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2012
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Agorà
Il mensile del Comune di Carrara
Anno VII n. 2 - Marzo 2012
www.comune.carrara.ms.it/agora
EDITORIALE
AgorÀ
Il mensile del Comune di Carrara
Anno VII n. 2 - Marzo 2012
www.comune.carrara.ms.it/agora
A
C
2
ROTTE SICURE
E CONSAPEVOLI
È
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AGORÀ Il mensile del Comune di Carrara
Anno VII n. 2 - Marzo 2012
Direttore Angelo
Zubbani
Direttore Responsabile Vittorio
Coordinamento Andrea
Vittorio Prayer
Prayer Galletti
Zanetti, Marco Tonelli,
Comunicazione/URP Elettra
Casani
Direzione, Amministrazione e Pubblicità
Piazza Due Giugno 1, Carrara
tel. 0585 641276, fax 0585 641275
e-mail: [email protected]
Autorizzazione Tribunale di Massa
n. 373 del 31 gennaio 2005
Realizzazione editoriale SEA
Stampa San
Carrara
Marco Litotipo Srl, Lucca
Il Duomo, la Ruota e la cava di marmo.
Particolare di una fotografia inedita di Romano
Cagnoni (p.g.c.)
Copertina
Allegato a questo numero l’opuscolo
“Progetto sicurezza anziani - Alcuni consigli in casa, in studio, all’ufficio postale o in banca ed al mercato per stare più
sicuri” a cura della Questura di Massa
Carrara
Numero chiuso in tipografia martedì 20 marzo 2012.
bene che né amministratori né cittadini dimentichino che tra le responsabilità di chi governa una città c’è anche
quella di avere consapevolezza di dove la
si sta accompagnando. Appesi come cavalli
da lavoro al giogo degli sforzi quotidiani
potremmo dimenticare qual è il senso di
quello che facciamo; quali i valori a cui ci
ispiriamo e quanto è profondo l’orizzonte
che intendiamo raggiungere.
Non è questione di tattiche elettorali né di
insignificanti parole, in tempi così difficili nessuno può permettersi il lusso di farsi
gioco della propria città per fini privati, di casta o di partito. E sebbene le
mode suggeriscano di puntare sull’antipolitica e sul disfattismo, noi sentiamo
di dover affermare la positività delle responsabilità politiche e della necessità
di volgerle alla costruzione di un futuro migliore per tutti.
Siamo pienamente consapevoli delle difficoltà che la nostra comunità attraversa e non ci conforta sapere che molti altri, anche tra i nostri vicini, stanno
peggio; né che il bianco della montagna, l’azzurro del mare, i nostri saperi e
la nostra cocciuta intelligenza ci salveranno ancora, come sempre è successo
in passato.
In questo periodo storico in cui il senso della stessa parola progresso, sulla quale avevamo investito tante attese, sembra averci voltato le spalle, la comunità
carrarina deve assumere consapevolmente su di sé la responsabilità del progetto del proprio futuro. Anche se il tempo di ogni giusta lotta non scade mai
si sta invece velocemente esaurendo quello delle inutili chiacchiere; e ci viene
incontro quello che pretende e ci impone di farsi carico di dare forma al nostro
destino: con garbo, grazia, rispetto, misura, realismo, pazienza, serietà.
Una stagione amministrativa è breve ma gli effetti che produce possono durare
a lungo e col tempo possono rivelarsi positivi e negativi; occorre perseveranza,
competenza e consapevolezza. Occorre anche la pressione di una comunità
che non si piega, che fa sentire la propria voce e che la sa alzare quando c’è da
farsi sentire; ma che non si sottrae alla responsabilità di fare la propria parte,
che sa dove vuole andare ed esige scelte coerenti e determinazione.
Abbiamo navigato in mezzo alla tempesta, ed è tempo che si cominci ad immaginare cosa ci aspetta al tempo della rinascita. Abbiamo idee chiare e molte
cose da fare, su tutte la difesa del nostro sistema solidale; in secondo luogo
un’agenda di lavori di rara concretezza.
Nessuno rivendichi meriti se non la comunità intera che ci ha creduto, che si
è accollata le fatiche nella stagione dei sacrifici per godere appieno dei frutti
che daranno nella stagione che verrà, per sé e per i propri figli.
Abbiamo attraversato le rapide, le nuvole si allontanano e la promessa che
l’avremmo fatto insieme è stata reciprocamente mantenuta; continuiamo a
guardare fiduciosi al futuro che ci aspetta. Il tempo del fare è già qui. Angelo Zubbani Sindaco del Comune di Carrara
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n. 2 - MARZO 2012 AgorÀ
Piano Strutturale
per disegnare
il nuovo abito di carrara
I
Il Piano Strutturale Comunale era immobile da troppi anni.
Con la sua approvazione in Consiglio Comunale (21 voti a
favore, tre contrari, tre astenuti e un assente), l’intera città di Carrara potrà rifarsi l’immagine e spalancare le porte ad
eventuali investitori privati e imprenditori illuminati dalla voglia di fare cose belle e produttive. Il Sindaco Angelo Zubbani
e l’Assessore all’Urbanistica Andrea Vannucci sono soddisfatti
dalla approvazione del nuovo disegno cittadino e delle sue aree
di trasformazione: “Trattasi di un notevole segnale politico, di
un toccasana per iniziative private ed anche per migliaia di nuclei famigliari che da lustri attendono di poter adempiere a piccole o grandi cose edilizie, ma stoppati da paletti e burocrazie
urbanistiche ormai al di fuori delle realtà dei tempi moderni”.
Nuove opportunità da San Martino a Villa Ceci, dall’asse del
torrente Carrione (fra tante segherie dismesse) alla Stazione
Ferroviaria sino alla zona ex Enichem, dove potrà sorgere una
grande filiera delle attività del marmo o di altre attività produttive. Si potrà ridisegnare il tessuto urbano della “Covetta”. Le
sponde del Carrione e la sede della ex “Marmifera” potranno
essere destinati ad un sistema di valorizzazione ambientale, oltre
ad un percorso di piste ciclabili per collegare la città al mare, in
una logica di rigenerazione ambientale. L’area di San Martino
potrà essere indirizzata ad accogliere le funzioni congestionanti
del Centro, insieme ad una componente residenziale di qualità,
in grado di ospitare centri sportivi e di benessere, ed un par-
cheggio coperto. Si cambieranno i connotati anche a sud della
SS Aurelia nei pressi dell’area di “Anderlino”, dove garantendo la sopravvivenza delle aree agricole, potranno nascere spazi
commerciali ed espositivi lungo l’Asse Aurelia, consentendo
la riqualificazione dell’insediamento residenziale esistente. Le
nostre lussureggianti colline, così come le pinete costiere e le
Zone umide, resteranno vergini da cemento. A valorizzare sempre più il nostro habitat in verde.
Le parti del Piano che rappresentano l’ossatura principale su
cui sono state fondate le principali scelte per il governo del
territorio riguardano:
1) Il Piano di offerta
Il Piano Strutturale, per essere utile al rilancio della città, si
è basato essenzialmente su due aspetti: saper interpretare le
istanze della transizione verso un’economia caratterizzata dal
dinamismo, dalla flessibilità e dall’articolazione funzionale del
modello di sviluppo e legare la riconversione economica alla
riqualificazione urbana.
Con queste premesse il piano urbanistico della trasformazione
si riconosce essenzialmente come “piano di offerta”, calibrato
sulle occasioni e sulle potenzialità di sviluppo potenzialmente
presenti sul territorio, all’interno di un quadro di compatibilità
definito ed esplicito.
2) Il recupero attraverso progetti mirati
di trasformazione urbana
In questo piano strutturale gli interventi urbanistici non prevedono nuove espansioni urbane, ma piuttosto il recupero delle
aree di più vecchia industrializzazione (dismesse, sottoutilizzate, da rilocalizzare perché risultano incompatibili con i tessuti
urbani circostanti o in aree critiche sotto il profilo ambientale),
quelle relative alle attrezzature pubbliche che hanno esaurito le
proprie finalità urbane: aree quindi tutte decisive per la riqualificazione urbana e il rinnovo urbanistico e ambientale della
città. In tal senso il PS detta una serie di criteri e regole per
l’individuazione degli ambiti di trasformazione, che saranno
disciplinati nel dettaglio nei successivi atti di governo del territorio), intesi come ambiti di recupero e rifunzionalizzazione,
che dovranno riconoscere diversità di ruolo utilizzando aree già
urbanizzate.
3) La presenza industriale
Il modello urbano con cui è cresciuta e si è sviluppata Carrara è
anomalo e forse unico in Italia. Le aree industriali legate alla lavorazione del marmo che hanno sostenuto la crescita economica e accompagnato lo sviluppo urbano di Carrara sono dentro
la città, dentro i quartieri, lungo il torrente che la attraversa.
La situazione insediativa è caratterizzata da un intreccio e una
commistione intensa e complessa di tessuti industriali, prevalentemente legati alla lavorazione del marmo, e tessuti residenziali.
La scelta di piano è stata quella di porre le condizioni per far
si che in queste zone si diffonda una riqualificazione capillare e
profonda che trasformi le “periferie” in centri.
Riqualificazione che non può che partire dalla trasformazione
e dal riuso proprio di quelle attività industriali, oggi in qualche caso dismesse, con funzioni anche di tipo residenziale e per
servizi privati che prevedono la cessione gratuita compensativa
di aree per realizzare i servizi pubblici che creano la struttura
urbana delle centralità. Nel PS la scelta è stata quella di mettere
in gioco queste aree attraverso l’applicazione del metodo perequativo compensativo per recuperare qualità nella città.
