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Editore: Calore s.r.l.
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CILENTO
I sindaci e
la nuova provincia
pagina 2
La mediterraneità nei
riti della settimana santa
di Giuseppe Liuccio
Domenica e lunedì si vota per il rinnovo del Parlamento. E’ l’epilogo
di una lunga campagna elettorale,
che spesso ha assunto toni da rissa
e qualche volta da “giorno dell’Apocalisse”.
L’argomento meriterebbe un editoriale a tutto tondo. Ma mi astengo,
non perché mi illuda che la mia opinione posso influenzare l’orientamento dei lettori, ma semplicemente per corretta deontologia professionale. Mi auguro, però, che tutti
esercitino il diritto-dovere del voto
in serena e meditata convinzione.
Ciò premesso, passo ad altro tema.
Con la Festa delle Palme comincia
una settimana importante per le comunità del Cilento. Le chiesette dei
centri storici, belle nella essenzialità delle linee architettoniche, e
quelle di campagna, dove penetrano fiotti di sole tiepido e folate di
profumi primaverili, sono teatro di
ritualità ricche di fascino e cariche
di messaggi e simboli.
Sullo schermo della memoria danzano fotogrammi di vita e mi rivedo
bambino festante con il mio ramo
di ulivo, carico di mandorle e fichi
secchi, che ondeggia tra cento mani
a cogliere gocce d’acqua lustrale
dal celebrante benedicente. Ed il
pensiero corre, per immediata ed
istintiva correlazione di immagini,
alle colline dell’interno e ai terrazzamenti a pendio della costa, dove
ulivi secolari s’inargentano alla
brezza e cantano al vento storie di
lavoro paziente e di saggezza e di
sapere di antichi mestieri. Ed il
paesaggio rurale della mia terra si
dilata al Mediterraneo e alla Grecia e parla di leggende e miti, interiorizzati nel rigore degli studi classici. E sull’Acropoli di Atene campeggia bella e possente la dea protettrice con il suo dono di vita e di
lavoro: l’albero forte e fronzuto con
radici profonde e rami sempreverdi per corone di feste e di vittoria e
frutti generosi per sapori di alimenti, unguenti di atleti nelle gare e
profumi di donne nei ginecei. E
l’eco rimbomba nelle arringhe dei
tribunali (“Per l’ulivo sacro” di
Lisia) o nelle platee dei teatri
(“Edipo a Colono” di Sofocle). E
canti di antichi poeti e salmi di sacerdoti officianti si fondono in un
superiore concetto di cultura, che
trascende la ritualità religiosa e si
sublima nell’eternità della cultura
mediterranea.
Dall’oscurità di vecchie casse o
continua a pagina 14
EBOLI
La politica
in passerella
ECONOMIA
Bcc di Aquara
utile record
pagina 3
pagina 12
DIANO
VALLO DELLA LUCANIA
Sicignano-Lagonegro
riparte... il treno
Asl, Saracino striglia
i dipendenti
pagina 8
pagina 7
SENZA ICI, SINDACI AL VERDE
Sica ci sta. Capuano dipende. Gli altri per niente
Giuseppe Capuano, sindaco di Roccadaspide ed esponente di Forza Italia ha accolto la “notizia” con un
certo umorismo che subito
si è tradotta in concretezza:
“Per scherzo abbiamo subito chiamato il ragioniere del
comune chiedendogli come
avremmo potuto fare nel caso la proposta divenisse effettiva. Si
è messo le mani nei capelli! A parte lo scherzo, la proposta è
condivisibile a condizione che venga indicato come sostituire le
risorse che verrebbero a mancare, altrimenti è pura demagogia.”
Tutto Ok per Enzo Sica, sindaco di Capaccio – Paestum che è
stato uno degli ultimi comuni in Italia ad introdurre l’imposta
sulla prima casa prevedendo uno sbarramento all’incontrario:
paga solo chi ha case di lusso e molto grandi:
“La promessa fatta da Berlusconi in relazione all’eliminazione
dell’Ici sulla prima casa degli è Italiani è percorribile. Si tratta di
toglierla solo sulle abitazioni dei meno abbienti e lasciandola
sulle abitazioni più grandi e lussuose. D’altro canto, noi a Capaccio Paestum siamo già su questa strada perchè, pur introducendo per la prima volta l’imposta, abbiamo già escluso dall’obbligo di pagare chi ha un’abitazione modesta ponendo una franchigia di 200 Euro. Le risorse necessarie possono essere recuperate eliminando gli sprechi, riducendo le convenzioni e amministrando con oculatezza le risorse pubbliche.” Insomma Capaccio – Paestum ha già applicato il “dettato” berlusconiano con la
variante della “modica quantità”: chi è povero è esente. L’Ici la
paghino solo i ricchi!
B.S.
II romanzo di Liuccio
Amarcord della madre
Dalla poesia al romanzo: il passo di Giuseppe Liuccio era atteso e lo ha compiuto con questa “Lettera
alla madre” che è un lirico abbraccio alla donna che
non c’è più e che non potrà leggere ciò che, le ha dedicato, ma che è presente quasi in tutte le pagine di
questo racconto che si svolge tra gli anni dell’infanzia
del suo autore, la sua maturità , l’incipiente meriggio
di una vita che da un piccolo paese del Cilento lo ha
portato in giro per il mondo. Un romanzo corale nel
quale compaiono tutti i personaggi con cui la sua vicenda umana ha avuto a che fare e che rappresentano uno spaccato interessantissimo dei tanti eventi di
cui è stato talvolta protagonista, a volte spettatore.
Ma è il ricordo della madre ad essere pressante nella
scrittura di questo libro che vale la pena di leggere
fino infondo perchè capace di recuperare gente e fatti
sui quali si attarda una narrazione viva e addirittura
travolgente. Compare di tanto in tanto il poeta, lo fa
con le sue descrizioni di ambienti e di paesaggi che
gli sono più cari e quando, appunto egli racconta di
sua madre, del modo come gli apriva la pista detta
vita, dei costumi del suo tempo giovanile, dette abitudini del paese natale, si intravede già quanto essa sia
stata determinante lungo tutto l’arco degli anni trascorsi lontano. E, pur se scrive di esperienze vissute altrove, il ritorno è sempre un viaggio verso quei luo-
ghi che gli furono e gli sono più cari e dove, tra l’affettuosa ricerca di ricordi in un vecchio cassetto tra i
lini ingialliti di un corredo matrimoniale , la figura
della madre è presente, vigile ancora, sorridente e
gioiosa. Un transfert d’amore per la sua terra che è
immanente amarcord non solo per quella di origine, il
Cilento pietroso, ma anche per quella che si è scelta
perchè‚ l’adottasse e si facesse amare, la costa
d’Amalfi dove Liuccio si sente come a casa propria,
inutilmente surrogate dal lungo vagabondare in ogni
parte del mondo. Gli
manca però in ogni
momento la donna
che gli ha dato i natali ed egli ne cerca
l’ideale presenza fin
dove la dura pietra ne
nasconde i resti terreni, in un canto appassionato con il quale si
chiudono le pagine di
questo libro pensato e
sofferto.
