IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO Acqua, luce, gas… ed elettricità di Paolo Varone ACQUA: UNA SITUAZIONE A RISCHIO QUANTO CONSUMA UN’AZIENDA TURISTICA Il consumo medio di acqua di ogni turista (560 litri/presenza) è più che doppio rispetto a quello giornaliero in ambito residenziale (circa 250 litri/abitante)1. La necessità di acqua delle aziende turistiche è legata alla frequentazione, spesso a carattere stagionale, della clientela con i suoi picchi di consumi che sovente coincidono con i periodi di minimo apporto meteorico, cioè l’estate. In questa stagione inoltre sono da mettere in conto anche l’irrigazione delle aree verdi e le piscine. Come si vede nel grafico della pagina successiva, la percentuale più alta di acqua viene utilizzata nelle camere, seguite dalla cucina e dai bagni comuni, cioè dove è più frequente la richiesta di acqua calda: il che comporta anche un dispendio energetico. MENO ACQUA, MA STESSI IGIENE E COMFORT Consumare meno acqua nelle strutture turistiche dipende in parte dall’attenzione ecologica degli ospiti; però alcune accortezze - anche a basso costo - dell’azienda permettono notevoli risparmi, senza perdere in igiene e comfort e quindi senza “effetti collaterali” nella gestione o verso i vostri ospiti. 1 Fonte: Regione Piemonte, Valutazione Ambientale Strategica del Piano Strategico Regionale del Turismo, 2008. IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO Quando si parla di risparmio idrico ci si riferisce all’acqua ad uso potabile, che proviene principalmente da falde sotterranee o sorgenti e deve subire processi di depurazione, prima di arrivare ai nostri rubinetti. Il suo impoverimento anche qualitativo implica maggiori costi economici e ambientali. Se l’acqua naturalmente “buona” non è facilmente disponibile nelle quantità richieste, occorre spendere maggiori risorse (economiche, energetiche, ecc.) per raggiungere altri bacini a maggiori profondità o per depurarla a livello soddisfacente. Le statistiche ci dicono che i cambiamenti climatici non stanno modificando la quantità media di precipitazioni che cade nell’area padana, ma i serbatoi da cui viene attinta l’acqua potabile stanno raggiungendo livelli di attenzione. Ciò è dovuto ai sempre maggiori utilizzi sia all’accentuazione degli “estremi” meteorologici: periodi di siccità, con elevati fabbisogni d’acqua, ed eventi alluvionali, in cui importanti volumi d’acqua defluiscono, senza poter più essere utilizzati per usi potabili. Infine, i ghiacciai si stanno ritirando, perdendo la capacità di trattenere l’acqua e restituirla a poco a poco alle sorgenti. 43 IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO 44 Sono soprattutto dispositivi che si applicano agli “ingressi” e alle “uscite” dell’acqua: frangigetto, rubinetti per lavabi o bidet, soffioni docce, scarichi wc. Vedremo che dove possibile, si può intervenire sulla rete interna di distribuzione dell’acqua. Occorre poi ricordare che elettrodomestici, come lavatrici e lavastoviglie, possono richiedere importanti quantità di acqua e quindi la loro scelta va fatta con accortezza. Considerate infine che per alcuni impieghi potete usare acqua di “minore qualità”: al posto di quella dell’acquedotto quella piovana, che non contiene né calcare né cloro, per le cassette dei WC, l’innaffiamento delle aree verdi, il lavaggio di veicoli e superfici pavimentate. La si convoglia dalle grondaie in appositi serbatoi da interro - dotati di filtri, dispositivi di “troppo pieno” ecc. - e da qui la si preleva. FRANGIGETTO Conosciuto anche con i nomi di “rompi getto”, “aeratore”, “riduttore di flusso” è un apparecchio a valvola che viene avvitato alla parte finale dei rubinetti. Scompone l’acqua in piccole particelle e la miscela con aria prima di farla uscire. Si ottiene un getto consistente e confortevole, con un risparmio di acqua fino al 40-50%. Alcuni modelli permettono di mantenere costante la portata del getto, qualunque sia la pressione della rete. Ne esistono anche per la doccia, già provvisti di ghiera metallica da avvitare al tubo o al flessibile. Devono essere smontati e puliti regolarmente, per evitare che l’accumulo di sedimenti favorisca la formazione di batteri. RUBINETTI Alcuni rubinetti di ultima generazione permettono di limitare il consumo di acqua grazie a sistemi di erogazione regolabile o differenziata per entità di flusso predefinito (minimo, massimo) e di riduzione di portata. • Miscelatore monocomando “eco”. Sono regolati ad hoc in fabbrica per ridurre il consumo o hanno particolari cartucce con la duplice funzione di limitare la temperatura massima erogabile e modulare la portata d’acqua ai livelli di massima economicità (fino al 33% di risparmio di acqua calda). • • Chiusura automatica. Interrompe il flusso, dopo un tempo predefinito oppure tramite un sensore che rileva il fabbisogno, con una riduzione dei consumi fino al 70%. Sono consigliabili in modo particolare per i servizi igienici utilizzati da una pluralità di utenti (es. ristoranti). Miscelatori termostatici a basso consumo. La termoregolazione è automatica, senza intervento dell’utente: l’acqua è subito alla temperatura desiderata e rimane costante senza variazioni di pressione. Esistono anche dispositivi di limitazione automatica di temperatura (38 °C - 40 °C) e flusso (rimuovibile manualmente). NUOVI RUBINETTI: RISPARMIO D’ACQUA E SALUTE Se state scegliendo nuovi rubinetti per la vostra struttura, oltre al risparmio di acqua, controllate anche la loro possibile tossicità. I rubinetti tradizionali in ottone infatti contaminano l’acqua erogata con nichel (utilizzato nella fase di lavorazione) e piombo (presente nella lega dell’ottone), inquinanti e tossici per l’organismo umano. Il piombo è particolarmente pericoloso per i bambini e il loro sviluppo psico-fisico; il nichel, che può provocare allergie da contatto e ingestione. Cercate rubinetti “atossici”, che ne rilasciano quantità minime, al di sotto dei valori raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. SOFFIONI DOCCIA SCIACQUONI PER I WC I modelli più recenti sono disegnati e realizzati con forme speciali, che sfruttano al massimo la gettata e il flusso dell’acqua, richiedendo, in alcuni casi, solo 4 litri rispetto ai 9 -16 litri dei modelli tradizionali. Nella maggior parte di quelli in commercio è comunque inserito il dispositivo a “doppio tasto”, cioè con due opzioni di volumi di scarico: per esempio 3/6 litri o 4/9 litri, ecc. Se le cassette attualmente in dotazione nella vostra struttura sono tradizionali - quindi senza regolazione - potete installare dispositivi per differenziare o interrompere il flusso dello scarico, senza nessuna opera muraria, anche nel caso di cassetta esterna con pulsante a muro. IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO Come abbiamo visto, la quota maggiore (37%) dei consumi idrici di un albergo è dovuta alle camere e su questa incide soprattutto l’uso delle docce. Vediamo quindi, tra i modelli in commercio, i soffioni doccia che permettono di ridurre maggiormente i consumi. • Regolatore di portata. Integrato nel corpo della doccetta permette la regolazione della quantità di flusso, con un calo dei consumi anche fino al 50%, indipendentemente dalla pressione e senza perdita di comfort. È possibile installarlo anche su impianti esistenti, montandoli tra la rubinetteria della doccia e il tubo flessibile. • Aspirazione dell’aria o “doccetta aerata”. Un ugello all’interno della doccetta aspira aria e la mescola al getto, accelerandone il flusso e diminuendo la quantità d’acqua fino al 50%. • Tasto “risparmio” o soffione a doppio getto. Con un pulsante sull’impugnatura della doccia o ruotandone la testa si può passare dal getto normale al getto “risparmio”, con una riduzione di portata fino al 50%. Un aiuto all’acquisto. Un elenco di rubinetti e soffioni doccia a basso consumo disponibili sul mercato europeo è pubblicato sulle pagine internet dell’UFE (Ufficio Federale dell’Energia svizzero). Si veda il capitolo “Per saperne di più”. 45 DETERGENTI E DETERSIVI: CONCILIARE PULIZIA E AMBIENTE NATURALE IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO I detergenti - che siano per ambienti, lavatrici o lavastoviglie - generano impatti sia durante la produzione sia dopo l’utilizzo, perché contengono sostanze tossiche o inquinanti - anche a basse concentrazioni - che attraverso gli scarichi vengono immesse nell’ambiente acquatico, con conseguenze dirette sulla fauna ittica e sugli altri organismi acquatici. Possono avere effetti nocivi anche sulle persone: per questo non dovrebbero contenere sostanze che diventino pericolose se inalate o toccate. Un aiuto per scegliere il detersivo meno dannoso e inquinante è dato dalla “Scheda dati di sicurezza dei prodotti” che - tra le altre informazioni - riporta gli ingredienti e i relativi pericoli e che i produttori sono obbligati a rendere disponibile. Orientatevi quindi su prodotti che non contengano ad esempio - ma l’elenco non è esaustivo: Alchil ammina di cocco quaternaria etossilata; Alchibenzosolfato di sodio o alchibenzosolfonato sodico; Antischiuma; Benzalconio cloruro; Carbopol (carbomer); Dietanolammide di cocco; EDTA Acido Etilendiammino tetracetico; Formaldeide; Perborato di sodio; Sbiancanti ottici; Siliconi; Sodium Hydroxymethylglicinate; TKKP (Tetra potassio pirofosfato); Zeolite A. Preferite inoltre prodotti in cui i fosfati (acido fosforico, acido ortofosforico) non sono presenti o ci sono in percentuali basse. Esaminate anche il punto della Scheda dedicato alle “Informazioni ecologiche”. Verificate infine che non siano riportate le seguenti frasi di rischio: R31, R40, R45, R46, R49, R68, R50 +53, R51 +53, R59, R60, R61, R62, R63, R64. La lettura della Scheda, come dell’etichetta sulle confezioni, può essere complicata. Se volete indirizzarvi con sicurezza sui prodotti con il minor impatto ambientale e minori rischi per la salute, ricercate quelli con marchi ecologici che garantiscono il rispetto dei principali requisiti per l’intero ciclo di vita del prodotto (fabbricazione / utilizzo / smaltimento). I disinfettanti, infine, particolarmente pericolosi perché contengono cloruri, devono essere utilizzati solo dove necessario per conformarsi alle disposizioni di legge in materia di igiene. 46 RICIRCOLO DELL’ACQUA Un problema che si può rilevare, ad esempio, nelle strutture ricettive è la lontananza tra caldaia e rubinetti dell’acqua calda delle camere. Oltre una certa distanza infatti la prima acqua che esce non è alla temperatura voluta, quindi l’ospite la fa scorrere in attesa di quella calda. Quando poi il rubinetto viene chiuso, l’acqua calda che nel frattempo è stata prelevata dalla caldaia rimane nelle condutture, raffreddandosi senza essere usata. Il ricircolo d’acqua ovvia al problema: una pompa mantiene in temperatura tutto il circuito di distribuzione, riducendo il ritardo e rimandando in circolo l’acqua calda non utilizzata. Può essere continuo o regolato, ad esempio da unità di controllo e miscelatori termostatici o valvole a richiesta. Solitamente è necessario un circuito idraulico dedicato, ma esistono sul mercato soluzioni che permettono di utilizzare le tubazioni esistenti. I consumi elettrici dipendono dai modelli e dal sistema nel suo complesso: quelli a ricircolo continuo sono meno efficienti; lo sono di più quelli con sensore termostatico, che si attivano solo quando la temperatura nelle condutture scende al di sotto di un valore impostato. Uno studio2 ha stimato i consumi tra 216 kWh/ anno (sistemi attivati dall’utente alla richiesta) e 2.414 kWh (sistemi in continuo), ritenendo comunque il ricircolo efficace anche economicamente, tenuto conto del valore economico dell’acqua risparmiata e del minore consumo per il suo riscaldamento. 