pronto soccorso 0968/662210 - 0968662222
PRONTO SOCCORSO
Tel. 0968208962 - 0968462860
POLIAMBULATORIO
NOCERA TERINESE, 0968/91107
AZIENDA SANITARIA PROVINCIALE CZ
AREA LAMEZIA
N. verde Cup (Centro prenotazioni) 800
006662
Centralino 0968/2081
Direzione generale ambito 0968/208704
Sportello informazione 0968/208410
Responsabile Ufficio relazioni pubbliche
0968/208815 (anche fax)
Direttore distretto sanitario del Lametino
0968/208443
Direttore dipartimento prevenzione
0968/208421
Assistenza sanitaria di base e specialistica 0968/208419
Assistenza farmaceutica 0968/462167
Igiene e sanità pubblica (dip. prov.)
0968/208304
CENTRO TRASFUSIONALE
Numero Tel. 0968/208525
ASS.NZA TOSSICODIPENDENTI
SERT, tel. 0968208763
TRIBUNALE DEI DIRITTI
DEL MALATO
Numero tel. 0968/208625
ASSOCIAZIONE PER LA LOTTA
ALLA MUCOVISCIDOSI
Tel. 0968/439066
CINEMA
THE SPACE CINEMA
Programmazione dal 18 al 22 novembre 2011
Sala 1
3D «Il Re Leone» - Spett. ore: 15.05 sab. e
dom.; tutti i giorni 17.10
Sala 1
3D «Immortals» - Spett. ore: 19.35 - 22
tutti i giorni; 0.25 solo sabato.
Sala 2
«The Twiligth Saga: breaking dawn» Spett. ore: 14.45 sab. e dom.; 17.20 19.55 - 22.30 tutti i giorni.
Sala 3
«The Twiligth Saga: breaking dawn» Spett. ore: 16.20 - 18.55 tutti i giorni.
Sala 3
«La peggior settimana della mia vita» Spett. ore: 21.50 tutti i giorni. solo sabato:
23.55
Sala 4
(No 3D) «Immortals». Spett. ore: 15.35
sab. e dom.; 18 tutti i giorni.
Sala 4
«I soliti idioti» Spett. ore: 20.20 - 22.25
tutti i giorni. Solo sabato 0.35
Sala 5
«Scialla» - Spett. ore: 15.15 sabato e domenica; 17.45 - 20 - 22.15. tutti i giorni.
0.30 solo sabato.
Apertura sabato e domenica alle ore
14.30.
Apertura gli altri giorni 16.20
Programmazione dal 23 al 24 novembre 2011 al THE SPACE CINEMA Maida
(CZ)
Sala 1
3D «Il Re Leone» - Spett. ore: tutti i giorni
17.10.
Sala 1
3D «Immortals» - Spett. ore: tutti i giorni
19.35 - 22.
Sala 2
«Anche se è amore non si vede» Spett.
ore: 18 - 20.10 - 22.20 tutti i giorni.
Sala 3
«The twilight saga: breaking dawn»:
Spett. ore: 17.20 - 19.55; 22.30 tutti i giorni.
Sala 4
«The twilight saga: breaking dawn»:
Spett. ore: 16.20 - 18.55 tutti i giorni.
«I soliti idioti»: Spett. ore: 21.50 tutti i
giorni.
Sala 5
«Scialla» - Spett. ore: 17.45 - 20 - 22.15
tutti i giorni.
Le tre famiglie che abitano
nello stesso stabile non
vogliono i rom perchè
hanno paura che con il loro arrivo le loro case perdano valore.
Da ieri una delle proprietarie, Maria Cerminara,
per protesta ha iniziato lo
sciopero della fame, che
proseguirà fino a quando
non avrà notizie rassicuranti da parte dell’Amministrazione comunale.
A Palermo il problema è il traffico. A Lamezia sono gli zingari.
Per quanti sforzi possano fare la
Procura di Salvatore Vitello e il
Comune di Gianni Speranza, i
rom non li digerisce proprio
nessuno. Si sentono ancora oggi tuonare le parole dei consiglieri comunali: «Mai più un’altra Scordovillo City, bisogna
smantellare l’accampamento e
spalmare le famiglie rom in
ogni angolo della città».
Il principio di sicurezza, nato
chissà per quale motivazione, è
quello di non creare nuove aggregazioni forti di zingari, perché tutti insieme diventano un
pericolo, divisi fanno meno
danni. Rubano meno, sporcano
meno, incasinano meno.
Sulla base di questo principio
di “polverizzazione” degli zingari si sta muovendo il Comune
che finora ha spostato 80 persone dal campo dove ce n’erano fino all’estate scorsa circa 500.
Col sistema che appena viene
sfollato un nucleo familiare, le
ruspe demoliscono la sua vecchia baracca in modo che non
possa nuovamente riempirsi,
come avveniva un tempo.
Ma appena arriva un nucleo
familiare, uno solo (nella solitudine di un numero primo), in un
quartiere e in un palazzo, succede l’indescrivibile. Soprattutto
quando si tratta di una casa confiscata nella zona d’influenza di
un boss che se ne sta in galera
da anni.
Tutti i vicini si organizzano,
mettono in scena proteste, fanno sit-in, attaccano striscioni.
No agli zingari perché, spiegano, «le nostre case perdono di
valore». È accaduto a San Pietro
Lametino, a Ginepri ed ora in
Via della Vittoria. Dovunque la
Container abbattuto a Scordovillo
musica (stonata) è la stessa.
È la sindrome “nimby”, l’abbreviazione di “not in my back
yard”, cioè “non dietro casa
mia”. Nessuno vuole i rom. Ma
la stessa sindrome in città non
esiste quando si tratta di mafiosi. Forse perché gli zingari arrivano sotto casa con l’Ape carico
di vecchi mobili da macero, e i
mafiosi si presentano col Tir, un
bel Porsche ed i mobili superlucidi. Forse perché gli zingari
parlano nel loro modo rozzo e si
lavano poco perché non hanno
acqua calda, ed i mafiosi hanno
l’idromassaggio e si vestono con
le griffe.
Non conta se gli affiliati ai
clan i soldi li fanno strozzando
imprenditori, vendendo droga
ai ragazzini, e sparando per uno
sgarro. Loro sono persone rassicuranti, creano un’alea di falso
rispetto intorno a loro. Agli inquilini non importa se il figlio di
un altro vicino ha avuto una crisi d’astinenza d’eroina, o il negoziante di scarpe sotto casa ha
ricevuto l’ennesimo avvertimento per pagare il pizzo. L’effetto “nimby” contro i mafiosi
non scatta.
Assistenza sociale, legale e psicologica
DENUNCIA SIULP
Il Centro antiviolenza
per donne “sole”
diventa una realtà
Le volanti
costrette
a fare gasolio
a Catanzaro
mento ufficiale da parte della
regione. Oggi viene premiata la
professionalità, l'impegno e la
passione degli uffici comunali e
degli operatori del servizio che
in questo modo continueranno
ad essere un punto di riferimento per tutte le donne in difficoltà
del nostro comprensorio. Aspetto ancora più centrale dopo i recenti fatti di cronaca che hanno
sconvolto la nostra città».
«Sono soddisfatta», ha aggiunto l'assessore Giusi Crimi,
«che la Regione abbia deciso di
sostenere questo progetto che il
Comune con gli uffici e con la
partecipazione di altri soggetti
esterni ed associazioni ha portato avanti tenacemente nel tempo, consapevoli del fatto che, attraverso questo sportello, si sta
dando un aiuto concreto, garantendo l'anonimato, a tante donne vittime di problemi familiari
e abusi».
Il progetto “Demetra” consiste nella creazione di uno spazio
d’ascolto, condivisione e sostegno per le donne e le persone
che subiscono violenza, nel rispetto della segretezza e dell'anonimato; nella costruzione di
percorsi individualizzati e personalizzati per aiutare le donne
ad uscire dalla situazione di violenza e a riappropriarsi della
propria vita; nell'offerta di supporto psicologico, consulenza
legale e medica; nel lavoro di rete con le istituzioni e i servizi del
territorio per un affiancamento
della donna in difficoltà; nell'attivazione di un numero verde».
«Le volanti del Commissariato
di polizia fanno la spola con la
città di Catanzaro per potersi
rifornire di gasolio». La denuncia è di Agostino Mazzei, segretario di Base del Siulp, uno dei
sindacati più rappresentativi
di polizia che spiega come «la
segreteria provinciale ha segnalato, con un documento,
come la crisi finanziaria in atto
e la mancanza di scelte oculate
sta mettendo a dura prova il sistema sicurezza». Difatti, prosegue Mazzei, «il Commissariato lametino, distante dalla
Questura di Catanzaro circa 35
chilometri (e soprattutto con
sempre meno uomini e mezzi)
da circa 10 giorni è costretto a
rifornire le volanti nel capoluogo. Da ciò né deriva che personale in servizio in città viene
“comandato” a recarsi al centro polifunzionale di Catanzaro per approvvigionare le autovetture da impiegare in servizi
di controllo del territorio, con
tutti i disagi che ne derivano».
«Come se non bastasse –
prosegue Mazzei – la Questura
anzicchè sgravare il commissariato di alcune problematiche, ha pensato bene che in occasione degli incontri di calcio
disputati in casa dal Catanzaro, le squadre ospiti che scelgono strutture ricettive dell’hinterland Lametino, siano scortate da personale in servizio al
Commissariato lametino, magari distogliendo la sola auto
impiegata in servizio di controllo del territorio».
Nasce in città un centro antiviolenza per donne in difficoltà, finanziato dalla Regione con 75
mila euro. Si tratta della realizzazione del progetto “Demetra”
presentato dal Comune tre anni
fa «con l'obiettivo principale di
offrire attraverso una serie di interventi e di azioni, risposte adeguate alle donne che subiscono
violenza».
Oltre all’amministrazione
municipale lametina che è capofila, partner del progetto sono
l'Asp, l'associazione “Mago Merlino”, la comunità “Progetto
Sud”, l'Associazione italiana
donne medico (Aidm), l'Associazione italiana avvocati per la
famiglia e per i minori (Aiaf), il
Centro lametino di educazione
sociale, e l'associazione “Rinascita del Mediterraneo”.
Il progetto presentato dagli
assessorati ai Servizi sociali e alle Pari opportunità, finalizzato
alla creazione o potenziamento
di centri d’ascolto per vittime di
violenza di genere (legge regionale 20/2007) è stato approvato dal dipartimento regionale
politiche della famiglia.
Nell'elenco dei progetti ammessi a finanziamento (su 46
progetti presentati solo 7 sono
stati selezionati) con punteggio
e importo, il Comune di Lamezia
Terme è stato ammesso ad un finanziamento di 75 mila euro.
«Siamo contenti», ha dichiarato l'assessore Rosario Piccioni, «che il lavoro fatto in questi
anni dal nostro centro “Demetra” abbia avuto un riconosci-
43
Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011
Lametino
.
LAMEZIA T. Ne discutono insieme istituzioni e imprese
MAIDA
Tutela dell’ambiente
regolarità del lavoro
e lotta all’evasione
Ecco su cosa puntare
È calato
il sipario
sullo stage
di canto
moderno
MAIDA. Si è svolta sabato nel-
L’obiettivo è sensibilizzare gli operatori pubblici
a diffondere la cultura della responsabilità sociale
Sarah Incamicia
LAMEZIA TERME
Si è discusso di responsabilità
d’impresa sociale nel corso
dell’incontro promosso da LameziaEuropa, in sinergia con Borgomeo & Co. e ministero per lo Sviluppo Economico - Direzione per
I’impresa e I’internazionalizzazione. Allo stesso tavolo si sono
sedute istituzioni, organizzazioni d’impresa ed imprese. Si è trattato di un evento informativo-formativo volto a promuovere
I’applicazione delle linee guida
Ocse inerenti la responsabilità
sociale d’impresa (Rsi) e del relativo bilancio sociale.