4) Le politiche per la casa
Il Piano Strutturale prevede, per ogni comparto di trasformazione di media-grande dimensione, l’utilizzazione di una quota
delle aree di cessione gratuita conseguente alla perequazione
urbanistica per la localizzazione di interventi di edilizia residenziale pubblica (sovvenzionata e convenzionata, agevolata
ERP), in modo tale da rispondere alla domanda di abitazione
dei ceti meno abbienti e delle giovani coppie, per garantirne
una più equa e corretta integrazione sociale e urbana, limitando
gli oneri a carico dell’Amministrazione pubblica e non dovendo ricorrere a procedure espropriative. Certamente non sfugge
l’importanza, dal punto di vista economico, sociale e operativo,
© Google
di ricondurre nelle pratiche ordinarie di sviluppo e trasformazione della città la realizzazione di edilizia residenziale pubblica, evitando di farne oggetto di politiche e di realizzazioni “separate” che spesso creano situazioni di ghettizzazione sociale.
5) Il parco urbano di Villa Ceci
Villa Ceci è un grande vuoto urbano dentro la città in un contesto completamente urbanizzato, come tale destinato da decenni
a verde urbano e sottoposto ad un vincolo di pubblica utilità
più volte decaduto e reiterato. Una previsione di difficile realizzazione sia dal punto di vista giuridico-amministrativo che,
soprattutto, per l’impegno economico necessario.
Per quest’area, vista l’impossibilità di acquisirla attraverso
l’esproprio, così come di imporre e reiterare ulteriormente il
vincolo pubblico, il PS propone di cercare di ottenere la cessione dei terreni per compensazione, finalizzata alla realizzazione di un parco urbano, attraverso la concessione di un diritto
volumetrico decisamente basso ma comunque tale da rendere
effettivamente possibile la trasformazione, utilizzabile in adiacenza ai tessuti esistenti o meglio trasferibile in altri ambiti per
non comprometterne l’unitarietà, l’alto valore ambientale e paesaggistico e garantirne l’utilizzo totale a parco urbano.
Il disegno degli spazi aperti deve cercare legami con la rete degli spazi pubblici verdi già esistenti e creare i presupposti per
la realizzazione di reti ecologiche di connessione urbana e ambientale.
6) perequazione urbanistica e flessibilità
Il Piano Strutturale prevede negli ambiti e aree di trasformazione l’applicazione generalizzata del principio della perequazione urbanistica e, quindi, al ruolo che sarà affidato alla città
pubblica nel processo di riqualificazione e di innovazione
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per disegnare il nuovo abito di carrara
urbana. Il trattamento perequato rappresenta, nell’attuale sistema di leggi che regolano la pianificazione urbana, il principale strumento di negoziazione con i privati per la costruzione
della città pubblica senza gravare di oneri la collettività. Esso
costituisce inoltre una forma di equità sociale in quanto cancella la vecchia disparità fra aree a destinazione privata e aree a
destinazione pubblica, riduce al massimo le diversità fra le diverse zone del piano, cancellando del tutto il divario fra quelle
appartenenti alla stessa condizione urbanistico-giuridica.
Il Piano strutturale detta i criteri, le prescrizioni, gli indirizzi
normativi e regolamentari per l’applicazione della disciplina
perequativa che è assunta dal PS come strumento locale per il
governo del territorio per il superamento della diversità giuridico-economica che si determina tra le proprietà immobiliari per
effetto della pianificazione urbanistica ai sensi dell’Art. 60 della
l.r. 1/05 e per disincentivare le aspettative di valorizzazione finanziaria del mercato immobiliare ai sensi dell’Art. 27 del Pit.
7) il porto
Il porto costituisce uno dei punti di forza del sistema economico carrarese e rappresenta l’elemento attraverso il quale si dovrà avviare la riorganizzazione funzionale ed urbanistica della
linea di costa.
Il PS prevede la riorganizzazione dell’area portuale all’interno
della quale convivono il porto commerciale, il porto turistico e
le attività della cantieristica, attraverso la redazione del piano
regolatore del porto (PRP) di competenza dell’Autorità Portuale che dovrà comprendere anche il tratto di costa che arriva fino
alla foce del torrente Lavello. Tale piano dovrà raccordarsi con
le previsioni urbanistiche delle aree urbane che maggiormente
hanno una influenza con le attività portuali rappresentate dal
centro storico di Marina, alle aree della zona retroportuale, fino
a quelle del tratto terminale del sistema funzionale del Carrione
e a Villa Ceci.
La necessità di una riorganizzazione dell’area portuale, la conseguente rilocalizzazione del porto turistico e la riqualificazione
delle aree urbane interessate dal progetto del “sistema porto”
coinvolge i Comuni di Carrara e di Massa, l’Autorità Portua-
le, la Provincia di Massa Carrara e la Regione Toscana. Questi
soggetti hanno sottoscritto in data 10 luglio 2008 un protocollo
di intesa e i conseguenti atti di pianificazione territoriale e di
governo del territorio dovranno adeguarsi agli esiti dell’accordo di pianificazione ai sensi dell’Art. 21 della l.r. 1/05 e s.m.,
avviato dal Comune di Carrara con Delibera di C.C. n° 61 del
09/08/2010.
8) Il recupero dei valori identitari
La fruizione dei valori identitari propri della comunità fanno
parte degli obiettivi del Piano Strutturale che nel processo di riqualificazione urbanistica pone particolare attenzione alla riconoscibilità delle centralità locali che diventeranno il fulcro generatore della nuova immagine urbana all’interno di un sistema
di città policentrica. Il piano pone quindi le condizioni affinché
via sia una riconoscibilità, anche sotto il profilo insediativo e
funzionale, dei diversi nuclei che caratterizzano storicamente il
territorio consentendo alle diverse comunità di riappropriarsi
dei propri luoghi identitari e, quindi, della loro storia sociale.
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LA RISCOPERTA DI UN GRANDE ARTISTA APPARTATO
gINO Montruccoli
e la Luce nel silenzio
La Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara pubblica un bel volume sullo scultore-pittore-fotografo
carrarese, curato dal prof. Dolci, che ci permette di conoscere un personaggio di indubbio talento
R
isorge dall’oblio il grande artista di
Carrara Gino Montruccoli (Carrara 1883 - Avenza 1937). La Fondazione CRC ha fatto pubblicare il tomo
“Montruccoli - Luce nel silenzio”, per i
tipi “Bandecchi & Vivaldi” di Pontedera;
volume curato dal professore Enrico Dolci
che ha anche e magistralmente descritto lo
spaccato storico-culturale dell’epoca.
Il Sindaco Angelo Zubbani si è detto favorevole ad una prossima mostra di opere
scultoree e pittoriche… di questo personaggio d’ indubbio talento -ha detto Zubbani- che ha saputo ritrarre magnificamente
uomini e cose di una Carrara otto - novecentesca, ma che la morte repentina e prematura stroncò nei suoi migliori anni di grazia
artistica.
9) la tutela del paesaggio
La tutela delle risorse paesaggistiche rappresentano uno degli
elementi cardine del Piano Strutturale. Gli elementi di tutela
presenti nel piano riguardano le zone umide di Battilana e Battilanino, le zone agricole residue di pianura, l’area collinare e
montana (quest’ultima interessata per altro dai vincoli di tutela
del Parco delle Alpi Apuane).
L’estesa opera di tutela paesaggistica prevista dal Piano recepisce le direttive del Piano Paesaggistico del PIT e, pertanto,
grande attenzione è stata posta alla tutela dei coni di visuale
verso la collina e il mare, alla qualità architettonica e alla eliminazione delle situazioni di degrado presenti negli insediamenti,
alla salvaguardia delle aree di pianura connotate dalla presenza di attività agricola, riconoscendo la valenza ambientale di
quelle residuali agricole e naturali da mantenere e conservare
quale filtro tra gli insediamenti e quali elementi di connettività
ecologica.
Autoritratto, pastello su cartone, cm 35x50, collezione privata
Gino Montruccoli: scultore, pittore e valente fotografo, in grado di strappare il
paesaggio od il fatto dal contingente e dal
locale, per cristallizzarlo nella dimensione
artistica. Un genio che ha saputo donare
le giuste tonalità alle cave ed ai panorami
Apuani, dal sorgere del sole al crepuscolo. E i colori, sulle Alpi Apuane e dintorni, sono mirabolanti ma fuggevoli, difficili:
mutano in un batter d’occhi, a seconda del
clima e degli eventi naturali. Montruccoli ci fa “ancora” vedere le nostre colline e
montagne qual’erano 80 anni fa all’incirca,
con la Città che si desta e s’addormenta tra
meravigliosi scorci soleggiati, ombreggiati,
particolari architettonici ed urbanistici che
esistono e resistono ancora oggi, ma dei
quali non ci si accorgeva perché… “A portata di mano o di occhiata fuggente”.
La Marina quasi terra vergine dall’arenile incontaminato e piccole grandi barche
a un dipresso vicine allo scalo marittimo,
a foreste di pini, e le case, belle o brutte,
che significavano qualcosa nel senso di
personalità edilizia. Nell’Avenza di Gino
Montruccoli la Torre di Castruccio svetta
maestosa verso la catena montuosa rosata, come accade al tramonto; e nei pressi
si scorge il Campanile attorniato da case a
facciata candida, e il tutto circondato dal
verde rosseggiante dei campi coltivati ai
sentieri limitrofi. Gli specchi d’acqua nella
piana di Carrara risplendono e riflettono
la natura che esplode intorno. Tutti i colori dell’iride entrano in scena, anzi in tela
dell’artista. Perché il Creato che Egli esprime s’alterna come le stagioni che passano.
Che muoiono, e che risorgono, e che quindi pretendono il colore di competenza; anche quello del fumo e della nebbia, della
pioggia e dell’aridità, del sole, della luna,
delle stelle, dell’arcobaleno.
