Frascati Poesia
Mensile online di poesia, letteratura e cultura
dell’Associazione Frascati Poesia
Avvenimenti, i libri
——–
Gli eroi sfortunati
del Risorgimento
Il periodo che portò alle guerre di liberazione dalle dominazioni straniere (austriaca) e
signorie/monarchie nazionali
(una sopra di ogni altra: quella dei Borbone nel Regno
delle due Sicilie) con l’unità
del nostro Paese nel Regno di
Sardegna prima e in quello
d’Italia poi, fu certamente una
grande epopea.
E come tutte le epopee che si
rispettino, come tutte le grandi vicende umane che si rispettino, quel periodo di
“storia patria” racchiuse in sé
un po’ di tutto: esempi di
eroismo, ma anche di viltà, di
estremo sacrificio, ma anche
di tradimento, di forti ideali,
ma anche di politica ispirata
alla ragion di stato.
Una aspetto che sicuramente
colpisce è rappresentato da
numerosi tentativi insurrezionali che, qua e là, furono sperimentati con l’inevitabile
epilogo di insuccesso.
Cultura della musica
——–
J Ax meglio prima
più di prima
Il racconto del mese
Anno I
——
n. 5
Il “Match” di fine secolo
(H.P. Lovecraft)
Settembre
2011
Ritorna sulla scena
musicale italiana J
Ax,il rapper italiano tutto pepe e
rime con l’album
“Meglio
Prima
(?)”, continuando
l’inesorabile scalata verso le
classifiche discografiche italiane.
Scritto nell’estate del 1934, questo
racconto di Howard Philips Lovecraft si presenta come una vera
perla letteraria, perché all’epoca
della stampa l’autore non ne fece
realizzare più di cinquanta copie
(oltre a quelle destinate ai suoi
amici). Realizzato in compagnia
del suo amico Robert Barlow.
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Documenti
FRASCATI POESIA
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L’articolo di Angelo Senzacqua è a pag 4
continua a pag. 2
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Dossier
www.ansa.it
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Letteratura “minore” del Risorgimento
Ammesso che li si possa definire tali, ci sono molti scrittori, poeti,intellettuali, meno conosciuti dei “grandi” del panorama letterario / risorgimentale. Alcuni esempi, ma se ne potrebbero fare tanti altri.
Con i contributi di:
Eleonora Cimarelli
Silvia Lucchetti
Alessandra Romani
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www.vinitelaro.it
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a pag 3/4
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Attività dell’Associazione
www.beniculturali.it
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———
La parola dei poeti finalisti del 51°
Premio Nazionale di Poesia Frascati “Antonio Seccareccia”
L’articolo di Stefano Bellu è a pag 5
Sommario n. 2/1
Pag. 1e5 Avvenimenti, i libri
Pag. 1e2 Racconto del mese
Pag. 3/4 Dossier
Pag. 6
Moleskine
“aspettando l’alba l’anima e vuota e chiara
i gatti mi guardano, fuori dal sonno sbadigliano”
(Daniela Attanasio)
“chiudi - si fa buio - proteggi la memoria il solo fiore solo adatto all’esplosione - ”
(Anna Cascella Luciani)
“La notte esce dalle mani, lo spazio irresistibile divampa...la piazza muta luogo.”
(Milo De Angelis)
Pag. 1e4 Cultura della musica
Pag. 1e6 Att. Associazione
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www.basc .it
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www.comune.frascati.rm.it
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Frascati Poesia - 5/11
pag. 2 - il racconto del mese
Il “Match” di fine secolo
di H. P. Lovecraft
Alla vigilia del Capodanno 2001 una vasta
folla si riunì fra le romanti-che rovine del
Cohen's Garage, dove un tempo era sorta
New York, per as-sistere a un incontro di
pugilato fra due rinomati campioni provenienti dal firmamento degli autori fantastici:
Two-Gun Bob, il Terrore delle Pianure, e
Knockout Bernie, il Lupo Selvaggio di West
Shokan. Prima dell'incontro gli auspici furono tratti dal venerato lama tibetano Bill Lum
Li, che evocò il primordiale dio-serpente di
Valusia e scoprì inconfondibili presagi di
vit-toria per entrambe le parti. I pasticcini
alla crema erano venduti, senza molta convinzione, da Wla-dislaw Brenryk, mentre gli
sfidanti vennero affidati alle cure dei medici
uf-ficiali dell'incontro: i dottori D.H. Killer e
M. Gin Brewery.
Alle trentanove in punto fu suonato il gong,
dopodiché l'aria si arrossò del sangue della
lotta, sparso profusamente dal grande macellaio texano. Subito avvennero i primi danni:
la perdita di svariati denti da parte di entrambi i partecipanti. Uno, uscito dalla bocca
del Lupo dopo un cazzottone di Two-Gun,
descrisse una parabola verso lo Yucatan e fu
recuperato dal-l'immediata spedizione dei
signori A. Hijacked Barrell e G.A. Scotland.
