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Gruppi di incontro
Viaggio ad Assisi
Festa Insieme 2008
Uniti per riuscire
Luoghi dello spazio e della comunicazione Numeri e indirizzi utili
Il Club…una risposta?
Cara Cristina…
Partecipare al Club …”per chi” o “con chi”?
LA VOCE
Centro Alcologico territoriale
Comitato di redazione: Ettore Anderloni, Morena Giorgio, Emanuela Piva.
Via Diaz, 60 - UDINE - Tel. 0432 25284 - e-mail: [email protected]
Grafica e stampa: Tipografia Tomadini - Udine
Editoriale
Prossimi appuntamenti
Mese della Prevenzione Alcologica
DELL’
ACAT
NUMERO UNICO - SETTEMBRE 2008
A CURA DELL’ASSOCIAZIONE CLUB ALCOLISTI IN TRATTAMENTO
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Saluti alle famiglie dal
Presidente dell’Acat Udinese
U
n periodico nuovo (mi
raccomando, non chiamatelo giornalino che i
redattori Manuela, Morena e Ettore
si inquietano) per un direttivo in gran
parte nuovo che vuole portare nella
vita del club aspetti diversi della realtà, stabilire delle priorità. Sento spesso
dire, a proposito di priorità, da parte
di quelli della vecchia guardia, quelli
di Castellerio per intenderci, “Bisogna tornare alle regole e al rigore di
un tempo.”. Giusto, affinché il rigore
non diventi una prigione bisogna ritrovare l’impegno iniziale, la dedizione, il senso del sacrificio, l’entusiasmo,
lo spirito di quel tempo: l’idea che si
stava vivendo un’epoca nuova, rivoluzionaria per le famiglie e per la società nel suo complesso. Certo c’era un
profeta con la sua compagna, recentemente anch’essa scomparsa: pensare
di trovare un secondo prof. Hudolin
è una perdita di tempo. Rivisitare le
sue idee, questo è possibile, pensando
meno all’organizzazione, al sistema,
ai poteri piccoli e grandi che siano e
più alle cose da fare, permettendoci il
lusso anche di sbagliare. Affidandoci al
cuore, alla libertà delle nostre azioni,
al diritto di amare e di essere amati. Se una fiamma purificatrice si è alzata un
tempo per indicare una via attraverso
la quale le famiglie con problematiche
alcool-correlate avrebbero trovato un
modo per vivere serenamente il proprio futuro e la società nel suo complesso, scoperto il modo di coesistere
con spirito di tolleranza per un cammino di vera pace per noi e per i nostri
figli, abbiamo il dovere di impegnarci
seriamente per ravvivare questo fuoco.
Tutti. Assicuro che per chiunque, e per
primi a chi non la pensa come me, la
mia porta resterà sempre aperta. Questo lo spirito: a meno di un anno dalle
elezioni si possono fornire solo alcune
sensazioni, è presto per un bilancio. Il
direttivo si è impegnato per una verifica all’interno del club, alcuni sono
stati temporaneamente sospesi, senti-
te le famiglie, per operare congiuntamente ad altri in attesa che il numero
sia adeguato a garantire un minimo di
funzionalità e per utilizzare al meglio
le sempre insufficienti risorse umane.
Dai due corsi di sensibilizzazione ad
Arta Terme e a Gorizia dovrebbero
emergere nuove potenzialità. Le famiglie nei club tendono a stabilizzarsi e
in alcune zone ad aumentare di numero. Sono personalmente convinto che
la “depressione” sia passata. Abbiamo
pensato che le ragioni e i tempi delle
contrapposizioni siano finiti, con l’ARCAT, con le altre ACAT, con il SERT.
A quest’ultimo abbiamo chiesto le ragioni di un operare che non sempre
sembrava essere in linea coi principi
del rispetto della persona a cominciare
dalle situazioni di maggiore emergenza sociale, abbiamo chiesto che ci si rivolgesse con la considerazione che merita una consolidata realtà associativa,
per il vero facilmente riconosciuta. Da
questo dato abbiamo ritenuto ci fossero le condizioni, sempre da verificare
periodicamente, per operare con spirito collaborativo. Il risultato sarà una
sempre più spiccata intesa coi servizi
socio-sanitari. Ci rendiamo conto di
chiedere sempre molto alle famiglie
dei club: alcune lo frequentano con
fatica, eppure è necessario per la loro
crescita trovarsi anche con altri club
per incontri di approfondimento, in
momenti di svago. La loro testimonianza del rinnovato piacere di vivere è il messaggio più convincente per
coloro che ancora non hanno deciso
Udine - S. Osvaldo - Sala Menossi: assemblea dei Soci
Il nuovo direttivo ACAT UDINESE
Franco Boschian Presidente
Ettore Anderloni Vice Presidente
Danielle Strucely Segreteria
Franco Maurizio Tesoriere
Luigi Leita
Morena Giorgio
Sandro Gerussi
Fabiano Degano
Alberto Peressini
Mauro Venier
Aidi Pasut
Giovanni Zanchetta
Luciano Calò
che senza alcool si può vivere e molto
meglio. Ci proponiamo di rivolgere
una particolare attenzione ai giovani
tramite le scuole. Abbiamo presentato un progetto di intervento al Liceo
Scientifico Copernico a seguito di incontri con gli allievi, i professori e il
preside dell’Istituto: contiamo di poter proseguire un’attività informativa
nella Scuola Media Bellavitis. Non
possiamo permetterci di considerare
ineluttabile che i giovani non prendano consapevolezza della responsabilità
della loro vita. Stiamo sollecitando la
nuova Amministrazione regionale a
darci risposta sui posti letto da garantire per le situazioni acute all’Ospedale
di Udine riaffermando un dato semplice: se è vero che le problematiche
alcool-correlate hanno il connotato
dell’urgenza, anzi dell’emergenza, ne
deve conseguire che devono individuarsi idonei spazi per svolgere di-
gnitosamente
quel tipo di
intervento. La
valutazione
che daremo sul
nostro operato
non sarà fornita
tanto dal numero delle famiglie
dei club ma sarà
di carattere qualitativo sul grado di benessere
di tali famiglie,
dalle capacità di
intervento e di
collaborazione
con gli enti locali, i servizi socio- sanitari, le scuole.
Auguri infine a tutti i servitori-insegnanti di operare con entusiasmo e fiducia nelle possibilità di cambiamento
di ognuno di noi. Sanno che il premio
Centro
Alcologico
Territoriale
lavoro misto, con operatori dei servizi
pubblici, servitori insegnanti ed altri
componenti dei clubs ed al limite anche figure esterne come medici di base,
assistenti sociali, amministratori. Tale
gruppo di lavoro si assume il compito
di riflettere su specifiche problematiche alcologiche, trovare delle ipotesi
di soluzione e metterle in pratica. È
un metodo di lavoro che si prefigge lo
scopo di mettere insieme più risorse
possibile per risolvere i problemi.
Anche l’ACAT udinese ed il Dipartimento delle Dipendenze hanno
deciso di lavorare in questa direzione,
inizialmente sul problema specifico
della formazione e su quello ad esso
legato del reclutamento di nuovi servitori insegnanti. I risultati saranno
quelli di un corso di aggiornamento
per servitori in autunno a Udine, un
corso di sensibilizzazione ai problemi alcol correlati sempre a Udine nel
2009, e l’attivazione di Scuole Alcologiche Territoriali di 2° modulo (quelle
per le famiglie che frequentano i club!)
permanenti dove non già presenti
dall’autunno.
Risulta evidente che l’attività del
CeAT è molto pratica, si parte dai
Il metodo Hudolin ci ha spesso abituati ad una terminologia di
non immediata comprensione, ostica
all’inizio sia per le famiglie che per gli
operatori. Ad esempio questi ultimi
non sono più operatori ma servitori
insegnanti, termine che solo ora dopo
alcuni anni dalla sua introduzione comincia ad essere usato correntemente
e non senza difficoltà. D’altro canto
il significato di una innovazione solitamente si comprende dopo un certo
tempo, quando la pratica ne ha indicato i vantaggi.
Tra tutti i termini della metodologia però il più oscuro rimane ancora
quello di centro alcologico territoriale (CeAT). Tale termine viene ancora
spesso confuso con un servizio di alcologia strutturato, un servizio di cura,
mentre il CeAT è l’esatto opposto.
Stiamo infatti parlando di un gruppo
di persone funzionale, un gruppo di
Boschian
e Betiol
a Telefriuli
che riceveranno sono occhi vivaci che
scrutano il mondo e guardano fiduciosi al futuro: il sorriso dei bambini.
Franco Boschian
Il prof. Hudolin
problemi esistenti e si cercano delle
soluzioni possibili attivando le risorse
disponibili, spesso presenti ma sotto
utilizzate.
Ecco allora che la terminologia
assume significato, passa dall’aspetto
puramente formale difficile da digerire a qualcosa di comprensibile perché
utile, perché proiettata nella realtà.
Diventa allora più facile assimilare
anche termini difficili perché li si può
riferire a cose concrete, non sono più
le definizioni che bisogna usare perché
la metodologia dice così, ma diventano parole con significato.
