All'indomani dello "sbarco dei Mille" prete veneto scopfe la rnafra u-'n .Dite aI Govemo che non chiuda gli occhi, altrimenti quaggiù I'andrà sempre peggio" tu I'accorato appello di don Benedetto Zèntrer, cappellano mili-tarc al séguito delle truppe rrgie di stanza in Sicilia nel 1863; scrutando ta re-altrt isòtana si era accorto che la "malapanta- avevamesso radici nelle aziende, nei merrcati nelle aste pubblidre e persino nei tribunali e nelle questur€. fl .palaz-zo-, 11egp- niente disse e nierrte volle saperc. A pochi anni dallo "sbarro dei Mille- la .politica dello stnrzzo. em già cominciata fl gabeuoto, pmtotipo stampa de['800, << JI l.J na volu sosúene Michele pan- uleone. giomalisu e scrin-ore . l'ottorata società, com'erÀ. chiamata la mafia con un zufemismo che tanto ha giovato ai óosq veniva presenata come otgànizzazio e piit o meno segtea, co stituita da uomini d'emore che aggiusta, vano le situazioni ed i fani che minac- ciavano di divenare ingarbugliaú in una socied di ripo feudale ove lo Srato erÌr assente o, se c'era, non aveva la flr- za sufficiente per intervenire". giunto - essa è pfonta a riversami là do- ve si presena I'occasione di proffno. Uno sguardo al pa-ssato, remoto e recente, e al presente, la fa trovare olrunque c'è possibilità di guadagno". Cosí è, dunque, e cosí è sempre st2t2. La .malapialtaFinché nell'isola l'agricoltura rappresen, "Oggi, associando le srorie e i fard della mafia siciliana a quelti di Cosa nostra degli USA - aggiunge - si è do\,'uro constaure che tnche una socien di grande sviìuppo capitalisúco e di avanzato progresso lecnico ed economico pernene, ed anzi favorisce. l insorgere dello sprnto di mafasihà, inteso come volonú. di prepotere, sempre, in qualunque circo stanza. con qualunque mrzzo e conúo chiunque, sapendo di non dovere dare conto alla giustizia". In tal senso le vicende degli ultimi rjtoìare della Procura della Repubblica di Calanissena. una deìle province piú calde della Sicjii:. .E come ule ha'ag tÒ la principale fonte dí reddito preval mafa Male. Prototipi dei maîosi, in questa fase del processo di sviluppo storico del fenomeno spiega Amaldo Crllli neL sag4io .La criminalid maîosa se la nella socjerà post-indusriale. . furono i gabelloli. "criminali senza scrupoti, a.:. soldari dai posidenri rerrieri chc non risiedevano sul posto ma nelle cit6 sia per la turcla dellx proprieb sia per sc. dare le rivolte dei conudini. che a quei tempi erano frequenti. Quesa alleanza, de- cenni hanno fatto diventare un,autentia profezn la convinzione di Alessan dro Mirabile, un lungimirante magìstrato agrigentino che agli inizi del secolo, panecipando a un dibattito sul destino della .malapiana", aveva sentenziator "Aspeftate che il liveìlo economico migliori e vedrete che il fenomeno mafìo so sarà non annullato ma promosso". Come mai? Semplice: anche se soltanto in prima approssimazione, la mafia non è altro che.un attivita economi(a, un'attività. illegittima a fondamento esclusivamente economico", come I'ha definia in un convegno sindacale il donor Sebastiano Paunè. fer unLi anni se cosí si puÒ chiamare, diede al mafio- so potere e ricchezza. L'uso del potere, infine, venne camuffato sotto l'etíchetra di dispensalori di giLtstizia. Per cxi, gli antichi subaltemi dei possidenti di, vennero i proprienri dei feudi. Poi ven ne l'trbznbzazione, fino alla realtà odiema'. Sarebbe però un gÍtve errore sostenere che nei pdmi tempi la . malapianu. cre>cesse esclusiuammle nelle campagne della Sicilia occidenule. unica arà geo grafica del Paese nella quale la permanenza del laùfondo fino a runa Ia prima metà del nosÍo secolo imponeva dei sistemi di produzione semifeudali che condizionavano i rapporti sociali e la di mafioso, lú uúa yit2 civile della popolazione. Lo dimostrano rapponi uffrciali di funzionari staali e testimonianze sponunee di osser, vatori disinteressati che illustrarono esaurientemente la gmvità di certe situa- zi'or'i. 1863: un pf€te veneto scopre la mafia A qualche anno dallo .sbarco dei Mille", don Benedeuo Zènner, un umile prete veneto, originario di Ceneda, nel Trevi, giano, aYeva scopeno ad esempio che essa aveva messo radici ben solide e profonde anche nelle cinà e negli am. bienti piú disparati. Cappellano militare al séguito delle truppe regie di stanza nell'isola, don Be nedeno - frarllo di Piero Zènner. garì. baldino, mono neIl^bzrîagIia di Cd,:tz- fimi - divenne cosl il primo cronisa .nordico" della storia dell'Italia unia che, scruando la realtà sociale, econo, mica, amministrativa e poÌitica locale, indiyiduò la prcsenza della maîa e ne descrise alcune manifestazioni che non potevano larcíare indifferente una pe$ona sensíbile. ma sopmttufto cosciente dei doveri del Govemo nazionale in ordine ai problemi deìle regioni meno fom:nate del Paese. Di cosa si trattava? Di attività dirette alla rcalizzazione di profitri e vantaggi fa cendo leva sull'arúitrío e ll'impunittà derivante dai legami con persone frcol, tose o comunque influenú e persino con resporsabili di pubblici uflìci. "Scbei e amicissitt oúa la gn$tissi.a", en un vecchio proverbio che don Bene detto aveva sentito ripetere speso dalle sue pani, ma fta il Veneto e la Sicilia il 14 giugno 1987 lPatrra I 13 INCHIESTE l'Italia meridionale che, sia pure indirer tamente, non potevano non influire sr.rlla .oluzione della quesúone romana e di quella venea.. "Ma, uovandosì a diretto contatto con la dura rea.lu meridionale, sia ìo Zènner che gli aìtri corrispondenri ed amíci del Cavalletto, pur essendo dei moderati, si videro, per cosl dire, cosffefti a modificare ogni loro ottimismo circa la bontà dei sistemi e dei rimedi adotati dal Go, vemo in quelle zone depresse". "La questione meridionale, infatti cisa Marco ldtnghetti, ministro dell'Intemo nei pîimt aoni de['Uoità d'Italta, era Dftsidente del Coostglio dei i{intstri quaodó oet 1875 l'où cirolamo Cantellt preseDrò ln par.lamento il pfogftto dl legge pef la repressiooe delle atdvità delinquenziali in Sicilia. > Paragone non regjqeva nemmeno: nel l'isola le cose andavano decisamente peggio. "Quaggiù - era la sua conyinzione è runo per aria e male impianalo". per cui bisogna fare nrno da càpo e farlò bene e ltrnemento. Fu cosí che , persdmoÌare un ?deguato inrervento, dall onobre del l8b2 al maggio dell anno successivo, cominciÒ a mandare accorati appelli a persone che potevano avere qualche ascendenza su chi, all'epoca, operava nella "stanza dei botoni.. Uno degli inredocutori fu dberto Ca. valletto, padovano , segretaio del Comitaîo poliîico centrale umeto, con sede a Torino. cosùhiirosi sùbiro dopo il .Trarato di villafranca. per curaré i collega - pre- il prol Briguglio - fece sì che i no sri modenLi ricono.cessero la legitdmita del malconrento isolano e si esprimessero con toni antigovemadvi cosí accesi da garcf#iare molto spesso col linguag]ìo dclla sampa de mocraúca