L’Araldo di S.Antonio
Periodico di cultura religiosa e informazione
Direttore Responsabile - Domenico Ardizzone
Anno CII - n. 3 - Giugno 2012
POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE
D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - Aut. CIPA/C/Roma - Una copia Euro 0,13
REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI MESSINA N. 12 DEL 14/12/1965
Associato USPI
• Messina 1887-2012 •
CONTIENE I.R.
Il pane di Sant’Antonio
e Padre Annibale
Introduzione
Queste pagine si leggono con stupore ed ammirazione. Narrano fatti che appartengono per lo più alla fede, nomi di persone,
di città, di uomini e donne, e gli stessi, si lasciano assorbire in un
alone saturo di grazia celestiale. Leggi Messina, e senti che non è
semplicemente un punto geografico sul nostro tormentato globo.
Segui le vicende del quartiere Avignone, dove si raggruma
una povertà disarmante, e percepisci la tenerezza di Dio nel pezzo di pane che l’orfano morde con pensosa consapevolezza. Al
centro della storia c’è Antonio di Padova, il “santo di tutte le stagioni”, che la gente ama, perché alla gente egli non dice mai no.
Accanto, ecco la figura del sorprendente Padre Annibale
Maria Di Francia, anche lui dalla parte degli umili, felice tra gli
orfani e i poveri. Dietro di lui, uno stuolo di discepoli animosi, i
Rogazionisti e le Figlie del Divino Zelo, e ancora, una folla senza numero di devoti d’ogni paese: tutti coinvolti, tutti protesi a
superarsi nell’affezione per il povero e l’orfano.
Viene spontanea alle labbra l’affermazione gioiosa, che leggiamo nel libro dei Proverbi: “Ricchi e poveri s’incontrano, tutti
e due li ha fatti il Signore” (Pro 22, 2).
Due Santi, un apostolo del medioevo e una figura a noi contemporanea. Dovrebbero sentirsi di due civiltà inconciliabili, e
invece si legano l’uno all’altro. Dovrebbero sembrare a noi estranei, e invece li percepiamo intimi e familiari quant’altri mai. Li
unisce e rende a noi fratelli di strada la carità di Dio, perennemente attuale e feconda. Antonio e Annibale si presentano in
queste pagine con un carico d’amore traboccante.
La loro presenza si fa intercessione, dono alle necessità del
prossimo, specialmente dei sofferenti, dei piccoli, dei poveri.
A ben vedere, è questo il primo miracolo del Santo di Padova, quello di sponsorizzare, con straordinario carisma, l’incontro
tra il ricco e il povero nella linea della solidarietà. Leggerete, in
queste pagine, di benefattori e di beneficati, di buoni samaritani
sulle vie del nostro dolore.
È il messaggio più durevole delle vicende narrate, una lezione di coinvolgente devozione, che mentre eleva la preghiera per
la richiesta di grazie, apre il cuore all’amore del prossimo. Col
sottinteso, perfettamente evangelico, che siamo degni delle largizioni della grazia, se a nostra volta siamo larghi di elargizioni al
povero, al bambino solo al mondo.
Da questo Santuario di Sant’Antonio in Messina, cuore pulsante del culto a Sant’Antonio, luogo di speranza per pellegrini e
devoti, porgiamo a ciascuno e a tutti un augurio di luce e di grazia.
Messina, Santuario di Sant’Antonio, 13 giugno 2012
P. VINCENZO LATINA
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1.Sant’Annibale Maria Di Francia
e Sant’Antonio
Il ricorso iniziale a Sant’Antonio da parte di Padre Annibale, fondatore degli Istituti Antoniani e delle Congregazioni religiose dei Rogazionisti e delle Figlie del Divino Zelo, risale ai
primi anni del suo Sacerdozio, o probabilmente all’epoca del
suo chiericato. La devozione al Santo padovano non era un
gran che diffusa a Messina.
Padre Annibale cominciò ad avere speciale devozione a
Sant’Antonio per averlo riscontrato efficace intercessore nel
ritrovamento delle cose perdute. Lo attesta egli stesso in una
lettera del 1890 all’Associazione Universale di Sant’Antonio
di Padova, che la pubblicava nel suo bollettino Il Santo dei
miracoli, il 1 aprile 1890. Lo scritto si riferisce al ritrovamento prima di un libretto e poi, per due volte, di una fibbia d’argento.
«Un giorno – scriveva Padre Annibale – dalla città passando in campagna, avevo indosso un libretto manoscritto di
preghiere, adattato a diversi casi di coscienza e composto da
me stesso. Io lo tenevo carissimo e lo custodivo gelosamente. Ritornato in campagna non mi trovai più addosso il libretto [...]. Mi raccomandai caldamente a
Sant’Antonio e gli promisi una candela
col motto: “Voto per aver ritrovato un oggetto smarrito”. Dopo alcun tempo un sacerdote mio amico mi diede il libretto
con mia grande consolazione, dicendomi
che il fratello di un suo amico sacerdote,
essendo Vicepretore in Messina, dove io
fui il dì dello smarrimento, l’aveva trovato in una stanza della Pretura per terra».
E continua:
«Mi trovavo a bordo di un vapore che
faceva ritorno da Napoli, ed essendo ormai notte, me ne scesi sotto coperta. Il
domani, svegliatomi, mi accorgo che dalle scarpe mi mancava una fibbia d’argento. Risalii in coperta ma questa era già
piena di marinai che facevano la pulizia
innacquando e spazzando tutti gli angoli,
Padre Annibale in preghiera davanti
all’immagine di Sant’Antonio
cosicché ritenni umanamente impossibi(istantanea
eseguita in San Pier Niceto).
le di rinvenire la fibbia. Mi rivolsi calda3
mente a Sant’Antonio e dopo breve ora ad un tratto l’occhio
mi cadde sopra un oggetto che mi appariva sotto una tavola:
era appunto la fibbia perduta». Ed ancora:
«Un giorno, di ritorno da una lunga camminata, mi accorgo di avere smarrita un’altra fibbia d’argento. Mi raccomandai al glorioso Sant’Antonio provando in cuore la fiducia che
l’avrei ritrovata. Passò più di un mese e non avendola trovata
portai l’altra che mi era restata dall’orefice perché me ne facesse una simile. Un giorno si presenta all’orefice un tale che
voleva vendere una fibbia. Egli la confronta ed era appunto la
mia. La trattenne ed unitamente all’altra me la restituì alla
prima occasione».
In questa maniera semplice, Sant’Antonio faceva il suo ingresso affettivo ed efficace nella vita del Padre Annibale che
sarebbe diventato nel tempo grande devoto e propagatore
della devozione a Lui soprattutto col pane dei poveri.
2.Il pane dei poveri,
origini remote di una devozione
Iconografia della devozione del pane
dei poveri in onore di Sant’Antonio.
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Quella del Pane di Sant’Antonio è la devozione antoniana oggi più diffusa. Le sue origini si perdono nel tempo. Gli storici e gli
studiosi la fanno risalire ai primi tempi del
culto di Sant’Antonio, proprio a Padova. Essa
consiste in una elemosina ad onore del Santo, per impetrarne la protezione o il soccorso
in qualche disagio, distribuita ai poveri sotto
forma di grano o di pane. Di qui il nome: Pane dei Poveri o Pane dei Poveri ad onore di
Sant’Antonio o più semplicemente Pane di
Sant’Antonio. La devozione sorse dunque a
Padova, per un prodigio operato dal Santo dei
Miracoli con la risurrezione del piccolo Tommasino. Lo riferisce la Leggenda Rigaldina ed
anche il Libro dei miracoli, come segue.
«Un bambino di venti mesi, Tommasino,
che abitava vicino alla chiesa di Sant’Antonio, era stato lasciato incustodito dalla madre
non lontano da una vasca piena d’acqua. Il
bambino, giocando e forse spinto dal desiderio di specchiarsi nell’acqua, finì con il cadere nella vasca, con la testa all’ingiù e le gambe in alto. Piccolo com’era, incapace di uscir-
ne, morì ben presto per annegamento. La madre, rientrata
dopo qualche tempo, appena vide i piedi del bambino che
sporgevano dalla vasca, mandò un forte grido, si precipitò
verso di lui e lo trasse fuori piangendo. Ma ormai il bambino
era morto per asfissia con il corpicino rigido e freddo. A questa vista, la madre addolorata e piangente fece accorrere alle
sue grida tutto il vicinato. Venne molta gente e fra questa alcuni Frati Minori insieme con gli operai che stavano allora
compiendo alcune riparazioni alla chiesa di Sant’Antonio.
Rèsisi conto della morte del bambino, essi rimasero profondamente turbati e sconvolti. Ma allora la madre, sotto l’impulso del dolore, si ricordò dei miracoli compiuti da Sant’Antonio e incominciò ad invocare il suo aiuto perché restituisse
alla vita il figlio morto. Fece perciò il voto di donare ai poveri tanto frumento quanto corrispondeva al peso del corpo del
bambino, se Sant’Antonio lo avesse fatto ritornare in vita. Il
bambino rimase morto dalla sera fino a mezzanotte: la madre
continuò ad invocare Sant’Antonio ed a rinnovare il suo voto
finché all’improvviso il bambino riprese vita e riacquistò piena salute. Si trattava evidentemente di un miracolo» (cfr. il
testo in latino riportato nel periodico Il Santo, Padova 1970,
n. 24-25, pag. 75).
Questo fatto ebbe un seguito in una pratica largamente
diffusa nella Francia, anche ad uso liturgico, con una formula di benedizione, la cosiddetta benedictio ad pondus pueri, la
«benedizione secondo il peso del bambino», con la quale i genitori invocavano per intercessione di Sant’Antonio la benedizione sui loro figli, promettendo ai poveri tanto peso di grano o di pane quanto era il peso dei bambini. Tracce di questa benedizione si trovano ancora in alcuni libri liturgici del
1500, anche se non con diretti riferimenti a Sant’Antonio, fino alla totale scomparsa nel secolo XVI, a causa delle guerre
e dei rivolgimenti politici, nonché al mutare dei tempi e delle mentalità.