Nicola Fruscione
PRIMO PIANO
n°13 14 aprile 2006
2
I pro e i contro della nuova provincia del Cilento e del Diano
Sì da Piaggine, “freddi” a Sicignano e Controne. De Rosa e Sica: idea interessante
Una provincia del Cilento.
L’idea appare affascinante quanto difficile da porre
in essere. A parlarne, in
modo anche efficiente, alcuni noti personaggi, del
territorio e non. A questo
punto è sembrato giusto
interpellare degli amministratori locali, con i quali
l’argomento è stato affrontato in modo del tutto ufficioso. Più che altro c’è la
curiosità di comprendere
se sono orientati per una
ipotesi del genere e come
stanno operando in tal
senso. Da Padula il primo
cittadino, Giovanni Alliegro, fa sapere che “vale la
pena approfondire l’iniziativa. Innanzitutto deve
essere valutata a pieno, in
tutti i suoi lati. Non è auspicabile come proposta
secca, ma studiare bene le
mosse per realizzare questa nuova provincia”. Praticamente non deve risultare un vociferare e basta,
fino ad ora secondo il sindaco non si è giunti mai ad “un fine, credo si tratti sempre del
frutto di un momento di euforia. Un discorso di qualcuno che ha una proposta esclusivamente personale, o magari per una
forma di propaganda elettorale. Il tutto, poi,
va a cadere, non si va oltre”. Quel che maggiormente si cerca di precisare è la necessità di mettere in atto un’accurata valutazione per meglio comprendere se sia o
meno fattibile, così come conveniente.
“Non sono da sottovalutare le difficoltà
economiche del governo quindi sembra sia
difficile formare nuove province, non è che
Sopra: Donato De Rosa, Guglielmo Storti, Domenico Pizzicara
Sotto: Giovanni Alliegro, Angelo Pipolo e Vincenzo Sica
si può parlare di un parere preciso, non sono
contro ma nemmeno favorevole. Non so se
sia una proposta seria o meno o se realizzabile, non si può entrare nel merito e per
quanto riguarda un capoluogo, certo è che
ognuno cercherebbe di proporre il proprio
territorio. Bisogna auspicarsi un serio approfondimento, ma le evoluzioni vere e
proprie si dovrebbero attendere dopo le elezioni. Capire quindi quale strategia adottare per raggiungere questo obiettivo”. Molto
più deciso si mostra il sindaco di Piaggine,
Angelo Pipolo: “Si può fare! Ci vuole un
maggiore interessamento da parte di tutti
gli addetti. Dal
canto nostro, più volte abbiamo trattato
questa tematica con delibere di Consigli comunali. Ci sono state, inoltre, anche delle
proposte di legge, poi non passate. Dal mio
punto di vista sarebbe l’ideale una provincia del Cilento, in virtù della vastità del territorio, però penso sia difficile perché il governo sta vivendo dei problemi economici.
Comunque le proposte dovrebbero essere
fatte dai paesi più popolosi della zona comprendente il Vallo di Diano fino a Vallo
della Lucania”. Da Sicignano, invece, non
ci si pone affatto il problema perché come
Ai sindaci non piace l’idea di abolire l’Ici sulla prima casa
Pizzicara: “È una bufala”. Storti: “Inventerà un’altra tassa”
“Tagliamo l’imposta dell’Ici sulla prima casa”, questa la promessa di Silvio Berlusconi alla vigilia delle elezioni. Il premier
del Paese cala l’asso al termine del faccia a faccia, andato in onda
qualche sera fa sulla prima rete della Rai, al cospetto del suo rivale politico Romano Prodi. Sembra quanto mai inutile riferire
delle polemiche scaturite, anche perché non si fa altro che parlare di ciò. I sindaci sottolineano come i Comuni risentirebbero economicamente del taglio di una tassa, ma come si può comprendere non si tratta di un’abolizione netta dell’imposta. A giovarne sarebbero soltanto i possidenti di una sola casa e, così, non scialando dal punto di vista economico si ritengono soddisfatti di una simile realtà. In effetti i tagli non si verificherebbero nell’intera entrata della stessa tassa, visto che questa non si paga solo perché
c’hai una dimora, ma comprende anche altri immobili: seconda
casa, terreni, negozi. Insomma un settantacinque per cento di introiti che non verrebbe affatto compromesso. Eppure alcuni sindaci si chiedono come devono fare per sopperire all’ammanco. Il
diessino Pizzicara, da Sicignano degli Alburni dice che “si tratta
dell’ennesima bufala. Se fosse vero i Comuni in che modo dovrebbero provvedere? Già ci sono mille disagi per far quadrare i bilanci! Noi contiamo su queste entrate, invece ci vediamo tagliare
una voce così importante; dobbiamo vendere i boschi all’asta. E
se non li vendessimo, come faremmo? A questo punto saremmo
costretti ad aumentare altre imposte, come ad esempio quella sulla
spazzatura. Berlusconi offende l’intelligenza di tutti, anche la sua.
Inoltre noi sindaci nel Mezzogiorno ci ritroveremmo molto più in
difficoltà, perché non abbiamo grandi imprese, così risulteremmo
impopolari visto che potremmo essere costretti a tagliare dei servizi quali la illuminazione pubblica”. Nelle fila della Margherita
il primo cittadino di Controne, Guglielmo Storti e, manco a dirlo,
si presenta pure lui scontento di questa probabilità: “Berlusconi
ci deve dire come si devono reggere i Comuni dopo i tagli operati anche in virtù dei trasferimenti. Abbiamo grosse difficoltà nel
mantenere un equilibrio nel bilancio. Secondo me comunque si
tratta solo di manovre elettorali e certamente si opterà per qualche alternativa che non si chiamerà Ici; si inventeranno qualche
altra cosa”. Della Margherita anche Angelo Pipolo, a capo della
giunta di Piaggine: “Togliere l’Ici ai Comuni è una follia. Come
si può fare a meno di un introito certo e sicuro? Questa è una penalizzazione, non sappiamo così da dove devono arrivare i soldi,
quindi dobbiamo aumentare le tasse per coprire l’ammanco”. Stessa corrente politica del collega di Piaggine per Alliegro. Il sindaco di Padula ritiene la proposta in questione “ridicola; credo che
i Comuni dovrebbero chiudere solamente, non si sa come possiamo compensare. In pratica o assicuriamo i servizi o aumentiamo
le tasse, insomma siamo maltrattati anche se potrebbe essere solo
una tattica politica la sua. Una stoccata finale cercando di entrare nella psicologia del non pagare; perché non lo ha fatto prima?”.
Da più parti, insomma, si fa un gran parlare dell’abolizione dell’Ici, esclusivamente sulla prima casa, e a chi si chiede dove devono recuperare i soldi, c’è chi ha paventato l’ipotesi di vigilare
maggiormente sull’evasione fiscale o magari riducendo alcuni
sprechi.
MaMi
conferma lo stesso sindaco, Domenico Pizzicara,
“il paese gravita su Salerno, non conosco bene la realtà cilentana e non abbiamo interesse a realizzare la
indicata provincia”. Dello
stesso avviso il primo cittadino di Controne, Guglielmo Storti: “Noi non
siamo collegati con il Cilento. Nemmeno con
mezzi pubblici, siamo vicino a Battipaglia, Eboli,
dunque resteremmo nella
provincia di Salerno”. Eppure i vantaggi si potrebbero
avere e lo dice con piena
convinzione il presidente
della Comunità Montana
Calore Salernitano, Donato De Rosa: “Ci sarebbe
uno sviluppo migliore.