Le Nature Morte di Montruccoli sembrano
vive: mele, pere, pesche, ciliegie, fichi… da
mangiare; persino la frutta “beccata” dagli
uccellini a lesione in bella vista ritratta alla
perfezione. Il Picchio Muraiolo sulla roccia ha il becco fino lungo e sottile, piumaggio rosso carminio, coda nera bor-
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gINO
Montruccoli
e la Luce
nel silenzio
data di bianco, ampie ali tra l’ebano,
lo scarlatto, e… ancora il bianco. La
capinera uccisa giace e pare osservi il cielo
azzurro sopra un grande nido d’erba, con
l’ala immobile sollevata sul petto a coprire
parzialmente l’oltraggio perpetrato, le zampette protese in aria, quasi a domandarsi
il perché. Una “cacciagione” sta appesa
contro muro e sulla tavola, per i zampini, a
becchi in giù, legata a cordelle avvinghiate
ai chiodi. I colori a riflessi bluastri e marroncini di Montruccoli esaltano e umiliano
il dramma dei volatili: natura morta pensata, osservata, scrutata, dipinta.
Nel 1929 il Monolite di marmo è sdraiato
sul piazzale di Carbonèra, nel teatro naturale e artificiale delle cave dei “Fantiscritti” a guisa di un titano candido, dormiente.
Un paio cavatori “lillipuziani” gli stanno
intorno affaccendati.
Il trenino della “Marmifera” sbuffa sui
“Ponti di Vara” ad altezza vertiginosa, e
percorre i sentieri del quasi impossibile.
Le ville, le case, le casette, le casupole, i
pollai sui monti o nella piana sono ritratti in luoghi ameni incontaminati, nei quali
predominano i colori verdi bianchi azzurri della natura circostante. Ad osservare i
dipinti di Montruccoli si possono avvertire i sensi struggenti della solitudine, della
nostalgia, della maestosità panoramica nel
trionfo della potenza generatrice; della
sorpresa al notare armonizzati così bene i
nei pressi di un laghetto che non esiste più,
come la foce del Magra ritratta misteriosa e illibata, tipo la sorgente del Nilo od il
Giardino dell’Eden. “L’Oratorio del Crocifisso” a Miseglia c’è ancora, ma all’epoca era contornato da alberi e fiori e rovi e
viottoli per accedervi, non senza cristiana
pazienza e fatica. Le ombre delle case nel
quadro “I Groppini a Bedizzano” si sfiorano, quasi toccandosi, come effettivamente
le case racchiuse; ma dallo spiraglio di luce
si ergono le montagne di sopra, incombenti su ogni viuzza del borgo; come incombono ancora oggi le Apuane su ogni strada
di Carrara. Basta alzare gli occhi al cielo,
come Gino Montruccoli seppe fare.
Guardate il suo Autoritratto e spostatevi
da destra a manca. O da sinistra a manca.
Gli occhi del pittore di Carrara vi seguiranno, come in un moto perpetuo, lontano
dall’oblio e dalla luce del silenzio.
VITTORIO PRAYER
CAMPO SINTETICO A FOSSONE
Torano anni 30, olio su tavola, cm 46x32, collezione privata
colori e “persino i sapori e gli olezzi” della
terra nostra. Chiare, fresche e dolci acque
scendono a cascate e cascatelle; percorrono i torrenti da Torano lungo la Carriona,
dove nessun essere umano compare. Ma
nell’altro quadro s’affaticano i buoi pungolati dai bovari a tirare enormi pezzi di
marmo. Il riquadrature picchia il mazzuolo
sulla subbia all’infinito, osservato nel suo
ritmo di lavoro dal “potò”, dal cielo azzurro, da sassi e rocce e blocchi e bancate e
geometrie di materia informe o sagomata:
spessori di un’ epica immortalata a colpi e
carezze di pennello e di miscela di colori,
ad olio su tela. I cavatori di Montruccoli
talvolta sono tanti e tutti in cordate di lavoro nelle cave di antica memoria dai nomi
Notturno al Baluardo, anni 30, olio su tavola, cm 35x25, Collezione Corrado Lattanzi Sr.
leggendari.
Opere scultoree ornamentali di Gino
Montruccoli compaiono, bellissime nella
loro mestizia, ancora oggi al Monumentale di Marcognano. Basta la cultura del saperle individuare, come quella floreale sul
sepolcro della amata sorella Maria. E le
opere in bronzo, rappresentanti battaglie o
scene agresti, o di lavoro nelle miniere, esistono in collezioni private. Come i vasetti
di terracotta, dipinti sugli scenari Apuani.
Gli affreschi nelle case, i camini di marmo
scolpiti. I quadretti disegnati a china, quelli a matita o carboncino, come il ritratto
del “Gattino”, collezionato da una famiglia
pisana. Quadri di grandi dimensioni sono
posseduti anche da note e blasonate famiglie fiorentine e romane. Il magnifico dipinto del dorso nudo di un giovane uomo,
che poggia il capo abbandonandosi su una
trave a braccia sollevate e mani incrociate,
fa ancora bella mostra di se in una casa privata a Pisa. Per esso Montruccoli vinse il
premio all’Accademia di Belle Arti, e sotto
casa sua venne addirittura la Banda Reale
ad omaggiare con le note musicali il valente pittore.
Il “Notturno al Baluardo” lungo la Via
Carrione c’è ancora, lo si può notare quasi tale e quale. Forse era meglio quello ritratto da Montruccoli negli anni ’30, con
le luci della case a riflettersi sul torrente
che tranquillo scorreva a valle. La “Villa
Biggi” che si staglia in quel di Fossola a ridosso delle vette Apuane c’è ancora. Come
la “Nizzarda” di Cherubino Binelli sulla
collina alla periferia di Sorgnano. La “Fornace di Saudino” ad Avenza emana il fumo
INAUGURATO IL “DUILIO BONI”
D
opo il “new look” dei rettangoli di gioco della “Covetta” e della “Fossa dei Leoni”, anche Fossone ottiene il proprio campo sintetico, dedicato al suo compianto “Presidentissimo” Duilio Boni. Un campo da calcio
nuovo di zecca delle dimensioni di 105 m. per 64, realizzato in
appena un anno di lavoro e costato 380 mila euro, equamente
divisi tra il Comune di Carrara e la società di gestione.
Presto il Campo di Fossone si arricchirà di due tribune coperte, in grado di ospitare oltre 200 spettatori.
L’inaugurazione (con benedizione del parroco don Andrea
Forni) è avvenuta domenica 18 marzo alla presenza di tante
autorità amministrative e sportive provinciali, con in testa il
Sindaco Angelo Zubbani, l’Assessore allo Sport Dante Bene-
dini e il Presidente del “Fossone” Giovanni Boni. Ma soprattutto erano presenti una miriade di ragazzini raggianti, con le
loro famiglie.
Oltre 130 sono i “Calciatori in Erba, ora sintetica”, fra giovani e giovanissimi di Fossone e dintorni. Per otto formazioni:
dalla prima squadra di Terza Categoria alle giovanili: juniores,
giovanissimi, esordienti, pulcini e piccoli amici.
I 42 anni della storia sportiva del Fossone si rinnovano e si magnificano -ha detto Angelo Zubbani- un chiaro segnale di come
l’Amministrazione Civica tiene in considerazione i giovani e lo
sport, grazie soprattutto all’impegno di volontari e di sanissimi
dirigenti che hanno dedicato e dedicano tanto tempo e tanto
amore alla disciplina sportiva ed alla salute di tanti ragazzi.
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CONSEGNA ALLE IDI DI APRILE
ecco la STRADA DEI MARMI
Eliminerà i problemi connessi con il passaggio dei camion carichi di blocchi di marmo e di scaglie
L
a Strada dei Marmi è la nuova arteria stradale finalizzata
al trasporto a valle del marmo proveniente dai bacini di
Carrara realizzata e gestita dalla Progetto Carrara S.p.a.,
società in house del Comune di Carrara.
L’opera è stata realizzata in n. 2 lotti:
I Lotto denominato “Miseglia” composto da: “Galleria Santa Croce” lunga ml. 1012,60; “Galleria d’emergenza”
lunga ml. 260 e Viadotto San Giuseppe.
II Lotto denominato “Aurelia”: questo lotto si
compone di 4 gallerie, di cui una artificiale, e 4 viadotti. Nello
specifico abbiamo: la “Galleria Macina” di 971,63 ml, la galleria
“Monte Greco” di 2372,39 ml, la galleria “Corvenale” di 182,57
ml e la galleria “Artificiale” di ml. 56,41. Il Viadotto “Ossi 1”
misura 35 ml; “Ossi 2” 35 ml; “Foce” 23,50 ml e “Viadotto Carrara” 35 ml.
In totale la strada è lunga complessivamente ml. 5611 di cui ml.
4541 di gallerie e ml. 455 di viadotti e tratto a cielo libero.
Si tratta di un strada di tipo F1 con 2 corsie, larghezza carrabile
9,00 ml e 2 banchine.
Nella realizzazione della Strada l’Amministrazione Comunale
ha individuato la soluzione del traffico pesante della città di
Carrara, dirottando gli innumerevoli passaggi giornalieri dei camion, eliminando definitivamente il problema delle polveri, il
congestionamento del traffico urbano, l’inquinamento acustico,
il deterioramento continuo delle principali arterie viarie, i frequenti incidenti stradali e quant’altro connesso al passaggio dei
camion carichi di blocchi di marmo e di scaglie.
Per la realizzazione del I Lotto i lavori furono affidata all’ A.T.I.
Demoter SpA, Cipa SrL e Spinosa SrL.
I lavori furono consegnati il 15/09/2003 ed ultimati il 29/11/2006
a fronte di 1365 giorni utili; pertanto in anticipo.
La realizzazione del II Lotto è stata affidata alla ditta “Adanti
S.p.A.”.
