Sussidio realizzato dall’Azione Cattolica Ragazzi Diocesi di Ferrara-Comacchio Hanno collaborato: Virginia Alberighi, Luca Bianchi, Elisa Borghi, Giovanni Bucci, Camilla Corazza, Matteo Duò, Giorgia Luppi, Anna Mainardi, Mirko Occhi, Nicola Padovani, Nicola Pinnavaia, Jean Dominique Rodney, Giulia Villani, Alessandro Zavatti, don Enrico Garbuio Finito di stampare: ottobre 2013 2 NON C’È GIOCO SENZA TE All’inizio del nuovo anno pastorale, i bambini sono chiamati a vivere tante esperienze che stimolano la loro curiosità: l’inizio della scuola, delle attività extra scolastiche, dell’Acr, ecc.. Per ciascuna di esse i bambini hanno delle certezze (incontrare i vecchi amici, l’insegnante, l’educatore, ecc.) e degli interrogativi (ci saranno nuove persone? Mi troverò bene? Sarà divertente?). Il criterio con cui i bambini stabiliscono la bontà di un’esperienza è quello della gioia che in essa possono provare ed è nel gioco che questa ricerca prende forma e trova una risposta. Giocando fanno, infatti, nuove amicizie, rinsaldano quelle già esistenti e sperimentano appieno la realtà che li circonda. In questo modo danno sfogo alla loro fantasia e possono esprimere pienamente ciò che sono. In un ambiente che favorisce il loro bisogno di giocare, i bambini si sentono accolti e a loro volta accolgono la presenza degli altri, piccoli e grandi, come persone con cui è bello crescere. Nel Mese del Ciao i bambini iniziano un nuovo cammino, lasciandosi coinvolgere ed entusiasmare dal gioco. Proprio come in un parco giochi in cui è facile incontrare persone che non si conoscono, iniziare a giocare assieme, i bambini si ritrovano in parrocchia per vivere un’esperienza con amici vecchi e nuovi, scelgono di unirsi al gioco per portare il loro prezioso contributo, scoprendo così che il gruppo è un luogo in cui possono divertirsi e stare bene, cresce in loro la voglia di condividere un cammino insieme ai propri amici, non perché qualcuno lo ha scelto per loro ma perché, di volta in volta, la proposta li conquista. Nell’incontro con i propri coetanei e con le altre persone della comunità i 3 bambini scoprono di essere tutti destinatari dello stresso invito: è Dio che chiama tutti a fare festa attraverso una partecipazione gioiosa alla vita della Chiesa. Nel primo tempo di catechesi gli acierrini si scoprono parte della Chiesa, comunità di persone che hanno accolto l’invito del Signore a fare festa con Lui. Nella Chiesa, piccoli e grandi si mettono in cammino per coltivare il dono della fede ricevuto nel battesimo e annunciare a tutti la gioia di essere cristiani. Celebrano la memoria del proprio battesimo che rende ognuno parte importante della Chiesa, e riaccolgono l’invito che Dio ha fatto a loro, attraverso il sì dei genitori, a prendere parte alla sua grande famiglia. Nella Chiesa, Dio vuole che tutti siano coinvolti e partecipino della gioia senza fine. A conclusione dell’Anno della Fede, in cui hanno scoperto e colto l’amore che Dio ha per ciascuno di loro, i bambini si aprono alla gioia della fede all’interno di una Chiesa bella perché accogliente. Nel tempo di Avvento i bambini si preparano ad accogliere il bambino Gesù come un Compagno speciale e gioiscono insieme alla comunità parrocchiale perché Dio, nel Figlio Gesù, si rende vicino al cuore di ciascuno. Come Maria e Giuseppe hanno accolto la nascita di Gesù diventando la sua famiglia, così i bambini si riscoprono famiglia insieme alla comunità. Con il cuore in festa rendono gloria a Dio per il dono del Figlio suo, proprio come il coro degli angeli alla grotta di Betlemme. Seguendo il tema dell’anno associativo “NON C’È GIOCO SENZA TE”, vogliamo proporre agli acierrini un’occasione di festa parrocchiale in cui l’invito diventa il momento peculiare di quell’accoglienza autentica che è veicolo di relazioni significative. Sono proprio le relazioni intessute e 4 rafforzate in momenti intensi come quelli del gioco che lo rendono davvero una festa. LA FESTA DEL CIAO richiama bambini, ragazzi, educatori, genitori e sacerdoti in parrocchia per vivere un’esperienza di comunione e fratellanza profonda. Le attività di gioco proposte ai ragazzi hanno lo scopo di trasmettere valori fondamentali e, specialmente all’inizio di questo nuovo anno insieme, di far sperimentare loro che ciascuno ricopre un’insostituibile parte da protagonista nella Chiesa. Lo slogan è “NON C’È GIOCO SENZA TE”. I bambini sono invitati ad accettare con gioia ed entusiasmo l’invito che il Signore fa a loro; così facendo potranno riconoscere che effettivamente il divertimento vero, ricco ed appagante è quello che permette di stare tutti assieme e di condividere le esperienze di vita con i propri fratelli. Quest’anno desideriamo fare si che tutti i bambini comprendano la bellezza del mettersi in gioco con l’altro e con il Signore della vita. La comunità cristiana diventa così uno spazio bello e accogliente per la crescita dei bambini. Luogo privilegiato per comprendere che il gioco è più bello se condiviso; se aiuta a crescere nella conoscenza di se e dell’altro e se educa a prendersi cura con passione della vita della città. Dire “non c’è gioco senza te” significa educare a puntare sul contributo originale ed unico che ciascun bambino può dare al gruppo Acr e contemporaneamente fare si che ciascun acierrino si senta amato per quello che è, cercato e invitato dal Padre a prendere parte alla sua gioia. L’Ufficio catechistico nazionale accoglie con gioia la decisione dell’Azione Cattolica di servire i catechismi proponendoli come testi ufficiali e vincolanti per la 5 catechesi dei propri iscritti. L’Équipe diocesana Acr ha scelto di contribuire all’elaborazione di un’organica pastorale dei bambini, cioè di un’azione educativa intelligente, pensata e coordinata attraverso la quale tutta la comunità si fa carico dell’educazione alla fede. Il percorso di Iniziazione Cristiana offerto dall’Acr è un percorso di primo annuncio. Di questo annuncio i bambini fanno un’esperienza concreta attraverso il gruppo, aprendosi alla possibilità di incontrare personalmente Gesù e di aprirsi a Lui nella fede. La proposta elaborata quest’anno, pertanto, si arricchisce di un notevole contributo catechistico che vi permette di utilizzare questo sussidio in preparazione al Sacramento della Riconciliazione (6/8 anni). L’Acr è un vero e proprio percorso di Iniziazione Cristiana. 6 STUDIO I bambini scoprono la bellezza e la gioia che nascono dal ritrovarsi come gruppo insieme a nuovi compagni e agli amici di sempre. SENZA TE CHE GRUPPO È? Arrivati all’incontro i bambini sono invitati a prendere parte a un grande gioco che li aiuterà a ripercorrere la strada che ciascuno a fatto per raggiungere la parrocchia. L’educatore accoglie i bambini nell’area di gioco, quale una stanza o un parco giochi (se è possibile svolgere l’attività all’aperto). Il luogo è stato preventivamente predisposto dall’educatore all’attività e diviso in zone individuabili da diversi colori. Nella fase iniziale l’educatore consegna ad ogni bambino un foglietto con raffigurata l’immagine di un animale. L’iniziale degli animali è una lettera che comporrà lo slogan dell’anno: “Non c’è gioco senza te!”