2/2006 ANNO CENTENARIO ORARIO SACRE FUNZIONI mese di settembre 8 settembre Natività della Beata Vergine Maria, titolare della chiesa di S. Maria in Via 5-7 Preparazione alla festa. Ogni giorno: 17 settembre Solennità della B.V. Addolorata Patrona principale dell’Ordine dei Servi di Maria 12-17 18 ore 18.30 : S. Messe ore ore 10.00 : ore 12.00 : Corona dell’Addolorata 8.00 - 10.00 - 11.00 - 12.00 - 19.00 - 20.00 - 21.00 S. Messa parrocchiale S. Messa concelebrata, con la partecipazione della Cappella musicale di S. Maria in Via 1. Preparazione Sabato 23 settembre: Giornata dei malati, con la partecipazione dell’Unitalsi. Domenica 24 settembre: Giornata della Famiglia dei Servi di Maria, con la partecipazione di frati, suore e membri dell’Ordine Secolare dei Servi di Maria di Roma. Lunedì 25 settembre: Giornata dei bambini. Martedì 26 settembre: Giornata della famiglie della parrocchia. La sera del 26 settembre, ore 21-24: veglia di preghiera con celebrazione dell’Eucaristia. 2. Festa della Madonna del Pozzo Mercoledì 27 settembre: SS. Messe ore: 07.30, 08.30, 10.00, 11.00, 12.00,17.00. ore 18.30: Recita del Rosario ore 19.00: Solenne concelebrazione eucaristica ore 20.00: Processione per le vie della parrocchia Giovedì 28 settembre: ore 18.30: Incontro Associazioni e gruppi Venerdì 29 settembre: ore 12.30: Pranzo per i poveri della parrocchia Parrocchia S. Maria in Via – Via del Mortaro 24, 00187 Roma Tel. 06 - 6976741/2/3 Fax 06 - 69767436 Spedizione in Abbonamento postale. Art. 2, comma 20/c legge 662/96 Filiale di Roma 27 settembre 750° anniversario del miracolo della Madonna del Pozzo e inizio delle celebrazioni centenarie Sommario 3 Editoriale 5 Pagina di riflessione mariana 11 Frati dei Servi a S. Maria in Via: 15 p. Lorenzo M. Ferri Vita del santuario Iniziative centenarie: - La Sacra rappresentazione - Inaugurazione dei restauri - Il Concerto mariano 16 18 19 Vita della parrocchia 20 - La “lectio divina” - L’incontro con le famiglie - Il catechismo 21 22 23 24 Invito ai devoti della Madonna Omaggio alla Madonna Grazie e favori Settembre: sacre funzioni CHIESA DI S. MARIA IN VIA Notizie storiche La del Madonna Pozzo Nel 995 è menzionata in una bolla di Agapito II. Nel 1063 dà il nome alla regione circostante. Nel 1256, nella notte del 26 settembre, le acque del pozzo nelle stalle del card. Pietro Capocci rigurgitano improvvisamente ed una immagine di Maria vi galleggia sopra. Informato del prodigio, Alessandro IV la fa esporre, partecipando alla processione che la trasporta; il porporato le erige una cappella. Pubblicazione quadrimestrale del Santuario di S. Maria in Via, Via del Mortaro 24, 00187 Roma Anno XLIV, n° 2 Maggio-Agosto 2006 Spedizione in Abbonamento postale Art. 2, comma 20/c, legge 662/96 Nel 1491 viene restaurata; molti altri restauri saranno eseguiti nel 1716, 1723, 1730, 1758, 1773, 1857, 1899, 1933, 1989-92. Direttore responsabile Benito Corradini Nel 1494 è già menzionata come parrocchia. Nel 1513 Leone X la concede ai Servi di Maria residenti allora a S. Nicola in Arcione. Le offerte si possono far pervenire al Santuario tramite versamento su c/c postale n° 29227006 Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 18337 del 17.12.1980 Con approvazione ecclesiastica 3 Nel 1541 eredita altare maggiore, campane e lapidi gentilizie della demolita chiesa di S. Andrea “ad columnas”. Nel 1551 Giulio III l’erige in titolo cardinalizio. Nel 1646 il Capitolo vaticano incorona la Madonna del Pozzo. Nel 1729 Benedetto XIII riconsacra il tempio. Il 20 febbraio 1994, Giovanni Paolo II ha fatto visita alla nostra parrocchia. Grazie e favori Molti devoti della Madonna del Pozzo ci scrivono per chiedere una preghiera, per ringraziare di un favore ricevuto, per renderci partecipi della loro sofferenza e speranza, per sostenere il nostro bollettino. Ogni sera, al termine della Santa Messa, ci rechiamo processionalmente davanti all’immagine della Madonna cantando la “Salve Regina”, e affidiamo alla materna protezione di Maria gli amici, i benefattori, tutti i sofferenti nell’anima e nel corpo che si sono rivolti alla Sua potente intercessione presso Dio. In questi ultimi mesi ci hanno dimostrato la loro gratitudine: Aglianò Alfonso, Siracusa; Alati Mazzacuva Maria, Roma; Asciolla Marco e Massimo, Roma; Attinà Salvatore, Messina; Barbini Anna, Filottrano, Ancona; Bernardi Maria, Genzano, Roma; Bodoni Rinaldo, Milano; Bovini Adina, Collemarino, Ancona; Caltavituro-Santulli Salvatore, Roma; Casaburi Marisa, Napoli; Casadei, Forlì; Cecchini Gabriella, Roma; Certo Giovanni Maria, Termine Cassola, Vicenza; Codiglione Ina, Palermo; Colella Prof. Pasquale, Napoli; De Cecco Maria, Bicinicco, Udine; Di Bello Lidia, Roma; Dieni Giuseppe e Sardella Filippa, Colleferro, Roma; Duma De Giosa Maria, Roma; Egidi Rosa Maria, Montefiore dell’Aso, Ascoli Piceno; Filizzola Giuseppe, Morano Calabro, Cosenza; Fortunati Bernardino, Roma; Gaffi Armando, Roma; Gallegati Peroni Anna, Cotignola, Ravenna; Generali Silvia, Roma; Giardini Gianfranco, Vigevano, Pavia; Giovagnoli Roberta, Roma; Grifoni Patrizio, Roma; Guidi Mario, Rovigo; Lancioni Marco, Bologna; Lar Nova Esperança, Matola, Mozambico; La Rosa Giorgio, Roma; Latini Annalisa, Villa S. Giovanni in Tuscia, Viterbo; Loss Ierta, Roma; Malfatti Eugenia, Roma; Masala Maria Grazia, Bonnanaro, Sassari; Mazzerioli Coriolano, Roma; Mulone Antonio, Pisa; Murino Baldassarre, Roma; Oliva Carmela, Ancona; Pancheri Enrico, Trento; Panzacchi Gabriella e Guido, Bologna; Pedrini Maria Pia, Bologna; Petrocelli Stella, Taranto; Pianciamore Andrea, Roma; Pioppi Arrigo, Bologna; Pioppi Guido e Gabriella, Bologna; Pioppi Roberto, Bologna; Porpora Giuseppe, Roma; Principe Rosario, Napoli; Rinaldi Francesca, Roma; Ruolo Graziella, Barcellona, Messina; Russello Micale Melina, Palermo; Russello Sparacino Rosalia, Palermo; Santini Dr. Rinaldo, Roma; Scaccia Giovanni, Foligno, Perugia; Sorrentino Vincenzo, Santo Stefano del Sole, Avellino; Tassinari Gerardo, Cento, Ferrara; Terafina Pasqua, Tuscania, Viterbo; Terzi Dario, Cosenza; Todesco Scarso Clelia, Cresole di Caldogno, Vicenza; Urzi Rosa, Tremestieri Etneo, Catania; Vani Massimo, Roma; Vincolato Giuseppe, Chieti; Viola Franchino, Luzzano, Benevento; Zuccalà Claudio e Nella, Avola, Siracusa. 