Una parete in fase di realizzo nella nuova sala per i giovani pagina 3 L’Anno della Fede pagina 5 Gruppo ministeriale pagina 6 Le dimissioni di Benedetto XVI pagina 8 Un tetto per Shilla pagina 11 Campo invernale giovanissimi pagina 12 Il tetto della chiesa pagina 14 Associazione Iones pagina 15 Ministri straordinari dell’Eucarestia pagina 16 Il rito delle esequie pagina 19 La nuova sala dei giovani pagina 22 Riflessione sui divorziati risposati pagina 28 Qualche novità sulla catechesi pagina 30 www,parrocchiadinove.it pagina 31 Un libro per riflettere pagina 32 Oratori fuori pagina 34 Una giornata a Sanpa… pagina 36 Hanno celebrato il matrimonio Vacanze di branco pagina 37 questo opuscolo non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene pubblicato senza periodicità Finito di stampare nel marzo 2013 Hanno ricevuto il Battesimo pagina 38 Hanno ricevuto la Cresima pagina 39 Hanno raggiunto la casa del Padre L’ Anno della Fede di Don Stefano Caichiolo Credo che ormai si sappia che è stato indetto, da Benedetto XVI, l'Anno della Fede. È cominciato l'11 ottobre 2012, a cinquant'anni esatti dall'inizio di quello che possiamo chiamare, senza timore di esagerare, il più grande evento di Chiesa della storia, il Concilio Vaticano II. Un Anno che terminerà con la Solennità di Cristo Re del 2013, il 24 novembre. La nostra comunità per valorizzare questo tempo ha pensato ad un percorso, del quale già si dovrebbe sapere, l'abbiamo iniziato l'1 ottobre scorso. É un grande itinerario che attraversa tutto l'anno pastorale, da ottobre a maggio appunto. Settimanalmente gli adulti sono convocati per ritornare a considerare i nuclei grandi della fede che professiamo. Abbiamo voluto che gli articoli del Credo, quello che ripetiamo ogni domenica, fossero pensati a partire da una molteplicità di punti di vista: biblico, teologico, iconografico/artistico, spirituale, culturale, cinematografico. Il percorso è ben avviato, il numero dei partecipanti finora è davvero consolante, ma quanti non ci hanno ancora messo il naso si possono sempre inserire in corsa. Qualcuno potrebbe lamentare che si tratta di un cammino fin troppo esigente, uscire settimanalmente non è facile. È vero! Per questo ciascuno può decidere di costruirsi il suo personalissimo itinerario, ma ci sembrava in ogni caso interessante stimolare il mondo degli adulti a prendere sul serio la propria formazione al fine di ripensarsi seriamente in rapporto a quel Dio in cui diciamo di credere. E poi, perché chiedere sempre e solo ai ragazzi un impegno continuativo come quelEco de le Nove pag. 3 lo della catechesi? Gli adulti hanno forse finito di crescere, di porsi domande, di cercare? Ci auguriamo di no! É proprio il fatto che si fanno i conti con una realtà piuttosto amara che ci ha convinto a fare le cose per benino. Ma cosa intendo? (e qui comincio a parlare in prima persona). Mi riferisco al sempre più evidente scollamento fra fede e vita, per un verso, e per l'altro, al generalizzato riflusso in un religioso dove non è scontata la fede, dove la fede spesso non è più ospite gradita. I gesti religiosi possono essere ancora tanti: la percentuale di chi frequenta la messa tutto sommato tiene, pressoché tutti chiedono i sacramenti per i loro figli, di tutti si celebrano le esequie cristiane, ma, ahimè, forse questi gesti religiosi, in casi sempre più numerosi, sono svuotati di fede. La religiosità testimonia dunque di un'appartenenza forse più sociologica. Alla religiosità, con tutti i suoi apparati, non si rinuncia ma alla fede magari si è già abdicato da un pezzo. Spesso si ha l'impressione che basti il religioso, che dietro non ci sia la sostanza della fede, poco importa, e lo si nota soprattutto in occasione delle tappe sacramentali, non tanto nei bambini quanto appunto negli adulti che li chiedono per loro. I sacramenti celebrano necessariamente la fede ma se non ci fosse più fede cosa si celebra? Non basta celebrare l'appartenenza ad un sistema valoriale. Bisogna rievangelizzare i sacramenti, si dice da più parti. Quindi bisogna ritrovare il senso di ciò che si celebra. Il sacramento racconta di un Dio che lascia un segno indelebile dentro la nostra esistenza ma solo per il fatto che glielo permettiamo. Ed è la fede la condizione per cui rimanga una traccia di questo passaggio. Se così non fosse il sacramento, come ogni altra pratica [email protected] L’anno della fede di Don Stefano Caichiolo ligiosa, si riduce ad essere il contenitore vuoto di una ritualità sterile perché scevra di fede. In tanti prendono le distanze da ciò che non gli appartiene più perché non ne ravvisano il senso, ed hanno ragione per un verso, ma a costoro, stanchi di un passato che li ha svuotati, vorrei dire che le occasioni si ripresentano e se si vuole si possono anche non sprecare. La fede può ridar senso a gesti religiosi praticati a lungo con troppa automaticità, se non con rigore quasi legale tanto da provocare rifiuto, allergia. Altri, purtroppo, continuano ad alimentare un bisogno di religioso che in realtà non ha niente o poco a che spartire con la fede e guai se scardini le loro pur vacillanti e tiepide convinzioni. E' un mondo che mi fa più paura dell'altro di cui sopra ho appena parlato, un mondo fatto di persone acriticamente attaccate a riti vuoti, pieni solo di parole e di idee che non si sono mai interrogate, di rigidità a cui non è mai stato attribuito un senso. A fatica gestisco, se devo essere franco, questo apparato di religiosità non seriamente supportato da una fede pur timida, larvale, ma umile, ne basta un granello di senape, si dice nel vangelo. Come chiesa abbiamo dato l'impressione, e forse non è solo un'impressione, che ancora ci interessano i numeri: le chiese piene, la catechesi frequentata possibilmente da tutti, le sale affollate alle nostre conferenze. Cominciassero a interessarci meno i numeri e fossimo anche noi, animatori di comunità, più preoccupati di suscitare la fede nel Dio di Gesù Cristo anziché rincorrere la prassi di una religiosità che non ha seriamente di mira l'incontro col Maestro, ma forse il triste bisogno di strattonare Dio dalla propria parte, di farne uso e abuso semplicemenEco de le Nove pag. te per un'idea sociologica di Dio e poi la vita scorre, allegra o triste, ma decisamente su altri binari. Sapete cosa sogno anche? Che la comunità cristiana nei suoi laici, non solo per merito dei suoi preti, sia disposta a ripensare la propria fede e sperimentare piste che mettano finalmente di nuovo in dialogo la fede con la vita. È la fede, l'intimo rapporto di ciascuno col Dio di Gesù, fede in un Dio che ha abitato la nostra carne, a rendere buona, bella, piena la vita. La religione da sola non basta a far buona la vita, dev'essere viva, e a farla viva è la fede. Mi son lasciato forse un po' prendere la mano e in questa analisi sono stato fin troppo severo. Sarebbe ingiusto non dirvi anche quanto è già ricco in realtà di segni promettenti e già maturi di un'adesione al vangelo non formale ma sostanziale, non di circostanza o di convenienza, ma convinta e generosa, il nostro tessuto ecclesiale e comunitario. Termino allora nella gioia di poter dire grazie per la fede pensata, annunciata, testimoniata e anche sofferta di tanti, fede che alimenta e sostiene la mia. Augurandoci la forza di altri coraggiosi passi ci regaliamo alcuni densi versetti della lettera di Paolo agli Efesini (3,17-19), che quest'anno della fede non passi innocuamente, non passi senza disturbarci, non passi senza segnarci... “Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, e di conoscere l'amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio”. don Stefano Caichiolo 4 [email protected] Gruppo Ministeriale per l’Animazione L’esperienza dei Gruppi Ministeriali per l’Animazione ha ormai per la nostra Diocesi una lunga storia. delle persone e della comunità. Si tratta quindi di un gruppo che, sul fondamento della propria fede e del proprio Battesimo, si sente chiamato all’animazione pastorale della Comunità cristiana a cui appartiene. Il GM non si prende cura di singoli settori della vita comunitaria ma, in accordo con il presbitero, si prende cura dell’insieme della vita comunitaria per far crescere i doni dell’unità e della comunione fraterna, armonizzandone i diversi aspetti. Per tale compito, essendo un ruolo pubblico nella Chiesa, ha bisogno di un riconoscimento esplicito del Vescovo. Per quanto riguarda Nove, il percorso è iniziato nel 2011 con la partecipazione di tre persone accompagnate da Don Stefano e Don Luigi ad un primo incontro formativo a Costabissara, seguito poi da un secondo corso nel Febbraio/Marzo 2012 a Vicenza. Alla fine di questo iter Adriana, Daniele e Marino hanno ricevuto il mandato dal Vescovo, assieme ad altri diciannove candidati di sette diverse parrocchie, durante una celebrazione in cui erano presenti oltre a Don Stefano anche i Parroci delle Comunità interessate. Nella Messa del Giovedì Santo è stato conferito l’affidamento pubblico del mandato nella nostra comunità. Il GM dura in carica cinque anni e può essere rinnovato o riconfermato; in questo tempo è anche chiamato ad individuare le persone che possono subentrare alla scadenza del mandato. Su sollecitazione del Sinodo Diocesano, celebrato negli anni dal 1984 al 1987, si consolida progressivamente la scelta di costituire unità pastorali su tutto il territorio della Diocesi e, contemporaneamente, matura l’esigenza di promuovere la ministerialità laicale. Nascono così, in una decina di parrocchie, i primi gruppi ministeriali per la necessità di animare quelle Comunità in assenza di un presbitero residente. E’ importante evidenziare una idea forte e lungimirante che sta alla base di questi gruppi di corresponsabilità nella chiesa che è in Vicenza. A questo servizio di animazione non viene chiamata una singola persona, come in altre Diocesi, ma un gruppo. Il GM non è un altro gruppo parrocchiale che opera accanto ad altri gruppi o ad altri ministeri settoriali, ma in “Unità con il Parroco”, rappresenta di fatto il punto di sintesi per la promozione quotidiana e corresponsabile della vita parrocchiale (catechesi, liturgia, carità). Per questo, la sua nascita è, anzitutto, legata alla capacità di decidere e di lavorare insieme, maturata da preti e laici. Nel GM la prima corresponsabilità, effettiva ed affettiva, viene esercitata nel rapporto tra i laici del GM ed il presbitero. Si è chiamati ad instaurare un confronto che diviene non solo un aiuto reciproco, ma una vera e propria condivisione di fede, favoriti dal fatto che con il GM non si elaborano le cose da fare (per questo c’è il Consiglio Pastorale) ma si dà vita ad un discernimento comune a partire dalla vita Eco de le Nove pag. di Marino Perozzo Allo stato attuale Don Stefano, Adriana, Daniele e Marino cercano di riunirsi almeno ogni 15 giorni. 