Una provincia del Cilento
gioverebbe al territorio.
Spesso leggo sulle pagine
di questo giornale gli articoli del professor Liuccio
e concordo con lui. Per
poter maturare l’idea ci
vorrebbe un’unica proposta degli Enti pubblici e di tutti quanti gli organi preposti.
Certamente se ne potrebbe discutere”. Probabilità positiva pure per il sindaco di Capaccio-Paestum, Vincenzo Sica: “Sarebbe
un bene per il nostro territorio che è tanto
vasto, noi effettivamente non abbiamo nulla
a che fare con l’Agro nocerino sarnese. E
nell’ottica di un decentramento, una provincia così diffusa come si presenterebbe
quella del Cilento non farebbe altro che avvicinare lo Stato alle realtà più marginali
della Regione”.
Marita Miano
Anche Quaglia è
della partita
Pasquale
Quaglia,
geometra
di professione, vivaista di
riconosciute capacità, è il
presidente del consorzio di bonifica Sinistra
Sele, con sede a Paestum. Consigliere comunale, è anche candidato nelle
liste Udeur per la Camera dei Deputati. Capaccese di Ponte Barizzo è da
sempre un protagonista di primo
piano della politica locale, con un’attenzione particolare al mondo dell’agricoltura. La sua visione della politica è sempre stata molto pragmatica, tesa alla risoluzione dei tanti problemi della comunità locale. Un’agricoltura moderna, sufficientemente
industrializzata, che difende l’ambiente circostante, è la sua linea di
politica agraria. (o.m.)
3
EBOLI
n°13 14 aprile 2006
Ds, Forza Italia e Margherita si fermano ad Eboli
Quando ad Eboli arriva una personalità politica, con il nome da giornale nazionale e
la faccia da tivù, la gente si ferma appena
appena disorientata, a guardare i manifesti
che annunciano la sortita famosa. Alle auto
con i megafoni della campagna elettorale
non credono: pensano di aver capito male e
cercano conferma sui giornali. Ad assicurazione ricevuta, l’ebolitano medio, resta appena appena interdetto. C’è il cittadino
“amante d’o stranio”, che, da esterofilo,
sente riconosciuta l’esistenza della propria
città: la presenza del esponente politico di
primo livello rinforza l’idea che Eboli è ed
esiste ed ha un futuro prossimo, oltre la cartina geografica. C’è, poi, il cittadino spacenziuso. Dalla prospettiva obliqua della
sua memoria storica, ironizza e s’arrabbia,
con i pugni chiusi, che della sua città si ricordano solo quando ci stanno le votazioni.
Entrambi, però, s’appuntano la data, l’ora e
il luogo dell’evento.
Sabato 1 aprile, Sala Prove Comunale, ore
18. Manifestazione della Sinistra Giovanile. Presente, fra gli altri, il governatore della
Regione Campania, Antonio Bassolino, Ds.
Dinanzi alla stazione, c’è una parvenza di
festa estiva: sarà il caldo primaverile, la
bella sfera di sole, il caffè con i tavolini, la
verandina e la musica a palla. Sarà anche
la presenza di mamme e papa con carrozzine, giovanotti dai lunghi capelli che fanno
suonare Smells like teen spirit dei Nirvana.
Il Presidente della Giunta Regionale è in ritardo, ma, l’ebolitano, si gode il fresco e la
musica, trova il tempo pure per il caffè. Poi
Bassolino arriva. Veloceveloce a tempo record scende dall’auto e la folla si apre in
due grosse ali che costeggiano la camminata, lunga lunga, fino agli scalini della Sala
Prove. Dentro c’è chi spinge e chi scatta
foto, la musica è lontana, mentre, sindaco e
governatore prendono posto dietro il tavolino. Non si siedono neppure. Bassolino si
presta a due pose fotografiche e poi, nell’odine, riconferma l’insediamento del Polo
Agroalimentare, rimarca il legame strettostretto con la cittadina, spiega di sentire
Eboli più vicina di altre realtà della Piana
del Sele, sprona l’amministrazione e il partito alla rivalutazione dei giovani come risorsa portante della Campania e saluta. Ci
sono 5 secondi di applausi. Poi, la folla si
apre di nuovo. E Bassolino va via dritto,
verso l’auto con i lampeggianti. Il tutto è
durato si e no dieci minuti.
Sabato 1 aprile, Auditorium Salita Ripa, ore
19,30. Manifestazione di Forza Italia. Presente, fra gli altri, Mara Carfagna.
Mentre le auto di Bassolino lasciano la
città, nell’auditorium, prende posto la
bruna presentatrice tv, candidata alla camera e responsabile di Azzurro Donna Campania. Alla presenza del senatore Gaetano Fasolino, del presidente di collegio, Rosario
Catarozzi e del candidato alla camera Vincenzo Inverso, consigliere di Battipaglia,
sotto i suoi occhi scuri, si sono delineate,
le nuove linee guida del partito - spazio ai
giovani e alle donne - e la condizione cittadina. Due i fronti di discussione: la situazione ebolitana e la sezione ebolitana. Per la
prima: Antonio Corsetto, capogruppo, ha
spiegato che, durante il dibattito si è discusso di coloro che, “eletti nel centro-destra,
stanno reggendo la maggioranza di sinistra
che, altrimenti, sarebbe caduta, dopo la fuoriuscita dei socialisti dalla maggioranza, venendo a mancare il numero sufficiente
senza i trasformisti a caccia di poltrone”.
Lo stesso ha dichiarato anche Fausto Vecchio: “oggi, l’aministrazione comunale,
eletta appena un anno fa, è già in crisi. Il
Sindaco non vuole più governare con persone che hanno sposato il suo programma
perchè il loro leader è candidato nelle liste
della Cdl e, intanto, aministra con i trasformisti”. Sulla seconda, invece, vi è un po’
di confusione, a partire dalla segreteria cittadina, sino all’organizzzione stessa del dibattito: “ non c’era il coordinatore regionale Cosentino e la Carfagna è arrivata in ritardo - spiega Fausto Vecchio - siamo riusciti ad essere produttivi ma la manifestzione doveva essere organizzata meglio”. “La
manifestazione è stata organizzata unicamente dai due consiglieri Corsetto e Morrone, con i tesserati Carmine Sorvillo, An-
tonio Russo, Maria Rosaria Pagnani eFabrizio Violante.Erano presenti circa 300
persone. Si è approfondito il Tema “Eboli
e la Piana del Sele”, ricordando che alle ultime governative ForzaItalia ad Eboli ha
avuto il 50 % circa dei consensi”, puntualizza Corsetto. Intanto, discussioni a parte
- sarà tutto chiarito dopo le elezioni, spiegano - ieri pomeriggio è partito “l’autobus
della libertà” per raggiungere Napoli, il dibattito di chiusura della Campagna Elettorale della Casa delle Libertà, e Silvio Berlusconi.
