IN AZIENDA,
GIORNO DOPO GIORNO
Acqua, luce, gas… ed elettricità
di Paolo Varone
ACQUA: UNA SITUAZIONE A RISCHIO
QUANTO CONSUMA UN’AZIENDA TURISTICA
Il consumo medio di acqua di ogni turista (560 litri/presenza) è più che doppio rispetto a quello
giornaliero in ambito residenziale (circa 250 litri/abitante)1.
La necessità di acqua delle aziende turistiche è legata alla frequentazione, spesso a carattere stagionale, della
clientela con i suoi picchi di consumi che sovente coincidono con i periodi di minimo apporto meteorico, cioè
l’estate. In questa stagione inoltre sono da mettere in conto anche l’irrigazione delle aree verdi e le piscine.
Come si vede nel grafico della pagina successiva, la percentuale più alta di acqua viene utilizzata nelle
camere, seguite dalla cucina e dai bagni comuni, cioè dove è più frequente la richiesta di acqua calda:
il che comporta anche un dispendio energetico.
MENO ACQUA, MA STESSI IGIENE E COMFORT
Consumare meno acqua nelle strutture turistiche dipende in parte dall’attenzione ecologica degli
ospiti; però alcune accortezze - anche a basso costo - dell’azienda permettono notevoli risparmi, senza
perdere in igiene e comfort e quindi senza “effetti collaterali” nella gestione o verso i vostri ospiti.
1 Fonte: Regione Piemonte, Valutazione Ambientale Strategica del Piano Strategico Regionale del Turismo, 2008.
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
Quando si parla di risparmio idrico ci si riferisce all’acqua ad uso potabile, che proviene principalmente da
falde sotterranee o sorgenti e deve subire processi di depurazione, prima di arrivare ai nostri rubinetti.
Il suo impoverimento anche qualitativo implica maggiori costi economici e ambientali. Se l’acqua
naturalmente “buona” non è facilmente disponibile nelle quantità richieste, occorre spendere
maggiori risorse (economiche, energetiche, ecc.) per raggiungere altri bacini a maggiori profondità o
per depurarla a livello soddisfacente.
Le statistiche ci dicono che i cambiamenti climatici non stanno modificando la quantità media di
precipitazioni che cade nell’area padana, ma i serbatoi da cui viene attinta l’acqua potabile stanno
raggiungendo livelli di attenzione. Ciò è dovuto ai sempre maggiori utilizzi sia all’accentuazione degli
“estremi” meteorologici: periodi di siccità, con elevati fabbisogni d’acqua, ed eventi alluvionali, in cui
importanti volumi d’acqua defluiscono, senza poter più essere utilizzati per usi potabili. Infine, i ghiacciai
si stanno ritirando, perdendo la capacità di trattenere l’acqua e restituirla a poco a poco alle sorgenti.
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IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
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Sono soprattutto dispositivi che si applicano agli “ingressi” e alle “uscite” dell’acqua: frangigetto,
rubinetti per lavabi o bidet, soffioni docce, scarichi wc. Vedremo che dove possibile, si può intervenire
sulla rete interna di distribuzione dell’acqua. Occorre poi ricordare che elettrodomestici, come lavatrici
e lavastoviglie, possono richiedere importanti quantità di acqua e quindi la loro scelta va fatta con
accortezza.
Considerate infine che per alcuni impieghi potete usare acqua di “minore qualità”: al posto di
quella dell’acquedotto quella piovana, che non contiene né calcare né cloro, per le cassette dei WC,
l’innaffiamento delle aree verdi, il lavaggio di veicoli e superfici pavimentate. La si convoglia dalle
grondaie in appositi serbatoi da interro - dotati di filtri, dispositivi di “troppo pieno” ecc. - e da qui la
si preleva.
FRANGIGETTO
Conosciuto anche con i nomi di “rompi getto”, “aeratore”, “riduttore di flusso” è un apparecchio a
valvola che viene avvitato alla parte finale dei rubinetti. Scompone l’acqua in piccole particelle e la
miscela con aria prima di farla uscire. Si ottiene un getto consistente e confortevole, con un risparmio di
acqua fino al 40-50%. Alcuni modelli permettono di mantenere costante la portata del getto, qualunque
sia la pressione della rete. Ne esistono anche per la doccia, già provvisti di ghiera metallica da avvitare al
tubo o al flessibile. Devono essere smontati e puliti regolarmente, per evitare che l’accumulo di sedimenti
favorisca la formazione di batteri.
RUBINETTI
Alcuni rubinetti di ultima generazione permettono di limitare il consumo di acqua grazie a sistemi di
erogazione regolabile o differenziata per entità di flusso predefinito (minimo, massimo) e di riduzione
di portata.
•
Miscelatore monocomando “eco”. Sono regolati ad hoc in fabbrica per ridurre il consumo o hanno
particolari cartucce con la duplice funzione di limitare la temperatura massima erogabile e modulare
la portata d’acqua ai livelli di massima economicità (fino al 33% di risparmio di acqua calda).
•
•
Chiusura automatica. Interrompe il flusso, dopo un tempo predefinito oppure tramite un sensore
che rileva il fabbisogno, con una riduzione dei consumi fino al 70%. Sono consigliabili in modo
particolare per i servizi igienici utilizzati da una pluralità di utenti (es. ristoranti).
Miscelatori termostatici a basso consumo. La termoregolazione è automatica, senza intervento
dell’utente: l’acqua è subito alla temperatura desiderata e rimane costante senza variazioni di
pressione. Esistono anche dispositivi di limitazione automatica di temperatura (38 °C - 40 °C)
e flusso (rimuovibile manualmente).
NUOVI RUBINETTI: RISPARMIO D’ACQUA E SALUTE
Se state scegliendo nuovi rubinetti per la vostra struttura, oltre al risparmio di acqua, controllate anche
la loro possibile tossicità. I rubinetti tradizionali in ottone infatti contaminano l’acqua erogata con
nichel (utilizzato nella fase di lavorazione) e piombo (presente nella lega dell’ottone), inquinanti e
tossici per l’organismo umano. Il piombo è particolarmente pericoloso per i bambini e il loro sviluppo
psico-fisico; il nichel, che può provocare allergie da contatto e ingestione. Cercate rubinetti “atossici”,
che ne rilasciano quantità minime, al di sotto dei valori raccomandati dall’Organizzazione Mondiale
della Sanità.
SOFFIONI DOCCIA
SCIACQUONI PER I WC
I modelli più recenti sono disegnati e realizzati con forme speciali, che sfruttano al massimo la gettata e il
flusso dell’acqua, richiedendo, in alcuni casi, solo 4 litri rispetto ai 9 -16 litri dei modelli tradizionali. Nella
maggior parte di quelli in commercio è comunque inserito il dispositivo a “doppio tasto”, cioè con due
opzioni di volumi di scarico: per esempio 3/6 litri o 4/9 litri, ecc.
Se le cassette attualmente in dotazione nella vostra struttura sono tradizionali - quindi senza regolazione
- potete installare dispositivi per differenziare o interrompere il flusso dello scarico, senza nessuna opera
muraria, anche nel caso di cassetta esterna con pulsante a muro.
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
Come abbiamo visto, la quota maggiore (37%) dei consumi idrici di un albergo è dovuta alle camere
e su questa incide soprattutto l’uso delle docce. Vediamo quindi, tra i modelli in commercio, i soffioni
doccia che permettono di ridurre maggiormente i consumi.
•
Regolatore di portata. Integrato nel corpo della doccetta permette la regolazione della quantità
di flusso, con un calo dei consumi anche fino al 50%, indipendentemente dalla pressione e
senza perdita di comfort. È possibile installarlo anche su impianti esistenti, montandoli tra la
rubinetteria della doccia e il tubo flessibile.
•
Aspirazione dell’aria o “doccetta aerata”. Un ugello all’interno della doccetta aspira aria e la mescola
al getto, accelerandone il flusso e diminuendo la quantità d’acqua fino al 50%.
•
Tasto “risparmio” o soffione a doppio getto. Con un pulsante sull’impugnatura della doccia o
ruotandone la testa si può passare dal getto normale al getto “risparmio”, con una riduzione
di portata fino al 50%.
Un aiuto all’acquisto. Un elenco di rubinetti e soffioni doccia a basso consumo disponibili sul mercato
europeo è pubblicato sulle pagine internet dell’UFE (Ufficio Federale dell’Energia svizzero). Si veda il
capitolo “Per saperne di più”.
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DETERGENTI E DETERSIVI: CONCILIARE PULIZIA E AMBIENTE NATURALE
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
I detergenti - che siano per ambienti, lavatrici o lavastoviglie - generano impatti sia durante la produzione
sia dopo l’utilizzo, perché contengono sostanze tossiche o inquinanti - anche a basse concentrazioni
- che attraverso gli scarichi vengono immesse nell’ambiente acquatico, con conseguenze dirette sulla
fauna ittica e sugli altri organismi acquatici. Possono avere effetti nocivi anche sulle persone: per questo
non dovrebbero contenere sostanze che diventino pericolose se inalate o toccate.
Un aiuto per scegliere il detersivo meno dannoso e inquinante è dato dalla “Scheda dati di sicurezza
dei prodotti” che - tra le altre informazioni - riporta gli ingredienti e i relativi pericoli e che i produttori
sono obbligati a rendere disponibile.
Orientatevi quindi su prodotti che non contengano ad esempio - ma l’elenco non è esaustivo: Alchil
ammina di cocco quaternaria etossilata; Alchibenzosolfato di sodio o alchibenzosolfonato sodico;
Antischiuma; Benzalconio cloruro; Carbopol (carbomer); Dietanolammide di cocco; EDTA Acido
Etilendiammino tetracetico; Formaldeide; Perborato di sodio; Sbiancanti ottici; Siliconi; Sodium
Hydroxymethylglicinate; TKKP (Tetra potassio pirofosfato); Zeolite A. Preferite inoltre prodotti in cui i
fosfati (acido fosforico, acido ortofosforico) non sono presenti o ci sono in percentuali basse. Esaminate
anche il punto della Scheda dedicato alle “Informazioni ecologiche”. Verificate infine che non siano
riportate le seguenti frasi di rischio: R31, R40, R45, R46, R49, R68, R50 +53, R51 +53, R59, R60, R61,
R62, R63, R64.
La lettura della Scheda, come dell’etichetta sulle confezioni, può essere complicata. Se volete indirizzarvi
con sicurezza sui prodotti con il minor impatto ambientale e minori rischi per la salute, ricercate quelli
con marchi ecologici che garantiscono il rispetto dei principali requisiti per l’intero ciclo di vita del
prodotto (fabbricazione / utilizzo / smaltimento).
I disinfettanti, infine, particolarmente pericolosi perché contengono cloruri, devono essere utilizzati solo
dove necessario per conformarsi alle disposizioni di legge in materia di igiene.
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RICIRCOLO DELL’ACQUA
Un problema che si può rilevare, ad esempio, nelle strutture ricettive è la lontananza tra caldaia e
rubinetti dell’acqua calda delle camere. Oltre una certa distanza infatti la prima acqua che esce non è
alla temperatura voluta, quindi l’ospite la fa scorrere in attesa di quella calda. Quando poi il rubinetto
viene chiuso, l’acqua calda che nel frattempo è stata prelevata dalla caldaia rimane nelle condutture,
raffreddandosi senza essere usata.
Il ricircolo d’acqua ovvia al problema: una pompa mantiene in temperatura tutto il circuito di
distribuzione, riducendo il ritardo e rimandando in circolo l’acqua calda non utilizzata. Può essere
continuo o regolato, ad esempio da unità di controllo e miscelatori termostatici o valvole a richiesta.
Solitamente è necessario un circuito idraulico dedicato, ma esistono sul mercato soluzioni che
permettono di utilizzare le tubazioni esistenti.
I consumi elettrici dipendono dai modelli e dal sistema nel suo complesso: quelli a ricircolo continuo sono
meno efficienti; lo sono di più quelli con sensore termostatico, che si attivano solo quando la temperatura
nelle condutture scende al di sotto di un valore impostato. Uno studio2 ha stimato i consumi tra 216 kWh/
anno (sistemi attivati dall’utente alla richiesta) e 2.414 kWh (sistemi in continuo), ritenendo comunque il
ricircolo efficace anche economicamente, tenuto conto del valore economico dell’acqua risparmiata e del
minore consumo per il suo riscaldamento.
2 “The Allen Consulting Group”, novembre 2009.
ELETTRODOMESTICI
Se state per comprare una lavatrice o una lavastoviglie, controllate i consumi di acqua per ciclo di lavaggio
sull’etichetta energetica. Considerate ad esempio che per una lavatrice di classe A è intorno a 50 - 60 litri
per ciclo di lavaggio (in caso di ciclo normale cotone a 60°C), contro i 100 litri dei modelli più vecchi; le più
efficienti consumano poco più di 6 litri per chilo. Una lavastoviglie nuova consuma tra 8 e 15 litri, cioè circa 1
litro per coperto, rispetto ai 30 - 40 litri delle più vecchie.
