Frascati Poesia Mensile online di poesia, letteratura e cultura dell’Associazione Frascati Poesia Avvenimenti, i libri ——– Gli eroi sfortunati del Risorgimento Il periodo che portò alle guerre di liberazione dalle dominazioni straniere (austriaca) e signorie/monarchie nazionali (una sopra di ogni altra: quella dei Borbone nel Regno delle due Sicilie) con l’unità del nostro Paese nel Regno di Sardegna prima e in quello d’Italia poi, fu certamente una grande epopea. E come tutte le epopee che si rispettino, come tutte le grandi vicende umane che si rispettino, quel periodo di “storia patria” racchiuse in sé un po’ di tutto: esempi di eroismo, ma anche di viltà, di estremo sacrificio, ma anche di tradimento, di forti ideali, ma anche di politica ispirata alla ragion di stato. Una aspetto che sicuramente colpisce è rappresentato da numerosi tentativi insurrezionali che, qua e là, furono sperimentati con l’inevitabile epilogo di insuccesso. Cultura della musica ——– J Ax meglio prima più di prima Il racconto del mese Anno I —— n. 5 Il “Match” di fine secolo (H.P. Lovecraft) Settembre 2011 Ritorna sulla scena musicale italiana J Ax,il rapper italiano tutto pepe e rime con l’album “Meglio Prima (?)”, continuando l’inesorabile scalata verso le classifiche discografiche italiane. Scritto nell’estate del 1934, questo racconto di Howard Philips Lovecraft si presenta come una vera perla letteraria, perché all’epoca della stampa l’autore non ne fece realizzare più di cinquanta copie (oltre a quelle destinate ai suoi amici). Realizzato in compagnia del suo amico Robert Barlow. HOME (clicca qui) Link Documenti FRASCATI POESIA (clicca qui) L’articolo di Angelo Senzacqua è a pag 4 continua a pag. 2 Link Dossier www.ansa.it ———— (clicca qui) Letteratura “minore” del Risorgimento Ammesso che li si possa definire tali, ci sono molti scrittori, poeti,intellettuali, meno conosciuti dei “grandi” del panorama letterario / risorgimentale. Alcuni esempi, ma se ne potrebbero fare tanti altri. Con i contributi di: Eleonora Cimarelli Silvia Lucchetti Alessandra Romani Link www.vinitelaro.it (clicca qui) a pag 3/4 Link Attività dell’Associazione www.beniculturali.it (clicca qui) ——— La parola dei poeti finalisti del 51° Premio Nazionale di Poesia Frascati “Antonio Seccareccia” L’articolo di Stefano Bellu è a pag 5 Sommario n. 2/1 Pag. 1e5 Avvenimenti, i libri Pag. 1e2 Racconto del mese Pag. 3/4 Dossier Pag. 6 Moleskine “aspettando l’alba l’anima e vuota e chiara i gatti mi guardano, fuori dal sonno sbadigliano” (Daniela Attanasio) “chiudi - si fa buio - proteggi la memoria il solo fiore solo adatto all’esplosione - ” (Anna Cascella Luciani) “La notte esce dalle mani, lo spazio irresistibile divampa...la piazza muta luogo.” (Milo De Angelis) Pag. 1e4 Cultura della musica Pag. 1e6 Att. Associazione Link www.basc .it (clicca qui) Link www.comune.frascati.rm.it (clicca qui) Frascati Poesia - 5/11 pag. 2 - il racconto del mese Il “Match” di fine secolo di H. P. Lovecraft Alla vigilia del Capodanno 2001 una vasta folla si riunì fra le romanti-che rovine del Cohen's Garage, dove un tempo era sorta New York, per as-sistere a un incontro di pugilato fra due rinomati campioni provenienti dal firmamento degli autori fantastici: Two-Gun Bob, il Terrore delle Pianure, e Knockout Bernie, il Lupo Selvaggio di West Shokan. Prima dell'incontro gli auspici furono tratti dal venerato lama tibetano Bill Lum Li, che evocò il primordiale dio-serpente di Valusia e scoprì inconfondibili presagi di vit-toria per entrambe le parti. I pasticcini alla crema erano venduti, senza molta convinzione, da Wla-dislaw Brenryk, mentre gli sfidanti vennero affidati alle cure dei medici uf-ficiali dell'incontro: i dottori D.H. Killer e M. Gin Brewery. Alle trentanove in punto fu suonato il gong, dopodiché l'aria si arrossò del sangue della lotta, sparso profusamente dal grande macellaio texano. Subito avvennero i primi danni: la perdita di svariati denti da parte di entrambi i partecipanti. Uno, uscito dalla bocca del Lupo dopo un cazzottone di Two-Gun, descrisse una parabola verso lo Yucatan e fu recuperato dal-l'immediata spedizione dei signori A. Hijacked Barrell e G.A. Scotland. Questo fatto