ISSN 2035-701X N° 8 - OTTOBRE 2011 G STILE Da New York: Cliomake-up I O V A N I R E P O R T E R “Poste Italiane. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB Torino n° 8 Anno 2011”- € 0,70 Lo okSmart all’inte rno I consigli per essere belle anche in 5 minuti A pagina 18 CINEMA In questo mondo di “soliti idioti” La serie cult approda sul grande schermo A pagina 28 MUSICA Tutti pazzi per Jason Derulo Da DJ festaiolo a fenomeno mondiale A pagina 24 INCHIESTA Il successo a tutti i costi Viaggio nell’Italia delle carriere facili A pagina 6 Il Paese delle scorciatoie 2 Ottobre 2011 A cura di Greta Pieropan, 18 anni, Pozzolengo (Bs) Antispot YES... n°8 ottobre Direttore responsabile Renato Truce Vice direttore Lidia Gattini In redazione Maria Elena Buslacchi Chiara Falcone Simona Neri Redazione di Torino corso Allamano, 131 - 10095 Grugliasco (To) tel. 011.7072647 e-mail: [email protected] Lo sponsor dell’ultima Mostra del Cinema di Venezia, “Nastro azzurro”, ci presenta una pubblicità realizzata da Tony Kaye (regista che ha firmato anche spot della Guinness e dell’Adidas) pieno di ottimismo, in cui il messaggio forte e chiaro è: impara a dire sì. Un giovane italiano con l’espressione da pazzo guarda verso la telecamera e dice: “Ci hanno insegnato che nella vita devi imparare a dire no. Falso!” e ci accompagna attraverso situazioni di vita quotidiana in cui bisognerebbe invece dire “sì”: sì ad ascoltare gli amici paranoici, alle amicizie, alla mamma che ti telefona, al “gusto tutto italiano per la bellezza” (un riferimento del tutto “casuale” al set designer Andrea Rosso e alla stylist Grazia Materia che hanno collaborato alla realizzazione dello spot). Sì al desiderio di lasciare l’Italia per andare a cercare fortuna altrove, magari in luoghi ostili: il povero protagonista è sballottato dal deserto alla Russia! Sì al desiderio di tornare in Italia, sì alla creatività. Un inno al lato bello e giocoso della vita, ma che ha qualche caduta di stile, come il protagonista che batte alla porta della bella collega col martello, perché lei sembra apprezzare il corteggiamento e invece gli chiude la porta in faccia! Non manca poi qualche banalità: viva l’Italia e relativi luoghi comuni che purtroppo ci hanno assillato durante tutti i festeggiamenti del 150° dell’Unità. Qualcuno potrebbe anche obiettare che il ragazzo grida: “Italia!” e poi sullo schermo appare un enorme e inglesissimo “yes”, ma siamo di fronte a uno spot che nel complesso è vincente, soprattutto quando ci ricorda: “O bevi, o guidi!”, altrimenti come puoi goderti la vita? Redazione di Genova Via Cairoli, 11 - 16124 Genova tel. 010.8936284 - 010.8937769 010.261466 e-mail: [email protected] Redazione di Roma via Nazionale, 5 - 00184 Roma tel. 06.47881106 e-mail: [email protected] Hanno collaborato Dal laboratorio Attualità: Simona Neri (supervisione giornalistica) Eleonora Zocca, Giulia Pinola, Chiara Cacciotti, Serena Mosso, Claudia Martino, Marika Carulli, Chiara Gianusso Dal laboratorio Giovani Critici: Maria Elena Buslacchi (supervisione giornalistica) Marzia Mancuso, Elena Prati, Isabelle Gigli Cervi, Sara Coppa, Elena Dardano, Mirko Giordani, Lisbet Ahon, Andrea Boutros, Federica Gallo, Chiara Colasanti, Mattia Marzi, Matteo Franzese, Maria Caterina Temperini Dal laboratorio Costume e Società: Chiara Falcone (supervisione giornalistica) Francesca Giuliani, Fabiana De Luca, Giulia Iani, Lorenzo Coltellacci, Paolo Fornari, Alfarida Hoxha, Chiara Mattei, Chiara Centi, Federica Pasqua, Linda Lamia, Chiara Bernardini, Martina La Macchia ...AND NO! Da un lato il brio del “sì” deciso alla vita, dall’altro la frenesia del dover dire sempre sì. Lo spot Citroen ci vuole insegnare a dire “no”. In una girandola di situazioni diverse, che si susseguono alla velocità della luce, l’unica parola costante è “Sì” perché, dice la voce fuori campo, “noi siamo degli Yes Man”. E allora: vuoi lavorare nel fine settimana? Sì. Esegui gli ordini come un soldatino. Sì. Vuoi venire a fare shopping con me? Sì. Ammetto che il trucco dell’inquadratura che si sposta mentre la voce dice: “Muovi la testa su e giù!” è geniale, ma ovviamente quale miglior immagine se non un branco di pecoroni proprio all’inizio dello spot? A completare il quadro, ogni volta che appare la scritta “yes” o “sì” si materializzano giochi ipnotici, come cerchi concentrici che cambiano colore, accompagnati da applausi di uomini dallo sguardo perso, quasi fossero telecomandati. Infine, anche la televisione, evidentemente simbolo di conformismo, lancia il messaggio: sì. Insomma, uno scenario da 1984, in cui la risposta è sempre “sì”, anche quando la voce fuori campo chiede se una persona voglia amore, soldi, potere: (dovremmo forse dire “no” all’amore?). Alla fine il ritmo cambia - e meno male perché le immagini psichedeliche hanno già provocato numerosi mal di testa: “Se provassi a dire No?”. Se dici “no” alle regole e “no” al conformismo scopri come è bella questa auto e come è bello essere diverso dagli altri. Va bene, signori della Citroen, dirò “no”. Ma ora che mi avete insegnato a dire “no”, cosa devo rispondere alla domanda: “vuoi comprare quest’auto?” Bocciati!!! Dal laboratorio Fotografia: Jessica Spada, Valeria Messina, Federico Loreti, Chiara Piotto, Giorgia Cipriani “Sono Maddalena, faccio la escort e non sono una donna facile”: questa la provocazione della campagna pubblicitaria di Fracomina, gruppo di abbigliamento, che ha suscitato tantissime polemiche nell’ultimo mese. Il sindaco di Roma Alemanno ha emesso un’ordinanza per disporre la rimozione dei manifesti perché “lesivi della dignità della donna”. Ci chiediamo però se in questo caso la campagna mirasse semplicemente a sfatare i luoghi comuni legati al genere femminile. Impaginazione Giorgia Nobile Fotografie e fotoservizi Circolo di Sophia, Massimiliano T., Fotolia Sito web: www.zai.net - Francesco Tota Editore Mandragola Editrice società cooperativa di giornalisti via Nota, 7 - 10122 Torino Stampa San Biagio Stampa S.p.A. via al Santuario N.S. della Guardia, 43P43Q 16162 Genova Concessionaria Pubblicitaria Publirama S.p.A. Foro Buonaparte, 69 - 20121 Milano Zai.net Lab Anno X / n. 8 - ottobre 2011 Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 486 del 05/08/2002 Abbonamento sostenitore: 25 euro Abbonamento studenti: 7 euro (10 numeri) Servizio Abbonamenti MANDRAGOLA Editrice s.c.g. versamento su c/c postale n° 73480790 via Nazionale, 5 - 00184 Roma Questa testata fruisce dei contributi statali diretti della legge 7 agosto 1990, n. 250. Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana I manifesti che offendono la dignità femminile Indignazione per lo spot di un’azienda di lingerie olandese che propone reggiseni imbottiti per bambine. Sembra incredibile, ma è così: le baby modelle vengono ritratte in pose ammiccanti con indosso completini intimi del tutto inadatti alla loro immagine. Ciliegina sulla torta? Il nome della linea: Boobs, che non nasconde nulla degli intenti dell’azienda. La redazione di Zai.net si unisce alla segnalazione di altri all’Istituto di autodisciplina pubblicitaria. Hanno collaborato a questo numero VALERIA MESSINA Valeria ha 17 anni, tanti capelli e tante passioni, tra cui la fotografia. Immortalare un attimo, un’espressione su un viso, una folata di vento, è per lei un’emozione fortissima. Non sta mai ferma: 10 ne pensa e 100 ne fa tra teatro, scout, volontariato e lettura, il suo antistress per eccellenza! Secondo lei nulla rilassa e tiene contemporaneamente attivo il cervello come sa fare un buon libro. Come non darle ragione? CLAUDIA MARTINO Claudia si dipinge come una persona un po’ pigra nelle faccende domestiche, tanto da scatenare l’ira funesta dei suoi familiari, e spesso con la testa tra le nuvole. Nonostante ciò, ha già un sogno nel cassetto, quello di intraprendere la carriera giornalistica. “Conoscere” è la parola che accomuna un po’ tutti i suoi interessi: il suo obiettivo è di scoprire e raccontare agli altri il mondo che ci circonda. CATERINA TEMPERINI “Sono fuori di me e sto in pensiero perché non mi vedo tornare”. Questa frase tratta da una canzone di Tenco non è sul suo profilo Facebook a caso: rappresenta al meglio la sua personalità, “contraddittoria a mille”, come la definisce lei stessa. Ha una passione per le citazioni: è piena di quadernini in cui raccoglie aforismi e frasi ad ogni occasione. Adora immaginare situazioni, dialoghi, movimenti e vorrebbe un giorno scrivere per il teatro. LINDA LAMIA Linda ha 19 anni e si è appassionata al mondo del giornalismo grazie al suo professore di liceo, con il quale ha potuto fare molta esperienza di questa professione: da reporter per il Festival di Sanremo a inchieste su argomenti più complessi e seri. Ama scrivere e leggere; collabora attivamente con la redazione d’istituto di Radio Jeans e con Zai.net. Altro sogno nel cassetto? Studiare medicina per diventare un giorno pediatra. Questa rubrica è dedicata all'attualità dell'ultimo momento Ottobre 2011 3 INFOWEB www.agoradigitale.org www.articolo21.org Last minute 164 Il popolo del web sfida la censura milioni Il numero stimato di blog attivi nel mondo tempo di lettura: 10 minuti DDL intercettazioni. La rete contro la norma ammazzablog Lunga vita a Wikipedia! Prove tecniche di oscuramento per la più famosa enciclopedia on line. E la solidarietà di Internet non si è fatta attendere. I cittadini del mondo non si possono più far tacere C ompiti, tesine, articoli di Zai.net, semplice curiosità. Alzi la mano chi per questi o altri motivi non ha mai cercato qualche informazione su Wikipedia. E cosa sarebbe il mondo senza l’enciclopedia più famosa del web l’abbiamo sperimentato anche noi in redazione quando abbiamo iniziato a scrivere questo articolo. Cercavamo informazioni da aggiungere, notizie, date e abbiamo invece trovato una brutta sorpresa: Wikipedia non era disponibile. Le sue pagine erano state temporaneamente oscurate per protesta contro il comma 29 contenuto nel DDL intercettazioni, la famigerata norma “ammazza-blog”. E, complice il blackout, si è rivelata la generale Wiki-dipendenza: tutti, dai politici agli studenti, si sono chiesti: “Come faremo senza?”. Insomma, si è dimostrato quanto l’enciclopedia sia diventata parte integrante della nostra quotidianità. Ma facciamo un passo indietro: cosa si nasconde dietro il cruento appellativo di “ammazzablog”? L’obbligo per ogni sito informatico – blog di quindicenni inclusi – di rettificare un contenuto, veritiero o meno, sulla base di una semplice richiesta di soggetti che se ne ritengano lesi. Senza possibilità di replica e pena una sanzione fino a 12mila euro. «Il rischio più grande con una norma come questa – ci spiega Luca Nicotra, segretario dell’associazione Agorà digitale – sarebbe l’autocensura, che ciascuno limitasse la propria libertà di espressione per paura delle sanzioni. Fare critica ai poteri in rete divente- rebbe pericoloso, il web si limiterebbe probabilmente a discutere di calcio e veline». E naturalmente anche Wikipedia, una sorta di agorà virtuale dove gli utenti sono al tempo stesso lettori e redattori delle voci, forse l’esempio più bello di democrazia digitale, ne sarebbe danneggiata nella sua stessa essenza. L’obbligo di pubblicare fra i contenuti le smentite di chiunque, “senza poter addirittura entrare nel merito delle stesse e a prescindere da qualsiasi verifica – si legge nel comunicato che spiegava le ragioni dell’oscuramento – costituisce per Wikipedia una inac- cettabile limitazione della propria libertà e indipendenza: tale limitazione snatura i principi alla base dell'Enciclopedia libera e ne paralizza la modalità orizzontale di accesso e contributo, ponendo di fatto fine alla sua esistenza come l’abbiamo conosciuta fino a oggi”. Ed è così che è stato compiuto il capolavoro della comunicazione: l’oscuramento delle pagine in poche ore ha fatto mobilitare tutta la rete. Sul solito Facebook sono sorti in un lampo gruppi come: “Io sto con Wikipedia” o “Salviamo Wikipedia. No al bavaglio!”, con tanto di istruzioni da seguire per un efficace passaparola. Perché non c’è nulla di più difficile che mettere una rete alla rete. Lo sa anche Vasco Rossi che nei giorni scorsi ha piegato la testa di fronte all’autosospensione della dissacrante cugina di Wiki, “Nonciclopedia”, avvenuta per protestare contro gli avvocati del rocker che avevano giudicato diffamatoria la pagina a lui dedicata. Le scuse del sito, ma, crediamo noi, soprattutto le rimostranze – anche piuttosto veementi degli internauti – sul profilo Facebook del Blasco hanno permesso di ricucire lo strappo. Ma perché Internet fa così paura? «La rete - ha ricordato Giuseppe Giulietti, portavoce dell’associazione Articolo 21 - è stata straordinaria nell’organizzare campagne come quella sul referendum dell’acqua o sulla legge elettorale e da allora è diventata un nemico, come Santoro e Saviano». Per non parlare di quello che è accaduto nei mesi scorsi nei Paesi arabi, dove la rivoluzione è nata e cresciuta sul web. Internet mette in condivisione i pensieri, fa passare le informazioni, anche quelle più scomode, e tutto questo può essere per qualcuno molto, molto pericoloso, specie se questo qualcuno vive del consenso altrui. Forse non molti sanno che esistono aziende che lavorano per ripulire l’immagine dei personaggi più famosi e potenti, scandagliando la rete per cercare di far rimuovere le critiche. Qualcuno li chiama ingegneri della reputazione, termine poco felicemente tradotto dall’inglese reputation manager. Certo, non sarebbe neanche corretto consentire che in rete si possa dire tutto ciò che ci passa per la testa e qualcuno potrebbe comunque auspicare una forma di regolamentazione. «Ma in realtà quello di Internet come spazio aperto che vive senza alcuna restrizione è un falso mito – precisa Nicotra – Già ora posso essere denunciato per diffamazione se scrivo qualcosa di offensivo su internet. Il problema è che si cercano delle scorciatoie per i potenti che vogliono anche illegittimamente ripulire la loro immagine. Si vuole la giustizia in modo sommario, cancellando contenuti o ratificandoli con estrema facilità». Quando abbiamo chiuso questo articolo, poco prima di mandare in stampa il giornale, Wikipedia aveva già riaperto i battenti, in attesa e nella speranza venisse approvato in via definitiva l’emendamento che limita il diritto di rettifica alle testate giornalistiche registrate, salvando quindi i blog e gli altri siti non professionisti. Quando leggerete questo articolo forse avrete già saputo se la rete avrà vinto o meno la sua battaglia. In un caso o nell’altro, non abbassate la guardia, perché, come ha dichiarato Jimmy Wales, co-fondatore di Wikipedia, a proposito della vicenda italiana e del disegno di legge che non ha esitato a definire “idiota”, “Tutti i governi sono avvertiti: noi, cittadini del mondo, siamo qui e non potete farci tacere mai più”. Ed è così che è stato compiuto il capolavoro della comunicazione: l’oscuramento delle pagine di Wikipedia in poche ore ha fatto mobilitare tutto il web. Perché non c’è nulla di più difficile che mettere una rete alla rete 4 Ottobre 2011 Attualità Cultura INFOWEB www.cern.ch www.ediciclo.it La fisica che meraviglia Scoperta italiana: i neutrini vanno più veloci della luce. Einstein aveva torto? Generazioni a confronto tempo di lettura: 12 minuti Protesta. Margherita Hack spiega perché ci crede Ragazzi, è tempo di salire sui tetti! L’astrofisica più famosa d’Italia ha la grinta e l’energia dei ventenni. E proprio a loro si rivolge, con un invito: non mollate e fatevi sentire A cura di: Giulia Pinola, 16 anni Eleonora Zocca, 17 anni Chiara Cacciotti, 20 anni La cultura non è una escort Che dire ai giovani di oggi, cui vengono proposti come modelli culturali le escort, ragazze pagate per il loro aspetto fisico, e i politici che passano da un partito ad un altro? Dovreste avere l’orgoglio di riuscire per le vostre capacità e non per l’apparenza. Nella vita come nello sport ci vuole un allenamento serio, se si vuole riuscire e si vuole vincere. Purtroppo l’informazione non aiuta: in televisione di buono c’è veramente poco. Ci sono per esempio le trasmissioni della Gabanelli o di Ia- cona, c’è Rai News 24 che dà una buona informazione, però la maggioranza della popolazione guarda canali e programmi che ne forniscono una distorta. Bisogna imparare a scegliere. saliti sui tetti e sulle gru? Le dimostrazioni di massa a qualcosa servono, anche se i telegiornali ci fanno credere che l’unico loro scopo sia compiere azioni violente. Viva la protesta! Non abbandonate la ricerca Gli studenti che da oltre due anni protestano contro la riforma della scuola fanno una gran cosa, vuol dire che si rendono conto dell’importanza della cultura e difendono il loro diritto allo studio, anche se non vengono presi in considerazione dalla classe politica. Se tutta la massa occupasse le scuole e continuasse a scendere in piazza, finirebbe prima o poi per essere ascoltata. Ma per farlo è necessario compiere azioni dimostrative d’effetto: quanti operai hanno raggiunto i loro obiettivi perché sono Anche tanti ricercatori sono saliti sugli istituti per mesi. D’altronde, viviamo in un Paese dove la ricerca non è valorizzata e viene sottoposta a continui tagli da parte del governo. Le conseguenze si ripercuotono anche sui ragazzi, che si sentono costretti a rinunciare ai propri sogni: preferiscono facoltà come Ingegneria o Informatica piuttosto che Fisica o le altre scienze pure, attirati dalle maggiori possibilità lavorative offerte. Il mio consiglio è quello di continuare comunque ad occuparsi dei propri interessi e cercare, se possibile, di dedicarsi anche alla ricerca. In Italia ci sono ricercatori in gamba e competenti: lo dimostra, ad esempio, la recentissima scoperta sui neutrini: sì, certo, magari a casa nostra non cambierà nulla, ma le conseguenze saranno indubbiamente notevoli sul piano scientifico, sulla teoria della relatività e in generale su tutta la fisica teorica. Anche per questo è importante non mollare, non sentitevi costretti a rinunciare alle vostre passioni. L’etica non ha una fede La Chiesa potrebbe svolgere una qualche funzione di “re- indirizzamento” verso le giovani generazioni, potrebbe aiutarle a non abbandonare certi valori, a riscoprire l’importanza dell’etica? A chi me lo chiede rispondo: a me intanto meraviglia tutto il silenzio mantenuto a proposito dei recenti scandali sessuali. Dal momento che proprio il sesso è sempre stato considerato il peccato principale, il comportamento che la Chiesa ha adottato in questa situazione è stato a mio avviso veramente passivo, mentre era proprio in questa circostanza che avrebbe dovuto farsi sentire. Si è sempre preoccupata del sesso, aggiungo, senza mai parlare ad esempio di un reato importante come l’evasione fiscale (che altro non è se non un furto da parte dei più ricchi verso più i poveri). Oggi l’influenza della Chiesa va comunque scemando, anche perché la gente crede sempre di più nella conoscenza scientifica. Il suo compito potrebbe rivelarsi ancora utile dal punto di vista morale, nel senso di un’educazione al rispetto del prossimo, Cercate di cambiare la società, perché chi ci governa, ci “sgoverna” in maniera tale che l’Italia regredisce sempre di più all’onestà e alla sincerità. Anche se certo avere un’etica non significa necessariamente che questa debba essere religiosa. Ci sono molti giovani che fanno volontariato pur non essendo credenti. La gente onesta che si dedica al prossimo per fortuna c’è ancora. Ricordate che l’impegno sociale e lo studio sono importanti nella vita di ogni individuo perché, se si vuole riuscire in qualcosa, ci vuole voglia di fare e sacrificio. La società che verrà Il mio personale augurio per i giovani è di diventare cittadini che votino con la testa, che eleggano persone capaci ed oneste che abbiano a cuore il benessere del Paese e non i propri interessi. Cercare di cambiare la società con il lavoro, con la voglia di fare e con il proprio voto è fondamentale per migliorare la situazione attuale, dal momento che chi ci governa, ci “sgoverna” in maniera tale che l’Italia regredisce sempre di più. Io spero che supereremo questa fase, dopotutto ce l’abbiamo fatta negli anni Quaranta dopo una guerra e vent’anni di dittatura. La gente dovrebbe svegliarsi, ma credo che questo accadrà presto. Intanto un primo cambiamento c’è già stato con l’elezione dei sindaci di Milano e di Napoli, due persone meritevoli che certamente dovranno confrontarsi con problemi difficili. Mi auguro che in Italia di gente onesta e competente ce ne sia ancora tanta, così che ci riprenderemo anche stavolta. Il profilo L’astrofisica in bicicletta Margherita Hack, nata a Firenze nel 1922, ha dedicato la sua vita allo studio, tanto da non avere rivali a contenderle il titolo di astrofisica più famosa d’Italia, anche grazie alla sua abilità come divulgatrice scientifica che l’ha fatta conoscere al grande pubblico. Pochi sanno che l’illustre scienziata vanta anche un passato di campionessa di salto in lungo e in alto e una grande passione per la bicicletta. Ed è proprio questo mezzo a due ruote ad aver ispirato il suo ultimo libro (La mia vita in bicicletta, Ediciclo editore), un’autobiografia atipica, scandita con leggerezza ed ironia dal ritmo delle passeggiate in sella alla sua bici. E pedalare con lei diventa per il lettore l’occasione per rivivere un pezzo di storia d’Italia. 