Un aiuto all’acquisto. Un’indicazione del consumo d’acqua dei più diffusi modelli di lavatrici e
lavastoviglie presenti sul mercato europeo è pubblicato sulle pagine internet dell’Environment Agency
del Regno Unito. Si veda il capitolo “Per saperne di più”.
IL CASO TIPO DI UNA STRUTTURA ALBERGHIERA
Il caso. Un albergo con 20 camere (40 posti letto) che registra 7.000 presenze all’anno.
L’intervento. Sostituzione dei soffioni doccia di ciascuna stanza con un modello più ecologico. Il consumo
medio dei soffioni attuali è 18 litri al minuto, mentre i nuovi ne richiedono 8. Ipotizzando che ogni ospite
faccia una doccia al giorno, per un tempo medio di 5 minuti, si ottiene il seguente risparmio:
Consumo annuo prima dell’intervento: 7.000 docce x 5 min x 18 l/min = 630.000 l -
Consumo annuo dopo dell’intervento: 7.000 docce x 5 min x 8 l/min = 280.000 l =
Risparmio idrico annuo:
350.000 l = 350 mc
Risparmio economico acqua3:
Risparmio economico gas metano :
RISPARMIO TOTALE
441,00 euro/anno +
1.141,88 euro/anno =
1.582,88 euro /anno
Con un costo di 60 euro per ciascun soffione, l’investimento totale di 1.200 euro è completamente recuperato
in meno di un anno. Installando sistemi di ricircolo e termoregolazione, è possibile evitare 14 secondi di
attesa media della temperatura ottimale5, pari quindi - per il nostro albergo - a 98.000 secondi (1.633
minuti, cioè più di 27 ore), con un risparmio di 13.066 l/anno (circa 13 mc) di acqua e di 16,46 euro.
3 Costo acqua: 1,26 euro/mc compresa quota per acquedotto, fognatura e depurazione (Fonte: Cittadinanzattiva - Osservatorio
prezzi e tariffe, 2009; media tra province di Alessandria e Vercelli).
4 Costo medio metano: 0,725 euro/mc (Fonte: Centro Tutela Consumatori Utenti, ottobre 2010). Si assume un fabbisogno di
4,5 mc di metano per mc di acqua.
5 “The Allen Consulting Group”, op. cit.
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
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Per saperne di più
Dall’Unione Europea e le norme italiane
L. 136/1983, “Biodegrabilità dei detergenti sintetici”
L. 7/1986, “Provvedimenti urgenti per il contenimento dei fenomeni di eutrofizzazione”
D.M. 413/1988, “Riduzione della percentuale di fosforo nei preparati per lavare”
Direttiva 1999/45/CE (ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative degli Stati membri per:
classificazione, imballaggio ed etichettatura dei preparati pericolosi)
Direttiva 2001/58/CE (informazione sui preparati pericolosi (art. 14 Direttiva 1999/45/CE) e sostanze pericolose (art. 27 Direttiva
67/548/CEE, Schede dati di sicurezza)
Decreto del Ministero della Salute del 7 settembre 2002: “Recepimento della direttiva 2001/58/CE riguardante le modalità della
informazione su sostanze e preparati pericolosi immessi in commercio”
Decisione della Commissione del 29 novembre 2002 (criteri ecologici per l’assegnazione del marchio comunitario di qualità
ecologica ai detersivi per lavastoviglie e modifica la decisione 1999/427/CE)
Decisione della Commissione del 14 febbraio 2003 (criteri ecologici per l’assegnazione del marchio comunitario di qualità ecologica
ai detersivi per bucato e modifica la decisione 1999/476/CE)
Regolamento n. 648/2004/CE (relativo ai detergenti)
Decisione della Commissione del 23 marzo 2005 (criteri ecologici per l’assegnazione del marchio comunitario di qualità ecologica
ai detergenti multiuso e per servizi sanitari).
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
Le pubblicazioni
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E. Cimatti, G. Bortone, T. Draghetti, “Il risparmio dell’acqua in casa: componentistica idrosanitaria”, Regione Emilia-Romagna Direzione Generale Ambiente e Difesa del Suolo e della Costa - Servizio Tutela e Risanamento Risorsa Acqua, http://www.regione.
emilia-romagna.it/wcm/acquarisparmio/sezioni_laterali/fonti_informazione/documenti/quaderno/QuadernoRisparmioCasa.pdf
EnergieSchweiz, “Divertimento acquatico per il corpo, lo spirito e il clima”, 2009, http://www.bfe.admin.ch/php/modules/
publikationen/stream.php?extlang=it&name=it_537355800.pdf
ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, “Guida Ecolabel 2008. Prodotti e servizi con il marchio Ecolabel
europeo in Italia”, http://www.apat.gov.it/certificazioni/site/_files/Ecolabel/Ecolabel_Guida.pdf
Officina Naturae, “Biodizionario per una consapevole comprensione degli ingredienti descritti nelle etichette dei detergenti
convenzionali e naturali”, http://www.officinanaturae.com/guide/biodizionario.pdf
Provincia di Rimini, Assessorato al Turismo, “T.04 - Acquisti ecologici per gli alberghi”, Progetto Life Ambiente, novembre 2002
The Allen Consulting Group, “WELS Expansion - Hot Water Circulators”, novembre 2009, http://www.waterrating.gov.au/
publications/pubs/wels-expansion-hot-water-circulators.pdf
UK Environment Agency, “Conserving water in buildings”, http://publications.environment-agency.gov.uk/pdf/GEHO1107BNJRE-E.pdf
UK Environment Agency, “Harvesting rainwater for domestic uses: an information guide”, http://publications.environment-agency.
gov.uk/pdf/GEHO1110BTEN-E-E.pdf
I siti internet
http://www.ecosmes.net/cm/index-EP, EcoSMEs (Services for Green Products), Progetto finanziato dalla Commissione Europea
http://www.apat.gov.it/certificazioni/site/it-it/Ecolabel/, ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale Comitato Ecolabel Ecoaudit
http://www.bfe.admin.ch/energielabel/index.html?lang=it, UFE Ufficio Federale dell’Energia svizzero - LabelEnergia
http://www.ukrha.org/, UK Rainwater Harvesting Association
http://www.waterrating.gov.au/, Water Efficiency Labelling and Standards (WELS) Scheme
http://waterwise.sebenza-hosting.com/, Waterwise (Reducing Water Wastage in the UK)
Rubinetti
http://www.bfe.admin.ch/energielabel/01680/index.html?lang=it&dossier_id=02115, Miscelatore monocomando “eco”
http://www.bfe.admin.ch/energielabel/01682/index.html?lang=it&dossier_id=02117, Chiusura automatica temporizzata
http://www.bfe.admin.ch/energielabel/01681/index.html?lang=it&dossier_id=02116, Miscelatori termostatici a basso consumo
Doccette a basso consumo
http://www.bfe.admin.ch/energielabel/01679/index.html?lang=it&dossier_id=02100
Lavatrici
http://www.waterwise.org.uk/reducing_water_wastage_in_the_uk/house_and_garden/choosing_a_washing_machine.html
Lavastoviglie
http://www.waterwise.org.uk/reducing_water_wastage_in_the_uk/house_and_garden/choosing_a_dishwasher.html
Prodotti a basso consumo idrico certificati secondo lo schema australiano Water Efficiency Labelling and Standards (WELS)
Scheme
http://www.environment.gov.au/wels_public/productSearch.do
LA LUCE AL TOP DEI CONSUMI
Il consumo di energia elettrica per ciascun ospite di una struttura ricettiva alberghiera è pari almeno a
quattro volte quello medio per persona in ambito residenziale; è maggiore negli esercizi di categoria più
elevata, perché connesso a servizi quali aria condizionata e minibar in camera, aree fitness, sauna, ecc. Tra
tutti i dispositivi elettrici, i sistemi di illuminazione generano i maggiori consumi di energia. In un albergo,
ad esempio, possono pesare per circa il 45% del totale, come si vede nella figura: questo perché spesso
negli spazi comuni e di passaggio la luce rimane accesa durante la notte e in alcuni casi anche di giorno.
SFRUTTARE LA LUCE NATURALE, INTEGRARE CON QUELLA ARTIFICIALE
Se avete un’attività già avviata può non essere convenente dal punto di vista dei costi agire sulla posizione
di interruttori, plafoniere o sul rapporto con la luce naturale. In questi casi, concentratevi sulla scelta degli
apparecchi illuminanti (lampade), delle sorgenti luminose (lampadine) e sulla loro manutenzione.
Chi invece sta avviando la propria azienda in una nuova struttura o ristrutturandone una esistente
ha maggiori possibilità di azione e quindi di ottenere, anche con il supporto di un esperto, notevoli
economie in fase di esercizio.
Il primo passo è sfruttare al massimo l’apporto di luce naturale, tenendo conto dell’orientamento
dell’edificio e dell’utilizzo degli ambienti. In generale è bene utilizzare colori chiari per le superfici interne,
per incrementare la riflessione della luce nella stanza; nel caso di locali privi di aperture o con finestre
molto piccole si può comunque fruire della luce del sole, con i lucernari tubolari che la convogliano dal
tetto agli interni. (cfr. riquadro “I lucernari tubolari: la luce naturale anche in mancanza di finestre”).
Un aspetto importante riguarda l’impianto d’emergenza, che permette - in caso di necessità - l’esodo
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
È quindi molto importante soffermarsi su ciò che permette di ottimizzare l’illuminazione degli ambienti interni,
con conseguenti vantaggi ambientali ed economici. Sono azioni che potete mettere in atto in ogni momento:
se state progettando ex novo la vostra attività, in caso di ristrutturazione e nella manutenzione ordinaria.
Vediamo dunque come e dove si può intervenire: dalla progettazione dell’illuminazione fino allo
smaltimento delle apparecchiature non più funzionanti.
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senza panico, segnalando il percorso fino a un luogo sicuro. Qui si usano appositi “apparecchi di
emergenza”, dotati di autonomia energetica, garantita da batterie nella lampada stessa o da una
sorgente centralizzata. Per ridurre i consumi, l’attenzione va posta ai giusti livelli di illuminamento
e all’efficienza luminosa; per evitare di sovra dimensionare le batterie, occorre ricordare che spesso
queste lampade sono perennemente alimentate.
LA LUCE NATURALE ANCHE IN MANCANZA DI FINESTRE
Gli ambienti senza affaccio all’esterno o con un’illuminazione naturale non sufficiente (per esempio corridoi o
ampie sale di un ristorante), se ai piani alti dell’edificio, possono essere illuminati “portando” dal tetto la luce
del sole tramite camini di luce (o lucernari tubolari).
Come funzionano. Si installa sul tetto una cupola, simile a quella dei lucernari tradizionali, ma dotata di un
captatore (dispositivo ottico a lente prismatica); a questa è collegato un condotto tubolare rivestito all’interno
di materiale ultra riflettente, che conduce la luce solare anche a grandi distanze. All’estremità del percorso una
plafoniera, generalmente a soffitto e dotata di dispositivi per aumentare la luminosità, illumina il locale.
Cosa si ottiene. Si ha un buon livello luminoso, con perdite minime anche in situazioni non ottimali (giornate
nebbiose o piovose, prime ore del mattino e tarda sera, ecc.). La resa cromatica è paragonabile a quella
naturale, privata però della componente ultravioletta, filtrata dalla calotta. Gli ultravioletti, infatti, possono
causare danni col tempo; ad esempio, lo scolorimento degli arredi. Ogni elemento può fornire luce a un
ambiente fino a circa 50 m². Può essere utilizzato anche di notte installandovi all’interno una lampadina.
Installazione. È abbastanza semplice: il tubo solare può seguire angolazioni e aggirare ostruzioni del solaio,
travi del sottotetto o altri ostacoli.
Costi e risparmi. Un lucernario tubolare con captatore esterno e cupolino, tunnel di circa 2 m con due curve
regolabili e plafoniera interna, idoneo ad illuminare circa 30 m² costa tra 300 euro e 450 euro, esclusa IVA e
montaggio. Il risparmio energetico per lo sfruttamento dell’illuminazione diurna può essere molto consistente1.
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
1 Fonte costi: VELUX, Listino Prezzi 2010.
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LE SORGENTI LUMINOSE: LA SCELTA GIUSTA
A OGNI AMBIENTE LA SUA LUCE
Ogni ambiente ha la necessità di avere la quantità e il tipo di luce appropriata all’attività svolta: può essere più
bassa per i corridoi di transito, le camere di un albergo e le zone di relax e conversazione, deve essere maggiore
nei servizi igienici e nelle sale pranzo, come in ambienti destinati alla lettura o al lavoro.
I parametri che vi consentiranno sia di risparmiare sia di offrire il miglior comfort visivo ai vostri ospiti, sono:
•
Efficienza luminosa. Più è elevata, maggiore è il risparmio energetico, perché a parità di luce, sarà
assorbirà meno potenza elettrica.