Questo fatto venne usato dall'eminente sociologo ed ex-poeta Frank Chi-mesleep
Short, Jr., come base di una ballata di propaganda proletaria con tre versi volutamente
difettosi. Nel frattempo il califfo di un regno
vicino, l'Effjay di Akkamin (anche lui noto
come critico dilettante), espresse il suo assoluto disgusto per la tecnica dei combattenti e
contemporaneamente cercò di vendere la
loro foto - con se stesso in primo piano - a
cinque cen-tesimi l'una. Nel secondo round
il potente destro del Massacratore di Shokan
piombò fra le costole del texano e rimase
incagliato fra le sue robuste viscere: ciò
permise a Two-Gun di assestare parecchi
terribili pugni alla mascella indi-fesa del
rivale. Bob era molto seccato dalla femminea schizzinosità mo-strata da numerosi spettatori man mano che muscoli, ghiandole, sangue e brandelli di pelle schizzavano tutt'intorno al ring. Durante questo round, la famosa illustratrice di copertine ed esperta in
anatomia signora M. Blunde-rage ritrasse i
contendenti come due nudi bronzei e appena
velati da con-venienti nuvolette di fumo,
mentre lo scomparso signor C. Half-Cent
schizzò un disegno in nero di tre cinesi con
cappelli di seta e stivali: era questa la sua
originale concezione della lotta. Fra i bozzetti eseguiti da di-lettanti si segnala quello
di Goofy Hooey, che in seguito ottenne fama
al-l'annuale mostra cubista col titolo Astrazione di un budino sradicato.
Al terzo round l'incontro si fece veramente
duro: la Furia di Shokan staccò, in tutto o in
parte, alcune orecchie e altre appendici al
pugilista del-la frontiera. Piuttosto irritato,
Two-Gun rispose con alcuni colpi eccezionalmente violenti e staccò altrettanti frammenti al suo aggressore, che con-tinuò a
battersi con le membra che gli restavano.
La cronaca dell'incontro fu redatta dal signor W. Lablache Talcum e il testo fu rivisto da Horse Power Hateart. Durante il
match M. le comte d'Er-lette prese appunti
per un ciclo di romanzi in duecento volumi
alla maniera di Proust, con illustrazioni
della Blunderage. Il signor Julius Caesar
Warts intervistò ripetutamente i due pugili
e gli spettatori più illustri, ottenendo in
ricordo (dopo una vigorosa lotta con l'Effjay) una costoletta autografa di Two-Gun
in eccellente stato di conservazione e tre
unghie del Lupo Sel-vaggio. Effetti speciali
e fulmini vennero forniti dagli Electrical
Testing Laboratories, sotto la supervisione
di H. Kanebrake. Il quarto round fu prolungato di otto ore su richiesta del disegnatore ufficiale, signor H. Wande-rer, che
voleva arricchire la figura alquanto impoverita del Lupo con alcuni tocchi di fantasia
(e infatti l'immaginazione fornì alcuni particolari in soprannumero). L'incontro giunse
al culmine al quinto round, quando il sinistro dello Spaccatutto texano attraversò
letteralmente la faccia di Bernie il Duro e
mise al tappeto tutti e due i contendenti. Il
che segnò la fine dell'incontro a parere
dell'arbitro - Robertieff Essovitch Karovsky, ambasciatore moscovi-ta - il quale,
esaminate le sanguinose condizioni della
Furia di Shokan, la dischiarò sconfitta alla
luce dell'ideologia marxista. Lupo Selvaggio inoltrò una protesta ufficiale, prontamente respinta sulla base del fatto che in lui
erano teoricamente presenti tutti i punti in
base ai quali si determina la morte clinica. I
festeggiatori suonarono per il vincitore una
fanfara trionfale, mentre l'avversario
"tecnicamente sconfitto" fu affidato alle
cure del becchino uf-ficiale, il signor Teaberry Quince. Durante il rito il preteso cadavere andò a fare quattro passi per assaggiare un pezzo di mortadella, ma perché al
fu-nerale non mancasse il suo fulcro venne
fornito un cenotaffio adeguato. La processione funebre era aperta da un carro gaio e
eccessivamente agghin-dato alla guida del
quale sedeva Malik Taus, il Sultano del
Pavone, che se-deva sulla cassa col turbante
e un'uniforme di West Point, e che abilmente diresse il corteo su una serie di siepi e
muriccioli. A metà strada dal cimi-tero la
processione fu raggiunta dal cadavere, che
sedette sulla bara accan-to al Sultano e finì
di mangiare il suo panino alla mortadella
(la sua ampia circonferenza gli rendeva
impossibile entrare nel cenotaffio scelto in
fretta e furia). Un adeguato inno fu intonato dal maestro Sing Lee Bawledout sul
luogo della sepoltura: si trattava della famosa aria di De Silva, Brown e Henderson
Non schiacciare mai una mosca, scelta per
l'occasione dall'antica cantata Figuratevi.
