Numero 2
Giornalino scolastico dell’I.F.P. “Sandro Pertini” di Trento
LEGGIAMOCI DENTRO
GIUGNO 2011
Il Progetto Campus
p. 4-5
Intervista ai Coordinatori della didattica
p. 8
Visita al Parlamento
di Strasburgo
p. 9
Quanto incide a livello psicologico
l’immagine che diamo agli altri?
p. 14-15
SOMMARIO
P
MestierInforma 2011
2
Sandro Pertini
3
Lo straniero di dentro
6
Il Progetto Ponte
7
Gesti estremi dei giovani
10
Olimpiadi della Matematica 11
Un’insolita lezione
12
Il Grande Bidello
13
Manuale del perfetto copia16
tore
I laghi di Monticolo
17
Gita in Abruzzo
18
Come in un vero salone di
acconciatura
19
Speciale Area verde/
Recuperi
p. 20
Lottiamo insieme!
34
La droga nel mondo dei
giovani
35
Poesia: Il limite
Il pugilato
36
Un po’ di cultura trentina
37
E POI ANCORA...
p. 33
Cari lettori,
ecco il secondo e ultimo numero del giornalino
della scuola. Come potete vedere si tratta di una
edizione particolarmente ricca di racconti relativi ad avvenimenti, progetti ed esperienze che
hanno caratterizzato questo nostro anno scolastico che si sta avviando verso la conclusione. Il
giornalino nasce e si compone di tanti contributi
diversi, che danno vita al nostro essere e fare
comunità.
Crediamo che la lettura possa essere interessante per tutti: per coloro che hanno scritto gli articoli, per i genitori che possono avere uno strumento in più per conoscere l’Istituto, oltre a
rappresentare un confronto positivo tra le due
anime che lo compongono: la Sezione Legno e la
Sezione Servizi alla Persona.
Infine, siamo convinti che il giornalino costituisca
anche un’occasione per lo stesso staff della scuola, che può ripercorrere nelle varie pagine tutte
le energie profuse, a volte le fatiche, ma anche le
soddisfazioni del nostro stare insieme.
Vi auguriamo una piacevole lettura.
La Redazione
Auguro una buona estate a tutti gli studenti e alle loro famiglie.
Il Dirigente Dott. Andrea Schelfi
Istituto di Formazione Professionale Servizi alla Persona e del Legno “Sandro Pertini”
(Sede legale) Viale Verona 141, Trento - tel. 0461933147 – fax 0461931682
E-mail: [email protected]
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MestierInforma:
presentiamo l’Istituto agli allievi di terza media
Da tre anni frequentiamo
questa scuola e sempre più
ci rendiamo conto di avere
delle possibilità che non tutti
hanno. Ad esempio, grazie
alle esperienze che viviamo
fuori dal contesto scolastico,
oltre che la nostra professione, impariamo anche a
comunicare (se pur in modo
semplice) e ad esporre il
nostro mestiere.
Quest’anno (non per la prima volta) ad alcuni alunni
della nostra scuola è stato
proposto di partecipare a
MestierInforma: una giornata
in cui, insieme ad alcuni professori, gli alunni scelti espongono le attività che si
svolgono nell’Istituto e le
possibilità lavorative una
volta raggiunta la qualifica di
Operatore alle Lavorazioni
di Falegnameria.
MestierInforma 2011, promossa dall'Assessorato
all'Industria, Artigianato e
Commercio della Provincia
Autonoma di Trento, presenta agli alunni delle classi
terze delle scuole medie
inferiori le opportunità offerte dagli Istituti e dai Centri di Formazione Professionale trentini.
Dal 12 al 15 gennaio 2011,
ogni mattina, gli alunni che a
giugno sosterranno l’esame
di terza media hanno avuto
la possibilità di visitare gli
stand di dodici scuole della
formazione professionale,
allestiti negli spazi del quartiere fieristico Palafiere di
Riva del Garda. Docenti,
studenti e maestri artigiani
erano a disposizione per
fornire informazioni e rispondere alle domande sulle
proposte formative, sui percorsi didattici e sui vari
sbocchi lavorativi della formazione professionale trentina.
Pensiamo che sia stata una
preziosa occasione per i
ragazzi di terza media, un
aiuto concreto per compiere una scelta importante e
per sciogliere gli ultimi dubbi. È stata un’esperienza
formativa anche per noi,
che abbiamo avuto
l’opportunità di spiegare
loro quello che quotidianamente facciamo a scuola e
che un giorno, non molto
lontano, diventerà il nostro
mestiere.
A cura di
Oscar Baldracchi e
Rolando Preti 3A
Sezione Legno
Lo stand del Settore Legno a MestierInforma 2011
Sandro Pertini: la biografia - seconda parte
La gioventù. Alessandro Pertini nacque a San Giovanni di Stella (in provincia di Savona) il 25
settembre 1896 da una famiglia di proprietari terrieri benestanti e fu il quarto di cinque fratelli. Si diplomò al Liceo Ginnasio Chiabrera di Savona, dove, grazie al suo professore di filosofia,
si avvicinò al socialismo ed agli ambienti del movimento operaio ligure. Conseguì una prima
laurea in giurisprudenza nel 1923 all'università di Genova e una seconda in scienze politiche a
Firenze nel 1924. Tra i due titoli di studio acquisiti visse la tragica esperienza del primo conflitto mondiale, in seguito allo scoppio del quale venne inviato sul fronte dell'Isonzo e sulla
Bainsizza come sottotenente di complemento. Egli si distinse per un'azione particolarmente
coraggiosa durante l'assalto al monte Jelenik e venne proposto per la medaglia d'argento al
valore militare. Nel 1918, a guerra finita, si iscrisse al Partito Socialista Italiano.
L’antifascismo. Nel 1922, con la marcia su Roma, in Italia andò al potere il fascismo. Ostile
fin dall'inizio al regime fascista (aderì al movimento di opposizione Italia Libera), Pertini fu
spesso bersaglio di aggressioni squadriste: il suo studio di avvocato a Savona fu devastato diverse volte, mentre in un'altra occasione fu picchiato perché indossava una cravatta rossa,
oppure ancora per aver deposto una corona di alloro dedicata alla memoria di Giacomo Matteotti. Nel 1925 venne arrestato e condannato a 8 mesi di detenzione per aver distribuito un
opuscolo clandestino, stampato a sue spese, dal titolo Sotto il barbaro dominio fascista, in cui
denunciava le responsabilità della monarchia nel perdurare del regime fascista e le illegalità e
le violenze del fascismo stesso. Nel 1926, in applicazione delle cosiddette leggi eccezionali
fascistissime, Pertini, definito un avversario irriducibile dell'attuale Regime, venne condannato al
confino per cinque anni.
L’esilio, la cattura e il carcere. Per sfuggire alla cattura, espatriò clandestinamente in
Francia con una traversata in motoscafo da Savona verso la Corsica, assieme ad altri antifascisti italiani. Si stabilì a Nizza, dove svolse attività di propaganda contro il regime fascista, con
scritti e conferenze. Nel 1929 riuscì a rientrare in Italia con un passaporto falso: il suo scopo
era quello di riorganizzare le file del Partito Socialista e stabilire contatti con gli altri partiti
antifascisti. Venne però catturato da un piccolo gruppo di camicie nere, dopo solo 20 giorni
di libertà in patria. Condannato a 10 anni e 9 mesi di reclusione, iniziò il duro periodo in carcere dove si ammalò gravemente, riuscendo però poi a rimettersi. Nel 1940, pur avendo ormai scontato la sua condanna, fu giudicato elemento pericolosissimo per l'ordine nazionale e venne riassegnato al confino per altri cinque anni da trascorrere a Ventotene (in Lazio).
La Resistenza partigiana. Riacquistò la libertà solo nel 1943 (dopo 14 anni) e subito riprese la lotta antifascista. Partecipò ai combattimenti contro i tedeschi a per la difesa di Roma
ma, sempre nello stesso anno, venne catturato dalle SS e condannato a morte per la sua attività partigiana. Grazie all’azione dei gruppi partigiani riuscì a fuggire dal carcere. Dopo la liberazione di Roma, Pertini partecipò alla liberazione di Firenze e di Milano. Per le sue attività
durante la Resistenza fu insignito della medaglia d'oro al valor militare. Esponente di spicco
del Partito Socialista, ne diviene segretario nel 1945. L’anno successivo fu eletto membro
dell’Assemblea Costituente, che aveva il compito di redigere la Costituzione italiana.
La carriera politica repubblicana. Fu eletto alla Camera dei deputati nel 1953, e poi ancora nel 1958, 1963, 1968, 1972 e nel 1976. Divenne presidente della Repubblica nel 1978. Il
29 giugno 1985, pochi giorni prima della scadenza naturale del suo mandato, si dimise dalla
carica allo scopo di facilitare le procedure dell'elezione del suo successore. Al termine del
mandato presidenziale divenne, come previsto dalla Costituzione, senatore a vita. Sandro
Pertini si spense il 24 febbraio del 1990 all'età di 94 anni.
A cura di Mattia Magnoni e Roberto Tramonte 3A Sezione Legno
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IL PROGETTO CAMPUS
Il Progetto Campus è uno dei progetti più importanti della nostra scuola. Non tutti, però, lo conoscono in maniera approfondita. Abbiamo quindi
deciso di intervistare il referente del Progetto, il
docente Mario Miorandi, per comprendere quali
sono le finalità di questa proposta, approfondendo con lui gli aspetti più interessanti di questa
esperienza.

Che cos’è il Progetto Campus e come è nato?
Il Progetto Campus è nato nella nostra scuola nel 2008, dopo che ci siamo accorti che
non era più sufficiente la lezione quotidiana ma avevamo bisogno di qualcosa di più:
Campus è un sistema basato sulla relazione che ha lo scopo di occuparsi degli allievi, del
“presidio del limite e del sostegno”. Di fatto, consiste nel creare tutta una serie di dispositivi e procedure che si occupano di loro.

Da chi viene gestito il Progetto Campus?
Il Progetto Campus ha una linea pedagogica che è condivisa da tutti gli istituti aderenti ed
è presieduta da Marco Rossi Doria. Il Progetto Campus è gestito direttamente dai dirigenti degli istituti. In ogni istituto c'è un coordinatore che insieme ai collaboratori del
dirigente e allo staff cerca le soluzioni che possano essere utili per affrontare i problemi.
Poi ci sono gli educatori, importanti figure che aiutano i docenti non sostituendoli, ma
facendo un’azione educativa condivisa, di “ripristino”, di ascolto per i ragazzi.

Che cos’è l’Area Verde?
L’Area Verde è il dispositivo di Campus che, proponendo esperienze diverse, lavorando
fuori classe attraverso attività anche divertenti dà gratificazione ai ragazzi.
Anche le lezioni formali di recupero sono “Area Verde”, momenti nei quali la scuola
fornisce ai ragazzi che ne hanno bisogno la possibilità di consolidare un metodo di studio seguendoli con un’attenzione particolare.

Che cos’è l’Area Gialla?
L’Area Gialla è il luogo deputato al “ripristino del limite” ma non solo, è anche un luogo nel quale l’allievo trova un punto d’ascolto, dove può rimettere in pista il proprio
progetto scolastico, fare ordine nelle proprie idee. Quando un allievo in classe non sta
bene o non ci può stare, non è attivo o adotta comportamenti incompatibili con la normale didattica, in Area Gialla può rivedere il suo modo di stare a scuola. In Area Gialla
si cerca di intercettare i problemi, facendo lavori manuali o, in momenti di silenzio, riflettendo sul proprio vissuto scolastico e ritrovando la motivazione allo studio e il giusto modo di stare in classe.

Secondo lei i ragazzi fanno fatica a studiare dopo il rientro dall’Area Gialla?
In Area Gialla si fanno anche i recuperi. Non serve a molto stare in classe se non c’è la
concentrazione adeguata; si presume che quando i ragazzi rientrano dall’Area Gialla abbiano le idee un po’ più chiare e riescano a concentrarsi meglio.

Pensa che gli studenti abbiano paura di “finire in Area
Gialla”?
Gli studenti da un po’ di tempo hanno capito che l’Area Gialla non è a loro ostile, anche
se l’esclusione dalla classe non sembra desiderabile. Quando si sta male in classe, forse
in Area Gialla si sta un po’ meglio; è anche un momento dedicato al silenzio, nel quale
una persona fa un po’ di ordine e ritrova sé stessa.

Quali sono, secondo lei, i punti di forza e i punti di debolezza del Progetto Campus?
Tramite il Progetto Campus si tenta di fare qualcosa di utile e di strutturato per i ragazzi.