. I foglietti sono di diversi colori in base alla precedente divisione in zone. Gli acierrini, al suono di una campana, sono invitati a raggiungere la loro “base” imitando il passo dell’animale raffigurato e anche il relativo verso. Una volta riunitisi nella loro area, ogni piccola squadra prova a comporre una parte dello slogan. Non riuscendo nell’intento, perché il numero di lettere possedute risulterà insufficiente, i bambini vengono sollecitati a formare un unico gruppo per creare la frase completa. Questo permetterà agli educatori di far comprendere ai bambini l’importanza della partecipazione collettiva di tutti 7 i membri del gruppo per portare a termine un risultato pieno. In calce all’attività proposta sono riportate le immagini utili allo svolgimento del gioco: Nemo, Canguro, Ippopotamo, Elefante, Gatto, Oca, Serpente, Tartaruga e Zebra. Nella seconda parte dell’attività i bambini vengono sollecitati a studiare le motivazioni che li hanno spinti a scegliere di fare parte di questo gruppo. Gli educatori propongono ai bambini di mettersi in gioco attraverso sei prove che verranno proposte loro mediante il lancio di un dado gigante; su ogni faccia del dado verrà trascritta una frase che aiuta il bambino a riflettere sull’esperienza di gruppo. A tali frasi vengono abbinate sei prove da superare tutti in gruppo. Di seguito si riportano le sei possibili frasi con le attività da proporre successivamente: Faccia dado Frase 1 È arrivato un invito, si torna a gruppo! Chi mi accompagna? 2 A cosa avrei giocato se non fossi venuto all’Acr? 3 Attività Dire al contrario il nome di chi li ha accompagnati. Mimare il giocattolo con cui avrebbe trascorso il proprio tempo. Venendo al gruppo ho L’acierrino indica un trovato il mio migliore bambino tra i membri amico. del gruppo; i due iniziano un gioco insieme (un percorso ad ostacoli). 8 4 5 6 Venendo a gruppo ho Il giocatore indica un trovato un nuovo componente del gruppo amico. con cui non è ancora in confidenza; i due danno vita al gioco dello specchio in cui uno tra i due riproduce alla perfezione i gesti prodotti dall’altro. All’Acr ho trovato tanta Tutti insieme provano a energia. riprodurre l’energia dell’Acr cimentandosi nell’applauso più fragoroso che riescono a fare. All’Acr ho trovato Tutti insieme gli Gesù. acierrini fanno il segno della croce e recitano il Padre Nostro secondo l’intenzione del bambino che ha lanciato il dado. 9 SPUNTI PER LA RIFLESSIONE L’attività punta a condurre i bambini alla scoperta dell’esperienza di gruppo, ad integrarsi con i compagni che da tempo camminano insieme e ad accogliere i nuovi membri del gruppo. Inoltre i bambini, scoprono di essere accompagnati per mano dal Signore (cfr. cIC/1 Io sono con voi, pagg. 13-14). Dio nostro Padre pensa sempre a noi. Anche se noi non lo vediamo, lui è vicino e ci tiene per mano. Sta con i bambini buoni e cerca con amor anche coloro i quali compiono marachelle. Non si stanca di stare vicino ai suoi figli e non si dimentica mai di nessuno. Non c’è gioco (gruppo) senza Te (Gesù). È l’esperienza della preghiera del Padre Nostro che aiuterà i bambini a sperimentare la figliolanza con il Padre. 10 ANIMAZIONE I bambini condividono con tutta la comunità le motivazioni che fanno dell’esperienza di gruppo un’autentica esperienza di gioia ecclesiale. SENZA FRUTTO CHE GUSTO C’È? Dopo aver scoperto che l’esperienza dell’Acr è davvero bella e divertente, i bambini incontrano altre persone della comunità che, come loro, hanno fatto e continuano a fare esperienze della Chiesa, quale luogo di incontro con Gesù e di comunione tra i fratelli. L’educatore predispone la centro della sala un grande albero (di natale) spoglio e, successivamente consegna ad ogni bambino un cartoncino a forma di frutto. Su ogni cartoncino l’educatore invita l’acierrino a scrivere un pensierino sul perché é bello andare all’Acr. Il desiderio e le motivazioni che portano i bambini a frequentare il gruppo sono preziose gemme che arricchiscono l’albero (la nostra Chiesa). Ogni bambino viene, poi, invitato ad attaccare all’albero il proprio frutto e a raccontare ciò che hanno scritto agli altri componenti del gruppo. Alla termine l’albero verrà presentato all’Offertorio durante la Santa Messa domenicale, affinché tutta la comunità sia resa partecipe delle esperienze di vita dei bambini. Al termine della Santa Messa il sacerdote animerà i presenti invitando anche loro a raccontare ciò che li spinge a rinnovare con gioia l’adesione alla propria comunità parrocchiale compilando loro stessi il proprio personale frutto, da appendere all’albero. 11 SPUNTI PER LA RIFLESSIONE Questa attività permette all’educatore di illustrare al bambino quanto lo stare in gruppo ed andare all’Acr porti frutto, arricchisca la Chiesa e faccia vivere bellissime esperienze. Il passaggio ulteriore con la presentazione dell’albero all’assemblea domenicale permette di mostrare alla comunità la presenza di un gruppo di bambini a cui piace vivere insieme seguendo gli insegnamenti di Gesù. Mamme e papà, coetanei, maestri, catechisti, sacerdoti, suore e il Vescovo sono tutti fratelli e formano la famiglia di Dio sulla terra. Il riferimento di questa famiglia è Gesù Maestro che ci guida come Buon Pastore. Gesù volle però che nella sua Chiesa alcuni fossero maestri e pastori nel suo nome (sacerdoti, vescovi, Papa Francesco). Insieme a loro i bambini sono chiamati a portare frutto per fare crescere l’amore e la gioia nella Chiesa di Gesù (cfr. cIC/1 Io sono con voi, pagg. 103-105). 