L'unico particolare omesso dal rito fu la
sepoltura, interrotta dalla sconcertante
notizia che il tesoriere dell'incontro il celebre finanziere Cav. Ivar K. Rodent - si era
dato alla macchia con i quattrini. La cronaca del signor Talcum, illustrata dal noto
artista Klarkash-Ton (che ritrasse i due
contendenti, in modo alquanto eccentrico,
come due va-rietà di parassiti fungoidi
senz'ossa) fu pubblicata - dopo numerosi
rifiuti da parte dell'illustre direttore dell'Ebdomadario di Chicago - da W. Peter
Chef, come opuscolo a sé. Tramite gli
sforzi di Otis Adelbert Kline, final-mente,
l'opuscolo fu messo in vendita nella libreria Macchia & Pianto, e tre copie e mezzo
furono vendute grazie all'affascinante descrizione fattane in catalogo dal Cav. Samuelus Philantropus. In considerazione di
sì ampio successo, il testo venne finalmente ristam-pato dal signor De Merit nelle
pagine policrome del Wurst's Weakly Ame-ricana sotto il titolo La scienza è passata di moda. Ovvero: Gli abitatori del garage. Non sopravvivono copie: tutte quelle
non accaparrate da fana-tici bibliofili sono
state sequestrate dalla poli zia in relazione
alla causa d'appello di Lupo Selvaggio,
che, dopo numerosi processi e una sentenza della Corte mondiale, non solo è stato
dichiarato ufficialmente vivo ma vincitore
dell'incontro.
Frascati Poesia - 5/11
pag. 3 - dossier
Letteratura “minore”del Risorgimento / 1 data la grandezza delle terre che
possedevano. Vincenzo Padula fu in
opposizione all’ organizzazione
borbonica delle terre ed oltre ad
essere contrario alle decisioni prese
dai sovrani del Regno delle Due
Sicilie, fu definito “comunista” (per
aver proposto di redistribuire le terre
di Eleonora Cimarelli
ai contadini), accusa questa che gli
costò la sospensione dall’insegnaDefinito l’ “Ariosto delle Calabrie”, Vinmento della religione. Nonostante questa
cenzo Padula abate di Acrì riveste per
sorta di scomunica, egli fondò un giornale
antonomasia la nomina del politicamente
“Il Bruzio” e continuò la sua lotta in maniera
“scorretto”.
cosciente e costante.
Capace di ribellarsi al potente”, vanta nel
Fu accusato successivamente anche di fosuo curriculum (poiché fu anche insigne
mentare il brigantaggio post-unitario, che
poeta e letterato) la responsabilità di aver
reagiva alla rottura delle protezioni doganali
incitato i contadini del Sud contro i prodel Meridione, subiva la recluta militare del
prietari terrieri. Quello che venne operato
Nord, obbligatoria per i giovani, che si vededalle genti meridionali fu un vero e provano quindi costretti ad abbandonare la
prio fenomeno e per quanto censurato
terra e la famiglia per andare a combattere
dalle tesi ufficiali che vedevano nel briper un Sovrano ai loro occhi “straniero”
gantaggio un’azione criminale, esso si
seppur re di una neo- “patria unita” di cui
costituì di migliaia di voci in rivolta (e non
facevano parte e vedeva il vecchio e tiranniin “Rivoluzione”).
co padrone (quasi rimpianto) sostituito da
Padula partecipò attivamente ai celebri
un dominatore ancor più feroce nella represmoti del 1848, che costituirono un evento
sione che da poco aveva partorito la giovanella scena nazionale ed internazionale.
nissima Italia.
La gestione latifondista delle terre comporNonostante la sua demonizzazione da parte
tava uno spaventoso squilibrio tra propriedel potente e la censura operata alle sue
tari e braccianti, sempre più poveri e sfrutparole, la poesia scritta più di un secolo fa,
tati, con un enorme guadagno per i signori
sopravvive, racconta e parla.