Un’azione formativa inserita
nell’ambito di un programma rivolto agli operatori istituzionali
delle quattro Regioni del Mezzogiorno, rientranti nell’Obiettivo
Convergenza. Per la Calabria è
stata scelta, come unico partner,
l’agenzia di sviluppo locale LameziaEuropa che promuove lo
sviluppo della più importante
area industriale del territorio.
Scopo dell’iniziativa è promuovere e diffondere ulteriormente
la conoscenza e l’implementazione delle linee guida e, al contempo, rilevare le criticità riscontrate
dai soggetti che volontariamente
hanno ritenuto di avviare, seppur
in vai sperimentale, ancora in Calabria, processi di responsabilità
d’impresa sociale. Che tradotto
vuol dire mettere in atto attività
dirette alla salvaguardia ambientale, al risparmio energetico, benessere per il personale dipendente, agevolazioni, anche in termini i servizi, per le donne nel
mondo del lavoro, sicurezza sui
luoghi di lavoro, trasparenza nei
bilanci, con elaborazione dei bilanci sociali, ma anche azioni ed
iniziative informative e formative dirette ai consumatori.
La società Borgomeo & Co ha
scelto quale partner del progetto
la società LameziaEuropa e la
Provincia di Catanzaro, e Lamezia Terme quale sede, in ambito
regionale, di questa importante
iniziativa, che affronta una tematica molto attuale, anche in considerazione della particolare e difficile fase economica congiunturale nazionale ed europea. «Continuiamo un percorso di confronto e crescita con tutti i soggetti
promotori dello sviluppo locale –
ha sottolineato il presidente di
Il neo presidente
di Confaricoltura
Alberto Statti
ha preso parte
al focus group
LameziaEuropa Marcello Gaglioti – che si lega al Focus group sui
Patti Territoriali». Obiettivo del
seminario è di illustrare e divulgare i principi delle linee guida
Ocse, in tema di responsabilità
sociale d'impresa, verificandone
l'efficacia nel contesto della realtà produttiva regionale, con particolare riferimento alle piccole e
medie imprese e proponendo i
criteri sulla responsabilità sociale
come rilevanti nei rapporti tra
pubblica amministrazione locale
e le imprese in relazione, per l’appunto: alla tutela dell'ambiente;
alla regolarità del lavoro; alla lotta all'evasione fiscale ed al contrasto all'economia illegale; alle
pari opportunità.
L'iniziativa lametina è mirata a
sensibilizzare gli operatori pubblici alla diffusione della cultura
della Rsi come strumento per facilitare la collaborazione tra pubblica amministrazione ed imprese; ad evidenziare come il tema
della Rsi possa assumere una funzione di stimolo e di aggregazione nei processi di sviluppo locale
coinvolgendo in forma partecipativa la società nella direzione della crescita della coesione istituzionale e del capitale sociale del
territorio; a favorire la costruzione reti di relazioni tra istituzioni
locali ed imprese e percorsi di re-
Il tavolo dei rappresentanti istituzionali e delle imprese
sponsabilità sociale del territorio. «Ritengo molto importante –
ha spiegato Gaglioti – utilizzare
anche a livello regionale per il futuro la responsabilità sociale
d'impresa come una delle leve
per le politiche per la competitività e lo sviluppo delle imprese e dei
territori. In questa ottica, come
Lameziaeuropa proponiamo la
costituzione di un tavolo permanente di lavoro e confronto che
metta insieme istituzioni e mondo delle imprese per promuovere
la diffusione e sperimentazione
della responsabilità sociale d’im-
JACURSO Progetto dell’assessore alla Cultura. La spesa prevista è di 3mila euro
presa nel territorio calabrese».
Al tavolo il consigliere regionale del Pdl Mario Magno che ha
colto la chiamata in causa della
Regione e si è detto disponibile a
mettere in campo azioni dirette a
implentare la Rsi. A rappresentare il Comune gli assessori ai lavori
pubblici e alle attività produttive,
Franco Amendola e Giusi Crimi
con il dirigente del settore. Il Comune di Lamezia, invece, ha già
avviato alcune azioni mirate in
tale direzione. Il presidente della
Camera di Commercio di Catanzaro Paolo Abramo ha riferito che
l’ente Camerale da anni elabora il
bilancio sociale e ha anche sottolineato l’importanza per le imprese di attivare politiche dirette alla
responsabilità d’impresa.
Presenti il Cna, Confesercenti,
la Cgil, Confindustria Catanzaro,
Confagricoltura e Asi. Rese anche
alcune testimonianze da Angela
Robbe di Lega delle Cooperative;
l’Azienda Callipo; Ecoplan;
Gruppo acqua Calabria; Gruppo
Calme. Tutte aziende che attivano la Rsi con comportamenti virtuosi e chiedono però il coinvolgimento fattivo delle istituzioni.
la sala comunale “Tommaso
Gallo Cantafio” di Maida la
serata conclusiva dello stage
di canto moderno tenuto dal
maestro Chiara Praticò per
l’Accademia musicale Maidese. La serata condotta, da Sophia Pileggi e organizzata in
collaborazione con il Comune di Maida, ha visto l’esibizione sia dei corsisti che di alcuni allievi dell’Accademia
diretta dal maestro Luana
Anania; tra gli altri interventi
quello del sindaco Natale
Amantea che ha avuto parole
di elogio per l’iniziativa e per
l’intera attività dell’associazione che da molti anni opera
per la diffusione della cultura
sul territorio. Ha poi ricordato che l’associazione dall’anno scorso, grazie al sostegno
del Comune, riesce a garantire alcuni corsi gratuiti non solo musicali, lo scorso anno sono stati coinvolti 140 bambini
e ragazzi. Un ringraziamento
particolare è stato rivolto dal
presidente dell’associazione
all’intera Amministrazione
dal sindaco all’assessore Sergio Gallo Cantafio per essersi
prodigato per la logistica.
Entusiasta il pubblico che
ha avuto modo di prendere
parte ad una serata musicalmente interessante. Gli allievi che si sono susseguiti sul
palco sono: Alessia Miletta,
Federica Russo, Giovanni
Amantea, Nicoletta Giglio,
Alice Pileggi, Pia Francesca
Vescio, Saveria Piraino, Ilaria
Pia Maccani, Sara Ciliberto,
Ugo Rosanò, Rebecca Belvedere, Caterina Grande, Vincenzo Marrella, Claudio Papatolo e Fabio Conedera. SOVERIA MANNELLI Il Comitato degli ospedali di montagna
Un laboratorio teatrale dedicato agli studenti Il 2 dicembre manifestazione
davanti al Consiglio regionale
Giovambattista Romano
FALERNA
Un laboratorio teatrale che coinvolga gli alunni di età compresa
fra i tre e i quattordici anni delle
locali scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado. Lo prevede il progetto “A
scuola di teatro”, approvato
dall’esecutivo municipale con
una spesa stimata di 3 mila 200
euro.
Nella realizzazione del progetto, previo avviso pubblico, saranno impiegate due figure professionali specializzate nella formazione teatrale dei minori. Diversi gli obiettivi indicati dall’assessore comunale alla Cultura
Loredana Ciliberto: «Stimolare
l’immaginazione
attraverso
l’uso del corpo, della gestualità e
della voce; favorire esperienze di
gruppo, attraverso l’apertura
agli altri; promuovere la socializzazione tra i partecipanti». E poi:
«Fornire gli strumenti necessari
a una maggiore consapevolezza
di sé e del proprio corpo».
A conclusione del progetto
uno spettacolo. L’amministrazione ha ritenuto di «condividere in pieno l’idea e i contenuti
della progettualità» dell’assessore alla Cultura, anche in considerazione del fatto che nello statuto comunale è previsto che l’Ente, si fa notare, promuova la formazione culturale dei cittadini e
favorisca l’esercizio di attività
sportive, ricreative e promozionali. Una progettualità quella di
Ciliberto «conforme e rispondente alle esigenze» del territorio. In proposito l’amministra-
Il centro storico di Jacurso
zione municipale evidenzia come da sempre ponga «al centro
della propria azione di governo,
tra l’altro, politiche finalizzate a
promuovere il coinvolgimento
dei giovani studenti della propria comunità in attività extrascolastiche di carattere sociale,
culturale e ludico, con l’obiettivo
di favorire la crescita e momenti
di aggregazione».
L’iniziativa “A scuola di teatro” segue alcuni appuntamenti
di “Estate a Jacurso”, incentrati
sulla rappresentazione scenica:
dallo spettacolo per bambini
“Torniamo subito” a “Capitan
Giangiurgolo” (la maschera calabrese della Commedia dell’Arte), passando per “Sud(u) nudu”
sui paradossi e le contraddizioni
che tengono in scacco gran parte
degli abitanti del Meridione.
MARTIRANO Se n’è discusso in un convegno promosso dall’Istituto comprensivo
Insegnare giocando la matematica ai bambini
Giovambattista Caravia
SAN MANGO D’AQUINO
«L’insegnamento - apprendimento della matematica nella scuola
del terzo millennio” è stato il tema centrale del convegno che si è
svolto nella sala Falcone-Borsellino a Martirano. Ad aprire i lavori il sindaco di Martirano Francesco Bartolotta e la dirigente scolastica, Enrica Pascuzzi. La relatrice, Annarosa Serpe, del Dipartimento di matematica dell’Università della Calabria, partendo
dal presupposto che l’apprendimento della matematica, certamente non è un processo sempli-
ce, poiché coinvolge molti fattori
e che, insegnare significa tenere
in considerazione il suo ruolo culturale in una società in continuo
cambiamento, ha affrontato in
verticale, un tema molto spinoso
come quello delle frazioni, dalla
scuola dell’infanzia alla scuola
secondaria di I grado.
«La frazione non è una torta divisa in parti uguali – ha ribadito la
rappresentante dell’Unical – perché è l’esempio, purtroppo, più
utilizzato e meno adatto per spiegare il concetto di frazione». Tutto, infatti, inizia con la scuola
dell’infanzia dove si parla di prima matematica come modelliz-
zazione della realtà. Serpe ha evidenziato come l’insegnante, fin
dalla scuola dell’infanzia, deve
prestare molta attenzione alle
“risposte” dei propri alunni per
capire cosa c’è nella loro mente
prediligendo il gioco come luogo
importante dove poter ancorare, nel futuro, l’intuizione prima
e l’istituzionalizzazione in seguito, dei concetti matematici. Molti
bambini, infatti, già a 5 anni dimostrano di avere l’intuizione
di cosa vuol dire dividere a metà.
Anche con il computer, utilizzando i software “Inf@II” di aritmetica e “Matcos 3.0” di geometria, realizzati dal “Cird dell’Uni-
cal”, l’insegnante può lavorare
sul concetto di frazione mentre,
gli stessi alunni, studi documentati, utilizzando parole, concetti
propri della matematica e scambiandosi strategie, trovano un
valido aiuto per consolidare
quello che di solito viene proposto attraverso le schede didattiche.
L’attenzione
dell’uditorio,
composto da docenti di tutti e tre
gli ordini di scuola, da genitori e
alunni è rimasta alta per tutto il
tempo del convegno. Questo sicuramente per la capacità della
professoressa di trasmettere
con passione il proprio sapere.