venne usato dall'eminente sociologo ed ex-poeta Frank Chi-mesleep Short, Jr., come base di una ballata di propaganda proletaria con tre versi volutamente difettosi. Nel frattempo il califfo di un regno vicino, l'Effjay di Akkamin (anche lui noto come critico dilettante), espresse il suo assoluto disgusto per la tecnica dei combattenti e contemporaneamente cercò di vendere la loro foto - con se stesso in primo piano - a cinque cen-tesimi l'una. Nel secondo round il potente destro del Massacratore di Shokan piombò fra le costole del texano e rimase incagliato fra le sue robuste viscere: ciò permise a Two-Gun di assestare parecchi terribili pugni alla mascella indi-fesa del rivale. Bob era molto seccato dalla femminea schizzinosità mo-strata da numerosi spettatori man mano che muscoli, ghiandole, sangue e brandelli di pelle schizzavano tutt'intorno al ring. Durante questo round, la famosa illustratrice di copertine ed esperta in anatomia signora M. Blunde-rage ritrasse i contendenti come due nudi bronzei e appena velati da con-venienti nuvolette di fumo, mentre lo scomparso signor C. Half-Cent schizzò un disegno in nero di tre cinesi con cappelli di seta e stivali: era questa la sua originale concezione della lotta. Fra i bozzetti eseguiti da di-lettanti si segnala quello di Goofy Hooey, che in seguito ottenne fama al-l'annuale mostra cubista col titolo Astrazione di un budino sradicato. Al terzo round l'incontro si fece veramente duro: la Furia di Shokan staccò, in tutto o in parte, alcune orecchie e altre appendici al pugilista del-la frontiera. Piuttosto irritato, Two-Gun rispose con alcuni colpi eccezionalmente violenti e staccò altrettanti frammenti al suo aggressore, che con-tinuò a battersi con le membra che gli restavano. La cronaca dell'incontro fu redatta dal signor W. Lablache Talcum e il testo fu rivisto da Horse Power Hateart. Durante il match M. le comte d'Er-lette prese appunti per un ciclo di romanzi in duecento volumi alla maniera di Proust, con illustrazioni della Blunderage. Il signor Julius Caesar Warts intervistò ripetutamente i due pugili e gli spettatori più illustri, ottenendo in ricordo (dopo una vigorosa lotta con l'Effjay) una costoletta autografa di Two-Gun in eccellente stato di conservazione e tre unghie del Lupo Sel-vaggio. Effetti speciali e fulmini vennero forniti dagli Electrical Testing Laboratories, sotto la supervisione di H. Kanebrake. Il quarto round fu prolungato di otto ore su richiesta del disegnatore ufficiale, signor H. Wande-rer, che voleva arricchire la figura alquanto impoverita del Lupo con alcuni tocchi di fantasia (e infatti l'immaginazione fornì alcuni particolari in soprannumero). L'incontro giunse al culmine al quinto round, quando il sinistro dello Spaccatutto texano attraversò letteralmente la faccia di Bernie il Duro e mise al tappeto tutti e due i contendenti. Il che segnò la fine dell'incontro a parere dell'arbitro - Robertieff Essovitch Karovsky, ambasciatore moscovi-ta - il quale, esaminate le sanguinose condizioni della Furia di Shokan, la dischiarò sconfitta alla luce dell'ideologia marxista. Lupo Selvaggio inoltrò una protesta ufficiale, prontamente respinta sulla base del fatto che in lui erano teoricamente presenti tutti i punti in base ai quali si determina la morte clinica. I festeggiatori suonarono per il vincitore una fanfara trionfale, mentre l'avversario "tecnicamente sconfitto" fu affidato alle cure del becchino uf-ficiale, il signor Teaberry Quince. Durante il rito il preteso cadavere andò a fare quattro passi per assaggiare un pezzo di mortadella, ma perché al fu-nerale non mancasse il suo fulcro venne fornito un cenotaffio adeguato. La processione funebre era aperta da un carro gaio e eccessivamente agghin-dato alla guida del quale sedeva Malik Taus, il Sultano del Pavone, che se-deva sulla cassa col turbante e un'uniforme di West Point, e che abilmente diresse il corteo su una serie di siepi e muriccioli. A metà strada dal cimi-tero la processione fu raggiunta dal cadavere, che sedette sulla bara accan-to al Sultano e finì di mangiare il suo panino alla mortadella (la sua ampia circonferenza gli rendeva impossibile entrare nel cenotaffio scelto in fretta