www.thetis.tv 31 INTERNATIONAL FAIR MARBLE TECHNOLOGIES DESIGN ST Maggio_May, 23/26 Carrara, Italy CARRARA MARMOTEC 2012 Enjoy more Carraramarmotec with your mobile device www.carraramarmotec.com Agorà Il mensile del Comune di Carrara Anno VII n. 2 - Marzo 2012 www.comune.carrara.ms.it/agora EDITORIALE AgorÀ Il mensile del Comune di Carrara Anno VII n. 2 - Marzo 2012 www.comune.carrara.ms.it/agora A C 2 ROTTE SICURE E CONSAPEVOLI È .com AGORÀ Il mensile del Comune di Carrara Anno VII n. 2 - Marzo 2012 Direttore Angelo Zubbani Direttore Responsabile Vittorio Coordinamento Andrea Vittorio Prayer Prayer Galletti Zanetti, Marco Tonelli, Comunicazione/URP Elettra Casani Direzione, Amministrazione e Pubblicità Piazza Due Giugno 1, Carrara tel. 0585 641276, fax 0585 641275 e-mail: [email protected] Autorizzazione Tribunale di Massa n. 373 del 31 gennaio 2005 Realizzazione editoriale SEA Stampa San Carrara Marco Litotipo Srl, Lucca Il Duomo, la Ruota e la cava di marmo. Particolare di una fotografia inedita di Romano Cagnoni (p.g.c.) Copertina Allegato a questo numero l’opuscolo “Progetto sicurezza anziani - Alcuni consigli in casa, in studio, all’ufficio postale o in banca ed al mercato per stare più sicuri” a cura della Questura di Massa Carrara Numero chiuso in tipografia martedì 20 marzo 2012. bene che né amministratori né cittadini dimentichino che tra le responsabilità di chi governa una città c’è anche quella di avere consapevolezza di dove la si sta accompagnando. Appesi come cavalli da lavoro al giogo degli sforzi quotidiani potremmo dimenticare qual è il senso di quello che facciamo; quali i valori a cui ci ispiriamo e quanto è profondo l’orizzonte che intendiamo raggiungere. Non è questione di tattiche elettorali né di insignificanti parole, in tempi così difficili nessuno può permettersi il lusso di farsi gioco della propria città per fini privati, di casta o di partito. E sebbene le mode suggeriscano di puntare sull’antipolitica e sul disfattismo, noi sentiamo di dover affermare la positività delle responsabilità politiche e della necessità di volgerle alla costruzione di un futuro migliore per tutti. Siamo pienamente consapevoli delle difficoltà che la nostra comunità attraversa e non ci conforta sapere che molti altri, anche tra i nostri vicini, stanno peggio; né che il bianco della montagna, l’azzurro del mare, i nostri saperi e la nostra cocciuta intelligenza ci salveranno ancora, come sempre è successo in passato. In questo periodo storico in cui il senso della stessa parola progresso, sulla quale avevamo investito tante attese, sembra averci voltato le spalle, la comunità carrarina deve assumere consapevolmente su di sé la responsabilità del progetto del proprio futuro. Anche se il tempo di ogni giusta lotta non scade mai si sta invece velocemente esaurendo quello delle inutili chiacchiere; e ci viene incontro quello che pretende e ci impone di farsi carico di dare forma al nostro destino: con garbo, grazia, rispetto, misura, realismo, pazienza, serietà. Una stagione amministrativa è breve ma gli effetti che produce possono durare a lungo e col tempo possono rivelarsi positivi e negativi; occorre perseveranza, competenza e consapevolezza. Occorre anche la pressione di una comunità che non si piega, che fa sentire la propria voce e che la sa alzare quando c’è da farsi sentire; ma che non si sottrae alla responsabilità di fare la propria parte, che sa dove vuole andare ed esige scelte coerenti e determinazione. Abbiamo navigato in mezzo alla tempesta, ed è tempo che si cominci ad immaginare cosa ci aspetta al tempo della rinascita. Abbiamo idee chiare e molte cose da fare, su tutte la difesa del nostro sistema solidale; in secondo luogo un’agenda di lavori di rara concretezza. Nessuno rivendichi meriti se non la comunità intera che ci ha creduto, che si è accollata le fatiche nella stagione dei sacrifici per godere appieno dei frutti che daranno nella stagione che verrà, per sé e per i propri figli. Abbiamo attraversato le rapide, le nuvole si allontanano e la promessa che l’avremmo fatto insieme è stata reciprocamente mantenuta; continuiamo a guardare fiduciosi al futuro che ci aspetta. Il tempo del fare è già qui. Angelo Zubbani Sindaco del Comune di Carrara AgorÀ n. 2 - MARZO 2012 pagina 2 pagina 3 n. 2 - MARZO 2012 AgorÀ Piano Strutturale per disegnare il nuovo abito di carrara I Il Piano Strutturale Comunale era immobile da troppi anni. Con la sua approvazione in Consiglio Comunale (21 voti a favore, tre contrari, tre astenuti e un assente), l’intera città di Carrara potrà rifarsi l’immagine e spalancare le porte ad eventuali investitori privati e imprenditori illuminati dalla voglia di fare cose belle e produttive. Il Sindaco Angelo Zubbani e l’Assessore all’Urbanistica Andrea Vannucci sono soddisfatti dalla approvazione del nuovo disegno cittadino e delle sue aree di trasformazione: “Trattasi di un notevole segnale politico, di un toccasana per iniziative private ed anche per migliaia di nuclei famigliari che da lustri attendono di poter adempiere a piccole o grandi cose edilizie, ma stoppati da paletti e burocrazie urbanistiche ormai al di fuori delle realtà dei tempi moderni”. Nuove opportunità da San Martino a Villa Ceci, dall’asse del torrente Carrione (fra tante segherie dismesse) alla Stazione Ferroviaria sino alla zona ex Enichem, dove potrà sorgere una grande filiera delle attività del marmo o di altre attività produttive. Si potrà ridisegnare il tessuto urbano della “Covetta”. Le sponde del Carrione e la sede della ex “Marmifera” potranno essere destinati ad un sistema di valorizzazione ambientale, oltre ad un percorso di piste ciclabili per collegare la città al mare, in una logica di rigenerazione ambientale. L’area di San Martino potrà essere indirizzata ad accogliere le funzioni congestionanti del Centro, insieme ad una componente residenziale di qualità, in grado di ospitare centri sportivi e di benessere, ed un par- cheggio coperto. Si cambieranno i connotati anche a sud della SS Aurelia nei pressi dell’area di “Anderlino”, dove garantendo la sopravvivenza delle aree agricole, potranno nascere spazi commerciali ed espositivi lungo l’Asse Aurelia, consentendo la riqualificazione dell’insediamento residenziale esistente. Le nostre lussureggianti colline, così come le pinete costiere e le Zone umide, resteranno vergini da cemento. A valorizzare sempre più il nostro habitat in verde. Le parti del Piano che rappresentano l’ossatura principale su cui sono state fondate le principali scelte per il governo del territorio riguardano: 1) Il Piano di offerta Il Piano Strutturale, per essere utile al rilancio della città, si è basato essenzialmente su due aspetti: saper interpretare le istanze della transizione verso un’economia caratterizzata dal dinamismo, dalla flessibilità e dall’articolazione funzionale del modello di sviluppo e legare la riconversione economica alla riqualificazione urbana. Con queste premesse il piano urbanistico della trasformazione si riconosce essenzialmente come “piano di offerta”, calibrato sulle occasioni e sulle potenzialità di sviluppo potenzialmente presenti sul territorio, all’interno di un quadro di compatibilità definito ed esplicito. 2) Il recupero attraverso progetti mirati di trasformazione urbana In questo piano strutturale gli interventi urbanistici non prevedono nuove espansioni urbane, ma piuttosto il recupero delle aree di più vecchia industrializzazione (dismesse, sottoutilizzate, da rilocalizzare perché risultano incompatibili con i tessuti urbani circostanti o in aree critiche sotto il profilo ambientale), quelle relative alle attrezzature pubbliche che hanno esaurito le proprie finalità urbane: aree quindi tutte decisive per la riqualificazione urbana e il rinnovo urbanistico e ambientale della città. In tal senso il PS detta una serie di criteri e regole per l’individuazione degli ambiti di trasformazione, che saranno disciplinati nel dettaglio nei successivi atti di governo del territorio), intesi come ambiti di recupero e rifunzionalizzazione, che dovranno riconoscere diversità di ruolo utilizzando aree già urbanizzate. 3) La presenza industriale Il modello urbano con cui è cresciuta e si è sviluppata Carrara è anomalo e forse unico in Italia. Le aree industriali legate alla lavorazione del marmo che hanno sostenuto la crescita economica e accompagnato lo sviluppo urbano di Carrara sono dentro la città, dentro i quartieri, lungo il torrente che la attraversa. La situazione insediativa è caratterizzata da un intreccio e una commistione intensa e complessa di tessuti industriali, prevalentemente legati alla lavorazione del marmo, e tessuti residenziali. La scelta di piano è stata quella di porre le condizioni per far si che in queste zone si diffonda una riqualificazione capillare e profonda che trasformi le “periferie” in centri. Riqualificazione che non può che partire dalla trasformazione e dal riuso proprio di quelle attività industriali, oggi in qualche caso dismesse, con funzioni anche di tipo residenziale e per servizi privati che prevedono la cessione gratuita compensativa di aree per realizzare i servizi pubblici che creano la struttura urbana delle centralità. Nel PS la scelta è stata quella di mettere in gioco queste aree attraverso l’applicazione del metodo perequativo compensativo per recuperare qualità nella città. 