incontro PERIODICO TRIMESTRALE R E A LTÀ www.incontro alla realta.it GRATUITO ALL A N.1 MARZO 2010 IN UN MONDO DI FUGGIASCHI (TUTTI INFATTI FUGGONO DI FRONTE ALL’INEVITABILITÀ DI STABILIRE UN SENSO PER LA VITA), LA PERSONA CHE PRENDE LA DIREZIONE OPPOSTA SEMBRA CHE FUGGA. IL CRISTIANO È COLUI CHE AVANZA NELLA DIREZIONE OPPOSTA. PERCIÒ VA INCONTRO ALLA REALTÀ (T.S. ELIOT) L’INCONTRO DEL VESCOVO DI TORA CON GLI UNIVERSITARI DELLA ZONA NORD DI ROMA GIORNATA UNIVERSITARIA ALL’UPS Giovani d’oggi. Identità e progetto di vita SABATO 1° MAGGIO INAUGURAZIONE DELLA NUOVA CHIESA SANTA MARIA DELLE GRAZIE Foto di Claudio Bonanno ZONA CASAL BOCCONE PADRE LUIGI AMICO DI DIO AMICO DEGLI UOMINI Anagni (FR) 18-10-1933 - Roma 16-02-2010 www.incontro alla realta.it PAG. 2 SOMMARIO 3 La comunità dei SS. Angeli Custodi ha dato il suo ultimo affettuoso saluto a Padre Luigi Affoni 4 L’Associazione “Amici di Villa Santa Maria” 5 Testimonianza di un corista della Schola Cantorum della parrocchia SS. Angeli Custodi 6 Dio e tutte le sue creature, benedizione a Sant’Eusebio di tutti gli animali 7 Santa Maria della Speranza, presentazione del libro di Giancarlo Carlini 8 Cineclub S. Achille 8 Cineclub Chaplin ‘94 a San Crisostomo 9 S. Clemente Papa “Sophia” della Bellezza 9 San Mattia, conferenze del venerdì 10 Incontro a San Mattia: “Carita in Vetitate” 11 Quando le tue parole mi vennero incontro... incontro PERIODICO 12 Nella Rete senza Inganno, filtro libera tutti GRATUITO - ANNO 3 R E A LTÀ N.4 /2006 ALL A www.incontro alla realta.it 13 Ugo Uva, una vita per l’arte IN UN MONDO DI FUGGIASCHI (TUTTI INFATTI FUGGONO DI FRONTE ALL’INEVITABILITÀ DI STABILIRE UN SENSO PER LA VITA), LA PERSONA CHE PRENDE LA DIREZIONE OPPOSTA SEMBRA CHE FUGGA. IL CRISTIANO È COLUI CHE AVANZA NELLA DIREZIONE OPPOSTA. PERCIÒ VA INCONTRO ALLA REALTÀ Periodico gratuito Direttore Responsabile: Rossana Ansuini Direttore: Giovanni Sozi Segreteria di Redazione: Alessandro Candi, Carlo Fiorini, Franco Pietrosanti, Francesco Pandolfi. Antonio Pasquale, Mauro Raffaeli Redazione: Franco Cardano, Giampiero Petrilli Marco Stocchi, Bruna Cola Ferruccio Croia, Giorgio Signori Rosario Cuglietta, Mauro Fumanti, Vito Puce, Vittorio Altomare Cesare Masala, Antonio Zarola Don Mimmo Monteforte Sergio Buratti, Tina Riccardi, Licia Pasquale Robertto Di Donato Hanno partecipato a questo numero: P. Mario Aceto - Luciano Tinto Fernando Alliney - Lucilla Romano Giorgio Signori - Roberto Di Donato Franco Armeni - Don Mario Pio Alessandro Candi - Rosalba Manes Paola Pannicelli - Anna Carla Di Lazzaro Valerio Acri - Mons. Vincenzo Josia Daniele Nardi - Andrea Cinanni Giuliano Vettorato - Francesco Pandolfi Cico - Carla Calastri - Giovanni Pasquale Cristina Civitani Editrice Associazione “Grazie al Cielo” Via Peralba 16 - 00141 Roma Reg. Trib. di Roma 563/07 del 17/12/2007 Pubblicità cell. 335 5844441 14 In occasione del 5° anniversario della morte di Don Giussani 15 Il vescovo incontra gli universitari di Roma nord 16 Essere preti oggi 16 Testimonianza di un seminarista 17 In libreria esce “Padre” di Massimo Camisasca 18 Lucio Romano a San Ponziano 19 È possibile incontrare anche a Roma l’esperienza dell’Associazione CILLA 20 Giornata universitaria all’UPS 21 Da Giovanni Sozi ancora un libro “Don Salvatore Marsili” 22 Gita a Napoli Stampa: Capitolina ‘52 sas - Roma web engineering Marco Primarosa Coordinatore editoriale [email protected] Cell. 333 4338502 23 AVSI in Kenya 24 Il Papa alla parrocchia S. Giovanni della Croce a Colle Salario incontro alla realtà www.incontro alla realta.it incontro alla realtà PAG. 3 La comunità dei SS. Angeli Custodi ha dato il suo ultimo affettuoso saluto a Padre Luigi Affoni di Padre Mario Aceto Padre Luigi nasce ad Anagni (FR) il 18 ottobre 1933 da Francesco Affoni e Manni Maria (deceduta il 6 gennaio ultimo scorso all’età di 97 anni, con il conforto dei santi sacramenti amministrati dal figlio Padre Luigi). All’età di 14 anni entra nel Seminario Caracciolino di Anagni. L’11/12/1950 la professione semplice dopo il Noviziato, e il 31/10/1954 la Professione Solenne ad Anagni, il 16/03/1957 l’Ordinazione Sacerdotale a Roma - Chiesa SS. XII Apostoli. Consegue il Baccellierato in filosofia e teologia, la Licenza e Laurea in Teologia presso la Pontificia Università Angelicum, consegue il Diploma in Pastorale all’Università Lateranense. Dal 1963 al 1976 sostituto parroco e in seguito Parroco dei SS. Angeli Custodi, dal 1976 al 1988 Superiore Generale dei Caracciolini (C.R.M.), nel 1976 apre la prima casa dei caracciolini nel paese di Villa Santa Maria, - patria di San Francesco Caracciolo -; nel 1984 invia i primi sacerdoti come missionari nella terra d’Africa, Congo ex Zaire, come prima esperienza missionaria dei suoi confratelli. Dal 1988 svolge diverse mansioni nella comunità dei SS. Angeli Custodi seguendo il cammino di fede e di formazione liturgica di diversi gruppi parrocchiali, eccellente organista e animatore della Schola Cantorum parrocchiale perché le celebrazioni liturgiche potessero essere espressione vera e gioiosa per la gloria di Dio e la santificazione del Suo popolo. Per circa Padre Luigi Affoni durante il Capitolo Generale a Sacrofano. 30 anni direttore spirituale Nazionale dell’Associazione dei Cuochi d’Italia, che venerano come Patrono San Francesco Caracciolo. La sua salute malferma e sempre precaria e la malattia lo hanno provato nel cammino della perfezione verso la casa del Padre dove fa ritorno il 16 febbraio 2010 alle ore 16,30 assistito amorevolmente dai suoi confratelli e famigliari nella casa dei SS. Angeli Custodi in Roma. Giovedì 18 alle ore 15,00 la comunità dei SS. Angeli Custodi, i confratelli, i famigliari, una rappresentanza dei Cuochi d’Italia con il loro Presidente, il Sindaco di Villa Santa Maria, alcuni membri dell’Associazione villesi a Roma e tantissimi amici che l’hanno amato e stimato sono intervenuti al rito esequiale con l’animazione della Schola Cantorum con grande commozione. Il suo corpo riposa al cimitero del Verano di Roma. Sua gioia era il sostegno e lo sviluppo delle opere missionarie, chi lo desidera può ricordarlo partecipando a questo suo sogno che è realizzazione dell’annunzio evangelico. www.incontro alla realta.it PAG. 4 incontro alla realtà L’Associazione “Amici di Villa Santa Maria” Ricorda Padre Luigi di Luciano Tinto Padre Luigi (il primo a destra) con lassociazione Amici di Villa Santa Maria Grazie padre Luigi. Se tu, a suo tempo, non fossi venuto a Villa S. Maria, probabilmente, oggi non esisterebbe la nostraAssociazione. Conobbi p. Luigi durante le ferie estive del 1977 a Villa S. Maria patria di San Francesco Caracciolo, piccolo paese dell'Abruzzo Frentano. Gli abitanti residenti sono circa 1600. Il paese è addossato ad una rupe rocciosa quasi irreale, che si protende altezzosa verso il cielo, chiamata dai villesi: LA PENNA. Nell'autunno del 1977 i pp. Caracciolini presero possesso della Parrocchia di Villa S. Maria e di quelle dei Comuni dove S. Francesco aveva pregato. In quel periodo vennero a Villa S. Maria p.Luigi Affoni ed p. Giuseppe Lucarelli. Con la loro presenza in paese maturò 1’idea di creare un'aggregazione di cittadini villesi residenti a Roma. I primi contatti avvennero alla presenza dei seguenti concittadini : Giovanni e Romolo Di Lello, Luigi Nardizzi, Pavia Michele, Mario Impicciatore, Camillo Daniele, Bruno Sabatini, Rocco Di Franco, Costantino Di Sciullo, Alberto Franco Di Cicco, Luciano Di Nardo, Mariella Di Cicco, Franco Palmieri, Francesco Di Nino ed il sottoscritto. Durante la fine del 1977 ed i primi mesi del 1978 ci furono diversi incontri; essi avvenivano, quasi sempre, ospiti del carissimo compianto amico Camillo Daniele, nei locali del “piano bar" che Camillo gestiva, a quell'epoca, presso l'hotel Maestoso in Via Veneto. II problema da risolvere era trovare i locali dove riunire i futuri partecipanti alla nascente associazione. Ricordo che si cercò nei vari quartieri romani appartamenti da affittare per stabilire l'ubicazione della nostra sede ma ogni volta dovevamo tornare sui nostri passi perché le disponibilità economiche non ci permettevano di sostenere quelle spese e fu allora che la figura di p. Luigi risultò determinante per la nostra nascita : p. Luigi decise di mettere a disposizione dell'Associazione i locali della Parrocchia dei SS. Angeli Custodi a Piazza Sempione. Iniziò così la nostra vita associativa. Ho voluto ricordare questi particolari per far capire ai villesi che senza p. Luigi probabilmente l'Associazione difficilmente sarebbe nata. Confermata la sede, furono gettate le basi per la costituzione di una aggregazione di concittadini e fu deciso di costituire l'Associazione amici di Villa S. Maria e della Valle del Sangro. Dal 16 marzo 1978, giorno in cui i villesi si ritrovarono per la prima volta nei locali dell'Associazione, al 20 dicembre 2009, P. Luigi è stato sempre presente in tutte le occasioni di incontri creati per vivere in comunione la vita associativa. Egli è stato il nostro assistente spirituale dal primo giorno . della nostra costituzione e nostro Presidente negli ultimi anni. Ormai p. Luigi viveva fra i villesi e per i villesi; di essi conosceva un po' tutto e di alcuni, spesso, anche i soprannomi. Viveva con i cuochi villesi e con quelli di tutta Italia. Fu nominato, infatti, direttore spirituale Nazionale dell'Associazione dei Cuochi d'Italia. L'll ottobre 1986 l'Amministrazione comunale di Villa Santa Maria deliberò di conferire a p. Luigi la cittadinanza onoraria del paese. In possesso di "penna sopraffina", ha collaborato attivamente alla pubblicazione di articoli sul Notiziario La Penna dell'Associazione Amici di Villa S. Maria, ha curato opuscoli e articoli per la preghiera personale e comunitaria, ha diretto la pubblicazione del periodo "Nyamilima", ha presentato alla stampa una ricerca per la divulgazione e la conoscenza dell'Ordine dei Chierici Regolari Minori. Padre Luigi, ritengo non sia mai tardi, dirti con il cuore gonfio di gioia e di gratitudine , a nome di tutti i villesi, soci e non della nostra Associazione, che ti abbiamo voluto bene e che ti vogliamo ringraziare per averci donato la tua amicizia e la tua totale disponibilità, insegnandoci ad amare ed a sopportare le avversità come tu hai fatto durante la tua grave malattia. GRAZIE! incontro alla realtà www.incontro alla realta.it PAG. 5 Testimonianza di un corista della Schola Cantorum della parrocchia SS. Angeli Custodi di Fernando Alliney avvenivano tra i due. Dotati di spiccata cultura musicale, entrambi desideravano scegliere i brani che ritenevano più appropriati all'occasione che si presentava. Per tutto il tempo che li abbiamo avuti con noi, i partecipanti al coro hanno potuto godere di una sana competizione tra i due. Erano però d'accordo quando si trattava di riprendere un corista perché migliorasse la sua prestazione. Ogni volta che inavvertitamente facevo il ”controcanto”, il Maestro Boschi mi riprendeva e Padre Luigi, sempre presente alle prove, rideva sotto-sotto per questa mia debolezza che dava tanto fastidio al maestro. Ho conosciuto Padre Luigi quando, con la mia famiglia, mi sono trasferito in questo quartiere.Accadeva circa quarant'anni fa. Cominciai a frequentare la Parrocchia dei SS. Angeli Custodi e, sin dal primo momento, ho apprezzato i canti che venivano eseguiti nelle varie funzioni liturgiche, accompagnati sempre dall'organo.Amante del canto, volli conoscere chi suonava l'organo e così conobbi Padre Luigi. Mi rimase impresso subito il suo sorriso dolce ed ammiccante. Ero a conoscenza che aveva costituito un coro di parrocchiani, ma non entrai subito a farne parte per- ché, per esigenze lavorative, passavo più della metà del mio tempo fuori Italia. Quando cambiai lavoro, decisi di entrare nel coro; avevo una particolare predisposizione per il “controcanto” e pensavo che ciò mi facilitasse l'apprendimento dei brani. Entrai a far parte della Schola Cantorum lo stesso anno in cui Padre Luigi scelse il Maestro Boschi come direttore. I due hanno portato avanti l'attività musicale della parrocchia per una quindicina d'anni. Chi come me ha fatto parte del coro in quegli anni, ricorderà con simpatia gli scambi che Scopo principale del coro voluto da Padre Luigi, era di accompagnare le principali funzioni liturgiche e di organizzare, per Natale, un concerto per la comunità parrocchiale. Padre Luigi era molto attento perché la Schola avesse sempre a disposizione gli spartiti. Li preparava con puntuale precisione, in particolare in occasione delle funzioni liturgiche e dei concerti. Ricordo ancora l'emozione, non solo mia, ma di gran parte dei fedeli che assistettero al primo concerto di Natale che si fece con il Maestro Boschi e la soddisfazione e riconoscenza che Padre Luigi volle esternare a tutto il coro, al termine del concerto: sembrava avesse ricevuto un regalo personale. Più di una volta siamo andati a cantare fuori Roma e in