Note di don Camillo D'Ambra Personaggi ischitani Il dott. Luigi Mazzella medico e, per 15 anni, sindaco d'Ischia “La mia diletta città potrebbe benissimo fare a meno di me, ma sono io che non posso fare a meno di essa, perché l’amo”. Questa frase del filosofo cinquecentesco Bernardino Telesio da Cosenza ben potrebbe porsi sulle labbra dell’illustre medico, sindaco e politic ischitano, il Dott. Luigi Mazzella. Egli infatti dedicò l’intera sua vita, e mise a disposizione tutte le sue energie e il suo gran cuore, perché i suoi concittadini fossero tutelati nei sacrosanti diritti umani e fossero gratificati nelle loro legittime aspirazioni alla promozione civile, culturale ed economica del paese. La strada principale del centro storico d’Ischia è a lui dedicata, ma non tutti si rendono conto dell’importanza del personaggio, che è unico e non facilmente ripetibile, anche se reca un nome e un cognome molto diffusi a Ischia. Luigi Mazzella era figlio di Bonaventura e di Angela Maria Califano e venne alla luce in Ischia nel giorno di San Silvestro, cioè nell’ultimo giorno del 1829; al battesimo gli furono imposti i nomi di Luigi, Enrico e Silvestro. Crebbe sotto l’amorevole cura dei suoi genitori in una casa sita in Via dei Pescatori nel Borgo di Ischia. La sua fu una famiglia modello. Dai suoi genitori ricevette la prima educazione e per tutta la vita si ispirò a quei sani principi etici che vide concretizzati nella condotta dei genitori. Gli anni dell’infanzia non furono facili perché contrassegnati da non pochi momenti angosciosi. Basta ricordare l’epidemia di vaiolo del 1831 e quella ancora più nefasta del colera del 1837, per non parlare delle turbolenze paventate dagli aderenti alle associazioni settarie che allora erano in gran voga anche a Ischia. Fin dagli anni delle scuole elementari, Luigi Mazzella rivelò una intelligenza spiccata e una saviezza superiori alla sua età. Il maestro, che aveva una scolaresca numerosissima e che percepiva dal Comune (le elementari allora non erano ancora statali) appena 80 ducati all’anno, si congratulava col signor Bonaventura Mazzella e lo esortava a far proseguire gli studi al figlio Luigi, prevedendo che egli avrebbe fatto molta strada. Erano ben pochi quelli che continuavano gli studi dopo le elementari perché nell’isola non esisteva nessun istituto superiore ad eccezione del Seminario. Bonaventura Mazzella fu d’accordo con il maestro, Il dott. Luigi Mazzella medico e, per 15 anni, sindaco d'Ischia (foto tratta dal periodico "Ischia Mondo" n. 137 / Marzo 1988). non si intimidì per il fatto che allora il Seminario d’Ischia non era a disposizione, in quanto ancora requisito dal Governo, e non esitò a scrivere Luigi al Seminario di Pozzuoli che allora godeva tanta buona stima per il prestigio recatogli dal vescovo Carlo M. Rosini. Quando nel 1844 fu riaperto il nostro Seminario, Luigi optò per esso per gli studi liceali. Sia nel Seminario di Pozzuoli che nel nostro, Luigi Mazzella si distinse per gli ottimi voti riportati e per il suo primeggiare nelle accademie filosofiche, pratiche e letterarie che allora si tenevano in particolari occasioni ed ebbe modo di accumulare medaglie al merito e ambiti attestati di benemerenza. Benché avesse grande stima per i sacerdoti, Mazzella non si sentiva la vocazione. Il suo ideale, non meno nobile di quello sacerdotale, era quello di alleviare le sofferenze, sanare le infermità, confortare i malati, alleviandoli nel morale e affrettandone con appropriate cure la guarigione. Lasciato il Seminario, s’iscrisse alla Facoltà di Medicina di Napoli e si trasferì in questa città, per frequentare i corsi accademici, brillantemente coronati dalla laurea e successivamente con la specializzazione in ostetricia . Negli anni dei suoi studi universitari il Mazzella visse tutte le vicissitudini politiche che determinarono la fine del reame borbonico e l’annessione del Meridione d’Italia al Regno di Savoia. Il Mazzella rimase