5 [email protected] Le dimissioni di Benedetto XVI Dall'amico monaco fr. Michael Davide Semeraro (che abbiamo già avuto a Nove come ospite), accogliamo e proponiamo queste considerazioni sul recente atto di rinuncia al Pontificato compiuto da Benedetto XVI. ciare al suo ministero di Vescovo di Roma, ci stupisce nel senso più bello e profondo del termine. Infatti, questo gesto rompe le nostre abitudini a non aspettarci più nulla e a rinchiuderci in una sorta di pessimismo spirituale che si fa, troppo facilmente, abitudine ad una critica che talora, senza volerlo, rischia di cedere alla lamentela. Invece no, aldilà, anzi al cuore stesso delle nostre fragilità personali ed ecclesiale, vi è una dynamis che continua a far crescere la Chiesa come segno, sacramento e primizia di un’umanità in cammino di cui i credenti, non solo sono parte, ma di cui sono appassionati artefici. Il motivo per cui Giovanni XXIII sentì l’ispirazione di indire il Concilio Vaticano II fu proprio il bisogno di ritrovare la strada di una co-spirazione profonda tra la Chiesa e il mondo contemporaneo rinunciando così all’idea di essere il modello stabile e immobile di un mondo che rischia di non esistere se non tra la polvere delle biblioteche e degli archivi. Così pure il motivo per cui Bendetto XVI ha scelto di lasciare il posto di nocchiero della barca di Pietro è proprio l’umile riconoscimento che il mare in cui questa barca deve gioiosamente e seriamente navigare si è fatto ancora più vasto e, per questo, attraversato da correnti diverse. Casualmente la Liturgia del giorno in cui Benedetto XVI ha annunciato le sue dimissioni ci offriva come testo l’inizio della Genesi: “In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque” (Gn, 1, 1-2). Quasi un monito per ricordarci che se noi siamo parte di questa creazione voluta e amata da Dio, al contempo essa è il frutto di un amore e di una forza che ci precedono sempre e sono capaci di portarci più lontano poiché “lo Spirito di Tantum aurora est! Le dimissioni di Benedetto XVI L’annuncio così semplice e scarno delle dimissioni del Vescovo di Roma hanno scosso l’opinione pubblica, ma soprattutto ha zittito i nostri ambienti ecclesiali troppo abituati – sarebbe meglio dire rassegnati – al fatto che non ci si possa più aspettare nulla di nuovo. È successo qualcosa di molto simile a ciò che avvenne nella sagrestia della Basilica di San Paolo quando Giovanni XXIII annunciò – più di cinquant’anni fa – l’indizione del Concilio Vaticano II creando non poco subbuglio tra i prelati presenti e tra quelli di tutto il mondo. Eppure quell’annuncio, tanto inaspettato quanto profondamente atteso, è stato capace di ridare a molti credenti la speranza di poter ritrovare le vie di una doppia fedeltà al Vangelo eterno che è Cristo Signore e al suo incarnarsi nella concretezza mutevole e amabilissima della storia. Il gesto tanto inatteso quanto profondamente gradito di Benedetto XVI di rinunEco de le Nove pag. di fr.M.Davide Semeraro 6 [email protected] Le dimissioni di Benedetto XVI Dio” non smette di aleggiare e di gonfiare le vele della storia e, prime fra tutte, le purpuree vele della Chiesa di Cristo tinte dal sangue dei martiri di ogni tempo. Il Vescovo di Roma si ritira nella preghiera e, come tutti, accetta di prepararsi alla morte raccogliendo il frutto delle sue fatiche e riposandosi come ogni uomo della sua età. Come tutti anche il Papa ha diritto a giorni tranquilli che siano intensamente segnati da una tenerezza donata e ricevuta senza che questa divenga un alibi per permettere ad altri di abusare della fragilità e della debolezza. In questi anni abbiamo visto il Vescovo di Roma sopravvestirsi sempre di più creando non poco imbarazzo per il ritorno di simboli e forme di cui sembravamo esserci liberati per sempre. All’imbarazzo oggi segue uno stupore grato perché Benedetto XVI consegnerà il servizio del ministero petrino al suo successore in punta di piedi e senza i consueti faraonici funerali papali in cui sopravvivono ancora simboli estranei allo spirito del Vangelo e al ministero proprio del Servo dei servi di Dio. Nello stesso anno in cui ricordiamo il 1700° anniversario dell’Editto di Costantino, con tutto ciò che ha significato per la storia della Chiesa, un Papa riconosce con semplicità di essere come tutti: chiamato ad un grande servizio che non lo rende immune da nessuna debolezza e che lo obbliga a riprendere il suo posto tra i “servi inutili” e così necessari di cui ci parla il Signore Gesù nel Vangelo. Come qualcuno ha già ricordato in queste ore, i gesti valgono più di tanti discorsi e persino talora sono capaci di dare ali alla storia più di mille documenti ed esortazioni. Il gesto di Benedetto XVI apre il cuore allo stupore: la Chiesa è in cammino e i suoi passi sono guidati da Altro. Come riEco de le Nove pag. di fr.M.Davide Semeraro cordava e si augurava Giovanni XXIII inaugurando il Concilio Vaticano II “tantum aurora est” di una comprensione più evangelica e incarnata del Vangelo. Siamo solo agli inizi, ma il gesto di Benedetto XVI ci conforta del fatto che stiamo camminando. Ci sono dei gesti da cui non si torna più indietro e quello di ieri è uno di questi: tutto non è più come prima e non solo per il Papa di Roma, ma per tutti! Fr. MichaelDavide, osb Koinonia de la Visitation 12 febbraio 2013 Michael Davide Semeraro è un monaco benedettino del monastero di Germagno che vive da alcuni anni a Rhemes Notre Dame in Valle d'Aosta. Nato a Fasano (BR) nel 1964 è entrato in monastero nel 1983. Dopo i primi anni di formazione monastica ha conseguito il Dottorato in Teologia Spirituale presso l'Università Gregoriana di Roma. Coniugando la sua esperienza monastica all'ascolto delle questioni e dei bisogni della realtà contemporanea ha scritto alcuni libri editi dalla Meridiana, dalle Dehoniane e dalla San Paolo, in particolare Le donne di San Benedetto (2005), Etty Hillesum: Dio matura (2005), Cantico dei Cantici(2006), Con Gesù in compagnia di Luca (2006), Rut, donna altra. Le conseguenze e il prezzo dell'amore (2007), Facciamo l'uomo! (2007), Patire le beatitudini (2010), Messale quotidiano. Festivo e feriale. Letture bibliche dal nuovo lezionario CEI (2010), Betlemme, la casa del pane. Il futuro è possibile (2011), Seme è la parola. Invito alla lectio divina (2011). Michael Davide Semeraro collabora anche con alcune riviste, tiene conferenze e accompagna ritiri (per maggiori dettagli cfr. www.lavisitation.it). 7 [email protected] “Un tetto per Shilla” - Quaresima 2013 Giá in Italia, rimanere coinvolti nell’ incidente di un camion che scivola in una scarpata, perché cede il ciglio della stretta strada di montagna, é un fatto molto grave. Se questo incidente fa si che chi viaggia sul camion venga sbalzato in aria e, dopo aver volato, cada rovinosamente su delle pietre, perdendo l’uso delle gambe, l’incidente diventa una drammatica tragedia. Se, ancora, tutto questo accade in una stradina sterrata del Perú, mentre alcuni operai stanno per terminare il trasporto di un po’ di terra nera per gli orti della parrocchia, allora la vita di chi é coinvolto nella caduta é condannata a fare i conti con barriere naturali e architettoniche praticamente insuperabili. suna strada asfaltata e che, normalmente, in mezzo alle vie del paese ci passano anche dei sassosi e fangosi ruscelletti, si capisce bene che, la fatica di “spingere”, raddoppia. La casa dove vivono oggi Alejandro, Julia e Ruth si trova un bel po’ piú su nel paese, rispetto agli ambienti parrocchiali. É una casa fatta come quasi tutte le case di Shilla: blocchi di fango secco e paglia, due piccole stanze al piano terra, due piccole stanze al primo piano a cui si accede attraverso una scala a pioli (che ospitano i porcellini d’India, pregiatissimo piatto della cucina della Sierra peruana), un piccolo patio interno, stretto e allungato, un tetto di sottili lamiere. Nel patio c’é anche un muretto basso, che crea una piccola stanzina con un water (giá una ricchezza rispetto alle altre case), e lí, con la canna dell’acqua esclusivamente fredda, la moglie Julia e la figlia Ruth, possono prendersi cura della propria igiene personale e di quella, un po’ piú impegnativa, di Alejandro. Tutti possiamo immaginare cosa significhi, per una persona paralizzata in carrozzina in Perú, espletare i propri bisogni fisiologici e aver cura della pulizia del corpo, senza contare le piaghe di decubito, dovute all’essere sempre seduti. La parrocchia di Shilla, ha giá fatto in modo che l’attuale casa di Alejandro abbia un Dal 2003, questa fatica la sta facendo Alejandro, vittima dell’incidente, sua moglie Julia (che ha giusto la mia etá, 30 anni) e la figlia undicenne, Ruth. Vivere in carrozzina in un paesino alle pendici del monte piú alto della Cordigliera Bianca peruana, dove di pianeggiante ci sono solo il campo da calcio e la piazza del paese, vi assicuro che é una battaglia quotidiana. Uniamo il fatto che non c’é nesEco de le Nove pag. di Don Luigi Baldrani 8 [email protected] “Un tetto per Shilla” - Quaresima 2013 pavimento liscio di cemento, sostituendo il consueto pavimento in terra battuta e pietre. Ha anche aiutato Alejandro ad apprendere un lavoro per poter contribuire alle spese della famiglia. piazza centrale del paese. Alejandro, steso su un letto nel suo laboratorio in parrocchia, compone pazientemente disegni intarsiati, abbellendo piccoli oggetti in legno (portapenne, vassoi, portatisane, cornici) che vengono venduti nei mercatini dell’Operazione Mato Grosso in Italia. Il lavoro di Alejandro e quello di Julia in parrocchia, insieme ai tre maiali che allevano davanti casa, sono la loro modesta fonte di reddito. Andres, un giovane amico architetto argentino giunto “per caso”, nel suo giro in bici attorno al Sudamerica, alla parrocchia di Shilla e fermatosi alcuni mesi ad aiutare, ha disegnato il progetto per la nuova casa di Julia e Alejandro, organizzando gli spazi in modo che ci sia anche il posto per il lavoro, l’assenza del quale ora costringe questa coppia peruana a vivere come ospiti della parrocchia la maggior parte della loro vita e della loro intimitá famigliare. I lavori per la nuova casa in mattoni di terracotta inizieranno ad aprile e, nel progetto, é stato previsto anche lo spazio per istallare, in un futuro piú ipotetico che reale, un ascensore-montacarichi per accedere in carrozzina al primo piano. Le misure dell’abitazione, sono all’incirca cinque metri di facciata Il sistema sanitario peruano segue il modello statunitense in cui tutte le cure sono a pagamento o si sostengono tramite una costosa assicurazione sanitaria. Il lunedí mattina, Julia percorre la sterrata discesa fino alla casa parrocchiale, accompagnando Alejandro al laboratorio-casa messo a disposizione dalla parrocchia. Una stanza che ospita anche il magazzino parrocchiale dei vestiti, fa sia da posto di lavoro che da dormitorio, fino al venerdí pomeriggio, quando Julia spinge la carrozzina del marito in salita, fino alla loro abitazione rurale, dove vivono nel finesettimana. Julia lavora alcuni giorni nella casa parrocchiale e il mercoledí e la domenica, giorni di maggior movimento per il mercato nella vicina cittá di Caruhaz, vende pesce fritto nella Eco de le Nove pag. di Don Luigi Baldrani 9 [email protected] “Un tetto per Shilla” - Quaresima 2013 (che dopo 5 metri diventano soli tre metri e mezzo di larghezza) e 15 di profonditá totale. Progetti, disegni e preventivi ci sono, ora mancano sono i fondi per realizzarli... Sarebbe bello che in questa Quaresima, come impegno concreto di solidarietá, la comunitá di Nove si impegnasse ad aiutare Julia e Alejandro a pagare il tetto della propria casa. Sono sicuro che cosí, mentre raccogliete la somma per affrontare la spesa del nuovo tetto della shiesa dei Santi Pietro e Paolo, diventerá estremamete significativo sapere di aver aiutato anche a costruire il tetto a chi, per ora, ce l’ha solo di sottili lamiere. Vi abbraccio e, insieme a Julia, Alejandro e Ruth, vi auguro un santo tempo di preparazione alla Pasqua! Con affetto, amicizia e infinita gratitudine, di Don Luigi Baldrani Per quanto riguarda il tetto (voci 1-8-9-10) sarebbero 12.050 Soles, cioè 3.765,62 euro cifra fattibile per Nove? Ma non importa la cifra raccolta, quello che viene, viene... La nostra raccolta chiuderà con la domenica dopo Pasqua. I ragazzi sono invitati a portare i loro salvadanai il pomeriggio del Giovedì Santo. ndr.: Lo scorso anno abbiamo raccolto 3895 euro, dovremmo farcela! Preventivo di spesa 1-listoni vari 2-ghiaia 3-sabbia grossa 4-sabbia fina 5-cemento 6-mattoni 7-travetti+tavolato 1°piano 8-travetti+tavolato tetto 9-guaina 10-lamiera traslucida 11-tubi fognature e acqua 12-bagno 13-scala in legno 14-ferro 15-cucina, piano cottura 16-porte 17-finestre 18-impianto elettrico 19-mano d'opera don Luigi Shilla, martedí 29 gennaio 2013 totale soles totale in $ totale in € Eco de le Nove pag. 10 4.550 660 600 1.000 4.375 8.100 4.000 5.500 1.700 300 300 500 1.000 800 600 4.000 2.100 1.500 15.000 56.585 21.763 17.683 [email protected] Campo Invernale Giovanissimi Felicità ed emozione scorrono dentro di me, riesco addirittura a sentire il battito del mio cuore mentre sto preparando le valigie per un nuovo campo giovanissimi. Tra un vestito e l’altro penso a tutta la gioia che mi hanno lasciato le varie esperienze insieme a questo gruppo e a tutte quelle che mi hanno fatto crescere e capire un po’ di più del mondo che mi circonda. Ripenso anche ai vari incontri settimanali con il gruppo della mia tappa. Capace di farmi divertire e rilassare allo stesso tempo … a farmi sentire parte di qualcosa. La felicità, che mi scorre in corpo, cresce quando mi viene in mente il campo estivo dello scorso anno: le amicizie, le risate, i giochi, le riflessioni, i balli, i pranzi. Questi ricordi mi rendono anche un po’ malinconica, ma l’emozione è troppa e scaccia subito via i pensieri nostalgici, ricordandomi che fra poco ci sarà una nuova e sicuramente magnifica esperienza da ricordare!