posti famosi, come a S. Pietro o ad Assisi. Dovunque andavamo, Padre Luigi era conosciuto, apprezzato, benvoluto e garantiva, con la sua serenità, la buona riuscita delle varie iniziative. E' riuscito a mantenere unito il coro anche dopo la morte del Maestro Boschi. Negli ultimi tempi, quando la malattia lo ha costretto a ridurre al minimo i suoi interventi, concordava con il nuovo Maestro, Eduardo Notrica, i brani da preparare per le diverse occasioni. E' stato un privilegio averlo incontrato e sono certo che il mio pensiero sia condiviso da tutti coloro che lo hanno conosciuto. www.incontro alla realta.it PAG. 6 incontro alla realtà Dio e tutte le sue creature Grande festa a Sant’Eusebio all’Esquilino in occasione della festività di S. Antonio Abate con la benedizione degli animali, gesto che si ripete dal 1437 di Lucilla Romano Gli animali possono essere d'aiuto nel percorso spirituale di ognuno: attraverso di loro si capisce, si sperimenta la gratuità dell'amore divino. Scrive, infatti, Matteo nel suo Vangelo: "Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre" (6, 26). Come quella degli animali così anche la nostra esistenza dipende inevitabilmente da un Altro, Colui che disegna il nostro destino. Il rapporto tra uomo e animali è stato voluto da Dio sin dalla creazione: Egli ha affidato gli animali adAdamo ed Eva perché li servissero, li ha poi salvati dal diluvio universale insieme a Noè, i corvi hanno nutrito il profeta Elia, una balena ha salvato Giona e come dimenticare il bue e l'asino di Betlemme. Anche lo scrittore Dino Buzzati nel racconto Il cane che ha visto Dio sceglie come protagonista un animale che trasforma radicalmente un paese che si professava ateo. Alla morte del suo padrone, un eremita che ogni sera vedeva Dio, viene accolto dagli abitanti del luogo lasciandoli, alla sua morte, notevolmente cambiati. Gli occhi di quel cane che più di ogni altro aveva fatto esperienza di Dio interrogavano nel profondo tutti i paesani. È quindi possibile riconoscere la presenza di Dio attraverso un animale che con la sua compagnia riempie di allegria le nostre case. Sono, infatti, molti gli italiani che ospitano nelle loro abitazioni cani, gatti, conigli, criceti, pappagalli o tartarughe. Anch'essi hanno un santo protettore: l'egiziano Sant'Antonio abate, festeggiato il 17 gennaio. In questa occasione vengono benedette le stalle e tutti gli animali domestici. La scelta di questo santo come protettore dei nostri amici a due e quattro zampe riguarda una tradizione legata a lui e ai suoi monaci. Essi avevano, infatti, il permesso di allevare nei centri abitati dei maiali che venivano nutriti a spese della comunità. Il loro grasso veniva utilizzato per lenire le ferite dei malati affetti dal fuoco di sant'Antonio, che prende nome proprio dal monaco egiziano che visse tra il III e il IV secolo d. C.. Questa festa è molto sentita in tutta Italia. Il rito della benedizione degli animali è stato celebrato anche nella parrocchia romana di Sant'Eusebio all'Esquilino. Una folla composta da fedeli e animali domestici si è prima radunata nella chiesa e poi nel sagrato dove gli animali hanno ricevuto la solenne aspersione. Durante la Santa Messa le tre navate erano letteralmente gremite, come una casa quando c'è una festa e si sta un po' stretti. La chiesa oltre ad essere la casa di Dio, ha ricordato nella sua omelia il parroco, don Sandro Bonicalzi, è anche la casa dove tutti, persone e animali, vengono accolti. Gli animali con la loro gioia e con i loro sguardi sono in grado di muovere qualcosa di inaspettato nel cuore dell'uomo, di dar forma con la loro semplicità a un volere divino, come ricorda Buzzati nel suo racconto. Immob.bilia Sviluppo Immobiliare s.r.l 00139 Roma Via Roberto Bracco n. 39/A Tel.0687138321 Don Sandro durante la benedizione degli animali www.incontro alla realta.it incontro alla realtà PAG. 7 Santa Maria della Speranza Presentazione del libro “Risposta a: Inchiesta su Gesù” di Giancarlo Carlini di Giorgio Signori e foto di Roberto Di Donato È stata numerosa la partecipazione, oltre centocinquanta persone hanno risposto all'invito, per la presentazione del libro "Risposta a: “Inchiesta su Gesù” di Giancarlo Carlini il 24 gennaio alle ore 17,30, nella Sala Convegni in Via F. Cocco Ortu, 19 nella omonima Parrocchia. Il Direttore Parroco SDB don Roberto Colameo nella funzione di moderatore presenta ai convenuti l'autore, quale parrocchiano di lunga data, sottolineando come un buon auspicio, per la divulgazione del libro, la concomitanza odierna della ricorrenza della memoria di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e della stampa. Il libro è proprio una testimonianza della verità relativa alla figura di Gesù Cristo e del cristianesimo. Infatti l'opera confuta con argomentazioni documentate le tesi originali che Augias presenta nel suo libro "Inchiesta su Gesù". Don Roberto Colameo cita la frase a pag 149 del libro di G. Carlini "Quando si segue, però, una vera ricerca storica, si deve procedere con una analisi dettagliata, senza fare congetture e soprattutto seguire un percorso logico e congruente, cosa che Augias non,fa e quindi cade ripetutamente in smentite che rendono difficile credere alla sua tesi". Questo per sottolineare come personaggi noti, attraverso i mezzi di comunicazione di massa, possano dire tutto quello che pensano, per il solo fatto di essere noti. Si crea così nel lettore l'illusione di seguire fonti assolutamente vere che fuorviandolo, rendono credibili le tesi che tali autori affermano. Egli ricorda inoltre, come si possa, estrapolando frasi fuori del contesto originale, far credere che la Bibbia affermi cose esattamente opposte a quello che in realtà dice. Questa metodica, con le sue conseguenze, è smentita come evidenzia puntigliosamente nel libro Giancarlo Carlini. Il prof Giovanni Sozi letterato e illustre storico, ritiene che Carlini con il suo libro sia davvero un esempio di come si possa dimostrare con i fatti che l'opera di Augias, che ha venduto oltre seicentomila copie, non sia altro che il frutto di una operazione commerciale molto redditizia e sapientemente architettata, ma non una ricerca storica come vorrebbe far credere. Il professore sottolinea come l'opera di uno sconosciuto, quale l'autore Giancarlo Carlini, dimostri che la verità storica si possa porgere ad un pubblico attento ed intelligente anche senza clamori e sponsorizzazioni interessate al fine del mero profitto. Il prof. Giorgio Zevini, decano della Facoltà di Teologia della Università Pontificia Salesiana, nonché Assistente Spirituale del Gruppo Parrocchiale Parola e Vita, dove si approfondisce la "lectio divina", di cui l'autore è da oltre dodici anni un assiduo frequentatore, conferma la bontà e verità del testo e di averne seguito fin nelle prime fasi la stesura, perché l'autore gliene forniva copia man mano che scriveva per riceverne giudizi di consenso. Anche per lui l'opera presenta una serie di appunti ed analisi dettagliate con l'ausilio di documenti storici e soprattutto con una coerente logica che si riscontra nei testi delle sacre scritture. A questo punto l'autore ci racconta come è nata l'ispirazione a scrivere il libro. Ricevuto il libro di Augias in regalo dai suoi figli che pensavano, come la maggior parte di tanti altri di fargli una cosa gradita, hanno invece, dopo un'attenta lettura, provocato una reazione a rispondere al libro in questione per un desiderio di Verità della Parola e onore al Vangelo. Giancarlo Carlini parte dall'analisi della verità come viene considerata alla luce del relativismo moderno, che sostiene l'esistenza di diverse verità. Egli afferma e dimostra con esempi semplici che la verità è una sola (obiettiva) mentre la percezione di essa può variare a seconda della sensibilità di ciascun individuo (soggettiva). Cioè, la verità può essere vissuta in modo diverso da individuo ad individuo ma questo non cambia il suo valore oggettivo. L'autore argomenta e dimostra due tematiche del suo libro. La prima riguarda la certezza storica della redazione del Nuovo Testamento databile nel I° secolo mediante il metodo intrinseco dell'analisi storica dei contenuti alla luce di fatti realmente avvenuti e spiega che Augias afferma, senza alcun accenno di prova, che gli scritti sono stati redatti nel II secolo da autori ignoti e non testimoni oculari. La seconda argomentazione riguarda la risurrezione di Gesù che Augias spiega con allucinazioni collettive di tutti i testimoni, mentre Carlini spiega che essi non potevano essere allucinati in quanto i fatti si riferiscono a momenti diversi e la manifesta difficoltà nel riconoscimento del Risorto è la certezza della buona fede dei testimoni. Infatti gli allucinati vedono immagini frutto della loro mente che corrispondono esattamente a ciò che essi conoscono. Quindi, se fossero stati allucinati, avrebbero riconosciuto immediatamente quel Gesù che essi conoscevano e non avrebbero mostrato nessuna difficoltà come nei Vangeli, invece si legge. A questo punto si apre un dibattito che, visto l'interesse del pubblico, si accende con interventi interessanti da cui si percepisce la vulnerabilità del credente medio che ammette la scarsa conoscenza religiosa. Precise e puntuali le risposte dell'autore che riesce con grande capacità a renderle semplici, chiare e comprensibili, non mancando anche di puntualizzare che la lettura del suo libro aiuta il lettore, e dimostrando come alcuni degli argomenti discussi possano favorire la conoscenza degli aspetti più topici del cristianesimo. In una considerazione finale alcuni presenti dichiarano di aver letto in anteprima il libro in questione rapportandolo a quello di Augias e confermano che solo dopo aver letto quest'ultimo hanno compreso appieno il testo del noto scrittore constatando le sue incongruenze ed illogicità. Grande soddisfazione per l'autore al quale sono stati espressi plausi e complimenti, molte sono state le richieste del libro con dedica e diversi inviti a riproporre in altre sedi un'analoga presentazione. PAG. 8 www.incontro alla realta.it incontro alla realtà CINECLUB S. ACHILLE Via Gaspara Stampa I film saranno proiettati ogni venerdì alle ore 18,00 e alle ore 21,00 nella sala Giovanni Paolo II Per informazioni rivolgersi a Tina Riccardi tel. 068272506 o 347 6664193 Cineclub Chaplin ‘94 a San Crisostomo Via Emilio De Marchi, 60 - Roma Tel. 0686802247 Il “Cineclub Chaplin” ritorna anche per questa stagione con tante novità per gli appassionati di cinema e non solo... La stagione inizierà Domenica 8 Novembre con il film “Italians” alle ore 17:00, dove potrete acquistare le tessere dell' Associazione Nazionale Circoli Cinematografici Italiani ed iscrivervi . II prezzo delle tessere è di 35€ (per i minori di 26 anni 30€) consente l'accesso ad una delle proiezioni cinematografiche del martedì (16:30 e 20:30). Continuano i festeggiamenti per il quindicesimo, anniversario del Cineclub Chaplin. 0ltre alle 25 proiezioni, anche quest'anno infatti Vi sarà offerto un terzo film gratuito. Vi aspettiamo numerosi! www.incontro alla realta.it incontro alla realtà PAG. 9 S. Clemente Papa di Franco Armeni "Sophia"della Bellezza laboratorio di ricerca - Gratis e per tutti ! “In tutto quel che suscita in noi il sentimento puro ed autentico del bello, c'è realmente la presenza di Dio. C'è quasi una specie di incarnazione di Dio nel mondo, di cui la bellezza è il segno. II bello è la prova sperimentale che l'incarnazione è possibile. Per questo ogni arte di prim'ordine è, per sua essenza, religiosa”. Simone Weil UN LAVORO DI COLLABORAZIONE •ricerca materiale-tecnica, per l'acquisizione delle conoscenze pratiche e teoriche dell'arte; •ricerca spirituale-esegetica, attraverso la lettura meditata della Sacra Scrittura (Lectio Divina) con l'ausilio dei testi patristici, per l'interpretazione delle opere del passato e per la creazione di opere attuali a soggetto sacro. FINALIZZATO -a risvegliare e maturare la sensibilità per la bellezza e per l'arte, che ogni persona già possiede in germe; -a guidare alla comprensione e alla esecuzione di opere a soggetto sacro. ARGOMENTI DELLARICERCA TECNICA DELLA PITTURA: Storia del disegno - disegno - storia del colore e della Luce pittura - pittura a tema con elaborazione di soggetti sacri. Dal discorso agli artisti di Benedetto XVI, 21 novembre 2009: "Una funzione essenziale della vera bellezza, già evidenziata da Platone, consiste nel comunicare all'uomo una salutare "scossa" che lo fa uscire da se stesso, lo strappa alla rassegnazione, all'accomodamento del quotidiano, lo fa anche soffrire, come un dardo che lo ferisce, ma proprio in questo modo lo "risveglia" aprendogli nuovamente gli occhi del cuore e della mente, mettendogli le ali, sospingendolo verso l'alto. “ STORIA DELL'ARTE e ICONOGRAFIA: Concetto di arte - storia dell'icona - storia dell'arte - iconografia cristiana - pittura paleocristiana - pittura bizantina - pittura romanica - i pittori protagonisti, loro inquadramento storico e studio delle opere. "S. Clemente Papa'; via Val Sillaro 22 Laura: 3406411573; Giovanni: 3406794975 Via Renato Fucini, 285 - Tel. e Fax 0682000140 Calendario delle conferenze del III trimestre 2010 PAG. 10 www.incontro alla realta.it incontro alla realtà Incontro a S. Mattia: Parliamone insieme “Caritas in Veritate” di Alessandro Candi Mi è stato affidato un incarico che sinceramente ritengo impegnativo, perché il “capo” mi ha imposto al massimo una pagina di spazio per trasmettere al lettore le sensazioni ed i contenuti degli incontri tenuti presso la parrocchia di San Mattia dal rev. Prof. Manlio Sodi (S.D.B.), il 13 gennaio ed il 10 febbraio u.s., sul tema: l'Enciclica “Caritas in Veritate”. Dopo il saluto di ringraziamento e di ben venuto all'indirizzo del prof. Sodi, il parroco mons. Vincenzo Josia ha salutato la nutrita assemblea raccoltasi nella chiesa grande, scusandosi per il freddo che, pur con l'immissione di aria calda, si faceva sentire; fatta una preghiera di introduzione e affidando alla Santa Madre tutti i presenti, ha lasciato la parola a don Manlio Sodi. Dopo le cordialità di rito il Professore è immediatamente entrato in tema riallacciando le fila del discorso iniziato a novembre, partendo dal punto in cui ci aveva lasciati trattando sull'Eucaristia, da quel luogo, Emmaus, dove i due discepoli riconobbero il Signore, e ricordando che il progetto della Diocesi per l'itinerario formativo di quest'anno ha come titolo: ”Si aprirono loro gli occhi, lo riconobbero, lo annunziarono”. C'è da dire che ascoltare don Manlio è un piacere, sa metterti a tuo agio, conducendoti nel profondo degli argomenti non forzandoti o imponendoti il suo modo interpretativo ma proponendoti una lettura che serve da spunto per la più profonda e personale indagine e riflessione. Rappresentare un'Enciclica dello spessore della Caritas in Veritate non è certo cosa che si possa fare in poche ore e di sera, con la stanchezza di un'intera giornata sulle spalle, ma lui ha saputo introdurla con la stessa abilità con cui una guida ti conduce alla scoperta di un grande monumento: illustrando dapprima l'insieme e poi via via alcuni punti salienti della struttura, fino ad arrivare ai dettagli. Per quanto mi sarà possibile, prenderò a riferimento quanto mi ha colpito dei due incontri e cercherò di riportarlo ai lettori. Innanzi tutto la raccomandazione fatta all'uditorio che credo debba essere ribadita: procuratevi una copia dell'Enciclica leggetela ma soprattutto meditatela attentamente. Questo non è, infatti, un libricino solo da leggere, direi piuttosto usando un esempio a me consono, da “digerire” (La Parola è nutrimento per il cristiano). Il Santo Padre sta tracciando un percorso importantissimo. Già nella prima Enciclica usava uno dei due termini: Caritas, “Deus Caritas Est”, Dio è Carità; nella seconda invece “Spe Salvi” “Siamo fatti salvi nella speranza” e dunque un ulteriore approfondimento. Oggi torna di nuovo il termine “Caritas” ma questa volta esplicitato dal termine “Veritas” e, badate bene, Caritas in Veritate e non “Veritas in Caritate”, perché non è un gioco di parole, ma un vero e proprio percorso che trova la sua logica esplicitata dalle ultime due righe della prima pagina:” Sullo sviluppo Umano Integrale nella Carità e nella Verità”. Sviluppo umano integrale, quando parliamo di politico, di sociale, di economico, dell'ecologico stiamo parlando sempre dello sviluppo umano, perché nell'Enciclica, e non poteva essere diversamente, la Persona è al centro. Procediamo con ordine. La parola SVILUPPO è fondamentale, quasi magica, dice vita, vitalità e quindi si ripete costantemente lungo tutto il percorso dell'Enciclica, come le parole “la persona”, “l'uomo”, “la donna”, da qui si comincia a vedere il senso dato dal Papa all'Enciclica, tutti gli aspetti dello sviluppo della persona a 360 gradi. “La Carità nella Verità è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell'umanità intera” si legge nelle prime righe, un concetto immediato e programmatico. Qual è il senso della Carità, quando si opera nel sociale, all'interno e alla luce della Verità? Leggiamo nel testo” L'amore è una forza straordinaria, che spinge le persone ad impegnarsi con coraggio e generosità”. E il Papa ci ammonisce subito:”Senza la verità, la carità scivola nel sentimentalismo. L'amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente”, parole veramente forti, perché la carità può scivolare nel sentimentalismo se non c'è una veritas, e tanto per far capire che il cammino della Chiesa non è filantropia aggiunge: “Un Cristianesimo di carità senza verità può venire facilmente scambiato per una riserva di buoni sentimenti, utili per la convivenza sociale, ma marginali”. Per il cristiano questo cammino nella verità ti porta ad agire, certamente nella carità, ma una carità che guarda il bene integrale della persona, ecco un nuovo nucleo: senza verità, senza fiducia e amore per il vero, non c'è coscienza e responsabilità sociale… .La Differenza con chi si espone in tanti servizi e in tanti impegni, ma al di là della fede (il buon filantropo) nel cristiano è in questa carità illuminata dalla luce della ragione e della fede. Questa è la marcia i più che ha il cristiano,a livello di fede ha una verifica costante, prima ancora che dai conti o dagli applausi della gente, dalla coscienza. Ecco dopo questa introduzione possiamo vedere come è articolata l'Enciclica: il primo capitolo fa un “sunto” della Dottrina Sociale, riprendendo, in estrema sintesi, un grande documento di Papa Paolo VI, la “Populorum Progressio” (Progresso dei Popoli). Sappiamo però che tutta questa attenzione al sociale era iniziata ufficialmente con l'Enciclica di Papa Leone XIII, “Rerum Novarum” (Cose Nuove), prima vera puntualizzazione del discorso sulle realtà sociali fatto dal Magistero della Chiesa. Nel corso delle decine di anni vari sono stati i documenti che hanno trattato questi argomenti, certamente quello molto forte è stato quello di Paolo VI e poi c'è stato quello di Giovanni Paolo II, la “Centesimus Annus”, altrettanto forte e importante. Torniamo al percorso dell'Enciclica, che tratta nel Secondo capitolo “lo sviluppo umano nel nostro tempo”; nel Terzo capitolo”Fraternità, sviluppo economico e società civile”; il Quarto capitolo parla di ”Sviluppo dei popoli, diritti, doveri, ambiente”; il Quinto capitolo” La collaborazione della famiglia umana”; il Sesto capitolo”lo sviluppo dei popoli e la tecnica”. Bellissima l'annotazione fatta su alcuni elementi del secondo capitolo: Benedetto XVI si rifà qui all'insegnamento di Paolo VI: ”Paolo VI aveva una visione articolata dello sviluppo. Con il termine sviluppo voleva indicare l'obiettivo di far uscire i popoli anzitutto dalla fame, dalla miseria, dalle malattie endemiche e dall'analfabetismo…Dal punto di vista economico ciò significava la loro partecipazione attiva e in condizioni di parità al processo economico internazionale…..Dopo tanti anni, mentre guardiamo con preoccupazione agli sviluppi e alle prospettive delle crisi che si susseguono in questi tempi, ci domandiamo quanto le aspettative di Paolo VI siano state soddisfatte dal modello di sviluppo che è stato adottato negli ultimi decenni”. E qui la positività dell'insegnamento del Santo Padre “La crisi diventa occasione di discernimento e di nuova progettualità”. Quando ci sono le crisi è inutile piangersi addosso, la persona illuminata dalla fede sa che la crisi è un elemento che serve per giudicare la situazione e per andare oltre.”Quando l'incertezza diviene endemica, si creano forme d'instabilità psicologica, di difficoltà a costruire percorsi coerenti nell'esistenza, compreso anche quello verso il matrimonio”. Qui l'Enciclica ci tocca come persone, ci coinvolge come individui che vivono le realtà delle famiglie, con i nostri giovani, con le problematiche di tipo sociale ed economico che ne condizionano l'esistenza in modo serio, altro che “bamboccioni”. A causa dello spazio limitato abbiamo dovuto dividere in due l'articolo, che termineremo nel prossimo numero, ci scusiamo per questo con i lettori e con l'autore. incontro alla realtà www.incontro alla realta.it PAG. 11 Quando le tue parole mi vennero incontro ... di Rosalba Manes «Quando le tue parole mi vennero incontro, le divorai con avidità; la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore, perché io portavo il tuo nome, Signore, Dio degli eserciti» (Ger 15,16). Come al profeta Geremia, anche a me la Parola del Signore è venuta incontro riempiendo la mia vita di gioia e, sin da piccola, come sole radioso, ha illuminato i miei passi (cf. Sal ii9,io5). Come Geremia, anch'io l'ho divorata, scorgendo in essa il filo rosso che guidava la mia vita e leggendo tra le righe aneliti di cielo che mi facevano ardere il cuore. Più la leggevo, più cresceva in me il desiderio di dedicare completamente la mia vita al servizio di questa Parola. Come per il profeta però anche per me la Parola di Dio non è stata solo motivo di gioia, ma anche di solitudine e incomprensione... L'incontro con la Parola che ha spalancato l'orizzonte della mia vita è avvenuto per me all'età di 17 anni, subito dopo aver ricevuto il sacramento della cresima, quando, addolorata per le sofferenze interiori dei miei coetanei e provocata dal grido che saliva dal loro cuore, andavo scoprendo l'insufficienza delle parole del mondo, cariche di promesse allettanti, ma povere di compimento. Cercavo parole autentiche che scaldassero il cuore non con facili miraggi di felicità, ma stimolando la crescita umana, la coscienza del dono della vita, promuovendo il meglio delle proprie capacità. Leggendo la Bibbia ritrovavo la vita dell'uomo, la mia stessa vita. Il mondo mi sembrava la distesa di ossa inaridite di cui parla il profeta Ezechiele (cf. Ez 37), una distesa non abbandonata a se stessa però, ma al centro delle attenzioni di un Dio che continua a chiamare, chiedendo all'uomo di incoraggiare gli altri a ricevere lo Spirito che dà la vita. Questo Spirito soffiava per me ogni volta che "passeggiavo" tra le pagine della Bibbia. Da allora l'incontro con la Parola di Dio contenuta nella Scrittura è divenuto per me luogo privilegiato dell'incontro con Gesù, Parola vivente del Padre. Attraverso la Scrittura ho imparato a riconoscerlo e ad amarlo come Sposo del mio cuore, maturando il desiderio di consacrare a Lui tutta la mia vita con vincolo sponsale. Così nel '96 ho intrapreso gli studi di teologia mossa dal desiderio non solo di crescere culturalmente e umanamente, ma anche di approfondire la mia fede e conoscere più a fondo la Parola di Dio. Durante i primi anni di studio, sotto la guida sapiente del mio padre spirituale e nell'intimità della preghiera, verificavo che il Signore prendeva sempre di più il primo posto nella mia vita e questo mi dava una gioia immensa. Capii che mi chiamava ad appartenergli totalmente e mi ritrovai a dirgli sì e a volergli consacrare tutta me stessa. La conoscenza della straordinaria gratuità del suo amore mi spingeva a volergli dare tutto e a trovare in lui il mio tutto. Mi aveva sedotta (cf. Ger 20,7) e non potevo resistergli... Volevo con tutta me stessa essere testimone del suo amore nel "cuore della chiesa mia madre", restando nel "chiostro" del mondo, vivendo, all'interno del tessuto sociale, la verginità come risposta al suo amore infinito e prestandogli la voce perché la sua Parola giungesse agli uomini. Non appena conobbi il rito di consacrazione nell'Ordo virginum me ne innamorai e le consacrate che conobbi le sentii subito sorelle. Vedevo alcune più dedite alla contemplazione, altre più all'azione, ma tutte comunque interessate ad "essere" più che a "fare", a rendersi testimonianza di fede, d'amore e di speranza per l'uomo d'oggi, e in questo mi ritrovavo perfettamente. Per la mia famiglia non fu una scelta indolore. In un retroterra culturale dove la pienezza di una donna è la maternità, non era facile rinunciare al progetto di generare figli. Ma il Signore ha rivelato pian piano che la maternità non è legata solo alla generazione biologica, ma soprattutto all'accoglienza del prossimo e alla disponibilità del cuore a promuovere gli altri e la loro più intima vocazione. La maternità di una donna consacrata fiorisce dalla nuzialità col Signore e consiste nell'essere vulnerabile alla presenza del Signore e sensibile ai bisogni dei fratelli, per generare il cuore di molti alla vita nuova nello Spirito. Questo dà pienezza e gioia al cuore! Per questo non posso far altro che cantare per tutti i giorni della mia vita le grandi cose che Dio ha fatto in me... INAUGURAZIONE DEL NUOVO COMPLESSO PARROCCHIALE DI S. MARIA DELLE GRAZIE A CASAL BOCCONE SABATO 1 MAGGIO ORE 17,00 SUA EMINENZA IL CARD. AGOSTINO VALLINI VICARIO DEL S. PADRE PER LA DIOCESI DI ROMA PRESIEDERÀ LA LITURGIA DI DEDICAZIONE E CONSACRERÀ L'ALTARE Deo Gratias Alla celebrazione liturgica