e furia). Un adeguato inno fu intonato dal maestro Sing Lee Bawledout sul luogo della sepoltura: si trattava della famosa aria di De Silva, Brown e Henderson Non schiacciare mai una mosca, scelta per l'occasione dall'antica cantata Figuratevi. L'unico particolare omesso dal rito fu la sepoltura, interrotta dalla sconcertante notizia che il tesoriere dell'incontro il celebre finanziere Cav. Ivar K. Rodent - si era dato alla macchia con i quattrini. La cronaca del signor Talcum, illustrata dal noto artista Klarkash-Ton (che ritrasse i due contendenti, in modo alquanto eccentrico, come due va-rietà di parassiti fungoidi senz'ossa) fu pubblicata - dopo numerosi rifiuti da parte dell'illustre direttore dell'Ebdomadario di Chicago - da W. Peter Chef, come opuscolo a sé. Tramite gli sforzi di Otis Adelbert Kline, final-mente, l'opuscolo fu messo in vendita nella libreria Macchia & Pianto, e tre copie e mezzo furono vendute grazie all'affascinante descrizione fattane in catalogo dal Cav. Samuelus Philantropus. In considerazione di sì ampio successo, il testo venne finalmente ristam-pato dal signor De Merit nelle pagine policrome del Wurst's Weakly Ame-ricana sotto il titolo La scienza è passata di moda. Ovvero: Gli abitatori del garage. Non sopravvivono copie: tutte quelle non accaparrate da fana-tici bibliofili sono state sequestrate dalla poli zia in relazione alla causa d'appello di Lupo Selvaggio, che, dopo numerosi processi e una sentenza della Corte mondiale, non solo è stato dichiarato ufficialmente vivo ma vincitore dell'incontro. Frascati Poesia - 5/11 pag. 3 - dossier Letteratura “minore”del Risorgimento / 1 data la grandezza delle terre che possedevano. Vincenzo Padula fu in opposizione all’ organizzazione borbonica delle terre ed oltre ad essere contrario alle decisioni prese dai sovrani del Regno delle Due Sicilie, fu definito “comunista” (per aver proposto di redistribuire le terre di Eleonora Cimarelli ai contadini), accusa questa che gli costò la sospensione dall’insegnaDefinito l’ “Ariosto delle Calabrie”, Vinmento della religione. Nonostante questa cenzo Padula abate di Acrì riveste per sorta di scomunica, egli fondò un giornale antonomasia la nomina del politicamente “Il Bruzio” e continuò la sua lotta in maniera “scorretto”. cosciente e costante. Capace di ribellarsi al potente”, vanta nel Fu accusato successivamente anche di fosuo curriculum (poiché fu anche insigne mentare il brigantaggio post-unitario, che poeta e letterato) la responsabilità di aver reagiva alla rottura delle protezioni doganali incitato i contadini del Sud contro i prodel Meridione, subiva la recluta militare del prietari terrieri. Quello che venne operato Nord, obbligatoria per i giovani, che si vededalle genti meridionali fu un vero e provano quindi costretti ad abbandonare la prio fenomeno e per quanto censurato terra e la famiglia per andare a combattere dalle tesi ufficiali che vedevano nel briper un Sovrano ai loro occhi “straniero” gantaggio un’azione criminale, esso si seppur re di una neo- “patria unita” di cui costituì di migliaia di voci in rivolta (e non facevano parte e vedeva il vecchio e tiranniin “Rivoluzione”). co padrone (quasi rimpianto) sostituito da Padula partecipò attivamente ai celebri un dominatore ancor più feroce nella represmoti del 1848, che costituirono un evento sione che da poco aveva partorito la giovanella scena nazionale ed internazionale. nissima Italia. La gestione latifondista delle terre comporNonostante la sua demonizzazione da parte tava uno spaventoso squilibrio tra propriedel potente e la censura operata alle sue tari e braccianti, sempre più poveri e sfrutparole, la poesia scritta più di un secolo fa, tati, con un enorme guadagno per i signori sopravvive, racconta e parla. Padula: un giornalista politicamente “scorretto” Letteratura “minore” del Risorgimento / 1 Caro Poerio diamoci del tu di Alessandra Romani Caro A. Poerio, spero non ti dispiaccia darci del tu! Consideralo semplicemente un tentativo di avvicinarmi a te, più di quanto non abbiano già fatto i tuoi versi; un cercare di intuire, di capire meglio quello che hai vissuto e come l’hai recepito dentro di te per poi renderlo poesia, una