… Sono passati tre giorni e mi rendo conto che il campo invernale è già passato, con una velocità impressionante. Ho sempre pensato che le belle giornate passino in fretta, per questo un’esperienza del genere dovrebbe durare qualche girono di più! Sotto le coperte non posso fare a meno di ritornare con la mente ai giorni appena trascorsi: la neve che cade fitta sulla ripida stradina e ci dà qualche problema con le macchine, ma alla fine riusciamo a raggiungere la casa Nove - Montagna di Castelvecchio: il luogo dove io con altri quaranta ragazzi trascorrerò i giorni del campo invernale. La mia testa mi riporta alle testimonianze e alle attività che mi sono servite per diventare un po’ più consapevole di prima. I temi trattati, amore, politica, religione; erano tosti e complicati. L’amore, sotto il punto di vista dell’affettività, l’ha cercato Eco de le Nove pag. di Chiara Zanardello di approfondire una psicologa; chiara ed efficace, ci ha fatto capire cose che solitamente diamo per scontate, ma in realtà non lo sono. Due giovani hanno provato a spiegarci il mondo “incasinatissimo” della politica presentandoci anche il lato positivo di questa particolare realtà che noi credevamo non potesse esistere, visto la situazione attuale e le notizie che ci passano i media. Don Massimo, invece, ci ha raccontato la storia della sua vocazione, ponendo un particolare accento sul momento della scelta, dichiarando che in una decisione importante non potremmo mai essere sicuri al 100%, ma bisogna provare e fidarsi, chiedendosi ogni giorno se quella scelta è quella giusta per noi, non dandolo mai come ovvio. Mi scappa subito un sorriso, quando ripenso ai giochi della sera; dopo cena, infatti, dovevamo simulare un parlamento discutendo prima all’interno delle varie squadre del tema del giorno, cercando di trovare un nostro pensiero supportato da argomentazioni concrete da esporre poi agli altri gruppi. Per esempio, nel giorno della politica si è proposto di creare un gruppo di giovani che si dovrebbero trovare periodicamente nella saletta giovani (recentemente inaugurata) per parlare e confrontarsi sui temi d’attualità. Quest’esperienza mi ha dato la possibilità oltre a stare insieme a ragazzi della mia età divertendomi, anche quella di confrontarmi e crescere con loro. Ringrazio il Don, gli animatori che ci sopportano (anche nel bel mezzo della notte), che trovano sempre la forza ed il tempo di organizzarci queste meravigliose vacanze, senza volere nulla in cambio. Ringrazio i cuochi (Lucia, in particolare), capaci di cucinare prelibatezze in quantità simili ad un esercito. GRAZIE! 11 [email protected] LE ULTIME SUL TETTO DELLA CHIESA... Sin dall’insediamento del nuovo Parroco la comunità si è resa conto della necessità di intervenire sulla Chiesa dei SS. Pietro e Paolo. te della chiesa e alla ristrutturazione esterna tetto/pareti della sacrestia. Esaminate le varie proposte di intervento pervenute, il Consiglio Parrocchiale Affari Economici (CPAE), dopo un’accurata valutazione (avvalendosi anche dei consigli di un architetto), ha individuato i criteri secondo cui affidare i lavori: - economicità dell’offerta; -affidabilità nelle competenze tecniche di restauro degli edifici di culto “vincolati”; -professionalità nella gestione delle pratiche di progettazione e contributi; - esperienza nella gestione dei rapporti con la Sovrintendenza. Il CPAE, dopo attente considerazioni, ha deciso di affidare i lavori all’impresa Faggion srl. Nella prima soluzione, riguardante il restauro del tetto, l’importo complessivo dei lavori veniva quantificato dall’impresa in € 120.000,00 + IVA10%, comprensivo del costo per l’impianto del cantiere e di tutti i ponteggi perimetrali. Il restauro di un edificio di tali dimensioni destava naturalmente molte preoccupazioni, sia per il costo da sostenere sia per le modalità tecniche da adottare. Il Parroco, nella fase di progettazione dei lavori, ha coinvolto diverse persone, in primis il Consiglio Pastorale Parrocchiale, affinché fossero valutate, in maniera ottimale, le priorità e le modalità di attuazione del restauro. Si è deciso, in particolare, di concentrare l’intervento sul rifacimento del tetto, a causa delle frequenti infiltrazioni che hanno intaccato lo stesso intonaco interno. Due sono state le fasi di pianificazione: - nella prima, si è valutato esclusivamente l’intervento sul tetto; - nella seconda, invece, si è proceduto alla valutazione delle offerte delle imprese edili. E’ stata successivamente inserita la previsione di spesa relativa ai lavori alle facciaEco de le Nove pag. Dopo alcuni incontri con il responsabile dell'Ufficio Diocesano per i Beni Culturali, Mons. Francesco Gasparini, e con i com12 [email protected] LE ULTIME SUL TETTO DELLA CHIESA... ponenti del CPAE, si è chiesto all’impresa di preventivare anche i lavori per il risanamento delle pareti e la tinteggiatura. Estendendo il restauro anche alla sacrestia, l’importo preventivato è passato quindi a 275.000 + IVA 10%. Considerato lo stato della copertura della chiesa, si è inoltre deciso che l’intervento non debba essere limitato alla semplice sostituzione del manto in tegole, bensì anche alla struttura secondaria del tetto, alfine di assicurare protezione a lungo termine dagli agenti atmosferici. Il tetto, infatti, è un sistema integrato di elementi in cui ogni strato funzionale, ventilazione e impermeabilizzazione, contribuisce in maniera sinergica alle prestazioni complessive della copertura. Il Parroco don Stefano e il CPAE stanno procedendo nel richiedere i contributi, sia regionali che comunali, in una percentuale degli oneri di urbanizzazione, mentre attraverso la Curia di Vicenza si sta presentando la richiesta per ottenere il contributo della C.E.I. Quest’ultimo richiede un certo tempo d’attesa necessario per l’approvazione da parte della commissione a Roma. Per questo motivo, i tempi di intervento slitteranno in avanti e, sulla base dei contributi che saranno erogati, si potrà definire quali interventi siano da realizzare. Sono già state attivate delle iniziative per raccogliere offerte finalizzate a questo restauro e, per agevolare le donazioni, è stato aperto un c/c dedicato, il cui saldo ad oggi ammonta circa a 49.000,00 euro. Si sta pensando, inoltre, di invitare i parEco de le Nove pag. 13 rocchiani ad acquistare simbolicamente un “coppo” della chiesa, ma soprattutto si vorrebbero sensibilizzare le componenti economiche del territorio. A tal proposito, si ricorda che le liberalità possono essere detratte dal proprio reddito, seguendo una procedura ben precisa che sarà indicata successivamente all’autorizzazione. Non ci resta che invitare la comunità tutta a tenere desta la sensibilità, certo i tempi di intervento si sono dilatati ma saranno tempi necessari a mettere insieme, per la generosità di tutti, la cifra che ci consentirà di affrontare l'impegno. Nel foglietto settimanale si continuano ad evidenziare le offerte che gruppi e singoli destinano a tale scopo, ci auguriamo che questa goccia continui ad alimentare lo sforzo per raggiungere insieme questo ambizioso obiettivo. Intanto ringraziamo di cuore quanti hanno fatto il possibile per rendere meno lontano questo traguardo. Grazie! Il Consiglio Pastorale Affari Economici [email protected] Associazione Iones di Emanuele G. Borsato L’Associazione Iones Onlus nasce nel Gennaio del 2012 dall’idea di tre amici che condividevano la necessità di fare qualcosa di concreto per chi sta attraversando particolari momenti di difficoltà. Ma che cos’e’? Tutto cominciò quando due insegnanti del Terzo Circolo Didattico di Bassano del Grappa notarono che c’erano parecchie famiglie con disagi e quindi si pensò di mettere a disposizione una casa per accogliere quei bambini che a causa dei più svariati motivi avessero avuto il bisogno di un luogo familiare per qualche ora al giorno. Essenzialmente l’Associazione Iones desidera essere una “mano tesa” nei confronti di persone che scelgono liberamente di afferrarla e insieme far nascere un cammino e una collaborazione che miri ad un benessere fisico e psico-affettivo. Così è nato il progetto “GRANELLO DI SABBIA” dove i bambini: Sono seguiti nello svolgimento dei compiti scolastici Svolgono attività ricreative Effettuano uscite nel territorio. Peculiarità del progetto è lo svolgimento di queste attività in un ambiente familiare e con alcuni volontari che diventano punto di riferimento stabile per i bambini che aderiscono al progetto. I bambini che ospitiamo arrivano da noi attraverso una collaborazione e segnalazione con le istituzioni di riferimento quali: Centro Affidi di Bassano del Grappa Scuola Parrocchia Cogliamo questa occasione per ringraziare e sottolineare il ruolo importante che ha avuto la CARITAS Parrocchiale di Nove che Eco de le Nove pag. fin da subito ci ha aiutato e sostenuto per l’inizio di quest’avventura. Perché “Iones”? Iones era mia nonna. Una donna che ha donato la sua vita dedicando le sue attenzioni, le sue energie agli altri. Un orecchio sempre disposto all’ascolto, un occhio che sapeva guardare oltre le apparenze, un sorriso che contagiava anche il più triste, uno spirito mai domo nel testimoniare l’amore. Dare il suo nome alla nostra Associazione è un omaggio alla sua vita e una responsabilità che ci prendiamo volentieri nell’intraprendere questo cammino sotto la luce di tale esempio. Riportiamo di seguito l’ultimo suo saluto prima di attraversare “il ponte” da questa dimensione a quella del “ritorno” a casa: “Ho combattuto una buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede” (S.Paolo dalla II lettera a Timoteo 4,6-8) L’iscrizione e l’adesione al progetto sono gratuite. Chi desidera può effettuare una donazione all’Associazione Iones Onlus per contribuire alla copertura delle spese. Per ulteriori informazioni: associazioneiones.wordpress.com oppure su google: associazione iones mail: [email protected] GRAZIE Emanuele G. Borsato 14 [email protected] Il Ministro Straordinario della Comunione fratelli nella fede. Il giorno del Signore, per il cristiano, non è una semplice realtà cronologica, ma un dono di Dio che forma l'identità religiosa e dà volto alla comunità ed alla sua condivisione di intenti. Per attuare questa condivisione è stato istituito il ministero straordinario della Comunione con il documento “Immensae caritatis” del 29 gennaio 1973. Annualmente uomini e donne sono educati e formati per svolgere questo ministero. Essi rendono il loro servizio alla Chiesa durante le celebrazioni eucaristiche o per portare la Comunione e l'affetto della comunità tutta ad ammalati ed anziani. La testimonianza di fede nel Signore risorto si esprime anche attraverso i ministri straordinari della Comunione, tramite i quali l'Eucaristia domenicale giunge a coloro che, impediti per l'età, per la malattia o altro, rimarrebbero altrimenti privi del Suo conforto e del vincolo che li unisce alla loro comunità parrocchiale. IL GIORNO DEL SIGNORE E IL MINISTRO STRAORDINARIO DELLA COMUNIONE La domenica è “segno della Pasqua”, ”giorno del Signore”, ”giorno della Chiesa”, ”giorno dell'Eucaristia”, ”giorno della missione”, “giorno della carità”. In questi ambiti si radica il servizio del Ministro Straordinario della Comunione. Se la domenica è il giorno che celebra la Risurrezione, la Chiesa è il primo segno della presenza del Signore risorto in mezzo ai suoi. La parola Chiesa significa assemblea; la Chiesa vive e si realizza innanzitutto quando si raccoglie in assemblea convocata dal Risorto e riunita nel suo Spirito. “Là dove due o più sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” ha detto Gesù. Si colloca qui l'origine della prassi della Comunione agli infermi. Fin dai primi secoli, c'era una forte coscienza che la partecipazione all'Eucarestia domenicale fosse fondamentale per l'identità ecclesiale del cristiano, tanto che agli assenti per qualche impedimento, veniva portata l'Eucaristia da parte dei diaconi, realizzando così anche visibilmente l'unità della Chiesa come comunità di credenti. La domenica, in quest'ottica, non è da considerare una realtà istituzionale, ma “il giorno fatto dal Signore” (Sal. 118,24). Il Signore Dio, ha voluto che “il primo giorno dopo il sabato“ fosse il giorno della Risurrezione di Gesù (Mc 16,2 ) e diventasse perciò il suo giorno. La domenica è il giorno in cui il Risorto viene incontro a noi; perciò diventa anche il nostro giorno, da vivere nella gioia con i Eco de le Nove pag. di Manuela Pigatto Attualmente nella nostra comunità sono presenti 18 ministri straordinari della Comunione. 