23 to); - il restauro della grande tela che raffigura il primo miracolo (già inizia- - restauro mense altare; - cancellata; - pavimento; - balaustre; - lampade votive; - voliere ex-voto; - restauro delle vetrate istoriate e del battistero. Per ogni intervento già abbiamo un preventivo di spesa. Tutti possiamo partecipare con la nostra piccola o grande offerta. Chi ha la possibilità e lo desidera potrà finanziare un singolo intervento, anche in ricordo dei propri defunti. Sulla forma con cui partecipare, ci si potrà rivolgere al parroco o versare la propria offerta sul conto corrente postale n. 29227006, intestato a Madonna del Pozzo Parrocchia S. Maria in Via. Sono sicuro che ogni devoto della Madonna del Pozzo come ogni fedele della parrocchia sentirà la gioia e l’impegno di contribuire a rendere decorosa e accogliente la cappella dove ci rechiamo fiduciosi per pregare, per chiedere, per ringraziare la Madonna Nel mese di settembre 2006, una speciale pubblicazione sulla Madonna del Pozzo riporterà i nomi di tutti gli offerenti. Per tutti i benefattori, vivi e defunti, durante l’intero anno 2006, sarà celebrata ogni sabato una S. Messa nella cappella della Madonna alle ora 7.30 a.m e alle ore 11.00 a.m. A tutti il nostro grazie anticipato il parroco Editoriale Lo spirito delle celebrazioni centenarie di tramandare il ricordo. Questo, in generale, è il senso della celebrazione di un anniversario. Nel nostro caso, tuttavia, vorremmo spendere due parole non soltanto sul senso, ma anche sullo spirito che deve caratterizzare la celebrazione del 750° anniversario del miracolo della Madonna del Pozzo. Dicendo spirito, intendiamo riferirci all’atteggiamento interiore. Abbiamo più volte ricordato che il pellegrinaggio di devoti che sostano nella cappella della Madonna del Pozzo ebbe inizio nel settembre del 1256 e, da allora, non si è mai interrotto. Non lo hanno fermato le guerre, le epidemie, le carestie, gli anni delle invasioni di Roma da parte di eserciti stranieri. Anzi, nei momenti più drammatici della storia di Roma, questo pellegrinaggio si è fatto più numeroso e implorante. Perché tutto questo? Non è infrequente che sfogliando il giornale o ascoltando radio e telegiornale ci si imbatta nella celebrazione di anniversari, quinquennali, decennali, cinquantenari, centenari e persino millenari. Si celebrano per ricordare o, come si preferisce dire oggi, per fare memoria di eventi, che i testimoni superstiti amano rivivere o proporre ai più giovani affinché, a loro volta, non tralascino Senza dubbio lo spirito delle celebrazioni centenarie può avere molti volti, ma uno sembra prevalere e attraversare i 750 anni di vita di questo santuario. Chi è venuto a visitare la Madonna del Pozzo, chi si è inginocchiato davanti alla Sua immagine, chi ha pregato ed ha bevuto l’acqua del ai nostri abbonati e lettori, ai devoti della Madonna del Pozzo alle loro famiglie e a tutti i loro cari l’augurio di un sereno periodo di vacanze estive 3 Pozzo, era spinto da una certezza: la certezza di non andare deluso, la certezza di trovare un approdo di speranza, la certezza di poter contare su di una assistenza sicura. Questo spirito, questo interiore atteggiamento, è anche l’eredità tramandata dalla teoria interminabile di pellegrini che, oggi, sembrano darci un appuntamento celebrativo nella cappella della Madonna del Pozzo. Certamente si rimane colpiti dalle grazie straordinarie attribuite all’intercessione della Madonna del Pozzo. Queste grazie, però, non sono soltanto la guarigione da una malattia, ma anche la fiducia ritrovata, il dono ottenuto di accettare la propria situazione anche la più dolorosa, la forza ricevuta di convertirsi al bene e alla verità, la gioia riscoperta della serenità familiare. Non si tratta di una lettura allegorica della storia di questo santuario; si tratta della sua cronaca, del suo diario spirituale. La folla di pellegrini che ci ha preceduto, quest’anno prega con noi e noi preghiamo con loro, continuando a formare un catena orante e implorante. Nessuno tra i tantissimi che hanno sostato nella Cappella della Madonna del Pozzo ha usato le stesse parole, ma tutti sono stati animati da un medesimo sentimento di fiducia e di abbandono. Le nostre invocazioni sono come la eco di quelle che per 750 anni si sono elevate alla Madonna in questo santuario, dal quale nessuno che vi entri con spirito di sincera devozione può uscirne deluso. Qui davvero suonano di straordinaria attualità le parole di una delle più antiche, forse addirittura la più antica preghiera mariana: Sub tuum praesidium confugimus, Sancta Dei Genitrix; nostras deprecationes ne despicias in necessitatibus, sed a periculis cunctis libera nos semper, Virgo gloriosa et benedicta (Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio; non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o sempre Vergine gloriosa e benedetta). Racconta l'evangelista Giovanni che Le preghiere recitate in questo santuario, se riunite, potrebbero formare una smisurata antologia di invocazioni nelle quali, meglio che in ogni altra rievocazione, si rispecchia la condizione umana e, soprattutto, la storia del dolore umano. Libro dei miracoli. In occasione delle celebrazioni centenarie, stiamo preparando un libro che riporta le grazie, le guarigioni miracolose, i favori ottenuti per intercessione della Madonna del Pozzo in questi ultimi 50 anni (1956-2006). Alcuni di questi fatti prodigiosi sono già stati pubblicati nel Bollettino “La Madonna del Pozzo”. Invitiamo tutti gli altri devoti della Madonna del Pozzo che hanno vissuto queste straordinarie sperienze di scriverle e farle pervenire in Parrocchia. Nella narrazione non è necessario mettere il proprio nome, se uno non lo desidera. La vostra comunicazione dovrà pervenire entro il 31 luglio 2006. Vogliamo tener viva la memoria della singolare presenza accanto a noi della Madonna del Pozzo. 