Padula: un giornalista
politicamente “scorretto”
Letteratura “minore” del Risorgimento / 1
Caro Poerio diamoci del tu
di Alessandra Romani
Caro A. Poerio, spero non ti dispiaccia darci
del tu! Consideralo semplicemente un tentativo di avvicinarmi a te, più di quanto non
abbiano già fatto i tuoi versi; un cercare di
intuire, di capire meglio quello che hai vissuto e come l’hai recepito dentro di te per
poi renderlo poesia, una poesia appassionata
e appassionante. Consideralo un modo per
annullare la distanza temporale che ci separa
in nome di una forza potente e incredibile
che invece ci unisce. Sai, ho sempre pensato
che la letteratura rifletta l’anima di chi la
legge e l’apprezza, l’ho sempre considerata
una delle forme d’arte maggiormente in
grado di parlare dell’essenza delle cose, di
quello che ci anima nel profondo. Ti scrivo
perché immagino ti faccia piacere sapere che
la tua poesia parla ancora e parla anche di
noi. Suppongo sia stato informato di quello
che ci accade, di noi giovani e delle difficoltà che abbiamo a sognare in un mondo che
facile non è! Probabilmente non lo è mai
stato ed ogni generazione ha dentro sé la
possibilità di spiegare le ali e volare in alto,
tanto in alto, nel mondo delle idee, delle spe-
ranze, delle passioni. Sta a noi soli sfruttarla,
perché in fondo hai ragione te: “Lo spirto che
val se fuor non spira?” (v. 9 “Dammi che
l’alma mia non giaccia oppressa”). Le tue
poesie ti delineano come uno scrittore, un
combattente tenace e coerente, un patriota,
un uomo che ha sempre creduto nei propri
ideali di libertà e di solidarietà lottando in
difesa non solo della sua terra ma anche di
tutte quelle che lo adottarono nel corso dei
diversi esili a cui fosti costretto fin dalla più
tenera età. Combattere in nome della libertà e
della solidarietà non è mai stato un dovere
per te ma un bisogno che nutrivi dentro. Permettere a Venezia di essere libera rendeva
libero anche te. La felicità dei tuoi concittadini era la tua. Tutta la tua vita si è mossa a
seconda dei venti determinati dalle tue idee.
Non avresti potuto mai farne a meno, non
saresti mai riuscito a “chinar l’avido sguardo
e chiuder l’ale” (v.14 “Dammi che l’alma
mia non giaccia oppressa” Saresti morto,
morto dentro! Ogni tuo verso è animato da
sentimenti di cui a volte noi, uomini moderni, siamo deficitari. Il nostro mondo sembra
richiederci sempre
più concretezza,
materialità, realismo. Spesso ci ha
tolto le forze, sai,
spesso ci ha visti
rassegnati e stanchi. Eppure qualcosa di te, sprigionato
dai tuoi versi, ci
smuove l’anima e
ci ricorda la ricchezza e la forza di alcuni
sentimenti atemporali e aspaziali.Quel filo
invisibile che unisce un personaggio come
te a noi contemporanei è rappresentato
proprio dagli ideali, dai tuoi, quelli che ti
conferivano coraggio e la giusta determinazione nelle tue battaglie e i nostri, quelli
che ci spingono a lottare, che determinano
il nostro agire, che caratterizzano il nostro essere. Noi
siamo fatti di sogni, dei
nostri sogni, di quelli che
ognuno di noi coltiva dentro di sé e custodisce come
il tesoro più prezioso. L’ideale è la nostra aspirazione più grande, l’esplicazione della nostra essenza.
Negli ideali vediamo
proiettati i nostri desideri più profondi,
quelli che muovono il mondo e che determinano tutto ciò che facciamo. L’ideale è
ciò che vediamo con l’anima e che pur
non corrispondendo alla realtà ci aiuta ad
affrontarla, a sperare di cambiarla, di
migliorarla. Lottare per i proprio ideali o
vivere per difenderli può rivelarsi un’utopia.
Se non fosse stato per questi ideali utopici
non avremmo avuto nessuna Italia, non
avremmo mai potuto inorgoglirci o arrabbiarci in nome di un paese che ci tiene
ancora uniti nonostante le sue divergenze
interne e le sue contraddizioni.
Se non avessimo creduto in un’utopia, se
non avessimo sognato una terra tutta nostra, una patria in cui tornare e sentirci a
casa, saremmo rimasti un popolo diviso
che non ha pretese, senza sogni né speranze.
Oggi, in occasione dell’anniversario dell’Unità d’Italia i tuoi versi toccano gli
animi degli italiani, tornano a darci quella
forza che tu stesso invochi affinché possa
manifestarsi sempre, possa accendere i
nostri cuori e tenerci vivi.
Oggi, la tua figura spicca in tutta la sua
positività, in tutta la sua grinta e infonde
negli animi degli italiani forza e coraggio
ma soprattutto la voglia di pretendere, di
non accontentarsi, di credere nei proprio
ideali, nelle proprie aspirazioni più profonde, di amare di un amore spassionato
le grandi e piccole utopie considerandole
parte integrante di noi e della nostra esistenza, di vivere nella ferma convinzione
che solo “chi osa, vince!”
pag. 4 - dossier
Frascati Poesia - 5/11
Letteratura “minore” del Risorgimento / 3
La P dell’imbarazzo
di Silvia Lucchetti
“L’ora in cui fia gran vanto è già vicina/
D’esser madre, consorte e cittadina.”