12 SERVIZIO Dopo aver scoperto che è decisamente più bello camminare insieme, i bambini si fanno portatori di questo messaggio mettendosi in gioco con la comunità. GUARDA COME MI DIVERTO! Una volta scoperta la bellezza di stare e giocare insieme, i bambini non possono trattenere questo messaggio, ma se ne fanno portatori verso tutti. Avendo davanti agli occhi l’albero realizzato nell’attività di animazione, l’educatore propone ai bambini di realizzare un “AcTGr”, ovvero un telegiornale in cui i bambini racconteranno alla comunità, attraverso “interviste” e “servizi speciali”, la realtà della Chiesa locale. L’AcTGr verrà presentato alla comunità parrocchiale, sotto forma di drammatizzazione, o ancora meglio di filmato (a seconda delle risorse tecniche del gruppo), la domenica seguente all’incontro (dopo la Santa Messa o in un momento concordato con il sacerdote). L’educatore suddividerà i bambini in piccoli gruppi, affidando a ciascuno un compito differente, con l’obiettivo di realizzare un “telegiornale a misura di bambino”: - Gruppo A: realizzare la sigla del TG; - Gruppo B: raccontare notizie e fatti di cronaca (attività svolte a scuola, in famiglia, nello sport, ecc.); - Gruppo C: parlare di cronaca sportiva (esperienze di gioco vissute all’Acr); - Gruppo D: effettuare interviste (commenti dei genitori sull’esperienza vissuta dai bambini al gruppo Acr o al catechismo); 13 - Gruppo E: messaggio pubblicitario (promozione associativa: Acr). È bene che l’educatore fornisca loro idee ed esempi e aiuti i diversi gruppi a riunire tutto il materiale per realizzare l’edizione definitiva dell’AcTGr! SPUNTI PER LA RIFLESSIONE Lo scopo dell'attività è duplice: spingere i bambini ad attirare e coinvolgere altri amici che ancora non conoscono l’Acr e rendere partecipe la comunità parrocchiale di quello che avviene al gruppo. La comunità parrocchiale ci ha accolti il giorno del battesimo e noi siamo diventati pietre vive della chiesa. Nella Chiesa di Gesù tutti abbiamo un compito da svolgere: i grandi e i piccoli, i sacerdoti e le suore, i papà e le mamme; chi lavora, chi va a scuola, chi è ammalato, ecc.. Ciascuno può ricevere e dare qualcosa. Nessuno è così povero da non poter regalare nemmeno un sorriso. I bambini uniti e illuminati dallo Spirito Santo possono collaborare per costruire in parrocchia una comunità viva di fratelli che ascoltano e seguono Gesù; possono organizzarsi in gruppi per giocare, ritrovarsi per preparare i canti, fare i chierichetti, aiutare i poveri, ecc.. Attraverso la testimonianza dei bambini la Chiesa vive pienamente nella comunità parrocchiale (cfr. cIC/2 Venite con me, pagg. 142143). 14 FESTA DEL CIAO Durante il Mese del Ciao i bambini hanno avuto modo di riflettere sull’importanza di valorizzare la bellezza del momento di festa e di gioco, resi così significativi dalla possibilità di condividerli con le persone che hanno accanto e con quelle incontrate sul proprio cammino. L’invito alla festa diventa il momento peculiare di quell’accoglienza autentica che è veicolo di relazioni significative. Sono proprio le relazioni intessute e rafforzate in momenti intensi come quelli del gioco che lo rendono davvero una festa. Perché una festa sia davvero speciale, è bene curare ogni piccolo dettaglio, sin dalla prima fase in cui si preparano gli inviti, si pensa a come allestire lo spazio che ospiterà l’avvenimento, si immagina che tipo di accoglienza offrire agli ospiti. Certamente, perché il gioco sia davvero divertente e significativo, è importante che possano parteciparvi proprio tutti. Per questo è fondamentale gestire al meglio la fase dell’invito. Così facendo tutti potranno vivere appieno la bellezza del momento. È possibile proporre ai bambini la preparazione di un biglietto di invito che non si limiti soltanto a pubblicizzare la data e il luogo della festa, ma si concentri sulle motivazioni di questo invito (perché voglio invitarti a questa festa?). L’invito dovrebbe essere personale e rivolto, in modo particolare, a chi sembra più lontano dal gruppo Acr o dalla comunità parrocchiale. La vera accoglienza passa davvero attraverso tanti aspetti! Il vero coinvolgimento di tutta la comunità passa attraverso la possibilità di raggiungere il luogo della festa a piedi: rendere visibile il proprio cammino trasmette a tutti la gioia 15 di partecipare. All’ingresso del luogo adibito alla festa, è bene affiggere un grande cartello che porta come titolo: “Ho accettato l’invito a questa festa perché…”. Questo cartellone diventa, così, un invito rivolto ai partecipanti a lasciare un breve messaggio che comunichi la gioia della propria scelta di partecipare alla festa. In questa giornata di festa, la volontà è quella di disincentivare le imprese individuali che fanno emergere il singolo, ma di implementare attività di gioco di squadra. Nella fase iniziale della giornata, per mettere alla prova la compattezza di ciascuna squadra partecipante, si propongono alcuni giochi di conoscenza e movimento: - Coordiniamoci: viene proposto un bans che preveda interventi corali o metta alla prova la capacità di coordinazione dei componenti delle squadre; - Ci conosciamo?: si invitano le squadre a posizionarsi in fila indiana secondo la data di nascita di ciascuno, piuttosto che per ordine alfabetico o in ordine per numero di scarpe. Il gioco da proporre, invece, nel corso della festa è insolito: la provocazione è quella che saranno i giochi stessi a sfidarsi e non i ragazzi. Ciascun gruppo presente alla festa è invitato a proporre a tutti gli altri gruppi un gioco, le cui caratteristiche possono essere stabilite negli elementi fondamentali dagli educatori, compatibilmente con le possibilità offerte dal luogo della festa. I requisiti da chiedere ai giochi sono, però, necessariamente i seguenti: - essere originali; - prevedere regole che richiedono la partecipazione attiva di tutti i membri della squadra; - utilizzare la minore quantità possibile di materiale. 16 L’obiettivo dell’attività è quello di far vivere ai bambini l’esperienza diretta di cosa significhi scegliere di giocare valorizzando il più possibile la relazione autentica ed intensa che scaturisce dall’azione di gioco. È possibile pensare ad una struttura a stand che permetta ad ogni rappresentante per ciascun gruppo di condurre la propria attività. È possibile invitare ogni gruppo a preparare un piccolo manuale di gioco, da condividere al termine della giornata, per dare vita ad un opuscolo da stampare e distribuire a tutti al termine della festa. Al termine del gioco viene decretato un vincitore che verrà dichiarato tale non perché ha raggiunto un punteggio più alto, ma perché ha profuso il maggior impegno per la buona riuscita della giornata e della propria attività. Saranno quindi premiati coloro i quali si sono distinti per correttezza, rispetto e partecipazione: un gioco riesce ed è davvero indimenticabile se è divertimento per tutti. Al termine della giornata i bambini trovano un cartellone ad aspettarli, simile a quello che li aveva accolti all’inizio della festa; questa volta la scritta riportata è: “E ora… mettiamoci in gioco!”