4) Le politiche per la casa Il Piano Strutturale prevede, per ogni comparto di trasformazione di media-grande dimensione, l’utilizzazione di una quota delle aree di cessione gratuita conseguente alla perequazione urbanistica per la localizzazione di interventi di edilizia residenziale pubblica (sovvenzionata e convenzionata, agevolata ERP), in modo tale da rispondere alla domanda di abitazione dei ceti meno abbienti e delle giovani coppie, per garantirne una più equa e corretta integrazione sociale e urbana, limitando gli oneri a carico dell’Amministrazione pubblica e non dovendo ricorrere a procedure espropriative. Certamente non sfugge l’importanza, dal punto di vista economico, sociale e operativo, © Google di ricondurre nelle pratiche ordinarie di sviluppo e trasformazione della città la realizzazione di edilizia residenziale pubblica, evitando di farne oggetto di politiche e di realizzazioni “separate” che spesso creano situazioni di ghettizzazione sociale. 5) Il parco urbano di Villa Ceci Villa Ceci è un grande vuoto urbano dentro la città in un contesto completamente urbanizzato, come tale destinato da decenni a verde urbano e sottoposto ad un vincolo di pubblica utilità più volte decaduto e reiterato. Una previsione di difficile realizzazione sia dal punto di vista giuridico-amministrativo che, soprattutto, per l’impegno economico necessario. Per quest’area, vista l’impossibilità di acquisirla attraverso l’esproprio, così come di imporre e reiterare ulteriormente il vincolo pubblico, il PS propone di cercare di ottenere la cessione dei terreni per compensazione, finalizzata alla realizzazione di un parco urbano, attraverso la concessione di un diritto volumetrico decisamente basso ma comunque tale da rendere effettivamente possibile la trasformazione, utilizzabile in adiacenza ai tessuti esistenti o meglio trasferibile in altri ambiti per non comprometterne l’unitarietà, l’alto valore ambientale e paesaggistico e garantirne l’utilizzo totale a parco urbano. Il disegno degli spazi aperti deve cercare legami con la rete degli spazi pubblici verdi già esistenti e creare i presupposti per la realizzazione di reti ecologiche di connessione urbana e ambientale. 6) perequazione urbanistica e flessibilità Il Piano Strutturale prevede negli ambiti e aree di trasformazione l’applicazione generalizzata del principio della perequazione urbanistica e, quindi, al ruolo che sarà affidato alla città pubblica nel processo di riqualificazione e di innovazione AgorÀ n. 2 - MARZO 2012 pagina 4 per disegnare il nuovo abito di carrara urbana. Il trattamento perequato rappresenta, nell’attuale sistema di leggi che regolano la pianificazione urbana, il principale strumento di negoziazione con i privati per la costruzione della città pubblica senza gravare di oneri la collettività. Esso costituisce inoltre una forma di equità sociale in quanto cancella la vecchia disparità fra aree a destinazione privata e aree a destinazione pubblica, riduce al massimo le diversità fra le diverse zone del piano, cancellando del tutto il divario fra quelle appartenenti alla stessa condizione urbanistico-giuridica. Il Piano strutturale detta i criteri, le prescrizioni, gli indirizzi normativi e regolamentari per l’applicazione della disciplina perequativa che è assunta dal PS come strumento locale per il governo del territorio per il superamento della diversità giuridico-economica che si determina tra le proprietà immobiliari per effetto della pianificazione urbanistica ai sensi dell’Art. 60 della l.r. 1/05 e per disincentivare le aspettative di valorizzazione finanziaria del mercato immobiliare ai sensi dell’Art. 27 del Pit. 7) il porto Il porto costituisce uno dei punti di forza del sistema economico carrarese e rappresenta l’elemento attraverso il quale si dovrà avviare la riorganizzazione funzionale ed urbanistica della linea di costa. Il PS prevede la riorganizzazione dell’area portuale all’interno della quale convivono il porto commerciale, il porto turistico e le attività della cantieristica, attraverso la redazione del piano regolatore del porto (PRP) di competenza dell’Autorità Portuale che dovrà comprendere anche il tratto di costa che arriva fino alla foce del torrente Lavello. Tale piano dovrà raccordarsi con le previsioni urbanistiche delle aree urbane che maggiormente hanno una influenza con le attività portuali rappresentate dal centro storico di Marina, alle aree della zona retroportuale, fino a quelle del tratto terminale del sistema funzionale del Carrione e a Villa Ceci. La necessità di una riorganizzazione dell’area portuale, la conseguente rilocalizzazione del porto turistico e la riqualificazione delle aree urbane interessate dal progetto del “sistema porto” coinvolge i Comuni di Carrara e di Massa, l’Autorità Portua- le, la Provincia di Massa Carrara e la Regione Toscana. Questi soggetti hanno sottoscritto in data 10 luglio 2008 un protocollo di intesa e i conseguenti atti di pianificazione territoriale e di governo del territorio dovranno adeguarsi agli esiti dell’accordo di pianificazione ai sensi dell’Art. 21 della l.r. 1/05 e s.m., avviato dal Comune di Carrara con Delibera di C.C. n° 61 del 09/08/2010. 8) Il recupero dei valori identitari La fruizione dei valori identitari propri della comunità fanno parte degli obiettivi del Piano Strutturale che nel processo di riqualificazione urbanistica pone particolare attenzione alla riconoscibilità delle centralità locali che diventeranno il fulcro generatore della nuova immagine urbana all’interno di un sistema di città policentrica. Il piano pone quindi le condizioni affinché via sia una riconoscibilità, anche sotto il profilo insediativo e funzionale, dei diversi nuclei che caratterizzano storicamente il territorio consentendo alle diverse comunità di riappropriarsi dei propri luoghi identitari e, quindi, della loro storia sociale. pagina 5 n. 2 - MARZO 2012 AgorÀ LA RISCOPERTA DI UN GRANDE ARTISTA APPARTATO gINO Montruccoli e la Luce nel silenzio La Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara pubblica un bel volume sullo scultore-pittore-fotografo carrarese, curato dal prof. Dolci, che ci permette di conoscere un personaggio di indubbio talento R isorge dall’oblio il grande artista di Carrara Gino Montruccoli (Carrara 1883 - Avenza 1937). La Fondazione CRC ha fatto pubblicare il tomo “Montruccoli - Luce nel silenzio”, per i tipi “Bandecchi & Vivaldi” di Pontedera; volume curato dal professore Enrico Dolci che ha anche e magistralmente descritto lo spaccato storico-culturale dell’epoca. Il Sindaco Angelo Zubbani si è detto favorevole ad una prossima mostra di opere scultoree e pittoriche… di questo personaggio d’ indubbio talento -ha detto Zubbani- che ha saputo ritrarre magnificamente uomini e cose di una Carrara otto - novecentesca, ma che la morte repentina e prematura stroncò nei suoi migliori anni di grazia artistica. 9) la tutela del paesaggio La tutela delle risorse paesaggistiche rappresentano uno degli elementi cardine del Piano Strutturale. Gli elementi di tutela presenti nel piano riguardano le zone umide di Battilana e Battilanino, le zone agricole residue di pianura, l’area collinare e montana (quest’ultima interessata per altro dai vincoli di tutela del Parco delle Alpi Apuane). L’estesa opera di tutela paesaggistica prevista dal Piano recepisce le direttive del Piano Paesaggistico del PIT e, pertanto, grande attenzione è stata posta alla tutela dei coni di visuale verso la collina e il mare, alla qualità architettonica e alla eliminazione delle situazioni di degrado presenti negli insediamenti, alla salvaguardia delle aree di pianura connotate dalla presenza di attività agricola, riconoscendo la valenza ambientale di quelle residuali agricole e naturali da mantenere e conservare quale filtro tra gli insediamenti e quali elementi di connettività ecologica. Autoritratto, pastello su cartone, cm 35x50, collezione privata Gino Montruccoli: scultore, pittore e valente fotografo, in grado di strappare il paesaggio od il fatto dal contingente e dal locale, per cristallizzarlo nella dimensione artistica. Un genio che ha saputo donare le giuste tonalità alle cave ed ai panorami Apuani, dal sorgere del sole al crepuscolo. E i colori, sulle Alpi Apuane e dintorni, sono mirabolanti ma fuggevoli, difficili: mutano in un batter d’occhi, a seconda del clima e degli eventi naturali. Montruccoli ci fa “ancora” vedere le nostre colline e montagne qual’erano 80 anni fa all’incirca, con la Città che si desta e s’addormenta tra meravigliosi scorci soleggiati, ombreggiati, particolari architettonici ed urbanistici che esistono e resistono ancora oggi, ma dei quali non ci si accorgeva perché… “A portata di mano o di occhiata fuggente”. La Marina quasi terra vergine dall’arenile incontaminato e piccole grandi barche a un dipresso vicine allo scalo marittimo, a foreste di pini, e le case, belle o brutte, che significavano