•
Tonalità di luce. È l’aspetto cromatico della luce: si parla di tonalità calda, bianca o fredda. È espressa in gradi
Kelvin (K). Un valore basso indica tonalità calde, preferibili con livelli di illuminamento ridotto; dove invece
questo deve essere elevato sono consigliabili valori maggiori (tonalità bianca, fredda). La scelta inoltre spesso
dipende dal gusto personale, dall’architettura degli ambienti e dalla percezione soggettiva. In generale le sale
di un ristorante hanno una luce calda (2.500-2.700 K) per far percepire un’atmosfera conviviale, mentre una
luce più “bianca” (2.700-3.500 K) fornisce una sensazione di comfort adatta alla camera di un albergo.
•
Indice di resa cromatica. Più è alto (valori tra 0 e 100) più i colori percepiti si accostano a quelli reali.
Un buon livello è 80, che per la norma EN 12464-1 è il livello minimo nei locali in cui si lavora per
lunghi periodi (come la cucina di un ristorante).
•
Vita utile della lampadina. Espressa in ore di funzionamento.
QUALE SORGENTE LUMINOSA? CONSIGLI2 PER LE LAMPADINE
Dal luglio 2002 per le lampadine di uso domestico è obbligatoria l’etichetta energetica, stampata
sugli imballaggi. Indica la classe energetica che va dalla A (molto efficiente) alla G (poco efficiente).
Le lampadine a risparmio di energia rientrano in A e B, le alogene prevalentemente in D e quelle
a incandescenza in E e F. Queste ultime sono ormai quasi scomparse dal mercato, per effetto del
Regolamento 244/2009/CE.
Le lampadine fluorescenti compatte sono in generale la soluzione più efficiente ed economica:
garantiscono ottimi risultati in termini di risparmio energetico e di durata, hanno una resa cromatica
del tutto equivalente a quelle a incandescenza, ma con consumi decisamente minori (tra il 60% e
l’80% di risparmio) e durata fino a 10 volte maggiore.
Le lampadine a scarica - ad alogenuri metallici o ai vapori di sodio ad alta pressione - possono essere la scelta
giusta in ambienti particolari, come le piscine coperte o scoperte, o le aree di parcheggio.
I LED (“Light Emitting Diodes”, cioè diodi ad emissione di luce) rappresentano una tecnologia in forte
espansione. Presentano numerosi vantaggi: il risparmio energetico, consumano infatti l’80% in meno
delle lampadine a incandescenza; la lunga durata, superiore alle 50.000 ore, una volta e mezza un
lampada fluorescente compatta integrata; le dimensioni ridotte, di particolare interesse per le insegne
luminose o la tracciatura di vie di fuga, ma applicabili anche per l’illuminazione di interni.
I SISTEMI DI CONTROLLO PER L’ILLUMINAZIONE ARTIFICIALE
2 Consultate anche i siti promossi dalla Commissione Europea, dove sarete guidati passo passo nella scelta. Ad esempio:
http://ec.europa.eu/energy/lumen/wizard/index_it.htm (Programma Lampadine a Basso Consumo)
http://www.eu-greenlight.org/What-to-do/what_CosaFare.htm (Programma GreenLight)
3 Fonte: EU GreenLight Program.
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
Può risultare vantaggiosa l’installazione di sistemi di controllo e regolazione automatici della luce
artificiale, che in alcuni casi sono semplici e poco costosi.
•
Interruttori manuali localizzati. Permettono la regolazione personalizzata dell’illuminazione,
ottenendo il livello desiderato, ad esempio dall’ospite in camera o in una sala lettura o relax
multi postazione. Consentono inoltre, suddividendo il locale in aree con analoghe necessità di
illuminazione e tenendo conto di quella diurna, di illuminarne solo una parte o con livelli diversi.
•
Rilevatori di presenza con sensore. Adatti ad ambienti a presenza variabile o intermittente, quali
i WC comuni, corridoi e luoghi di passaggio, parcheggi. Attenuano o annullano l’illuminazione
dopo un certo tempo in cui non rilevano occupanti. Il risparmio di energia varia a seconda dei
sensori, ma generalmente si aggira tra il 35% e il 45%3. Vanno usati con lampadine che non
hanno bisogno di un periodo di preriscaldamento per emettere la luce, come per esempio i LED.
•
Rilevatori di presenza con sistemi di automazione. Applicabile nelle camere d’albergo; le luci si
spengono automaticamente quando l’ospite, uscendo, disinserisce la chip card.
•
Timer. L’accensione o lo spegnimento vengono programmati a un orario stabilito, secondo le
esigenze dell’ambiente.
•
Sensori fotoelettrici. Attivano automaticamente l’illuminazione artificiale quando inizia ad essere buio
e viceversa la disattivano. Alcuni dispositivi modulano anche il livello di illuminazione a seconda della
quantità di luce naturale (dimming). Il risparmio in questo caso può essere compreso tra il 30% e il 60%.
51
LA MANUTENZIONE
Le buone norme di ordinaria manutenzione sono valide per tutti i casi: la regolare pulizia di lampadine,
lampadari o paralampada evita infatti che la polvere ostacoli il flusso luminoso. Ricordate comunque che il
flusso delle fluorescenti tende a diminuire con il tempo: la lampadina consuma la stessa quantità di energia
elettrica, ma la luce sarà progressivamente minore. Dopo un certo periodo, la loro sostituzione può quindi
essere economicamente vantaggiosa, anche se ancora funzionanti.
LO SMALTIMENTO DELLE LAMPADINE
Le lampadine fluorescenti compatte rappresentano un rifiuto pericoloso, perché contengono mercurio:
vanno raccolte in maniera differenziata nelle isole ecologiche comunali attrezzate. Per trovare quella
più vicina, visitate il sito www.cdcraee.it (sezione “Comuni”) o chiedete informazioni direttamente al
vostro Comune.
Ricordate che dal 18 giugno 2010 in caso di nuovi acquisti i rivenditori sono obbligati a ritirare la
lampadina non più funzionante (una per ognuna di quelle acquistate). Non sono soggette a raccolta
differenziata le lampadine ad incandescenza, quelle alogene e i LED.
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
IL RINNOVO DELL’IMPIANTO: QUALI VANTAGGI
52
Il tempo di ritorno del vostro investimento e il risparmio che potete ottenere dipendono da alcune
variabili: le lampadine che avevate prima, quelle che avete scelto in sostituzione e per quante ore
è in funzione ciascun punto luce. Avrete la maggiore convenienza se cambierete lampadine a
incandescenza con quelle a risparmio energetico, per esempio le fluorescenti compatte: il risparmio
energetico, a parità di flusso luminoso, può essere dell’80%, con un tempo di ritorno raramente
superiore all’anno.
È possibile stimare un risparmio medio, a fine vita di ciascuna lampada fluorescente compatta (anche
15.000 ore, contro le 1.000 di una lampadina ad incandescenza) non inferiore a 80 euro.
Se sostituite lampadine alogene tradizionali con alogene a risparmio energetico, i consumi di energia
scenderanno del 20-30%.
QUANDO “IL GIOCO VALE LA CANDELA”… UN ESEMPIO CONCRETO
Il caso. Un albergo di due piani, più piano terra per reception e sala bar/ristorante.
L’intervento. Sostituzione degli apparecchi di illuminazione inefficienti delle zone di passaggio e
comuni.
La situazione di partenza. 8 punti luce per ciascun corridoio ai piani con lampade alogene da 35 W. 25
punti luce tra reception e sala bar/ristorante con lampade alogene da 20 W.
La soluzione scelta. Lampade LED di pari intensità luminosa, con potenza di 7 W per i corridoi e 4 W
per le zone comuni del piano terra.
Vediamo i costi ambientali ed economici delle due situazioni e i vantaggi che si ottengono col passaggio
alle nuove lampadine, in un periodo di otto anni, pari alla vita utile dei LED.
I consumi
PIANO TERRA
Consumo unitario
PIANO PRIMO E SECONDO
Alogene
LED
Alogene
LED
25 x 20 = 500 W
25 x 4 = 100 W
16 x 35 = 560 W
16 x 7 = 112 W
2.500 kWh
500 kWh
2.800 kWh
560 kWh
Consumo annuo (per 5.000 ore/anno)
Costo annuo consumi
Costo totale consumi
450 €
90 €
504 €
100 €
3.600 €
720 €
4.032 €
800 €
Le lampadine
PIANO TERRA
Costo iniziale
Durata di vita media
Alogene
LED
Alogene
LED
25 x 6 = 150 €
25 x 40 = 1.000 €
16 x 6 = 96 €
16 x 50 = 800 €
4.000 ore (<1 anno)
40.000 ore (8 anni)
4.000 ore (<1 anno)
40.000 ore (8 anni)
10
----
10
----
1.500 €
1000 €
960 €
800 €
N° sostituzioni in 8 anni
Costo totale lampadine
PIANO PRIMO E SECONDO
I vantaggi economici
PIANO TERRA
Alogene
PIANO PRIMO E SECONDO
LED
Alogene
LED
Costo totale consumi
3.600 €
720 €
4.032 €
800 €
Costo totale lampadine
1.500 €
1.000 €
960 €
800 €
Costo totale: consumi + lampadine
5.100 €
1.720 €
4.992 €
Differenza costi
-3.400 €
1.600 €
-3.392 €
PIANO TERRA
PIANO PRIMO E SECONDO
Alogene
LED
Alogene
LED
Emissioni equivalenti annue CO2
1.235 kg
247 kg
1.383 kg
277 kg
Emissioni equivalenti totali CO2
9.880 kg
1.976 kg
11.604 kg
Differenza emissioni equivalenti CO2
- 7.904 kg (- 7,9 t)
2.216 kg
- 9.388 kg (-9,4 t)
Fonte costi: PHILIPS, Lampade ed accessori Edizione 2010, Listino prezzi al commercio n° 18 del 22 febbraio 2010; MAZDA, Lampade
2010, Catalistino n° 18 del 19 aprile 2010; OSRAM, Listino prezzi Italia. Edizione 2010, numero 10, in vigore dal 3 maggio 2010.
Il risparmio complessivo al termine della vita delle lampade LED è di circa 7.000 euro e di 17 tonnellate
equivalenti di anidride carbonica non emesse in atmosfera. L’intervento comporta un costo iniziale per le
nuove lampadine di circa 1.600 euro, che tuttavia è compensato dal risparmio ottenuto in un paio di anni.
La sostituzione degli apparecchi di illuminazione con sistemi di nuova generazione può essere effettuata
a costo zero: alcune aziende specializzate offrono questo servizio in cambio di un canone annuo pari a
una quota del risparmio energetico ottenuto; in più per tutta la durata del servizio si usufruisce della
manutenzione completa dell’impianto.
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
I vantaggi ambientali
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Per saperne di più
Dall’Unione Europea e le norme italiane
Direttiva 98/11/CE (modalità di applicazione della Direttiva 92/75/CEE per l’etichettatura indicante il consumo di energia delle lampade
per uso domestico)
Direttiva 2005/32/CE (specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti che consumano energia e modifica Direttive 92/42/
CEE, 96/57/CE e 2000/55/CE)
Decreto Legislativo 151/2005 (Attuazione Direttive 2002/95/CE, 2002/96/CE e 2003/108/CE: riduzione sostanze pericolose nelle
apparecchiature elettriche ed elettroniche e smaltimento)
Direttiva 2009/125/CE (specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia)
Regolamento (CE) n. 244/2009 (modalità di applicazione Direttiva 2005/32/CE per specifiche di progettazione ecocompatibile delle
lampade non direzionali per uso domestico)
Regolamento (CE) n. 245/2009 (modalità di esecuzione Direttiva 2005/32/CE per le specifiche di progettazione ecocompatibile di
lampade fluorescenti senza alimentatore integrato, lampade a scarica ad alta intensità e di alimentatori e apparecchi di illuminazione
in grado di far funzionare tali lampade, abrogante la Direttiva 2000/55/CE )
Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 65/2010 (modalità semplificate di gestione dei rifiuti di apparecchiature
elettriche ed elettroniche (RAEE) da parte dei distributori e degli installatori (AEE), nonché dei gestori dei centri di assistenza tecnica)
Le pubblicazioni
Commissione Europea, “Documento di lavoro dei servizi della Commissione Europea che accompagna il Regolamento della Commissione
recante modalità di applicazione della Direttiva 2005/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in merito alle specifiche per la
progettazione ecocompatibile delle lampade non direzionali per uso domestico - Sintesi della valutazione di impatto”, marzo 2009
M. Demattio, “Hotel - Grandi divoratori di energia”, in KlimaHaus | CasaClima, 02/2010
ENEA, “Risparmio energetico con l’illuminazione”, Opuscoli Sviluppo Sostenibile n. 5, 2008, http://www.enea.it/produzione_scientifica/
pdf_op_svil_sost/Op5.pdf
ENEA, “L’etichetta energetica”, Opuscoli Sviluppo Sostenibile n. 24, 2003, http://www.enea.it/produzione_scientifica/pdf_op_svil_sost/Op24.pdf
ENEA, WWF, “Risparmio ed efficienza energetica in casa”, http://generazioneclima.wwf.it/pdf/manualetto.pdf
A. Farra, D. Pasini, “L’energia furba. Guida al risparmio energetico”, http://www.federconsumatori-fvg.it/docs/Guida-ENERGIA.pdf)
S. Sibilio, A. D’Agostino, M. Fatigati, M. Citterio, “Ricerca Sistema Elettrico. Valutazione dei consumi nell’edilizia esistente e benchmark
mediante codici semplificati: analisi di edifici residenziali”, Report ENEA RSE/2009/115, marzo 2009, http://www.enea.it/attivita_
ricerca/energia/sistema_elettrico/Governance/RSE115.pdf
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
I siti internet
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www.aidiluce.it, AIDI (Associazione Italiana di Illuminazione)
www.assil.it, ASSIL (Associazione Nazionale Produttori Illuminazione)
www.cdcraee.it, Centro di Coordinamento RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche)
www.celma.org, CELMA (Federation of National Manufacturers Associations for Luminaires and Electrotechnical Components for Luminaires)
http://ec.europa.eu/energy/lumen/index_it.htm, Commissione Europea – Lampadine a basso consumo
http://www.eu-greenlight.org/index.htm, Commissione Europea - The European Greenlight Programme:
www.ecolamp.it, ECOLAMP (Consorzio Ecolamp per il Recupero e lo Smaltimento di Apparecchiature di Illuminazione)
http://www.lampadine-efficienti.com, Iniziativa di comunicazione promossa dal Gruppo Sorgenti di Assil
ELETTRODOMESTICI ED ETICHETTA ENERGETICA
Gli elettrodomestici sono tra i protagonisti del consumo energetico di un’azienda turistica. La gamma
è varia: da apparecchiature strettamente professionali (cucina di un ristorante), ad altre che potremmo
ritrovare nelle nostre case, come lavatrici, lavastoviglie, televisori, condizionatori, frigobar ecc.