Alberto Peressini
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GRUPPI DI INCONTRO
Cat n°
CAT n° 001
CAT n° 002
CAT n° 003
CAT n° 005
CAT n° 006
CAT n° 009
CAT n° 010
CAT n° 012
CAT n° 014
CAT n° 015
CAT n° 018
CAT n° 022
CAT n° 024
CAT n° 027
CAT n° 031
CAT n° 039
CAT n° 043
CAT n° 046
CAT n° 055
CAT n° 061
CAT n° 070
CAT n° 070 bis
CAT n° 080
CAT n° 092
CAT n° 095
CAT n° 096
CAT n° 101
CAT n° 112
CAT n° 124
CAT n° 128
CAT n° 136-280
CAT n° 146
CAT n° 155
CAT n° 157
CAT n° 161
CAT n° 170
CAT n° 180
CAT n° 190
CAT n° 191
CAT n° 192
CAT n° 204
CAT n° 208-319
CAT n° 209
CAT n° 216
CAT n° 223
CAT n° 225
CAT n° 226
CAT n° 239
CAT n° 269
CAT n° 280-136
CAT n° 319-208
CAT n°339
CAT n° 348
CAT n° 365
CAT n° 372
CAT n° 70
ZONA N. 1
ZONA N. 2
ZONA N. 3
ZONA N. 4
ZONA N. 5
ZONA N. 6
Nome
Punto di incontro
Io per gli altri
Io sono
Rinascita
La Viarte
Dinsi une man
La Riviere
Uniti per la salute
La gnove Viarte
La Fenice
Rinnovarsi insieme
Arcobaleno
Luisa
C/O Circoscrizione
Vita nuova
Cantinuin varin Fortune
Rinascita
Aiutati aiutando
Aurora di Buri
Il nido
Vivere bene
Nuova vita
Grande avvenire
Orchidea
Crescere
Viars une gnove lus
S. Lucia
Momenti di crescita
Nuovi orizzonti
Il faro
Salvare l’uomo
Arcobaleno n°2
Vita salvata
Viars un respir gioios
Fuarce e coragio
Ricomincio una nuova vita
Vittorino Zavagno
Zumiele di salut
Speranza
Verso la libertà
La Quercia
Tresesin
La Lusigne
Scelta di vita
Uniti per riuscire
Verso la vita
Conosci te stesso
Apriamo un’altra porta
Aiutiamo a vivere
Primavera
Ricjatinsi insieme
Non soli ma solidali
La rondine
Indirizzo
Via Riccardo di Giusto n.82
Via Joppi n° 72
Piazza Indipendenza n.1
Piazza Angeli n° 3
Via Cicogna
Via Roma n° 7
Via Pretura vecchia
Via San Michele
Piazzale Chiavris
Via Santo Stefano n.5
Viale Cadore
Via Centa
Via Chinotto n° 1
Piazzale Chiavris
Via Manzoni n°4
Via Roma n° 40
Via Marconi n.°16
Via Derna
Via Cividale n° 21
Via del Municipio n° 7
Via Spalato
Via Spalato
Udine
Udine
Feletto Umberto
Orzano
Udine
Talmassons
Tarcento
Campeglio- Faedis
Udine
Udine
Udine
Nimis
Udine
Udine
Codroipo
Pasian di Prato
Remanzacco
Udine
Buttrio
Reana del Roiale
Udine
Udine
Sammardenchia
Via Coianiz n° 2
Tarcento
Piazza del Varmo
Camino al Tagliamento
Via Manzoni n°4
Codroipo
Via Pradamano
Udine
Chiasiellis
Via della Rimembranza
Mereto di Tomba
Via Derna
Udine
Via Verdi n°4
Basiliano
Piazza Indipendenza
Feletto Umberto
Varmo
Via Pradamano
Udine
Via Verdi n°4
Basiliano
Via XXV Maggio
Flumignano
Piazzetta dell loggia n°1
Cassacco
Via Pre Zaneto
Percoto
Via Chinotto n° 1
Udine
Via Papa Giovanni XXIII
Pradamano
Via Riccardo di Giusto n.82 Udine
Piazza della Chiesa
Povoletto
Piazza Giulia
Lauzacco
Via Dei Carpini n° 3
Tricesimo
Via Santo Stefano n° 5
Udine
Piazza della Chiesa
Villaorba
Via Zugliano
Basaldella
Via Chisimaio
Udine
Via Roma
Pavia di Udine
Via Verdi n°4
Basiliano
Piazza della Chiesa
Povoletto
Via Derna
Udine
Morsano di Strada
Piazzale della Chiesa
Passons
Via del Municipio n° 7
Reana
Via Spalato
Udine
Giornata
Martedì alle 20.00 22.00
Lunedì alle 19.00- 21.00
Mercoledì alle 20.00- 22.00
Martedì alle 19- 20.30
Lunedì alle 19.00- 20.30
Mercoledì alle 20.00-22.00
Giovedì alle19.00 - 20.30
Martedì alle 19.00- 20.30
Mercoledì alle 20.00-22.00
Giovedì alle 20.00-22.00
Lunedì alle 18.30 - 20.00
Lunedì alle 20.00- 22.00
Lunedì alle18.00-20.00
Mercoledì alle 18.00- 20.00
Giovedì alle 20.30- 22.30
Martedì alle 18.00-20.00
Lunedì alle 19.00-21.00
Martedì alle 18.00-19.30
Lunedì alle 18.00- 20.00
Giovedì alle 20.00-22.00
Giovedì 20.30-22.30
Lunedì alle 19.00-21.00
Martedì alle 20.30-22.30
Mercoledì alle 20.30-22.30
Mercoledì alle 19.00-20.30
Lunedì alle 20.30-22.30
Lunedì alle 20.30-22.30
Lunedì alle 17.30-19.00
Martedì alle 20.00-21.30
Lunedì alle 19.30-21.00
Lunedì alle 20.30-22.30
Lunedì alle18.00-20.00
Lunedì alle 20.00-21.30
Martedì alle 20.30-22.00
Lunedì alle 20.00-22.00
Lunedì alle 19.00-20.30
Sabato alle 15.00-17.00
Martedì alle 19.00-21.00
Giovedì alle 18.00-20.00
Giovedì alle 18.30-20.00
Lunedì alle 19.00-20.30
Lunedì alle 20.00-22.00
Lunedì alle 18.00-20.00
Giovedì alle 20..30-22.00
Lunedì alle 20.30-22.30
Lunedì alle 18.00-20.00
Lunedì alle 20.00-21.30
Martedì alle 20.00-21.30
Giovedì alle 18.30-20.00
Martedì alle 18.30-20.30
Lunedì alle 20.00-22.00
Lunedì alle 18.00-19.30
Lunedì alle 18.30-20.30
Presso
Ex Municipio
Ex latteria
Parrocchia San Quirino
Municipio Vecchio
Parrocchia San Marco
Parrocchia San Maria Assunta
Parrocchia San Marco
Presso Auditorium
Ambulatorio medico
Parrocchia San Domenico
Carceri
Carceri
Ex Scuola Media
A San Vidotto
Le scuole elementari
Biblioteca
Parrocchia San Domenico
Palestra comunale
Sala Parrocchiale
Poliambulatorio
Ex municipio
Sala riunioni
Distretto sanitario
Pro Loco
Distretto sanitario
Casa dell’Immacolata
Scuole Elementari vecchie
Ex municipio
Parrocchia San Domenico
Centro sociale
Parrocchia
Carceri
CLUB: n.10, n. 22,n. 61,n. 92, n.180, n. 216, n. 372
CLUB: n. 9, n.31, n. 80, n. 95, n.96, n.112, n.124, n.136, n.155, n.161, n.170, n. 225, n. 280, n. 348
CLUB: n. 55, n.101, n.190, n.192, n. 269, n. 209, n.157
CLUB: n 5, n.12, n.43, n .208, n. 319, n.1, n. 204, n.191
CLUB: n.146, n.3, n.6, n.27, n.14, n. 24, n.18
CLUB: n.39, n.226, n.365, n.15, n.128, n.223, n.46, n.339, n.2, n.239
Se ci sono errori di trascrizione di indirizzi, di zone, di n° di club, pregherei di avvisarmi affinché abbiamo dei dati attendibili per tutti.
Ringraziandovi per la collaborazione lascio il mio indirizzo e-mail per contattarmi in tempo reale e il mio cellulare (anche un SMS può essere utile):
e-mail: [email protected] - cell. 338 7760466 (Piva Emanuela)
Zona
N. 4
N. 6
N. 5
N. 4
N. 5
N. 2
N. 1
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N. 1
Viaggio
ad Assisi
La catena di solidarietà tra le famiglie
Ho intrapreso questo viaggio solamente per andare ad Assisi, in quanto
non ci sono mai andato. Trascorrere 3
giorni fuori casa e sospendere i soliti
lavori di ogni giorno. Il Congresso mi
interessava parzialmente, avevo deciso
di andare solamente una volta solo per
solidarietà. La parola che mi turbava
molto era SPIRITUALITà parola da
me subito eliminata. CONGRESSO
DI SPIRITUALITÀ ANTROPOLOGICA. Che parolone grandi, non
le avevo mai sentite e mai usate. Mi
chiedevo continuamente cosa volevano dire. Qui va finire che mi faccio
frate. Dopo 280 giorni di guerra contro il vino, mi tocca affrontare anche
questa parola. SPIRITUALITÀ. Mi
faccio coraggio e penso ai 280 giorni
di astinenza. Alla fine decido. Ho affrontato 280 giorni e adesso affronto
anche questo Congresso di Spiritualità. Siamo arrivati ad Arezzo !Visitiamo
la città mangiando qualche cosa camminando. Il tempo per fermarci non
c’è. Verso le 17.00 bisogna ripartire
per Assisi. Tutto sta andando bene.
Arriviamo ad Assisi verso le 19.00 ci
sistemiamo in Cittadella. Ci vengono
assegnate le stanze, e tutti andiamo
a lavarci e cambiarci per la cena. Ci
sono molte persone nuove che io non
conosco. Prendo posto ad un tavolo
assegnatomi.
I componenti non li conosco In
attesa dei primi iniziamo le presentazioni. Si mangia e si parla de Congresso di domani. Finita la cena mi
invitano ad andare alla basilica di San
Francesco. Anche se sono molto stanco, in quanto la notte precedente non
ho dormito accetto questo invito. Si
continua sempre a parlare di questo
Congresso. Avevo deciso di andare
una volta, quindi l’opportunità era
domani per l’apertura. I temi che si
dovevano parlare erano:
“Perché questo XVI Congresso di
Assisi
“Libertà e salute, quale rapporto?