qualcosa nel senso di personalità edilizia. Nell’Avenza di Gino Montruccoli la Torre di Castruccio svetta maestosa verso la catena montuosa rosata, come accade al tramonto; e nei pressi si scorge il Campanile attorniato da case a facciata candida, e il tutto circondato dal verde rosseggiante dei campi coltivati ai sentieri limitrofi. Gli specchi d’acqua nella piana di Carrara risplendono e riflettono la natura che esplode intorno. Tutti i colori dell’iride entrano in scena, anzi in tela dell’artista. Perché il Creato che Egli esprime s’alterna come le stagioni che passano. Che muoiono, e che risorgono, e che quindi pretendono il colore di competenza; anche quello del fumo e della nebbia, della pioggia e dell’aridità, del sole, della luna, delle stelle, dell’arcobaleno. Le Nature Morte di Montruccoli sembrano vive: mele, pere, pesche, ciliegie, fichi… da mangiare; persino la frutta “beccata” dagli uccellini a lesione in bella vista ritratta alla perfezione. Il Picchio Muraiolo sulla roccia ha il becco fino lungo e sottile, piumaggio rosso carminio, coda nera bor- AgorÀ n. 2 - MARZO 2012 pagina 6 pagina 7 n. 2 - MARZO 2012 AgorÀ gINO Montruccoli e la Luce nel silenzio data di bianco, ampie ali tra l’ebano, lo scarlatto, e… ancora il bianco. La capinera uccisa giace e pare osservi il cielo azzurro sopra un grande nido d’erba, con l’ala immobile sollevata sul petto a coprire parzialmente l’oltraggio perpetrato, le zampette protese in aria, quasi a domandarsi il perché. Una “cacciagione” sta appesa contro muro e sulla tavola, per i zampini, a becchi in giù, legata a cordelle avvinghiate ai chiodi. I colori a riflessi bluastri e marroncini di Montruccoli esaltano e umiliano il dramma dei volatili: natura morta pensata, osservata, scrutata, dipinta. Nel 1929 il Monolite di marmo è sdraiato sul piazzale di Carbonèra, nel teatro naturale e artificiale delle cave dei “Fantiscritti” a guisa di un titano candido, dormiente. Un paio cavatori “lillipuziani” gli stanno intorno affaccendati. Il trenino della “Marmifera” sbuffa sui “Ponti di Vara” ad altezza vertiginosa, e percorre i sentieri del quasi impossibile. Le ville, le case, le casette, le casupole, i pollai sui monti o nella piana sono ritratti in luoghi ameni incontaminati, nei quali predominano i colori verdi bianchi azzurri della natura circostante. Ad osservare i dipinti di Montruccoli si possono avvertire i sensi struggenti della solitudine, della nostalgia, della maestosità panoramica nel trionfo della potenza generatrice; della sorpresa al notare armonizzati così bene i nei pressi di un laghetto che non esiste più, come la foce del Magra ritratta misteriosa e illibata, tipo la sorgente del Nilo od il Giardino dell’Eden. “L’Oratorio del Crocifisso” a Miseglia c’è ancora, ma all’epoca era contornato da alberi e fiori e rovi e viottoli per accedervi, non senza cristiana pazienza e fatica. Le ombre delle case nel quadro “I Groppini a Bedizzano” si sfiorano, quasi toccandosi, come effettivamente le case racchiuse; ma dallo spiraglio di luce si ergono le montagne di sopra, incombenti su ogni viuzza del borgo; come incombono ancora oggi le Apuane su ogni strada di Carrara. Basta alzare gli occhi al cielo, come Gino Montruccoli seppe fare. Guardate il suo Autoritratto e spostatevi da destra a manca. O da sinistra a manca. Gli occhi del pittore di Carrara vi seguiranno, come in un moto perpetuo, lontano dall’oblio e dalla luce del silenzio. VITTORIO PRAYER CAMPO SINTETICO A FOSSONE Torano anni 30, olio su tavola, cm 46x32, collezione privata colori e “persino i sapori e gli olezzi” della terra nostra. Chiare, fresche e dolci acque scendono a cascate e cascatelle; percorrono i torrenti da Torano lungo la Carriona, dove nessun essere umano compare. Ma nell’altro quadro s’affaticano i buoi pungolati dai bovari a tirare enormi pezzi di marmo. Il riquadrature picchia il mazzuolo sulla subbia all’infinito, osservato nel suo ritmo di lavoro dal “potò”, dal cielo azzurro, da sassi e rocce e blocchi e bancate e geometrie di materia informe o sagomata: spessori di un’ epica immortalata a colpi e carezze di pennello e di miscela di colori, ad olio su tela. I cavatori di Montruccoli talvolta sono tanti e tutti in cordate di lavoro nelle cave di antica memoria dai nomi Notturno al Baluardo, anni 30, olio su tavola, cm 35x25, Collezione Corrado Lattanzi Sr. leggendari. Opere scultoree ornamentali di Gino Montruccoli compaiono, bellissime nella loro mestizia, ancora oggi al Monumentale di Marcognano. Basta la cultura del saperle individuare, come quella floreale sul sepolcro della amata sorella Maria. E le opere in bronzo, rappresentanti battaglie o scene agresti, o di lavoro nelle miniere, esistono in collezioni private. Come i vasetti di terracotta, dipinti sugli scenari Apuani. Gli affreschi nelle case, i camini di marmo scolpiti. I quadretti disegnati a china, quelli a matita o carboncino, come il ritratto del “Gattino”, collezionato da una famiglia pisana. Quadri di grandi dimensioni sono posseduti anche da note e blasonate famiglie fiorentine e romane. Il magnifico dipinto del dorso nudo di un giovane uomo, che poggia il capo abbandonandosi su una trave a braccia sollevate e mani incrociate, fa ancora bella mostra di se in una casa privata a Pisa. Per esso Montruccoli vinse il premio all’Accademia di Belle Arti, e sotto casa sua venne addirittura la Banda Reale ad omaggiare con le note musicali il valente pittore. Il “Notturno al Baluardo” lungo la Via Carrione c’è ancora, lo si può notare quasi tale e quale. Forse era meglio quello ritratto da Montruccoli negli anni ’30, con le luci della case a riflettersi sul torrente che tranquillo scorreva a valle. La “Villa Biggi” che si staglia in quel di Fossola a ridosso delle vette Apuane c’è ancora. Come la “Nizzarda” di Cherubino Binelli sulla collina alla periferia di Sorgnano. La “Fornace di Saudino” ad Avenza emana il fumo INAUGURATO IL “DUILIO BONI” D opo il “new look” dei rettangoli di gioco della “Covetta” e della “Fossa dei Leoni”, anche Fossone ottiene il proprio campo sintetico, dedicato al suo compianto “Presidentissimo” Duilio Boni. Un campo da calcio nuovo di zecca delle dimensioni di 105 m. per 64, realizzato in appena un anno di lavoro e costato 380 mila euro, equamente divisi tra il Comune di Carrara e la società di gestione. Presto il Campo di Fossone si arricchirà di due tribune coperte, in grado di ospitare oltre 200 spettatori. L’inaugurazione (con benedizione del parroco don Andrea Forni) è avvenuta domenica 18 marzo alla presenza di tante autorità amministrative e sportive provinciali, con in testa il Sindaco Angelo Zubbani, l’Assessore allo Sport Dante Bene- dini e il Presidente del “Fossone” Giovanni Boni. Ma soprattutto erano presenti una miriade di ragazzini raggianti, con le loro famiglie. Oltre 130 sono i “Calciatori in Erba, ora sintetica”, fra giovani e giovanissimi di Fossone e dintorni. Per otto formazioni: dalla prima squadra di Terza Categoria alle giovanili: juniores, giovanissimi, esordienti, pulcini e piccoli amici. I 42 anni della storia sportiva del Fossone si rinnovano e si magnificano -ha detto Angelo Zubbani- un chiaro segnale di come l’Amministrazione Civica tiene in considerazione i giovani e lo sport, grazie soprattutto all’impegno di volontari e di sanissimi dirigenti che hanno dedicato e dedicano tanto tempo e tanto amore alla disciplina sportiva ed alla salute di tanti ragazzi. AgorÀ n. 2 - MARZO 2012 pagina 8 pagina 9 n. 2 - MARZO 2012 AgorÀ CONSEGNA ALLE IDI DI APRILE ecco la STRADA DEI MARMI Eliminerà i problemi connessi con il passaggio dei camion carichi di blocchi di marmo e di scaglie L a Strada dei Marmi è la nuova arteria stradale finalizzata al trasporto a valle del marmo proveniente dai bacini di Carrara realizzata e gestita dalla Progetto Carrara S.p.a., società in house del Comune di Carrara. L’opera è stata realizzata in n. 2 lotti: I Lotto denominato “Miseglia” composto da: “Galleria Santa Croce” lunga ml. 1012,60; “Galleria d’emergenza” lunga ml. 260 e Viadotto San Giuseppe. II Lotto denominato “Aurelia”: questo lotto si compone di 4 gallerie, di cui una artificiale, e 4 viadotti. Nello specifico abbiamo: la “Galleria Macina” di 971,63 ml, la galleria “Monte Greco” di 2372,39 ml, la galleria “Corvenale” di 182,57 ml e la galleria “Artificiale” di ml. 56,41. Il Viadotto “Ossi 1” misura 35 ml; “Ossi 2” 35 ml; “Foce” 23,50 ml e “Viadotto Carrara” 35 ml. In totale la strada è lunga complessivamente ml. 5611 di cui ml. 4541 di gallerie e ml. 455 di viadotti e tratto a cielo libero. Si tratta di un strada di tipo F1 con 2 corsie, larghezza carrabile 9,00 ml e 2 banchine. Nella realizzazione della Strada l’Amministrazione Comunale ha individuato la soluzione del traffico pesante della città di Carrara, dirottando gli innumerevoli passaggi giornalieri dei camion, eliminando definitivamente il problema delle polveri, il congestionamento del traffico urbano, l’inquinamento acustico, il deterioramento continuo delle principali arterie viarie, i frequenti incidenti stradali e quant’altro connesso al passaggio dei camion carichi di blocchi di marmo e di scaglie. Per la realizzazione del I Lotto i lavori furono affidata all’ A.T.I. Demoter SpA, Cipa SrL e Spinosa SrL. I lavori furono consegnati il 15/09/2003 ed ultimati il 29/11/2006 a fronte di 1365 giorni utili; pertanto in anticipo. La realizzazione del II Lotto è stata affidata alla ditta “Adanti S.p.A.”