monterenzio 2009
di Andrea Moretti
Contesto storico riproposto:
Le vicende sono ambientate
nel 225 a.C.
persona la spedizione contro Roma e
mentre uno alla volta intessono le lodi
del proprio campione appare evidente
la differenza lampante tra gli atteggiamenti delle due parti: una è spocchiosa
e tracotante, l’altra più equilibrata e
modesta.
Il combattimento viene vinto dal campione dal “profilo” più basso e questo
crea un’esplosione di canzonature e
risate da parte di molti nei confronti del
perdente.
Il perdente, in uno scatto d’ira, uccide
alle spalle il suo avversario e questo crea
sconcerto e rabbia fra i presenti.
La situazione si fa molto tesa e si trascende in un diverbio feroce ma i Druidi interrompono la rissa sul nascere.
Il capo il cui campione ha ucciso l’altro
a tradimento abbandona il luogo sacro,
minacciando ritorsioni, seguito da altri
capi.
I Druidi impongono la calma e comunicano che il giorno successivo i capi si
incontreranno per dirimere la disputa.
I Romani hanno appena conquistato
l’Ager Gallicus, ovvero le terre dei Galli
Senoni che si estendono ad Est di
Monterenzio fino al mare e si spingono a
sud fino a confinare con le popolazioni
italiche del centro della penisola.
Dopo questi eventi i vicini Galli Boii si sentono minacciati dalle mire di conquista
dei Romani e per questo chiedono aiuto
alla potente nazione degli Insubri, stanziata nelle terre a Nord Ovest.
Gli Insubri a loro volta hanno promosso
una grande lega di nazioni galliche
cisalpine, con lo scopo di muovere una
guerra preventiva per frenare l’espansione romana.
La grossa confederazione di nazioni galliche si riunisce in Emilia, per prepararsi a
marciare verso Sud, presso il villaggio di
Monterenzio che ha una grande importanza sacrale per i Celti Cisalpini: infatti a
Monterenzio vi è un santuario che è
stato eretto dopo la grande battaglia
tra Etruschi e Celti che ha segnato la
supremazia di quest’ultimi in Emilia, e
dove sono conservate le spoglie di
Boiomaros, il mitico capo celta che
avrebbe guidato i Boii dalla Boemia fino
in Italia.
DOMENICA 5 Luglio:
I capi si incontrano in campo aperto
con le rispettive fazioni schierate alle loro
spalle, ma non raggiungono alcun
accordo e mentre i guerrieri dei due
schieramenti cominciano ad insultarsi,
tutti si preparano alla battaglia.
SABATO 4 Luglio:
Le tribù si riuniscono al villaggio ed i capi
clan si presentano uno per uno al capo
clan dei Galli Boi “padrone di casa”.
Si da inizio al banchetto rituale all’interno del santuario tra i capi e presto
hanno inizio i giochi funebri in onore
delle spoglie di Boiomaros, durante i
quali si svolgono incontri di lotta e duelli
armati.
Con l’ultimo combattimento di scherma
si affrontano in maniera incruenta due
campioni gallici con scudi di vimini e
bastoni che vengono presentati come i
rispettivi campioni dai due capi più eminenti presenti.
Tra i due capi c’è grande competizione:
entrambi vorrebbero guidare in prima
2
Guerrieri, cavalieri, arcieri e giavellottisti
iniziano uno scontro durissimo che si protrae con fasi alterne e le prime vittime
iniziano a cadere a terra.
Ma improvvisamente lo scontro viene
interrotto da un messaggero che giunge
trafelato: lungo il confine settentrionale
sono stati notati grandi movimenti di truppe: alleati da sempre dei Romani, i Veneti
sono in marcia verso le terre boiche per
devastarle, per impedire alla coalizione
gallica di muovere contro Roma, e giungeranno entro una settimana.
I due capi decidono quindi di accantonare temporaneamente le loro divergenze: inoltre, vista la situazione, vi sarà
un ruolo preminente per entrambi: uno
di loro guiderà il grosso della coalizione
verso Sud contro Roma, mentre l’altro
organizzerà le difese delle terre boiche
per contrastare i Veneti in arrivo da
Nord.