lo 14 lPatt'la I 14 siasno lg87 provare a una nuova provincia co. me la Sicilia che inrendeva al zuo bene, doveva provarlo coi fani e non servirsi di questi per stancarla e sflduciada, mettendole nelle mani una ragione giusris- sima di sconlenro e di agiuziono. .Noi quaggir:r - precisÒ siamo in una situ^zione anormale che ogni giomo di piú s'accresce, finché il Govemo non vi prol.veda radicalmente", "Bisogna vedere f intemo della Sicilia e del Napoleuno per larsi un idea gjusta di quesre provinèe, e allora sj vediebbe ancora la grande causa alimentatrice del brigantaggio e della camorra". Non essendo ancon enrau Ia oarola nnfia nel linguaggio delle persone col te, e comunque dei condnengli, don Benedetto si esprimeva in termini di crmona e di camon"ismo, ma Ia casistica descritta non lascia dubbi sulla naura del fenomeno. La camorm - era del resto la spiegaziG ne dei vocabolari che facevanoménlo. .L'è da un pezzo - scrisse don Beneder- to Zènnff ad Alberto Cavalletto dopo rver con5utaro de uÌsu gli effeni della deludenre politica da poco awian - che vado sn-rdiando cene cose le quali, come son fafte. promenono poco di bene all'Italia". "Quando io venni nell'isola credevo che utto brillasse come in cielo, chc pe, fennemente soffide a questa terTa, ma la mia credenza la disÍusse il fafto, e conobbi che l: Sicilia è in úisú condizioni di esere", .In quesu rerra meridionale s(risse in un alra feneru - le libena bisogna impirnnrla sr si vogJiono cogìierne le frut ne della parola - è un,associazione che ^intende a procacciare con ogni mezzo iìlecito favori e guadagn! lvelandosi però "tanto potente che influisce anche nelle cose civili,. E poi eggiungev..rno: .In Sicilia la camorra st chiami ua_fra.. Ma cosa 2veva scopefto con precisione lo zelanre sacerdote venero? Che la "ma1e sue radici sottelrznee. aveva già reggiunrc vari senori della vil u privau e pubblica operando ai danni degli onesù che non erano adeguaumenre tutelad dalle auroriÈ. Due erano i livelli d'azione: c,eraun an morrismo professiorale esercitato da persone di basso ceto, assimilabile alla delinquenza comune e pen:ìnto persegujbile ed etfenivamente perseguito atrravcrso le ordinarie misure di pibblica sranrezza e un mmorrismo non proles_ siornle altenanto diffuso ma bàn piri subdolo, evanescente, inafferrabile. daro che sfuggiva sisrem2úcamenre ai ri- lapiana", con gori della legge, Enti_sotto la bandiera nazionale del ge nerale Garibaldi si awicini ai seimilal è scrifto in un documento conservato nell'Arcbiulo di Stato di padova che pora Ia daa del 22 settembre 1860. E ciò aveva grusúficato spiega il prof. Lenerio Briguglio, docenre di"SLorià del Lo Zènner, o1.-viamente, rimase colpito da quest'ultima manifesazione dei fe, nomeno e la illusúò con vari esempi. I tentacoli della piovra ll camm"rcian@ - rilevÒ - si presena sul mercato e. se ha nome, ne abusa - che nei riguardi dei gravi probìemi del Dio - aggiuns€ - un Governo che .Credevo che tutto bdllasse come 'in cielo.,.. Agosto 1860: seimila veneti flel Meridlone Quanti per I'esanezza? "Giudichiamo che il numero collettivo dei veneti mili to appoggio all azione govemadva an wol Ia tn fr^ ario. la crerzione di quesro organismo di collegamento "con lìna.lità di leaje e solleci "Per buco cale'. menti con gli emigrati veneti moderàti che erano entrati numerosissimi nella pubblicaamministrazione esooramrr to nell'esercito - del novello Stito uni Riso€imenro