. Tutti i partecipanti vengono invitati a scrivere l’impegno che scelgono di prendere per se e per il proprio gruppo. La storia della Chiesa e dell’Azione Cattolica è ricca di persone che hanno tracciato e percorso un lungo cammino proprio scegliendo di “mettersi in gioco” con Gesù. 17 ANALISI I bambini si interrogano sul significato di far parte di un gruppo e riflettono su cosa caratterizzi ogni appartenenza. IN CHE GRUPPO STO? L’amore di Gesù è per tutti: per i piccoli e per i grandi. Ciascuno, a seconda della propria età, è chiamato a viverlo in diverse realtà o aggregazioni (il tennis club, la squadra di calcio, la squadra di beach volley, l’associazione di pescatori, il gruppo di amici, la classe, la Chiesa, ecc.). Gli educatori dividono il gruppo di bambini in due squadre. Da un lato della stanza gli educatori predispongono due cartelloni identici (uno per squadra) che vengono attaccati alla parete; su ciascuno di questi l’educatore scrive una serie di luoghi/realtà di aggregazione (ad esempio quelli sopra indicati). Dall’altro lato della sala, su un tavolo, sono stati precedentemente appoggiati una serie di post-it con sopra scritte le motivazioni che portano i bambini ad aggregarsi nelle diverse forme di gruppo. Si riportano di seguito alcuni esempi per la preparazione dei post-it. Gruppo/Aggregazione Il tennis club. La squadra di calcio. La squadra di beach volley. L’associazione di pescatori. Motivazioni della scelta Mi piace sempre essere protagonista nel gioco. Mi piace giocare in gruppo. Mi piace giocare sulla sabbia. Mi piace trascorrere del tempo con il nonno. 18 Il gruppo di amici. La classe. La Chiesa. Mi piace stare in compagnia. Mi piace imparare tante cose. Mi piace perché incontro tutti coloro che hanno ricevuto il Sacramento del Battesimo. Ad ogni turno di gioco l’educatore nomina un gruppo descritto sul cartellone e due bambini, uno per ogni squadra, si sfidano nella ricerca del post-it più adatto all’occasione, da attaccare al cartellone. Il primo che riesce ad attaccare il post-it guadagna un punto a favore della propria squadra. Tra i gruppi scritti sul cartellone ci sarà anche il gruppo Acr che l’educatore nominerà per ultimo. In questo caso, però non saranno disponibili post-it precompilati, sarà l’educatore a stimolare il dialogo tra i bambini di entrambe le squadre. SPUNTI PER LA RIFLESSIONE Perché vengo all’Acr? Mi interessa conoscere la storia di Gesù e diventarne amico. Solo i grandi possono seguire Gesù? No, l’amore di Gesù è per tutti. Il giorno del nostro battesimo, Gesù ci ha uniti strettamente a se per farci crescere da figli di Dio. Anche se non parlavamo e non camminavamo, aiutati dai genitori e dai padrini abbiamo imparato da Gesù ad amare Dio Padre e a conoscere il dono dello Spirito Santo (cfr. cIC/2 Venite con me, pagg. 14-15). Con il suo aiuto, nel tempo, i bambini si allenano e cercano di costruire un’amicizia vera e senza maschere con i compagni del gruppo. 19 All’Acr (nella Chiesa) tutti siamo chiamati in quanto figli di Dio ad annunciare il Vangelo alle persone che incontriamo nei luoghi della quotidianità. Con il battesimo siamo entrati a far parte della Chiesa, diventando figli di Dio e fratelli di Gesù. Pertanto non ci si sceglie per simpatia, non si esclude qualcuno per antipatia come spesso capita in tanti altri gruppi: all’Acr tutti sono chiamati a partecipare (cfr. cIC/1 Io sono con voi, pagg. 111-112). 20 CONFRONTO TRA I BAMBINI I bambini riconosco il Sacramento del Battesimo come l’invito, che Dio fa a ciascuno, a far parte della sua famiglia. TUTTO E’ PRONTO! Al loro arrivo nel luogo del gruppo i bambini trovano una stanza preparata con cura: addobbi, bella musica adatta alla loro età, leccornie da mangiare. Insomma, c’è davvero ogni cosa per far sentire i bambini in una vera e propria festa. È un festa avvolta dal mistero: chi sono gli invitati? E chi è il festeggiato? Chi ha organizzato la festa? Sarà compito dei bambini mettersi a caccia degli indizi che possono aiutarli a rispondere alle domande. Gli indizi sono nascosti tra i bicchieri, sull’etichetta delle bevande, nei tovaglioli, ecc. e vengono trovati nel corso della festa, in maniera casuale. Non appena qualcuno trova un indizio, lo condivide con i compagni e, assieme, si cerca di rispondere alla domanda. Se il numero dei bambini lo richiede, si può pensare di imbandire due tavole e di dividere i bambini in squadre, ognuna delle quali giocherà sulla tavola assegnatali. Ecco, di seguito, un possibile percorso di indizi: Benvenuti a questa festa! Scrivete sulla tovaglia tutti i vostri nomi di battesimo. Ciascuno di voi ha ricevuto un invito a questa festa, ma tanto tempo fa. Sapete dire quando? Manca ancora qualcuno? Scrivete il nome di una persona della parrocchia che conoscete! 21 (tra i tovaglioli) Volete che la festa sia ancora più bella? Aggiungete ai vostri nomi quelli delle persone che erano presenti nel giorno del vostro battesimo. (su una bibita) Ma di chi è la festa? La famiglia di Dio è in festa: si canta e si rende grazie al Signore perché nel battesimo i bambini sono chiamati a vivere come Cristo risorto. (su un bicchiere) Chi ha fatto la lista degli invitati? Dio ci ama e pensa a noi da sempre. Vuole che nessuno viva solo. Chiama tutti nella sua famiglia, la Chiesa. (tra le patatine) (tra le caramelle) (sul fondo del vassoio di una torta) Terminata la serie di indizi e trovate tutte le risposte, ogni bambino è invitato a condividere, scrivendo sulla tovaglia, una esperienza davvero bella e significativa. SPUNTI PER LA RIFLESSIONE Grazie ai vari indizi, ai bambini viene chiesto di far memoria di alcuni particolari del loro battesimo, o per meglio dire, di riportare ciò che sanno di quel giorno. Proprio la mancanza di ricordi legati al nostro primo sacramento, ci porta spesso a non capire il meraviglioso dono che esso rappresenta per ogni cristiano. È bene aiutare i bambini a riscoprire il dono del battesimo prima di accostarsi al sacramento della Riconciliazione. Con il battesimo siamo entrati a far parte della Chiesa di Dio. Quel giorno di festa il sacerdote, i genitori, i padrini e gli amici si sono riuniti nel nome di Gesù. Essi hanno 22 rappresentato tutta la famiglia di Dio; hanno accolto il bambino con il segno della fede e dell’amore, il segno della croce. Tutti insieme hanno invocato Dio Padre perché i bambini rinascano alla nuova vita dei figli di Dio (cfr. cIC/1 Io sono con voi, pagg. 113-114). I bambini comprendono come il Sacramento del Battesimo sia un invito ad essere parte non di un gruppo qualsiasi, ma di una famiglia con cui poter condividere esperienze davvero significative. 