All'indomani dello "sbarco dei Mille"
prete veneto
scopfe la rnafra
u-'n
.Dite aI Govemo che non chiuda gli occhi,
altrimenti quaggiù I'andrà sempre peggio"
tu I'accorato appello di don Benedetto Zèntrer,
cappellano mili-tarc al séguito delle truppe rrgie
di stanza in Sicilia nel 1863; scrutando ta re-altrt isòtana
si era accorto che la "malapanta- avevamesso radici
nelle aziende, nei merrcati nelle aste pubblidre
e persino nei tribunali e nelle questur€. fl .palaz-zo-,
11egp- niente disse e nierrte volle saperc. A pochi anni
dallo "sbarro dei Mille- la .politica dello stnrzzo.
em già cominciata
fl
gabeuoto, pmtotipo
stampa de['800,
<<
JI
l.J
na
volu
sosúene Michele pan-
uleone. giomalisu e scrin-ore .
l'ottorata società, com'erÀ. chiamata la
mafia con un zufemismo che tanto ha
giovato ai óosq veniva presenata come
otgànizzazio e piit o meno segtea, co
stituita da uomini d'emore che aggiusta,
vano le situazioni ed i fani che minac-
ciavano
di divenare ingarbugliaú in
una socied di ripo feudale ove lo Srato
erÌr assente o, se c'era, non aveva la flr-
za sufficiente per intervenire".
giunto
-
essa è
pfonta a riversami là do-
ve si presena I'occasione di proffno.
Uno sguardo al pa-ssato, remoto e recente, e al presente, la fa trovare olrunque
c'è possibilità di guadagno".
Cosí è, dunque, e cosí è sempre st2t2.
La .malapialtaFinché nell'isola l'agricoltura rappresen,
"Oggi, associando le srorie e i fard della
mafia siciliana a quelti di Cosa nostra
degli USA - aggiunge - si è do\,'uro constaure che tnche una socien di grande
sviìuppo capitalisúco e di avanzato progresso lecnico ed economico pernene,
ed anzi favorisce. l insorgere dello sprnto di mafasihà, inteso come volonú. di
prepotere, sempre, in qualunque circo
stanza. con qualunque mrzzo e conúo
chiunque, sapendo di non dovere dare
conto alla giustizia".
In tal senso le vicende degli ultimi
rjtoìare della Procura della Repubblica
di Calanissena. una deìle province piú
calde della Sicjii:. .E come ule ha'ag
tÒ la principale fonte
dí reddito preval
mafa Male. Prototipi dei maîosi,
in questa fase del processo di sviluppo
storico del fenomeno spiega Amaldo
Crllli neL sag4io .La criminalid maîosa
se la
nella socjerà post-indusriale.
.
furono i
gabelloli. "criminali senza scrupoti, a.:.
soldari dai posidenri rerrieri chc non
risiedevano sul posto ma nelle cit6 sia per la turcla dellx proprieb sia per sc.
dare le rivolte dei conudini. che a quei
tempi erano frequenti. Quesa alleanza,
de-
cenni hanno fatto diventare un,autentia profezn la convinzione di Alessan
dro Mirabile, un lungimirante magìstrato agrigentino che agli inizi del secolo,
panecipando a un dibattito sul destino
della .malapiana", aveva sentenziator
"Aspeftate che il liveìlo economico migliori e vedrete che il fenomeno mafìo
so sarà non annullato ma promosso".
Come mai? Semplice: anche se soltanto
in prima approssimazione, la mafia
non è altro che.un attivita economi(a,
un'attività. illegittima a fondamento esclusivamente economico", come I'ha
definia in un convegno sindacale il
donor Sebastiano Paunè. fer unLi anni
se cosí si puÒ chiamare, diede al mafio-
so potere e ricchezza. L'uso del potere,
infine, venne camuffato sotto l'etíchetra di dispensalori di giLtstizia. Per cxi,
gli antichi subaltemi dei possidenti di,
vennero i proprienri dei feudi. Poi ven
ne l'trbznbzazione, fino alla realtà
odiema'.