ail'Univeniù pauvina u. alrimenri si farà sempre un nell'acqua". dbeflo Cavallerio. padovano, srqretado del "Comiiato politlco centrale venetó. coo sede tn Tortîo. Fu il destbatarto deue lettefe di don Benedetto Zèflfl€r- impedendo che un a.ltro gli faccja con_ coffenza.. mentre gli aspiranti agli ap. palti. .quando.penecipano alJe asìe per orenere lavori li onengono quelli che sono pru porend minacciando gli alrri.. Nelle fabbriche, ín cer'ú Lasi, I' imprendi torc "eseîcita la sua camorra sui lavoratori che non paga che a suo piacere": in ald sono invece i d,pen/leati che "si im pongono ai maestri ed ai direttori dei la vori" per cui a volte "si rifiutano all'opera concordemente sapendo che non la prendono alri perché cè la minaccia della vita, onde è forza cedere ai loro ca pricci e riconoscere la loro potenza". lnflrre, "i selai non hanno salario, ma nifti accettano il servizio calcolando sul le rendite segrete che possono car.are, le quali, a volte, superano il doppio della perxione stabilita". Come? "Sulle spese il servo si ritiene un anto coll'accor- do del uatàitore che le compartisce sul la roba compraa e cosí si mandene Ia piccola ruberia, impunita e proteta". Ier{ come oggi Di cosa si tratava, dunque, se non della ma-fia che anche in tempi recend ed atn.rzli ha agito e spadroneggiato indistur baa nei mercati della manodopera, dei prodoni onofrutticoli ed inici, del bestiame, delle aree fabbricabili e dell'edilizia o nei settori degli appalti pubblici o delle false fanurazioni per traffe indebiri gtadagni grnlt all'inerzia di chi avreb be doruto vigilare o alle "copernrre- ga- rantite dagli... "amici degli amici"? Da chi erano messi in atto tufti quegli intrallazzi balzati sùbito all'attenzione di un "osservatore estemo" che si muoveva con esÍemo disinteresse e senza pa raocchi di sora? Parafrasando per sommi capi la moder nissima L?gge La Torre Rognoni si può rispondere che si trattava di persone Ia Î^cciat^ .lel P^l^zzo Madafna di Tori' no, sede del senato del Regno d'ltafa negll arìni successivi alI'Unità. che. ar.valendosi della forza dell'inrimi dazione e della condizione di a-ssogget tamento e di omertà che ne deriva, ac quisivano la gestione o comunque il di anività economiche pcr reaìizzare profini o vanaggi ingiusú per sé o per altri. Indignato per I'imperante andazzo, a un cefio punto, don Benedetto Zènner si dichiarò disposto a rompere la triste controllo spirale fatta di violenza, timore e paure, ma:nche di indifferenza e rarsegnezio ne. Cosciente però dei rischi chiese ga rànzie. lettere scrise ad Albeno Cavalleno - non ho poturo entr"re in pafticolarità che non ci stavano, ma se voi mi aprite il mezzo clí fade giunge.Nelle mie prendere atto di piccole e grandi con, traddizioni passÒ a denunce esplicíter il Gove mo. quaggiir. è in condizione di saper nulla perchc .il camorrismo è infiltrato denúo ai tribunali e alla Questufft". L'onorcvole mafioso Circostanze, queste, che mettevano sot to la giusa luce un ar,venimento veriffcatosi due anni prima a Palermo: un deputato dell'area govemativa era stato in- dicato, dall'opinione pubblica e dal1a sampa locale, come il mandante del l artennro a un giudice. ma né le magistratum, né 12 polizia si erano mosse per fare assumere all'"onorevole mafioso" la responsabili€ delle sue azioni. L'interes- re pfivafamente a chi tocca, io sato pote cosi ugliare la conCa rasferen- za sapedo". dosi a Torino, all'epoca sede