15 [email protected] Il Rito delle Esequie La liturgia cristiana dei funerali è celebrazione del mistero pasquale di Cristo Signore. Nelle esequie la Chiesa prega che i suoi figli, incorporati per il Battesimo a Cristo morto e risorto, passino con lui dalla morte alla vita e, debitamente purificati nell’anima, vengano accolti con i santi e gli eletti nel cielo, mentre il corpo aspetta la beata speranza della venuta di Cristo e la resurrezione dei morti. (RE Premesse 1) All'inizio del 2012 è uscita la seconda edizione del Rito delle esequie in lingua italiana, rito che è obbligatoriamente in uso a partire dal 2 novembre 2012. Nel rituale è proposto un accompagnamento, da parte di tutta la comunità, del defunto dal letto di morte sino al sepolcro, attraverso un'ampia e articolata proposta rituale. Per una significativa celebrazione delle esequie, pertanto, la Diocesi di Vicenza stabilisce le seguenti indicazioni pastorali che attraverso le pagine dell'Eco de le Nove vengono fatte conoscere a tutti i fedeli della comunità cristiana. Indicazioni a cui siamo impegnati ad attenerci. 1. Al momento della morte di un proprio caro, i familiari informino direttamente quanto prima la Parrocchia, anche qualora ci si rivolgesse immediatamente ad una Impresa funebre. La data e l’ora del funerale vengano stabilite con i responsabili della Comunità cristiana, direttamente o attraverso l’intermediazione dell’impresa funebre, in modo da tener conto anche della vita e degli impegni della Comunità parrocchiale. Eco de le Nove pag. 16 2. Attraverso le diverse tappe celebrative delle esequie la Chiesa annuncia che la morte è una realtà comunitaria, poiché la persona defunta non è esistita solo per i suoi cari, ma in quanto credente è stata parte della comunità cristiana e come cittadino è stata membro della città degli uomini. Per questo è opportuno incoraggiare la preferenza per la celebrazione nella chiesa della comunità a cui si appartiene, piuttosto che nelle cappelle degli ospedali, dei cimiteri e delle case di riposo. 3. In una delle sere che precedono le esequie, la comunità familiare è invitata a pregare per il proprio caro defunto. La veglia può essere svolta in casa o in chiesa; la comunità cristiana si farà vicina ai familiari attraverso il prete o un altro ministro laico o religioso/a incaricato e appositamente mandato per guidare la preghiera. Pur mantenendo la prassi del rosario, è auspicabile qualificare liturgicamente la Veglia con una proclamazione più specifica della Parola di Dio, con opportuni e brevi interventi, non senza qualche elemento che si richiami alla devozione popolare. In questa veglia è possibile dare spazio alle “testimonianze / ricordo” da parte di familiari, amici e delle varie associazioni a cui il defunto ha partecipato durante la sua vita. Una di queste testimonianze, concordata precedentemente tra i familiari e il parroco, può essere collocata, prima dell’ultimo saluto, al momento delle esequie. 4. Un momento delicato è costituito dalla chiusura della bara, quando il volto del defunto scompare per sempre [email protected] Il Rito delle Esequie dalla vista dei familiari: è importante viverlo nella preghiera. Se, però, la salma si trova all’obitorio sta diventando sempre più difficile per il parroco essere presente; anche i cappellani d’ospedale, vivono la medesima difficoltà. Per questo (come prevede il Rituale) la celebrazione della chiusura della bara potrà essere guidata da un rappresentante della comunità (ministro della consolazione) oppure affidata agli stessi familiari. In tal caso il parroco attenderà la salma alla porta della chiesa. Le comunità parrocchiali sono chiamate ad individuare al più presto le persone da incaricare per questo compito e di curarne la formazione secondo il progetto predisposto dall’Ufficio liturgico diocesano. i legami di amicizia che si prolungano oltre a morte e la speranza che egli possa ritrovare il giardino del Paradiso. La ricchezza comunicativa di questo segno può, però, essere vanificata quando c’è esagerazione e ostentazione. Agli sprechi per le onoranze funebri si preferiscano piuttosto autentici gesti di solidarietà a vantaggio di reali necessità. I fiori portati per l’arredo della chiesa e posti davanti all’altare e all’ambone, sono un atto di offerta al Signore e alla comunità, per cui dopo la celebrazione è opportuno lasciarli in chiesa, a ornamento della casa di Dio. Anche la raccolta delle offerte in chiesa, se viene fatta, come ha stabilito il Sinodo della Chiesa Vicentina (n. 99), va destinata dalla parrocchia ad una iniziativa di bene. 5. 7. Le esequie, in chiesa, possono essere celebrate con la liturgia della Parola o con la Messa. La famiglia del defunto può scegliere, in dialogo col sacerdote, una delle due modalità in coerenza con la effettiva partecipazione del defunto alla Messa nel corso della sua esistenza. Nell’uno e nell’altro caso la comunità cristiana cura l’intera celebrazione con la presenza di tutti i ministeri che essa è in grado di esprimere (lettori, cantori, organista, ministri della comunione, ministri della consolazione ecc...). Si ricorda che il funerale con la Liturgia della Parola mantiene tutta la dignità di celebrazione cristiana della Chiesa! Questa forma celebrativa, inoltre, lascia uno spazio più ampio per un adattamento delle parole e dei gesti che esprimono la vicinanza e la preghiera nel lutto. La bara normalmente porta incisi segni e figure cristiani che, durante la celebrazione, è opportuno rimangano visibili. È preferibile sistemare altri oggetti, (ricordo di appartenenze a gruppi, testimonianza di passioni vissute etc.), nelle vicinanze, piuttosto che sopra la bara, dove, invece, può essere collocato il Libro della Parola di Dio che illumina il cammino dei fedeli, ne nutre la fede, rafforza la speranza, accende la carità. Bandiere, gagliardetti etc, vanno tenuti fuori dall’area presbiterale, in zona discosta rispetto all’altare. 8. Le intenzioni della Preghiera dei fedeli vanno preparate con i familiari e con il gruppo liturgico (o con i ministri della consolazione). Non ci si limiti a pregare per il solo defunto, ma si abbracci tutta la realtà ecclesiale e sociale. Il prete verifichi le intenzioni, le corregga, dia loro il giusto ordine prima della Messa. Eventuali altre preghiere 6. I fiori, posti accanto al feretro, esprimono l’affetto verso il defunto, Eco de le Nove pag. 17 [email protected] Il Rito delle Esequie 13. possono essere raccolte e consegnate ai familiari alla fine della celebrazione. Al cimitero, in assenza del prete o del diacono, la comunità si rende presente attraverso un ministro della consolazione che accompagna questo momento con la luce della Parola di Dio e con il conforto di quella preghiera che esprime e alimenta la speranza cristiana. 9. Il rito delle esequie già prevede la possibilità dell’intervento di una persona che pronunci brevi parole di cristiano ricordo nei riguardi del defunto. Altri interventi e testimonianze, se non sono stati fatti in occasione della Veglia, siano collocati comunque fuori dalla celebrazione eucaristica (prima o al cimitero). Va evitata l’esecuzione di canti o musiche estranei alla liturgia. 14. La Chiesa cattolica ha sempre preferito la sepoltura del corpo dei defunti come forma più idonea ad esprimere la pietà dei fedeli verso coloro che sono passati da questo mondo al Padre. Tuttavia, in assenza di motivazioni contrarie alla fede, non si oppone alla cremazione. In tal caso la celebrazione liturgica precede la cremazione e si ritiene conclusa solo al momento della deposizione dell’urna in cimitero. La Chiesa è, però, decisamente contraria alla prassi di spargere le ceneri oppure di conservarle in luoghi diversi dal cimitero, luogo della memoria che raccoglie la comunità intorno al ricordo dei propri morti. Tale prassi, infatti, sottintende una concezione privatistica della morte in contrasto con il significato delle esequie cristiane. 10. Tenuto conto che sempre più spesso al rito dell’ultima raccomandazione e commiato l’assemblea si scioglie e solo i familiari accompagnano il feretro al luogo della sepoltura, la celebrazione in chiesa si conclude sempre con la benedizione ed il congedo. 11. Terminata la celebrazione in chiesa, la salma viene accompagnata al cimitero. Infatti, il rito delle esequie ha il significato di un ‘accompagnamento’, pertanto termina con la deposizione del corpo nella tomba. Le agenzie funebri siano di aiuto per ricordare ai familiari l’importanza di procedere subito verso il luogo della sepoltura. 15. Le preghiere nel luogo della cremazione e per la deposizione dell’urna in cimitero vengono affidate ad uno dei familiari, attraverso un sussidio che sarà fornito dalla Diocesi. 12. La processione al cimitero è, ormai, fattibile solo là dove il cimitero non dista molto dalla chiesa. Quando si svolge, la processione può essere accompagnata nella preghiera dal prete (o dal diacono), oppure da un ministro della consolazione, segno della presenza della comunità. Eco de le Nove pag. 18 [email protected] La nuova sala giovani di Alice Poloniato La prima volta che ci hanno fatto vedere la stanza abbiamo notato subito che nella sua povertà aveva un enorme potenziale. Avevamo iniziato con calma, andando avanti piano, ogni gruppo con il proprio leader che guidava ed insegnava agli altri. Ad un certo punto ci siamo accorti di doverci sbrigare per finire quanto prima per permettere ad altre persone di finire i lavori di restauro della stanza. Alla fine tra colori rovesciati, bottiglie di bibite vuote, pennelli usurati, vestiti schizzati i lavori sono finiti giusto in tempo per l'inaugurazione e i disegni sono riusciti stupendi, pronti per accogliere e divertire i ragazzi che in futuro utilizzeranno la saletta. E’ stata un’esperienza divertente, che ci ha anche permesso di impegnarci e di collaborare veramente insieme. Il risultato? A noi piace, e voi siete andati a vedere? Vi aspettiamo! Abbiamo buttato giù le idee in poco tempo, e ci siamo ritrovati presto a disegnare sulle pareti i disegni migliori. Il tema prescelto erano i 4 elementi : acqua, fuoco, terra ed aria. Eco de le Nove pag. 19 [email protected] A proposito dei divorziati risposati A proposito dei divorziati risposati, le attuali prese di posizione del magistero della Chiesa non presentano novità, anzi addirittura segnano qualche regresso, nel senso che nella esortazione apostolica postsinodale sull'Eucaristia Sacramentum Caritatis si parla della "piaga" del divorzio, indice di un atteggiamento giudicante e negativo. In un primo momento farò tre premesse, utili per inquadrare correttamente il tema, per poi illustrare la grande svolta che si è operata nella Chiesa Cattolica su questo problema. I punti da affrontare sono: gli obiettivi della pastorale sui (o dei) divorziati risposati, il nodo dell'eucaristia e le prospettive per il futuro, al di là del contingente. (…) Possiamo pensare che forse abbiamo interpretato Dio con le nostre categorie e che forse Dio è diverso. Anzitutto tre premesse: 1. il fenomeno dei divorziati risposati è un fatto nuovo e inquietante. E' un fenomeno nuovo perché fino al 74 in Italia non c'era il divorzio, L'indissolubilità del vincolo matrimoniale vigeva anche in campo civile. A quel tempo si fece una grande confusione non distinguendo tra divorzio e legge sul divorzio e in seguito tra aborto e legge sull'aborto. Sono due cose diverse: si può essere contro il divorzio e a favore di una legge sul divorzio. Fino al 1974 la legge imponeva il dovere di stare insieme anche con il sacrificio della persona sempre e comunque. Anche se non c'era più amore e anche se uno o una, più frequentemente una, subiva vessazioni, violenza, offese. Ora, è evidente che in nome della nuova cultura che viviamo e respiriamo (la cultura del soggetto, della persona, dell'autonomia, della libertà, della dignità della persona, della parità) le persone non accettano di essere sacrificaEco de le Nove pag. di Don Battista Borsato te per un principio giudicato disumanizzante. Innanzitutto, ci possiamo chiedere se il sacrificarsi in nome di una legge o di un dovere sia secondo il vangelo. Se la persona, per difendere un principio, si sacrifica e diventa disumana, vive secondo il vangelo? In secondo luogo ci domandiamo se l'indissolubilità sia una legge oppure un valore, una legge o un progetto.