23 CONFRONTO CON LE ALTRE PERSONE I bambini si confrontano con giovani coppie che hanno da poco battezzato il loro figlio o alcune figure di santità che hanno vissuto il proprio battesimo come una chiamata a rendere bella e accogliente la Chiesa. PERCHE’ LA VOSTRA GIOIA SIA PIENA L’incontro con un testimone può essere proposto sotto due vesti: A. Gli educatori invitano all’incontro Acr una o più coppie che hanno di recente battezzato i loro bambini. Attraverso l’album fotografico ripercorreranno visivamente le varie tappe del sacramento e condivideranno la motivazione per cui hanno scelto di battezzare i loro figli in tenera età e la gioia provata in quel giorno di festa. B. Nel caso non si riesca ad invitare il testimone vengono presentati ai bambini tre santi che hanno fatto della gioia il proprio biglietto da visita, collaborando con la propria vita a rendere bella la Chiesa, non sa soli ma coinvolgendo altre persone: - San Francesco d’Assisi, il “il giullare di Dio”, che ha contribuito a sostenere la chiesa in un momento difficile. Contagiando tutti con la sua “perfetta letizia”, ha dato vita alla prima comunità di frati Minori che, cresciuta nel tempo fino a diventare un vero e proprio ordine, si è impegnata a portare la gioia del Vangelo in tutto il mondo; - San Giovanni Bosco, l’amico di bambini e ragazzi, che attraverso la bellezza del gioco e dello stare insieme ha 24 contribuito a costruire una Chiesa davvero attenta alle esigenze dei più piccoli. Anche lui non ha operato da solo ma ha dato vita alla famiglia salesiana, una congregazione di laici e religiosi impegnati nell’educazione; - San Filippo Neri, il santo della gioia, che ha radunato i ragazzi di strada e li ha accompagnati a incontrare Gesù con il gioco, il canto, la preghiera, aumentando così l’esperienza dell’oratorio. Per presentare le figure ai bambini si possono utilizzare diverse tecniche: allestire un’intervista doppia a tre educatori opportunamente travestiti da Santi, ed un quarto coordinerà la fase delle domande, oppure proiettare alcuni spezzoni dei film TV: Preferisco il paradiso, regia di G. Campiotti, Don Bosco, regia di L. Gasparini, Chiara e Francesco, regia di F. Costa. Al termine delle testimonianze l’educatore presenta ai bambini tre sagome (preparate precedentemente) invitandoli ad arricchirle con didascalie che riportano episodi della vita dei santi in cui hanno reso bella ed accogliente la chiesa. LA TESTIMONIANZA Di seguito sono riportate alcune schede sulla vita dei tre santi a supporto per l’intervista: San Giovanni Bosco Giovanni Melchiorre Bosco, meglio noto come don Bosco è nato a Castelnuovo d’Asti, il 16 agosto 1815, San Giovanni Bosco è divenuto così importante per la Chiesa e per tutta l’umanità che quel paese si chiama ora Castelnuovo Don Bosco. La sua famiglia era molto povera e ha dovuto sempre adattarsi a 25 vivere in condizioni di vita molto dure. Per fare un esempio, quando andava a scuola, camminando per molti chilometri, si portava le scarpe in mano e marciava scalzo, per non consumare le suole e farle durare di più. Un giorno, quando ancora era un bambino, Don Bosco fece un sogno: vide un branco di lupi selvatici molto feroci e lui era lì in mezzo a loro e non sapeva come fare. D’un tratto comparve una donna, vestita di bianco, e i lupi si trasformarono in miti agnellini. A partire da quel sogno Don Bosco capì qual era la missione che lo aspettava per tutta la vita: incontrare i giovani, soprattutto quelli più in pericolo e più pericolosi, e farli diventare agnellini, amici di Gesù. Decise allora di diventare prete e poiché era molto bravo, i suoi superiori volevano affidargli incarichi importanti. Don Bosco però sapeva che il suo impegno era fra i più poveri e in particolare fra i bambini. Così rifiutò. Un giorno don Bosco capì che per aiutare i bambini e i ragazzi a crescere, doveva offrirgli un ambiente sano e bello. Si fece allora regalare da alcuni ricchi signori di Torino un pezzo di terra ed una piccola costruzione, a Valdocco. Nacque così l’ORATORIO. Fu proprio lui a inventarlo così come lo conosciamo adesso. Lì don Bosco ospitò tanti e tanti ragazzi, soprattutto i più poveri, i più emarginati e anche… i più delinquenti! Per farsi amare e ascoltare, era capace di inventarsi qualunque strategia: ad esempio era un ottimo giocoliere, scherzava volentieri, amava lo sport e la recitazione. Attraverso il gioco, la preghiera e la carità, riuscì a fare di questi ragazzi dei “buoni cristiani ed onesti cittadini”, due cose che dovevano andare sempre insieme.. Molti di loro, grazie al suo insegnamento, sono diventati santi e beati. A questa prima casa ne seguirono altre, e nel tempo moltissime persone gli hanno dato una mano per fare del bene a tanti tanti giovani e bambini, in tutto il mondo. Sono nate così due congregazioni: quella maschile, dei Salesiani, e quella femminile delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Don Bosco è 26 riuscito, con forza di volontà e con tanta capacità, a rendere felice chi gli stava intorno, a rendere più bella la Chiesa, la città e il mondo intero. Morì il 31 gennaio 1888, ma il suo progetto è ancora vivo grazie alle tante persone che ancora oggi si impegnano per portare avanti i suoi ideali e rendere più bella la Chiesa. San Francesco San Francesco è nato ad Assisi nel 1182. Suo padre era venditore di stoffe ed era molto ricco. Per tanti anni Francesco ha aiutato il papà nel suo lavoro, comportandosi da ragazzo ricco che voleva solo divertirsi, ma dopo alcuni avvenimenti si era reso conto che quel lavoro e quella vita non facevano per lui. Un giorno Francesco andò in guerra contro la vicina città di Perugia. Fu arrestato e tenuto per molto tempo in un carcere. Lì trovò una cosa sola da leggere: un Vangelo. Dalla storia di Gesù, San Francesco capì qualcosa di nuovo, che gli importava più dei vestiti e del divertimento. Ritornato a casa dopo la prigionia, due gesti sconvolgenti fecero capire a tutti che Francesco era davvero cambiato. Il primo fu quando si avvicinò a un lebbroso, un malato molto grave, che all’epoca tutti allontanavano, e lo baciò. Il secondo quando, nella piazza di Assisi gettò via tutti i suoi beni, compreso gli abiti che indossava, di fronte al padre infuriato e a tutti gli abitanti della città, molto sorpresi. Francesco si vestì solo di un sacco e andò a vivere presso una chiesetta fuori Assisi, la Porziuncola di Santa Maria degli Angeli. Lì si dedicava alla carità, all’aiuto dei più bisognosi e alla preghiera. Ben presto molti dei suoi amici, affascinati da questo personaggio così strano, ma così in gamba, lo raggiunsero ed iniziarono a vivere tutti insieme in totale povertà e dedizione al prossimo. Vivere con Francesco era bello perché dimostrava a tutti la sua gioia e la bellezza di essere amico di Gesù. Inoltre amava tutto il creato, pregava e parlava 27 con gli animali e compose alcune poesie e canti bellissimi, con cui lui e i suoi “fratelli” dimostravano la felicità di sentirsi amati da Dio. Proprio per la sua grande capacità di fare vivere e comprendere a tutti il messaggio del Vangelo, con gioia e semplicità, Francesco veniva chiamato “Giullare di Dio”. Al tempo in cui viveva Francesco, la Chiesa aveva bisogno di essere un po’ “ripulita” da alcune cose negative: ad esempio la corruzione e il potere eccessivo. Un giorno si recò in una chiesa tutta vecchia e diroccata, la Chiesa di San Damiano su una collina vicino Assisi. Lì c’era un crocifisso che gli parlò e gli disse: «Francesco, va’ e ripara la mia casa, perché, come vedi, va in rovina». All’inizio Francesco pensava si trattasse di quella chiesa, che effettivamente era tutta rotta, e si mise di buona lena, aiutato dai suoi amici, ad aggiustarla mattone su mattone. Lo stesso fece con molte altre