Sarebbe però un gÍtve errore sostenere
che nei pdmi tempi la . malapianu. cre>cesse esclusiuammle nelle campagne
della Sicilia occidenule. unica arà geo
grafica del Paese nella quale la permanenza del laùfondo fino a runa Ia prima
metà del nosÍo secolo imponeva dei sistemi di produzione semifeudali che
condizionavano i rapporti sociali e la
di mafioso, lú uúa
yit2 civile della popolazione. Lo dimostrano rapponi uffrciali di funzionari staali e testimonianze sponunee di osser,
vatori disinteressati che illustrarono
esaurientemente la gmvità di certe situa-
zi'or'i.
1863: un pf€te veneto
scopre la mafia
A qualche anno dallo .sbarco dei Mille",
don Benedeuo Zènner, un umile prete
veneto, originario di Ceneda, nel Trevi,
giano, aYeva scopeno ad esempio che
essa aveva messo radici ben solide e
profonde anche nelle cinà e negli am.
bienti piú disparati.
Cappellano militare al séguito delle
truppe regie di stanza nell'isola, don Be
nedeno - frarllo di Piero Zènner. garì.
baldino, mono neIl^bzrîagIia di Cd,:tz-
fimi
- divenne cosl il primo cronisa
.nordico" della storia dell'Italia unia
che, scruando la realtà sociale, econo,
mica, amministrativa e poÌitica locale,
indiyiduò la prcsenza della maîa e ne
descrise alcune manifestazioni che
non potevano larcíare indifferente una
pe$ona sensíbile. ma sopmttufto cosciente dei doveri del Govemo nazionale in ordine ai problemi deìle regioni
meno fom:nate del Paese.
Di cosa si trattava? Di attività dirette alla
rcalizzazione di profitri e vantaggi fa
cendo leva sull'arúitrío e ll'impunittà
derivante dai legami con persone frcol,
tose o comunque influenú e persino
con resporsabili di pubblici uflìci.
"Scbei e amicissitt oúa la gn$tissi.a", en
un vecchio proverbio che don Bene
detto aveva sentito ripetere speso dalle
sue pani, ma fta il Veneto e la Sicilia il
14 giugno 1987
lPatrra I 13
INCHIESTE
l'Italia meridionale che, sia pure indirer
tamente, non potevano non influire
sr.rlla .oluzione della quesúone romana
e di quella venea..
"Ma, uovandosì a diretto contatto con la
dura rea.lu meridionale, sia ìo Zènner
che gli aìtri corrispondenri ed amíci del
Cavalletto, pur essendo dei moderati, si
videro, per cosl dire, cosffefti a modificare ogni loro ottimismo circa la bontà
dei sistemi e dei rimedi adotati dal Go,
vemo in quelle zone depresse".
"La questione meridionale, infatti
cisa
Marco ldtnghetti, ministro dell'Intemo nei
pîimt aoni de['Uoità d'Italta, era Dftsidente
del Coostglio dei i{intstri quaodó oet 1875
l'où cirolamo Cantellt preseDrò ln par.lamento il pfogftto dl legge pef la repressiooe delle
atdvità delinquenziali in Sicilia.
>
Paragone non regjqeva nemmeno: nel
l'isola le cose andavano decisamente
peggio.
"Quaggiù - era la sua conyinzione è
runo per aria e male impianalo". per cui
bisogna fare nrno da càpo e farlò bene
e ltrnemento. Fu cosí che , persdmoÌare
un ?deguato inrervento, dall onobre del
l8b2 al maggio dell anno successivo,
cominciÒ a mandare accorati appelli a
persone che potevano avere qualche
ascendenza su chi, all'epoca, operava
nella "stanza dei botoni..
Uno degli inredocutori fu dberto
Ca.
valletto, padovano , segretaio del Comitaîo poliîico centrale umeto, con sede a
Torino. cosùhiirosi sùbiro dopo il .Trarato di villafranca. per curaré i collega
-
pre-
il prol Briguglio - fece sì che i no
sri modenLi ricono.cessero la legitdmita del malconrento isolano e si esprimessero con toni antigovemadvi cosí
accesi da garcf#iare molto spesso col
linguag]ìo dclla sampa de mocraúca lo
14 lPatt'la
I 14 siasno
lg87
provare a una nuova provincia co.
me la Sicilia che inrendeva al zuo bene,
doveva provarlo coi fani e non servirsi
di questi per stancarla e sflduciada, mettendole nelle mani una ragione giusris-
sima di sconlenro e di agiuziono.