Si esaminano quindi elettrodomestici professionali e di uso corrente anche nelle abitazioni. Per
questi ultimi è di grande aiuto l’etichetta energetica (o “energy-label”): chiunque negli ultimi tempi
abbia acquistato un elettrodomestico l’avrà trovata tra le caratteristiche del prodotto. La sua prima
applicazione, che deriva da Direttive Comunitarie, risale al 1995 e riguardava frigoriferi e congelatori;
gradualmente l’abbiamo vista comparire sugli altri elettrodomestici e passare poi su fonti di
illuminazione ed edifici.
Questo sistema rende più semplice tenere conto degli effetti ambientali ed economici legati al consumo
di energia elettrica.
L’etichetta infatti riporta la “classe di efficienza energetica”, espressa con una lettera che va dalla A
(minori consumi) alla G (elettrodomestici più energivori). Troviamo inoltre il consumo di energia (kWh) e
caratteristiche tecniche che possono incidere sui consumi: per esempio, per le lavatrici e le lavastoviglie,
la classe di efficienza di prestazione (qualità del lavaggio) e il consumo d’acqua per ciclo di lavaggio.
Laddove applicabile, è riportato anche il marchio di qualità ecologica europeo Ecolabel (basso impatto
ambientale per l’intera vita del prodotto, dalla fabbricazione allo smaltimento).
Per le apparecchiature professionali in uso nelle strutture turistiche non esiste una simile catalogazione:
si può tuttavia confrontare le specifiche indicate nelle schede tecniche di diversi modelli e costruttori
e orientarsi di conseguenza.
Per ridurre i consumi delle apparecchiature elettriche non è necessaria la realizzazione di nuovi impianti
o interventi importanti nella struttura. Si può agire gradualmente, nel momento in cui occorre sostituire o
introdurre un macchinario, scegliendo il modello più adatto e l’installazione più opportuna. Il contenimento
dei consumi - non va dimenticato - si realizza anche durante la vita dell’apparecchio, con il giusto utilizzo e la
necessaria manutenzione.I benefici saranno anche economici, per i minori costi gestionali: ad esempio nelle
strutture ricettive dotate di condizionatori, dove i loro consumi possono incidere per il 20-30% del totale.
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
L’etichettatura - insieme con le detrazioni fiscali per l’acquisto di elettrodomestici di elevata efficienza
energetica - ha favorito lo sviluppo tecnologico e l’ingresso sul mercato di prodotti con consumi sempre
più contenuti; sono state così introdotte, per alcuni elettrodomestici, classi di efficienza maggiore della
A, contrassegnate con A+ e A++.
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DAL CONSUMO AL RISPARMIO…
Quali sono i principali accorgimenti che potete mettere in atto sia al momento dell’acquisto (cosa
scegliere e come installare), sia durante la vita dell’elettrodomestico (utilizzo e manutenzione)?
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
CONDIZIONATORI
56
Acquisto
Il giusto dimensionamento è la prima regola da seguire per ottenere un buon livello di comfort
ambientale, risparmio energetico ed economico. Se l’impianto è sottodimensionato, avrà infatti consumi
elevati e un deterioramento rapido: sarà sempre in funzione per arrivare alla temperatura voluta. Se
sovradimensionato, raggiungerà la temperatura troppo velocemente per riuscire nello stesso tempo
a deumidificare l’ambiente e gli ospiti percepiranno una sgradevole sensazione di freddo umido. Fate
quindi calcolare a un installatore la potenza necessaria, che dipende dall’ampiezza del locale e dalle
caratteristiche energetiche dell’edificio: isolamento termico, esposizione, vetrate, ombreggiamenti esterni,
ecc. Per avere comunque un ordine di idea, considerate che la potenza frigorifera, espressa in W, è pari a
25 volte il volume interno (in metri cubi) del locale. Questo parametro va aumentato in casi sfavorevoli parete esterna poco isolata, ampie superfici vetrate o soleggiamento, ecc.-; va diminuito nei casi opposti
- muri molto spessi, ombreggiamenti ecc. In generale, per una camera da letto matrimoniale di 4 metri
per 4, con un volume di 48 m³, la potenza di riferimento sarà di circa 1.200 W.
Il passo successivo è la scelta del modello: prediligete quelli più efficienti, classe A per apparecchi con resa in
raffrescamento minore o uguale a 12kW1, e dotati di sistemi di controllo, come timer o spegnimento automatico.
Orientatevi verso modelli con inverter, che consente di modulare la potenza evitando continui accensioni e
spegnimenti del motore, come accade invece nei condizionatori on/off. Ne guadagna anche il comfort termico,
poiché la variazione di temperatura rimane contenuta, entro il mezzo grado. Valutate l’opportunità di ricorrere
a pompe di calore reversibili, utilizzabili anche in inverno a integrazione del sistema di riscaldamento principale;
ancor meglio se abbinate a un impianto fotovoltaico di potenza sufficiente a coprire i fabbisogni.
Installazione
Posizionate il condizionatore nella parte alta della parete, evitando di esporlo alla luce diretta del sole
e in modo da non avere ostacoli al flusso dell’aria, come tende o armadi.
Utilizzo
Riducete la necessità di ricorrere ai condizionatori, favorendo il raffrescamento o la ventilazione naturale. Nel
caso di ristrutturazioni importanti, ricorrete alla bioarchitettura per la climatizzazione passiva. Se l’apparecchio
non ha sistemi di controllo automatici, sensibilizzate i vostri clienti a non lasciarlo acceso quando non ci sono.
Manutenzione
Riguarda i filtri, che vanno puliti regolarmente - in maniera approfondita a inizio stagione e poi ogni due
settimane - e sostituiti frequentemente: altrimenti si rischia un calo nella resa del condizionatore e lo
sviluppo di batteri, muffe, funghi, che vengono reimmessi nell’ambiente alla riaccensione dell’impianto.
FRIGORIFERI E CONGELATORI
Acquisto
Scegliete i modelli classe A++ per gli apparecchi di tipo domestico e almeno di classe A per i frigobar
delle stanze; per quelli professionali, confrontate i consumi nelle schede tecniche di diversi modelli e
case produttrici. Meglio i frigocongelatori con più porte: la perdita di freddo all’apertura è minima e i
motori separati permettono di utilizzare anche solo una parte dell’apparecchio.
Preferite i frigoriferi con tecnologia “no-frost” o “a ventilazione forzata”: si ha un’ottimale distribuzione
1 Negli apparecchi che prevedono anche il riscaldamento, sull’etichetta è indicata a parte l’efficienza per tale modalità.
del freddo, si evita la formazione del ghiaccio, mantenendo le caratteristiche nutrizionali dei cibi e
velocizzando anche il loro raffreddamento. Ricercate altre caratteristiche ecologiche: maggior spessore
di isolamento delle pareti, che riduce le dispersioni; spie luminose e/o acustiche di non corretta chiusura
delle porte; sistema automatico di sbrinamento ed evaporazione delle condense.
Installazione
Vanno posizionati lontano da fonti di calore (es. termosifoni, forni, fornelli) e in luogo aerato, lasciando
sul retro spazio sufficiente per la circolazione d’aria attorno alla serpentina; per i modelli che hanno la
ventola in alto, non ostruite le aperture di ventilazione.
Equipaggiate le celle frigorifere o i banchi refrigerati di tipo industriale con valvole termostatiche di espansione, che
controllano il flusso di refrigerante, adattando la temperatura di compressione a quella esterna: si migliora la resa
dei compressori e si riducono i consumi elettrici, con risparmi superiori al 20%.
Manutenzione
Controllate che le guarnizioni di gomma delle porte siano sempre in buono stato; nel caso siano
scollate o deteriorate è bene sostituirle.
Pulite ogni tanto la serpentina sul retro, dopo aver staccato l’alimentazione elettrica: lo strato di
polvere fa aumentare i consumi, in quanto non permette un buon raffreddamento.
Sbrinate frequentemente l’apparecchio: lo strato di ghiaccio fa da isolante, aumentando così i consumi
di energia e riducendo, inoltre, lo spazio utilizzabile.
LAVATRICI
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
Acquisto
Scegliete i modelli classe A++, per gli apparecchi di tipo domestico; per quelli di uso professionale,
confrontate le schede tecniche di diversi modelli e case produttrici.
Tenete conto del consumo di acqua per ciclo di lavaggio: se il modello ne richiede meno è necessaria
meno energia per portare l’acqua a temperatura e meno detersivo. Per le lavatrici di tipo domestico
nell’etichetta energetica sono riportati i litri consumati per un ciclo cotone a 60 °C: può essere
considerato ottimale un consumo al chilo pari o inferiore a 12 litri. Scegliete apparecchi dotati di
misuratori di volume o peso, che facilitano il dosaggio corretto del detersivo. Ne servirà ancor meno se
l’apparecchio ha un decalcificatore dell’acqua.
Se il vostro impianto idraulico lo permette, optate per un modello che preveda il collegamento alle
tubazioni dell’acqua calda sanitaria (per quanto in commercio siano ancora pochi): il maggior consumo
energetico deriva infatti dal suo riscaldamento mediante resistenze elettriche. I consumi di energia
scendono ancora se l’acqua calda sanitaria è fornita da un impianto solare termico.
Installazione
Se avete acquistato una lavatrice con doppio ingresso (acqua calda / fredda), non posizionatela
lontano dal generatore di calore: l’acqua pre-riscaldata potrebbe non riuscire a percorrere la distanza
nel tempo di caricamento e la macchina richiamerebbe acqua non ancora in temperatura.
Per i modelli con un solo ingresso per l’acqua, è possibile adottare un dispositivo che, connesso alle
rispettive tubazioni, attinge acqua calda e acqua fredda e la miscela, immettendola alla temperatura
impostata, mentre per il risciacquo preleva solo quella fredda; è molto utile per chi ha un impianto solare
termico. Al momento è commercializzato in Italia da due ditte, con un costo tra 160 e 270 euro.
Utilizzo
Il modo migliore per ridurre i consumi durante il funzionamento è contenere la temperatura di lavaggio,
entro i 40°-60°. Usate prodotti decalcificanti insieme al detersivo: evitano la formazione di depositi quindi problemi alla macchina - e facilitano le funzioni del detersivo, soprattutto con “acqua dura”,
57
permettendovi di ridurne la quantità.
Per le strutture ricettive può essere conveniente, anche dal punto di vista ambientale, ricorrere a
lavanderie esterne: in genere hanno apparecchi professionali a più alta efficienza e si evitano lavaggi
non a pieno carico. Attenzione però a scegliere un fornitore del servizio abbastanza vicino, affinché i
costi ambientali dei trasporti non ne annullino i benefici.
Compatibilmente con gli standard richiesti dalla normativa in materia igienico-sanitaria e con la
classificazione della vostra struttura, potete invitare gli ospiti che soggiornano a lungo a limitare i
cambi di lenzuola e asciugamani, facendo decidere a loro quando chiederli.
Manutenzione
Controllate e pulite frequentemente il filtro, per evitare che corpi estranei, materiale depositato e
calcare impediscano lo scarico dell’acqua.
LAVASTOVIGLIE
Acquisto e installazione
Sono validi gli stessi consigli delle lavatrici. Per i consumi, considerate che le lavastoviglie di buon livello di tipo
domestico (10-12 coperti) necessitano tra 1,4 e 1,8 kWh per ciclo di lavaggio, quelle più vecchie 2,5 kWh.
Utilizzo
Il maggior risparmio può essere ottenuto evitando, quando possibile, l’asciugatura con aria calda.