2 “The Allen Consulting Group”, novembre 2009. ELETTRODOMESTICI Se state per comprare una lavatrice o una lavastoviglie, controllate i consumi di acqua per ciclo di lavaggio sull’etichetta energetica. Considerate ad esempio che per una lavatrice di classe A è intorno a 50 - 60 litri per ciclo di lavaggio (in caso di ciclo normale cotone a 60°C), contro i 100 litri dei modelli più vecchi; le più efficienti consumano poco più di 6 litri per chilo. Una lavastoviglie nuova consuma tra 8 e 15 litri, cioè circa 1 litro per coperto, rispetto ai 30 - 40 litri delle più vecchie. Un aiuto all’acquisto. Un’indicazione del consumo d’acqua dei più diffusi modelli di lavatrici e lavastoviglie presenti sul mercato europeo è pubblicato sulle pagine internet dell’Environment Agency del Regno Unito. Si veda il capitolo “Per saperne di più”. IL CASO TIPO DI UNA STRUTTURA ALBERGHIERA Il caso. Un albergo con 20 camere (40 posti letto) che registra 7.000 presenze all’anno. L’intervento. Sostituzione dei soffioni doccia di ciascuna stanza con un modello più ecologico. Il consumo medio dei soffioni attuali è 18 litri al minuto, mentre i nuovi ne richiedono 8. Ipotizzando che ogni ospite faccia una doccia al giorno, per un tempo medio di 5 minuti, si ottiene il seguente risparmio: Consumo annuo prima dell’intervento: 7.000 docce x 5 min x 18 l/min = 630.000 l - Consumo annuo dopo dell’intervento: 7.000 docce x 5 min x 8 l/min = 280.000 l = Risparmio idrico annuo: 350.000 l = 350 mc Risparmio economico acqua3: Risparmio economico gas metano : RISPARMIO TOTALE 441,00 euro/anno + 1.141,88 euro/anno = 1.582,88 euro /anno Con un costo di 60 euro per ciascun soffione, l’investimento totale di 1.200 euro è completamente recuperato in meno di un anno. Installando sistemi di ricircolo e termoregolazione, è possibile evitare 14 secondi di attesa media della temperatura ottimale5, pari quindi - per il nostro albergo - a 98.000 secondi (1.633 minuti, cioè più di 27 ore), con un risparmio di 13.066 l/anno (circa 13 mc) di acqua e di 16,46 euro. 3 Costo acqua: 1,26 euro/mc compresa quota per acquedotto, fognatura e depurazione (Fonte: Cittadinanzattiva - Osservatorio prezzi e tariffe, 2009; media tra province di Alessandria e Vercelli). 4 Costo medio metano: 0,725 euro/mc (Fonte: Centro Tutela Consumatori Utenti, ottobre 2010). Si assume un fabbisogno di 4,5 mc di metano per mc di acqua. 5 “The Allen Consulting Group”, op. cit. IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO 4 47 Per saperne di più Dall’Unione Europea e le norme italiane L. 136/1983, “Biodegrabilità dei detergenti sintetici” L. 7/1986, “Provvedimenti urgenti per il contenimento dei fenomeni di eutrofizzazione” D.M. 413/1988, “Riduzione della percentuale di fosforo nei preparati per lavare” Direttiva 1999/45/CE (ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative degli Stati membri per: classificazione, imballaggio ed etichettatura dei preparati pericolosi) Direttiva 2001/58/CE (informazione sui preparati pericolosi (art. 14 Direttiva 1999/45/CE) e sostanze pericolose (art. 27 Direttiva 67/548/CEE, Schede dati di sicurezza) Decreto del Ministero della Salute del 7 settembre 2002: “Recepimento della direttiva 2001/58/CE riguardante le modalità della informazione su sostanze e preparati pericolosi immessi in commercio” Decisione della Commissione del 29 novembre 2002 (criteri ecologici per l’assegnazione del marchio comunitario di qualità ecologica ai detersivi per lavastoviglie e modifica la decisione 1999/427/CE) Decisione della Commissione del 14 febbraio 2003 (criteri ecologici per l’assegnazione del marchio comunitario di qualità ecologica ai detersivi per bucato e modifica la decisione 1999/476/CE) Regolamento n. 648/2004/CE (relativo ai detergenti) Decisione della Commissione del 23 marzo 2005 (criteri ecologici per l’assegnazione del marchio comunitario di qualità ecologica ai detergenti multiuso e per servizi sanitari). IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO Le pubblicazioni 48 E. Cimatti, G. Bortone, T. Draghetti, “Il risparmio dell’acqua in casa: componentistica idrosanitaria”, Regione Emilia-Romagna Direzione Generale Ambiente e Difesa del Suolo e della Costa - Servizio Tutela e Risanamento Risorsa Acqua, http://www.regione. emilia-romagna.it/wcm/acquarisparmio/sezioni_laterali/fonti_informazione/documenti/quaderno/QuadernoRisparmioCasa.pdf EnergieSchweiz, “Divertimento acquatico per il corpo, lo spirito e il clima”, 2009, http://www.bfe.admin.ch/php/modules/ publikationen/stream.php?extlang=it&name=it_537355800.pdf ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, “Guida Ecolabel 2008. Prodotti e servizi con il marchio Ecolabel europeo in Italia”, http://www.apat.gov.it/certificazioni/site/_files/Ecolabel/Ecolabel_Guida.pdf Officina Naturae, “Biodizionario per una consapevole comprensione degli ingredienti descritti nelle etichette dei detergenti convenzionali e naturali”, http://www.officinanaturae.com/guide/biodizionario.pdf Provincia di Rimini, Assessorato al Turismo, “T.04 - Acquisti ecologici per gli alberghi”, Progetto Life Ambiente, novembre 2002 The Allen Consulting Group, “WELS Expansion - Hot Water Circulators”, novembre 2009, http://www.waterrating.gov.au/ publications/pubs/wels-expansion-hot-water-circulators.pdf UK Environment Agency, “Conserving water in buildings”, http://publications.environment-agency.gov.uk/pdf/GEHO1107BNJRE-E.pdf UK Environment Agency, “Harvesting rainwater for domestic uses: an information guide”, http://publications.environment-agency. gov.uk/pdf/GEHO1110BTEN-E-E.pdf I siti internet http://www.ecosmes.net/cm/index-EP, EcoSMEs (Services for Green Products), Progetto finanziato dalla Commissione Europea http://www.apat.gov.it/certificazioni/site/it-it/Ecolabel/, ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale Comitato Ecolabel Ecoaudit http://www.bfe.admin.ch/energielabel/index.html?lang=it, UFE Ufficio Federale dell’Energia svizzero - LabelEnergia http://www.ukrha.org/, UK Rainwater Harvesting Association http://www.waterrating.gov.au/, Water Efficiency Labelling and Standards (WELS) Scheme http://waterwise.sebenza-hosting.com/, Waterwise (Reducing Water Wastage in the UK) Rubinetti http://www.bfe.admin.ch/energielabel/01680/index.html?lang=it&dossier_id=02115, Miscelatore monocomando “eco” http://www.bfe.admin.ch/energielabel/01682/index.html?lang=it&dossier_id=02117, Chiusura automatica temporizzata http://www.bfe.admin.ch/energielabel/01681/index.html?lang=it&dossier_id=02116, Miscelatori termostatici a basso consumo Doccette a basso consumo http://www.bfe.admin.ch/energielabel/01679/index.html?lang=it&dossier_id=02100 Lavatrici http://www.waterwise.org.uk/reducing_water_wastage_in_the_uk/house_and_garden/choosing_a_washing_machine.html Lavastoviglie http://www.waterwise.org.uk/reducing_water_wastage_in_the_uk/house_and_garden/choosing_a_dishwasher.html Prodotti a basso consumo idrico certificati secondo lo schema australiano Water Efficiency Labelling and Standards (WELS) Scheme http://www.environment.gov.au/wels_public/productSearch.do LA LUCE AL TOP DEI CONSUMI Il consumo di energia elettrica per ciascun ospite di una struttura ricettiva alberghiera è pari almeno a quattro volte quello medio per persona in ambito residenziale; è maggiore negli esercizi di categoria più elevata, perché connesso a servizi quali aria condizionata e minibar in camera, aree fitness, sauna, ecc. Tra tutti i dispositivi elettrici, i sistemi di illuminazione generano i maggiori consumi di energia. In un albergo, ad esempio, possono pesare per circa il 45% del totale, come si vede nella figura: questo perché spesso negli spazi comuni e di passaggio la luce rimane accesa durante la notte e in alcuni casi anche di giorno. SFRUTTARE LA LUCE NATURALE, INTEGRARE CON QUELLA ARTIFICIALE Se avete un’attività già avviata può non essere convenente dal punto di vista dei costi agire sulla posizione di interruttori, plafoniere o sul rapporto con la luce naturale. In questi casi, concentratevi sulla scelta degli apparecchi illuminanti (lampade), delle sorgenti luminose (lampadine) e sulla loro manutenzione. Chi invece sta avviando la propria azienda in una nuova struttura o ristrutturandone una esistente ha maggiori possibilità di azione e quindi di ottenere, anche con il supporto di un esperto, notevoli economie in fase di esercizio. Il primo passo è sfruttare al massimo l’apporto di luce naturale, tenendo conto dell’orientamento dell’edificio e dell’utilizzo degli ambienti. In generale è bene utilizzare colori chiari per le superfici interne, per incrementare la riflessione della luce nella stanza; nel caso di locali privi di aperture o con finestre molto piccole si può comunque fruire della luce del sole, con i lucernari tubolari che la convogliano dal tetto agli interni. (cfr. riquadro “I lucernari tubolari: la luce naturale anche in mancanza di finestre”). Un aspetto importante riguarda l’impianto d’emergenza, che permette - in caso di necessità - l’esodo IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO È quindi molto importante soffermarsi su ciò che permette di ottimizzare l’illuminazione degli ambienti interni, con conseguenti vantaggi ambientali ed economici. Sono azioni che potete mettere in atto in ogni momento: se state progettando ex novo la vostra attività, in caso di ristrutturazione e nella manutenzione ordinaria. Vediamo dunque come e dove si può intervenire: dalla progettazione dell’illuminazione fino allo smaltimento delle apparecchiature non più funzionanti. 49 senza panico, segnalando il percorso fino a un luogo sicuro. Qui si usano appositi “apparecchi di emergenza”, dotati di autonomia energetica, garantita da batterie nella lampada stessa o da una sorgente centralizzata. Per ridurre i consumi, l’attenzione va posta ai giusti livelli di illuminamento e all’efficienza luminosa; per evitare di sovra dimensionare le batterie, occorre ricordare che spesso queste lampade sono perennemente alimentate. LA LUCE NATURALE ANCHE IN MANCANZA DI FINESTRE Gli ambienti senza affaccio all’esterno o con un’illuminazione naturale non sufficiente (per esempio corridoi o ampie sale di un ristorante), se ai piani alti dell’edificio, possono essere illuminati “portando” dal tetto la luce del sole tramite camini di luce (o lucernari tubolari). Come funzionano. Si installa sul tetto una cupola, simile a quella dei lucernari tradizionali, ma dotata di un captatore (dispositivo ottico a lente prismatica); a questa è collegato un condotto tubolare rivestito all’interno di materiale ultra riflettente, che conduce la luce solare anche a grandi distanze. All’estremità del percorso una plafoniera, generalmente a soffitto e dotata di dispositivi per aumentare la luminosità, illumina il locale. Cosa si ottiene. Si ha un buon livello luminoso, con perdite minime anche in situazioni non ottimali (giornate nebbiose o piovose, prime ore del mattino e tarda sera, ecc.). La resa cromatica è paragonabile a quella naturale, privata però della componente ultravioletta, filtrata dalla calotta. Gli ultravioletti, infatti, possono causare danni col tempo; ad esempio, lo scolorimento degli arredi. Ogni elemento può fornire luce a un ambiente fino a circa 50 m². Può essere utilizzato anche di notte installandovi all’interno una lampadina. Installazione. È abbastanza semplice: il tubo solare può seguire angolazioni e aggirare ostruzioni del solaio, travi del sottotetto o altri ostacoli. Costi e risparmi. Un lucernario tubolare con captatore esterno e cupolino, tunnel di circa 2 m con due curve regolabili e plafoniera interna, idoneo ad illuminare circa 30 m² costa tra 300 euro e 450 euro, esclusa IVA e montaggio. Il risparmio energetico per lo sfruttamento dell’illuminazione diurna può essere molto consistente1. IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO 1 Fonte costi: VELUX, Listino Prezzi 2010. 