.Noi quaggir:r - precisÒ siamo in una
situ^zione anormale che ogni giomo di
piú s'accresce, finché il Govemo non vi
prol.veda radicalmente",
"Bisogna vedere f intemo della Sicilia e
del Napoleuno per larsi un idea gjusta
di quesre provinèe, e allora sj vediebbe
ancora la grande causa alimentatrice del
brigantaggio e della camorra".
Non essendo ancon enrau Ia oarola
nnfia nel linguaggio delle persone col
te, e comunque dei condnengli, don
Benedetto si esprimeva in termini di crmona e di camon"ismo, ma Ia casistica
descritta non lascia dubbi sulla naura
del fenomeno.
La camorm - era del resto la spiegaziG
ne dei vocabolari che facevanoménlo.
.L'è da un pezzo
-
scrisse don Beneder-
to Zènnff ad Alberto Cavalletto dopo
rver con5utaro de uÌsu gli effeni della
deludenre politica da poco awian -
che vado sn-rdiando cene cose le quali,
come son fafte. promenono poco di bene all'Italia".
"Quando
io venni
nell'isola credevo
che utto brillasse come in cielo, chc pe,
fennemente soffide a questa terTa, ma la
mia credenza la disÍusse il fafto, e conobbi che l: Sicilia è in úisú condizioni
di esere",
.In quesu rerra meridionale s(risse in
un alra feneru - le libena bisogna impirnnrla sr si vogJiono cogìierne le frut
ne della parola
- è un,associazione che
^intende a procacciare con ogni mezzo
iìlecito favori e guadagn! lvelandosi
però "tanto potente che influisce anche
nelle cose civili,. E poi eggiungev..rno:
.In Sicilia la camorra st chiami ua_fra..
Ma cosa 2veva scopefto con precisione
lo zelanre sacerdote venero? Che la "ma1e sue radici sottelrznee.
aveva già reggiunrc vari senori della vil
u privau e pubblica operando ai danni
degli onesù che non erano adeguaumenre tutelad dalle auroriÈ.
Due erano i livelli d'azione: c,eraun an
morrismo professiorale esercitato da
persone di basso ceto, assimilabile alla
delinquenza comune e pen:ìnto persegujbile ed etfenivamente perseguito atrravcrso le ordinarie misure di pibblica
sranrezza e un mmorrismo non proles_
siornle altenanto diffuso ma bàn piri
subdolo, evanescente, inafferrabile. daro che sfuggiva sisrem2úcamenre ai ri-
lapiana", con
gori della legge,
Enti_sotto la bandiera nazionale del ge
nerale Garibaldi si awicini ai seimilal è
scrifto in un documento conservato
nell'Arcbiulo di Stato di padova che
pora Ia daa del 22 settembre 1860.
E ciò aveva grusúficato spiega il prof.
Lenerio Briguglio, docenre di"SLorià del
Lo Zènner, o1.-viamente, rimase colpito
da quest'ultima manifesazione dei fe,
nomeno e la illusúò con vari esempi.
I tentacoli della piovra
ll camm"rcian@ - rilevÒ -
si presena
sul mercato e. se ha nome, ne abusa
-
che nei riguardi dei gravi probìemi del
Dio - aggiuns€ - un Governo che
.Credevo che tutto bdllasse
come 'in cielo.,..
Agosto 1860: seimila veneti
flel Meridlone
Quanti per I'esanezza? "Giudichiamo
che il numero collettivo dei veneti mili
to appoggio all azione govemadva an
wol
Ia tn fr^
ario.
la crerzione di quesro organismo di collegamento "con lìna.lità di leaje e solleci
"Per
buco
cale'.
menti con gli emigrati veneti moderàti
che erano entrati numerosissimi nella
pubblicaamministrazione esooramrr
to nell'esercito - del novello Stito uni
Riso€imenro ail'Univeniù pauvina
u. alrimenri si farà sempre un
nell'acqua".
dbeflo Cavallerio. padovano, srqretado del
"Comiiato politlco centrale venetó. coo sede
tn Tortîo. Fu il destbatarto deue lettefe di
don Benedetto Zèflfl€r-
impedendo che un a.ltro gli faccja con_
coffenza.. mentre gli aspiranti agli ap.
palti. .quando.penecipano alJe asìe per
orenere lavori li onengono quelli che
sono pru porend minacciando gli alrri..