Ottimizzate il funzionamento della macchina utilizzandola solo a pieno carico e, in caso di poche
stoviglie, scegliendo programmi a ciclo rapido, che riducono tempi e consumi (0,7 kWh circa per ciclo
rapido di apparecchi domestici). Usate con regolarità i sali per evitare le incrostazioni calcaree, che
diminuiscono l’efficienza di lavaggio.
Manutenzione
Pulite regolarmente il filtro, in modo che calcare e residui di cibo non ostacolino lo scarico dell’acqua.
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
APPARECCHI INFORMATICI E TV
58
Non troverete l’etichetta energetica, ma ne esistono che certificano l’adesione volontaria a standard di
efficienza energetica; in particolare l’Energy Star, introdotta dall’Agenzia statunitense per la protezione
dell’ambiente (EPA) e riconosciuta anche a livello normativo europeo.
Scegliete la tecnologia di televisori e monitor a seconda della grandezza dello schermo. Per schermi
piccoli, sotto i 20 pollici, come quelli delle camere d’albergo, sono infatti gli LCD a garantire i minori
consumi; per quelli tra i 20 e i 40 pollici, la tecnologia migliore è la classica del tubo catodico; per i più
grandi, sono preferibili schermi con retroproeizione. Poco efficienti gli schermi al plasma, che possono
consumare fino a quattro volte una tv tradizionale. Tenete presente che i consumi aumentano quasi
proporzionalmente con il numero di pollici della diagonale.
ASCIUGAMANI ELETTRICI
Si trovano spesso nei bagni dei ristoranti, ma hanno un elevato consumo energetico. È perciò da
valutare la loro sostituzione con rotoli o asciugamani di carta riciclata o in tessuto.
ELETTRODOMESTICI A CONFRONTO: QUANDO LA “CLASSE” CONVIENE
I grafici permettono di farvi un’idea dei vantaggi - minori consumi, risparmi economici e ambientali (CO2 non
immessa) - della sostituzione di un elettrodomestico piuttosto energivoro con modelli più efficienti. Per quanto
riguarda i prezzi considerate che mediamente un elettrodomestico di classe A, rispetto a uno di classe C, può
costare circa 300 euro in più; si ripaga però interamente in 6 - 9 anni, in funzione delle modalità d’uso.
FRIGO CONGELATORI (volume di riferimento 380 litri)
CLASSE EFFICENZA ENERGETICA
D
C
B
A
A+
A++
 CONSUMO ANNUO
(KWh/a)
 RISPARMIO ENERGETICO
RISPETTO ALLA CLASSE “D”
 RISPARMIO ANNUO
(EURO)
 CO2 EQUIVALENTE
EVITATA (KG)
CONGELATORI ORIZZONTALI (volume di riferimento 450 litri)
CLASSE EFFICENZA ENERGETICA
E
D
C
B
A
 CONSUMO ANNUO
(KWh/a)
 RISPARMIO ENERGETICO
RISPETTO ALLA CLASSE “E”
 RISPARMIO ANNUO
(EURO)
 CO2 EQUIVALENTE
EVITATA (KG)
CONGELATORI VERTICALI (volume di riferimento 400 litri)
CLASSE EFFICENZA ENERGETICA
D
C
B
A
 CONSUMO ANNUO
(KWh/a)
 RISPARMIO ENERGETICO
RISPETTO ALLA CLASSE “E”
 RISPARMIO ANNUO
(EURO)
 CO2 EQUIVALENTE
EVITATA (KG)
 RISPARMIO ENERGETICO
RISPETTO ALLA CLASSE “C”
 RISPARMIO ANNUO
(EURO)
 CO2 EQUIVALENTE
EVITATA (KG)
CLASSE EFFICENZA ENERGETICA
LAVATRICI (capacità 5 Kg)
C
B
A
 CONSUMO ANNUO
(KWh/a)
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
E
59
CLASSE EFFICENZA ENERGETICA
LAVASTOVIGLIE (capacità 12 coperti)
C
B
A
 CONSUMO ANNUO
(KWh/a)
 RISPARMIO ENERGETICO
RISPETTO ALLA CLASSE “C”
 RISPARMIO ANNUO
(EURO)
 CO2 EQUIVALENTE
EVITATA (KG)
CLASSE EFFICENZA ENERGETICA
Condizionatore split (Potenza 5,7 kW e periodo di utilizzo 500 ore/anno)
C
B
A
AA
 CONSUMO ANNUO
(KWh/a)
 RISPARMIO ENERGETICO
RISPETTO ALLA CLASSE “C”
 RISPARMIO ANNUO
(EURO)
 CO2 EQUIVALENTE
EVITATA (KG)
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
CONSUMI IN STAND-BY
60
Non bisogna trascurare i consumi in stand-by; questa funzione consente la comoda e immediata accensione
dell’apparecchio (tv, videoregistratore ecc.) con il telecomando, ma non interrompe del tutto i consumi:
l’apparecchio sembra spento, ma consuma ancora energia.
Un’indagine2 ha rilevato che un televisore, mantenuto in questa modalità per buona parte del tempo, può
consumare 135 Wh al giorno, cioè circa 50 kWh in un anno. Decoder digitali e satellitari esterni possono
richiedere altri 100kWh nell’anno.
Facciamo il caso di un albergo con 10 stanze, dotate di televisore e decoder esterno: in totale consumerebbe
circa 1.500 kWh in un anno, cioè come se la struttura avesse utilizzato una lavatrice di alta categoria
energetica tre volte al giorno, tutti i giorni dell’anno; i costi per il nostro albergo sarebbero di 270 euro
all’anno. Se considerassimo anche tutte le altre apparecchiature (impianto stereo, videoregistratore, telefono
cordless, radiosveglia, computer e periferiche, antenne wi-fi) consumi e costi salirebbero ulteriormente.
Chiedete quindi la collaborazione ai vostri ospiti, ricordando loro di spegnere i televisori, quando lo stand-by
non è necessario, e al termine di ogni soggiorno controllate voi stessi lo stato degli apparecchi. In alternativa,
esistono dispositivi che gestiscono automaticamente gli stand-by, interrompendo l’alimentazione.
Per i nuovi apparecchi scegliete i modelli dotati di una funzione di “gestione dell’energia” che, dopo un tempo
definito di inattività, fa passare l’apparecchiatura in stand-by e poi la spegne.
Indirizzatevi su modelli già conformi al Regolamento (CE) n. 1275/2008; sarà obbligatorio solo dal 2013 e
stabilisce i valori limite di consumo di energia:
•
In “modo spento” < 0,5 W
•
In “modo stand-by” < 0,5 W (funzione solo di riattivazione)
•
In “modo stand-by” < 1 W (con visualizzazione di informazioni o dello stato).
2 Gianluca Ruggieri, cfr. “Per saperne di più”.
Per saperne di più
Dall’Unione Europea
Direttiva 92/75/CEE (consumo di energia degli apparecchi domestici)
Direttiva 2002/40/CE (modalità di applicazione della Direttiva 92/75/CEE per l’etichettatura indicante il consumo di energia dei
forni elettrici per uso domestico)
Direttiva 94/2/CE (modalità di applicazione della Direttiva 92/75/CEE per l’etichettatura indicante il consumo di energia di
frigoriferi, congelatori e relative combinazioni)
Direttiva 95/12/CE (modalità di applicazione della Direttiva 92/75/CEE per l’etichettatura indicante il consumo di energia delle
lavatrici ad uso domestico)
Direttiva 97/17/CE (modalità di applicazione della Direttiva 92/75/CEE per l’etichettatura indicante il consumo di energia delle
lavastoviglie ad uso domestico)
Regolamento (CE) 2422/2001 (programma comunitario di etichettatura per un uso efficiente dell’energia delle apparecchiature
per uffici)
Direttiva 2002/31/CE (le modalità di applicazione della Direttiva 92/75/CEE per l’etichettatura indicante il consumo di energia
dei condizionatori d’aria per uso domestico)
Regolamento (CE) 1275/2008 (misure di esecuzione della direttiva 2005/32/CE per specifiche di progettazione ecocompatibile
relative ai modi stand-by e spento delle apparecchiature elettriche ed elettroniche domestiche e da ufficio)
Decisione della Commissione 2009/789/CE (relativa all’accordo tra Stati Uniti d’America e Comunità europea per il
coordinamento dei programmi di etichettatura energetica dei monitor per computer)
Direttiva 2010/30/UE (etichettatura ed informazioni uniformi sul consumo di energia e di altre risorse da parte dei prodotti
connessi all’energia)
Le pubblicazioni
I siti internet
www.anie.it, ANIE (Associazione Nazionale Industrie Apparecchi Domestici e Professionali)
www.ceceditalia.it, CECED (Associazione Nazionale Produttori di Apparecchi Domestici e Professionali)
www.coaer.it, Co.Aer. (Associazione Costruttori di Apparecchiature ed Impianti Aeraulici)
http://efficienzaenergetica.acs.enea.it, ENEA - Dipartimento Ambiente, Cambiamenti Globali e Sviluppo Sostenibile
www.eu-energystar.org, Programma ENERGY STAR della Comunità europea
www.fire-italia.it, FIRE (Federazione Italiana per l’Uso Razionale dell’Energia)
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
Camera di Commercio di Reggio Calabria, “Etichettatura e presentazione dei prodotti di largo consumo: elettrodomestici”,
http://www.rc.camcom.it/upload/file/710/355460/FILENAME/bozza2%20GC%20ELETTROD%2012%20pagine.pdf
ENEA, “Risparmio energetico con la lavatrice”, Opuscoli Sviluppo Sostenibile n. 11, 2003, http://www.enea.it/produzione_
scientifica/pdf_op_svil_sost/Op11.pdf
ENEA, “Risparmio energetico con la lavastoviglie”, Opuscoli Sviluppo Sostenibile n. 12, 2003, http://www.enea.it/produzione_
scientifica/pdf_op_svil_sost/Op12.pdf
ENEA, “Risparmio energetico con il frigorifero e il congelatore”, Opuscoli Sviluppo Sostenibile n. 13, 2003, http://www.enea.it/
produzione_scientifica/pdf_op_svil_sost/Op13.pdf
ENEA, “I condizionatori dell’aria: raffrescatori e pompe di calore”, Opuscoli Sviluppo Sostenibile n. 23, 2003, http://www.enea.
it/produzione_scientifica/pdf_op_svil_sost/Op23.pdf
ENEA, “L’etichetta energetica”, Opuscoli Sviluppo Sostenibile n. 24, 2003, http://www.enea.it/produzione_scientifica/pdf_op_
svil_sost/Op24.pdf
ENEA - WWF, “Risparmio ed efficienza energetica in casa”, http://generazioneclima.wwf.it/pdf/manualetto.pdf
A. Farra, D. Pasini, “L’energia furba. Guida al risparmio energetico”, http://www.federconsumatori-fvg.it/docs/Guida-ENERGIA.
pdf
G. Giardina, R. Pezzali, “Cara TV ma quanto consumi?”, http://www.afdigitale.it/vmagazine.aspx?id=101
M. Demattio, “Hotel - Grandi divoratori di energia”, in KlimaHaus | CasaClima 02/2010
G. Ruggieri, “Alcune note sui consumi elettrici nel settore domestico in Italia”, ottobre 2008,
http://www.casasalute.it/gestione/uploadFiles/ConsumiElettrici.pdf
S. Sibilio, A. D’Agostino, M. Fatigati, M. Citterio, “Ricerca Sistema Elettrico. Valutazione dei consumi nell’edilizia esistente e
benchmark mediante codici semplificati: analisi di edifici residenziali”, Report ENEA RSE/2009/115, marzo 2009, http://www.
enea.it/attivita_ricerca/energia/sistema_elettrico/Governance/RSE115.pdf
61
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
Nella “borsa della spesa”, acquisti verdi e prodotti del territorio
di Raffaella Amelotti
62
Le scelte di acquisto compiute da un’azienda turistica la caratterizzano dal punto di vista dei servizi
offerti, riflettendosi al contempo sui propri ospiti: oggi, un numero sempre maggiore di strutture
ricettive orienta i propri acquisti verso scelte ecosostenibili, soddisfacendo le esigenze della clientela
più sensibile alle tematiche ambientali.
Questo tipo di politica, d’altra parte, deve ovviare al potenziale abbassamento dello standard che
potrebbe derivare dalla gestione “eco” della struttura.
Il ruolo dell’operatore turistico assume quindi un’importanza fondamentale, in quanto, da un lato,
coinvolge la clientela meno sensibile alla tutela dell’ambiente, pur garantendo il proprio livello
qualitativo. Dall’altro lato, con la richiesta ai fornitori di prodotti a ridotto impatto ambientale,
reindirizza il mercato verso la sostenibilità.
La gestione di una struttura ricettiva con criteri ecologici offre all’operatore turistico impegnato in
progetti per lo sviluppo sostenibile l’opportunità di mostrare ai suoi ospiti come sia possibile e - spesso
semplice - cambiare abitudini e comportamenti quotidiani a favore dell’ambiente.