ancora La Rassegna d’Ischia n. 5/2014 15 a Napoli per qualche tempo dopo la laurea in chirurgia e ostetricia come medico ordinario dell’istituto per malattie sifilitiche, poi tornò definitivamente in patria, ove si dedicò all’esercizio della sua professione, riscuotendo tanta stima per la sua affabilità e il suo disinteresse nonché per la sua non comune perizia nella scienza medica. Non si pentì d’aver seguito la vocazione di medico quando nel 1879 sperimentò sulla sua pelle il contagio contratto al capezzale dei suoi assistiti. Durante le varie epidemie che afflissero il paese non si risparmiò, sfidando il contagio. Sempre esercitò la professione come un dovere di coscienza. Luigi Mazzella non si limitò all’esercizio della sua professione, ma volle cimentarsi anche in politica ed anche in questo campo, benché arduo ed infido, incontrò successo tanto che il 25 luglio 1865 entrò nel consesso dei consiglieri comunali, ed in quello stesso anno, il 26 ottobre, assunse la carica di sindaco d’Ischia che coprì con disinteresse ed equità per ben quindici anni. Dal 1870 fece anche parte del Consiglio Provinciale di Napoli. Nella sua doppia veste di sindaco del capoluogo isolano e di consigliere provinciale, Mazzella porse il benvenuto al nuovo Vescovo d’Ischia Mons. Francesco Di Nicola l’undici febbraio 1872, appena sbarcato nel piazzale del Ponte d’Ischia dal piroscafo “La Goletta”. Esempio di onestà civica, Mazzella pose al servizio del suo paese tutto il suo ingegno nell’intento di elevarne il tono, allora ancora alquanto scadente. Egli giustamente può considerarsi come il pioniere di quel salto 16 La Rassegna d’Ischia n. 5/2014 di qualità che l’isola avrebbe fatto negli anni successivi grazie alla lungimiranza e alla sagacia di tanti isolani impegnati nello sfruttamento delle ricchezze naturali locali. Come sindaco di Ischia inaugurò con orgoglio nel 1876 la Stazione balneo-climatico-militare che fu allestita negli ambienti del palazzo reale e nel 1877 accolse insieme al vescovo Di Nicola le figlie della carità di San Vincenzo de’ Paoli che posero dimora nel Palazzo Reale, e vi rimasero per circa 80 anni alimentando nella popolazione di Porto d’Ischia il senso di solidarietà verso i meno fortunati. Realizzò non poche opere pubbliche, come il tratto della strada che costeggia i cosiddetti pilastri, la strada detta di Ca’ Mormile a Campagnano, l’arteria che unisce il centro storico con Villa dei bagni, gettando le basi di quel meraviglioso sviluppo che avrebbe poi avuto il territorio che va oggi sotto il nome di Porto d’Ischia. Il primo tratto di questa strada, allargato e pavimentato con lastroni di pietra vesuviana, cioè dal ponte aragonese alla piazza d’Ischia dominata dalla Croce. Un’altra opera meritoria di risanamento per il centro storico fu la demolizione di vecchie casupole, ormai fatiscenti e malsane esistenti tra due vicoletti luridi e senza sole, creando così una strada spaziosa ch’egli volle intitolare al Santo Patrono d’Ischia, strada che per la sua ampiezza fu popolarmente denominata “piazza”. Si deve ancora a questo benemerito primo cittadino la costruzione dello Stabilimento termale del Comune, costruito su progetto e direzione dell’ing. Giuseppe Florio, proprio sulla sponda del porto, sfruttando, a beneficio della popolazione e dei forestieri, le acque medicamentose delle sorgenti e dei fanghi di Fornello e Fontana. Si collega al nome del sindaco Luigi Mazzella anche la realizzazione del Cimitero comunale. Per lunghi anni si era discusso sulla costruzione del cimitero, ma mai si era raggiunto un accordo circa il luogo dove avrebbe dovuto sorgere. Chi lo voleva presso la Torre di S. Anna, chi nella zona di Soronzano, chi nello spazio allora esistente presso la chiesa del Purgatorio, detta di S. Pietro a Villa dei Bagni. Finalmente fu deciso di costruirlo dove adesso sta, nella Via Cartaromana, nei pressi della chiesa di S. Domenico. La bontà e la sollecitudine nel