seguirà un momento conviviale e di festa Dall'incanto all'incontro…la Chiesa in cammino eleva il suo canto di speranza Alle ore 21,00 in chiesa: musica canto - letture Un tempo di ascolto e di riflessione. Al termine adorazione eucaristica di ringraziamento. Parrocchia s. Maria delle grazie a Casal Boccone V. L. Carrer 43 00139 Roma Tel 0687133241 [email protected] Offerte per il completamento dell'arredamento della chiesa e delle opere parrocchiali Direttamente in parrocchia oppure Banca di credito cooperativo IBAN: IT 14 O 08327 03243 000000001302 C/c postale 52889466 - intestato alla parrocchia www.incontro alla realta.it PAG. 12 incontro alla realtà Nella RETE senza INGANNO Filtro libera tutti di Paola Pannicelli È una bella soddisfazione riuscire a trasformare in positivo l'esistente, soprattutto se le cose con le quali abbiamo a che fare tutti i giorni, volenti o nolenti, sono tanto potenti da riuscire ad invadere il nostro modo di pensare, di lavorare, di entrare in relazione con gli altri ... Di fatti il titolo che abbiamo scelto mette in rilievo uno strumento, o per meglio dire una tecnologia con la quale tutti abbiamo a che fare, a meno che non si possa decidere di andare a vivere in un eremo. Internet, la Rete, il Web, costituiscono parti di un Sistema di Comunicazione che offre possibilità di connessioni planetarie e quindi in un certo senso, assolute.Alan Turing assieme ad un prestigioso gruppo di scienziati lo aveva intuito fin dai primi anni venti e quando a Londra, in uno studio nei pressi di Bletchley Park, venne terminata la costruzione del primo cervello ad intelligenza artificiale, il Colossus, sapeva anche che da quel momento tutto sarebbe stato diverso. Il Governo inglese premeva e sosteneva gli scienziati perché quella macchina dalle dimensioni pachidermiche avrebbe consentito uno scopo importantissimo ai fini militari: utilizzare un "codice" di trasmissione di informazioni impenetrabile dal nemico. Colossus inviò infatti il suo primo messaggio nel 1939, in piena emergenza bellica. E la Storia prese un nuovo corso e di tale Storia noi tutti siamo frutto. Churchill alla fine della Guerra chiese la distruzione di Colossus e di tutto il lavoro che ne aveva permesso la costruzione, aveva timore di un uso indiscriminato del computer... ! Intervistiamo Don Alfredo Abbondi, impegnato nella diffusione di Davide.it Don Alfredo, Churchill aveva ragione? Le ragioni di Churchill possiamo immaginarle ma con la paura non si va da nessuna parte, la ragione sta dalla parte del progresso, della innovazione... Direi piuttosto che è necessario esser realisti. Internet ha tante opportunità positive come tante altre negative. Si tratta di usare la ragione. Bandire i coltelli per evitare che qualcuno si tagli è inutile e controproducente; è indispensabile invece imparare a usare i coltelli, correttamente e senza correre rischi Non guardare i pericoli è da sciocchi. Non usare le protezioni, pure! Per questo è importante Davide. it ? Davide è uno strumento che protegge la navigazione internet, per grandi e piccini! Serve a fare quello che normalmente faccia- mo nella vita di tutti i giorni: ci vacciniamo, stiamo attenti che la casa non prenda fuoco, prima di attraversare la strada guardiamo se arriva, qualcuno, ci mettiamo una maglia in più se fa freddo. Davide dovrebbe essere il default nella navigazione internet personale, familiare, nelle scuole, sul lavoro. II Team di Davide.it Don Ilario Rolle, un parroco di Venaria Reale, alle porte di Torino, da dieci anni lavora ad un sistema per la navigazione sicura: il filtro Davide che sconfigge il gigante Golia, cioè la rete mondiale del Web, proteggendo l'utente dalla visione di siti inadatti ai minori e sconsigliati anche agli adulti per il loro contenuto legato a pornografia, violenza, satanismo e magia. "Però i filtri sono strumenti che possono diventare addirittura diseducativi se letti in chiave censoria o repressiva", spiega don Rolle, presidente dell'Associazione Davide.it Onlus. "E' necessario, invece, avere un approccio diverso alle tecnologie e ai pericoli ad esse connessi; solo in questo modo i ragazzi possono condividere l'esigenza di una protezione e accettare l'idea di avere uno strumento che li tuteli quando navigano sulla Rete. Quello che stiamo cercando di diffondere è un uso consapevole di Internet e, più in generale, delle nuove tecnologie." Il filtro, aggiornato quotidianamente da oltre mille volontari, è consigliato in primis a famiglie, Comuni, Scuole, Biblioteche ed altre agenzie educative, ma anche alle aziende e in generale a chi desidera una navigazione sicura. E' infatti utile anche per evitare danni al pc perché impedisce l'accesso a virus, trojan, spyware e malware, spesso presenti su alcuni siti. Inoltre Davide consente di agire sui portali di video come Youtube, individuando quasi il 100 per cento dei contenuti illegali o nocivi. Studio dentistico Dott. Antonio Pasquale Medico Chirurgo Roma - Via Peralba 16 Tel. 0687195524 Cell. 334 7411457 www.incontro alla realta.it incontro alla realtà PAG. 13 Ugo Uva una vita per l’arte di Anna Carla Di Lazzaro iezione, è un maestro alla scuola dei maestri."- L'architetto Rodolfo Grasso".... emergeva così la personalità di un artista attento all'uomo di oggi a cui offrire, senza ricompense speciali, visioni e proposte esistenziali sinteticamente filtrate dalla sua sensibilità di profeta di idee."- Il critico d'arte prof. Luigi Tallarico”.... Una pittura che ha il grande merito di superare la fissità strutturale del cubismo, in nome della sintesi tra il delicato sentimento platonico e la spiritualità dinamica della visione.” Ugo Uva, pittore, scultore, grafico, di origine calabrese nasce nel 1927, cresce a Trieste e si trasferisce a Roma ove vive da oltre 50 anni, nello storico e gradevole quartiere di Montesacro-Città Giardino. E'allievo degli scultori Carlo Sbisà, Marcello Mascherini e Tristano Alberti. Si laurea in scienze sociali a Roma presso l’Università Internazionale degli Studi Sociali "Pro Deo". Lavora nella semplicità del suo studio, sia a Roma che a Livorno, dove dal 1997 costituisce con altri tre maestri dell'arte contemporanea un gruppo noto come G4, ove le quattro differenti peculiarità di questi artisti, si accomunano per diffondere il proprio messaggio corale. Nella sua carriera artistica, si annoverano molte mostre personali, collettive, premi, titoli onorifici, riconoscimenti, in Italia e all'estero. Accademico Tiberino ed emerito della Dante Alighieri le sue opere di pittura e scultura compaiono in numerose collezioni private, Enti dello Stato, Enti Religiosi, e luoghi di Culto. Nel 1967 è ricevuto da Sua Santità Paolo VI in udienza privata, per la donazione di una sua opera (sbalzo su rame rappresentante la Sacra famiglia). Molteplici sono i soggetti sacri raffigurati del maestro Ugo Uva, particolari le raffigurazioni di San Francesco di Paola ( sua città natale ), di San Giusto, patrono di Trieste (sua città adottiva per crescita), e di Santa Giulia, patrona di Livorno ( città adottiva per amicizia ). Molti i ritratti, tra i quali, Sua Santità Giovanni XXIII, Sua Santità Paolo VI, Sua Santità Giovanni Paolo II, Sua Eminenza il Cardinale Ugo Poletti, Sua Maestà la Regina Elisabetta II, avv. Giovanni Agnelli, gov. Guido Carli. Scrivono di lui: - Il critico d'arte prof. Giuseppe Selvaggi: ".... Questo di Ugo Uva è canto dipinto con situazioni inedite nella pittura di oggi, e per questo da gustare anche come novità d'arte. Ugo Uva, su questa pro- Cavallini Ugo Uva Deposizione San Francesco di Paola PAG. 14 www.incontro alla realta.it incontro alla realtà In occasione del 5° anniversario della morte di Don Giussani Riportiamo alcuni passi dell’articolo di Massimo Camisasca (Avvenire 21-2-2010) Chi sia stato don Giussani non è semplice dirlo. Poche parole non bastano a descriverne la ricchezza della personalità poiché egli è stato un uomo poliedrico. Ci avvicineremo percorrendo alcune strade concentriche che hanno segnato la sua esistenza. Egli è stato un lettore intelligente e precoce di poesia e letteratura. Durante le ore di lezione, citava a memoria intere poesie di Pascoli, di Leopardi, di Ada Negri e di altri autori a lui cari. Interessato al dramma inevitabile dell'esistenza umana, era un innamorato degli uomini: sempre desideroso di imparare, di trovare la strada per entrare dentro le loro vite, la loro mente e il loro cuore. Le parole degli scrittori erano, tra le altre, alcune vie di questo incontro. Era sicuro di una cosa: ogni uomo, nel fondo del suo essere, vive per le stesse esigenze di verità, di giustizia, di bene, di felicità che animano le ore dei suoi fratelli sulla terra. Colpiva in don Giussani la sua passione per la musica. Portava in classe grandi grammofoni per farci ascoltare la Quinta o la Settima di Beethoven, alcuni concerti di Mozart, ci introduceva a Brahms, Schubert e Chopin. Nella musica vedeva il segno profondo della vita dell'uomo. Nei grandi artisti, nella loro opera leggeva la solitudine umana e, allo stesso tempo, la tensione verso l'incontro con altri uomini. Don Giussani è stato si un uomo curioso, che amava conoscere, ma soprattutto l'amico che avresti voluto trovare sul sedile accanto a te, durante il viaggio della vita. Don Giussani è stato soprattutto un grande educatore. La sua preoccupazione era trasmettere ai ragazzi in modo chiaro, affascinante e coinvolgente, quello che gli sembrava la Chiesa non riuscisse più a comunicare. Il patrimonio vitale che costituisce l'anima di ogni civiltà deve essere riscoperto e riguadagnato da ogni generazione. Tutta la vita del sacerdote lombardo è stata un'esistenza dedicata a documentare il metodo della trasmissione del cristianesimo. Una sintonia impressionante con quello che sarà il tentativo del Vaticano II, un concilio pastorale che non volle semplicemente riproporre delle verità, ma soprattutto indicare una strada per viverle. Egli non si stancò mai di ripetere che seguire Cristo non è negare la ragione, negare l'uomo, ma all'opposto è esaltarlo. IL cristianesimo non è una tradizione del passato, è una Persona presente che entra nella vita, in forza della ragione stessa del suo annuncio. Giussani era fermamente convinto che solo dall'interno del cristianesimo vissuto l'uomo scopre se stesso e le sue attese più radicali. Nessuno conosce l'uomo come Cristo, dirà la costituzione del Concilio «Gaudium et spes» (n. 22). Il suo tentativo è stato quello di portare la tradizione vivente della Chiesa negli ambienti della vita dell'uomo: nella scuola, nell'università, nella famiglia e nel lavoro. Don Giussani é stato un alto cantore di Cristo. Già negli anni del seminario iniziò con alcuni suoi compagni un piccolo gruppo, lo «Studium Christi»: una passione irrefrenabile per Gesù come avvenimento presente. La fede è riconoscere Cristo vivo qui ed ora, centro del cosmo e della storia, una persona che vale la pena seguire, che è luce che illumina la vita e calore che riempie interamente il cuore. Le parole della Scrittura erano spessissimo sulle labbra di Giussani: egli la leggeva, la meditava, ci si immedesimava. E immedesimava chi lo ascoltava. Amava tantissimo san Giovanni e san Paolo. Don Giussani è stato un grande uomo di cultura, un estimatore della ragione umana. Durante le ore di lezione colpiva la forza logica del suo parlare, la stringenza del suo ragionamento. Egli non si stancò di sostenere contro ogni riduzionismo che la ragione è apertura alla realtà in tutti i suoi fattori. Benedetto XVI in questi ultimi anni ha invitato ad «allargare la ragione». Mi ha fatto molto pensare a Giussani. La ragione non è qualcosa che ci chiude in noi stessi ma una finestra spalancata su una realtà nella quale non si finisce mai di entrare. Dall'incontro con Cristo nasce una cultura nuova, chiamata ad incidere nell'ambiente in cui vivono i cristiani. Essa divenne una delle tre dimensioni che, insieme alla carità e alla missione, costituì l'anima della nuova Gioventù Studentesca nata intorno a Giussani. Egli ci ha sempre educati alla carità. Fin da piccoli andavamo nella Bassa milanese per stare con i bambini semplicemente, .per educarci al fatto che Dio si è fatto uomo per stare con noi. Tutto nasce dalla carità, dal nostro cuore che accetta di condividere la sua vita con quella degli altri, come Dio ha condiviso la nostra. Le opere di carità nate da don Giussani sono tantissime: scuole, opere di accoglienza, associazioni di famiglie, iniziative missionarie. È possibile incontrare l'esperienza di CL (Comunione e Liberazione) anche a Montesacro: - Presso la Parrocchia S. Alberto Magno Il lunedì ogni 15 giorni alle ore 21 c'è la Scuola di Comunità (catechesi) sul libro di don Giussani “ Si può vivere così?”