SOVERIA MANNELLI. Il Comi-
tato degli ospedali di montagna della Calabria ha radunato a Palazzo Cimino i rappresentanti dei comitati di Acri,
San Giovanni in Fiore, Serra
San Bruno e Soveria Mannelli per fare il punto della situazione e promuovere iniziative volte a salvaguardare i
contesti montani dagli attacchi dei vari atti aziendali che,
supportati dal decreto 106,
hanno «classato gli ospedali
di montagna a meno di un
poliambulatorio».
«Ci vantiamo di essere i
primi esponenti della resistenza inacculturata – affermano i rappresentanti del
Comitato – che ancora credono che la Calabria sia piatta
come un tavolo da biliardo
disegnando un piano di rientro ricalcato sul modello emiliano. Se la cura deve arrivare
da una burocrazia che difficilmente conosce le macroaree montane, noi siamo i primi a opporre una resistenza.
Si sta svuotando l’ospedale di
Soveria Mannelli, così come
anche quelli di Acri, San Giovanni e Serra San Bruno, che
sono stati svuotati dalle loro
funzioni e che avranno mediamente 25 posti letto a testa, contro ospedali rivieraschi che sono assegnatari di
circa 250 posti letto».
«Per questo – proseguono i
rappresentanti del Comitato
– lotteremo per avere in montagna ospedali generali, certi
che le nostre richieste si possono soddisfare anche in periodo di piena “recessione”
Il Comitato degli ospedali di montagna della Calabria
del comparto. Ogni altra valutazione contemplata nei
vari atti aziendali non sarebbe altro che una palese presa
in giro».
In sede di riunione è passata la proposta di contattare
Gino Strada, affinché con
Emegency venga a installare
«in Calabristan quattro ospedali da campo nelle zone
montane». Sono peraltro in
corso consultazioni con i legali per impugnare nel merito il decreto 106, aggiungono
i rappresentanti del Comitato
degli ospedali di montagna,
«fortemente sperequativo e
altamente dannoso proprio
per le zone interne della Calabria, ponendole quali aree
marginali a ogni processo di
riqualificazione sociale».
Il primo atto del Comocal,
forte dell’adesione di quattro
contesti si manifesterà giorno
due dicembre, a Reggio Calabria, «dove indiremo una
protesta pacifica ma nello
stesso tempo energica, proprio quando in Consiglio regionale si parlerà di sanità».
«Un atto di forza che dimostrerà – concludono gli esponenti del Comitato – come
una parte di questa terra ha
ancora motivi per lottare
contro un sistema che evidentemente non riconosce
queste ragioni, quelle di chi,
subendo già altri “scippi” si
vede tagliare scuole, poste,
caserme, uffici giudiziari,
agenzie delle entrate, enti intermedi, rimanendo peraltro
collegati al resto d’Italia con
le vecchie strade borboniche,
su questo potremo anche mediare ma sulla sanità nessuna
mediazione, vista la malafede, sarà da attuabile e condivisa».
Sabato 19 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
46
Cronaca di Crotone
.
La vicepresidente della Regione Antonella Stasi ne ha parlato con i sindacati
Per il Natale
Si punta ad affidare servizi a privati
per impiegare i precari dell’Asp
Negozi
aperti
la domenica
e nei giorni
di festa
Cgil, Cisl e Uil invitato a mettere per iscritto la proposta per valutarla
Esternalizzare alcuni servizi
dell’Asp, appaltandoli ad una società privata che dovrà però assorbire tra le sue fila i 132 precari
dell’Asp, ex interinali di Obiettivo
lavoro oramai in mobilità dal
maggio 2010. Eccola l’ultima proposta formulata ai sindacati dalla
vicepresidente della Regione, Antonella Stasi, nel corso del vertice
svoltosi ieri mattina in Prefettura.
Si tratterebbe di una soluzione
praticabile da uno a tre anni, da attuare a partire da inizio 2012. Tutto questo avverrebbe in attesa che
le restrizioni imposte dal Piano di
rientro dal debito sanitario vengano allentate dal ministero e
l’Azienda sanitaria sia quindi abilitata a riassorbire questi lavoratori al suo interno. All’incontro, convocato per ieri dal prefetto Vincenzo Panico, hanno partecipato
anche l’assessore regionale Franco Pugliano, il consigliere regionale del Pdl Salvatore Pacenza, il
sindaco Peppino Vallone, il direttore generale dell’Asp Rocco Antonio Nostro, il consulente del lavoro per la Provincia Pietro Durante, i dirigenti sindacali Franco
Grillo (Fp-Cgil), Luigi Tallarico
(Fps-Cisl), Francesco Ierardi
(Uil-Fpl) e quattro lavoratori.
Fuori dal palazzo della Prefettura
si sono inoltre radunati gran parte
degli ex interinali. Molti di loro sono in stato d’agitazione dalla fine
di ottobre e prestano servizio a
singhiozzo all’interno dell’ospedale.
In circa due ore e mezza di riunione le parti si sono confrontate,
cercando soluzioni praticabili rispetto alle note restrizioni imposte dal Piano di rientro dal debito
sanitario anche sul turn-over del
personale. La vicepresidente Stasi, ieri, lo ha detto chiaro e tondo.
Il “Tavolo Massicci”, quello attiva-
In Via Falcone a Cutro l’agguato mortale al 42enne imprenditore
Gli inquirenti hanno risolto il caso
Omicidio Bonifazio:
fermato dai carabinieri
un amico della vittima
La protesta dei precari del 4 marzo scorso quando alcuni di loro salirono sul tetto dell’ospedale San Giovanni di Dio
to al ministero per vigilare sulla
spesa sanitaria delle regioni italiane con un deficit colossale, è un
muro insormontabile. A Roma,
hanno bocciato qualsiasi soluzione che aggiunga nuove voci alle
spese per il personale in ambito sanitario. Compresa la precarizzazione dei lavoratori ex Obiettivo
lavoro, così come era stato prospettato in settembre nel corso di
uno dei tavoli tecnici in atto al dipartimento Sanità. Da qui la nuova strategia pensata dalla Regione
che, esternalizzando alcuni servizi dell’Azienda sanitaria, intenderebbe reperire in altri capitoli le risorse per retribuire questi 132 lavoratori attraverso canali diversi
dal budget a disposizione per la
sanità. «Abbiamo chiesto alla vicepresidente Stasi – ha puntualizzato Luigi Tallarico della Cisl – che
formalizzi per iscritto la proposta
e la presenti in un successivo tavo-
Il 12 aprile in 4 si incatenarono
Se ne è discusso ieri pomeriggio nel corso di un seminario
Contro la crisi la Confindustria
mette in campo le reti d’impresa
Si è svolto ieri pomeriggio al Lidro
degli scogli un incontro organizzato da Confindustria Calabria,
Confindustria Crotone e dai Giovani imprenditori guidati da Sabrina Gentile, sul tema: “Affrontare la crisi: le Reti di Impresa, uno
strumento per crescere”. L’obiettivo dell’iniziativa patrocinata dagli
Ordini degli avvocati e dei commercialisti era quello di delineare
la strategia di rilancio dell’economia locale grazie allo strumento
del cosiddetto contratto di rete.
Ne hanno discusso tra gli altri: il
presidente di Confindustria Crotone Dino Romano; Francesco Cava presidente di Confindustria Calabria, Luigi Leone direttore generale di Confindustria Calabria,
Dino Romano
Antonio Riccio, referente stakeholders per il Territorio Sud di
UniCredit, Franco Casarano di Ls
Lexjus Sinacta di Milano, Marcello Fantini di Confindustria Verona
ed il presidente della Camera di
commercio Roberto Salerno.
Il workshop è stato l'occasione
per un esame comune tra imprese
e banca sul tema delle aggregazioni come leva per la sfida dei mercati esteri. «Dai mercati esteri proviene la spinta per le Pmi italiane
per ridefinire le proprie strategie
competitive – ha sottolineato Antonio Riccio – infatti la globalizzazione impone un ripensamento
dei modelli di business per permettere alle aziende nostrane di
essere competitive».
lo tecnico alla Regione, in modo
da valutare con più cautela ogni
eventualità che potrebbe comportare una soluzione del genere. Per
noi si tratta di un processo che deve portare alla reinternalizzazione sia dei lavoratori, che dei servizi».
«Il nostro obiettivo – ha specificato ancora il sindacalista – è quello di salvaguardare i lavoratori,
ma chiediamo anche che venga
migliorata la qualità dei servizi».
Nel frattempo, se anche questa
proposta venisse scartata, come
spiegato da Franco Grillo della
Cgil, non dovrebbero esserci problemi per il rinnovo della mobilità
in deroga che scadrà il prossimo
31 dicembre. «C’è già a livello regionale l’accordo per proseguire
anche nel 2012 con la mobilità –
ha specificato il sindacalista –
rientra già nel patto di stabilità appena approvato».(g. ca.)
«Migliorare la competitività attraverso l’aggregazione, nonchè
entrare su nuovi mercati internazionali, è la sfida che attende
nell’attuale fase di crisi il sistema
delle piccole e medie imprese calabresi», ha sottolineato Luigi
Leone direttore della Confindustria regionale.
All’incontro ha partecipato anche la vicepresidente della Regione Antonella Stasi che ha sottolineato l’importanza, soprattutto
nel Mezzogiorno, di definire sistemi di collaborazione a carattere
stabile tra imprese. «La Calabria –
ha commentato – non può non investire sulle imprese, e soprattutto sulle giovani imprese». «Con il
presidente Scopelliti – ha concluso – e l’assessore Caridi, abbiamo
messo insieme una serie di misure
a sostegno dell’imprenditoria, valorizzando e promuovendo le reti
di imprese».
Ha chiuso l’incontro il vicepresidente nazionale di Confindustria Aldo Bonomi.(l. ab.)
L’assemblea congressuale ha eletto gli organismi del partito
Carmine Iuliano scelto all’unanimità
come segretario provinciale del Psi
Nei giorni scorsi nei locali della Casa della Cultura (ex Municipio) via V. Emanuele 12 a
Crotone, la Federazione provinciale del Partito socialista
italiano ha tenuto il suo congresso provinciale. L’assise dei
socialisti crotonesi del centrosinistra è stata presieduta da
Luigi Incarnato, segretario regionale del Psi, e da Fabio
Guerriero, componente della
direzione nazionale del partito. L’assemblea congressuale
ha eletto all’unanimità Carmi-
ne Iuliano segretario provinciale del Partito Socialista Italiano. Sono stati eletti inoltre
gli organismi dirigenti, ed i delegati alla direzione regionale
ed al congresso regionale del
26.
Oltre che da Carmine Iuliano, il direttivo è composto da:
Salvatore Pane, Luigi Rocca,
Alberico Borrelli, Pasquale
Schipani, Giulio Lorenzano,
Rosario Villirillo, Salvatore
Borda, Franco Mercurio, Santo Cristiano, Francesco Amo-
deo, Cataldo Bruno, Antonio
Scordamaglia, Silvio Bastone,
Antonio Palmieri, Elia Arena,
Luigi Critelli, Rosario Barbuto,
Danilo Ieraci, Franco Ierardi,
Antonio De Luca, Giovanni
Casiere, Alberto Morandi.
Entrano nella segreteria
con Iuliano: Salvatore Pane
(coordinatore della segreteria), Luigi Rocca, Francesco
Amodeo, Pasquale Schipani,
Antonio Scordamaglia, Giulio
Lorenzano, Rosario Villirillo.