poesia appassionata e appassionante. Consideralo un modo per annullare la distanza temporale che ci separa in nome di una forza potente e incredibile che invece ci unisce. Sai, ho sempre pensato che la letteratura rifletta l’anima di chi la legge e l’apprezza, l’ho sempre considerata una delle forme d’arte maggiormente in grado di parlare dell’essenza delle cose, di quello che ci anima nel profondo. Ti scrivo perché immagino ti faccia piacere sapere che la tua poesia parla ancora e parla anche di noi. Suppongo sia stato informato di quello che ci accade, di noi giovani e delle difficoltà che abbiamo a sognare in un mondo che facile non è! Probabilmente non lo è mai stato ed ogni generazione ha dentro sé la possibilità di spiegare le ali e volare in alto, tanto in alto, nel mondo delle idee, delle spe- ranze, delle passioni. Sta a noi soli sfruttarla, perché in fondo hai ragione te: “Lo spirto che val se fuor non spira?” (v. 9 “Dammi che l’alma mia non giaccia oppressa”). Le tue poesie ti delineano come uno scrittore, un combattente tenace e coerente, un patriota, un uomo che ha sempre creduto nei propri ideali di libertà e di solidarietà lottando in difesa non solo della sua terra ma anche di tutte quelle che lo adottarono nel corso dei diversi esili a cui fosti costretto fin dalla più tenera età. Combattere in nome della libertà e della solidarietà non è mai stato un dovere per te ma un bisogno che nutrivi dentro. Permettere a Venezia di essere libera rendeva libero anche te. La felicità dei tuoi concittadini era la tua. Tutta la tua vita si è mossa a seconda dei venti determinati dalle tue idee. Non avresti potuto mai farne a meno, non saresti mai riuscito a “chinar l’avido sguardo e chiuder l’ale” (v.14 “Dammi che l’alma mia non giaccia oppressa” Saresti morto, morto dentro! Ogni tuo verso è animato da sentimenti di cui a volte noi, uomini moderni, siamo deficitari. Il nostro mondo sembra richiederci sempre più concretezza, materialità, realismo. Spesso ci ha tolto le forze, sai, spesso ci ha visti rassegnati e stanchi. Eppure qualcosa di te, sprigionato dai tuoi versi, ci smuove l’anima e ci ricorda la ricchezza e la forza di alcuni sentimenti atemporali e aspaziali.Quel filo invisibile che unisce un personaggio come te a noi contemporanei è rappresentato proprio dagli ideali, dai tuoi, quelli che ti conferivano coraggio e la giusta determinazione nelle tue battaglie e i nostri, quelli che ci spingono a lottare, che determinano il nostro agire, che caratterizzano il nostro essere. Noi siamo fatti di sogni, dei nostri sogni, di quelli che ognuno di noi coltiva dentro di sé e custodisce come il tesoro più prezioso. L’ideale è la nostra aspirazione più grande, l’esplicazione della nostra essenza. Negli ideali vediamo proiettati i nostri desideri più profondi, quelli che muovono il mondo e che determinano tutto ciò che facciamo. L’ideale è ciò che vediamo con l’anima e che pur non corrispondendo alla realtà ci aiuta ad affrontarla, a sperare di cambiarla, di migliorarla. Lottare per i proprio ideali o vivere per difenderli può rivelarsi un’utopia. Se non fosse stato per questi ideali utopici non avremmo avuto nessuna Italia, non avremmo mai potuto inorgoglirci o arrabbiarci in nome di un paese che ci tiene ancora uniti nonostante le sue divergenze interne e le sue contraddizioni. Se non avessimo creduto in un’utopia, se non avessimo sognato una terra tutta nostra, una patria in cui tornare e sentirci a casa, saremmo rimasti un popolo diviso che non ha pretese, senza sogni né speranze. Oggi, in occasione dell’anniversario dell’Unità d’Italia i tuoi versi toccano gli animi degli italiani, tornano a darci quella forza che tu stesso invochi affinché possa manifestarsi sempre, possa accendere i nostri cuori e tenerci vivi. Oggi, la tua figura spicca in tutta la sua positività, in tutta la sua grinta e infonde negli animi degli italiani forza e coraggio ma soprattutto la voglia di pretendere, di non accontentarsi, di credere nei proprio ideali, nelle proprie aspirazioni più profonde, di amare di un amore spassionato le grandi e piccole utopie considerandole parte integrante di noi e della nostra esistenza, di vivere nella ferma convinzione