“Madre, consorte e cittadina” scrive Laura
Beatrice Oliva in memoria dell’amica e
poetessa napoletana Maria Giuseppa Guacci, riassumendo in questo verso i valori che
ispirarono il loro animo per tutta la vita.
Valori che si radicavano come tronchi robusti nel nobile terreno di una patria, allora
non ancora riconosciuta, e che oggi da realtà
acquisita, purtroppo risulta soltanto una
parola e per di più imbarazzante da pronunciare. Quanto è obsoleta questa voce! Ha
qualcosa di gretto e quasi razzista la pronuncia del suo suono.
Và così di moda parlar male dell’Italia per la
quale, non tutti, e soprattutto i giovani, il 17
Marzo si son sentiti di festeggiare il 150°.
Network pieni di:“Io oggi non festeggio!”.
La grandezza della nostra terra, cantata e
amata da scrittori e artisti di tutto il mondo e
di ogni tempo, così denigrata da noi giovani
che studiando dovremmo conoscerne le
glorie e gli infiniti carismi dei suoi figli, non
solo dell’illustre passato, ma anche del più
prosaico presente. Come si sentirebbero
oggi tutte quelle donne e quegli uomini, che
vollero, nella prima metà dell’Ottocento,
combattere, rischiando l’esilio, la prigione,
mettendo in pericolo la propria vita, in nome
di una parola, di quella parola sacra: Patria?
Laura Beatrice, come scrive Medoro Savini
“visse per l’Italia e morì col nome della sua
Italia tra le labbra.”
Sgorgano di vena risorgimentale i versi di
questa giovane donna, moglie di Pasquale
Stanislao Mancini e madre di 11 figli vissuta
a Napoli. La Napoli stanca dei Borboni,
fervente di desiderio di libertà. Come il
salotto letterario che Laura Beatrice tiene
con il marito.
Il salotto quale luogo per lo scambio e la
diffusione di idee politiche, dove Laura
Beatrice che, da buona padrona di casa,
conversando con i convenuti ne ascolta le
opinioni influenzando con la sua sottile
intelligenza anche quelle degli uomini.
La passione per la “fucina” del salotto l’accompagnerà per tutta la vita, anche nei vari
ed a volte obbligati spostamenti, che mai
rimpiangerà perché tutto avrà concorso alla
nascita dell’amata patria: “ Ed ora benedico
Cultura della musica
J Ax meglio prima più di prima
di Angelo Senzacqua
J Ax alias Alessandro
Aleotti
riesce sempre a
stupire i suoi
fans. Il suo nuovo album “Meglio Prima (?)”, uscito lo
scorso 30 agosto, ha riscosso subito notevole successo tra i più giovani e non solo. La
musica che viene concentrata in queste sue
ultime sedici tracce miscela il suo solito
cocktail di pura musica rock con alterni
sbalzi di reggae, rap, hip hop, e il tutto fa
da contorno ai dei testi a dir poco scanzonati e irriverenti che toccano le più svariate
tematiche dei nostri giorni.
Degne di nota sono le canzoni “Meglio
Prima”, dove appare una certa nostalgia per
le cose passate, e cercare di riprendersele in
qualche modo…forse non tutte (sentire per
credere); e “Domenica da coma”, senz’altro
la canzone più divertente del disco dove
ognuno di noi si può immedesimare nel
personaggio che vive questo giorno come
meglio crede o forse come vorrebbe.
…Oggi tutti dai parenti \è il giorno delle
famiglie \e ti penti dei balordi \mentre butti
le bottiglie. \Il giorno dell'outlet, \dell'Ikea
e degli avanzi, \il giorno in cui devi fare
\compiti e bilanci. \Io faccio spola \tra il
Mac donald e bar-tabacchi, \stasera so già
che non posso \andare a letto tardi!...
Nel complesso il disco si presenta con un
pezzo da hit parade molto orecchiabile
(“Meglio Prima”) seguito dalle restanti
tracce che fanno involucro al pezzo centrale. Questa mistura esplosiva è stata già
sperimentata nel 2009 con “ I vecchietti
fanno oh”, straordinaria interpretazione
goliardica nei confronti della canzone di
Povia e sempre in quell’anno con “Deca
Dance” ,già il nome suona come una strana
danza strampalata da discoteca.