Domenica 2 aprile,Cinema Teatro Italia,
ore 10,30. Manifestazione elettorale della
Margherita. Presente, fra gli altri, Ciriaco
De Mita.
In via Nobile regalano ramoscelli di ulivo
in composizione nature con spiga di grano
e margheritone. Qualcuno, preso il floreale omaggio, domanda: “ ma Le Palme non
sono la settimana prossima?”. Intanto, sul
palco, nella sala con i tendoni rossi pesanti e i sediolini, salgono l’assessore Luigi
Morena, il consigliere regionale Antonio
Cuomo e il presidente della Provincia di
Salerno, Angelo Villani. Un balzo, ed ecco
anche l’ex Presidente del Consiglio. Prende parola e avvisa i suoi accompagnatori: “a
che ora dobbiamo andare via? Io, comun-
que, resto qui finchè non ho finito questa
riflessione”. L’osservazione in oggetto,
oltre ad attestarsi su possibilità ebolitane,
affronta ribaltoni, passaggi e forfait vari:
“quello che certe persone dicono è fuori
dall’ordine naturale delle cose . Sono disperati che tentano di sopravvivere: ci vuole
comprensione umana perchè la loro dialettica politica non è fondata su centrodestra e
centrosinistra : quelli sono gusci vuoti, che
fanno solo rumore fra loro. Lo scontro avviene fra la logica della democrazia e quella della conquista del potere. E’ questa la
spiegazione di certi comportamenti. C’è chi
si allea con i Ds e una settimana dopo va
nel centrodestra ma non c’è da stupirsi: sarebbe come meravigliarsi che d’inverno
faccia freddo”. Poi ha spiegato: “quelli che
vengono con noi non vengono per promesse, adulazioni o scambi, anche perchè non
sarebbe utile, ma perchè accogliamo e
diamo forza ad esigenze politiche. La Margherita è la novita politica del paese”. Presente, fra il pubblico, il primo cittadino.
Martino Melchionda, avvocato, diessino,
spiega, ha un auspicio, una speranza: “ mi
auguro che il partito democratico rappresenti un nuovo inizio: nè ex democristiani
nè ex comunisti”.
Raffaella Rosaria Ferrè
La Virtus Altavilla torna alla vittoria
La ventesima giornata del campionato di
calcio a 5 femminile di serie B ha visto il
ritorno alla vittoria delle ragazze di Altavilla. La risposta alla bruciante sconfitta
subita con il Belvedere è arrivata subito
ed è stata una risposta perentoria.
Le streghe, dopo una decina di minuti di
riscaldamento, strapazzavano letteralmente le atlete del Vigor Velina infilando
uno dietro l’altro ben tredici gol.
Doppietta per Viscito e Panico, un gol
testa per le “ragazzine terribili” Di Matteo e Caputo e ben sette reti della bomber
Barone che riagguanta la vetta della classifica cannonieri, fanno ben capire che
praticamente non c’è mai stata partita se
non nelle battute iniziali.
Le ragazze del Velina sono comunque riuscite a infilare per tre volte la rete delle
streghe ma si è trattato solo di momentanei lampi dovuti anche a disattenzioni
delle silentine che avevano già acquisito
un largo vantaggio.
Le casalvelinesi vanno comunque applau-
dite perché malgrado il deludente campionato non hanno mai mollato e stanno
onorando l’impegno preso all’inizio.
Il risultato finale è stato di 13 reti a 3 per
la Virtus Altavilla Donne.
Con questo risultato e con la sconfitta del
Belvedere a Poggiomarino contro l’Isef,
le streghe si portano a sette punti di di-
stacco dalla terza in classifica e a sole due giornate
dalla conclusione del campionato raggiungono la certezza matematica del secondo posto e questa non è poca
cosa. Infatti il regolamento
dei play off per l’accesso
alla serie A prevede che le
squadre seconde classificate accedano di diritto alla
semifinale play off e abbiano
anche altri due vantaggi.
Primo è quello di giocare in
casa la partita di semifinale
e il secondo è quello di poter
chiudere l’incontro anche con il risultato
di parità che gli consentirebbe comunque
di andare a giocare la finalissima.
Ma le ragazze della Virtus devono adesso
pensare a chiudere in bellezza questo
campionato andando a giocare le ultime
due partite con la stessa determinazione
con la quale hanno giocato quella contro
il Velina.
Ottenere due successi sarebbe fondamentale sotto il profilo psicologico e della carica emotiva.
Ci proveranno già nel prossimo turno,
quando affronteranno l’Oratorio Psg di
Agropoli squadra quarta in classifica e
già matematicamente anch’essa ai play
off.
Davide Pacifico
Agape di preghiera
Castelcivita. Dal 23 al 25 aprile p.v.
il paese della grotte sarà sede della
24^ Agape. Il tema dell’incontro è
“L’amore, centro della vita cristiana.”Il movimento “La vita dell’amore” fondato nell’agosto del 1975 da
Paolo Ferri da Tricarico in provincia
di Matera. L’associazione ha otto sedi
sparse in Italia e, per la prima volta, si
affaccia in provincia di Salerno.
I cento anni
di Concetta
Concetta Izzo Palladino. È nata un
secolo fa a Campagna, l’8 aprile
1906, da Domenico Izzo e Rachele
Schiamone. A sei anni perde la
madre. Qualche tempo dopo il
padre si risposa, ma, a causa della
morte prematura anche della seconda moglie, per la Spagnola, all’età di dodici anni si ritrova a
dover sbrigare le faccende di casa
e ad accudire i due fratellini nati
dal secondo matrimonio.
Un destino segnato quello di Concetta perché pochi anni dopo, essendosi il padre risposato per la
terza volta, è costretta a prendersi
cura anche dei cinque figli della
terza moglie.
Nel 1930, all’età di 24 anni, sposa
Giovanni Palladino, giovane meccanico ebolitano, e, dopo la nascita dei primi due figli, Nicola e Luigi,
si stabilisce a Eboli in via Giovanni
Amendola, nel vano adiacente all’officina del marito.
Appena il tempo di gioire per la na-
scita di mario, Domenico e Francesco, quando un destino crudele dà
una brusca accelerata alla sua vita
già sacrificata: nel 1941, muore improvvisamente Mario, di appena
quattro annni e, un anno dopo, in
piena guerra, quando è incinta di
Giovanna, per una disgrazia sul lavoro, perde anche il marito.
Negli anni del dopoguerra ha fatto
da padre e madre ai suoi figli, mandando avanti l’officina, governando la casa e preoccupandosi, insieme, della loro crescita, in un momento tanto difficile per i giovani,
facilmente esposti ai rischi della
strada e della delinquenza. A chi le
consigliava , a lei così giovane, di
risposarsi soleva rispondere con fierezza “Un solo Dio, un solo
uomo!”.
In possesso di una semplice licenza
elementare, ha curato la loro educazione con pochi, ma validi principi basilari: 1) fede in Dio; 2)rispetto e tolleranza per gli altri; 3) impegno e successo negli studi.
Oggi, amorevolmente assistita per
far fronte agli acciacchi dell’età, è
al centro delle ansie, le sofferenze,
i sacrifici, le gioie e le soddisfazioni familiari e professionali dei figli
e dei nipoti che, nel frattempo, le
hanno già regalato cinque pronipoti, in attesa degli altri…… in gestazione.