“Il Club come spazio di libertà”
Alla lettura di questi temi ero un
po’ presente e un po’ assente. Pensavo
al mio club, cosa fare come migliorare
e come spiegare in parte il contenuto.
C’è da fare molto all’interno del
mi club, cercare il coinvolgimento,
di tutti per continuare ad affrontare i
problemi alcol correlati. Sto notando
che il club e formato da 3 gruppi. Il
primo gruppo è formato dalle persone
che mi rispondono “Perché sempre io,
io l’ho già fatto!” Il secondo gruppo è
formato dalle persone che mi rispondono “vediamo se sono libero dagli
impegni”. Il terzo gruppo mi risponde
“non ci vengo non mi interessa” Se vo-
Assisi 2008: congressisti ACAT UDINESE
6
7
nata la seduta andiamo a pranzo. Nel
programma alle h 21.00 c’è il prender
parte alla Basilica Maggiore di San
Francesco visita notturna di Spiritualità. La maggior parte delle persone si
avvia verso la Basilica. Partecipiamo
numerosi poi all’uscita sulla piazza
vedo un piccolo gruppo di persone
che canta a voce alta. Vado anch’io a
cantare, poi subito dopo formiamo un
cerchio. Girando e cantando questo
cerchio cresce ad ogni giro che facciamo. Ad un certo punto questo cerchio
non riesce più a stare nella piazza. In
quel momento mi sentivo all’apice
della mia felicità, con tanto amore da
distribuire a tutti i componente del
cerchio. Uno dei tanti desideri espressi
è questo, vorrei che questa emozione
succedesse a tutti i componenti del
mio club. Domenica 18 maggio è l’ultima assemblea, tema “Assemblea dei
Club degli Alcolisti in trattamento “e
partecipo anche a questa. Sento parlare molte persone dei problemi alcolcorrelati in modo libero e sereno. Non
si fanno nessun problema a parlare in
pubblico di quello che hanno passato. Sono fieri di aver fatto una scelta,
quella di non bere più. Finita la discussione in comunità andiamo a pranzo,
poi ci prepariamo per il rientro a casa
Udine. Poi in corriera pensavo… ero
partito solamente per andare una sola
volta al Congresso, invece ho partecipato 3 volte. Ero turbato, molto turbato, dalla parola SPIRITUALITÀ
invece l’ho capita e superata alla fine
di questo Congresso. Tutto questo è
positivo per me, perché mi dà la forza
di continuare questo cammino. Spero
anche a voi al prossimo anno.
Un caloroso saluto a tutti.
Scelta di
del dono più grande che Dio ha fatto all’uomo e cioè della libertà che lui
stesso rispetta per primo, perché l’uomo fosse pienamente responsabile e
libero nella costituzione della propria
storia, del proprio progetto di vita.
Noi oggi però, siamo qui per dire
a tutti che è sempre possibile riappropriarci di quella libertà di scelta che
l’alcol ci aveva ingiustamente usurpato
non solo, ma dire anche che da questa
esperienza negativa siamo usciti più
nuovi di prima.
Per questo motivo vogliamo esprimere un doveroso e profondo senso di
riconoscenza alla vita in quanto, nel
risalire la china non ci ha lasciati soli,
ma ci è venuta incontro offrendoci
quell’aiuto che ci era non solo utile ma
indispensabile. Aiuto indispensabile
per fare un primo passo deciso e importante
perché ci ha aperti al
futuro su altri orizzonti.
E verso questi orizzonti
insieme noi siamo tuttora incamminati per
dare sempre maggiore
consistenza alla scelta di
libertà, allo scopo di recuperare quei valori che
ci aiutano a rimuovere le nostre scelte
di vita.
Importante e tenere presente che la
vita non è mai statica, ma ha sempre
una marcia in più, per cui stare al passo con la vita vuol dire semplicemente
porci in una prospettiva di rinnovato
impegno che coinvolga tutta la famiglia in un costante divenire.
Inoltre a noi in particolare spetta
il compito di divenire persone propositive, punti forti di riferimento
per coloro in cui l’orizzonte di libertà
sta ancora in fondo a un bicchiere. In
questo senso ognuno può essere luce
per l’altro cioè di un orizzonte che si
allarga su altri orizzonti. Ciò che conta
ai fini di una scelta di libertà è guardare avanti con fiducia, avendo dentro
di sé la certezza che la vita ha infinite
risorse, spesso nascoste nelle pieghe
più profonde del nostro essere. Ed è
su questa strada che noi vogliamo proseguire, alla ricerca di significati nuovi
per rigenerare noi stessi e gli altri, nella
consapevolezza che il mondo e l’orizzonte della storia ci appartengono: Di
conseguenza dovremmo sentirci maggiormente responsabili nei confronti
di tutta l’umanità.
Sr. Amelia Scanagatta
libertà
Ognuno di noi dal primo istante
della sua vita, ha iniziato a percorrere
una strada della vita, e nel percorrerla giorno dopo giorno ha scoperto la
propria vocazione con il relativo compito che la vita le ha affidato. Ma è su
questa strada che, prima o poi, tutti
incontriamo difficoltà da affrontare,
ostacoli da rimuovere. A volte però
può succedere che, lungo il cammino
l’amico alcol, a cui avevamo demandato la soluzione di tutti i problemi ci ha
() profondamente delusi, perché i problemi si aggiungevano altri problemi.
Ma soprattutto ci siamo sentiti privati
Gelindo Uliana
Club n. 39 di Pasian di Prato
XVI CONGRESSO SPIRITUALITà
ANTROPOLOGICA SCELTA DI LIBERTà
A
ASSISI 16-17-18 MAGGIO 2008
gliamo lo troviamo il tempo anche per
partecipare alle diverse iniziative prese dal vostro presidente e da altri….
Penso io! Ultimamente sono molto
impegnato a collaborare nelle diverse
iniziative che si svolgono. Un giorno
mia moglie mi fa una domanda ”come
mai sei sempre in giro e dedichi poco
tempo alla casa? ”Io rimango un po’
male a questa domanda, penso… e mi
faccio un’altra domanda, come mai
prima ero libero di fare quello che volevo, rientravo a casa quando volevo, e
se volevo ed invece adesso con la scelta che ho fatto non posso più niente?.
Però sono pronto a rispondere a mia
moglie “Vuoi che ritorni a bere?” e lei
sta zitta.
Forse, ha capito che non sono la
stessa persona di prima. Sabato 17
maggio vengo coinvolto nuovamente
a partecipare alla tavola rotonda tema:
”Sobrietà: “perché, per chi?” Termi-
nche quest’anno ho preso parte a questo Congresso perché nonostante tutto per me questo
Congresso è un richiamo al mio prendermi cura per
questi tre giorni di me stessa. È come se in questo
periodo ritrovassi uno spazio unico ed importante per
la mia vita privata oltre che di club. L’argomento di
quest’anno sinceramente mi lasciava un po’ perplessa
perché non immaginavo come avrebbero potuto svilupparlo. In effetti oggi che sono rientrata dal Congresso mi accorgo che questi miei dubbi erano fondati
e che questo argomento lascia ancora spazio a parecchie discussioni che spero faremo sia nel mio club di
appartenenza che dove faccio il Servitore-Insegnante.
Nella giornata di venerdì 15 maggio ci sono state
le relazioni introduttive sull’argomento degli organizzatori del Congresso ovvero Padre Danilo Salezze
quale rappresentante della Comunità San Francesco
di Monselice (PD), il Dott. Vescovi e il Presidente
Aicat Dott. Nello Baselice.
Nella relazione introduttiva al Congresso Padre
Danilo ha puntualizzato come questo argomento è
molto delicato e personale. Si può partire analizzando
la libertà nel ns. percorso di club. La spiritualità antropologica di cui tanto si parla ad Assisi è qualcosa
che riguarda l’uomo e investe in un progetto di vita
nuovo; si è ribadita l’unicità della persona, non c’è
infatti per noi una persona definita dai suoi problemi
ma bensì ognuno ha la sua specificità e noi dobbiamo assolutamente salvaguardare tale unicità. È stato
poi introdotto il termine “Interdipendenza”; ognuno
di noi dovrebbe diventare con il tempo protagonista
della propria libertà attraverso il riconoscimento di se
stesso e dell’altro ma non come essere autonomo e a
se stante ma bensì come interdipendente in modo da
creare una vera e propria rete con gli
altri. Una frase che mi è piaciuta tanto è stata quella per cui ognuno di noi
deve arrivare ad esercitare la “Libertà
di diventare protagonisti”. Ognuno di
noi è un “Universo” diverso da altri ma
ogni società è fatta di diversi “Universi” collegati tra loro. Il diritto alla Libertà di ognuno viene dalla ns. origine
umana in quanto tale e nessuno ci deve
dare la Libertà ma sono io che devo costruirmela insieme agli altri per unirmi
a loro e all’ambiente che ci circonda:
Tutto è un dialogo molto stretto così
che la spiritualità si lega alla Libertà.
Padre Danilo ha anche parlato di un approccio moralistico e secondo lui è immorale prendere solo se
stesso come misura del cambiamento infatti sono Libero nella misura in cui accetto il confronto con altre
realtà che vanno ben oltre la mia realtà ed ecco che
ritorna il concetto dell’Interdipendenza. La Pace di
cui tanto si parla nella ns. metodologia è uno sforzo
di intesa sul vivere stesso; io divento “mio” quando
accetto il “tu” e tutto ciò che ci sta vicino. Libertà
è prima di tutto tesa all’Inclusione e non all’Esclusione. Noi vinciamo solo nell’INCLUSIONE e nei
ns. programmi si punta all’apertura per una moralità
nuova. Ognuno di noi nel suo rapporto con il bere
ha modificato il modo di bere. Il cambiamento di noi
stessi è la sola cosa che possiamo fare. La Libertà nei
ns. programmi è “giocare di sponda” termine che mi
è piaciuto tantissimo perché fa vedere un gioco non
fine a se stesso. Ecco che è emerso come la Libertà è
in continua azione e deve avere come confini la Pace.