5 Ottobre 2011 Attualità Scuola INFOWEB www.regione.liguria.it, www.abcd-online.it, www.giovaniliguria.it A Genova torna ABCD-Orientamenti Giovane talento ligure Al Salone un concorso che premia le capacità. Iscrizioni entro il 31 ottobre. Info su www.aligurialavoro.it tempo di lettura: 7 minuti Che cosa fare da grandi. Una fiera per scoprirlo Conoscenza, talenti ed opportunità Come ogni anno il mondo della formazione si dà appuntamento a Genova in novembre per parlare di orientamento ed offrire ai giovani informazioni, consigli, occasioni di crescita. Ce ne parla l'Assessore alle risorse finanziarie, istruzione, formazione e università Sergio Pippo Rossetti I l Salone Orientamenti si avvicina e quest’anno compie 16 anni: quali saranno i temi centrali di questa edizione, quali le conferme e quali le novità? «Le azioni che intendiamo promuovere in quest’edizione 2011, finanziata in capo al FSE – Fondo Sociale Europeo, che si svolgerà alla Fiera di Genova dal 16 al 18 novembre prossimi, si orientano alla riduzione dell’abbandono e la dispersione scolastica e universitaria, dove la Regione interviene investendo sul capitale umano, migliorando l’offerta formativa, promuovendo gli indirizzi scientifici e tecnologici; la promozione dell’impegno civile, la cittadinanza attiva e stili di vita consapevoli, con l’educazione ai doveri civici, alla tutela della salute e la lotta contro il bullismo e ogni forma di dipendenza; la stimolazione alla creatività dei talenti giovanili basata sulla valorizzazione dell’eccellenza e del merito; la promozione dell’accesso al mercato del lavoro, con occasioni di incontro della domanda e dell’offerta, pubblicizzazione e resoconti di esperienze di stage e tirocini, visibilità alle imprese che assumono e alle filiere del Lavoro che in Liguria resistono alla crisi». Orientamenti è il più grande evento regionale e nazionale in materia di formazione ed educazione: vede la partecipazione di oltre 40.000 studenti da tutta la Liguria e dalle aree limitrofe di Massa, Pisa, Alessandria, Asti, Cuneo. È in quest’occasione che la Regione espone tutti i canali attraverso i quali sostiene la formazione a tutto tondo dei ragazzi: quali gli appuntamenti principali? «Innanzitutto all’interno del Salone Orientamenti si svolgerà l’evento annuale di comunicazione del Fondo Sociale Europeo nell’ambito del quale sarà presentato un piano di intervento rivolto interamente ai giovani. Il salone conterrà iniziative specifiche per i ragazzi in cerca di lavoro; vedrà poi coinvolta la “comunità educante”: le associazioni e le rappresentanze degli studenti, dei genitori, degli insegnanti e degli educatori, con l’appuntamento internazionale del Forum dell’Orienta- Il Salone ogni anno accoglie oltre 40.000 visitatori mento. Il Salone è aperto però al protagonismo di studenti, genitori ed operatori che potranno partecipare attivamente, in una prospettiva di Educainment che vede l’alternarsi di attività pratiche e seminariali». Quali saranno i temi affrontati? «Moltissimi in realtà, per un’idea precisa conviene affidarsi al dettagliatissimo programma. Possiamo però anticipare le aree tematiche: il Salone della Conoscenza, il Salone della Creatività e dei Talenti, il Salone della Comunità Educante, il Salone del Lavoro, delle Arti, Mestieri e Professioni, il Salone della Cittadinanza Attiva. Mi fa piacere ricordare poi che Orientamenti parteciperà alle celebrazioni del 150° dell’Unità Nazionale e alle iniziative dedicate all’anno Europeo del Volontariato». Chi vuol essere un talento Nel contesto del Salone della Creatività e dei Talenti verranno “raccontati” i progetti realizzati dagli studenti e dai ragazzi nell’ambito delle eccellenze scolastiche e del concorso regionale sulla Creatività Giovanile, con la premiazione delle migliori opere di ingegno. Il talento verrà letteralmente messo in mostra! Saranno poi organizzati i laboratori “arte del fare” (artigiani del pane, trucco teatrale, news e radio days), la notte dei talenti con premiazione dei talenti liguri della scuola, della università e del lavoro. Anche quest’anno il Salone Orientamenti propone il Concorso dedicato ai giovani talenti: come mai questa scelta? «Lo scorso anno è stato un successo perché questo concorso è stato visto dai giovani che nella scuola hanno voglia di fare come un’occasione e un’ulteriore motivazione a impegnarsi e a crescere. Nella passata edizione abbiamo premiato trenta ragazzi provenienti dalle scuole e dall’università che si erano distinti nelle diverse discipline (scientifiche, musicali, artistiche, letterarie) in una grande festa serale che è stata seguita, grazie a Radio Jeans, anche in Turchia!». Come si fa a candidarsi a diventare un talento? «La Regione Liguria, in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale, la Camera di Commercio di Genova e il commercio interistituzionale Orientamenti 2011 ha bandito un avviso pubblico di partecipazione al Salone dei Talenti e al premio “Giovane talento ligure”, proprio con l’obiettivo di riconoscere e valorizzare il talento dei giovani liguri e di rilanciare una cultura orientata alla scienza e alla tecnologia, attraverso la valorizzazione delle capacità creative e progettuali dei ragazzi». Chi può partecipare? «Si può partecipare individualmente o in gruppo se si ha già partecipato a precedenti selezioni o concorsi o se si è segnalati da scuole, università, aziende o associazioni di categoria, ma soprattutto se si pensa di eccellere in una delle tante aree in cui il talento può emergere. I dettagli del bando si possono consultare sul sito www.aligurialavoro.it». Quali sono le novità di quest’anno per l’area Talenti? «Quest’anno oltre alle aree tematiche consuete, si è aggiunto anche il JOB TALENT, volto a premiare under 30 segnalati dalle associazioni di categoria, dalle Camere di Commercio di tutta la Liguria che si siano distinti per esperienze innovative nell’ambito dell’impresa e del lavoro. Saranno infatti due, distinti, i premi che assegneremo a questi giovani che si sono impegnati a sviluppare un’impresa innovativa, o hanno inventato un prodotto particolare». Chi sarà a decidere i vincitori? «Per la prima volta non ci sarà solo una giuria tecnica altamente qualificata, ma anche il voto “popolare”: i visitatori di Orientamenti, infatti, potranno scegliere e votare l’idea e il progetto che sembrerà loro più innovativo e talentuoso attraverso una postazione elettronica presente nell’area Talenti del Salone». Ci sarà la notte dei talenti anche quest’anno? «Naturalmente torna l’appuntamento serale della Notte dei talenti che si svolgerà venerdì 18 novembre a partire dalle 20.30 fino a notte inoltrata. Tutti a festeggiare dunque, rigorosamente coi bio drink! Ci vediamo a Orientamenti! ». 6 Attualità Ottobre 2011 Inchiesta 50.000 Viaggio nel paese delle scorciatoie I giovani che ogni anno partecipano ai concorsi di bellezza tempo di lettura: 18 minuti L’Italia del Papi. Sogni di gloria fin troppo facili Ciak, si giri! Così le vedo le gambe Presunte raccomandazioni, strani accordi e sorrisi di plastica: una reporter di Zainet ci svela i retroscena di un concorso per aspiranti attrici dove il talento sembra essere l’ultimo dei requisiti Serena Mosso 20 anni “S orridete, ragazze, sorridete! Il pubblico vuole vedere la gioia! E anche i registi, sennò non vi prenderanno mai a lavorare!”. Se qualche ragazza che ha iniziato a leggere questo articolo si stesse chiedendo come fare a diventare una grande attrice o una brillante personalità del mondo dello spettacolo italiano, si metta subito l’anima in pace. Si scordi la “Silvio D’Amico”, o qualunque altra accademia prestigiosa di recitazione: non importano poi così tanto l’allenamento, lo studio: fondamentale, lo dicono gli esperti, è “sorridere”. Ma chi sono questi esperti? La massima di alta saggezza proviene direttamente dalla cena di gala di un noto concorso italiano per aspiranti attrici, una specie di Miss Italia del grande schermo, ma con meno risonanza mediatica. Facciamo un passo indietro: fine settembre 2011, quattro giorni da ricordare come esempio di deprimente organizzazione “all’italiana”. Oltre settanta ragazze ammassate in un Grand Hotel a 4 stelle, (solo sulla carta), tutte col “sogno nel cassetto” di diventare attrici o donne di spettacolo. La maggior parte delle partecipanti è costituita da minorenni accompagnate dai genitori, alcune addirittura di 13 anni. Il programma del concorso prevede diretta televisiva della finale è arrivata quattro giorni full immersion con le- facendosi addirittura il make up da sola. zioni di portamento, posa fotografica e Insomma, di full immersion c’è stato televisiva, trucco, provini per produ- ben poco: ma in fondo quali grandi ed zioni. E poi la grande sorpresa: le ri- elevati insegnamenti ci si può aspetprese per un film di prossima uscita. tare da un concorso all’insegna del “sorMorale della favola? Il portamento non ridere”? Per tutta la durata della kers’è mai visto, se non due ore prima messe sembrava che “il sorriso di della messa in onda in diretta della fi- plastica” fosse l’unico passepartout per nalissima: potete immaginare quali la celebrità. Sorridere sempre e cograndi lezioni possano essere state im- munque, perché la gente vuole immapartite in un quel lungo lasso di tempo. gini rassicuranti e non pensare ai propri Alle tecniche di posa fotografica non è problemi. Sorridere per anestetizzare: andata meglio: una decina di scatti per un film già visto da qualche parte ultiun discutibile book che, secondo il pro- mamente. gramma, sarebbe stato consegnato a Per fortuna qualche addetto ai lavori (il casa entro un mese dal concorso e che coreografo, uno dei fotografi) si distincon buona probabilità possiamo im- gue per professionalità e serietà e semmaginare non arriverà mai. Per non bra estraneo a questa logica, avvertendo parlare del trucco: 2 truccatrici e 2 par- le ragazze: “Vi servono lezioni di dirucchieri per 75 ragazze! C’è chi alla zione, recitazione, fonetica, iscrizione all’ENPALS. Senza talento e studio sarete solo semplice meteore”. Il resto dell’organizzazione? Impegnata a distribuire bomboniere, immancabile ricordo alle “miss”; fa partire applausi davvero spontanei “alle mamme che vi accompagnano nel vostro sogno” e raccomanda ogni due per tre: “Sorridete”. Insomma, la fiera del luogo comune smielato e al tempo stesso cinico. Ma il meglio deve ancora venire: la cena di gala ha in serbo altre simpatiche sorprese, nel puro stile “Italia del Papi”. Finora c’era stata un po’ di disorganizzazione, superficialità e poca serietà, ma è in questa serata che abbiamo la fortuna di toccare con mano meccanismi “poco chiari”. Ecco che tre tra le più oche delle “miss” (lo dimostreranno in quelle rare volte che sarà dato loro il E mi torna alla mente un aneddoto di questi giorni, quando ho pronunciato il verbo “depennare” e una miss si è girata dicendomi: “depennare? Ma che significa? È italiano?”. Queste sono le aspiranti attrici italiane, quelle del “sorridete, sennò non vi prenderanno a lavorare” microfono durante la diretta) si siedono con nonchalance al tavolo del regista del concorso e di altri “grandi capi” della competizione. Un’amica degli organizzatori veramente senza arte né parte, solo miniabito e trucco volgare sulla bocca da cavallo, si avvicina con un sorriso naturalmente smagliante allo stesso tavolo con un’altra ragazza e apostrofa il regista con un ammiccante: “Te la posso affidare?”. E così aggiungi un posto a tavola che c’è una miss in più! Dopo gli immancabili sorrisi e qualche conversazione di circostanza, ecco che regista e accoliti tirano fuori dei piccoli foglietti e scrivono qualcosa dettato loro dalle ragazze. Il mistero si scopre il giorno successivo, quello della conferenza stampa: assenti, apparentemente ingiustificate, le stesse ragazze che la sera precedente avevano cenato con il regista, insieme ad un’altra decina di miss. Poco dopo si scopre che erano impegnate a girare il film: ma come? Non era in programma che tutte 7 Ottobre 2011 C’è chi dice no Il film di Gianbattista Avellino con Luca Argentero dedicato al fenomeno delle raccomandazioni Disposti a tutto e 75 avrebbero partecipato alle riprese? Sì, è così, ma nell’Italia dei distinguo c’era da aspettarselo: le non privilegiate avrebbero preso parte al film, ma come mere comparse durante un’uscita in un grande magazzino che faceva da sponsor. Le prime ragazze, invece, appariranno più a lungo per scene di cui nessuno sapeva nulla. Strano, perché in realtà i ruoli sarebbero stati decisi da provini valutati da una giuria solo il giorno successivo. Pur supponendo l’esperto occhio critico del regista, resta oscuro il modo in cui abbia individuato le più talentuose e adatte al film. Film su cui, peraltro, gli addetti ai lavori professionali già citati esternano dei dubbi: “Per allestire un set di qualità ci vogliono molte telecamere, fotografi, fonici. Come hanno fatto a girare in esterno utilizzando soltanto una videocamera?”. Altro mistero. Nel frattempo alcuni genitori cominciano a reclamare e a sospettare qualcosa. Qualche vago dubbio potrebbe averglielo instillato il fatto che le favorite del film viaggino non nel pullman collettivo, ma in un furgoncino col regista o una voce che serpeggia, secondo la quale la vincitrice avrebbe una parente nella giuria. Epilogo con fuochi d’artificio. L’amica del regista parla al telefono con una miss giunta in ritardo al concorso dicendole: “Appena arrivi in hotel aspettami in sala, ti faccio fare subito le foto”. Quanta solerzia! Le altre hanno scontato tutti i problemi della disorganizzazione e ora, cotto e mangiato, ecco il servizio fotografico express. Sarà una coincidenza, ma quella stessa ragazza risulterà la vincitrice assoluta della competizione, la sera dopo in diretta televisiva, con tanto di corona, fascia e coppa. Strano, perché quando le ragazze si sono finalmente presentate alla giuria per i provini, lei ha ammesso candidamente di non aver mai fatto recitazione. Altre concorrenti che frequentano già scuole di teatro, danza, canto hanno ricevuto fasce minori o addirittura nessun riconoscimento. E indovinate chi ha ricevuto i premi migliori dopo la vincitrice? Guarda caso proprio le prescelte delle scene del film. Finiti i quattro giorni, preparo la mia valigia per tornarmene a casa. Sì, anche io ero tra le 75 aspiranti attrici. Avevo mandato le foto al concorso per puro caso, da un sito di spettacolo, e per puro caso ero stata selezionata. Partita senza aspettative, con l’unico intento di fare una nuova esperienza e osservare da vicino come funziona il Foto di Jessica Spada Un recente sondaggio di Universinet.it ha mostrato come, alla domanda quale sia la raccomandazione più forte, il 35% abbia risposto la prestazione sessuale, il 15% l’aiuto di un parente professore, il 13% l’appoggio di un alto prelato e il 12% quello di un politico Per tutta la durata della kermesse sembrava che il sorriso di plastica fosse l’unico passepartout per la celebrità. Perché la gente vuole immagini rassicuranti: sorridere per anestetizzare mondo del cinema oggi. E anche di scriverci sopra qualcosa, per avver- tire qualche ingenua ragazza meno disillusa di me che magari in questi concorsi ancora ci crede. Ripongo i vestiti che ho usato per le foto e la diretta, sono appariscenti ma non volgari. Tutto il contrario di molti abiti che ho visto indosso alle altre: scollature eccessive, trasparenze rivelatrici di biancheria intima, lunghezze più adatte a vestiti da Barbie o da escort. Ricordo una ragazza che alla conferenza stampa e al pranzo dell’ultimo giorno si è presentata in pantaloni aderenti, bolero striminzito e sotto nient’altro che reggiseno rosso e pancia scoperta: un vero esempio di stile. Ho ancora stampata in testa la faccia di molte ragazze mentre si facevano fare i book: sguardo ammiccante, pose provocanti, mutandine in bella vista, dito in bocca e sguardo da mucca in calore. Ripongo il mio bel libro di poesie di Keats, fedele compagno nei momenti morti del concorso. E mi torna alla mente un aneddoto di questi giorni, quando ho pronunciato il verbo “depennare” e una miss si è girata dicendomi: “Depennare? Ma che significa? È italiano?”