del Governo e del Padamento ed a nulla valsero le segnalazioni fatte al Presidente del Consiglio Bettino Ricasoli ed al Minisuo son pronto a dirle. poiché se non si pone ri medio a queste cose, a queste ingiustizie, il Govemo si troyerà spiantato sen Convinto, inolre, che il clima di conni venze e di omeftà insaumtosi a vari li- velli non consentisse al "PaIazzo" dt Nel 1861 Dtomede Panraleoni scrlveya al Ptesideote del Consigllo che cio- vambattista cuccione, cor$lglier€ di Corte d'Appe o dt Palermo, aveva subl, to un attentato. Il mandante, lndicato con nome e cogfrome dalla voce pùb- blica e dalla stampa, era un deputafo del partito govefqadvo che .per rafrotz aisi,, era sceso in tlasso .fi, no agli accoltellatori.. L'esecutof€ mate, riale, <rn certo De Marchis! rifugiato nella villetta di ùî avvocato, aveva due o tr€ complici, de' quali uno certafnen' te, s€ non due! Br€g- gio e Yalerrza, nomií t7 t'rorzi al "Palazzo del Re" a Pal€r- dell'Intemo Marco Minghetti da Diomede Panuleoni. preoccupato dell inqui namento che le istituzioni potevano subire da elemenú di quella risma. la c-ui "riputazione - precisÒ - era pessima an- co prima di queste accuse". .Quesd sono gli uomini che ci rappresenuno e che 'i dicono ministeriaù: un ladro a Napoli e un a,sassino a Palermo", fu l'amara conclusione dell'illusre uomo politico, originario dí Macerag, mandato in Sicilia proprio dal Minghet d per indagare e riferire suìla sin-razione che si era venuta a creare dopo l'annessione. La ma.fia era dunque una "società segre ta" come qualcuno ancor oggi vorrebbe far credere? Sicuramente no. A ciascuno la sua parte In tutti i casi, cosa si poteva fare? e si doveva .A ciascuno tocca la sua parte", scrisse don Benedetto Zènner ad Alberto Car alleno. Ma occoneva muo\ ersi sùbito e serua falsi pudori! "Dite al Ministro dell'Intemo - - suppli che quando non si fanno dei bei colpi, mettendo fuori (fuori dai piedi, cÒ 14 eiusno 1987 lPatria I 15 > INCHIESTE > in ga.lera. zdr) quelle persone che sono da menere. qua l'andrà sempre peggio.. .Il Govemo - agEiurse - dirà che la si curezza pubblica va bene perché a Tori no siete sicuri? Ma qua no, per Dio, e i te; e che non si degnino di replicare a quelle chiamate chiare, circostanziate, che la parte di sampa rimasta sveglia rivolge loro". Nemmeno i1... .popolo so- La che piú mi spaventa - sosdene Sansa è che l'opinione pubblica si è acquieta a. Vede fermi ai loro posti quei volti, assiste ai loro giri di ballo, Ii applaude per fino, confondendo con f indulgenza delf inevitabile debolezza umana la propda effettiva sottomissione e rasse primi ladri saruro alla Quesura. lrrol capire il Govemo?". vrano" è però esente da colpe. .Quel II ,Palazzo. non volle capirlo. ma il cap. pellano militare romo alla carica con un tono chiaramente provocatorio: "Ma perché il Govemo ci lascia in mano di ladri e di pugnalatori?". Nemmeno questa domanda, perÒ, ebbe gnazione. Non bisogna seminare pessimismo. Ma neppure è lecito dare false ragioni di fiducia". rispostz. Quando inine si convínse che era tutto inutile perché le colpe del mantenimento dell'isola in quelle condizioni erano da ricercare proprio nel mondo politico e soprathltto a livello centrale, il sacerdor ùevigjaro persò che si po tesse fare qualcosa solo rendendo di pubblico dominio le sue denunce, sen sibilizzando direttamente la gente, ma anche i parlamenuri, siciliani e non si. ciliani, sie della maggioranza