Carmine Iuliano
Si è stretto il cerchio degli investigatori che pare abbiano fatto
luce sul delitto del 42enne imprenditore di Cutro Carmine
Bonifazio, assassinato martedì
mattina a fucilate da un killer
che ha atteso che Bonifazio
uscisse da casa per recarsi al lavoro e gli ha teso la mortale imboscata.
Un uomo (M. G.), molto
amico della vittima è stato fermato ieri a Cutro ed accusato di
essere l’autore dell’imboscata
di martedì mattina.
Ieri l’abitato di Cutro pullulava di carabinieri. Gli investigatori dell’Arma che coltivavano fin da subito l’ipotesi che il
fatto di sangue fosse legato alla
vita privata dell’imprenditore
assassinato, hanno eseguito
numerosi controlli ed hanno
accompagnato in caserma più
di una persona tra amici e conoscenti della vittima. Tra queste
anche il sospettato che pare abbia confessato delitto e movente. Gia l’altro ieri gli inquirenti
coordinati dal sostituto procuratore Ivan Barlafante avevano
moltiplicato i loro sforzi per
raccogliere più elementi utili
possibili alla risoluzione del caso che appariva vicinissima.
In paese ieri dove era visibile
presenza dei militari, si è spar-
sa fin dalla mattinata la voce
che fosse stata individuata l’auto utilizzata per compiere l’imboscata mortale al 42enne imprenditore. Nel pomeriggio è
invece sempre più circolata la
voce che il caso era risolto con il
fermo di un sospettato e di altre
persone. Nessuna conferma ufficiale è giunta agli organi investigativi. Sul campo insieme ai
militari della stazione di Cutro,
hanno condotto le indagini gli
uomini della Compagnia al comando del capitano Antonio
Mancini e gli investigatori del
Reparto operativo provinciale
del colonnello Luigi Di Santo.
I due ufficiali insieme al comandante provinciale, colonnello Francesco Iacono martedì scorso erano sul teatro
dell’agguato in via Falcone.
Qui era appostato il killer che
poco dopo le 6,30 di martedì,
ha atteso che arrivasse la Toyota Rav condotta da Carmine
Bonifazio. Il sicario ha sparato
due colpi di fucile cal. 12 contro
il finestrino lato guida del
“Suv”. Ed ha colpito a morte,
tra la spalla ed il collo sinistro,
l’imprenditore 42enne che col
suo fuoristrada si stava recando al lavoro nella sede
dell’azienda di famiglia al Bivio
Lenza.(l. ab.)
Negozi aperti per il periodo natalizio anche di domenica e nei
giorni di festa. Lo annunciano
in una nota di Confcommercio
il presidente dell’associazione
commercianti Alfio Pugliese e il
presidente del comaprto Federmoda Antonio Casillo. La
città per come precisano i due
dirigenti Città di Crotone è stata inserita nell’elenco dei comuni ad economia prevalentemente turistica. Per cui gli esercenti possono liberamente determinare gli orari e le giornate
di apertura e chiusura degli
esercizi. L’Ascom con i suoi associati ha concordato quiesto
calendario delle aperture per il
perioso festivo.
Si comincia domani, domenica 20 novembre con i negozi
aperti dalle 17,30 alle 20,30.
Domenica 27 novembre e domenica 4 dicembre stesso orario. L’8 dicembre i negozi resteranno aperti dalle 10 alle 12, 30
e dalle 17,30 alle 20,30. Domenica 11 dicembre sarà lo stesso:
10 - 12,30; 17, 30 - 20,30.
Domenica 18 dicembre invece negozi aperti dalle 9 alle
13 e dalle 16, 30 alle 20, 30. Venerdì 6 gennaio 2012: apertura
alle 10 e fino alle 12,30 e poi
dalle 17, 30 alle 20,30. Domenica 8 gennaio dalle 10 alle
12:30 e dalle 17, 30 alle 20,30.
«Coscienti della importanza
che il periodo natalizio assume
per le nostre attività – si legge
nella nota di Pugliese e Casillo –
consapevoli della situazione di
disagio e di ristrettezza economica che caratterizza la realtà
quotidiana, l’associazione sta
organizzando idonee iniziative
per sostenere e migliorare l’immagine della nostra città nelle
date sopraindicate».
L’assessore contesta la scelta dell’esecutivo regionale
Lentini: perchè le Province escluse
dal progetto “Magna Grecia”?
L’assessore provinciale alla cultura Giovanni Lentini protesta
per il mancato coinvolgimento
delle Province da parte della
Regione Calabria nella costituzione della Progetto Magna
Grecia srl, società “in house”
per la gestione di tutto il patrimonio archeologico della Calabria. Lentini parte dalla discussione svoltasi nei giorni scorsi in
Consiglio comunale sull’adesione alla società regionale da
parte del Comune di Crotone.
«È sorprendente – osserva
Lentini che, nella fase preliminare alla procedura deliberativa e nella stessa configurazione
della costituenda “società in
house”, la Regione abbia escluso la partecipazione di enti territoriali fondamentali quali le
province». «Ed è a mio avviso
sbagliato – aggiunge – che in un
percorso che si prefigge l’obiettivo di ottimizzare la gestione
del patrimonio archeologico regionale non venga contemplato
il concorso dei privati».
«È fondamentale – continua
l’assessore – sia per le attuali,
drammatiche ristrettezze delle
finanze pubbliche, che impongono il reperimento di risorse
per vie nuove e creative, sia per
la necessità di offrire all’iniziativa privata altre opportunità di
investimento e di ricerca, sia,
infine, per dare la possibilità ai
giovani di mettere alla prova le
loro conoscenze e il loro talento, evitare il rischio di riprodurre antistorici carrozzoni di spesa pubblica e di riproporre in
piccolo un neo centralismo regionale che mal si concilia con
l’esigenza di dare ampia auto-
Sul promontorio di Capocolonna le vestigia della Magna Grecia
nomia ai territori rendendoli
partecipi e responsabili della costruzione del loro futuro».
L’assessore accusa la Regione
di procedere senza un’adeguata
conoscenza di quanto già è stato
fatto in precedenza dagli enti locali. «La Provincia di Crotone –
spiega Lentini – su due aspetti,
autonomia territoriale e coinvolgimento dei privati, intende
portare avanti con convinzione
una motivata iniziativa politica
e culturale». Lentini sottolinea
che la valorizzazione e la promozione delle risorse culturali,
ambientali, archeologiche, paesaggistiche e naturali sono una
scelta qualificante e centrale del
programma e dell’operato
dell’Amministrazione provinciale e ricorda che da tempo è costituita presso la Provincia, con
la compartecipazione di soggetti pubblici e privati, la Fondazione Odyssea a cui è stato conferi-
to il compito statutario di gestire
strutture culturali pubbliche,
eventi e attività museali.
«È giusto ed opportuno – osserva l’assessore – anche per farne uno strumento in cui tutti i diversi livelli potenzialmente interessati possano riconoscersi, che
si arrivi a modificarne il nome.
La proposta che si avanza è quella di intitolarla a Pitagora e che
la composizione possa essere rivista alla luce di nuove adesioni
e partecipazioni». «Siamo – conclude Lentini – per la politica del
coinvolgimento e non dell’esclusione, perché questa è la vera
forza di un territorio piccolo, che
può difendersi solo partendo
dalla propria unità. Ma sarebbe
auspicabile che la Regione tenesse conto, nel momento in cui
promuove e attua determinati
programmi, di quanto già esiste
e del ruolo di tutte le istituzioni
locali». (g. g.)
Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011
53
Vibo - Provincia
.
SERRA SAN BRUNO Raid vandalico l’altra notte nella palestra interscolastica. In passato era già finita nel mirino dei teppisti
PIZZO
Danneggiati spogliatoi e rettangolo di gioco
Stupefacenti,
Giuseppe
La Pietra
agli arresti
domiciliari
La gestione della struttura sportiva da tempo affidata dal Comune a una cooperativa
Francesca Onda
SERRA SAN BRUNO
Una serie di atti vandalici sono
stati perpetrati l’altra notte ai
danni della palestra interscolastica, ubicata sulla via Guardaboschi Mulé di Serra San
Bruno.
Ignoti sono entrati all’interno dell’ impianto sportivo dopo aver letteralmente sfondato una finestra posta a piano
terra. Una volta introdotti
all’interno della struttura hanno preso di mira i depositi e gli
spogliatoi dove hanno semidistrutto quanto si trovava
all’interno, danneggiando gli
arredi, le pareti e alcune attrezzature.
I vandali, non contenti dei
danni fatti hanno, poi, concentrato la loro furia distruttiva sul rettangolo di gioco. Utilizzando un grosso estintore
murale hanno imbrattato di
schiuma il manto plastificato e
rovesciato sul pavimento bidoni della spazzatura e altre
suppellettili, provocando oltre
ai danni all’impianto e al tappeto anche un grande disordine.
Ad accorgersi per primi
dell’incursione notturna dei
vandali sono stati gli addetti
alla custodia e alla gestione
dell’impianto i quali, aprendo
come ogni mattina il complesso sportivo, si sono accorti di
quanto era accaduto. Scattato
l’allarme, sul posto sono immediatamente intervenuti i
carabinieri della compagnia di
Serra San Bruno i quali hanno
prontamente avviato le indagini per acciuffare i teppisti. Si
ignorano ancora i motivi che
hanno spinto gli ignoti malviventi ad agire. È probabile che
alla base di tutto ci sia qualche
malcontento in ordine ai turni
di gioco e alle relative autorizzazioni per l’uso degli impianti. Non si esclude che possa
trattarsi anche di una semplice bravata notturna messa in
atto per divertimento o per
puro spirito di vandalismo.
Non è la prima volta, infatti,
che gli edifici pubblici vengono presi di mira da ignoti che
senza alcun apparente motivo
operano durante la notte ai
danni del pubblico patrimonio. Dopo questo avvenimento si ripropone per la palestra
interscolastica il problema
della custodia e della sorveglianza sia diurna sia notturna.
Attualmente la palestra è
affidata ad una cooperativa
che opera per conto dell’Amministrazione provinciale il
cui contratto scade nel prossimo mese di dicembre. A partire da questa data la palestra rimarrà completamente incustodita in quanto non è previsto al momento il rinnovo del
contratto. Se la struttura dovesse rimanere senza sorveglianza rischia addirittura la
totale chiusura. La palestra
viene usata durante la mattinata dagli studenti delle scuole locali i quali si recano, accompagnati dai loro insegnanti, per le normali esercitazioni
didattiche.
Nel pomeriggio gli impianti
sono utilizzati da società e
gruppi sportivi che svolgono i
loro quotidiani allenamenti.
Spesso sono gli stessi utenti
che si rivolgono direttamente
alla Provincia per chiedere gli
opportuni interventi. Si spera
che questi problemi vengano
al più presto risolti per dare ai
giovani e alle scuole locali la
possibilità di usufruire regolarmente di questa importante
struttura sportiva.
PIZZO. Arresti domiciliari per
La palestra interscolastica finita l’altra notte nel mirino dei vandali
SERRA SAN BRUNO Il consigliere Federico condanna la grave intimidazione
Il Pd fa quadrato attorno a Sergio Gambino
SERRA SAN BRUNO. Il Circolo
del Partito democratico di
Serra San Bruno ed il gruppo
consiliare del Partito democratico serrese, nella persona
del consigliere comunale Rosanna Federico, esprimono
profonda solidarietà e vicinanza a Sergio Gambino per
il grave atto intimidatorio subito.