piccole chiesette lì vicino. Ben presto però, si rese conto che il crocifisso non parlava di una chiesa, ma della Chiesa. Cioè di tutta la grande famiglia dei figli di Dio. Fondò così una comunità, diede una regola ai suoi amici che erano con lui e nacque la famiglia francescana, un ordine religioso che ancora oggi è uno dei più importanti al mondo. San Francesco d’Assisi, è riuscito a fare più bella la Chiesa e, grazie alla sua comunità di fraticelli in una piccola città in Italia, ha cambiato in tutto il mondo la famiglia dei figli di Dio. San Francesco è morto nel 1226 ad Assisi, dopo avere ricevuto un grande segno da Dio, che confermava il suo essere santo: le stimmate. Esse sono il segno della sofferenza in croce di Gesù, ma soprattutto il segno del Suo amore donato per noi; questo sigillo doloroso è stato per Francesco un modo di sentirsi ancora più vicino a Gesù. San Francesco è stato, secondo chi studia queste cose importanti, così simile a Cristo, che in lui si poteva proprio vedere l’immagine, la figura del Nostro Salvatore Gesù. 28 San Filippo Neri San Filippo Neri nacque nel 1515 a Firenze. Da bambino era chiamato Pippo, ma per chi lo conosceva bene era semplicemente Pippo Buono. Infatti era talmente buono e umile che non si sentiva all’altezza di diventare sacerdote. A 19 anni si trasferì a Roma e dopo tante insistenze finalmente diventò prete. Rimase però sempre umile e rifiutò gli incarichi più importanti che lo stesso Papa gli chiedeva di assumere. In un primo tempo Filippo avrebbe voluto fare il missionario in India, ma poi incontrò un monaco cistercense che gli disse: «Le tue indie sono a Roma», e capiì che il suo compito era proprio lì. In quegli anni a Roma c’era un forte contrasto tra ricchi e poveri, che vivevano in condizioni terribili. La Chiesa veniva criticata perché non si impegnava abbastanza per gli ultimi e prendeva spesso le parti dei potenti. Filippo si era reso conto che molte cose non andavano proprio bene, ma invece di arrabbiarsi, si rimboccò le maniche per fare sì che il volto della Chiesa fosse sempre più vicino a quello descritto nel Vangelo. Con l’allegria e la giocosità che lo caratterizzavano, invitava i ricchi a prendersi cura dei più poveri dicendogli: «Ebbene, fratelli miei, quando cominciamo ad essere buoni?». I suoi modi erano semplici e gentili, e per questo tante persone, povere e ricche, e persino alcuni cardinali, si rivolgevano a lui come confessore, confidente e consigliere. Proprio con alcune di queste persone san Filippo fondò l’Oratorio, in una forma un po’ diversa da come lo conosciamo noi. Possiamo dire che l’Oratorio di San Filippo è il “nonno” di quello fondato da don Bosco. Era un luogo aperto a tutti: ricchi, poveri, istruiti, giovani, adulti e bambini, dove si poteva ascoltare e meditare la parola di Dio, confrontarsi e pregare insieme. Una volta, persino un pericoloso bandito si era recato all’oratorio, forse per rubare qualcosa: quando però si accorse della bontà e della gioia che lì dentro regnavano, anche lui si mise lì a pregare con gli altri. L’Oratorio 29 era anche un posto dove si trovavano molti ragazzi per giocare e cantare. Filippo stava con loro con gioia e umiltà, gli presentava Gesù come un amico, e i ragazzi avevano un posto dove crescere in armonia. Molti di loro provenivano da famiglie povere e in difficoltà e, se non avessero avuto l’Oratorio, si sarebbero trovati in mezzo a una strada. Filippo Neri morì in semplicità nel 1595 a Roma. È stato senza dubbio uno dei santi più bizzarri della storia della Chiesa, tanto da essere definito Santo della gioia o Buffone di Dio. Questo santo ci insegna a essere teneri con tutti, gioiosi nella povertà, allegri davanti alle difficoltà e a rendere così, più bella la Chiesa. SPUNTI PER LA RIFLESSIONE Alla santità siamo tutti chiamati in forza del nostro battesimo. Dopo il confronto con i tre testimoni l’opera non può dirsi conclusa senza il contributo personale che ogni bambino del gruppo Acr può dare alla costruzione della chiesa. L’educatore può annunciare le dieci Parole che Dio ha dato al suo popolo come segno di amicizia. Gesù ci invita a comprenderle e a viverle con gioia e generosità (cfr. cIC/1 Io sono con voi, pagg. 143-146). 30 CONFRONTO CON I DOCUMENTI DELLA FEDE I bambini comprendono che nel giorno del loro battesimo sono stati chiamati dall’amore del Padre a vivere da fratelli, nella gioia e per la gioia di tutti. All’interno dell’esperienza del gruppo, si desidera mantenere come punto di partenza e di arrivo la vita concreta dei bambini. Per far questo, l’attività si differenzia in PISTA A (Mt 6,7-13) e PISTA B (Mt 5,14-16), in ragione del cammino di fede dei ragazzi, cioè, prima o dopo aver celebrato il Sacramento della Riconciliazione. I bambini incontrano la Parola di Dio, individuando in essa una guida che li aiuti a vivere da fratelli nei diversi ambiti della loro vita. Mt 6,7-13 Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i Mt 5,14-16 Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli. 31 nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. QUANDO PREGATE? Pista A Si prepara un grande dado alle cui facce corrispondono i cinque passi della preghiera del Padre Nostro; la sesta faccia, invece, sarà dedicata al Sacramento del Battesimo. I bambini vengono divisi in due squadre e, a turno, tirano il dado, affrontando la prova associata a ciascuna faccia. La squadra che vince la sfida guadagna un cartello con il relativo passo della preghiera e ha diritto a rilanciare il dado. Quando una faccia viene estratta per la seconda volta, e la squadra in questione ha già il cartello con il relativo passo, il dado deve essere rilanciato. Vince la squadra che guadagna, per prima, i cinque cartelli con i passi della preghiera e tutti i segni del battesimo. Le prove sono le seguenti (possono comunque essere modificate a seconda degli spazi presenti in parrocchia, dei materiali a disposizione e della fantasia ed originalità degli educatori): - Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Ci sono tanti modi per rivolgersi a Dio. Gesù ci ha insegnato a chiamarlo Padre, un nome che ci rende tutti fratelli. Appesa ad un filo c’è una sagoma di cartone che rappresenta Dio Padre. I bambini dovranno scrivere su dei post-it il loro nome e il nome delle persone a loro più care. Quindi, uno alla volta divisi in due file, 32 dovranno superare un piccolo percorso ad ostacoli ed attaccare i foglietti all’immagine di Dio, in modo da aumentare i componenti della Sua famiglia. Vince la squadra che, nel tempo stabilito, riuscirà ad aggiungere più figli (e dunque fratelli) alla famiglia di Dio; - Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dio è nostro Padre, ma anche il re a cui affidiamo la nostra vita. Avendo a disposizione carta crespa e altro materiale, i bambini scelgono un compagno e