La Libertà è stata descritta come un viaggio, non viene raggiunta una volta per tutte, deve ripetersi, bisogna continuamente confrontarsi. Si può forse dire
che non è una AFFERMAZIONE ma si gioca senza
dubbio su TEMPI LUNGHI.
Nel successivo discorso del Prof. Vescovi è stato
analizzato il rapporto Libertà e Salute. Secondo Vescovi la Libertà in se non è statica, non è un dogma
ma c’è un “oltre”, una “profondità” che volge al futuro. Non è neppure “definibile” ma è vista come un
dono per fare esperienza. La libertà alla salute secondo Vescovi significa tendere al benessere psico-fisico
e ognuno va inserito nella sua famiglia e nel sociale.
Ma questo influenza veramente chi ci sta vicino? Ma
come? Prendersi cura dell’altro non può creare subor-
8
9
FESTA INSIEME . . .
pr
es
ide
n te
C.R.
dinazione? Non è così se chiami aiuto
è colui che semplicemente mi ascolta e non chi mi vuole dare dei consigli. Ecco che si torna al concetto di
. . . costituisce ormai una tradi- il miglioramento delle condizioni di
CONDIVISIONE e RESPONSABIzione per la nostra Associazione. È il vita di ogni singolo cittadino.
LITÀ nel club. Prendersi cura nel club
modo allegro e spensierato per dimoIl vice V.Presidente del Consiglio
dell’altro è difficile perché devo vedere
strare a noi stessi, ai nostri
regionale, Cons. dott.ssa
prima i miei limiti, le mie paure e sofamiliari e alla coMenosso onoranprattutto devo RISPETTARE l’altro.
munità di star
doci della sua
e di vo-Associazione. E' il modo allegro e spensierato
presenza,
ione perbene
la nostra
perhadi- Devo imparare l’UMILTÀ e L’INCERTEZZA. è importante nel club
ler
vivere
c
o
n
fertri familiari e alla comunità di star bene e di voler vivere con passione
accogliere l’altro senza volerlo camcon pasmato
na dichiarazione
esplicita
di
quanto
sia
stato
importante
prendere
la
decibiare, prendendolo così, accogliensione
il suo
continuare
un comportamento sano e responsabile. Ilg parrodolo così com’è con i suoi limiti che
o gan mantenere
i
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diventano anche i miei. Promuovere la
Giordano,
ha
sottolineato
questi
aspetti;
a
nome
dell'Amministrazione
aspetcot suo
o appassionato intervento ha voluto ribadire l'interesse
n o -del salute è anche avere stima in noi stessi
billa, in un
e trasmettere questa sensazione. Una
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e
l
l
a
sciuper ogni iniziativa che favorisca la collaborazione fra pubblico e privato
cosa che mi ha colpita della relazione
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ondizioni
di vita di ogni singolo cittadino. Il vice V.Presidente del
Con- del Dott. Vescovi è che la RICERCA
È una
impessa Menosso
onorandoci della sua presenza, ha confermato il suo
SCIENTIFICA ha necessità di tornadichiagnogià
nei
nfronti della
re al centro recuperando le radici spirir a z i nostra
o n e Associazione. Oltre 200 soci con le loro famiglie
confrone
c
i
zare la propria
e di trascorrere qualche ora, Vdi serenità
pa- tuali dell’uomo attraverso il TEMPO
esplicita conoscenza
di
ti della e
noo
stato
strapasto
Associaara fra lequanto
tortesia
confezionate
dalle gentili signore ee nun
hanno (che è unico), l’AMBIENTE (per rioss buon
M
scoprire l’ORDINE e creare così equia
importante
prendezione.
Oltre
200
s
L a d o tt. s
a più gradevoli le ore trascorse insieme.
librio) e la RELAZIONE.
re la decisione di cambiasoci con le loro famiglie
Dai lavori di gruppo di venerdì pore vita e di continuare a mantenere hanno avuto modo di rafforzare la
meriggio ed analizzati sabato mattina
un comportamento sano e respon- propria conoscenza e di trascorree il nomesabile.
dell'Assessore
comunale
e delreV.qualche ora di serenità e pace: la
in Assemblea sono emersi vari spunti
Il parroco di Pavia
di Udine,
di riflessione sul termine LIBERTÀ
gionale. Inserisci
2 foto: una
di gruppo elotteria
la miafra amici, la gara fra le torte
mons. Giordano,
ha sottolineato
nel club che riporto testualmente:
questi aspetti;
a nome appena
dell’Ammisiglio regionale.
Chiamami
hai leconfezionate
bozze dalle gentili signore e
Libertà e responsabilità;
nistrazione comunale l’Ass. Micaela un buon pasto hanno contribuito a
Sobrietà come riconquista della
Sibilla, in un suo appassionato inter- rendere ancora più gradevoli le ore
Libertà;
vento ha voluto ribadire l’interesse trascorse insieme.
Libertà di mutuo aiuto: devo andel Comune di Pavia di Udine per
Ti saluto cordial­mente.
dare
al Club per me stesso e così metto
ogni iniziativa che favorisca la collaCiao,
al servizio degli altri le miei idee poi
borazione fra pubblico e privato per
Franco
ognuno prende ciò che vuole;
Libertà è non esprimere giudizi;
Giovani e non a FestaInsieme
Libertà è proporre non imporre;
Libertà è assenza dalle sostanze;
Libertà è non discriminare;
Conquista da alimentare ogni giorno;
Ritrovare la libertà in famiglia;
Assenza di giudizio;
A proposito del giudizio secondo alcuni questo c’è sempre ma con
connotati positivi. Dobbiamo semplicemente forse “valutare” le cose, il giudizio invece è valutare in base a quello
che penso solo io; bisognerebbe invece
mettersi nei panni dell’altro così valuto più “liberamente”. Il Giudizio lo
devo forse praticare ma solo per me
stesso e non per dare voti all’altro. Il
giudizio implica non parità tra noi, mi
metto al di sopra mentre se siamo alla
pari non scatta il giudizio.
- Libertà come espressione personale per arrivare ad amare senza condizioni;
- Assunzione di responsabilità senza condizionamenti;
- Assisi è un luogo dove ci si può
guardare in faccia;
- Perdono per Liberarmi ma potrebbe anche essere che non ci sia
nulla da perdonare e questo crea vera
Libertà;
Libertà di farsi amare dagli altri per
quello che siamo e non per quello che
vogliamo far vedere di noi stessi;
Libertà come ricerca passando da
una scelta all’altra;
Momento per cambiare;
Poter sbagliare in quanto limitati e
in quanto esseri umani;
L’aspetto umano nel quale si raggiunge maggiore libertà è quello spirituale, quello interiore in quanto quello
meno “condizionato”; a questo proposito forse la Libertà è solo un’utopia in
quanto si crea giorno per giorno, oggi
lavoro per la libertà di domani (esercizio di libertà);
Libertà e Responsabilità sono
strettamente collegati, la responsabilità porta con se il cambiamento e solo
dal cambiamento personale si arriva a
cambiare la cultura sociale;
La scelta comporta costruzione per
passare dal rischio del benessere intimistico del Club per uscire nella Comunità;
La Libertà non ha un dentro e un
Fuori ma abbiamo il dovere del confronto in quanto la Libertà si gioca
nella relazione e abbiamo il dovere di
trasmettere quello che stiamo vivendo;
Imparare a tutelare la Libertà del
Non Bere;
Libertà è inclusione e non esclusione;
Libertà è rispettare i tempi;
Dolore e sofferenza nel Club vengono trasformati in risorsa per riconquistare dignità e libertà;
La Libertà esiste o è solo un’utopia?
Veduta di Assisi
Forse si può parlare nel Club di
una Libertà relativa che corrisponde
forse al primo periodo e alla prima fase
di astinenza e di una Libertà assoluta
quando si ha il passaggio dall’astinenza alla Sobrietà;
La scelta è fondamentale nel Club
e solo la conoscenza e la consapevolezza mi permettono di scegliere.
Dalla Tavola Rotonda di sabato
mattina tenuta dal Dott. Corlito sono
emersi due aspetti o meglio due posizioni circa la Libertà, una “interiorista” e una “socialista” se vogliamo far
passare i termini. La prima indica una
Libertà interiore dell’essere umano
che implica una ritrovata tranquillità
con se stessi mentre la Seconda vede
forse l’uomo non libero in un mondo di schiavi dunque se non cambia
l’esterno non siamo liberi. Sono certo
due modi di vedere le cose, una strada è quella di testimoniare, la seconda
strada è quella di rappresentare socialmente la ns. Libertà di non bere. Le
due strade comunque non si escludono ma devono andare insieme. Dobbiamo cambiare noi ma anche la cultura sociale e dobbiamo promuovere
la cultura sociale per il non bere.
Un altro tema trattato dal Dott.
Corlito è stato quello che ad Assisi si
respira aria di novità e ci si può guardare in faccia. Guardarsi negli occhi è
difficile e significa pensare di arrivare
all’anima dell’altro. Forse oggi abbiamo paura di farci guardare e di guardare. Noi tutti, quali esseri umani, siamo
belli e brutti e dobbiamo ammettere
di essere così, dobbiamo perdonarci di
essere anche cattivi e lasciarci “guardare dentro” per portare fuori quello che
siamo veramente.
Un altro aspetto che è stato toc-
cato è quello della VERITÀ e quello
dell’UMILTÀ’; partecipare al Club è
importante ma quello che è più importante è essere “VERI” per crescere.
Una frase detta che mi ha molto colpita è stata: “Non scelgo cosa mi succede ma scelgo come affrontare e reagire
agli eventi”; riuscire in questo secondo
me è importantissimo ma la strada è
molto difficile.