4 alle 20.00, dal lunedì al venerdì, nelle settimane comprese tra il 6 e il 29 marzo, dando così maggiore possibilità ai sacerdoti della parrocchia di trovare in casa i membri della famiglia. Inoltre, l’avviso indicava giorni e vie della parrocchia. Gli incontri con le famiglie sono stati compiuti dal parroco fra Paolo M. Erthler, dai sacerdoti Servi di Maria fra Cesare M. Antonelli e fra Lourdusamy M. Anthonysamy e dal diacono fra Pietro M. Andriotto. Ogni incontro comprendeva un momento comune di preghiera, la benedizione e lo scambio degli auguri di Pasqua. Al termine dell’incontro, ad ogni famiglia è stato lasciato in dono l’immagine con annessa Preghiera alla Madonna del Pozzo per le nostre famiglie e un opuscolo dal titolo Signore, insegnaci a pregare!, del quale è autore mons. Angelo Comastri. Questo, oltre al testo del rito della Benedizione della famiglia, riunisce utili riflessioni e preghiere. Quando i sacerdoti non trovavano alcun membro della famiglia da incontrare, veniva lasciato un foglio con su scritto: “Un cordiale saluto a tutti voi. Sono passato per incontrare la vostra famiglia. Non avendovi trovato, mi permetto di avvertirvi che, se desiderate incontrarmi, sono a vostra disposizione. Il mio telefono è: 06-697.67.41”. Il catechismo Il catechismo è stato regolarmente assicurato da seguenti catechisti: Maria Rosaria Santarpino e il seminarista dell’Istituto del Preziosissimo Sangue Biagio Serino hanno tenuto il primo anno di preparazione alla Cresima per cinque bambini, mentre il seminarista dell’Istituto del Preziosissimo Sangue Salvatore Soreca ha tenuto il secondo anno di preparazione alla Cresima a sette bambini (tre maschi e quattro femmine). Ai parrocchiani di S. Maria in Via e a tutti i devoti della Madonna del Pozzo Stiamo celebrando il 750° del primo miracolo della Madonna del Pozzo (27 settembre 1256-2006). Insieme alle iniziative spirituali, caritative e culturali, nel corso dell’anno centenario vogliamo restaurare la cappella della Madonna, quale segno della nostra gratitudine verso di Lei che, in questo luogo, fa sentire potente la sua protezione ed elargisce grazie abbondanti. Sono stati programmati vari interventi per custodire, ricuperare e restaurare il patrimonio religioso e artistico della cappella: - il restauro della decorazione pittorica della volta (già iniziato); - la pulitura delle pareti marmoree; - l’impianto elettrico e di illuminazione; - impianto idrico e vasca in pietra; - il riordino dell’arredo (banchi, sedie, candelabri); 21 La “lectio divina” Anche quest’anno, la “Lectio divina”, è stata condotta, il mercoledì sera, da ottobre a tutto il mese di maggio, dal biblista Servo di Maria prof. Dante Andreoli, docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Facoltà Teologica “Marianum”. Questa importante iniziativa ha cominciato a dare, nella nostra parrocchia, segni di una maggiore, anche se ancora troppo scarsa, partecipazione. Forse l’espressione latina “Lectio divina” può sembrare ad alcuni di difficile accesso. In realtà, essa indica una forma di catechesi e di meditazione molto semplice. Il Padre Dante, dopo una breve introduzione, legge il testo delle tre letture della Messa della Domenica successiva, poi spiega soprattutto una delle letture e il Vangelo. Ciò permette, ascoltando la Messa della Domenica, di meglio comprendere l’omelia del sacerdote. La pratica della “Lectio divina” riprenderà nel prossimo mese di ottobre. L’incontro pasquale con le famiglie Preannunciato in tutti i suoi particolari, l’incontro pasquale con le famiglie, ha avuto quest’anno alcune caratteristiche particolari. Alla porta della chiesa era stato affisso un avviso che comunicava che tale incontro avrebbe avuto luogo dalle ore 17.00 Angelo (M. Bedini, 1948). Particolare della volta della Cappella della Madonna del Pozzo. 20 Pagina di riflessione mariana “Madonna del Pozzo”. Origine e senso di un titolo N ARISTIDE M. SERRA el precedente contributo del prof. Aristide M. Serra si è parlato del “pozzo” come simbolo della Parola di Dio testimoniata dalle Sacre Scritture del popolo di Israele. In questa seconda riflessione ci accostiamo alla Persona di Gesù come al “vero pozzo” di acqua viva, in quanto Egli ha rivelato pienamente la Parola Divina che viene dal Padre. II. GESÙ “POZZO” DI ACQUA VIVA a Sicar, cittadina situata nella regione della Samaria, c'era il pozzo lasciato in eredità dal patriarca Giacobbe a suo figlio Giuseppe (cf. Genesi 33,18-20; 48, 21-22). Un giorno Gesù era in viaggio dalla Giudea alla Galilea. Passando per la Samaria, che sta fra la Giudea e la Galilea, giunge al pozzo di Giacobbe, e lì - stanco del cammino - fa una sosta, seduto sull'orlo del pozzo. Era circa mezzogiorno, quando dalla vicina città di Sicar arriva una donna per attingere acqua. E Gesù si presenta a lei, dicendo: "Dammi da bere" (Giovanni 4,3-7). Stando alle usanze del Gesù e la samaritana al pozzo tempo, non era permesso ad un uomo parlare in pubblico con una donna. Ma Gesù - cercatore insonne di fratelli e sorelle ai quali rivelare il Padre! - rompe le convenzioni e si accosta a questa sorella sul piano della pura umanità, come un viandante assetato, carico di fatica. Da lì ha inizio il dialogo, che prende l'avvio da due elementi materiali, cioè il pozzo e l'acqua che sgorga dalle sue falde. Gesù, tuttavia, passa dalle realtà materiali a quelle spirituali. Così facevano i Rabbini di Israele nel loro insegnamento. E così fa Gesù, "Rabbì ... maestro venuto da Dio" (Giovanni 3,2). Nell'intreccio del dialogo con la donna di Samaria lì incontrata, Egli rivela se stesso come il vero pozzo dal quale scaturisce l'acqua viva che disseta per sempre. Ma di quale acqua intendeva parlare Gesù? Diciamolo subito. Partendo dall'ac5 qua del pozzo di Giacobbe, Gesù portava il discorso sull'acqua viva che è la sua Parola, resa operante in noi dallo Spirito Santo. Quindi: Parola di Gesù e Spirito Santo in simbiosi; agiscono infatti in stretta collaborazione nella persona di ogni discepolo e discepola del Signore. La Parola e lo Spirito fluiscono da Gesù come da un mistico pozzo, da una sorgente spirituale. I. L’ACQUA VIVA È LA PAROLA DI GESÙ Questa equivalenza simbolica si ricava dalla espressione che Gesù rivolge alla donna samaritana: «Se tu conoscessi il