soccorrere chi soffriva rifulse soprattutto in occasione dei terremoti del 1881 e 1883. Quel 4 marzo 1881, quando avvenne il terremoto a Casamicciola, Luigi Mazzella si trovava a Barano, dove si era recato per la visita di alcuni suoi pazienti. Non tornò neppure a casa per il pranzo, ma corse subito a Casamicciola per cercare di strappare alla morte chi era rimasto sotto le macerie. La stessa cosa fece all’alba del 29 luglio 1883, dopo il disastroso terremoto della sera precedente, insieme con altri medici ischitani, tra i quali i dottori Carlo e Giuseppe Calosirto e nei giorni successivi si incontrò con il Re Umberto I, con l’Arcivescovo di Napoli Mons. Guglielmo Sanfelice, con l’onorevole Francesco Genala, allora ministro dei Lavori Pubblici, con l’onorevole Rocco de Zerbi e con il Marchese Pasquale Adinolfi. Presidente del Comitato che subito fu formato per soccorrere i sopravvissuti. In quella occasione tutti i sindaci dell’isola furono solidai nell’aiutare le popolazioni colpite in modo più grave nella fascia Casamicciola-Lacco-Forio. Era ancora nella sua piena attività il Mazzella, quando nell’anno seguente ci fu il dilagare dell’epidemia colerica in tutto il napoletano; allora invero egli manifestò ai suoi collaboratori la sua intenzione di lasciare la vita pubblica. A chi lo esortava a continuare egli rispose di sentirsi stanco e di aver bisogno di riposo. Il suo aspetto e l’età facevano sembrare assurda quella sua decisione; gli amici insistettero perché desistesse da quel proposito. Fu irremovibile. Da buon clinico aveva diagnosticato in sé un morbo incurabile che non rivelò a nessuno. Solo, si ritirò in casa, dove lo assistette la sorella nubile M. Antonietta, che aveva 35 anni ed era ignara del male che il fratello volle nascondere sino alla fine. Dire che il Mazzella era un credente è dir poco. Egli era un cristiano convinto. L’educazione ricevuta in famiglia e in seminario gli aveva plasmato una coscienza così retta e un cuore così traboccante di amore fraterno da far della sua vita una testimonianza ammirevole di fede e di carità e di tenera devozione alla Madonna, in ossequio alla quale si astenne ogni mercoledì e ogni sabato dalla carne, dal vino e dalla frutta. Fu lungo e doloroso il suo calvario ma, seppe mimetizzare la sua sofferenza che non lo si credeva malato, tanto più che non fu costretto a stare a letto se non negli ultimi giorni di vita. Si spense il 4 marzo 1886. Grande fu il cordoglio per la scomparsa a soli 43 anni di un uomo sì grande. Le esequie, che si svolsero nella cattedrale il 5 marzo, il giorno della festa del Santo Patrono, furono imponenti e si riversò in Ischia una folla strabocchevole venuta da più parti dell’isola. Camillo D’Ambra Del medico Luigi Mazzella, divenuto sindaco nel 1869, Paolo Buchner nel suo opuscolo “Storia degli stabilimenti termali di Porto d’Ischia” (1959), scrive: «Uomo attivo e di larghe vedute, al quale il Comune deve la sua riconoscenza per molti riguardi. Non fa meraviglia che egli, persuaso anche come medico dell’importanza delle due sorgenti di Fontana e Fornello, si adoperò con tutto il suo impegno per un rimodernamento delle Terme, il cui progetto fu curato dall’ing. Giuseppe Florio ed esso fu realizzato con una rapidità fino allora insolita; dopo due anni, il nuovo stabilimento fu solennemente inaugurato il 26 giugno 1881; tenne il discorso inaugurale Eugenio Fazio, nuovo direttore sanitario, il quale poi darà alle stampe l’opuscolo “Terme di Porto d’Ischia”. Già alcune settimane prima, il 21 maggio, Luigi Mazzella aveva emesso un proclama in cui rivolgeva alla popolazione esortazioni che oggi sono non meno, anzi forse ancora più valide». Il titolo del citato opuscolo di E. Fazio porta, per la prima volta, secondo P. Buchner, il nome di “Porto d’Ischia” che poi è prevalso su quello antico di “Villa de’ Bagni”, senza essere stato tuttavia mai confermato da un decreto ufficiale. La Rassegna d’Ischia n. 5/2014 17