Nella Tavola rotonda del pomeriggio invece si è parlato di Libertà e
Sobrietà. La sobrietà è importante per
noi stessi, per stare meglio guardando
avanti con fiducia. La Sobrietà per noi
è la capacità di usare e dosare le emozioni senza esserne schiacciati. Sobrietà è “Ritrovarsi” prendendo coscienza
e consapevolezza di noi stessi per affrontare le ns. “Paure”, per riandare
al “Passato per perdonare e perdonarsi” e tutto questo ci rende veramente
“Liberi”. Molte volte le catene di una
vita “scorretta” ti tengono prigioniero
anche dopo il Club e bisogna scegliere
di liberarsi dal senso di colpa a volte
che ti lega per “sciogliere le catene” per
sentirsi finalmente liberi.
Nell’Assemblea generale di domenica mattina sono state approvate le
Conclusioni di questo Congresso e si è
fissata la data del prossimo che si terrà
sempre ad Assisi il 15-16-17 maggio
2009 con il Titolo: “Ripartiamo da
noi”. È stata inoltre fissata la data della Giornata del Ricorso per i coniugi
Hudolin che si terrà ogni anno il 30
aprile.
Prima di chiudere questa mia Relazione sul Congresso vorrei solo dirVi
quello che più mi ha colpita di questi
tre giorni in cui sono stata veramente
serena lontana da casa, lontana dalla
quotidianità che spesso ti attanaglia.
10
11
Ho sentito parlare di catene che ti legano al passato, di emozioni che vanno
dosate e di paure che vanno superate.
Ma siamo così sicuri che questi processi una volta eseguiti ci diano la Libertà tanto desiderata? O ci sono forse
momenti nella vita in cui quello che
pensavi di aver elaborato in tanti anni
di club ti presenta di nuovo il conto?
Io sinceramente penso che la Libertà
vada conquistata giorno dopo giorno
accettando sì di affrontare le proprie
paure e le proprie emozioni, ma consapevoli che alcune volte non riusciamo
ad essere più forti di loro e dobbiamo
penso “viverle” senza magari farsi sopraffare cercando di scegliere la strada
migliore che ci porti fuori dal tunnel
e lontano dalla sofferenza. Penso che
una risposta certa a come ognuno di
noi si deve comportare non c’è, la Libertà di scegliere secondo me è anche
soggettiva, è legata a quello che ognuno di noi è con il suo vissuto, con i
suoi condizionamenti che vengono
dalla famiglia di origine e dal mondo
esterno e dunque la strada che porta
alla Libertà non è certo unica ed univoca per tutti ma va costruita giorno
dopo giorno, mattone dopo mattone e
nessuno ha il diritto di giudicare quello che ognuno di noi ha costruito con
sacrificio e dedizione. Forse alla luce di
quello che ho ascoltato in questi giorni
la Libertà è solo utopia, un miraggio a
cui tendiamo per stare bene, per sentirci meglio e in pace con noi stessi; ma
in fondo che male c’è se questo ci porta a lottare per il ns. “Stare Bene” e per
quello di chi ci sta vicino. In fondo la
vita è un rischio e una corsa continua a
cui nessuno di noi si può sottrarre anzi
se cerca di farlo viene emarginato e
giudicato dunque è importante imparare a correre il “Rischio” e a “Mettersi
in gioco” anche se questo costa fatica,
impegno ma soprattutto ci permette
di “Guadare e Ritrovare noi stessi”
cosa che il Club ci allena a fare ogni
settimana. Saluto tutti con affetto.
Cleri Barbara. Club n.190 Percoto
Club n.192 Pradamano
C.A.T. 226
UNITI PER RIUSCIRE
Questa sera il Club vive una serata
speciale. Sono presenti oltre alle solite
famiglie, anche altre, che pur non frequentando più il club rivediamo con
molto piacere.
Per prima cosa festeggiamo, esprimendo tutta la nostra gratitudine,
Bettiol Arianna, che da 20 anni presta
servizio come servitore insegnante nel
nostro Club.
Dedicandosi con serietà e dedizione ha contribuito al cambiamento dello stile di vita di molte persone che si
sono rivolti al club per avere un aiuto a
risolvere dei problemi creatosi specialmente per abuso di bevande alcoliche,
e i fatti dimostrano che assieme a Lei
si è lavorato bene, poiché molti di loro
hanno avuto dei benefici
Questo ha inoltre permesso di creare un’immagine positiva del Club e
del lavoro che sta facendo per la comunità. Sperando che la sua presenza
ci accompagni per molto tempo ancora in secondo luogo, ma non meno
importante, si festeggiano i 25 anni di
astinenza di Arturo che ha cominciato il suo percorso presso la comunità
di Castellerio per la quale continua
ad avere ancora una profonda riconoscenza poiché da li ha avuto la possibilità di ricominciare una nuova vita e in
seguito di entrare nel Club.
Qui con l’aiuto di tutti i componenti, ha potuto superare momenti di
sofferenza, di una crisi esistenziale e
anche l’incertezza se continuare o no
a frequentare il Club, poiché questi lo
hanno portato a riflettere sulla responsabilità che si è preso verso se stesso e
gli altri quando ha deciso di cominciare il percorso verso l’astinenza.
Questo traguardo perciò va condiviso con tutti gli altri componenti del
Club poiché anche assieme a loro è
stato possibile raggiungerlo.
Luoghi dello spazio e della comunicazione
E
sistono, e ci avviciniamo a
certi luoghi con una disposizione d’animo particolare,
con “un’apertura” mentale ed istintiva che riesce ad allentare le difese,
che ingentilisce o stempera i tratti di
un carattere altrimenti introverso o
troppo soggetto al pudore, che lascia
fluire le potenzialità creative, che non
si nega alla comunicazione intima o
relazionale. Chiunque, crediamo, ha
conosciuto, conosce o scoprirà nel
corso della vita uno spazio che rivela
armonie così uniche e suggestive: può
essere una stanza che amiamo particolarmente della nostra casa, un “orizzonte” lontano che attiva la ricerca
dell’imprevedibile e dunque dei nostri
limiti, un ritorno reale o simbolico ai
luoghi dell’infanzia quando ci sembra
di rivivere proprio quei suoni, quegli
odori, quei colori, ma anche una voce,
che chiama o si allontana, o un sogno
che non è più ritornato, o un ritorno
di qualcuno che abbiamo solo sognato. Non sono luoghi fisici, non necessariamente almeno: sembrano piuttosto livelli eterogenei dell’esistenza che
spesso la percorrono trasversalmente,
in momenti non definiti e non percepibili “a comando”, non facilmente
richiamati dalla memoria e talvolta
non “ritrovati”, nemmeno quando
li abbiamo raggiunti e cerchiamo da
loro quella forza evocativa e simbolica che sappiamo possono donarci. Ci
offrono l’energia stabilizzatrice di cui
sono portatori, ma molto spesso dobbiamo conquistarla, perché dobbiamo
conquistare i rapporti e le connessioni
che ci immettono nei canali comunicativi di quelle esperienze. Perché, se è
vero che non si può non comunicare (i
silenzi, i gesti, gli sguardi, una postura
sono tutte forme di comunicazione)
come insegna uno dei fondamentali
assiomi dell’epistemologia sistemica e
dunque anche l’approccio ecologicosociale Hudoliniano, è anche vero che
possiamo “imparare” a comunicare,
considerando la forma, per così dire,
linguistica e relazionale, ma anche, e
non secondariamente, quella riguardante la sua espressione motivazionale
e “privata”: credo sia indispensabile
comunicare “onestamente” con noi
stessi, se vogliamo farlo con gli altri.
Ora, il più distante possibile da
qualsiasi caduta retorica ma solo per
analogia simbolica, i luoghi dello
spazio e della comunicazione a cui ci
siamo appena riferiti, questi luoghi
privati, intimi, ma che allo stesso tempo necessitano dell’esame di realtà,
talvolta del “qui e ora”, sempre degli
strumenti della comunicazione, non
possono essere accomunati alle prerogative e alle pragmatiche dei nostri
C.A.T.?
Io credo entusiasticamente (ma
non ingenuamente) di sì. Mi capita
spesso, a chi deve conoscerlo come
semplice informazione (penso ad
esempio a chi frequenta la S.A.T per la
violazione dell’articolo 186 del codice
della strada) o alle famiglie coinvolte
nelle implicazioni delle proprie problematiche alcolcorrelate, di spiegare
cosa sia e come funzioni un C.A.T.