Nelle fabbriche, ín cer'ú Lasi, I' imprendi
torc "eseîcita la sua camorra sui lavoratori che non paga che a suo piacere": in
ald sono invece i d,pen/leati che "si im
pongono ai maestri ed ai direttori dei la
vori" per cui a volte "si rifiutano all'opera concordemente sapendo che non la
prendono alri perché cè la minaccia
della vita, onde è forza cedere ai loro ca
pricci e riconoscere la loro potenza".
lnflrre, "i selai non hanno salario, ma
nifti accettano il servizio calcolando sul
le rendite segrete che possono
car.are,
le quali, a volte, superano il doppio della perxione stabilita". Come? "Sulle spese
il servo si ritiene un anto coll'accor-
do del uatàitore che le compartisce sul
la roba compraa e cosí si mandene Ia
piccola ruberia, impunita e proteta".
Ier{ come oggi
Di
cosa si tratava, dunque, se non della
ma-fia che anche in tempi recend ed atn.rzli ha agito e spadroneggiato indistur
baa nei mercati della manodopera, dei
prodoni onofrutticoli ed inici, del bestiame, delle aree fabbricabili e dell'edilizia o nei settori degli appalti pubblici o
delle false fanurazioni per traffe indebiri
gtadagni grnlt all'inerzia di chi avreb
be doruto vigilare o alle "copernrre- ga-
rantite dagli... "amici degli amici"?
Da chi erano messi in atto tufti quegli
intrallazzi balzati sùbito all'attenzione di
un "osservatore estemo" che si muoveva con esÍemo disinteresse e senza pa
raocchi di sora?
Parafrasando per sommi capi la moder
nissima L?gge La Torre Rognoni si può
rispondere che si trattava di persone
Ia Î^cciat^ .lel P^l^zzo Madafna di Tori'
no, sede del senato
del Regno d'ltafa negll arìni successivi alI'Unità.
che. ar.valendosi della forza dell'inrimi
dazione e della condizione di a-ssogget
tamento e di omertà che ne deriva, ac
quisivano la gestione o comunque il
di anività economiche pcr
reaìizzare profini o vanaggi ingiusú per
sé o per altri.
Indignato per I'imperante andazzo, a
un cefio punto, don Benedetto Zènner
si dichiarò disposto a rompere la triste
controllo
spirale fatta di violenza, timore e paure,
ma:nche di indifferenza e rarsegnezio
ne. Cosciente però dei rischi chiese ga
rànzie.
lettere scrise ad Albeno
Cavalleno - non ho poturo entr"re in
pafticolarità che non ci stavano, ma se
voi mi aprite il mezzo clí fade giunge.Nelle mie
prendere atto di piccole e grandi con,
traddizioni passÒ a denunce esplicíter
il Gove mo. quaggiir. è in condizione
di saper nulla perchc .il camorrismo è
infiltrato denúo ai tribunali e alla Questufft".
L'onorcvole mafioso
Circostanze, queste, che mettevano sot
to la giusa luce un ar,venimento veriffcatosi due anni prima a Palermo: un deputato dell'area govemativa era stato in-
dicato, dall'opinione pubblica e dal1a
sampa locale, come il mandante del
l artennro a un giudice. ma né le magistratum, né 12 polizia si erano mosse per
fare assumere all'"onorevole mafioso" la
responsabili€ delle sue azioni. L'interes-
re pfivafamente a chi tocca, io
sato pote cosi ugliare la conCa rasferen-
za sapedo".