Alcuni capiclan propongono di trattare
con i Veneti al fine di corromperli e portarli dalla loro parte.
I Veneti vengono invitati al villaggio per
trattare con i capiclan celtici; la situazione è molto delicata e tesa.
I Veneti vengono accolti al villaggio con
rispetto ed onori degni di altri capi clan.
Le intenzioni sono buone e si spera di
risolvere la faccenda senza combattere
ma altri capi clan non sopportano di
dover trattare con gente che era pronta
a combattere contro di loro in cambio
dell’oro di Roma.
I delicati equilibri della situazione vengono infranti molto facilmente e scoppia
una rissa che vede coinvolti praticamente tutti.
I Veneti riescono in qualche modo a
lasciare il villaggio e lanciano minacce
mentre rientrano nel loro accampamento. La sfida definitiva è prevista per il
giorno successivo.
SABATO 11 Luglio:
Le tribù riunite al villaggio per difenderlo
dall’arrivo dei Veneti, assoldati da Roma,
hanno approntato le difese e si preparano a contrastarli.
DOMENICA 12 Luglio:
Le due fazioni sono schierate.
I capi spirituali delle rispettive parti celebrano un breve ed intenso rito propiziatorio per la battaglia seguito dal furor
gallicus, ossia le minacce agli avversari
urlate.
Una nuova ed imponente battaglia
vede questa volta tutti i clan celtici uniti
contro i guerrieri Veneti ed il fragore
delle armi copre ogni speranza di pace.
Alla fine i celti vincono lo scontro ed i
Veneti devono ripiegare ed abbandonare le terre boiche.
Ora i Galli possono festeggiare con
abbondanti libagioni ma sanno che ora
devono prepararsi ad affrontare il vero
nemico: Roma.
3
venerdì 3 luglio
L’adunata dei clan
ORE 18,00
Apertura festa
ORE 22,30
Spettacolo di musica tradizionale celtica eseguita dal gruppo musicale:
“Green Clouds, the new celtic sensation”
(www.greenclouds.net )
ORE 19,00
Visita guidata al Museo
ORE 19,00
Apertura dello stand gastronomico
ORE 24,00
Accensione del grande fuoco sacro,
danze rituali e omaggio al grande dio
Taranis, presso l’area sacra.
ORE 21,00
Sfilata gruppi storici ed inaugurazione
da parte delle Autorità
Dalle ore 18 alle ore 24 Mercato di
manufatti celtici
ORE 21,30
Le storie sulle rive del fiume Idice:
“L’onore del pretoriano”seguirà dall’accensione del grande falò dell’amicizia
tra i popoli.
Per l’occasione il Museo Civico
Archeologico “Luigi Fantini” rimarrà
aperto fino alle ore 24
Via Cairoli, 9 - 40121 Bologna
Tel. 051.25.56.24 - Fax 051.25.55.30
E-mail: [email protected]
4
sabato 4 luglio
ORE 9,30, 11,00 e 15,30
Visita guidata agli scavi di Monte Bibele.
(Partenza con pullman dal piazzale del
Comune). Per prenotazioni:
e-mail: [email protected]
oppure tel: 051.929766
ORE 12,00
Visita guidata al Museo
ORE 14,00
Apertura Festa
ORE 14,30
Giochi celtici: tiro con l’arco, combattimento sul tronco, torneo di spada gallica, tiro alla fune
ORE 15-20
Vita quotidiana in un villaggio celtico:
tessitura, forgiatura, allenamento dei
guerrieri, cottura ceramiche ecc.. (presso il villaggio celtico)
ORE 19,00
Apertura stand gastronomico con menù
celtico
ORE 19,15
Conferenza Prof. Vitali: sul tema: “il vino,
l’olio, i fichi, l’Italia e i Celti”
ORE 16,30
Incontri didattici con i bambini a cura
del Museo: Laboratorio ceramico: dall’argilla al vaso (presso il villaggio celtico)
ORE 20,00
Visita guidata al Museo
ORE 17,30
Matrimonio Celtico celebrato dal Druido
ORE 21,30
Le storie sulle rive del fiume Idice:
“L’onore del pretoriano”seguirà dall’accensione del grande falò dell’amicizia
tra i popoli.