50 LE SORGENTI LUMINOSE: LA SCELTA GIUSTA A OGNI AMBIENTE LA SUA LUCE Ogni ambiente ha la necessità di avere la quantità e il tipo di luce appropriata all’attività svolta: può essere più bassa per i corridoi di transito, le camere di un albergo e le zone di relax e conversazione, deve essere maggiore nei servizi igienici e nelle sale pranzo, come in ambienti destinati alla lettura o al lavoro. I parametri che vi consentiranno sia di risparmiare sia di offrire il miglior comfort visivo ai vostri ospiti, sono: • Efficienza luminosa. Più è elevata, maggiore è il risparmio energetico, perché a parità di luce, sarà assorbirà meno potenza elettrica. • Tonalità di luce. È l’aspetto cromatico della luce: si parla di tonalità calda, bianca o fredda. È espressa in gradi Kelvin (K). Un valore basso indica tonalità calde, preferibili con livelli di illuminamento ridotto; dove invece questo deve essere elevato sono consigliabili valori maggiori (tonalità bianca, fredda). La scelta inoltre spesso dipende dal gusto personale, dall’architettura degli ambienti e dalla percezione soggettiva. In generale le sale di un ristorante hanno una luce calda (2.500-2.700 K) per far percepire un’atmosfera conviviale, mentre una luce più “bianca” (2.700-3.500 K) fornisce una sensazione di comfort adatta alla camera di un albergo. • Indice di resa cromatica. Più è alto (valori tra 0 e 100) più i colori percepiti si accostano a quelli reali. Un buon livello è 80, che per la norma EN 12464-1 è il livello minimo nei locali in cui si lavora per lunghi periodi (come la cucina di un ristorante). • Vita utile della lampadina. Espressa in ore di funzionamento. QUALE SORGENTE LUMINOSA? CONSIGLI2 PER LE LAMPADINE Dal luglio 2002 per le lampadine di uso domestico è obbligatoria l’etichetta energetica, stampata sugli imballaggi. Indica la classe energetica che va dalla A (molto efficiente) alla G (poco efficiente). Le lampadine a risparmio di energia rientrano in A e B, le alogene prevalentemente in D e quelle a incandescenza in E e F. Queste ultime sono ormai quasi scomparse dal mercato, per effetto del Regolamento 244/2009/CE. Le lampadine fluorescenti compatte sono in generale la soluzione più efficiente ed economica: garantiscono ottimi risultati in termini di risparmio energetico e di durata, hanno una resa cromatica del tutto equivalente a quelle a incandescenza, ma con consumi decisamente minori (tra il 60% e l’80% di risparmio) e durata fino a 10 volte maggiore. Le lampadine a scarica - ad alogenuri metallici o ai vapori di sodio ad alta pressione - possono essere la scelta giusta in ambienti particolari, come le piscine coperte o scoperte, o le aree di parcheggio. I LED (“Light Emitting Diodes”, cioè diodi ad emissione di luce) rappresentano una tecnologia in forte espansione. Presentano numerosi vantaggi: il risparmio energetico, consumano infatti l’80% in meno delle lampadine a incandescenza; la lunga durata, superiore alle 50.000 ore, una volta e mezza un lampada fluorescente compatta integrata; le dimensioni ridotte, di particolare interesse per le insegne luminose o la tracciatura di vie di fuga, ma applicabili anche per l’illuminazione di interni. I SISTEMI DI CONTROLLO PER L’ILLUMINAZIONE ARTIFICIALE 2 Consultate anche i siti promossi dalla Commissione Europea, dove sarete guidati passo passo nella scelta. Ad esempio: http://ec.europa.eu/energy/lumen/wizard/index_it.htm (Programma Lampadine a Basso Consumo) http://www.eu-greenlight.org/What-to-do/what_CosaFare.htm (Programma GreenLight) 3 Fonte: EU GreenLight Program. IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO Può risultare vantaggiosa l’installazione di sistemi di controllo e regolazione automatici della luce artificiale, che in alcuni casi sono semplici e poco costosi. • Interruttori manuali localizzati. Permettono la regolazione personalizzata dell’illuminazione, ottenendo il livello desiderato, ad esempio dall’ospite in camera o in una sala lettura o relax multi postazione. Consentono inoltre, suddividendo il locale in aree con analoghe necessità di illuminazione e tenendo conto di quella diurna, di illuminarne solo una parte o con livelli diversi. • Rilevatori di presenza con sensore. Adatti ad ambienti a presenza variabile o intermittente, quali i WC comuni, corridoi e luoghi di passaggio, parcheggi. Attenuano o annullano l’illuminazione dopo un certo tempo in cui non rilevano occupanti. Il risparmio di energia varia a seconda dei sensori, ma generalmente si aggira tra il 35% e il 45%3. Vanno usati con lampadine che non hanno bisogno di un periodo di preriscaldamento per emettere la luce, come per esempio i LED. • Rilevatori di presenza con sistemi di automazione. Applicabile nelle camere d’albergo; le luci si spengono automaticamente quando l’ospite, uscendo, disinserisce la chip card. • Timer. L’accensione o lo spegnimento vengono programmati a un orario stabilito, secondo le esigenze dell’ambiente. • Sensori fotoelettrici. Attivano automaticamente l’illuminazione artificiale quando inizia ad essere buio e viceversa la disattivano. Alcuni dispositivi modulano anche il livello di illuminazione a seconda della quantità di luce naturale (dimming). Il risparmio in questo caso può essere compreso tra il 30% e il 60%. 51 LA MANUTENZIONE Le buone norme di ordinaria manutenzione sono valide per tutti i casi: la regolare pulizia di lampadine, lampadari o paralampada evita infatti che la polvere ostacoli il flusso luminoso. Ricordate comunque che il flusso delle fluorescenti tende a diminuire con il tempo: la lampadina consuma la stessa quantità di energia elettrica, ma la luce sarà progressivamente minore. Dopo un certo periodo, la loro sostituzione può quindi essere economicamente vantaggiosa, anche se ancora funzionanti. LO SMALTIMENTO DELLE LAMPADINE Le lampadine fluorescenti compatte rappresentano un rifiuto pericoloso, perché contengono mercurio: vanno raccolte in maniera differenziata nelle isole ecologiche comunali attrezzate. Per trovare quella più vicina, visitate il sito www.cdcraee.it (sezione “Comuni”) o chiedete informazioni direttamente al vostro Comune. Ricordate che dal 18 giugno 2010 in caso di nuovi acquisti i rivenditori sono obbligati a ritirare la lampadina non più funzionante (una per ognuna di quelle acquistate). Non sono soggette a raccolta differenziata le lampadine ad incandescenza, quelle alogene e i LED. IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO IL RINNOVO DELL’IMPIANTO: QUALI VANTAGGI 52 Il tempo di ritorno del vostro investimento e il risparmio che potete ottenere dipendono da alcune variabili: le lampadine che avevate prima, quelle che avete scelto in sostituzione e per quante ore è in funzione ciascun punto luce. Avrete la maggiore convenienza se cambierete lampadine a incandescenza con quelle a risparmio energetico, per esempio le fluorescenti compatte: il risparmio energetico, a parità di flusso luminoso, può essere dell’80%, con un tempo di ritorno raramente superiore all’anno. È possibile stimare un risparmio medio, a fine vita di ciascuna lampada fluorescente compatta (anche 15.000 ore, contro le 1.000 di una lampadina ad incandescenza) non inferiore a 80 euro. Se sostituite lampadine alogene tradizionali con alogene a risparmio energetico, i consumi di energia scenderanno del 20-30%. QUANDO “IL GIOCO VALE LA CANDELA”… UN ESEMPIO CONCRETO Il caso. Un albergo di due piani, più piano terra per reception e sala bar/ristorante. L’intervento. Sostituzione degli apparecchi di illuminazione inefficienti delle zone di passaggio e comuni. La situazione di partenza. 8 punti luce per ciascun corridoio ai piani con lampade alogene da 35 W. 25 punti luce tra reception e sala bar/ristorante con lampade alogene da 20 W. La soluzione scelta. Lampade LED di pari intensità luminosa, con potenza di 7 W per i corridoi e 4 W per le zone comuni del piano terra. Vediamo i costi ambientali ed economici delle due situazioni e i vantaggi che si ottengono col passaggio alle nuove lampadine, in un periodo di otto anni, pari alla vita utile dei LED. I consumi PIANO TERRA Consumo unitario PIANO PRIMO E SECONDO Alogene LED Alogene LED 25 x 20 = 500 W 25 x 4 = 100 W 16 x 35 = 560 W 16 x 7 = 112 W 2.500 kWh 500 kWh 2.800 kWh 560 kWh Consumo annuo (per 5.000 ore/anno) Costo annuo consumi Costo totale consumi 450 € 90 € 504 € 100 € 3.600 € 720 € 4.032 € 800 € Le lampadine PIANO TERRA Costo iniziale Durata di vita media Alogene LED Alogene LED 25 x 6 = 150 € 25 x 40 = 1.000 € 16 x 6 = 96 € 16 x 50 = 800 € 4.000 ore (<1 anno) 40.000 ore (8 anni) 4.000 ore (<1 anno) 40.000 ore (8 anni) 10 ---- 10 ---- 1.500 € 1000 € 960 € 800 € N° sostituzioni in 8 anni Costo totale lampadine PIANO PRIMO E SECONDO I vantaggi economici PIANO TERRA Alogene PIANO PRIMO E SECONDO LED Alogene LED Costo totale consumi 3.600 € 720 € 4.032 € 800 € Costo totale lampadine 1.500 € 1.000 € 960 € 800 € Costo totale: consumi + lampadine 5.100 € 1.720 € 4.992 € Differenza costi -3.400 € 1.600 € -3.392 € PIANO TERRA PIANO PRIMO E SECONDO Alogene LED Alogene LED Emissioni equivalenti annue CO2 1.235 kg 247 kg 1.383 kg 277 kg Emissioni equivalenti totali CO2 9.880 kg 1.976 kg 11.604 kg Differenza emissioni equivalenti CO2 - 7.904 kg (- 7,9 t) 2.216 kg - 9.388 kg (-9,4 t) Fonte costi: PHILIPS, Lampade ed accessori Edizione 2010, Listino prezzi al commercio n° 18 del 22 febbraio 2010; MAZDA, Lampade 2010, Catalistino n° 18 del 19 aprile 2010; OSRAM, Listino prezzi Italia. Edizione 2010, numero 10, in vigore dal 3 maggio 2010. Il risparmio complessivo al termine della vita delle lampade LED è di circa 7.000 euro e di 17 tonnellate equivalenti di anidride carbonica non emesse in atmosfera. L’intervento comporta un costo iniziale per le nuove lampadine di circa 1.600 euro, che tuttavia è compensato dal risparmio ottenuto in un paio di anni. La sostituzione degli apparecchi di illuminazione con sistemi di nuova generazione può essere effettuata a costo zero: alcune aziende specializzate offrono questo servizio in cambio di un canone annuo pari a una quota del risparmio energetico ottenuto; in più per tutta la durata del servizio si usufruisce della manutenzione completa dell’impianto. IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO I vantaggi ambientali 53 Per saperne di più Dall’Unione Europea e le norme italiane Direttiva 98/11/CE (modalità di applicazione della Direttiva 92/75/CEE per l’etichettatura indicante il consumo di energia delle lampade per uso domestico) Direttiva 2005/32/CE (specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti che consumano energia e modifica Direttive 92/42/ CEE, 96/57/CE e 2000/55/CE) Decreto Legislativo 151/2005 (Attuazione Direttive 2002/95/CE, 2002/96/CE e 2003/108/CE: riduzione sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche e smaltimento) Direttiva 2009/125/CE (specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia) Regolamento (CE) n. 244/2009 (modalità di applicazione Direttiva 2005/32/CE per specifiche di progettazione ecocompatibile delle lampade non direzionali per uso domestico) Regolamento (CE) n. 245/2009 (modalità di esecuzione Direttiva 2005/32/CE per le specifiche di progettazione ecocompatibile di lampade fluorescenti senza alimentatore integrato, lampade a scarica ad alta intensità e di alimentatori e apparecchi di illuminazione in grado di far funzionare tali lampade, abrogante la Direttiva 2000/55/CE ) Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 65/2010 (modalità semplificate di gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) da parte dei distributori e degli installatori (AEE), nonché dei gestori dei centri di assistenza tecnica) Le pubblicazioni Commissione Europea, “Documento di lavoro dei servizi della Commissione Europea che accompagna il Regolamento della Commissione recante modalità di applicazione della Direttiva 2005/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in merito alle specifiche per la progettazione ecocompatibile delle lampade non direzionali per uso domestico - Sintesi della valutazione di impatto”, marzo 2009 M. Demattio, “Hotel - Grandi divoratori di energia”, in KlimaHaus | CasaClima, 02/2010 ENEA, “Risparmio energetico con l’illuminazione”, Opuscoli Sviluppo Sostenibile n. 5, 2008, http://www.enea.it/produzione_scientifica/ pdf_op_svil_sost/Op5.pdf ENEA, “L’etichetta energetica”, Opuscoli Sviluppo Sostenibile n. 24, 2003, http://www.enea.it/produzione_scientifica/pdf_op_svil_sost/Op24.pdf ENEA, WWF, “Risparmio ed efficienza energetica in casa”, http://generazioneclima.wwf.it/pdf/manualetto.pdf A. Farra, D. Pasini, “L’energia furba. Guida al risparmio energetico”, http://www.federconsumatori-fvg.it/docs/Guida-ENERGIA.pdf) S. Sibilio, A. D’Agostino, M. Fatigati, M. Citterio, “Ricerca Sistema Elettrico. Valutazione dei consumi nell’edilizia esistente