«Non possiamo che condannare in maniera forte e decisa
– afferma Rosanna Federico –
ogni vile gesto di chi, facen-
FILADELFIA Difficile per il momento la sua ricostituzione
La compagnia teatrale stabile
sciolta dopo un anno di attività
Antonio Sisca
FILADELFIA
Tutte le iniziative che nascono a
Filadelfia nell’arco di poco tempo svaniscono nel nulla, e il lavoro svolto viene vanificato senza
alcuna possibilità di appello.
L’ultimo progetto riguardante la
costituzione di una compagnia
teatrale stabile, è anch’esso finito male, e l’idea di fare partire
una specie di casting fra i giovani
che hanno talento, partita quattro anni fa, si è arenata.
La compagnia teatrale filadelfiese costituita tutta da giovani,
sorta nel 2008, guidata dal regista lamentino Francesco Pileggi,
è stata sciolta un anno fa, nono-
stante i successi ottenuti in campo regionale. Ricostituirla, almeno per ora, è una chimera; e così,
un altro importante progetto, sul
quale si era puntato e che teneva
impegnati numerosi giovani, in
particolar modo studenti liceali e
universitari, sembra essere miseramente fallito soprattutto, si dice, per mancanza di fondi.
«Il vero motivo per il quale le
cose che nascono a Filadelfia sono destinate a morire – ha detto
un ex assessore comunale da
sempre impegnato in alcune iniziative di carattere sociale e culturale – è che non si sa programmare. È un assurdo che in una cittadina di circa settemila abitanti
ci siano una trentina di associa-
La sede del teatro cittadino
SPADOLA Il progetto comunale finanziato da Regione e Ue
Installato sul tetto dell’Elementare
un moderno impianto fotovoltaico
SPADOLA. Il comune di Spadola si
dota di un impianto fotovoltaico
ad alta tecnologia e vanta un altro
significativo passo avanti verso la
modernizzazione del Comune,
che guarda al futuro con gli occhi
rivolti verso il progresso e lo sviluppo socio-economico della cittadina.
A comunicare l’obiettivo raggiunto è il sindaco Giuseppe Barbara il quale ha illustrato i lavori
effettuati e felicemente completati a favore dell’edificio della
scuola primaria dove gli operai
hanno installato sul tetto della
scuola una serie di pannelli per la
produzione di energia elettrica.
L’opera è stata realizzata con fondi della Regione e dell’Unione europea, elargiti su sollecito
dell’amministrazione comunale,
la quale aveva a suo tempo valutato l’importanza di questa installazione che consente di approvvigionarsi dell’energia elettrica necessaria al soddisfacimento delle
esigenze della scuola e a produrre in proprio quella superflua,
che viene riversata nella rete. A
Il sindaco Giuseppe Barbara
dosi
scudo
dell’omertà,
dell’anonimato e delle tenebre, intende frenare la voglia
di riscatto della Calabria sana
che vede in Sergio uno dei più
convinti portavoce».
Inoltre, l’ex candidata a
sindaco Rosanna Federico
esprime condanna per il vile
gesto, mettendo in evidenza
gli sforzi che si stanno facendo in tutto il comprensorio
delle serre vibonesi per migliorare le condizioni di vita
della gente. «Tali sforzi – sot-
zioni, quasi tutte poco operative,
ma che puntualmente chiedono
contributi sia al comune che agli
enti istituzionali per iniziative di
poco conto, e che quindi lasciano
il tempo che trovano. Tutto questo penalizza fortemente il buon
esito di progetti seri che invece
potrebbero tornare utili alla città
e all’intero territorio. Bisogna,
una volta per tutte , capire che
non si possono più distribuire
soldi a pioggia, e che quindi si deve puntare su quel che veramente serve a vivacizzare Filadelfia».
Due anni addietro era stata
costituita la Consulta delle associazioni, ma ora non è più operativa perché essendo di nomina
del consiglio comunale, dopo il
voto del 15 maggio scorso non è
stata più ricostituita. C’è chi comunque sostiene che è meglio
così, perché l’idea sbocciata nel
2009 non avrebbe sortito l’effetto sperato. Bisogna invece puntare al massimo su tre o quattro
associazioni.
lavori ultimati sono stati effettuati i test di funzionamento dell’impianto i quali hanno dato esito
positivo. In questi giorni stanno
per essere ultimati alcuni lavori
di completamento dell’opera riguardanti la finitura e la connessione alla rete dell’Enel.
L’impianto dispone di un dispositivo video collocato all’interno dell’edificio scolastico per
monitorare costantemente il funzionamento dell’apparecchiatura. Il collegamento ad Internet
del sistema consentirà, inoltre, di
gestire la produzione a distanza e
l’individuazione di eventuali
anomalie che si dovessero verificare in itinere. A curare il relativo
progetto è stato l’ingegnere Serafino Tucci il quale ha seguito i lavori fino al completamento.(f.o.)
tolinea la Federico – non possono essere vanificati da atti
intimidatori di questo genere. Invitiamo Gambino a continuare con forza e determinazione le battaglie che conduce nell’affermazione dei
principi di legalità, democrazia e libertà con la consapevolezza che troverà il sicuro sostegno della società civile e
della Calabria onesta, che
non accetta di soggiacere ai
soprusi di chi con fare violento e minaccioso cerca di far
prevalere e diffondere una
mentalità distorta e ‘ndranghetista».
Il Partito democratico di
Serra San Bruno assicura il
suo pieno sostegno a Sergio
Gambino e a quanti con coraggio quotidianamente si
spendono per denunciare e
combattere quelle situazioni
di illegalità che minano il futuro e lo sviluppo del territorio serrese violato dalla violenza della criminalità organizzata.(f.o.)
Giuseppe La Pietra, 72 anni, di
Pizzo. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale del
riesame di Catanzaro su istanza presentata dall’avvocato
Francesco Rombolà. La decisione è stata supportata da
una perizia medico-legale attraverso la quale è stata sancita l’incompatibilità delle condizioni di salute di La Pietra
con il regime carcerario.
Una richiesta analoga in precedenza era stata avanzata
dal legale di fiducia dell’indagato al Gip presso il Tribunale
di Vibo Valentia, ma l’istanza
era stata rigettata perché in
quell’occasione un altro consulente aveva certificato che
le condizioni di salute del detenuto erano, invece, compatibili con il carcere.
Giuseppe La Pietra è accusato di associazione per delinquere finalizzata alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti. Era stato arrestato nel gennaio scorso dagli
uomini della squadra Mobile
di Vibo nell’ambito dell’operazione denominata Ghost. In
quell’occasione a finire in carcere sono state 40 persone.
Giuseppe La Pietra
NICOTERA Comerci (Fronte comune): così si mortifica il territorio
L’ufficio del Giudice di pace
chiude i battenti per effetto dei tagli
Pino Brosio
NICOTERA
Chiude i battenti anche l’ufficio
del Giudice di pace. Dopo Ufficio
del Registro, Pretura, Distretto
scolastico, la città perde anche il
punto di accesso alla giustizia. A
partire dal prossimo anno, i cittadini, per dirimere le loro questioni, dovranno rivolgersi all’ufficio
di Tropea che potrà rimanere in
vita solo perché quella città è sede di tribunale e ammesso che lo
stesso non debba essere soppresso sempre per effetto delle norme (legge n. 148/2011) che prevedono la riduzione drastica degli uffici del Giudice di pace. In
sostanza, pretendere giustizia significherà spendere di più, affrontare maggiori disagi. L’importante è che lo Stato risparmi.
Che, poi, il cittadino onesto e
senza mezzi non possa difendere
i propri diritti è cosa che non interessa nessuno.
A determinare questo nuovo
“scippo” è il decreto n.138/2011
emanato dal governo Berlusconi
in pieno agosto e successivamente convertito nella legge
n.148/2011. Un provvedimento
passato inosservato come tutte le
cose che vengono decise quando
la gente è a godersi il sole sotto gli
ombrelloni e che da qui a poco
comincerà a produrre i suoi effetti deleteri. L’obiettivo governativo era quello di mantenere
soltanto gli uffici che si trovano
nelle sedi di tribunale o nelle sue
sedi distaccate. In provincia rimarrebbero così in piedi solo gli
uffici di Vibo e Tropea, sempre
che quest’ultima sede di tribunale scampi al rigore dei tagli.
Il centro abitato di Nicotera
Ad accorgersi di quanto sta
per succedere è Vincenzo Comerci, coordinatore dell’associazione “Fronte Comune”. A suo
avviso, la lotta agli sprechi in un
momento di seria crisi economica è comprensibile, ma se si vanno ad intaccare i diritti alla giustizia dei cittadini la validità di
qualsiasi provvedimento non
può che essere messa in discussione anche perché «il paventato
accorpamento della sede del
Giudice di pace di Nicotera a
quella di Vibo Valentia o Tropea
– afferma Comerci – aldilà del
fatto campanilistico, avrebbe
l’effetto di vanificare la positiva
esperienza maturata in questi
anni mortificando sempre di più
la popolazione non solo nicoterese, ma anche di quella dei comuni di Limbadi e Joppolo ricadenti nella giurisdizione».
Il territorio verrebbe a perdere la possibilità di mettere i citta-
dini nelle condizioni di vedere risolte tutte le controversie che li
riguardano senza affrontare gravosi esborsi di denaro per organizzare la difesa dei propri interessi in sedi lontane. «Il nostro
auspicio – aggiunge il leader di
“Fronte Comune” – è che il nuovo
governo guidato dal prof. Monti
riveda l’infelice modifica legislativa, apportata dal passato staff
governativo».
Perché l’Ufficio del giudice di
pace rimanga in funzione una via
di scampo, in realtà, ci sarebbe.
«Si rende necessario – sottolinea
Comerci – che le amministrazioni di Nicotera, Limbadi e Joppolo, nell’interesse dei propri cittadini, si incontrino per stabilire
strategie ed unità di intenti per la
positiva risoluzione del problema valutando anche la possibilità, così come è previsto dalla legge n.148/2011, di farsi carico
delle spese di gestione».
Sabato 19 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
50
Cronaca di Vibo
.
NASTY EMBASSY Il ruolo degli indagati nei singoli episodi loro contestati e tutti orchestrati ai danni di Domenico Russo proprietario di un’autosalone
Estorsioni e soprusi ... con i guanti di velluto
Lo sfogo della vittima: «Qua vendiamo e non prendiamo mai una lira, solo permute e soldi che avanziamo»
Giuseppe Baglivo
Quattro contestazioni per concorso in estorsione ed un caso di
presunta violenza privata, tutte
aggravate dal metodo mafioso.
Questi i numeri dell’operazione
“Nasty embassy” che ha portato in
carcere cinque presunti esponenti del clan Lo Bianco.
La prima ipotesi delittuosa viene contestata ad Andrea Mantella, 39 anni, al cognato Francesco
Scrugli, 41 anni, ed a Salvatore
Morelli, 28 anni, tutti di Vibo. Secondo l’accusa, Morelli e Scrugli
avrebbero contattato il rivenditore di autoveicoli Domenico Russo, ordinandogli di recarsi nella
clinica “Villa Verde” di Donnici –
dove nella primavera 2010 si trovava agli arresti Andrea Mantella
– per consegnare un’imprecisata
somma di denaro a titolo di estorsione. Al solo Andrea Mantella
viene poi contestata un’estorsione per la mancata corresponsione
a Russo della rimanente somma
di 10mila euro a seguito dell’acquisto di una Bmw 535 da parte di
Raffaella Mantella, sorella di Andrea, e di una Mercedes classe A
da parte di Santina La Grotteria,
ex compagna di Mantella.