che solo “chi osa, vince!” pag. 4 - dossier Frascati Poesia - 5/11 Letteratura “minore” del Risorgimento / 3 La P dell’imbarazzo di Silvia Lucchetti “L’ora in cui fia gran vanto è già vicina/ D’esser madre, consorte e cittadina.” “Madre, consorte e cittadina” scrive Laura Beatrice Oliva in memoria dell’amica e poetessa napoletana Maria Giuseppa Guacci, riassumendo in questo verso i valori che ispirarono il loro animo per tutta la vita. Valori che si radicavano come tronchi robusti nel nobile terreno di una patria, allora non ancora riconosciuta, e che oggi da realtà acquisita, purtroppo risulta soltanto una parola e per di più imbarazzante da pronunciare. Quanto è obsoleta questa voce! Ha qualcosa di gretto e quasi razzista la pronuncia del suo suono. Và così di moda parlar male dell’Italia per la quale, non tutti, e soprattutto i giovani, il 17 Marzo si son sentiti di festeggiare il 150°. Network pieni di:“Io oggi non festeggio!”. La grandezza della nostra terra, cantata e amata da scrittori e artisti di tutto il mondo e di ogni tempo, così denigrata da noi giovani che studiando dovremmo conoscerne le glorie e gli infiniti carismi dei suoi figli, non solo dell’illustre passato, ma anche del più prosaico presente. Come si sentirebbero oggi tutte quelle donne e quegli uomini, che vollero, nella prima metà dell’Ottocento, combattere, rischiando l’esilio, la prigione, mettendo in pericolo la propria vita, in nome di una parola, di quella parola sacra: Patria? Laura Beatrice, come scrive Medoro Savini “visse per l’Italia e morì col nome della sua Italia tra le labbra.” Sgorgano di vena risorgimentale i versi di questa giovane donna, moglie di Pasquale Stanislao Mancini e madre di 11 figli vissuta a Napoli. La Napoli stanca dei Borboni, fervente di desiderio di libertà. Come il salotto letterario che Laura Beatrice tiene con il marito. Il salotto quale luogo per lo scambio e la diffusione di idee politiche, dove Laura Beatrice che, da buona padrona di casa, conversando con i convenuti ne ascolta le opinioni influenzando con la sua sottile intelligenza anche quelle degli uomini. La passione per la “fucina” del salotto l’accompagnerà per tutta la vita, anche nei vari ed a volte obbligati spostamenti, che mai rimpiangerà perché tutto avrà concorso alla nascita dell’amata patria: “ Ed ora benedico Cultura della musica J Ax meglio prima più di prima di Angelo Senzacqua J Ax alias Alessandro Aleotti riesce sempre a stupire i suoi fans. Il suo nuovo album “Meglio Prima (?)”, uscito lo scorso 30 agosto, ha riscosso subito notevole successo tra i più giovani e non solo. La musica che viene concentrata in queste sue ultime sedici tracce miscela il suo solito cocktail di pura musica rock con alterni sbalzi di reggae, rap, hip hop, e il tutto fa da contorno ai dei testi a dir poco scanzonati e irriverenti che toccano le più svariate tematiche dei nostri giorni. Degne di nota sono le canzoni “Meglio Prima”, dove appare una certa nostalgia per le cose passate, e cercare di riprendersele in qualche modo…forse non tutte (sentire per credere); e “Domenica da coma”, senz’altro la canzone più divertente del disco dove ognuno di noi si può immedesimare nel personaggio che vive questo giorno come meglio crede o forse come vorrebbe. …Oggi tutti dai parenti \è il giorno delle famiglie \e ti penti dei balordi \mentre butti le bottiglie. \Il giorno dell'outlet, \dell'Ikea e degli avanzi, \il giorno in cui devi fare \compiti e bilanci. \Io faccio spola \tra il Mac donald e bar-tabacchi, \stasera so già che non posso \andare a letto tardi!... Nel complesso il disco si presenta con un pezzo da hit parade molto orecchiabile (“Meglio Prima”) seguito dalle restanti tracce che fanno involucro al pezzo centrale. Questa mistura esplosiva è stata già sperimentata nel 2009 con “ I vecchietti fanno oh”, straordinaria interpretazione goliardica nei confronti della canzone di Povia e sempre in quell’anno con “Deca Dance” ,già il nome suona come una strana danza strampalata da discoteca. Ma conosciamo meglio J Ax questo anomalo rapper italiano – milanese, questo paroliere di rime baciate che si serve delle medesime per prendere in giro il mondo che lo circonda. Comincia