LE AZIONI SIGNIFICATIVE PER UN’AZIENDA TURISTICA
Acquisti verdi
Acquisti alimentari
•
prodotti con un’etichetta ambientale (eco-etichette)
•
prodotti locali
•
di stagione
•
con Denominazione di Origine Protetta (DOP) o Indicazione Geografica
Protetta (IGP)
•
se possibile, consegna delle rimanenze di cibo a mense sociali o di carità
•
•
Dall’acquisto al rifiuto
•
produrre meno rifiuti: ridurre gli imballaggi con - ad esempio - bevande in
bottiglie di vetro vuoto a rendere o, meglio, acqua alla spina
produrre rifiuti bio: stoviglie monouso completamente biodegradabili e
smaltibili con i rifiuti organici, realizzate con materie prime vegetali, ad
esempio con:
- Mater-Bi: deriva dall’amido vegetale, resiste a una temperatura di 85° C;
- Acido Polilattico (P.L.A.), deriva anch’esso dall’amido di mais, ma con
un diverso procedimento chimico rispetto al Mater-Bi, è trasparente e
resistente fino a 50° C;
- Polpa di cellulosa, ricavata dalle fibre residue della lavorazione di alcune
piante come la canna da zucchero, resiste a temperature fino a 200° C,
consentendone l’utilizzo nel forno tradizionale oltre che nel microonde
evitare di produrre rifiuti: scegliendo prodotti provenienti da materie prime
riciclate, ad esempio pentole e tegami in alluminio riciclato e riciclabile;
componenti di arredo in cartone riciclato
ACQUISTI VERDI: UN AIUTO DALLE ECO-ETICHETTE
•
Etichette ambientali Tipo I - ISO 14024
•
Autodichiarazioni ambientali Tipo II - ISO 14021
•
Dichiarazioni Ambientali di Prodotto Tipo III - ISO 14025
ETICHETTE AMBIENTALI DI TIPO I
Contrassegnano i prodotti e i servizi che hanno il minor impatto ambientale durante l’intero ciclo di
vita (Life Cycle Assessment, LCA), conservando al contempo livelli prestazionali elevati.
L’attribuzione dell’eco-etichetta si basa sulla verifica, da parte di un ente esterno e indipendente, del
rispetto dei valori soglia di una serie di parametri, differenti per categoria di prodotto / servizio, relativi ad
esempio al consumo di energia, di acqua, all’inquinamento atmosferico, allo smaltimento dei rifiuti ecc.
I parametri sono articolati in modo da monitorare il “buon comportamento” del prodotto / servizio:
dall’acquisizione delle materie prime, alla produzione, al trasporto, alla distribuzione, all’uso, fino allo
smaltimento finale.
1 US Environmental Protection Agency, 1995.
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
Si parla di “acquisti verdi” quando si scelgono «prodotti e servizi che hanno un minore impatto
sull’ambiente e sulla salute umana rispetto ad altri utilizzati allo stesso scopo»1.
Le eco-etichette svolgono un ruolo fondamentale per la verifica dei requisiti ambientali così come i
sistemi di certificazione ambientale costituiscono lo strumento per sapere come operano i fornitori.
Le eco-etichette danno ai consumatori informazioni sulle prestazioni ambientali di un prodotto e,
dunque, sui comportamenti virtuosi delle aziende.
Oltre alle eco-etichette di carattere obbligatorio - ad esempio sulla classe energetica degli
elettrodomestici, sui prodotti tossici e sui materiali di imballaggio - esistono quelle volontarie,
che attestano la scelta da parte dell’azienda produttrice o erogatrice di un servizio di operare con
un’attenzione particolare all’ambiente. Si classificano in tre tipologie:
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Esempio di Etichetta Ambientale Tipo I:
Marchio Ecolabel Europeo
Esempio di Autodichiarazione Ambientale Tipo II:
Marchio internazionale per i materiali riciclabili
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
Questa eco-etichetta ha un duplice vantaggio: per i produttori è uno strumento per dimostrare il
proprio impegno ambientale e per i consumatori un sistema pratico e sicuro per scegliere beni e servizi
con un ridotto impatto ambientale.
Una delle più diffuse etichette del Tipo I è l’Ecolabel Europeo istituito nel 19922 e rappresentato
graficamente da una margherita. È applicato a numerose categorie di prodotti e servizi (esclusi cibi,
bevande e medicinali) di interesse anche per le aziende turistiche, ad esempio nell’allestimento degli
ambienti: pitture e vernici, lampadine, prodotti tessili, materassi; oppure nella gestione quotidiana:
detersivi (per stoviglie, bucato, multiuso), carta, calzature. Può essere attribuita anche a elettrodomestici
(lavastoviglie, frigoriferi, televisori) e personal computer. Inoltre - ribaltando la prospettiva dall’acquisto
alla vendita - un’azienda ricettiva può avvalersi del marchio Ecolabel, rendendosi immediatamente
riconoscibile al turista che vuole comprare una “vacanza verde”.
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AUTODICHIARAZIONE AMBIENTALE TIPO II
È una dichiarazione resa dai produttori a proposito delle caratteristiche ecologiche dei propri prodotti.
Rispetto all’eco-etichetta di Tipo I, riguarda solitamente un solo aspetto del ciclo di vita del prodotto,
ad esempio la riciclabilità - si pensi al “Marchio internazionale per i materiali riciclabili”3.
Tuttavia è bene che venga svolta un’analisi completa del LCA: un buon risultato in una fase non deve
comportare un peggioramento in un’altra. Si differenzia dalle altre due eco-etichette in quanto non è
soggetta a verifica da parte di enti terzi. Il messaggio trasmesso dal produttore deve comunque essere
basato su informazioni precise e verificabili ed è richiesta l’applicazione di metodologie riconosciute.
DICHIARAZIONE AMBIENTALE DI PRODOTTO TIPO III
Esiste infine la terza eco-etichetta, che tuttavia non si trova applicata a un prodotto o servizio, a
segnalare un impegno o scelte a favore dell’ambiente: non fa infatti riferimento a criteri di valutazione
o a livelli minimi che debbano essere rispettati. Si tratta invece di un documento di carattere informativo,
una sorta di “carta d’identità ambientale”, che fornisce una serie di dati per il confronto tra i prodotti
e i servizi di uno stesso tipo, sulla base delle loro prestazioni ambientali.
2 Oggi disciplinato dal Regolamento (CE) n. 66/2010 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 25 novembre 2009 relativo al marchio di qualità
ecologica dell’Unione europea (Ecolabel UE).
3 Indica che l’imballaggio o il prodotto è composto di materiale riciclato oppure riciclabile.
Questa etichetta è soggetta a verifica da parte di un organismo accreditato indipendente, che accerta e
garantisce i contenuti della Dichiarazione e dell’analisi dell’intero LCA, alla base della Dichiarazione.
I PRODOTTI AGROALIMENTARI DEL TERRITORIO
Salumi dell’azienda agricola Grazia Deambrogi – Isola Sant’Antonio (Foto Federica Butera)
4 L.R. Veneto n. 7/2008 “Norme per orientare e sostenere il consumo dei prodotti agricoli di origine regionale” modificata dalla L.R. Veneto n.
3/2010 “Norme per orientare e sostenere il consumo dei prodotti agricoli di origine regionali”.
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
I grandi chef insegnano: la buona riuscita di un piatto deve molto alle materie prime impiegate. E una
delle regole base in fatto di ingredienti è la loro freschezza, cioè che arrivino da vicino e che siano di
stagione. Altrettanto la loro tipicità, cioè che provengano da colture o allevamenti legati alle tradizioni
e alla cultura di un territorio, che rivivono così sulla tavola.
Non sarà solo il palato degli ospiti a ringraziare per una buona cena o colazione, beneficeranno delle
scelte anche l’ambiente, ad esempio, per le minori emissioni di CO2 dovute a un trasporto più breve,
e così pure il portafoglio, perché spesso rivolgersi direttamente alle aziende agricole (“filiera corta”)
permette di ridurre i costi.
La scelta di acquistare cibi freschi direttamente da agricoltori e allevatori locali rappresenta quindi sia
un modo di consumare ecologico e consapevole sia una opportunità per il ristoratore di veicolare alla
clientela un messaggio autentico di promozione del territorio e dei suoi valori.
È una pratica ormai abbastanza diffusa e agevole anche per le aziende turistiche, soprattutto nelle
zone a forte produzione agricola e per particolari prodotti, tra cui sicuramente frutta, verdura e carni.
Il consumo di prodotti regionali è in alcuni casi sostenuto anche da strumenti normativi: la Regione
Veneto ad esempio ha promulgato la L.R. 7/20084, la prima in Italia nel suo genere. Approvata dal
Consiglio Regionale in seguito alla presentazione da parte della Coldiretti di 25.000 firme raccolte tra
i cittadini, ha come finalità la diffusione dei prodotti stagionali del territorio presso i ristoranti, le mense
e la grande distribuzione. Quando sono gli enti pubblici ad applicarla richiedono che almeno il 50%
dei prodotti agricoli impiegato sia di origine regionale. Il circuito oggi comprende circa 30 ristoranti e
la mensa dell’Ospedale di Adria (RO).
65
I VANTAGGI DI QUESTA SCELTA
Il risultato è duplice: da un lato si riducono inquinamento e traffico, dall’altro si promuovono i prodotti
locali che fanno parte del territorio che il turista viene a conoscere.
Vediamo i vantaggi di acquistare prodotti di stagione e del territorio.
•
Le caratteristiche organolettiche si mantengono integre in quanto sono colti a maturazione
completata e vengono venduti e consumati subito, sul territorio;
•
permettono di riscoprire il valore della stagionalità, di valorizzare le differenze biologiche e di
recuperare ricette tipiche, che altrimenti potrebbero cadere in disuso;
•
hanno un costo inferiore rispetto a quelli provenienti da lontano: sono minori i costi di trasporto
e di distribuzione, non ci sono intermediari commerciali e c’è solo il ricarico del venditore, che
è anche produttore o allevatore;
•
la breve distanza dal campo alla tavola contribuisce all’abbattimento delle emissioni di gas a
effetto serra, oltre ad ovviare al paradosso secondo cui talvolta è maggiore l’energia prodotta
per portare il pasto al consumatore di quanto il pasto stesso fornisca in termini nutrizionali.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI: DOVE E COME COMPRARE I PRODOTTI LOCALI
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
Le occasioni per fare acquisti in quest’ottica si sono moltiplicate negli ultimi anni e con forme diverse:
dai Gruppi di Acquisto Solidale, ai Farmers Market ecc. Prima di vederle una per una, ricordiamo che
per essere sicuri della provenienza locale dei prodotti che stiamo acquistando, sono di valido aiuto
i concetti di tracciabilità e rintracciabilità, introdotti dall’Unione Europea con lo scopo di aumentare
il livello di sicurezza alimentare5 e tradotti in specifiche indicazioni, riportate obbligatoriamente sulle
etichette degli alimenti dal 2005.
La tracciabilità è il percorso che un prodotto agroalimentare segue dal campo alla tavola: dalla coltivazione
/ allevamento, alla trasformazione, alla conservazione, alla distribuzione, alla commercializzazione, al
consumo. La rintracciabilità è la possibilità di ripercorrere il percorso a ritroso.
66
Gruppi di Acquisto Solidale (G.A.S.)
Gruppi di consumatori condividono l’iniziativa di acquisti collettivi, principalmente da piccoli produttori
locali, senza intermediazioni e a prezzi equi, al solo scopo di distribuire tra gli aderenti i prodotti
acquistati. Il risparmio non è uno dei concetti base dei G.A.S., ma accade spesso che, accorciando la
filiera di distribuzione - che si riduce al passaggio dal produttore al consumatore, i prezzi siano più
contenuti e al contempo si ottenga una qualità di prodotto migliore.
Il concetto di solidarietà - cioè la “S” finale che distingue i G.A.S. dai Gruppi di Acquisto - si esprime
a 360°. All’interno del G.A.S., con il contributo che gli aderenti forniscono volontariamente alla sua
gestione e organizzazione; e all’esterno, nella scelta di fornitori che applicano le giuste condizioni
di lavoro al personale e - ultimo ma non meno importante - nei confronti dell’ambiente, in modo
da ridurre inquinamento e consumo di energia per il trasporto e favorire la conservazione di varietà
vegetali e razze animali autoctone.
Costituire o partecipare a un G.A.S. deriva di solito da una riflessione sui propri consumi sia rispetto
all’impatto che questi possono avere sull’ambiente, sia in relazione alle modalità di produzione e
distribuzione dei prodotti di cui solitamente ci approvvigioniamo.
5 Regolamento (CE) N. 178/2002 del Parlamento Europeo e del Consiglio che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare,
istituisce l’Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare.
Vendita prodotti di Cascina Nuova - Valenza
(Foto Azienda agricola Cascina Nuova)
Dalle api… non solo miele
(Foto Azienda apistica Giuseppe Pitarresi)
Vendita di miele bio in un Farmers market
(Foto Azienda apistica Giuseppe Pitarresi)
Al di là di un orientamento di fondo condiviso, ogni G.A.S. ha le sue specificità e “formalità”: maggiori
nel caso di forme associative dotate di Statuto e Atto Costitutivo, minori in mancanza di tali strumenti,
sostenuto essenzialmente da intenzioni comuni. Forum e newsletter costituiscono gli strumenti principi
per il mantenimento dei contatti tra aderenti.