Cerco di farlo con l’onestà razionale
ed emotiva (affettiva) di chi “incontra”
quell’ambito da più di quindici anni,
ma sono consapevole, e lo verbalizzo
senza timori, di non poter spiegare
l’implicita creatività che, attraverso
noi o talvolta “nonostante” noi, si diffonde da quel cerchio relazionale. Certo, il compito risulta più agevole nella
definizione degli aspetti più formali
o, ci venga concesso il termine, “burocratici” delle riunioni: il significato
dei giorni di astinenza, la lettura del
verbale, la puntualità o l’informazione di un ‘assenza, il rispetto reciproco, la non divulgazione di quanto al
club, spesso con ammirevole e sofferta
difficoltà, viene detto e condiviso. In
realtà, è noto a chi frequenti un CAT,
vi è ben poco di “burocratico” in tutto
questo, non si tratta di regole imposte
e acriticamente accettate, ma di condivisioni che rappresentano la storia del-
peculiarità
che gli sono prop
era stato interrotto, che può obbligare
a ricominciare, a ridefinire,
ad ascoltaci condurrebbe
alla
trama (p
re empaticamente e razionalmente la
seppur
testimoni
discontinuità
e l’inatteso. Nondi
esisteun’aff
una riunione di club uguale all’altra,
perderemmo
non può esistere: viun’opportunità
sarà chi oggi sta
meglio, chi nel corso della settimana
consapevolezze.
ha sofferto, chi deve capire e chiedere,
chi deve capire
e non vuole
può “Il so
Giancarlo
Lezzi
nelo non
suo
chiedere, chi questa volta vorrà solo
chi ha smarritoeun’acquicon ascoltare,
la sensibilità
compete
sizione che sembrava sicura e chi ha
comeimprovvisamente
viva un trovato
club,la sua,
quello
ch
chi
è con noi oggi e non ci aspettavamo
Mi piace
concludere con le s
fosse, e chi al contrario manca e non
ci pare sia un invidiato
buon segno. Fatti noti,
no, anche
il corag
certo, riscontrabili nella routine dei
club, ma non banali,
perché mentre
l’insuccesso
esistenziale,
re
muta la forma degli incontri muta anessere
senza
che ladefinitivo,
modalità dell’interazione,
della via d
comunicazione, della trasmissione reuna ciproca
vita,dei quello
mogli
significati. Puòdelle
rendere talvolta insicuri, questa imprevedibilità,
navigatori,
dei vecchi attrav
ma non è e non può essere motivo di
disagio: al contrario,di
è una
ricchezza in g
in momento,
giorno
incomparabile proprio perché non
teme le differenze,
un’opportunità che
aprissero
sempre”.
le famiglie, l’aiuto ricevuto e offerto, il
rispetto della dignità di un singolo e di
un gruppo: risulta solo più immediatamente comprensibile perché si basa
su procedure e le procedure vengono
colte prima dei significati a cui si riferiscono. Non altrettanto accessibile risulta trasmettere quello che là avviene
quando non più di procedure parliamo ma proprio dei significati, perché
questi ultimi non obbediscono a riferimenti standardizzati, perché non “li
troviamo” come troviamo una pagina
di un libro, un punto cardine di una
qualsiasi teoria, un insegnamento che
guida e indirizza. Possono usufruire di
questi e altri sostegni, naturalmente,
ma poi non possono vincolarsi passivamente alla “verità rivelata”, perché
la loro natura è quella di farsi mentre
si fanno, essere mentre sono e mentre
saranno. Nient’altro che le medesime
prerogative della comunicazione che,
mentre si avvale della memoria dei
presupposti trascorsi, successivamente
genera se stessa nel “qui e ora”, “coerentemente” imprevedibile nei suoi
sviluppi. La parola e i significati si rincorrono, e mentre lo fanno acquisiscono forma e realizzazione. Per questo
non mi riesce facile condividere interamente l’accezione, talvolta proposta,
di club come “palestra”. Ovviamente
è ragionevole usare un tale termine
quando ci si riferisce all’implicito allenamento all’interazione, alla condivisione, all’espressione dei propri vissuti, alla comprensione di questi ultimi
e di quelli degli altri componenti del
gruppo: troppo spesso, infatti, ci troviamo di fronte a chiusure anche aspre
nei confronti di criteri di questo tipo
e a resistenze al cambiamento che la
consuetudine all’attenzione verso questi aspetti saprà modificare. Ma poi,
quando entriamo là, nella sede degli
incontri settimanali, succede qualcosa,
sempre, qualcosa che non ci permette
sempre di usare gli “attrezzi” della settimana prima, che rende talvolta difficile riprendere l’”esercizio” da dove
rende duttile la nostra capacità di condivisione ed elaborazione, un’apertura
al cambiamento che non teme le sue
MONDRIAN
MONDRIAN
12
13
Numeri e indirizzi utili
A. C. A. T. “Udinese” Onlus
tel. e fax 0432 25284
lunedì e giovedì dalle 17.30 alle 19.30
e-mail: [email protected]
GRUPPO GIOVANI GGPF
Deana Fabiano: tel. 339 3103079 - fax 0432 766101
ARCAT F. V. G.
lunedì, mercoledì e venerdì: mattina
martedì e giovedì: pomeriggio - tel. 0432 562618
Direzione del Dipartimento delle Dipendenze
Responsabile: Dott. Francesco Piani
Udine - via Pozzuolo 330 - Tel. 0432 806534 - Fax 0432 806513
e-mail: [email protected]
Sedi periferiche e distrettuali
San Daniele - Via Carducci n. 3 - Tel. 0432 949345
Orario di accesso: la presenza dei familiari o di persone coinvolte nel trattamento è richiesta almeno due volte la settimana
(martedì 17 - 20 e venerdì 17 - 20), ma è particolarmente gradita
durante tutto il programma.
Cividale - presso la sede del Presidio Ospedaliero, piazza
dell’Ospedale n°2, tel. 0432.708241/42 il lunedì dalle 9.00 alle
12.00, il mercoledì dalle 9.00 alle 12.00 dalle 14.00 alle 17.30 e
il venerdì dalle 9.00 alle 12.00.
Cividale, c/o Distretto Sanitario via Cavalieri di Vittorio Veneto n.
7, Tel. 0432 708615
Tricesimo, presso il Distretto Sanitario via dei Carpini, tel.
0432.882372 il lunedì dalle 16.00 alle 18.00, il martedì dalle 9.00
alle 13.00, il mercoledì dalle 16.00 alle 20.00 e il venerdì dalle
9.00 alle 13.00.
Tarcento, c/o Distretto Sanitario via Coianiz n. 8 - Tel.
0432.780213 il lunedì e mercoledì dalle 9.00 alle 13.00
Codroipo
presso la sede del Polo Sanitario viale Duodo, tel. 0432.909286
il martedì dalle 9.00 alle 12.00
Codroipo, c/o Distretto Sanitario viale Duodo 82 Tel. 0432
909129 / 909147
BRUEGEL
vicissitudini talvolta anche sofferte e tortuose, ma proprio per questo più stimolante e creativa. In fondo è
proprio negli intrecci di questa “rete” comunicativa e
relazionale, nel non temere il confronto con noi stessi e con l’esterno, ma anzi considerandolo prerogativa
essenziale, che si rivela tutta la feconda eredità dell’approccio ecologico sociale.
E se non esiste, come crediamo, una riunione di
club uguale all’altra ma tutte “significano” qualcosa
nella loro specificità, allora non ci sembra possano esistere, per analogia logica e simbolica, club “buoni” o
“cattivi”, club “che funzionano” o “club che non lavorano”. Perché, conseguentemente, dovremmo parlare
di comunicazione “buona o cattiva”, “intelligente o superficiale”, “adatta o inutile”, riconducendo dunque, e
svilendo, il processo comunicativo a schemi già tracciati o a principi rigidi che non appartengono sicuramente né al “buon senso” che guida l’interazione né alla
metodologia a cui ci ispiriamo (nei cat, per inciso, non
si fa terapia e dunque non necessitano nemmeno strategie in qualche modo terapeuticamente vincolanti).
No, in questo senso non esistono club buoni o cattivi,
servitori- insegnanti capaci o inadatti, componenti di
club apprezzati o da temere (per quanto mi riguarda
considero solo potenzialmente dannose quelle situazioni, qualora ne esistessero, in cui un gruppo di persone
si “isola” nella propria autarchia, nella conservazione di
un “potere” senza regno che ha l’unico scopo di “proteggerlo” dall’accettazione di quel confronto, anche vivace, che rappresenta l’essenza del nostro lavoro). Non
esistono club buoni o cattivi perché non esiste, in senso
dato, una comunicazione buona o cattiva. La comunicazione, semplicemente, si fa mentre si fa, e dunque
sarà per come sono poste in relazione le persone che si
incontrano, per il modo in cui condividono la realtà e i
suoi significati, per come li accoglie il contesto in cui si
trovano e naturalmente per i riferimenti impliciti che
quest’ultimo contiene. Quando le persone si incontra-
DE CHIRICO
no “creano” la loro comunicazione e la
creano quella sera, a quell’ora, in quel
luogo, per ciò che in quella sera sentono, pensano, vivono: e lo fanno in
un contesto specifico, soggetto a determinate implicazioni culturali e sociali che, valide sempre e comunque,
guideranno il loro modo di pensare e
interagire.
Detto questo, solo dopo questo
e anche nell’intento di minimizzare
quei vuoti di interazione e di contenuto che talvolta si manifestano, è ovviamente sempre possibile, e auspicabile,
che un gruppo di persone possa trovare insieme modalità sempre più consone all’emergere delle problematiche
(anche le più disparate) e alla loro
discussione, senza comunque l’assillo
della soluzione a qualsiasi costo. Anche in questo caso non esistono “ricette” valide per tutti e una volta per
tutte: ogni gruppo, quando vi sia una
motivazione di questo tipo accompagnata dall’”onestà” della condivisione,
riuscirà ad affinare le proprie opportunità per giungere progressivamente
ai traguardi che quel gruppo può raggiungere. Forse un modo, uno fra altri,
può essere quello di ricorrere alle tracce tematiche che ricaviamo dal Modello Integrato dei Contratti di Togliatti
e Angrisani. Diciamo subito che tale
estrapolazione è senz’altro imprudente
e azzardata: nel Modello indicato, che
si occupa della terapia della coppia, la
traccia tematica ha una sua funzione
solo se integrata negli altri assunti della teoria. Qui però non temiamo di
osare questa contaminazione perché
non vi è alcuna pretesa di sistematizzare alcun intervento. Usiamo questo
concetto solo come ipotesi di lavoro,
come “strumento”, come un mezzo tra gli altri per arricchire la nostra
comunicazione e comprensione. Una
delle definizioni della traccia tematica
esposte nella teoria recita così: …promuovere all’interno di un contesto di
condivisione sia emotiva che cognitiva
un processo di integrazione tra senso
della propria storia, contatto con le
emozioni e governo delle regole relazionali. Non è proprio quello che ci
prefiggiamo di raggiungere nei nostri
IL CLUB
. . . UNA RISPOSTA
?
Sono Alessandro ho 40 anni e frequento da sei mesi il Club 157 a Udine.