ORE 18,00
Antefatto Battaglia tra i clan celtici
ORE 22,30
Spettacolo di musica celtica con il complesso: “I CISALPIPERS”
(www.cisalpipers.net)
ORE 12,00
Accensione del grande fuoco sacro e
danze rituali (a cura dei gruppi storici)
Durante la giornata corsi di HNEFATAFL
(antico gioco celtico)
Durante la giornata il pubblico sarà
intrattenuto da The Bonny Swan Duet, un
duo artistico con ampio repertorio di
musica tradizionale irlandese
Dalle ore 11 alle ore 24 Mercato di
manufatti celtici
Per l’occasione il Museo Civico
Archeologico “Luigi Fantini” rimarrà
aperto fino alle ore 24
5
domenica 5 luglio
ORE 9,30, 11,00 e 15,30
Visita guidata agli scavi di Monte Bibele.
(Partenza con pullman dal piazzale del
Comune). Per prenotazioni:
e-mail a: [email protected]
oppure tel: 051.929766
ORE 12,00
Apertura stand gastronomico con menù
celtico. Lo stand gastronomico osserverà un orario continuato fino a fine festival
ORE 12,00
Visita guidata al Museo
ORE 14,30
Giochi celtici e premiazione vincitori
ORE 15-20
Vita quotidiana in un villaggio celtico:
tessitura, forgiatura, allenamento dei
guerrieri, cottura ceramiche ecc.. (presso il villaggio celtico)
ORE 21,30
Le storie sulle rive del fiume Idice:
“L’onore del pretoriano”seguirà dall’accensione del grande falò dell’amicizia
tra i popoli.
ORE 22,00
Concerto di musica celtica e animazione danzante con i: “SBANDA BALLETS”
Durante la giornata corsi di HNEFATAFL
(antico gioco celtico)
Durante la giornata il pubblico sarà
intrattenuto da The Bonny Swan Duet, un
duo artistico con ampio repertorio di
musica tradizionale irlandese
Dalle ore 10 alle ore 24 Mercato di
manufatti celtici
Per l’occasione il Museo Civico
Archeologico “Luigi Fantini” rimarrà
aperto fino alle ore 24
Ore 17,00
Giochi a premi per bambini (Gioco dell’oca celtica)
Auto nuove usate tuttemarche
Usato selezionato e garantito
ORE 18,00
Grande battaglia campale sulle rive del
fiume Isex
ORE 19,00
Visita guidata al Museo
Via Idice, 175 - 40050 Monterenzio (BO)
Tel. : 051 929342 - Fax: 051 929811
www.autoimmagine.biz
ORE 20,00
Battesimo sul fiume Isex
6
TARANIS
IL SIGNORE DEL TUONO
Non conosciamo con esattezza il nome
dello Iuppiter gallico, ma molti pensano
che sia Taranis, il Tonante. Con questo
nome, Iuppiter viene adorato in tutto il territorio celtico: in Gallia, in Britannia e in
Germania. Lungo il Reno il dio è conosciuto col nome di Iuppiter Taranucnus. Vi sono
tracce di un culto a Iuppiter Taranucus persino nella lontana Dalmazia. Taranis è il
signore del tuono, il cui rimbombo è evocato dal suo stesso nome, e come tale gli
ha potere tra le potenze del cielo. Da lui
derivano le tempeste e il maltempo. Da lui
viene la pioggia, apportatrice di fertilità e
di abbondanza.
Taranis: «Tonante». Nome divino attestato
nell’epigrafia, spesso come epiteto di
Iuppiter. Presente anche nelle tarde fonti
letterarie classiche, viene accessoriamente
identificato anche con Dis Pater. È possibile
che vada identificato nelle immagini del
Dio con la Ruota. Anche il poeta Lucano
cita Taranis, e aggiunge che sul suo altare
avvengono sacrifici non meno feroci di
quelli che gli Sciti tributano a Diana.