dono di Dio e colui che ti dice: “Dammi da bere”, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva» (Giovanni 4,10). Il “Dono di Dio” di cui parla Gesù è la sua stessa Persona di Verbo Divino fatto carne. Poco prima l’evangelista aveva scritto: «Dio ha tanto amato il mondo da donare il suo Figlio Unigenito» (Giovanni 3,16). La presenza di Gesù in mezzo a noi, come “Dono”, è l’espressione più alta dell’amore di Dio-Padre non solo verso il popolo d’Israele, ma per il mondo intero. Gesù è venuto fra noi per manifestare compiutamente il volto del Padre. Perciò la sua parola è sempre “rivelatrice”. Infatti fa conoscere a noi la vita eterna che arde in seno alla Trinità Santa e che è comunicata al mondo. Il momento stesso in cui Gesù dialoga con la donna di Samaria è un tempo di “rivelazione”. Lo dimostra l’accento che l’evangelista pone sulla “parola” di Gesù: «Colui che ti dice ... Sono io che ti parlo» (Giovanni 4,10.26). Conversando con lei, Egli solleva per un istante il velo che avvolge il mistero della sua Persona, e si manifesta come il Messia atteso che «annunzierà ogni cosa» riguardante l’era nuova, quella definitiva. Al sorgere di questo Giorno e all’avvento di quest’Ora, il culto perfetto ha come termine la Trinità Santa: adorare il Padre, accogliendo la Parola di Verità del Figlio Gesù, sotto l’impulso dello Spirito Santo (Giovanni 4,23-24). Al tempio di pietra (sia di Gerusalemme in Giudea, sia del monte Garizîm in Samaria) subentra il tempio che è la nostra persona. Entro lo spazio interiore delle nostre coscienze avviene l’incontro col Dio Padre-Figlio-Spirito, rivelato da Gesù. Questo sublime insegnamento è «l’acqua viva» da Lui donata e riversata nel cuore dei credenti. Già la dottrina biblica del Primo Testamento paragonava all’acqua la parola che esce dalla bocca del sapiente. Leggiamo nel libro dei Proverbi: «Le parole della bocca dell’uomo sono acqua profonda, la fonte della sapienza è un’acqua che straripa» (18,4). Ancora: «Come acque profonde sono i consigli nel cuore dell’uomo, l’uomo accorto le sa attingere» (20,5). E il Siracide afferma dal canto suo: «La scienza del saggio cresce come una piena, il suo consiglio è come una sorgente di vita» (21,13). In linea con il magistero delle Sacre Scritture, il giudaismo assimilava la dottrina dei maestri d’Israele ad uno scroscio d’acqua che sgorgava dalla loro bocca, quasi fosse una fontana-sorgente-pozzo di acque vivificanti. Mettersi alla scuola di un Rabbino era lo stesso che «bere alla sua acqua». La voce del Cristo Risorto, attesta il veggente dell’Apocalisse, «era simile al fragore di grandi acque» (1,15). Non era forse tale anche la voce di Gesù, quando venne a colloquio con la samaritana? Veramente nella sua parola si nascondeva una forza segreta di attrazione. Lo prova il fatto che la donna, dopo aver incontrato la mistica sorgente che è Gesù, abbandona sul posto la sua brocca (Giovanni 4,28); ossia rinuncia alla propria acqua, poiché in Gesù ha trovato «l’acqua viva» che la disseta per sempre. «Signore, dammi di quest’acqua ... », aveva detto a Gesù (Giovanni 4,15). E Gesù accondiscese alla sua richiesta, rivelando 6 Vita della parrocchia Il programma del concerto Il M° Luigi Ciuffa ha eseguito il seguente programma: FRANZ LISZT (1811-1886), Fantasia e fuga sopra il corale “Ad nos, ad salutarem undam” (1850); JULIUS REUBKE (1834-1858), Sonata sopra il 94° Salmo (postuma); RAFFAELE MANARI, Studio da concerto sopra la melodia gregoriana del “Salve Regina” (1928). Folta la partecipazione del pubblico che ha caldamente applaudita l’esecuzione. Il concerto mariano Domenica 28 maggio, alle ore 17.15, nella nostra chiesa, la Cappella Musicale di S. Maria in Via ha eseguito un concerto a tema mariano. Dirigeva il Maestro Luigi Ciuffa, docente titolare di Musica Corale e direzione di Coro presso il Conservatorio di Rovigo, Direttore dell’Associazione Corale Lorenzo Perosi di Cave, Direttore della Cappella di S. Maria in Via e organista della nostra chiesa. Il pieghevole distribuito ai presenti, oltre al programma, riportava anche una nota sulla nascita e lo sviluppo della Cappella Musicale S. Maria in Via, fondata nel 1944 dal P. Giovanni M. Catena e una nota sull’origine della nostra chiesa e santuario. Questo l’applauditissimo programma del concerto: CANTO GREGORIANO, Gaudeamus; GIOVANNI PIERLUIGI DA PALESTRINA, Jesu! Rex Admirabilis; O bone Jesu; DOMENICO BARTOLUCCI, Regina Coeli; Tota Pulchra; LORENZO PEROSI, O salutaris ostia, Ave Maria; JEAN-MARIE PLUM OSM, Sub tuum praesidium; DOMENICO BARTOLUCCI, Stabat Mater; LORENZO PEROSI, dalla Secunda Missa pontificalis (Kyrie e Gloria). All’organo il M° Luigi Pastoressa. Della vita della parrocchia nel periodo pasquale vogliamo ricordare tre momenti o aspetti: la pratica settimanale della “Lectio divina”, l’incontro pasquale con le famiglie, il Catechismo. L’opuscolo di preghiere lasciato a ogni famiglia dopo l’incontro pasquale. 19 con rimozione della cancellata di ferro, la ricostruzione di lacune sulla facciata principale, la pulitura dei paramenti in pietra e mattone, il rifacimento delle decorazioni in finto marmo sul lato di Via del Tritone. Prima del concerto inaugurale, il parroco fra Paolo M. Erthler ha pubblicamente espresso un vivo ringraziamento alla Direzione Generale Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno, alla Soprintendenza Beni Ambientali e Archeologici di Roma, all’Impresa Carlo Picchetta e alla Società Malkasten. Il restauro dell’organo La parte più antica dell’organo del 1766 è del tirolese Johann Conrad Werle. Nel 1910 Carlo Vegezzi Bossi ha restaurato tutta la cassa espressiva utilizzando parte dell’organo antico. Le due cantorie furono donate nel 1925 dal cardinale Patrizio J. Hayes, arcivescovo di New York e titolare della chiesa. Nel 1930 Giovanni Tamburini di Crema ha aggiunto la tastiera del grand’organo e ha riformato il sistema trasmissivo applicando le combinazioni aggiustabili. L’organo, di 2 tastiere e 27 registri reali, fu inaugurato il 22 novembre 1930 con un concerto dei due Maestri Armando Antonelli e Raffaele Manari. La stessa Fabbrica d’organi Comm. Giovanni Tamburini, ora