SELE
Oliveto
n°13 14 aprile 2006
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Il sindaco rende conto del suo operato
I primi diciotto mesi dell’amministrazione Lullo
“L’Italia è il paese dove si è sempre verificato questo fenomeno curioso: gli uomini politici, arrivando al potere, rinnegano immediatamente le idee e i programmi d’azione propugnate da semplici cittadini”. Antonio Gramsci. Queste le
riflessioni perplesse del grande intellettuale comunista che
tuonavano dalle pagine dell’ “Avanti!” nel 1918. E ad Oliveto Citra cosa accade? È tempo di bilanci, trascorsi ormai
diciotto mesi dall’insediamento della nuova squadra di governo capitanata da Italo Lullo. Oliveto si propone di smentire con i fatti le consuetudini della cattiva politica. È il giovane sindaco che, con una punta di orgoglio, si accinge a
rendere conto dell’operato del suo staff. E lo fa con “Detto,
fatto” un fascicolo di sedici pagine che racchiude la sintesi
di un anno e mezzo di attività. Realizzato dal Comune, in
collaborazione con la Banca di Credito Cooperativo di
Aquara, l’opuscolo sarà presto tra le mani di tutti gli olivetani. “Detto,fatto” dipinge l’immagine di una cittadina che
cresce, che programma, che concretizza uno sviluppo tangibile in molti campi della vita amministrativa e sociale, ma
anche in opere infrastrutturali e culturali, nei settori dell’ambiente e della salute. ”Questo opuscolo – spiega Lullo
– non racconta chiacchiere, contiene fatti! Leggendolo, voi
tutti potrete prendere atto dei progressi compiuti dal nostro
paese nell’ultimo anno e mezzo. Non l’abbiamo realizzato
per fare propaganda, ma per confrontarci con voi. Abbiamo
lavorato con dedizione e caparbietà. Oliveto mette le basi per
un nuova crescita, grazie a circa 15 milioni di euro di interventi in opere, alcune appena avviate, altre programmate.
Significativa, poi, l’attenzione ai servizi sociali, ai bambini
e alle scuole, al lavoro, ma anche all’innovazione tecnologica, che ci porterà, ad esempio, ad avere la carta d’identità elettronica, ma anche a migliorare i servizi per il Comu-
Campagna
ne, in rapporto con le altre amministrazioni dei Comuni limitrofi, con una serie di servizi associati, come la polizia
municipale”. Il libretto si compone di due sezioni, l’una evidenzia i traguardi già tagliati, l’altra i progetti in fieri. “Abbiamo fatto” è il capitolo dedicato allo sviluppo di una cittadina che vuole crescere in armonia, puntando sui progetti di servizio civile, sull’istituzione di un Centro di aggregazione per anziani e sulla proroga delle attività del Centro di
aggregazione per i giovani; c’è la realizzazione di un mercatino del biologico (ogni primo sabato del mese), un cen-
Candidati di bandiera
Anche Campagna ha i suoi candidati, quasi
tutti di bandiera o di testimonianza. Alcuni
abituati ormai ad essere sempre e comunque
presenti. Questa volta, però, qualcuno, che
certamente idiota non è, ha capito il gioco e si
“muove poco”, né spende soldi inutilmente.
Due spiccano in modo particolare ed appartengono alla stessa lista, collocabile nello
Schieramento di Centro-Destra, quella degli
“Autonomisti - Democrazia Cristiana e Nuovo
Psi”. Sono Gennaro Rizzo (Candidato Campania 2 al terzo posto dopo Stefano Caldoro,
Ministro per l’Attuazione del Programma di
Governo dal 2005, e l’on. Lorenzo Montecuollo), fedele seguace di Gianni De Michelis, che
a tutti i costi, mortificando e stravolgendo la
storia, vuole i “suoi socialisti” a Destra, e Pasquale Russo della “piccola” DC di Gianfranco Rotondi, che è tutt’altra cosa rispetto alla
grande DC di Alcide De Gasperi ed Aldo
Moro. Pasquale Russo è medico di professione, ha un centro, “Star bene” al Quadrivio,
ed è stato socialista ai “tempi d’oro” di Rizzo.
Piuttosto attivo e tenace, ha fondato, al Quadrivio, l’Associazione “Club Giuseppe Mazzini-Giovane Italia” e ad ogni competizione
cerca sempre e comunque una candidatura.
Negli ultimi anni ha cambiato diverse tabelle
davanti alla sua sede (Fi, Democrazia Europea, Udc, Dc, “Tradizione e Progresso”, …).
La penultima, in ordine di tempo, è quella del
Partito Repubblicano di La Malfa-figlio, collocato nel Centro-Destra. L’anno scorso è
stato candidato al consiglio comunale nella
Lista “Campagna si Rinnova” a sostegno, assieme a “Rinnovato Impegno”, di Rago-Sindaco (in quota “Margherita”). Gennaro Rizzo,
classe 1935, proprio non riesce a stare lontano dalla “politica”. È stato più volte sindaco
di Campagna (nel 75, nell’88 e nei primi anni
90), amministratore e consigliere comunale
(consigliere anziano per oltre 25 anni) per
lungo tempo, dai primi anni sessanta fino al
1995 (nel 1993, quando iniziò la stagione dell’elezione diretta dei sindaci, si presentò con
“Le Tre Rose”, prevalse “Il Ponte” e consumò la sua esperienza come consigliere di minoranza). È stato (e lo è tuttora) presidente
del Consorzio di irrigazione Tenza per lunghi
anni. Ha iniziato la sua esperienza con liste
civiche nel 1963, 68 e 1972, ma dopo poco
aderì col suo gruppo di sei consiglieri al Psi,
diventandone, poi, il punto di riferimento. Nel
78, 82 ed 88 ha portato quel partito a livelli
mai raggiunti prima. Oggi è Presidente Provinciale del Nuovo-Psi, un partito collocato
contraddittoriamente nella Casa delle Libertà. Ecco perché quella “socialista” è una questione da affrontare con serietà una volta per
tutte, perché la diaspora di questa grande
forza storica della democrazia italiana e del
mondo del lavoro non fa bene a nessuno, soprattutto alla sinistra nella sua interezza.
Primo dei non eletti al Consiglio provinciale
nel 1975, entrò in quel consesso nel 1977, diventandone subito capogruppo ed assessore
ai LL. PP. Rieletto nell’80, ne diventa il Presidente nell’84, mentre nell’85 viene eletto
Consigliere Regionale, ricoprendo, a Palazzo Santa Lucia, la prestigiosa carica di Assessore all’Industria, Artigianato e Commercio.
Inoltre, è Presidente del Consiglio comunale,
votato dalla Maggioranza di Centro-Sinistra
del Sindaco Biagio Luongo, appoggiato dalla
sua lista, quella del Nuovo-Psi, nel ballottaggio di Giugno 2003. Candidato poi, sempre
per il Nuovo-Psi al Consiglio Provinciale del
2004 e presente nel “Listino di Italo Bocchino del Centro destra alle Regionali del 2005.
