Soc!al Pr!de WELFARE BENE COMUNE Documento elaborato dai gruppi di lavoro del Soc!al Pr!de Dicembre 2011 Perché è nato il Soc!al Pr!de La storia, ancora breve, del Soc!al Pr!de è un concentrato di novità e ricchezza che è utile condividere: siamo una rete di persone, enti e istituzioni, provenienti dal volontariato, dalla cooperazione sociale, dall’associazionismo, impegnati nella ricerca, nel lavoro sociale, nell’amministrazione della città. siamo donne e uomini, adulti, giovani, anziani, dirigenti e operatori, assistenti e assistiti, residenti e migranti. Siamo nati a novembre 2010, un anno fa, e abbiamo affermato nel nostro agire diversi elementi di incompatibilità: Incompatibilità per un sistema di rappresentanza ormai ingessato, incapace di reale collegamento con i cittadini e i territori, di dare respiro alle iniziative di giustizia sociale, di riprendere il filo dello sviluppo del welfare. Incompatibilità con la dimensione frantumata del lavoro sociale (coop, volontariato, associazionismo, lavoratori, cittadini utenti e poi disabili, anziani, minori , tox, ecc.) Incompatibilità rispetto ad un quadro sempre più ridotto di risorse che mettono in discussione i diritti sociali delle persone e la dignità del lavoro sociale. Incompatibilità con la frattura tra dimensione rivendicativa immediata, parasindacale e la visione trasformativa di proposta/ progetto verso la società, il territorio, le persone. Ecco tutto questo abbiamo cercato di mettere insieme, con difficoltà, nel Soc!al Pr!de. Abbiamo fatto decine di riunioni e diverse assemblee pubbliche ma soprattutto abbiamo ricostruito un tessuto unitario attraverso le tante iniziative di vertenze specifiche e mobilitazioni unitarie. Abbiamo riscoperto insieme il valore del conflitto seppure proveniamo da organizzazioni più propense al fare che al contestare, ma quando la misura è colma, bisogna darsi da fare! E la misura l’hanno colmata gli insopportabili ritardi dei pagamenti delle prestazioni e servizi sociali erogati; i tagli delle risorse che hanno determinato la chiusura di servizi e progetti; la farsa del “Piano Nomadi”, totalmente fallito, e peraltro contestato dalla stessa Corte Costituzionale; una gestione scellerata dell’Agenzia Comunale della Tossicodipendenza; un nuovo Piano Regolatore Sociale del Comune che sacrifica l’azione sociale, centralizza funzioni e interventi, ridimensiona la funzione dei municipi, riduce le risorse per l’operatività sociale e invece di cancellare il disagio, cancella i disagiati e il Terzo Settore; una proposta di legge dell’Assessore Forte che non prende impegni verso i cittadini, ma impone una nuova organizzazione centralistica e burocratica per la gestione dei servizi sociali dei distretti socio assistenziali, che da sola assorbirà metà del budget disponibile. Piani e leggi che ridisegnano i servizi e gli interventi senza tener conto dalla legge su Roma area metropolitana che introduce modifiche istituzionali (accorpamento municipi, loro autonomia, ecc.). Ci sembra qui utile ricordare il percorso fatto! 17 Novembre 2010 - Via Marsala 42 Roma Assemblea pubblica PER UN PRIDE DEL SOCIALE. Un percorso di dignità e di cittadinanza 30 Novembre- Centro Servizi del Volontariato Assemblea, prende forma il Soc!al Pr!de, 20 dicembre- Centro Servizi del Volontariato Assemblea del Soc!al Pr!de 2 febbraio 2011 - Assessorato Scuola e Famiglia - via Capitan Bavastro 94 Presidio sotto la sede, per il ritiro l’immediato dell’avviso di gara servizi ACT 3 febbraio - Centro Servizi del Volontariato Assemblea pubblica 17 febbraio - Scalinata del Campidoglio Manifestazione per un Pride del sociale- Contro le politiche sociali della Giunta Alemanno Viene ritirato il Bando dell’ACT 3 marzo - Assessorato Politiche sociali - Viale Manzoni,16 SIT – IN Superiamo il “Piano nomadi” di ALEMANNO: e’ solo sperpero di denaro pubblico 8 marzo - Centro Servizi del Volontariato Assemblea Nazionale con:“Welfare non è un lusso” – Napoli /Campania; Cartello nazionale “I diritti alzano la voce” – CNCA – Fish; Movimento Lavoro Sociale – Genova 10 marzo - Campidoglio Presidio per la seduta straordinaria dell’Assemblea Capitolina sul Piano Rom 6 aprile - Sala Gonzaga Assemblea pubblica 27 aprile - Scalinata del Campidoglio Manifestazione “Il welfare non è un lusso”; incontro con Lamanda ass.re Bilancio 6 maggio - Roma Partecipazione