Questa pratica, caduta in oblìo nei secoli, si riprese nell’Ottocento, legata allo sviluppo della emigrazione soprattutto nelle Americhe, sia per l’influsso e l’opera di missionari e
fedeli venuti dall’Italia, sia per il fatto che il Santo si identificava come colui che poteva aiutare a risolvere il problema
del pane quotidiano. Molti i casi di immagini sulle quali il
Santo veniva rappresentato nell’atto di donare il pane ai poveri. Sant’Antonio e la povertà, richiesta di grazie, pane e poveri, sono gli elementi della moderna devozione.
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3.Susanna Consiglio ovvero la ripresa
della devozione a Messina
«Il Pane di Sant’Antonio», nei disegni di Dio, era destinato a divenire una caratteristica del Padre Annibale, col passare degli anni e con una attenta e laboriosa propaganda. L’occasione materiale è legata alla epidemìa di colèra del 1887, e
dal voto fatto da una nobildonna messinese a Sant’Antonio.
Messina, estate del 1887: il terribile morbo del colera invade la città e miete vittime a dismisura. Si volle cercare la
causa in una nave proveniente da Bombay ed approdata l’8
settembre, ma il colera serpeggiava in città già da alcuni mesi, a cominciare dai primi casi verificatisi nel villaggio San Filippo Superiore ad opera di alcuni carrettieri che l’avrebbero
contratto nelle solfatare di Catania. Il morbo comunque irruppe con violenza la notte del 10 luglio procurando 35 infetti di avvelenamento indo-colerico. Durante il mese di agosto, ancora casi sporadici; all’8 settembre, tutta la città è letteralmente invasa: è la catastrofe! Il Comune di Messina allestisce un lazzaretto per i cittadini colpiti, prepara i carri funebri per il trasporto delle salme, chiude
le fontane supplendo con grandi botti di
acqua bollita. La morìa è terribile e miete un gran numero di vittime. Parecchia
gente guadagna l’aria salubre delle campagne e fugge dalla città. Molti volontari
si prodigano al servizio dei colerosi: tra
questi i due fratelli sacerdoti Di Francia:
Annibale e Francesco. Annibale aveva da
tempo avviato nel misero quartiere Avignone di Messina un’opera di redenzione dei piccoli e dei poveri rintanati in
quel «pezzo di terra maledetta». Le bocche erano tante, ed i disagi anche, soprattutto in questi frangenti. Le braccia,
sempre inferiori alle richieste, risultavano inefficaci a far fronte alla situazione
che era precipitata. Quasi metà della comunità dei piccoli e dei poveri alloggiati
al quartiere Avignone fu contagiata, e ci
fu anche una vittima, Sarino, un bimbetto di cinque anni, vispo ed intelligente.
Gli
aiuti mancavano e le bocche reclaLa Signora Susanna Consiglio in una foto del 1893
(riproduzione fotografica odierna).
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mavano almeno un tozzo di pane. Proprio allora, Sant’Antonio soccorse i poveri, come qui si narra:
«La signora Susanna Consiglio - scrive Padre Annibale -,
vedova Miceli, donna pia e facoltosa, mentre infieriva il colèra in Messina l’anno 1887, s’intese ispirata a fare voto a Sant’Antonio di Padova, che se avesse liberata lei e tutta la sua
famiglia dal colèra, avrebbe dato l’elemosina di lire 60 agli orfanelli ed alle orfanelle di Sant’Antonio di Padova, ricoverati
nei miei due Orfanotrofi, per comprarne pane pei detti orfanelli ad onore del gran Santo Padovano.
«Sant’Antonio di Padova dovette compiacersi di questo voto, che egli stesso aveva ispirato a quella sua devota. La Signora Susanna Consiglio e tutti di sua famiglia furono liberi dal
tremendo morbo. Appena scemato il colèra, il che fu nel mese di ottobre di quell’anno, un giorno viene da me un giovane
(il domestico della Consiglio, certo Letterìo Currò da Torre
Faro - Messina), e da parte di una persona sconosciuta (per
allora), mi dà lire 60 per comprarne pane per gli orfanelli ad
onore di Sant’Antonio di Padova. Non nascondo che questa
specifica mi fece un po’ di impressione, perché mai fino allora avevo inteso questa espressione accompagnata da una elemosina. Dopo poco tempo, non ricordo quanto, lo stesso giovane da parte della stessa incognita, mi portò un altro obolo
con la stessa specifica di pane per gli orfani, ad onore di Sant’Antonio di Padova. Queste gradite visite si ripeterono nel
venturo anno 1888 con frequenza, e così di seguito negli altri
anni, e non più da parte di persona incognita, perché la signora si manifestò chi fosse, e mi volle a casa sua per esortarmi a
far pregare per lei e per le sue intenzioni gli orfanelli di Sant’Antonio di Padova, ai quali non mancava, e non mancò in
tutto il tempo che visse (essendo da pochi anni defunta) di
mandare il pane di Sant’Antonio di Padova per grazie ottenute e da ottenere».
Così Padre Annibale scriveva in un
opuscoletto che ideò per propagandare la
devozione del «Pane di Sant’Antonio»,
intitolato Il Segreto miracoloso. Il Signore
in effetti gli metteva dinnanzi un mezzo
efficace «per muovere la fede di tante
anime, per impetrare dal Cielo le grazie
per tanti afflitti, e per attirare l’obolo della carità sotto il nome di Pane di SanLa Signora Susanna Consiglio, vedova Miceli,
t’Antonio di Padova». E di questo mezzo
durante l’epidemia di colera, invoca Sant’Antonio
Padre Annibale si servirà egregiamente.
(disegno di Fausto Conti).
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Padova, anno 1887: Un sacerdote del luogo, Don Antonio Locatelli, apostolo delle glorie del Santo Taumaturgo, al
quale aveva dedicato il suo ingegno e le sue energie, fondatore della «Associazione Universale di Sant’Antonio di Padova»
(18 dicembre 1886), segue la consuetudine nota nella Città
di fare abbondanti elemosine ai poveri in giorno di sabato.
«Iniziata l’Opera Antoniana, pensò di convertire in pane
qualche piccola somma, alla quale aggiungeva le poche offerte che gli arrivavano attraverso la sua rivista (Il Santo di Padova, rivista religiosa e scientifica, giugno 1885 - 1890) in segno
di riconoscenza per qualche grazia ricevuta per intercessione
di Sant’Antonio. La dispensa era fatta nella sede dell’Opera
Antoniana. E così l’Opera del Pane mosse i suoi primi passi,
spontaneamente e quasi insensibilmente, fino dal 1887» (Cfr.
FILIPPO CONCONI, Don Antonio Locatelli fondatore della Associazione Universale Antoniana e dell’Opera del Pane dei Poveri,
Libreria Antoniana, Padova 1938, pagg. 60-61).
Quando poi cominciò la pubblicazione dell’altra rivista Il
Santo dei Miracoli (15 settembre 1888), aumentarono anche
le offerte e di conseguenza anche il pane distribuito. Fu allestita una specie di cappelletta con una statua in plastica di
Sant’Antonio in atto di distribuire il pane ai poverelli e due
cassette per raccogliere le suppliche scritte e le offerte in denaro. Messina e Padova rimangono comunque indipendentemente l’una dall’altra, fin dal 1887, luoghi di origine o di ripresa, favoriti dal Santo Taumaturgo, della singolare devozione del «Pane di Sant’Antonio».
Tolone (Francia) 12 marzo 1890: come ogni mattina una
pia giovane, umile operaia, negoziante di articoli di biancheria, si reca alla sua bottega per cominciare un’altra giornata di
lavoro, al numero civico 41 di Via Lafayette. Si chiama Luisa
Bouffier: non potendo realizzare un suo mistico sogno per
soccorrere i vecchi genitori, consacra tutto il tempo libero a
favore delle missioni straniere. Quella mattina non riesce ad
aprire la porta del suo negozio di biancheria perché si era rotta la serratura a segreto. Manda immediatamente a chiamare
un fabbro che con un gran mazzo di chiavi per circa un’ora
tenta inutilmente di aprire la porta. Alla fine, perduta la pazienza si rivolge alla signorina e le dice: «Non c’è modo alcuno di aprire, bisogna sfondare la porta: aspettate un poco che
vado a prendere i ferri».
Fu proprio allora, durante l’assenza del fabbro che la Bouffier si sentì ispirata dal Signore a fare a Sant’Antonio la pro8
messa di donargli un po’ di pane per i poveri allo scopo di ottenere la grazia di aprire la porta senza sfondarla. Di lì a poco tornò il fabbro con un suo collega e gli attrezzi necessari
per l’operazione dell’abbattimento. Informato della promessa
fatta, il fabbro per l’ennesima volta tenta con una chiave, la
prima che gli viene sottomano, di aprire la porta e, con grande meraviglia vi riesce. Quella chiave sembrava fatta apposta
per quella serratura! Si gridò da tutti al prodigio. La notizia si
sparse immediatamente tra le amiche della Bouffier e le comari del vicinato, che si unirono alla Bouffier stessa per pregare Sant’Antonio, chiedendo grazie e promettendo pane per
i poveri. Una sua amica intima, vedendo questi prodigi, promise a Sant’Antonio un chilo di pane ogni giorno se le ottenesse per un membro della sua famiglia la scomparsa di un
difetto che lo faceva tribolare da 23 anni. La grazia fu accordata e il difetto scomparve. Per gratitudine ella comprò una
piccola statuetta di Sant’ Antonio e la regalò alla Bouffier che
la collocò nel retrobottega del suo magazzino.
Nel retrobottega, cui si accede per una via a vetro, su di
un caminetto trasformato in una specie di altare e ricoperto
tutto di ricche stoffe, la Bouffier collocò la statuina di Sant’Antonio con davanti una cassetta che raccoglieva offerte dei
devoti sempre più numerose e varie. Questa specie di piccolo santuario divenne meta di un pellegrinaggio di gente che
prega con fede e viene esaudita.