Mario Onesti
Valva
tro di educazione ambientale; poi ci sono le
opere pubbliche in corso di finanziamento:
il museo di S. Gerardo, il parcheggio di via
Cavallotti, alcune strade rurali, il completamento di edifici e di aree, ma anche una
scuola di giornalismo che nascerà in seno
al Sele d’Oro. Già finanziati sono, tra gli
altri, l’asilo nido-ludoteca, opere fognarie,
la stazione ecologica integrata, un laboratorio di reperti archeologici. E poi il lavoro,
con un nuovo bando per le imprese per 4
lotti del Pip, con il Progetto Lei, che ha avviato al lavoro 20 donne disoccupate. “Stiamo facendo”, invece, è la sezione che guarda al futuro. Innanzitutto la sanità: dal sostegno all’ospedale San Francesco d’Assisi
alla nascita di un servizio di telemedicina.
Poi i nuovi servizi, come il prolungamento
della rete del metano, un servizio gratuito di
trasporto per anziani, l’introduzione del catasto elettronico; quindi la nascita del “Territorio dei saperi”: una struttura che ospiterà fiere, eventi culturali e formativi. Quella di capitan Lullo, dunque, vuole essere una squadra dinamica, moderna e competitiva, pronta al dialogo ed al confronto con i cittadini: “Su questa strada, fatta di continuità
e di rinnovamento, andremo ancora avanti. Sempre pronti ad
accogliere le vostre sollecitazioni e i vostri suggerimenti.
Ci riconoscerete e ci giudicherete dalla concretezza con la
quale avremo saputo rispondere ai veri bisogni del nostro
paese”.
Manuela Cavalieri
Quel groviglio dell’acqua
Non accenna a placarsi a Valva la polemica
innescata dalla mancanza d’acqua nel centro
storico protrattasi per oltre quattro giorni e di
cui abbiamo già dato notizia nel numero scorso della nostra rivista. Il sindaco Michele Cuozzo, infatti, dopo che molti cittadini si erano rivolti al Prefetto chiedendone l’intervento, si è
recato di persona presso il Palazzo di Governo ed ha a sua volta, nel corso di un incontro,
chiesto al Prefetto Meoli l’istituzione di una
commissione per accertare le modalità con cui
la precedente amministrazione aveva realizzato i lavori della condotta dell’acqua. Ad un
quotidiano, che ha riportato la notizia dell’incontro, il sindaco ha dichiarato: “ Il problema
resta grave ed è dovuto a come sono stati realizzati i lavori. C’è un groviglio di tubi (dell’acqua e del metano) e di fili d’elettricità: questo rappresenta un serio pericolo per l’intera
comunità valvese. La denuncia fatta dai miei
concittadini al Prefetto di Salerno è stata opportuna…in quanto credo che sia ora che si
faccia luce sulle tante ombre lasciate da chi ha
realizzato i lavori a Valva e che continua a
chiedere soldi dalle casse comunali nonostante le tante opere lasciate incompiute.” La reazione dell’opposizione non si è fatta attendere
ed, infatti, il capogruppo della stessa, Fiorenza Volturo, ha scritto immediatamente una nota
al prefetto in cui sottolinea il comportamento
contraddittorio del Sindaco che solo qualche
mese prima aveva convocato il consiglio comunale, mettendo all’ordine del giorno l’istituzione di una commissione di indagine sull’appalto dei lavori eseguiti nel centro storico di
Valva dal Consorzio Cooperative Costruzioni.
“Ebbene,” scrive la Volturo “a quella seduta
inopinatamente non parteciparono né il sindaco, né il vice sindaco, né altri quattro consiglieri di maggioranza, impedendo così di fatto
l’istituzione della commissione stessa, sulla
quale si era dichiarato favorevole l’intero gruppo di minoranza.” La Volturo fa presente, inoltre, “…che tra il Comune di Valva e il Consorzio Cooperative è in corso da molti anni un
contenzioso. Il gruppo di minoranza ha richiesto più volte al Comune di avere copia dei documenti relativi…senza avere alcun riscontro
positivo. Al momento il Consiglio Comunale
non è stato portato a conoscenza dell’andamento del contenzioso e degli eventuali esiti.
Pertanto, i Consiglieri Comunali non sanno se
il Comune ha prodotto idonee perizie tecniche
per contestare le pretese del Consorzio. Da tali
perizie, infatti, si sarebbe dovuto evincere da
tempo la sussistenza di quello che oggi il Sindaco definisce < …un serio pericolo per l’intera comunità valvese.>. Sembra strano, paradossale e incredibile che questo pericolo venga
paventato solo oggi!” Il capogruppo di minoranza punta il dito contro il responsabile dell’ufficio tecnico comunale, ritenendo che, in occasione della vicenda della mancanza d’acqua,
si sia dimostrato “…del tutto incompetente a
fronteggiare la grave situazione di disagio determinatasi in danno di centinaia di cittadini.”.
Come abbiamo già scritto, l’ipotesi più accreditata resta quella che a causare l’interruzione dell’acqua sia stata una errata manovra di
chiusura di una chiavetta. Si può stare certi,
però, che la storia, che abbiamo cercato di illustrare, non finirà qua! Anche perché l’allarme lanciato dal sindaco di Valva circa la sussistenza di un serio pericolo per l’intera comunità valvese non può essere in ogni caso preso
sottogamba. Delle due l’una: o il Sindaco ha
detto il vero ed allora bisogna prendere urgentissimi provvedimenti a tutela della incolumità
di un intero paese; oppure ha detto cose non
vere ed è il caso di tranquillizzare quanto prima
i cittadini di Valva.
fili
5
Altavilla
ALBURNI
n°13 14 aprile 2006
“Sarò un sindaco soldato semplice e padre di famiglia”
Spunta il terzo incomodo fra Cembalo e Di Feo: è Rosario Gallo
Dare visibilità esterna al paese. Ridare umiltà ed operatività ad una classe dirigente che
sappia far risultato. Che porti fieno in cascina e scommetta sui giovani. Questi i messaggi, semplici semplici, che Rosario Gallo,
fa irrompere nella campagna elettorale altavillese. Concetti centristi, per aggregare intorno alla sua Udeur quella parte di paese
che si ritrova a disagio con il centrosinistra
di Cembalo ed il centrotavola di Di Feo.
Gallo lo fa a modo suo, annunciando che il
29 maggio ci sarà anche lui, terzo incomodo
e terzo polo della politica locale. E’ alle
nozze d’argento con il ruolo di protagonista
nella politica altavillese. Semplice consigliere comunale per pochissimo tempo, sindaco
quasi sempre, per più di un decennio. Oppure è stato fuori dall’aula consiliare sì, ma
sempre alle prese con una campagna elettorale. Politiche, amministrative o per il consorzio di bonifica che fosse. Non c’è un appuntamento che abbia saltato. Gli studiosi
di marketing elettorale dovrebbero studiarlo.
E’ costantemente alla guida di una macchina che produce voti di lista e preferenze.
Alle primarie dell’Unione ancora non si sa se
il comune che in Italia ha dato la più alta percentuale a Mastella sia stata Altavilla oppure Ceppaloni. Ora è di fronte ad uno dei passaggi più difficili della sua carriera. Dopo
14 anni torna a proporsi in prima persona .