allo sciopero generale e manifestazione della CGIL 17 maggio- Centro Servizi del Volontariato Assemblea Roma Soc!al Pr!de 9 giugno– Ragioneria Centrale Comune di Roma Presidiooccupazione contro ritardati pagamenti e tagli alle politiche sociali della Giunta Alemanno 23 giugno - davanti a Montecitorio Presidio manifestazione nazionale insieme al cartello nazionale “I diritti alzano la voce” 27 giugno- Campidoglio Presidio per dimissioni Direttore ACT 6 Luglio - Centro Servizi del Volontariato Convegno cittadino il Welfare bene comune 28 luglio- Fontana di Trevi Flash Mob - pagamento progetti 285 22 settembre - Agenzia tossicodipendenza Presidio per il ritiro dell’ignobile bando per la gestione dei servizi 1 ottobre – Sala Vittorio Arrigoni Ex Cinema Palazzo Convegno cittadino WELFARE bene comune Proprio il 1 Ottobre abbiamo iniziato gruppi di lavoro e assemblee tematiche per arrivare a questo opuscolo con l’obiettivo di rendere visibile un atto di responsabilità. La Responsabilità di costruire un percorso per l’elaborazione di proposte sulle quali richiamare la mobilitazione della città e costringere le parti sociali, i partiti e le istituzioni a prendere posizione. La responsabilità di indicare la strada per rilanciare il principio della pari dignità di ogni essere umano, in un momento in cui la crisi viene usata per azzerare le responsabilità Istituzionali e i tagli alle politiche sociali smantellano il sistema di welfare abbandonando le fasce deboli a se stesse. FONDI STATALI A CARATTERE SOCIALE (Bilancio previsionale dello Stato - milioni di €) 2008 2009 2010 2011 346,5 186,6 185,3 52,5 52,5 31,4 64,4 30,0 3,3 2,2 2,2 2,2 137,4 79,8 94,1 32,9 32,9 26,1 43,9 43,9 40,0 40,0 40,0 40,0 929,3 583,9 435,3 75,3 70,0 44,6 300,0 400,0 400,0 0,0 0,0 0,0 205,6 161,8 143,8 33,5 33,9 14,3 inclusione 100,0 immigrati servizi infanzia 100,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 100,0 0,0 0,0 0,0 0,0 servizio civile 299,6 171,4 170,3 113,0 113,0 113,0 Totale 2520,0 1750,6 1472,0 349,4 344,5 271,6 -30,5% -15,9% -76,3% -1,4% -21,2% politiche della famiglia pari opportunità politiche giovanili infanzia e adolescenza Fondo per le politiche sociali (*) non autosufficienza affitto (variazione % sull'anno precedente) 2012 2013 (*) al netto degli oneri relativi ai diritti soggettivi Il Soc!al Pr!!de sostiene la necessità ineludibile di superare l’impianto che prevede politiche sociali deboli per i deboli e solo in condizioni di crescita economica a cui bisogna rispondere con il passaggio dall’obiettivo della crescita a quello dello sviluppo sociale ed ecosostenibile dell’intera società. Un passaggio possibile, come dimostrano le proposte avanzate dalla Controfinanziaria di Sbilanciamoci, che attaccando privilegi incostituzionali (scuole private e Ici della Chiesa) e sviluppando reali politiche di riduzione delle spese (militari) e di lotta all’evasione, realizza risorse sufficienti per garantire i LIVEAS e il sostegno al reddito per giovani e famiglie. La centralità della politica Questa visione dello sviluppo ci permette di ribaltare alcuni luoghi comuni e rilanciare una concezione del welfare che vede nelle politiche sociali un nucleo centrale dello sviluppo. Bisogna ritrovare le ragioni di un nuovo pensiero positivo e trasformativo. Recuperando il rapporto con il protagonismo delle persone si può rimettere al centro il valore della politica come capacità autonoma di decisione, che sappia governare gli stessi processi economici. Bisogna superare una visione della politica ridotta ad un pragmatismo senza prospettiva che la sacrifica ad un ruolo di gestione amministrativa dell’esistente. Il Soc!al Pr!de è al fianco di chi rifiuta un welfare caritatevole, che utilizza subdolamente la mancanza di risorse per ridurre i diritti e affermare il dono come unica opportunità per uscire dalla povertà e dal disagio. Crediamo nella forza della politica che proprio in questi momenti riesce ad esprimere il coraggio di andare controcorrente. Il coraggio di dire che non c’è sviluppo senza diritti e non ci sono diritti senza investimento sulla spesa sociale. Il Welfare che vogliamo Bisogna saper intelligentemente incrociare l’affermazione dei diritti, l’universalità dell’assistenza con la necessità di promuovere partecipazione e protagonismo. Questo è possibile sostenendo le forme organizzate della