A detta della stessa Bouffier, lei «poco o nulla sapeva allora della devozione di Sant’Antonio di Padova: solo aveva
udito dire che fa ritrovare le cose perdute». I prodigi si moltiplicarono dappertutto, insieme col denaro offerto per il pane ai poveri, mentre la devozione cominciava a prendere piede per tutta la Francia, il Belgio, l’isola di Malta e poi l’America.
4.Il culto di Sant’Antonio a Messina
In tutto il mondo prese dunque piede la nuova pratica del
Pane di Sant’Antonio, mentre quasi contemporaneamente,
sia a Tolone in Francia per opera della signorina Luisa Bouffier, sia a Padova per iniziative di Don Antonio Locatelli, la
stessa devozione, diversamente organizzata, si diffondeva recando copiosi frutti di provvidenza a vantaggio di tanti poveri. Nacquero, pertanto, non palesemente, conflitti di precedenza storica sull’intuizione e sulla messa in opera di questa
grandiosa macchina di carità.
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Il Padre Annibale a Messina, mosso da una particolare
considerazione di natura teologica, per il fatto che Sant’Antonio avesse mostrato un segno di «particolare predilezione
per gli Orfanotrofi, anche prima che questa devozione sorgesse nel mondo», si fornì presso la locale Curia Arcivescovile di un autorevole documento che riporta la dichiarazione
della Signora Susanna Consiglio predestinata dalla Provvidenza, forse senza volerlo, ad essere elemento catalizzatore
della nuova industria di carità che rivelava benèfici effetti per
gli assistiti e per coloro che con fede richiedevano grazie per
intercessione di Sant’Antonio di Padova.
Trascriviamo integralmente il testo della importante dichiarazione:
«Documento della precedenza di tre anni circa della
devozione del pane di Sant’antonio di Padova nei nostri
Istituti in Messina, prima che questa devozione sorgesse
in Francia, nella città di Tolone (1890)».
«Nos Letterius D’Arrigo Ramondini, iam Vicarius Generalis Capitularis, nunc Dei et Apostolicae Sedis gratia Archiepiscopus et Archimandrita Messanensis,
Comes Regalibuti, Baro Boli et Dominus
Alcarae, etc.
Innanzi a me, Sacerdote Giuseppe
Curtò, Cancelliere della gran Corte Arcivescovile, espressamente incaricato da
Sua Eccellenza Monsignor Letterìo
D’Arrigo, Arcivescovo ed Archimandrita
di Messina, a ricevere la infrascritta dichiarazione, si presentò la Signora Susanna Consiglio, vedova di Antonio Miceli da Messina, nativa di Malta e qui residente, la quale mi ha dichiarato quanto segue:
Padre Annibale inizia il culto a Sant’Antonio
nel Quartiere Avignone di Messina
(disegno del Prof. Mario Barberis)
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“Sono stata sempre devota di Sant’Antonio di Padova, ed a Lui ho sempre
ricorso nelle mie necessità. L’anno 1887,
infierendo il colera in Messina, feci voto
a Sant’Antonio di Padova, che, se avesse
liberata me ed i miei dal morbo, avrei dato una somma in elemosina agli orfanelli ed alle orfanelle del Canonico Annibale Maria Di Francia in Messina, per
comprarne altrettanti pani per gli orfani ad onore di Sant’Antonio di Padova. Il Santo accettò il mio voto e né i miei, né
io, abbiamo avuto alcun male. Allora adempii il mio voto
mandando una somma, che non ricordo bene quanto fu, al
detto Canonico Annibale Maria Di Francia, per mezzo di un
mio domestico con l’ambasciata di comprare pane per gli orfanelli ad onore di Sant’Antonio di Padova. In seguito più volte quell’anno, e nei successivi, non cessai di mandargli elemosina sempre per pane di Sant’Antonio di Padova, da distribuirsi a quegli orfani per grazia che aspettavo o ricevevo dal
gran Sant’Antonio Protettore”».
SUSANNA CONSIGLIO, VEDOVA MICELI
Testimoni: Anna Donato, Concettina Arena
Sac. Giuseppe Curtò, Cancelliere
Visto: Letterìo Arc. e Arch.
La devozione a Sant’Antonio ed al suo «pane», ritenuto
davvero una risorsa provvidenziale per le numerosissime bocche da sfamare dentro e fuori il quartiere Avignone, cominciò
a muovere i suoi primi passi proprio all’interno di quel poverissimo quartiere, destinato a diventare per la città di Messina un punto di riferimento del culto antoniano.
Sostegno indispensabile ed efficace fu la preghiera dei
piccoli innocenti orfanelli che si levava giornalmente nel piccolo Oratorio del quartiere Avignone, dinanzi ad una oleografia addossata alla parete, che riproduceva Sant’Antonio di Padova al centro, contornato da diversi piccoli quadri dei più
celebri miracoli del Santo. Davanti al quadro, una piccola
modesta mensola con due candele accese. Il resto, tutta preghiera al Santo Taumaturgo che si degnasse accordare le grazie ai suoi devoti che in cambio promettevano il pane per i
poveri...
L’eco delle grazie e dei benefici concessi si sparse in tutta
la Città: tanta gente accorreva fiduciosa, anche da lontano,
per vedere «il miracoloso Sant’Antonio di Messina». Entravano nell’Oratorio e forse rimanevano un po’ delusi dinnanzi al
semplice e povero apparato. Sant’Antonio dal canto suo distribuiva a profusione le sue grazie, ed il beneficio del pane
quotidiano era assicurato alle mense dei piccoli e dei poveri
che accorrevano. Ben presto questo culto iniziale valicò i
confini del quartiere, per iniziativa di un certo Andrea Pistorino, un pittore di profonda pietà, allettato dall’alone di santità che traspariva dal Padre Annibale. A lui infatti si era unito per vivere una vita tutta spirituale, e da lui aveva ricevuto
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il delicato e fiducioso incarico di provvedere al sostentamento economico della comunità del quartiere Avignone e di
provvedere alla distribuzione delle cassettine di elemosina distribuite nei vari negozi a favore degli orfanelli. Il Pistorino,
appunto, suggerì al Padre Annibale di coltivare la devozione
a Sant’Antonio in una chiesa più grande, la Basilica dell’Annunziata, officiata dai Padri Teatini, che aveva un altare ed
una cappella dedicati al Santo Taumaturgo. Lo stesso Pistorino prese accordi con il Rettore della chiesa, e si convenne
che tutti i martedì dell’anno gli orfanelli del «Padre Di Francia» andassero a fare l’ossequio a Sant’Antonio con preghiere
e cantici durante la Santa Messa, e che si celebrasse con particolare solennità la festa di Sant’Antonio. I fedeli recepirono
immediatamente questo stimolo devozionale, e risposero in
massa all’invito anche perché per la festa di ogni anno valenti oratori erano invitati a produrre panegirici e suggerimenti
omiletici d’occasione. Un anno, nel 1898, toccò anche al Padre Annibale che naturalmente impostò il suo intervento sulla risorsa provvidenziale del Pane di Sant’Antonio, accennando ai fatti di Tolone, alle offerte della Signora Susanna Consiglio e al privilegio di Messina di essere stata luogo di ripresa di questa celebre devozione.
Sant’Antonio dal canto suo dovette accettare benevolmente questa iniziativa che rendeva anche gratitudine a lui per la
sua presenza a Messina, nel lontano 1226. Un episodio certamente miracoloso espresse simile compiacenza, protagonista lo stesso Pistorino. Mentre un giorno contava il denaro
raccolto nella cassetta dell’obolo posta in quella chiesa, trovandosi nella torre campanaria, levando gli occhi verso i pesanti battagli delle campane situate a grande altezza, fu afferrato dalla paura che uno di essi si staccasse. Con un forte brivido nel cuore, uscì. Si era appena allontanato quando davvero uno di quei battagli si staccò e cadde rovinosamente con
tanto fracasso e tanta paura. Pistorino però era sano e salvo.
5.La festa di Sant’Antonio a Messina
L’anno 1902, volendo i Frati del convento dell’Immacolata solennizzare particolarmente la festa del Santo Taumaturgo con una processione, il compito di organizzarla lo affidarono alla Pia Unione di Sant’Antonio. Per redigere un invito
da divulgare tra la popolazione, il sodalizio si rivolse al Padre
Annibale Maria Di Francia, esperto in queste cose. Padre
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Annibale non se lo lasciò ripetere e dettò un «Appello ai Cattolici Messinesi per le prossime feste di Sant’Antonio di Padova
nel Tempio dell’Immacolata in Messina».
Con il suo abituale stile oratorio, partendo da un affresco
dell’antico Santuario della stanza abitata un tempo da Sant’Antonio nel convento di Messina, egli traccia una catechesi sul Santo, puntando anche sul sentimento e l’orgoglio dei
Messinesi di averlo avuto ospite per circa sei mesi, e sulla custodia della sua abitazione. E continuava:
«In questi luttuosi tempi in cui la fede stessa è in pericolo per gli invadenti errori in cui la miscredenza si moltiplica,
e i torrenti della tribolazione minacciano di travolgere le infelici creature, in questo tempo in cui i castighi divini rumoreggiano sull’orizzonte della sgomentata umanità, abbiamo
tutti gran bisogno della protezione di Dio, della Santissima
Vergine e dei suoi Santi. Ed ecco che ci si offre occasione di
attirare i favori della divina clemenza onorando il Gran Santo Padovano nelle prossime feste a Lui dedicate per il 13 giugno, anniversario di sua preziosa morte, e fino al 15 dello
stesso mese, domenica».
Terminava quindi così:
«Sant’Antonio di Padova è nostro!
Mostriamoci degni suoi devoti! Onoriamolo, imploriamo il suo aiuto. Se abbiamo bisogno di grazie, o anche di miracoli, Egli è lì pronto e potente per accontentarci».