La forza di Campus risiede nel fatto che le varie attività sono coordinate tra di loro e
che si fa parte di una rete di scuole, e quindi di un progetto più ampio e ambizioso. Tra
le difficoltà maggiori che si incontrano vi è sicuramente il rischio di non riuscire sempre
a comunicare adeguatamente con le parti coinvolte. Il Progetto Campus non è
un’appendice della scuola, ma ne è parte integrante. Nel tempo sta crescendo la nostra
capacità di affrontare e di risolvere le problematiche, grazie all’esperienza e alla capacità
di riflessione critica sulle azioni e attività intraprese.
A cura di Loris Battisti 1B Sezione Legno
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LO STRANIERO DI DENTRO
Mi chiamo Salman Javed,
quest’anno compirò 18 anni
e vengo da una cittadina a
due ore da Islamabad, in Pakistan. Sono arrivato in Italia
nel 2008. Io e i miei fratelli
(uno più grande di me e uno
più giovane) abbiamo raggiunto qui mio padre, arrivato in Italia una decina di anni
fa. Siamo venuti in Italia per
studiare e poi iniziare a lavorare. Dopo qualche mese ho
deciso di iscrivermi alla
scuola per falegnami, perché
mi sembrava la più interessante. Una delle cose che mi
hanno colpito, una volta arrivato in Italia, è stato il modo di vestire, soprattutto
delle donne. Nel mio Paese,
infatti, i vestiti delle donne
non lasciano scoperte braccia, gambe, ecc... All’inizio mi
sembrava strano, adesso mi
sono abituato. La lingua italiana, inoltre, mi sembrava
incomprensibile e credevo
che non sarei mai riuscito ad
impararla. La scuola, da que-
sto punto di vista, è stata
molto importante per me.
Forse l’aiuto maggiore mi è
arrivato dagli amici, italiani e
stranieri, che ho conosciuto
qui.
A proposito di scuola, ho
notato subito molte differenze, rispetto alle scuole
nostre. Innanzitutto, le classi nel mio Paese d’origine
sono molto più numerose:
io, ad esempio, stavo in una
classe con 58 alunni. Anche
il rapporto con i professori
è completamente diverso.
Da noi gli alunni stanno seduti e lavorano tranquillamente, altrimenti vengono
puniti molto severamente
dall’insegnante, anche con
punizioni corporali. Qui,
invece, mi sono accorto in
pochissimo tempo, che gli
insegnanti spesso “lasciano
correre”. Nelle classi italiane, quindi, c’è più chiasso.
Anche il rapporto con i genitori è molto diverso. Noi
non ci permettiamo di ri-
spondere e portiamo rispetto. Osservando e ascoltando gli italiani vedo che i ragazzi parlano ai loro genitori
in maniera non sempre rispettosa. Ad esempio, quando mio padre mi sgrida, io
non mi sogno nemmeno di
rispondergli e rimango in
silenzio. Secondo me, il rispetto per i genitori è molto importante, perché il
legame con la famiglia è
quello più forte della nostra
vita. In futuro, credo che
rimarrò a vivere in Italia e
tornerò nel mio Paese solo
per brevi vacanze perché lì
ci sono poche prospettive
di lavoro. Penso che l’Italia
sia un paese molto bello,
dove potrò vivere bene. Del
mio Paese, però, avrò sicuramente nostalgia. In particolare, mi mancano gli affetti che ho lasciato lì: i parenti
e tutti i miei amici, con i
quali, comunque, mantengo
i contatti al telefono e via
internet.
A cura di Salman Javed 3A
Sezione Legno
Il Progetto Ponte alla sezione Servizi alla
Persona: la filosofia
Il ponte è un arcobaleno che
unisce terra e cielo, è una
solida struttura che unisce
due sponde; ci permette di
proseguire il cammino, di
superare gli ostacoli e di
scoprire nuovi mondi. Il
ponte rappresenta la voglia
di conoscere ma anche la
disponibilità a farsi conoscere. Quando lo attraversiamo
ci può venire paura, se guardiamo il vuoto o l’acqua che
scorre sotto ai nostri piedi,
ma il desiderio di scoprire
cosa c’è al di là ci spinge ad
andare avanti. I Progetti Ponte
sono indirizzati ai ragazzi di
terza media che desiderano
sperimentare per alcune
giornate le attività che si
svolgono alla sezione Servizi
alla Persona dell’Istituto Pertini, in modo da scegliere in
maniera più consapevole la
scuola in cui iscriversi l’anno
successivo. E a noi piace
pensare così ai nostri Progetti
Ponte con le scuole medie:
un viaggio verso una nuova
fase da raggiungere. Gli allievi delle scuole medie affrontano questo percorso orientativo con un misto di timore per una realtà che ancora
non conoscono e di curiosità
per quella stessa realtà che
sperano possa poi rappre-
sentare il loro futuro professionale e lavorativo. Si tratta
di una scoperta, di un adattamento ad una realtà nuova
facendo un passo dopo
l’altro. E la scoperta è reciproca: loro ci conoscono e
si fanno conoscere, e per la
nostra scuola ogni studente
in più che partecipa alla vita
scolastica dà un apporto prezioso alla crescita di tutti.
Il primo Progetto Ponte risale alla metà degli anni ’90.
Nell’anno formativo
2010/2011 l’Istituto Servizi
alla Persona ha attuato 18
Progetti Ponte.
Vogliamo riportare una lettera che uno studente di un Progetto Ponte ha scritto ad un suo amico.
Questa lettera è a sua volta un ponte, tra l’Italia e un Paese lontano, e testimonia quanto può essere d’aiuto l’amicizia dei compagni di scuola per sentirsi un po’ a casa, anche quando la propria casa è tanto lontana.
La lettera
Ciao amico Ervin,
come va? Sono in Italia da quattro mesi, abito a Trento, una città piccola. Ho visto la montagna e mi piace troppo l’Italia. Adesso sto studiando la lingua italiana per parlare bene. La
mattina mi sveglio alle 9:00, faccio colazione e dopo vado a scuola, al corso di italiano. Finisco alle 12:30 e dopo vado alla scuola di acconciatura. Questa scuola è grande e mi sono
trovato bene; ci sono tanti ragazzi e anche gli insegnanti sono troppo gentili, mi vogliono
bene. Mi piace questa scuola, ho trovato persone brave e che mi aiutano.
Sono triste perché sono lontano dalla mia famiglia ma fa lo stesso; per qualche giorno torno al mio paese in vacanza ma dopo torno in Italia perché voglio stare qui in Italia. Quando
faccio 18 anni voglio trovare lavoro e stare qui tranquillo.
Salutami gli altri amici.
Mi mancate tanto, Ahmed.
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A cura della prof.ssa Giorgia Pontalti
referente Progetti Ponte Servizi alla Persona
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Intervista ai Coordinatori della didattica
Che ruolo ha il Coordinatore della didattica?
Stefano Rossi
Il Coordinatore della didattica principalmente si occupa del controllo sulla programmazione
degli insegnanti e della scuola, legge i verbali delle riunioni di Dipartimento (cioè delle riunioni “per materia” n.d.r), in sostanza è un “aiutante” del Vicepreside. Ci sono da gestire molti
progetti come, ad esempio, il Progetto Salute o lo stesso Progetto Giornalino. Inoltre, questa figura si occupa di fare il Piano di Centro, aggiornato annualmente, un documento che
contiene tutti i dati della scuola, ad esempio le statistiche sui questionari. Inoltre, il Coordinatore della didattica si occupa dell’organizzazione e coordinamento dei corsi, come ad esempio quello della scuola serale (che verrà attivato quando vi sarà un sufficiente numero di
iscritti), della gestione degli esperti esterni, e del coordinamento dei recuperi.
Graziella Petretto
Come Coordinatore della didattica ho il compito di controllare la programmazione degli
insegnanti e di collaborare alla stesura del Progetto di Istituto. Inoltre organizzo e coordino i
corsi di recupero e quest’anno sono anche coordinatrice del corso per adulti. Mi occupo
anche di alcuni progetti: Teatro-Danza, Quotidiano in classe, Patentino ciclomotore.
Da quanto tempo riveste questo compito?
Stefano Rossi: questo è il secondo anno.
Graziella Petretto: dal 2002.
Con quali altre figure scolastiche collabora?
Stefano Rossi
Sicuramente con la collega Petretto, ma vi è anche il confronto con gli insegnanti e, naturalmente, con il Vicepreside.
Graziella Petretto
Con il Dirigente, il Collaboratore del Dirigente, il Coordinatore della didattica della Sezione
Legno Stefano Rossi, gli altri Coordinatori, i docenti.
Quali sono gli aspetti più difficili del lavoro?
Stefano Rossi
Per la parte burocratica occorre pazienza, ma sicuramente l’aspetto più impegnativo è relativo al rapporto con le persone, in quanto bisogna trovare il giusto equilibrio.
Graziella Petretto
La gestione degli imprevisti.
Quale importanza riveste il suo ruolo nel rapporto con le famiglie?
Stefano Rossi
Il mio è un rapporto diretto con gli insegnanti, mentre con i genitori il rapporto esiste solo
in riferimento al mio ruolo di docente in classe e non a quello di Coordinatore della didattica.
Graziella Petretto
Mi occupo dell’accoglienza di studenti provenienti da altre scuole: gestisco il colloquio con le
famiglie e gli studenti; a fini orientativi programmo le ore di inserimento nei vari laboratori.
A cura di Mattia Deavi 1B Sezione Legno
Noi siamo l’Unione Europea: visita al Parlamento di Strasburgo
Ore 7.00. Si parte con la gioia nel cuore e con il bisogno di staccare la mente dalla routine.
Dopo diverse ore di viaggio, tra musiche, film, interventi vari, tutti ansiosi e incuriositi arriviamo al primo appuntamento… ci si presentano davanti le spettacolari cascate di Schaffausen, un miracolo della natura che indica la forza della natura stessa. Le macchine fotografiche, i cellulari cercano di immortalare e rendere eterno questo spettacolo reso ancora più
bello dalla gita in battello proprio fin sotto le cascate. Si risale in pullman attraversando paesaggi vari, da immense distese a piccoli centri abitati, da luoghi di montagna a fiumi maestosi.
Eccoci al nostro albergo: una piccola costruzione sulle colline dell’Alsazia, di un colore puffo
come l’acqua gelida del bagno serale nella piscina dell’albergo che qualche coraggiosa ragazza
azzarda fra mille risate. La sera si crolla ma non si rinuncia a scherzi, battute finché il sonno
prende il sopravvento.
Al mattino seguente la sveglia suona presto per l’appuntamento con il Parlamento Europeo:
un emiciclo dall’apparenza di un qualcosa di incompiuto che rappresenta ciascuno di noi, con
le 27 bandiere che sventolano fuori, con la grande palla verde, dono della Polonia all’Unione
Europea nel momento della sua entrata, al centro dell'ingresso. Ci vengono in mente i nostri
piccoli paesi qui e là sperduti nelle valli del nostro Trentino, poi pensiamo alla nostra città, a
Trento, ma è necessario ampliare la visione e sentire una appartenenza ancora più grande,
più globale. Ciascuno di noi, ci viene ripetuto più volte durante la lezione della guida e ancor
più dall’intervento dell’eurodeputato Vittorio Prodi, deve responsabilizzarsi, si deve sentir
parte di un qualcosa di grande, deve capire che ogni singola scelta incide su un intero sistema. Emotivamente forte la partecipazione alla seduta del Parlamento durante la quale si tratta il problema della sicurezza contemporaneamente in 23 lingue: purtroppo scade il tempo e
ci sarebbe piaciuto sentire la risposta del Presidente Ashton, Alto rappresentante per gli
affari esteri, ma la hostess non ci concede neppure un minuto in più.
Ecco due ore libere per consumare un veloce pranzo per poi essere puntuali
all’appuntamento delle tre per la visita della città. La guida, chiara e precisa, ci presenta i
punti più importanti della città che è veramente carina, ben curata, con una cattedrale maestosa. Siamo attirati dall'orologio di dimensioni e struttura incredibili. Ancora un'oretta libera... che noi dedichiamo all’acquisto di souvenir e alla visita di qualche chiesa, che si addentra
per strade sconosciute. Ceniamo in albergo con la classica verdura mista condita con salsette tutte particolari... che viene lasciata nel piatto da tante di noi.