condotta dal nipote Saverio Anselmi Tamburini, negli anni 2005-2006 ha curato il restauro completo dell’organo installando un nuovo sistema trasmissivo monocavo per la parte elettrica. Roberto Sugaroni di Acquapendente (Viterbo), nel 2005, ha restaurato tutta la decorazione lignea. Sebbene non di grandi dimensioni, l’organo è sviluppato in due corpi posizionati l’uno sul lato destro l’altro sul lato sinistro del presbiterio. Ha i prospetti ad una sola campata di 27 canne formanti 5 cuspidi. Lo strumento ha le seguenti caratteristiche: consolle (mobile a 2 tastiere, 61 tasti ambito do-do), pedaliera concava radiale con 32 pedali ambito do-sol (registri: bordone 16, contrabasso 16, bordone 8, basso 8). Registri: in una fila orizzontale sopra le tastiere: Prima tastiera: 1) principale 16; 2) principale 8; 3) principale secondo; 4) dulciana; 5) flauto; 6) ottava 4; 7) decima quinta 2; 8) ripieno 6 filre; 9) unda maris 8; 10) trombe 8. Seconda tastiera: 11) bordano 8; 12) salcianale 8; 13) principalino 8; 14) viola dolce 8; 15) voce eterna 4; 16) flauto armonico; 17) nazardo 2.2/3; 18) flautino 2; 19) terza 1.3/5; 20) voce celeste 8; 21) coro viole 8; 22) oboe 8; 23) voce corale 8; 24) tremolo; Unione tastiere: 25) grave I; 26) grave II-I; 27) sopra I, 28) sopra II-I; 29) grave II; 30) sopra II; 31) unione I pedale; 32) unione II pedale; 33) sopra I p.; 34) sopra II p. Somieri elettropneumatici a pistoni, mantici 2 a lanterna e 4 a cuneo aggiunto elettroventilatore, canne interne ed esterne due prospetti di 27 canne formanti 5 cuspidi bocche non allineate – canne interne con bocche sopra il crivello accordatura a riccio e a finestra. 18 se stesso a lei in quanto Messia che insegna le vie di Dio (Giovanni 4,25-26). II. L’ACQUA VIVA È LO SPIRITO SANTO DONATO DA GESÙ Abbiamo, a questo riguardo, due serie di testi: la prima annuncia la promessa fatta da Gesù circa il Dono dello Spirito Santo, quale acqua vivificante; la seconda è relativa al compimento di tale promessa. Vediamo le rispettive citazioni tratte dal quarto vangelo. La promessa Due sono i testi conduttori per il nostro assunto. Si tratta di Giovanni 4,13-14 e 7,37-39. *Giovanni 4,13-14. Gesù dichiara alla donna di Samaria: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». In questa battuta del dialogo, Gesù spinge lo sguardo in avanti. Parla al futuro: « Io gli darò ... ». Quale futuro? Sarà l’era inaugurata dalla sua “glorificazione”, dal suo passaggio da questo mondo al Padre. Si profila già l’orizzonte dischiuso dalla Pasqua. Lo vediamo su-bito appresso. *Giovanni 7,37-39. Il brano è pervaso da un’aura solenne e profetica insieme: «Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò a gran voce: “Chi ha sete venga a me e beva; chi crede in me, come dice la Scrittura, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno”. Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c’era ancora lo Spirito, perché Gesù non Moretto da Brescia (1498-1554). La samaritana al pozzo. Bergamo, Accademia Carrara 7 era stato ancora glorificato». Gesù pronunciò queste parole a Gerusalemme, nel tempio, mentre era in corso la festa dei Tabernacoli o delle Capanne. Essa durava sette giorni, mentre l’ottavo finì per diventare una festa autonoma, chiamata “gioia della Legge”. La solennità si celebrava in autunno, a partire dal giorno 15 del settimo mese ebraico chiamato Tishrî (settembre-ottobre). Alla gioia per la fine della vendemmia e della raccolta degli altri frutti della terra, si sovrappose il ricordo delle tende in cui abitarono gli israeliti nel deserto, dopo essere usciti dalla schiavitù subita in terra d’Egitto. In memoria di quell’esperienza lontana nel tempo, per tutta la durata della festa la gente viveva sotto le tende o in capanne costruite sulle terrazze delle case o nei dintorni della città (Esodo 23,16; Levitico 23,33-36.39-43; Numeri 29,12-38; Deuteronomio 16,13-17). Tra i riti che caratterizzavano la ricorrenza dei Tabernacoli, vi era la libazione delle acque, praticata in ciascuno dei sette/otto giorni. Al mattino, sul far del giorno, un corteo solenne di sacerdoti scendeva alla fontana di Siloe, e qui uno di loro attingeva tre “log” o misure di acqua in un recipiente d’oro, detto “tzlochît”, che poteva essere un’ampolla-brocca-bottiglia-fiasco ... Poi si snodava la processione. Dalla fontana di Siloe si ritornava al tempio, passando attraverso la Porta delle acque, ove il corteo era salutato da un triplice suono di tromba. Giunti al tempio, il sacerdote officiante saliva la rampa a sud dell’altare degli olocausti e qui, all’angolo sud-ovest, versava l’acqua assieme al vino. Con questo rito propiziatorio si invocava dal Signore il dono di una pioggia abbondante, così vitale per il tempo della semina ormai imminente. Quel gesto rituale, però, evocava anche attese profonde, connesse alla salvezza definitiva che il Signore avrebbe concesso al suo popolo. L’acqua versata in libazione era considerata come un anticipo figurativo delle acque che sarebbero fuoriuscite dal tempio descritto nella celebre visione di Ezechiele (47,1-12). Oltre a questo passo, assai noto, altri testi biblici erano meditati in relazione con la festa dei Tabernacoli. Ciò avvenne per Numeri 21,17 («Sgorga, o pozzo ...»), per Gioele 4,18 («In quel giorno ... una fonte zampillerà dalla casa del Signore»), per Zaccaria 14,8 («In quel giorno acque vive sgorgheranno da Gerusalemme ... ») e per Isaia 12,3 («Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza»). E v’è di più. L’acqua versata dalla brocca-bottiglia in occasione della festa dei Tabernacoli richiamava il pensiero al ritorno delle acque primordiali della creazione, quelle del paradiso delle origini (Genesi 2,10-14). Come dicevamo nell’articolo precedente, si credeva che il Messia, a somiglianza di Mosè (Numeri 21,16-18), avrebbe provveduto anche lui un pozzo di acque vive alla sua gente. Quel dono era atteso come la sintesi delle benedizioni che il Signore avrebbe elargito in pienezza a Israele, popolo dell’Alleanza. Rimessa nel suo contesto liturgico originario, la proclamazione di Gesù citata sopra, balza viva e attualizzante. Siamo nel