Così quell’anno i Frati diedero inizio,
con questo impulso di fede tracciato dal
Padre Annibale, alla iniziativa della processione cittadina. Il primo anno ci fu un
discreto concorso di popolo, che andò
scemando anno per anno, fino al punto
di pensare di sopprimerla. In verità il popolo quella processione non la sentiva,
non l’aveva fatta sua. Le cose cambiarono radicalmente, ma su un altro fronte
della Città, quando, a partire dal 13 giugno 1907, la processione fu organizzata e
condotta dal Padre Annibale. La gente
accorse davvero a dismisura dalla Città e
Miracoloso artistico simulacro
da diversi paesi della Sicilia e della Caladi Sant’Antonio di Padova
(Veneratissimo nella Chiesa di S. Francesco d’Assisi
bria. Questo spettacolo continua ancora
all’Immacolata dei Frati Minori Conventuali
oggi con un concorso sorprendente di
in Messina)
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devoti di tutte le età e le condizioni sociali, calzati e scalzi, rivestiti del saio antoniano.
Dopo la processione del Corpus Domini e quella della
Madonna della Lettera, protettrice di Messina, la processione di Sant’Antonio al quartiere Avignone, è da allora, la più
sentita dal popolo di Dio.
6.La mattonella di Sant’Antonio
nel convento dei Francescani
dell’Immacolata
Nella cappella dedicata a Sant’Antonio nella Basilica di
San Francesco all’Immacolata di Messina, si conserva una
importante reliquia: una mattonella impregnata di sangue.
Una pia tradizione vuole che, durante l’assenza del Superiore del convento di Messina, Sant’Antonio che lo suppliva, fece scavare un pozzo per dare acqua alla casa che ne difettava. Il Superiore non approvò l’operato del Santo e gl’impose
per penitenza una disciplina a refettorio. Sant’Antonio si batté con tanta forza che dalle sue spalle sprizzò il sangue, fino
a bagnare il pavimento. Questa pietra fu custodita nei secoli
come sacra reliquia. Fino alla soppressione degli Ordini Religiosi del 1866, fu sempre in possesso dei Frati Minori Conventuali che la esponevano alla pubblica venerazione. Dopo
la soppressione, questa pietra passò nelle mani di un pio borghese, un commerciante di nome Arena.
Padre Annibale Maria Di Francia lo
seppe e temendo che con il tempo sarebbe andata smarrita, la recuperò dal
suddetto commerciante, consegnandola
ai Frati Conventuali perché fosse riposta nell’antica dimora.
Col terremoto del 28 dicembre 1908
la chiesa ed il convento furono abbattuti. Il 15 febbraio 1909, festa allora della
Sacra Lingua di Sant’Antonio, Padre
Annibale, visitando tra le macerie l’antica stanza di Sant’Antonio, si diede alla
ricerca della preziosa reliquia fra le travi
ed i calcinacci. Venne fuori intatta. AlMattonella intrisa del sangue
di Sant’Antonio di Padova
cune guardie si avvidero di quel lavorìo
(Chiesa di S. Francesco d’Assisi
e di quel rinvenimento e temendo che si
all’Immacolata in Messina).
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trattasse di un furto, fermarono il Di Francia. Non persuadendosi del valore materiale nullo di quel semplice blocco di
lava, imposero che la presentasse alla Commissione artistica.
Questa ne rise e la riconsegnò. Così la lapide fu rimessa in
venerazione nella Cappella dell’Istituto «Spirito Santo» delle
Suore Figlie del Divino Zelo e vi rimase per parecchio tempo, fino al ritorno in Messina dei Conventuali, ai quali fu riconsegnata intatta.
7.La statua di Sant’Antonio del 1907
il Tempio della Rogazione Evangelica
e Santuario Sant’Antonio
L’immagine di Sant’Antonio posta nel quartiere Avignone,
dove i ragazzi levavano le loro preghiere dopo il terremoto del
1908, divenne l’ideale bandiera che apriva la carovana dei
piccoli orfanelli ed orfanelle che lasciando Messina si diressero in Puglia prima nella città di Francavilla Fontana e poi
nella vicina Oria, dove ancora quest’immagine si conserva.
Allargandosi la devozione al Santo, potenziata dal «Pane di
Sant’Antonio», si rese necessaria una statua artistica da
esporre al culto nella chiesa dello Spirito Santo, annessa all’Orfanotrofio femminile delle Figlie del Divino Zelo. Non
potendola acquistare da solo, Padre Annibale fece ricorso alla generosità dei benefattori con una lettera circolare del 13
giugno 1906, aprendo una pubblica sottoscrizione per le contribuzioni. Nel frattempo egli stesso scrisse ad una signorina di Padova, certa Andreina Battizzocco, ex-allieva delle sue Suore e grande affezionata dell’Opera, richiedendo l’ indirizzo di due o tre artigiani tra i migliori di
Padova, di statue in legno, per commissionare direttamente l’opera. In pochi
mesi cominciarono a fioccare le offerte,
e tra queste, la più grande e più gradita.
Una pia e nobile Signora romana, Caterina Menghi Spada, andò oltre l’invito
del Padre Annibale e, a sue spese, mandò da Roma un’artistica statua del Santo,
commissionata alla ditta Foli. La statua
Oleografia di Sant’Antonio venerata al Quartiere
giunse a Messina a metà maggio del
Avignone prima del terremoto del 1908.
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Immagine di Sant’Antonio venerata
nel suo Santuario di Messina
(la prima statua del 1907).
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1907, ma non poté essere svincolata se
non parecchi giorni dopo. Era veramente
bella, a grandezza naturale ed enormemente espressiva. Fu adagiata sopra una
barella della chiesa di San Giuseppe, perché doveva essere solennemente introdotta nel Tempio dello Spirito Santo, come
era costume del Padre Annibale. Per degli
inconvenienti di ordine logistico, dovuti
alla Questura di Messina, la funzione si
svolse la mattina del 13 giugno 1907, con
grande concorso di popolo, di clero, i bambini dei due Orfanotrofi e molti devoti. La
processione passò sotto il balcone del Palazzo Arcivescovile, da dove l’Arcivescovo
Mons. Letterio D’Arrigo impartì la benedizione alla statua e alla gente. Molti pregavano e imploravano grazie. Quando la processione giunse allo Spirito Santo, dopo
un po’ di tempo vi fu la celebrazione eucaristica presieduta dal Padre Annibale.
Questo artistico simulacro divenne
meta delle attenzioni dei benefattori e devoti antoniani, anche grazie ad alcuni miracoli che cominciarono ad accadere, come guarigioni anche istantanee. Dopo il
terremoto del 28 dicembre 1908, la statua
ritrovata integra tra le macerie della chiesa distrutta dello Spirito Santo, passò nell’Oratorio semipubblico riservato alla comunità. Al quartiere Avignone, crescendo
il culto al Santo, si richiedeva che la primissima oleografia fosse sostituita da una
vera e propria statua. Nuovamente il Padre Annibale aprì una sottoscrizione tra i
devoti. E qui avvenne l’inaspettato: la
stessa Signora romana, Caterina Menghi
Spada, che aveva offerto la prima statua,
ne commissionò un’altra e la fece spedire
dalla stessa ditta Foli di Roma, a Messina.
Quivi giunse il pomeriggio del 12 settembre 1910 e fu inaugurata la domenica seguente, 18 settembre, con benedizione e
Messa del Rogazionista Padre Francesco Vitale. Fu collocata nella chiesa-baracca, che Padre Annibale aveva avuta, con
i buoni uffici di don Orione, dal Papa Pio X, dopo il terremoto del 1908 ed era stata inaugurata il 1° luglio 1910. Il simulacro si staccava alto, fuori dalla balaustra, quasi a portata di
mano dei fedeli devoti, in un artistica nicchia di cristallo,
con varie lampade pendenti e grosse torce su candelieri.
La Chiesa baracca dedicata al Santo Taumaturgo divenne
insufficiente a raccogliere i continui pellegrinaggi di devoti
antoniani che si affollavano al suo altare. Si aspettava perciò
la prima occasione di farne una più bella e più grande in muratura.
Dopo circa nove anni di vita feconda, la chiesa scomparve
tra le fiamme di un indomabile incendio nella notte sulla Domenica in Albis dal 26 al 27 aprile 1919. Nulla fu risparmiato; e lo stesso Gesù Sacramentato non fu possibile mettere in
salvo. Traspare splendida la grande fede di Padre Annibale,
che lo fa rassegnato alla divina volontà.
«Quella notte stessa dell’incendio, scrive il Canonico Francesco Vitale, primo Successore nel governo delle Opere del Canonico Di Francia e suo grande biografo, balzati ai primi allarmi dal letto, incontrammo il Padre avvolto nel mantello, il quale ci fece subito il gesto del silenzio, prevenendo ogni nostro risentimento, e “zitti”, esclamò, non domandiamo, non scrutiamo
il perché, adoriamo i disegni di Dio e confidiamo in Lui.»
Alla mancanza della chiesa si pose subito rimedio con una
rapidità sorprendente. Il lungo corridoio scoperto, che fino
La chiesa-baracca in legno,
donata da S. Pio X nel 1909.
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allora serviva di accesso alla chiesa-baracca, fu chiuso da una
parte e coperto da una tettoia e trasformato in chiesa. Quello spazio di metri 36 x 3, sebbene non corrispondesse ad alcun canone architettonico, formava in pratica una superficie
sufficiente, anzi leggermente superiore a quella della chiesabaracca.
8. Il Santuario di Sant’Antonio
a Messina
Era ormai necessario costruire una chiesa in muratura.