. Per informazioni rivolgersi al Parroco don Donato Perron Tel. 06 87148949 - Presso la Parrocchia SS. Angeli Custodi Giovedì ogni 15 giorni alle ore 21. Per informazioni rivolgersi a Tonino cell. 3334338502 www.incontro alla realta.it incontro alla realtà PAG. 15 Il vescovo incontra gli universitari di Valerio Acri Mons. Di Tora A San Frumenzio Mons. Di Tora per “la comunione e condivisione del vivere cristiano” . Nella serata del 26 febbraio scorso, la Casa di accoglienza Mamre, inaugurata recentemente presso la parrocchia di San Frumenzio, ha visto la presenza del Vescovo Ausiliario del Settore Nord Mons. Guerino Di Tora, per quello che è stato un momento di incontro e di confronto con le realtà universitarie di Roma. II saluto introduttivo è stato riservato ai sacerdoti che collaborano con la pastorale universitaria "cercando di coordinare al meglio l'opera delle parrocchie di questo settore della diocesi di Roma." Dalle parole di Don Paolo è emerso il senso specifico di questo, come degli analoghi incontri, tenutisi presso le altre diocesi di Roma, tutti concepiti all'insegna "del desiderio di far assumere agli universitari una consapevolezza nuova e più forte di cosa significhi esser cristiani." In particolare, cosa voglia dire vivere ed esprimere la propria cristianità nei luoghi "non protetti' sul posto di lavoro o, appunto, nell'ambito dell'università; cosa comporti raffrontarsi con quel "substrato di insofferenza, a volte di ostilità, oppure anche di totale indifferennza nei confronti della Chiesa, del cristiano, della figura stessa di Gesù. " Quindi l'intervento del Vescovo Di Tora, prezioso per la sua autorevolezza e funzionale a "far cogliere ai giovani universitari la grazia della consapevolezza di essere cristiani per poi rendersi pronti a testimoniarla, per rendere Gesù incontrabile agli altri, alla società nella quale viviamo e che noi stessi, in tal maniera, contribuiamo a migliorare." "Incontrarsi questa sera - ha voluto sottolineare Mons. Di Tora, che ha esordito rivolgendosi ai giovani accorsi con la frase di Sant'Agostino "per voi sono vescovo, con voi sono cristiano" - è importante nella prospettiva del conoscersi e confrontarsi, partendo dallo specifico dell'essere universitari, uno specifico che identifica questo vostro momento della vita e, per alcuni di voi, è anche motivo della presenza in questa magnifica città." II Vescovo ha tenuto a precisare la natura di un incontro - auspicandone in seguito altri non di formazione bensì maggiormente rivolto alla relazionalità e alla condivisione dei rispettivi percorsi di fede di fronte alle problematiche del quotidiano. Obiettivo ultimo, sempre "quella crescita e quello sviluppo umano integrale" da perseguire attraverso "un impegno a creare comunione, a trovare un cuore comune per superare la frammentarietà dei rapporti ed evitare la dispersività delle esperienze". Tra i vari interventi delle rappresentanze universitarie, significativo quella di Francesca, della comunità di Sant'Egidio, che ha evidenziato "il desiderio di impegnarsi affinché l'università diventi sempre più luogo di formazione culturale interiore, nel quale la presenza cristiana possa essere segno di una concezione che mette prima di tutto al centro la persona." Una testimonianza speciale è giunta infine da chi, avendo vissuto l'università sessantottina, luogo di contestazione e violenza, ha voluto condividere con i presenti "il sogno di poter riscoprire e modellare l’identità cristiane del Paese attraverso un percorso che passi proprio attraverso l'università". www.incontro alla realta.it PAG. 16 incontro alla realtà Essere preti oggi Contributo per l’anno sacerdotale 2009-2010 di Mons. Vincenzo Josia parroco di San Mattia Prefetto della X Prefettura Alcuni anni fa, in un'assemblea di presbiterio del settore Nord di Roma, fu fatto il bilancio dell'anno pastorale con l'aiuto di un questionario inerente ai problemi della vita sacerdotale oggi. Le domande riguardavano la vita dei presbiteri nella comunità parrocchiale, i rapporti con i laici, con la prefettura, col vicariato. Alcune domande erano infine di carattere personale, e riguardavano la vita spirituale, culturale del prete. Le risposte al questionario potrebbero essere sintetizzate così: In primo luogo: viene sottolineata la grande gioia di essere preti. Una gioia non fatta di esteriorità, ma che viene dal profondo della convinzione della fede. Gioia che è nutrita anche dal vedere la gente tornare ai valori dello spirito. Gioia per la grazia ricevuta dal Signore di essere suoi portavoce nel predicare "la novità" del vangelo agli uomini di oggi, e per la donazione totale nel celibato per il regno. In secondo luogo: una grande varietà di opinioni sulle tante problematiche, varietà che veniva giudicata come un fatto positivo, cioè come il segno di partecipazione, del confronto, del non conformismo, del non appiattimento della mente. D'altronde, la diversità di età, di formazione spirituale e di esperienze pastorali, per forza conduce al confronto, alla diversità non sostanziale, all'ascolto per l'arricchimento reciproco. Terza osservazione: È molto sentita nei preti l'esigenza della presenza del vescovo nelle parrocchie. È importante che egli stia con la gente, si dice, che partecipi alle riunioni e alla preghiera dei giovani, degli adulti, degli operatori pastorali. Egli, che è il segno di Cristo-pastore, raccoglie nell'unità i vari carismi. Venendo nelle parrocchie, oltre che incoraggiare i preti e i laici, egli esercita realmente il suo munus di pastore, nel nome di Cristo. Quarta osservazione: C'è in tutti il desiderio dichiarato della "comunione". Una comunione che riesca a superare le difficoltà di carattere e di vedute. D'altra parte, la carità che viene predicata con tanta convinzione agli altri, come non esercitarla con i compagni di viaggio che vengono dati dalla provvidenza come "prossimo"? La comunione che vuole essere amicizia vera nel Signore, porterà alla comunicazione. Essa potrà anche essere vivace, a volte nervosa, sempre meglio dell'ipocrisia, del silenzio o del velato disprezzo degli altri. La comunione è l'essenza del Cristianesimo, è alla base della vita della Grazia e quindi di ogni vero apostolato, che voglia essere pieno dei frutti che maturano per l'azione del Diocomunità di Amore, non per la bravura della "nostra intelligenza" o dei nostri "piani pastorali". Quinta osservazione: Non manca lo scoraggiamento. Quali le cause? Esse sono molteplici: la mole di lavoro, i tanti impegni quotidiani, la fatica per seguire tutto contemporaneamente; gli insuccessi, i pochi frutti visibili; a volte la cattiva volontà. Tutte cose che fanno venir la voglia di lasciar tutto o di cercare un apostolato... specializzato. Ma per reagire a queste tentazioni, occorre razionalizzare il lavoro, far spesso autocritica, e soprattutto "fermarsi". È una esigenza oggi più sentita che ieri: affinché non succeda che "per compiere le opere di Dio - dato che è Dio che vuole che si operi il prete non finisca per abbandonare il Dio delle opere". Ed ora un cenno riguardo alla vita dei presbiteri fra di loro e in rapporto alla prefettura e al vicariato. Se in molte parrocchie si riesce a pregare insieme, tra i preti, in poche si esprime la volontà di programmare assieme. L'unico momento comunitario e di dialogo resta solamente l'ora del desinare. La maggior parte dei preti soffre nell'avvertire un certo disinteresse degli altri circa le proprie iniziative, ed allora è portato sempre di più a chiudersi nel suo individualismo e nel suo isolamento dorato. Succede lo stesso, o in misura maggiore nei confronti della prefettura, ridotta a momento fugace e inconcludente, che presto ha termine dopo la comunicazione degli avvisi. Molti auspicano che ci sia maggiore serietà: che la prefettura diventi veramente il momento peculiare in cui si matura la fraternità sacerdotale, nella comunione della Parola di Dio, della preghiera comune fatta senza falsi pudori, dallo scambio diuturno delle proprie esperienze e da un minimo di programmazione almeno nelle linee fondamentali. La gente farebbe meno lamentele per il fatto che riscontra diversità tra parrocchie appena confinanti... Forse sarebbe bene accogliere le osservazioni del popolo che con un pizzico di ironia spesso ripete: "mettetevi d'accordo prima tra di voi". Per quanto riguarda il Vicariato, alcuni preti si dicono soddisfatti per gli ottimi rapporti di amicizia sacerdotale e di collaborazione con i responsabili di esso. Altri invece, ne sottolineano gli aspetti burocratici. Testimonianza di un seminarista Cari amici, sabato 16 gennaio, durante la messa prefestiva, sono stato ammesso agli Ordini sacri. La liturgia della vestizione ha fatto vedere plasticamente il significato di questo passo: svestire l'uomo vecchio e rivestirsi di Cristo, uomo nuovo. L'abito nero col colletto, oltre a farmi sembrare più magro, rappresenta simbolicamente i tre consigli evangelici: il nero la povertà, il colletto bianco la castità, indossarlo... l'obbedienza. Vorrei ringraziare tutti quelli tra voi che mi sono stati vicini in questo momento: chi è riuscito a venire qui a Roma, alcuni facendo anche un grande sacrificio. Chi mi ha raggiunto tramite e-mail, sms, lettera o telefono. E tutti per aver pregato per me. A ognuno di voi devo qualcosa... In paradiso ci sorprenderemo nello scoprire quanto i nostri destini sono legati! Quante sono le persone che, a nostra insaputa, ci hanno sostenuto e a cui dobbiamo tante grazie ricevute... Quando il giorno dopo l'ammissione sono andato all'Angelus in piazza san Pietro quello che mi ha impressionato di più è stato il sentirmi chiamare "padre" dalla gente che nemmeno conoscevo... Padre è il nome di Dio! Ho avvertito tutta la responsabilità di rappresentare Lui! Nessun uomo ne è degno ed io meno degli altri. Se non fossi continuamente sostenuto dalla Sua grazia tutto questo mi schiaccerebbe. Se insieme alla coscienza della mia miseria non crescesse contemporaneamente anche la coscienza della Sua misericordia, non riuscirei più a respirare. Ma non è solo la responsabilità che ho sentito. Ancor più forte è stata la gioia di vedere come il Signore non abbandoni mai il suo popolo. Mi ha scelto perché io sia nel mondo segno della Sua vicinanza agli uomini. Vuole guardarli con i miei occhi, parlare con la mia voce, usare delle mie mani e dei miei piedi... I1 "segno" del colletto, da questo punto di vista, è un grande aiuto alla memoria, innanzitutto mia. Mi ricorda chi sono, o meglio, di Chi sono. Chi è colui che mi ha chiamato e al quale appartengo. Pregate per me perché non frapponga nessun ostacolo alla Sua azione. Perché mi doni l'umiltà e la mitezza. Perché non sia più io a vivere, ma Lui in me. Grazie ancora incontro alla realtà www.incontro alla realta.it PAG. 17 In libreria esce “Padre” di Massimo Camisasca Ci saranno ancora sacerdoti nel futuro della chiesa? Presentiamo alcuni estratti del libro che traccia le linee di una riforma della vita sacerdotale da Fraternità e Missione Ci sono tanti problemi che vengono dal mondo, è vero, ma i più gravi ostacoli sono tra noi e dentro di noi. Perché sono venuti meno formatori che sappiano condurre i giovani seminaristi alla conoscenza di sé e alla confidenza in Dio? Perché ci si è illusi che bastassero le scienze umane? Perché abbiamo preferito creare dei patiti della liturgia, degli specialisti della preghiera, dei professionisti dell'azione sociale, ma non dei veri uomini, uomini maturi, uomini di Dio? Sono domande che riguardano, in un modo o nell'altro, tutti, ma che interpellano direttamente la Chiesa e gli uomini che la governano. Obbedienza Senza obbedienza non c'è più la Chiesa. Oggi, anche da parte di molti sacerdoti, l'obbedienza è sentita come una virtù negativa, come una diminuzione della propria personalità. Occorre invece entrare in un'altra visione delle cose. Attraverso l'obbedienza, riconosco di essere parte di un popolo più grande di me, guidato da Dio attraverso coloro che lui ha scelto. Innanzitutto Pietro e i suoi successori, e i vescovi con lui. Silenzio L'agire, il fare, l'operare sono realmente una fonte di alimentazione soltanto se, al fondo del nostro essere, noi sappiamo nutrirci continuamente del rapporto con Dio. Altrimenti l'azione ci svuoterà, ci stancherà e, dopo averci inebriato, ci distruggerà. Sono convinto che questo sia un punto chiave, anzi, il punto decisivo per una rinascita della vita sacerdotale. Preghiera Se penso a me stesso, scopro nel più profondo del mio io questa verità: «Non mi sono fatto da me. Ho ricevuto la vita, la ricevo continuamente, ogni giorno». Quando vivo questa trasparenza di me a me stesso, comincio a pregare. La preghiera, infatti, non è altro se non la domanda che scaturisce dalla mia coscienza di essere creatura, dal mio bisogno di essere continuamente tratto dal nulla all'esistenza. Pregare vuol dire innanzitutto domandare, domandare a Dio ciò di cui abbiamo bisogno. Vita comune e amicizia Gesù scelse alcuni con cui avere un più stretto rapporto. In mezzo ai suoi discepoli scelse gli apostoli, a cui confidare interamente il suo mistero. Nell'esperienza