Dopo cena il gruppo si divide fra chi ritorna in città per poterla ammirare anche di sera e chi
rimane in hotel a preparare uno scherzo molto ben riuscito che lascerà inizialmente preoccupati, ma poi si trasformerà in una fragorosa risata… L' ora si fa sempre più tarda, ma il
sonno è assolutamente l'ultima preoccupazione. Dopo poche ore di riposo ecco la sveglia...
dopo aver fatto colazione, ci avviamo verso la meta principale della giornata: il Centro benessere in Svizzera, dove veniamo accolte cortesemente e dove, dopo aver presentato l'Istituto in lingua inglese, abbiamo potuto godere delle acque termali. Peccato per il cambio valuta che non ci permette di pranzare a ore normali ma bisognerà attendere di varcare il confine e di essere in Austria (ore 17.00!!!). Si riprende a cantare a squarciagola e, dopo l'inno al
Trentino e quello all'Italia, si tenta di intonare anche quello dell'Unione Europea nelle diverse
lingue.
Abbiamo in noi un bel ricordo e desideriamo ringraziare gli
accompagnatori con i “soprannomi” che abbiamo scelto:
A cura di
grazie alla professoressa Grigolli “SPIRITO LIBERO”
Marika Dallaserra,
grazie allla professoressa Weber “LORAN L'ARTISTA”
Desirèe Biada e
grazie alla professoressa Fontana “HERBALIFE”
Veronica Depaoli
grazie al Vicepreside Bortolotti “IL PENSATORE”
a nome delle classi 3A e
grazie al dottor Cofone “GRAN BURLONE”
3C Settore Estetica
grazie all'autista Albert “IL PACCIOCCONE”.
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Riflessione sulle difficoltà dei giovani
Sempre più spesso leggiamo
sulle cronache dei giornali
vicende che coinvolgono i
giovani e che mettono in
evidenza i loro atti estremi.
Questi episodi fanno emergere i problemi delle nuove
generazioni nell’affrontare la
vita. Si tratta di gesti che il
mondo degli adulti fatica a
comprendere. Vorrei riportare due episodi di questo
tipo.
Una tragedia è accaduta il 5
febbraio scorso, verso le ore
9, presso l'Istituto professionale “Marco Polo” a Monterotondo, un paese nei dintorni di Roma. Dominika
Synowiec, una ragazza diciassettenne, che era stata lasciata da poco dal suo ragazzo, si è impiccata all'interno
del bagno della scuola. A
ritrovare il corpo senza vita
è stata una bidella, che ha
dato subito l'allarme. Secondo le prime indagini svolte
dalle forze dell'ordine, la
diciassettenne avrebbe utilizzato per il suicidio una corda
presa in palestra. Tutti hanno descritto Dominika come
una bella ragazza, normale.
Alcuni compagni dicevano
che da tempo si era convinta
di essere eccessivamente
grassa, e si era fissata con
delle diete. A quanto pare
Dominika era anche ricorsa
al sostegno dello psicologo
della scuola. A rendere ancora più terribile l’azione
compiuta dalla ragazza è stata la scoperta di una annuncio di suicidio fatto su Face-
book. Sul suo profilo, Dominika aveva scritto poco tempo prima di compiere l’atto:
Paradiso sto arrivando.
A Novoli, in provincia di
Lecce, il 4 febbraio scorso
un sedicenne si è sparato
all’addome dopo che il padre
gli aveva sequestrato la Play
Station. Il fatto è successo
verso le sette di mattina,
quando il padre è entrato
nella camera del figlio che
dormiva per svegliarlo per
andare a scuola. Il giovane
era troppo stanco per alzarsi
perché aveva trascorso tutta
la notte davanti ai videogiochi. Il padre ha deciso di punirlo togliendogli la Play
Station e poi si è recato al
lavoro. Il ragazzo, impazzito
per la punizione del genitore,
si è sparato un colpo in pancia. Subito la madre ha chiamato soccorso e il ragazzo è
stato portato in ospedale e
si è salvato.
Questi eventi sono successi
per due motivi diversi. La
ragazza, secondo me, deve
essere stata una ragazza bene integrata e benvoluta, e
quindi quello che ha fatto
può essere stato proprio un
atto di pazzia dovuto non al
suo essere stufa di vivere,
ma al desiderio di far provare sensi di colpa al ragazzo
che l’ha lasciata. Infatti, anche il fatto che abbia scritto
su Facebook il suo proposito, fa capire la sua intenzione
di far sapere all’ex ragazzo
che la colpa del gesto era
sua. In un certo senso si è
voluta vendicare di lui. Inve-
ce, la tragedia accaduta a
Novoli è un caso completamente diverso. Il ragazzo che
si è sparato passava tutto il
tempo davanti ai videogiochi,
in pratica quella era la sua
vita sociale e quando il padre
gli ha tolto la Play Station è
come se gli avesse tolto la
vita. Questo ragazzo, secondo me, anche a scuola e in
generale nella sua vita non
doveva avere molti amici,
magari per il suo aspetto o
per il tipo di carattere. Forse
era timido e allora i videogiochi erano l’unico modo
per comunicare senza problemi con le altre persone.
Infatti, secondo me, si trattava di giochi on-line, come
potrebbero essere Call of
Duty o Halo. Giocando online sicuramente trovava altre persone e probabilmente
si era creato una vita sociale
virtuale. Quando il padre gli
ha tolto il gioco, il ragazzo è
andato su tutte le furie e
avrà pensato di spararsi non
per togliersi la vita, ma per
far vedere al padre che per
quel videogioco era pronto a
tutto. Tutti e due i giovani,
secondo me, hanno fatto dei
ragionamenti sbagliati su come comportasi di fronte ad
un problema. Queste due
tragedie ci fanno pensare a
quanto può essere contorta
la mente umana. Come è
possibile che una ragazza di
17 anni scelga di togliersi la
vita per far venire i sensi di
colpa ad un’altra persona?
Secondo me, aveva un carattere debole, perché tutti i
Le Olimpiadi della Matematica
problemi si possono risolvere, ma bisogna crederci e
fare di tutto per trovare una
soluzione anziché rinunciare. Il ragazzino, invece, sparandosi ha dimostrato la sua
dipendenza dai videogiochi
e la profondità di tale dipendenza. I genitori non dovrebbero lasciare che i propri figli giochino troppo a
lungo con la Play Station,
ma incitarli ad uscire e magari proporre delle attività
da fare assieme. Soprattutto
non dovrebbero lasciare
che i figli si creino una vita
sociale solo su internet perché altrimenti, nella vita reale, non riusciranno mai a
crearsi degli amici. I genitori
dovrebbero anche accettare
la libertà dei figli e non pretendere che diventino quello che vogliono loro.
A cura di
Giacomo Nardelli 2B
Sezione Legno
È con orgoglio che portiamo a conoscenza di un’attività svolta nel mese di marzo: presso la sezione Servizi alla Persona
dell’Istituto Sandro Pertini si è svolta la prima edizione delle
Olimpiadi della Matematica. I singoli studenti delle diverse
classi, in gruppo, si sono sfidati con dieci test di logica e di
problem solving. I gruppi vincitori delle rispettive classi si sono
successivamente sfidati con il test finale. Venerdì 25 marzo,
la premiazione delle classi: prima A, seconda D e terza A.
Vorremmo rinnovare i complimenti ai gruppi vincitori, ma
soprattutto a tutti i ragazzi della scuola che si sono messi in
gioco, collaborando e partecipando attivamente e con entusiasmo a questa sperimentazione.
Le giornate hanno evidenziato una partecipazione molto attiva dei ragazzi alla sfida e una pronta disponibilità da parte di
ognuno di loro a dare il proprio contributo: chi a colorare
pazientemente venti bandiere, chi a ritagliare con precisione
certosina triangoli di carta per formare poi figure, chi, ancora, a disegnare il logo del gruppo e a preparare i cartelloni
da appendere in classe. Le prove sono state tradotte anche
in lingua cinese per agevolare l’integrazione e permettere ai
compagni stranieri di dare il loro prezioso contributo. Tutti
gli alunni sono stati per questo bravissimi!
La sfida finale è stato un momento significativo: si sono visti i
ragazzi sfidarsi in un’aula magna silenziosissima, non perché
addormentati sul test, ma in un concentrato momento di
risoluzione dei quesiti. La prova finale si è svolta nelle ore
pomeridiane, intervallate dalla ricreazione. Momento questo
in cui i ragazzi delle rispettive classi hanno tifato e incitato
calorosamente i compagni impegnati nella sfida. Una bella
esperienza che ha permesso di percepire anche lo spirito di
classe dei ragazzi.
Vorremmo ringraziare anche la dirigenza, per averci permesso questa attività, e tutti i nostri colleghi che, in modi diversi,
hanno sostenuto l’iniziativa: chi complimentandosi personalmente, chi riportandoci il parere entusiasta dei ragazzi, chi
prestando le proprie ore per lo svolgimento delle prove e
chi accompagnando i ragazzi alla premiazione.
Grazie di cuore a tutti quanti.
A cura del Dipartimento di Matematica
Sezione Servizi alla Persona
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Un’insolita lezione
Grazie all’iniziativa della professoressa Manzana e dei
professori che hanno dato la
disponibilità durante le loro
ore di lezione, martedì 5
aprile scorso abbiamo avuto
l’occasione di trascorrere un
pomeriggio alternativo, divertente, ma allo stesso
tempo formativo. Ci siamo
infatti recati alla sede di viale
Verona con l’intenzione di
farci tagliare e, qualcuno,
farsi colorare i capelli.
Dopo un breve percorso a
piedi, siamo stati accolti ed
accompagnati fino al laboratorio-salone dove abbiamo
incontrato gli alunni del terzo anno che si sono resi disponibili per questa iniziativa, anche come esercizio di
preparazione in vista
dell’esame di qualifica che
dovranno sostenere fra poco. Prima di tutto ci siamo
presentati ai nostri “cugini”
di viale Verona ed ai loro
professori (scienze e TPO),
poi ci siamo accomodati su
delle comode poltroncine
dove gli alunni e le alunne
hanno cominciato ad esaminarci la cute del cuoio capelluto al fine di compilare
un questionario. Terminata
la compilazione del questionario ci è stato chiesto quale trattamento desideravamo. Alcuni hanno richiesto
un semplice taglio, mentre
altri, più esigenti, hanno richiesto anche la tinta. Per
accontentare questi ultimi i
nostri parrucchieri hanno
cominciato a mescolare dei
liquidi per creare la tinta
che ci hanno poi spalmato
con un pennellino su ogni
ciocca, facendoci indossare
prima un telo salva-vestiti.
Terminata questa operazione ci hanno fatto attendere
all’incirca trenta minuti. Durante l’attesa, la loro professoressa di scienze ha fatto
delle domande a ciascuno di
loro riguardanti il programma e su ciò che stavano
facendo. Passati i trenta minuti d’attesa le ragazze ci
hanno fatti accomodare al
lavandino dove ci hanno
risciacquato e massaggiato il
capo. Ci siamo quindi accomodati sulla poltroncina
dove ci hanno finalmente
tagliato i capelli. Ultimato il
taglio, i nostri abili compagni
hanno armeggiato con piastra, lacca e gel per modellare la nostra capigliatura,
così come noi avevamo richiesto. Era giunto ormai il
termine del tempo a nostra
disposizione e ci siamo ritrovati in men che non si
dica rimessi a lucido e alleggeriti di molti etti di “pelo”
superfluo. Siamo così ritornati soddisfatti in via Asiago,
accompagnati ancora una
volta dalla professoressa
Manzana.
Sarebbe bello ripetere questa giornata anche l’anno
prossimo perché, oltre ad
essere stata molto divertente e averci permesso di conoscere i nostri compagni
della sezione dei Servizi alla
Persona, abbiamo potuto
osservare come loro interagiscono e si relazionano con
dei possibili clienti quali noi
in quel momento fingevamo
di essere. Inoltre, abbiamo
potuto renderci conto di
quante conoscenze ed abilità sono state messe in campo in un’attività professionale.
A cura di
Federico Casagranda e
Federico Osti
1C Sezione Legno
Intervista ai bidelli della sezione Servizi alla Persona
Da quanto tempo lavora qui? Quale lavoro faceva prima?
Marta: da circa due anni e mezzo, ma anche prima facevo la bidella, da 20 anni.
Samantha: da un anno, ma anch’io prima facevo la bidella.
Le piace il suo lavoro? Lo cambierebbe con un altro?
Marta: bisogna accontentarsi, nel senso che, non avendo studiato...
Samantha: mi piace, ma non avrei problemi a cambiarlo.
Le piacerebbe lavorare alla sezione Legno?
Marta: no, perché in viale Verona per me è più comodo.
Samantha: sì, sarebbe una nuova esperienza.
Qual è il suo compito qui?
Marta: rispondere al telefono, fare le fotocopie, consegnare avvisi e fare sorveglianza.
Samantha: bidella!
Trova simpatici gli alunni di questa scuola? E i professori?
Marta: molto, mi trovo bene anche con i professori.