. I lavori sono iniziati il 18/01/2006 e terminati il 01/09/2011 a fronte di 2262 giorni utili per cui, anche in questo caso, in anticipo. È opportuno citare anche la “Via d’esodo sospesa” che rappresenta un’innovazione del tunneling a livello mondiale. Si tratta in sostanza di un camminamento ancorato alla calotta delle gallerie in grado di assicurare la salvabilità degli utenti in caso di incidente, soluzione che ha consentito di eliminare le gallerie di emergenza che molto spesso presentano problematiche di elevato impatto ambientale e strutturale sulle strutture adiacenti e sull’ambiente. Tale soluzione è stata dapprima testata con apposite prove del fuoco effettuate dal Politecnico di Torino, dopodiché è stata installata nella galleria Monte Greco e nella galleria Macina ed è caratterizzata da una lunghezza complessiva di circa 2,4 Km, e da uno sviluppo di circa 20 mila mq. Trattasi di una soluzione innovativa che rappresenta un’efficace alternativa alle vie di fuga tradizionali, rappresentando una soluzione industrializzabile, rapida e con minori costi di realizzazione. Marzo 2003. Le prime fasi dell’avventura Novembre 2003 Dicembre 2003 Gennaio 2004 Luglio 2005 Novembre 2006 Ottobre 2007 Dicembre 2009. Prove per la “Via d’esodo sospesa” AgorÀ n. 2 - MARZO 2012 L’ultimo diaframma e, in alto, l’arrivo sulla via Aurelia pagina 10 pagina 11 n. 2 - MARZO 2012 AgorÀ AgorÀ n. 2 - MARZO 2012 pagina 12 pagina 13 CON SEDE IN PIAZZA GRAMSCI - dal 19 aprile ...Tra le novità un’ampia sala conferenze; la visibilità e l’immediato accesso alle novità e al multimediale, l’area piccoli a piano terra per i bambini fino a sei anni: uno spazio raccolto colorato e morbido con arredi a misura e tanti libri per trascorrere con i genitori un tempo piacevole di ascolto e di scoperta. APRE LA nuova BIBLIOTECA I l 19 aprile la Biblioteca Civica di Carrara verrà riaperta al pubblico. Dopo la chiusura, durata più di un anno, della sede di via Plebiscito, si insedia, più ampia e accogliente, in Piazza Gramsci, nei due edifici adiacenti l’Istituto Figlie di Gesù che ospitavano fino a due anni fa la sede succursale della scuola secondaria di primo grado “Carducci- Tenerani” di Carrara. Poco più di cinquant’ anni sono trascorsi dall’inaugurazione della Biblioteca Civica: il 15 ottobre 1960, nel Palazzo dei “Conti Del Medico” in piazza Alberica: una biblioteca giovane, nata per espressa volontà dell’Amministrazione “Gestri” che intendeva dotare la città di un servizio di pubblica lettura e di un patrimonio bibliografico costituito nella sua origine con risorse finanziarie comunali. Dal 1962 la sede di via Plebiscito ha favorito la crescita del servizio ed ha visto succedersi generazioni di studenti. Ha ospitato studiosi e servito lettori in sempre maggior numero. Proprio l’implementazione del servizio e l’aumento dell’utenza evidenziavano, da molti anni, i limiti della vecchia sede. Dopo la chiusura nel dicembre 2010, l’Amministrazione Comunale ha lavorato prima a un piano di razionalizzazione dell’uso degli edifici scolastici, in accordo con la dirigenza della scuola media “Carducci Tenerani” e dell’Istituto di Istruzione Superiore “Luigi Einaudi”; poi ad un complesso intervento strutturale finalizzato alla nuova destinazione d’uso dei due edifici di piazza Gramsci. Il compimento di tutte le operazioni necessarie, sia di carattere edilizio che organizzativo, è stato possibile grazie ad un importante sforzo di carattere finanziario sostenuto dal Comune, con il fondamentale contributo della Regione Toscana. Con una superficie di 1330 mq.: quattro piani nell’ala sinistra, due piani nell’ala destra, la Biblioteca si presenterà rinnovata nei percorsi e nei servizi con ampi spazi di accoglienza, di lettura informale, di consultazione e di studio. Un luogo in cui ciascuno avverta che è piacevole starvi. Gli elementi di novità sono costituiti da un’ampia sala conferenze; la visibilità e l’immediato accesso alle Novità e al multimediale, l’ area piccoli a piano terra per i bambini fino a sei anni: uno spazio raccolto colorato e morbido con arredi a misura e tanti libri per trascorrere con i genitori un tempo piacevole di ascolto e di scoperta. Dopo anni in cui i magazzini di deposito erano collocati a piani alti poco funzionali, oggi la nuova Biblioteca dispone di un ma- n. 2 - MARZO 2012 AgorÀ gazzino a piano terra in cui sarà possibile organizzare razionalmente la raccolta e la conservazione. Dall’apertura della nuova sede l’accesso ad internet diventerà gratuito e la novità riguarderà anche le sedi bibliotecarie di Avenza e di Marina di Carrara. L’Amministrazione ha inteso rendere la Biblioteca quale luogo culturale e sociale sempre più accessibile ai bambini, ai gio- vani ed ai più grandi. La nuova sede si apre quasi a richiamare e ad accogliere le persone nel cuore della città, lontano dal traffico, in una piazza di Carrara che è ancora vera agorà dei cittadini; luogo di incontro, di pausa e riflessione. La Biblioteca sarà un po’ continuazione e conclusione di questa agorà, una “Piazza del sapere”, in cui accrescere le proprie in- formazioni e conoscenze. La Biblioteca Civica di Carrara si propone quale Centro pulsante della cultura e delle idee, un luogo nuovo di socializzazione che offre occasioni di crescita individuale e collettiva. Per tutti coloro, grandi e piccoli, che hanno ancora curiosità e desiderio di conoscenza. L’ultima FATICA LETTERARIA DI VALENTINA LODI L’Aurora degli emarginati L ’Aurora degli emarginati-Poesie sul carcere”. È il titolo del magnifico e poetico libello della trentottenne carrarese Valentina Lodi, per i tipi della “Pilgrim Edizioni” di recente presentato al pubblico a “Palazzo Binelli”, sede della Fondazione CRC. Valentina Lodi paragona la sua situazione fisica a quella del carcerato. All’essere dietro le sbarre. Ma non si lascia vivere con rassegnazione: la sua disabilità non è il limite ad una vita piena e normale. La dolce poesia della Lodi, dove la fede placa il senso di vuoto, il sentirsi invisibile, trova in Dio un motivo per avere un posto, per avere un senso in questo Universo. Grazie alla immaginazione ed alla sua trainante poesia Valentina può evadere, superare le sbarre del suo “carcere”; e librarsi in volo di farfalla: lieve, colorato, effimero. Lei cammina con i sogni e col pensiero: “Non disperiamo -scrivevestiamoci di sogno”. È vero: perché l’ essenza della vera libertà nessuna sbarra può limitare. Gran folla a “Palazzo Binelli” per rendere omaggio allo stile poetico e vitale di Valentina Lodi. Il Sindaco Angelo Zubbani tra le altre cose ha detto di Lei: Valentina con la sua volontà, la sua fantasia e l’aiuto della sua meravigliosa famiglia, ha saputo superare le barriere riuscendo a fare si che la sua disabilità si sia tramutata in risorsa. Prodigiosa risorsa. Lo ha fatto attraverso la poesia, attraverso la sua sensibilità in stretto rapporto di identità con un altro mondo: quello del carcere, dove altri esseri umani vivono in costrizione privi di libertà. Una poetica fresca e difficile la Sua, ma mai amara e mai rinserrata tra le sue difficoltà. Mi ha colpito una pagina del libro di Valentina, ed una strofa bellissima dov’Ella dice: “Al tramonto mi cade una lacrima - E io penso al sale, che mi appare così pulito - Con un sapore di sogno smarrimento”. Brava Valentina -conclude Angelo Zubbani- il Tuo stile di vita è un esempio. E una bella lezione per noi tutti. Valentina Lodi è nata a Carrara il 12 dicembre 1974. Diplomata al Liceo Classico, oggi frequenta con ottimo profitto la facoltà di Lettere all’Università di Pisa. Valentina adora la musica ed ama danzare. Ha fatto parte di un gruppo di “Dance Ability”: (danza che consente il ballo ai disabili) per 7 anni. Uno dei suoi sogni è sempre stato quello di insegnare ai bambini, ma consapevole che per realizzarlo sussistono difficoltà legate alla sua patologia motoria, Valentina ha convogliato ogni sua energia nella idea di creare un Centro di accoglienza grazie al quale coadiuvare varie realtà, oltre a quelle degli “handicap”. Da anni Valentina descrive le proprie emozioni, cerca di rappresentare i suoi stati d’animo con la poesia; mette a nudo la sua persona e in un certo senso si scopre -e si conosce- aprendosi al prossimo suo. Scrivere la fa sentire bene; quindi Valentina scriverà poesie all’infinito ottenendo riconoscimenti di pubblico e di critica. La poesia è per Valentina Lodi un… bosco pieno di vita. La sua… acqua dal sapore puro. È il suo… amare intimo. La sua… piuma elegante che descrive il romantico. AgorÀ n. 2 - MARZO 2012 pagina 14 pagina 15 n. 2 - MARZO 2012 AgorÀ CARRARA CITTÀ D’ARTE Centro Arti Plastiche all’insegna della scultura Alcune delle sale del piano nobile saranno lasciate a disposizione di privati cittadini, enti ed associazioni che ne faranno richiesta per la realizzazione di eventi