che del I Oppostzrone. Dite queste cos€ a tutti "Ditele queste cose a nrtti - scri-sse - ma che sentano e si pers-radano a prol.ve. dere e non a mandat Commissione, che l'è appaîato senza sh"xtcccr. cioè oî ganismo senza succo, privo di sosanza, inconcludente. Un'altra triste profezia, se si corisid€ra che invece commissioni parlamenari d'inchiesa sul fenomeno - dal 1867 at 7976 - ne sono st,lte costi ite tante e che nessuna, purroppo, è mai riuscia a creafe le condizioni per recidere i lega- mi tra mafia e politica. Un esempio relativamente recente rende chiara I idea: agli inizi degli anni Ser anu. il colonnello Carlo elbeno Dalla Chiesa, in qualie di comandznte della l,egione Carabinieri della Sicilia occi. dentale. mandÒ alì Anúmafìa, presieduu dall on. Franc€sco Cananei. un circo 'tra stanziato rapporto col quale, l,altro, auspicava l'adozione di "norme che consentano intfrvend fiscali e oaralleli a quelle della polìzia" ed alcr-rni iascicoli personali di esponenti politici che ave- vano ai.uto inequivocabili collusioni con boss di vario livello. Tali documenti furono utilizzati per la pteparuione di scbede nominative che "costituiranno - rilevarono fin da allora i commissari - di per sé un prezioso indice per eventuali indagini specifiche: l'ifltero schedario, organicamente strutnìfato, diventerà la vetfina e il serbatoio nel quale guardare e attingere per risali, re a cause ed effetti, a personaggi e grup, 16 lPaffia I 14 siusno tg87 Ma tomiamo al passato. Colpevoll silenzl Negli elenchi de e persone inquisite in bas€ alla legBe d€l 1875 c'eiano - scriss€ Leopotdo FÉnchetti nella sua .Iflchiesta tn Slcilia. .oo'Ill di assassini p€rtcolosi di basso grado,. Erano invece mri -quelli dt quei captúafta org rizzatoti di delini arîicchid coll'lmporsi negli affari altrui E vi mancano quasl del tutto - agglunse - i noml di quei prcpotenti di alta sfera che sooo caglooe, principio e foDdameoto del vasto slstema dl vlolrnze san- gutrarie che opprime il Paese. V,è nn-a fofla arcana che protegge le loro persone e regge la loro inluenza contîo chiuaque e sopfattut- to coIrtfo I'autofità pubbllca.. pi di potere maîoso, ad amici e ad "amici degli amici'\. Trà il dire e il fare... Ma tra la spiaggia d eI dire e qsella. delfa re, com€ si sa, c'è di mezzo il mare e gli onorevoli membri della Commissione. facendo fina di ignorare l'ane della navigazione, si arenarono tra le sabbie della prima: dopo le dichiarazioni di buo ni propositi, si?. il rappot to che le sche- de per decisione unrnime, furono inalri terminj, farti dichiaraú 1op se.re1. ln Ia Commissione fece divenarc le collusioni di certi personaggi politici con la maÎa un autentico... .segreto di Stato" e nella relazione conclusiva, nel ,72, sotrolineò che non en possibile dare ^incliczzioni definiùve circz le cause della ma-fia e i rimedi idonei a combatteda". "La mafia - concluse quatúo anni dopo la Commissione, presiedua dal sen. Luigi Carrarc - è sat2 favoria dall,ínca, pacità dei paniLi poliúci di liberani in tempo da uomini discussi nella speranza di mantenere o di accrescere la propria sferz di influetua o rnagari coliolo effemo di rafforzare il peso elenorale del le varie correnti inteme,. "È accaduto infatti - ha rilevato recentemente su Famiglia Cristian"a il giudice Adriano Sansa - che estimatori e soste nitori di uomini di mafia non abbiano pagato alcunché neppure politicamen- Accogliendo il desiderio espresso