(…) verso cui tendere, ammette anche la possibilità di ripensare il discorso. E' poi un fenomeno inquietante perché i divorzi creano fiumi di sofferenze. Il divorzio è vissuto come fallimento o comunque come lacerazione, che crea sofferenza. E non solo per i figli, ma anche per i coniugi, perché di solito un coniuge rimane innamorato dell'altro. Ma è spesso fonte di sofferenza anche per il coniuge non più innamorato, dato che rompe una relazione che magari dura da diversi anni e con figli. Educare ed educarci allora alla stabilità, al valore dell'indissolubilità e della fedeltà è qualcosa di molto importante. 2. Ascoltare le domande e gli interrogativi delle persone che hanno problemi di coppia e che magari arrivano anche alla separazione e al divorzio. Molte volte sono persone impegnate nella chiesa. Nella nostra diocesi di Vicenza da 10 anni abbiamo un gruppo di divorziati risposati. Credo che sia il primo gruppo in Italia promosso da una diocesi. L'Ufficio diocesano della pastorale del matrimonio e della famiglia (ndr.: Borsatto è il direttore) ha promosso una serie di incontri per queste coppie. Avevamo fatto un documento, che ha avuto anche una risonanza nazionale, per un'accoglienza dei divorziati risposati e contemporaneamente avevamo rivolto un appello, attraverso il settimana22 [email protected] A proposito dei divorziati risposati le della diocesi, a chi voleva, di potersi ritrovare per quattro incontri.(…) E il gruppo che si è formato (naturalmente con ricambi, nuovi innesti, ecc.) non si è fermato ai primi quattro incontri, ma ha voluto continuare, e dura ormai da dieci anni. E il nostro vescovo attuale, quando è venuto a trovare questo gruppo, è rimasto meravigliato, per il fatto che è un gruppo che riflette, che parla apertamente, ma in maniera attenta, non offensiva. Forse è uno dei gruppi più impegnati nel campo della lettura della Parola di Dio. Il nostro documento dice: "Il divorzio non toglie la fede. Esso esprime la debolezza della persona, che non sempre, per vari motivi, riesce a raggiungere l'ideale proposto dalla fede cristiana, però esso rimane in loro anche dentro l'esperienza della propria povertà. Uno sbaglio non interrompe il rapporto con Dio. Le persone, dunque, devono coltivarlo attraverso l'ascolto della Parola, gli incontri di catechesi, la preghiera personale, di coppia e di comunità." 3. Il problema della coscienza. In un recente passato si è molto discusso di questo problema. Si voleva che in questo ambito ci fosse la possibilità per la coscienza di giudicare se il matrimonio contratto in precedenza fosse valido o meno. Molte volte, soggettivamente, una persona sente che il matrimonio precedente, per come è nato, per come è vissuto, per come si è sviluppato, non è un vero matrimonio. Ma non potendo documentarlo in termini giuridici, rimane legata al vincolo contratto. Perché una coscienza illuminata e aperta al confronto, che giunge ad avere motivi validi per ritenere nullo il primo matrimonio, pur non potendo dimostrarlo canonicamente, non potrebbe vivere la separazione, il divorzio come un fatto che rescinde il primo vincolo? Eco de le Nove pag. di Don Battista Borsato Questo discorso era già presente al Sinodo dei vescovi dell'80 sulla famiglia. Famosa, anche se oggi dimenticata, una proposizione di quel sinodo che suona così: "Il Sinodo nella sua preoccupazione pastorale per questi fedeli (i divorziati risposati sono chiamati fedeli!), auspica che si apra una nuova e più profonda ricerca su questo argomento, tenendo conto anche della pratica dei Vescovi d'Oriente, in modo da mettere in evidenza la misericordia pastorale". Sono tre le accentuazioni. La prima è che sono chiamati "fedeli" e non "scomunicati" (è la grande svolta). La seconda è che ci sia ricerca su questo argomento per aprirsi maggiormente a queste persone. La terza cosa è che ci si confronti con la pratica dei Vescovi d'Oriente, in cui questa realtà del divorzio è vista diversamente. E tutto questo per esprimere meglio la misericordia di Dio. Nel luglio del 1993 tre vescovi tedeschi (O. Saier di Freiburg, K. Lehmam di Meinz e W. Kasper di Rottenburg-Stuttgart), teologi di spessore, hanno fatto un documento umanissimo e bellissimo di attenzione a queste persone. Questi vescovi hanno affermato che se una persona divorziata ha in coscienza motivi validi per ritenere il proprio matrimonio nullo, però non dimostrabili canonicamente, può accedere all'eucaristia dopo una verifica con un confessore saggio. A quel tempo il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, che si chiamava Ratzinger, rispose di no, dicendo che la coscienza è importante, ma che non può valere per un fatto pubblico come il matrimonio. Ma vedremo che esistono contraddizioni anche in questa posizione. Ratzinger diceva che pur non potendo fare la comunione eucaristica, il divorziato può fare la comunione spirituale. Ma se uno fa la co23 [email protected] A proposito dei divorziati risposati munione spirituale di intimità con Dio, di intesa con Dio, perché non può fare anche quella eucaristica? Se uno è in rapporto con Dio, perché non può rapportarsi anche nel segno sacramentale? La diocesi di Bressanone e di Bolzano ha fatto un documento, che mi è stato inviato in bozze per avere un mio parere personale. Ho risposto che si trattava di un documento coraggiosissimo, nel quale si era impegnato il vescovo Egger in persona. In quel documento si diceva che, dopo un percorso fatto con operatori sociali, con psicologi, dopo cioè un laboratorio di discernimento interiore, se alla fine si approda alla conclusione, anche non documentabile sul piano giuridico, che il matrimonio precedente era nullo, la coscienza può validamente dire di poter vivere la fede con la comunione eucaristica. Questo documento non è mai stato condannato apertamente. Ho saputo che Ratzinger ha scritto personalmente a Ecker, suo amico, prendendo le distanze, ma nulla è risultato pubblicamente. LA GRANDE SVOLTA Bisogna saper cogliere le novità, anche se permane il divieto di accedere alla comunione, alla riconciliazione sacramentale. OBIETTIVI DELLA PASTORALE FAMILIARE Nella Esortazione apostolica di Giovanni Paolo II Familiaris Consortio del 1981 si dice che "i divorziati e risposati non si considerino separati dalla chiesa, potendo, anzi dovendo, in quanto battezzati, partecipare alla sua vita." Si pensi che fino all'83, il vecchio codice di diritto canonico considerava i divorziati risposati "pubblici peccatori", quindi scomunicati, ed esclusi anche dalla sepoltura ecclesiastica. La passata prassi pastorale non ammetteva la benedizione delle case. Le parole del papa segnano una svolta: i divorziati risposati sono fedeli, sono criEco de le Nove pag. di Don Battista Borsato stiani, che fanno parte della chiesa, che sono chiesa. E non solo sono chiesa come oggetti di attenzione, ma come soggetti di partecipazione.(…) Si tratta di una svolta, anche se non è tutto. Il non poter accedere alla eucaristia è percepito da molti come una fonte di grande emarginazione. E questo è vero. Una coppia di divorziati risposati, però, in un incontro diceva che bisogna evitare di fare dell'eucaristia un mito, un idolo. Molti accedono all'eucaristia, ma poi non hanno comunione con le persone, non partecipano alla vita ecclesiale, non partecipano alla vita politica, sociale, per la giustizia. La vera Eucaristia - diceva questa coppia - è vivere insieme la comunione, è condividere con i più poveri, con tutti, la giustizia, la pace... Noi potremmo essere segni di gente che non fa l'eucaristia, ma che la vive operando.(..) E' contraddittorio affermare che (…) si può partecipare alla mensa eucaristica senza la comunione? Sarebbe come invitare uno a pranzo e non farlo mangiare. Ma detto questo, c'è una bomba nella Esortazione apostolica di Giovanni Paolo II Familiaris Consortio, che dovrà esplodere, perché dice il papa, sempre al n. 84: " (i divorziati) Siano esortati ad ascoltare la Parola di Dio, a frequentare il sacrificio della messa" (…) "a perseverare nella preghiera, a dare incremento alle opere di carità e alle iniziative della comunità in favore della giustizia e a educare i figli nella fede cristiana." E dopo dice: "Per implorare così di giorno in giorno la grazia di Dio". Se possono implorare la grazia di Dio, se sono in grazia di Dio, perché non possono far la comunione? (…) IL NODO DELL’EUCARESTIA Sappiamo che ciò che ferisce di più i divorziati risposati è l'esclusione dall'eucaristia. Sentono oggi una maggiore acco24 [email protected] A proposito dei divorziati risposati glienza, ma(…) avvertono anche il freddo che li circonda. Se l'eucaristia è il centro della fede, della vita cristiana, come possono vivere la loro fede senza la forza che scaturisce da essa? Nel campo della riflessione teologica ci si domanda se questa esclusione sia un fatto teologico (un fatto in sé), oppure un fatto disciplinare. I documenti del magistero di ieri, e di oggi in modo particolare, dicono che la chiesa non può modificare questa realtà perché i sacramenti non appartengono alla chiesa, ma sono un fatto in sé. La chiesa non è proprietaria dei sacramenti. Questa affermazione può essere molto discussa sul piano teologico, dato che i sacramenti nascono dentro la vita della chiesa, come segni della fede, della comunione, dell'impegno per l'altro, con la presenza dello Spirito Santo. Certamente la chiesa non può fare ciò che vuole, ma può modificare, reinterpretare, rivedere. S. Tommaso ricorda che due diverse cause impediscono l'accesso all'eucaristia: il peccato mortale e i motivi disciplinari.(…) Per esempio attorno agli anni 50 il vescovo di Treviso di quel tempo aveva stabilito che chi scriveva una lettera anonima non poteva accedere alla comunione. Era un fatto disciplinare, educativo, temporaneo. L'altro motivo di esclusione è il peccato mortale (il problema è complesso, dato che l'eucaristia non è tanto per chi è puro, ma per chi vuole purificarsi). Chi è consapevole del peccato mortale, dice San Tommaso, non può comunicarsi perché il peccato è rottura di comunione con Cristo e con la chiesa. Però a emettere un giudizio in proposito è solo la coscienza, debitamente informata e illuminata.(…) che giudica di non essere in peccato mortale. In conclusione la comunione eucaristica, a mio parere, può essere negata solo per motivi disciplinari. E se la disciplina è della Eco de le Nove pag. di Don Battista Borsato chiesa, la chiesa potrebbe cambiarla. Siccome però la chiesa afferma che questa esclusione non è per motivi disciplinari, ma per motivi sacramentali, allora dovrà essere la ricerca teologica a far cogliere che non si tratta di un "discorso" in sé, in qualche modo teologicamente immodificabile, ma soltanto un "discorso" disciplinare. PRASSI ECCLESIALI A CONFRONTO La proposizione 14 del Sinodo dei Vescovi dell'80, prima citata, invitava ad aprirsi ad una nuova ricerca "tenuto conto anche della pratica dei vescovi di Oriente", che hanno una prassi diversa nei riguardi del matrimonio e dei divorziati risposati. La dottrina della Chiesa ortodossa è molto vicina a quella della chiesa cattolica per quanto riguarda la sacramentalità del matrimonio(…). Tuttavia tenuto conto delle circostanze (soprattutto del coniuge abbandonato o danneggiato) la Chiesa ortodossa accoglie i divorziati risposati. Questa differente prassi si esprime a due livelli. (…) La rivoluzione evangelica è consistita nel privilegiare la persona al diritto, nell'anteporla ai principi. In questa concezione il vescovo, con la propria sapienza, potrebbe valutare se in quel caso determinato alla persona è consentito l'accesso non solo all'eucaristia, ma anche a un secondo matrimonio. In morale si parla di epicheia, di sospensione dell'applicazione di un certo principio in uno specifico caso. Non è negato il valore del principio, ma la sua applicazione in un caso concreto in nome della coscienza. (…) esercitata dal singolo vescovo nel giudicare che per quella coppia, in quella concreta situazione, non vale il principio, non vale l'imposizione. E' un atteggiamento di una saggezza pastorale che va al di là dei principi e che guarda alle persone, pur non scartando i principi. 