I lavori sono iniziati il 18/01/2006 e terminati il 01/09/2011 a
fronte di 2262 giorni utili per cui, anche in questo caso, in anticipo.
È opportuno citare anche la “Via d’esodo sospesa” che rappresenta un’innovazione del tunneling a livello mondiale.
Si tratta in sostanza di un camminamento ancorato alla calotta
delle gallerie in grado di assicurare la salvabilità degli utenti in
caso di incidente, soluzione che ha consentito di eliminare le
gallerie di emergenza che molto spesso presentano problematiche di elevato impatto ambientale e strutturale sulle strutture
adiacenti e sull’ambiente.
Tale soluzione è stata dapprima testata con apposite prove del
fuoco effettuate dal Politecnico di Torino, dopodiché è stata installata nella galleria Monte Greco e nella galleria Macina ed è
caratterizzata da una lunghezza complessiva di circa 2,4 Km, e
da uno sviluppo di circa 20 mila mq.
Trattasi di una soluzione innovativa che rappresenta un’efficace alternativa alle vie di fuga tradizionali, rappresentando una
soluzione industrializzabile, rapida e con minori costi di realizzazione.
Marzo 2003. Le prime fasi dell’avventura
Novembre 2003
Dicembre 2003
Gennaio 2004
Luglio 2005
Novembre 2006
Ottobre 2007
Dicembre 2009. Prove per la “Via d’esodo sospesa”
AgorÀ n. 2 - MARZO 2012
L’ultimo diaframma e, in alto, l’arrivo sulla via Aurelia
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CON SEDE IN PIAZZA GRAMSCI - dal 19 aprile
...Tra le novità un’ampia sala conferenze; la visibilità e l’immediato
accesso alle novità e al multimediale, l’area piccoli a piano terra
per i bambini fino a sei anni: uno spazio raccolto colorato e
morbido con arredi a misura e tanti libri per trascorrere con i
genitori un tempo piacevole di ascolto e di scoperta.
APRE LA nuova BIBLIOTECA
I
l 19 aprile la Biblioteca Civica di Carrara verrà riaperta al pubblico.
Dopo la chiusura, durata più di un
anno, della sede di via Plebiscito, si insedia, più ampia e accogliente, in Piazza
Gramsci, nei due edifici adiacenti l’Istituto
Figlie di Gesù che ospitavano fino a due
anni fa la sede succursale della scuola secondaria di primo grado “Carducci- Tenerani” di Carrara.
Poco più di cinquant’ anni sono trascorsi
dall’inaugurazione della Biblioteca Civica:
il 15 ottobre 1960, nel Palazzo dei “Conti
Del Medico” in piazza Alberica: una biblioteca giovane, nata per espressa volontà
dell’Amministrazione “Gestri” che intendeva dotare la città di un servizio di pubblica lettura e di un patrimonio bibliografico costituito nella sua origine con risorse
finanziarie comunali. Dal 1962 la sede di
via Plebiscito ha favorito la crescita del
servizio ed ha visto succedersi generazioni
di studenti. Ha ospitato studiosi e servito
lettori in sempre maggior numero. Proprio
l’implementazione del servizio e l’aumento
dell’utenza evidenziavano, da molti anni, i
limiti della vecchia sede. Dopo la chiusura nel dicembre 2010, l’Amministrazione
Comunale ha lavorato prima a un piano
di razionalizzazione dell’uso degli edifici scolastici, in accordo con la dirigenza
della scuola media “Carducci Tenerani” e
dell’Istituto di Istruzione Superiore “Luigi
Einaudi”; poi ad un complesso intervento
strutturale finalizzato alla nuova destinazione d’uso dei due edifici di piazza Gramsci.
Il compimento di tutte le operazioni necessarie, sia di carattere edilizio che organizzativo, è stato possibile grazie ad un
importante sforzo di carattere finanziario
sostenuto dal Comune, con il fondamentale contributo della Regione Toscana.
Con una superficie di 1330 mq.: quattro
piani nell’ala sinistra, due piani nell’ala destra, la Biblioteca si presenterà rinnovata
nei percorsi e nei servizi con ampi spazi di
accoglienza, di lettura informale, di consultazione e di studio. Un luogo in cui ciascuno avverta che è piacevole starvi.
Gli elementi di novità sono costituiti da
un’ampia sala conferenze; la visibilità e
l’immediato accesso alle Novità e al multimediale, l’ area piccoli a piano terra per i
bambini fino a sei anni: uno spazio raccolto
colorato e morbido con arredi a misura e
tanti libri per trascorrere con i genitori un
tempo piacevole di ascolto e di scoperta.
Dopo anni in cui i magazzini di deposito
erano collocati a piani alti poco funzionali,
oggi la nuova Biblioteca dispone di un ma-
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gazzino a piano terra in cui sarà possibile
organizzare razionalmente la raccolta e la
conservazione. Dall’apertura della nuova
sede l’accesso ad internet diventerà gratuito
e la novità riguarderà anche le sedi bibliotecarie di Avenza e di Marina di Carrara.
L’Amministrazione ha inteso rendere la
Biblioteca quale luogo culturale e sociale
sempre più accessibile ai bambini, ai gio-
vani ed ai più grandi.
La nuova sede si apre quasi a richiamare
e ad accogliere le persone nel cuore della
città, lontano dal traffico, in una piazza di
Carrara che è ancora vera agorà dei cittadini; luogo di incontro, di pausa e riflessione.
La Biblioteca sarà un po’ continuazione e
conclusione di questa agorà, una “Piazza
del sapere”, in cui accrescere le proprie in-
formazioni e conoscenze.
La Biblioteca Civica di Carrara si propone
quale Centro pulsante della cultura e delle idee, un luogo nuovo di socializzazione
che offre occasioni di crescita individuale e
collettiva. Per tutti coloro, grandi e piccoli,
che hanno ancora curiosità e desiderio di
conoscenza.
L’ultima FATICA LETTERARIA DI VALENTINA LODI
L’Aurora degli emarginati
L
’Aurora degli emarginati-Poesie sul carcere”. È il titolo del magnifico e poetico
libello della trentottenne carrarese Valentina Lodi, per i tipi della “Pilgrim Edizioni”
di recente presentato al pubblico a “Palazzo
Binelli”, sede della Fondazione CRC.
Valentina Lodi paragona la sua situazione
fisica a quella del carcerato. All’essere dietro le sbarre. Ma non si lascia vivere con
rassegnazione: la sua disabilità non è il limite ad una vita piena e normale. La dolce
poesia della Lodi, dove la fede placa il senso
di vuoto, il sentirsi invisibile, trova in Dio
un motivo per avere un posto, per avere un
senso in questo Universo. Grazie alla immaginazione ed alla sua trainante poesia Valentina può evadere, superare le sbarre del suo
“carcere”; e librarsi in volo di farfalla: lieve,
colorato, effimero. Lei cammina con i sogni
e col pensiero: “Non disperiamo -scrivevestiamoci di sogno”. È vero: perché l’ essenza della vera libertà nessuna sbarra può
limitare. Gran folla a “Palazzo Binelli” per
rendere omaggio allo stile poetico e vitale di
Valentina Lodi.
Il Sindaco Angelo Zubbani tra le altre cose
ha detto di Lei: Valentina con la sua volontà, la sua fantasia e l’aiuto della sua meravigliosa famiglia, ha saputo superare le barriere
riuscendo a fare si che la sua disabilità si sia
tramutata in risorsa. Prodigiosa risorsa. Lo
ha fatto attraverso la poesia, attraverso la
sua sensibilità in stretto rapporto di identità
con un altro mondo: quello del carcere, dove
altri esseri umani vivono in costrizione privi di libertà. Una poetica fresca e difficile la
Sua, ma mai amara e mai rinserrata tra le sue
difficoltà. Mi ha colpito una pagina del libro
di Valentina, ed
una strofa bellissima dov’Ella
dice: “Al tramonto mi cade
una lacrima - E
io penso al sale,
che mi appare così pulito - Con un sapore di
sogno smarrimento”. Brava Valentina -conclude Angelo Zubbani- il Tuo stile di vita è
un esempio. E una bella lezione per noi tutti.
Valentina Lodi è nata a Carrara il 12
dicembre 1974. Diplomata al Liceo Classico, oggi frequenta con ottimo profitto la
facoltà di Lettere all’Università di Pisa. Valentina adora la musica ed ama danzare. Ha
fatto parte di un gruppo di “Dance Ability”:
(danza che consente il ballo ai disabili) per
7 anni. Uno dei suoi sogni è sempre stato
quello di insegnare ai bambini, ma consapevole che per realizzarlo sussistono difficoltà
legate alla sua patologia motoria, Valentina
ha convogliato ogni sua energia nella idea
di creare un Centro di accoglienza grazie al
quale coadiuvare varie realtà, oltre a quelle
degli “handicap”.
Da anni Valentina descrive le proprie emozioni, cerca di rappresentare i suoi stati
d’animo con la poesia; mette a nudo la sua
persona e in un certo senso si scopre -e si
conosce- aprendosi al prossimo suo. Scrivere la fa sentire bene; quindi Valentina scriverà poesie all’infinito ottenendo riconoscimenti di pubblico e di critica. La poesia è
per Valentina Lodi un… bosco pieno di vita.
La sua… acqua dal sapore puro. È il suo…
amare intimo. La sua… piuma elegante che
descrive il romantico.
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CARRARA CITTÀ D’ARTE
Centro Arti Plastiche
all’insegna della scultura
Alcune delle sale del piano nobile saranno lasciate a disposizione di privati cittadini, enti ed
associazioni che ne faranno richiesta per la realizzazione di eventi e mostre temporanee
I
l 13 Aprile è prevista l’apertura del
Centro Arti Plastiche presso l’Ex
Convento di San Francesco di Carrara est, data la conclusione degli ultimi
interventi strutturali al magnifico antico
edificio. Struttura già utilizzata quale sede
temporanea ospitante diverse edizioni
della Biennale Internazionale di Scultura,
di mostre, di convegni.