Il P. Vitale, seguendo l’indirizzo del Padre, si mise al lavoro, consultando tecnici e uffici competenti. Bisognava reperire il suolo adatto, più ampio di quello occupato dalla
chiesa-baracca. Bisognava acquistare perciò nuovi appezzamenti contigui, unificare l’isolato, secondo il piano regolatore, comprandoli dai proprietari. Erano una trentina ed alcuni di essi erano emigrati all’estero. Bisognava approntare
disegni e progetti da fare approvare dal
Genio Civile. Fu un lavoro improbo,
che il P. Vitale dovette affrontare, sfruttando le sue conoscenze personali e il
nome del P. Fondatore; e il lavoro si
svolse con prodigiosa rapidità. In un paio di anni fu approvato il progetto, contrattato il lavoro, appaltato il cantiere. E
il 3 aprile 1921, Domenica in Albis,
Mons. Letterio D’Arrigo poté procedere
alla Benedizione delle fondamenta e al
collocamento della prima pietra del sacro Tempio, in una meravigliosa festa di
sole e di bandiere, con l’assistenza del
Padre Annibale, del P. Vitale, del P. Palma e di molti amici e benefattori nostri.
Il Padre prese la parola per ringraziare tutti i benefattori e richiamare l’alto
significato della Chiesa che sorge tra le
rovine del suolo di Messina. L’Arcivescovo con la sua benedizione pastorale
poneva fine alla solenne manifestazioFesta di Sant’Antonio di Padova con la seconda
ne. I progettisti del costruendo Santuastatua del Santo, donata ancora dalla benefattrice
romana, Signora Caterina Menghi Spada
rio sono gli Ingegneri Letterio Savoja e
(Messina - interno della chiesa-baracca
Gaetano
Bonanno, l’appaltatore dei ladel Quartiere Avignone).
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vori e costruttore del sacro edificio fu la Ditta Lorenzo Interdonato. I lavori di scultura furono affidati a Turillo Sindoni; quelli di pittura al Prof. Rosario Spagnoli, coadiuvato
dalla moglie. Decoratore del Santuario fu il Prof. Giuseppe
D’Arrigo della Società Operaia di Catania, dotato di grande fantasia e di perizia rara e versatile. Essa fu profusa non
solo nel magnifico soffitto a cassettoni dorati, ma altresì in
tutta la decorazione ricca e di potente effetto in ogni particolare. Da diversi anni ormai il sacro Tempio era in costruzione, ingombro di impalcature e vi si potevano celebrare le Messe e le funzioni, cui talvolta molta gente aspirava
di partecipare. Finalmente il giorno di Pasqua, il 4 aprile
1926, fu possibile scorgere la nuova chiesa sgombra da tutto il materiale che l’opprimeva: alle ore 6 del mattino il P.
Vitale, delegato dall’Arcivescovo Pajno, benedisse la chiesa,
aspergendola con acqua benedetta nell’esterno e nell’interno, e si passò alla celebrazione della S. Messa. In verità in
quel tempo le forze del Di Francia erano ormai cadenti: egli
vi celebrò solo due volte e due volte vi predicò; ma la gioia del suo animo fu immensa, al pensiero specialmente che
il divino rogate splendeva al sole in caratteri di oro sulla maestosa facciata, per
ricordare a tutti i fedeli l’obbligo di obbedire perennemente al comando del S.
Cuore.
Il 4 aprile 1926 si inaugurava la bellissima chiesa sotto il titolo “Tempio della Rogazione Evangelica del Cuore di
Gesù” e “Santuario di Sant’ Antonio”.
Tempio della Rogazione: infatti è la
prima chiesa nel mondo dedicata alla
preghiera per le vocazioni secondo il comando di Gesù “Pregate dunque il Padrone della messe, perché mandi operai
nella sua messe” (Mt 9,37-38; Lc 10,2).
Santuario di Sant’Antonio per la particolare devozione che Sant’ Annibale
ebbe verso il Santo di Padova fin dal
1887 con la istituzione del “Pane di Sant’Antonio.”
L’antica e prima statua, una volta ultimato il Tempio della Rogazione Evangelica e Santuario di Sant’Antonio a
Messina, vi fu portata trionfalmente e
Benedizione del nuovo Santuario.
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collocata nella nicchia della navata destra, sull’altare dedicato al Santo. Qui è esposta al culto fino ai nostri giorni.
Il Santuario fu consacrato il 19 Agosto 1937 da Monsignor
Pio Giardina, Vescovo Ausiliare di Messina.
Il Santo Padre, Giovanni Paolo II,
l’11 giugno 1988 ha visitato il Tempio
della Rogazione Evangelica, durante la
sua visita a Messina per la Canonizzazione della Beata Eustochia. E il papa
Benedetto XVI il 4 aprile 2006 la dichiarava Basilica Minore.
La facciata presenta lateralmente in
basso due nicchie con le statue in bronzo degli Evangelisti San Matteo e San
Luca e in alto al centro la scritta a caratteri cubitali: rogate ergo dominum
messis, ut mittat operarios in messem
suam
Il Santuario di Sant’Antonio in Messina è il luogo teologico, nel quale si coniugano mirabilmente carisma rogazionista e dimensione antoniana. Qui, la
dimensione antoniana del carisma rogazionista è inequivocabilmente visibile.
Ne fanno fede:
Facciata della Basilica-Santuario.
• La presenza dei bambini orfani tradi-
11 giugno 1988 - Giovanni Paolo II
in raccoglimento davanti alla tomba
di P. Annibale M. Di Francia.
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zionali e moderni, fruitori oggi dell’opera di salvezza materiale e morale avviata oltre un secolo fa nel poverissimo e preesistente quartiere Avignone.
• La disponibilità sacramentale, che fa fronte all’accorrere
numeroso e quotidiano di pellegrini e devoti antoniani,
e la connessa azione pastorale.
• La pratica della Rogazione Evangelica del Cuore di Gesù,
consacrata non solo dal fatto che si tratta del primo e ancora unico Tempio al mondo dedicato alla Preghiera per
le Vocazioni, ma da una preghiera incessante che qui si
eleva giornalmente al Padrone della messe per i buoni operai del Vangelo, da parte di religiosi e religiose, laici, assistiti, poveri.
• Il ricorso semplice e fiducioso del popolo di Dio al Santo Taumaturgo con la promessa e l’invio del pane, che
colma le mani degli orfanelli e rifluisce in conforto e grazie per i benefattori.
Statue in bronzo degli Evangelisti S. Matteo e S. Luca del Sindoni.
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9. I mezzi di apostolato antoniano
La carità spicciola per i piccoli e i poveri è realizzata attraverso le elargizioni spontanee e generose dei benefattori occasionali nelle cosiddette cassettine di Sant’Antonio. Nel
corso del tempo sono impostati ed avviati, secondo i moderni criteri di tecnologia avanzata, i cosiddetti Uffici di Propaganda Antoniana, che curano la diffusione dell’Opera e della
dimensione antoniana del carisma rogazionista.
Le indicazioni vengono dalle fonti magisteriali delle Congregazioni rogazioniste:
• Gli uffici di propaganda che Dio datore di ogni bene ha
suggerito al Padre Fondatore, oltre ad essere centro di
apostolato, sono una delle fonti principali di sostentamento.
• Seguendo le direttive del Padre Fondatore, l’ufficio di propaganda antoniana è considerato mezzo di apostolato per
il risveglio della vita cristiana in mezzo al popolo e fonte di
sostentamento.
La stampa e la sua utilizzazione è stata una delle intuizioni più straordinarie del Padre Annibale come veicolo di promozione del carisma rogazionista e della devozione antoniana. Aveva certamente come riferimento Don Bosco; stava
muovendo i primi passi in questo settore un altro carismatico di eccezione: Don Giacomo Alberione.
• Pia proposta ai cattolici Messinesi
Risale al 13 giugno 1896 un foglietto in stampa che Padre
Annibale diffuse a Messina, indicando in Sant’Antonio di Padova un potente intercessore presso Dio, se a Lui ci si rivolge e si promette «una qualche quantità di pane per gli orfanelli e per i poveri che io devo alimentare».
• Il pane di Sant’Antonio
* Il primo libretto sulla devozione antoniana, stampato a
Messina il 26 aprile 1900, di appena 10 pagine, Il pane di
Sant’Antonio di Padova in Messina e Diocesi a vantaggio degli
orfanotrofi del Canonico Annibale Di Francia con preghiera efficace e triduo per quelli che aspettano grazie, edito dalla Tipografia Pia Opera di Beneficenza, del quartiere Avignone. Nel
libricino erano ricordati i fatti di Tolone, le preghiere e le grazie ottenute dal Santo con la promessa del pane ai poveri.
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* Nello stesso anno le pagine aumentarono fino a 32, con
identico titolo.
* Nel 1903 si è già alla quarta edizione del libretto, con
l’indicazione in quarta pagina di copertina: Messina, Tipografia del Sacro Cuore nell’Orfanotrofio del Canonico Annibale
Di Francia.
* Nel 1904, la decima edizione del libretto ha sempre 32
pagine.
* Nel 1906, il numero delle pagine sale a 96 in dodicesima edizione.
Per la prima volta, nella ristampa, appare il titolo di copertina modificato in: Il segreto miracoloso. Il Pane di Sant’Antonio.
* Nel 1908, con la tredicesima edizione, siamo a quota
144 pagine.
• Il segreto miracoloso
Dopo il terremoto del 28 dicembre 1908, il Padre Annibale affida alla Tipografia «XX Secolo» di Acireale la stampa
dell’opuscolo antoniano, in quattordicesima edizione, di 128
pagine, col nuovo titolo: Il segreto miracoloso ovvero il Pane di
Sant’Antonio di Padova a vantaggio degli Orfanotrofi Antoniani ... In Sicilia e nel Continente... Il libretto esce nel 1910, in
30.000 esemplari.
La quindicesima edizione rinnovata
viene nuovamente stampata in Messina
dalla Tipografia che è detta «Antoniana»
del Canonico Annibale Maria Di Francia, nel 1912, con un titolo chilometrico:
Il segreto miracoloso ovvero il Pane di
Sant’Antonio di Padova a vantaggio degli
Orfanotrofi Antoniani ed altre Opere di
beneficenza del Canonico Annibale Maria Di Francia in Messina e Taormina (Sicilia) e nel Continente: Oria (Lecce) e
Trani (Bari), con tredicina e preghiera efficacissima per quelli che aspettano grazie
e con documento della precedenza di tre
anni di questa devozione negli Orfanotrofi suddetti.