della comunità apostolica troviamo di nuovo unite le due caratteristiche dell'amicizia: il cielo e la terra. La comunità apostolica è la più alta scuola di amicizia che la storia presenti. Al tempo stesso, essa ha rappresentato per tutta la storia della Chiesa l'esempio più concreto e più umano di amicizia. www.incontro alla realta.it PAG. 18 incontro alla realtà Lucio Romano a San Ponziano Presidente di Scienza&Vita e vicepresidente del Movimento per la vita di Daniele Nardi Teresa: “se accettiamo che una madre possa sopprimere il proprio figlio, che cosa ci resta?” Cioè: se non diciamo nulla, se non facciamo nulla per aiutare i più piccoli e deboli (sono i concepiti, ma anche molto spesso le loro madri schiacciate dalla solitudine se non addirittura dalla pressione dell'ambiente) come faremo ad avere l'energia e la forza necessaria per cambiare il mondo” Il 30 gennaio scorso la parrocchia di San Ponziano a Monte Sacro alto ha aperto una settimana dedicata alla vita ed alla famiglia che è poi culminata nella XXXII Giornata per la vita (7 febbraio). In apertura è stato proposto alla comunità ed al territorio un incontro con Lucio Romano, presidente di Scienza&vita e vicepresidente del Movimento per la vita, che ha illustrato, commentato e discusso con i presenti, il tema della Giornata: “La forza della vita, una sfida nella povertà”. In questa occasione abbiamo incontrato Romano: «Il titolo scelto dai vescovi italiani è bellissimo e riesce a mettere in relazione i temi bioetici sempre più al centro del dibattito sociale e culturale con la situazione economica italiana e mondiale, creando un collegamento positivo tra i figli e la speranza». Insomma il diritto alla vita, che è la radice della Giornata istituita dalla Chiesa italiana all'indomani dell'approvazione della legge sull'aborto, non è un concetto teorico, ma incrocia temi molto concreti… Noi proviamo dolore quando il nostro insistere nel proclamare la dignità piena della vita anche appena concepita viene accusata di astrattezza. Altri ci dicono sono i problemi concreti della gente. Date casa, lavoro, sicurezza e vedrete che la vita sarà più rispettata. Eppoi la vita è di tutti non solo del concepito. Perché non vi impegnate per tutta la vita, anche di coloro che sono già nati? Che cosa fate concretamente per i figli che avete fatto nascere, quando essi divengono ragazzi? Rispondiamo come La Pira. Accusato di essere un visionario, replicava: io sono anche un ragioniere, so fare i calcoli, sono un costruttore della città. Così noi rispondiamo: certo, la vita è tutta la vita, ci sono problemi enormi generali. Cerchiamo di fare ciò che possiamo anche in termini concreti per tradurre in azione l'annuncio: lo testimoniano le case di accoglienza e gli oltre centomila bambini nati anche per il sostegno operoso dei Centri di aiuto alla vita. Ma per risolvere i problemi generali e di tutti è necessaria la mobilitazione della intera società. Ci vuole un edificio nuovo. Noi mettiamo la prima pietra. Ecco: la prima pietra di un generale rinnovamento civile e morale. Diceva Madre Del resto la povertà è la privazione del necessario. Cosa è più necessario della vita? Ancora Madre Teresa di Calcutta diceva che il bambino non nato, minacciato di essere abortito, è il più povero tra i poveri. L'uomo comincia la sua esistenza nella nudità più assoluta. Non possiede nulla se non la sua qualità di essere umano. E' il totalmente dipendente. La sua unica possibilità è l'accoglienza e l'amore della mamma. Ogni anno gli aborti sono 1.300.000 nei 27 Paesi dell'Unione europea; 130mila in Italia; dicono 40 milioni nel mondo. Possiamo parlare di povertà e non pensare a loro? Per questo 32 anni fa fu istituita la Giornata della vita. Nel corso dell'anno tante altre giornate ecclesiali impegnano i credenti e i non credenti in un servizio di vario genere in favore delle più diverse categorie di “poveri”. La prima domenica di febbraio ha il compito specifico di ricordarci lui: il più piccolo e il più povero. Tanti anni sono passati, ma la Chiesa non si rassegna alla assuefazione. Proprio per questo si scrisse allora, subito dopo l'approvazione della ingiusta legge 194, che la giornata avrebbe dovuti dimostrare che “la Chiesa non si rassegna e non si rassegnerà mai”, affinché nonostante la legge, a difendere la vita resti, almeno, il baluardo della coscienza. E prenda vigore, ogni anno di più, quella solidarietà concreta verso le madri in difficoltà, che testimoniando con i fatti l'amore alla vita, penetri nelle coscienze assopite e vi risvegli la forza della vita. A rischio non c'è solo la vita nascente, ma anche la fase opposta, come il caso di Eluana Englaro ci insegna. Con Scienza&Vita avete da poco concluso la campagna “Liberi per Vivere”, una vasta sensibilizzazione popolare per la vita e contro l'eutanasia. Come si può collegare questa campagna con la Giornata per la vita? Nella ricchezza e nella povertà nessuno è padrone della propria vita e tutti siamo chiamati a custodirla e a rispettarla. E' necessario approfondire i temi del fine vita, anche per favorire lo sviluppo di una cultura solidaristica con un'offerta positiva di assistenza e aiuto per tutti coloro che sono in condizione di grave disabilità fisica o in stato terminale. “Liberi per Vivere” ci ha ricordato l'importanza di guardarci attorno con maggiore attenzione, così da riconoscere la condizione di necessità di chi ci è accanto per sostenerlo. Ci ha anche insegnato che non è assolutamente pensabile abbandonare un malato in ragione della precarietà economica. In questo senso la famiglia, e la rete di relazioni che le gravita intorno, sono il primo e insostituibile sostegno di ogni uomo. Parliamo delle famiglie: questa crisi ha molto inciso sui nuclei familiari, investendo in particolare quelli in cui ci si fa carico di un disabile grave o in cui è in arrivo un bambino non atteso. E' ineludibile tradurre il messaggio culturale in una effettiva “presa in carico” delle persone. La condivisione e la cura sono espressioni di una libertà che si coniuga con la responsabilità, senza derive eutanasiche, senza abbandoni, senza inutili accanimenti. La società deve recuperare la sua dimensione solidale: avanzare insieme nel progresso, ma con il passo del più debole, del più fragile. IL SONDAGGIO La Giornata per la vita può diventare anche un modo per fare attività pastorale. A San Ponziano, ad esempio, in preparazione dell'incontro con Lucio Romano, gli adolescenti della parrocchia hanno realizzato un sondaggio per le strade e le scuole (medie e licei) del quartiere. Un'attività che ha impegnato per alcune settimane i giovani costituendo un'occasione di crescita e di approfondimento attivo dei temi “caldi” del diritto alla vita. Ma anche un'attività che ci ha consentito di trarre alcune importanti conclusioni. Tra di esse, notevole è il fatto che, tra gli intervistati “on the road”, l'81% ritenesse che fin dal concepimento nascesse una vita, ma allo stesso tempo, il 41% di questi restava favorevole all'aborto. Per quanto riguarda il sondaggio effettuato nelle scuole, è emerso che quasi la totalità dei giovani non parla di aborto o di altre tematiche inerenti la vita, nella sua famiglia od all'interno della sua cerchia di amici. Insegnamenti di cui tener conto parlando alla gente. Ma anche parlando ai nostri giovani per i quali forse ci sarebbe bisogno di ripartire da un'alfabetizzazione della “vita”. incontro alla realtà www.incontro alla realta.it PAG. 19 È possibile incontrare anche a Roma l’esperienza dell’Associazione CILLA In via Bovio 52 (zona piazzale Clodio) tel. 0639737671 cell. 328 6019591 di Andrea Cinanni "La cosa che continua a provocarmi è che l'oggetto della nostra opera non è solo la persona malata e bisognosa ma anche quello che aiuta a dare una risposta al mio bisogno: perché il malato è bisognoso come me, ha lo stesso bisogno mio di significato nella vita". Questo è il senso della caritativa espresso da Salvatore Albanese, presidente nazionale dell'opera, condiviso dai 200 volontari della associazione Cilla che conta in tutta Italia 24 case di accoglienza in cui trovano ospitalità gli emigrati temporanei per motivi di salute, i parenti ed i malati in cura nei centri ospedalieri lontani da casa provenienti da altre città o da altre nazioni. Don Sandro Bonicalzi, sacerdote della Fraternità missionaria di San Carlo Borromeo, divenuto nell'ottobre 2009 parroco della chiesa di Sant'Eusebio a Roma, è già da tre anni assistente spirituale dell'associazione Cilla. È lui che accompagna i volontari e li guida a dare un senso al gesto che compiono. Per noi di Roma è stato naturale seguirlo nell'intento di svolgere al meglio il nostro compito. La carità non è una cosa che si fa, la carità è una cosa che è più grande di te. Alcuni dati statistici mostrano che ogni anno l'associazione Cilla ospita più di 3.000 persone, con 35.000 pernottamenti, e questo è un trend in aumento costante. Dentro questa crescita siamo realmente liberi, proprio perché poveri, in quello che facciamo. L'aspetto educativo credo che sia la cosa più importante della nostra opera oggi, perché noi apparteniamo ad un'esperienza di fede che educa alla carità ed in quest'opera capisci che l'importanza del gesto, anche di caritativa, non è in primo luogo quello che fai, ma per chi lo fai e soprattutto chi decidi di amare in quello che fai. Se l'esperienza del movi- mento non mi avesse insegnato ad appassionarmi all'uomo, il gesto resterebbe una cosa a se stante, non diventerebbe mai un'opera, cioè un tentativo stabile e strutturato di dare risposta ad un bisogno. Sto cominciando a capire cosa intendeva san Paolo quando diceva "sperare contro ogni speranza"; ogni mattina, quando mi alzo, mi chiedo "ma come fa a stare in piedi questa cosa? Poi arriva la sera e c'è stato un incontro, un fatto, comunque è accaduto qualcosa, che quel giorno mi ha reso ragionevole che Gesù è una compagnia, che dà senso a ogni istante della mia giornata e se questo non avviene, è solo perché non me ne ricordo, non perché non accada. Per cui “Cilla” oggi coincide con una formula molto semplice di missione, intesa come passione a te stesso e a tutti perché sia più possibile, più facile incontrare Gesù, perché è lui la risposta al bisogno umano vero. Noi aiutiamo a incontrarlo secondo la forma con cui siamo stati incontrati noi, e la nostra forma è un'amicizia all'opera. Cioè degli amici che non sono amici per la pizza del sabato sera o per la partita a ramino ma per la bellezza del loro stare insieme si sentono di assumere un rischio nella realtà. E' questo che ci rende liberi dall'esito, non perché siamo indifferenti a quello che capita ma perché quello di cui abbiamo bisogno lo abbiamo già. Lavoriamo perché l'associazione cresca, perché quello che abbiamo noi sia di tutti, perché è solo donando che ricevi di più di quello che hai. Vogliamo rendere visibile quest'esperienza, vogliamo soprattutto che il giudizio che noi portiamo diventi un elemento di pacificazione e di miglioramento della società e quindi per tutti. E' per questo che l'ospite, la persona che noi incontriamo è importante come lo sono i rapporti costruiti negli anni. Non è un progetto che nasce a tavolino, ma è una passione che ti anima tutti i giorni. Il punto non è aver un progetto in testa e realizzarlo ma amare talmente se stessi ed essere talmente appassionati alla realtà che tutto quello che ti capita diventa occasione di incontro e di accoglienza dell'altro. Questa voglia di andare a fondo anche nel dolore e nel sacrificio personale di tempo non viene fatto perché gli altri hanno bisogno ma viene fatto perché la letizia di ogni giorno sia sempre più grande e vera. ASSOCIAZIONE CILLA ONLUS Accoglienza del Malato e della sua Famiglia senza scopo di lucro La Storia dell'Associazione Cilla Era il 1979 quando una giovane di Asti, che doveva recarsi a Parigi per un grave problema dì salute, si rivolse ad un amico, il dott. Rino Galeazzi. Questi organizzò una raccolta di fondi, accompagnò e seguì personalmente la donna. In questa occasione il medico venne a contatto con le difficoltà delle persone che, per motivi di salute, devono recarsi lontano da casa; difficoltà logistiche, economiche, di comunicazione con i sanitari. Nasceva così I'Associazione Cilla, un tentativo di rispondere con solidarietà a chi vive in solitudine, lontano dalla residenza abituale, il problema della malattia propria o di un proprio familiare. Da allora, grazie alla infaticabile opera di Rino Galeazzi, è nata una vastissima rete di solidarietà in gran parte d'Italia ed in numerosi paesi esteri che si è concretizzata nella costituzione di "punti d'accoglienza" in vari centri ospedalieri e nella gestione di "Case Accoglienza" dove offrire una compagnia umana attraverso l'affronto dei bisogni quotidiani più elementari. L'intervento dell'Associazione si propone di: •contribuire a risolvere i problemi legati al soggiorno lontano