Ma conosciamo meglio J Ax questo anomalo rapper italiano – milanese, questo paroliere di rime baciate che si serve delle medesime per prendere in giro il mondo che lo
circonda. Comincia giovanissimo l’attività
musicale, ma il suo momento importante
le lagrime che ho versato per lei, ed i canti
di speranza ed amore che ho consacrati per
tanti anni.” Non vi è cenno di rimpianto o di
imbarazzo per chicchessia ma solo rispetto,
amore e orgoglio: cibi molto rari sulle tavole dell’oggi, imbandite di ogni forestierismo, ma povere di sapore nostrum.
arriverà
nel
1992 con l’album di debutto “Strade di
città” che lo
vede accanto a
Vito
Perrini
(alias Dj Jad) e
insieme daranno vita alla
band Articolo
31, da questo momento in poi seguiranno
numerosi successi commerciali e non solo.
Il picco di popolarità del gruppo sarà nel
2003 con l’album “Italiano medio”, un
“minestrone” di personaggi che fanno da
introduzione a fatti quotidiani, il disco viene incoronato il migliore mai prodotto dal
gruppo. Ma come tutti i grandi il duo Aleotti – Perrini si separa nel 2006 per divergenze di pensiero, dedicandosi rispettivamente alle attività soliste. J Ax partirà alla
grande questa sua nuova avventura piazzando ben tre album in tre anni (“Rap ‘n’
roll, “Deca Dance” e “Meglio Prima (?)”)
Nel 2010 parteciperà insieme a Neffa al
progetto “Due di picche” dando alle stampe
il loro primo lavoro in coppia. Dj Jad non
riuscirà a far valere quanto fin ora imparato, sarà solo ricordato per essere stato un Dj
che viveva alle spalle di qualcuno.
pag. 5 - avvenimenti e libri
Frascati Poesia - 5/11
(prosegue da pag. 1)
Gli eroi sfortunati del Risorgimento
di Stefano Bellu
Conosciamo alcuni di questi,
quelli che la letteratura e la
“retorica” patriottica ci hanno tramandato, anche sottacendo certe verità: dai Fratelli Bandiera alla spedizione di
Carlo Pisacane in quel di
Sapri. Ma di episodi se ne verificarono ancora, in diverse zone
e territori, al Sud come al Nord,
a dimostrazione di una vera e
propria “cultura” del sacrificio
che, se da una parte affondava le
radici nelle idealità romantiche
ottocentesche, dall’altra provavano la superficialità che accompagnava la preparazione all’azione di improvvisati rivoluzionari. Giuseppe Mazzini certamente ne fu il principale ispiratore, alimentando dalle sue “basi
clandestine” (anche se poi non
tanto) l’utopia della rivoluzione
globale che avrebbe trovato
nelle masse popolari l’organico
supporto.
E di “morti ammazzati” o, perlomeno, di incarcerati e così via ce
ne furono e tanti.
Il cliché era sempre quello: una
cospirazione ordita molto spesso
all’estero, che puntava sulla
facile sollevazione popolare, in
particolare dei contadini che si
ritenevano pronti alla ribellione,
lo sbarco in pochi e ardimentosi
nel territorio reputato idoneo
all’azione, a volte l’appoggio di
banditi locali che il più delle
volte finivano poi con il ritirarsi,
se non tradire per denaro.
E la fine? Anche questa grosso
modo ripetitiva: se non erano i
contadini a catturare quelli che
si ritenevano briganti e a consegnarli alla gendarmeria, funzionava allo scopo, come detto, il
tradimento e la delazione, il più
delle volte per denaro o in cambio di un lasciapassare che garantiva la liberazione dai reati in
precedenza commessi.
A volte i catturati erano uccisi
dai militari al momento della
cattura, altre scattava il carcere,
poi il tribunale con condanne di
morte o di carcere duro.
Il momento dell’esecuzione era
lo spettacolo che radunava sul
luogo popolazione, borghesi e
nobili: tutti poi avrebbero continuato a vivere come prima, secondo un equilibrio certamente
non soddisfacente (soprattutto
per i più poveri), ma comunque
che avrebbe permesso di continuare ad andare avanti.
E di episodi, come detto, se ne
registrarono diversi, a testimonianza di quanto diffusa fosse la
cultura rivoluzionaria contro
l’ordine costituito, per l’affermazione di giustizia sociale, e non
solo.Uno per tutti: quello che le
cronache della storia hanno registrato come i “Martiri di Belfiore”. I più sono convinti che la
vera saga risorgimentale abbia
avuto luogo al Nord dell’Italia, lì
dove forti erano i fermenti di
libertà e di amor patrio.