Per Francesco Pardea, 25 anni,
di Vibo, l’ipotesi di estorsione aggravata dal metodo mafioso fa invece riferimento all’aver «costretto l’imprenditore Domenico Russo a rinunciare al credito di circa
6mila euro a fronte dell’acquisto
di una Bmw station wagon», mentre nei confronti di Salvatore Morelli lo stesso imprenditore avrebbe rinunciato al credito di circa
3mila euro a fronte della vendita
di una Bmw 330 berlina. Vincenzo Mantella, 25 anni, cugino di
Andrea, e Salvatore Morelli devono poi rispondere di violenza privata, aggravata dal metodo mafioso, per aver richiesto all’imprenditore «un ponteggio di sua
proprietà al fine di utilizzarlo per
le affissioni pubblicitarie della
“PubliserviceSud”, società riconducibile agli stessi indagati, utilizzando il ponteggio per affiggere cartelloni pubblicitari della
“Ceravolo Auto”, ditta concorrente rispetto a quella di Russo». Cartellone che sarebbe stato affisso
su un immobile dello stesso Russo
che «per effetto del danno richiedeva a Morelli e Mantella di rimuoverlo». I due indagati avrebbero però ignorato le richieste di
Russo – per intascare, stando alle
intercettazioni, 2mila euro da Ceravolo per la pubblicità – costringendolo a tollerare la situazione.
Preziose per le indagini si sono
rivelate le dichiarazioni del collaboratore Samuele Lo Vato, braccio destro del boss di Cassano Tonino Forastefano (pure lui ora
pentito), che con Andrea MantelIl gip Tiziana Macrì
ha firmato
i cinque ordini
di custodia
cautelare
la ha condiviso un periodo di detenzione a “Villa Verde”, dove i
due avrebbero compiuto riti di affiliazione alla ‘ndrangheta con
tanto di santini bruciati, concordando poi l’acquisto di cocaina da
persone di Castellammare di Stabia. Nella clinica, Mantella avrebbe confessato a Lo Vato di aver ricevuto nel 2000 il grado ‘ndranghetistico del “Vangelo” e, quindi, avrebbe messo al corrente il
cosentino dei suoi rapporti con
l’imprenditore Domenico Russo.
Stando all’inchiesta, Andrea
Mantella per sottrarre una Bmw
X5 presa in leasing da Russo dai
beni che la Finanza avrebbe dovuto sequestrargli il 6 marzo 2010,
ne aveva denunciato il furto. Ad
incaricarsi della denuncia sarebbe stato Francesco Macrì, qualificatosi come cugino di Mantella
che aveva in uso l’auto. Dopo la
denuncia, lo stesso Mantella si sarebbe così ripresentato da Russo
per ottenere un bonus di 20mila
euro previsto nel caso di acquisto
di un’auto dello stesso tipo. Secondo il pentito Lo Vato, la Bmw
di cui era stato denunciato il furto
era stata invece consegnata ad un
rivenditore di pezzi di ricambio
che aveva dato ad Andrea Mantella 10mila euro in contanti e poi un
assegno dello stesso importo. A
rendere ancor più pesante il “clima” sarebbe stata la costante presenza nell’autosalone di Francesco Scrugli «il quale – scrive il gip
Tiziana Macrì – non solo non
provvede a saldare le somme delle auto già acquistate, ma accompagna amici nella concessionaria, ne contratta e decide il prezzo
con un dipendente di Russo».
Sarebbe questo il caso, secondo gli inquirenti, di Michele Silvano Mazzeo, 40 anni, di Mileto,
«con precedenti per tentata estorsione, lesioni, armi e stupefacenti», imputato nel processo “Genesi” e che, grazie all’intercessione
di Scrugli, ha acquistato dalla
concessionaria di Russo una 500
Abarth per la moglie. Che la situazione era però divenuta ormai insostenibile, secondo la ricostruzione del gip, lo prova una telefonata intercettata in cui l’imprenditore, stanco di subire, si sarebbe
sfogato col suo dipendente,
Giampaolo Russo, dicendo: «Qua
vendiamo sempre e non prendiamo mai una lira, sempre permute
e soldi che avanziamo e sempre
col muso nella merda siamo...».
Sulla base delle risultanze investigative, il gip rimarca quindi
che «la consorteria al cui vertice vi
è Andrea Mantella dimostra di
aver acquisito una supremazia
estorsiva molto raffinata, con richieste apparentemente “amichevoli”, prive di azioni eclatanti
tali da provocare l’intervento delle forze dell’ordine, fidando comunque nell’ottenimento del
profitto, sulla base dell’osservanza da parte delle vittime di
un’omertà impermeabile derivante dalla forza di intimidazione
del vincolo associativo e dal timore di subire ritorsioni». DICHIARAZIONI PER IL GIP LACUNOSE
Le reticenze iniziali
della parte offesa
Agenti della Polizia penitenziaria davanti all’ingresso del palazzo di Giustizia
Andrea Mantella
Salvatore Morelli
Francesco Scrugli
In sintesi
Interrogatorio di garanzia
stamane per Salvatore
Morelli. Alla presenza del
suo legale di fiducia, l’avv.
Giuseppe Di Renzo, dovrà
comparire davanti al Gip
di Benevento, dove attualmente Morelli si trova detenuto per altro.
Francesco Antonio Pardea
Interrogatori di garanzia, gli indagati
si difendono e contestano le accuse
custodia cautelare in carcere
emessa nei confronti dell’indagato, avendo quest’ultimo già chiesto di essere sentito relativamente i suoi rapporti con Domenico
Russo. Richiesta avanzata dopo
che si era venuti a conoscenza
dell’attività nell’ambito del procedimento “Remake”, ma per la
difesa «ignorata dalla Procura».
A Catanzaro, davanti al gip Tiziana Macrì (che ha firmato l’ordinanza) si è svolto l’interrogatorio
di garanzia di Francesco Antonio
Pardea (avv. Sabatino e Francesco Muzzopappa). Anche Pardea
ha risposto alle domande, contestando la ricostruzione accusatoria. Analogo comportamento, ma
nel carcere di località Castellucci,
ha tenuto Francesco Scrugli (avv.
Giuseppe Di Renzo), il quale ha ri-
badito di avere avuto soltanto
rapporti di amicizia nei confronti
di Russo e che, proprio a causa di
questi legami, nessuna condotta
estorsiva sarebbe stata mai esercitata. Al contempo la difesa dell’indagato ha puntato il dito contro il
collaboratore di giustizia Salvatore Lo Vato, ritenendo che abbia
mentito sapendo di mentire. Oggi
si terrà l’interrogatorio di Salvatore Morelli (avv. Di Renzo).
Intanto congratulazioni ai vertici della Dda di Catanzaro e alle
forze dell’ordine per l’operazione
“Nasty embassy” viene espressa
dal senatore Francesco Bevilacqua (Pdl) per il quale «va loro riconosciuto il merito di svolgere
una incessante azione giudiziaria
per dare sicurezza ai cittadini calabresi e vibonesi».(m.c.)
CONTROLLI DEI CARABINIERI Ispezionato un bar del centro frequentato soprattutto da giovani e ragazzi
Slot machine sotto sequestro e ammenda di 32mila euro
Sanzioni amministrative per
32mila euro e sequestro di 6 slot
machine illegali: questo è il bilancio dell’operazione anti gioco d’azzardo portata avanti dai
militari della Compagnia dei carabinieri.
Ad agire sono stati i militari
della Stazione che, nell’ambito
di una serie di servizi volti a verificare il rispetto delle norme
poste a garanzia della legalità
delle sale da gioco, hanno controllato un noto bar a pochi passi dal centro cittadino e giornalmente frequentato da centinaia
di persone. I militari dell’Arma,
nel corso dell’ispezione, hanno
scoperto come il titolare dell’attività, M.P. cinquantenne di Vibo, avesse realizzato nel retro
del proprio locale una stanza,
da cui si accedeva mediante una
posta a specchio praticamente
invisibile, in cui aveva sistemato ben 6 slot machine in tutto e
per tutto simili a quelle autorizzate dal Ministero delle Finanze
ma con l’unica piccola differenza di non essere minimamente
collegate in rete ai Monopoli di
Stato e di non essere state autorizzate dalle competenti autorità.
Una vera e propria sala giochi illegale, pertanto. Per sviare
to di Sonia Marsico, moglie di Andrea Mantella, scontata di 2mila
euro. Anche Pasquale Trimboli
confermava agli investigatori il
colloquio avuto col figlio di Russo, pur dicendo di non ricordare il
nome della persona (Scrugli) a
cui si riferiva il ragazzo. Tuttavia,
sebbene Trimboli avesse caratterizzato, secondo il gip, «le sue risposte da una marcata sfuggevolezza e reticenza, non poteva fare
a meno di ammettere che “sicuramente si trattava di persone legate alla criminalità locale, in quanto quando si parla in tali termini a
Vibo a volte ci si capisce senza fare
nomi”». Trimboli ammetteva
inoltre agli uomini della Mobile di
Catanzaro, diretti da Rodolfo Ruperti, di aver riferito «il colloquio
avuto col figlio a Domenico Russo
e che questi nel confermare lo stato di disagio, ovvero la nausea nel
sopportare la presenza di alcune
persone, gli aveva detto che stava
valutando cosa fare per allontanare il figlio dal lavoro dell’autosalone». Trimboli infine riferiva
con rammarico «che il problema
della realtà vibonese era che di
determinate “piaghe” non era facile liberarsi e le alternative erano
o chiudere l’attività o soccombere
alla loro presenza».(g.b.)
Il dirigente
della squadra
Mobile
di Catanzaro
Rodolfo Ruperti
Vincenzo Mantella
DAVANTI AL GIP I CUGINI MANTELLA, PARDEA E SCRUGLI
Gli indagati, coinvolti nell’operazione “Nasty embassy”, rispondono alle domande del gip e si difendono, contestando i comportamenti e le condotte loro ascritte.
Ha iniziato Andrea Mantella
(difeso dagli avvocati Francesco
Sabatino e Francesco Catanzaro),
nel corso dell’interrogatorio di
garanzia svoltosi, per rogatoria,
nel Tribunale di Cosenza. Lo stesso dove, ieri mattina, è comparso
anche il cugino Vincenzo Mantella (avv. Sabatino). Entrambi, rispondendo alle domande del gip
Cristofano, hanno contestato tutti gli addebiti mossi nei loro confronti sottolineando di non aver
mai avuto condotte minacciose
verso alcuno. In particolare la difesa di Andrea Mantella ha eccepito la nullità dell’ordinanza di
È il 15 novembre 2010 quando gli
investigatori dopo aver messo a
verbale le dichiarazioni dell’imprenditore 53enne Domenico
Russo si recano nella concessionaria di via Barrio, per acquisire la
documentazione relativa alle auto vendute a Pardea, Morelli e
Mantella. Le prime dichiarazioni
dell’imprenditore, però, secondo
gli investigatori appaiono lacunose, tanto che per il gip Tiziana Macrì «si commentano da sole».
La situazione cambia radicalmente – ed il gip dà atto a Russo di
una «larvata tendenza a svelare,
finalmente, le imposizioni subite» – quando gli inquirenti, che
già avevano in mano intercettazioni e le dichiarazioni del pentito
Lo Vato, interrogano nel gennaio
scorso il figlio di Russo e Pasquale
Trimboli, imprenditore di Vibo. Il
ragazzo ammetteva «di aver manifestato all’amico di famiglia
Trimboli – rileva il gip – la sua
preoccupazione per lo stato di
stress del padre e di essersi lamentato con quest’ultimo di alcune
persone che frequentavano la
concessionaria. Aggiungeva –
scrive il giudice – che malgrado
Francesco Scrugli fosse giornalmente presente nella concessionaria, non era un loro dipendente». Il ragazzo rilevava che «vivendo nella realtà vibonese non si era
opposto alla costante presenza».
