P.I.M.E.
Pontificio Istituto Missioni Estere
Ufficio Educazione – Mondialità
NOME
SCELTA
AMICO/NEMICO
CURIOSITA'
SE' MULTIPLO
IDENTITA' PLURALI
CULTURA – EDUCAZIONE – PEDAGOGIA
EDUCARE = NUTRIRE, GUSTARE
LA PERSONA
DIALOGO E ASCOLTO
COLLOQUIUM
NO BABELE MA KOINONIA TRINITARIA
Abbiamo tutti un immenso bisogno di imparare
a vivere insieme come diversi, rispettandoci,
non distruggendoci a vicenda,
non ghettizzandoci, non disprezzandoci
e neanche soltanto tollerandoci,
perché sarebbe troppo poco la tolleranza.
Ma nemmeno – direi – tentando subito la conversione,
perché questa parola in certe situazioni e popoli
suscita muri invalicabili.
Piuttosto “fermentandoci” a vicenda
in maniera che ciascuno sia portato a raggiungere
più profondamente la propria autenticità,
la propria verità di fronte al mistero di Dio.
(C. M. Martini)
Helen Mary Elizabeth Allingham, Panettiera
Giorgio Gaber
La paura
Pensiero
RIGIDO
Pensiero
Tollerante
Pensiero
INTERCULTURALE
Un robot che salta la corda !!
Contesto semplice Contesto complesso
(esempio: tutti siamo uguali)
“Stesse cose”, stesso significato
Stessa cornice, stessi “occhiali” per
tutti
Lo “scontato” ci aiuta a comunicare
I giudizi si fanno dentro quella cornice
Logica del “se io ho ragione, tu hai torto”
Mondo mono-culturale
Uni-verso
(esempio: società multiculturale.)
“Stesse cose”, significato differente
Cornici diverse, “occhiali” diversi
Lo “scontato” ci impedisce di comunicare
Si può apprezzare o meno
quella cornice alla luce di un’altra
Logica del “Tutti hanno ragione.
Anche chi dice che non possono
aver ragione tutti!”
Mondo pluri-culturale
Pluri-verso
Keith Haring, untitled
Intercultura è l’interazione tra due identità
che si danno mutualmente un senso,
in un contesto da definire ogni volta:
l’interculturale è dunque, innanzitutto,
una relazione tra due individui
che hanno interiorizzato nella loro soggettività una cultura,
ogni volta unica, in funzione della loro età, sesso,
statuto sociale e traiettorie personali.
Martine Abdallah Pretceille
L’intenzione che si esercitava nella missione deve svuotarsi di ogni
pretesa di potere, di ogni rivendicazione identitaria. Non si tratta di
“estendere il cristianesimo” o di farvi entrare “coloro che ne sono
fuori”: queste sono azioni di potere. Possiamo soltanto amare i
nostri fratelli umani e cercare la verità. Possiamo soltanto
desiderare appassionatamente la verità per quanto ci possa
spaesare e amare tutta la realtà umana in tutti gli umani, anche
nemici o estranei; nient’altro. Allora forse ci può essere dato che le
parole del vangelo prendano vita nella nostra bocca.
Non abbiamo il compito di introdurre il Cristo come oggetto di
predicazione o di teologia. Egli è colui che provenendo dalla
sorgente inaccessibile si rende presente in noi come egli vuole e –
strettamente parlando – noi non possiamo farci nulla, se non
accogliere. (...) Il vangelo ha la sua forza propria: possiamo soltanto
affidarci ad essa. Fare di più è fare di meno. Questo atteggiamento
ci renderà capaci di comprendere, con orecchio libero e
accogliente, tutto ciò che nel mondo in cui siamo dice già il Cristo.
(M. Bellet, La quarta ipotesi sul futuro del cristianesimo)
COME FERMENTARSI A VICENDA?
ESISTE UNA PAROLA PER TUTTI?
A questo scopo non c’è mezzo più concreto, più accessibile, delle
parole di Gesù nel Discorso della montagna. Parole che nessuno
può rifiutare perché ci parlano di gioia, di beatitudine, ci parlano di
perdono, ci parlano di lealtà, ci parlano di rifiuto dell’ambizione, ci
parlano di moderazione del desiderio di guadagno, ci parlano di
coerenza nel nostro agire («sia il vostro parlare sì, sì; no, no»), ci
parlano di sincerità. Queste parole, dette con la forza di Gesù,
toccano ogni cuore, ogni religione, ogni credenza, ogni non credenza.
Nessuno può dire: «Non sono per me: la sincerità non è per me, la
lealtà non è per me, il lottare contro la prevaricazione sui beni di
questo mondo non è per me…».
(C. M. Martini)
QUALI SONO LE SFIDE PIU’ URGENTI
DELLA MISSIONE OGGI?
(ai Padri del Pime del Centro. 19 Gennaio 2009)
Direi che la missione oggi deve tener presente talmente il Cristo
Risorto da osare (sto dicendo cose un po’ eretiche) anche di non
evangelizzare pur di portare ad una comprensione più profonda
dell’uomo. Talora con l’evangelizzazione si è rimasti un po’ stretti e
un po’ rigidi e non si è dato invece corpo a quel dialogo, a quella
mutua conoscenza che è la base di tutto. E per questo abbiamo
sullo sfondo tutto questo scontro di culture…questo ci ammonisce
che l’EVANGELIZZAZIONE NON BASTA, l’evangelizzazione in senso
stretto! Deve essere parte di un quadro molto più ampio. Bene…vi
lascio riflettere…
(C.M. Martini)
P.I.M.E.
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