E anche se Piemonte, Lombardo-Veneto e territori limitrofi
testimoniarono, è vero, i grandi
avvenimenti legati alle cosiddette “guerre di indipendenza”, non
bisogna assolutamente pensare
che laggiù al Sud tutto dormisse,
senza spinte ne ideali. Michele
Bello, Pietro Mazzoni, Gaetano
Ruffo, Domenico Salvatori e
Rocco Verduci erano cinque
giovani espressione, diremmo
oggi, della ricca borghesia calabrese.
Spediti a Napoli dalle ripettive
famiglie, per completare gli
studi indirizzati a renderli protagonisti di brillanti carriere, hanno la “sfortuna” di imbattersi
nella cultura “illuminata” che in
quel momento (siamo nella seconda metà degli anni Quaranta
del secolo in questione) alimentava molti dei “salotti” della
capitale del Regno delle due
Sicilie.Alla gendarmeria napoletana risultarono così tanto
“vivaci”, da motivare il loro
rimpatrio. Tornati in Calabria,
ritengono giunto il momento di
organizzare un piano insurrezionale con la contemporanea sollevazione di Messina, Reggio
Calabria e del Distretto di Gerace, per poi allargarsi a tutto il
Regno delle due Sicilie.
Improvvisazione? Illusione sulle
potenzialità di una rivolta popo-
lare? Preparazione militare non
adeguata? Sta di fatto che il
progetto finì male.
I rivoltosi si dispersero, una
volta avuto notizia del fallimento dell’impresa.
I nostri giovani rimasero da soli
e, come succede in questi casi,
ne dovettero subire le conseguenze, pagare il conto insomma! Mentre tentavano di fuggire, a seguito di un tradimento,
nella notte tra il 9 e il 10 settembre 1847, furono arrestati e condotti in carcere a Gerace, con
altri, Michele Bello, Rocco Verducci e Domenico Salvatori.
Mazzoni e Ruffo, che avevano
tentato la fuga per latra via,
furono catturati dopo qualche
giorno.
Una commissione militare, sollecitata peraltro nel concludere
rapidamente il proprio operato,
ne giudicò l’operato ritenendolo
passibile di una condanna a
morte “…per essersi macchiati
di lesa maestà e per aver commesso atti prossimi all’esecuzione di detti misfatti”.
Il 2 ottobre 1847 furono tutti
fucilati nella Piana di Gerace: la
loro età non superava i 28 anni.
La Chiesa, da parte sua, sanzionò con una severa condanna
morale il loro comportamento,
reo di aver chiesto la Costituzione e l’affermazione di diritti di
uguaglianza e di giustizia sociale
(e per le condizioni delle popolazioni calabresi, contadini in
testa, sì che ce ne sarebbe stato
bisogno!). Una conseguenza,
positiva, però ci fu: a seguito
anche dell’indignazione, non
solo nazionale, e delle proteste
per il fatto, Ferdinando II, poco
tempo dopo, fu costretto a concedere, anche se per breve tempo, la Costituzione. Ironia delle
vicende umane.
Il problema fu che non era ancora matura la situazione per una
rivolta popolare, non s’era ancora acquisita consapevolezza, in
specie da parte di contadini e
masse popolari (ancora poche
queste ultime) della necessità di
“pretendere” condizioni sociali e
politiche migliori.
Ci vorrà la spedizione di Garibaldi per innescare la “miccia”
della rivolta e…anche i suoi
proclami che promettevano
riforme e provvedimenti. Ma
questa è un’altra storia.
Scrittori, poeti e
rivoluzionari
Domenico e Raffaele Mauro, fratelli ed entrambi uomini di lettere, partecipano
alla spedizione di Garibaldi
al Sud nel 1860. Ma la loro
militanza nei tentativi insurrezionali è già datata da
tempo.
Nel 1844, Mauro guida una
sommossa antiborbonica a
Cosenza, sfortunata non
solo per l’esito, ma anche
perché darà il via a quella
dei Fratelli Bandiera. Partecipano ai moti del 1848 e
dopo il ritiro della Costituzione da parte di Ferdinando II, proseguono la propria
attività rivoluzionaria nel
territorio casentino.
Nel 1848, Mauro accorre
“in soccorso” della Repubblica Romana e quando
questa cadrà riparerà in
Piemonte. Se la caveranno
entrambi. Mauro in particolare sarà eletto alla Camera
dei Deputati, nella Sinistra,
dal 1865 al 1870.
Frascati Poesia - 5/11
pag. 6 - attività Associazione
a cura di Susanna Dolci - Ufficio Stampa
I libri
finalisti
51° Premio Nazionale di Poesia Frascati
“Antonio Seccareccia: i finalisti
Tre i poeti finalisti per la
51esima edizione del Premio
Nazionale Poesia Frascati
“Antonio Seccareccia”: Daniela Attanasio con “Il ritorno all’isola” (Nino Aragno
Editore), Anna Cascella Luciani con “Tutte le poesie
1973-2009” (Gaffi Editore in
Roma), Milo De Angelis con
“Quell’andarsene nel buio
dei cortili” (Mondadori).