e benchmark mediante codici semplificati: analisi di edifici residenziali”, Report ENEA RSE/2009/115, marzo 2009, http://www.enea.it/attivita_ ricerca/energia/sistema_elettrico/Governance/RSE115.pdf IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO I siti internet 54 www.aidiluce.it, AIDI (Associazione Italiana di Illuminazione) www.assil.it, ASSIL (Associazione Nazionale Produttori Illuminazione) www.cdcraee.it, Centro di Coordinamento RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) www.celma.org, CELMA (Federation of National Manufacturers Associations for Luminaires and Electrotechnical Components for Luminaires) http://ec.europa.eu/energy/lumen/index_it.htm, Commissione Europea – Lampadine a basso consumo http://www.eu-greenlight.org/index.htm, Commissione Europea - The European Greenlight Programme: www.ecolamp.it, ECOLAMP (Consorzio Ecolamp per il Recupero e lo Smaltimento di Apparecchiature di Illuminazione) http://www.lampadine-efficienti.com, Iniziativa di comunicazione promossa dal Gruppo Sorgenti di Assil ELETTRODOMESTICI ED ETICHETTA ENERGETICA Gli elettrodomestici sono tra i protagonisti del consumo energetico di un’azienda turistica. La gamma è varia: da apparecchiature strettamente professionali (cucina di un ristorante), ad altre che potremmo ritrovare nelle nostre case, come lavatrici, lavastoviglie, televisori, condizionatori, frigobar ecc. Si esaminano quindi elettrodomestici professionali e di uso corrente anche nelle abitazioni. Per questi ultimi è di grande aiuto l’etichetta energetica (o “energy-label”): chiunque negli ultimi tempi abbia acquistato un elettrodomestico l’avrà trovata tra le caratteristiche del prodotto. La sua prima applicazione, che deriva da Direttive Comunitarie, risale al 1995 e riguardava frigoriferi e congelatori; gradualmente l’abbiamo vista comparire sugli altri elettrodomestici e passare poi su fonti di illuminazione ed edifici. Questo sistema rende più semplice tenere conto degli effetti ambientali ed economici legati al consumo di energia elettrica. L’etichetta infatti riporta la “classe di efficienza energetica”, espressa con una lettera che va dalla A (minori consumi) alla G (elettrodomestici più energivori). Troviamo inoltre il consumo di energia (kWh) e caratteristiche tecniche che possono incidere sui consumi: per esempio, per le lavatrici e le lavastoviglie, la classe di efficienza di prestazione (qualità del lavaggio) e il consumo d’acqua per ciclo di lavaggio. Laddove applicabile, è riportato anche il marchio di qualità ecologica europeo Ecolabel (basso impatto ambientale per l’intera vita del prodotto, dalla fabbricazione allo smaltimento). Per le apparecchiature professionali in uso nelle strutture turistiche non esiste una simile catalogazione: si può tuttavia confrontare le specifiche indicate nelle schede tecniche di diversi modelli e costruttori e orientarsi di conseguenza. Per ridurre i consumi delle apparecchiature elettriche non è necessaria la realizzazione di nuovi impianti o interventi importanti nella struttura. Si può agire gradualmente, nel momento in cui occorre sostituire o introdurre un macchinario, scegliendo il modello più adatto e l’installazione più opportuna. Il contenimento dei consumi - non va dimenticato - si realizza anche durante la vita dell’apparecchio, con il giusto utilizzo e la necessaria manutenzione.I benefici saranno anche economici, per i minori costi gestionali: ad esempio nelle strutture ricettive dotate di condizionatori, dove i loro consumi possono incidere per il 20-30% del totale. IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO L’etichettatura - insieme con le detrazioni fiscali per l’acquisto di elettrodomestici di elevata efficienza energetica - ha favorito lo sviluppo tecnologico e l’ingresso sul mercato di prodotti con consumi sempre più contenuti; sono state così introdotte, per alcuni elettrodomestici, classi di efficienza maggiore della A, contrassegnate con A+ e A++. 55 DAL CONSUMO AL RISPARMIO… Quali sono i principali accorgimenti che potete mettere in atto sia al momento dell’acquisto (cosa scegliere e come installare), sia durante la vita dell’elettrodomestico (utilizzo e manutenzione)? IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO CONDIZIONATORI 56 Acquisto Il giusto dimensionamento è la prima regola da seguire per ottenere un buon livello di comfort ambientale, risparmio energetico ed economico. Se l’impianto è sottodimensionato, avrà infatti consumi elevati e un deterioramento rapido: sarà sempre in funzione per arrivare alla temperatura voluta. Se sovradimensionato, raggiungerà la temperatura troppo velocemente per riuscire nello stesso tempo a deumidificare l’ambiente e gli ospiti percepiranno una sgradevole sensazione di freddo umido. Fate quindi calcolare a un installatore la potenza necessaria, che dipende dall’ampiezza del locale e dalle caratteristiche energetiche dell’edificio: isolamento termico, esposizione, vetrate, ombreggiamenti esterni, ecc. Per avere comunque un ordine di idea, considerate che la potenza frigorifera, espressa in W, è pari a 25 volte il volume interno (in metri cubi) del locale. Questo parametro va aumentato in casi sfavorevoli parete esterna poco isolata, ampie superfici vetrate o soleggiamento, ecc.-; va diminuito nei casi opposti - muri molto spessi, ombreggiamenti ecc. In generale, per una camera da letto matrimoniale di 4 metri per 4, con un volume di 48 m³, la potenza di riferimento sarà di circa 1.200 W. Il passo successivo è la scelta del modello: prediligete quelli più efficienti, classe A per apparecchi con resa in raffrescamento minore o uguale a 12kW1, e dotati di sistemi di controllo, come timer o spegnimento automatico. Orientatevi verso modelli con inverter, che consente di modulare la potenza evitando continui accensioni e spegnimenti del motore, come accade invece nei condizionatori on/off. Ne guadagna anche il comfort termico, poiché la variazione di temperatura rimane contenuta, entro il mezzo grado. Valutate l’opportunità di ricorrere a pompe di calore reversibili, utilizzabili anche in inverno a integrazione del sistema di riscaldamento principale; ancor meglio se abbinate a un impianto fotovoltaico di potenza sufficiente a coprire i fabbisogni. Installazione Posizionate il condizionatore nella parte alta della parete, evitando di esporlo alla luce diretta del sole e in modo da non avere ostacoli al flusso dell’aria, come tende o armadi. Utilizzo Riducete la necessità di ricorrere ai condizionatori, favorendo il raffrescamento o la ventilazione naturale. Nel caso di ristrutturazioni importanti, ricorrete alla bioarchitettura per la climatizzazione passiva. Se l’apparecchio non ha sistemi di controllo automatici, sensibilizzate i vostri clienti a non lasciarlo acceso quando non ci sono. Manutenzione Riguarda i filtri, che vanno puliti regolarmente - in maniera approfondita a inizio stagione e poi ogni due settimane - e sostituiti frequentemente: altrimenti si rischia un calo nella resa del condizionatore e lo sviluppo di batteri, muffe, funghi, che vengono reimmessi nell’ambiente alla riaccensione dell’impianto. FRIGORIFERI E CONGELATORI Acquisto Scegliete i modelli classe A++ per gli apparecchi di tipo domestico e almeno di classe A per i frigobar delle stanze; per quelli professionali, confrontate i consumi nelle schede tecniche di diversi modelli e case produttrici. Meglio i frigocongelatori con più porte: la perdita di freddo all’apertura è minima e i motori separati permettono di utilizzare anche solo una parte dell’apparecchio. Preferite i frigoriferi con tecnologia “no-frost” o “a ventilazione forzata”: si ha un’ottimale distribuzione 1 Negli apparecchi che prevedono anche il riscaldamento, sull’etichetta è indicata a parte l’efficienza per tale modalità. del freddo, si evita la formazione del ghiaccio, mantenendo le caratteristiche nutrizionali dei cibi e velocizzando anche il loro raffreddamento. Ricercate altre caratteristiche ecologiche: maggior spessore di isolamento delle pareti, che riduce le dispersioni; spie luminose e/o acustiche di non corretta chiusura delle porte; sistema automatico di sbrinamento ed evaporazione delle condense. Installazione Vanno posizionati lontano da fonti di calore (es. termosifoni, forni, fornelli) e in luogo aerato, lasciando sul retro spazio sufficiente per la circolazione d’aria attorno alla serpentina; per i modelli che hanno la ventola in alto, non ostruite le aperture di ventilazione. Equipaggiate le celle frigorifere o i banchi refrigerati di tipo industriale con valvole termostatiche di espansione, che controllano il flusso di refrigerante, adattando la temperatura di compressione a quella esterna: si migliora la resa dei compressori e si riducono i consumi elettrici, con risparmi superiori al 20%. Manutenzione Controllate che le guarnizioni di gomma delle porte siano sempre in buono stato; nel caso siano scollate o deteriorate è bene sostituirle. Pulite ogni tanto la serpentina sul retro, dopo aver staccato l’alimentazione elettrica: lo strato di polvere fa aumentare i consumi, in quanto non permette un buon raffreddamento. Sbrinate frequentemente l’apparecchio: lo strato di ghiaccio fa da isolante, aumentando così i consumi di energia e riducendo, inoltre, lo spazio utilizzabile. LAVATRICI IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO Acquisto Scegliete i modelli classe A++, per gli apparecchi di tipo domestico; per quelli di uso professionale, confrontate le schede tecniche di diversi modelli e case produttrici. Tenete conto del consumo di acqua per ciclo di lavaggio: se il modello ne richiede meno è necessaria meno energia per portare l’acqua a temperatura e meno detersivo. Per le lavatrici di tipo domestico nell’etichetta energetica sono riportati i litri consumati per un ciclo cotone a 60 °C: può essere considerato ottimale un consumo al chilo pari o inferiore a 12 litri. Scegliete apparecchi dotati di misuratori di volume o peso, che facilitano il dosaggio corretto del detersivo. Ne servirà ancor meno se l’apparecchio ha un decalcificatore dell’acqua. Se il vostro impianto idraulico lo permette, optate per un modello che preveda il collegamento alle tubazioni dell’acqua calda sanitaria (per quanto in commercio siano ancora pochi): il maggior consumo energetico deriva infatti dal suo riscaldamento mediante resistenze elettriche. I consumi di energia scendono ancora se l’acqua calda sanitaria è fornita da un impianto solare termico. Installazione Se avete acquistato una lavatrice con doppio ingresso (acqua calda / fredda), non posizionatela lontano dal generatore di calore: l’acqua pre-riscaldata potrebbe non riuscire a percorrere la distanza nel tempo di caricamento e la macchina richiamerebbe acqua non ancora in temperatura. Per i modelli con un solo ingresso per l’acqua, è possibile adottare un dispositivo che, connesso alle rispettive tubazioni, attinge acqua calda e acqua fredda e la miscela, immettendola alla temperatura impostata, mentre per il risciacquo preleva solo quella fredda; è molto utile per chi ha un impianto solare termico. Al momento è commercializzato in Italia da due ditte, con un costo tra 160 e 270 euro. Utilizzo Il modo migliore per ridurre i consumi durante il funzionamento è contenere la temperatura di lavaggio, entro i 40°-60°. Usate prodotti decalcificanti insieme al detersivo: evitano la formazione di depositi quindi problemi alla macchina - e facilitano le funzioni del detersivo, soprattutto con “acqua dura”, 57 permettendovi di ridurne la quantità. Per le strutture ricettive può essere conveniente, anche dal punto di vista ambientale, ricorrere a lavanderie esterne: in genere hanno apparecchi professionali a più alta efficienza e si evitano lavaggi non a pieno carico. Attenzione però a scegliere un fornitore del servizio abbastanza vicino, affinché i costi ambientali dei trasporti non ne annullino i benefici. Compatibilmente con gli standard richiesti dalla normativa in materia igienico-sanitaria e con la classificazione della vostra struttura, potete invitare gli ospiti che soggiornano a lungo a limitare i cambi di lenzuola e asciugamani, facendo