Una sanzione amministrativa l’aveva “squalificato” e così gli altri (Cammarano e Di
Feo, in primis) avevano potuto pascere come
volevano.
Sì, Rosario Gallo sarà candidato a sindaco
di Altavilla Silentina, il prossimo 29 maggio. Alla “Brace d’Oro” va al podio del
palco e comincia con il ringraziare “Giovanni Paolo II, un grande papa” e poi continua
coi giovani, i bambini e gli anziani. Il suo è
un discorso da democristiano a tutto tondo.
Gli appelli “ai liberi ed ai forti” e le citazioni di Sturzo si sprecano. La lista si chiamerà “Progetto per Altavilla”, un nome evoca-
Albanella
Sopra: La pianta di olivo, simbolo della lista di Gallo. A destra Rosario
Gallo, già sindaco di Altavilla dal 1981 al 1993 con delle brevi interruzioni. Al “Gallo Verde” è l’agriturismo di famiglia.
tivo dei suoi fortunati slogan a cavallo degli
anni Ottanta.
“Il mio impegno politico è un dovere”, ripete spesso. “La mia candidatura attuale è sofferta, molto meditata e travagliata”, dice.
Spiega così alla “sua gente” perchè è costretto a questa scelta. “Una cosa è la visibilità
che posso avere come cittadino come voi,
un’altra cosa è essere rappresentante istituzionale comunale presso le istituzioni provinciali e regionali: aumenterà il mio potere contratturale”. Traduzione: non mi basta
più poter portare in dote il mio pacchetto di
preferenze elettorali da spendere ma devo
avere in mano le leve del potere municipale
sennò a Salerno e Napoli non mi danno il
peso che merito. “Ci sono troppi problemi
irrisolti di questa collettività che mi spingono a fare questa scelta”, racconta alla platea
che lo ascolta interessata. Più volte Gallo si
rivolge alla “sua” gente per dirgli che “se
troviamo ancora ascolto, e risolviamo pure
qualche problema, è grazie a voi”. Nota
esplicativa: voi mi date i vostri voti, io riesco a “renderveli” in favori.
Gallo più volte evoca la sua squadra. Le colonne sono Arduino Senatore, Edi Cembalo
e Pasqualino Perillo, ma il resto viene dal
circondario, da Postiglione con Carmine
Cennamo e a Capaccio con Pasquale Quaglia. Nessun cenno a Donato De Rosa, presidente della comunità montana ed esponente di primo piano dell’Udeur: con Gallo non
si “prende” proprio. Una squadra che è
prima altavillese, e poi diventa comprensoriale. “Carmine Cennamo raro esempio di
attaccamento ai valori che contano, è dinamico e concreto”, è la gratifica di un Gallo
in vena di epigrafi al sindaco di Postiglione
ed assessore provinciale.
Poi racconta dello stupore dei nuovi addetti
alla manutenzione delle strade provinciali
quando hanno verificato lo stato della nostra
viabilità. “Cosa è stato fatto negli ultimi
dieci anni?”, si è chiesto Gallo. Una piccola stilettata ad Antonio Di Feo, che pure il
medico di Galdo contribuì pesantemente a
mandare a Palazzo S. Agostino. Gallo fa poi
il modesto. “Bisogna conservare l’umiltà ciò
che siamo”. “Non perdere la dignità delle
nostre origini”. “Espressione di una squadra
che vive tra la gente e non espressione del
Palazzo, ramificata sull’intero territorio comunale”.
Poi, in conclusione d’intervento, indica il
sindaco che lui sarà: “Intendo la carica di
Ecco il Puc
La prima volta del piano regolatore generale
Dopo 23 anni l’amministrazione comunale di Albanella può
comunicare ai cittadini l’avvenuta approvazione del nuovo
Piano Regolatore Generale.
Lo ha fatto attraverso manifesti
affissi per le strade del paese,.
L’importante strumento di riqualificazione urbana era stato
reso esecutivo nel 2004 dal placet della Provincia di Salerno,
ma solo nei giorni scorsi il comune ha ottenuto il nulla osta finale. Ora l’attenzione degli amministratori è verso la pianificazione di nuovi interventi.
Zona Pip, area commerciale e
centro storico saranno le grandi aree sulle quali vigilerà l’amministrazione retta da Giuseppe
Capezzuto, sindaco da meno di
due anni, e verso le quali tenterà di operare un’azione di tra-
sformazione, senza mai trascurare l’obiettivo della tutela e
della qualificazione ambientale.
“Con l’approvazione del nuovo
Piano Regolatore Generale - afferma Giuseppe Capezzuto – finalmente possiamo guardare
allo sviluppo di Albanella, mettendo ordine nel governo del
territorio ed elaborando proposte che incideranno positivamente sul futuro del comune”.
L’approvazione del Prg offre la
possibilità di dare risposta alle
istanze dei cittadini, scongiurando il pericolo di nuove speculazioni, di nuova invasione di cemento, privilegiando invece la
politica del recupero e della valorizzazione del patrimonio esistente.
Costruzione di strutture sportive, come l’impianto sportivo di
Santa Sofia, appena ultimato,
parcheggi, parchi, ma anche e
soprattutto una nuova cultura
del rispetto del contesto urbano
e naturale e di salvaguardia dell’edilizia esistente: questa l’intenzione degli amministratori.
Attenzione massima sul centro
storico: “La mia intenzione –
continua Capezzuto - resta
quella di realizzare nel nostro
centro storico l’albergo diffuso”.
E’ - quest’ultima - un’iniziativa
che consente di utilizzare le abitazioni site nella parte antica del
paese a scopi ricettivi e turistici,
offrendo ai visitatori la possibilità di godere delle bellezze architettoniche, del patrimonio
culturale e delle innumerevoli
risorse ambientali di cui il paese
dispone.
sindaco non come una medaglia da apporre
all’occhiello e da mostrare nelle occasioni
importanti in senso di autoesaltazione”.
Toni alti e poi il messaggio da fare arrivare
agli elettori più di bocca buona. “Io farò
come il padre di famiglia che ogni mattina
esce di casa per procurare il reddito ai propri cari”. L’ultima battuta sembra poter essere distribuita equamente fra Di Feo e Cembalo: “Incarnano un modello di classe dirigente fatto solo di generali, che sentendosi
già appagati, non hanno dato e non daranno
alcun contributo alla collettività. Io – ha
chiuso Gallo - voglio un esercito di volontari...”.
Postiglione
In scena
il dramma di
Nicola Trotta
«Fu arrestato mentre era in rianimazione, il 25 agosto del ‘92. Aveva appena subito una delicata operazione per un grave distacco di peritonite ed era in pericolo di vita. La stanza d’ospedale di Eboli, dove operava il chirurgo amico, fu piantonata
da due poliziotti e i familiari tenuti
alla larga. Non potevano assisterlo.
E neppure sapere sue notizie». È il
racconto drammatico che Monica
Trotta, figlia dell’allora potente socialista, Nicola, «nato a Postiglione,
molto popolare a Salerno», affida
alle pagine del libro che Stefania
Craxi dedica alle donne di Tangentopoli: «Nella buona e nella cattiva
sorte. Mogli, madri, figlie, compagne degli uomini bersaglio della malagiustizia».