In media si diffondevano 100.000 copie l’anno.
Il Segreto miracoloso fu tradotto e
pubblicato anche in lingua francese: Le
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secret du miracle ou le pain de St. Antoine de Padoue au profit
des orphelinats Antoniens du Chanoine Annibal M. Di Francia
a Messine et en d’autres villes de Sicile et de l’Italie Continentale, suivi de pières pour obtenir les faveurs du grand thaumaturge (Tipografia Guerriera, Messina 1917; Tipografia Antoniana del Piccolo Operaio del Canonico A.M.Di Francia,
Oria 1919; altra edizione dalla stessa tipografia, Oria 1924;
stesso titolo, Scuola Tipografica Antoniana dell’Orfanotrofio
Maschile del Can. A.M. Di Francia, Oria 1927). Si ebbe inoltre una traduzione in lingua inglese: The miracolous secret
of the Bread of St. Antony of Padua in aid of the Antonian Orphanages of Canon Annibale Di Francia of Messina (funded in
Sicily and in Italy) - Special prayers are given for the convenience of those who desire favours from the Saint Tipografia Sociale, Siena 1922.
• Dio e il Prossimo
Accanto al libretto «Il segreto miracoloso», come mezzo di
diffusione della devozione del Pane, e di coordinamento tra i
benefattori sparsi nella penisola e nel mondo, Padre Annibale
iniziò la pubblicazione del periodico
«Dio e il prossimo», come numero
unico il 15 agosto 1907, in quattro
pagine ed una tiratura di 10.000 copie, per la venuta a Messina nei suoi
Orfanotrofi della statua di Sant’Antonio. Il titolo, provvisorio, inizialmente era: «Sant’Antonio di Padova e gli
Orfanotrofi Antoniani della Rogazione
del Cuore di Gesù e delle Figlie del
Divino Zelo». Solo come sottotitolo:
«Dio e il prossimo».
Il giornale fu pubblicato ininterrottamente dal 26 giugno 1908 con
la tiratura di varie centinaia di migliaia di copie.
Nel numero di saggio del 1908, il
titolo è modificato: «Dio e il prossimo, periodico Rogazionista-Antoniano, bollettino dei Pii Istituti della Rogazione Evangelica del Cuore di Gesù
e delle Figlie del Divino Zelo con annessi Orfanotrofi Antoniani dei Sacri
Cuori».
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Il periodico viene definito: Rogazionista-Antoniano.
Nella «Dedica e consacrazione di questo periodico al Cuore
di eterno Amore, al Cuore dei cuori amanti, al dolcissimo Cuore di Gesù», Padre Annibale rileva sinteticamente le traversìe
iniziali dell’Opera sempre in situazioni economiche molto
critiche: «si tirava tra la vita e la morte». E racconta fedelmente l’origine della Preziosa Industria di Carità così com’era nata a Messina a partire dal settembre 1887. Quindi conclude:
«Era ben giusto che questo periodico si avesse pure il titolo di Antoniano, come quello che deve propagare opere
protette mirabilmente dal glorioso Taumaturgo, e deve nel
contempo riportare le notizie della devozione del Pane di
Sant’Antonio di Padova a pro dei nostri Istituti, ed estenderla con vantaggio sempre crescente di tante anime desiderose
di grazie, e di tanti orfani e poveri che noi raccogliamo».
Col tempo il giornale Dio e il Prossimo ha acquistato la sua
caratteristica di periodico antoniano per la diffusione del culto del Taumaturgo di Padova e per «riportare le notizie della
devozione del Pane di Sant’Antonio a pro dei nostri Istituti, ed
estenderla con vantaggio sempre crescente di tante anime desiderose di grazie, e di tanti orfani e poveri che noi raccogliamo»,
secondo il programma tracciato dal Fondatore.
Padre Annibale, aiutato dal sacerdote P. Pantaleone Palma,
uno dei suoi primi collaboratori, non si
occupava solo degli orfanelli e dei poveri
ma anche di diffondere il Rogate (la preghiera per le vocazioni ) tra il clero e i fedeli per questo Dio e il Prossimo avevano le seguenti finalità che padre Annibale spiega così, scrivendo ad un vescovo
Mons. Scopelliti, vescovo di Oppido Mamertina (Reggio Calabria)
“Da molti anni, con due miei Istituti,
uno di Sacerdoti, uno di Suore, mi sono
dedicato a raccogliere orfani abbandonati e a coltivare quella Divina Parola del
Vangelo: Rogate ergo Dominum Messis, ut
mittat Operarios in messem suam. Così
ho preso a propagare una preghiera per
ottenere dalla Divina Bontà numerosi e
santi Operai per la Chiesa. Per meglio
riuscire in salutare propaganda, ho intrapreso due Opere che mirabilmente a
tanto si prestano.
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«La prima è una Sacra Alleanza spirituale Sacerdotale con
questi Istituti alla quale hanno preso parte finora Vescovi, Arcivescovi, Generali di Ordini Religiosi, Parroci, Dignitari, Sacerdoti, e ultimamente lo stesso Sommo Pontefice Pio X.
Tutti concorrono ad aiutarci con le loro preghiere e con le loro benedizioni. E siamo ben lieti di ricordare che la E.V., da
molti anni, è nostro Sacro Alleato.
«La seconda è una Pia Unione detta della Rogazione evangelica del Cuore di Gesù, nella quale i fedeli di ogni ceto, senza alcun obbligo di coscienza, e senza alcun pagamento,
prendono a cuore la preghiera per ottenere i buoni Operai alla S. Chiesa.
«Dovendo, inoltre mantenere circa duecento ricoverati tra
orfani e poveri, ho escogitato un mezzo di Provvidenza, il
quale mentre giova a noi, giova di più anche temporalmente
ai benefattori. Questo mezzo si è il così detto Pane di S. Antonio di Padova: ammirabile contribuzione per la quale i contribuenti non danno l’uno se prima essi stessi non ricevono il
cento!
• Bollettini degli Uffici Antoniani
Propagandano attualmente la devozione del Pane di Sant’Antonio tra i benefattori degli Istituti Antoniani dei Rogazionisti. Mentre le Suore Figlie del Divino Zelo hanno ripreso, unificandola per tutte le Case, l’antica testata Dio e il
Prossimo, i Rogazionisti nei loro bollettini hanno tutti, nella
testata o nel contenuto, il riferimento a Sant’Antonio di Padova.
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10. Il culto, le devozioni
e le iniziative antoniane
Singolare importanza si è sempre data, nei nostri Istituti,
alla devozione a Sant’Antonio nelle sue molteplici valenze.
Talune pratiche sono state introdotte anche nelle nostre
chiese ed oratori:
– Il ricordo giornaliero dei benefattori antoniani nella preghiera.
– La messa settimanale in onore di Sant’Antonio per i benefattori.
– La traslazione delle reliquie del Santo, detta comunemente la festa della «Sacra Lingua di Sant’Antonio» (15 febbraio), caduta oggi in disuso.
– La tredicina o novena in preparazione alla festa del 13 giugno.
– La pia pratica dei 13 martedì in onore di Sant’Antonio.
– La consacrazione dei bambini ai Cuori Santissimi di Gesù
e di Maria per l’intercessione di Sant’Antonio, attualmente praticata il giorno della festa del Santo.
Ancora oggi la devozione a Sant’Antonio continua a caratterizzare, in continuità con lo spirito ereditato dal Fondatore,
il carisma e l’opera rogazionista nel mondo. Ci sono testimonianze concrete di
questa fedeltà che motivano costantemente l’aggancio al Santo Taumaturgo di
Padova.
11. Le devozioni antoniane
• I martedì di S. Antonio
Come abbiamo detto, S. Antonio morì il venerdì 13 giugno, e nei giorni immediatamente seguenti alla morte non si
parla di fatti straordinari e miracoli avvenuti. Ma il giorno del trasporto del corpo
del Santo dall’Arcella a S. Maria si aprì la
vena dei prodigi, che da oltre sette secoli non è più venuta meno. Era il martedì,
17 giugno, e avvenne «cosa sorprendente
e vera», cioè che «dei tanti afflitti che invocavano il Santo, nessuno restò senza
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consolazione». A ricordo di questo giorno ebbe inizio da parte dei devoti l’uso di consacrare il martedì a S. Antonio.
Il Santo stesso dimostrò di gradire questa devozione con
uno straordinario miracolo, registrato anche dai Bollandisti.
All’inizio del secolo decimosettimo vivevano in Bologna
due distinti coniugi, che sarebbero stati veramente felici se
avessero potuto vedere la loro casa allietata dal sorriso di un
bambino. Ma, passati ormai oltre venti anni dal matrimonio,
umanamente tutte le speranze dovevano dirsi fallite. Un giorno la signora ebbe pensiero di rivolgersi a S. Antonio; e la notte sognò il Santo, il quale le prometteva la grazia se si fosse
recata a pregare dinanzi al suo altare, nella chiesa di S. Francesco, per nove martedì di seguito. La grazia venne, la donna
fu madre, ma - delusione ed orrore! - il piccolo era un mostriciattolo, che nulla aveva di umano. La fede della donna però
non si scosse, e pensò che il Santo, che aveva cominciato la
grazia, non si sarebbe fermato a metà. Fece portare il neonato all’altare del Santo e poco dopo ebbe la gioia di poterlo
riabbracciare in un amore di bimbo. D’allora prese incremento la devozione dei martedì consecutivi a sant’Antonio, che la
pietà dei fedeli ha portato a tredici, il numero del Santo.
• Il Breve di S. Antonio
Questa devozione consiste nel portare addosso, stampato su carta o su tela,
un’immagine della Santa Croce con impresse le parole che richiamano una
espressione dell’Apocalisse (5, 5) : “Ecco
la Croce del Signore: fuggite, potenze nemiche: ha vinto il Leone della tribù di
Giuda, radice di Davide. Alleluia! Alleluia!”
A questa devozione, che è ritenuta efficacissima contro le tentazioni e infestazioni diaboliche, è assegnata un’origine
prodigiosa.