società civile, in primo luogo le associazioni, le cooperative sociali, il volontariato, i comitati, agevolando i processi di diffusione della responsabilità e della partecipazione. Da qui, è possibile riaprire una nuova stagione di politiche sociali che sappiano unificare promozione delle persone, quindi interventi sociali, in un quadro di sviluppo di economie sostenibili, ecosostenibili, che abbiamo al centro lo sviluppo locale in una dimensione rispettosa delle vocazioni territoriali. Sostenibilità, sviluppo locale, economia sociale sono i tre pilastri su cui costruire un nuovo modello di sviluppo e di welfare che affermi i diritti sociali universali e che ricostruisca nei territori nuove forme di relazione solidale tra le persone. Per questo il Soc!al Pr!de combatte l’impianto centralistico del nuovo Piano Regolatore Sociale e della proposta di Legge Forte, che sguarniscono i territori e sovrappongono nuove burocrazie all’esistente, e si batte per una totale inversione di tendenza delle priorità politiche: no alle grandi opere, si ai piani di sviluppo sostenibile locale, condivisi territorialmente che sappiano rilanciare relazioni solidali e diritti dei cittadini. Dobbiamo contrastare lo sperpero di denaro pubblico, far emergere gli sprechi, ma anche evidenziare che le risorse investite in servizi sociali migliorano la qualità della vita delle persone, producono reddito in una forma percentuale ben superiore a quella di ogni altra impresa industriale e riducono i costi della sicurezza, della sanità ecc. La funzione pubblica del Terzo Settore Bisognerà affermare una volta per sempre la funzione pubblica del terzo settore, che rappresenta la validità di un sistema decentrato che fa perno sulla ramificazione, sulla capillarità dell’intervento, sulla prossimità dell’iniziativa e della presenza, e che trova nella territorialità una delle discriminanti di questo modello. Siamo chiaramente contro la criminalizzazione delle fasce deboli, l’impianto emergenziale che ha caratterizzato l’intervento sui migranti e rom, e soprattutto contro l’utilizzo della Croce Rossa o di altri istituiti assolutamente distanti da una prassi di sviluppo locale, assolutamente distanti da una gestione partecipativa dei servizi sociali, e che ad oggi hanno rappresentato solo una perdita di democrazia e un forte aumento di costi! Il Soc!al Pr!de riafferma la centralità di un sistema di servizi integrato e capillare in grado di coinvolgere tutti gli attori sociali presenti sul territorio e disponibili alla costruzione di un sistema di diritti sociali e di assistenza universalistica. C’è quindi un grande spazio per il volontariato, nella sua funzione originaria di apripista e di attivatore di risorse, non certo come sostituto a basso prezzo del lavoro sociale. Quota capitaria, Livelli Essenziali, Reddito di cittadinanza Il Soc!al Pr!de sostiene apertamente e con forza il principio che ogni territorio debba essere dotato di servizi sociali essenziali (non minimi), disponibili per tutte le persone e le famiglie. Per questo motivo occorre sostenere con forza la definizione della quota capitaria per l’incremento annuale del Fondo Nazionale Politiche Sociali da trasferire alle Regioni. Una quota capitaria ponderata, non solo rispetto al numero degli abitanti, ma anche in ragione delle dinamiche sociali presenti sui territori e delle risorse già assegnate. I livelli essenziali di assistenza sarebbero in questo modo garantiti salvaguardando l’effettivo esercizio dei diritti di cittadinanza. Ogni cittadino deve poter contare su una rete di protezione sociale certa e definita (livelli essenziali), a partire da una fonte sicura di risorse economiche (Reddito di cittadinanza) – che gli permetta di poter vivere dignitosamente – e dall’accesso universale ai servizi. Chi perde il lavoro deve sapere che viviamo in un paese che è pronto ad attivare una serie di azioni di tutela che lo salvino dal rischio povertà: vengono normalmente chiamati ammortizzatori sociali e sono necessari soprattutto per chi già oggi lavora in situazione di precarietà occupazionale E’ indispensabile ripristinare una misura europea di reddito di cittadinanza come misura universalistica di contrasto alla povertà e strategia generale d’inclusione. Bisogna superare gli interventi spot e gli inutili palliativi mediatici come la card sociale, strumento