Da un anno e mezzo sono sobrio e da allora la mia vita e migliorata decisamente, sia nell’ambito famigliare che nelle relazioni con le altre persone. In
precedenza sono stato molto “leggero” nelle mie valutazioni a riguardo, tanto
che, ad un certo punto, quello che credevo fosse un normalissimo gesto quotidiano si era trasformato in uno smodato bisogno, che mi aveva reso schiavo
e mi stava allontanando dai miei famigliari e dalle persone a me care. Inoltre
lavoravo mal volentieri ed ero scontroso. Inutile negarlo: se non avessi preso
la decisione di smettere avrei innegabilmente perso tutto.
Non sto a cercare cause, o scuse ma questa era una realtà a cui andavo
incontro poiché non avevo mai considerato me stesso come un’ alcolizzato.
Dopo aver ascoltato tante testimonianze che combaciavano con la mia me ne
sono reso conto e ringrazio la struttura del Sert di Udine (Il dott. Matiussi in
primis) per avermi aiutato a capire che era ora di rialzarmi dal torpore. Ora
sono al club che mi consente di avere un punto d’incontro e di riferimento
per continuare questo percorso. Non dobbiamo infatti dimenticare che le
difficoltà, grandi o piccole che siano, sono sempre li, pronte, a farci tornare
quello che eravamo, così come bar e supermercati dove andare a ricominciare
a distruggerci.
Credo che sia proprio questo il senso del Club darci un occasione dove
poterci liberare dei nostri pesi, dove poter esporre i nostri dubbi con altre persone come noi, senza sentirsi sotto esame o giudicati. Nel mondo moderno
non è facile trovare persone disposte ad ascoltare senza chiedere nulla in cambio, se non la reciproca disponibilità al dialogo. Ed è ancora più interessante
il fatto che ci siano più generazioni a confronto, perché così si ascoltano e si
propongono soluzioni e pensieri diversi tra loro, presumo che per le persone
più giovani la frequenza al club, una ’astrazione poiché i ritmi quotidiani degli impegni non facilitano trovare del tempo anche per un club, ma, consentitemi un pensiero (come non lo credevo io) di non avere il problema dell’alcol
prima o poi dovrà scontrarsi con una brutta realtà e se riuscirà, ad uscire,
accetti, di buon grado e con entusiasmo l’opportunità di usare un servizio
come il club, poiché oltre a tener vivo il problema ti offre un posto tranquillo
dove continuare la tua sobrietà in comunione con altre persone, perché come
dice la scienza: l’uomo è un ‘animale socievole, ma se si socializza nel posto
sbagliato con le persone sbagliate!....... Non è poi detto che al club ci si annoi:
non abbiamo solo aneddoti tristi e paranoie da raccontarci, ma un giusto mix
di tematiche serie e attuali, curiosità e ilarità, che non guasta mai come tra
amici, ma senza oste e bicchieri nel mezzo. Queste quattro righe vogliono
essere un ringraziamento alle persone che frequentano il club, a chi me ne ha
dato la possibilità ma sono anche un’ invito anche a curiosarsi positivamente
riguardo ai club e alle strutture che si occupano di alcolismo e di provare a
conoscerle più a fondo. Il tempo in cui stiamo vivendo ci sta facendo vedere
molte cose brutte dovute agli abusi di alcol, ed un luogo come il club, o i
centri di recupero da dipendenze potrebbero essere pane quotidiano per qualcuno dei nostri cari.
Alessandro - Club n. 157
BRUEGEL
14
15
DE CHIRICO
club? Certo, lo sappiamo, non è sempre un compito agevole. Le modalità
che la Teoria utilizza per raggiungere
questo obiettivo non possono essere le
nostre, ma credo che il compito di partire da una istanza (per noi argomento)
e progressivamente prendere contatto
(per noi comunicare) con configurazioni più complesse (per noi argomenti
Partecipare
al Club…
“PER CHI”
o “CON CHI” ?
Mi sono trovata da un momento
all’altro dentro questa intensa esperienza, grazie a mia nipote che mi ha
chiamata a far parte del suo “cammino” verso la libertà.
Aveva deciso di lasciare dietro di
sè gli “anni bui” e di cambiare la sua
vita.
Con molta semplicità mi ha chiesto
di accompagnarla in questo percorso.
Questo comprendeva il ricovero presso la Comunità di S.Daniele del Friuli
e la frequenza settimanale al club.
Ho accettato con piacere, perché le
voglio molto bene e perché finalmente era arrivato il momento in cui avrei
potuto aiutarla, questo dedicarmi a
lei mi avrebbe gratificata, mi avrebbe
fatto sentire utile... Da molti anni tol-
che derivano da quello di partenza) secondo un processo di integrazione progressiva (per noi scambiandoci opinioni su ciò che di volta in volta emerge)
sia un compito che nei club perseguiamo da sempre e che serva solo perfezionarlo consapevolmente senza cedere
alle eventuali resistenze o stanchezze. È
un processo spontaneo, intuitivo, se
condiviso. Mi è capitato di assistere a
delle riunioni di club in cui, per esempio, da un’espressione iniziale del tipo
“mio figlio non vuole accompagnarmi
al club” si è giunti, in conclusione di
serata e attraverso il contributo di tutti,
alla frase “rispettare qualcuno significa
anche “chiedere” e non per questo saremo meno rispettati” attraverso “tracce” che hanno percorso, integrandosi,
differenti aspetti del vissuto personale,
di quello di coppia, genitoriale e sociale. A memoria e certo troppo schematicamente il percorso potrebbe essere:
“mio figlio non vuole accompagnarmi
al club”…;” non importa, mi faccio
la mia vita”…;” no, mia moglie non
mi aiuta, non gli dice niente, ma non
credo capisca quello che sto facendo,
non credo abbia mai capito niente di
me “…;” bisogna fare tutto da soli,
l’ho imparato dai miei genitori, e li ho
sempre rispettati”…; “oggi è diverso, i
figli non rispettano più”;…”chiedere
a mio figlio di accompagnarmi? Perché? Deve capirlo lui”;… “Lo sa che
mi piacerebbe, forse ho solo paura a
chiederglielo”;…”rispettare qualcuno
significa anche “chiedere” e non per
questo non saremo rispettati”.
La semplicità dell’esempio e la sua
schematicità spero non nascondano
l’intreccio dei passaggi, la condivisione, lo sforzo di comprensione, la
ricerca dei significati che un percorso
comunicativo e interattivo di questo
tipo, che ogni Cat “creerà” secondo
le peculiarità che gli sono proprie, si
sforza di offrire: fermarsi ad uno dei
passaggi citati non ci condurrebbe alla
trama (per noi la storia individuale e
relazionale di quella persona) e seppur
testimoni di un’affermazione comunque significativa nel “qui e ora” forse
perderemmo un’opportunità che è allo
stesso tempo stimolo e acquisizione di
nuove consapevolezze.
Giancarlo Lezzi nel suo “Il sogno
di Ciro”, un racconto sotto forma di
metafora, ha saputo, con la sensibilità
e competenza che lo contraddistinguevano, spiegarci cosa sia un club, come
viva un club, quello che un club può
insegnarci.
Mi piace concludere con le sue parole: “…io sono rimasto stupito e ho
ammirato e, perché no, anche invidiato
il coraggio di queste persone che hanno
saputo ricominciare dopo l’insuccesso
esistenziale, relazionale, sociale, matrimoniale e genitoriale che sembrava essere definitivo, senza via di ritorno. È il
coraggio più puro, quello di tutti i giorni, di tutta una vita, quello delle mogli
e delle madri di famiglia nelle situazioni difficili, degli antichi navigatori,
dei vecchi attraversatori di deserti. È il
coraggio di andare avanti di momento
in momento, di giorno in giorno, senza
previsioni, senza timore, come se le strade si aprissero sempre”.
leravo a mala pena le sue scelte di vita,
non le condividevo, ma soprattutto
l’infelicità che mi comunicava ogni
volta che la vedevo, mi faceva soffrire.
Così iniziai a partecipare al club,
impegno che mi ero presa da subito
pur non sapendo di cosa realmente si
trattasse.
Le prime volte mi sentivo sempre
in una posizione di vantaggio rispetto a lei e agli altri... molto forte rispetto a loro e anche molto fortunata
per non essere caduta nella trappola
dell’alcool.
Mi capitava di pensare ai partecipanti come a persone che avevano
il “problema” o a persone che non
l’avevano, prendendo spesso le parti
di questi ultimi e giudicando impropriamente.
Man mano che il tempo passava,
mi sentivo sempre più parte di questa Comunità, aspettavo con piacere
la giornata del club. Entravo e uscivo
dalle storie delle persone con una sen-
sazione quasi di affetto ma soprattutto passava il tempo ed io mi rendevo
conto che anche durante la settimana
pensavo a loro, a tutti loro, e senza più
distinguere chi aveva il problema e chi
non ce l’aveva. Non aveva più senso.
Questo per me è stato un passaggio
velocissimo, un rendermi conto da subito che durante quel tempo dedicato
al club non si parlava di “niente” come
spesso facciamo con la gente, ma si viveva insieme, eravamo tutti lì per stare
meglio, ognuno aveva il suo posto, il
suo ruolo le proprie cose da raccontare
e da condividere con gli altri, sempre
con un’attenzione per tutti, anche per
gli assenti. Il cambiamento era iniziato
anche in me.
È per l’insieme di tutte queste mie
sensazioni che una sera mentre ritornavo a casa dal club, mi sono chiesta
se partecipavo per mia nipote o con
mia nipote. Non ho più il pensiero di
sentirmi utile e gratificata per quello
che faccio per lei perché in realtà al
club ora vado con lei e non per lei.. La
differenza sembra minima, ma quando
ho pensato a questo per la prima volta,
ho molto riflettuto e mi sono sentita
meglio. Nel frattempo mia nipote è
veramente rinata e ogni giorno che la
vedo è sempre più bella... riaffiorano
i suoi lati più affascinanti, quelli che
ormai non vedevo più da tanti anni.