e mostre temporanee I l 13 Aprile è prevista l’apertura del Centro Arti Plastiche presso l’Ex Convento di San Francesco di Carrara est, data la conclusione degli ultimi interventi strutturali al magnifico antico edificio. Struttura già utilizzata quale sede temporanea ospitante diverse edizioni della Biennale Internazionale di Scultura, di mostre, di convegni. L’apertura del Centro costituisce l’occasione culturale per esporre e per poter ammirare l’importante collezione di arte contemporanea della città, formata dai premi acquisto delle Biennali succedutesi in Carrara fra il 1957 e il 1973, dalle opere degli artisti che hanno partecipato alla mostra “Disegnare il marmo” del 2004 e dalle opere scultoree acquisite a seguito della XII Biennale del 2006. Il Museo si prefigge lo scopo di divenire uno spazio antologico dedicato alle Biennali Internazionali di Scultura organizzate negli anni in base alle tematiche più attese dal pubblico e dalla critica del periodo, sperimentando anche nuovi utilizzi del marmo, come in occasione della mostra del 2004 “Disegnare il Marmo”. La città di Carrara si arricchisce di un importante Centro museale dedicato alla scultura e alla sua evoluzione stilistica e materica dagli anni ’50 ai giorni nostri; per cui il marmo avrà un ruolo da protagonista assoluto: basti pensare a “Uomo Seduto 2” di Giuliano Vangi, affiancato da altri materiali quali il bronzo, come “Rissa” di Agenore Fabbri, “Standing Figure” di Kennet Armitage, “Conjunction X” di Chadwick Lynn, il cemento del “Motivo Ancestrale” di Mirko Basaldella: fino ad arrivare al polistirolo di Ohad Meromi e alla scaglia di una delle Twin Towers di Cyprien Gailard. Assieme a questi autori saranno esposti anche opere di maestri che hanno svolto il percorso artistico nella nostra città, come quelle di un giovane Nardo Dunchi del 1962, due opere di Carlo Sergio Signori: “Colomba Nera” e il “Monumento ai Fratelli Rosselli”, “La Presenza” di Angelo Mangiarotti e il “San Sebastiano” di Aldo Buttini. I laboratori artistici Nicoli Con l’apertura del suo Museo Carrara si conferma protagonista della cultura artistica e importante crocevia fra esperienze del passato e le ultime tendenze del contemporaneo, come tra l’altro avevano già dimostrato le trascorse edizioni della Biennale (2006 e 2008). Per donare continuità al percorso espositivo e alla stesso modo continuare a mantenere in città uno spazio dedicato alla creazione artistica e allo sviluppo culturale, l’Amministrazione comunale ha deciso che alcune delle sale del piano nobile saranno lasciate a disposizione di privati cittadini, enti ed associazioni che ne faranno richiesta per la realizzazione di eventi e mostre temporanee, secondo modalità che verranno rese pubbliche tramite l’emanazione di un bando pubblico. Dette sale dal 23 maggio p.v. saranno già dedicate a uno degli eventi della mostra “Marble Weeks”, organizzata da Carrarafiere quale naturale estensione di “CarraraMarmotec”, con il coinvolgimento diretto del Comune di Carrara. L’ultimo libro di LANMARCO LAQUIDARA IL RISORGIMENTO DIMENTICATO I Opere di Alberto Viani, astrattista internazionale della prima ora, presente nelle collezioni artistiche della città n edicola da poche settimane l’ultima “fatica” letteraria di Lanmarco Laquidara, che al termine delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia ha inteso raccogliere in un agile volume il succo di tutte le più recenti rivisitazioni degli eventi che condussero nel 1861 all’unificazione dei diversi stati in cui era divisa la nostra Penisola. Il dibattito che ne è scaturito ha stimolato un po’ dovunque, oltre ai consueti saggi agiografici e celebrativi, la riscoperta o la rivalutazione di aspetti ignorati o dimenticati delle vicende di quegli anni. Nel suo “Risorgimento dimenticato, quello che gli altri preferiscono tacere” Laquidara mette in luce le numerose sfaccettature inedite di quel quadro composito e multiforme che può correttamente ritrarre il periodo risorgimentale, basandosi sulla pubblicazione di nuovi documenti e la riconsiderazione della bibliografia disponibile. Le prospettive federaliste inspiegabilmente naufragate dopo l’impresa dei Mille, il ruolo svolto dalle donne, quello dei cattolici e dello stesso Pio IX, l’atteggiamento del Piemonte nei confronti della Chiesa, l’insospet- tata importanza delle difficoltà di bilancio del Regno di Sardegna, le azioni truffaldine che si affiancarono all’eroismo dei patrioti, i brogli elettorali dei plebisciti, la differente penetrazione del messaggio risorgimentale e il diseguale coinvolgimento delle diverse classi sociali e delle molte popolazioni della penisola alle insurrezioni e al progetto dell’Unità sono descritti con immediatezza ed efficacia, senza tralasciare aspetti spesso dimenticati (quando non volutamente ignorati) dalla vulgata tradizionale di una storia scritta solo dai vincitori. Il tutto “condito” da curiose incursioni in problematiche originali come quelle riguardanti l’alimentazione e la cucina nel Risorgimento. Interessante il capitolo conclusivo, che concerne inconsuete considerazioni su alcune piccole storie locali e pone in evidenza la profonda differenza delle vicende di Massa e di Carrara. Mentre oltre Foce la partecipazione al Movimento unitario fu molto tiepida, a Carrara prese corpo una vera e propria adesione popolare diffusa come in poche altre città. Laquidara ripercorre gli eventi fornendo esaurienti spiegazioni socio-economiche e culturali al diverso sviluppo degli eventi, dando vita ad un ragionamento originale, agile e scorrevole che percorre questo come tutti gli altri capitoli di una pubblicazione pregevole, originale, di facile lettura. AgorÀ n. 2 - MARZO 2012 pagina 16 ARRIVA LA TRENTUNESIMA EDIZIONE Carrara Marmotec 2012 il successo si rinnova pagina 17 n. 2 - MARZO 2012 AgorÀ Aumentano le presenze nel settore marmi; positiva la partecipazione per le aziende delle tecnologie. A due mesi dall’evento già confermate l’85% delle adesioni. Dal 23 al 26 maggio le attività business nel complesso fieristico con un’interfaccia in” Carrara Marble Weeks” che si svolge in contemporanea nel centro storico L a trentunesima Fiera Internazionale di Marmi, Tecnologie e Design (www.carraramarmotec.it) si avvicina e tutti gli indicatori della biennale relativi alle presenze espositive, alla partecipazione di visitatori italiani e stranieri fino al programma di eventi tecnici e culturali presentano segnali positivi. Si prevede un’edizione con riscontri in linea con l’andamento generale del settore monitorato sempre con attenzione dall’Internazionale Marmi e Macchine Carrara che, a fine 2011, ha svolto un’indagine congiunturale nazionale sull’andamento del settore lapideo e delle tecnologie, attingendo direttamente dalle aziende dei principali distretti produttivi valutazioni e previsioni su trend commerciale, investimenti, ricerca e criticità del comparto. A chiusura di anno il 22% delle aziende ha dichiarato un aumento del fatturato nel corso dell’esercizio, con una percentuale sensibilmente più alta all’interno del comprensorio apuo versiliese dove anche il comparto dei macchinari e delle tecnologie è quello che mostra migliori segnali di ripresa rispetto al resto d’Italia con circa il 50% delle aziende che ha dichiarato un fatturato in aumento rispetto all’anno precedente. La crescita di fatturato è da attribuire principalmente alla domanda estera che nel complesso ha tenuto nonostante la crisi che ha influito anche sugli investimenti. Le aziende toscane, in controtendenza, hanno dimostrato di credere nello sviluppo perché almeno il 20% di loro ha dichiarato di aver aumentato il livello degli investimenti con una percentuale superiore al resto dell’Italia. Carrara Marmotec 2012 si inserisce in questo quadro – annuncia Paris Mazzanti, direttore di CarraraFiere – perché, a due mesi dall’apertura, abbiamo un livello di adesioni pari all’85% rispetto al 2010 con diversi nuovi espositori sia nel settore dei marmi che in quello delle tecnologie. L’assegnazione delle aree esterne è ormai completata con 25.000 metri quadrati di esposizione, con un aumento del 15% delle aree occupate, dove hanno un ruolo di primo piano i marmi e i graniti grezzi. Abbiamo un riscontro positivo anche dalle aziende che espongono prodotti finiti mentre il settore delle tecnologie presenterà diverse novità sia per le aziende presenti sia per i prodotti presentati. Sarà un’edizione completa – conclude Mazzanti – nella quale presenteremo il mi- glior panorama del lapideo e delle tecnologie, comparto importantissimo nel quale i prodotti e le aziende italiane detengono un primato di eccellenza. L’obiettivo è quello di superare le presenze dell’edizione del 2010 quando gli Espositori sono stati 330 dei quali 52 stranieri, da 21 Paesi occupando una superficie di 40.000 metri quadri. Carrara Marmotec proseguirà la tradizione di evento commerciale ai massimi livelli con un programma di convegni e seminari tecnici rivolti alla platea di espositori e visitatori che dall’appuntamento che rappresenta l’universo delle aziende toscane e liguri attende informazioni e anticipazioni che permettono di