. Queste sono le aspiranti attrici italiane. Quelle del “sorridete, sennò non vi prenderanno a lavorare”. Carica di dubbi e perplessità, chiudo la valigia e mi accorgo di aver lasciato fuori la lettera di presentazione del concorso, quella col programma e le informazioni sulla storia della manifestazione. E qui mi si svela l’arcano: da questa competizione sono uscite star del calibro di Valeria Marini e Mara Carfagna, attuale ministro delle Pari opportunità, che in questo caso (e ancora in molti altri) non sono state pari per tutte. Opinioni. Perché scendere a compromessi non scandalizza più Spintarella? No, ma se serve... Oggi la dignità ha assunto l’ultimo posto nella scala dei valori. Un po’ come il dolce a fine pranzo. Se c’è bene, sennò pazienza. Certe volte viene da chiedersi se qualcuno sano di mente si farebbe prendere a calci in cambio di un favore. Penso che nessuno lo farebbe. Eppure, cedere il proprio corpo per agevolazioni equivale a prendere a calci il proprio io. Ma c’è chi lo fa. Secondo un’indagine di Universinet.it, una percentuale in crescita Foto di Valeria Messina A cura di: Marika Carulli, 18 anni Claudia Martino, 19 anni Chiara Gianusso, 17 anni di studenti sarebbe disposta a tutto, ma proprio tutto, pur di superare il test di ammissione delle facoltà. Una disfatta per i libri, che sono il fulcro dell’Università, senza i quali essa non potrebbe neanche esistere. È la sempre più diffusa tra i ragazzi tendenza a non fidarsi più di se stessi, ma degli altri. Rivela il sondaggio: il 12% pensa che sia più importante studiare per superare il test (fiducia in se stessi), per l’86% è meglio una raccomandazione (fiducia negli altri). Una visione probabilmente data da ciò che vediamo ogni giorno in tv e nella vita quotidiana. La televisione ci mostra un sistema in cui “tette e culi” fanno strada, mentre i cervelli fuggono e le strutture delle scuole sono a dir poco sconfortanti. Abbiamo riproposto le stesse domande ad alcuni studenti di Como e di Milano: la metà degli interpellati si è schierata contro le raccomandazioni, un sesto le approva, la restante parte comunque le giustifica in caso di necessità: colpisce la risposta di una studentessa al quarto anno di liceo Classico: “Alla fine, se lo fanno in Raccomandazioni: e tu lo faresti? Sì 17% No 50% Dipende 33% I risultati delle nostre interviste tanti, perché io no?”. Un altro studente, bocciato al test di ammissione a Medicina, è convinto dell’utilità della scorciatoia a patto che l’interessato “sia realmente capace e la meriti”. Tra coloro che non possono o non vogliono usufruire della “spintarella”, molti perdono fiducia nello studio e nella meritocrazia, e sarebbero disposti a cedere nel caso sentissero l’ammissione com- promessa dalla presenza di troppi raccomandati.. Insomma, sono tentati da una possibilità che li salvi da un’ingiustizia sempre più diffusa. D’altra parte, perché passare tanto tempo su appunti e libri, se posso benissimo infilarmi nel letto del professore? È un sistema in cui i “furbi” sembrano avere la meglio... Ma sono davvero così furbi? 8 Ottobre 2011 Vivere a... Parigi INFOWEB www.parisbouge.com www.parisinfo.com Croissants, vintage e biblioteche da sogno Autolib Il primo sistema di auto elettriche a noleggio è attivo a Parigi. Obiettivo? Dimezzare le vetture a benzina entro il 2030 tempo di lettura: 8 minuti La vie en rose. Alla scoperta della capitale francese Vivere nella Ville Lumière FIVE UP Una parigina d’adozione ci racconta gli aspetti inediti della città 1 Parigi è una città dinamica, stimolante, romantica. 2 Per i ragazzi, molti dei musei più importanti sono gratis. 3 Parigi ha mille volti e non è mai noiosa, ogni quartiere è sempre una scoperta. 4 A Parigi potrete fare scorta di libri e dischi: i bouquinistes (rivenditori di seconda mano) diventeranno i vostri migliori amici. 5 Parigi è la capitale delle crèpes, delle quiches, delle baguettes. Assaggiate tutto, non rimarrete delusi! FIVE DOWN Parigi è carissima. 1 Trovare casa è una vera e propria lotta di sopravvivenza. 2 Cercate sempre di esprimervi in francese, anche se approssimativo. I parigini sono estremamente attaccati alla loro lingua. 3 Il clima ha regole tutte sue: può capitare di svegliarsi con la pioggia e poi, nel corso della giornata, morire dal caldo. 4 Gli spazi sono sempre molto ridotti: nelle case, negli alberghi, nei bistrot, nei bagni! Fateci l’abitudine. 5 zona di Parigi completamente trasformata dalla costruzione del Centre Pompidou nel 1977. Il Centro è uno dei monumenti più visitati in Francia e, da parigina d’adozione, vi consiglio di non fermarvi alla sola visita del Museo ma di girare intorno al centro e scoprire, attraversando l’ingresso posteriore, uno dei luoghi che riescono a fare la felicità dello studente francese e non solo: la Biblioteca Pubblica d’Informazione. 2100 posti a sedere, 3 piani di libri, 60 postazioni Internet, computer in ogni angolo, corsi di lingua, sale per la proiezione di film (anche per due persone, su prenotazione), riviste e quotidiani gratuiti da tutto il mondo. La biblioteca è aperta a tutte le ore, anche il 25 dicembre, per tutti e senza bisogno di accrediti o lasciapassare. Fabiana De Luca 23 anni H o sempre desiderato vivere a Parigi. Ho sognato e “voluto” questa città e ora che sono qui mi rendo conto di quanto sia in grado di offrire, ogni giorno e in ogni angolo. Parigi è cultura, moda, musica, filosofia, è una realtà sempre in movimento, sempre in evoluzione. Io cercherò di raccontarvela in maniera diversa dal solito, sperando di potervi trasmettere tutta la sua magia e dinamicità. Una città che non è soltanto la Tour Eiffel o il Musée du Louvre, ma una continua e appassionante scoperta e, per me, una seconda casa. Parigi dall’alto Parigi: una città senza confini Parigi è divisa in 20 arrondissements (quartieri) e si estende su un territorio estremamente ampio. Nonostante ciò, qualsiasi angolo della città è facilmente (e velocemente) raggiungibile con la metropolitana, dotata di ben 16 linee. Per chi, come me, è abituato al caos dei mezzi pubblici romani, scoprire la metro della capitale francese significa dare una svolta alla propria vita. Si può andare da un capo all’altro della città in un arco di tempo davvero ridotto e, anche se nelle ore di punta troverete un po’ di folla, la frequenza dei treni è davvero impressionante. Alcune stazioni della metropolitana sono un vero e proprio museo sotterraneo, come la stazione Arts et Métiers sulla linea 11, interamente ricoperta di rame e in cui sono esposti attrezzi da lavoro d’epoca proprio di fronte ai binari! Qualcosa da ricordare Una delle cose che ho imparato appena arrivata a Parigi è che non basta parlare di arrondissements. I vari quartieri, infatti, sono generalmente molto estesi. Capire come muoversi in città non vi porterà via molto tempo, infatti le indicazioni nelle stazioni della metropolitana e fuori sono presenti ad ogni angolo e sono chiarissime. Basterà munirsi di una pic- Place Stravinskij nel quartiere di Beaubourg cola carta della città (disponibile gratuitamente presso ogni fermata della metro) e potrete davvero iniziare a scoprire Parigi. Non solo Louvre La capitale francese è ricca di musei, esposizioni, parchi, chiese e monumenti, ma molto spesso i luoghi più belli sono quelli meno conosciuti. Tutti abbiamo sentito parlare del Louvre, ma quanti di voi sono mai stati al Musée Carnavalet? In questo palazzo meraviglioso (che è in realtà l’unione di due edifici diversi), circondato da un bellissimo giardino, si può ammirare l’evoluzione della città attraverso un percorso che non va in ordine cronologico ma che, proprio per questo, lascia spazio all’immaginazione e riserva continue sorprese. Il Carnavalet si trova nel cuore di uno dei quartieri più belli di Parigi, il Marais, pieno di bistrots e boutiques di dolci, gelati, crèpes, kebab e specialità ebraiche. Un consiglio per le ragazze: se siete appassionate di vintage, qui potete trovare delle buone occasioni per arricchire il vostro guardaroba e fare buoni affari. Da Sissi’s Corner, ad esempio, a due passi da Place des Vosges, potreste imbattervi anche in qualche capo Chanel in buono stato e decisamente a buon prezzo. Se il vintage vi interessa poco e volete qualcosa di più moderno, vi consiglio di non perdere il Beaubourg (Bobo, per i parigini), centralissima Un modo di vivere la città che voglio consigliarvi è “Parigi dall’alto”. Terrazze, vedute panoramiche e cupole sono un vero e proprio punto di vista privilegiato sulla città e lasciano davvero senza fiato. Se andate alle Galeries Lafayette, ad esempio, non limitatevi allo shopping! Salite fino all’ultimo piano, uscite sulla terrazza, sedetevi su una delle poltroncine e godetevi i tetti di Parigi. Guardare la città in questo modo vi farà scoprire un panorama impossibile da immaginare mantenendo i piedi per terra. L’Opéra Garnier sarà letteralmente ai vostri piedi e sarà impossibile dimenticare questo spettacolo. Uno spettacolo che vi farà venir voglia di restare lassù, al tramonto, a due passi dal cielo. (A cura di Francesca Giuliani) 9 Ottobre 2011 Vivere a... INFOWEB www.unispezia.it dialmaruggiero.spezianet.it La Spezia A tutto cioccolato Dal 9 ottobre al 9 novembre l’ottava edizione di “Cioccolato, Spezie e Spezialità”, tutta da gustare Il Levante che non ti aspetti tempo di lettura: 6 minuti In movimento. Nuovi musei, musica, eventi E se fosse una città per giovani? Contrariamente ai luoghi comuni che la descrivono tra le più vecchie d’Italia, La Spezia si rinnova, eccome! Chiara Bernardini 17 anni UP 1 È sempre in testa alle classifiche di vivibilità delle città italiane, ma il primato tiene conto solo in misura ridotta dello stesso parametro declinato sui giovani. Per molti anni gli adolescenti alla Spezia hanno avuto vita difficile, o quantomeno noiosa. La città, infatti, è considerata tra le più vecchie d’Italia, e di una vecchiaia che non è da ricercarsi nella storia del nucleo cittadino, bensì nell’età media dei suoi abitanti. Dato ancor più scoraggiante era che, fino a poco tempo fa, i ragazzi preferivano come meta di svago le cittadine limitrofe come Sarzana e Lerici o, addirittura, i locali della Versilia. Ultimamente però la musica sembra essere cambiata: la città, grazie a numerose innovazioni e attività organizzate soprattutto nel periodo estivo, sta cercando di incrementare la sua attrattiva per i giovani (e sembra che ci stia riuscendo). Il cambiamento non riguarda solo la componente ludica: anche il settore formativo è stato potenziato dalla recente istituzione, nel 2002, del Polo Universitario “Marconi”, che offre corsi di Laurea triennale in Ingegneria Nautica e Ingegneria Meccanica, nonché due corsi di Laurea Magistrale in Design navale e nautico e Ingegneria Nautica. Il Polo tuttora conta numerosi iscritti, provenienti per larga maggioranza dal territorio provinciale, i quali hanno colto al volo l’occasione di poter completare la propria istruzione restando vicini a casa. Per quanto riguarda il lato ricreativo, la Città della Spezia si è rimboccata le maniche organizzando una serie di eventi che sono riusciti a coinvolgere numerosi ragazzi e ragazze. Basti pensare alla “Notte Bianca” organizzata a marzo per la festa del patrono della città (San FIVE 2 Nel periodo estivo vengono organizzate sempre più attività per i ragazzi 3 I nuovi musei cittadini attirano molti visitatori da tutta Italia 4 Il centro culturale Dialma Ruggero promuove molti eventi per i giovani Nelle due foto di Chiara Piotto: la città dal castello di S. Giorgio Giuseppe) oppure ai numerosi concerti svoltisi durante l’estate 2011 (nomi come Afterhours e Verdena). Inoltre, eventi di vario genere saranno previsti per tutto l’anno: in particolare, già da inizio settembre è stato avviato il calendario di spettacoli che saranno ospitati al Centro Culturale Dialma Ruggiero (con una direzione tutta nuova). L’offerta prevede più di quaranta eventi quali rassegne cinematografiche, spettacoli teatrali, feste e djset, concerti (il 27 novembre, Dente) e coinvolgerà gran parte delle associazioni e gruppi del territorio. Se l’obiettivo è quello di ringiovanire la città con questa grande offerta, il Comune della Spezia è già sulla buona strada. Il futuro oltre la Marina Una città in fermento, una città che sta cambiando e che sta chiudendo, forse per sempre, la pagina della sua storia legata in maniera viscerale all’ambiente militare. La Spezia è sempre stata sinonimo di Marina Militare, fin da quel lontano giorno del 1862 che si posò la prima pietra per la costruzione dell’Arsenale. Ora che le condizioni storiche ed economiche sono radicalmente mutate la Spezia non si identifica più con la Marina e tanto meno è esclusivamente porto mercantile. Non si può negare che gran parte dell’economia giri intorno a questo fulcro produttivo ma è altresì vero che la spinta verso una città turistica è notevole. Dimostrazione evidente di questo progressivo cambiamento sono la costituzione dei numerosi musei cittadini, capaci di attirare molti visitatori dall’Italia e dall’Europa e la crescente importanza dei porticcioli turistici del Golfo: Lerici, Porto Lotti, Cadimare, Fezzano, Porto Venere e prossimamente il Porticciolo Mirabello. Lo stesso recupero del centro storico, di corso Cavour, di via del Prione, del castello San Giorgio e la nuova struttura di piazza Cavour, il nuovo Waterfront, insieme al polo croceristico e la città che sorgerà nelle ex aree industriali, evidenziano una generale inversione di tendenza dell’economia e un cambiamento nello stile di vita spezzino. E i giovani? Per loro, oltre alle tante iniziative del Centro Culturale Dialma Ruggiero con l’Auditorium appena ristrutturato con interessanti novità come il nuovo servizio bar e il palcoscenico di recente acquisto, c’è ad esempio una card che offre agli under 30 la possibilità di essere maggiormente protagonisti nella vita sociale, nella partecipazione alle attività culturali, ricreative, sportive e commerciali. Un Polo Universitario eccellente che offre nuovi corsi 5 Tra porticcioli turistici e bellezze artistiche ristrutturate la città è più vivibile FIVE DOWN I mezzi pubblici hanno costi davvero eccessivi 1 Ci sono ancora pochi locali notturni per i ragazzi 2 Le piste ciclabili sono poche e mal tenute 3 I giardini, bellissimo patrimonio della città, sono spesso trascurati 4 Gli edifici scolastici non sono sempre in buone condizioni 5 10 Abruzzo INFOWEB www.regione.abruzzo.it www.radiojeans.net Sotto i venti Raccontarsi: un bel modo per ricominciare L’evento è realizzato con il sostegno del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale POR-FESR 2007-2013 “Attività VI.I.3” dell’Assessorato alle Politiche Culturali – Servizio Politiche Culturali. tempo di lettura: 10 minuti L’Aquila. Nuovi spazi d’incontro Pronti, partenza, radio! La neo-redazione dell’Itis “Amedeo di Savoia Duca D’Aosta” ha intervistato per noi i promotori del progetto Young communication, che permette alla scuola di collegarsi al network Radio Jeans I l microfono è pronto? Il registratore è carico? Le ragazze ripassano ancora una volta le domande: sono un po’ emozionate per questa prima prova sul campo, ma hanno le idee molto chiare e sono pronte a mettersi alla prova. Sono Alfarida Hoxa, Chiara Centi, Federica Pasqua, Chiara Mattei e Giorgia Cipriani, tutte della 3A dell’Itis “Amedeo di Savoia Duca D’Aosta”: registratore, macchina fotografica e taccuino alla mano, intervistano Federica Paolini, presidente di Abruzzo Incoming, società che ha presentato il progetto, e Lidia Gattini, editore di Zai.net. Comincia Alfarida: «In che modo questo progetto, realizzato con il sostegno del Fondo europeo di sviluppo regionale POR-FESR 2007-2013, contribuirà a ricostruire il tessuto sociale della città?» «Abbiamo pensato di fornire agli studenti uno strumento che li aiuti a ricostruire non solo le proprie coscienze, ma anche il senso di città e di comunità - spiega Federica Paolini - La radio è uno strumento semplice, attraverso il quale voi ragazzi potrete trovare il modo di essere uniti a fare qualcosa che vi darà belle soddisfazioni». Continua Chiara: «Quelle di Zai.net e Radio Jeans sono esperienze molto significative dal I ragazzi di RadioJeans Itis. Accanto, le ragazze intervistano Federica Paolini punto di vista dell’aggregazione e siamo contenti che abbiate scelto la nostra scuola: quali sono le aspettative qui all’Aquila?». Risponde Lidia Gattini: «Abbiamo scelto questo istituto perché si colloca in un punto ideale: pensiamo che possa essere un punto di incontro per voi, ma in futuro anche per altri ragazzi aquilani. Radio Jeans è un grande network internazionale: dall’esperienza che abbiamo avuto in Liguria, in Piemonte, in Europa, abbiamo visto come la radio possa diventare un forte strumento di socializzazione. I ragazzi per stare insieme hanno bisogno di un progetto, che in questo caso è realizzare una trasmissione, ma non solo: anche la musica è un grandis- simo collante». «A proposito di aggregazione, la mancanza degli spazi d’incontro ci costringe ad utilizzare luoghi come i centri commerciali. Questo accade ormai da due anni e mezzo. Quali saranno secondo lei le conseguenze?» chiede Chiara. «Questo è il risultato di una tragedia che è accaduta, che ha portato alla distruzione dei luoghi storici di socializzazione: è normale che in mancanza di questi i ragazzi si rifugino nei centri commerciali. Ma non è una vera aggregazione, sono solo il luogo del consumo, che magari ci fa sentire più tranquilli, ma non risolve i nostri problemi» commenta la dottoressa Gattini. Federica pone una domanda sul futuro: «Dopo il terremoto, sono cambiati gli stili di vita dei giovani aquilani. Che cosa intende fare Abruzzo Incoming per contribuire a risolvere questa situazione?» Conclude la dottoressa Paolini: « Il primo progetto per il futuro è quello di dare continuità a questo progetto! Abbiamo preso un impegno con la Regione per farlo proseguire, stiamo stringendo accordi con il centro di volontariato sociale che sarà disposto ad ospitare i radio kit e i ragazzi in modo che non si perda tutto quello che è stato fatto e che in futuro si possa continuare a contare su questo strumento». Programma POR FESR 2007-2013. I progetti finanziati dalla Regione Abruzzo La cultura per rinascere La Regione Abruzzo ha approvato vari progetti con il sostegno del Fondo europeo di sviluppo regionale, che spaziano dall’arte, al teatro, alla musica, al cinema, nella convinzione che la cultura, intesa nel senso più ampio del termine, sia il vero motore di una rinascita sociale. Ecco i progetti: Le scosse dell’arte per riabitare e guarire, presentato dall’Associazione Culturale “Centro Multimediale Quarto di Santa Giusta”, prevede la realizzazione di attività in vari ambiti culturali e artistici; La casa del teatro, dell’Associazione Culturale “Teatrabile”: una serie di rassegne teatrali nell’area di Piazza dell’Arti; Visioni - Festival di L’Aquila, dell’Associazione Culturale “E-Motion” gruppo Phoenix, un progetto interdisciplinare, che unisce danza, teatro, musica, video, arte e scenografia; Pietre che cantano - XII edizione, presentato dall’Associazione “Pietre che cantano”, appuntamento ormai consueto con musica, arte e natura; Da Broadway a L’Aquila: la creazione di un nuovo musical, dell’Associazione Culturale “Mamò”, che metterà in scena un’opera del drammaturgo aquilano Mario Fratti; Archè. Mostra nazionale di arte contemporanea, dell’Associazione Cultu- rale “Angelo Ribelle” con quattro grandi artisti: Afro, Luigi Boille, Marcello Mariani e Giulio Turcato; RE_PLACE la città si illumina di nuovo, dell’Associazione Culturale “Amici dei Musei”, con istallazioni sonore e luminose in luoghi simbolo dell’Aquila; Chef Molière. Guardare il teatro per riprenderci il gusto, presentato dall’Associazione Promozione Sociale “Il piccolo resto”, che unisce arte ed enogastronomia; Leo et Aquila: spettacolo evento di musica, danza, teatro, arti visive, dell’Associazione Culturale “Uno video S.r.l.”; Mani che parlano, promosso dall’Associazione Culturale “Dedalus”, un festival di teatro di animazione e figura; Lo sport per iniziare una storia.., dell’Associazione “Verdeaqua Smile” Soc. Cop. Onlus, che intende coinvolgere giovani, anziani e diversamente abili; L’Aquila tra terra e aria, tra passato e futuro, presentato da G.A.D. “La Sortita”, che prevede la realizzazione di percorsi turistici; Storie per luoghi ed anime pericolanti: il teatro visita le zone rosse dei sentimenti, dell’Associazione “Arti e Spettacolo”: uno spettacolo multimediale in cui gli attori sono gli abitanti; Primo corso professionale per attori e lavoratori dello spettacolo, dell’Associazione Culturale “Teatrozeta”, per la realizzazione di un’accade- mia d’arte drammatica abruzzese; Etnorami, nomadismi dell’arte contemporanea - VII edizione - Il cantiere dei talenti nel “Villaggio d’arte dei bambini” a Fossa, dell’Associazione Culturale “MUBAQ - Museo dei bambini”, un campo estivo per bimbi dai 5 ai 9 anni; Route 2011 danza e disabilità, dell’Associazione Culturale e Sportiva “L'Etoile”, per l’integrazione sociale delle persone disabili attraverso la danza; Le arti e i mestieri dello spettacolo, promosso da Alice Art e Management S.r.l, per sensibilizzare alla cultura teatrale; Music-inLab: Laboratori musicali in provincia dell’Aquila, dell’Associazione di Cultura per l’Educazione Permanente - U.N.L.A., realizzati in collaborazione con il Conservatorio dell’Aquila. 