Donatella
Ettore Anderloni
Ma un gior no di lavoro
accorcia la v i ta di 8 ore !!!!!!!!!!
Cara Cristina,
non so se leggerai questa mia lettera, ma ciò che importa è che il mio cuore si rivolga
a te, con la piena consapevolezza di affrontare un grande dolore per entrambi.
È passato molto tempo da quando ci siamo lasciati così freddamente senza parlarci, senza confrontarci sulle nostre difficoltà, e per me è venuto il momento di
aprirmi a te, come padre non più inteso solamente come padre biologico, ma nello
stesso tempo padre e uomo, con i miei limiti. Le mie difficoltà, ma ora posso dirlo,
anche con i miei pregi. Certo che con lo specchio che hai di me grazie ai miei passati
comportamenti, non ho la pretesa di essere capito, se però avrai la pazienza e il buon
cuore di accogliere queste mie umili parole senza pregiudizi e con serenità, scoprirai
un modo nuovo, dove io forse potrò avere un ruolo importante, per te. Non voglio
soffermarmi sull’enorme dolore che in questi anni mi accompagna inesorabilmente
ovunque io vada e in ogni cosa io faccia, siano esse pur piacevoli, ma la tristezza che
ho nel cuore ha la meglio ogni qual volta penso al male che ti ho fatto.
Ho intrapreso un percorso di vita da allora, un percorso di maturazione e crescita, duro, tutto in salita, irto di ostacoli, ma anche ricco di soddisfazioni. Un percorso
che mi vede costantemente in discussione, alle prese con me stesso e i miei limiti, le
difficoltà, le paure, le incoerenze, le vittorie, le sconfitte, in una parola sto vivendo.
Sembrano trascorsi anni luce da quando arrancavo verso un destino segnato dalla
sconfitta, dalla depressione, dalla povertà di spirito, dall’apatia, dalla mancanza di
valori; che si può riassumere in una parola: dall’alcol. L’alcol una sostanza che mi
ha accompagnato fin dall’infanzia, prima come spettatore, vittima, poi carnefice,
attore, burattino di me stesso; solo il regista non è mai cambiato, sempre quello:
l’alcol. Tramite lui ho intrapreso nel tempo uno stile di vita, dove, ripeto, i valori
certo contavano ben poco, tendevo a traguardi che ora non so nemmeno dirti quali
fossero, l’importante era bere, e raggiungere quello stordimento che mi permetteva di
estraniarmi da me stesso e dal mondo circostante. Quindi dalle mie responsabilità.
Certo, nei rari momenti di lucidità mi rendevo conto che stavo toccando il fondo,
che la deriva era l’unica mia speranza, ma ci pensava sempre puntualmente l’alcol
a darmi la giusta risposta. E nel frattempo il dolore aumentava, per tutti, le difficoltà si duplicavano, Dio quanta sofferenza! Le origini di tutto ciò, cara Cristina,
spiegartele qui, in quattro righe, non si può, sono origini di carattere spirituale, dove
la sofferenza ha radici profonde, trascende dalla scienza medica e dal quotidiano e
materialistico vivere oggi. Se e quando lo vorrai potremo affrontare assieme il discorso. Ora però ciò che desidero dirti è che il mio cuore batte forte scrivendoti, e anche
curiosando sul tuo sito internet; (curioso vero? Ti ricordi la mia intolleranza per i
computer?....) tutto questo tempo mi è servito per maturare tante cose, soprattutto
per rendermi conto di chi ero, chi sono, le mie origini. In tutto questo tu hai sempre
avuto un ruolo importante, sei sempre stata un punto di riferimento fondamentale
assieme ad Alice. Vi voglio un mondo di bene, ti sembrerà impossibile, ma è la verità
non può essere differente, questa è la mia vera natura, che ho sempre nascosto e rifiutato, perché a suo tempo non mi ritenevo degno di ricevere e donare amore, perché è
così che sono cresciuto, castrato nei sentimenti. Quanta fatica ho fatto per accettare il
fatto che ho anch’io diritto di un po’ di amore, quante persone si sono dedicate a me
per questo… che può sembrare una banalità, ma così non è.
E quanto ho sofferto per accettare il fatto che anche tu hai patito per questo nonostante io non lo abbia mai desiderato.
Ed è per questo che desidero, con tutto il cuore, poterti vedere e abbracciare, per
arti quel po’ di calore che hai sempre desiderato da me e che io non ho potuto darti.
Vorrei porre fine a questa scia di sofferenza che si tramanda ormai da generazioni,
assumendomi le responsabilità che indubbiamente mi competono.
Con tanto amore e affetto
Il papà
16
IL CLUB, IL FUTURO E ANCHE UN PO’ PIÙ IN LÀ XVII Congresso Nazionale dell’AICAT - 3-4-5 ottobre del 2008 Il club, il futuro e anche un po’ più
in là, il titolo del XVII Congresso Nazionale delle Famiglie dei Club degli
Alcolisti in Trattamento, che si terra il
3-4-5 di ottobre del 2008 a Monopoli (BA), prende forza dalla sensazione
che dopo un periodo più o meno lungo di torpore, dopo tanti inviti “a continuare” e dopo una esortazione liberatoria a “ricominciare assieme”, ci sia
il bisogno di guardare avanti, di avere
una prospettiva, un orizzonte verso il
quale tendere lo sguardo, ma soprattutto verso il quale dirigersi.
L’orizzonte ha la caratteristica di essere ampio, una meta immaginaria ed
immaginifica verso la quale ci si può
incamminare tutti assieme, magari tenendosi per mano senza strattonarsi,
perché in un orizzonte c’è posto per
tutti, non c’è bisogno di sgomitare,
di farsi spazio, non esiste la tentazio-
ne di volere occupare i posti migliori.
L’orizzonte è una linea irraggiungibile
che, nonostante le si muova incontro,
si sposta continuamente, ma nel frattempo si cammina. Se invece di farlo
in maniera solitaria o a piccoli gruppi, se la catena delle nostre mani sarà
tanto più lunga, tanto più forte sarà
la fiducia che ci trasmetteremo l’un altro. Quanto più saremo corresponsabili per tutti e per ognuno tanto meno
sentiremo il peso del cammino e più
vicina ci sembrerà la meta.
Insomma, potremo affrontare il
presente ed il futuro che vorremo, vivendo questo sforzo con amicizia e solidarietà e perché no anche con gioia.
Sono trent’anni che ci interroghiamo
sulle relazioni personali, familiari, associative e sociali; da tre decenni ripetiamo che ciascuno di noi è una risorsa
per sé e per gli altri, ora facciamo un
MESE DELLA PREVENZIONE ALCOLOGICA
Il club n°14 si è attivato con un
banchetto fuori della chiesa in Piazzale Chiavris cercando di sensibilizzare
la popolazione locale con informativa
sull’argomento. Si è svolto la prima
domenica di maggio, per il mese sulla
prevenzione sui problemi alcol correlati e complessi.
Il presidente del club n.14 organizzatore dell’evento ringrazia per la
collaborazione degli amici del club e
della partecipazione dell’Asso-
ciazione ACAT “Udinese”. Nel banco
si distribuiva del materiale informativo, mentre si svolgeva la festa per la
celebrazione della prima Comunione
di tanti bambini del quartiere. Fra le
persone e famiglie fermate a scambiare
quattro chiacchiere con noi, c’è stato
un padre e una figlia che mi hanno
colpito molto. L’interesse del padre, e
l’ascoltare attento della figlia, nel voler
afferrare e approfondire l’informazione che si dava, hanno creato in me un
certo piacere e la speranza, del padre
che la figlia leggesse gli opuscoli datogli specialmente riguardanti su “Giovani e alcol”. Ogni tanto ripenso a
quel padre con la figlia vicino che la
stimola alla conoscenza con l’informazione cercando di sensibilizzarla
e farle prevenzione come a proteggerla contro tutti i mali.
La giornata è stata più proficua
della scorsa edizione.
Per il prossimo anno si vedrà se
e come organizzarla assieme a chi
sarà e vorrà essere coinvolto.
el Club n. 14
Il presidente d
azioni
al banco inform
Monopoli (BA)
passo in avanti provando a mettere realmente a frutto la condivisione delle
nostre risorse.
Il futuro che vogliamo sta proprio
nell’orizzonte che vorremo disegnare
davanti a noi, sta in tutti quei legami
che potremo costruire al fine di una
vita migliore. Provare ad immaginare
per ognuno e per tutti potrebbe far venire il gusto di dire che nell’orizzonte
della nostra spiritualità antropologica
c’è posto per il perdono, per la riconciliazione, per una nuova terminologia,
per una formazione dove tutti imparano da tutti, e così via. Assicurandoci,
però, che non ci manchi il coraggio di
tentare strade nuove.
Quel coraggio che ci ha fatto mettere in discussione, entrare al club,
quello di smettere di bere e di cambiare il proprio comportamento, il coraggio di modificare le nostre relazioni e
di sperare che queste possano diventare un’occasione anche per il mondo
intorno a noi. Il coraggio di desiderare
un Club migliore, un’associazione al
servizio delle sue necessità, una comunità locale più coinvolta e comprensiva verso i problemi alcolcorrelati.
Il coraggio di convincerci che se
vorremo potremo fare, sempre e comunque, ricordando che è sempre meglio fare qualcosa che non fare niente.
Prossimi
appuntamenti
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Interclub Nimis - 12.09.08
- rimandato in data da
destinarsi)
Serata di sensibilizzazione
- 2 ottobre 2008 ore 20.30 Pasian di Prato
Congresso AICAT a Monopoli
(BA) dal 3 al 5 ottobre 2008
Interclub a Villorba - giovedì
16 ottobre 2008 ore 20.15
Corso formazione per
servitori
In novembre, Idea Solidale
In dicembre, Pizza Insieme
per gli auguri di Natale
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