Samantha: sì, abbastanza, e anche con i professori mi trovo piuttosto bene.
Le piace lavorare con i suoi colleghi?
Marta: sì, mi diverto.
Samantha: con alcuni sì.
Cosa fa nel suo tempo libero?
Marta: non ho molto tempo libero e lo
passo con mio figlio. Coltivo la passione
per la musica cantando in un complesso.
Samantha: mi piace molto leggere e divertirmi con gli amici.
A cura di Mattia Deavi 1B Sezione Legno
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QUANTO INCIDE A LIVELLO PSICOLOGICO
L’IMMAGINE CHE DIAMO AGLI ALTRI?
Un’immagine positiva, si sa, è un ottimo biglietto da visita che può aiutare nel lavoro e nei rapporti sociali. Molto spesso essa è anche associata all’idea di bellezza. Ma cos’è la bellezza? Il
concetto di “bello” non è facile da definire, in quanto bisogna tenere conto di componenti
soggettive, che variano da persona a persona e componenti che possiamo definire oggettive,
cioè che rispecchiano ciò che è considerato “bello” in una determinata società.
In senso ampio essa è, in termini di miglioramento estetico, un’arte nata fin dalla notte dei
tempi. Le sue pratiche cambiano profondamente nel tempo e nello spazio e indicano i valori
della società che le ha prodotte, come: credenze religiose, regole morali e valori sociali, assumendo quindi caratteristiche diverse a seconda della società di riferimento. Per gli Egizi
l’importanza della bellezza e della cura del corpo era tale da inserire nei sarcofagi, in vasetti di
alabastro, olii ed essenze ritenute utili per la vita ultraterrena del defunto; per i Greci i canoni
estetici erano: armonia e proporzione delle parti. Tali “regole” vennero assunte anche dai
Romani dopo la conquista della Grecia. Nel Medioevo invece i valori religiosi diffusi dal Cristianesimo portarono sobrietà nei costumi, nel Rinascimento ritornarono i canoni di bellezza
dell’antica Grecia, nel Barocco dominava l’eccesso nel trucco e nell’abbigliamento, che verrà
cancellato con l’illuminismo e la Rivoluzione Francese. Nel 1800 è la classe borghese a dettare
le regole di bellezza, mentre nel secolo scorso, nonostante le distruzioni operate dalle due
guerre mondiali, l’abbigliamento, il trucco e la pettinatura diventarono anche un modo per
protestare e per lottare contro i valori del passato. Le donne si tagliarono i capelli alla
“maschietta” per rivendicare un’uguaglianza di diritti, mentre i giovani negli anni '60 e '70 contestarono la società e le sue regole anche attraverso la contro-moda: uomini con i capelli lunghi, donne in jeans o in minigonna e l’utilizzo della moda unisex. Nella odierna società occidentale si è ossessionati dall’aspetto esteriore e dall’immagine che diamo agli altri. Infatti,
l’immagine al giorno d’oggi ha un valore fondamentale, può trasmettere una buona o una cattiva impressione in quanto esprime quello che appare indipendentemente da quello che si è
veramente. Pensiamo banalmente al lavoro, ognuno di noi si presenterà al meglio ad un colloquio di lavoro, cercando di essere curato nell’abbigliamento e sobrio nel trucco, uniformando
il proprio look in base al lavoro richiesto. Del resto nessuno di noi si rivolgerebbe ad
un’estetista con un camice sporco e stropicciato, mangerebbe in un ristorante dove il cameriere si presenta tutto in disordine o si fiderebbe di un avvocato con una cresta punk. Ecco
allora che l’immagine influenza il nostro giudizio in maniera positiva o negativa associando
spesso a una figura di un certo tipo capacità e giudizi che sono indipendenti dalla persona stessa come: bravura, competenza, capacità, prestigio, bontà, ascolto, successo, serietà.
IMMAGINE E LAVORO
Numerose ricerche svolte negli anni '70 e '80 allo scopo di verificare l’incidenza psicologica
dell’immagine, hanno messo in luce come l’attrattività fisica e un’immagine positiva svolgano
un ruolo di primo piano nei diversi contesti di vita. I risultati di tali ricerche sono sorprendenti, ma non fanno che confermare ciò che indirettamente tutti noi conosciamo. Emerge infatti
che in ambito lavorativo i soggetti attraenti sono valutati più favorevolmente nei colloqui di
lavoro e che soprattutto nei lavori a contatto con il pubblico l’immagine di una persona riveste un ruolo fondamentale. L’aspetto particolarmente curato non sembra essere di particolare
importanza invece per i lavori manuali. Mentre l’attrattività fisica nel caso delle donne sembra
essere addirittura un elemento negativo per ricoprire posizioni dirigenziali o di grande responsabilità forse per il preconcetto “bella uguale stupida”.
IMMAGINE E SCUOLA
L’immagine riveste particolare importanza anche nella scuola e nell’adolescenza in particolare. Fin da bambini piacere agli altri porta a un benessere psicologico in quanto riceviamo
conferme positive dalle altre persone. Il bambino bello e socievole viene visto come una persona buona e positiva, il famoso visino angelico che non può fare alcun male, anche qualora
combini qualche marachella, intelligente e brillante rispetto al bambino più bruttino, chiuso e
riservato.
In adolescenza l’immagine ha un’importanza ancora più forte in quanto è fondamentale per
sentirsi parte di un gruppo. L’ apparenza “fa figo”, soprattutto a quest’età, perciò apparire è
accettare e a sua volta essere accettati. A scuola i ragazzi si sentono a proprio agio perché
hanno la possibilità da una parte di mostrarsi per quello che sono e dall’altra di identificarsi
con gli altri.
Anche gli insegnanti non sono da meno: a volte non basta che il professore spieghi bene per
essere stimato, ma è necessario anche un look giovanile, in questo modo i ragazzi si sentono
più a loro agio. Perché? L’insegnante che attraverso la sua immagine è al passo con i tempi
dà l’impressione di essere più disponibile e aperto all’ascolto, meno noioso nelle spiegazioni
e lo studente è più stimolato ad approcciarsi e ad aprirsi con lui, in quanto lo percepisce più
vicino al proprio modo di essere.
FENOMENO: WHAT IS BEAUTIFUL IS GOOD
Risulta quindi evidente che l’immagine influisce sulla nostra mente comunicandoci caratteristiche positive o negative della personalità, del carattere e delle capacità di una persona che
sono indipendenti da come essa è realmente. Gli psicologi definiscono questo fenomeno
“effetto alone”. Tale effetto si basa su convinzioni che le persone con un’immagine positiva
siano anche in possesso di doti positive, quali capacità comunicative e caratteristiche come
intelligenza e personalità.
Chi è bello o ben curato diventa così alla nostra mente anche gentile, buono, credibile e aperto ai rapporti sociali. Chi ha un’immagine negativa invece, risulta cattivo, bugiardo, disonesto e antipatico. Un esempio lampante lo ritroviamo nelle fiabe, nei cartoni animati, nei
racconti e nei romanzi nonché nei film: il criminale e il cattivo spesso sono caratterizzati dalla bruttezza o da una cattiva immagine, mentre l’eroe e il protagonista positivo, dalla bellezza. Vi è quindi spesso un’analogia tra il protagonista bello e buono e l’antagonista brutto e
cattivo facendo apparire in questo modo i valori interiori attraverso l’aspetto esteriore. Alla
fine dunque possiamo affermare che “l’abito fa il monaco”, ma solo ad una prima impressione; nella realtà l’apparenza inganna molto, è quindi indispensabile essere consapevoli
dell’influenza psicologica che essa ha sugli altri e non fermarsi all’esteriorità e ai pregiudizi
perché il bello e la ricchezza di una persona sono dentro di lei e non all’esterno.
A cura della classe 1D Sezione Servizi alla Persona
Rielaborazione del lavoro delle allieve del 4° anno
di Diploma di Tecnico d’Immagine nel Settore
Acconciatura
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IL MANUALE DEL PERFETTO COPIATORE
SECONDA PARTE
Lezione 1: IL CESTINO
Questo metodo è semplice, ma dovete convincere il secchione della classe a fingere un grande raffreddore. Se ci sta, il gioco è fatto! Basterà che ad un certo punto si alzi a soffiarsi con
forza il naso e lasci cadere un bigliettino nel cestino; casualmente, chi avrà bisogno di copiare
fingerà di doversi allacciare le scarpe proprio in quella zona, o magari si alzerà per temperare
la matita. Lato positivo: la possibilità di essere scoperti è bassissima. Lato negativo: dovete
avere un secchione che accetta il gioco!
Lezione 2: LA RAGAZZA DAI CAPELLI LUNGHI
Per questo metodo è necessario avere una compagna di classe con i capelli lunghissimi e durante la verifica sedersi dietro di lei; le attaccate i bigliettini sulla schiena e quando avete bisogno di qualcosa... le fate spostare i capelli!
Lezione 3: IL TRUCCO DELLA BOTTIGLIA D’ACQUA
Uno dei trucchi migliori per copiare è il metodo della bottiglia d’acqua. Quasi tutti gli insegnanti permettono agli studenti di tenere un bottiglietta d’acqua sul banco, ed è proprio questa abitudine che andremo a sfruttare. Le formule o le cose da copiare vanno inserite in mezzo alle scritte dell’etichetta della bottiglia. Ancora meglio è ristampare un’etichetta fasulla dove al posto delle classiche informazioni sull’acqua, inserirete tutto ciò che vi serve.
Lezione 4: LA TENTAZIONE DEL GIORNALE
Questo trucco sarà utile a tutta la classe. Il giorno del compito in classe portate un giornale e
mettetelo in un angolo della cattedra, il professore non resisterà alla tentazione di mettersi a
sfogliarlo. In questo modo avrete più libertà di copiare.
Lezione 5: LO SPECCHIETTO DA DENTISTA
Utile per spiare le risposte del secchione e ricopiarle spudoratamente, basta non distrarsi
troppo ad osservare la più “gnocca” della classe!
A cura di
Andrea, Flavio,
Federico e Michele
1A Sezione Legno
Copiare è un’arte che si impara fin da bambini!
ZAINO IN SPALLA: i Laghi di Monticolo
Vi voglio proporre una bella passeggiata che ho fatto io e che vi piacerà. Il Lago di Monticolo
è vicino ad Appiano, in Alto Adige. Potete lasciare l’automobile al Lago di Caldaro (da Trento ci si mettono circa 45 minuti) e, partendo dal lido, potete passare a piedi in mezzo alla
“Valle Primavera” arrivando al lago di Monticolo in circa un’ora e mezza (sentiero n° 20, con
un po’ di salita). La Valle Primavera si chiama così perché c’è un clima mite e i fiori sbocciano
già a febbraio. Io ci sono andata in aprile, quando i meli erano in fiore, ed era bellissimo. I più
pigri possono arrivare in automobile direttamente al paese di Monticolo e percorrere il sentiero che fa il giro intorno al lago (circa 45 minuti). Chi invece ha ancora voglia di camminare
può andare fino al Piccolo Lago di Monticolo (i laghi sono due) che si trova poco sopra: il
sentiero è pianeggiante e ci sono punti di ristoro su entrambi i laghi. La zona del Grande e
del Piccolo Lago di Monticolo è un biotopo. Il biotopo è un posto dove vivono animali e piante particolari; nel biotopo dei Laghi di Monticolo ci sono salamandre, libellule, rospi, ninfee e
giaggioli. Io ho visto anche un germano.
Tempi:
- dal Lago di Caldaro al Lago di Monticolo: un’ora e mezza
- giro intorno al Lago di Monticolo: 45 minuti
Dislivello: 350 metri (dal Lago di Caldaro al Lago di Monticolo)
Per informazioni: www.altoadige-suedtirol.it
A cura di
Valentina Ghezzi
Servizi alla Persona
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RACCONTO LA GITA IN ABRUZZO
Quest’anno la nostra scuola ha voluto organizzare una gita in Abruzzo, con la “scusa” di farci
vedere la chiesa per la quale abbiamo allestito i banchi e il tabernacolo, da noi costruiti.
Appena arrivati, abbiamo celebrato la Santa Messa, con la gente di Paganica, uno dei paesi più
colpiti dal terremoto. Al termine della messa ci è stato offerto un prelibato antipasto composto di pizzette, focacce, formaggi vari e tutto il ben di Dio possibile e immaginabile.
Dopo esserci saziati siamo andati con due ragazzi di Paganica che ci hanno fatto visitare il paese, facendoci vedere tutti i danni che il terremoto ha causato, spiegandoci come le case e le
piazze, i negozi e i monumenti erano prima che venisse il terremoto. Dopodiché ci hanno
portati nel campo della Caritas, a L’Aquila, dove ci hanno ospitato e cibato per due giorni.