12 Ottobre 2011 Vivaio creativo Noi che... INFOWEB www.zai.net [email protected] Scriveteci! Le vostre storie per noi sono davvero importanti: scopritele anche sul nostro sito Ritratti di una generazione tempo di lettura: 11 minuti Istantanee. Tre momenti indimenticabili della vostra vita Approdo a Casablanca Emozioni di un viaggio in Marocco, tra moschee, botteghe artigiane e suggestioni da film Suonala ancora Sam! 16 agosto: sbarco al porto di Casablanca, città in cui la modernità si sposa alla tradizionale atmosfera marocchina. Il cielo è leggermente offuscato da qualche nuvola passeggera. Incontriamo la nostra guida locale, Joseph, che ci condurrà nella parte della città lungo Boulevard de la Resistance, verso il Palazzo Reale e quello di Giustizia dove si estendono i tipici negozi di artigianato e il pittoresco mercato delle olive. Siamo diretti verso la Moschea di Hassan II, quando la voce di Joseph che esce da un gracchiante microfono ci invita a guardare fuori dal finestrino e notare la differenza fra la vecchia medina (con le sue stradine strette e tortuose) e la nuova, che cerca di riprodurre in chiave architettonica più moderna (ma pur sempre basata su quella tradizionale), le città marocchine con i souk, le botteghe artigiane e i negozi di souvenirs. All’improvviso, ecco apparire l’immensa moschea - la più grande del mondo islamico dopo quella della Mecca - circondata dall’ Atlantico. Il suo trono è sull’acqua e più della sua metà a picco sul mare. Artigiani marocchini stanno lavorando ad una fontana situata nell’immenso cortile esterno antistante: producono meravigliosi lavori di intaglio, decorazioni zellij e rilievi in stucco. Per completare la visita non ci rimane che percorrere la panoramica strada costiera. Ci fermiamo davanti al Rick’s Café Américain, celeberrimo lo- Un rocambolesco esame della patente 10 lunghissimi minuti Pallido, sudato, esanime: ecco il mio stato d’animo prima di entrare in macchina per sostenere il mio esame di guida. Sistemati gli specchietti, messa la cintura, è ora di partire. E subito primo rimprovero dell’esaminatrice: “Non hai guardato abbastanza mentre ti immettevi in strada!”, nonostante fossi rimasto fermo per 5 minuti di orologio. Partito, mi avvio verso una parte della mia città che avrei voluto volentieri evitare, il centro storico, in cui è impossibile passare alle 4 e mezza di pomeriggio. Ma la simpatica istruttrice della mia scuola cosa si inventa? “Gira a destra”. Dalla padella alla brace. Salita, strada tutta curve, e il panico sale. Ma il peggio deve ancora venire: un tipico esempio di criminal parking, ovvero signora di mezza età che decide di parcheggiare improvvisamente in curva. Che la macchina si spenga, è cosa ovvia. Che la macchina non si riaccenda in salita al primo colpo, anche. Dopo due tentativi riparto e mi dirigo verso la parte nord del paese, dove scorgo una massa informe color canarino. Quel coso giallo è uno scuolabus! E quell’orda urlante sono i bambini all’uscita da scuola! Fortunatamente riesco a passare indenne e dirigermi a Paolo alla guida valle, mentre le simpatiche compagne parlano allegramente di un viaggio in Toscana. Non sembra anche a voi l’argomento più consono alla situazione? Per concludere il mio esame, un bel parcheggio in retromarcia in salita. Non so quale santo abbia intercesso in mio favore, quale incrocio astrale mi abbia favorito, ma il temuto parcheggio riesce al primo colpo. È il fatidico momento della firma. Prima, però, uscire dall’auto in modo corretto. Guardo fuori almeno tre volte (nonostante sia stretto fra due macchine ed è matematicamente impossibile essere travolto!) e ottengo la tanta agognata scheda rosa chiamata libertà, alias patente di guida! Paolo Fornari, Palestrina Artigiani marocchini al lavoro cale dove, nel film Casablanca, Ilsa convince Sam a suonare ancora la loro canzone; una delle scene più famose, non solo del film, ma anche dell’intera storia del cinema. Siamo quasi nei pressi del porto, quando Joseph ci comunica che sarà prevista un’ultima sosta in una farmacia berbera. Veniamo accolti da un anziano e simpatico erborista marocchino che in un italiano quasi perfetto ci mostra una vasta gamma di prodotti dalle (pare!) miracolose funzionalità, come il rossetto che cambia colore a seconda del pH di ciascuna pelle. Durante il tragitto di ritorno rifletto sulla giornata trascorsa. Penso a Casablanca. Penso al Marocco. Mi sento immersa in un enorme caleidoscopio, come proiettata attraverso un continuo mutare di sensazioni e percezioni. Riesco a distinguere nettamente le sfumature che hanno colorato la giornata: il giallo dorato del deserto che si fonde al verde smeraldo dei palmeti o il bianco candido delle medine riflettersi negli spicchi di blu cobalto che appena s’intravedono tra i tetti delle case. Mille meraviglie si sono mostrate ai miei occhi, per svanire e ricomporsi, come per magia, in qualcosa sempre di nuovo. Sono stata condotta all’interno di luoghi magici e misteriosi: quel vicolo deserto all’ombra di un silenzio, quella piccola stradina dove un uomo legge avvolto in una morbida tunica blu mossa da una leggerissima brezza. Ascolto mille parole bisbigliate dietro una finestra socchiusa e le preghiere sussurrate da un anziano seduto a terra con le mani giunte. Ma basta voltare un angolo e un altro ancora, e come in un crescendo la vita inizia a risvegliarsi, fino ad esplodere all’improvviso dentro le mille voci di un mercato, nei rumori di mille botteghe. Giulia Iani, Roma Figuracce “infernali” Quando il Limbo diventa rock! Con la prof di italiano avevamo cominciato a studiare l’Inferno di Dante. Quel giorno avrebbe interrogato sui primi canti, in particolare sull’incontro di Dante e Virgilio in quella zona di transizione dove vanno i bambini non battezzati e quelli nati prima di Cristo, come Virgilio appunto. “Quindi dimmi, come si chiama il luogo in cui si trova l’anima di Virgilio?”, chiede la prof ad un mio compagno, in netta difficoltà perché non aveva studiato. Io ero dietro di lui e tentavo di suggerirgli la risposta... (Sussurro): “Oh, il Limbo...” Ma lui niente. “Ehm... In classe, prima della famigerata interrogazione sì, ecco, aspetti.” Nel frattempo si avvicinava un po’ di più a me, tendendo l’orecchio. (Parlato): “Oh, il Limbo...” Niente, non capiva. In più si stava pure arrabbiando perché, secondo lui, suggerivo male. “Allora, ce lo vuoi dire ‘sto nome?” chiese di nuovo la prof che, osservando la scenetta, accennò un sorriso. (Urlato): “il LIMBOOOO...”. Il mio compagno si girò verso di me, urlando: “NON CAPISCO!”. Senza proferire parola, mi alzai, iniziai a scuotere il petto, a piegare le gambe e, finalmente, cantai: “First you spread your Limbo feet, then you move to Limbo beat, Limbo ankolimboneeee...” (La famosa canzone Limbo rock). Scoppiammo tutti (tranne lui) a ridere copiosamente... compresa la prof! Lorenzo Coltellacci, Roma LookSmart Anche la moda ha cervello Talent’s corner: in esclusiva per noi i consigli di Cliomake-up ANGEL IN BLUE JEANS: I MILLE VOLTI DI UN CAPO MUST 14 LookSmart BE YOURSELF AND LookSmart Chiara, 20 anni Studentessa di lettere moderne e aspirante giornalista d'inchiesta. Tra le mie più grandi passioni, la musica (canto da circa 6 anni) e viaggiare! Sono proprio io, la stessa della copertina di settembre. Mi riconoscete? Riccardo, 19 anni Sono Riccardo, studio Scienze Politiche e coltivo la passione del giornalismo. Amo la radio, la recitazione e la batteria. Il mio genere preferito è il funk e nel tempo libero adoro disegnare. VUOI DIVENTARE ANCHE TU UNO DEI VOLTI DELLA NOSTRA CAMPAGNA? CONTATTACI E OLTRE ALLA FOTO MANDACI ALCUNE RIGHE NELLE QUALI TI DESCRIVI 15 LookSmart SOMMARIO 16 Forever blue jeans: skinny, bootcut, a zampa, con borchie, strass e strappi, restano il capo must per eccellenza, semplicemente intramontabili. Ma quanto sapete di tendenze? Scoprite i mille modi in cui venivano indossati da Garibaldi ad oggi. 18 Cliomakeup per il nostro Talent’s corner: la regina del web ci rivela la sua dolcezza e semplicità ma soprattutto i suoi preziosi consigli… non siete curiose? 19 Yoshi’s tips questo mese ci regala una perla di saggezza: il beauty case della nostra make-up artist e il suo magico contenuto. Cos’è strettamente necessario? Cipria, matita nera,pennello? Ovvio, ma anche cerotti, burro di cacao e l’immancabile tocco giapponese: le veline opacizzanti al thè. Venite a curiosare nel suo necessaire! E voi come curate la vostra pelle? Per il Do it Yourself abbiamo chiesto a ragazze e signore di tutte le età di svelarci i loro piccoli trucchi naturali…leggere per credere! 20 Infine, come sempre, il backstage, il "dietro le quinte" del nostro servizio, con scatti questa volta molto fashion, ma un po’ meno scherzosi che fanno parte del nostro lavoro quotidiano alle prese con luci, ventilatori e quant'altro! Gaia Ravazzi, 17 anni Cristina Altomare, 16 anni Giorgia Nobile Gianni La Rocca IL MITO ADDOSSO o sono come ogni altra donna. Un armadio pieno di vestiti, ma con niente da indossare- quindi mi metto i jeans!”. Alzi la mano chi di noi non si riconosce nelle parole di Cameron Diaz! E, allora, riposti gli shorts nel cassetto e le minigonne di questa estate che non finiva mai, torniamo agli amati jeans dei quali in questo numero abbiamo tracciato storia e interpretazioni attraverso i decenni. “I Ce ne sono per tutti i gusti, dal classico skinny jeans, anche se ormai non più tanto di moda, fino alle nuove tendenze che, come di norma ormai, di nuovo non hanno nulla ma celebrano miti del passato. È il turno del jeans svasato, d’ispirazione anni Settanta, che trova la sua forma più audace nel mix di due tendenze quando si unisce alla famosa vita bassa che andava tanto di moda negli anni Novanta e che negli ultimi anni ci aveva abbandonate, ma che non prende il posto della vita alta, ormai divenuta un must. Gli anglosassoni li chiamano Boot Cut, e sono talmente lunghi da coprire persino le scarpe: la moda li vuole adatti a tutti i tipi di fisico ma, secondo noi, se non si è delle stangone o si indossano tacchi alti si può rischiare un buffo “effetto elfo”. Per completare il look, in esclusiva per noi, Cliomake-up ci manda da New York i consigli per un trucco accurato ma naturale da sfoggiare a scuola proprio col jeans. E, per finire, abbiamo curiosato nella borsetta di Yoshi che, sempre perfetta com’è, riesce a far entrare un microcosmo di bellezza in pochi centimetri. Buona lettura. Yoshi Giulia Iani Alessandra Benedetti Chiara Cacciotti Riccardo Cotumaccio Ciao, siamo Gaia e Cristina, frequentiamo il liceo classico “Dante Alighieri” a Roma. Amiche da una vita, ci siamo "inventate" questo nuovo lavoro coinvolgendo altre ragazze della nostra età. Facmultum e facrestum ci autodefiniamo: foto, testi, vestiti, location sono farina del nostro sacco. 16 LookSmart ANGEL IN BLUE JEANS Kara’s Flowers (Maroon 5) 17 LookSmart FOREVER bana, manifesto della voglia dei giovani di prendere le distanze dalla monotonia e dall'ipocrisia del mondo adulto. Non a caso, durante le rivolte giovanili del ’68 vengono scelti come “uniforme”. Nasce il trend dei jeans a zampa di elefante, che poi continuera’ durante gli anni ’70 e ’80. BLUE Anni '70 JEANS Anni '80 ight Stra GARIBALDI LI INDOSSAVA DURANTE LO SBARCO DEI MILLE NEL 1860. I MINATORI CALIFORNIANI LI USAVANO COME INDUMENTI DA LAVORO.POI FU IL TURNO DI CERCATORI D’ORO, COWBOY E CONTADINI. INFINE, NOI: GENERAZIONE DI RAGAZZI CHE CI SONO CRESCIUTI DENTRO E CHE PORTANO AVANTI IL MITO. SÌ, PERCHÈ I JEANS NEL 2011 POSSONO ESSERE CONSIDERATI UN MITO: HANNO FATTO LA STORIA Col declino della contestazione, il jeans si trasforma nei modelli e nelle lavorazioni, seguendo più i dettami passeggeri della fantasia degli stilisti piuttosto che le ideologie politiche. Oltre agli storici Levi's, altre due aziende produttrici di jeans rappresentano l'identificazione tra un marchio e un capo d'abbigliamento: Lee e Wrangler. È in questo periodo che il famoso pantalone entra negli armadi dei giovani di tutto il mondo. Il denim nasce a Genova; con il nome "blue de Gènes" (da qui: blue jeans) si indicava un particolare tipo di telone di colore blu utilizzato sulle navi per vele e per coprire le merci; la sua fabbricazione avveniva nella città francese De Nimes, da qui il termine “denim” . Negli States spopolano con il nome di “acid wash” o “bleached” jeans. Traduzione: jeans slavati. Stretti, sia da uomo che da donna, venivano decolorati in modo non uniforme con della candeggina in modo da creare un mix disomogeneo di colore. Per dare un tono punk o ribelle al capo, i jeans venivano stracciati e si aggiungevano spille da balia alla Billy Idol. L’aggiunta del taglio “mullet” (acconciatura che si caratterizza per essere corta davanti, sopra e sui lati e lungo dietro) rendeva il look completo. Ma i bleached jeans non sono l’unico modello in voga in questi anni: il denim regna ovunque, dai banchi di scuola alle scrivanie lavorative, e viene modellato, colorato e accorciato a seconda delle diverse esigenze. A fare la storia di questo decennio ci sono anche i “gasoline” jeans (grigi da un lato, blu dall’altro), i “button-fly Levis jeans” (tuttora uno dei modelli piu’ venduti) e poi tante righe, motivi, patchwork. È sempre negli Eighties che il denim comincia ad apparire in altri capi d’abbigliamento come giacche, camicie, cappotti, mini. 1850 Anni '90 A San Francisco Levi Strauss lancia un modello di pantaloni a cinque tasche, resistenti, per i cercatori d’oro. Insieme al socio Jacob David Youphes apre il mercato del denim. Nonostante il denim non sia mai fuori stile, certamente talvolta va “fuori moda”. In questi anni il mercato giovane non è particolarmente interessato ai modelli jeans tradizionali, e la causa fondamentale sono i genitori: nessun teenager avrebbe mai osato mettersi una qualunque cosa indossata dai propri genitori. Ed è così che l’ultima generazione di giovani ribelli si rivolge ad altri generi di pantaloni come quelli di cotone color cachi, quelli militari e le tute firmate. Il jeans che viene indossato, dunque, ha bisogno di essere rivisitato, ed ecco che la fantasia ancora una volta gioca un ruolo essenziale: finto trasandato, con applicazioni colorate di altri materiali, inserti di pizzo, strass, piume e pitone, o ancora vintage e di seconda mano. Anni ’20 La nascita del jeans da donna in questi anni rappresenta un punto di svolta per quello che ora diventa il capo d’abbigliamento più comune sul mercato; da indumento esclusivamente da lavoro diventa adatto al tempo libero, e viene indossato da tutti i consumatori del mercato americano: uomini, donne, grandi, piccoli, bianchi, neri, ricchi e poveri. Bo otc ut 1500 Anni 2000: reinventing denim Anni ’50 Il jeans arriva in Europa, insieme al prestigio delle armate americane vincitrici. Poco dopo, il cinema americano traina il boom del casual e i jeans cominciano a entrare nelle case dei giovani insieme ai primi idoli del cinema e del rock'n'roll. James Dean, Marlon Brando, Steve McQueen, Paul Newman, John Travolta, Grace Kelly, Brigitte Bardot, la rockstar Eddie Cochran. Hanno tutti contribuito a creare il simbolismo del denim: all’inizio Marlon Brando indossava i jeans come i cowboy, ora i cowboy indossano i jeans come Brando. Non è difficile capire, allora, come James Dean in un paio di Lee 101 Riders Jeans abbia significato la nascita dei teenager americani. Durante l’esplosione del movimento hippy, i jeans diventano il denominatore comune della ribellione, dell'insubordinazione ur- ed ch ea Bl Anni ’60 Qualcosa di decisamente strano è cominciato nel mondo del denim. I prodotti hanno bisogno di essere reinventati e i jeans sono riapparsi sulle passerelle del prêt a porter di Chanel, Dior, Chloe e Versace. Il modello di jeans piumato, adorno di perle e strappato al ginocchio di Tom Ford, presentato nella collezione primavera-estate Gucci del 1999, è diventato un simbolo: immediatamente venduto a 3315 euro al pezzo. O anche, su internet, la scintillante immagine dei jeans color argento di Helmut Lang che esce decisamente dalla nostra concezione di praticità e semplicità. Liberato da tutti i condizionamenti sociali, il denim è ormai indossato in qualsiasi contesto e si conferma un capo per tutte le tasche. E non dimentichiamo anche i numerosi restyling: si può trovare in collezioni per la casa, su cuscini, tappezzeria e arredamento in genere. E ora, provate a screditare il mito dei jeans, se ci riuscite! 