decidere a loro quando chiederli. Manutenzione Controllate e pulite frequentemente il filtro, per evitare che corpi estranei, materiale depositato e calcare impediscano lo scarico dell’acqua. LAVASTOVIGLIE Acquisto e installazione Sono validi gli stessi consigli delle lavatrici. Per i consumi, considerate che le lavastoviglie di buon livello di tipo domestico (10-12 coperti) necessitano tra 1,4 e 1,8 kWh per ciclo di lavaggio, quelle più vecchie 2,5 kWh. Utilizzo Il maggior risparmio può essere ottenuto evitando, quando possibile, l’asciugatura con aria calda. Ottimizzate il funzionamento della macchina utilizzandola solo a pieno carico e, in caso di poche stoviglie, scegliendo programmi a ciclo rapido, che riducono tempi e consumi (0,7 kWh circa per ciclo rapido di apparecchi domestici). Usate con regolarità i sali per evitare le incrostazioni calcaree, che diminuiscono l’efficienza di lavaggio. Manutenzione Pulite regolarmente il filtro, in modo che calcare e residui di cibo non ostacolino lo scarico dell’acqua. IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO APPARECCHI INFORMATICI E TV 58 Non troverete l’etichetta energetica, ma ne esistono che certificano l’adesione volontaria a standard di efficienza energetica; in particolare l’Energy Star, introdotta dall’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente (EPA) e riconosciuta anche a livello normativo europeo. Scegliete la tecnologia di televisori e monitor a seconda della grandezza dello schermo. Per schermi piccoli, sotto i 20 pollici, come quelli delle camere d’albergo, sono infatti gli LCD a garantire i minori consumi; per quelli tra i 20 e i 40 pollici, la tecnologia migliore è la classica del tubo catodico; per i più grandi, sono preferibili schermi con retroproeizione. Poco efficienti gli schermi al plasma, che possono consumare fino a quattro volte una tv tradizionale. Tenete presente che i consumi aumentano quasi proporzionalmente con il numero di pollici della diagonale. ASCIUGAMANI ELETTRICI Si trovano spesso nei bagni dei ristoranti, ma hanno un elevato consumo energetico. È perciò da valutare la loro sostituzione con rotoli o asciugamani di carta riciclata o in tessuto. ELETTRODOMESTICI A CONFRONTO: QUANDO LA “CLASSE” CONVIENE I grafici permettono di farvi un’idea dei vantaggi - minori consumi, risparmi economici e ambientali (CO2 non immessa) - della sostituzione di un elettrodomestico piuttosto energivoro con modelli più efficienti. Per quanto riguarda i prezzi considerate che mediamente un elettrodomestico di classe A, rispetto a uno di classe C, può costare circa 300 euro in più; si ripaga però interamente in 6 - 9 anni, in funzione delle modalità d’uso. FRIGO CONGELATORI (volume di riferimento 380 litri) CLASSE EFFICENZA ENERGETICA D C B A A+ A++ CONSUMO ANNUO (KWh/a) RISPARMIO ENERGETICO RISPETTO ALLA CLASSE “D” RISPARMIO ANNUO (EURO) CO2 EQUIVALENTE EVITATA (KG) CONGELATORI ORIZZONTALI (volume di riferimento 450 litri) CLASSE EFFICENZA ENERGETICA E D C B A CONSUMO ANNUO (KWh/a) RISPARMIO ENERGETICO RISPETTO ALLA CLASSE “E” RISPARMIO ANNUO (EURO) CO2 EQUIVALENTE EVITATA (KG) CONGELATORI VERTICALI (volume di riferimento 400 litri) CLASSE EFFICENZA ENERGETICA D C B A CONSUMO ANNUO (KWh/a) RISPARMIO ENERGETICO RISPETTO ALLA CLASSE “E” RISPARMIO ANNUO (EURO) CO2 EQUIVALENTE EVITATA (KG) RISPARMIO ENERGETICO RISPETTO ALLA CLASSE “C” RISPARMIO ANNUO (EURO) CO2 EQUIVALENTE EVITATA (KG) CLASSE EFFICENZA ENERGETICA LAVATRICI (capacità 5 Kg) C B A CONSUMO ANNUO (KWh/a) IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO E 59 CLASSE EFFICENZA ENERGETICA LAVASTOVIGLIE (capacità 12 coperti) C B A CONSUMO ANNUO (KWh/a) RISPARMIO ENERGETICO RISPETTO ALLA CLASSE “C” RISPARMIO ANNUO (EURO) CO2 EQUIVALENTE EVITATA (KG) CLASSE EFFICENZA ENERGETICA Condizionatore split (Potenza 5,7 kW e periodo di utilizzo 500 ore/anno) C B A AA CONSUMO ANNUO (KWh/a) RISPARMIO ENERGETICO RISPETTO ALLA CLASSE “C” RISPARMIO ANNUO (EURO) CO2 EQUIVALENTE EVITATA (KG) IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO CONSUMI IN STAND-BY 60 Non bisogna trascurare i consumi in stand-by; questa funzione consente la comoda e immediata accensione dell’apparecchio (tv, videoregistratore ecc.) con il telecomando, ma non interrompe del tutto i consumi: l’apparecchio sembra spento, ma consuma ancora energia. Un’indagine2 ha rilevato che un televisore, mantenuto in questa modalità per buona parte del tempo, può consumare 135 Wh al giorno, cioè circa 50 kWh in un anno. Decoder digitali e satellitari esterni possono richiedere altri 100kWh nell’anno. Facciamo il caso di un albergo con 10 stanze, dotate di televisore e decoder esterno: in totale consumerebbe circa 1.500 kWh in un anno, cioè come se la struttura avesse utilizzato una lavatrice di alta categoria energetica tre volte al giorno, tutti i giorni dell’anno; i costi per il nostro albergo sarebbero di 270 euro all’anno. Se considerassimo anche tutte le altre apparecchiature (impianto stereo, videoregistratore, telefono cordless, radiosveglia, computer e periferiche, antenne wi-fi) consumi e costi salirebbero ulteriormente. Chiedete quindi la collaborazione ai vostri ospiti, ricordando loro di spegnere i televisori, quando lo stand-by non è necessario, e al termine di ogni soggiorno controllate voi stessi lo stato degli apparecchi. In alternativa, esistono dispositivi che gestiscono automaticamente gli stand-by, interrompendo l’alimentazione. Per i nuovi apparecchi scegliete i modelli dotati di una funzione di “gestione dell’energia” che, dopo un tempo definito di inattività, fa passare l’apparecchiatura in stand-by e poi la spegne. Indirizzatevi su modelli già conformi al Regolamento (CE) n. 1275/2008; sarà obbligatorio solo dal 2013 e stabilisce i valori limite di consumo di energia: • In “modo spento” < 0,5 W • In “modo stand-by” < 0,5 W (funzione solo di riattivazione) • In “modo stand-by” < 1 W (con visualizzazione di informazioni o dello stato). 2 Gianluca Ruggieri, cfr. “Per saperne di più”. Per saperne di più Dall’Unione Europea Direttiva 92/75/CEE (consumo di energia degli apparecchi domestici) Direttiva 2002/40/CE (modalità di applicazione della Direttiva 92/75/CEE per l’etichettatura indicante il consumo di energia dei forni elettrici per uso domestico) Direttiva 94/2/CE (modalità di applicazione della Direttiva 92/75/CEE per l’etichettatura indicante il consumo di energia di frigoriferi, congelatori e relative combinazioni) Direttiva 95/12/CE (modalità di applicazione della Direttiva 92/75/CEE per l’etichettatura indicante il consumo di energia delle lavatrici ad uso domestico) Direttiva 97/17/CE (modalità di applicazione della Direttiva 92/75/CEE per l’etichettatura indicante il consumo di energia delle lavastoviglie ad uso domestico) Regolamento (CE) 2422/2001 (programma comunitario di etichettatura per un uso efficiente dell’energia delle apparecchiature per uffici) Direttiva 2002/31/CE (le modalità di applicazione della Direttiva 92/75/CEE per l’etichettatura indicante il consumo di energia dei condizionatori d’aria per uso domestico) Regolamento (CE) 1275/2008 (misure di esecuzione della direttiva 2005/32/CE per specifiche di progettazione ecocompatibile relative ai modi stand-by e spento delle apparecchiature elettriche ed elettroniche domestiche e da ufficio) Decisione della Commissione 2009/789/CE (relativa all’accordo tra Stati Uniti d’America e Comunità europea per il coordinamento dei programmi di etichettatura energetica dei monitor per computer) Direttiva 2010/30/UE (etichettatura ed informazioni uniformi sul consumo di energia e di altre risorse da parte dei prodotti connessi all’energia) Le pubblicazioni I siti internet www.anie.it, ANIE (Associazione Nazionale Industrie Apparecchi Domestici e Professionali) www.ceceditalia.it, CECED (Associazione Nazionale Produttori di Apparecchi Domestici e Professionali) www.coaer.it, Co.Aer. (Associazione Costruttori di Apparecchiature ed Impianti Aeraulici) http://efficienzaenergetica.acs.enea.it, ENEA - Dipartimento Ambiente, Cambiamenti Globali e Sviluppo Sostenibile www.eu-energystar.org, Programma ENERGY STAR della Comunità europea www.fire-italia.it, FIRE (Federazione Italiana per l’Uso Razionale dell’Energia) IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO Camera di Commercio di Reggio Calabria, “Etichettatura e presentazione dei prodotti di largo consumo: elettrodomestici”, http://www.rc.camcom.it/upload/file/710/355460/FILENAME/bozza2%20GC%20ELETTROD%2012%20pagine.pdf ENEA, “Risparmio energetico con la lavatrice”, Opuscoli Sviluppo Sostenibile n. 11, 2003, http://www.enea.it/produzione_ scientifica/pdf_op_svil_sost/Op11.pdf ENEA, “Risparmio energetico con la lavastoviglie”, Opuscoli Sviluppo Sostenibile n. 12, 2003, http://www.enea.it/produzione_ scientifica/pdf_op_svil_sost/Op12.pdf ENEA, “Risparmio energetico con il frigorifero e il congelatore”, Opuscoli Sviluppo Sostenibile n. 13, 2003, http://www.enea.it/ produzione_scientifica/pdf_op_svil_sost/Op13.pdf ENEA, “I condizionatori dell’aria: raffrescatori e pompe di calore”, Opuscoli Sviluppo Sostenibile n. 23, 2003, http://www.enea. it/produzione_scientifica/pdf_op_svil_sost/Op23.pdf ENEA, “L’etichetta energetica”, Opuscoli Sviluppo Sostenibile n. 24, 2003, http://www.enea.it/produzione_scientifica/pdf_op_ svil_sost/Op24.pdf ENEA - WWF, “Risparmio ed efficienza energetica in casa”, http://generazioneclima.wwf.it/pdf/manualetto.pdf A. Farra, D. Pasini, “L’energia furba. Guida al risparmio energetico”, http://www.federconsumatori-fvg.it/docs/Guida-ENERGIA. pdf G. Giardina, R. Pezzali, “Cara TV ma quanto consumi?”, http://www.afdigitale.it/vmagazine.aspx?id=101 M. Demattio, “Hotel - Grandi divoratori di energia”, in KlimaHaus | CasaClima 02/2010 G. Ruggieri, “Alcune note sui consumi elettrici nel settore domestico in Italia”, ottobre 2008, http://www.casasalute.it/gestione/uploadFiles/ConsumiElettrici.pdf S. Sibilio, A. D’Agostino, M. Fatigati, M. Citterio, “Ricerca Sistema Elettrico. Valutazione dei consumi nell’edilizia esistente e benchmark mediante codici semplificati: analisi di edifici residenziali”, Report ENEA RSE/2009/115, marzo 2009, http://www. enea.it/attivita_ricerca/energia/sistema_elettrico/Governance/RSE115.pdf 61 IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO Nella “borsa della spesa”, acquisti verdi e prodotti del territorio di Raffaella Amelotti 62 Le scelte di acquisto compiute da un’azienda turistica la caratterizzano dal punto di vista dei servizi offerti, riflettendosi al contempo sui propri ospiti: oggi, un numero sempre maggiore di strutture ricettive orienta i propri acquisti verso scelte ecosostenibili, soddisfacendo le esigenze della clientela più sensibile alle tematiche ambientali. Questo tipo di politica, d’altra parte, deve ovviare al potenziale abbassamento dello standard che potrebbe derivare dalla gestione “eco” della struttura. Il ruolo dell’operatore turistico assume quindi un’importanza fondamentale, in quanto, da un lato, coinvolge la clientela meno sensibile alla tutela dell’ambiente, pur garantendo il proprio livello qualitativo. Dall’altro lato, con la richiesta ai fornitori di prodotti a ridotto impatto ambientale, reindirizza il mercato verso la sostenibilità. La gestione di una struttura ricettiva con criteri ecologici offre all’operatore turistico impegnato in progetti per lo sviluppo sostenibile l’opportunità di mostrare ai suoi ospiti come sia possibile e - spesso semplice - cambiare abitudini e comportamenti quotidiani a favore dell’ambiente. LE AZIONI SIGNIFICATIVE PER UN’AZIENDA TURISTICA Acquisti verdi Acquisti alimentari • prodotti con un’etichetta ambientale (eco-etichette) • prodotti locali • di stagione • con Denominazione di Origine Protetta (DOP) o Indicazione Geografica Protetta (IGP) • se possibile, consegna delle rimanenze di cibo a mense sociali o di carità • • Dall’acquisto al rifiuto • produrre meno rifiuti: ridurre gli imballaggi con - ad esempio - bevande in bottiglie di vetro vuoto a rendere o, meglio, acqua alla spina produrre rifiuti bio: stoviglie monouso completamente biodegradabili e smaltibili con i rifiuti organici, realizzate con materie prime vegetali, ad esempio con: - Mater-Bi: deriva dall’amido vegetale, resiste a una temperatura di 85° C; - Acido Polilattico (P.L.A.), deriva anch’esso dall’amido di mais, ma con un diverso procedimento chimico rispetto al Mater-Bi, è trasparente e resistente fino a 50° C; - Polpa di cellulosa, ricavata dalle fibre residue della lavorazione di alcune piante come la canna da zucchero, resiste a temperature fino a 200° C, consentendone l’utilizzo nel forno tradizionale oltre che nel microonde evitare di produrre rifiuti: scegliendo prodotti provenienti da materie prime riciclate, ad esempio pentole e tegami in alluminio riciclato e riciclabile; componenti di arredo in cartone riciclato ACQUISTI VERDI: UN AIUTO DALLE ECO-ETICHETTE • Etichette ambientali Tipo I - ISO 14024 • Autodichiarazioni ambientali Tipo II - ISO 14021 • Dichiarazioni Ambientali di Prodotto Tipo III - ISO 14025 ETICHETTE AMBIENTALI DI TIPO I Contrassegnano i prodotti e i servizi che hanno il minor impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita (Life Cycle Assessment, LCA), conservando al contempo livelli prestazionali elevati. L’attribuzione dell’eco-etichetta si basa sulla verifica, da parte di un ente esterno e indipendente, del rispetto dei valori soglia di una serie di parametri, differenti per categoria di prodotto / servizio, relativi ad esempio al consumo di energia, di acqua, all’inquinamento atmosferico, allo smaltimento dei rifiuti ecc. I parametri sono articolati in modo da monitorare il “buon comportamento” del prodotto / servizio: dall’acquisizione delle materie prime, alla produzione, al trasporto, alla distribuzione, all’uso, fino allo smaltimento finale. 