giovanissimo l’attività musicale, ma il suo momento importante le lagrime che ho versato per lei, ed i canti di speranza ed amore che ho consacrati per tanti anni.” Non vi è cenno di rimpianto o di imbarazzo per chicchessia ma solo rispetto, amore e orgoglio: cibi molto rari sulle tavole dell’oggi, imbandite di ogni forestierismo, ma povere di sapore nostrum. arriverà nel 1992 con l’album di debutto “Strade di città” che lo vede accanto a Vito Perrini (alias Dj Jad) e insieme daranno vita alla band Articolo 31, da questo momento in poi seguiranno numerosi successi commerciali e non solo. Il picco di popolarità del gruppo sarà nel 2003 con l’album “Italiano medio”, un “minestrone” di personaggi che fanno da introduzione a fatti quotidiani, il disco viene incoronato il migliore mai prodotto dal gruppo. Ma come tutti i grandi il duo Aleotti – Perrini si separa nel 2006 per divergenze di pensiero, dedicandosi rispettivamente alle attività soliste. J Ax partirà alla grande questa sua nuova avventura piazzando ben tre album in tre anni (“Rap ‘n’ roll, “Deca Dance” e “Meglio Prima (?)”) Nel 2010 parteciperà insieme a Neffa al progetto “Due di picche” dando alle stampe il loro primo lavoro in coppia. Dj Jad non riuscirà a far valere quanto fin ora imparato, sarà solo ricordato per essere stato un Dj che viveva alle spalle di qualcuno. pag. 5 - avvenimenti e libri Frascati Poesia - 5/11 (prosegue da pag. 1) Gli eroi sfortunati del Risorgimento di Stefano Bellu Conosciamo alcuni di questi, quelli che la letteratura e la “retorica” patriottica ci hanno tramandato, anche sottacendo certe verità: dai Fratelli Bandiera alla spedizione di Carlo Pisacane in quel di Sapri. Ma di episodi se ne verificarono ancora, in diverse zone e territori, al Sud come al Nord, a dimostrazione di una vera e propria “cultura” del sacrificio che, se da una parte affondava le radici nelle idealità romantiche ottocentesche, dall’altra provavano la superficialità che accompagnava la preparazione all’azione di improvvisati rivoluzionari. Giuseppe Mazzini certamente ne fu il principale ispiratore, alimentando dalle sue “basi clandestine” (anche se poi non tanto) l’utopia della rivoluzione globale che avrebbe trovato nelle masse popolari l’organico supporto. E di “morti ammazzati” o, perlomeno, di incarcerati e così via ce ne furono e tanti. Il cliché era sempre quello: una cospirazione ordita molto spesso all’estero, che puntava sulla facile sollevazione popolare, in particolare dei contadini che si ritenevano pronti alla ribellione, lo sbarco in pochi e ardimentosi nel territorio reputato idoneo all’azione, a volte l’appoggio di banditi locali che il più delle volte finivano poi con il ritirarsi, se non tradire per denaro. E la fine? Anche questa grosso modo ripetitiva: se non erano i contadini a catturare quelli che si ritenevano briganti e a consegnarli alla gendarmeria, funzionava allo scopo, come detto, il tradimento e la delazione, il più delle volte per denaro o in cambio di un lasciapassare che garantiva la liberazione dai reati in precedenza commessi. A volte i catturati erano uccisi dai militari al momento della cattura, altre scattava il carcere, poi il tribunale con condanne di morte o di carcere duro. Il momento dell’esecuzione era lo spettacolo che radunava sul luogo popolazione, borghesi e nobili: tutti poi avrebbero continuato a vivere come prima, secondo un equilibrio certamente non soddisfacente (soprattutto per i più poveri), ma comunque che avrebbe permesso di continuare ad andare avanti. E di episodi, come detto, se ne registrarono diversi, a testimonianza di quanto diffusa fosse la cultura rivoluzionaria contro l’ordine costituito, per l’affermazione di giustizia sociale, e non solo.Uno per tutti: quello che le cronache della storia hanno registrato come i “Martiri di Belfiore”. I più sono convinti che la vera saga risorgimentale abbia avuto luogo al Nord dell’Italia, lì dove forti erano i fermenti di libertà e di amor patrio. E anche se Piemonte, Lombardo-Veneto e territori limitrofi testimoniarono, è vero, i grandi avvenimenti legati alle cosiddette “guerre di indipendenza”, non bisogna assolutamente pensare che laggiù al Sud tutto