disporre di nuovi strumenti che, come il volume annuale Stone Sector, concorrono a elaborare strategie aziendali partendo dalla conoscenza del comparto e delle sue evoluzioni. Già annunciato l’arrivo di numerose delegazioni straniere, accolte in collaborazione con la Camera di Commercio di Carrara, con operatori, architetti, progettisti e designer che provengono da paesi e aree importanti per l’impiego di qualità dei marmi italiani. In contemporanea con Marmotec, che sarà l’appuntamento di natura commerciale e professionale, si svolgerà Carrara Marble Weeks, evento che affianca e integra la Fiera dei Marmi e delle Tecnologie con iniziative ed attività che si terranno nel centro storico e adiacenze di Carrara, per offrire ai visitatori della fiera, ma anche ai residenti e a quanti vorranno conoscere meglio l’universo del marno e i suoi riflessi economici, sociali e culturali sul territorio, nuove opportunità di informazione e approfondimento in un contesto spettacolare che contribuirà ad avvicinare ancora di più la Fiera alla Città con un obiettivo condiviso: fare sistema e promuovere la cultura e la conoscenza del marmo che, da sempre, è simbolo di tradizione e dottrina collettiva di Carrara. AgorÀ n. 2 - MARZO 2012 pagina 18 CARRARA MARBLE WEEKS 2012 ARCHITETTURA E DESIGN nel cuore deL CENTRO STORICO D opo il grande successo della prima edizione, che nell’estate 2011 ha coinvolto il centro storico della città, CarraraMarble Week sarà riproposta. Quello che si svolgerà a Maggio prossimo sarà un evento ancora più ricco di eventi e di presenze, con il coinvolgimento diretto del Comune di Carrara, della Camera di Commercio di Massa Carrara, della Cassa di Risparmio di Carrara, della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara e dell’Accademia di Belle Arti di Carrara, dell’ERP -Edilizia Residenziale Pubblica- oltre che con il contributo della Regione Toscana e di Toscana Promozione ed il patrocinio dell’Associazione degli Industriali della Provincia di Massa Carrara. L’evento, che sarà inaugurato il 23 maggio 2012 si arricchisce di una “S”, il plurale che sottolinea un prolungamento temporale - si protrarrà fino al festival Con_Vivere - perché la manifestazione, che nel 2011 era stata progettata per durare una settimana, si è protratta per oltre un mese. A CarraraMarble Weeks 2012 hanno già aderito diverse aziende del distretto Lapideo Apuo-Versiliese: Cave Michelngelo - Franchi Umberto Marmi - Gemeg - Il Fiorino - Italmarble Pocai Marmi Carrara – La lega delle Cooperative - MT&S Sagevan - Sam - - Savema – UpGroup. I temi sviluppati saranno ancora quelli dell’architettura e del Design che avrà una preview a Milano durante la design week di aprile con la partecipazione delle aziende del marmo ad INTERNI LEGACY con un progetto firmato dal prestigioso Studio di Architettura SOM (Skidmore, Owings & Merrill) Nel cortile d’Onore dell’Università Statale di Milano con il progetto “One - Into the Void” in collaborazione con gli architetti Paolo Armenise e Silvia Nerbi. Lo stesso progetto verrà poi presentato anche a Carrara dove si terrà la seconda edizione della conferenza organizzata da “INTERNI” “progettare con il marmo” “switch on our heritage” sarà un progetto realizzato in collaborazione con la rivista “IQD” che prevede, assieme ad altre iniziative, di accendere una luce sui palazzi storici di Carrara e che con la rivista Casa Trend, racconterà il marmo attraverso gli arredi storici del Design Italiano pagina 19 n. 2 - MARZO 2012 AgorÀ Dopo il grande successo dello scorso anno CarraraFiere ripropone, dal 23 maggio, la manifestazione che coinvolge il meglio del design italiano Il Design avrà uno dei suoi epicentri nella galleria di via Roma dove, in collaborazione con ADI, la prestigiosa Associazione dei Designer Italiani, sarà allestita la mostra del Compasso d’oro che avrà come tema il “marmo come design”. La seconda edizione di carraramarble weeks si arricchisce di novità con l’introduzione dei temi del “fashion design” e del “food” che vedrà i locali della città protagonisti del progetto “assaggiami”, circuito pensato per guidare alla riscoperta dei sapori della città a partire dalla colazione fino a tarda sera. I marchi importanti della moda nati nel nostro territorio come la. D’Avenza, Peuterey, Mason’s, Natural Winning woman bag, saranno protagonisti di istallazioni ed eventi. a sottolineare il loro impegno apriranno dei temporary shop, primo passo per indicare la volontà di avviare il ritorno della città agli antichi splendori. Al Centro internazionale delle arti Plastiche la D’Avenza Fashion Icon sarà protagonista di una mostra che riproporrà la storia dell’azienda interprete dello stile e del gusto esponendo, tra i tanti pezzi firmati nel corso degli anni, anche il cappotto indossato da Marcello Mastroianni ne La dolce vita e quello di Marlon Brando in Ultimo Tango a Parigi. Installazioni di design e scultura animeranno le location storiche più suggestive della città di Carrara: alcune delle piazze più caratteristiche della nostra città insieme ad alcuni dei locali più antichi e rappresentativi della storia architettonica e culturale nostrana saranno teatro di vere e proprie mostre che ospiteranno i laboratori di scultura del territorio Carrararese a testimoniare la grandezza artistica di Carrara da Michelangelo, a Canova ad oggi. Ciascuna locations, installazione e mostra verrà esaltata grazie alla collaborazione con aziende Italiane Leader nel settore del design dell’Illuminazione che, con la complicità del crepuscolo e di performance artistiche di grande suggestion, ne moltiplicheranno l’effetto empatico ed evocativo. “CarraraMarble weeks” avrà come protagoniste anche le aziende del design Italiano: ospiterà installazioni di Antonio Lupi, Martinelli Luce, Poltrona Frau, Officinanove, Edra, Jove, Vannucci Piante, SamPietro, Bellé Forme, Vitra, Driade, Egizia con la collaborazione di Nerbi arredamento, adesioni che sottolineano come anche grandi marchi del design italiano si riconoscono all’interno del sistema di valori e qualità che Carraramarble weeks testimonia. Anche per la seconda edizione la direzione artistica è affidata a Paolo Armenise e Silvia Nerbi. pagina 21 n. 2 - MARZO 2012 AgorÀ LE NOSTRE RADICI CARRARA E LE SUE FAVOLE Presentiamo alcuni racconti tratti dalla riedizione di “Carrara e le sue favole” di Beniamino Gemignani, vincitore del premio nazionale “Voci delle Apuane” di Beniamino Gemignani I lettori che scorreranno le pagine di questo libro avranno la ventura di scoprire che i luoghi, le contrade, le strade, i monumenti di Carrara àncorano la città a favole tramandate nel secolare corso del tempo, favole che ingentiliscono l’aspra natura dei luoghi e la avvolgono di una cortina di misterioso incantesimo... Dall’introduzione della prima edizione di Gian Carlo Molignoni Come è nata Carrara Al tempo che i Greci antichi erano sempre a darsele, e ogni città faceva guerra all’altra, una di esse venne distrutta e i suoi abitanti uccisi o dispersi. Quelli che la scamparono furono pochi, e si misero in viaggio per cercare un posto lontano, sicuro, dove rifugiarsi e fondare una nuova patria. Viaggia e cerca, cerca e viaggia, senza trovare il posto adatto, decisero di andare a chiedere consiglio da una maga che sapeva tutto e vedeva nel futuro come noi vediamo il Sagro da Fontia. Arrivati dalla maga, i poveri Greci senza pace e senza patria spiegarono quello che cercavano. La maga, che si chiamava Sibilla Eritrea (a forza di girare, i raminghi erano finiti proprio in Eritrea) guardò nel cielo, lontano, eppoi nel tempo, anche più lontano, e disse: “Dovete viaggiare per terra, viaggiare per mare, e di là dal mare cercare montagne alte, belle, proprio vicino alla riva. Quando le avrete trovate fermatevi pure, e andate a costruire la vostra città ai loro piedi. Sarà una città che tutti conosceranno: il suo simbolo e la sua forza saranno la ruota.” I pellegrini, guerrieri e marinai esperti, e camminatori anche nei posti più selvatici, fecero come aveva detto la Sibilla. Viaggia e cerca, ricerca e riviaggia, ecco che videro una catena di montagne spuntare lontana lontana, e così attaccata al mare da sembrare una trina di schiuma anziché roccia. A vela e a remo, a remo e a vela, sbarcarono sulla spiaggia, e dalla spiaggia seguirono il corso di un fiume che scendeva dalle montagne culminanti in una cima fatta come una vela gonfia di vento, alzata contro il cielo più azzurro che avessero mai visto. L’acqua del fiume scendeva pulita e fresca, loro salivano sudati e stanchi, ma senza fermarsi. Salirono finché incontrarono delle colline che si avvicinavano da est e da ovest, come a formare una porta. Superata quella specie di porta si trovarono in uno spazio fatto a conca, protetto torno torno da montagne boscose in basso, nude in alto, fino alla cima vista dal mare, che sembrava una vela di roccia. “Ecco il posto che ci ha indicato la Sibilla Eritrea” disse il più vecchio dei pellegrini. “Qui ci fermiamo a costruire la nostra nuova città. Il monte più alto che abbiamo sopra, subito dopo quelli più vicini, sarà il nostro nuovo Olimpo, e per questo lo chiameremo il