giorno conclusivo della festa dei Tabernacoli: un giorno grande! In evidente allusione al rito dell’acqua, Gesù ne svela il senso racchiuso. Due tratti descrittivi concorrono a evidenziare l’importanza della sua parola. Egli «si leva in piedi»: assume, cioè, una posizione magisteriale, tipica di colui che insegna in maniera autorevole. E poi «grida a gran voce»: ossia rivendica a sé la funzione del profeta che sta per trasmettere una rivelazione importante da parte di Dio (cf.Giovanni 7,20). Quale rivelazione? Quando sia giunta l’Ora della sua glorificazione, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno, vale a dire dall’intimo della sua stessa Persona, per abbeverare i credenti in lui. Questo evento di salvezza è con8 Giacomo, mentre i testi di letteratura erano tratti da opere di: Rainer M. Rilke, G. Gigliozzi, Jacopone da Todi, Kalil Gibran, Alessandro Manzoni, Giovanni Testori, David M. Turoldo e da un Anonimo medievale. Inaugurazione dei restauri Domenica 7 maggio, dietro invito della comunità dei Servi di Maria e del Consiglio pastorale della parrocchia, autorità, parrocchiani, amici e devoti della Madonna del Pozzo hanno partecipato al Concerto che ha inaugurato il restauro dell’organo e della facciata della chiesa. Il restauro della facciata della chiesa Come a molti sarà noto, l’attuale prospetto della chiesa di S. Maria in Via è frutto del contributo di diversi artisti che vi espressero, nell’arco di un secolo, le tendenze architettoniche della Controriforma: Giacomo Della Porta, Francesco da Volterra, Carlo Lombardi e Carlo Rainaldi, che la ultimò nel 1681. Negli anni 2005-2006 è stato realizzato il restauro conservativo delle facciate Il maestro Luigi Ciuffa tra il p. priore di S. Maria in Via p. Carlo Della Tommasina e il parroco p. Paolo Erthler 16 zione “Ancilla Domini” La Compagnia Stabile di Prosa “De’ Servi”, in collaborazione con l’Associazione Romana “Amici del Presepio”, venerdì 24 marzo 2006 ha presentato in chiesa “Ancilla Domini. Lettura drammatizzata di testi sacri e letteratura”, con musiche, canti e quadri viventi. Il tutto a cura di Annina Germani e Gabriele Solfanelli. La rappresentazione è stata seguita dai presenti con viva partecipazione, grazie anche all’opuscolo, distribuito ai partecipanti, che riproduceva tutti i testi recitati. Questi gli interpreti della sacra rappresentazione: Lettori della Compagnia di Prosa “de’ Servi”: Annina Germani, Isabella Nuboloni, Alberto Cherubini, Giovanni Moriccioni, Francesco Sabatini. Interpreti dei Quadri viventi, del-l’Associazione “Amici del Presepio”, coordinati da Mario Mattia: Anna M. Borsatti, Luciana Cordeschi, Franco D’Attili, Giulia Dell’Amico, Vincenzo Fiore, Rita Giani, Salvatore Granato, Davide Labriola, Ettorina Leonori, Giuseppe Maddonni, Anna Viselli, Wissam Koroe e Ombretta Pisano. Regia di Gabriele Solfanelli. Il tema di fondo di questa lettura drammatizzata era indicato nel testo di Giovanni Paolo II riportato nella copertina dell’opuscolo distribuito a tutti i partecipanti: “Ti salutiamo, umile Ancella del Signore, che hai donato agli uomini il Figlio di Dio e, donna obbediente, col tuo fiat ci ha insegnato a fare docilmente tutto ciò che Egli ci comanda”. Quattro sono stati i quadri viventi (Maria Bambina al tempio, Gesù nato, Longino, Maria Dolente) con alternanza di testi biblici e letterari intercalati da brani ed effetti musicali che seguivano l’introduzione dei temi enunciata dal Coro. I testi biblici erano tratti dall’Antico e dal Nuovo Testamento nonché dal Protovangelo di Eletto il nuovo Priore provinciale della Provincia di Piemonte-Romagna dei Servi di Maria. Il nostro parroco eletto Socio provinciale Il Capitolo provinciale della Provincia di Piemonte-Romagna dei Servi di Maria, nel corso del Capitolo provinciale celebrato presso l’Istituto San Pellegrino di Misano Adriatico (Rimini) alla fine dello scorso mese di maggio, ha eletto il p. Cesare M. Antonelli, Priore provinciale e il nostro parroco padre Paolo M. Erthler, Socio provinciale. La Provincia di Piemonte-Romagna, della quale fa parte anche la comunità di S. Maria in Via, ha conventi in Piemonte, Liguria, Toscana, Emilia-Romagna e Marche. 16 nesso alla sua futura “glorificazione”: un termine che nel vangelo di Giovanni indica la passione-morte-risurrezione di Gesù, la quale manifesta la sua “gloria”, cioè la sua identità profonda di Figlio Divino del Padre (Giovanni 14,20; 17,1.22.24). In altre parole: come frutto della sua passione gloriosa, ormai imminente, il Signore Risorto potrà effondere in abbondanza lo Spirito Santo sulla Chiesa, nata dal mistero pasquale. Il compimento della promessa Vediamo, ora, i passi che presentano Gesù come sorgente dalla quale emana lo Spirito Santo. Ci soffermiamo sui seguenti tre episodi: Giovanni 19,30; 19,34-35 e 20,22. *Giovanni 19,30: «[Gesù], chinato il capo, rese lo spirito» (greco parédoken to pnéuma). Da lunga data si fa notare che la frase greca usata qui dall’evangelista («rese [consegnò] lo spirito») è inconsueta per descrivere la morte di una persona. Contestualmente si è d’accordo nel riconoscere in questa formula un caso tipico del duplice senso, materiale e spirituale, che l’evangelista annette sovente al suo vocabolario. I termini da lui impiegati significano due realtà: una fisica, la morte di Gesù («chinato il capo, spirò»); l’altra spirituale, l’effetto della sua morte, ossia il dono dello Spirito Santo («chinato il capo, effuse lo Spirito»). *Giovanni 19,34-35: «Uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e Hugo Van der Goes (1467-1497 ca). Crocifissione. Venezia, Museo Correr. 