I suoi scoliasti aggiungono che i Galli considerano Taranis un dio simile a Iuppiter,
signore delle guerre e massimo degli dèi,
ma pure simile a Dis Pater, dio dell’oscurità
e della morte. Quando Taranis ha l’aspetto
di Iuppiter, viene placato sacrificandogli
vite umane con riti sanguinosi.
Quando invece ha l’aspetto di Dis Pater, le
sue vittime sono bruciate vive dentro grandi tini di legno. Anche Cesare concordava
sul fatto che alcune popolazioni galliche
immolassero numerose vittime umane arse
vive in grandi tini o simulacri di legno. Ma
con la cristianizzazione delle Gallie, questi
usi barbari sono in parte cessati, e i Galli
hanno cominciato a sostituire, nei sacrifici,
gli uomini con gli animali.
7
venerdì 10 luglio
L’arrivo dei Veneti
ORE 18,00
Apertura festa
ca eseguita dal gruppo musicale:
Morrigan’s wake”
(www.geocities.com/morriganswake)
ORE 19,00
Visita guidata al Museo
ORE 19,00
Apertura dello stand gastronomico
ORE 24,00
Accensione del grande fuoco sacro,
danze rituali e omaggio al grande dio
Taranis, presso l’area sacra.
ORE 21,30
Le storie sulle rive del fiume Idice:
“L’onore del pretoriano” seguirà l’accensione del grande falò dell’amicizia.
Dalle ore 18 alle ore 24 Mercato di
manufatti celtici
ORE 22,30
Spettacolo di musica tradizionale celti-
Per l’occasione il Museo Civico
Archeologico “Luigi Fantini” rimarrà
aperto fino alle ore 24
8
sabato 11 luglio
ORE 9,30, 11,00 e ore 15,30
Visita guidata agli scavi di Monte Bibele.
(Partenza con pullman dal piazzale del
Comune). Per prenotazioni:
e-mail: [email protected]
oppure tel: 051.929766
ORE 12,00
Visita guidata al Museo
ORE 14,00
Apertura Festa
ORE 14,30
Giochi celtici: tiro con l’arco, combattimento sul tronco, torneo di spada gallica
ORE 15-20
Vita quotidiana in un villaggio celtico:
tessitura, forgiatura, allenamento dei
guerrieri, cottura ceramiche ecc.. (presso il villaggio celtico)
ORE 16,30
Incontri didattici con i bambini a cura
del Museo: Lo scavo archeologico
(presso il villaggio celtico)
ORE 17,30
Matrimonio Celtico celebrato dal Druido
ORE 21,30
Le storie sulle rive del fiume Idice:
“L’onore del pretoriano”seguirà dall’accensione del grande falò dell’amicizia
tra i popoli.
ORE 18,30
Antefatto Battaglia tra i clan celtici
ORE 19,00
Apertura stand gastronomico con menù
celtico
ORE 22,30
Spettacolo di musica celtica rock con il
complesso: “Mortimer Mc Grave”
www.myspace.com/mortimermcgrave
ORE 20,45
Conferenza Prof. Vitali: I Boii in Europa
ORE 24,00
Accensione del grande fuoco sacro e
danze rituali (a cura dei gruppi storici)
Durante la giornata corsi di HNEFATAFL
(antico gioco celtico)
Durante la giornata il pubblico sarà
intrattenuto da Maria Benedetta Pasquali,
flautista del gruppo Hanrahan
Dalle ore 11 alle ore 24 Mercato di
manufatti celtici
Per l’occasione il Museo Civico
Archeologico “Luigi Fantini” rimarrà
aperto fino alle ore 24
9
domenica 12 luglio
ORE 9,30, 11,00 e ore 15,30
Visita guidata agli scavi di Monte Bibele.