Monte Sacro.” Così nacque Carrara, che ha per simbolo la ruota, come aveva detto la Sibilla, ed ha sopra il Monte Sagro, quello che i fondatori avevano chiamato Monte Sacro. La favola del marmo I nostri monti non sono stati sempre così, come li vediamo oggi. All’origine erano coperti di grandi boschi fin quasi all’altezza del Morlungo, fra il Sagro e Campocecina, e solo le cime più alte svettavano nude e compatte. Fra i boschi e le cime si trovavano i pascoli, dove i pastori, nei mesi caldi, abitavano con le pecore. Il sole, sui monti di Carrara, è sempre stato di casa più che sulle altre montagne, perché i nostri monti non sono tanto alti da coprirsi troppo spesso di nuvoloni, e non sono così bassi da soffrire la nebbia del piano. Il verde dei boschi, il giallastro dei pascoli, il grigio pulito delle cime, fanno il resto, e così il nostro cielo e il nostro sole splendono di più. I pastori antichi ci stavano una bellezza su questi monti. Però c’era un però: c’era che i nostri monti, così belli di fuori, erano brutti dentro, e pericolosi, pieni di caverne dalle bocche aperte dappertutto, profonde non si sapeva quanto. Col tempo queste brutte bocche si sono quasi tutte chiuse, ma alcune rimangono ancora spalancate: basta andare dietro Campocecina e guardare quella dell’Antro degli Orridi, che già dal nome fa paura. Tutte queste caverne, questi antri, queste voragini, formavano un mondo sotto il mondo, e se in quello di sopra vivevano uomini, animali e piante, in quello di sotto viveva il mo- AgorÀ n. 2 - MARZO 2012 pagina 22 pagina 23 n. 2 - MARZO 2012 AgorÀ LE NOSTRE RADICI CARRARA E LE SUE FAVOLE stro più mostro che sia mai esistito: così mostruoso che se si guardava faceva paura a se stesso, e infatti viveva sempre sotto terra, per non vedersi. Usciva solo ogni tanto, e per poco, a cercarsi da mangiare, e siccome mangiava ogni genere di carne, si portava giù sia le persone che le bestie: le squartava fuori, come si capiva dal sangue lasciato in terra o come aveva visto qualcuno da lontano, e poi andava a divorarsele nella sua tana, al buio, dove stava bene. Fra i pastori che d’estate abitavano a Campocecina c’era una coppia di sposini giovani giovani: così belli, felici, generosi, da fare invidia a tutti. La sposina aspettava un bambino, e quindi il marito le risparmiava certe fatiche, e la faceva stare sempre alla capanna, perché voleva che la loro creatura nascesse bene, senza correre rischi. Vivevano in pace, quindi i due sposini pastori, e in solitudine, per godersi di più la loro giovinezza e la loro felicità. Ma eccoti che il mostraccio, il mostro dei mostri, ci mise lo zampino: anzi, ci mise le sue zampacce orribili. Un giorno che il pastore era a pascolare, la bestia venne fuori proprio dall’Antro degli Orridi, e, dopo aver sbranato e buttato nella sua tana tante pecore, vide la pastora seduta fuori dalla capanna, e la portò sotto terra. Il pastore, tornato dal Sagro, non trovando la moglie in capanna si mise a cercarla fuori, sicuro che fosse là attorno a fare qualcosa, ma chiamò, chiamò e richiamò, e non ebbe risposta. “Sarà caduta e svenuta da qualche parte” pensò spaventato, e si rimise a cercarla. Cerca, cerca e ricerca, non la trovava. Qualcosa, purtroppo, finì per trovare, ma era qualcosa che non avrebbe mai voluto vedere: scoprì le orme del mostro. Orme cinque volte più grandi che quelle di un uomo, e con certi buchi scavati giù dagli unghioni fatti a uncino. Tirò un urlo di terrore: urlò così forte che lo ascoltarono anche dai Pozzi, dal Ballerino, da verso i Prati del Cardetto, da altre parti, e infatti molti pastori corsero su e giù, a vedere. Quando arrivarono alla capanna e non trovarono nessuno si misero a cercare, anche loro, e trovarono proprio le orme del mostro: scendevano giù, giù, fino all’Antro degli Orridi, e qui capirono tutto. Il pastore se ne stava impalato, intontito, pallido, davanti alla bocca del l’antro. L’erba, la terra, le rocce attorno erano tutte coperte di sangue. “Dov’è tua moglie?” chiese uno dei pastori. Lui non rispondeva, perché non gli veniva la voce, ma gli altri capirono lo stesso. Non c’era più niente da fare, lo sapevano tutti. Altre volte il mostro del buio, come chiamavano la bestiaccia, si era portato via donne, uomini, bambini, oltreché pecore, e si sapeva la fine che avevano fatto nel ventre della terra e nella pancia del mostraccio. Sapevano bene che non c’era più niente da fare né per la povera pastora né per il suo bambino già pronto a nascere, ma nessuno aveva il coraggio di dirlo, né di portare via il povero marito, sempre impalato davanti all’antro dove non era mai entrato nessuno, ma proprio nessuno, all’infuori del mostro e delle sue vittime, perché la voragine strapiombava giù buia e senza fine, e per scenderci bisognava avere le ali da pipistrello come le aveva il mostro del buio. “Andiamo via. Non si può fare altro” trovò il coraggio di dire qualcuno, mettendo una mano sulla spalla del disperato: Ma a quel tocco, anziché voltarsi per andare via, il disperato urlò come se si svegliasse all’improvviso da un brutto sogno, e accorgendosi che il brutto sogno era invece realtà, gridava che lui non ci voleva andare via di lì, ed anzi voleva scendere nell’antro, a cercare sua moglie e a squartare il mostro. I presenti, da principio, credevano che dicesse così tanto per dire, perché sapevano che scendere nell’antro era impossibile, ma quando videro che faceva sul serio, e andava in capanna a prendere il necessario per calarsi giù, gli si misero dietro, e non riuscendo a convincerlo di fermarsi lo aiutarono a fare i preparativi, anche se erano sconvinti. Presero la roba disponibile e tornarono all’antro. Qui legarono una corda bella lunga a un albero, annodarono l’altro capo al busto del disperato, che con una torcia accesa, altre di riserva, un coltellaccio alla cintura e una scure in mano, fu calato giù, giù, giù, nel ventre buio della terra. Non vedeva più in giù di un metro. I pastori calavano la fune, avendo più paura loro a stare accanto alla caverna che il disperato a scenderci dentro. Scendeva in una oscurità che la torcia graffiava appena, come un fiammifero in una casona senza candele, di notte. Se non vedeva nulla, però, sentiva ed ascoltava abbastanza da spaventare anche il più coraggioso degli uomini, ma non lui, che era il più disperato: sentiva il vento graffiargli la carne; sentiva scrosci d’acqua gelata zuppargli il corpo; ascoltava l’urlo e lo scroscio di altri venti e di altre acque nascosti sotto, chissà dove. Scese, scese, finché gli altri calarono, finché la corda non finì, e allora, invece di farsi ritirare su, sciolse i nodi e imboccò un cunicolo appena schiarito dalla torcia, e si mise a camminarci dentro. Camminava in ginocchio, perché lo spazio era basso e stretto. Lo superò, e di là si ritrovò in un buio anche più buio. Dall’aria e dai rumori capiva d’essere uscito in uno spazio più non poteva sopportare a lungo la luce, se no diventava debole e completamente cieca, e non ci vedeva più né alla luce né al buio. “Perché non mi sono tenuto una fiaccola di riserva?” si rimproverava il pastore, pensando che quella, sì, sarebbe stata un’arma più efficace della scure e del coltellaccio. Qualcuno ascoltò le sue parole, e gli fece una grazia. Invece che una semplice e piccola fiaccola, si accese all’improvviso una luce grande, che cresceva, cresceva quanto tutto il ventre della montagna: una luce bianca, pulita, bella e buona per gli occhi buoni, insopportabile per quelli del mostro. Infatti, appena si fu accesa quella luce, il bestione ritirò le zampe già allungate sul pastore, e se le strinse contro gli occhi, a chiuderli; ma ormai era inutile, perché la luce non si spegneva e gli trapassava anche le zampe, i peli, le ossa, e lo costringeva a scappare, a scappare, finché: brututùn, tin, tùn! Sprofondò verso l’inferno. I due sposini, sani e salvi, si abbracciarono così forte che a momenti si tagliavano in due: anzi, in quattro. Eppoi scapparono anche loro, ma all’aria aperta, fuori dall’Antro degli Orridi. Uscirono senza neanche inciampare, perché la luce immensa, bianca, estesa quanto tutto il ventre delle montagne sopra Carrara, era ormai accesa per sempre: una luce pietrificata, che gli uomini, poi, chiamarono marmo. Il primo degli anarchici grande, dove la torcia sembrava appena una brace. Pensando che proprio lì, forse, poteva esserci la tana del mostro, sistemò la torcia contro la roccia e si mise a chiamare la moglie, sperando che fosse ancora viva e che gli rispondesse. Inutile: la sua voce si sperdeva, diventava tante voci e tornava col lamento di un solo eco, spento. Riprese la torcia, scese, risalì, attraversò altri cunicoli, fino a consumare la prima torcia. Accese la seconda, continuando a camminare e chiamare finché durò. Accese anche le altre di riserva, finché non si spense anche l’ultimo guizzo dell’ultima fiammella, e allora si ritrovò davvero sperduto nella pancia scura della terra, più disperato di prima. Era così disperato che non provava nessuno spavento. Urlava più forte il nome della moglie. E, quando ormai stava per abbandonare anche l’ultima speranza, non ti sente una voce che