25 [email protected] A proposito dei divorziati risposati In secondo luogo per la chiesa ortodossa sono previste tre cause di scioglimento del vincolo coniugale. La prima causa è la porneia,(…) parola che incontriamo nei vangeli, in Matteo 5,32 e 19,9 in cui si dice che uno non può lasciare il coniuge eccetto in caso di porneia.... Porneia è la riduzione della sessualità ad oggetto. Da un punto di vista cristiano non si dovrebbe mai parlare semplicemente di esercizio della sessualità nel matrimonio, bensì di incontro tra un uomo e una donna nella tenerezza e nella veemenza dell'amore. Porneia è la morte dell'amore interpersonale. Gli ortodossi ammettono che l'amore possa morire. E se c'è la morte dell'amore, muore anche l'indissolubilità, che - secondo loro - nasce dall'amore. (…) Una seconda causa di scioglimento è l'apostasia. Gli ortodossi dicono che quando in una coppia uno o una diventa apostata, cioè rifiuta la fede, o diventa persecutore della chiesa, si può ritenere che il matrimonio non esista più. Rientrerebbe questo nel privilegio paolino.(…) Una terza causa è la scomparsa del coniuge. Quando il coniuge è scomparso, cioè non ci sono più segni della sua esistenza, se dopo cinque anni non si hanno più sue notizie, il matrimonio può considerarsi annullato e il coniuge abbandonato può risposarsi. Una pratica analoga c'è stata anche nella chiesa cattolica nel 15001600. PROSPETTIVE Il teologo moralista Basilio Petrà ha scritto un libro "Il matrimonio può morire?", molto documentato, molto onesto e anche molto umile. Ipotizza due vie di soluzione per quanto riguarda i fallimenti matrimoniali: la "via indolore" e quella "dolorosa" in subordine al giudizio della Chiesa. La via indolore è quella che non modifica la dottrina cattolica sull'indissolubilità per Eco de le Nove pag. di Don Battista Borsato non ingenerare scandalo nella comunità, ma cerca di allargare le maglie del codice di diritto canonico in modo che le coppie possano aver maggiori possibilità di risposarsi. Dopo il Vaticano II è accresciuta la possibilità di ottenere la dichiarazione di nullità del matrimonio.(…) La via dolorosa è quella che conduce a rivedere la dottrina cattolica sul matrimonio. Questa via si basa sull'ammettere che un matrimonio, per quanto valido, possa fallire e quindi finire. I sostenitori si basano sul principio di realtà e sull'umana debolezza e fallibilità.(…) Si tratta di rivedere la dottrina dell'indissolubilità.(…) Non c'è, secondo Petrà, una dottrina coerente nella Chiesa cattolica, perché da una parte si afferma che l'amore dei coniugi contiene l'esigenza dell'indissolubilità e non può finire con la morte, dall'altra che l'amore tra i coniugi finisce con la morte.(… ma) la morte affettiva è ancora più radicale della morte fisica, che non distrugge la comunione contrariamente a quella affettiva. Quindi come la chiesa ha concesso con San Paolo di poter iniziare una nuova vita matrimoniale dopo la morte fisica del coniuge, la chiesa potrebbe, ammettendo la morte affettiva, consentire una nuova possibilità di matrimonio per il futuro. Questa è la tesi, per il momento non accolta. Ravasi, voce molto ascoltata, anche dai vescovi, parlando del matrimonio nel vangelo, dice che gli evangelisti presentano un "modello" (non una legge) di matrimonio. Quindi il modello del matrimonio indissolubile è un modello a cui dobbiamo ispirarci, perché la fedeltà è motivo di crescita delle persone, perché l'amore cresce nella stabilità. Ma è un modello a cui ispirarsi, non da cui essere schiacciati. Occorre pertanto stabilire se il matrimonio indissolubile è un modello cui ispirarsi, un 26 [email protected] A proposito dei divorziati risposati progetto a cui tendere, o una disposizione di legge implacabile. Concludendo, propongo tre atteggiamenti con cui vivere l'attuale situazione matrimoniale e familiare. 1.LA SPERANZA Siamo tutti portati, quando pensiamo alla realtà matrimoniale, a gridare allo sconquasso, alla fine della famiglia e del matrimonio. (…) Bisogna avere speranza, saper vedere le coppie di sposi che oggi vivono la loro vita matrimoniale con un'intensità di affetto, di amore, di stima, di dialogo, di riflessione comune, un tempo inesistente. Lo dice anche Accattoli: "Oggi la famiglia sta vivendo una stagione estremamente nuova e positiva, perché si è affermata la parità tra l'uomo e la donna. E questa parità rende esaltante l'avventura sponsale." Se non c'è parità, non c'è coniugalità, non c'è sponsalità. Se un coniuge è subalterno, non c'è una vicenda sponsale esaltante. Il sociologo Pierpaolo Donati afferma che la famiglia italiana non va disintegrandosi (… ma) mantiene sempre un grande valore. C'è un'inversione di tendenza dall'individualismo degli anni 80 che si manifesta nella ricerca e nel recupero del valore della relazione di coppia. Nelle sue analisi Donati sostiene che oggi i giovani considerano la famiglia la cosa più importante della loro vita, anche più del lavoro e dei soldi. La crisi della famiglia esiste, ma non sta portando alla sua estinzione, ma alla sua trasformazione. E' in atto un rinnovamento. Si tratta di accompagnare questa famiglia nella sua trasformazione, perché diventi sempre più luogo di amore autentico e di umanizzazione. 2. OCCORRE IMPARARE DALL’ATTUALE SITUAZIONE. (….) La Chiesa da sempre, ha contrastato tutti i movimenti che mettevano in discussione i suoi rigidi principi. Invece di Eco de le Nove pag. di Don Battista Borsato mettersi in discussione ha costantemente cercato di mettere in discussione il mondo. Si pensi al tema della emancipazione e liberazione femminile, al tema della democrazia, al tema della scienza, per indicarne alcuni. Il Concilio ha messo in rilievo che Dio parla attraverso i tempi, e Giovanni XXIII diceva che occorre leggere i segni dei tempi, in quanto Dio parla ancora oggi. Occorre sì avere dei principi, ma non assoluti, altrimenti impediamo a Dio di parlare. Occorre sentirsi discepoli del mondo, che è un luogo teologico, in modo da vivere la nostra fede, occorre avere simpatia verso il nostro tempo. 3. SI DEVE DISTINGUERE TRA CHIESA E REGNO. Le coppie che convivono e in cui ci sia l'amore di comunione, di condivisione, di complicità (e non solo di sentimenti) non faranno parte della chiesa, dato che la chiesa, come ogni altra realtà umana, ha delle regole. Queste coppie però, che vivono l'amore, fanno parte del Regno, non sono lontane da Dio che è amore. Questo vale anche per i divorziati risposati. Ci sono coppie di divorziati che vivono un amore, e alle volte anche la fede - ve lo posso garantire - molto più intensamente di quanto non lo vivessero nel primo matrimonio. Allora, possono essere lontani dalla chiesa, ma non dal regno. E' necessario allora l'assunzione di un nuovo atteggiamento verso le famiglie che noi diciamo "irregolari". Irregolari secondo la chiesa o secondo il regno? La domanda è imperiosa, forse impertinente, ma doverosa. Occorre trattare queste coppie e queste famiglie con simpatia, aiutandole a vivere l'amore e accompagnandole a vivere la vita della chiesa per quanto è possibile, ma sempre con rispetto del mistero che è in loro, quel mistero che è l'amore. 27 [email protected] Qualche novità a proposito di... catechesi atteggiamenti, le parole, il cuore. Si passa poi (seconda elementare) alla riscoperta del proprio battesimo perchè ciò che ha scelto Gesù diventi una provocazione: e io della mia vita che ne faccio, perchè l'esempio di Gesù non resti un esempio? All'inizio dell'estate, terminata l'avventura di un lungo e intenso anno catechistico, invece di goderci il meritato riposo, abbiamo deciso di ritrovarci per ripensare in modo abbastanza radicale tutto il percorso catechistico che accompagna i piccoli della nostra parrocchia dalla prima elementare alla terza media. -Nel secondo itinerario (terza e quarta elementare) attraverso alcuni passi biblici ci si mette alla scuola di Gesù, un Rabbi che amava i banchetti, così titola un libro per ragazzi di Enzo Bianchi. Seduti con lui a tavola i ragazzi incontreranno coloro che Gesù sceglie di incontrare. L'obiettivo è quello di imparare, sempre da Gesù, a fare della propria vita un dono. Festa è vita non trattenuta, risparmiata, ma consegnata. In questo biennio sono collocati i due sacramenti della Riconciliazione e della Prima Comunione celebrata nel Giorno del Signore. Il sacramento del perdono viene vissuto più nell'ottica della festa a cui partecipano tutti, nessuno escluso, tanto è il desiderio di raccogliere in unità tutti e ciascuno, che anima il Maestro, più che come occasione per ripensare la propria vita sempre bisognosa di conversione, su questo si insisterà soprattutto nel biennio successivo. L'itinerario eucaristico sarà l'occasione per ripensare al senso della domenica come giorno non certo, o non solo, di evasione ma come fulcro, come sorgente da cui il quotidiano riceve forza e senso. Sarà un tempo in cui i ragazzi saranno aiutati a riscoprire l'Eucaristia domenicale a partire dai valori, dalle dimensioni antropologiche che si trasformano sì in rito ma senza alienarci dalla realtà. Nell'Eucaristia è reso attraverso il linguaggio liturgico e simbolico quanto già viviamo nella nostra ordinarietà: l'incontro, il perdono, l'ascolto, il silenzio, il dono, il dialogo, la comunione... Era necessario confrontarsi seriamente con la proposta diocesana scaturita in seguito al lungo lavoro che ha visto impegnata la Diocesi in un recente passato. La parrocchia non si era ancora adeguata ai nuovi orientamenti che avevano coinvolto appunto anche la catechesi. Ci siamo fatti aiutare da don Dario Vivian che negli anni di quel lavoro ricopriva il ruolo di Direttore dell'Ufficio Diocesano per l'evangelizzazione e la catechesi. Cristiani si diventa era il titolo del piano pastorale su cui si è lungamente riflettuto anche nelle parrocchie. Il nostro ritrovarci con lui e fra noi cos'ha prodotto? Beh, innanzitutto la chiara individuazione di quattro itinerari: -battesimale (prima e seconda elementare); -eucaristico (terza e quarta elementare); -penitenziale (quinta elementare e prima media); -crismale (seconda e terza media). Itinerari a cui abbiamo dato consistenza con precisi contenuti: -nel primo itinerario (prima elementare) l'obiettivo resta quello di accompagnare i bambini in un percorso che permetta loro di entrare sempre più in confidenza con la figura di Gesù scoprendone le qualità, gli Eco de le Nove pag. di Don Stefano Caichiolo 28 [email protected] Qualche novità a proposito di... catechesi -terzo itinerario, quello penitenziale. I ragazzi di quinta elementare e di prima media attraverso la lettura progressiva ma integrale del vangelo di Marco si metteranno sulla strada insieme a Gesù per imparare lo stile del vangelo. Mettendo i loro passi sullo orme lasciate dal Maestro tenteranno di plasmare una quotidianità che sempre più si ispira allo stile evangelico. Il confronto con queste pagine farà nascere la consapevolezza di un rinnovamento continuo, di un cambiamento che profumi di vangelo i loro gesti, le loro scelte, le loro parole, i loro pensieri. Emanuele il secondo; Laura il terzo e Massimo il quarto. Attraverso incontri periodici gli animatori già aiutano i catechisti a non perdere la rotta e a programmare passo passo il cammino. É un altro segno più che buono di una comunità che diventa sempre più ministeriale, sempre meno clericale e significativamente affidata a laici preparati e appassionati. Credo sia questa la direzione in cui si debba andare anche su altri fronti ancora sguarniti in tal senso. Un discorso a parte merita il cammino catechistico dei bambini di prima elementare. Verranno raccolti per una proposta nelle domeniche dei tempi forti: avvento e quaresima. Negli altri tempi incontreremo mensilmente i loro genitori perchè si mettano in cammino con i loro figli e possano riprendere e ripensare anch'essi il loro percorso di fede. Non si tratta di un esperimento, altrove questa è diventata una prassi già da lunghi anni. È un inserimento graduale in un percorso, quello catechistico, che resta lungo e disteso nel tempo. -Il quarto itinerario culmina nella celebrazione del sacramento della Confermazione. I ragazzi di seconda e terza media saranno aiutati a riconoscersi discepoli dentro una comunità di discepoli: la Parrocchia. La fede nel Dio di Gesù trova alimento e sostegno nella comunità cristiana di cui fanno parte e la stessa fede diventa pian piano servizio reso alla comunità in risposta alla chiamata di essere segno sempre più eloquente e trasparente del vangelo di Cristo (seconda media). Nell'ultimo anno di catechesi si tornerà ad insistere sulla figura del Cristo perchè i ragazzi si confrontino con le le provocazioni che lancia, per lo