(Partenza con pullman dal piazzale del
Comune). Per prenotazioni:
e-mail a: [email protected]
oppure tel: 051.929766
ORE 12,00
Apertura stand gastronomico con menù
celtico. Lo stand gastronomico osserverà un orario continuato fino a fine festival
ORE 12,00
Visita guidata al Museo
ORE 14,30
Giochi celtici e premiazione vincitori
ORE 15-20
Vita quotidiana in un villaggio celtico:
tessitura, forgiatura, allenamento dei
guerrieri, cottura ceramiche ecc.. (presso il villaggio celtico)
MENÙ CELTICO:
ORE 17,00
per i più piccini: Grande caccia al tesoro:
La spada del Dio Taranis
Zuppa di farro e legumi
ORE 18,00
Grande battaglia campale sulla riva del
fiume Isex
Maialino al forno
(porchetta)
ORE 19,30
Visita guidata al Museo
Farrotto ai funghi
Graticolata di carne celtica
Stinco di maiale alla birra
ORE 21,15
Le storie sulle rive del fiume Idice:
“L’onore del pretoriano”seguirà dall’accensione del grande falò dell’amicizia
tra i popoli.
ORE 21,45
Concerto di musica celtica e animazione danzante con: “SBANDA BALLETTS”
Durante la giornata corsi di HNEFATAFL
(antico gioco celtico)
Dalle ore 10 alle ore 24 Mercato di
manufatti celtici
Per l’occasione il Museo Civico
Archeologico “Luigi Fantini” rimarrà
aperto fino alle ore 24
10
Stufato di cavolo rosso alla nordica
Cinghiale alla maniera del Druido
(solo la domenica)
Bue allo spiedo
(solo sabato 11 Luglio)
Focaccia celtica farcita
Pane di farro
Insaccati celtici
Torta di mirtilli
Vino celtico della valle dell’Idice
Birra
Birra di castagne
Birra di farro
Succhi di frutta
Sidro ed idromele
LE STORIE DEL FIUME ISEX
“L’onore del Pretoriano”
Anche quest’anno le storie del fiume idice
che nascono dall’incontro tra la fantasia di
Giulio Colli e Roberto Garagnani insieme
alla suggestione storica realmente conosciuta, sintetizza valori ancor oggi attuali e
se vogliamo estremamente necessari.
Il tema della Pace e della solidarietà che il
momento attuale presenta come indispensabili per contrastare la paura dell’imposizione della violenza ed il rifiuto della diversità,
sono le ragioni che hanno indotto gli autori
a rappresentarli nell’intreccio di questo racconto.
La storia si muove attorno ad un gruppo di
mercenari Veneti che per ordine del loro
capo: Quinto Orazio Catulo vuole conquistare e rendere schiavo un piccolo villaggio
dove convivono in armonia Etruschi e Celti.
Il Console guerrafondaio che vuole schiavizzare il villaggio per motivi di egoismo personale, è in realtà la pedina che conduce ad
una verità ineccepibile, la guerra: per qualsiasi motivo sia scatenata, è inutile, controproducente e distruttiva. Costruisce rapporti
falsati, instabili e nocivi. C’è una guerra che
paradossalmente è pace quella che permette il confronto tra le diverse culture ed i
diversi linguaggi. Dallo scontro senz’armi di
questo conflitto, nasce una nuova esperienza che arricchisce le menti di tutti i popoli.
Dal dialogo se è alla pari e reale, può scatu-
11
rire la solidarietà, parola usata in molte
occasioni, ma senza sinonimi e da sempre
moderna. Anche i romani conquistavano i
popoli e fondevano la loro cultura a quella
degli assoggettati, ma il rapporto non era
alla pari. Mentre qui in queste colline i reperti ritrovati dagli archeologi ci raccontano un
altro modo di accumunare le varie esperie.
Secondo gli storici infatti per un certo periodo si sono scontrate, confrontate e fuse le
culture degli Etruschi e dei Celti, senza prove
contrarie ci piace pensare che ciò sia avvenuto nel rispetto reciproco.
Il quadrante
solare etrusco
di Monte Bibele
Il piccolo disco di terracotta scoperto ai
margini dell’abitato etrusco-celtico di
Monte Bibele costituisce una delle più
antiche scoperte archeologiche dell’area, rimasta sconosciuta fino a due
anni fa.