1 US Environmental Protection Agency, 1995. IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO Si parla di “acquisti verdi” quando si scelgono «prodotti e servizi che hanno un minore impatto sull’ambiente e sulla salute umana rispetto ad altri utilizzati allo stesso scopo»1. Le eco-etichette svolgono un ruolo fondamentale per la verifica dei requisiti ambientali così come i sistemi di certificazione ambientale costituiscono lo strumento per sapere come operano i fornitori. Le eco-etichette danno ai consumatori informazioni sulle prestazioni ambientali di un prodotto e, dunque, sui comportamenti virtuosi delle aziende. Oltre alle eco-etichette di carattere obbligatorio - ad esempio sulla classe energetica degli elettrodomestici, sui prodotti tossici e sui materiali di imballaggio - esistono quelle volontarie, che attestano la scelta da parte dell’azienda produttrice o erogatrice di un servizio di operare con un’attenzione particolare all’ambiente. Si classificano in tre tipologie: 63 Esempio di Etichetta Ambientale Tipo I: Marchio Ecolabel Europeo Esempio di Autodichiarazione Ambientale Tipo II: Marchio internazionale per i materiali riciclabili IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO Questa eco-etichetta ha un duplice vantaggio: per i produttori è uno strumento per dimostrare il proprio impegno ambientale e per i consumatori un sistema pratico e sicuro per scegliere beni e servizi con un ridotto impatto ambientale. Una delle più diffuse etichette del Tipo I è l’Ecolabel Europeo istituito nel 19922 e rappresentato graficamente da una margherita. È applicato a numerose categorie di prodotti e servizi (esclusi cibi, bevande e medicinali) di interesse anche per le aziende turistiche, ad esempio nell’allestimento degli ambienti: pitture e vernici, lampadine, prodotti tessili, materassi; oppure nella gestione quotidiana: detersivi (per stoviglie, bucato, multiuso), carta, calzature. Può essere attribuita anche a elettrodomestici (lavastoviglie, frigoriferi, televisori) e personal computer. Inoltre - ribaltando la prospettiva dall’acquisto alla vendita - un’azienda ricettiva può avvalersi del marchio Ecolabel, rendendosi immediatamente riconoscibile al turista che vuole comprare una “vacanza verde”. 64 AUTODICHIARAZIONE AMBIENTALE TIPO II È una dichiarazione resa dai produttori a proposito delle caratteristiche ecologiche dei propri prodotti. Rispetto all’eco-etichetta di Tipo I, riguarda solitamente un solo aspetto del ciclo di vita del prodotto, ad esempio la riciclabilità - si pensi al “Marchio internazionale per i materiali riciclabili”3. Tuttavia è bene che venga svolta un’analisi completa del LCA: un buon risultato in una fase non deve comportare un peggioramento in un’altra. Si differenzia dalle altre due eco-etichette in quanto non è soggetta a verifica da parte di enti terzi. Il messaggio trasmesso dal produttore deve comunque essere basato su informazioni precise e verificabili ed è richiesta l’applicazione di metodologie riconosciute. DICHIARAZIONE AMBIENTALE DI PRODOTTO TIPO III Esiste infine la terza eco-etichetta, che tuttavia non si trova applicata a un prodotto o servizio, a segnalare un impegno o scelte a favore dell’ambiente: non fa infatti riferimento a criteri di valutazione o a livelli minimi che debbano essere rispettati. Si tratta invece di un documento di carattere informativo, una sorta di “carta d’identità ambientale”, che fornisce una serie di dati per il confronto tra i prodotti e i servizi di uno stesso tipo, sulla base delle loro prestazioni ambientali. 2 Oggi disciplinato dal Regolamento (CE) n. 66/2010 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 25 novembre 2009 relativo al marchio di qualità ecologica dell’Unione europea (Ecolabel UE). 3 Indica che l’imballaggio o il prodotto è composto di materiale riciclato oppure riciclabile. Questa etichetta è soggetta a verifica da parte di un organismo accreditato indipendente, che accerta e garantisce i contenuti della Dichiarazione e dell’analisi dell’intero LCA, alla base della Dichiarazione. I PRODOTTI AGROALIMENTARI DEL TERRITORIO Salumi dell’azienda agricola Grazia Deambrogi – Isola Sant’Antonio (Foto Federica Butera) 4 L.R. Veneto n. 7/2008 “Norme per orientare e sostenere il consumo dei prodotti agricoli di origine regionale” modificata dalla L.R. Veneto n. 3/2010 “Norme per orientare e sostenere il consumo dei prodotti agricoli di origine regionali”. IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO I grandi chef insegnano: la buona riuscita di un piatto deve molto alle materie prime impiegate. E una delle regole base in fatto di ingredienti è la loro freschezza, cioè che arrivino da vicino e che siano di stagione. Altrettanto la loro tipicità, cioè che provengano da colture o allevamenti legati alle tradizioni e alla cultura di un territorio, che rivivono così sulla tavola. Non sarà solo il palato degli ospiti a ringraziare per una buona cena o colazione, beneficeranno delle scelte anche l’ambiente, ad esempio, per le minori emissioni di CO2 dovute a un trasporto più breve, e così pure il portafoglio, perché spesso rivolgersi direttamente alle aziende agricole (“filiera corta”) permette di ridurre i costi. La scelta di acquistare cibi freschi direttamente da agricoltori e allevatori locali rappresenta quindi sia un modo di consumare ecologico e consapevole sia una opportunità per il ristoratore di veicolare alla clientela un messaggio autentico di promozione del territorio e dei suoi valori. È una pratica ormai abbastanza diffusa e agevole anche per le aziende turistiche, soprattutto nelle zone a forte produzione agricola e per particolari prodotti, tra cui sicuramente frutta, verdura e carni. Il consumo di prodotti regionali è in alcuni casi sostenuto anche da strumenti normativi: la Regione Veneto ad esempio ha promulgato la L.R. 7/20084, la prima in Italia nel suo genere. Approvata dal Consiglio Regionale in seguito alla presentazione da parte della Coldiretti di 25.000 firme raccolte tra i cittadini, ha come finalità la diffusione dei prodotti stagionali del territorio presso i ristoranti, le mense e la grande distribuzione. Quando sono gli enti pubblici ad applicarla richiedono che almeno il 50% dei prodotti agricoli impiegato sia di origine regionale. Il circuito oggi comprende circa 30 ristoranti e la mensa dell’Ospedale di Adria (RO). 65 I VANTAGGI DI QUESTA SCELTA Il risultato è duplice: da un lato si riducono inquinamento e traffico, dall’altro si promuovono i prodotti locali che fanno parte del territorio che il turista viene a conoscere. Vediamo i vantaggi di acquistare prodotti di stagione e del territorio. • Le caratteristiche organolettiche si mantengono integre in quanto sono colti a maturazione completata e vengono venduti e consumati subito, sul territorio; • permettono di riscoprire il valore della stagionalità, di valorizzare le differenze biologiche e di recuperare ricette tipiche, che altrimenti potrebbero cadere in disuso; • hanno un costo inferiore rispetto a quelli provenienti da lontano: sono minori i costi di trasporto e di distribuzione, non ci sono intermediari commerciali e c’è solo il ricarico del venditore, che è anche produttore o allevatore; • la breve distanza dal campo alla tavola contribuisce all’abbattimento delle emissioni di gas a effetto serra, oltre ad ovviare al paradosso secondo cui talvolta è maggiore l’energia prodotta per portare il pasto al consumatore di quanto il pasto stesso fornisca in termini nutrizionali. CONSIGLI PER GLI ACQUISTI: DOVE E COME COMPRARE I PRODOTTI LOCALI IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO Le occasioni per fare acquisti in quest’ottica si sono moltiplicate negli ultimi anni e con forme diverse: dai Gruppi di Acquisto Solidale, ai Farmers Market ecc. Prima di vederle una per una, ricordiamo che per essere sicuri della provenienza locale dei prodotti che stiamo acquistando, sono di valido aiuto i concetti di tracciabilità e rintracciabilità, introdotti dall’Unione Europea con lo scopo di aumentare il livello di sicurezza alimentare5 e tradotti in specifiche indicazioni, riportate obbligatoriamente sulle etichette degli alimenti dal 2005. La tracciabilità è il percorso che un prodotto agroalimentare segue dal campo alla tavola: dalla coltivazione / allevamento, alla trasformazione, alla conservazione, alla distribuzione, alla commercializzazione, al consumo. La rintracciabilità è la possibilità di ripercorrere il percorso a ritroso. 66 Gruppi di Acquisto Solidale (G.A.S.) Gruppi di consumatori condividono l’iniziativa di acquisti collettivi, principalmente da piccoli produttori locali, senza intermediazioni e a prezzi equi, al solo scopo di distribuire tra gli aderenti i prodotti acquistati. Il risparmio non è uno dei concetti base dei G.A.S., ma accade spesso che, accorciando la filiera di distribuzione - che si riduce al passaggio dal produttore al consumatore, i prezzi siano più contenuti e al contempo si ottenga una qualità di prodotto migliore. Il concetto di solidarietà - cioè la “S” finale che distingue i G.A.S. dai Gruppi di Acquisto - si esprime a 360°. All’interno del G.A.S., con il contributo che gli aderenti forniscono volontariamente alla sua gestione e organizzazione; e all’esterno, nella scelta di fornitori che applicano le giuste condizioni di lavoro al personale e - ultimo ma non meno importante - nei confronti dell’ambiente, in modo da ridurre inquinamento e consumo di energia per il trasporto e favorire la conservazione di varietà vegetali e razze animali autoctone. Costituire o partecipare a un G.A.S. deriva di solito da una riflessione sui propri consumi sia rispetto all’impatto che questi possono avere sull’ambiente, sia in relazione alle modalità di produzione e distribuzione dei prodotti di cui solitamente ci approvvigioniamo. 