dormisse, senza spinte ne ideali. Michele Bello, Pietro Mazzoni, Gaetano Ruffo, Domenico Salvatori e Rocco Verduci erano cinque giovani espressione, diremmo oggi, della ricca borghesia calabrese. Spediti a Napoli dalle ripettive famiglie, per completare gli studi indirizzati a renderli protagonisti di brillanti carriere, hanno la “sfortuna” di imbattersi nella cultura “illuminata” che in quel momento (siamo nella seconda metà degli anni Quaranta del secolo in questione) alimentava molti dei “salotti” della capitale del Regno delle due Sicilie.Alla gendarmeria napoletana risultarono così tanto “vivaci”, da motivare il loro rimpatrio. Tornati in Calabria, ritengono giunto il momento di organizzare un piano insurrezionale con la contemporanea sollevazione di Messina, Reggio Calabria e del Distretto di Gerace, per poi allargarsi a tutto il Regno delle due Sicilie. Improvvisazione? Illusione sulle potenzialità di una rivolta popo- lare? Preparazione militare non adeguata? Sta di fatto che il progetto finì male. I rivoltosi si dispersero, una volta avuto notizia del fallimento dell’impresa. I nostri giovani rimasero da soli e, come succede in questi casi, ne dovettero subire le conseguenze, pagare il conto insomma! Mentre tentavano di fuggire, a seguito di un tradimento, nella notte tra il 9 e il 10 settembre 1847, furono arrestati e condotti in carcere a Gerace, con altri, Michele Bello, Rocco Verducci e Domenico Salvatori. Mazzoni e Ruffo, che avevano tentato la fuga per latra via, furono catturati dopo qualche giorno. Una commissione militare, sollecitata peraltro nel concludere rapidamente il proprio operato, ne giudicò l’operato ritenendolo passibile di una condanna a morte “…per essersi macchiati di lesa maestà e per aver commesso atti prossimi all’esecuzione di detti misfatti”. Il 2 ottobre 1847 furono tutti fucilati nella Piana di Gerace: la loro età non superava i 28 anni. La Chiesa, da parte sua, sanzionò con una severa condanna morale il loro comportamento, reo di aver chiesto la Costituzione e l’affermazione di diritti di uguaglianza e di giustizia sociale (e per le condizioni delle popolazioni calabresi, contadini in testa, sì che ce ne sarebbe stato bisogno!). Una conseguenza, positiva, però ci fu: a seguito anche dell’indignazione, non solo nazionale, e delle proteste per il fatto, Ferdinando II, poco tempo dopo, fu costretto a concedere, anche se per breve tempo, la Costituzione. Ironia delle vicende umane. Il problema fu che non era ancora matura la situazione per una rivolta popolare, non s’era ancora acquisita consapevolezza, in specie da parte di contadini e masse popolari (ancora poche queste ultime) della necessità di “pretendere” condizioni sociali e politiche migliori. Ci vorrà la spedizione di Garibaldi per innescare la “miccia” della rivolta e…anche i suoi proclami che promettevano riforme e provvedimenti. Ma questa è un’altra storia. Scrittori, poeti e rivoluzionari Domenico e Raffaele Mauro, fratelli ed entrambi uomini di lettere, partecipano alla spedizione di Garibaldi al Sud nel 1860. Ma la loro militanza nei tentativi insurrezionali è già datata da tempo. Nel 1844, Mauro guida una sommossa antiborbonica a Cosenza, sfortunata non solo per l’esito, ma anche perché darà il via a quella dei Fratelli Bandiera. Partecipano ai moti del 1848 e dopo il ritiro della Costituzione da parte di Ferdinando II, proseguono la propria attività rivoluzionaria nel territorio casentino. Nel 1848, Mauro accorre “in soccorso” della Repubblica Romana e quando questa cadrà riparerà in Piemonte. Se la caveranno entrambi. Mauro in particolare sarà eletto alla Camera dei Deputati, nella Sinistra, dal 1865 al 1870. Frascati Poesia - 5/11 pag. 6 - attività Associazione a cura di Susanna Dolci - Ufficio Stampa I libri finalisti 51° Premio Nazionale di Poesia Frascati “Antonio Seccareccia: i finalisti Tre i poeti finalisti per la 51esima edizione del Premio Nazionale Poesia Frascati “Antonio Seccareccia”: Daniela Attanasio con “Il ritorno all’isola” (Nino Aragno Editore), Anna Cascella Luciani con “Tutte le poesie 1973-2009” (Gaffi Editore in Roma), Milo De Angelis con “Quell’andarsene nel buio dei cortili” (Mondadori). Daniela