Venuto in luce alla fine degli anni ’60 nel
corso di sondaggi svolti da alcuni appassionati locali nel pendio di Pianella di
Monte Savino – il versante orientale di
Monte Bibele occupato dall’abitato d’altura che ormai conosciamo da tempo –
l’oggetto “misterioso” era scomparso
dalla circolazione per una trentina d’anni
ma era restato nella memoria di alcuni
dei suoi scopritori, consapevoli della sua
importanza. La sua ricomparsa, dovuta
all’iniziativa della direzione del Museo “L.
Fantini” di Monterenzio e alla sensibilità
dell’avv.to L. Morara che aveva ereditato
il piccolo oggetto e lo aveva messo a
disposizione del Museo per studio, consente oggi di scrivere una pagina molto
importante di storia della fondazione dell’insediamento e più in generale sulla dottrina etrusca relativa ai riti di fondazione
delle città.
Dello studio del disco fittile, interpretato
come quadrante solare, si occupa A.
12
Gottarelli, specialista in questo settore di
studi (v. A. Gottarelli, Il quadrante solare di
Monte Bibele, Monterenzio 2008).
Il disco è caratterizzato da un incavo centrale e da tre cerchi concentrici profondamente incavati, quindi da tre segni rettilinei sui diametri, che suddividono la
superficie in spicchi speculari e simmetrici.
Due piccole circonferenze sono incise nei
due spicchi di cerchio maggiori e presentano ancora i segni dei punti di fissaggio
del compasso.
L’intepretazione che A. Gottarelli ha dato
dell’oggetto è quella di uno strumento
astronomico per individuare la direzione
cardinale nord-sud del luogo (in questo
caso Pianella di Monte Savino); la direzione nord-sud era considerata dagli Etruschi
l’asse del mondo ed è su di essa che venivano orientati un insediamento, una città
o un tempio, attraverso riti di fondazioni
svolti dagli àuguri, i sacerdoti etruschi.
Plinio il Vecchio ci descrive il sistema etrusco di divisione dello spazio, definito “templum celeste”: “ gli Etruschi divisero il cielo
in sedici parti. La prima è compresa fra il
nord e l’est, la seconda si estende fino a
sud, la terza giunge fino ad ovest e alla
quarta rimane lo spazio fra l’ovest e il
nord. Essi divisero poi queste regioni ciascuna in quattro settori e chiamarono sinistre le otto regioni ad oriente e destre le
otto regioni ad occidente” (Naturalis
Historia 2, 143). Il settore orientale del cielo
era considerato favorevole mentre quello
occidentale era considerato nefasto. In
questa visione così deterministica e coinvolgente della religione etrusca si capisce
bene come fosse essenziale ancorare in
modo rigoroso le azioni dell’uomo (comprese le case e le città) al volere divino.
A pochi metri di distanza dal luogo di scoperta del disco di terracotta gli archeologi hanno messo in luce un piccolo tempio
(denominato “area dei fulmini”) che probabilmente costituì il luogo al quale vennero tracciati gli assi e gli allineamenti
principali delle strade e degli isolati dell’abitato d’altura, al momento della sua
fondazione.
Come è noto, l’abitato di Monte Bibele
nella forma nella quale ci appare oggi,
venne fondato ex novo alla fine del V- inizi
del IV secolo a.C. da parte di una comunità di Etruschi, probabilmente della pianura padana. La causa della fondazione
di un abitato per una comunità di circa
200 persone fu forse la situazione di instabilità e di insicurezza che nelle aree di pianura si era creata in seguito alle crescenti
scorrerie e infiltrazioni di Celti transalpini.
Solo una trentina d’anni più tardi i Celti di
13
pianura si integrarono con gli Etruschi di
Monte Bibele, dando luogo a una comunità mista, che continuò a vivere e a moltiplicarsi, per almeno otto generazioni,
con apporti anche di altre etnie (Umbri,
Liguri) fino alla fine del III sec. a.C.