dosi a Torino, all'epoca sede del Governo e del Padamento ed a nulla valsero
le segnalazioni fatte al Presidente del
Consiglio Bettino Ricasoli ed al Minisuo
son
pronto a dirle. poiché se non si pone ri
medio a queste cose, a queste ingiustizie, il Govemo si troyerà spiantato sen
Convinto, inolre, che il clima di conni
venze e di omeftà insaumtosi a vari li-
velli non
consentisse
al
"PaIazzo" dt
Nel 1861
Dtomede
Panraleoni scrlveya
al Ptesideote del
Consigllo che cio-
vambattista cuccione, cor$lglier€ di
Corte d'Appe o dt
Palermo, aveva subl,
to un attentato. Il
mandante, lndicato
con nome e cogfrome dalla voce pùb-
blica e dalla stampa,
era un deputafo del
partito govefqadvo
che .per rafrotz aisi,,
era sceso in tlasso .fi,
no agli
accoltellatori.. L'esecutof€ mate,
riale, <rn certo
De
Marchis! rifugiato
nella villetta di ùî
avvocato, aveva due
o tr€ complici, de'
quali uno certafnen'
te, s€ non due! Br€g-
gio e Yalerrza, nomií t7 t'rorzi al "Palazzo del Re" a Pal€r-
dell'Intemo Marco Minghetti da Diomede Panuleoni. preoccupato dell inqui
namento che le istituzioni potevano subire da elemenú di quella risma. la c-ui
"riputazione - precisÒ - era pessima an-
co prima di queste accuse".
.Quesd sono gli uomini che ci rappresenuno e che 'i dicono ministeriaù: un
ladro a Napoli e un a,sassino a Palermo", fu l'amara conclusione dell'illusre
uomo politico, originario dí Macerag,
mandato in Sicilia proprio dal Minghet
d per indagare e riferire suìla sin-razione
che si era venuta a creare dopo l'annessione.
La ma.fia era dunque una "società segre
ta" come qualcuno ancor oggi vorrebbe
far credere? Sicuramente no.
A ciascuno la sua parte
In tutti i casi, cosa si poteva
fare?
e si doveva
.A ciascuno tocca la sua parte",
scrisse don Benedetto Zènner ad Alberto Car alleno. Ma occoneva muo\ ersi
sùbito e serua falsi pudori!
"Dite al Ministro dell'Intemo
-
-
suppli
che quando non si fanno dei bei
colpi, mettendo fuori (fuori dai piedi,
cÒ
14
eiusno
1987
lPatria I 15
>
INCHIESTE
>
in ga.lera. zdr) quelle persone che sono
da menere. qua l'andrà sempre peggio..
.Il Govemo - agEiurse - dirà che la si
curezza pubblica va bene perché a Tori
no siete sicuri? Ma qua no, per Dio, e i
te; e che non si degnino di replicare a
quelle chiamate chiare, circostanziate,
che la parte di sampa rimasta sveglia rivolge loro". Nemmeno i1... .popolo so-
La
che piú mi spaventa - sosdene Sansa è che l'opinione pubblica si è acquieta
a. Vede fermi ai loro posti quei volti, assiste ai loro giri di ballo, Ii applaude per
fino, confondendo con f indulgenza
delf inevitabile debolezza umana la
propda effettiva sottomissione e rasse
primi ladri saruro alla Quesura.
lrrol capire il Govemo?".
vrano" è però esente da colpe. .Quel
II ,Palazzo. non volle capirlo. ma il cap.
pellano militare romo alla carica con un
tono chiaramente provocatorio:
"Ma
perché il Govemo ci lascia in mano di
ladri e di pugnalatori?".
Nemmeno questa domanda, perÒ, ebbe
gnazione. Non bisogna seminare pessimismo. Ma neppure è lecito dare false
ragioni di fiducia".
rispostz.
Quando inine si convínse che era tutto
inutile perché le colpe del mantenimento dell'isola in quelle condizioni
erano da ricercare proprio nel mondo
politico e soprathltto a livello centrale,
il sacerdor ùevigjaro persò che si po
tesse fare qualcosa solo rendendo di
pubblico dominio le sue denunce, sen
sibilizzando direttamente la gente, ma
anche i parlamenuri, siciliani e non si.
ciliani, sie della maggioranza che del
I Oppostzrone.