da don Benedeno, il Comit,lto politi6' cen trab uernb fece pubblicare molte sue lettere sul giomale L'Alleanza dl Milano: alue furono inserite in due opuscoli lafti srzmpare e spedid dallo stesso auùo- re in ogni provincia dell'isola. "Il Govemo non seguiti a chiuder gli oc- chi', supplicò in una, ma il "Pùan!J", ancora una vola, preferì fat fina di non capire, di non vedere, di non sentire, di non sapere. "Nenti sàcciu, nenti dìcu e nenti vògghiu sapìri" perché "cu è òòu, sùrdu e tàci càmpa cent'anni 'mpàci, furono i ritomelli degLi operatori pada, menari e govemativi dell'epoca: le fra, si proverbiali dell'omertà. Con una difl ferenza. perÒ. rispeno alìa genre comu- ne: in Sicilja i"povericrisd" emno co- stretti a riperefle ed a rispenarle, scrupo losamente e ad ogni piè sospinto, per mancanza di libettà dal bisogno e di libèrtà dalla paura; nel "Palazzo". e cioe neìle quesrure come nelle prefemtre o nei ribunJ.li. a Palermo come a Torìno, nei coridoi del Parlamenro come nei gabinetti ministeriali, quei motti erano invece la bandiera della piú sporca convenlerúa, dell'opporn-rnismo piú gretto e deleterio. Nell'anno di grazia 1861 la "politica del- jo sLruzzo. era dunque iniziata. lascjando ulteriori spazi ai renucoli deLla pio- vra che una dozzina di anni dopo avreb, bero nggiunto i senori piú sv2riati, "Ia mafia, che penetra in ogni ordine sociale, che dalla tauena s'innalza per lunghe spire ftno al palazzo, dte spzdroneggia îei mercati. si adopen nei mmuni. consig)ia nelle pubblicbe am. ministrazioni e s'impone banm dei giurati - ilevÒ nel1874 l'ìspettore Luigi Gerra, incaricato dal nuovo Ministro si dell'Intemo, on. Girolamo Cantelli, di svolgere un'indagine sul fenomeno - è pianu che bisogna estirpare dat zuolo siciliano cui den_rrpa e sftuna.. INCHIESTE Che fare? Il funzionario propose, tra l'al- tro, severi controlli sugli enl locali, il riordinamento dell amministrazione statale periferica per rendetla piú ade, rente alle reali esigenze ed il reclua mento di funzionari ed impiegati zionati e decorosamente pagati. la sele- Semplice dellnquenza! 'Jdiaîia? Le richieste erano coerenti con f illustrazione fatta, ma il Minisúo emanÒ soltanto Istruzioni p"r il s"t uizio di repressio. ne del malandrimgb in Skilia e, con un'iniziativa ancor piú deludente, l'an, no dopo, presentò alla Camera dei Deputati un progetto di legge per la concessione al Co\ emo di poreri eccezio nali nelle solite quattro province della parte occidentale dell'isola, per l'"alta frequenza rli omicid,i, grassazioni, ricatti e per la massictia .presmza di asso. ciazioni di brigant| malandrin| accol, îellntori, carnorristL mafiosL. Le tltsme parole sembravano prese da un dizio, nado di sinonimi: assimilati ai delin quenti comuni, i mafosi efano sati messi, per giunta, all'ultímo posto della graduatoria dei malfattori. Come mai? Eyidentemente le "istruzio, ni" ed il "progetto" erano sati partoriti e... perfezionati aúraverso i soliti "com, promessi di palazzo". .Confondere la mafia con i banditi - os, servava Ciuseppe Candusdo nel saggjo Percbé il Sud si ribella?