Appena arrivati nel campo ci hanno assegnati i posti letto e, con le nostre valigie, ci siamo diretti nel container. Poi abbiamo cenato con una pasta al pesto che non è piaciuta a nessuno e,
finita la cena, siamo stati nel campo a giocare e a parlare del più e del meno. Il giorno dopo
siamo andati a visitare la città di Roma, che mi è piaciuta moltissimo perché non ci ero mai
stato. Abbiamo visitato il Colosseo, Piazza San Pietro e i Fori Imperiali. Siamo arrivati al campo Caritas per l’ora di cena e, dopo aver sentito di nuovo tutte le lamentele per il cibo, con i
volontari della Caritas abbiamo visitato la città. Personalmente sono rimasto scioccato nel
vedere tutti i danni che il terremoto ha causato, soprattutto la “Casa dello studente”, la famosa casa che hanno fatto vedere tutti i telegiornali, dove sono morte otto persone.
Per capire quanti danni ha fatto il terremoto, bisogna proprio stare lì di persona, vedere con i
propri occhi le cose, altrimenti non
ci credi e, quando sei lì, solo quando sei lì, capisci quanti danni e
quanta sofferenza c’è a L’Aquila.
Il terzo giorno, prima di partire per
tornare a casa, ci hanno portato a
Tempera, un altro paese tra più
colpiti dal terremoto, dove delle
persone del posto ci hanno fatto
vedere i danni subiti e la chiesetta
che stanno costruendo alcuni volontari trentini. Siamo poi partiti
per Trento e, dopo un viaggio infinitamente lungo e stancante,
siamo arrivati finalmente nella
nostra beneamata città.
Gli allievi in visita alla
Chiesa degli Angeli Custodi di Paganica, per la
quale lo scorso anno
hanno
realizzato
l’arredo
A cura di Samuel Rigotti 2B
Sezione Legno
COME IN UN VERO SALONE DI ACCONCIATURA
I percorsi di acconciatura ed estetica dell’I.F.P. “Sandro Pertini”, sezione Servizi alla Persona, prevedono che gli allievi del secondo anno inizino ad impratichirsi svolgendo le lavorazioni non più su di
loro, ma su dei veri e propri clienti che, previo appuntamento, possono usufruire di varie tipologie di
servizi: dallo shampoo, alla tinta, al taglio e tanto altro per il settore acconciatura; dal trucco, alla
manicure, al massaggio e altri trattamenti per il settore estetica. Il primo approccio con il “modello”
esterno non è per tutti sempre facile: entrano in gioco il fattore emotivo e quello prestazionale, la
paura cioè di non riuscire a dare il massimo e ad accontentare il cliente. Una volta superato il primo scoglio però, le soddisfazioni iniziano ad arrivare e la strada non è più vista così “in salita”.
Siamo le classi 2A, 2B e 2E, settore acconciatura, e a marzo abbiamo iniziato le prime lavorazioni sulle persone esterne, ovvero dei veri e
propri clienti che la scuola ci fornisce affinché
possiamo mettere in pratica le competenze professionali acquisite: un'accoglienza adeguata, una
valutazione dei capelli e della cute seguita da
shampoo e massaggio, varie tipologie di taglio
sia maschile che femminile, le pieghe, insomma,
tutto! Che paura all'inizio: non sai cosa dire, da
dove iniziare, ma lentamente, fra gli errori ed
esperienza, che ti mette in rapporto con varie
tipologie di clienti, riesci, a poco a poco e con il
supporto delle professoresse, ad acquisire sicurezza.
Lavorare sulle persone a noi sconosciute ci dà
soddisfazione, gioia e quando la persona ci fa i
complimenti o se ne va felice per il lavoro che
abbiamo svolto, per noi è il massimo. Siamo dei
dispensatori di felicità, non è fantastico? È una
bella esperienza, ci gratifica molto e ci dà la voglia di proseguire nel nostro cammino.
La classe 2E al lavoro sui clienti esterni
nel salone di acconciatura
A cura delle classi
seconde
Settore Acconciatura
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SPECIALE AREA VERDE
Seconda parte
Corso di Fotografia
Martedì pomeriggio. Entriamo in un’aula, adibita per
l’occasione a studio fotografico, dove un gruppo di alunni sta seguendo il corso di
avvicinamento alle tecniche
di fotografia. Il docente,
Corrado Poli , è un fotografo di professione. Ha lo studio a Levico e il suo lavoro
consiste prevalentemente
nell’eseguire servizi fotografici a persone ed eventi, fotografie per cataloghi, per
depliant, fotografie per siti
internet, ed altro. Ci guar-
diamo un po’ intorno e
chiediamo che cosa stanno
facendo e qual è lo scopo di
questo corso: «Scopo del
corso è cercare di capire
come un’immagine può mostrare una cosa o il suo esatto contrario, come una
stessa persona può risultare
nelle immagini bella o brutta. Utilizzando determinate
tecniche fotografiche si riescono a valorizzare i tratti
di una persona». Notiamo
che su alcuni banchi vi sono
macchine fotografiche di
diversa tipologia e chiediamo al docente di spiegarci
come procederà il corso:
«Utilizzeremo delle macchine fotografiche con obbiettivi differenti. Ora stiamo
allestendo un set fotografico
Set fotografico con fondo nero
con lo sfondo bianco e poi
ne allestiremo uno con lo
sfondo nero. Lo scopo è
utilizzare il colore dello
sfondo e la luce in maniera
da valorizzare le differenti
capigliature e i differenti volti delle persone. Uno sfondo
chiaro aiuterà a dare luce
alle persone che hanno la
capigliatura scura, o a dare
molta luce alle persone che
hanno la capigliatura bionda.
Viceversa, lo sfondo nero
metterà in risalto il capello
biondo ma, con una determinata tecnica di illuminazione, metterà in risalto in maniera brillantissima anche il
capello scuro, creando un
contrasto nero su nero».
A cura della Redazione
«Il fondale nero, con una
determinata tecnica di illuminazione, mette in risalto
in maniera brillantissima
anche il capello scuro, creando un contrasto nero su
nero»
HOT STONE MASSAGE:
il massaggio con le pietre laviche
Il lunedì mattina, primo giorno di Area verde, nel salone
di estetica un gruppo di allieve di prima e seconda sta
seguendo attentamente le
spiegazioni dell’estetista Daniela, che sta effettuando lo
hot stone massage su una di
loro, che si è offerta come
modella. L’allieva, stesa sul
lettino in posizione supina,
ha delle pietre laviche posizionate sulla schiena e ne
tiene stretta una in ogni mano. Posizionato su un tavolino da lavoro, notiamo un
bollitore pieno d’acqua e un
vaso contenente olio per il
corpo. Chiediamo a Daniela
quali sono le proprietà di
questo massaggio e come si
effettua: «È un massaggio
molto rilassante. Viene eseguito con le pietre laviche,
pietre di origine vulcanica
che hanno la capacità di assorbire e trattenere il calore,
rilasciandolo gradualmente.
Prima di eseguire il massaggio è necessario preparare
tutto l’occorrente: si riscalda
dell’acqua nel bollitore e vi si
immergono le pietre; quando
hanno raggiunto la temperatura giusta per il corpo, si
estraggono con un mestolino
e si asciugano; anche il vaso
contenente l’olio viene inserito nel bollitore, affinché si
riscaldi un pochino. Quando
è tutto pronto, si fa stendere
la cliente in posizione supina
e si inizia il massaggio partendo dalla schiena. Sul corpo
della cliente si versa dell’olio,
il cui tepore produce già una
prima sensazione di rilassamento. Si procede poi con il
massaggio, lavorando il corpo con le pietre. Il massaggio
va fatto molto lentamente,
con manovre lente e circolari, molto avvolgenti.
Il bollitore per riscaldare
le pietre laviche
Al termine, le pietre si lasciano posizionate sulla
schiena affinché producano
una sensazione di rilassamento totale; nel frattempo
si lavora un'altra zona del
corpo. Sentire le pietre posizionate sul corpo o poterle tenere in mano una volta
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terminato il massaggio della
zona trattata è una sensazione molto piacevole.
Questo tipo di massaggio
dura dai 50 ai 90 minuti.
Oltre a produrre una sensazione di benessere sia fisico
che psichico, il massaggio,
associato al calore rilasciato
dalle pietre laviche, fa bene
anche a chi è molto contratto. Si dice che il calore di
queste pietre trasmetta
l’energia della terra da dove
nascono». Daniela ci spiega
che ci sono diversi tipi di
stone massage. Ad esempio,
è possibile lavorare il corpo
alternando pietre calde a
pietre di fiume fredde, procedura che va a riattivare la
circolazione del sangue. È
un massaggio di benessere
che piace molto. Le origini
di questa tecnica sono molto antiche e risalgono alla
Cina del 2000 a.C.
Il massaggio
con le pietre
laviche
A cura della Redazione
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Il corso di cucina
Dal lunedì al giovedì pomeriggio, la cucina allestita appositamente per svolgere le
attività di Area verde nella
Sede di Viale Verona è affollatissima di ragazze che si
stanno cimentando nella
preparazione di pizzette,
tiramisù, dolcetti al cioccolato e mille altre leccornie.
Sono veramente tante; tutte
non ci stanno, ma non si
sono scoraggiate e alcune di
loro hanno allineato dei banchi nello spazio antistante la
cucinetta, vi hanno sistemato
ciotole, mestoli e quant’altro
e si sono messe all’opera.
Il tutto sotto la guida competente e paziente della signora Claudia, mamma di
un allievo della Sezione
Legno, che è appassionata di
cucina e lavora in un panificio dove prepara dolci.
Entriamo, assaggiando qualcosa pure noi, e chiediamo
alla signora Claudia che cosa
stanno facendo: «Stiamo
preparando i dolci per portarli questa sera ai ragazzi
che sono in montagna: abbiamo deciso di fare il tiramisù, delle tartellette di pastafrolla con le creme e con
la frutta, dei dolcetti al cioccolato e il salame di cioccolato». Le ragazze sono veramente concentrate nel loro
lavoro; le lasciamo lavorare
e ce ne andiamo, ma non
prima di aver assaggiato ancora qualcosina. Il giorno
dopo non resistiamo e torniamo di nuovo nel Laboratorio di cucina a vedere
“cosa bolle in pentola”.
«Oggi abbiamo preparato
anche qualche cosa di salato: della pasta sfoglia ripiena
e le pizzette, che stanno
cuocendo», ci spiega la signora Claudia.
Sui banchi allineati nello spazio antistante la cucinetta,
un gruppo di ragazze sta
disponendo dei cioccolatini
con il riso soffiato sulla carta-forno. Ci spiegano che
hanno sciolto del Marsh sul
fuoco, hanno messo dentro
il riso soffiato e ora, con
l’impasto ottenuto, stanno
formando dei cioccolatini.
Ne assaggiamo qualcuno e
ce ne andiamo. Ottimi!
Quando pizzette e cioccolatini sono pronti, le ragazze
mettono tutto in alcuni piattini e vassoi e fanno il giro
delle aule a portare qualche
assaggio ai compagni e ai
professori che sono impegnati nei recuperi.
A cura della Redazione
Preparazione dei cioccolatini
al riso soffiato e Marsh
UNA SETTIMANA PER SEMPRE
Tutto è cominciato il giorno in cui sono entrata per la prima volta
nella vostra scuola. Era il periodo in cui i ragazzi di terza media
avevano la possibilità di conoscere da vicino l’Istituto scelto per
proseguire gli studi. Mio figlio aveva partecipato al Progetto Ponte
e la scelta finale era sicura. I professori della Sezione Legno che ci
avevano illustrato gli obbiettivi della scuola, mi avevano veramente
convinta che quella era la scelta più adatta a mio figlio. La cosa che
mi colpì e piacque maggiormente era tutto ciò che “contornava” le
ore di lezione. L’assegnazione del tutor, ovvero la possibilità di
avere una specie di angelo custode a fianco di ogni ragazzo, nel
bene e nel male, ma più di tutto il progetto di Area verde/
Recuperi, un momento di stacco dalle lezioni per dare la possibilità
di recupero ai ragazzi che ne hanno bisogno e un momento un po’
più divertente per chi lo merita. Una settimana di svago, ma non solo, anche un modo per
conoscere alcune discipline in maniera diversa rispetto alle tradizionali ore di lezione, un momento per stare insieme divertendosi, un avvicinamento particolare anche con i professori.