Dalle indagini, fra l’altro,
emerge che in quel periodo Scrugli stava acquistando dalla concessionaria una Bmw X3 per con-
Le Slot machine poste sotto sequestro dai carabinieri
i controlli il titolare dell’attività
aveva anche pensato bene di
mettere all’ingresso del proprio
locale due slot machine perfettamente legittime e dotate di
tutti i requisiti di legge. Per l’uomo è così scattata immediatamente la pesante sanzione amministrativa mentre i macchinari sono stati sequestrati in attesa di essere distrutti.
In precedenza, sempre ad
opera dei carabinieri della
Compagnia, hanno effettuato
altri controlli relativi a locali
pubblici e sale giochi. Un’azione
tendente a stroncare i gioco
d’azzardo sul territorio.
Agenda telefonica cittadina
FARMACIA DI TURNO
FARMACIA DE PINO - Piazza San Leoluca - Tel. 42183
FARMACIA NOTTURNA
FARMACIA MARCELLINI - Via Toscana,
26 - Vibo Marina - Tel. 0963572034
GUARDIA MEDICA
Orario: prefestivi: dalle ore 10 alle ore
20; festivi: dalle ore 8 alle ore 20; notturni: dalle 20 alle 8 all’Ufficio sanitario, tel. 93808 e Vibo Marina tel.
572621
ACQUARO tel. 353289
ARENA tel. 355312
BRIATICO tel. 391946
CAPISTRANO tel. 325548
CESSANITI tel. 501005
DINAMI tel. 0966/904478
DRAPIA (Brattirò) tel. 68455
FABRIZIA tel. 314156
FILADELFIA tel. 0968/724425
GEROCARNE (Ciano) tel. 356314
JOPPOLO tel. 883336
LIMBADI tel. 85990
MAIERATO tel. 253399
MILETO tel. 336303
MONGIANA tel. 311214
MONTEROSSO CALABRO, 325557
NARDODIPACE tel. 313135
NICOTERA tel. 886222
PIZZO tel. 534102
PIZZONI tel. 358688
POLIA tel. 321157
RICADI tel. 663818
ROMBIOLO tel. 366011
SAN CALOGERO tel. 361092
SAN COSTANTINO CAL., 331574
SAN GREGORIO D’IPPONA 261483
SAN NICOLA DA CRISSA, 73013
SANT’ONOFRIO tel. 267214
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Sabato 19 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
33
Gazzetta del Sud Sabato 19 Novembre 2011
Cronaca di Reggio
Cronaca di Reggio
.
.
OPERAZIONE ASTREA Una serie di cessioni fittizie erano state realizzate solo per salvare la “Com.Edil” dalle attenzioni della magistratura
Il commercialista “talpa” intercettato nell’operazione “Reale”
Una fetta della società Multiservizi
era controllata dalla cosca Tegano
Zumbo svelò al boss Pelle «E ora vaglielo a spiegare
l’imminenza di “Crimine” che noi eravamo solo deficienti»
I contatti con strutture periferiche dei Servizi
Il procuratore Pignatone s’intrattiene con il colonnello Di Gesù e il tenente colonnello Petroziello
49%
è la quota del
capitale della
Gestione Servizi
Territoriale srl
della Multiservizi.
L’altro 51%
è del Comune
2
sono le donne
rimaste coinvolte
in quest’inchiesta
della Guardia di
Finanza che ha
squarciato la
“zona grigia”
zio e Antonio Lavilla. «La frettolosa, e, in maniera inquietante e
significativa,
temporalmente
collegata all’avviato accertamento fiscale, costituzione della
Sica da parte dei fratelli Lavilla –
annota il gip –, in ciò supportati
dalla presenza del loro padre del
cui pedigree criminale e della cui
sostanziale ritenuta associazione allo schieramento De Stefano-Tegano durante la guerra di
mafia (sentenza Olimpia), il
quasi contestuale contratto di affitto d’azienda tra la Sica e la Comedil – ulteriore prova della
strumentale costituzione della
Sica alla stipula del contratto di
affitto di azienda–, la palpabile
ignoranza dei Lavilla, emergente
a piene mani nei dialoghi telefonici intercorsi tra i Rechichi e i
Lavilla, in merito all’operazione
che pure stavano ponendo in essere tanto da non ricordare neppure il nome della società da loro
stessi costituita».
Intercettato, Maurizio Lavilla
dice: «Sai che casino che ho combinato?! Col… Ho sbagliato il nome della società … omissis … Me
ne sono andato alla banca …
omissis … ho preso e ho scritto “SICE”… al posto di “SICA” … omissis … Meno male che non mi ha domandato quello che significa siccome … sennò non gli sapevo rispondere poi». I riferimenti costanti all’operazione fittizia sono
spesso presenti nei colloqui telefonici tra i Rechichi e altri interlocutori. E allora il gip Tommasina
Cotroneo scrive: «Sono tutti elementi che conducono a una sola
conclusione: la necessità di sottrarre la Comedil a controlli delle
Forze dell’Ordine e ai conseguenti provvedimenti in materia
di misura di prevenzione che sarebbero stati adottati allorquando si sarebbe accertata la reale titolarità o contitolarità della compagine societaria in capo ai Tegano. Nessun timore avrebbero, infatti, potuto avere i Rechichi posto che negli anni 2001-2002 e
anche successivamente non risultavano raggiunti da provvedimenti giudiziari di alcun tipo;
nessun motivo di natura personale, pertanto, avrebbero avuto
di procedere a fittizie intestazioni, se non quello evidente di evitare il sequestro della società,
con loro conseguente danno essendo anche loro titolari e gestori, che sarebbe stato inevitabile
allorquando si sarebbe accertato
che gestore e socio occulto di essa era il capo Giovanni Tegano».
L’intelaiatura della rete fittizia continua senza tregua, allo
scopo di salvare la Comedil da
aggressioni giudiziarie. «Ed ecco
che – scrive il gip – , appena a conoscenza nel marzo 2002 della
proposta di misura di prevenzione patrimoniale concernente
tutte le società e i beni immobili
riconducibili ai Lavilla, la macchina torna in funziona e non
passa, se non qualche mese, che
le quote della Sica vengono cedute dai Lavilla, alla costante
presenza dei Rechichi, a Francesca Toscano e Porzia Maria Zumbo, rispettivamente moglie e sorella di Giovanni Zumbo, che riveste, ma solo formalmente, la
carica di amministratore unico.
Che anche questa sia stata una
fittizia intestazione emerge da
tante intercettazioni concernenti le conversazioni intercorse tra i
familiari Zumbo appena appresa
la notizia dell’esistenza del procedimento penale che era stato
notificato a Giovanni Zumbo».
Secondo i magistrati «chiare e
continue ammissioni di colpevolezza in merito all’intestazione
fittizia di beni emergono a fiumi
dai dialoghi che registrano un
iniziale smarrimento in capo alle
due donne con la necessità di
mettere a fuoco la situazione e
addirittura ricordare quanto accaduto, quindi, il ricordo di quella stipula di atto notarile loro im-
posta da Giovanni Zumbo ma,
secondo il dire della Toscano, da
loro non gradita e di seguito la
rabbia nei confronti dello Zumbo
per le sue terribili azioni delittuose che avevano coinvolto
ogni membro della famiglia».
E ancora «scoramento, ansia e
smania» sono presenti in ogni parola e in ogni movimento
dell’avv. Toscano, per cercare di
predisporre una tesi difensiva
che potesse consentire loro di
salvare il salvabile. La donna si
affanna nella ricerca di una spiegazione da dare agli inquirenti e,
secondo il gip «trova la toppa da
porre alla falla, con l’ausilio del
cognato Roberto Emo, non solo
ben al corrente di tutto ma aiutante primo di Giovanni Zumbo
nella predisposizione dell’operazione fittizia, e di Rosario Rechichi accorso alle richieste di aiuto
della Toscano.(pie.ga.)
Hanno detto
«L’aggressione ai patrimoni della ’ndrangheta è strategica
per la Dda»
«Alcuni insospettabili
hanno svolto un gran
lavoro per la cosca
dei Tegano»
«Le intercettazioni
hanno confermato
le nostre ipotesi
investigative»
Giuseppe Pignatone
Cosimo Di Gesù
Gerardo Mastrodomenico
PROCURATORE DELLA REPUBBLICA
COL. COMANDANTE PROVINCIALE GDF
TEN. COL. COMANDANTE GICO
«Abbiamo ricostruito
vent’anni di cessioni
fittizie di società per
sfuggire alla legge»
«L’inchiesta consegna
un quadro drammatico
sull’infiltrazione della
mafia nelle istituzioni»
«L’avevamo già detto
ma ci siamo scontrati
col silenzio di quest’Amministrazione»
Claudio Petroziello
Ivan Tripodi
Aldo De Caridi
TEN. COL. GUARDIA DI FINANZA
SEGRETARIO CITTADINO PDCI
CONSIGLIERE COMUNALE IDV
Il quadro emerso dalle intercettazioni
La giostra delle intestazioni
e il coinvolgimento di Emo
Il pieno coinvolgimento di Roberto Emo nella complessa
operazione illecita riguardante la SI.CA. Srl è stato definitivamente certificato dagli inquirenti attraverso l’intercettazione della conversazione
effettuata lo scorso 11 luglio,
quando Francesca Toscano ha
contattato lo stesso Roberto
Emo, riferendogli allarmata la
preoccupante situazione in atto.
Emo: «... Francesca poi ne
parliamo di persona come te lo
devo dire, eh! … omissis … Ma,
ma non c’entra niente con ...
niente di losco (ride)», preoccupandosi di rinviare a un
successivo incontro di persona l’approfondimento delle
questioni.
Toscano: «Va bene, dai.
L’importante è che tu ... non lo
so, che mi spieghi questa cosa,
perché ... uhm ... io non so che
devo dire, cioè com ... perché ho
le idee un po’ confuse», riservando allo scambio telefonico
una ricostruzione dei fatti palesemente incongruente rispetto all’oggettiva successione degli eventi e, precisamente, basata su di un’asserita necessità di Giuseppe Rechichi
di intestare le quote della
Si.Ca. Srl (perché mai se le
quote erano dei Lavilla?) alla
Toscano e alla Zumbo essendo protestato e non potendo
perciò a proprio nome ottenere un mutuo dall’istituto bancario Monte dei Paschi di Siena (Emo: «Hanno raggiunto
un accordo cioè ... commerciale
nel senso: va bene, lui fa l’amministratore e ... e fiduciariamente, visto che loro non potevano ottenere il prestito del
Monte dei Paschi ... Eh. Allora
... le quote ve le siete intestate
tu e Luisa … omissis … Però la
garanzia era che Giovanni faceva l’amministratore, cioè per
non mettervi nei guai») e della
conseguente restituzione a
Rechichi (ma le quote della
Si.Ca. Srl non sono state acquistate dalla Rec.Im Srl?)
una volta ottenuto tale mutuo
con i nominativi della Toscano e della Zumbo (Emo: «Dopodiché il Monte dei Paschi ha
deliberato il prestito, perché a
loro non gliel’avrebbe mai fatto, perché erano protestati, loro hanno potuto acquistare
questo, cioè acquistare, rientrare in possesso dell’immobile,
là, del “DìperDì”… Abbiamo
Le operazioni illecite
e le intestazioni
fittizie per riuscire
a ottenere il mutuo
fatto l’operazione e a quel punto noi non c’era più bisogno
che... tu e Luisa resta... restavate soci e le quote sono tornate a
lui»), il tutto in cambio del diventare la Si.Ca. Srl cliente
dello studio di Roberto Emo e
Giovanni Zumbo (Toscano: «Il
tornaconto qual era? Che lui
faceva l’amministratore e... e
prendeva lo stipendio e la contabilità dello studio... questo
era?»; Emo: «Sì. Sì. Sì»), circostanza che poi non si è mai verificata (Toscano: «Esatto. E
Giovanni amministrava ...»;
Emo: «Sì»; Toscano: «... e lo
studio teneva la contabilità.