Dite queste cos€ a tutti
"Ditele queste cose a nrtti - scri-sse - ma
che sentano e si pers-radano a prol.ve.
dere e non a mandat Commissione,
che l'è appaîato senza sh"xtcccr. cioè oî
ganismo senza succo, privo di sosanza,
inconcludente.
Un'altra triste profezia, se si corisid€ra
che invece commissioni parlamenari
d'inchiesa sul fenomeno - dal 1867 at
7976
-
ne sono st,lte
costi ite
tante e
che nessuna, purroppo, è mai riuscia a
creafe le condizioni per recidere i lega-
mi tra mafia e politica.
Un esempio relativamente recente rende chiara I idea: agli inizi degli anni Ser
anu. il colonnello Carlo elbeno Dalla
Chiesa, in qualie di comandznte della
l,egione Carabinieri della Sicilia occi.
dentale. mandÒ alì Anúmafìa, presieduu dall on. Franc€sco Cananei. un circo
'tra
stanziato rapporto col quale,
l,altro,
auspicava l'adozione di "norme che
consentano intfrvend fiscali e oaralleli
a quelle della polìzia" ed alcr-rni iascicoli
personali di esponenti politici che ave-
vano ai.uto inequivocabili collusioni
con boss di vario livello.
Tali documenti furono utilizzati per la
pteparuione di scbede nominative che
"costituiranno - rilevarono fin da allora
i commissari - di per sé un prezioso indice per eventuali indagini specifiche:
l'ifltero schedario, organicamente strutnìfato, diventerà la vetfina e il serbatoio
nel quale guardare e attingere per risali,
re a cause ed effetti, a personaggi e grup,
16 lPaffia
I 14 siusno
tg87
Ma tomiamo al passato.
Colpevoll silenzl
Negli elenchi de e persone inquisite in bas€
alla legBe d€l 1875 c'eiano - scriss€ Leopotdo
FÉnchetti nella sua .Iflchiesta tn Slcilia. .oo'Ill di assassini p€rtcolosi di basso grado,.
Erano invece mri -quelli dt quei captúafta org rizzatoti di delini arîicchid coll'lmporsi
negli affari altrui E vi mancano quasl del tutto - agglunse - i noml di quei prcpotenti di
alta sfera che sooo caglooe, principio e foDdameoto del vasto slstema dl vlolrnze san-
gutrarie che opprime il
Paese. V,è nn-a
fofla
arcana che protegge le loro persone e regge
la loro inluenza contîo chiuaque e sopfattut-
to coIrtfo I'autofità pubbllca..
pi di
potere maîoso, ad amici e ad
"amici degli amici'\.
Trà
il dire e il
fare...
Ma tra la spiaggia d eI dire e qsella. delfa
re, com€ si sa, c'è di mezzo il mare e gli
onorevoli membri della Commissione.
facendo fina di ignorare l'ane della navigazione, si arenarono tra le sabbie della prima: dopo le dichiarazioni di buo
ni propositi, si?. il rappot to che le sche-
de per decisione unrnime, furono inalri terminj,
farti dichiaraú 1op se.re1. ln
Ia Commissione fece divenarc le collusioni di certi personaggi politici con la
maÎa un autentico... .segreto di Stato" e
nella relazione conclusiva, nel ,72, sotrolineò che non en possibile dare ^incliczzioni definiùve circz le cause della
ma-fia e i rimedi idonei a combatteda".
"La mafia - concluse quatúo anni dopo
la Commissione, presiedua dal sen.
Luigi Carrarc - è sat2 favoria dall,ínca,
pacità dei paniLi poliúci di liberani in
tempo da uomini discussi nella speranza di mantenere o di accrescere la propria sferz di influetua o rnagari coliolo
effemo di rafforzare il peso elenorale del
le varie correnti inteme,.
"È accaduto infatti
- ha rilevato recentemente su Famiglia Cristian"a il giudice
Adriano Sansa - che estimatori e soste
nitori di uomini di mafia non abbiano
pagato alcunché neppure politicamen-
Accogliendo
il
desiderio espresso da
don Benedeno, il Comit,lto politi6' cen
trab uernb fece pubblicare molte sue
lettere sul giomale L'Alleanza dl Milano: alue furono inserite in due opuscoli
lafti srzmpare e spedid dallo stesso auùo-
re in ogni provincia dell'isola.