18 LookSmart TALENT’S CORNER p e-u k a m LE APPASSIONATE DI MAKE-UP LA CONOSCONO BENE: È L’INVENTRICE DEL CANALE CLIOMAKE-UP CHE, ATTRAVERSO I SUOI TUTORIAL COMUNICATIVI E PROFESSIONALI, INSEGNA COME VALORIZZARSI IN OGNI OCCASIONE. PROPRIO LEI, DA NEW YORK, CI RACCONTA LA SUA AVVENTURA PROFESSIONALE E CI FORNISCE PREZIOSI CONSIGLI IN ESCLUSIVA PER LOOKSMART iao Clio, parlaci un po’ di te e della tua passione. Mi chiamo Clio, ho 28 anni (quasi 29 ma è un segreto), vivo a New York da quattro e faccio la make-up artist. Ho iniziato ad amare il trucco quando avevo 12 anni circa, ma fin da quando ero bambina ho sempre amato i colori e la pittura. C Perché ti sei trasferita negli Stati Uniti e quanto è cambiata da allora la tua vita? Mio marito voleva venire a studiare a New York, così ne abbiamo parlato e ho capito che anch’io avrei avuto maggiori opportunità di realizzazione qui rispetto all’Italia. Poi, dato che non sapevo ancora cosa volessi fare nella vita professionale, New York era comunque una esperienza positiva se non altro per imparare l'inglese. La mia vita è cambiata tantissimo: oggi ho un lavoro che amo, conosco l'inglese, ogni giorno sono a contatto con centinaia di culture diverse, sicuramente una fantastica esperienza!!! Quanto sono diverse le opportunità per una make-up artist tra l’Italia e New York? Penso che cambi soprattutto all'inizio: New York offre possibilità anche a chi è giovane e con poca esperienza, mentre in Italia i primi tempi sono molto più duri. Poi una volta avviato il lavoro penso si possano avere le stesse opportunità anche in Italia. C’è qualcuno a cui ti ispiri? A tutti e a nessuno:-). Sono una grande lettrice di riviste di moda, trucco design, prendo Clio Nome: Clio Zammatteo Età: 28 Città: New York Passioni: Trucco Talento: Make-up artist ispirazione dai colori, dai quadri, dalle star: per chi fa un lavoro creativo è importante la curiosità e la ricerca. Come ti è venuta l’idea di aprire un canale make-up? Esistevano già dei canali di trucco in inglese, ma nessuno in italiano. Mio marito ed io così abbiamo pensato di aprirne uno... Il fatto di frequentare una scuola professionale mi ha dato la spinta necessaria, sapevo che avrei avuto tante cose da raccontare, esperienze imparate sul campo e non semplicemente sentite dire in giro. Il mio canale è stato il diario virtuale di quello che ogni giorno apprendevo andando a lezione. Progetti per il futuro? Sogni nel cassetto? Il futuro non lo so, aspetto sempre che sia lui a decidere che ne sarà di me e fino a questo mo- mento ha sempre funzionato: credo che non serva fasciarsi troppo la testa e nemmeno porsi troppi obiettivi. Il mio è sicuramente quello di essere felice e siccome ora lo sono mi impegno in tutto quel che faccio, mettendoci tutta me stessa. Il make-up è un’arma a doppio taglio: potrebbe esaltare i tuoi lineamenti oppure farti sembrare ridicola. Secondo te qual è l’età giusta per iniziare a usare il trucco e in quali occasioni è opportuno? Trovo che il giusto stia sempre nel mezzo: come in tutte le cose non bisogna mai esagerare. È sempre meglio iniziare con pochi elementi, ma soprattutto è importante interpretare la propria personalità e il proprio stato d'animo senza copiare lo stile altrui. Esiste poi il gusto soggettivo... Non sempre si può piacere a tutti e l'importante è piacere a se stessi. Che ricordi hai del liceo? Raccontaci un momento imbarazzante. Ho frequentato due licei, prima lo scientifico poi sono andata a lavorare per tre anni in Germania nella gelateria di mia madre per poi tornare e frequentare il liceo artistico. Mi ricordo che rientrare è stata durissima perchè erano tutti più giovani di me di 3 anni e mi sentivo un po' la mamma. Alla fine però sono riuscita ad inserirmi bene, ma le prime settimane mi sentivo proprio un pesce fuor d'acqua. In generale ricordo con nostalgia il periodo della scuola, è e resterà sempre un momento magico, di scoperte e di gioie, ma anche di dolori. Quando si incomincia a lavorare tutto cambia. Lo dico sempre: studiate e godetevi questi momenti; studiare a volte può esser difficile, ma in compenso si apprende e si maturano esperienze positive e di confronto con gli altri. Mai senza? Correttore, burrocacao, blush e matita per sopracciglia. Infine, un mini consiglio alle nostre lettrici per un look perfetto tutti i giorni? Il mio trucco dei 5 minuti è: fondotinta minerale se ho qualche imperfezione da correggere, altrimenti solamente un po' di correttore color salmone sulle occhiaie, blush color pesca, rossetto acceso se non ho tempo per gli occhi, oppure viceversa un velo di ombretto color champagne, abbondante mascara e burrocacao sulle labbra :-) Giulia Iani, 19 anni, Università Roma Tre 19 LookSmart YOSHI’S TIPS COSA PORTA UNA TRUCCATRICE NELLA TROUSSE DI TUTTI I GIORNI? IN ESCLUSIVA PER LOOKSMART, IL PIÙ QUOTATO DELLA RETE: WHAT’S IN MY BEAUTY CASE? Idratante dall’assorbimento super rapido da YuBe. (20 euro su Sephora.com) Balsamo labbra, fruttato e dal delicato color melograno. Labello (3 euro) OUCH! Cerotti: per quando “qualcosa va storto” Gel Igienizzante Mani Profumato al Pompelmo Rosa. The body shop (3 euro) Veline opacizzanti con olio dell’albero del tè. The Body shop (4 euro) Keracnyl stick correttore antimperfezioni da Ducray (10 euro ca.) DO IT YOURSELF “Il mio segreto è il lievito di birra sciolto o i cetrioli, li uso sempre e sono perfetti per depurare la pelle. Invece dopo la pulizia del viso uso il limone per richiudere i pori”. Pasqua “L’uso dell’aglio, del limone o dell’aloe vera, può prevenire o contrastare l’acne giovanile”. Chiara “Per combattere la pelle grassa si può montare la chiara d’uovo e poi spalmarla nella zona interessata lasciandola agire per quindici o venti minuti”. Ines Matita nera + pennello da ombretto per sfumare = smoky eyes super easy... (matita nera: Chanel - 18 euro Pennello Basic occhi: Sephora -17 euro) BELLEZZA FAI DA TE? SÌ GRAZIE! MANTENERE PERFETTO IL PROPRIO CORPO È UN GRANDE IMPEGNO E RICHIEDE COSTANZA. MA QUALI SONO I SEGRETI? QUALI I CONSIGLI? LO ABBIAMO CHIESTO A UN GRUPPO DI RAGAZZE AL CENTRO CONVEGNI “CASTEL ROMANO” “Consiglio lo yogurt o l’olio di semi per nutrire e rendere più morbida la pelle secca”. Serafina “Molto spesso d’inverno mi capita di avere le mani screpolate e per evitare l’effetto del freddo utilizzo delle creme a base d’olio d’oliva”. Francesca “Nell’antichità era spesso utilizzata acqua e farina come colla. Oggi questa miscela può essere usata spesso per pulire i pori della pelle”. Michela Superpowder double face, cipria opacizzante, non comedogena da Clinique. (euro 25 c.a.) Ecco i nostri consigli e quelli delle ragazze di Castel Romano. Voi come vi mantenete perfette? 20 LookSmart BACKSTAGE SUL SET PER UN GIORNO DIVENTA ANCHE TU UNO DEI NOSTRI VOLTI! Iscriviti alla pagina fan Looksmart. Anche la moda ha cervello su Facebook o scrivi all’indirizzo e-mail [email protected] 22 Ottobre 2011 Teatro Giro d’Italia INFOWEB www.teatroeliseo.it L’eterna contrapposizione fra bene e male Mamma mia! Al teatro Brancaccio di Roma il musical con le canzoni degli Abba che ha incantato oltre 50 milioni di persone tempo di lettura: 12 minuti Teatro Eliseo. Prima nazionale per Dr Jekyll e Mr Hyde Quando la coppia è doppia Alessandro Benvenuti, Rosalinda Celentano, Alice ed Ellen Kessler: Sepe porta in scena un musical sul tema del doppio ispirato al romanzo di Stevenson Giulia Iani, 19 anni Paolo Fornari, 19 anni I n scena dal 18 ottobre al 13 novembre 2011, Dr Jekyll e Mr Hyde. Sogni e visioni (tratto dall’omonimo romanzo di Stevenson), ideato e diretto da Giancarlo Sepe, aprirà la stagione al Teatro Eliseo di Roma. Uno spettacolo, prodotto da Marioletta Bideri per Bis Tremila, “basato sul doppio, sulla trasformazione, sull’accostamento di due segni diversi, due colori che stridono”, come dice lo stesso Sepe. Ne abbiamo parlato con Rosalinda Celentano, che nello spettacolo interpreta una prostituta. Da un evergreen intramontabile a un vivace musical: come rivive il libro di Stevenson in questo spettacolo? Quali forme nuove assume? «Ci sono diversi aspetti, lavorare con Giancarlo Sepe è sempre una grande sorpresa. Sicuramente si è attenuto al testo di Stevenson, Dr Jekyll e Mr Hyde, ma ha anche dato vita ad un musical variegato. Ha lavorato sui corpi e sulle menti degli attori. Ci sono tante sorprese che in questo momento non vorrei rivelare perché è bene vedere lo spettacolo. Indubbiamente tutto è molto surreale, onirico». Questo è uno spettacolo basato sul Piccolo Eliseo. Binasco recita Lessing Un monologo per l’integrazione Crociate è lo spettacolo di Gabriele Vacis, liberamente ispirato a Nathan il saggio di Lessing, che porta sul palcoscenico del Piccolo Eliseo il tema ancora attuale della differenza di fede religiosa. In scena dal 25 ottobre al 6 novembre 2011, Valerio Binasco, attore e regista teatrale affronta questo monologo di grande intensità. L’originale è un’opera illuministica che racconta la storia di Nathan, mercante ebreo che con il sultano Saladino e un templare riesce a superare idealmente le divergenze fra le tre grandi religioni monoteiste, cristianesimo, ebraismo ed islamismo. Durante la vita di Lessing, la rappresentazione di Nathan il Saggio fu bandita dalla Chiesa, proprio per il messaggio rivoluzionario di un relativismo religioso che mostrava l’inconsistenza dei conflitti di fede. Calzante a questo proposito è la parabola dei tre anelli, secondo cui un uomo possedeva un anello che permetteva un contatto diretto con Dio e che lui avrebbe destinato al migliore dei suoi figli. Prima di morire fa fare due copie identiche dell’anello e le consegna ai suoi tre fi- gli, affinché tutti, non sapendo quale fosse l’originale, continuassero a comportarsi nel migliore dei modi. Tre anelli come le tre religioni: la storia è ambientata nel corso della terza crociata a Gerusalemme. “Crociate è uno spettacolo che intreccia voci, magari lontane: quella di Zvi Kolitz, quella del Qohélet e dell’Antico Testamento, quella di tanti uomini che nel corso del tempo hanno trovato le parole per rivolgere domande a Dio”, spiega il regista Gabriele Vacis. Voci che, provenienti da luoghi diversi, si trovano a convergere su un palcoscenico: “Il teatro è antico. È il luogo della meditazione civile, può aiutare a comprendere”, continua il regista. Di qui la volontà di portare sulla scena un testo poco rappresentato ma significativo, come il poema di Lessing, e cimentarsi in un’opera di semplificazione non facile, considerando i corposi cinque atti dell’originale. La tolleranza religiosa è un tema quanto mai attuale: “La modernità ci aveva illusi che le differenze tra le fedi fossero roba antica. Ma l’antico e il moderno si intrecciano senza logica” conclude Vacis. doppio, sull’accostamento di due segni diversi. Ad impersonarli siete lei Rosalinda, Alessandro Benvenuti e le gemelle Kessler. Lei quale segno interpreta nello spettacolo? «Io nello spettacolo rappresento una delle tre prostitute che poi verrà uccisa da Jack lo Squartatore. Ma avrò anche io un mio doppio: in ognuno di noi c’è il bene e il male. Nessuno è mai uguale a se stesso, in realtà lottiamo da quando nasciamo fino alla morte con un doppio, o forse anche con più persone». “La città di Jekyll è una città fatta di uomini divenuti mostri di egoismo e di sontuose apparenze” dice Sepe nelle note di regia: non le sembra una descrizione adatta anche alla contemporaneità? «Moltissimo! È una fotografia decisamente realistica della contemporaneità, io aggiungerei anche che questo tema sarà sempre attuale. Il testo di Stevenson, un libro così meraviglioso che spero abbiano letto quasi tutti, è quasi un trattato di filosofia». Tornando allo spettacolo: com’è stato lavorare con le gemelle Kessler, che si sono messe in gioco all’età di 75 anni? «È stato meraviglioso! Loro sono delle grandissime professioniste e umanamente parlando sono delle bellissime persone. Si sono messe in gioco con noi, con i ragazzi e con me ed Alessandro, ma soprattutto con questo spettacolo che non è facile». Qualche aneddoto sulle prove? Ricorda momenti particolari o divertenti? «Sì! Divertenti, ma molto, molto duri! Non mi viene in mente un episodio in particolare, ma è stata una bellissima Valerio Binasco nello spettacolo Crociate esperienza!». Come dicevamo, Dr Jekyll e Mr Hyde è il simbolo del coesistere di diversi sentimenti: quali sono gli opposti che convivono in lei? «Sono una miriade! Io ho tantissimi opposti! Però a 40 anni ho imparato a conviverci e spero di trarre i giusti frutti da questo percorso chiamato vita. Credo che ognuno di noi abbia tanti lati oscuri, ma che al tempo stesso sia anche pieno di tanti colori. Secondo me bisogna esserne consapevoli e decidere se continuare a fare di questo un buon uso o addirittura, come si legge sul testo di Stevenson, togliersi la vita». Parliamo della sua carriera: lei ha avuto esperienze sia nel mondo del cinema, che in quello teatrale: qual è il suo mondo ideale? E perché? «In realtà non penso di poter scegliere, io amo l’arte in generale e mi ci dedico anima e corpo, adattandomi alle differenti esigenze che volta per volta incontro. Credo di essere nata per questo». Lei infatti è un’artista davvero eclettica, in passato ha anche partecipato a Sanremo: qual è il suo rapporto con la musica? «Io ho bisogno della musica; è come quando una persona mangia: praticamente mi nutro di musica 24 ore su 24 e non posso farne a meno!». 23 Ottobre 2011 INFOWEB www.archivolto.it www.teatrostabilegenova.it Teatro dell’Archivolto Al via la stagione 2011/2012 del teatro dell’Archivolto di Genova. Apertura con Sabina Guzzanti Anestesia totale Fa tappa a Piacenza il 21 ottobre al teatro Politeama la pièce teatrale ideata da Marco Travaglio e recitata da lui stesso con la partecipazione di Isabella Ferrari. Lo spettacolo” poco spettacolare” come lo definisce il suo autore, immagina l’immediato dopo Berlusconi tempo di lettura: 10 minuti Palcoscenico. Appuntamento “Stabile” Non toglieteci le emozioni Tante le conferme della nuova stagione del Teatro Stabile di Genova, sempre in equilibrio tra classici e contemporanei, con un occhio di riguardo ai neodiplomati della scuola di recitazione Isabelle Gigli Cervi, 19 anni «M i pare doveroso iniziare questo saluto di presentazione della nuova stagione partendo dallo slogan: “Levatemi tutto... ma non le emozioni”, che contraddistingue il nostro anno teatrale che sta per iniziare - a parlare è Carlo Repetti, direttore del Teatro Stabile di Genova - Nessuno può sapere oggi cosa sarà non solo dell’economia, ma anche del sociale e del privato di ognuno di noi; non dico fra un anno o due, ma fra due o tre mesi. Ecco il perché dello slogan: nonostante tutto noi vogliamo esserci, continuare a fare al meglio il nostro lavoro, sapendo che quelle che noi chiamiamo emozioni sono in effetti la tensione culturale, civile e morale per sentirsi gruppo, comunità, come si è sempre sentito il nostro pubblico». Puntuale come ogni anno, il Teatro Stabile di Genova torna con un nuovo avvincente programma, ricco di appuntamenti e spettacoli a cavallo tra tradizione e innovazione, che non dimentica di lanciare sulla scena nuovi talenti. È il caso, ad esempio, di Alice Arcuri, L’Arlecchino Ferruccio Soleri - Credits: Luigi Ciminaghi neo-diplomata alla scuola di recitazione dello Stabile, che ha già acquisito un ruolo di primo piano nel novero degli artisti emergenti e che troviamo proprio in questa stagione al fianco di Eros Pagni in La scuola delle mogli di Molière, per la regia di Marco Sciaccaluga. Vengono quindi presentati classici quali Arlecchino servitore di due padroni e L’uomo Prudente di Goldoni, per continuare con pièce celebri quali Macbeth e Romeo e Giulietta di Shakespeare e il Don Giovanni di Molière, affiancati da spettacoli di contemporanei: è il caso della commedia di Franca Valeri Non tutto è risolto, avventura esistenziale e artistica che vuole accuratamente lasciare da parte gli aspetti autobiografici dell’autrice. Tra i talenti di oggi ancora Laura Curino che, con il suo Malapolvere. Veleni e antidoti per l’invisibile, porta in scena la tragedia dell’avvelenamento da amianto – uno dei principali mali al quale l’umanità si è colpevolmente esposta per tanti anni – e il genovese Giampiero Rappa, autore di Sogno d’amore, spettacolo che affianca elementi di realismo, ritmicità e comicità, in un mix perfetto che promette di creare uno spaccato sulla vita sentimentale dei personaggi. Ci piace segnalare poi L’ultima notte, Esordi. E per cominciare... Un Don Giovanni tutto da scoprire Un inizio effervescente per la nuova stagione teatrale genovese. Debutterà infatti al Teatro Duse la commedia molièriana Don Giovanni, dall’11 ottobre in prima nazionale, coproduzione della compagnia “Gank” e del Teatro Stabile. Una commedia che non annoia mai, quella di Molière, che può godere tutt’oggi - grazie al suo sfacciato materialismo, scetticismo e ipocrisia - di un’attualità eccezionale. Lo scopo di Jean-Baptiste Poquelin (il vero nome di Molière), nel secolo d’oro, fu di mettere in scena uno spietato ritratto della gente incontrata a corte. Oggi le cose non sono cambiate poi tanto: nel gigantesco personaggio del Don Juan sono agglomerati tutti i vizi di una società malvagia, che si nasconde dietro a quello stesso sipario che Molière ha tenacemente aperto nel Palais Royal nel lontano 1665. Sono dunque la semplicità e la malizia a farla da padroni nel Don Giovanni: un esempio su tutti è quello del servitore Sganarello che, alla morte del suo padrone, può solo lamentarsi del salario arretrato che nessuno gli pagherà. Una fine nemmeno troppo crudele quella di Don Giovanni: inghiottito dal fuoco dell’inferno, può godere almeno di non aver saldato l’ingentissimo debito che aveva con i suoi creditori, e nemmeno quello con il suo fedele servitore! Prova dell’intramontabilità della commedia è stata anche la sua strepitosa fortuna: un esempio su tutto il “remake” mozartiano. Tutta da scoprire è quindi la resa e l’accento che la compagnia “Gank” sceglierà di porre sull’opera, opera che tutt’oggi è terreno fertile per una forte lezione di vita, fra le risate del pubblico. Da non perdere quindi questo inizio anno all’insegna dell’amara ironia: le prenotazioni per il Don Govanni si sono aperte dal 4 ottobre, lo spettacolo diretto da Antonio Zavatteri è in scena da martedì 11 a domenica 30 ottobre. Andrea Boutros, 18 anni del giornalista e scrittore Corrado Augias, che l’anno scorso fu ospite particolarmente apprezzato del teatro Politeama, con Raccontare Chopin, al fianco del maestro Giuseppe Modugno, in una serata che celebrava il secondo centenario della nascita del compositore. Lo spettacolo di Augias, un dramma per la regia di Andrea Liberovici, è ambientato nella notte del 23 luglio 1993, e racconta le ultime ore che precedettero il suicidio dell’imprenditore Raul Gardini, implicato nell’inchiesta Mani Pulite. Il caso lasciò aperti molti punti interrogativi sulla morte del “Corsaro”– così era definito il personaggio d’affari – emblema di imprenditoria spregiudicata degli anni Ottanta al quale lo stesso Augias dedicò una puntata della sua trasmissione televisiva Enigma. “Con questo spettacolo – specifica Repetti – non si vuole dimostrare che si sia trattato di un omicidio, ma si vogliono portare alla luce tutti i guasti di un’epoca e di un certo modo di intendere i rapporti di potere”. Come è ormai tradizione dello Stabile, non mancheranno il genere “giallo”, con Trappola per topi di Agatha Christie, e la musica, con l’annuale Acoustic Night di Beppe Gambetta, che quest’anno giunge alla dodicesima edizione e trasporterà gli spettatori genovesi nel New Jersey, da qualche tempo la seconda patria dell’artista. Ma quest’anno sono state introdotte anche novità di carattere organizzativo: infatti, oltre alla collaborazione del teatro Carlo Felice – dove andrà in scena lo stesso Romeo e Giulietta – ci sarà un “gemellaggio” con il Teatro dell’Archivolto, coinvolto con due spettacoli. Grazie alla partecipazione delle associazioni Après la Nuit, Librotondo ed Echo Art, verranno realizzati laboratori di intrattenimento in teatro la domenica pomeriggio: in questo modo, mentre i genitori assistono alle rappresentazioni, i più piccoli hanno modo di apprendere le basi dell’arte teatrale. Un programma molto ampio dunque, che si conferma ricco di “Emozioni, emozioni per la mente e il cuore di ognuno di noi. Emozioni che aiutino a ridere, a piangere, a pensare e, speriamo, a vivere un po’ meglio”, come conclude Carlo Repetti. 