Quando i Celti si insediarono a Monte
Bibele, del disco etrusco di terracotta non
rimaneva neppure il ricordo.
Lo stesso tempio dal quale erano stati
svolti i riti di fondazione era ricoperto da
un edificio che, come gli altri dell’abitato,
costituì un’abitazione o una struttura utilitaria, inconsapevole di occupare un
luogo che alcuni decenni prima era stato
il punto di partenza della storia di tale
comunità.
Orari di visita - IL MUSEO
A R C H E O L O G I C O “ LU I G I F A N T I N I”
D I M O N T E R E N Z I O ( B O)
da aprile a settembre:
mar-ven h 9-13 sab-dom h 9-13; 15-18
da ottobre a marzo:
sab-dom e festivi h 9-13; 15-18.
Chiuso tutti i lunedì feriali, 1 gennaio,
domenica di Pasqua, 1 maggio, 25-26
dicembre. Aperto le altre festività
Tessuti e abiti
dei Celti
La produzione di filati e tessuti rappresentava
una delle occupazioni femminili principali
presso molti popoli dell’antichità, come attestano, del resto, le fonti letterarie e le rappresentazioni di vita domestica su vasi e altri
oggetti di prestigio. Essendo i tessuti materiali
organici facilmente deperibili, il loro rinvenimento è molto raro, tuttavia grazie a particolari condizioni ambientali o a processi di
mineralizzazione che possono intervenire in
seguito al contatto con elementi metallici
(piuttosto frequenti all’interno delle sepolture) è stato possibile, in alcuni casi, recuperarne veri e propri brandelli; particolarmente
degni di nota sono i frammenti di tessuti di
lana recuperati dalle miniere di salgemma di
Hallstatt (Austria, VIII-III sec. a.C.) e le ricostruzioni di quelli presenti all’interno della tomba
principesca di Hochdorf (Germania, VI sec.
a.C.). Da questo punto di vista risulta eccezionale il rinvenimento di un frammento di
tessuto, la cui impronta mineralizzata si è
conservata sulla superficie di un coltello, proveniente dalla tomba 9 di Monte Tamburino
(fine V-prima metà del IV sec. a.C.). Ai resti
metallici aderiscono generalmente solo piccoli lembi di tessuto, lo stato di conservazione
quindi è tale che risulta difficile stabilire di
quale dei materiali principali, lana o lino, fossero composti. L’allevamento delle pecore,
e di conseguenza la produzione della lana, è
comunque ben documentato dalle ossa
degli animali rinvenute all’interno degli insediamenti; nell’abitato di Pianella di Monte
Savino, le capre e le pecore rappresentano
le specie animali maggiormente allevate
(subito dopo il maiale), mentre l’uso del lino
è comprovato dal ritrovamento di semi carbonizzati all’interno di un’olletta rinvenuta
all’interno della casa 2. La tessitura rappresenta l’attività artigianale meglio documentata di tutto l’abitato, ogni suo settore ha
restituito oggetti che rimandano alla sua pratica: pesi da telaio, fusaiole (piccoli oggetti
d’argilla di varia forma con un foro centrale,
che inseriti nel fuso permettevano di mantenerlo verticale rendendo regolare la torsione
del filo) e rocchetti (tozzi cilindretti d’argilla su
cui veniva avvolto il filo); mentre dalle tombe
femminili provengono preziose conocchie
dal fusto in osso. La presenza dei pesi da telaio, spesso rinvenuti in gran numero accanto
alle buche in cui erano alloggiate le parti
fisse del telaio, rappresentano la principale
testimonianza dell’uso, anche a Pianella di
Monte Savino, di uno dei tipi più antichi: il
telaio verticale a pesi. Questo tipo di telaio
era costituito da due montanti lignei verticali infissi nel terreno, collegati tra loro da un
palo orizzontale a cui venivano legati i fili del-
14
Ricostruzione del telaio verticale a pesi in uso
nell’abitato di Pianella di Monte Savino.