lo travestono da re. Vince la squadra che, nel tempo stabilito, riuscirà a realizzare il travestimento più bello; - Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Gesù ci insegna a chiedere a Dio solo l’essenziale, senza lasciarci distrarre dalle cose superflue. Si stampano varie immagini di pezzi di pane ed altri oggetti (più o meno utili) che usiamo quotidianamente. Si collocano tutte le immagini dentro una cesta e si dispongono i bambini in fila indiana, alternandoli a seconda della squadra di appartenenza. Uno alla volta i bambini, bendati, devono andare a pescare una delle immagini. Vince la squadra che, nel tempo stabilito, riuscirà a pescare più immagini del pane; - Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Imparando dall’amore di Dio, anche noi possiamo amare i nostri fratelli. Le squadre si mettono in riga in modo che ogni giocatore abbia di fronte un giocatore della squadra avversaria. Una squadra avrà delle palline (di spugna o da ping-pong) mentre l’altra dei cestini o secchi. Questi ultimi devono cercare di 33 prendere quante più palline possibile. Quindi, al termine del tempo stabilito, si invertono i ruoli (come avviene con il perdono ricevuto dal Padre e donato ai fratelli). Vince la squadra che sarà riuscita a prendere più palline; - E non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Il Signore ci libera dal male e ci permette di rimetterci in gioco. I componenti di una squadra devono catturare quelli della squadra avversaria attaccando sulla schiena un pezzo di scotch colorato. Chi scappa può salvarsi salendo su un posto rialzato da terra (una panchina, qualche sedia, una pedana…) oppure in una zona neutra. Chi viene “preso” deve rimanere immobile. Due componenti per squadra, però, possono liberare i compagni fermati staccando via lo scotch; - Il Sacramento del Battesimo. Ogni volta che viene estratta questa faccia, la squadra riceve l’immagine di uno dei segni del battesimo e l’educatore provvederà, in poche parole, a spiegare il significato del segno “uscito”. Di seguito sono riportati i segni del battesimo a supporto della spiegazione dell’educatore: - IL SEGNO DELLA CROCE: Il segno della croce ricorda che Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo e che Gesù è morto e risorto per noi. Il segno della Croce è il sigillo di noi cristiani, il segno che siamo di Gesù (cfr. cIC/1 Io sono con voi, pagg. 113-114); - L’ACQUA: L’acqua, unita allo Spirito Santo, dona una vita nuova: la vita di Figlio di Dio. Come l’acqua purifica, toglie le macchie, lava ciò che è sporco, così il battesimo rimette e perdona i peccati degli uomini, 34 rende puri e santi i loro cuori, così che in essi venga ad abitare lo Spirito Santo (cfr. cIC/1 Io sono con voi, pagg. 118-119); - LA LUCE: Viene accesa una candela dalla fiamma del cero pasquale: è il segno della luce di Cristo Risorto che noi riceviamo per essere a nostra volta luce per il mondo. La fede è come una fiamma accesa che illumina e riscalda; - L’OLIO: L’olio del battesimo viene consacrato dal Vescovo e rappresenta il dono dello Spirito Santo, è il segno della forza che ci dona Cristo affinché abbiamo una fede forte, per essere protetti dal male e per renderci capaci di scelte coraggiose (cfr. cIC/1 Io sono con voi, pag. 117); - LA VESTE BIANCA: La veste bianca è il simbolo dell’uomo nuovo creato da Dio. È bianca perché indica l’uomo pulito, senza macchia di peccato; significa che si è “rivestito di Cristo”: in lui c’è la vita nuova, la vita di Dio. Concluse le prove, l’educatore invita i bambini a comporre la preghiera che Gesù ci ha insegnato, fornendo loro una spiegazione dei singoli versetti; in questo modo il bambino comprende che il Sacramento del Battesimo ci rende fratelli in Gesù e figli di Dio, potendo, quindi, rivolgerci a Lui chiamandolo Padre. SPUNTI PER LA RIFLESSIONE Basta dire delle parole per pregare? Che cosa significa pregare? A casa, a scuola, con gli amici, nella vita di ogni giorno, Dio ci parla. Noi ascoltiamo e rispondiamo. Nel silenzio del nostro cuore gli parliamo di noi, dei nostri 35 cari, di tutti gli uomini. Lo Spirito di Gesù prega con noi il Padre. È bello pregare da soli. Ma è ancora più bello pregare insieme: a casa, a scuola, all’Acr, con gli amici, ecc.. In quanti modi possiamo pregare? Possiamo farlo con le parole, con il canto, con il silenzio, con i gesti, e, sempre, con il cuore. Gesù ci ha insegnato a non sprecare parole, bensì a pregare con il Padre Nostro. Questa attività, analizzando i versetti del Padre Nostro, aiuta i bambini a cogliere il significato profondo della preghiera (cfr. cIC/1 Io sono con voi, pagg. 151-153). Una preghiera semplice eppure ricchissima, che contiene tutte le cose essenziali da chiedere quando preghiamo e che non ha nulla di inutile o superfluo, nulla per fare bella figura davanti agli uomini. È il Padre Nostro, che dai tempi di Gesù fino a oggi tutti i cristiani in tutto il mondo ripetono nella propria lingua. Molte persone lo recitano al mattino e alla sera. Gli incontri dell’Acr incominciano spesso con questa preghiera. Tante famiglie, alla sera, la recitano tutti insieme. Alcuni la meditano in silenzio in campagna, altri in città, per la strada o durante il lavoro. È una preghiera bellissima, ma non sempre facile da comprende. I segni del battesimo uniti alla preghiera del Padre Nostro aiutano gli acierrini a comprende che il Sacramento del Battesimo ci rende fratelli in Gesù e figli di Dio, potendo, quindi, rivolgerci a Lui chiamandolo Padre. NON PUÒ RESTARE NASCOSTA! Pista B I bambini entrano nella stanza dell’incontro tenuta al buio. Al canto dell’Alleluia viene accesa una lampada al centro della sala e viene letto il brano di riferimento (cfr. Mt 5,1416). Ogni bambino riceve un cartoncino giallo a forma di 36 lampadina ed uno nero, grande abbastanza da coprire la lampadina. Sul cartoncino nero, con una matita, il bambino viene invitato a scrivere un particolare momento della sua vita o una situazione particolare in cui vive al buio, cioè non riesce ad essere testimone della bontà e dell’amore di Gesù (ad esempio quando litiga o prende in giro gli amici, quando non ascolta i genitori, quando è egoista, ecc.). Successivamente gli acierrini indicano sulla lampadina un modo per portare alla luce quella situazione (mi impegno a non giudicare i difetti degli altri, a rendermi più disponibile con i miei genitori, a giocare con il compagno di classe che mi sta più antipatico, ecc.). A conclusione ogni bambino riceve un adesivo a forma di lampadina, prendendosi l’impegno di regalarlo a un coetaneo che non ha mai partecipato all’Acr o che non frequenta la Santa Messa chiedendogli di attaccare l’adesivo al diario. In questo modo l’acierrino racconta all’amico che quella è la Luce della gioia, donata anche per lui, e lo invita a prendere parte della comunità. SPUNTI