24 Ottobre 2011 Musica Fenomeni INFOWEB www.jasonderulo.com www.uselesswoodentoys.net Coldplay A distanza di tre anni esce il 25 ottobre Mylo Xyloto, il quinto album della band britannica Un’esplosione di ritmo e mescolanze sonore tempo di lettura: 13 minuti Jason Derulo. Un nuovo album tra passato e presente The story of my future Nove milioni di dischi in due anni, oltre 400 milioni di visualizzazioni su You Tube: Derulo è una delle scoperte più sensazionali degli ultimi anni Matteo Franzese, 19 anni J ason Derulo è un artista di fama internazionale. Ha venduto quasi nove milioni di dischi in due anni, ha collaborato con i migliori artisti della scena mainstream statunitense, è ballerino e attore nei suoi videoclip e scrive personalmente le canzoni che poi canta. Per intervistare un personaggio simile, penso, bisogna prepararsi benissimo. “Lui i giornalisti se li mangerà a colazione”, asserisco tra me e me figurandomi l’incontro con la “classica” pop star mondiale, con occhiali da sole sempre addosso e un po’ troppo piena di sé. E invece… Jason mi ha stupito, è stata sorprendente l’umiltà con cui ha affrontato l’intervista, è stato (quasi) come parlare con un amico. Jason, cominciamo dal titolo: qual è il significato del titolo Future History? «È un titolo che parla di me stesso, parla della mia vita passata, presente e futura. Con questo nome ho voluto sottolineare da dove vengo e dove andrò. Durante la creazione di questo album sono maturato molto artisticamente parlando». Pensi dunque che i tuoi ascoltatori conosceranno un “nuovo Jason” ascoltando Future History? «Sicuramente. In questi due anni sono cresciuto molto e ho vissuto un sacco di esperienze che mi hanno cambiato sia come artista, sia come uomo, per questo considero il mio ultimo album come un nuovo inizio». A proposito di canzoni, è vero che ne hai scritte più di 150 per il nuovo album? «Certamente, ma sono abituato a scrivere molto, perché ho iniziato a farlo a 16 anni come ghostwriter per artisti affermati». È stato difficile scegliere tra tante canzoni? «Sì, scegliere le canzoni da includere in un album è come riempire un puzzle perfetto, a volte si rischia di fare degli errori». C’è una canzone che preferisci ad altre nel tuo nuovo album? «È molto difficile dirlo. Sono tutte canzoni che hanno una grande importanza affettiva per me, poiché ognuna parla della mia vita… No, non credo di poter scegliere una canzone che preferisco alle altre». Sei un artista internazionale: i tuoi singoli hanno venduto quasi nove milioni di copie, il tuo canale YouTube è stato visitato più di 400 milioni di volte, hai collaborato con i migliori artisti della scena pop ed r’n’b. Senti di dover dimostrare qual- cosa con questo nuovo album? «Io scrivo musica soprattutto per- ché adoro farlo, amo la musica e do tutto me stesso per fare felici i miei fan. Dunque, posso dire di non dover dimostrare nulla a nessuno, di non sentire u n a pressione particolare. Non ho l’ossessione di scalare le classifiche con il mio album, insomma». Qual è, dunque, il tuo obiettivo quando scrivi canzoni? «Come ho detto sono molto maturato. Non nego che all’inizio scrivere can- zoni mi servisse anche a guadagnare soldi, ma ora provo letteralmente a cambiare il mondo attraverso la mia musica. Insomma, la musica ti può cambiare la giornata, può farti diventare felice se sei triste, ti accompagna sempre durante la vita. È incredibile!». Il tuo artista preferito? «Michael Jackson!». Credi che in qualche modo Michael Jackson abbia influenzato la creazione del tuo nuovo album? «Michael ha cambiato la storia dell’intera musica negli ultimi anni. Credo abbia influenzato positivamente tutti i generi: pop, rock, rap e r’n’b. Io mi ispiro a lui e credo che sì, sicuramente sia stato un modello per la mia intera produzione». Cosa pensi del download illegale di musica? «Di certo non è una cosa che approvo, ma forse il problema non sta solo nel download: la musica ha bisogno di trovare nuove vie per proporsi, anche tenendo bene presente l’utilizzo delle nuove tecnologie». …come Facebook? «Sicuramente, Facebook ha cambiato il modo di vivere di tutto il mondo. Pen- sandoci, ora la gente si comporta in modo molto diverso rispetto a dieci anni fa, quando i social network nemmeno esistevano. Apprezzo molto Facebook, aiuta a tenermi in contatto personalmente con i miei numerosi fan attraverso la mia pagina ufficiale, cosa che altrimenti non potrei fare». Consideri dunque “vecchia” l’industria discografica? Credi che i concerti non si faranno più in futuro? «Assolutamente no! I concerti sono importanti quanto la musica stessa, io adoro il contatto che si crea con il mio pubblico. Ho avuto anche la fortuna di aprire i concerti di artisti come Lady Gaga. Sono state esperienze che mi hanno cambiato e che mi hanno preparato al mio tour personale». Parliamo ora di futuro, cosa ti piacerebbe fare? «Sarebbe magnifico diventare dj! Scherzi a parte, non so cosa mi riserverà il futuro, ma so per certo che non seguirò mai lo stesso percorso, cercherò continuamente di cambiare, di migliorarmi e di sperimentare nuovi modi di fare musica». Dj? Adori fare festa? «Certo che sì! Sto già preparando una mega festa per il mio compleanno. In quel periodo mi troverò a Londra e voglio che sia un grande party, perché l’ultimo compleanno l’ho festeggiato da solo a casa mia». Come ti capisco: festeggiare da soli è noioso, anche se ti chiami Jason Derulo! (A cura di Elena Prati) Useless Wooden Toys. Arriva il loro Piatto forte Impossibile definirli inutili Per chi era adolescente negli anni Novanta, l’effetto è quello di un vecchio gioco ritrovato. Gli Useless Wooden Toys (Inutili giocattoli di legno), duo cremonese, sono così: ritrovi la tua infanzia, tutto che quello che hai sempre amato di quegli anni e che credevi essere andato perso. Chi invece è più giovane può tuffarsi in un revival attraverso il loro ultimo lavoro: Piatto forte. Riccardo Terzi e Gilberto Girardi, dopo il successo degli anni passati di Teen Drive In, Carenza di basso e Bomba!, tornano con questo al- bum di 15 tracce indie-rock, rap, electropop, house e hip-hop, per accontentare un po’ tutti. Tradizione mescolata alle ultime trovate con un unico obiettivo: far divertire e pensare. Ascoltando un pezzo degli Useless è impossibile non canticchiare, eppure il duo desidererebbe non essere paragonato alle hit del momento. Per questo i testi non sono affatto banali e tra i suoni electro si nascondono aspre critiche alla società di oggi. C’è il passato, nei pezzi degli Useless, con le fiabe di Andersen (Red Shoes), ma anche l’at- tualità, Fine del mondo, e soprattutto il futuro in Giapponese. Tutto questo condito da un ingrediente speciale: le collaborazioni con artisti italiani e internazionali. Tanti i featuring e tutti azzeccati. Una curiosità: il Tirannosauro, definito la “Barbra Streisand de noantri” (ovviamente il pezzo dei Duck Sauce!), terza traccia dell’album, ha tutti i connotati per diventare un tormentone! Un mix omogeneo e ben riuscito tra passato e presente, tradizione e avanguardia. Maria Caterina Temperini, 18 anni Riccardo Terzi, Gilberto Girardi e il loro tirannosauro 25 Ottobre 2011 Musica Cantautori INFOWEB www.alessandromannarino.it www.ladifferenza.org tempo di lettura: 11 minuti Roma. Una nuova stagione di impegno Svegliatevi italiani brava gente! Messaggi forti, idee chiare, poesia e musica: tutto il mondo di Alessandro Mannarino, autore della sigla della nuova stagione di Ballarò Mattia Marzi, 16 anni H a appena firmato la sigla di apertura della nuova stagione di Ballarò, dopo il meritato successo del suo album Supersantos: Alessandro Mannarino, classe 1979, è uno dei cantautori più eclettici e interessanti del panorama musicale italiano contemporaneo. Supersantos, il suo secondo disco di inediti, gli ha permesso di riconfermarsi come grande nome nel suo genere dopo il debutto con Bar della rabbia. La tua carriera artistica comincia nel 2001, all’età di 22 anni. Come è nata la tua passione per la musica? «A 16 anni mi hanno regalato una chitarra: ho imparato due accordi e, da subito, ho iniziato a scrivere canzoni. In realtà, sin da quando ero bambino avevo sviluppato l’amore per la scrittura, tant’è che da grande mi sarebbe piaciuto scrivere. Ma le cose sono andate diversamente!». Hai raggiunto la notorietà dopo molti anni di gavetta: prima esibendoti nei locali romani come “dj con la chitarra”, poi con la fondazione dei Kampina. Quanto è difficile al giorno d’oggi, per un giovane cantante, fare successo senza passare per la televisione? E cosa ne pensi dei talent show in generale? «Credo che le “scorciatoie” facciano male a chi le percorre, nel senso che perdi tutto quello che potresti imparare facendo una “strada” più lunga». Kampina è il nome attraverso il quale i bambini Rom chiamano le loro case, ovvero le roulotte. Perché la scelta di questa parola come nome della band che hai fondato nel 2006? «Kampina è anche un termine usato da Fabrizio De Andrè in una sua canzone, Khorakhanè; quello che volevo fare era, infatti, trattare la musica cantautorale attraverso suoni e soluzioni world music». Sei nato e vissuto nella Roma della grande tradizione cantautorale che racchiude in sé, tra gli altri, i nomi di Gabriella Ferri, Franco Califano, Francesco De Gregori. Che rapporto c’è tra te e i grandi cantautori romani del passato? «Essendo vissuto sempre a Roma li ascolto, li ho sempre ascoltati. I miei ricordi più legati a questi nomi sono i ricordi d’infanzia: ho una vera e propria devozione verso Gabriella Ferri, quella che mi emoziona di più come stile e come canto. Rispetto agli altri che hai citato, credo che i primi dischi di De Gregori siano tra i più belli della storia della musica italiana». Nel novembre del 2009, in occasione della partecipazione alla 34esima edizione del Premio Tenco, ti sei esibito sul palco del Teatro Ariston di Sanremo, l’olimpo della musica italiana. Avremo, prima o poi, la possibilità di vederti salire su quel palco a cantare una tua canzone in gara al Festival? «Ci andrei volentieri; quello che non mi piace del Festival di Sanremo, però, è che la musica rappresenta solo un contorno. Sanremo, al giorno d’oggi, è tutt’altro, si avvicina un po’ a frivoli rotocalchi televisivi. A dire il vero, inoltre, la qualità Alessandro Mannarino live: il tour Supersantos ha riscosso molti sold out musicale non è delle più alte: le case discografiche mandano a parteciparvi il tizio del talent di turno, che poi verrà cambiato l’anno successivo. Finché a Sanremo vedrò esibirsi Pupo con il tenore ed il principe, credo che ne starò alla larga». Sempre nel 2009 ti vediamo apparire più volte in trasmissioni televisive come “Parla con me” di Serena Dandini; nei giorni passati si è molto discusso sulla cancellazione del programma dai palinsesti Rai e la ormai quasi completa “occupazione politica” dell’azienda di viale Mazzini. Cosa ne pensi del rapporto fra politica, televisione e informazione? «Credo che la televisione e gran parte dell’informazione siano strumenti in mano alla politica. Se al telegiornale mi dicono che succede qualcosa, io ci credo. Questo la politica lo ha capito da anni e, dunque, è in possesso di un gioco di potere che la porta ad utilizzare i mezzi d’informazione. Oggi, per fortuna, esiste Internet, uno strumento che permette alle persone di dialogare a distanza e di passarsi informazioni; credo che sia una risorsa importante per combattere la propaganda e l’uso dell’informazione a scopo politico. È normale che un programma televisivo schierato a sinistra, come “Parla con me”, non faccia co- modo a questo governo, che ha il potere di non mandarlo in onda a causa della maggioranza nel consiglio di amministrazione. Ma non c’è da stupirsi, non credo di trovarmi in uno Stato democratico o dove esiste libertà di espressione. Certo, tra la gente c’è voglia di cambiamento, ma quando c’è una crisi economica così forte come quella che viviamo noi, la maggior parte delle persone pensa a mandare avanti la famiglia, sfamare i figli e ad arrivare a fine mese». “So i calli sulle ginocchia di chi ha pregato tanto e nun ha mai avuto”. Come ti rapporti con la religione? «Non mi ci rapporto. Non mi piace che tutti noi nasciamo con l’idea che esistono l’inferno, il paradiso e che questa vita è una valle di lacrime perché dura poco, ma poi ci sarà il paradiso per l’eternità: bisogna soffrire, senza lamentarsi. Non mi piace la visione che la Chiesa ha spesso delle donne, considerate o madri caste e pure o streghe e prostitute. Non mi piace l’idea del peccato originale, secondo cui tutti nasciamo con un peccato a priori, ovvero già “cattivi” e per riscattarci dobbiamo seguire qualcuno che ci dica cosa si deve e cosa non si deve fare. Per questo motivo lo Stato e la Chiesa vanno d’accordo da sempre, per questo motivo tutti gli Stati vanno d’accordo con tutte le religioni, poiché si usano e si legittimano a vicenda per esercitare un controllo sulle persone, tenute nell’impossibilità d’agire». Tornando a te. Qualche anticipazione sul tuo futuro e sui tuoi prossimi progetti? «Per ora sto lavorando a colonne sonore di alcuni film. Devo ancora fare una vacanza (è da un anno che non ne faccio una!): a breve farò un viaggio di un mese e mezzo in Bolivia. E poi comincio a pensare al prossimo album!». La Differenza. Dall’Abruzzo alla Thailandia la band rivelazione indie-pop Sognare oltre le nuvole Oltre le nuvole, così si intitola il quarto album de La Differenza, un disco “pop-rock italiano puro”, come lo ha definito la stessa band originaria di Vasto che ha ottenuto ottimi risultati in Italia e non solo. Ce ne parla Fabio Falcone, voce e piano del gruppo. Quarto album, un gran successo: sentite che le vostre aspettative e i vostri sogni si siano realizzati? «Chi crede di aver realizzato tutti i propri sogni, ha finito di sognare quindi speriamo di non realizzarli mai ma continuare sempre a rincorrerli. Il giorno di Natale non è bello, è bella la vigilia di Natale. Noi speriamo di vivere per sempre la nostra vigilia musicale nel migliore dei modi». In questo disco ci sono collaborazioni con altri artisti: cosa vi ha dato questa esperienza? «È molto importante per noi. In questi ultimi cinque anni abbiamo conosciuto molti musicisti di tutto il mondo. Ab- biamo suonato in Spagna, in Portogallo, in Inghilterra, in Thailandia, in America latina, con musicisti poco conosciuti ma che ci hanno dato tantissimo». Avete mai pensato di abbandonare pensando che questa non fosse la vostra strada? «I momenti bui ci sono sempre, come ogni storia d’amore che si rispetti. Fare musica è un po’ come stare insieme a qualcuno. Io credo però che quando la musica è autentica e non si suona non Oltre le nuvole è il quarto album della band solo per divertirsi ma perché si crede in un progetto, allora si supera tutto. Essere parte di una band, inoltre, è un valore aggiunto: si ha sempre l’appoggio di qualcun altro che se sei giù e vorresti mollare ti dà la forza di andare avanti». Un consiglio ai lettori di Zai.net. «Spegnete il televisore, andate su internet e cercate la musica che meglio vi rappresenta. Scavate negli scaffali dei vostri genitori e riascoltate un po’ dei Beatles, dei Rolling Stones, dei Pink Floyd, dei Led Zeppelin. Poi comprate il disco de La Differenza e buon ascolto!». Federica Gallo, 19 anni 26 Ottobre 2011 Musica Evergreen INFOWEB www.nomadi.it www.lunatik.it tempo di lettura: 11 minuti Nomadi. Consapevolezza e voglia di vivere nell’ultimo album Cuore vivo Liberi di essere noi stessi Beppe Carletti, leader dello storico gruppo, rivela il segreto di un successo lungo quasi 50 anni Elena Dardano, 18 anni C anzoni che parlano di speranza, brani che analizzano temi attuali, musiche profonde da cui scaturisce gioia. Tutto ciò è racchiuso nel nuovo album dei Nomadi, Cuore Vivo. Ci sono solo due inediti, Toccami il Cuore e Cosa Cerchi da Te, le restanti otto tracce ripercorrono un decennio del loro repertorio, dal 1967 al 1977. A parlarci del disco è il leader del gruppo Beppe Carletti, che con Augusto Daolio fondò i Nomadi nel 1963. Il nuovo album Cuore Vivo unisce due inediti a vecchi e sempre emozionanti brani. C’è un criterio con il quale sono state scelte le canzoni dell’album? «Abbiamo scelto quei brani perché sono canzoni sicuramente attualissime. Per noi sono importanti: allora non ebbero una grande visibilità e ora abbiamo pensato di dar loro nuova luce». Un tema centrale del disco sono le passioni. Secondo voi come si fa ad inseguire i propri sogni in un periodo in cui fanno di tutto per disilluderci? «Innanzitutto bisogna porsi qualche traguardo, uno non può accettare tutto passivamente, tutto quello che gli di- T ALENTI cono di fare, sarebbe mancanza di personalità. Dobbiamo portare avanti le nostre idee con convinzione, altrimenti non possiamo credere né a noi stessi né agli altri». “Toccami il cuore e senti come è vivo”; è forse un’esortazione a tutti gli indifferenti che oggi non si mobilitano per risolvere i problemi? «Sì, sicuramente, ma vale anche per tante altre cose. Prima di tutto la voglia di vivere e la volontà di affrontare la vita». Le vostre canzoni sono sempre diverse, pur avendo uno stile sempre riconoscibile. Come si fa a mantenerlo pur imboccando nuove strade? «Come dicevo prima bisogna essere se stessi, cambiare rimanendo se stessi, è questo un po’ il segreto: modificarsi restando attaccati alle proprie radici, che sono indispensabili». E invece qual è il segreto che vi ha fatto arrivare a 40 anni di carriera sempre sulla cresta dell’onda, facendo da colonna sonora a diverse generazioni? «Io penso che sia l’unione di semplicità, umiltà e coerenza. Quello che tu sei “sull’asfalto” lo rappresenti anche sul palco, altrimenti non saresti più credibile». Una canzone che mi ha sempre emozionato è La libertà di volare che dice: “Corri, corri per qualcosa, corri per un motivo”. Per La band al completo: Sergio Reggioli, Danilo Sacco, Daniele Cipriani, Cico Salzone, Beppe Carletti e Massimo Vecchi cosa corrono da 50 anni i Nomadi? «Corrono per la libertà e per sentirsi vivi. Questa è una canzone che ho voluto molto, perché è una canzone forte, che con delle parole molto semplici fa capire tante cose». Canzone significativa è “Cosa cerchi da te”. Dopo tutti questi anni di carriera, cosa cercate da voi oggi, ci sono dei progetti per il futuro? «Probabilmente tra due anni ci sarà il progetto più bello, perché arriviamo ai 50 anni di carriera. È un sogno: quando sei ragazzino mica sai che dopo 50 anni sarai ancora su un palco!». I Nomadi sono sempre impegnati con progetti sociali e iniziative benefiche. Vi state occupando di qualcosa adesso? «Madagascar. Io faccio parte con altri amici di un’associazione, “Crescerai” che si impegna a portare degli aiuti in Madagascar. Chi ha la fortuna come me di fare della propria passione un lavoro, di vivere ad un livello al di sopra della media, deve riflettere e ringraziare la vita per quello che ti ha dato. E un modo è sicuramente aiutare gli altri». Salutiamoci con un gioco: descrivi i tuoi compagni con un aggettivo! «Danilo: introverso. Sergio: pacioccone. Massimo: rock. Daniele: posato. Cico: burlone. Ognuno è diverso dall’altro, ma questa è la vera ricchezza, se fossimo tutti uguali non andrebbe mica bene!». Zen Circus: a tutto rock! Il nuovo album di Dente Nati per subire è il nuovo disco degli Zen Circus: uno spaccato dei vizi e delle consuetudini del nostro paese raccontato in prima persona dai personaggi che scelgono, consapevolmente o meno, di subire la vita. Un disco che immerge il cantautorato italiano nel rock. È in uscita Io tra di noi, per la Ghost Records e distribuzione Venus, il nuovo lavoro di Giuseppe Peveri, alias Dente. 