L’apertura del Centro costituisce l’occasione culturale per esporre e per poter
ammirare l’importante collezione di arte
contemporanea della città, formata dai
premi acquisto delle Biennali succedutesi
in Carrara fra il 1957 e il 1973, dalle opere degli artisti che hanno partecipato alla
mostra “Disegnare il marmo” del 2004 e
dalle opere scultoree acquisite a seguito
della XII Biennale del 2006.
Il Museo si prefigge lo scopo di divenire uno spazio antologico dedicato alle
Biennali Internazionali di Scultura organizzate negli anni in base alle tematiche
più attese dal pubblico e dalla critica del
periodo, sperimentando anche nuovi utilizzi del marmo, come in occasione della
mostra del 2004 “Disegnare il Marmo”.
La città di Carrara si arricchisce di un
importante Centro museale dedicato alla
scultura e alla sua evoluzione stilistica e
materica dagli anni ’50 ai giorni nostri;
per cui il marmo avrà un ruolo da protagonista assoluto: basti pensare a “Uomo
Seduto 2” di Giuliano Vangi, affiancato
da altri materiali quali il bronzo, come
“Rissa” di Agenore Fabbri, “Standing Figure” di Kennet Armitage, “Conjunction
X” di Chadwick Lynn, il cemento del
“Motivo Ancestrale” di Mirko Basaldella: fino ad arrivare al polistirolo di Ohad
Meromi e alla scaglia di una delle Twin
Towers di Cyprien Gailard.
Assieme a questi autori saranno esposti
anche opere di maestri che hanno svolto il percorso artistico nella nostra città,
come quelle di un giovane Nardo Dunchi
del 1962, due opere di Carlo Sergio Signori: “Colomba Nera” e il “Monumento ai Fratelli Rosselli”, “La Presenza” di
Angelo Mangiarotti e il “San Sebastiano”
di Aldo Buttini.
I laboratori artistici Nicoli
Con l’apertura del suo Museo Carrara si
conferma protagonista della cultura artistica e importante crocevia fra esperienze del passato e le ultime tendenze del
contemporaneo, come tra l’altro avevano
già dimostrato le trascorse edizioni della
Biennale (2006 e 2008).
Per donare continuità al percorso espositivo e alla stesso modo continuare a
mantenere in città uno spazio dedicato
alla creazione artistica e allo sviluppo
culturale, l’Amministrazione comunale
ha deciso che alcune delle sale del piano
nobile saranno lasciate a disposizione di
privati cittadini, enti ed associazioni che
ne faranno richiesta per la realizzazione
di eventi e mostre temporanee, secondo
modalità che verranno rese pubbliche
tramite l’emanazione di un bando pubblico.
Dette sale dal 23 maggio p.v. saranno già
dedicate a uno degli eventi della mostra
“Marble Weeks”, organizzata da Carrarafiere quale naturale estensione di “CarraraMarmotec”, con il coinvolgimento
diretto del Comune di Carrara.
L’ultimo libro di LANMARCO LAQUIDARA
IL RISORGIMENTO DIMENTICATO
I
Opere di Alberto Viani, astrattista internazionale della prima ora, presente nelle collezioni artistiche della città
n edicola da poche settimane l’ultima “fatica” letteraria di Lanmarco Laquidara,
che al termine delle celebrazioni del 150°
anniversario dell’Unità d’Italia ha inteso
raccogliere in un agile volume il succo di
tutte le più recenti rivisitazioni degli eventi che condussero nel 1861 all’unificazione
dei diversi stati in cui era divisa la nostra
Penisola. Il dibattito che ne è scaturito ha
stimolato un po’ dovunque, oltre ai consueti saggi agiografici e celebrativi, la riscoperta o la rivalutazione di aspetti ignorati o
dimenticati delle vicende di quegli anni.
Nel suo “Risorgimento dimenticato, quello
che gli altri preferiscono tacere” Laquidara
mette in luce le numerose sfaccettature inedite di quel quadro composito e multiforme
che può correttamente ritrarre il periodo risorgimentale, basandosi sulla pubblicazione di nuovi documenti e la riconsiderazione
della bibliografia disponibile.
Le prospettive federaliste inspiegabilmente
naufragate dopo l’impresa dei Mille, il ruolo svolto dalle donne, quello dei cattolici e
dello stesso Pio IX, l’atteggiamento del Piemonte nei confronti della Chiesa, l’insospet-
tata importanza delle difficoltà di bilancio
del Regno di Sardegna, le azioni truffaldine
che si affiancarono all’eroismo dei patrioti,
i brogli elettorali dei plebisciti, la differente
penetrazione del messaggio risorgimentale
e il diseguale coinvolgimento delle diverse
classi sociali e delle molte popolazioni della penisola alle insurrezioni e al progetto
dell’Unità sono descritti con immediatezza
ed efficacia, senza tralasciare aspetti spesso
dimenticati (quando non volutamente ignorati) dalla vulgata tradizionale di una storia
scritta solo dai vincitori.
Il tutto “condito” da curiose incursioni in problematiche originali come quelle riguardanti l’alimentazione e la cucina
nel Risorgimento. Interessante il capitolo
conclusivo, che concerne inconsuete considerazioni su alcune piccole storie locali
e pone in evidenza la profonda differenza
delle vicende di Massa e di Carrara. Mentre
oltre Foce la partecipazione al Movimento
unitario fu molto tiepida, a Carrara prese
corpo una vera e propria adesione popolare
diffusa come in poche altre città. Laquidara ripercorre gli eventi fornendo esaurienti
spiegazioni socio-economiche e culturali al
diverso sviluppo degli eventi, dando vita ad
un ragionamento originale, agile e scorrevole che percorre questo come tutti gli altri
capitoli di una pubblicazione pregevole,
originale, di facile lettura.
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ARRIVA LA TRENTUNESIMA EDIZIONE
Carrara Marmotec 2012
il successo si rinnova
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Aumentano le presenze nel settore marmi; positiva la
partecipazione per le aziende delle tecnologie.
A due mesi dall’evento già confermate l’85% delle adesioni.
Dal 23 al 26 maggio le attività business nel complesso
fieristico con un’interfaccia in” Carrara Marble Weeks” che
si svolge in contemporanea nel centro storico
L
a trentunesima Fiera Internazionale di Marmi, Tecnologie e Design (www.carraramarmotec.it) si avvicina e tutti
gli indicatori della biennale relativi alle presenze espositive, alla partecipazione di visitatori italiani e stranieri fino al
programma di eventi tecnici e culturali presentano segnali positivi.
Si prevede un’edizione con riscontri in linea con l’andamento
generale del settore monitorato sempre con attenzione dall’Internazionale Marmi e Macchine Carrara che, a fine 2011, ha
svolto un’indagine congiunturale nazionale sull’andamento del
settore lapideo e delle tecnologie, attingendo direttamente dalle aziende dei principali distretti produttivi valutazioni e previsioni su trend commerciale, investimenti, ricerca e criticità del
comparto. A chiusura di anno il 22% delle aziende ha dichiarato un aumento del fatturato nel corso dell’esercizio, con una
percentuale sensibilmente più alta all’interno del comprensorio
apuo versiliese dove anche il comparto dei macchinari e delle
tecnologie è quello che mostra migliori segnali di ripresa rispetto al resto d’Italia con circa il 50% delle aziende che ha
dichiarato un fatturato in aumento rispetto all’anno precedente. La crescita di fatturato è da attribuire principalmente alla
domanda estera che nel complesso ha tenuto nonostante la crisi
che ha influito anche sugli investimenti. Le aziende toscane,
in controtendenza, hanno dimostrato di credere nello sviluppo
perché almeno il 20% di loro ha dichiarato di aver aumentato il
livello degli investimenti con una percentuale superiore al resto
dell’Italia.
Carrara Marmotec 2012 si inserisce in questo quadro – annuncia
Paris Mazzanti, direttore di CarraraFiere – perché, a due mesi
dall’apertura, abbiamo un livello di adesioni pari all’85% rispetto al 2010 con diversi nuovi espositori sia nel settore dei marmi
che in quello delle tecnologie. L’assegnazione delle aree esterne è
ormai completata con 25.000 metri quadrati di esposizione, con
un aumento del 15% delle aree occupate, dove hanno un ruolo
di primo piano i marmi e i graniti grezzi. Abbiamo un riscontro
positivo anche dalle aziende che espongono prodotti finiti mentre il settore delle tecnologie presenterà diverse novità sia per le
aziende presenti sia per i prodotti presentati. Sarà un’edizione
completa – conclude Mazzanti – nella quale presenteremo il mi-
glior panorama del lapideo e delle tecnologie, comparto importantissimo nel quale i prodotti e le aziende italiane detengono un
primato di eccellenza.
L’obiettivo è quello di superare le presenze dell’edizione del
2010 quando gli Espositori sono stati 330 dei quali 52 stranieri,
da 21 Paesi occupando una superficie di 40.000 metri quadri.
Carrara Marmotec proseguirà la tradizione di evento commerciale ai massimi livelli con un programma di convegni e seminari tecnici rivolti alla platea di espositori e visitatori che dall’appuntamento che rappresenta l’universo delle aziende toscane e
liguri attende informazioni e anticipazioni che permettono di
disporre di nuovi strumenti che, come il volume annuale Stone
Sector, concorrono a elaborare strategie aziendali partendo dalla conoscenza del comparto e delle sue evoluzioni.
Già annunciato l’arrivo di numerose delegazioni straniere, accolte in collaborazione con la Camera di Commercio di Carrara,
con operatori, architetti, progettisti e designer che provengono
da paesi e aree importanti per l’impiego di qualità dei marmi
italiani.