controproducente, perché non promuove il protagonismo delle persone, non garantisce la costruzioni di progetti personali inseriti in contesti territoriali in cui è centrale la realizzazione di nuove relazioni sociali significative tra le persone. Oltre l’Assistenza Andare oltre l’assistenza (che va garantita perché è un diritto universale), significa affermare il protagonismo di tutti nelle politiche di sviluppo, per questo l’economia sociale, l’impresa sociale, può e deve giocare un ruolo fondamentale nella costruzione di uno sviluppo locale sostenibile. Proprio la cooperazione, l’impresa sociale più in generale, potrebbe rappresentare un formidabile volano di sviluppo. L’impresa sociale è in grado di rappresentare il luogo naturale per la costruzione dell’integrazione sociale tra persone con svantaggio o con diversità culturale dentro un contesto fatto di imprenditoria a dimensione territoriale, che garantisce una migliore redditività, una maggiore capacità e attenzione all’impiego di risorse umane. Imprese che reinvestono nelle attività e finalizzano l’utile prodotto all’allargamento della base sociale e all’inclusione di nuovi lavoratori svantaggiati. Questa è impresa etica e sociale! La piattaforma o Più risorse sul bilancio comunale per le politiche sociali, culturali e di promozione del benessere, con la costituzione del Fondo unico per le politiche sociali sulla base della quota pro capite o Definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza per garantire a tutti i cittadini romani i diritti sociali; o Riconoscimento del ruolo del Terzo Settore (associazioni, cooperative, volontariato) e il suo coinvolgimento attivo in tutti i passaggi di programmazione e progettazione dei Piani di Zona municipali e del Piano Regolatore Sociale cittadino; o Riconoscimento della centralità dei territori e delle politiche municipali attraverso un tavolo permanente di coordinamento sulle politiche sociali tra Comune e Municipi, rafforzamento delle deleghe ai Municipi; o Riconoscimento della dignità e professionalità del lavoro sociale attraverso: l’adeguamento delle tariffe per l’erogazione di servizi di maggiore qualità, la definizione del tariffario delle prestazioni sociali e socio-sanitarie e il conseguente adeguamento delle rette per i servizi residenziali e semiresidenziali; o Abolizione delle gare a ribasso con affidamenti economicamente in grado di riconoscere il CNL; o Riduzione del danno burocratico con procedure amministrative semplificate e trasparenti; o Definizione di un nuovo piano Rom che superi i campi e valorizzi le esperienze maturate e consolidate negli anni; ritiro della delega alla Croce Rossa Italiana; o Rilancio delle politiche per l’infanzia e adolescenza e della legge 285/97; o Riduzione immediata dell’Irap per le onlus; o Abolizione degli Enti di derivazione pubblica che si frappongono tra P.A. e organizzazioni di III settore, poiché sottraggono risorse ai servizi e complicano la relazione tra soggetto pubblico istituzionale e organizzazione impegnata direttamente nell’intervento sociale (es : Fondazione Roma Solidale, Agenzia Tossicodipendenze); o Eliminazione dei costi per consulenze, coordinamento e comunque per attività impropriamente delegate a singoli o organizzazioni da parte di istituzioni pubbliche già incaricate a svolgere tali ruoli e che non hanno garantito maggiore efficienza ai servizi (es. “Osservatorio cittadino sulla condizione sociale”che dovrebbe assistere il Dip. politiche sociali per la realizzazione del Piano Regolatore Sociale; la Croce Rossa Italiana che dovrebbe coordinare il “Piano nomadi”). Una quota delle risorse così risparmiate deve essere investita nelle attività di formazione di funzionari e dipendenti P.A. e delle organizzazioni di III Settore; o Semplificazione delle procedure amministrative di liquidazione delle fatturazioni per i servizi erogati; riduzione dei costi impropri (burocratici) a favore dell’investimento in attività sociali. o Sviluppo dell’accreditamento basato sulla qualità sociale delle organizzazioni e degli interventi, con parallela riduzione (razionalizzazione) delle spese amministrative e di rendicontazione economica. o Emanazione di bandi pluriennali per gli affidamenti di servizi sociali, anche con la semplice partnership di progetto (come da prassi europea) per consentire la programmazione e la