"Il Govemo non seguiti
a
chiuder gli oc-
chi', supplicò in una, ma il "Pùan!J",
ancora una vola, preferì fat fina di non
capire, di non vedere, di non sentire, di
non sapere. "Nenti sàcciu, nenti dìcu e
nenti vògghiu sapìri" perché "cu è òòu,
sùrdu e tàci càmpa cent'anni 'mpàci, furono i ritomelli degLi operatori pada,
menari
e
govemativi dell'epoca: le fra,
si proverbiali dell'omertà. Con una difl
ferenza. perÒ. rispeno alìa genre comu-
ne: in Sicilja i"povericrisd" emno co-
stretti a riperefle ed a rispenarle, scrupo
losamente e ad ogni piè sospinto, per
mancanza di libettà dal bisogno e di libèrtà dalla paura; nel "Palazzo". e cioe
neìle quesrure come nelle prefemtre o
nei ribunJ.li. a Palermo come a Torìno,
nei coridoi del Parlamenro come nei
gabinetti ministeriali, quei motti erano
invece la bandiera della piú sporca convenlerúa, dell'opporn-rnismo piú gretto
e deleterio.
Nell'anno di grazia 1861 la "politica del-
jo sLruzzo. era dunque iniziata. lascjando ulteriori spazi ai renucoli deLla pio-
vra che una dozzina di anni dopo avreb,
bero nggiunto i senori piú sv2riati,
"Ia mafia, che penetra in ogni ordine
sociale, che dalla tauena s'innalza per
lunghe spire ftno al palazzo, dte spzdroneggia îei mercati. si adopen nei
mmuni. consig)ia nelle pubblicbe am.
ministrazioni e s'impone
banm dei
giurati - ilevÒ nel1874 l'ìspettore Luigi Gerra, incaricato dal nuovo Ministro
si
dell'Intemo, on. Girolamo Cantelli, di
svolgere un'indagine sul fenomeno - è
pianu che bisogna estirpare dat zuolo
siciliano cui
den_rrpa
e sftuna..
INCHIESTE
Che fare? Il funzionario propose, tra l'al-
tro, severi controlli sugli enl locali,
il
riordinamento dell amministrazione
statale periferica per rendetla piú ade,
rente alle reali esigenze ed il reclua
mento di funzionari ed impiegati
zionati e decorosamente pagati.
la
sele-
Semplice dellnquenza!
'Jdiaîia?
Le richieste erano coerenti con f illustrazione fatta, ma il Minisúo emanÒ soltanto Istruzioni p"r il s"t uizio di repressio.
ne del
malandrimgb in Skilia e, con
un'iniziativa ancor piú deludente, l'an,
no dopo, presentò alla Camera dei Deputati un progetto di legge per la concessione al Co\ emo di poreri eccezio
nali nelle solite quattro province della
parte occidentale dell'isola, per l'"alta
frequenza rli omicid,i, grassazioni, ricatti e per la massictia .presmza di asso.
ciazioni di brigant| malandrin| accol,
îellntori, carnorristL mafiosL. Le tltsme
parole sembravano prese da un dizio,
nado di sinonimi: assimilati ai delin
quenti comuni,
i
mafosi efano sati
messi, per giunta, all'ultímo posto della
graduatoria dei malfattori.
Come mai? Eyidentemente le "istruzio,
ni" ed il "progetto" erano sati partoriti
e... perfezionati aúraverso i soliti "com,
promessi di palazzo".
.Confondere la mafia con i banditi - os,
servava Ciuseppe Candusdo nel saggjo
Percbé il Sud si ribella?- serviva solo ad
ordinare repressioni che si risolvevano
in massacri di contzdini ed a mantenere
uno stato di soggezione ed un cos me,
là. dove occorrevano dforme drastíche,
ceno costose ma rjsolvenú. invise pero
alla classe dirigente".