In contemporanea con Marmotec, che sarà l’appuntamento di
natura commerciale e professionale, si svolgerà Carrara Marble Weeks, evento che affianca e integra la Fiera dei Marmi e
delle Tecnologie con iniziative ed attività che si terranno nel
centro storico e adiacenze di Carrara, per offrire ai visitatori
della fiera, ma anche ai residenti e a quanti vorranno conoscere
meglio l’universo del marno e i suoi riflessi economici, sociali
e culturali sul territorio, nuove opportunità di informazione e
approfondimento in un contesto spettacolare che contribuirà
ad avvicinare ancora di più la Fiera alla Città con un obiettivo
condiviso: fare sistema e promuovere la cultura e la conoscenza
del marmo che, da sempre, è simbolo di tradizione e dottrina
collettiva di Carrara.
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CARRARA MARBLE WEEKS 2012
ARCHITETTURA E DESIGN nel
cuore deL CENTRO STORICO
D
opo il grande successo della prima edizione, che
nell’estate 2011 ha coinvolto il centro storico della
città, CarraraMarble Week sarà riproposta. Quello che si svolgerà a Maggio prossimo sarà un evento ancora
più ricco di eventi e di presenze, con il coinvolgimento diretto
del Comune di Carrara, della Camera di Commercio di Massa
Carrara, della Cassa di Risparmio di Carrara, della Fondazione
Cassa di Risparmio di Carrara e dell’Accademia di Belle Arti
di Carrara, dell’ERP -Edilizia Residenziale Pubblica- oltre che
con il contributo della Regione Toscana e di Toscana Promozione ed il patrocinio dell’Associazione degli Industriali della
Provincia di Massa Carrara.
L’evento, che sarà inaugurato il 23 maggio 2012 si arricchisce di
una “S”, il plurale che sottolinea un prolungamento temporale
- si protrarrà fino al festival Con_Vivere - perché la manifestazione, che nel 2011 era stata progettata per durare una settimana, si è protratta per oltre un mese.
A CarraraMarble Weeks 2012 hanno già aderito diverse aziende del distretto Lapideo Apuo-Versiliese: Cave Michelngelo
- Franchi Umberto Marmi - Gemeg - Il Fiorino - Italmarble
Pocai Marmi Carrara – La lega delle Cooperative - MT&S Sagevan - Sam - - Savema – UpGroup.
I temi sviluppati saranno ancora quelli dell’architettura e del
Design che avrà una preview a Milano durante la design week
di aprile con la partecipazione delle aziende del marmo ad INTERNI LEGACY con un progetto firmato dal prestigioso Studio di Architettura SOM (Skidmore, Owings & Merrill) Nel
cortile d’Onore dell’Università Statale di Milano con il progetto “One - Into the Void” in collaborazione con gli architetti
Paolo Armenise e Silvia Nerbi.
Lo stesso progetto verrà poi presentato anche a Carrara dove si
terrà la seconda edizione della conferenza organizzata da “INTERNI” “progettare con il marmo”
“switch on our heritage” sarà un progetto realizzato in collaborazione con la rivista “IQD” che prevede, assieme ad altre
iniziative, di accendere una luce sui palazzi storici di Carrara e
che con la rivista Casa Trend, racconterà il marmo attraverso gli
arredi storici del Design Italiano
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Dopo il grande successo dello
scorso anno CarraraFiere
ripropone, dal 23 maggio, la
manifestazione che coinvolge il
meglio del design italiano
Il Design avrà uno dei suoi epicentri nella galleria di via Roma
dove, in collaborazione con ADI, la prestigiosa Associazione
dei Designer Italiani, sarà allestita la mostra del Compasso
d’oro che avrà come tema il “marmo come design”.
La seconda edizione di carraramarble weeks si arricchisce di
novità con l’introduzione dei temi del “fashion design” e del
“food” che vedrà i locali della città protagonisti del progetto
“assaggiami”, circuito pensato per guidare alla riscoperta dei
sapori della città a partire dalla colazione fino a tarda sera.
I marchi importanti della moda nati nel nostro territorio come
la. D’Avenza, Peuterey, Mason’s, Natural Winning woman bag,
saranno protagonisti di istallazioni ed eventi.
a sottolineare il loro impegno apriranno dei temporary shop,
primo passo per indicare la volontà di avviare il ritorno della
città agli antichi splendori.
Al Centro internazionale delle arti Plastiche la D’Avenza
Fashion Icon sarà protagonista di una mostra che riproporrà la
storia dell’azienda interprete dello stile e del gusto esponendo,
tra i tanti pezzi firmati nel corso degli anni, anche il cappotto
indossato da Marcello Mastroianni ne La dolce vita e quello di
Marlon Brando in Ultimo Tango a Parigi.
Installazioni di design e scultura animeranno le location storiche più suggestive della città di Carrara: alcune delle piazze
più caratteristiche della nostra città insieme ad alcuni dei locali più antichi e rappresentativi della storia architettonica e
culturale nostrana saranno teatro di vere e proprie mostre che
ospiteranno i laboratori di scultura del territorio Carrararese a
testimoniare la grandezza artistica di Carrara da Michelangelo,
a Canova ad oggi.
Ciascuna locations, installazione e mostra verrà esaltata grazie
alla collaborazione con aziende Italiane Leader nel settore del
design dell’Illuminazione che, con la complicità del crepuscolo
e di performance artistiche di grande suggestion, ne moltiplicheranno l’effetto empatico ed evocativo.
“CarraraMarble weeks” avrà come protagoniste anche le aziende del design Italiano: ospiterà installazioni di Antonio Lupi,
Martinelli Luce, Poltrona Frau, Officinanove, Edra, Jove,
Vannucci Piante, SamPietro, Bellé Forme, Vitra, Driade, Egizia con la collaborazione di Nerbi arredamento, adesioni che
sottolineano come anche grandi marchi del design italiano si
riconoscono all’interno del sistema di valori e qualità che Carraramarble weeks testimonia.
Anche per la seconda edizione la direzione artistica è affidata a
Paolo Armenise e Silvia Nerbi.
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LE NOSTRE RADICI
CARRARA
E LE SUE FAVOLE
Presentiamo alcuni racconti tratti dalla
riedizione di “Carrara e le sue favole” di
Beniamino Gemignani, vincitore del premio
nazionale “Voci delle Apuane”
di Beniamino Gemignani
I
lettori che scorreranno le pagine di questo libro avranno la
ventura di scoprire che i luoghi, le contrade, le strade, i monumenti di Carrara àncorano la città a favole tramandate
nel secolare corso del tempo, favole che ingentiliscono l’aspra
natura dei luoghi e la avvolgono di una cortina di misterioso
incantesimo...
Dall’introduzione della prima edizione di Gian Carlo Molignoni
Come è nata Carrara
Al tempo che i Greci antichi erano sempre a darsele, e ogni
città face­va guerra all’altra, una di esse venne distrutta e i suoi
abitanti uccisi o dispersi.
Quelli che la scamparono furono pochi, e si misero in viaggio
per cer­care un posto lontano, sicuro, dove rifugiarsi e fondare
una nuova pa­tria. Viaggia e cerca, cerca e viaggia, senza trovare
il posto adatto, decise­ro di andare a chiedere consiglio da una
maga che sapeva tutto e ve­deva nel futuro come noi vediamo il
Sagro da Fontia. Arrivati dalla maga, i poveri Greci senza pace
e senza patria spiegarono quello che cercavano.
La maga, che si chiamava Sibilla Eritrea (a forza di girare, i raminghi erano finiti proprio in Eritrea) guardò nel cielo, lontano,
eppoi nel tempo, anche più lontano, e disse: “Dovete viaggiare
per terra, viag­giare per mare, e di là dal mare cercare montagne alte, belle, proprio vicino alla riva. Quando le avrete trovate
fermatevi pure, e andate a costruire la vostra città ai loro piedi.
Sarà una città che tutti conosce­ranno: il suo simbolo e la sua
forza saranno la ruota.”
I pellegrini, guerrieri e marinai esperti, e camminatori anche
nei posti più selvatici, fecero come aveva detto la Sibilla.
Viaggia e cerca, ricerca e riviaggia, ecco che videro una catena
di montagne spuntare lontana lontana, e così attaccata al mare
da sem­brare una trina di schiuma anziché roccia. A vela e a
remo, a remo e a vela, sbarcarono sulla spiaggia, e dalla spiaggia seguirono il corso di un fiume che scendeva dalle montagne
culminanti in una cima fatta come una vela gonfia di vento,
alzata contro il cielo più azzurro che a­vessero mai visto.
L’acqua del fiume scendeva pulita e fresca, loro salivano sudati
e stanchi, ma senza fermarsi.
Salirono finché incontrarono delle colline che si avvicinavano
da est e da ovest, come a formare una porta. Superata quella
specie di porta si trovarono in uno spazio fatto a conca, protetto torno torno da monta­gne boscose in basso, nude in alto, fino
alla cima vista dal mare, che sembrava una vela di roccia.
“Ecco il posto che ci ha indicato la Sibilla Eritrea” disse il più
vecchio dei pellegrini. “Qui ci fermiamo a costruire la nostra
nuova città. Il monte più alto che abbiamo sopra, subito dopo
quelli più vicini, sarà il nostro nuovo Olimpo, e per questo lo
chiameremo il Monte Sacro.”
Così nacque Carrara, che ha per simbolo la ruota, come aveva
detto la Sibilla, ed ha sopra il Monte Sagro, quello che i fondatori avevano chiamato Monte Sacro.
La favola del marmo
I nostri monti non sono stati sempre così, come li vediamo oggi.