Commercio equo e solidale
Non tutti gli alimenti sono a portata di mano; in questi casi - cioè per tè, caffè, cacao e spezie - ci si
può avvalere del “commercio equo e solidale”, particolare formula commerciale tra i produttori del
Sud del mondo e i consumatori del Nord del mondo basata su:
•
condizioni salariali adeguate;
•
promozione delle pari opportunità di lavoro anche per i soggetti più svantaggiati;
•
condizioni di lavoro sicure;
•
assistenza finanziaria e tecnica ai produttori (nei limiti del possibile);
•
relazioni commerciali tra produttori e importatori solide e sul lungo periodo.
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
In azienda, preparandosi per un Farmers market
(Foto Azienda agricola Cascina Nuova)
67
La distribuzione dei prodotti avviene in diversi modi: in negozi dedicati al commercio equo e solidale,
in spazi destinati in erboristerie, negozi di alimenti bio e alcune catene di supermercati.
In Piemonte - come in altre nove Regioni - il commercio equo e solidale è sostenuto anche da una
legge6, promulgata nel 2009, «affinché con una maggiore conoscenza e diffusione dei prodotti del
commercio equo e solidale si affermi un modello di consumo socialmente responsabile» (art.1).
Farmers Market
Si stanno diffondendo - anche grazie alla collaborazione tra Coldiretti, Confederazione Italiana
Agricoltori e Unione Provinciale Agricoltori - i Farmers Market, cioè i mercati di aziende agricole
del territorio che vendono direttamente i loro prodotti. Possono essere gestiti dal Comune e dalle
associazioni professionali agricole e hanno cadenze periodiche. Ad esempio, i produttori agricoli iscritti
al Progetto Campagna Amica della Coldiretti aderiscono a un regolamento volontario che definisce i
prezzi di vendita e controlla i requisiti di ciascun produttore.
Guardando ai Fornitori di Qualità Ambientale del Parco del Po potremo trovare a questi mercati
l’Azienda agricola biologica Molino del Conte di Villamiroglio con salse, sughi, sottoli, confetture di
loro produzione e l’Azienda apistica biologica Giuseppe Pitarresi di Casale Monferrato con miele,
propoli, cera.
Nella vendita diretta7 ci sono vantaggi per entrambe le parti: per il produttore, nuove opportunità
locali di vendita e per il cliente, l’opportunità a consumare le tipicità del territorio in stagione.
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
Punti vendita aziendali
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Un numero sempre maggiore di agricoltori apre l’azienda per la vendita diretta dei propri prodotti
agroalimentari. È una pratica diffusa anche tra i Fornitori di Qualità Ambientale del Parco, ecco chi
potete andare a trovare.
•
Azienda agricola biodinamica Cascina Nuova di Valenza. La scorsa estate è stata la prima
stagione di vendita di ortaggi da agricoltura biologica con i pomodori da conserva. L’azienda
propone alla propria clientela prodotti senza residui chimici, provenienti da un tipo di coltivazione
sostenibile e pulita.
•
Azienda agricola Grazia Deambrogi di Isola Sant’Antonio. Nello spaccio è possibile acquistare
carne e insaccati confezionati provenienti dalla vicina stalla.
•
Azienda agricola biologica San Giovanni Vecchio di Moncestino, dove si può comprare carne
fresca e trasformata (salumi e affettati) e che organizza anche degustazioni.
La genuinità e la qualità dei prodotti acquistati direttamente in fattoria viene promossa anche dalla
Confederazione Italiana dell’Agricoltura, ad esempio sul proprio sito Turismo Verde.
Distributori automatici di latte fresco
Per piccoli quantitativi e se ce n’è uno in zona, anche questa può essere una buona pratica per la
tavola degli ospiti. Attraverso le milk machine è possibile ricaricare la propria bottiglia in vetro di latte
crudo prodotto dalle aziende agricole locali, con un risparmio di quasi il 40% rispetto al costo del
latte fresco in vendita. Inoltre l’aspetto ambientale è salvaguardato dalla riduzione della produzione
di rifiuti data dal riuso del contenitore.
6 Legge Regionale n. 26/ 2009, “Disposizioni per la promozione e la diffusione del commercio equo e solidale”.
7 È regolamentata dal Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali del 20 Novembre 2007, attuazione dell’articolo 1, comma 1065,
della L 296/2006, sui mercati riservati all’esercizio della vendita diretta da parte degli imprenditori agricoli; pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.
301 del 29 dicembre 2007.
La grande distribuzione
Infine, anche presso la grande distribuzione, con un’attenta lettura delle etichette dei prodotti esposti,
o soffermandosi presso i corner che espongono le “eccellenze” agroalimentari locali, è possibile
acquistare formaggi, salumi, vino e prodotti da forno provenienti da aziende locali.
IL VERO E IL FALSO DEI KM ZERO PER L’AMBIENTE
Il concetto dei prodotti a km zero e del loro intrinseco valore è oggi tanto diffuso quanto dibattuto. Se da
un lato vi possono rientrare i cibi del territorio e stagionali con i vantaggi illustrati per l’operatore turistico
che ne fa uso, dal punto di vista economico - ambientale la questione è più complessa. Ecco alcuni spunti
di riflessione sui pro e contro.
Due esempi pratici di quanto “costano” all’ambiente i cibi che vengono da lontano8:
•
le ciliegie che provengono dal Cile, con un viaggio in aereo lungo 13.000 chilometri, consumano
5,8 kg di petrolio ed emettono 17,4 kg di anidride carbonica;
•
l’uva che arriva dal Sudafrica dopo un viaggio di 8.000 chilometri brucia 4,35 kg di petrolio
liberando 13,2 kg di anidride carbonica.
La Confederazione Italiana Agricoltori9 invita - a fronte delle ragioni “pro km zero” - a ribaltare la
prospettiva dall’acquisto al consumo: se il territorio dovesse consumare tutti gli alimenti che produce,
potrebbe essere difficile far fronte al compito, si pensi ai quantitativi di riso piemontese o di mele del
Trentino.
Uno studio del Ministero dell’Ambiente e dell’Agricoltura britannico10 ha evidenziato come il
“chilometraggio” del cibo non è un parametro sufficiente per stabilire il suo impatto ambientale: meno
chilometri non vuol sempre dire meno inquinamento; hanno, infatti, un’incidenza anche le dimensioni
dell’azienda, il contesto climatico e la stagionalità della produzione.
Per saperne di più
I siti internet
http://www.retegas.org/, gruppi di acquisto solidale
http://www.campagnamica.it/, Farmers market / Coldiretti
http://www.turismoverde.it/index.php?COD_PAG=612, Farmers market / Confederazione Italiana Agricoltori
http://www.acquistiverdi.it/
http://www.apat.gov.it/site/it-IT/Temi/Mercato_verde/Green_Public_Procurement_%28GPP%29/, acquisti verdi
http://www.ecolabel.it/
http://www.apat.gov.it/certificazioni/site/it-it/Ecolabel/, eco-etichetta Ecolabel
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
8 Coldiretti, Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, Cernobbio, ottobre 2009.
9 «“Km zero”: è solo uno spot. Danneggia le imprese agricole e non aiuta a risolvere i problemi dell’ambiente e dei consumatori», 20/10/2008.
10 http://ww2.defra.gov.uk/
69
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
I rifiuti: produrne meno e smaltirli meglio, un plusvalore per l’impresa
di Cinzia Vaccaneo e Fabrizio Aquilini - Ecologos
Il gestore di una struttura ricettiva può molto nella caratterizzazione della propria realtà imprenditoriale.
Una pianificazione gestionale che consideri la riduzione degli impatti ambientali - oltre a rappresentare
un contributo fattivo al fine condiviso del mantenimento del bene naturale collettivo e alla riduzione dei
costi pubblici di gestione - è un modo intelligente per dare personalità alla propria idea di impresa.
«La conservazione, la protezione e la consapevolezza delle nostre risorse naturali e culturali
costituiscono un’area privilegiata per la cooperazione. Questo implica che tutti i responsabili del
settore debbano affrontare una vera e propria sfida, quella dell’innovazione culturale e professionale,
e debbano assumersi l’impegno di creare piani di intervento e strumenti adeguati per la gestione»
(Obiettivo 5 della “Carta di Lanzarote”1).
Il fine principale dell’ecoturismo è quello di promuovere forme alternative di turismo che siano
compatibili con i principi di sviluppo sostenibile e il sostegno alla diversificazione al fine di garantire la
sostenibilità nel medio e lungo termine.
Sono state sviluppate in Europa e in Italia moltissime iniziative di turismo ecologico e di turismo
sostenibile, la maggior parte delle quali legate all’acquisizione di certificazioni ambientali (Emas ed
Ecolabel). L’obiettivo principale è caratterizzare le strutture ricettive in modo da renderle idonee a
soddisfare una domanda di turismo sempre più qualificata e attenta agli aspetti ambientali delle
strutture e dei territori.
Le esperienze già attive sul territorio nazionale sono caratterizzate dalla pluralità degli interventi che
sono innanzitutto volti a valorizzare il territorio in tutti i suoi aspetti (naturale, alimentare, culturale) e
in secondo luogo cercano di sensibilizzare sui temi dell’acqua e dell’energia, quali elementi di consumo
quotidiano immediatamente percepibili dalla popolazione nel loro valore ambientale.
L’attenzione sul tema dei rifiuti si è sviluppata in particolare per gli aspetti della raccolta differenziata,
sono invece meno diffuse le buone pratiche per la loro riduzione. Per questo motivo riteniamo
importante approfondire tale aspetto.
È importante contrastare, tramite l’esempio e l’informazione, l’abitudine alla creazione del rifiuto,
trasmettere in modo informale buone pratiche che contrastino l’indifferenza a quella che sarà la
gestione del rifiuto stesso, spiegando al cliente come l’imballo integrato nel servizio è spesso inutile
in quanto sganciato dall’esigenza che tale servizio-prodotto intende soddisfare. Recuperare questa
sensibilità attraverso comportamenti responsabili costituisce una conquista per tutti, non solo etica ma
anche estetica: è a questa sintesi che si vuole ambiziosamente e coscientemente puntare.
70
1 Conferenza Mondiale sul Turismo Sostenibile, aprile 1995.
QUALCHE INFORMAZIONE SUI RIFIUTI
COS’È UN RIFIUTO?
Secondo la legge italiana si definisce un rifiuto «qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si
disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi».
LA GESTIONE DEI RIFIUTI
Si tratta dell’insieme delle politiche volte a organizzare l’intero processo dei rifiuti a partire dalla loro
produzione fino allo smaltimento. La raccolta, il trasporto e il trattamento (riciclaggio o smaltimento) o
anche il riutilizzo dei materiali di scarto sono momenti importanti del ciclo dei rifiuti, e dalle scelte che
indirizzano tale gestione discendono i vantaggi sulla salute dell’uomo e dell’ambiente. La riduzione della
quantità dei rifiuti prodotta e la possibilità di recuperare da essi risorse utili costituiscono quindi il primo
passo di un approccio corretto al tema.
COSA DICE LA LEGGE
Dall’Unione Europea all’Italia
Rifiuti: stato dell’arte in Piemonte
La programmazione, l’indirizzo e il coordinamento della gestione dei rifiuti è competenza della Regione
che, per la definizione delle politiche attuative, necessita di una serie di informazioni in materia di rifiuti
urbani, aggiornate con cadenza annuale. Per tale scopo è stato istituito l’Osservatorio Regionale Rifiuti,
con compiti di raccolta ed elaborazione di dati statistici e conoscitivi anche attraverso il coordinamento
delle attività delle Province.
La legge regionale2 stabilisce gli obiettivi di raccolta differenziata, definiti a livello nazionale, per
ciascun Comune e dispone che il mancato raggiungimento comporta una sanzione amministrativa a
carico del Comune per ogni punto percentuale inferiore a quanto previsto.
Per calcolare questo raggiungimento la stessa legge prevede la possibilità di considerare anche la
percentuale di riduzione della produzione rifiuti.
2 L.R. 24 ottobre 2002, n. 24 e s.m.i.
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
La strategia adottata dall’Unione Europea e recepita in Italia affronta la questione dei rifiuti delineando
priorità di azioni all’interno di una logica di gestione integrata del problema.
Un sintetico schema delle linee guida del D. Lgs. del 3 dicembre 2010, n. 205 è il seguente:
Criteri di priorità (Art. 179)
La gestione dei rifiuti avviene nel rispetto della seguente gerarchia:
a) prevenzione;
b) preparazione per il riutilizzo;
c) riciclaggio;
d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia;
e) smaltimento.