12 inediti per il cantautore, che raccolgono due anni di esperienze live accompagnato da una band. Dopo questo disco, sarà difficile considerarlo ancora solo un fenomeno indie. In vetrina Le pistole alla tempia, Lactobacillus Records, 2011 Hanno appena pubblicato il loro album omonimo e sono pronti ad infiammare anime e corpi. Gruppo non facile da definire, Le pistole alla tempia spaziano dal cantautorato fino a sfiorare l’heavy metal. I testi sono riflessivi, profondi, accendono i riflettori su una parte della realtà – esterna e di noi stessi – sulla quale pochi di noi si soffermano. Le loro sonorità sono camaleontiche e criptiche: preannunciano altri significati reconditi nelle pieghe del testo. Insomma, una roulette russa a volte ossimorica che non potrebbe mai essere la stessa senza le pistole alla tempia! 27 Ottobre 2011 Libri INFOWEB www.zai.net Libero chi legge Scoprire il proprio io fra le pagine La vita accanto. Per chi cerca il proprio posto nel mondo D Elogio della bruttezza a insegnante a scrittrice di successo, vincitrice del premio Calvino 2010 e finalista allo Strega, Mariapia Veladiano ci parla del suo fortunatissimo esordio, ma anche dei ragazzi e del ruolo della scuola. Come è nato La vita accanto? «È come se ad un certo punto la storia avesse detto: “sono qui e chiedo di essere raccontata”. Credo che qualcosa sia venuta dalla scuola: nei ragazzi ho visto crescere la paura di non essere accettati, di non riuscire a trovare il loro posto nel mondo». Molti studenti hanno votato per lei allo Strega. Forse perché si sono rivisti in questa paura? «I voti degli studenti sono stati davvero una sorpresa, la cosa più bella che mi sia capitata. Credo che li abbia colpiti una storia di emarginazione, come quella di Rebecca, che viene superata non da soli ma insieme». La scuola può avere un ruolo nel superamento di queste difficoltà? «La scuola è il laboratorio della nostra convivenza con gli altri. La cultura aiuta a superare le differenze: i dislivelli sociali sono progressivamente eliminati nel processo di comprensione reciproca. Non esiste un’altra istituzione capace di parlare a tutti». È vero che oggi gli studenti non sanno più scrivere? «È oggettivo che ci sia un impoverimento culturale generale, quindi anche della lingua. I ragazzi hanno a disposizione meno mezzi espressivi, ma perché è la lingua d’uso ad essersi impoverita. Loro usano la lingua che gli viene offerta da giornali o televisione. Io dico sempre che il capirsi è frutto di sfumature: se abbiamo poche parole abbiamo anche tanti fraintendimenti». La vita accanto è il suo romanzo d’esordio. Quanto è stata dura farsi pubblicare? «In realtà è stato semplice: ho vinto il premio Calvino, per esordienti, con un manoscritto inedito, senza conoscere nessuno nel settore. Dopo sono venute le proposte delle case editrici e tra queste ho scelto Einaudi. Il mio caso è un po’ atipico: non ho fatto il giro degli editori, il primo romanzo che desideravo venisse pubblicato è stato effettivamente pubblicato». La sua protagonista “brutta” ha conquistato i lettori. Si può dare una reale definizione di ciò che è bello e ciò che è brutto? «Per il brutto ho una definizione mia: lo è tutto ciò che rende peggiore il mondo e la vita delle persone. È brutta, paradossalmente, anche certa bellezza, se esibita contro qualcuno o finta. È bello, invece, tutto ciò che restituisce al mondo Novità Il monte del cattivo consiglio di Amos Oz è un ritratto della Gerusalemme del 1948 vista dagli occhi di un bambino I consigli del libraio Loretta Cavallaro, Mind, Roma NON TUTTI I BASTARDI SONO DI VIENNA Di Andrea Molesini Un punto di vista originale sulla Prima Guerra Mondiale. La storia è raccontata in prima persona da Paolo, un diciassettenne che nell’ultimo anno del conflitto conosce per la prima volta l’amore, la gelosia, la vendetta, e capisce che vincitori e vinti sono lo stesso impasto di eros e morte, uguali nella stessa tragedia. Così il ragazzo si fa uomo, mentre l’Italia sconfitta prepara la riscossa. IL CINESE Di Henning Mankell In una fredda giornata di gennaio, un lupo affamato arriva a Hesjövallen, nel nord della Svezia. Sente l’odore del sangue. Nel villaggio ci sono i corpi di diciannove persone… Il cinese è un thriller politico, una storia di soprusi e vendetta, dove gli errori del passato riemergono in un presente di sconvolgenti lotte di potere. Un libro attuale, emozionante con un intrigo geniale. ISOLE. GUIDA VAGABONDA DI ROMA Di Marco Lodoli Lodoli è un geniale scrittore, ma anche professore a Roma e questa volta ci racconta una città che non esiste in nessuna guida turistica: piccole “isole” che fanno capolino in una domenica di pioggia o in un pomeriggio di sole, e che soltanto un occhio spalancato può cogliere. Adatto a visitatori curiosi, ma anche a giovani romani vagabondi. un pezzetto della sua autenticità». Quale suggerimento si sentirebbe di dare a chi ha la scrittura come sogno? «Innanzitutto di leggere: fanno un po’ impressione quelli che dicono: “io non leggo niente ma scrivo tanto”. Ascoltare il suono della scrittura degli altri è fondamentale. Poi, non innamorarsi della propria parola: bisogna uscire da sé e coltivare la bellezza di un testo ovunque si trovi». (A cura di Marzia Mancuso) Il lupo della steppa Viaggio (incompiuto) alla ricerca del divino Chi è il “Lupo della steppa”, dell’omonimo romanzo di Hermann Hesse? Il suo nome è Harry Haller ed è egli stesso a darsi questo appellativo. La sua storia è presentata come un libro nel libro, introdotta da un narratore che si dichiara in possesso delle sue memorie e richiama, nelle prime pagine, il ricordo di colui che le ha scritte. Per capire meglio chi sia questo signor Haller, però, bisogna aspettare ancora qualche pagina, quando, camminando per strada egli riceve da uno strano figuro un opuscolo intitolato “Dissertazione sul lupo della steppa – soltanto per pazzi”. Segue il testo dell’opuscolo, che si rivela essere una profonda analisi sulla personalità del protagonista: Haller si definisce un lupo perché possiede una doppia personalità. Vive nell’isolamento, ma a volte si incanta nell’osservare la linda perfezione della vita borghese: è una vita vuota, certo, superficiale, ma a volte egli si chiede come sarebbe farne parte, riuscire ad essere uno fra tanti. La sua vita subirà uno scossone quando incontrerà Hermine, una donna incolta e una cortigiana, ma desiderosa di insegnargli l’amore e le gioie della vita: anche questa vicenda, però, avrà un finale sorprendente. Un giorno il Lupo della steppa abbandona la città e di lui non restano che le sue memorie, che hanno le forme di una ricerca del divino non portata a compimento. Due ore sul sofà ALLE CINQUE AL PLAZA leggero Di Katherine Mosby Gabriel è un diciassettenne turbolento, almeno per gli standard degli anni Cinquanta e del collegio che ha deciso di espellerlo. Non gli rimane che vivere a Manhattan con Spencer, il fratello maggiore che passa le notti tra i locali del Village e le suite del Plaza Hotel. Atmosfere stile Fitzgerald, una trama leggera ma nulla di più. Resta da capire come mai è tornato così di moda il romanticismo d’antan! CREATURA DI SABBIA profondo Di Ben Jelloun Tahar Un romanzo che racconta la storia di Mohamed Ahmed, nata donna ma cresciuta come un uomo per volere del padre. Ahmed è costretta ad essere il figlio maschio che la famiglia non ha mai avuto, rinunciando alla sua femminilità e vivendo in un segreto perenne, che alla fine accetta lei stessa. Una trasformazione costretta, un’identità costruita che ci mostra tutte le difficoltà di nascere donna in un paese arabo. UN REGALO DA TIFFANY banale di Melissa Hill Melissa Hill è stata definita la Kinsella irlandese e negli ultimi mesi ha scalato le classifiche con la sua narrativa fresca, coinvolgendo nella lettura schiere di adolescenti. Pregi? È un libro leggero senza essere sdolcinato, animato da colpi di scena. Ma tutto si ferma qui perché esercita facili leve che spaziano dal romanticismo spiccio al fascino da sempre esercitato dai gioielli di Tiffany. Davvero poco. 28 Ottobre 2011 Cinema Rivelazioni INFOWEB www.zai.net Una risata per combattere vizi e luoghi comuni Melancholia Un matrimonio e un pianeta in rotta di collisione con la terra: ecco il nuovo film di Lars Von Trier, nelle sale dal 21 ottobre tempo di lettura: 18 minuti I soliti idioti. Dalla TV al grande schermo Idioti ma non troppo! Appuntamento al cinema tutto da ridere con Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio, il duo irriverente della serie cult in onda su Mtv Mirko Giordani, 17 anni e Kalliroi, 18 anni R appresentare l’Italia attraverso alcuni tipi di italiani, puntando sui vizi, i difetti e le contraddizioni che in fondo accomunano molti di noi: questa la ricetta di Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio, protagonisti della sketch-comedy I soliti idioti. Un grande successo su Mtv e sul web - basti pensare alle visualizzazioni su You Tube - che approderà sul grande schermo il 4 novembre con tutta la sua nutrita schiera di personaggi: dal romano “verace” Ruggero de Ceglie e suo figlio Gianluca, passando per i due preti marketing, fino alla coppia gay. Francesco e Fabrizio interpretano con grande capacità ruoli diversissimi fra loro e con piglio dissacrante portano sulla scena il paese reale, popolato da “nuovi mostri” che abitano un po’ in tutti noi. Francesco e Fabrizio, tra pochissimo sarete al cinema: è già accaduto che da serie fortunate in tv poi ci siano stati riscontri positivi, pensiamo ad esempio a Boris. E noi vi auguriamo naturalmente di sbancare al botteghino. Avete un po’ paura? «Noi siamo abbastanza incoscienti, ma andiamo avanti senza paura, abbiamo la fortuna di fare il film che ci piace e come va va. Anche in produzione sono tranquilli, sanno che è il primo film e quindi non ci sono aspettative di fare 50 milioni di euro, anche se è inevitabile che poi li faremo!». Fare un film era un po’ il vostro sogno.. «Sì esatto, ce l’avevamo pronto nel cassetto: poi quando è arrivato il produttore Valsecchi abbiamo solo dovuto sceneggiarlo. Quando immaginavamo il nostro film ci dicevamo: “ma figurati chi ci farà mai fare un film”. Poi è arrivato uno più pazzo di noi ed eccoci qui!». La trama si concentra su qualche personaggio in particolare? Sopra e a destra: Francesco e Fabrizio sul set del film In principio erano i mostri Ritratti italici Era il lontano 1963 quando Dino Risi girò una delle commedie più famose del cinema italiano: I mostri. Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi interpretano vari personaggi che ritraggono l’Italia del boom economico, un paese che cambiava velocemente così come i suoi abitanti, colti nei loro vizi e nel dare spesso il peggio di sé. In un episodio del film, Ugo Tognazzi è alle prese con l’educazione “sentimentale” del figlio (interpretato proprio da Ricky Tognazzi) e gli propina modelli di comportamento del tutto distanti dall’onestà. Un padre e un figlio, proprio come Ruggero e Gianluca qualche decennio dopo: Father & son è indubbiamente lo sketch più famoso de I soliti idioti e non a caso sarà la storia principale del film prodotto da Pietro Valsecchi. A distanza di quasi 50 anni, gli italiani non sono poi così cambiati: certo, si affrontano nuovi temi come l’omosessualità, l’eutanasia, ma il comune denominatore è sempre lo stesso. Anzi, stupisce ricordare come La giornata dell’onorevole, uno degli episodi dei Mostri di Risi, racconti di un politico che copre una mega truffa ai danni dello Stato o come La musa racconti di come un semianalfabeta vinca un premio letterario perché amante della presidentessa della giuria. Insomma, c’è l’Italietta dei compromessi, delle raccomandazioni e dei giochi di potere, ma c’è anche l’Italia di persone normali, che non sono perfette e inappuntabili e che non fingono di esserlo. Oggi I soliti idioti prova a rappresentare tutto questo: e forse sorridere dei nostri difetti, anche se esagerati e volti al grottesco, è il modo migliore per combatterli. E magari una risata li seppellirà! «Sì, la storia principale è quella di Ruggero e Gianluca, di Father & son insomma: attorno a questa girano poi le altre storie minori. Il film è stata l’occasione per dare più aria ai personaggi: vengono fuori nuovi sentimenti, nuove situazioni, insomma siamo riusciti a dar loro un maggior spessore psicologico. Gianluca ad esempio cambia, non sarà più così sfigato!». Attraversando a volo d’uccello la vostra galleria di ritratti, ci accorgiamo che affrontate anche tematiche molto serie come l’eutanasia, le coppie gay, ecc.: come giudicate il nostro paese in relazione a questi temi chiave? «Siamo tornati al Medio Evo: siamo molto indietro, tutto è desolante, non c’è una roba che va in questo momento, siamo veramente messi male. Certo, in parte l’Italia è stata sempre un po’ così, ma ora stiamo vivendo un periodo davvero buio, dal quale però usciremo sicuramente». Il vostro più famoso sketch, Father and Son, ha riscontrato indici d'ascolto fenomenali tra i ragazzi, e su canali come Facebook si sono aggregati in gruppi migliaia di vostri fans. Qual è secondo voi il segreto del vostro successo con le generazioni più giovani? Fabrizio: «Proprio il segreto non lo so! Credo però che il nostro tipo di comicità sia più vicino a quello che hanno i ragazzi di oggi. Il loro modo di scherzare al bagno a ricreazione o al bar è il politically scorrect per eccellenza. Spesso ci dicono che siamo politically scorrect: ecco, forse noi ci avviciniamo di più di altri a quel modo di scherzare». Ricorderete sicuramente l’episodio accaduto a Luca e Paolo al Festival di Sanremo, quando intonarono la canzoncina dedicata a Fini e a Berlusconi: furono accusati di far comicità stracolma di volgarità. È giusto accusare voi comici - alle volte qualche commento in questo senso è stato fatto anche a voi - quando nei talk show e nel mondo politico l’improperio è all’ordine del giorno? Cos’è la volgarità secondo voi? «Dal nostro modesto punto di vista, 29 Ottobre 2011 Una separazione Al cinema dal 21 ottobre , il film Orso d’oro a Berlino ci racconta l’Iran di oggi partendo dal divorzio di una coppia Il comandante Silvio Orlando Una missione nei Balcani per arrestare un famoso criminale di guerra si trasforma in un aperto scontro generazionale tra Silvio Orlando, comandante veterano, e suo figlio, interpretato da Francesco Brandi, pacifista convinto. Francesco Lagi riflette con il sorriso su un tema di stretta attualità troppo presente… «Il padre ingombrante alla Ruggero è più anziano, è di un’altra generazione. È un padre che ha bisogno di criticare il figlio, di dargli addosso di continuo perché fondamentalmente non accetta che il figlio sia diverso da lui, che si sia emancipato». Voi rappresentate i vizi dell’Italia attraverso situazioni alle volte surreali: oggi sembra che spunti surreali ce li fornisca la realtà stessa, pensiamo agli ultimi accadimenti sulle prime pagine di tutti i giornali. Dateci un giudizio, ovviamente non politically correct, sulla nostra situazione politica e culturale… «È un puttanaio, nel vero senso della parola! Noi abbiamo lasciato volutamente fuori la politica dalle nostre gag perché ormai si parla solo di quello, non volevamo parlarci addosso. La verità è che fare satira politica oggi non è nemmeno più divertente, non fa ridere: tutto quello che puoi inventare è sempre meno di quello che sta succedendo veramente. pensiamo che il nostro sia il programma meno volgare del mondo. La volgarità è gratuita: può esser di qualsiasi tipo, parolacce, nudi di donna: il comune denominatore è la gratuità. Noi non siamo volgari, pensiamo al bambino di Mamma esco: lui dice le parole che sente per strada, senza capirne veramente il significato. Sono gli altri che si esprimono così. Quando ci dicono che Ruggero (il padre in Father & Son) è un personaggio volgare, noi rispondiamo che in realtà rappresentiamo una persona reale che parla in quel modo. Se facessimo dire a Ruggero: “Figlio mio, sei uno stupidino”, non sarebbe reale: questa è la realtà e noi la raccontiamo. Il problema è quando tutto ciò è gratuito, noi non riteniamo di esserlo». Padri e figli nei vostri sketch: da una parte Gianluca è la figura del ragazzo un po’ ingenuo che vive “assediato” dalla figura ingombrante del padre Ruggero, dall’altra invece i genitori che mai compaiono sullo schermo e sono quindi assenti in Mamma esco: rispetto alla vostra adolescenza quanto è cambiata la famiglia oggi? «Beh, l’impressione è che si vada sempre verso la solitudine, con Skype, Facebook, i-Phone, i-Pad ognuno tende a stare da solo, pur essendo nella stessa casa. La scena tipo: padre davanti al suo pc, la madre su Fb con le amiche, i figli per conto loro. È così che è cambiata la famiglia, non si comunica più». Ruggero però è un padre fin Noi abbiamo preferito dimenticarcene e raccontare la gente, che è meglio». Chi sono gli idioti oggi? «A parte noi dite?». Sì! «Idioti siamo un po’ tutti. I nostri personaggi nascono scavando dentro noi stessi: in fondo siamo un po’ tutti quelli che raccontiamo. Un po’ di idiozia è innata! Anche voi lo sarete dentro, fatevene una ragione! Però è una cosa positiva, nel senso che è inevitabile, dobbiamo accettarlo, se fossimo tutti fighi e perfetti, sai che noia!». Parliamo di Ruggero, che è il personaggio che ha indubbiamente riscosso maggior successo tra i lettori di Zai.net e non solo: Francesco, tu riesci a incarnare perfettamente un certo tipo di romano pur non essendolo. Come fai? A chi ti sei ispirato? «Dentro Ruggero c’è un brianzolo, è vero, ma in realtà si tratta ormai di due persone diverse. Ruggero vive di vita propria. Se stiamo girando un episodio di Father & Son, anche fuori dal set, nelle pause, è Ruggero a parlare, non Francesco. Avete presente lo sdoppiamento di personalità? Ecco! Scherzi a parte, io ho girato Squadra antimafia, quindi sono stato anche molto tempo a Roma e questo mi ha aiutato. Ho visto i romani e li ho studiati inconsciamente, tanto che ormai Ruggero è indipendente». A proposito di Ruggero: ma quanto è lunga la fase trucco? «5 ore, 5 ore mezza. Alla prima ora sono allegro, la seconda serio, dopo tre quattro ore comincio a dare di matto! Per quello che mi viene così bene, dopo 6 ore di trucco sono bello carico!». Riuscireste a immaginare la vostra serie sulla cosiddetta tv generalista? Quanto pesa oggi il problema della censura? «Noi a Mtv non abbiamo mai avuto problemi di censura e di questo siamo molto contenti. I soliti idioti è un programma da Mtv e sta bene lì. Quando e se andremo nella tv generalista faremo cose molto peggiori!». Niente da dichiarare. La nuova commedia del regista di Giù al Nord Pregiudizi senza frontiere Dopo il successo di Giù al Nord, torna sul grande schermo il regista francese Dany Boon con Niente da dichiarare? Interpretato dal regista stesso e dall’attore francese Benoit Poelvoorde, anche questa volta si ride su un pregiudizio tipico d’Oltralpe: la storica rivalità tra Francia e