dalla propria residenza; •affrontare insieme le difficoltà dovute all'estraneità dell'ambiente cittadino ed ospedaliero; •aiutare a superare eventuali difficoltà di comunicazione con i sanitari; curare i rapporti con ospedali e cliniche in città italiane o estere. Nel 1988 muore il dott. Galeazzi e di lì a poco la responsabilità dell'Associazione viene assunta dal dott. Salvatore Albanese, un medico di Padova, città che dal 1990 è diventata anche sede legale dell'Associazione. Cilla era il nomignolo con cui parenti ed amici chiamavano Maria Letizia, figlia del Dott. Galeazzi, morta tragicamente in un www.incontro alla realta.it PAG. 20 incontro alla realtà Giornata Universitaria all’UPS Università Pontificia Salesiana di Prof. Giuliano Vettorato Mercoledì 10 marzo si è celebrato la giornata Universitaria dell'UPS. L'anno scorso s'era svolta in maggio ed aveva avuto come tema “Il continente africano, situazione e sfide”. Quest'anno sì è voluto anticiparla per non finire troppo a ridosso degli esami estivi. Così si è colta quest'occasione per festeggiare anche don Bosco, la cui festa cadendo nel pieno degli esami invernali non riesce ad avere adeguata attenzione. Anche il tema è stato ispirato da D. Bosco: Giovani d'oggi. Identità e progetto di vita. L'università di don Bosco di fronte alla sfida educativa. A trattarlo è stata chiamata una figura rappresentativa della cultura accademica italiana: la prof.ssa Anna Oliverio Ferraris, docente di psicologia dell'età evolutiva all'Università “La Sapienza” di Roma. Il suo intervento è stato preceduto, oltre che dal saluto del Rettor Magnifico (d. Carlo Nanni), da testimonianze di ex-allievi, che hanno presentato il modo con cui la formazione ricevuta all'UPS li ha resi competenti nel loro lavoro, con lo scopo di suggerire delle particolari attenzioni nella formazione degli attuali studenti dell'UPS. Ed essi hanno suggerito ai loro colleghi più giovani di non perder tempo all'Università, utilizzandolo per studiare e darsi una solida formazione per il futuro. Formazione che deve comprendere anche l'aspetto spirituale e morale, per poter avere delle risorse in più per essere “onesti cittadini e buoni cristiani”, in un momento storico in cui non è facile esserlo. D'altra parte è pure necessario essere flessibili, pronti a cogliere le opportunità professionali senza irrigidirsi nel proprio campo, aprendosi alla diversità culturale, che in questa università hanno già modo di sperimentare, grazie alla copiosa presenza di allievi di tutto il mondo. D'altra parte l'Università deve offrire un costante aggiornamento culturale e professionale, avvalendosi soprattutto delle immense possibilità offerte dall'informatica. Ma nello stesso tempo deve coltivare una relazionalità reale, entrando in contatto con tutto il mondo, aprendosi al coordinamento con altri e aumentando lo spazio delle competenze trasversali. Inoltre deve partecipare al dibattito politico e culturale in atto sia nel paese che in tutto il mondo. La prof.ssa Anna Oliverio Ferraris, presentando la condizione dei giovani oggi, ha focalizzato l'attenzione sulla grande precarietà in cui si trovano a causa della cristi economica, dei rapidi mutamenti sociali e culturali in atto, della rinuncia degli adulti ad educare e ad essere testimoni. Questo può demoralizzare i giovani e demotivarli, ma in ogni tempo ci sono stati problemi. Anzi, oggi, rispetto al passato, sono molto più avvantaggiati. Si tratta di cogliere le opportunità offerte e di non lasciarsi ingannare dalle sirene di turno. Ella ha messo soprattutto in guardia dai rischi della pubblicità che manipola e dell'informazione superficiale e spettacolare che trae in inganno. Ecco allora che il compito della scuola e dell'Università di dare una buona base culturale per poter “processare” le informazioni e non cessare mai di informarsi ed essere critici, perché il cervello è un organo dalle grandi potenzialità, che più viene usato più rende. I giovani, inoltre, devono saper cogliere le occasioni positive offerte dalla società e non lasciarsi deviare dalle tentazioni di scorciatoie illusorie. Anzi, utilizzando il loro spirito critico e le loro potenzialità positive, essere proattivi, costruttori di un mondo e di una civiltà migliore di quella che hanno trovato. Per formarli a ciò, è decisivo il ruolo dell'insegnante/formatore, che, soprattutto nel periodo evolutivo, deve essere anche un testimone ed educatore, se vuole essere efficace. La giornata si è conclusa con alcuni altri momenti comunitari. Alle ore 12,00 la Concelebrazione eucaristica, presieduta dal Rettor Magnifico ed animata dall'equipe di pastorale universitaria e dal coro universitario, che ha rappresentato il clou della giornata. Seguita da un Buffet nell'Atrio, dove si sono confusi, in sana allegria salesiana, docenti e allievi. Allegria che è continuata con giochi di animazione, che ha continuato ad alimentare lo spirito della festa. Sembra pertanto che siano stati centrati gli obiettivi della giornata, che erano quelli di: - realizzare un momento di apprendimento ultra-disciplinare e ultra-curricolare; - promuovere l'identità universitaria in quanto tale; - rimodulare la trattazione di un temaproblema nella linea del “metodo” generale dell'università, cioè del sistema preventivo salesiano (sia nello studio, sia nella pratica educativa che in quella pastorale); - in collegamento con la strenna del Rettor Maggiore per quest'anno: “Nella linea di don Rua, portare Gesù ai giovani”; - approfondire le relazioni di conoscenza e amicizia tra gli studenti delle varie facoltà; - rinnovare l'attenzione tipica dell'UPS alla condizione giovanile attuale e alle sfide che essa rappresenta al mondo dell'educazione e della cultura universitaria. Sembra che i giovani che son riusciti a partecipare a questo evento, nonostante le avverse condizioni metereologi del mattino, siano stati complessivamente contenti e soddisfatti. incontro alla realtà www.incontro alla realta.it PAG. 21 Da Giovanni Sozi ancora un libro “Don Salvatore Marsili” La biografia e il pensiero del teologo-liturgo promotore del Concilio Vaticano II di Francesco Pandolfi Nel mese di novembre 2009 è uscito dalle stampe un impegnato e avvincente libro ( il 23° per la precisione) scritto dal prof. Giovanni Sozi, in collaborazione con la prof.ssa Adele Colombo, dal titolo “DON SALVATORE (MARINO) MARSILI” per le edizioni Xrijses Gentes - Roma. Dobbiamo subito stabilire con un po' di rammarico che la nuova pubblicazione non riguarda il nostro quartiere di Montesacro ma il mondo intero; l'opera, infatti, è una biografia accuratissima della vita del sacerdote e abate benedettino don Salvatore Marsili il quale contribuì alla promozione e alla realizzazione, in stretta cooperazione con il papa Giovanni XXIII, del Concilio Vaticano II e della radicale riforma liturgica che ha interessato l'intera Chiesa Cattolica. Il libro ha preso spunto dall'incarico che il Comune di Affile e l'Associazione M.llo d'Italia Rodolfo Graziani, sempre di Affile, hanno voluto affidare al prof. Sozi che, come a molti noto, è originario di quella cittadina della provincia di Roma e quindi conterraneo del Marsili stesso. Partendo dalla famiglia d'origine del sacerdote agli inizi del trascorso Novecento, l'autore narra l'infanzia del piccolo MarinoSalvatore, gli studi elementari, la vita nel paese, il distacco dai genitori e la partenza per il monastero nella lontana Abbazia Benedettina di Finalpia, in Liguria. Ne segue, poi, i successi e le difficoltà durante gli studi inferiori e superiori, l'accompagna, infine, attraverso la puntuale formazione religiosa presso l'abbazia di S. Giovanni Evangelista di Parma, in quella di S. Maria Assunta di Praglia e all'Anselmiano di Roma, fino all'ordinazione sacerdotale avvenuta nel Sacro Speco di Subiaco nel 1933. Dopo la formativa esperienza tedesca di S. Maria Laack, don Marsili collaborò direttamente con Rivista Liturgica, antesignana del rinnovamento liturgico in Italia già da molti anni, con alcuni scritti che lo proposero come astro nascente nella materia che stava emergendo in seno alla Chiesa. Dopo la drastica interruzione dovuta allo scoppio del secondo conflitto mondiale che vide il monaco impegnato come cappellano delle FF.AA. della Repubblica Sociale Italiana, a fianco dello zio Maresciallo d'Italia Rodolfo Graziani e le negative conseguenze di essa, al Marsili furono affidati incarichi di prestigio a livello nazionale ed oltre; divenne professore titolare dell'Anselmiano e fu il fondatore del Pontificio Istituto Liturgico. Oltre alla direzione di Rivista Liturgica, gli fu affidato l'insegnamento presso la Pontificia Università Lateranense, presso quella Gregoriana ed altre prestigiose Università cattoliche italiane. Negli anni 1960 fu progettista-ideatore delle linee pro grammatiche del Concilio Vaticano II. Nel 1972 fu chiamato a reggere in qualità di Abate la sua abbazia di Finalpia, mantenendo sempre l'insegnamento e partecipando comunque alle commissioni liturgiche dell'Ordine Benedettino. Dimessosi, poi, da abate, seguitò l'insegnamento, la scrittura su Rivista, la formazione dei religiosi/religiose, l'attività pastorale, l'opera sacerdotale in modo ammirevole. Si spense a 73 anni d'età, il 27.11.1983, nel suo monastero di Finalpia. Il Marsili, - come ben afferma la coautrice Adele Colombo - attraverso la teologia dei misteri di O. Casel, approdò alla Teologia liturgica perché la concepì fondata sul retroterra biblico e, pertanto centrata su Cristo e sul Mistero pasquale. A lui la scoperta che la Pasqua di Cristo, in quanto evento storico, continua come evento memoriale nella Chiesa che agisce storicamente e liturgicamente come Cristo e nel suo Spirito, rendendo così presente nell'Eucaristia il sacrificio storico di Cristo per attualizzarlo unendovi il sacrificio spirituale della Chiesa. Coerente nel pensiero, come nella vita, il Marsili evidenziò lo stretto rapporto tra storia della r i v e l a z i o n e / r e d e n z i o n e e l i t u rg i a sacramentale, tra il momento rive - lativo/attuativo della salvezza nella incarnazione del Verbo e l'attuazione come Memoriale nella liturgia dell'Eucaristia che, attingendo dal mistero pasquale, rende presente il sacrificio storico di Cristo per coinvolgervi la Chiesa. Il testo del libro è molto suggestivo sia sotto l'aspetto storico che in quello teologico. E', insomma,un libro da leggere per una formazione cristiana più profonda e consapevole. RISTORANTE PIZZERIA Forno a legna Specialità carne e pesce (Lunedì chiuso) Via Nomentana, 442 - 448 (P.zza Sempione - P.te Vecchio) 00141 Roma - Tel. 0682003894 -Tel.e Fax 0682086637 www.ristorantecittagiardino.it e-mail: [email protected] www.incontro alla realta.it PAG. 22 incontro alla realtà Gita a Napoli di Cico Una compagnia di universitari e giovani lavoratori guidati al loro Destino, che si incontrano ogni mercoledì alle ore 21,00 nei locali presso la parrocchia SS. Angeli Custodi Dal pullman tutti avevamo fatto caso a quella bellissima cupola dorata che spuntava all’improvviso a lato del ponte che stavamo percorrendo, in mezzo ad un affastellamento di palazzine disordinato e caotico come il traffico di una soleggiante domenica mattina, nell’immaginario collettivo tipicamente napoletana. Non sapevamo che quel ponte, dominando il Rione Sanità permettendo di scavalcarlo senza doverlo obbligatoriamente attraversare, è forse il principale responsabile del degrado economico e sociale del quartiere; né immaginavamo che sotto quella cupola avremmo incontrato un popolo raccolto in preghiera che mai ha rinunciato alla Speranza, concreta, nel domani, ma il cui presente è bene che passi alla svelta. Abbiamo assaporato i vicoli del centro e le meraviglie accatastate l’una all’altra dai secoli, giusto il tempo necessario per subirne tutto il fascino e andar via con una ammirata malinconia. Giuliana e Massimo, con l’entusiasmo e l’amore di giovani sposi ci hanno scortato proprio nel Rione Sanità, a casa loro; ci hanno aiutato nel destreggiarci tra il chiasso dei motorini, delle macchine e delle tante persone, centomila in pochi isolati. Hanno mostrato la concretezza ed il realismo che rendono genuina la vita del Rione e ci hanno spiegato le motivazioni che li hanno costretti a rimanere. E quelle motivazioni risiedono nella certezza di avere, pur in una condizione di apparente degrado e disagio, tutto il necessario per vivere e gioire. E quando manca tutto, il napoletano grida al Santo Patrono per eccellenza, l’amatissimo San Gennaro, come un figlio piange per attirare l’attenzione del genitore. Ed il genitore non può non commuoversi davanti alle lacrime del figlio, e si china sulla sua umanità inquieta, come il Santo che tre volte l’anno compie il miracolo dello scioglimento del sangue come per dire: sono sempre qui, in mezzo a voi. Spaccanapoli, piazza del Plebiscito, il Castel dell’Ovo e poi di nuovo sul pullman per tornare a Roma; Giuliana