gli risponde? Il cuore, che fino a quel momento batteva solo dalla disperazione, gli si mise a ribattere anche di speranza: era davvero la voce di sua moglie: lui chiamava lei e lei chiamava lui. Ma dove era? Il vento confondeva l’origine dei suoni; il buio, d’inferno, non lasciava vedere neanche i piedi, invece dei passi. Cosa poteva fare? Non poteva che stringere forte forte la scure e avanzare, avanzare al buio infernale, a rischio di sprofondare più giù: avanzava nella speranza di avvicinarsi di più alla voce. Camminò, senza sapere dove e quanto; era arrivato a un punto in cui la voce si distingueva meglio: urlava il suo nome, e lui le rispondeva di stare tranquilla, che ormai era lì, a squartare il mostraccio. Ma, proprio al sentire quella minaccia, il mostro mandò per il buio una specie di grugnito. Era davvero vicino, il mostraccio, ma dov’era? Come faceva a vederlo e a piantargli la scure in bocca? Il buio rendeva invisibile, e quindi più pericoloso, il mostro del buio! Si sapeva infatti che la bestiaccia Chi va per il mondo e dice: “Sono di Carrara” si sente rispondere: “Ah! La città del marmo e degli anarchici!” Cos’è il marmo lo sanno tutti, ma cos’è, precisamente, l’Anarchia, no, e così, quando ci chiamano anarchici pensano a gente abituata a fare e brigare senza regole e criterio, perché non sanno che Anarchia è una parola così bella e antica che esisteva già al tempo della grande Grecia, e infatti deriva proprio dalla lingua greca. Cosa voleva e vuole dire, veramente, “Anarchia”?. Vuol dire, si, rifiuto di chi comanda, ma solo quando chi comanda fa gli interessi di pochi e non di tutti, e siccome è stato quasi sempre così, c’è stato anche chi ha sognato e sogna l’umanità fatta di uomini capaci di essere tutti quanti, uno a uno, in grado di fare il loro dovere senza nessuno a comandare. Chi sogna così è il vero anarchico della vera Carrara. Ma perché proprio Carrara è diventata la patria degli anarchici? E quando ci fu il primo di tutti gli anarchici? Se ne sono dette e scritte, di storie, per rispondere a questi perché. Una delle storie che si raccontavano nella botteghina di un certo Nardi, anarchico individualista, calzolaio, era questa. Dopo la caduta dell’impero Romano, che aveva comandato per tanti secoli anche a Carrara, qui da noi cominciarono a scorrazzare, più che da altre parti, i barbari, perché di qui bisognava passarci per andare in su e in giù, in qua e in là per l’Italia. E siccome i ladroni sladronavano dove passavano, a Carrara sladronavano a più non posso. Oltre a fare questo, spesso, i barbari si fermavano quanto volevano, a fare i comandini, e la gente ci si era quasi abituata. Comanda e sladrona, sladrona e comanda, qualcuno cominciò a stufarsi d’essere comandato e sladronato. Questo qualcuno era un uomo anziano, che ne aveva viste e sopportate di tutti i colori, e per il suo carattere da bastian contrario ave- AgorÀ n. 2 - MARZO 2012 pagina 24 LE NOSTRE RADICI CARRARA E LE SUE FAVOLE va preso botte da Goti, Visigoti, Ostrogoti, Bizantini, Longobardi, e da altri. “Se invece di fare comandare chi viene e chi va ci organizzassimo bene tra di noi, e nominassimo un comandante?” cominciò a predicare quel bastian contrario. “Se facciamo così ci scommettete che almeno a Carrara non viene più nessuno a comandare e a sladronare?” E siccome era un tipo che sapeva dire, fare e convincere, seppe convincere tanta gente. Questa gente si radunò dove adesso c’è il Duomo, a eleggere chi doveva comandare per tutti. La proposta di fare il comandante fu fatta al bastian contrario, ma lui, che era troppo onesto e poco ambizioso, disse che a Carrara esisteva uno più adatto a guidare gli altri: fece il nome di quell’uomo, e la proposta fu accettata. Il comandante scelto, infatti, si dimostrò subito all’altezza della situazione: era così capace di fare e brigare, e di convincere tutti, che spesso riusciva perfino a convincere i barbari ad andarsene via senza colpo ferire, accontentandosi di quello che la gente era disposta a dare. Li convinceva con certe parole, con certi giri di parole, che la gente normale non riusciva neanche a capire, e non voleva neanche sapere cosa volessero dire, perché la gente è fatta così: finché tutto si risolve bene se ne infischia di capirne le ragioni. A forza di comandare, di non dovere spiegare e rendere conto a nessuno, di essere considerato un capo, il comandante cominciò a starsene volentieri soltanto con gli altri comandanti, magari quelli dei barbari, perché i comandanti, rossi o blu, grassi o magri, sono tutti uguali, e fra di loro se la intendono sempre. Capitava sempre più spesso, quindi, che all’arrivo dei barbari ci fossero incontri, anziché scontri, di comandanti, mentre il popolo, barbaro e non barbaro, non poteva neanche assistere ai banchetti, alle discussioni, e ai patti segreti. Ai Carrarini, però, stava bene anche così, perché, se non altro, i capi si limitavano a mangiare, a bere, a discutere, e quando litigavano per prendersi questo o quello finivano sempre per mettersi d’accordo senza chiamare la gente a menare le spade. L’unico a non essere d’accordo neanche con questo andazzo fu il solito bastian contrario, e decise di intervenire. Andò alla casa del governo, che era dove adesso c’è Piazza del Duomo, o, come dicono altri, al Cafaggio, si fece annunciare al comandante e gli disse: “Perché anziché stare con la gente e dare retta ai carrarini, come facevi una volta, non li consideri più?” Il comandante, che sapeva di dover rispondere a un uomo intelligente e onesto, cercò una risposta molto chiara, la trovò, ma per farla capire aveva bisogno di fare oltreché di parlare, e invitò il bastian contrario a seguirlo. Andarono fuori, in piazza, e lì il comandante disse: “Guarda tutta la gente qui attorno, e dimmi come la vedi, quello che fa e cosa dice.” Il bastian contrario guardò, ascoltò, e vide e capì, precisamente, cosa faceva e cosa diceva la gente. Il comandante, allora, lo portò più lontano, sulla balza di Monterosso, e una volta lassù disse: “Ora guardala da qui, la gente che è per le strade e sulla piazza, e dimmi come è, cosa fa e cosa dice.” Il bastian contrario guardò, ascoltò, ma non vedeva che un via vai di sagome nere, e in quanto a udire udiva solo il vento venire su dal Carrione e giù dai monti. E lo disse. Il comandante, senza neanche rispondere, lo portò più in su, più in su, fino sulla cresta della Carocara, il monte sopra Miseglia, e gli disse la solita tiritera: “Guarda la gente di qui, dimmi come la vedi, cosa fa e cosa dice.” L’altro spinse gli occhi lontano, fino a Carrara, e da quella altezza e quella lontananza non vedeva che puntini neri muoversi tra le case, come tante formiche, e nessuno, guardandole di lassù, avrebbe mai potuto capire cosa facevano e cosa dicevano, e infatti il bastian contrario disse che, da lassù, la gente non la vedeva e non la riconosceva più. “Hai detto bene” rispose il comandante, soddisfatto. “La gente la vedi, la capisci, la consideri com’è, finché ci sei in mezzo, ma più te ne allontani, più su ti mettono, peggio la vedi, meno la capisci, e anche meno ti serve a tenere e tenerti compagnia. Ho voluto portarti fin qui per farti capire come stanno le cose. Tu e la gente di Carrara avete voluto farmi salire al comando, e adesso sono diventato così, e sarà sempre così, per chiunque andrà al comando. È il prezzo che si deve pagare: e se ti credessi che io ci godo poi tanto, ad essere così, ti sbagli!” Il bastian contrario, dopo aver ascoltato e pensato, anziché prendersela con il comandante lo ringraziò, perché era stato sincero e gli aveva fatto capire come stavano e come sarebbero sempre andate le cose. Tornarono a Carrara, e la storia sembrava finita lì, ma invece doveva ancora venire il più bello. Il bastian contrario, pur sapendo che ormai sarebbe stato difficile cambiare le cose subito, si mise nella testaccia l’idea di poter cambiare almeno il futuro, e si mise a criticare tutto quello che non andava nel verso giusto, nel comportamento del comandante e degli altri comandanti che andavano e venivano. Nei primi tempi lo lasciavano fare, perché tanto era da solo, e la gente lo considerava perfino pazzo; ma quando i capi si accorsero che qualcuno cominciava a dargli retta, lo misero in galera. “Così impari a fare il bastian contrario” andò a dirgli il comandante, proprio quello che era salito al comando anche per merito suo. “Sei contento, adesso, di stare in galera?” “Si” rispose, tranquillo, il bastian contrario, più contrario di prima. “Si! E perché?” sbottò il comandante, stralunato. Il condannato lo guardò senza cattiveria, come se lo compiangesse, e concluse: “Finché nel mondo la canaglia impera, la patria degli onesti è la galera.” La gente di Carrara venne subito a sapere tutto questo, e da allora in poi c’é sempre stato chi la pensa come quel bastian contrario, soprattutto a Carrara; e tanti secoli dopo questi fatti, quando i sapientoni cominciarono a voler spiegare e chiamare tutto a modo loro, chiamarono “Anarchici” tutti quelli che, come il nostro bastian contrario carrarino, non vogliono essere né comandanti né comandati, ma uomini giusti, liberi, e basta.