Belgio. Ambientato nel 1993, l’anno in cui in Europa si aprono definitivamente le frontiere, il film ruota attorno alle vicende di due doganieri, uno belga e l’altro francese, alle prese con la notizia della soppressione del loro posto di dogana, situato a Corquain in Francia e Koorkin in Belgio. Il “francofobico” e rude Ruben Vandevoorde sarà costretto a fondare la prima dogana mobile franco-belga assieme all’odiato collega Mathias Ducatel, segretamente innamorato della sorella di Ruben. Dal momento in cui i due inizieranno a lavorare insieme a bordo di una vecchia Renault 4L, si troveranno di fronte a vicissitudini d’ogni tipo, dai tentativi della malavita di compiere i loro piccoli traffici alle insospettabili trame nascoste dei ristoratori del posto. Il tutto colorato dai toni della commedia, che anche stavolta si adatta perfet- tamente a parlare di temi controversi come il razzismo con il sorriso sulle labbra. Molti sono gli elementi comici, tra cui i personaggi secondari: i doganieri belgi, che assecondano rassegnati i sentimenti xenofobici di Vandevoorde; i doganieri francesi, che sono pronti ad indire uno sciopero senza sapere neanche come si fa; i due ristoratori Irene e Jacques Janus, proprietari del ristorante “No man’s land” , emblema di un sistema economico che crolla a causa delle frontiere abolite e tipica coppia che si sfalda e scivola sempre più verso la disonestà per sopravvivere economicamente; i trafficanti che rappresentano probabilmente l’elemento più comico dell’intera vicenda, con i loro mille goffi tentativi di passare la dogana e di difendersi dalla cattura (uno di loro, pizzicato con la droga nel fondoschiena, affermerà di non sapere assolutamente come fosse finita “lì dentro”); infine, la famiglia di Ruben tra cui il padre (diretto responsabile del suo razzismo), la moglie e il figlioletto, al quale lui cerca di inculcare le sue idee filo-belga senza successo. Il film ha riscontrato in Francia tante critiche e recensioni negative quanto positive (dopotutto, replicare un successo come Giù al Nord tra il pubblico non è un’impresa facile). Tuttavia, dopo otto settimane di proiezione francese ha raggiunto 75 milioni di euro d’incassi e altri 9 milioni in Belgio, per un totale mondiale di oltre 80 milioni di euro. Come c’era riuscito il primo, anche il secondo film di Boon ci spinge a riflettere su tante contraddizioni e intolleranze presenti anche nel nostro Paese: i pregiudizi sono comuni un po’ a tutti. Ecco perché anche il nostrano Benvenuti al Sud ha riscosso successo nelle sale e già si prepara l’immancabile sequel. L’esperienza sarà presto replicata anche negli Stati Uniti con la pellicola Welcome to the Sticks, prodotta da Will Smith e ambientata nel Nord Dakota. Chiò, 19 anni Boon e Poelvoorde in una scena del film 30 Ottobre 2011 Il mestiere del mese Il fascino di un lavoro senza tempo tempo di lettura: 10 minuti Il frantoiano fra tradizione e modernità Settemila anni ma non li dimostra Storia di un mestiere antico come l’olio, che ha saputo adattarsi ai processi produttivi acqua e olio. Per separarle ed estrarre il cosiddetto “Nettare degli dei” si ricorreva alla filtrazione attraverso la pressa idraulica. Si ponevano quindi dei diaframmi di fibra di cocco, i fiscoli, alternati a strati di pasta e inframezzati da diversi dischi di metallo, formando una torre che veniva inserita nel torchio. Il mosto d’olio ottenuto veniva messo a decantare per separare definitivamente l’acqua dall’olio, che a questo punto poteva essere imbottigliato. Martina La Macchia, 17 anni Un po’ di storia Già 7000 anni fa venivano coltivate a Creta piante di olivo, che vennero poi esportate dai Fenici dapprima in Siria e Palestina e in seguito lungo tutte le coste del Mediterraneo. Adottato dai Greci, divenuto fondamentale per i Romani, l’olio ottenuto dalle olive accompagna da migliaia di anni la storia dell’uomo, come alimento, medicina, cosmetico o elemento sacro. Il clima temperato del Mare Nostrum favorì la coltivazione di olivi tanto che durante il periodo di egemonia romana erano presenti in tutto il bacino mediterraneo. In Liguria comparve intorno al 3000 a.C., ma solo dalla fine del ‘700 è diffuso in maniera sostanziale nelle nostre colline. Foto di Luca Vieri © Il processo cambia Tra molazze e fiscoli Il merito della straordinaria qualità dell’olio ligure è da imputarsi, da un lato, alla varietà delle piante (Taggiasca, Lavagnina, Pignola e le altre popolazioni locali riconducibili alla varietà Frantoio) e, dall’altro, alla costanza e alla perseveranza degli agricoltori, che furono in grado di trasformare gli aspri rilievi appenninici in un habitat accogliente per il preziosissimo olivo. Pare che siano stati i monaci benedettini, nel Medioevo, a migliorare attraverso selezioni accurate la pianta e ad insegnare la tecnica del “terrazzamento” delle montagne con muri a secco (Maxéi) agli abitanti. La tradizione vuole che, sistemate a terra le reti, gli uomini abbacchino le olive con lunghi bastoni e le donne passino a raccoglierle. Dopo alcune operazioni preliminari come la cernita e il lavaggio dei frutti, i noccioli vengono rotti dalla molazza, la grande ruota in pietra mossa dalla forza di un asino o da quella dell’acqua. Il prodotto di questa fase, la molitura, è una pasta d’olio, composta da una parte solida di frammenti di noccioli, bucce e polpa e da una parte liquida, ovvero Dagli inizi del 1900 il processo produttivo dell’olio di oliva è stato rivoluzionato dai macchinari elettrici in acciaio. La classica molazza è stata sostituita dal frangitore a martelli, ovvero uno strumento composto da dischi rotanti che rompono direttamente la polpa dell’oliva lasciando in secondo piano l’azione dei frantumi del nocciolo. È stata introdotta la gramolatura, processo in cui la pasta d’olio si trova in una vasca in acciaio in cui ruotano pale elicoidali che la rimescolano, rompendo l’emulsione tra acqua e olio. La pressa viene caricata automaticamente La parola al frantoiano A tu per tu con chi l'olio lo fa Paolo Penna produce olio a Costa Bacelega, frazione di Ranzo, paesino nell’entroterra di Albenga. Che cosa significa svolgere oggi questo mestiere antichissimo, come si è rinnovato, che cosa è cambiato? «Produrre olio oggi come un tempo in un antico frantoio significa lavorare in mezzo alla natura, vivere tra gli ulivi e nel silenzio, senza la certezza di quello che si guadagnerà tra un mese, ma con la libertà di stare bene e senza troppi vincoli». Si guadagna certamente in pace e tranquillità... «Non soltanto, pace, tranquillità ma anche libertà, soprattutto! È una scelta di vita: si baratta la tranquillità economica con la tranquillità personale! E poi la natura non tradisce mai completamente». Come lo si capisce? Quest’anno come andrà la produzione di olio, che cosa conta perché sia buona? «L’olio è uno di quei prodotti di cui si può parlare solo dopo averlo fatto: per adesso sta andando tutto bene, non ci sono infezioni di mosca, la quantità di olive è buona: sono questi i fattori importanti». Il caldo eccezionale di queste ultime settimane quindi non influirà sulla produzione? «Più che il caldo l’escursione termica che qui nell’entroterra ingauno si sente: di notte siamo a 12°, di giorno a 30°. Questo più che sulla qualità influisce sulla quantità, non tanto delle olive, ma proprio dell’olio contenuto nei frutti. Tante olive, anche meno succose, ci lasciano ben sperare!». o in alternativa possono essere utilizzati l’estrazione per centrifugazione o quella in Sinolea. Infine, la poco conveniente decantazione è stata completamente soppiantata dalla centrifugazione verticale. Il nettare ligure In Liguria il risultato di queste molteplici fasi di lavorazione è un liquido di color giallo oro con sfumature più chiare e talvolta verdi, dal profumo fruttato e con un gusto dolce e delicato, la cui acidità è molto bassa. All’olio extravergine di oliva ligure è stato riconosciuto il marchio Denominazione di Origine Protetta (DOP) dall’Unione Europea, suddiviso tra “Riviera dei Fiori”, “Riviera del Ponente Savonese” e “Riviera di Levante”. Oggi le aziende che producono questo nettare pregiato vogliono dare di sé un’immagine che si fonda sulla tradizione della spremitura a freddo, senza perdere però la capacità di guardare avanti ai moderni sistemi di produzione, mantenendo la classica genuinità e l’alta qualità dei propri prodotti. I frantoiani imparano i segreti del mestiere tramandati di padre in figlio, e allo stesso tempo hanno la possibilità di seguire corsi specialistici organizzati da associazioni come l’ONAOO (Organizzazione Nazionale Assaggiatori d’Olio d’Oliva) o l’International Extravirgin Oliveoil Agency o ancora l’AIFO (Associazione Italiana Frantoiani Italiani). Anche se rimane per la maggior parte all’interno del commercio di nicchia, l’olio extravergine di oliva sta cogliendo l’onda della “dieta mediterranea” e oltrepassa i confini nazionali. La produttività locale effettiva è molto minore rispetto a quella possibile, perché solo 20mila ettari in Liguria sono coltivati ad olivo: per questo sono in corso diversi progetti di recupero di oliveti abbandonati sul territorio regionale finanziati dall’Unione Europea. 31 Ottobre 2011 Giochi Tempo Libero INFOWEB www.zai.net L’oroscopo Test 21/3 - 20/4 Ariete Tutti hanno i loro problemi, ma voi non potete essere sempre così nervosi, su! Si avvicinano giorni propizi per fare cose per voi stessi; impegnatevi a sorridere. Feeling con: Gemelli e Scorpione Stai lontano da: Acquario e Leone Giorno fortunato: 13 ottobre Mi vendo?! A quanto pare tutti abbiamo un prezzo: alcuni nascono addirittura con un cartellino cucito addosso, mentre altri almeno a parole sbandierano fieramente la loro incorruttibilità e integrità morale: sarà veramente così? O, per accalappiarsi i favori di questi campioni di moralità, basterà solamente fare un’offerta migliore? Scopritelo col nostro infallibile test a Denominazione di Origine Controllata! Mi fai copiare? a Ma certo, se non ci si aiuta tra compagni di classe! Sono dieci euro da pagare in anticipo: sufficienza garantita! Fai pure, magari mi offri un corb netto a ricreazione perché non ho più un soldo in tasca: questo benedetto compito in classe mi è appena costato dieci euro! Sono decisamente contrario a c questo genere di cose! A pensarci bene, però, domani c’è il compito in classe di latino, e tu sei piuttosto bravo in quella materia: potremmo trovare un accordo vantaggioso per entrambi. È l’interrogazione decisiva! Cosa sei disposto a fare per cavartela? a Venderei l’anima al diavolo, ma l’ho già data via in cambio della promozione in seconda elementare! b Non saprei, ho già fatto una generosa offerta a Santa Rita Patrona delle cause Perse. Avete altri santi da consigliarmi? c Sono disposto solamente a studiare sodo! In realtà non l’ho fatto, né ho intenzione di farlo, ma tanto vado bene a tutte le altre Toro 21/4 - 21/5 Non sapete più a chi dare i resti, come si suol dire. Sembra che tutti abbiano bisogno di voi: ma voi? Una voce dal di fuori risveglierà qualcosa di bello. Feeling con: Vergine e Toro Stai lontano da: Sagittario e Pesci Giorno fortunato: 31 ottobre materie! Una recente ricerca ha messo in evidenza come molti giovani sarebbero disposti a fare sesso o altro in cambio di passare i test d’ingresso all’università... Ad essere onesti, se i miei vea nissero a sapere come ho recuperato matematica l’anno scorso, non credo che riuscirei più a guardarli in faccia. b Io non concepisco che si arrivi a fare una cosa del genere: dico io, ‘sta gente non ha una mamma, una sorella... un cane? c Se nei confronti di chi si vende possiamo al massimo provare pena, per questi professoroni non possiamo che provare schifo e disdegno! Almeno offrissero direttamente una laurea col massimo dei voti! Parteciperesti a un reality show? a E me lo chiedete pure? Sono anni che tento di imbucarmi in qualche casa, isola o fattoria, ma niente! E il problema è che mi rimane solamente un rene! b Non è il massimo, ma è sempre un’occasione per fare due soldini facili, quindi ci farei un pen- sierino. c Per carità, non ho mica bisogno di mettermi in vetrina per due soldi: di quelli me ne passa di più il mio abbiente papi produttore televisivo! Una bravata del tuo migliore amico rischia di metterti nei guai: che fai? Si risolverà tutto nel migliore dei a modi, voi datemi solamente trenta denari! b Nei limiti del possibile cercherò di coprire il mio amico e al contempo cavarmela anche io senza troppe ripercussioni. c Figuriamoci, non sarebbe la prima volta: l’importante è avere le conoscenze giuste, e in Italia si sa: coi soldi fai tutto. Venderei l’anima al diavolo per...? a Già fatto, già detto: domanda n. 2, risposta A! Era la promozione in seconda elementare... b Se esiste il diavolo significa anche che esiste una punizione eterna, perciò la questione si fa delicata! c Ma figuriamoci, è del tutto escluso! E poi il papi può offrirmi anche di più quando me lo liscio bene! La foto del mese Gemelli 22/5 - 21/6 Avete detto un sì troppo a cuor leggero, a quanto pare vi siete sbagliati. Di grosso anche. Qualcuno vi inviterà ad andare a fare acquisti, vi divertirete molto. Feeling con: Capricorno e Ariete Stai lontano da: Cancro e Pesci Giorno fortunato: 27 ottobre Cancro A cura di Cassandra Bilancia 23/9 - 22/10 La positività vi è compagna e non pensa assolutamente di abbandonarvi: è il momento giusto per fare ciò che tanto desiderate. Feeling con: Bilancia e Ariete Stai lontano da: Pesci e Acquario Giorno fortunato: 25 ottobre Scorpione 23/10 - 22/11 Non ci siamo proprio. Vi state chiudendo a riccio: le stelle consigliano di aprirvi un po’ al mondo altrimenti ben presto sarà il mondo a chiudersi per voi. Feeling con: Sagittario e Pesci Stai lontano da: Leone e Scorpione Giorno fortunato: 17 ottobre Sagittario 23/11 - 21/12 Avete lottato tanto per difendere quello che di più importante c’è nella vostra vita. Benissimo: ci sono dei movimenti astrali che non vi faranno penare più! Feeling con: Toro e Gemelli Stai lontano da: Ariete e Sagittario Giorno fortunato: 19 ottobre Capricorno 22/12 - 20/1 22/6 - 22/7 Aprite il vostro cuore a quella “tentazione” che continua a rallegrarvi le giornate. Sapete su chi contare, adesso non vi resta che muovervi di conseguenza. Feeling con: Scorpione e Cancro Stai lontano da: Leone e Sagittario Giorno fortunato: 20 ottobre Capisco che la vostra natura è profondamente volubile, ma abbiate il coraggio delle vostre azioni! Qualcuno ascolterà i vostri problemi senza giudicarvi. Feeling con: Bilancia e Ariete Stai lontano da: Leone e Vergine Giorno fortunato: 31 ottobre Leone 23/7 - 22/8 Siete arrivati ai minimi storici di fiducia nell'amore? Non si può che risalire! Se le cose non sono andate come previsto, non schivate le conseguenze: sarà peggio. Feeling con: Bilancia e Gemelli Stai lontano da: Toro e Leone Giorno fortunato: 15 ottobre Acquario 21/1 - 18/2 Siate pronti ad affrontare degli ostacoli perché ci sono dei problemi in arrivo, ma tranquilli: nulla di impossibile da superare, abbiate fiducia in voi stessi! Feeling con: Vergine e Gemelli Stai lontano da: Bilancia e Scorpione Giorno fortunato: 14 ottobre Vergine 23/8 - 22/9 Al momento c’è calma piatta: forse anche troppa, vero? Non disperate, le stelle mi stanno sussurrando che in arrivo per voi c’è un bastimento carico di novità! Feeling con: Gemelli e Toro Stai lontano da: Sagittario e Capricorno Giorno fortunato: 22 ottobre Pesci 19/2 - 20/3 Dovete proprio darvi da fare per far sì che gli altri comprendano che tenete al vostro rapporto con loro; siate sinceri con voi stessi e sarete felici. Feeling con: Sagittario e Cancro Stai lontano da: Ariete e Pesci Giorno fortunato: 23 ottobre Scopri il tuo profilo Voi siete fondamentalmente dei bugiardi: vi mostrate incorruttibili, vi sentite migliori degli altri, ma in fondo in fondo siete vendibili come tutti, si tratta soltanto di alzare il prezzo! Solitamente sono proprio gli integralisti fomentati i primi a vendersi, perciò dimostrate a tutti e soprattutto a voi stessi che l’autore dei test di Zai.net è solo un paranoico complottista! Il negoziatore Da 13 a 18 punti Anche se a livelli diversi, nella vita ci si “vende” sempre: anche nel mondo del lavoro si “vendono” il proprio tempo o le proprie competenze, si tratta solamente di morale, e la vostra è tutto sommato accettabile. Non sarete dei campioni di incorruttibilità ma almeno sapete quanto valete e non desiderate certo svendervi per quattro spicci. Continuate così, e continuiamo anche noi con la tradizione che vuole il profilo di mezzo come quello più noioso! C’è crisi per tutti Da 7 a 12 punti Diciamo la verità: per vostro personale tornaconto vendereste non solo la mamma, ma anche la famiglia intera! La cosa peggiore è che dareste via tutti per molto poco! Insomma: se proprio dovete “vendere l’anima al diavolo”, fatelo per ricoprirvi d’oro! Magari ricordatevi pure ogni tanto dell’integrità, la dignità e il rispetto di voi stessi! Saldi! Da 1 a 6 punti Punteggio per ogni risposta A: 1 punto per ogni risposta B: 2 punti per ogni risposta C: 3 punti Dall'Italia alla Svizzera: il Bernina Express, Patrimonio Unesco Zai.net in pillole BE La riscossa di Wikipedia L’enciclopedia più famosa del web si era auto oscurata per protestare contro il comma 29 del Ddl intercettazioni, la cosiddetta norma ammazzablog: in pochi minuti tutta la rete si è mobilitata a sua difesa. Un vero e proprio capolavoro della comunicazione. (A pag. 3) YOURSELF AND Un augurio per il futuro Margherita Hack ci invita a votare con la testa, eleggendo persone capaci e oneste che abbiano a cuore il bene del Paese e non mettano al primo posto i propri interessi. La società che verrà è nelle nostre mani, basta fidarci delle nostre potenzialità e non rinunciare alle nostre passioni. (A pag. 4) L’Italia del papi ll racconto di un concorso per aspiranti attrici ci mostra uno spaccato esemplare del nostro paese, in cui la “spintarella” conta più del talento. Una convinzione sempre più radicata, tanto che molti dicono, come è emerso dal nostro sondaggio, “se lo fanno tutti, perché non io?”. (A pag. 6) Il dj festaiolo Dopo aver venduto quasi nove milioni di dischi in due anni e conquistato milioni di fan, Jason Derulo sembra inarrestabile. Il suo nuovo album Future History è il frutto di un intensissimo lavoro creativo: ha scritto ben 150 canzoni per comporre il suo “puzzle perfetto”. (A pag. 24) Dalla tv al cinema C’è chi li adora e chi non li sopporta, chi li trova esilaranti e chi li critica perché volgari, ma loro vanno dritti per la loro strada. Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli, in arte I soliti idioti, debuttano sul grande schermo a novembre in un film rigorosamente politically scorrect! (A pag. 28) LookSmart Zai.net Lab, il più grande laboratorio giornalistico d’Italia, è realizzato anche grazie al contributo di La vie en rose Un ritratto inedito di Parigi fra croissant, vintage e biblioteche da sogno ci mostra gli aspetti meno noti della capitale francese, che offre angoli davvero impedibili. Come le terrazze delle Galeries Lafayette: osservare la città da qui fa scoprire un panorama impossibile da immaginare mantenendo i piedi per terra. (A pag. 8) In collaborazione con