Attanasio, poetessa e curatrice culturale, è nata a Roma ed ha pubblicato quattro libri di poesia: “La cura delle cose” (Empiria), “Sotto il sole” (Empiria), “Del mio e dell’altrui amore” (Empiria), “Il ritorno all'isola” (Aragno). Sue poesie sono presenti nell’ “Almanacco dello Specchio”, Mondadori. Dal 2007 cura la rassegna di poesia e teatro “Teramopoesia”. Collabora, come critica, con numerosi quotidiani e riviste letterarie. Le sono stati assegnati i seguenti riconoscimenti: Premio Dario Bellezza, Premio Unione Scrittori Italiani, Premio Camaiore. Anna Cascella Luciani è nata a Roma nel 1941, ha studiato a Pescara e poi è tornata a vivere nella capitale. ” Dagli anni ’70, sue poesie sono apparse in numerose rivis- te ed antologie tra le quali “Nuovi Argomenti”, “Salvo Imprevisti”, “Poesia ed altre”. Le sue poesie sono state tradotte anche in Spagna, Germania, Scozia e Quebec. Per la Rete Tre di Radio RAI ha scritto il dramma “Bolero” e ha recensito narrativa e poesia per la letteratura inglese e americana. Sue raccolte di liriche: “Tesoro da nulla 1983-1989” (All’Insegna del Pesce d’Oro), “I colori di Gatsby. Lettura di Fitzgerald” (Lithos), “Tutte le poesie 1973-2009” (Gaffi Editore in Roma). Con “Piccoli campi” ha vinto il Premio Sandro Penna e il Premio speciale Procida-Elsa Morante. Milo De Angelis è tra le voci più significative della poesia italiana contemporanea. Vive a Milano dove insegna in un carcere. La sua prima raccolta di poesie risale al 1976 (“Somiglianze”). Scrittore di racconti e saggi, è stato anche traduttore dal francese di Racine, Baudelaire, Maeterlinck, Blanchot, Drieu La Rochelle, e dal greco e dal latino di Eschilo, Virgilio, Lucrezio, Claudiano e dell'Antologia Palatina. Ha diretto la rivista di poesia “Niebo”e la collana omonima Il Moleskine delle edizioni “La Vita Felice”, per la quale ha presentato altri poeti contemporanei. Ha partecipato e partecipa, inoltre, alle giurie di diversi premi letterari nazionali. Con “Tema dell’addio” ha vinto il Premio Viareggio2005. Come di consuetudine, nel mese di novembre gli studenti delle scuole medie inferiori e superiori del territorio incontreranno la triade dei poeti presso le Scuderie Aldobrandini e sabato 3 dicembre verrà proclamato il vincitore dell’edizione 2011. Il Premio è organizzato dall’Associazione Frascati Poesia in collaborazione, patrocinio ed intesa con il Comune di Frascati – Assessorato alle Politiche Culturali, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Fondazione Roma Terzo Settore, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale per i Beni Librari, gli Istituti Culturali ed il Diritto d’Autore, Regione Lazio Assessorato alla Cultura, Provincia di Roma - Assessorato alle Politiche Culturali, la Comunità Montana “Monte S. Croce”, Comune di Galluccio. Per info: Segreteria del Premio tel/fax 06.9420288 email: f r a s c a t i p o e [email protected] Daniela Attanasio “Il ritorno all’isola” Anna Cascella Luciani “Tutte le poesie 1973 - 2009” Milo De Angelis “Quell’andarsene nel buio dei cortili” La collaborazione redazionale a Frascati Poesia e volontaria e gratuita. Pertanto gli articoli pervenuti alla Redazione, utilizzati o meno, diventano di proprietà della rivista e nulla è dovuto ai loro autori. Gli articoli firmati riflettono esclusivamente l'opinione dei loro autori e non necessariamente quella della Rivista e dell'Associazione Frascati Poesia. L’agenda degli appuntamenti Frascati Poesia Mensile online di Poesia, Letteratura e Cultura Direttore Editoriale Arnaldo Colasanti La notte e l’anima *** Direttore Responsabile Stefano Bellu In grembo alla notte nevosa, d'argento, immensa si stende dormendo, ogni cosa. Solo una eterna sofferenza è desta dentro l'anima mia. E mi domandi perché mai si tace l'anima mia, senza versarsi in grembo alla notte che sogna? Colma di me, traboccherebbe tutta a spegnere le stelle. Rainer Maria Rilke Segreteria di Redazione Angelo Senzacqua Redazione Via G.Matteotti, 32 00044 Frascati (Rm) Tel/Fax 069420288 [email protected] www.frascatipoesia.it Associazione Frascati Poesia Sede legale Via S. Lucia Filippini, 7 00044 Frascati (Rm) Autorizzazione del Tribunale di Velletri n° 22/2010 del 28/12/10