Questi erano gli accordi, giusto?»; Emo: «Sì, solo che poi la
contabilità ... non l’ha tenuta
lo studio»).(do.mal.)
Zumbo: mamma mia! Toscano: Una valanga di guai, non ne posso più
Domenico Malara
Secondo gli inquirenti, la Rec.Im. srl detiene il 33% delle quote del partner privato di Palazzo San Giorgio
L’operazione “Astrea” ha messo
in evidenza come la 'ndrangheta,
in questo caso la famiglia Tegano, era riuscita ad acquisire il
controllo del 33% di una società
privata che fa parte della Multiservizi SpA, una delle società
partecipate dal Comune.
L’indagine, coordinata dalla
Dda reggina, ha dimostrato come attraverso una serie di passaggi societari, la 'ndrangheta
fosse riuscita, attraverso la
Rec.Im. srl, a detenere il 33 del
49% del capitale della Gestione
Servizi Territoriale srl della Multiservizi di cui l’Amministrazione
comunale detiene il 51% del capitale societario.
Il lavoro delle Fiamme Gialle
ha dimostrato che «al di là delle
intestazioni formali, operate in
diverse fasi e a seconda delle esigenze criminose», di fatto l’attività imprenditoriale avviata sotto le denominazione Com.Edil,
per poi cambiare denominazione in Si.Ca. srl, quindi i Rec.Im,
abbia mantenuto nel tempo la
stessa identità economica e gestionale in capo al clan Tegano.
Anzi che tutti questi cambi di denominazione servivano soltanto
per “salvare la “Com.Edil” dal sequestro che sarebbe giunto.
I Tegano, nel tempo, si sono
avvalsa di prestanomi intranei,
come Giuseppe Rechichi, o
quantomeno contigui alla cosca,
come Rosario Giovanni, Antonino e Giovanni Rechichi e Mauri-
Tutta la preoccupazione delle due donne per il loro coinvolgimento nell’inchiesta
Fino al 23 aprile dello scorso anno Giovanni Zumbo era un insospettabile commercialista che viveva e operava in riva allo Stretto. Già consulente dell’autorità
giudiziaria, era stato per qualche
tempo nella segreteria di un politico. L’operazione “Reale 1” gli ha
regalato una notorietà della quale, c’è da scommettere, ne avrebbe fatto volentieri a meno. Dagli
atti dell’indagine condotta dal
Ros è emerso che Zumbo era una
“talpa” delle cosche. La prova si
era formata quando il commercialista, accompagnato da Giovanni Ficara, capo dell’omonima
famiglia di ’ndrangheta attiva
nella zona sud della città, si era
recato a Bovalino, a casa del boss
di San Luca, Giuseppe Pelle
“Gambazza”, e nell’occasione
aveva rivelato notizie precise e
dettagliate di indagini condotte
in sinergia tra le Dda di Reggio e
Milano. Indagini che dopo tre
mersi sarebbero sfociate nel maxi
blitz passato alla storia come
“Operazione Crimine”. I magistrati della Dda, guidati dal procuratore Giuseppe Pignatone,
hanno impiegato qualche tempo
per capire la natura di quel personaggio spuntato tra le pieghe delle intercettazioni a casa Pelle, rese possibili da una microspia
piazzata dal Ros.
La gravità della vicenda che
aveva Zumbo come protagonista
è legata alla circostanza che si
trattava di un professionista stimato, accreditato presso gli uffici
giudiziari e di polizia e le agenzie
di sicurezza. E proprio per questi
motivi aveva avuto la possibilità,
per un prolungato periodo di
tempo, di conoscere nel dettaglio
le più importanti e delicate indagini dell’Arma dei Carabinieri.
Nel provvedimento di fermo che
aveva portato Zumbo in carcere,
era avidenziato come il commercialista avesse coltivato un intenso rapporto con un esponente di
rilievo delle cosche di ’ndrangheta come Giovanni Ficara, mettendosi a sua disposizione e presentandosi come “collaboratore
esterno dei servizi segreti”.
E diceva una mezza verità perchè, come confermato dall’ex Sismi (oggi Aise, servizio segreto
IL PROCESSO “PICCOLO CARRO”
Giovanni Zumbo è imputato insieme con l’imprenditore Demetrio Domenico
Praticò e il boss Giovanni
Ficara nel processo “Piccolo carro”, in corso di celebrazione davanti alla seconda sezione del Tribunale. Zumbo è accusato di
aver fatto ritrovare, il 21
gennaio 2010, un’auto carica di armi ed esplosivi in
occasione della visita in
città del capo dello Stato.
I tre imputati del processo
rispondono di porto e detenzione abusiva di armi e
munizioni, aggravati dall'avere favorito la cosca Ficara-Latella.
militare), il commercialista risultava essere stato “persona in contatto” con dipendente di struttura periferica dell’agenzia dal
2004 al 31 dicembre 2006. In
ogni caso le testimonianze degli
uomini dell’Aise avevano marginalizzato il ruolo di Zumbo, relegandolo a una fonte sterile e improduttiva. Nonostante tutto, però, il commercialista aveva confermato di ricevere soffiate importanti, come confermato dalle
rivelazioni fatte a casa di Giuseppe Pelle. Era bastato e avanzato
per portarlo dietro le sbarre con
l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per aver fornito, in maniera sistematica e
continuativa a elementi di vertice
del sodalizio, in particolare a Giovanni Ficara, notizie coperte dal
segreto investigativo riguardanti
indagini in corso. Era stato lui, infatti, a rivelare l’esistenza di apparati di intercettazione audio-video presso lì’agrumeto del
capo-crimine Domenico Oppedisano e di diverse microspie all’interno di diverse autovetture in
uso ad altri affiliati.(p.t.)
Tra le intercettazioni telefoniche
ce n’è una, particolarmente interessante, tra Porzia Maria Zumbo
e Maria Francesca Toscano, moglie e sorella di Giovanni Zumbo,
dalla quale emerge tutta la preoccupazione delle due donne per un
loro possibile coinvolgimento
nell’inchiesta riguardante l’intestazione fittizia della Si.Ca. Srl.
Toscano: «Luisa?»
Zumbo: «Ehi, dimmi bella»
Toscano: «Sen... Sei a mare?»
Zumbo: «Sì, a “L’Oasi” sono»
Toscano: «Ah, no perché ... incompr. … non rispondevi ... Ha
chiamato Giovanni ...»
Zumbo: «Eh!»
Toscano: «... con un’altra bella
notizia, che gli hanno notificato
...»
Zumbo: «Quale?»
Toscano: «... il “12 quinquies”,
un’intestazione fittizia di beni, ci
siamo io e te anche».
Zumbo: «In che cosa?»
Toscano: «Un ... un “12 quinquies”, un’intestazione fittizia ...
quella che gli hanno fatto allaaaaa
... a Cotroneo ... per un reato commesso nel 2008. Mi viene di pensare
quando ci ha portato dal notaio a
firmare per la ... per la Si.Ca., ti ricordi?»
Zumbo: «Eh! E ora?»
Toscano: «Eh! E ora lui il 13 c’ha
un altro interrogatorio a Milano
...»
Zumbo: «Eh!»
Toscano: «E ... e non sapevo
niente, e non so io e te in che qualità
siamo in questo processo»
Zumbo: «E come ... che ci devono, che ci chiamano?»
Toscano: «Non so niente, me
l’ha appena detto! Io sono andata
su tutte le furie»
Zumbo: «(breve pausa) Mamma mia!»
Toscano: «Una valanga di guai,
una valanga! Non ne posso più! Pure questo ci mancava ...»
Zumbo: «E ma ... qual è questo
...»
Toscano: «... quel giorno maledetto, quel ... tu ti ricordi quel gior-
Maria Francesca Toscano all’uscita del Comando provinciale della Guardia di Finanza
no maledetto che io facevo “io non
voglio firmare niente ... Io favori
non gliene faccio a nessuno in cambio di niente”, ti ricordi? No?»
Zumbo: «Sì»
Toscano: «Ha fatto tutte quelle
storie: “Non c’è niente, non ... è una
cosa di niente”... a là …che ero pazzo, che ero questo ... perché probabilmente indagavano Pino Rechichi, tant’è che oggi ...»
Zumbo: «Sì»
Toscano: «... quest’anno l’hanno arrestato ...»
Zumbo: «Eh!»
Toscano: «E hanno fatto l’indagine pure su queste cose»
Zumbo: «Eh! E quindi ...»
Toscano: «Ora vaglielo a spiegare che noi eravamo soltanto dei
deficienti, capito ...»
Zumbo: «Eh!»
Toscano: «... deficienti che abbiamo ascoltato a lui»
Zumbo: «E quindi come ci giustifichiamo ora noi?»
Toscano: «Non lo so. Noi abbiamo firmato un atto dal notaio ...
spiegare, cioè, il motivo inesistente,
perché ... era inesistente alla fine ...
il motivo ...»
Zumbo: «Sì»
Toscano: «... era il favore, che il
notaio è rimasto a bocca aperta, che
Giovanni gli faceva a loro, coinvolgendo anche noi»
Zumbo: «Mamma mia!»
Toscano: «Guarda, per favore ...
mi viene da piangere, ti dico solo
che mi viene da piangere, solo quello»
Zumbo: «E ma ora tu hai modo
di vedere questa cosa?»
Toscano: «Ora non lo so, non lo
so. Perché siccome è un procedimento diverso da quello che gli hanno notificato, tant’è che gli avevano
messo d’u... d’ufficio l’avvocato eccetera, eccetera ...»
Zumbo: «Eh»
Toscano: «... lui mi diceva che
ha fatto la nomina degli avvocati,
ma evidentemente ancora non gli è
stato notificato niente sennò Emanuele (avv. Emanuele Genovese,
ndr) non mi chiamavano dallo
“Studio Managò”?»
Zumbo: «Eh, quindi chiamano
...»
Toscano: «Lui sa che gli hanno
notificato l’avviso d’interrogatorio
giorno 13, dopodomani ... a Milano»
Zumbo: «Mamma mia! Ma
quindi chiameranno lui e a noi ci
chiameranno quando lo processano?»
Toscano: «Non lo so!!! Non so
neanche ... non so neanche se siamo
coimputa... non so niente, se siamo
indagati, se siamo imputati pure
no... non so niente»
Zumbo: «E non ci doveva arrivare qualcosa a noi se già eravamo
imputati ...»
Toscano: «Sì, certo, certo»
Zumbo: «Mamma mia! Vedete
voi “figghioli”»
Toscano: «Guarda, guarda tu ...
guarda tu che macello, che sfacelo
che ha combinato, sempre per la ...
la sua testa»
Zumbo: «Vabbè, fammi sapere
... eeeh ... perché devo anda... Io non
mi ricordo neanche com’è questa
storia, perché ci siamo andati, che
cos’era, non mi ricordo niente».
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Cosca in società con il Comune