All’origine erano coperti di grandi boschi fin quasi all’altezza
del Morlungo, fra il Sagro e Campocecina, e solo le cime più
alte svetta­vano nude e compatte. Fra i boschi e le cime si trovavano i pascoli, dove i pastori, nei mesi caldi, abitavano con le
pecore. Il sole, sui monti di Carrara, è sempre stato di casa più
che sulle altre montagne, perché i nostri monti non sono tanto
alti da coprirsi troppo spesso di nuvoloni, e non sono così bassi
da soffrire la nebbia del piano. Il ver­de dei boschi, il giallastro
dei pascoli, il grigio pulito delle cime, fan­no il resto, e così il
nostro cielo e il nostro sole splendono di più.
I pastori antichi ci stavano una bellezza su questi monti. Però
c’era un però: c’era che i nostri monti, così belli di fuori, erano
brutti dentro, e pericolosi, pieni di caverne dalle bocche aperte
dappertutto, profonde non si sapeva quanto. Col tempo queste
brutte bocche si sono quasi tutte chiuse, ma alcune rimangono
ancora spalancate: basta andare dietro Campocecina e guardare quella dell’Antro degli Orridi, che già dal nome fa paura.
Tutte queste caverne, questi antri, queste voragini, formavano
un mondo sotto il mondo, e se in quello di sopra vivevano
uomini, animali e piante, in quello di sotto viveva il mo-
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LE NOSTRE RADICI
CARRARA E LE SUE FAVOLE
stro più mostro che sia mai esistito: così mostruoso che se si
guardava faceva paura a se stesso, e infatti viveva sempre sotto
terra, per non vedersi. Usciva solo ogni tanto, e per poco, a
cercarsi da mangiare, e siccome mangiava ogni genere di carne,
si portava giù sia le persone che le bestie: le squartava fuori,
come si capiva dal sangue lasciato in terra o come aveva visto
qualcuno da lontano, e poi andava a divorarsele nella sua tana,
al buio, dove stava bene.
Fra i pastori che d’estate abitavano a Campocecina c’era una
coppia di sposini giovani giovani: così belli, felici, generosi, da
fare invidia a tutti. La sposina aspettava un bambino, e quindi
il marito le risparmia­va certe fatiche, e la faceva stare sempre
alla capanna, perché voleva che la loro creatura nascesse bene,
senza correre rischi. Vivevano in pace, quindi i due sposini pastori, e in solitudine, per godersi di più la loro giovinezza e la
loro felicità.
Ma eccoti che il mostraccio, il mostro dei mostri, ci mise lo
zampino: anzi, ci mise le sue zampacce orribili. Un giorno che
il pastore era a pascolare, la bestia venne fuori proprio dall’Antro degli Orridi, e, do­po aver sbranato e buttato nella sua tana
tante pecore, vide la pastora seduta fuori dalla capanna, e la
portò sotto terra. Il pastore, tornato dal Sagro, non trovando
la moglie in capanna si mise a cercarla fuori, si­curo che fosse là
attorno a fare qualcosa, ma chiamò, chiamò e ri­chiamò, e non
ebbe risposta. “Sarà caduta e svenuta da qualche parte” pensò
spaventato, e si rimise a cercarla. Cerca, cerca e ricerca, non la
trovava.
Qualcosa, purtroppo, finì per trovare, ma era qualcosa che non
avreb­be mai voluto vedere: scoprì le orme del mostro. Orme
cinque volte più grandi che quelle di un uomo, e con certi buchi scavati giù dagli unghioni fatti a uncino. Tirò un urlo di
terrore: urlò così forte che lo a­scoltarono anche dai Pozzi, dal
Ballerino, da verso i Prati del Cardetto, da altre parti, e infatti
molti pastori corsero su e giù, a vede­re. Quando arrivarono alla
capanna e non trovarono nessuno si misero a cercare, anche
loro, e trovarono proprio le orme del mostro: scende­vano giù,
giù, fino all’Antro degli Orridi, e qui capirono tutto. Il pa­store
se ne stava impalato, intontito, pallido, davanti alla bocca del­
l’antro. L’erba, la terra, le rocce attorno erano tutte coperte di
sangue. “Dov’è tua moglie?” chiese uno dei pastori. Lui non
rispondeva, per­ché non gli veniva la voce, ma gli altri capirono
lo stesso.
Non c’era più niente da fare, lo sapevano tutti. Altre volte il
mostro del buio, come chiamavano la bestiaccia, si era portato via donne, uo­mini, bambini, oltreché pecore, e si sapeva la
fine che avevano fatto nel ventre della terra e nella pancia del
mostraccio. Sapevano bene che non c’era più niente da fare
né per la povera pastora né per il suo bambino già pronto a
nascere, ma nessuno aveva il coraggio di dirlo, né di portare via
il povero marito, sempre impalato davanti all’antro dove non
era mai entrato nessuno, ma proprio nessuno, all’infuori del
mostro e delle sue vittime, perché la voragine strapiombava giù
buia e senza fine, e per scenderci bisognava avere le ali da pipistrello come le aveva il mostro del buio. “Andiamo via. Non
si può fare altro” trovò il coraggio di dire qualcuno, mettendo
una mano sulla spalla del disperato: Ma a quel tocco, anziché
voltarsi per andare via, il dispera­to urlò come se si svegliasse
all’improvviso da un brutto sogno, e ac­corgendosi che il brutto
sogno era invece realtà, gridava che lui non ci voleva andare via
di lì, ed anzi voleva scendere nell’antro, a cercare sua moglie e
a squartare il mostro.
I presenti, da principio, credevano che dicesse così tanto per
dire, per­ché sapevano che scendere nell’antro era impossibile,
ma quando vi­dero che faceva sul serio, e andava in capanna a
prendere il necessario per calarsi giù, gli si misero dietro, e non
riuscendo a convincerlo di fermarsi lo aiutarono a fare i preparativi, anche se erano sconvinti. Presero la roba disponibile e
tornarono all’antro. Qui legarono una corda bella lunga a un
albero, annodarono l’altro capo al busto del di­sperato, che con
una torcia accesa, altre di riserva, un coltellaccio alla cintura e
una scure in mano, fu calato giù, giù, giù, nel ventre buio della
terra.
Non vedeva più in giù di un metro. I pastori calavano la fu­ne,
avendo più paura loro a stare accanto alla caverna che il disperato a scenderci dentro. Scendeva in una oscurità che la torcia
graffiava appena, come un fiammifero in una casona senza candele, di notte. Se non vedeva nulla, però, sentiva ed ascoltava
abbastanza da spaventare anche il più coraggioso degli uomini,
ma non lui, che era il più dispe­rato: sentiva il vento graffiargli
la carne; sentiva scrosci d’acqua gela­ta zuppargli il corpo; ascoltava l’urlo e lo scroscio di altri venti e di altre acque nascosti
sotto, chissà dove.
Scese, scese, finché gli altri calarono, finché la corda non finì,
e allo­ra, invece di farsi ritirare su, sciolse i nodi e imboccò un
cunicolo ap­pena schiarito dalla torcia, e si mise a camminarci
dentro. Camminava in ginocchio, perché lo spazio era basso e
stretto. Lo superò, e di là si ritrovò in un buio anche più buio.
Dall’aria e dai rumori capiva d’es­sere uscito in uno spazio più
non poteva sopportare a lungo la luce, se no diventava debole
e completamente cieca, e non ci vedeva più né alla luce né al
buio. “Perché non mi sono tenuto una fiaccola di riserva?” si
rimproverava il pastore, pensando che quella, sì, sarebbe stata
un’arma più efficace della scure e del coltellaccio.
Qualcuno ascoltò le sue parole, e gli fece una grazia. Invece
che una semplice e piccola fiaccola, si accese all’improvviso una
luce grande, che cresceva, cresceva quanto tutto il ventre della
montagna: una luce bianca, pulita, bella e buona per gli occhi
buoni, insopportabile per quelli del mostro. Infatti, appena si
fu accesa quella luce, il bestione ritirò le zampe già allungate sul
pastore, e se le strinse contro gli oc­chi, a chiuderli; ma ormai
era inutile, perché la luce non si spegneva e gli trapassava anche
le zampe, i peli, le ossa, e lo costringeva a scap­pare, a scappare, finché: brututùn, tin, tùn! Sprofondò verso l’inferno. I due
sposini, sani e salvi, si abbracciarono così forte che a momenti
si tagliavano in due: anzi, in quattro. Eppoi scapparono anche
loro, ma all’aria aperta, fuori dall’Antro degli Orridi. Uscirono senza nean­che inciampare, perché la luce immensa, bianca,
estesa quanto tutto il ventre delle montagne sopra Carrara, era
ormai accesa per sempre: u­na luce pietrificata, che gli uomini,
poi, chiamarono marmo.
Il primo degli anarchici
grande, dove la torcia sembrava appena una brace. Pensando
che proprio lì, forse, poteva esserci la tana del mostro, sistemò
la torcia contro la roccia e si mise a chiamare la mo­glie, sperando che fosse ancora viva e che gli rispondesse. Inutile: la sua
voce si sperdeva, diventava tante voci e tornava col lamento di
un solo eco, spento. Riprese la torcia, scese, risalì, attraversò
altri cunico­li, fino a consumare la prima torcia. Accese la seconda, continuando a camminare e chiamare finché durò. Accese
anche le altre di riserva, finché non si spense anche l’ultimo
guizzo dell’ultima fiammella, e allora si ritrovò davvero sperduto nella pancia scura della terra, più di­sperato di prima. Era
così disperato che non provava nessuno spaven­to. Urlava più
forte il nome della moglie. E, quando ormai stava per abbandonare anche l’ultima speranza, non ti sente una voce che gli
ri­sponde? Il cuore, che fino a quel momento batteva solo dalla
dispera­zione, gli si mise a ribattere anche di speranza: era davvero la voce di sua moglie: lui chiamava lei e lei chiamava lui.