continuità degli interventi e dell’occupazione; o Garanzia di modalità di pagamento puntuale da parte della P.A., perché peraltro tutte le misure di cessione credito e pro-soluto producono un ulteriore aumento del debito pubblico. o Affidamenti trasparenti, che abbiano ad oggetto un servizio e non singole prestazioni e quindi che diano agli enti gestori la possibilità/responsabilità di ottenere ed essere misurati su dei risultati/obiettivi condivisi in fase di strutturazione del Piano Sociale di zona e regionale; o Affidamenti che prevedano definizioni e criteri qualitativi per i servizi, la valutazione periodica dei risultati raggiunti, la formazione permanente degli operatori ed equipe interprofessionali in grado di agire su problemi complessi; o Affidamenti che prevedano la partecipazione dei cittadini e dei fruitori alla costruzione e alla valutazione degli interventi. Perché la scelta dell’utente se ricade sull’operatore (rendendolo ricattabile) o sul singolo ente può creare collusione e depotenziare la valenza educativa del servizio e quindi il cittadino va soprattutto informato e accompagnato alla scelta del tipo di intervento e della sua qualità. o Sostegno all’impresa sociale e quindi inserimento socio lavorativo delle persone in situazione di disagio, con la definizione di quote di riserva alla cooperazione sociale di acquisti di beni e servizi della P.A. e partecipate (delibera comunale n. 60/2010 non applicata!); diffondere la pratica degli acquisti verdi e sociali della Pubblica Amministrazione (mancata applicazione delle direttive europee!); o Realizzazione dei distretti di economia sociale e solidale prevedendo dei veri e propri centri direzionali del III settore, su base municipale e di distretto; o Recupero di spazi pubblici attrezzati per costruire sistemi sinergici di lavoro sociale e sviluppo locale ecosostenibile, sottraendo il territorio stesso ai meccanismi della speculazione immobiliare; o Presidi sociali con le caratteristiche della continuità di intervento e del legame partecipativo con i cittadini del territorio o Recupero dei beni sottratti alla criminalità ad un uso sociale, anche per rispondere alla necessità di investimenti in strutture immobiliari che rispondano ai principi dell’housing sociale; o Messa a sistema di percorsi di progettazione partecipata con i cittadini del territorio ogni qual volta si attivino dei processi di edilizia e riarredo urbano massicci e utilizzo (e formazione) degli operatori sociali come attivatori di reali processi partecipativi con la cittadinanza; o Attivazione di servizi che facilitino processi di mutualità sul territorio a partire dalle esperienze della mediazione sociale e che possano poi lasciare il posto nel tempo a reti mutuali spontanee da parte delle comunità territoriali; o Uso sociale di alcuni spazi (anche privati) da parte dei progetti sociali ed educativi della città in un’ ottica di multifunzionalità. (uno spazio che è usato la sera in una dimensione commerciale può essere usato il giorno per una funzione sociale); o Costruzione (utilizzando anche i servizi territoriali e il terzo settore) e pubblicazione on-line di una mappa delle risorse sociali presenti sul territorio, a partire dalle risorse e le esperienze di natura informale al fine di evidenziare la vitalità civica anche di quei luoghi etichettati come terreni di disagio e marginalità; o Uso sistematico e programmato delle scuole come spazio di incontro socialità e attività territoriali nel pomeriggio/sera con un contributo fattivo dei municipi per permetterne la sostenibilità concreta; o Individuazione di luoghi simbolicamente e concretamente denominati “Piazze dell’impegno sociale” in cui rendere visibile il lavoro di enti e comitati locali coinvolgendo i cittadini e costruendo iniziative ripetute nel tempo; o Messa in rete e valorizzazione delle esperienze di intervento sui diritti e le esperienze degli sportelli sociali, per favorire un lavoro di rete su larga scala e per evidenziare e denunciare i danni che i tagli al welfare stanno procurando ai cittadini e ai territori; o Costituzione di un Osservatorio sugli affidamenti dei servizi sociali che coinvolga anche le parti sociali e che sulla base di criteri di qualità elabori linee guida per gli affidamenti e supporti gli enti locali al fine di riqualificare il loro rapporto con il Terzo Settore.