- serviva solo ad ordinare repressioni che si risolvevano in massacri di contzdini ed a mantenere uno stato di soggezione ed un cos me, là. dove occorrevano dforme drastíche, ceno costose ma rjsolvenú. invise pero alla classe dirigente". Ulr .focolaio isolato" il dibattito parlamentare fu molto acceso; ma il Govemo non di, Per questo posizione abbandonò l'aula per protesa e la legge passÒ a larga magioranza dei presenti; al Senato fu invece tutto piú facile. "La mafa non Parma focdaio iso- e... uomo politìco" ffno in fcndo, fu un vero sollievo: quella frase gli fece dimenùcare da un can0o i rjmor si per I inuriliù delle indagini fane e ricordare dall'altro due proverbi che, con qualche lieve ritocco, si potevano adartare alle circostanze: "paese che uai, cle linqumza cbe h'oul,' e, quanto a delin quenz?.... -tufto il morulo e pa?sg e i proverbi, si sa, rivelano la saglryzza dei popoli. Ma in ltalia, il "popolo"... c'era o non c'em? "Mab! Se non c'è anmra. sì farò. i primi tentativi oryanici di approfondime la conoscerza ed inter, preame la natura,. ar,'viassero esiste; È un lato di delinquenza. simile'a quello del le squadraîre di Rdumrn e da pugnlatori di Pamla-, esclamo un parlamentarc romano, e quindi,., "equidistante", commentando con euforia i risulati. E per il N4inisro Cantelli. che era proprio di so cztàLîeî17ia, il processo di unificazione in ltaliar ma passÒ deì rempo prima che divenisse coscierza dell epoca e si dovette pensare L onorevole Mini stro a giudicare dalla spallucciaa; ma quando sava per lasciare l'aula, senten do una voce, ebbe un susulto e divenne pensieroso. .Siete stati gli assassini della Sicilia! aveva gddaro un depuuro all'indirizzo del Govemo. Era un caldo pomeriggio del giugno 187 5. *Questione meridionale" ante Utteram .Se si volessc precisare una dan di nascitA dellz qestione meridirmale sosten gono Giampaolo Fissore e Giancarlo Meinardi in un'antologia di scritti sul Nel i875, ir.ìsomma, i tempi erano ormai maturi per pfocedere ad analisi dettagliate dei problemi emefsi in tutta la loro drammaticità e per la formulazione di proposte idonee al loro superamento. proprio in questo il valore delle in nìizioni e delle segnalazioni precedenti : "almeno una dozzina di anni prima che Pasquale Villari, Leopoldo Francheni e Sidney Sonnino ed altri pubblicassero le loro famose inchiesre sulla questione meridionale osserva il prof. Lencrio Briguglio - i giudizi contenuti nelle lettere € negli opuscoli dei moderati veneti costituiscono un apporto non indifferente alla presa di coscienza e alla relati \ e imposrazione di alcuni fi-a i piú importanti problemi politici e sociali do, po l'unità". Perché l'avevano fatto? La vera motivazione psicologica delle loro inìziative traspare dalle considerazioni conclusive scritte da don Benedetto Zènner in un<.r dei suoi opuscoli: "lo I amo questa Sicilia e non ho sprezzato la sua civiltà, né fatto limitate eccezioni per paura del risefitimento del suo popolo; io ho dispîezz to in lei tutto quello che calpeE sta sterei nel mio paese, se ci fcsse". Un commovente slancio di solidarietà 1875. Non che il problema non esistes, se prima di allora: sin dai primi anni es- umana, un esempio prezioso di critica imparziale e costruftiva, una singolare l-esúmonianza di profondo senso civico, espressioni genuine della piú auten, tica tîadizione culturale veneta. I.a .marba. dt Palerúo, all'epoca della permaneoza di don Benedetto Zèmer. (4 - contiaua) problema - la si potrebbe indicare nel ENZO GT]IDOTÍO sperÒ. Quando alla Camera si giurse al- la votazione della mozione per passare o meno all'esame degli anicoli ci furo no 220 voti a favore e 20J conrari: in base a criteri prettamente "aritrnetici" procedere era dunque possibile. L'op 14 síugno 1987 lPattTùt 17