stile alternativo a cui richiama nel desiderio che si innamorino della libertà o meglio di colui che rende liberi. Lui resta il Maestro al cui seguito muovere i passi sconnessi in un'età, l'adolescenza, in cui il bisogno di confrontarsi con una guida autorevole e amorevole non viene meno. C'è un'ulteriore positiva novità: il folto gruppo di catechisti, quasi tutte donne (circa una sessantina) è accompagnato nella fatica di restare fedeli a questi obiettivi da un gruppo di animatori. Lavinia e Marcello seguono il primo itinerario; Eco de le Nove pag. di Don Stefano Caichiolo Ci auguriamo che questo rinnovamento rimotivi innanzitutto chi si trova a gestire sul campo l'esperienza catechistica ma sia al contempo occasione da non sprecare per creare nuove e attese sinergie tra famiglie e parrocchia, alleanze virtuose il cui frutto per tutti potrà essere un incontro meno formale, più sostanziale col vangelo di Cristo e quindi col Cristo stesso. Buon cammino a tutti allora. don Stefano 29 [email protected] www.parrocchiadinove.it di Fabio Zanardello ansia: paura che qualcosa non funzionasse, timore che il lavoro fatto non piacesse e così via. Così non è stato ed il calore che tutti mi avete manifestato mi ha incoraggiato a continuare. L’intento è di dare alla comunità uno strumento in più per comunicare e venire a conoscenza delle sue numerose attività, e visto i files che maneggio, vi posso assicurare che sono veramente tante!! Pensavo comunque che il lavoro di mantenimento del sito sarebbe stato meno gravoso rispetto a quello svolto per programmarlo invece tenerlo aggiornato con gli avvisi settimanali , le letture e le omelie domenicali (che arrivano più o meno in tempi utili per la pubblicazione), gestire le foto e le notizie dei gruppi e dei religiosi, assieme ai vari eventi organizzati dalla parrocchia mi tiene occupato un bel po’. Le idee comunque non mancano (e se ne avete da proporre ben vengano, scrivete all’indirizzo : [email protected] Sulle varie pagine del sito oltre ai già citati avvisi settimanali e omelie con le relative letture potete trovare la pagina dei progetti (con il nuovo progetto di solidarietà “un tetto per Shilla”) mentre in quella degli eventi trovate quanto organizzato dalla parrocchia. Ogni gruppo poi trova un suo spazio nell’apposita pagina con notizie relative alle varie attività. Nella pagina dell’archivio infine si trovano le omelie già pubblicate, gli ultimi “eco de le nove” e quanto già pubblicato e meritevole di essere ancora disponibile. Un grazie ancora a Don Stefano per avermi dato questa possibilità! Fabio Ciao a tutti, sono Fabio, ho quindici anni e, dopo aver realizzato il sito della parrocchia, che potete trovare all’indirizzo http://www.parrocchiadinove.it/, cerco di mantenerlo attivo e interessante. Nel sito trovate un sacco di cose…alcune forse non le leggerete mai altre, invece, le cliccherete spesso. L’idea è arrivata per caso, parlando con papà: dovevo elaborare un sito per i compiti di informatica e lui mi ha proposto, invece di inventare tutto, di provare ad elaborarne uno per la parrocchia. Io ho accettato per vari motivi. Volevo vedere se ero in grado di fare qualcosa di più che usare il mio pc solo per giocare e se quello che imparo a scuola può veramente servire. Alla fine, dopo vari incontri con Don Stefano, che si è dimostrato subito entusiasta delle prime bozze e dopo quasi un anno di lavoro sono riuscito ad ottenere un risultato soddisfacente con il quale potevo pensare seriamente di aprire un dominio ( che sarebbe lo spazio sulla rete dove pubblicare il sito: un po’ come un foglio bianco su cui disegnare) e vedere così il risultato di tanta piacevole fatica. Inutile dire che i giorni della presentazione (cosa di cui avrei fatto volentieri a meno: tanta era la tensione) ero non poco in Eco de le Nove pag. 30 [email protected] Per riflettere un po’… di Paola Luisetto NON NOMINARE AMORE INVANO di Galli Giuliana - ed. Piemme € 15.00 "Oggi d'amore si parla troppo. Una colossale ipocrisia ha deturpato il senso di questa parola nella dimensione privata delle relazioni e in quella pubblica delle istituzioni, della Chiesa e della comunicazione. Forse è arrivato il momento di non nominarla più, di lasciarla stare un po' in pace". Inizia così la sferzante riflessione di suor Giuliana Galli, una vita dedicata ad aiutare minori e madri in difficoltà, barboni e immigrati, persone sole e coppie in crisi. Protagonista per quasi trent'anni del mondo del volontariato torinese, oggi impegnata nel campo dell'etnopsichiatria, suor Giuliana denuncia l'urgenza di un "undicesimo comandamento" laico "Non nominare amore invano" per recuperare la radicalità di significato di una parola abusata e bistrattata. Sono pagine delicate e profonde, ottimiste ed esigenti, in cerca di un nuovo umanesimo scandito intorno a sei passi precisi: coltivare l'interiorità, onorare l'esistenza, tessere il quotidiano, abbracciare l'umano, vivere il Mistero. "Perché amare è un lavoro 'a giornata' dice suor Giuliana - e la disperazione non arriva quando c'è la sofferenza fisica o la povertà materiale, ma quando a esse si aggiunge la solitudine, la mancanza di legami affettivi forti, autentici, carnali". QUASI UNA PREGHIERA di Zarri Adriana - ed. Einaudi € 18,50 La preghiera è spesso intesa come un recitar formule e un domandar cose. Per Adriana Zarri, invece, le formule sono soltanto il vestito che ci mettiamo addosso ma la sostanza resta sotto. La preghiera è piuttosto un parlare portando con sé tutte le nostre interrogazioni, osservazioni, lamenti. Con dolci abbandoni e fantasiose svagatezze più ancora che con calcolate richieste. In queste pagine c'è un interlocutore costante, un "tu". Questo tu è il Signore, naturalmente, e nello stesso tempo è un uomo vicino agli altri uomini e alle loro vite. Perché queste non sono preghiere, ma quasi preghiere, sono un diversamente pregare. Sono conversazioni, canti, riflessioni, indignazioni e meditazioni sul mondo e sulla natura. "Perché io amo pregare seguendo il ritmo stagionale", dice Adriana Zarri, e proprio le stagioni sono le quattro grandi articolazioni di questo libro. AMICO DIO di Tonino Lasconi - ed. Paoline € 16,00 La preghiera è sicuramente l'avventura più esaltante, ma anche una delle più difficili che la persona è chiamata a vivere. Se questo vale per tutti, vale in modo ancor più evidente per i giovanissimi: come aiutarli ad entrare in questa dimensione, senza la quale la persona non si capisce fino in fondo? Come indicare percorsi per alimentare la preghiera, per scoprirne la bellezza e la forza? L'autore riesce a comunicare con i giovanissimi - e non solo trasmettendo l'idea-forza di questo libro: pregare non significa solo dire preghiere. LA PREGHIERA di Enzo Bianchi – ed. San Paolo € 16,00 "Che tu abbia imparato a pregare da piccolo, seguendo l'esempio e le parole dei tuoi genitori, o che tu abbia scoperto la preghiera trovandoti assieme ai tuoi coetanei, viene sempre il momento in cui, crescendo e avviandoti ad avere una vita responsabile da vivere in prima persona, ti chiedi che senso abbia pregare, perché dovresti farlo regolarmente, che cosa significano quelle frasi che magari hai imparato a memoria oppure senti ripetere continuamente. Per scrivere queste pagine ho cercato di tornare alla tua età, alle domande che mi ponevo allora e che poi ho scoperto essere domande che ci accompagnano per tutta la vita, fino a quando quel dialogo con Dio che è la preghiera si dissolverà in un faccia a faccia nell'amore. Il mio augurio è che tu possa ogni giorno imparare a pregare nel modo più semplice: pregando!" Eco de le Nove pag. 31 [email protected] Oratori Fuori …la rete degli oratori di Bassano e dintorni In tempi difficili, di complessità e di grandi cambiamenti, fare rete sembra essere l'unica possibilità per affrontare il futuro con idee nuove e con più forza. Anche il mondo degli oratori, attraversato dalle stesse urgenze di rinnovamento e di coinvolgimento nel tempo corrente, ha già in sé una chiamata importante a mettersi in rete. ORATORI FUORI nasce su questo solco, cercando di saldare orizzonti lontani e futuribili con un presente di condivisione e confronto nel territorio. Con queste premesse, nel 2006 si è costituita la rete Oratori Fuori comprendente alcuni oratori del territorio bassanese: la Parrocchia di Santa Maria in Colle – Centro Giovanile, il Patronato di S.S. Trinità, l’Oratorio Piergiorgio Frassati di Bassano del Grappa, e l’Oratorio San Marco di Bassano del Grappa. L’attività della rete nel periodo 2007/2011 si è concentrata su due grandi filoni: -la FORMAZIONE, attraverso un percorso intenso e fruttuoso che ha coinvolto i Referenti degli Oratori sul senso dello spazio e soprattutto, dei contenuti da loro gestiti; -il PROTAGONISMO GIOVANILE, con una serie di micro-esperienze a rilevante valenza simbolica: dai viaggi, a iniziative specifiche su temi locali e/o globali, fino ad eventi di integrazione culturale e di rete dei ragazzi di tutti gli oratori cittadini. In questo secondo ambito d'intervento, non è stata trascurata un'attenzione specifica alla vulnerabilità, cercando di tracciarne con precisione le complessità e i conseguenti bisogni, al di fuori delle Eco de le Nove pag. 32 di Marco Lo Giudice logiche approssimative e pressapochiste dei media. Lo scambio di buone prassi e la condivisione di risorse tra i vari oratori ha permesso di toccare con mano, fin dal primo momento, il vantaggio consistente di lavorare in rete. La stessa formazione ha inoltre evidenziato l'importanza di sperimentarsi nell'oratorio con lungimiranza, obiettivi precisi e competenze. Nel 2012, grazie ad una lettura delle esigenze approfondita e ad una rete sempre più forte, il Progetto compie alcuni passi importanti: si costituisce formalmente, con l'adesione definitiva da parte di sette oratori ad un percorso triennale, e condivide ed approva un progetto annuale con obiettivi e strumenti precisi. I sette oratori aderenti nel 2012 sono: A Bassano del Grappa: la parrocchia di Ss. Trinità, di S. Maria in Colle - Centro Giovanile, di S. Croce e di S. Maria Assunta. A Nove, la parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo Apostoli. A Mussolente, l'oratorio San Michele Arcangelo della parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo Apostoli. A Fellette di Romano d'Ezzelino, la parrocchia del Ss. Redentore. Il Progetto si è strutturato in macro-aree: 1. COMUNICAZIONE -una rete fisica, ovvero la semplice ma preziosissima condivisione di eventi e buone prassi tra i vari oratori; -una rete telematica, che utilizzi il web e i network sociali come canali d'informazione alternativi e piattaforme relazionali privilegiate. In questa direzione, sono stati costruiti e lanciati un sito informativo sulle attività dei sette oratori (www.oratorifuori.it) e una newsletter quindicinale riguardante temi attuali, dal locale al globale. [email protected] Oratori Fuori …la rete degli oratori di Bassano e dintorni 2. FORMAZIONE A partire dalle urgenze riguardanti il mondo giovanile, la rete ha attivato percorsi formativi e tavole rotonde per i referenti degli oratori, in cui si è tentato di riorientare la visuale, di cambiare punto di vista, di togliere condizionamenti nel nostro sguardo sui giovani. -il 14 gennaio la rete ha organizzato una giornata di incontro e confronto con don Luigi Ciotti, fondatore di LIBERA – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie: la mattina han lavorato le scuole, il pomeriggio si è svolta una Marcia della Pace che ha coinvolto tutta la città, la sera un intervento aperto a tutti, con al centro gli stimoli e le esperienze di don Ciotti; -il 18 marzo, al Teatro Remondini, Oratori Fuori ha aderito ad uno spettacolo del pedagogista Marco Tuggia dal titolo “Padre dove vai?”, sul tema della paternità. Le famiglie della rete di OF hanno poi avuto l'occasione di incontrare un mese dopo il dott. Tuggia, all'interno di uno degli oratori, in una serata dedicata all'approfondimento delle tematiche dello spettacolo; -il 16 giugno, la rete ha ideato, organizzato e promosso una tavola rotonda con operatori “grezzi” (un infermiere del Pronto Soccorso, un promotore di eventi giovanili, un maresciallo dei Carabinieri, un allenatore e un barista) dal titolo “Tu come li vedi?”, e incentrata su una lettura del mondo giovanile direttamente dagli occhi dei relatori coinvolti; -il 19 settembre, è stata organizzata una serata formativa di presentazione del lavoro, dal titolo “I bambini, le bambine e il catechismo”, con il coinvolgimento di don Dario Vivian e Alessandro Castegnaro, chiamati ad analizzare le Eco de le Nove pag. di Marco Lo Giudice tematiche messe in luce dalla ricerca. La serata ha ottenuto un successo inaspettato, con l'iscrizione di 190 catechisti provenienti dalle tre diocesi del territorio (Vicenza, Padova, Treviso); -il 23 novembre un incontro aperto ad animatori, educatori e interessati del mondo degli oratori, sul tema dell'educazione mediale, con interventi della dott.ssa Alessandra Carenzio del CERMIT (Centro di Ricerca sull'Educazione ai Media, all'Informazione e alla Tecnologia) e di don Marco Sanavio, della diocesi di Padova, con un passato e un presente di lavoro intenso sulla pastorale telematica. 