Io, come genitore, ho cominciato a far parte attiva della scuola entrando nel Consiglio di Istituto come rappresentante dei genitori. Un giorno, parlando con il professor Miorandi del
mio lavoro, è scattata l’idea di creare un laboratorio di cucina all’interno delle attività della
prima settimana di Area verde. Detto, fatto. Con la collaborazione di tre professoresse abbiamo aperto il nostro “corso di dolci e salati senza forno”. Non pensavo sicuramente di poter riscontrare tanto successo tra le allieve della scuola. Ogni giorno che passava il numero
delle adesioni cresceva. L’ambiente era un po’ stretto, ma la serietà e il divertimento che
c’erano in quell’aula adibita a cucina erano a dir poco meravigliosi. Ho conosciuto delle ragazze molto serie e volenterose, attente e curiose. Con alcune di loro ho instaurato un rapporto di amicizia davvero speciale. Si era conclusa la prima settimana di Area verde con grande
soddisfazione da parte mia per aver avuto la possibilità di dare qualcosa a loro, per aver potuto mettere a disposizione il mio “sapere”, in cambio di tanti bei momenti. Quando mi fu
data la possibilità di organizzare anche la seconda settimana di Area verde, a febbraio, accettai con grande gioia. Questa volta ero da sola e dovevo organizzarmi per gestire la settimana
solo con le mie forze. Cominciamo. Il venerdì con le ragazze siamo andate a fare la spesa, ma
questa volta la nostra sede di lavoro era molto più appropriata. Infatti, la classe seconda A
della Sezione Legno ci aveva preparato una cucina tutta nostra, attrezzata con forni, lavello,
frigo e tutto quello che serviva per cucinare veramente. Dovevo lavorare con circa otto ragazze, ma al momento del via erano molte di più. Non ci credevo. Tutte le allieve che avevano partecipato al laboratorio di cucina durante la prima settimana di Area verde erano ritornate, e con loro altre ragazze nuove. Che bello! Dovevamo lavorare sodo questa volta, preparare i dolci per il dopo cena dei ragazzi partiti per i due giorni in montagna e cercare di far
assaggiare qualcosa a quelli rimasti a scuola. Ho diviso le ragazze in gruppi e ad ognuno ho
assegnato il proprio lavoro. Ci siamo cimentate nella preparazione di tiramisù, biscotti, cioccolatini e vari dolci freddi. Le giornate migliori sono state martedì e giovedì. La pizza era il
nostro obbiettivo. Abbiamo impastato farina, olio, acqua e lievito, lasciato lievitare, guarnito
con pomodoro e mozzarella e infornato. Uno spettacolo. Pizza a volontà per tutti. La settimana è volata via velocemente, con un po’ di stanchezza ma con tanta soddisfazione. È stata
un’esperienza molto positiva; non pensavo sicuramente di trovarmi così bene nella parte di
una mamma che per qualche giorno ha insegnato a delle ragazze a cucinare. Sono state tutte
gentili con me, hanno rispettato il mio lavoro, hanno saputo stare all’ordine e si sono divertite. Il gruppo cucina è stato veramente grande. Grazie ragazze per avermi dato la possibilità di
far parte di voi.
A cura di Claudia Targa
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LABORATORIO CREATIVO
Le insegnanti di Linguaggi e Comunicazione della sezione Servizi alla Persona, durante la settimana di Area verde/Recuperi,
con un piccolo gruppo di allieve
hanno messo in campo creatività e fantasia per ideare e realizzare un nuovo logo dell’Istituto
che sia rappresentativo delle
due sezioni: la sezione Legno e
la sezione Servizi alla Persona,
con i due percorsi Acconciatura
ed Estetica. Le ragazze ci spiegano che stanno disegnando degli
schizzi che rappresentano dei
volti: la parte maschile e la parte
femminile che si uniscono. La
parte maschile rappresenta il
settore Legno e la parte femminile i settori Acconciatura ed
Estetica. Perché questi volti si
uniscono? Ciò che accomuna e
unisce le due sezioni, pur appartenenti a due ambiti professionali così diversi, è il concetto di
arte, intesa come attività umana
che porta a forme creative di
espressione estetica, attraverso
l’impiego di tecniche e di abilità
sia innate che derivanti dallo
studio e dall’esperienza.
Bozze realizzate dalle allieve e dalle insegnanti
per la creazione del nuovo logo
«Sono ben accette idee, proposte, opinioni da parte di
chiunque voglia contribuire»
Il Dirigente
A cura della
Redazione
Il logo attuale del nostro Istituto
Corso di cosmesi naturale
Il Dipartimento di Scienze della sezione Servizi alla Persona
ha organizzato per la settimana di Area Verde/Recuperi il
corso di Cosmesi Naturale.
Poco prima dell’ora prevista,
nel Laboratorio di Scienze le
docenti della materia e
l’esperta esterna che terrà il
corso, Francesca, stanno preparando l’occorrente. Chiediamo a Francesca se fa questo lavoro per professione e
che cosa insegnerà oggi alle
allieve: «Non faccio questo lavoro per professione, lo faccio per hobby. Ho imparato per
conto mio, cercando ricette su siti internet e sperimentando. Per casa mia faccio di tutto:
detersivi, detergenti, shampo, balsamo, ecc... Oggi con le ragazze faremo un lucidalabbra protettivo, un gel per capelli e un burro montato per il corpo». Poco dopo arrivano le ragazze e
noi ce ne andiamo per permettere alle docenti di organizzare il lavoro. Torniamo più tardi e
troviamo le allieve alle prese con le loro prime cremine. Francesca sta spiegando la procedura per creare dei cosmetici, in questo caso un lucidalabbra, utilizzando dei prodotti naturali,
come l’olio di ricino, il burro di cacao ed altro. Lo scopo è quello di creare dei prodotti che
hanno la stessa funzione di quelli commerciali, ma che non contengono agenti artificiali. La
ricetta più semplice, tra i prodotti che verranno preparati oggi, è quella del lucidalabbra protettivo, e noi riusciamo a portarcela via!
Ricetta del lucidalabbra protettivo
1 gr di cera d’api;
1 gr di burro di cacao o cioccolato bianco;
2 gr di burro di karité;
2 gr di olio di jojoba;
4 gr di olio di ricino;
aroma di arancia, vaniglia o altro.
Si mettono gli ingredienti a bagnomaria in un pentolino e si mescola lentamente. Quando si
sono sciolti, si amalgamano bene. Si ripone il composto ottenuto in un vasetto di vetro ben
lavato e si lascia raffreddare. Il prodotto si conserva a temperatura ambiente.
Foto sopra: alcune allieve durante il corso
A lato: cartine indicatrici del pH
A cura della Redazione
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IL CORSO DI RESTAURO
Durante la settimana di Area
Verde/Recuperi, noi allievi
della Sezione Legno che dovevamo seguire le lezioni di
recupero abbiamo avuto la
possibilità, nelle ore pomeridiane, di partecipare a un
corso di restauro, coordinato dal professor Gislimberti.
L’arte del restauro serve per
rimettere a nuovo un mobile
antico rovinato o addirittura
considerato da buttare. Una
volta restaurato, il mobile
può essere venduto ad una
somma maggiore rispetto a
prima.
Durante i recuperi, insieme
ai nostri professori di TPO,
abbiamo restaurato un mobile dell’Ottocento, per la
precisione un tipo particolare di cassettiera che un tempo serviva per riporvi la dote
delle giovani spose.
Durante il corso abbiamo
imparato diverse cose: a
ritagliare i tasselli, cioè dei
pezzi di piallaccio che vanno
incollati sul mobile per sostituire le parti mancanti o
rovinate, a preparare la colla animale per il fissaggio dei
pezzi di piallaccio al mobile,
a fissare il piallaccio al mobile con dei morsetti in modo
da tenerlo fermo.
Il giorno dopo l’incollaggio
dei piallacci sulle parti rovinate del mobile, abbiamo
proceduto con la carta vetrata per smussare il legno
di troppo. Finita questa operazione, il professor Gislimberti ci ha insegnato a lucidare con la gomma-lacca.
Usando un tampone di cotone, abbiamo passato e
ripassato un pezzo di legno
fino a raggiungere la lucida-
tura desiderata.
Ho preferito questa settimana di recuperi rispetto a
quella di novembre perché
non abbiamo solo studiato,
ma abbiamo avuto anche
l’opportunità di partecipare
ad un’attività manuale. Il
corso di restauro mi è piaciuto molto, soprattutto per
il fatto di imparare tecniche
che si usavano anche tanto
tempo fa, come la preparazione della colla animale per
incollare il legno.
A cura di
Federico D’Olif 2A
Sezione Legno
Gli allievi impegnati nel
restauro della cassettiera
Un tassello applicato alla
parte rovinata del mobile
LE LEZIONI DI RECUPERO
La settimana di Area Verde/Recuperi, per molti studenti, è stata l’occasione per colmare le lacune
nelle materie insufficienti. Abbiamo pensato di dare spazio alle opinioni di alcuni/e ragazzi/e delle
classi seconde dei Servizi alla Persona che hanno partecipato a tali attività, al fine di comprendere e
condividere il loro vissuto rispetto a questa possibilità, che la scuola ha voluto non come momento
punitivo, ma per aiutare gli alunni in difficoltà rispetto agli obiettivi di apprendimento.
«Nella settimana trascorsa ho partecipato ai recuperi e sono contenta perché ho imparato
molte cose e ho recuperato le insufficienze, soprattutto in matematica dove avevo gravemente insufficiente. I professori mi hanno aiutata tantissimo. Quello che non capivo bene
durante le lezioni, mi veniva spiegato meglio durante le ore di studio. Quando eravamo stanchi i professori ci portavano in aula informatica, e quando c’era il Laboratorio di cucina le
ragazze che vi partecipavano ci portavano i biscotti che avevano cucinato».
«Durante questa settimana io ho dovuto frequentare le lezioni di recupero di matematica e
scienze. Mi sono serviti, non posso dire di no, però sinceramente è stato un po’ pesante frequentare tutte quelle lezioni di matematica e scienze. Insomma, è stata una settimana molto
impegnativa, però devo ammettere che se avessi studiato durante l’anno avrei avuto
l’opportunità di svolgere attività divertenti, ad esempio mi sarebbe piaciuto veramente tanto
partecipare alle due giornate in montagna».
«Io ho dovuto fare i recuperi di scienze e di storia. Le ore di storia sono state piacevoli,
l’argomento lo abbiamo affrontato in un modo più semplice e i professori ci hanno fatto vedere un film che ci ha fatto capire meglio l’argomento da recuperare. La settimana del recupero è stata utile per me, perché sono straniera e ho difficoltà con la lingua italiana».
«Io sinceramente non trovo giusto che le persone più brave debbano essere premiate con
delle attività divertenti e quelle meno brave debbano invece farsi una settimana di lezioni
mentre i compagni si stanno svagando».
«Durante questa settimana ho frequentato i recuperi di matematica e scienze al mattino, e
durante il pomeriggio ho potuto partecipare alle attività di Area verde. Alcune ragazze dicono che i recuperi sono serviti molto e altre dicono di no. Secondo me è il ragazzo che deve
cogliere l’opportunità e impegnarsi, altrimenti è colpa sua se viene bocciato. A me i recuperi
sono serviti molto perché ho imparato molte cose e ho recuperato le insufficienze».
«Durante i recuperi mi sono annoiata tantissimo perché facevo tutti i giorni le stesse materie: matematica e scienze, scienze e matematica, tutti i giorni così. Nonostante questo, sono
stata attenta e fortunatamente ho recuperato tutto e ottenuto dei bei voti».
A cura della Redazione
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CRONACA DI UNA GITA IN MONTAGNA
DAL PUNTO DI VISTA DELLA SEZIONE LEGNO
Mercoledì e giovedì della settimana di Area Verde abbiamo passato due giorni in
montagna, a Polsa di Brentonico. Il ritrovo era alle otto del mattino nel piazzale della sede di Viale Verona. Abbiamo caricato le valigie sul pullman e verso le nove siamo partiti per raggiungere la meta. Appena arrivati, ci siamo cambiati e abbiamo
indossato le nostre tute e gli sci. Il professore ci ha portato all’inizio dell’impianto di
risalita e ci ha consegnato lo skipass, raccomandandoci di sciare sempre in gruppo
perché è più sicuro. Ognuno di noi ha cercato allora di stare con i propri compagni
di classe o con i propri amici. In cima alla pista, con me c’erano Loris, un ragazzo di
prima, e Samuel, della seconda B: insieme abbiamo fatto un paio di piste prima
dell’ora di pranzo, che era previsto per l’una. Verso le dodici e mezzo, dopo aver
bevuto qualcosa di caldo alla baita, siamo andati al punto di ritrovo per il pranzo,
dove abbiamo mangiato tutti in compagnia. Siamo rimasti un po’ in baita a chiacchierare e dopo un’oretta abbiamo preso nuovamente gli sci e ci siamo fatti un’altra
sciatina prima del rientro. Alle quattro siamo partiti per la struttura che ci avrebbe
ospitati per la notte. Dopo esserci sistemati nelle camere assegnate, a turno ci siamo fatti la doccia e ci siamo cambiati per la cena. Abbiamo cenato in un rifugio ristrutturato a nuovo cinque anni fa: ci hanno preparato pasta al pomodoro, braciola
e patate al forno.