Prevenzione della produzione di rifiuti (Art. 180)
•
Corretta valutazione dell’impatto ambientale di ogni prodotto durante il suo intero ciclo vitale
•
Bandi di gara o lettere d’invito che considerino l’abilità nella prevenzione della produzione
•
Promuovere accordi e programmi sperimentali per prevenire e ridurre la quantità e pericolosità dei
rifiuti
71
GLI IMBALLAGGI
QUANTI SONO E CHE FUNZIONE HANNO?
Gli imballaggi costituiscono circa il 27% in peso e circa il 50% in volume dei rifiuti solidi urbani.
Si caratterizzano per:
•
essere presenti in tutti i beni di consumo e settori economici;
•
essere percepiti in modo consapevole dal consumatore finale solo quando se ne deve disfare.
PERCHÉ RIDURRE GLI IMBALLAGGI
L’Italia è uno dei primi 10 produttori al mondo di packaging3. Oltre ad incidere sul peso totale dei rifiuti
hanno un doppio costo: all’acquisto e allo smaltimento. Inoltre il loro peso economico sul prezzo finale
è alto: va dal 20% fino al 70-80%.
In un’ottica di sviluppo sostenibile, ovvero di definizione di un insieme di regole che garantisca un
approccio organico ai problemi socio-ambientali, è stata definita, nella legislazione europea ed italiana,
una scala gerarchica sulle modalità di gestione degli imballaggi: al primo posto la prevenzione, seguita
da: riutilizzo, riciclo, recupero energetico.
Con “prevenzione” si intendono tutte le azioni volte a ridurre la quantità di rifiuti prodotta, in
particolare attraverso lo sviluppo di prodotti e di tecnologie non inquinanti.
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
LA RIDUZIONE DEGLI IMBALLAGGI E DEI RIFIUTI: IL CASO DI UN ALBERGO
72
Una caratterizzazione “sostanziale” e non puramente commerciale o di marketing delle strutture
ricettive oltre a rientrare nello spirito del trend normativo e ideale prima descritto, al contempo
costituisce una valida opportunità per aprirsi ad un nuovo segmento di mercato.
Un’azienda turistica può fare molto nell’ambito dei rifiuti. Gli interventi più semplici riguardano la
raccolta differenziata che, se ben organizzata e ben comunicata, può qualificare in modo netto la
struttura. Interventi leggermente più complessi, ma anche più raffinati, sono legati alla riduzione dei
rifiuti prodotti.
L’esempio pratico seguente illustra le analisi e i successivi interventi che una struttura ricettiva è in
grado di fare. È tratto dallo studio effettuato nel 2007 dall’ente di ricerca Ecologos per la Regione
Piemonte, Assessorato Ambiente nell’ambito del progetto “Fair Hotel – Programma di riduzione dei
rifiuti”. È stato considerato un albergo di 24 camere e 46 posti letto con un’apertura di 191 giorni
all’anno.
Per le tre aree della struttura - camera, sala colazione, retro hotel - si analizzano i materiali monouso
utilizzati nella pratica corrente; si propongono le possibili alternative, con la quantificazione dei risparmi
di materiali; si individuano linee guida di buone pratiche per la riduzione di rifiuti e imballaggi.
Il caso tipo può essere utilizzato come traccia operativa dall’azienda turistica che decide di intervenire
in questo senso. I risultati dovrebbero essere comunicati ai clienti dimostrando così il risparmio
ambientale che l’iniziativa ha permesso.
3 Conai, “Programma generale di prevenzione e gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio”, 2009.
MATERIALI MONOUSO ABITUALMENTE UTILIZZATI
CAMERA
Bicchiere in plastica per ogni occupante la stanza
1.783 bicchieri
Detergente: 2 confezioni in plastica dura per ogni occupante la stanza (3-4-5 stelle)
1.854 confezioni
Detergente liquido: 2 confezioni in alluminio per ogni occupante la stanza (1-2 stelle)
1.712 confezioni
Incartamento per le saponette (1-2 stelle)
1.783 confezioni
SALA COLAZIONE
3 porzioni monodose a
persona
13.722 porzioni monodose
all’anno (tutti gli hotel)
10.578 porzioni all’anno
(eccetto hotel 1 stella)
Burro monodose
2 monodose a persona
9.148 porzioni monodose
all’anno (tutti gli hotel)
7.172 porzioni (eccetto
hotel 1 stella)
Zucchero
2 bustine di zucchero
monodose
9.148 bustine di zucchero
monodose (tutti gli hotel)
7.172 bustine (eccetto hotel
1 stella)
Fette biscottate, brioches,
biscotti
1 confezione di biscotti a
persona
4.574 confezioni all’anno
(tutti gli hotel)
3.586 confezioni (eccetto
hotel 1 stella)
Confezione di cereali
1 confezione ogni 50
persone
92 confezioni di cereali
all’anno (tutti gli hotel)
72 confezioni (eccetto hotel
1 stella)
Bicchieri e tazze
1 bicchiere di plastica a
persona
4.574 bicchieri di plastica
all’anno (tutti gli hotel)
3.586 bicchieri (eccetto
hotel 1 stella)
Tovaglioli di carta
3 tovaglioli a persona a
pasto
13.722 tovaglioli all’anno
(tutti gli hotel)
10.578 tovaglioli (eccetto
hotel 1 stella)
Tovaglie di carta
32 tovaglie per ogni giorno
di apertura dell’hotel
6.112 tovaglie all’anno (tutti
gli hotel)
4.712 tovaglie (eccetto hotel
1 stella)
Acqua
2 bottiglie d’acqua al giorno
di apertura dell’hotel
382 bottiglie d’acqua all’anno 300 bottiglie (eccetto hotel
(tutti gli hotel)
1 stella)
Succhi di frutta
3 cartocci di succo di frutta
al giorno apertura dell’hotel
573 cartocci di succo di frutta
all’anno (tutti gli hotel)
450 cartocci (eccetto hotel
1 stella)
RETRO HOTEL
Detersivo piatti
1 bottiglia da 1 litro ogni 6 giorni di apertura dell’hotel
32 bottiglie all’anno
Detersivo lavatrice
1 bottiglia da 1 litro ogni 2 giorni di apertura dell’hotel
96 bottiglie all’anno
Detersivo ammorbidente
1 bottiglia da 1 litro ogni 5 giorni di apertura dell’hotel
39 bottiglie all’anno
Detersivo pavimenti
1 bottiglia da 1 litro ogni 4 giorni di apertura dell’hotel
48 bottiglie all’anno
Detersivo vetri
1 bottiglia da 1 litro ogni 7 giorni di apertura dell’hotel
28 bottiglie all’anno
Cellophane di protezione
lenzuola pulite
46 confezioni ogni 2 giorni di apertura dell’hotel
4.393 confezioni
all’anno
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
Marmellata, miele,
cioccolata monodose
73
ANALISI DELLE ALTERNATIVE E QUANTIFICAZIONE DEI RISPARMI
Per ognuno dei prodotti analizzati dal punto di vista dell’impatto ambientale è possibile individuare
un’alternativa più leggera. Nelle tabelle si confrontano le abitudini consolidate con le alternative
possibili e si indica quale può essere il risparmio conseguente.
PLASTICA
Abitudine consolidata
Nuova abitudine
Bicchieri in plastica
Bicchieri di vetro
Risparmio in kg
53,69
Confezione monodose marmellata (e simili)
Dosatori per marmellata (e simili)
63,47
Confezione biscotti o brioche
Biscotti o brioche sfusi
10,76
Bottiglie acqua
Acqua del rubinetto o in bottiglie di vetro
13,50
Bottiglie detersivi
Detersivi sfusi
15,80
Contenitore detergente liquido (3-4-5 stelle)
Dosatore con detergente sfuso
18,54
Cellophane di protezione biancheria
Biancheria lavata internamente
30,75
Risparmio potenziale in un albergo in un anno
210,51
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
CARTA
74
Abitudine consolidata
Nuova abitudine
Risparmio in kg
Incartamento saponetta
Dosatore di sapone
7,13
Bustina di zucchero
Dosatore in vetro
3,59
Confezione di cereali
Cereali sfusi
5,04
Tovaglioli di carta
Tovaglioli di stoffa
10,58
Tovaglie di carta
Tovaglie di stoffa
22,92
Risparmio potenziale in un albergo in un anno
49,26
POLIACCOPPIATI
Abitudine consolidata
Nuova abitudine
Parte superiore delle confezioni monodose
Dosatori per marmellata
Risparmio in kg
5,29
Burro monodose
Burro in panetto quando consentito
7,17
Confezione succo di frutta in tetrapak
Spremuta d’arancia o succo in bottiglie di vetro
31,50
Confezione detergente liquido (1-2 stelle)
Dosatore di detergente sfuso
3,42
Risparmio potenziale in un albergo in un anno
47,38
LINEE GUIDA PER LA RIDUZIONE DI RIFIUTI E IMBALLAGGI
Queste linee guida - che facilmente ogni azienda può applicare - non hanno ovviamente l’ambizione di essere
complete, ma possono essere integrate applicando il buon senso e mantenendo la garanzia dell’igiene.
Sono ripartite per ambito di intervento: camera, sala colazione, gestione dell’albergo e pulizie.
Per saperne di più
Dall’Unione Europea
Regolamento (CE) 1980/2000 del Parlamento Europeo e del Consiglio in materia di ”Sistema comunitario, riesaminato, di
assegnazione di un marchio di qualità ecologica”
Regolamento (CE) 761/ 2001 del Parlamento Europeo e del Consiglio in materia di “Adesione volontaria delle organizzazioni
ad un sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS)”
Le pubblicazioni
D. Masi, “Go green. Il nuovo trend della comunicazione”, Ed. Fausto Lupetti, Bologna, 2010
L. Colombo, “Il turismo responsabile”, Ed. Xenia, Milano, 2005
E. Aloj Totàro, “Ecologia del turismo: compatibilità ambientale dei fenomeni turistici e strategie di turismo sostenibile”, Edizioni
Giuridiche Simone, Napoli, 2001
M. Bianchi, D. Canestrini, “Zig zag: culture e pratiche di ecoturismo”, Ed. MC, Milano, 2005
X. Font, G. Carey, “Marketing sustainable tourism products”, UNEP e Regione Toscana, 2005
I siti internet
www.ecolabel.it/
www.onuitalia.it/aggiornamenti/ponte19.html (Discorso di Louise Fréchette, Vice Segretario delle Nazioni Unite, in occasione
della cerimonia di apertura dell’Anno Internazionale dell’Ecoturismo, New York, 2002)
IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO
Camera
•
Fornire ogni camera di dosatori di sapone (per il lavandino e per la doccia) dotati di chiusura
antimanomissione.
•
Mettere a disposizione dei clienti solo bicchieri di vetro e non in plastica usa e getta.
•
Se ogni camera è dotata di una bottiglia d’acqua in plastica, sostituirla con una in vetro (con il
sistema di vuoto a rendere).
•
Limitare i prodotti di cortesia (set cucito, pantofole monouso, lucidascarpe...), preferendo servizi accentrati
alla reception (set da cucito o per la lucidatura delle scarpe completo dato in uso e non in dono).
Sala colazione
•
Utilizzare dosatori per tutti quei prodotti che possono essere somministrati sfusi (zucchero, miele,
marmellata, cacao, biscotti, cereali...). I dosatori devono garantire la riconoscibilità e tracciabilità
del prodotto e impedirne il contatto diretto con l’ambiente esterno.
•
Preferire prodotti da forno sfusi all’origine; in ogni caso evitare prodotti confezionati in
monoporzioni.
•
Acquistare prodotti per la colazione in confezioni grandi e con minimo imballaggio.
•
Utilizzare bicchieri, piatti e tazze di vetro o ceramica: oltre a produrre meno rifiuti si migliora
l’immagine dell’albergo.
•
Utilizzare tovaglioli e tovaglie di stoffa, tovagliette all’americana in stoffa o in plastica lavabile, in
sostituzione delle tovagliette, tovaglie e tovaglioli di carta.
•
Servire acqua dell’acquedotto in brocche o bottiglie di vetro anziché acqua minerale confezionata.
Per ottenere acqua frizzante è possibile installare sistemi di gassificazione. Nel caso si preferisse
acqua minerale, utilizzare fornitori che imbottigliano nel vetro con sistemi di vuoto a rendere.
•
Proporre come succo di frutta le spremute utilizzando agrumi preferibilmente nazionali: in commercio
esistono, oltre agli spremiagrumi elettrici, anche macchinari che lavorano in automatico. Per gli altri succhi
di frutta, evitare le confezioni monodose preferendo quelle almeno da un litro (da servire a bicchiere).
Gestione dell’albergo e pulizie
•
Utilizzare detergenti sfusi con flaconi ricaricabili; è opportuno preferire un produttore che garantisca
il riutilizzo delle taniche di detergente.
•
Nel caso si utilizzi una lavanderia esterna per la biancheria, assicurarsi che il fornitore non consegni la
biancheria pulita confezionata singolarmente, ma riduca il più possibile gli imballaggi in questa fase.
•
Organizzare i depliant dell’albergo in modo da ottimizzare l’uso della carta. Stampare quindi
separatamente i listini dei prezzi (con dati variabili di anno in anno), dalla comunicazione di
presentazione della struttura (con fotografie e altre informazioni che non variano).
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