Ma dove era?
Il vento confondeva l’origine dei suoni; il buio, d’inferno, non
lascia­va vedere neanche i piedi, invece dei passi. Cosa poteva
fare? Non poteva che stringere forte forte la scure e avanzare, avanzare al buio infernale, a rischio di sprofondare più giù:
avanzava nella speranza di avvicinarsi di più alla voce. Camminò, senza sapere dove e quanto; e­ra arrivato a un punto in
cui la voce si distingueva meglio: urlava il suo nome, e lui le
rispondeva di stare tranquilla, che ormai era lì, a squartare il
mostraccio. Ma, proprio al sentire quella minaccia, il mo­stro
mandò per il buio una specie di grugnito. Era davvero vicino,
il mostraccio, ma dov’era? Come faceva a vederlo e a piantargli
la scure in bocca? Il buio rendeva invisibile, e quindi più pericoloso, il mostro del buio! Si sapeva infatti che la bestiaccia
Chi va per il mondo e dice: “Sono di Carrara” si sente rispondere: “Ah! La città del marmo e degli anarchici!” Cos’è il marmo
lo sanno tutti, ma cos’è, precisamente, l’Anarchia, no, e così,
quando ci chia­mano anarchici pensano a gente abituata a fare e
brigare senza regole e criterio, perché non sanno che Anarchia
è una parola così bella e an­tica che esisteva già al tempo della
grande Grecia, e infatti deriva pro­prio dalla lingua greca.
Cosa voleva e vuole dire, veramente, “Anarchia”?. Vuol dire,
si, rifiu­to di chi comanda, ma solo quando chi comanda fa gli
interessi di po­chi e non di tutti, e siccome è stato quasi sempre
così, c’è stato anche chi ha sognato e sogna l’umanità fatta di
uomini capaci di essere tutti quanti, uno a uno, in grado di fare
il loro dovere senza nessuno a co­mandare. Chi sogna così è il
vero anarchico della vera Carrara.
Ma perché proprio Carrara è diventata la patria degli anarchici? E quando ci fu il primo di tutti gli anarchici?
Se ne sono dette e scritte, di storie, per rispondere a questi perché. Una delle storie che si raccontavano nella botteghina di un
certo Nardi, anarchico individualista, calzolaio, era questa.
Dopo la caduta dell’impero Romano, che aveva comandato per
tanti secoli anche a Carrara, qui da noi cominciarono a scorrazzare, più che da altre parti, i barbari, perché di qui bisognava
passarci per andare in su e in giù, in qua e in là per l’Italia.
E siccome i ladroni sladronavano dove passavano, a Carrara
sladronavano a più non posso. Oltre a fare questo, spesso, i
barbari si fermavano quanto volevano, a fare i co­mandini, e la
gente ci si era quasi abituata.
Comanda e sladrona, sladrona e comanda, qualcuno cominciò
a stu­farsi d’essere comandato e sladronato. Questo qualcuno
era un uomo anziano, che ne aveva viste e sopportate di
tutti i colori, e per il suo carattere da bastian contrario ave-
AgorÀ n. 2 - MARZO 2012
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LE NOSTRE RADICI
CARRARA E LE SUE FAVOLE
va preso botte da Goti, Visigoti, Ostrogoti, Bizantini, Longobardi, e da altri.
“Se invece di fare comandare chi viene e chi va ci organizzassimo be­ne tra di noi, e nominassimo un comandante?” cominciò a
predicare quel bastian contrario. “Se facciamo così ci scommettete che almeno a Carrara non viene più nessuno a comandare
e a sladronare?” E sic­come era un tipo che sapeva dire, fare e
convincere, seppe convincere tanta gente.
Questa gente si radunò dove adesso c’è il Duomo, a eleggere chi
do­veva comandare per tutti.
La proposta di fare il comandante fu fatta al bastian contrario,
ma lui, che era troppo onesto e poco ambizioso, disse che a Carrara esisteva uno più adatto a guidare gli altri: fece il nome di
quell’uomo, e la proposta fu accettata.
Il comandante scelto, infatti, si dimostrò subito all’altezza della
situa­zione: era così capace di fare e brigare, e di convincere tutti,
che spes­so riusciva perfino a convincere i barbari ad andarsene
via senza col­po ferire, accontentandosi di quello che la gente era
disposta a dare. Li convinceva con certe parole, con certi giri di
parole, che la gente normale non riusciva neanche a capire, e
non voleva neanche sapere cosa volessero dire, perché la gente
è fatta così: finché tutto si risolve bene se ne infischia di capirne
le ragioni.
A forza di comandare, di non dovere spiegare e rendere conto
a nes­suno, di essere considerato un capo, il comandante cominciò a starse­ne volentieri soltanto con gli altri comandanti, magari
quelli dei bar­bari, perché i comandanti, rossi o blu, grassi o magri, sono tutti ugua­li, e fra di loro se la intendono sempre.
Capitava sempre più spesso, quindi, che all’arrivo dei barbari ci
fosse­ro incontri, anziché scontri, di comandanti, mentre il popolo, barbaro e non barbaro, non poteva neanche assistere ai
banchetti, alle discus­sioni, e ai patti segreti.
Ai Carrarini, però, stava bene anche così, perché, se non altro, i
capi si limitavano a mangiare, a bere, a discutere, e quando litigavano per prendersi questo o quello finivano sempre per mettersi
d’accordo sen­za chiamare la gente a menare le spade.
L’unico a non essere d’accordo neanche con questo andazzo fu il
soli­to bastian contrario, e decise di intervenire.
Andò alla casa del governo, che era dove adesso c’è Piazza del
Duomo, o, come dicono altri, al Cafaggio, si fece annunciare al
co­mandante e gli disse: “Perché anziché stare con la gente e dare
retta ai carrarini, come facevi una volta, non li consideri più?”
Il comandante, che sapeva di dover rispondere a un uomo intelligente e onesto, cercò una risposta molto chiara, la trovò, ma per
farla capire aveva bisogno di fare oltreché di parlare, e invitò il
bastian contrario a seguirlo.
Andarono fuori, in piazza, e lì il comandante disse: “Guarda tutta la gente qui attorno, e dimmi come la vedi, quello che fa e cosa
dice.” Il bastian contrario guardò, ascoltò, e vide e capì, precisamente, cosa fa­ceva e cosa diceva la gente.
Il comandante, allora, lo portò più lontano, sulla balza di Monterosso, e una volta lassù disse: “Ora guardala da qui, la gente
che è per le strade e sulla piazza, e dimmi come è, cosa fa e cosa
dice.”
Il bastian contrario guardò, ascoltò, ma non vedeva che un via
vai di sagome nere, e in quanto a udire udiva solo il vento venire
su dal Carrione e giù dai monti. E lo disse.
Il comandante, senza neanche rispondere, lo portò più in su, più
in su, fino sulla cresta della Carocara, il monte sopra Miseglia, e
gli disse la solita tiritera: “Guarda la gente di qui, dimmi come la
vedi, cosa fa e cosa dice.”
L’altro spinse gli occhi lontano, fino a Carrara, e da quella altezza
e quella lontananza non vedeva che puntini neri muoversi tra
le case, come tante formiche, e nessuno, guardandole di lassù,
avrebbe mai potuto capire cosa facevano e cosa dicevano, e infatti il bastian con­trario disse che, da lassù, la gente non la vedeva e
non la riconosceva più.
“Hai detto bene” rispose il comandante, soddisfatto. “La gente
la ve­di, la capisci, la consideri com’è, finché ci sei in mezzo, ma
più te ne allontani, più su ti mettono, peggio la vedi, meno la
capisci, e anche meno ti serve a tenere e tenerti compagnia. Ho
voluto portarti fin qui per farti capire come stanno le cose. Tu e
la gente di Carrara avete vo­luto farmi salire al comando, e adesso
sono diventato così, e sarà sem­pre così, per chiunque andrà al
comando. È il prezzo che si deve pa­gare: e se ti credessi che io ci
godo poi tanto, ad essere così, ti sba­gli!”
Il bastian contrario, dopo aver ascoltato e pensato, anziché
prenderse­la con il comandante lo ringraziò, perché era stato
sincero e gli aveva fatto capire come stavano e come sarebbero
sempre andate le cose. Tornarono a Carrara, e la storia sembrava
finita lì, ma invece doveva ancora venire il più bello.
Il bastian contrario, pur sapendo che ormai sarebbe stato difficile cambiare le cose subito, si mise nella testaccia l’idea di poter
cambia­re almeno il futuro, e si mise a criticare tutto quello che
non andava nel verso giusto, nel comportamento del comandante e degli altri co­mandanti che andavano e venivano. Nei primi
tempi lo lasciavano fa­re, perché tanto era da solo, e la gente lo
considerava perfino pazzo; ma quando i capi si accorsero che
qualcuno cominciava a dargli retta, lo misero in galera.
“Così impari a fare il bastian contrario” andò a dirgli il comandante, proprio quello che era salito al comando anche per merito
suo. “Sei contento, adesso, di stare in galera?”
“Si” rispose, tranquillo, il bastian contrario, più contrario di
prima.
“Si! E perché?” sbottò il comandante, stralunato. Il condannato
lo guardò senza cattiveria, come se lo compiangesse, e concluse:
“Finché nel mondo la canaglia impera, la patria degli onesti è la
galera.”
La gente di Carrara venne subito a sapere tutto questo, e da allora
in poi c’é sempre stato chi la pensa come quel bastian contrario,
soprat­tutto a Carrara; e tanti secoli dopo questi fatti, quando i sapientoni co­minciarono a voler spiegare e chiamare tutto a modo
loro, chiamarono “Anarchici” tutti quelli che, come il nostro bastian contrario carrarino, non vogliono essere né comandanti né
comandati, ma uomini giusti, liberi, e basta.
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