a Massimo si sono dimenticati di raccontarci delle opere di Carità nate intorno al Centro di Solidarietà che li vede protagonisti! Che strani questi napoletani, orgogliosi fino al punto di far solo intuire quanto è grande il loro cuore, lasciano parlare e rumoreggiare solo la loro splendida città VIAGGIO NEL QUARTIERE SANITÀ DI NAPOLI, DOVE DA UN DOPOSCUOLA NATO NEL 1992 È SGORGATA UNA REALTÀ DI SOLIDARIETÀ E LAVORO. COSÌ VITALE DA ESSERE RIUSCITA A PORTARE I TURISTI IN UNA ZONA OFF LIMITS Qui, in un maestoso palazzo di proprietà dei Padri Vincenziani c'è il Cds (Centro di solidarietà) della Compagnia delle Opere napoletana, guidato da un gruppo di persone che hanno sì incontrato sulla loro strada don Giussani, con tutto quel che questo significa, che operano ispirate dal senso che ha l'esser cristiani nel mondo, che regalano se stesse al quartiere e all'uomo che incontrano nei volti dei bambini e delle famiglie che vi abitano, ma che di tutto questo hanno fatto anche un lavoro i vero, una professione originale: le due cose si tengono insieme, l'una poggia sull'altra, diversamente non funzionerebbe. Cds lo dimostra da anni, a partire dal 1992, quando i primi ragazzini del posto iniziarono a bussare al portone del palazzo chiedendo di entrare per «vedere cosa ci fosse dietro quella porta dove ogni giorno un ragazzo di nome Ubaldo entrava per uscirne la sera». Fu il primo, dopo di lui altri, molti altri. Un doposcuola che non è solo un "doposcuola". È molto di più, è servizio vero e impegno con- creto: in questi anni non è poco. Qui incontri Patrizia Flammia, presidente del centro, Maria Assunta Prencipe, responsabile educativa della struttura, Mario Del Verme, king maker delle due eccezionali polisportive che molti guardano ammirati, Giuliana Mazzara, socia e lavoratrice della cooperativa "Rione Sanità". Perché non c'è soltanto il Cds, c'è anche un piccolo universo che, sullo sfondo di certa particolare "solidarietà", offre occasioni di crescita professionale e culturale. Come ad esempio fare turismo, qui alla Sanità, cioè un'apparente contraddizione in termini. È la stessa Giuliana a spiegarlo, lei che, tecnicamente, è una guida turistica, decisa però a sottrarsi al calvario della precarietà di un settore prigioniero di piccoli e meno piccoli boss della politica e della burocrazia: «Riuscire a far inserire tra gli itinerari turistici alla Costa Crociere il percorso guidato alle meraviglie storicoculturali ed anche archeologiche della Sanità non è stato facile. Sono due le associazioni sportive che fanno capo alla Cds, tutte e due diventate un esempio da seguire, un modello da praticare non soltanto nel quartiere ma un po' ovunque nella città: si chiamano "Polisportiva Europa" e "Polisportiva Verna", qualcosa come settecento ragazzini circa che vi girano intorno, che si formano attraverso lo sport, il calcio, la scherma, il judo ed altro. Attorno alle polisportive lavorano altre 33 persone, 25 istruttori a governare quei settecento ragazzini tra i quali qualche campione già si comincia ad intravedere. È la vita che va così, al Cds lo sanno bene. Patrizia e Maria Assunta raccontano poi com'è il rapporto con le istituzioni scolastiche, come funziona questo meccanismo strano che ha fatto sì che nel mese di settembre di ogni anno ci sia sempre qualcuno, madre o padre, che bussa al portone chiedendo di accogliere i propri figli: «È passato il concetto che qui da noi i bambini non vengono parcheggiati. incontro alla realtà www.incontro alla realta.it PAG. 23 AVSI in Kenya Inaugurazione asilo Little Prince di Scandella Grande festa in Kenya, sabato 6 marzo, per l’inaugurazione dell’Asilo Little Prince nel quartiere di Kibera a Nairobi, accanto alla bella omonima scuola elementare di AVSI che, con il “nuovo nato” accoglie e fa studiare 306 studenti ed è diventato un punto di riferimento importante per le famiglie della zona Inaugurato e benedetto dal Nunzio Apostolico Alein Paul Lebeaupin, il nuovo Asilo vanta tre grandi classi al pian terreno che ospitano la “baby-class” (bambini tra i 3 e 4 anni), la nursery (bambini tra i 4 e i 5 anni) e la pre-unit (tra 5 e i 6 anni). Al primo piano, inoltre, ci sono altre tre classi: Come aiutare AVSI conto corrente intestato ad “AVSI” Banca Popolare di Milano Agenzia 026 Piazza Duca D’Aosta, 8/2 Milano IBAN IT61C0558401626000000019000 Pietro Sciumé responsabile AVSI di Roma con altri volontari nel gazebo presso P.zza Sempione per far conoscere le attività dellAssociazione AVSI . una è un laboratorio d’informatica, un’altra per l’arte e la musica e la terza per attività didattiche per i bambini più grandi. Da gennaio 2010 l’Asilo ha già raggiunto il numero di 50 bambini iscritti, ma ha una potenzialità di 90 ed è stato realizzato con l’aiuto finanziario di AVSI , della Cooperazione Italiana di Nairobi e da un trust fund locale che da anni è impegnato nel sostenere opere educative a favore dei bambini poveri delle baraccopoli. “All’inaugurazione erano presenti oltre a tutti i 300 bambini della scuola, anche 150 genitori, un centinaio di invitati e naturalmente i rappresentanti delle nostre cinque scuole in Kenya – informa da Nairobi Leo Capobianco, responsabile di AVSI – Con loro c’erano anche alcuni partner locali, rappresentanti della Cooperazione Italiana e diversi insegnanti di altre scuole.” Una giornata intensa e ricca di significato. “Alla mattina gli ospiti sono stati ricevuti dalle danze e dai canti dei bambini – continua Leo Capobianco - C’è stata la visita alla mostra, allestita per narrare la storia della scuola e il suo metodo educativo e il preside ha dato il benvenuto a tutte le autorità presenti. I bambini hanno poi rappresentato la favola di Narnia e, prima della benedizione del nuovo Asilo, ci sono stati alcune testimonianze degli ospiti, come la Cooperazione Italiana e lo stesso Nunzio”. Un evento importante che segna un nuovo traguardo per AVSI, i suoi partner, insegnanti, collaboratori e tutte le persone impegnate, insieme, nell’educazione delle nuove generazioni. www.incontro alla realta.it PAG. 24 incontro alla realtà La visita pastorale del Papa alla parrocchia di S. Giovanni della Croce a Colle Salario di Carla Galastri relazione, sapete tutto - Sì, il Segretario mi ha raccontato”. BENEDETTO, TU CHE VIENI NEL NOME DEL SIGNORE Con queste parole la parrocchia di San Giovanni della Croce a Colle Salario ha voluto accogliere Benedetto XVI, venuto in visita pastorale il 7 marzo scorso. La sua presenza è stata una benedizione per tutti e ha portato linfa nuova nella vita comunitaria. Tutti, dai sacerdoti ai laici impegnati in parrocchia, sono stati rinvigoriti da questa visita e con nuovo slancio hanno ripreso le attività pastorali. Specialmente il nostro parroco, Padre Enrico Gemma, che ha messo tanto amore in tutto quello che c'era da fare e al quale siamo tutti grati per aver permesso la visita del nostro Pontefice. In effetti, i preparativi per accogliere al meglio il Papa sono stati lunghi e faticosi, ma tutti abbiamo partecipato con gioia e condiviso, come si fa in famiglia, ogni dettaglio di questa accoglienza, dalla preparazione delle salette per la vestizione e la colazione al coro, dal servizio d'ordine ai doni da regalare al pontefice. Questo ci ha permesso di vivere pienamente questo evento e ci ha dato, come ci testimonia Antonio, il responsabile della prima comunità neocatecumenale, “la misura del significato della visita del Papa, per cui io mi sento di ringraziare di cuore il parroco e i sacerdoti.” Quando Benedetto XVI ha varcato la soglia della chiesa dopo aver baciato e accarezzato ogni bambino che gli presentavano e stretto centinaia di mani, tutte le fatiche sono state ripagate. Il Papa non si è sottratto a nessuno, ha ringraziato calorosamente il coro parrocchiale, è andato ad incontrare, dopo la Santa messa, il consiglio pastorale e i collaboratori laici che lo aspettavano in una sala accuratamente preparata per l'occasione. Ha sottolineato Padre Enrico che “durante la processione per entrare in chiesa il primo a rompere il silenzio è stato proprio il Papa. - Certo, dodici anni nel negozio...- sorpreso, ho risposto - Santità, allora avete letto la nostra Questa è l'immagine e il ricordo che il nostro pontefice ha lasciato di sé: un padre amorevole, attento, conoscitore degli animi e della storia della sua immensa diocesi. “Dalla televisione” ci ha raccontato Ivana, una catechista “si ha l'impressione di un uomo austero, invece qui ho avuto modo di vedere una persona umile, semplice, che porta sulle spalle il grande compito di testimoniare Gesù Cristo”. “Sono rimasto colpito dalla semplicità della cerimonia” ha dichiarato una collaboratrice parrocchiale, “dalla familiarità con cui si è svolto tutto. In quel momento il Papa sembrava uno di noi”. Anche Mauro, focolarino, ci ha detto: “Della visita del Papa porto in cuore la tenerezza con la quale il Santo Padre si è attardato a salutare i bambini. Mi ha molto commosso il suo fare.” Indubbiamente Benedetto XVI ha portato con sé lo spirito vivo della chiesa, che ha vivificato tutta la comunità. Ci racconta Marco, il direttore del coro: “Lui, con la sua sola presenza, è riuscito a far germogliare quel seme che io non sono stato in grado di far nascere, cioè fare del coro una sola voce”. A questo proposito, ha osservato Antonella: ”Credo che la sua visita abbia compiuto dei piccoli miracoli nel nostro quartiere e chissà quanti semini ha sparso nei cuori di tante persone che non si erano mai avvicinate alla nostra parrocchia”. “Dalla Sua omelia sul fico sterile” ha osservato Elena, una sorella del cammino neocatecumenale “tutti abbiamo ricevuto un monito e un invito: il Signore ci dà un tempo per dare buoni frutti, non indugiamo nel compiere le buone opere che ci sono state affidate”. Per questo quanto ci ha detto durante la celebrazione eucaristica sarà per noi uno stimolo a fare sempre meglio: “Vi esorto ora a fare di questa Chiesa un luogo in cui si impara sempre meglio ad ascoltare il Signore che ci parla nelle sacre Scritture. Queste rimangono sempre il centro vivificante della vostra comunità affinché diventi scuola continua di vita cristiana, da cui parte ogni attività pastorale” Il momento dell'Eucaristia è stato particolarmente toccante: con i 30 fratelli che hanno ricevuto la comunione dalle mani del Papa c'eravamo tutti. Ognuno di loro in qualche modo rappresentava un pezzo di parrocchia: la Comunità di S. Egidio, la Caritas, il movimento dei Focolari, il cammino Neocatecumenale, la Casa di Maria, il grup- po S.A.C.R.I..il movimento Carismatico, i catechisti, i ministri della Comunione, i giovani, i fedeli, i malati. Claudia ha vent'anni ed è nella spiritualità della Casa di Maria; è stata una dei lettori prescelti. Ci racconta con emozione: “Nel nostro cammino il papa e la Madonna sono due figure importanti, e crediamo che la sua presenza sia stato un dono di Maria. Ero molto agitata all'idea di leggere la Parola di Dio alla presenza del vicario di Cristo, ma l'atmosfera di familiarità e il silenzio che regnava in chiesa durante la celebrazione mi hanno tranquillizzata. Ma soprattutto mi ha colpito la familiarità con la quale ci ha trattato Benedetto XVI: quando ci ha visto ha sorriso e ha esclamato: “Gioventù!”. “La mia commozione nel ricevere l'eucaristia dal Papa è stata grande” dice Lia, che è nella Caritas “anche perché avevo già avuto questo dono con Giovanni Paolo II. In quel momento e dopo, sei diversa dentro, hai tanta gioia nel cuore, vedi la chiesa di Cristo riunita.” Tale è il legame di fraternità che ci unisce in una sola famiglia, perché è in Cristo Signore ed “è ammirabile ai nostri occhi”. Su questa strada ci ha incoraggiato a proseguire il Santo Padre: “Sin dal suo nascere questa parrocchia si è aperta ai movimenti ed alle nuove comunità ecclesiali, maturando così una più ampia coscienza di Chiesa e sperimentando nuove forme di evangelizzazione. Vi invito a proseguire con coraggio in questa direzione, impegnandovi, però, a coinvolgere tutte le realtà presenti in un progetto pastorale unitario”. Ed è esattamente quello che abbiamo avvertito tutti, come ci testimoniano Luigi e Mirella, del Movimento dei Focolari: “Ora abbiamo il dovere di testimoniare sempre più nel nostro quartiere la presenza di Dio Amore a prescindere dal movimento di riferimento, perché la nostra appartenenza è alla chiesa di Dio e i vari movimenti non sono altro che un mezzo per diffondere l'amore universale di Dio. Facciamo tesoro del dono che ci è stato fatto con questa visita e continuiamo nel nostro cammino accanto a tutti i fratelli della nostra comunità, distinti ma uniti nell'amore di Gesù”. Quando il Santo Padre ci ha lasciati, avremmo voluto dirgli: “Maestro, è bello per noi stare qui, facciamo tre tende” come i discepoli dissero a Gesù durante la sua Trasfigurazione sul monte, perché ognuno di noi ha sentito forte la presenza dello Spirito di Cristo in mezzo alla Sua chiesa.