Ulr .focolaio isolato"
il dibattito parlamentare fu
molto acceso; ma il Govemo non di,
Per questo
posizione abbandonò l'aula per protesa e la legge passÒ a larga magioranza
dei presenti; al Senato fu invece tutto
piú facile.
"La mafa non
Parma
focdaio
iso-
e... uomo politìco" ffno
in
fcndo, fu un vero sollievo: quella frase
gli fece dimenùcare da un can0o i rjmor
si per I inuriliù delle indagini fane e ricordare dall'altro due proverbi che, con
qualche lieve ritocco, si potevano adartare alle circostanze: "paese che uai, cle
linqumza cbe h'oul,' e, quanto a delin
quenz?.... -tufto il morulo e pa?sg e i
proverbi, si sa, rivelano la saglryzza dei
popoli. Ma in ltalia, il "popolo"... c'era o
non c'em? "Mab! Se non c'è anmra. sì
farò.
i primi tentativi oryanici di
approfondime la conoscerza ed inter,
preame la natura,.
ar,'viassero
esiste; È un
lato di delinquenza. simile'a quello del
le squadraîre di Rdumrn e da pugnlatori di Pamla-, esclamo un parlamentarc romano, e quindi,., "equidistante",
commentando con euforia i risulati. E
per il N4inisro Cantelli. che era proprio
di
so cztàLîeî17ia, il processo di unificazione in ltaliar ma passÒ deì rempo prima
che divenisse coscierza dell epoca e si
dovette pensare L onorevole Mini
stro a giudicare dalla spallucciaa; ma
quando sava per lasciare l'aula, senten
do una voce, ebbe un susulto e divenne pensieroso. .Siete stati gli assassini
della Sicilia! aveva gddaro un depuuro
all'indirizzo del Govemo.
Era un caldo pomeriggio del giugno
187 5.
*Questione meridionale"
ante Utteram
.Se si volessc precisare una dan di nascitA dellz qestione meridirmale sosten
gono Giampaolo Fissore e Giancarlo
Meinardi in un'antologia di scritti sul
Nel i875, ir.ìsomma, i tempi erano ormai maturi per pfocedere ad analisi dettagliate dei problemi emefsi in tutta
la loro drammaticità e per la formulazione di proposte idonee al loro superamento.
proprio in questo il valore delle in
nìizioni e delle segnalazioni precedenti :
"almeno una dozzina di anni prima che
Pasquale Villari, Leopoldo Francheni e
Sidney Sonnino ed altri pubblicassero
le loro famose inchiesre sulla questione
meridionale osserva il prof. Lencrio
Briguglio - i giudizi contenuti nelle lettere € negli opuscoli dei moderati veneti costituiscono un apporto non indifferente alla presa di coscienza e alla relati
\ e imposrazione di alcuni fi-a i piú importanti problemi politici e sociali do,
po l'unità".
Perché l'avevano fatto? La vera motivazione psicologica delle loro inìziative
traspare dalle considerazioni conclusive
scritte da don Benedetto Zènner in un<.r
dei suoi opuscoli: "lo I amo questa Sicilia e non ho sprezzato la sua civiltà, né
fatto limitate eccezioni per paura del risefitimento del suo popolo; io ho dispîezz to in lei tutto quello che calpeE sta
sterei nel
mio
paese, se
ci
fcsse".
Un commovente slancio di solidarietà
1875. Non che il problema non esistes,
se prima di allora: sin dai primi anni es-
umana, un esempio prezioso di critica
imparziale e costruftiva, una singolare
l-esúmonianza di profondo senso civico, espressioni genuine della piú auten,
tica tîadizione culturale veneta.
I.a .marba. dt Palerúo, all'epoca della permaneoza di don Benedetto Zèmer.
(4 - contiaua)
problema
-
la si potrebbe indicare nel
ENZO GT]IDOTÍO
sperÒ. Quando alla Camera si giurse al-
la votazione della mozione per passare
o meno all'esame degli anicoli ci furo
no 220 voti a favore e 20J conrari: in
base a criteri prettamente "aritrnetici"
procedere era dunque possibile. L'op
14
síugno
1987
lPattTùt 17
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u-`n prete veneto