5 Regolamento (CE) N. 178/2002 del Parlamento Europeo e del Consiglio che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l’Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare. Vendita prodotti di Cascina Nuova - Valenza (Foto Azienda agricola Cascina Nuova) Dalle api… non solo miele (Foto Azienda apistica Giuseppe Pitarresi) Vendita di miele bio in un Farmers market (Foto Azienda apistica Giuseppe Pitarresi) Al di là di un orientamento di fondo condiviso, ogni G.A.S. ha le sue specificità e “formalità”: maggiori nel caso di forme associative dotate di Statuto e Atto Costitutivo, minori in mancanza di tali strumenti, sostenuto essenzialmente da intenzioni comuni. Forum e newsletter costituiscono gli strumenti principi per il mantenimento dei contatti tra aderenti. Commercio equo e solidale Non tutti gli alimenti sono a portata di mano; in questi casi - cioè per tè, caffè, cacao e spezie - ci si può avvalere del “commercio equo e solidale”, particolare formula commerciale tra i produttori del Sud del mondo e i consumatori del Nord del mondo basata su: • condizioni salariali adeguate; • promozione delle pari opportunità di lavoro anche per i soggetti più svantaggiati; • condizioni di lavoro sicure; • assistenza finanziaria e tecnica ai produttori (nei limiti del possibile); • relazioni commerciali tra produttori e importatori solide e sul lungo periodo. IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO In azienda, preparandosi per un Farmers market (Foto Azienda agricola Cascina Nuova) 67 La distribuzione dei prodotti avviene in diversi modi: in negozi dedicati al commercio equo e solidale, in spazi destinati in erboristerie, negozi di alimenti bio e alcune catene di supermercati. In Piemonte - come in altre nove Regioni - il commercio equo e solidale è sostenuto anche da una legge6, promulgata nel 2009, «affinché con una maggiore conoscenza e diffusione dei prodotti del commercio equo e solidale si affermi un modello di consumo socialmente responsabile» (art.1). Farmers Market Si stanno diffondendo - anche grazie alla collaborazione tra Coldiretti, Confederazione Italiana Agricoltori e Unione Provinciale Agricoltori - i Farmers Market, cioè i mercati di aziende agricole del territorio che vendono direttamente i loro prodotti. Possono essere gestiti dal Comune e dalle associazioni professionali agricole e hanno cadenze periodiche. Ad esempio, i produttori agricoli iscritti al Progetto Campagna Amica della Coldiretti aderiscono a un regolamento volontario che definisce i prezzi di vendita e controlla i requisiti di ciascun produttore. Guardando ai Fornitori di Qualità Ambientale del Parco del Po potremo trovare a questi mercati l’Azienda agricola biologica Molino del Conte di Villamiroglio con salse, sughi, sottoli, confetture di loro produzione e l’Azienda apistica biologica Giuseppe Pitarresi di Casale Monferrato con miele, propoli, cera. Nella vendita diretta7 ci sono vantaggi per entrambe le parti: per il produttore, nuove opportunità locali di vendita e per il cliente, l’opportunità a consumare le tipicità del territorio in stagione. IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO Punti vendita aziendali 68 Un numero sempre maggiore di agricoltori apre l’azienda per la vendita diretta dei propri prodotti agroalimentari. È una pratica diffusa anche tra i Fornitori di Qualità Ambientale del Parco, ecco chi potete andare a trovare. • Azienda agricola biodinamica Cascina Nuova di Valenza. La scorsa estate è stata la prima stagione di vendita di ortaggi da agricoltura biologica con i pomodori da conserva. L’azienda propone alla propria clientela prodotti senza residui chimici, provenienti da un tipo di coltivazione sostenibile e pulita. • Azienda agricola Grazia Deambrogi di Isola Sant’Antonio. Nello spaccio è possibile acquistare carne e insaccati confezionati provenienti dalla vicina stalla. • Azienda agricola biologica San Giovanni Vecchio di Moncestino, dove si può comprare carne fresca e trasformata (salumi e affettati) e che organizza anche degustazioni. La genuinità e la qualità dei prodotti acquistati direttamente in fattoria viene promossa anche dalla Confederazione Italiana dell’Agricoltura, ad esempio sul proprio sito Turismo Verde. Distributori automatici di latte fresco Per piccoli quantitativi e se ce n’è uno in zona, anche questa può essere una buona pratica per la tavola degli ospiti. Attraverso le milk machine è possibile ricaricare la propria bottiglia in vetro di latte crudo prodotto dalle aziende agricole locali, con un risparmio di quasi il 40% rispetto al costo del latte fresco in vendita. Inoltre l’aspetto ambientale è salvaguardato dalla riduzione della produzione di rifiuti data dal riuso del contenitore. 6 Legge Regionale n. 26/ 2009, “Disposizioni per la promozione e la diffusione del commercio equo e solidale”. 7 È regolamentata dal Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali del 20 Novembre 2007, attuazione dell’articolo 1, comma 1065, della L 296/2006, sui mercati riservati all’esercizio della vendita diretta da parte degli imprenditori agricoli; pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 301 del 29 dicembre 2007. La grande distribuzione Infine, anche presso la grande distribuzione, con un’attenta lettura delle etichette dei prodotti esposti, o soffermandosi presso i corner che espongono le “eccellenze” agroalimentari locali, è possibile acquistare formaggi, salumi, vino e prodotti da forno provenienti da aziende locali. IL VERO E IL FALSO DEI KM ZERO PER L’AMBIENTE Il concetto dei prodotti a km zero e del loro intrinseco valore è oggi tanto diffuso quanto dibattuto. Se da un lato vi possono rientrare i cibi del territorio e stagionali con i vantaggi illustrati per l’operatore turistico che ne fa uso, dal punto di vista economico - ambientale la questione è più complessa. Ecco alcuni spunti di riflessione sui pro e contro. Due esempi pratici di quanto “costano” all’ambiente i cibi che vengono da lontano8: • le ciliegie che provengono dal Cile, con un viaggio in aereo lungo 13.000 chilometri, consumano 5,8 kg di petrolio ed emettono 17,4 kg di anidride carbonica; • l’uva che arriva dal Sudafrica dopo un viaggio di 8.000 chilometri brucia 4,35 kg di petrolio liberando 13,2 kg di anidride carbonica. La Confederazione Italiana Agricoltori9 invita - a fronte delle ragioni “pro km zero” - a ribaltare la prospettiva dall’acquisto al consumo: se il territorio dovesse consumare tutti gli alimenti che produce, potrebbe essere difficile far fronte al compito, si pensi ai quantitativi di riso piemontese o di mele del Trentino. Uno studio del Ministero dell’Ambiente e dell’Agricoltura britannico10 ha evidenziato come il “chilometraggio” del cibo non è un parametro sufficiente per stabilire il suo impatto ambientale: meno chilometri non vuol sempre dire meno inquinamento; hanno, infatti, un’incidenza anche le dimensioni dell’azienda, il contesto climatico e la stagionalità della produzione. Per saperne di più I siti internet http://www.retegas.org/, gruppi di acquisto solidale http://www.campagnamica.it/, Farmers market / Coldiretti http://www.turismoverde.it/index.php?COD_PAG=612, Farmers market / Confederazione Italiana Agricoltori http://www.acquistiverdi.it/ http://www.apat.gov.it/site/it-IT/Temi/Mercato_verde/Green_Public_Procurement_%28GPP%29/, acquisti verdi http://www.ecolabel.it/ http://www.apat.gov.it/certificazioni/site/it-it/Ecolabel/, eco-etichetta Ecolabel IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO 8 Coldiretti, Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, Cernobbio, ottobre 2009. 9 «“Km zero”: è solo uno spot. Danneggia le imprese agricole e non aiuta a risolvere i problemi dell’ambiente e dei consumatori», 20/10/2008. 10 http://ww2.defra.gov.uk/ 69 IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO I rifiuti: produrne meno e smaltirli meglio, un plusvalore per l’impresa di Cinzia Vaccaneo e Fabrizio Aquilini - Ecologos Il gestore di una struttura ricettiva può molto nella caratterizzazione della propria realtà imprenditoriale. Una pianificazione gestionale che consideri la riduzione degli impatti ambientali - oltre a rappresentare un contributo fattivo al fine condiviso del mantenimento del bene naturale collettivo e alla riduzione dei costi pubblici di gestione - è un modo intelligente per dare personalità alla propria idea di impresa. «La conservazione, la protezione e la consapevolezza delle nostre risorse naturali e culturali costituiscono un’area privilegiata per la cooperazione. Questo implica che tutti i responsabili del settore debbano affrontare una vera e propria sfida, quella dell’innovazione culturale e professionale, e debbano assumersi l’impegno di creare piani di intervento e strumenti adeguati per la gestione» (Obiettivo 5 della “Carta di Lanzarote”1). Il fine principale dell’ecoturismo è quello di promuovere forme alternative di turismo che siano compatibili con i principi di sviluppo sostenibile e il sostegno alla diversificazione al fine di garantire la sostenibilità nel medio e lungo termine. Sono state sviluppate in Europa e in Italia moltissime iniziative di turismo ecologico e di turismo sostenibile, la maggior parte delle quali legate all’acquisizione di certificazioni ambientali (Emas ed Ecolabel). L’obiettivo principale è caratterizzare le strutture ricettive in modo da renderle idonee a soddisfare una domanda di turismo sempre più qualificata e attenta agli aspetti ambientali delle strutture e dei territori. Le esperienze già attive sul territorio nazionale sono caratterizzate dalla pluralità degli interventi che sono innanzitutto volti a valorizzare il territorio in tutti i suoi aspetti (naturale, alimentare, culturale) e in secondo luogo cercano di sensibilizzare sui temi dell’acqua e dell’energia, quali elementi di consumo quotidiano immediatamente percepibili dalla popolazione nel loro valore ambientale. L’attenzione sul tema dei rifiuti si è sviluppata in particolare per gli aspetti della raccolta differenziata, sono invece meno diffuse le buone pratiche per la loro riduzione. Per questo motivo riteniamo importante approfondire tale aspetto. È importante contrastare, tramite l’esempio e l’informazione, l’abitudine alla creazione del rifiuto, trasmettere in modo informale buone pratiche che contrastino l’indifferenza a quella che sarà la gestione del rifiuto stesso, spiegando al cliente come l’imballo integrato nel servizio è spesso inutile in quanto sganciato dall’esigenza che tale servizio-prodotto intende soddisfare. Recuperare questa sensibilità attraverso comportamenti responsabili costituisce una conquista per tutti, non solo etica ma anche estetica: è a questa sintesi che si vuole ambiziosamente e coscientemente puntare. 70 1 Conferenza Mondiale sul Turismo Sostenibile, aprile 1995. QUALCHE INFORMAZIONE SUI RIFIUTI COS’È UN RIFIUTO? Secondo la legge italiana si definisce un rifiuto «qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi». LA GESTIONE DEI RIFIUTI Si tratta dell’insieme delle politiche volte a organizzare l’intero processo dei rifiuti a partire dalla loro produzione fino allo smaltimento. La raccolta, il trasporto e il trattamento (riciclaggio o smaltimento) o anche il riutilizzo dei materiali di scarto sono momenti importanti del ciclo dei rifiuti, e dalle scelte che indirizzano tale gestione discendono i vantaggi sulla salute dell’uomo e dell’ambiente. La riduzione della quantità dei rifiuti prodotta e la possibilità di recuperare da essi risorse utili costituiscono quindi il primo passo di un approccio corretto al tema. COSA DICE LA LEGGE Dall’Unione Europea all’Italia Rifiuti: stato dell’arte in Piemonte La programmazione, l’indirizzo e il coordinamento della gestione dei rifiuti è competenza della Regione che, per la definizione delle politiche attuative, necessita di una serie di informazioni in materia di rifiuti urbani, aggiornate con cadenza annuale. Per tale scopo è stato istituito l’Osservatorio Regionale Rifiuti, con compiti di raccolta ed elaborazione di dati statistici e conoscitivi anche attraverso il coordinamento delle attività delle Province. La legge regionale2 stabilisce gli obiettivi di raccolta differenziata, definiti a livello nazionale, per ciascun Comune e dispone che il mancato raggiungimento comporta una sanzione amministrativa a carico del Comune per ogni punto percentuale inferiore a quanto previsto. Per calcolare questo raggiungimento la stessa legge prevede la possibilità di considerare anche la percentuale di riduzione della produzione rifiuti. 