PER LA RIFLESSIONE Con il Sacramento del Battesimo entriamo a tutti gli effetti a far parte della grande famiglia di Gesù, che ci vuole accanto a sé per aiutarlo nel difficile compito di rendere migliore il mondo in cui viviamo. Per far questo dobbiamo, innanzitutto, imparare ad amare chi Lui ha voluto metterci accanto (i familiari, gli educatori, i catechisti, gli insegnanti, gli amici, ecc.) per dimostrare a tutti che, con il suo aiuto, è davvero possibile voler bene a tutti. Il giorno del nostro battesimo, però, eravamo piccoli e non avevamo la capacità ci capire cosa stavamo realmente 37 facendo. Ora è il momento in cui i bambini vengono aiutati a vivere il loro battesimo diventando autentici testimoni di Gesù. Si prepareranno a vincere le tenebre del peccato (cattive azioni) con la luce che viene dal Figlio di Dio, la luce che ci illumina va diffusa intorno a noi attraverso parole e gesti di bontà e d’amore (cfr. cIC/2 Venite con me, pag. 152). In preparazione al Sacramento della Riconciliazione l’educatore fa emergere come l’amore verso Dio e verso i fratelli sia un cammino difficile da percorrere. È un cammino che, però non facciamo da soli, ma alla presenza del Signore. Non sempre amiamo Dio sopra ogni cosa, non sempre amiamo il prossimo come noi stessi. Ma Gesù è in mezzo a noi e a lui possiamo sempre chiedere perdono dei nostri peccati. Egli ci trasforma con la sua grazia e ci aiuta a vivere il battesimo (cfr. cIC/1 Io sono con voi, pagg. 165161). 38 CELEBRAZIONE I bambini rendono gloria a Gesù che viene per tutti,. Presenza di amore e annuncio di gioia che ci fa fratelli- si impegnano così, assieme alla comunità, a preparare la strada, riempire le buche, livellare e spianare il terreno al Vangelo di Salvezza. Non si può accogliere Gesù, se non si prepara il cuore. QUESTA È LA NOSTRA FEDE! La liturgia Battesimale vuole essere un momento nel quale i bambini riflettono sul grande dono della vita in generale e della vita cristiana in particolare. Si tratta di un’occasione per riscoprire il proprio battesimo come “dono che viene dall’alto”, da Dio stesso. I bambini sono invitati a scoprirsi parte della comunità rileggendo insieme alcuni momenti della liturgia battesimale: l’accoglienza da parte del sacerdote (momento nel quale viene chiesto il nome del bambino); il segno della croce (segno di Gesù morto e risorto, uno primi gesti-segni che è stato loro insegnato); la rinuncia al peccato (o promessa, attraverso la quale il bambino sceglie di seguire Cristo); la professione di fede; la consegna della veste bianca (ad indicare l’essersi rivestito di Cristo e divenire creatura nuova); la consegna della candela (ricevere la luce di Cristo, luce del mondo, restando vigilanti con le lampade accese). Canto iniziale P. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. T. Amen. 39 P. La grazia, la pace e l’amore di Dio nostro Padre e di Gesù Cristo nostro Salvatore sia con tutti voi. T. E con il tuo spirito. P. Carissimi, oggi siamo riuniti insieme per fare memoria del nostro battesimo. Qualche anno fa sono stati i vostri genitori a farvi questo dono. Da qualche anno avete iniziato a conoscere Gesù e potete capire meglio il regalo bellissimo che mamma e papà, insieme alla comunità, vi hanno fatto. Davanti alla porta della Chiesa P. I vostri genitori hanno scelto per voi un nome, vi chiedo di pronunciarlo ad alta voce e di fare un passo avanti. Ogni bambino fa un passo avanti e pronuncia il proprio nome ad alta voce. Insieme entrano in Chiesa e si dirigono vicino al fonte battesimale mentre si esegue un canto. Canto G. Il fonte battesimale contiene l’acqua con cui siamo stati battezzati. Quest’acqua ci ha liberati dal peccato originale. Ogni volta che facciamo il segno della croce ricordiamo il nostro battesimo. P. Cari bambini, vi invito a segnarvi con quest’acqua e con il segno di Croce, il segno di Cristo Salvatore. Ogni bambino si bagna con l’acqua e fa il segno della croce. Terminato questo momento si esegue l’Alleluia e ci si sposta tutti insieme davanti all’altare. 40 In ascolto della Parola Dal vangelo secondo Matteo (3,13-17) Allora Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?”. Ma Gesù gli rispose: “Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia”. Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento”. Breve riflessione Rinnovo delle promesse battesimali P. Cari bambini rinnovando le promesse del nostro battesimo diciamo il nostro “si” a Dio, che da sempre ci ha amati e chiamati alla vita. Da ora vi impegnate a crescere nell’amicizia con Gesù. P. Promettete di amare Dio Padre che ci vuol bene con tutto il cuore e di essere suoi veri figli? T. Si, lo prometto. P. Promettete di amare il prossimo? T. Si, lo prometto. P. Promettete di allontanare da voi ogni occasione di male per voi e per gli altri? T. Si, lo prometto. 41 P. Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra? T. Credo. P. Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre? T. Credo. P. Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna? T. Credo. P. Questa è la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa. E noi ci gloriamo di professarla, in Cristo Gesù nostro Signore. T. Amen. I bambini ricevono la veste bianca del battesimo e accendono la candela al cero pasquale. P. Carissimi ricevete la veste bianca di cui siete stati rivestiti nel giorno del vostro battesimo, veste che rappresenta l’innocenza, la purezza, segno della vita nuova che Cristo ci ha donato; da oggi vi impegnate a portarla senza macchia. T. Signore, aiutaci a portare sempre senza macchia questa veste bianca. P. Ricevete la luce di Cristo, che illumina la nostra vita, allontanando da noi il buio del peccato. Impegnatevi a crescere nella fede in Gesù Cristo vivo. T. Signore, aiutaci a portare questa luce agli altri. 42 Padre nostro P. Dio onnipotente e buono, che oggi ci ha fatto rivivere il giorno nostro battesimo, benedica voi tutti; perché, sempre e dovunque, siate membra vive del suo popolo: in Cristo Gesù nostro Signore. T. Amen. Benedizione Canto finale SPUNTI PER LA RIFLESSIONE Attraverso questa liturgia battesimale i ragazzi hanno la possibilità di accogliere nuovamente Gesù nella loro vita come, prima di loro, fecero i loro genitori. Il ricordo del proprio battesimo è sempre un’esperienza speciale perché ci permette di partecipare ad un evento di cui siamo stati protagonisti ma che spesso non possiamo ricordare. Viverlo attraverso i ricordi di chi ha detto il “Sì” al posto nostro emoziona il bambino, ma anche il testimone. Per questo sarebbe bello che l’educatore, come simbolo finale dell’incontro, invitasse i ragazzi a recuperare le foto che li ritraggono il giorno del loro battesimo, chiedendo ai genitori anche di rivivere assieme quel giorno, come il “compleanno” di ogni cristiano (cfr. cIC/1 Io sono con voi, pp. 118-119). 43 44