9 acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera ed egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate». Il contesto della scena ci è noto. I soldati danno il colpo di grazia ai due ladroni crocifissi con Gesù, spezzando loro le gambe per affrettarne la morte (v.32). Venuti poi da Gesù, si rendono conto che è già morto. Perciò si astengono dal crurifragio (v.33). Ma uno di loro gli ferì il costato con la lancia. Cosa poteva fuoriuscire da quel corpo lungamente stremato e martoriato? L’evangelista, valendosi della sua testimonianza oculare, ricorda che «ne uscì sangue e acqua», e dà un valore di fede alla sua testimonianza (vv.34-35). Invita perciò il lettore a scoprire in quel fatto una valenza profonda, che va al di là del fenomeno fisico. Dal punto di vista medico, il sangue potrebbe denotare un edema polmonare, accumulatosi nelle cavità sierose del corpo di Gesù; l’acqua indica forse il liquido pleurico, addensato nel suo petto. Ma l’occhio della fede scruta le profondità dell’evento. Il sangue (ritenuto sede della vita, secondo la Bibbia) significa che Gesù ha donato la sua vita fino alla morte cruenta di croce, quale prova suprema del suo amore per noi (Giovanni 15,13). L’acqua, invece, è simbolo dello Spirito Santo, che è il frutto della morte redentrice del Signore (Giovanni 7,37-39). *Giovanni 20,22: «[Gesù risorto] alitò su di loro [sui discepoli] e disse: “Ricevete lo Spirito Santo”». Dopo essere asceso al Padre, Gesù ritorna dai discepoli, e trasmette loro l’energia dello Spirito col soffio della sua bocca. Alle origini della prima creazione, il Signore Dio aveva plasmato l’uomo, «e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente» (Genesi 2,7). Ora Cristo Risorto, l’Adamo Divino, è principio della nuova creazione scaturita dalla Pasqua. III. GESÙ: POZZO /SORGENTE DI ACQUA VIVA ... L’Antico Testamento, abbiamo visto, è ricco di tradizioni suggestive sui pozzi e sorgenti d’acqua, assunti come simbolo principe della Parola di Dio. A questa fonte copiosa di insegnamenti si dissetava il popolo di Dio, lungo le tappe del suo cammino. Ma tutto era figura e preparazione della pienezza che sarebbe apparsa con la venuta di Gesù. Lui è il vero pozzo, la vera sorgente, il vero tempio. Con la samaritana, ancora ignara chi fosse il suo interlocutore, potremmo ripetere: «Signore ... il pozzo è profondo ... » (Giovanni 4,11). Sì, dal Signore Gesù abbiamo la rivelazione perfetta del disegno divino, quale splende nel Vangelo da lui predicato. Grazie alla sua Parola di Verità, correnti impetuose di acqua salutare irrorano la nostra terra. Incontenibile è l’anelito di ogni creatura verso l’acqua di vita. Solo Gesù, mediante il suo Santo Spirito, riesce a dirci «la verità tutta intera» (Giovanni 16,13): da dove veniamo, dove siamo diretti, chi siamo. A quel punto - diversamente da quanto pensava la donna di Samaria! - egli appare come l’autentico “strumento per attingere l’acqua” dal pozzo (Giovanni 4,11). Fuor di metafora: Gesù, oltre ad essere il donatore della Parola del Padre (Giovanni 17,8), ne è anche l’interprete più accreditato. E così, oltre ogni previsione, si adempivano le speculazioni giudaiche. Nello “strumento”, infatti, esse vedevano il maestro esperto che guida i fratelli nella comprensione delle Sacre Scritture. Stupenda la visione conclusiva, offerta al veggente dell’Apocalisse! Nella Nuova Gerusalemme, che è il nostro mondo abitato dal Risorto-Dio con noi, scorre «un fiume d’acqua viva, limpida come cristallo, che scaturisce dal trono di Dio e dell’Agnello ... Chi ha sete, venga; chi vuole attinga gratuitamente l’acqua della vita» (Apocalisse 22,1). 10 Vita del santuario Iniziative centenarie Ricordiamo alcune delle principali iniziative centenarie realizzate nei primi mesi di quest’anno. Ci riferiamo alla sacra rappresentazione “Ancilla Domini”, al riuscitissimo Concerto mariano, all’inaugurazione del restauro dell’organo e al restauro della facciata della chiesa. le dell’Ordine, celebrato a Roma nel 1953, elesse il padre Ferri Consultore generale; a questo ufficio fu aggiunto quello di economo generale. Ritornato a Roma, rimase per circa un anno a Santa Maria in Via, poi passò definitivamente alla comunità di San Marcello al Corso. Negli ultimi anni di vita, padre Ferri lavorò alla nuova redazione del Breviario proprio dell’Ordine dei Servi di Maria, secondo la nuova riforma della Chiesa. Già in precarie condizioni di salute, il 21 dicembre 1963 fu colpito da paralisi che in poche ore lo portò alla morte. La memoria di Angelo Stefanucci, così ricorda l’ultimo saluto al padre Ferri. “Forse ad attenderlo nel beato regno e a condurlo dinnanzi al sommo giudice, vi erano i confratelli Alfonso Sensoli ed Egidio Pensabene, con i quali aveva tanto lavorato, in fraterna unione, nel terzo Un particolare della sacra rappresentazione. decennio del nostro secolo. Ed a far ala saranno stati presenti anche i giovani del Circolo, che lo avevano preceduto: Mario Alberto Poma, Ermanno Campanelli, Eugenio Molella, Renato De Sena, Vincenzo Paletti, Luigi Di Lullo, Francesco Pachetti, Lino Pesce, Mario Pascessi, Renato Maylard e tanti altri”. “Martedì, vigilia del Santo Natale, una fredda e triste mattinata di dicembre, si svolsero le esequie. Gran numero di confratelli, con ardenti ceri, affollava le bancate; si alzava solenne la voce del celebrante, il Priore Generale padre Alfonso M. Montà, che ripeteva la grande promessa che da secoli risuona sotto le navate basilicali: in paradisum deducant te angeli. Arrivederci, padre Lorenzo, in paradiso”. La sacra rappresenta- 15 pre lui che a tardissima ora lo richiudeva per essere sempre presente accanto ai suoi ragazzi. I pasti li consumava quando poteva, non poche volte ormai freddi. Si dilettava anche come scrittore di opere teatrali. Ricordo Un figlio del martire, tratto dalla Fabiola del card. Wiseman, rappresentato con vivo successo; una Passione di Cristo ed una Natività del Redentore, ambedue in versi. La prima eseguita nella sala Camaiti; la seconda in una sala dopolavoristica; la terza alla Fortitudo. dei Servi di Maria, Firenze, Bologna e Loreto. Era sempre il primo nelle marce; pronto a rincuorare qualcuno un po’ stanco o affaticato dal sole”. “Padre Ferri fu un abile costruttore di presepi; ed io secondando la mia ben nota passione, gli fui sempre vicino anche in questo. Dopo due tentativi piuttosto modesti nel 1920 e nel 1922 nell’ultima stanza dei locali parrocchiali, nel Natale 1923 ne venne costruito uno veramente gigantesco (larghezza dieci metri, profondità otto) nella sala parrocchiale che richiamò una folla immensa. Fu un lavoro sfibrante; le grotte vennero costruite interamente