Dopo cena siamo tornati alla struttura che ci ospitava per la notte e abbiamo lavorato suddivisi in gruppi: dovevamo pensare cosa ci piacerebbe fare alla festa di fine
anno, scrivere le nostre idee su un foglio ed esporle agli altri gruppi. Verso le undici
siamo andati nelle nostre stanze e siamo rimasti svegli a lungo a parlare tra di noi. Il
mattino seguente, dopo aver fatto colazione ed aver caricato le valigie sul pullman,
siamo saliti sulle piste e abbiamo sciato fino all’ora di pranzo. Nel primo pomeriggio
ci siamo avviati verso Trento.
È stata un’esperienza molto bella e divertente, che mi piacerebbe ripetere.
A cura di Gabriele Azzolini 2A Sezione Legno
I lavori di gruppo
svolti durante le
giornate di Area
verde trascorse
in montagna
DAL PUNTO DI VISTA DELLA SEZIONE SERVIZI ALLA PERSONA
I primi due giorni di Area Verde li abbiamo trascorsi in montagna, a Brentonico. Siamo partiti dal piazzale della scuola con il pullman; è stato un viaggio un po’ lungo ma divertente.
Tra risate e musica alle undici circa siamo arrivati in Polsa, dove ci hanno accolto e ci hanno fatto depositare le nostre valigie. Siamo stati un’oretta nelle camere, abbiamo pranzato
al sacco e poi con il pullman ci siamo recati al rifugio dove la sera avremmo cenato, perché
ci aspettavano per conoscerci. Alcuni di noi sono rimasti nel locale a giocare a carte o a
chiacchierare davanti a una buona cioccolata calda, altri sono andati a fare una passeggiata
sulla neve e altri ancora con il bob a divertirsi un po’. Nel tardo pomeriggio siamo ritornati
alla struttura che ci ospitava per la notte, per farci una doccia, truccarci un po’ e cambiarci
per la cena, prevista per le sette e mezzo al rifugio. Abbiamo cenato e chiacchierato in
compagnia. Verso le dieci siamo tornati in pullman nella nostra “casa”. Quel quarto d’ora
di tragitto è stato proprio bello: abbiamo cantato a squarciagola le canzoni di Battisti insieme alla professoressa Moschini! Alla sera, nelle nostre stanze, abbiamo chiacchierato fino a
tardi; ci siamo addormentate a notte fonda, ma eravamo ancora piene di energie. Il problema è stato svegliarsi il giorno dopo alle sette e mezzo per lavarsi, cambiarsi e fare colazione. All’ora di pranzo abbiamo mangiato tutti in compagnia una buonissima pizza al rifugio!
Ero tanto stanca e non vedevo l’ora di tornare a casa. Verso le due siamo partiti e alle
quattro siamo arrivati a scuola. Quest’esperienza di due giorni, vissuta in compagnia, mi è
piaciuta molto.
A cura di Chiara Camin 2B
Sezione Servizi alla Persona
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LA “CULTURA” DEL BODY PAINTING:
mostra fotografica e laboratorio
Noi ragazzi che abbiamo partecipato alle attività di Area
verde abbiamo avuto l’opportunità di iniziare a conoscere
l’arte e la storia del body painting, attraverso un laboratorio e una mostra fotografica dedicata alla pratica della
pittura corporea nelle popolazioni dell’Etiopia meridionale. Il mercoledì mattina ci siamo trovati in stazione per
andare al Naturmuseum Südtirol (Museo di Scienze naturali
dell’Alto Adige) di Bolzano a visitare la mostra dedicata a
questa “cultura”. L’ho chiamata “cultura” perché, come
abbiamo poi scoperto, per alcune tribù dell’Africa la pittura corporea è una vera e propria tradizione.
Arrivati al museo abbiamo cominciato ad osservare, seguendo anche le spiegazioni della guida, le foto della mostra. Terminato il percorso, attraverso delle interminabili
scale, siamo stati condotti in un laboratorio del museo. Dopo aver ascoltato una breve spiegazione e le indicazioni necessarie, abbiamo iniziato a dipingerci il viso a vicenda. Il risultato
è stato che potevamo vedere i volti degli altri ma nessuno sapeva come aveva il proprio,
potevamo solo immaginarcelo! Terminata l’attività di laboratorio, siamo usciti dal museo e
abbiamo passeggiato lungo le vie principali del centro storico di Bolzano, le vie dello
“shopping”. Dopo il pranzo, il ritrovo per tutti era Piazza Walther. Siamo rientrati molto
soddisfatti dopo una splendida giornata nella quale non sono certamente mancati i momenti
divertenti.
Foto sopra: le allieve durante il laboratorio di body painting.
A cura di un’allieva della classe I B Sezione Servizi alla Persona
SPORT
Durante tutta la settimana abbiamo avuto la possibilità di praticare attività sportiva. Nella palestra e nel campo da calcio di Viale
Verona abbiamo giocato soprattutto a pallavolo, a ping pong e a
calcio. Il venerdì mattina, inoltre, abbiamo potuto scegliere tra due attività: una camminata in
Sardagna o il pattinaggio. Noi crediamo che
lo sport sia molto importante perché oltre a
far bene al fisico fa bene anche alla mente;
dopo una faticosa giornata di scuola, ad esempio, un po’ di sport aiuta molto a rilassarsi e a divertirsi. Inoltre, lo sport aiuta ad
avere una maggiore attenzione e concentrazione; aiuta a sviluppare una maggiore capacità di trovare strategie operative; insegna a
stare con gli altri rispettando regole, tempi e
spazi; aiuta a potenziare la coordinazione tra
occhi e mani, che è una competenza indispensabile per chi svolge lavorazioni manuali,
come noi.
Nel campo da calcio di Viale Verona
A cura della Redazione
DIMOSTRAZIONI E SFILATE
Il Dipartimento di TPO Acconciatura per la settimana di Area Verde/Recuperi ha organizzato alcune
dimostrazioni e sfilate.
Dimostrazione delle acconciatrici Katia ed Erica. Giovedì mattina, in Aula Magna, le
acconciatrici Katia ed Erica effettuano taglio e piega su alcuni ragazzi dell’Istituto, davanti ad
un pubblico di allievi interessati ed attenti. Il sottofondo musicale rende l’atmosfera molto
coinvolgente. Ci avviciniamo a Katia, che ci spiega: «Oggi siamo qui per offrire una dimostrazione del nostro lavoro ai ragazzi. Speriamo di trasmettere loro soprattutto la passione per
quello che facciamo. Quello dell’acconciatore è un lavoro che può dare molte soddisfazioni e
dove può essere messa in campo molta creatività. Al di sopra di tutto sta la passione: se c’è la
passione, la creatività non tarderà ad arrivare». Katia ed Erica sono ex allieve del nostro Istituto ed hanno frequentato il quarto anno: «Consigliamo sicuramente ai ragazzi di completare
il loro percorso con il quarto anno, perché dà la possibilità di fare esperienza in diversi saloni,
di affinare la manualità e di entrare più preparati e competenti nel mondo del lavoro».
Dimostrazione degli allievi partecipanti al Primo Trofeo Cavanis. Il giovedì pomeriggio
sono gli allievi che hanno partecipato al Primo Trofeo Cavanis a dare dimostrazione delle loro
abilità. Nell’Aula Magna dell’Istituto, realizzano le acconciature con cui si sono piazzati ai primi
posti nella gara, svoltasi presso la Scuola Professionale di Chioggia il 20 febbraio scorso. La
professoressa Paola Brugnara spiega: «Durante la gara gli allievi avevano dei tempi fissati per
svolgere determinate lavorazioni, ad esempio 15 minuti per realizzare l’acconciatura maschile,
lo stesso tempo per l’acconciatura femminile, 20 minuti per fare acconciatura e taglio femminile, e così via. Nello svolgimento della gara hanno messo in campo le competenze acquisite
durante tutto il percorso, ciò che hanno imparato durante lo stage del terzo anno e ciò che
hanno studiato e affinato durante le tre settimane di preparazione, antecedenti la sfida». Al
Primo Trofeo Cavanis hanno partecipato anche alcune estetiste del terzo anno, per la prova
“Trucco artistico su modella”. In Aula Magna viene presentata dalla professoressa Elena
Weber la tecnica del body painting ed alcune ragazze sfilano esibendo sul corpo delle vere e
proprie opere d’arte.
A cura della Redazione
Dimostrazione degli allievi che hanno partecipato al Primo Trofeo Cavanis
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Non solo pittura: la tinteggiatura delle aule
Durante la settimana di Area verde/
Recuperi, lungo alcuni corridoi e in alcune aule della sede di Viale Verona scorgiamo delle ragazze che, indossando una
tuta bianca, con colore e pennelli tinteggiano le pareti di bianco. Sembra un lavoro divertente: le ragazze chiacchierano e
si divertono, ma non perdono d’occhio il
lavoro che stanno facendo. Ci avviciniamo: il risultato sembra davvero ottimo!
Linda ci spiega: «Abbiamo deciso di tinteggiare le pareti della nostra aula per
pulirla, togliere le scritte e in questo modo abbellirla un po’». Dopo esserci fermati a chiacchierare e scherzare un po’
con loro, le lasciamo proseguire tranquille nella loro opera.
Un gruppo di alunne tinteggia con cura
le pareti della propria aula
A cura della Redazione
Indagine sulle attività della settimana di Area
verde/Recuperi alla sezione Legno
Il programma di Italiano prevede un approfondimento sul testo informativo-espositivo,
una tipologia di testo d’uso che ha l’obiettivo di accrescere le conoscenze del lettore su un
determinato ambito o argomento. Gli articoli che riportano i dati di un’indagine o i risultati
di una ricerca, sono esempi di testo informativo. Durante le ore di ISSES a volte leggiamo
articoli di questo tipo: indagini sulle abitudini dei giovani, problematiche o fenomeni che li
coinvolgono. Per comprendere come nasce un testo di questo tipo, abbiamo deciso di fare
una piccola indagine su un’attività della scuola, creando noi lo strumento di indagine, analizzando i dati e arrivando, infine, a scrivere un testo informativo per esporre i dati. Poiché
avevamo appena fatto la prima settimana di Area Verde/Recuperi, abbiamo deciso di approfittare di questa occasione per svolgere un’indagine relativa alla percezione e condivisione di
queste attività, sia da parte degli allievi che delle loro famiglie.
Abbiamo quindi creato il questionario, che è stato somministrato alle classi prime e seconde della sezione Legno, di cui vi riportiamo i dati più significativi. L’elaborazione matematica
dell’indagine è stata affidata alla classe 3A.
La partecipazione degli alunni alla settimana di Area Verde è stata buona: il 61% ha partecipato a tutte e 5 le giornate, il 23% è stato presente quattro giorni, l’8% tre giorni e un altro
8% due giorni.
Per quanto riguarda le attività di area verde l’attività maggiormente gradita è stato il
corso di intaglio frequentato dal 25% degli alunni, seguito dal pattinaggio con una partecipa-
zione del 20%. Il 16% degli studenti ha scelto l’attività di giocoleria, e un 8% ha scelto il gioco
della pallavolo e altre attività sportive. Un ulteriore 5% ha scelto attività quali la camminata, il
ping pong e il sollevamento pesi.
Nell’ambito dell’indagine è stato chiesto agli alunni di indicare gli aspetti positivi dell’area
verde. Il 26% ritiene positivo il fatto di stare con gli altri, il 22% giudica favorevolmente il fatto
di stare con persone dell’altro sesso e il 13% la possibilità di fare nuove conoscenze. Ma anche
non fare lezione (19%) e fare cose mai fatte (13%) sono indicati come aspetti positivi.
Sono state poste delle domande relative alle opinioni dei genitori rispetto alla settimana di
area verde. Il 61% dei ragazzi afferma che i genitori hanno espresso opinioni positive sull’Area
Verde. Il 32% dichiara che i genitori non hanno fatto alcun commento in merito e solo il 3%
dei genitori si è espresso negativamente dichiarando che sarebbe meglio fare lezione regolarmente.
La rimanente parte dell’indagine era relativa alla valutazione delle attività di recupero,
rispetto alle quali si chiedeva agli alunni di esprimere la loro opinione su dimensioni quali
l’efficacia dei recuperi, la valutazione degli aspetti positivi e meno positivi di tali attività, i suggerimenti, ecc...