3. AZIONI SIMBOLICHE sono state costruite con i giovani delle azioni simboliche ad alta densità significativa nel tentativo di ridonare senso ai nostri spazi, ad esempio: -l'adesione al Social Day: un percorso gestito e realizzato da giovani che prevede un’attività presso case di privati, negli oratori, associazioni… disponibili a farli lavorare ed eventualmente a dar loro un’offerta, la cui somma complessiva viene poi destinata a progetti di cooperazione scelti dai ragazzi stessi. -la collaborazione nella realizzazione di un torneo interculturale di Calcio a 5, il “Mundialito”; -la promozione del Servizio Civile Europeo ai ragazzi dei gruppi dei patronati con testimonianze direttamente dai volontari; -l'avviamento di uno spazio compiti nell'oratorio di Mussolente; -il supporto a momenti animativi informali nella parrocchia della Ss. Trinità; -il supporto alla rete che ha ideato e pensato la festa del Primo Maggio a Bassano, e altro ancora. 33 [email protected] S. Patrignano: una giornata in una grande casa Il 29 agosto scorso in una splendida giornata di sole un gruppo di giovani e giovanissimi del nostro paese ha fatto visita alla comunità di San Patrignano a San Vito di Pergine in Trentino. Questa uscita rientrava nel programma estivo che la parrocchia ha proposto ai giovani delle scuole superiori. Federico e Luca sono stati i nostri ciceroni durante la visita e ci hanno accompagnato tra i vari laboratori e ambienti della struttura. Durante il giorno, gli ospiti lavorano nei vari settori: falegnameria, carpenteria, telaisti , vivaisti, cucina, sartoria , lavanderia, manutenzione dell' edificio, canile, ecc. ecc.. Tale modello di cooperazione fa sì che i ragazzi si autogestiscano e fanno in modo, che la comunità sia autosufficiente. La comunità, infatti, non percepisce nessun contributo da parte dello Stato . Il lavoro quotidiano, come tutte le altre attività, si svolge in gruppi; ciò nonostante la persona rimane sempre al primo posto. Per esempio, se un ragazzo dovesse avere un periodo negativo, il suo compagno smetterebbe di lavorare per seguirlo e incoraggiarlo a non mollare cercando di tener duro. La produzione della comunità è di eccellente qualità e originalità in vari settori. I prodotti, che ricevono tutt'ora riconoscimenti e premi, sono destinati all’uso interno e alla vendita, contribuendo così al sostentamento della comunità stessa. Quando siamo arrivati in comunità, non abbiamo trovato nessun cancello, ma una semplice sbarra con uno spazio al lato per passare a piedi. Ciò dimostra la nuova concezione di accoglienza dei giovani che poi verranno qui ospitati. Ci aspettavano Federico e Luca due ragazzi ospiti, già conosciuti durante il campo scuola estivo a Rocca Pietore. In quell’occasione avevano raccontato la propria vita, il loro passato, le vicissitudini e le scelte sbagliate che li hanno poi portati ad entrare in comunità. La struttura, che sovrasta il lago di Caldonazzo, circondata dalle montagne, è veramente splendida. L'edificio è in ottimo stato, e fa pensare a un luogo di vacanza, ben curato e pulito con un bel giardino verde e ricco di fiori. Ospita 120 ragazzi e il percorso educativo é lo stesso previsto nella sede principale di Rimini. Eco de le Nove pag. di Rosita Basso 34 [email protected] S. Patrignano: una giornata in una grande casa Le ragazze si dedicano per lo più alla lavanderia, alla cucina, alla sartoria e alle serre per la produzione di piante e fiori, tra cui le splendide stelle di natale. Dal 1998 la comunità ha creato una struttura per l’addestramento di cani specializzati nell’assistenza a persone portatrici di handicap. di Rosita Basso ramente trasmesso la loro speranza e la loro volontà di recuperare la propria dignità di uomini e di persone che desiderano tornare al mondo con passi più sicuri e con occhi che vogliono guardare lontano verso un futuro più roseo. Il loro saluto non è stato un addio ma un arrivederci. Un invito a tornare ad incontrarci di nuovo per trascorrere insieme altri momenti di condivisione. Nei loro occhi traspariva la gioia dell’ incontro, sentimento reciproco e condiviso anche da noi, che tornando verso le nostre case affrontando la fatica della pedalata lungo la ciclabile del Brenta, porteremo nel nostro cuore come ricordo di questo giorno. Per chi volesse visitare la Comunità, o saperne di più, può contattare: Giorgio Stocchero tel. 0424 592421. Per chi fosse interessato, sempre tramite Giorgio, può prenotare il libro: "IL SOLE DI SANPA, LA LUCE NEL BUIO" una raccolta di racconti e lettere fra i ragazzi ospiti della comunità e i loro genitori. Ci è stata data l’opportunità di assistere all’addestramento degli animali. Gli animali impiegati in questo tipo di terapia detta Pet Therapy sono in parte salvati dai canili. La Pet Therapy sta prendendo piede anche in Italia e a tal scopo la Comunità di San Patrignano intrattiene rapporti di collaborazione con associazioni istituzionali no profit che operano in questo settore. La nostra visita é terminata con il pranzo in comunità, dove abbiamo condiviso insieme agli ospiti un momento di comunione e di gioia. Coinvolgendoci con molta onestà e sincerità Federico, Luca e gli altri ragazzi ci hanno aperto non solo la loro struttura ma anche I ragazzi di “Sanpa” che hanno fatto visita al il loro cuore. Come un licampeggio di Roccapietore bro fatto di pagine a volte dure e tristi ci hanno sicuEco de le Nove pag. 35 [email protected] Hanno celebrato il Sacramento del Matrimonio Cavalliere Giovanni e Viale Anna Bertoncello Paolo e Colbacchini Elena Dalla Vecchia Manuel e Bonato Vania Bonato Dario e Battistella Cristiana Dinale Gianluigi e Macchi Chiara Macchia Francesco e Carraro Silvia Bonato Elis e Marcolin Lisa Andreazza Damiano e Melega Federica Pigato Stefano e Zanon Federica Trentin Sergio e Bianco Ketty Guidolin Denis e Zanandrea Elisa Torresin Fabrizio e Passuello Virna Vacanze di branco di Fabio, Chiara, Benedetta e Angela Nella settimana fra il 15 e il 22 luglio siamo andati in uscita scout al Pian delle Fugazze con tutti i fratellini, le sorelline e i vecchi lupi, con noi è venuto anche Gabriele, figlio di Kaa. La casa dove abbiamo trascorso le vacanze si trovava vicino ad un bosco, era abbastanza grande e confortevole, le uniche due cose che non ci piacevano tanto erano: la stanza in cui mangiavamo che era un po’ troppo piccola e l’acqua che era o troppo gelida o troppo bollente. Il primo giorno infatti una di noi: Angela, che non lo sapeva, ha aperto l’acqua calda e si è fatta una scottatura sul piede che si stava lavando. La settimana, per alcuni di noi è volata, per altri invece c’è stato qualche momento di nostalgia. Abbiamo fatto diverse attività e giochi, ma per noi le più belle esperienze sono state le “botteghe” dove noi del C.D.A. (Consiglio di Akela) abbiamo insegnato ai nostri fratellini/sorelline più piccoli molte cose. Siamo andati in uscita, Eco de le Nove pag. che per noi scout si chiama “caccia”, a piedi fino in Trentino Alto Adige al rifugio Campogrosso dove ci siamo fermati a mangiare e bere. I vecchi Lupi ci hanno detto di cercare un tesoro, che in realtà erano delle piume: le piume della fatica; già perché in quella giornata avevamo faticato proprio tanto ! E’ stata una bellissima settimana! Speriamo che anche i nuovi “cuccioli” possano vivere un’esperienza come questa!Buona Caccia Fabio, Chiara, Benedetta, Angela 36 [email protected] Hanno ricevuto il Battesimo Alissa Gasparotto Filippo Rigotto Strazzari di Massimo e Ana Laura Rodrigues di Massimiliano e Silvia Strazzari Ettore Tommasi Aurora Bellin di Dino e Laura Grosselle di Cristian e Ilaria Rebellato Alessandro Dalla Gassa Nicole Caron di Zenone e Eugenia Chieppe di Alessio e Viviana Dal Bello Federico Lamberti Emma Comacchio di Paolo e Maria Chiara Ceccato di Gianni e Vania Zilio Marco Volpato Filippo Cortese di Andrea e Sabina Lisciotto di Andrea e Barbara Saggin Melissa Dedej Christian Gheller di Astrit e Silvana Mezini di Paolo e Romina Cecchin Eyasu Zanchetta Jacopo Gheller di Paolo e Giacomina Faggion di Fabio e Tania Tobioli Christian Chiminello Giada Gibellato di Valerio e Elena Pigato di Fiorenzo e Sasso Marina Sophie Didonè Vittoria Lucca di Paolo e Lara Mottin di Edj e Silvia Bussolaro Eshtemo Dharma Fabris Giulia Marchetti di Luciano e Nanou Njanzaka di Luciano e Carmen Ribera Eva Ferraro Nicolò Vittorelli di Marco e Silvia Agnese Bizzotto di Alessandro e Silvia Sacchetto Asia Pegoraro Thomas Tasca di Simone e Silvia Rigon di Devis e Manuela Carlesso Regina Tolio Benedetta Pigato di Andrea e Sara Gibbs di Gianluca e Moira Faggion Cristian Guidolin Daniele Marchetti di Denis e Elisa Zanandrea di Luca e Raffaella Campagnolo Jacopo Pegoraro Cesare Muraro di Christian e Maria Ida Fietta di Luigi e Stefania Ferraro Shakira Vasquez Mattia Rossi di Beatriz Vasquez di Roberto e Valentina Biasion Emma Grapiglia Sara Stefani di Massimo e Chiara Scodro di Moreno e Silvia Vidale Alice Carlesso Sofia Moletta di Fabio e Giada Botter di Stefano e Stefania Riflessi Eco de le Nove pag. 37 [email protected] Hanno ricevuto la Cresima I ragazzi che hanno ricevuto la Cresima Domenica 23 settembre 2012 con il Vescovo, Don Stefano, Don Aldo e le Catechiste Agostini Federico Agostini Sofia Alberti Alessandro Alessi Elia Baggio Alessia Baggio Andrea Baldin Gaia Battistella Jacopo Battistello Chiara Bertolin Francesca Bertolin Francesco Bertolin Nicola Bertoncello Giorgia Bizzotto Patrick Bonotto Chiara Bordignon Giuseppe Cadore Giulia Eco de le Nove Carlesso Sara Cecchetto Gloria Chen Cai – Cai (Sofia) Cortese Cristal De Martini Lisa Dinale Deniel Dinale Jessica Fabris Maddalena Faresin Edoardo Fiorio Elia Gasparotto Maria Donata Guidolin Simone Marcato Silvia Mion Michele Nodari Vanessa Pianezzola Andrea Pigato Gaia pag. 38 Pigato Louis Pigatto Giada Sophie Polo Alberto Porcellato Daniel Pozza Alessia Rossi Nicolò Saggin Marco Scodro Enrico Tapparello Nicola Toniolo Federico Tosin Diego Turdo Francesca Vasquez Shakira Vettorello Giacomo Vigo Irene Zanon Elena [email protected] Hanno raggiunto la casa del Padre Xillo Catterina Rizzolo di anni 96 Chiurato Umberto di anni 72 Andreatta Maria Compostella di anni 95 Rossi Maria Assunta Prospero di anni 51 Spigarolo Pio di anni 79 Dal Molin Antonio di anni 88 Caron Antonio di anni 56 Faccio Lorenzo di anni 80 Alessi Sante di anni 80 Daldin Luigi di anni 75 Bonato Giuseppe di anni 76 Dalla Gassa Mario di anni 97 Primon Giannina Bizzaro di anni 83 Cerchiaro Annamaria De Poli di anni 73 Lanza Giuseppe di anni 82 Scodro Giuseppe di anni 60 Fiorese Silvana di anni 78 Fuga Maria Tolio di anni 90 Pigato Marco Francesco di anni 82 Guerra Giuseppina Fabris di anni 91 Munari Giancarlo di anni 55 Pianezzola Pompeo di anni 87 Bonato Giovanni di anni 88 Ramon Elisabetta Scodro di anni 99 Zilio Caterina Bertapelle di anni 96 Nicoli Pacifico di anni 95 Berton Galliano di anni 77 Dal Prà Loreta Avanzato di anni 59 Giacobbo Renato di anni 57 Tafferini Fabio di anni 47 Zilio Gaetano di anni 72 Tescari Ezio di anni 87 Paukovic Gordana Zanardello di anni 55 Carlesso Antonio di anni 77 Bonato Giuseppe di anni 76 Dalla Costa Giovanni di anni 87 Stocchero Giancarlo di anni 56 Dalla Gassa Giorgio di anni 70 Battistello Benito di anni 82 Carlesso Rina Bressan di anni 87 Suor Silvana Caterina Lorenzon di anni 69 Alberti Antonio di anni 98 Bagatin Tersilla Giulia Turco di anni 88 Paolin Fulvio Gaspare di anni 79 Rossi Lino di anni 82 Scalco Egidia Rigon di anni 68 Scordo Battista di anni 85 Reginato Antonietta Sandini di anni 89 Scodro Giovanni di anni 76 Gheno Matteo di anni 86 Eco de le Nove pag. 39 [email protected]