2 L.R. 24 ottobre 2002, n. 24 e s.m.i. IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO La strategia adottata dall’Unione Europea e recepita in Italia affronta la questione dei rifiuti delineando priorità di azioni all’interno di una logica di gestione integrata del problema. Un sintetico schema delle linee guida del D. Lgs. del 3 dicembre 2010, n. 205 è il seguente: Criteri di priorità (Art. 179) La gestione dei rifiuti avviene nel rispetto della seguente gerarchia: a) prevenzione; b) preparazione per il riutilizzo; c) riciclaggio; d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia; e) smaltimento. Prevenzione della produzione di rifiuti (Art. 180) • Corretta valutazione dell’impatto ambientale di ogni prodotto durante il suo intero ciclo vitale • Bandi di gara o lettere d’invito che considerino l’abilità nella prevenzione della produzione • Promuovere accordi e programmi sperimentali per prevenire e ridurre la quantità e pericolosità dei rifiuti 71 GLI IMBALLAGGI QUANTI SONO E CHE FUNZIONE HANNO? Gli imballaggi costituiscono circa il 27% in peso e circa il 50% in volume dei rifiuti solidi urbani. Si caratterizzano per: • essere presenti in tutti i beni di consumo e settori economici; • essere percepiti in modo consapevole dal consumatore finale solo quando se ne deve disfare. PERCHÉ RIDURRE GLI IMBALLAGGI L’Italia è uno dei primi 10 produttori al mondo di packaging3. Oltre ad incidere sul peso totale dei rifiuti hanno un doppio costo: all’acquisto e allo smaltimento. Inoltre il loro peso economico sul prezzo finale è alto: va dal 20% fino al 70-80%. In un’ottica di sviluppo sostenibile, ovvero di definizione di un insieme di regole che garantisca un approccio organico ai problemi socio-ambientali, è stata definita, nella legislazione europea ed italiana, una scala gerarchica sulle modalità di gestione degli imballaggi: al primo posto la prevenzione, seguita da: riutilizzo, riciclo, recupero energetico. Con “prevenzione” si intendono tutte le azioni volte a ridurre la quantità di rifiuti prodotta, in particolare attraverso lo sviluppo di prodotti e di tecnologie non inquinanti. IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO LA RIDUZIONE DEGLI IMBALLAGGI E DEI RIFIUTI: IL CASO DI UN ALBERGO 72 Una caratterizzazione “sostanziale” e non puramente commerciale o di marketing delle strutture ricettive oltre a rientrare nello spirito del trend normativo e ideale prima descritto, al contempo costituisce una valida opportunità per aprirsi ad un nuovo segmento di mercato. Un’azienda turistica può fare molto nell’ambito dei rifiuti. Gli interventi più semplici riguardano la raccolta differenziata che, se ben organizzata e ben comunicata, può qualificare in modo netto la struttura. Interventi leggermente più complessi, ma anche più raffinati, sono legati alla riduzione dei rifiuti prodotti. L’esempio pratico seguente illustra le analisi e i successivi interventi che una struttura ricettiva è in grado di fare. È tratto dallo studio effettuato nel 2007 dall’ente di ricerca Ecologos per la Regione Piemonte, Assessorato Ambiente nell’ambito del progetto “Fair Hotel – Programma di riduzione dei rifiuti”. È stato considerato un albergo di 24 camere e 46 posti letto con un’apertura di 191 giorni all’anno. Per le tre aree della struttura - camera, sala colazione, retro hotel - si analizzano i materiali monouso utilizzati nella pratica corrente; si propongono le possibili alternative, con la quantificazione dei risparmi di materiali; si individuano linee guida di buone pratiche per la riduzione di rifiuti e imballaggi. Il caso tipo può essere utilizzato come traccia operativa dall’azienda turistica che decide di intervenire in questo senso. I risultati dovrebbero essere comunicati ai clienti dimostrando così il risparmio ambientale che l’iniziativa ha permesso. 3 Conai, “Programma generale di prevenzione e gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio”, 2009. MATERIALI MONOUSO ABITUALMENTE UTILIZZATI CAMERA Bicchiere in plastica per ogni occupante la stanza 1.783 bicchieri Detergente: 2 confezioni in plastica dura per ogni occupante la stanza (3-4-5 stelle) 1.854 confezioni Detergente liquido: 2 confezioni in alluminio per ogni occupante la stanza (1-2 stelle) 1.712 confezioni Incartamento per le saponette (1-2 stelle) 1.783 confezioni SALA COLAZIONE 3 porzioni monodose a persona 13.722 porzioni monodose all’anno (tutti gli hotel) 10.578 porzioni all’anno (eccetto hotel 1 stella) Burro monodose 2 monodose a persona 9.148 porzioni monodose all’anno (tutti gli hotel) 7.172 porzioni (eccetto hotel 1 stella) Zucchero 2 bustine di zucchero monodose 9.148 bustine di zucchero monodose (tutti gli hotel) 7.172 bustine (eccetto hotel 1 stella) Fette biscottate, brioches, biscotti 1 confezione di biscotti a persona 4.574 confezioni all’anno (tutti gli hotel) 3.586 confezioni (eccetto hotel 1 stella) Confezione di cereali 1 confezione ogni 50 persone 92 confezioni di cereali all’anno (tutti gli hotel) 72 confezioni (eccetto hotel 1 stella) Bicchieri e tazze 1 bicchiere di plastica a persona 4.574 bicchieri di plastica all’anno (tutti gli hotel) 3.586 bicchieri (eccetto hotel 1 stella) Tovaglioli di carta 3 tovaglioli a persona a pasto 13.722 tovaglioli all’anno (tutti gli hotel) 10.578 tovaglioli (eccetto hotel 1 stella) Tovaglie di carta 32 tovaglie per ogni giorno di apertura dell’hotel 6.112 tovaglie all’anno (tutti gli hotel) 4.712 tovaglie (eccetto hotel 1 stella) Acqua 2 bottiglie d’acqua al giorno di apertura dell’hotel 382 bottiglie d’acqua all’anno 300 bottiglie (eccetto hotel (tutti gli hotel) 1 stella) Succhi di frutta 3 cartocci di succo di frutta al giorno apertura dell’hotel 573 cartocci di succo di frutta all’anno (tutti gli hotel) 450 cartocci (eccetto hotel 1 stella) RETRO HOTEL Detersivo piatti 1 bottiglia da 1 litro ogni 6 giorni di apertura dell’hotel 32 bottiglie all’anno Detersivo lavatrice 1 bottiglia da 1 litro ogni 2 giorni di apertura dell’hotel 96 bottiglie all’anno Detersivo ammorbidente 1 bottiglia da 1 litro ogni 5 giorni di apertura dell’hotel 39 bottiglie all’anno Detersivo pavimenti 1 bottiglia da 1 litro ogni 4 giorni di apertura dell’hotel 48 bottiglie all’anno Detersivo vetri 1 bottiglia da 1 litro ogni 7 giorni di apertura dell’hotel 28 bottiglie all’anno Cellophane di protezione lenzuola pulite 46 confezioni ogni 2 giorni di apertura dell’hotel 4.393 confezioni all’anno IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO Marmellata, miele, cioccolata monodose 73 ANALISI DELLE ALTERNATIVE E QUANTIFICAZIONE DEI RISPARMI Per ognuno dei prodotti analizzati dal punto di vista dell’impatto ambientale è possibile individuare un’alternativa più leggera. Nelle tabelle si confrontano le abitudini consolidate con le alternative possibili e si indica quale può essere il risparmio conseguente. PLASTICA Abitudine consolidata Nuova abitudine Bicchieri in plastica Bicchieri di vetro Risparmio in kg 53,69 Confezione monodose marmellata (e simili) Dosatori per marmellata (e simili) 63,47 Confezione biscotti o brioche Biscotti o brioche sfusi 10,76 Bottiglie acqua Acqua del rubinetto o in bottiglie di vetro 13,50 Bottiglie detersivi Detersivi sfusi 15,80 Contenitore detergente liquido (3-4-5 stelle) Dosatore con detergente sfuso 18,54 Cellophane di protezione biancheria Biancheria lavata internamente 30,75 Risparmio potenziale in un albergo in un anno 210,51 IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO CARTA 74 Abitudine consolidata Nuova abitudine Risparmio in kg Incartamento saponetta Dosatore di sapone 7,13 Bustina di zucchero Dosatore in vetro 3,59 Confezione di cereali Cereali sfusi 5,04 Tovaglioli di carta Tovaglioli di stoffa 10,58 Tovaglie di carta Tovaglie di stoffa 22,92 Risparmio potenziale in un albergo in un anno 49,26 POLIACCOPPIATI Abitudine consolidata Nuova abitudine Parte superiore delle confezioni monodose Dosatori per marmellata Risparmio in kg 5,29 Burro monodose Burro in panetto quando consentito 7,17 Confezione succo di frutta in tetrapak Spremuta d’arancia o succo in bottiglie di vetro 31,50 Confezione detergente liquido (1-2 stelle) Dosatore di detergente sfuso 3,42 Risparmio potenziale in un albergo in un anno 47,38 LINEE GUIDA PER LA RIDUZIONE DI RIFIUTI E IMBALLAGGI Queste linee guida - che facilmente ogni azienda può applicare - non hanno ovviamente l’ambizione di essere complete, ma possono essere integrate applicando il buon senso e mantenendo la garanzia dell’igiene. Sono ripartite per ambito di intervento: camera, sala colazione, gestione dell’albergo e pulizie. Per saperne di più Dall’Unione Europea Regolamento (CE) 1980/2000 del Parlamento Europeo e del Consiglio in materia di ”Sistema comunitario, riesaminato, di assegnazione di un marchio di qualità ecologica” Regolamento (CE) 761/ 2001 del Parlamento Europeo e del Consiglio in materia di “Adesione volontaria delle organizzazioni ad un sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS)” Le pubblicazioni D. Masi, “Go green. Il nuovo trend della comunicazione”, Ed. Fausto Lupetti, Bologna, 2010 L. Colombo, “Il turismo responsabile”, Ed. Xenia, Milano, 2005 E. Aloj Totàro, “Ecologia del turismo: compatibilità ambientale dei fenomeni turistici e strategie di turismo sostenibile”, Edizioni Giuridiche Simone, Napoli, 2001 M. Bianchi, D. Canestrini, “Zig zag: culture e pratiche di ecoturismo”, Ed. MC, Milano, 2005 X. Font, G. Carey, “Marketing sustainable tourism products”, UNEP e Regione Toscana, 2005 I siti internet www.ecolabel.it/ www.onuitalia.it/aggiornamenti/ponte19.html (Discorso di Louise Fréchette, Vice Segretario delle Nazioni Unite, in occasione della cerimonia di apertura dell’Anno Internazionale dell’Ecoturismo, New York, 2002) IN AZIENDA, GIORNO DOPO GIORNO Camera • Fornire ogni camera di dosatori di sapone (per il lavandino e per la doccia) dotati di chiusura antimanomissione. • Mettere a disposizione dei clienti solo bicchieri di vetro e non in plastica usa e getta. • Se ogni camera è dotata di una bottiglia d’acqua in plastica, sostituirla con una in vetro (con il sistema di vuoto a rendere). • Limitare i prodotti di cortesia (set cucito, pantofole monouso, lucidascarpe...), preferendo servizi accentrati alla reception (set da cucito o per la lucidatura delle scarpe completo dato in uso e non in dono). Sala colazione • Utilizzare dosatori per tutti quei prodotti che possono essere somministrati sfusi (zucchero, miele, marmellata, cacao, biscotti, cereali...). I dosatori devono garantire la riconoscibilità e tracciabilità del prodotto e impedirne il contatto diretto con l’ambiente esterno. • Preferire prodotti da forno sfusi all’origine; in ogni caso evitare prodotti confezionati in monoporzioni. • Acquistare prodotti per la colazione in confezioni grandi e con minimo imballaggio. • Utilizzare bicchieri, piatti e tazze di vetro o ceramica: oltre a produrre meno rifiuti si migliora l’immagine dell’albergo. • Utilizzare tovaglioli e tovaglie di stoffa, tovagliette all’americana in stoffa o in plastica lavabile, in sostituzione delle tovagliette, tovaglie e tovaglioli di carta. • Servire acqua dell’acquedotto in brocche o bottiglie di vetro anziché acqua minerale confezionata. Per ottenere acqua frizzante è possibile installare sistemi di gassificazione. Nel caso si preferisse acqua minerale, utilizzare fornitori che imbottigliano nel vetro con sistemi di vuoto a rendere. • Proporre come succo di frutta le spremute utilizzando agrumi preferibilmente nazionali: in commercio esistono, oltre agli spremiagrumi elettrici, anche macchinari che lavorano in automatico. Per gli altri succhi di frutta, evitare le confezioni monodose preferendo quelle almeno da un litro (da servire a bicchiere). Gestione dell’albergo e pulizie • Utilizzare detergenti sfusi con flaconi ricaricabili; è opportuno preferire un produttore che garantisca il riutilizzo delle taniche di detergente. • Nel caso si utilizzi una lavanderia esterna per la biancheria, assicurarsi che il fornitore non consegni la biancheria pulita confezionata singolarmente, ma riduca il più possibile gli imballaggi in questa fase. • Organizzare i depliant dell’albergo in modo da ottimizzare l’uso della carta. Stampare quindi separatamente i listini dei prezzi (con dati variabili di anno in anno), dalla comunicazione di presentazione della struttura (con fotografie e altre informazioni che non variano). 75