L’indagine è stata interessante e utile perché ha reso possibile comprendere la complessità
relativa alla creazione degli strumenti di rilevazione e valutazione di un fenomeno, oltre che
fornire uno spunto in più rispetto ai testi informativo-espositivi.
A cura di Michele Depaoli e Loris Riccadonna
2B Sezione Legno
Il limite
Non abbraccia orizzonti
non li vive
chiuso in se stesso
aspetta invano libertà.
Solo un cuore grande può oltrepassare gli argini
sciogliere i ghiacciai
e donare al terreno fertile luce
dissolta nell’immenso.
Mirta Benvenuti
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Lottiamo insieme!
STORIA
Il termine lotta indica una pratica di combattimento corpo a corpo fra due avversari senza
l’uso di armi. È difficile indicare la data precisa della nascita delle prime tecniche ma vi sono
tracce nei reperti di civiltà risalenti a circa 5.000 anni fa. La lotta rappresenta la forma di
combattimento più antica del mondo: fu praticata da egiziani ed etruschi ma ebbe la sua
massima fortuna tra i greci. Il combattimento iniziava in piedi e la vittoria poteva essere ottenuta attraverso lo schienamento dell’avversario o con altre mosse ad ampia proiezione.
La lotta, come disciplina sportiva, riapparve nel XIX secolo, prima in Italia e successivamente in Francia. Solo a partire dall'inizio del XX secolo approdò in Germania ed Inghilterra.
Nella lotta moderna esistono due specialità: la lotta greco-romana e la lotta stile libero (o
lotta libera). La greco-romana entrò a far parte delle Olimpiadi moderne nel 1896, mentre
la libera debuttò a Saint Louis nel 1904.
IL REGOLAMENTO IN POCHE PAROLE
La lotta è molto semplice da capire perché vi sono poche regole. La prima regola è la più
semplice: i due lottatori sulla materassina hanno un costumino di colore diverso, blu o rosso: non si può avere la tutina uguale. Tutti gli incontri ufficiali sono diretti da una terna arbitrale composta da un Presidente di tappeto, un Arbitro e un Giudice. Il punteggio degli atleti è segnalato con palette numerate e riportato su segnalatori luminosi. Si parte da un punteggio minimo di un punto ad un massimo di 5 punti (con questo punteggio si vince
l’incontro).
L’incontro è diviso in 3 paul della durata di 2 minuti (nella box si parla di “round”) e in caso
di pareggio si fanno 30 secondi in più. L’incontro termina se l’avversario tocca con le spalle
il tappeto altrimenti prosegue finché non si vincono 2 paul su 3. La lotta è uno sport davvero eccezionale, secondo me, perché ti permette di capire il significato e il valore della fatica.
Alzarsi alle due del mattino per andare in trasferta in giro per l’Italia e magari dover perdere fino a 3 kg di peso prima di una gara senza la certezza di vincere l’incontro. Queste sono
cose che ti fanno capire che per qualcosa sei servito in questo sport. Ragazzi, vi aspetto in
palestra a Rovereto!
Un incontro di lotta
greco-romana
A cura di Giuseppe Endrizzi Sezione Legno
La droga nel mondo dei giovani
Cos’è una tossicodipendenza?
La tossicodipendenza è la condizione di chi avverte la necessità irrefrenabile e frequente di
assumere una sostanza malgrado il danno fisico, psicologico, affettivo, emotivo o sociale che
tale assunzione comporta di conseguenza.
Droga e giovani
Secondo uno studio del Viminale, l'uso di droga tra i giovani sarebbe in continuo aumento,
soprattutto per quanto riguarda le droghe leggere e ancora più gravemente la cocaina. L'uso
è occasionale ma in crescita vertiginosa negli ultimi anni. Dall’indagine emerge, inoltre, il profilo del consumatore: non più il ragazzo emarginato, disoccupato, che ha magari abbandonato gli studi, ma ragazzi istruiti, integrati, benestanti, che assumono droga per divertirsi. Hashish e marijuana sono le sostanze preferite dai minorenni e da loro più utilizzate, e mentre
tra i giovani in genere, le tossicodipendenze da eroina diminuiscono, quelle da cocaina sono
triplicate.
Effetti di hashish e marijuana
La Cannabis è una pianta sub-tropicale di cui esistono diverse varietà, nota principalmente
perché da essa si possono ottenere alcuni tipi di droga, in particolare la marijuana (che deriva da foglie e fiori essiccati) e l’hashish (che sfrutta la resina), definite “droghe leggere”. Ciò
che rende le droghe a base di Cannabis particolarmente “attraenti” per i giovani è l’effetto
immediato: senso di benessere e calo delle inibizioni a basse dosi, mentre a dosi più forti
alterazione delle percezioni sensoriali, del tempo e dello spazio. Il consumo di Cannabis ha
tuttavia effetti negativi ben noti ed evidenti. Il principio attivo della Cannabis, il Tetraidrocannabinolo, è infatti psicoattivo, cioè capace di agire sul cervello con la possibilità di determinare squilibri, forti allucinazioni, senso di angoscia, disturbi della memoria e difficoltà di ragionamento.
Sembra, quindi, inopportuno definire
queste sostanze “droghe leggere”,
poiché è evidente che gli effetti sono
invece pesanti e quindi noi ragazzi
dobbiamo evitarne l’uso, anche occasionale.
Una pianta di marjuana
A cura di Sebastiano Povoli
1B Sezione Legno
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LA STORIA DEL PUGILATO
Dall'antichità al XVIII secolo
Il pugilato è uno degli sport più antichi che si conoscano. Nei graffiti preistorici risalenti al III
millennio prima di Cristo e conservati presso il British Museum of London è possibile riconoscere le figure di persone che combattono con i pugni chiusi. Le prime sfide competitive
nella storia umana sono testimoniate dagli inni e leggende delle civiltà della Mesopotamia e
dell'antico Egitto. Non sappiamo bene quando questo modo di combattere divenne una disciplina sportiva vera e propria, con tanto di atleti e apparato organizzativo. I greci consideravano la lotta con i pugni una disciplina completa ed ideale, con la quale un uomo poteva
sviluppare una mente vigile e reattiva in un corpo sano e robusto. Gli atleti greci cominciarono a proteggersi le mani con dei guantini chiamati HIMANTES formati da semplici strisce
di cuoio, lunghe all'incirca 4 metri, arrotolate attorno ai polsi e alle nocche delle dita, con
cui si cercava di evitare danni eccessivi al volto e alle dita dei contendenti. Più avanti le strisce di cuoio vennero sostituite da vimini per fare cesti, con borchie di ferro, oppure da
cuoio trattato appositamente per essere tagliente.
I criteri per l'assegnazione di una vittoria erano differenti da quelli utilizzati oggi, basti solo
pensare che non esistevano categorie di peso, quindi i combattimenti erano riservati a taglie
alquanto elevate e soprattutto i risultati si rivelavano spesso tragici visti i molti casi di decessi e lesioni gravi. Gli incontri non avevano un termine, proseguivano fino a che uno dei
due sfidanti non si arrendeva.
Molto spesso capitava che un pugile infierisse senza pietà nei confronti dell'altro nonostante
questo fosse caduto a terra. L'atleta greco non gareggiava per un team, ma era solo con se
stesso per raggiungere il massimo, la superiorità cioè per eccellere. Questo concetto è ben
lontano da quello moderno "l'importante è partecipare", perché solo il vincitore meritava
adulazione e gli sconfitti provavano vergogna ed erano umiliati.
A cura di Nicolai Decarli 1B Sezione Legno
Un po’ della nostra cultura trentina
Un tempo il viandante che risaliva gli erti pendii dei monti poteva scorgere in basso piccoli
grumi di case addossate le une alle altre e costruite con materiali locali: pietra e legno. In
particolare, per i tetti delle case venivano usati, a seconda della località, travi in larice, scandole o coppi rotondi, piastre di terracotta o lastre di porfido. Le mura domestiche spesso
erano in rocce calcaree o rocce vulcaniche. I particolari della loro architettura rispondevano sempre alle necessità dell’economia di valle. Il cuore delle case era di sicuro il focolare: il
fuoco era sempre acceso in tutte le cucine, sia per riscaldarsi che per cucinare
l’insostituibile polenta. Quando nelle cucine vi era ancora il focolare aperto, ai suoi lati erano sempre sistemate due panche dove nonni e bambini si perdevano in lunghi racconti, poesie o leggende come quella che segue.
L’orco di granito
La notte era così fonda e buia, che al povero falciatore pareva di camminare con gli occhi
chiusi! «Che sciocco sono stato!» Continuava a dirsi, mentre cercava di tornare a casa lungo un sentiero che non riusciva nemmeno a vedere: «Se avessi smesso di lavorare insieme
agli altri, adesso sarei già seduto a tavola davanti a un bel piatto di polenta e formaggio! E
invece no: ho voluto restare nel campo a falciare l’erba, da solo, fin quasi a sera inoltrata…
e adesso non riesco nemmeno a distinguere il mio piede destro da quello sinistro!» In un
modo o nell’altro, comunque, l’uomo riuscì a raggiungere una pozza d’acqua chiamata La
Croce e qui si fermò a riposare. Era tutto pieno di lividi per i capitomboli e gli scivoloni e si
sedette per massaggiarsi i polpacci e le ginocchia sbucciate. Fu a quel punto che un’ombra
minacciosa fu su di lui! «Oddio, l’orco!» Ebbe solo il tempo di pensare il poveretto, che si
alzò per fuggire. Ma non vedeva proprio nulla a un palmo di naso e rischiava al primo passo
di cadere nel laghetto e lui non sapeva nemmeno nuotare! Inciampato su qualcosa, l’uomo
lasciò cadere la falce e tirò fuori di tasca un coltello e trattenendo il fiato, fece un balzo e fu
addosso al mostro, colpendolo una, due, tre… sette volte! Poi, credendo di averlo finito, si
allontanò con prudenza e solo alle prime luci nel paese di Luserna prese a correre. Giunto a
casa, raccontò a tutti quello che gli era successo e la sua descrizione fu talmente accalorata,
che all’alba del giorno seguente gli amici decisero di salire alla pozza della Croce per controllare. Trovarono la falce per terra, il laghetto tranquillo e un enorme masso di granito… che
portava i graffi di sette pugnalate! Da quel giorno il falciatore vittima delle allucinazioni notturne venne chiamato “l’Orco” e nessuno credette più ai suoi racconti di mostri, streghe e
folletti. (da Mauro Neri, Leggende trentine)
Vi ho voluto raccontare queste cose perché al giorno d’oggi si punta tanto su internet e
sulla tecnologia dimenticandosi la semplicità dei tempi orsono e dei nostri cari avi, che ci
hanno tramandato un patrimonio immenso di racconti, usi, costumi, oggetti, edifici e tutto
quello che riguarda il nostro folklore. In questo articolo ho cercato di darvi una’idea del
nostro passato e della vita di un tempo.
A cura di David Fabrello 1B Sezione Legno
GIUGNO 2011 — DACCI UN TAGLIO
PAGINA 37
Soluzioni del cruciverba pubblicato sul
primo numero del giornalino:
Orizzontali:
Verticali:
1. Leonardo da Vinci
2. Elisabetta
5. Tibet
3. Orso polare
6. Puglia
4. Nepal
7. Violetta
10. Bologna
8. Marte
14. Munch
9. Radcliffe
11. Domenica
12. Nove
13. Amanita
15. Helsinki
SUL SITO DELLA
SCUOLA LA VERSIONE
A COLORI DEL GIORNALINO!
UNO SPECIALE RINGRAZIAMENTO
a MATTIA DEAVI, anima e corpo di questo giornalino, al
quale ha dedicato numerose ore di lavoro, sia a scuola che a
casa, curando GRAFICA, IMPAGINAZIONE, IMMAGINI nonché gestendo i contatti della Redazione.
REDAZIONE
Redattori
BATTISTI Loris
Docenti referenti
DEAVI Mattia
FRANZOI Antonella
DECARLI Nicolai
BARALDI Daniela
ENDRIZZI Giuseppe
FABRELLO David
Un grazie a tutti coloro che, a
vario titolo, hanno contribuito
alla realizzazione del giornalino,
chi inviandoci articoli e materiali,
chi proponendo idee, chi rendendosi disponibile per le interviste
e chi curando l’aspetto burocratico.
POVOLI Sebastiano
Dacci un Taglio è un giornale scolastico esclusivamente ad uso interno, concesso e visionato dal Dirigente dott. Andrea Schelfi.
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NUMERO 2 - giugno 2011 - IFP Trento