Nella città di Santarem, in Portogallo,
viveva una donna terribilmente vessata
dal demonio. L’infelice un giorno pensò
di andare a buttarsi nel fiume per farla finita. Passando dinanzi alla chiesa dei
francescani, vi entrò per un’ultima preghiera a S. Antonio in quel giorno della
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sua festa, 13 giugno. Appartata ad un
angolo della chiesa, fu sorpresa dal
sonno, durante il quale vide S. Antonio,
che, consegnandole una pergamena, le
ingiunse di portarla sempre addosso e
così sarebbe stata liberata dalla ossessione diabolica. E difatti, svegliatasi, la
donna si trovò in mano una pergamena
con le parole surriferite e al tempo
stesso si sentì perfettamente tranquilla,
libera da ogni molestia. Divulgatosi il
fatto, il re pretese la pergamena, e la
povera donna ricadde nelle tristi condizioni di prima; ma come poté avere una
copia del prodigioso documento, ebbe
restituita la serenità e la calma.
Il Breve di S. Antonio è molto in uso
tra i devoti del Santo, che lo sperimentano assai efficace contro le tentazioni
e qualsiasi insidia diabolica.
Statua di Sant’Antonio
che si venera
nella Basilica-Santuario.
• Le Immagini
Non esistono documenti contemporanei che ci abbiano tramandato il vero
aspetto di sant’Antonio. Nonostante la
tradizione letteraria ci offra di lui una
immagine dai tratti grossolani e corpulenti, di taglia inferiore alla media, non
rimane di Antonio alcun ritratto.
I primi caratteri iconografici di Antonio sono simili a quelli di Francesco:
il saio, il libro sorretto dalla mano sinistra, il volto giovanile e glabro. Ai pochi
attributi fondamentali si aggiungono,
col passare dei secoli, sempre nuovi
elementi. Uno dei più comuni è la
fiamma, simbolo dell’amore divino. Variazione di tale attributo è il cuore
fiammeggiante, sorretto dal santo.
Il ramo di giglio, simbolo di purezza,
è un altro elemento molto diffuso nelle
rappresentazioni del santo.
L’apparizione ad Antonio di Gesù
bambino è un altro soggetto molto raf29
figurato. Una variante è quella della Vergine che porge il figlio all’adorazione di Antonio.
Oltre che a san Francesco, cui l’abbiamo visto associato
nelle sue prime immagini, Antonio è spesso unito a sant’Antonio abate. Anche la rappresentazione di Antonio nelle vesti
del dottore e del teologo sapiente, incontra favore nella tradizione iconografica. Materiale più abbondante, invece, riguarda la sua fama di guaritore miracoloso e operatore di prodigi.
12. Il significato di una devozione
Le motivazioni che determinano l’inserimento di Sant’Antonio di Padova nell’opera annibaliana e si collegano col carisma rogazionista, sono motivazioni di interesse spirituale e sociale. La protezione e l’assistenza dei Santi era per Padre Annibale la garanzia della celeste Provvidenza. Sant’Antonio col
suo pane, assicura contemporaneamente il vitto spirituale e
quello materiale, essendo «una grande risorsa per gli orfanelli, ed un grande conforto per tutti quelli che aspettano grazie
dal cielo. Essa è un fiume di benedizioni celesti che si spande sulla terra, e tutti ne possono partecipare».
La grande fede del Di Francia è stato elemento propulso-
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re di una industria spirituale che non si è
fermata solo nei termini di pia pratica, ma
che è diventata vera e propria devozione.
Egli ne era consapevole: per questo diffuse il culto sia in Italia che all’estero a sollievo della bisognosa ed afflitta umanità e
divenne a ragione Apostolo antoniano. Le
Congregazioni religiose dei Rogazionisti e
delle Figlie del Divino Zelo, nella misura
in cui mantengono vivo il presupposto antoniano, non solo in termini di provvidenza materiale, ma anche in termini di imitazione delle sue virtù straordinarie di umiltà,
di purezza, di docilità, di fortezza e di tenera pietà e devozione verso Gesù Sacramentato e la sua dolcissima Madre, terranno fede
alla loro dimensione carismatica che, nella
messe delle anime, li vede imploranti gli
operai del Vangelo, ed operatori instancabili di carità verso i piccoli ed i poveri di
ogni tempo.
13. Conclusione
La devozione a S. Antonio assume diverse forme nel popolo cristiano, e qui ci
fermiamo a rilevarne le principali e più conosciute, non senza fare prima una necessaria premessa. Questa: la base e fondamento di qualsivoglia devozione è e deve
essere la vita cristiana; quindi purezza di
costume, frequenza ai Sacramenti, spirito
di preghiera, docile sommissione alla S.
Chiesa e alle sue leggi. La devozione a S.
Antonio si cambierebbe in superstizione e
riuscirebbe dannosa all’anima che ritenesse di propiziarsi il Santo con determinate
pratiche esterne, conservando la cattiva
volontà di perseverare nel peccato. Ricordiamo le parole di Giovanni Paolo II nel
1982 nel suo pellegrinaggio alla tomba di
sant’Antonio a Padova: “Vorrei riferirmi subito a quella nota peculiare che si presenta
come costante nella vicenda biografica di
31
questo Santo, e che chiaramente lo distingue nel panorama pur
tanto vasto e pressoché sterminato della santità cristiana. Antonio in tutto l’arco della sua esistenza terrena fu un uomo evangelico; e se come tale noi lo onoriamo è perché crediamo che in
lui si è posato con particolare effusione lo Spirito stesso del Signore, arricchendolo dei suoi mirabili doni e sospingendolo
“dall’interno” ad intraprendere un’azione che, notevolissima nei
quarant’anni di vita, lungi dall’essersi esaurita nel tempo, continua, vigorosa e provvidenziale, anche ai nostri giorni. … Vi
invito innanzitutto a meditare proprio sulla nota dell’evangelicità, la quale costituisce anche la ragione per cui Antonio è proclamato “il Santo”. Senza fare esclusioni o preferenze, è un segno, questo, che in lui la santità ha raggiunto vette di eccezionale altezza, imponendosi a tutti con la forza degli esempi e
conferendo al suo culto la massima espansione nel mondo. In
effetti, è difficile trovare una città o un paese dell’orbe cattolico, dove non ci sia per lo meno un altare o una immagine del
Santo: la sua serena effigie illumina di un soave sorriso milioni
di case cristiane, nelle quali la fede alimenta, per mezzo suo, la
speranza nella Provvidenza del Padre celeste. I credenti, soprattutto i più umili e indifesi, lo considerano e sentono come il loro Santo: pronto sempre e potente intercessore in loro favore”.
32
CORONCINA
A SANT’ANTONIO DI PADOVA
Questa Coroncina si compone di trentanove grani per il Pater, Ave e Gloria,
che si fanno seguire ad ognuna delle seguenti preghiere, formulate, da Padre
Annibale sul Responsorio in onore del Santo (Si quaeris miracula...).
RESPONSORIO
Si quæris miracula,
Mors, error,
calamitas,
Dæmon lepra fugiunt,
Aegri surgunt sani.
Cædunt mare,
vincula,
Membra resque perditas.
Petunt et accipiunt
Iuvenes et cani.
Pereunt pericula,
Cessat et necessitas,
Narrent hi,
qui sentiunt
Dicant Paduani
Glória Patri
et Fílio
et Spirítui Sancto
Se chiedi miracoli
vedrai indietreggiare la morte,
l’error, le calamità: fuggire
demonio e malattie,
e sorgere sani gli ammalati.
Il mare viene vinto,
le catene si spezzano,
i corpi avranno beneficio,
le cose perdute si ritrovano:
giovani e vecchi chiedono e ricevono.
I pericoli scompaiono,
svanisce ogni necessità,
raccontino coloro che sentono queste cose,
lo dicano, i devoti del Santo di Padova.
Gloria al Padre
e al Figlio
e allo Spirito Santo.
33
1. Mors (Morte)
Gloriosissimo Sant’Antonio, che hai il potere
sulla morte, liberami dalla morte del peccato
e dalla morte eterna, e al termine della terrena vita
ottienimi la grazia della buona morte.
Pater, Ave, Gloria
2. Érror (Errore)
Gloriosissimo Sant’Antonio, che dissipi gli errori,
togli da me quelli che mi inducono al peccato,
o mi arrestano nella via della virtù, e liberami di soggiacère
agli altrui errori sul mio riguardo.
Pater, Ave, Gloria.
3. Calámitas (Calamità)
Gloriosissimo Sant’Antonio, che soccorri chi t’invoca
nelle afflizioni o nelle sventure pubbliche e private;
liberami in queste che mi minacciano, perché
con fede io t’invoco.
Pater, Ave, Gloria.
34
4. Daemon (Demonio)
Gloriosissimo Sant’Antonio, che hai gran potere
su tutti i demoni, liberami da questi infernali spiriti,
tienili sempre da me lontani, affinché io non cada
nelle loro insidie, ma dammi sempre la vittoria
sui loro assalti e nelle loro tentazioni.
Pater, Ave, Gloria
5. Lepra (Lebbra)
Gloriosissimo Sant’Antonio, che guarisci ogni
sorta di malattia spirituale o corporale, la più grave
e ulcerosa; fammi sperimentare questa tua potenza
in ogni male dell’anima e del corpo, e anzitutto liberami
da ogni peccato, conserva sempre pura l’anima
mia e liberami da ogni male epidèmico.
Pater, Ave, Gloria.
6. Aegri súrgunt sani (Gli ammalati sorgono sani)
Gloriosissimo Sant’Antonio, che guaristi tanti infermi
e innumerevoli tuttora ne guarisci, io ripongo
in te ogni mia fiducia, e mentre ti chiedo anzitutto
la guarigione delle mie infermità spirituali, ti supplico
che voglia guarire me e i miei dalle malattie corporali
nella misericordia del divino beneplacito.
Pater, Ave, Gloria.