Daniela Attanasio, poetessa e
curatrice culturale, è nata a
Roma ed ha pubblicato quattro libri di poesia: “La cura
delle cose” (Empiria), “Sotto
il sole” (Empiria), “Del mio e
dell’altrui amore” (Empiria),
“Il ritorno all'isola” (Aragno).
Sue poesie sono presenti nell’
“Almanacco dello Specchio”,
Mondadori. Dal 2007 cura la
rassegna di poesia e teatro
“Teramopoesia”. Collabora,
come critica, con numerosi
quotidiani e riviste letterarie.
Le sono stati assegnati i seguenti riconoscimenti: Premio Dario Bellezza, Premio
Unione Scrittori Italiani,
Premio Camaiore. Anna
Cascella Luciani è nata a
Roma nel 1941, ha studiato a
Pescara e poi è tornata a vivere nella capitale. ” Dagli
anni ’70, sue poesie sono
apparse in numerose rivis-
te ed antologie tra le quali
“Nuovi Argomenti”, “Salvo
Imprevisti”, “Poesia ed altre”.
Le sue poesie sono state tradotte anche in Spagna, Germania, Scozia e Quebec. Per
la Rete Tre di Radio RAI ha
scritto il dramma “Bolero” e
ha recensito narrativa e poesia
per la letteratura inglese e
americana. Sue raccolte di
liriche: “Tesoro da nulla 1983-1989” (All’Insegna del
Pesce d’Oro), “I colori di
Gatsby. Lettura di Fitzgerald” (Lithos), “Tutte le poesie 1973-2009” (Gaffi Editore
in Roma). Con “Piccoli campi” ha vinto il Premio Sandro
Penna e il Premio speciale
Procida-Elsa Morante. Milo
De Angelis è tra le voci più
significative della poesia italiana contemporanea. Vive a
Milano dove insegna in un
carcere. La sua prima raccolta
di poesie risale al 1976
(“Somiglianze”). Scrittore di
racconti e saggi, è stato anche
traduttore dal francese di Racine, Baudelaire, Maeterlinck, Blanchot, Drieu
La Rochelle, e dal greco e dal
latino di Eschilo, Virgilio,
Lucrezio, Claudiano e dell'Antologia Palatina. Ha diretto la rivista di poesia
“Niebo”e la collana omonima
Il Moleskine
delle edizioni “La Vita Felice”, per la quale ha presentato
altri poeti contemporanei. Ha
partecipato e partecipa, inoltre, alle giurie di diversi premi
letterari nazionali. Con “Tema
dell’addio” ha vinto il Premio
Viareggio2005. Come di consuetudine, nel mese di novembre gli studenti delle scuole
medie inferiori e superiori del
territorio incontreranno la
triade dei poeti presso le Scuderie Aldobrandini e sabato 3
dicembre verrà proclamato il
vincitore dell’edizione 2011.
Il Premio è organizzato dall’Associazione Frascati Poesia
in collaborazione, patrocinio ed intesa con il Comune di
Frascati – Assessorato alle
Politiche Culturali, Presidenza
del Consiglio dei Ministri,
Fondazione Roma Terzo Settore, Ministero per i Beni e le
Attività Culturali, Direzione
Generale per i Beni Librari,
gli Istituti Culturali ed il Diritto d’Autore, Regione Lazio Assessorato alla Cultura, Provincia di Roma - Assessorato
alle Politiche Culturali, la
Comunità Montana “Monte S.
Croce”, Comune di Galluccio.
Per info: Segreteria del Premio tel/fax 06.9420288 email:
f r a s c a t i
p o e [email protected]
Daniela Attanasio
“Il ritorno all’isola”
Anna Cascella Luciani
“Tutte le poesie
1973 - 2009”
Milo De Angelis
“Quell’andarsene
nel buio dei cortili”
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L’agenda degli appuntamenti
Frascati Poesia
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Letteratura e Cultura
Direttore Editoriale Arnaldo Colasanti
La notte e l’anima
***
Direttore Responsabile Stefano Bellu
In grembo alla notte nevosa, d'argento,
immensa si stende dormendo, ogni cosa.
Solo una eterna sofferenza è desta
dentro l'anima mia.
E mi domandi perché mai si tace
l'anima mia, senza versarsi in grembo
alla notte che sogna?
Colma di me, traboccherebbe tutta
a spegnere le stelle.
Rainer Maria Rilke
Segreteria di Redazione Angelo Senzacqua
Redazione
Via G.Matteotti, 32
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Tel/Fax 069420288
[email protected]
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n° 22/2010 del 28/12/10
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