in cartapesta ed il pubblico vi entrava direttamente per essere più a contatto della mistica scena”. Richiamato, nel 1928 a Bologna, vi rimase fino al 1931; quindi, per sei anni, fino al 1937, fu priore del collegio per aspiranti Servi di Maria a Ronzano, nei pressi di Bologna. Dopo un triennio trascorso ad Ancona, dal 1940 al 1946 fu nella comunità di Budrio, suo paese natale. Trascorse, poi, un anno a Montefano, nelle Marche. Il Capitolo genera- Anche lo sport, il sano sport praticato, non quello applaudito stando a sedere sulle fredde gradinate degli stadi, non venne mai trascurato dal padre Ferri che, con gli esploratori, tra il 1926 e il 1928 partecipò a qualche campeggio, indossando la divisa scout. E si fece animatore di indimenticabili escursioni dove venivano divorate diecine di chilometri, pedibus calcantibus, verso i colli Albani o le spiagge tirreniche. Meravigliosa fu la gita che, in occasione del Congresso Eucaristico Internazionale a Bologna, nel 1927, ebbe come mete: Monte Senario, culla dell’Ordine “In fondo, che si lavori in un modo o in un altro, per questa o quella strada, in una forma o in un’altra, l’essenziale è che si lavori sempre per il bene proprio e del prossimo, vale a dire per la gloria di Dio; si proveranno forse meno soddisfazioni sensibili, ma il merito davanti a Dio sarà sempre maggiore; e ad ogni modo non è piccola soddisfazione, anche umanamente, la coscienza di aver saputo vincere se stesso, perché è la realizzazione del monito di Gesù Cristo: chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. (da una lettera del padre Ferri ad un giovane da lui seguito mentre viveva 14 Frati dei Servi a S. Maria in Via Fra Lorenzo M. Ferri VINCENZO BENASSI N ato a Budrio (Bologna) nel 1888, entrato giovanissimo nell’Ordine, fu ordinato sacerdote nel 1911. Visse nella comunità di S. Maria in Via dal 1912 al 1928 e, successivamente, dal 1952 al 1954. Curò con grande impegno le Associazioni parrocchiali, in particolare gli Scouts, la Compagnia filodrammatica e l’Associazione Amici del Presepio. Fu anche autore di alcune opere teatrali. Negli ultimi anni ricoprì importanti uffici nel governo dell’Ordine dei Servi di Maria. erano stati “suoi giovani” nel periodo compreso tra il 1912 e il 1928, ne piansero la scomparsa. Quando, infatti, nel 1928 fu assegnato alla comunità di Santa Maria dei Servi di Bologna, per i tanti giovani delle fiorenti Associazioni Fra Lorenzo M. Ferri si spense a Roma, nel convento generalizio di San Marcello al Corso il 22 dicembre 1963. Alla notizia della sua morte, a Santa Maria in Via, a parte i confratelli, soltanto coloro che, nella nostra parrocchia, Roma, S. Maria in Via. Quaresima 1927. Il gruppo degli attori del dramma “Il Figlio del martire” di p. Ferri (al centro della foto) 11 parrocchiali della nostra parrocchia era stato un duro colpo. Non stupisce, perciò, che della figura di sacerdote e di frate di fra Lorenzo M. Ferri, la più ampia memoria sia stata scritta e pubblicata, alla sua morte, da uno di questi ex-giovani, l’indimenticabile Angelo Stefanucci. Egli dedicò al padre Ferri una diecina di pagine dattiloscritte, quasi interamente pubblicate sul nostro bollettino, ma integralmente conservate nell’Archivio generale dell’Ordine al quale lo Stefanucci si premurò di trasmetterle. Si tratta di una memoria o necrologio non soltanto affettuoso, ma ricco di dati scrupolosamente raccolti. Prima di scriverla, infatti, Angelo Stefanucci, chiese la più ampia informazione possibile al validissimo studioso di storia passata e presente dei Servi di Maria, il padre Pacifico M. Branchesi. Nell’Archivio generale dell’Ordine, si conserva anche la risposta di padre Branchesi ad Angelo Stefanucci, il quale si attenne fedelmente ad essa, salvo non includervi l’ipotesi avanzata dal padre Branchesi sulla nascita di padre Ferri non già a Budrio, bensì a Bologna. stesso eclettica, teologia, liturgia, dogmatica, storia della Chiesa, martirologio. Non vi fu campo religioso, si può dire, che non venisse affrontato dal padre Ferri coadiuvato da docenti chiarissimi; ed erano spesso lunghe discussioni su quanto si era poco prima ascoltato, perché un dubbio, una perplessità venisse chiarita. Fu lui a farci trovare Dio nel vasto mare aperto, nello stelo di mentastro tremante alla brezza o nelle stelle che si rispecchiano sul filo d’acqua del ruscello; ed infine, a farlo vibrare in noi stessi. Grazie, padre Lorenzo, per tutto quello che hai fatto per un’intera generazione, per i sentimenti di fede, d’onore, di altruismo che hai seminato a piene mani nei nostri cuori”. Giovane sacerdote a S. Maria in Via Quando fu destinato a S. Maria in Via, padre Ferri aveva 24 anni. La parrocchia contava allora un numero assai più elevato di famiglie residenti di quante ne conti ora e i loro figli, fino alle soglie dell’età adulta, erano assidui delle associazioni parrocchiali. Trascrivo dalla memoria di Angelo Stefanucci il ricordo di quegli anni. “Nell’istruzione religiosa padre Ferri si distinse perché organizzò veri e propri corsi ciclici di religione che esponevano in forma piana, ma nel tempo 12 “Con quello che padre Ferri fece per le attività ricreative, specialmente per la filodrammatica, si potrebbe scrivere un libro. Anzitutto a fianco di padre Sensoli, svolse un’azione continua affinché l’antico refettorio dei religiosi venisse trasformato, in armonia ai tempi, in teatrino. E quando nel giugno 1920, tra l’esultanza dei parrocchiani, anche S. Maria in Via poteva avere una sala parrocchiale intitolata all’ingegnere Antonio Maria Camaiti che l’aveva ideata, di circa 300 posti, con la galleria, il bel sipario verde, le seggiole di paglia variegata ed i suggestivi scenari dipinti dal prof. Ridolfi, ebbe inizio l’epoca più feconda del padre Ferri artigiano. Allora non vi erano tante cariche e mansioni in teatro come adesso: bozzettista, scenografo, macchinista, portaceste, truccatore, elettricista ecc. erano incarnate nella sola persona del padre Ferri. Il quale, si può dire, trascorreva i ritagli di tempo del suo ministero in teatro. […] La sera, puntualmente, alle 20.30 era lui ad aprire il Circolo; ed era sem- 24