l’ordito; il lavoro della tessitrice consisteva nel
far passare tra i fili verticali dell’ordito un filo
continuo (trama) e nel compattare il tessuto
con uno strumento molto simile ad un pettine. Spesso, dall’impronta mineralizzata del
tessuto, è possibile capire se si tratta di un filo
destrorso o sinistrorso oppure di un filo semplice o un filo ritorto; anche la tecnica di tessitura si presta non di rado ad essere ricostruita, distinguendo tra tessitura in orizzontale, in
verticale e varie stoffe spinate. La “spinatura” conferisce infatti alla stoffa una tipica
struttura a disegni.È stato così possibile stabilire che nelle singole regioni, in certe epoche,
si preferivano particolari lavorazioni. Per
quanto riguarda l’epoca di La Tène
(460/440a.C.-50/10 a.C. ), ad esempio, in
Francia e in Svizzera veniva prodotto un tessuto di fili di lana ritorti insieme, mentre in
Germania, Austria, Repubblica Ceca,
Slovacchia e Ungheria a predominare era
invece il panno; a differenza del periodo hallstattiano, nel La Tène, non è in pratica docu-
Frammento di tessuto di lana rinvenuto nelle miniere di salgemma di Hallstatt (Austria) da Sievers Susanne,
La tessitura, in L’artigianato, in “I Celti” catalogo della mostra di Palazzo Grassi, Venezia 1991, p. 438.
mentata la presenza di filo ritorto in queste
regioni, da cui bisogna desumere che era
divenuto possibile tessere fini stoffe di lino servendosi di filo semplice. Dalla Repubblica
Ceca e dalla Slovacchia provengono resti di
cuciture di abiti di lino di questo tipo eseguite con filo rosso. Presenti in notevole quantità
all’interno degli oppida sono poi gli aghi di
bronzo o di ferro di spessore diverso che servivano per orlare, cucire o ricamare, oltre
che per imbottire e rappezzare stoffe finite.
Per quanto riguarda l’abito celtico questo è
stato descritto più volte dagli autori antichi
che citano concordemente l’uso del chitone (tunica corta legata in vita da una cintura) oppure di camicie aperte, mantelli e
ampi calzoni indossati dagli uomini.
Soprattutto il mantello merita di essere ricor-
dato trattandosi di un prodotto ricercato
anche da altre popolazioni e quindi commercializzato. Tipica dell’abito dei Celti è
anche la predilezione per colori accesi, usati
in stoffe a righe o a riquadri policromi, colorati con estratti di erbe. I Celti portavano
anche abiti tessuti con filo d’oro (come
documentano i resti dell’abito del defunto
del tumulo di Grafenbühl, Germania prima
metà del V sec. a.C.).
I tessuti raramente documentabili o anche
solo ricostruibili, sono espressioni, da un lato di
uno dei più importanti rami produttivi celtici,
di notevole incidenza nella sfera commerciale, mentre dall’altro ci danno modo di
farci un’idea più precisa della vita quotidiana e soprattutto dell’aspetto esteriore di
queste popolazioni.
Bibliografia
Sievers Susanne, La tessitura, in L’artigianato, in “I Celti” catalogo della mostra di Palazzo
Grassi, Venezia 1991, pp. 438-439.
Carra Marialetizia, Cattani Laura Gli studi archeobotanici, in “Bere e mangiare tra Etruschi,
Celti e Romani nella Valle dell’Idice”, a cura di Daniele Vitali, Quaderni del Museo
Archeologico Luigi Fantini, 2, 2008, pp. 9-11.
Cattabriga Sara, Curci Antonio, Alimenti carnei dall’abitato di Pianella di Monte Savino, in
“Bere e mangiare tra Etruschi, Celti e Romani nella Valle dell’Idice”, a cura di Daniele Vitali,
Quaderni del Museo Archeologico Luigi Fantini, 2, 2008, pp. 14-15.
Vellani Stefania, Filatura e tessitura, in “Guida al Museo Archeologico di Monternzio Luigi
Fantini – Archeologia della Valle dell’Idice e dello Zena”, a cura di Daniele Vitali, Quaderni
del Museo Archeologico Luigi Fantini, 1, 2006, pp. 20-21.
15
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