7. Caedunt: mare (Cedono: il mare)
Gloriosissimo Sant’Antonio, al cui potere si calma
il mare tempestoso, e i naviganti liberati da te dal
naufragio entrano in porto; soccorri tutti i poveri naviganti
nel pericolo della tempesta, e conducimi incòlume
nel tenebroso mare della vita fino al porto dell’eterna
salvezza.
Pater, Ave, Gloria.
8. Vincula (Le catene)
Gloriosissimo Sant’Antonio, che hai liberato tanti carcerati
che a te ricorsero con grande fiducia, specialmente
se a torto condannati; soccorri tanti innocenti in
simili circostanze, e in quanto a me rompi le catene
che mi fanno schiavo delle mie passioni e del demonio.
Pater, Ave, Gloria.
35
9. Membra (Le membra)
Gloriosissimo Sant’Antonio, che perfino hai restituito
le membra già tagliate dal corpo umano, quale fiducia
non avrò in te perché voglia conservarmi
nella integrità di ciò che possa essermi necessario alla vita,
per compiere sulla terra quanto Dio vuole da me?
E tutto ciò che a questo riguardo io abbia disperso
e demeritato, ti supplico che voglia farmelo riacquistare.
Pater, Ave, Gloria.
10. Résque pérditas (E le cose perdute)
Gloriosissimo Sant’Antonio, quanto è bella e singolare
questa tua prerogativa che fai ritrovare le cose perdute!
Io me ne approfitto per supplicarti non solo perché
negli angosciosi momenti della ricerca di cose perdute
o tolte me le faccia felicemente ritrovare, ma molto
più ti supplico e ti scongiuro perché mi faccia ritrovare
pienamente tutte le celesti grazie da me disperse,
e tutti i beni per mia colpa perduti!
Pater, Ave, Gloria.
11. Péreunt pericula (I pericoli vengono meno)
Gloriosissimo Sant’Antonio, che hai la potenza
di liberare da ogni sorta di pericoli
quelli che nei più gravi cimenti a te ricorrono;
fai sempre lo stesso con me, ora e in avvenire,
o mio carissimo Santo, perché a te mi affido
e soprattutto questa liberazione ti domando riguardo
agli eterni interessi dell’anima mia.
Pater, Ave, Gloria.
12. Céssat et necéssitas (E cessano le necessità)
Gloriosissimo Sant’Antonio, che vedi dal cielo
tutte le necessità dei tuoi devoti, di qualsiasi maniera,
e a tutti dai soccorso appena invocato con fede;
mira in quante necessità io mi trovo insieme ai miei
senza che possiamo riposare,
e vieni presto in nostro aiuto, specialmente
in questa necessità (si pensi quale).
Pater, Ave, Gloria.
36
13. Narrent hi qui sentiunt, dicant Paduani
(Tutti quelli che sentono la protezione del Santo,
e specialmente i suoi Padovani, ne raccontino le grazie)
Gloriosissimo Sant’Antonio, le cui grazie
sono così innumerevoli che non bastano
le anzidette dodici categorie a raccoglierle tutte,
ma moltissime e di differenti specie,
in tutti i luoghi e in tutti i tempi
ne concedi, specialmente a quanti t’invocano,
sia pure spiritualmente, in questa tredicesima categoria
d’innumerevoli grazie in cui si sente al vivo la tua universale
protezione, fai entrare pure me,
e opportunamente concedimi qualunque grazia
io ti domandi a gloria del Sommo Dio
e a vero bene mio e degli altri.
Pater, Ave, Gloria.
(Si possono recitare le invocazioni a Sant’Antonio)
INVOCAZIONI A SANT’ANTONIO
Signore, pietà
Signore, pietà
Cristo, pietà
Cristo, pietà
Signore, pietà
Signore, pietà
Cristo, ascoltaci
Cristo, ascoltaci
Cristo, esaudiscici
Cristo, esaudiscici
Padre celeste che sei Dio
abbi pietà di noi
Figlio Redentore del mondo che sei Dio
”
”
Spirito Santo, che sei Dio
”
”
Santa Trinità, unico Dio
”
”
S. Antonio di Padova
prega per noi
S. Antonio, gloria dell’Ordine Serafico
”
”
S. Antonio, Arca del Testamento
”
”
S. Antonio, Santuario di celeste sapienza
”
”
S. Antonio, che calpesti le vanità del mondo
”
”
S. Antonio, vincitore della concupiscenza
”
”
S. Antonio, specchio di ubbidienza
”
”
S. Antonio, gemma di povertà
”
”
S. Antonio, giglio di celeste purezza
”
”
S. Antonio, esempio di umiltà
”
”
S. Antonio, tenero amante della Croce
”
”
S. Antonio, martire di desiderio
”
”
S. Antonio, fornace di carità
”
”
S. Antonio, zelatore della giustizia
”
”
37
S. Antonio, lucerna che illumina
i peccatori
S. Antonio, terrore degl’infedeli
S. Antonio, modello dei perfetti
S. Antonio, consolatore degli afflitti
S. Antonio, speranza dei peccatori
S. Antonio, difensore degl’innocenti
S. Antonio, liberatore dei prigionieri
S. Antonio, guida dei pellegrini
S. Antonio, risanatore degli ammalati
S. Antonio, seminatore di miracoli
S. Antonio, che rendi la parola ai muti
S. Antonio, che dai l’udito ai sordi
S. Antonio, che restituisci la vista
ai ciechi
S. Antonio, che raddrizzi gli storpi
S. Antonio, che scacci i demoni
S. Antonio, che risusciti i morti
S. Antonio, che fai ritrovare
le cose perdute
S. Antonio, che domi il furore dei tiranni
Dalle insidie del demonio S. Antonio,
Dai fulmini e dalle tempeste
Dai terremoti, dalla peste,
dalla fame e dalla guerra
Da ogni male dell’anima e del corpo
Con la tua intercessione S. Antonio,
prega per noi
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
”
liberaci
” ”
” ”
” ”
proteggici
Agnello di Dio,
che togli i peccati dei mondo
perdonaci, Signore
Agnello di Dio,
che togli i peccati del mondo
esaudiscici, Signore
Agnello di Dio,
che togli i peccati del mondo
abbi pietà di noi
Preghiamo
Dio onnipotente ed eterno, che in S. Antonio di
Padova, hai dato al tuo popolo un insigne predicatore
e un patrono dei poveri e dei sofferenti, fa’ che per
sua intercessione seguiamo gli insegnamenti del Vangelo
e sperimentiamo nella prova il soccorso
della tua misericordia.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
38
Indice
Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2
1. Sant’Annibale Maria Di Francia e Sant’Antonio . . . .
3
2. Il pane dei poveri, origini remote di una devozione . .
4
3. Susanna Consiglio ovvero la ripresa della devozione
a Messina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
6
4. Il culto di Sant’Antonio a Messina . . . . . . . . . . . . . .
9
5. La festa di Sant’Antonio a Messina . . . . . . . . . . . . . 12
6. La mattonella di Sant’Antonio nel convento
dei Francescani dell’Immacolata . . . . . . . . . . . . . . . 14
7. La statua di Sant’Antonio del 1907
il Tempio della Rogazione Evangelica
e Santuario Sant’Antonio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
8. Il Santuario di Sant’Antonio a Messina . . . . . . . . . . 18
9. I mezzi di apostolato antoniano . . . . . . . . . . . . . . . . 22
10. Il culto, le devozioni e le iniziative antoniane . . . . . 27
11. Le devozioni antoniane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
12. Il significato di una devozione . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
13. Conclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
Coroncina a Sant’antonio di Padova . . . . . . . . . . . . . . . . 33
Invocazioni a Sant’Antonio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37
39
Un sorriso...
e accendi la vita
All’ombra del Santuario-Basilica S. Antonio
I bambini antoniani pregano per te
I “Piccoli canterini siciliani” ti dedicano le più belle canzoni
I poveri della “Mensa Sant’Antonio” ti benedicono
I fratelli e le sorelle delle associazioni parlano di te al Signore.
Un tuo gesto d’amore
per vivere
nel cuore dei piccoli
e dei poveri
AVVISI
DI
SEGRETERIA
N S. Messa - L’offerta di una Messa è di 10,00 Euro.
N S. Messa Gregoriana - L’offerta delle 30 SS. Messe Gregoriane è di 350,00 Euro.
N Offerte a sostegno dell’Istituto Antoniano - Per le offerte ai nostri bambini si consiglia di
seguire le seguenti modalità:
• Versamento su c.c. postale N° 5967 intestato a:
Istituto Antoniano Maschile - Santuario S. Antonio
• Assegno bancario intestato a: Istituto Antoniano Maschile - Santuario S. Antonio
• Bonifico bancario presso:
BANCA AGRICOLA POPOLARE DI RAGUSA • VIA A. MARTINO 98 - MESSINA
IBAN: IT 33 H 05036 16500 CC0651322738
BIC/SWIFT: POPRIT31065
N Donazioni e Lasciti - Chi desiderasse disporre di donazioni o lasciti a sostegno del nostro Istituto, può farlo utilizzando la seguente dicitura: «Lascio (o Dono) all’Istituto Antoniano Maschile - Santuario S. Antonio di Via Santa Cecilia 121 - Messina, per le proprie finalità caritative e assistenziali». Per
maggiori informazioni e/o chiarimenti rivolgersi al Padre Direttore telefonando al n. 090669705.
• Ai sensi della legge 675/96, si potrà chiedere cancellazione, aggiornamento, rettifica, integrazione dei propri dati personali, inviandocene comunicazione scritta.
APPUNTAMENTI
ALLA BASILICA SANTUARIO
APERTURA
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7,30 - 9,00 - 10,00 - 11,00 - 12,00 - 18,00
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MUSEO PADRE ANNIBALE
MOSTRA ANTONIANA MUSEO SANTUARIO - SALA EX VOTO
Feriali: ore 9,00 - 12,00 • 16,30 - 18,30
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ISTITUTO ANTONIANO MASCHILE • BASILICA SANTUARIO S. ANTONIO
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