Dal libro è nato anche un atto unico,
concerto per voci e ombre, dal titolo Nella buona e nella cattiva sorte,
messo in scena da Stefania Fusco, in
prima nazionale a Napoli.
La storia di Nicola Trotta si conclude con la morte: distrutto da un cancro due anni dopo «questo arresto
disumano». Racconta ancora la figlia Monica: «Mio padre era cosciente. Era in rianimazione, soffriva, ma
si accorgeva di quello che stava succedendo. A un certo punto hanno
preteso d’interrogarlo. Aveva un
sondino in gola e non poteva parlare. Aveva un filo di voce, respirava
a fatica».
Arriva la tac
della mozzarella
Oreste Mottola
Altavilla, la
margherita contesa
Gentile direttore
chiedo la cortesia di poter ospitare sul Vostro
giornale, una
breve nota di
precisazione ad
alcune affermazioni fatte dall’ing. Di Feo nell’intervista pubblicata nel n. 12
del 07/4/2205 di “Unico”. Nonostante il tono corrivo e liquidatorio una qualche forma di buona fede
è da presumere. Quando l’ing. Di Feo dichiara:
“l’unico circolo ufficiale (della Margherita) è coordinato da Sandro Giardullo”, patisce un evidente
difetto di informazioni. Non può sapere che ad Altavilla Silentina c’è il circolo “La Margherita Alburni – Calore”, semplicemente perchè lui non appartiene, non è iscritto al movimento politico della
Margherita. Pertanto quanto affermato nell’intervista suddetta non corrisponde al vero.
Il portavoce
Sabato Di Lucia
L’Istituto di chimica biomolecolare di Pozzuoli (NA) ha messo a
punto un sistema per smascherare le sofisticazioni.
La Tac alla mozzarella. l progetto
è stato portato a termine poco
più di un anno fa dai ricercatori
dell’Istituto di chimica biomolecolare del Cnr di Pozzuoli ( Icb) ed
è già in corso di sperimentazione
in diverse aziende. Lo ha raccontato il direttore, Guido Cimino.
Ultimamente siete riusciti a mettere a punto anche un sistema per
riconoscere il vero latte di bufala.
« La vera mozzarella di bufala
campana, per legge, è solo quella prodotta esclusivamente con
latte di bufala, ma può capitare
di trovare in commercio prodotti
ottenuti con miscele di latte bufalino e vaccino o addirittura con
tipi di latte completamente diversi, di pe cora o capra. Per evitare
questo rischio, utilizziamo la risonanza magnetica nucleare e l’analisi statistica dei suoi dati. Così si
ottiene un’informazione rapida e
completa con poche manipolazioni chimiche.
CALORE
n°13 14 aprile 2006
Fra Capuano e Pignataro c’è una Mucciolo di troppo
L’intervento dell’avvocatessa provoca Capuano
Succede quello che non t’aspetti e, soprattutto, in un contesto dove la polemica è fuori luogo. Ad innescarla è l’avv.
Esterina Mucciolo, relatrice di un incontro, a Roccadaspide, promosso dal gruppo “Alba”, il 2 aprile. Si dibatte sul ruolo
delle donne, di pari opportunità e delle
problematiche sociali. Attimi di silenzio
per ricordare Papa Giovanni Paolo II e il
piccolo Tommaso e, poi, il colpo di scena
fuori programma. L’avvocato comincia
il suo intervento senza scossoni: “Io ho
un sogno che riguarda un nuovo metodo
di fare politica, basato sulla serietà. Cosa
che si è sempre detta, ma mai attuata. In
questo campo, sono sempre stata tradita
dalle amicizie”. Per proseguire con il perentorio affondo nei confronti del sindaco Giuseppe Capuano (nella prima foto).
“Senza fare polemiche, sono delusa da
te, Peppino Capuano. Nel 2001, avevo
un’opinione diversa. Pensavo che avessi
la capacità di tradurre in modo concreto
i fabbisogni della gente, anche tenendo
conto della professione medica, insieme
ad un nuovo metodo di fare politica.
Tutto ciò, purtroppo non si è avverato”.
Il sindaco, visibilmente scosso, è scattato in piedi tra il folto pubblico. “Non è
giusto offendere una persona in un incontro dove non c’è diritto di replica”. E
la Mucciolo (nella seconda foto): “Come
non c’è diritto di replica? Noi siamo
amici”. “Non c’è il diritto di intervenire
dottoressa Mucciolo”, la smentisce Antonella Caiazzo, moderatrice del convegno.
Seguono momenti concitati: il pubblico,
solidale con Capuano, chiede che possa
replicare, ma non è previsto. Il sindaco
lascia l’aula consiliare e buona parte della
platea lo segue, in segno di protesta. “La
verità non vuole essere ascoltata, ringrazio le persone che sono rimaste, tra cui i
ragazzi di Leonardo”, continua la Muc-
ciolo, che si scusa più volte per l’accaduto con Claudio Pignataro, il capogruppo di “Alba”. Eppure la serata era partita all’insegna della solidarietà. La testimonianza di Francesco Minella, studente universitario disabile, aveva impressionato la platea. “Non ho nessuna fede
politica e parlo per esperienza personale.
Non c’è proprio niente, a Roccadaspide,
per il reinserimento psicofisico dei diversamente abili nel tessuto sociale. Si continua ad essere emarginati, se non ci si
allontana. Io ho trovato sostegno sia nei
servizi sociali a Napoli, dove studio, che
in un’ Associazione lontana da Roccadaspide, grazie alla quale pratico sport in
strutture idonee. Spero che, in futuro, ci
sia almeno un miglioramento nelle nostre politiche sociali per garantire l’assistenza minima alle persone in sedia a rotelle, senza l’obbligo di allontanarsi”. Le
parole del ragazzo erano suffragate da
immagini che lo riprendevano in attività
sportive. Sul tema delle donne, è stato
apprezzato per la spontaneità, l’intervento dell’imprenditrice Maria Gorrasi.
“Non ho avuto aiuti economici per la mia
azienda a conduzione familiare che pro-
duce miele perché, all’epoca, non c’erano fondi regionali. Noi puntiamo sulla
qualità e facciamo conoscere le nostre
produzioni tramite i mercatini. Senza che
qualcuno me lo abbia imposto, specifico
la provenienza dei prodotti da Roccadaspide, perché ne sono orgogliosa. Occorrerebbe che il comune organizzasse un
percorso per visitare le nostre aziende e
gustarne i prodotti”. Sulla tipicità delle
nostre produzioni, Claudio Pignataro ha
individuato sbocchi lavorativi per i giovani. “L’intento è quello di recuperare i
mestieri tipici in disuso, attraverso tecniche moderne e corsi di formazione professionale”. Il gruppo “Alba” ha donato
delle rose alle donne presenti e le relatrici hanno portato una “ventata” di femminilità. “La vita è donna, ma non contro
l’uomo, insieme all’uomo”, ha esclamato Maria Vicidomini, presidente della
commissione pari opportunità di Capaccio. “Se le cose che diciamo risultano
scontate, è perché da tanto predichiamo
senza risvolti che ci abbiano mai dato
soddisfazione”, ha evidenziato la professoressa Carmela Migliorino.
Francesca Pazzanese
6
Roscigno Vecchia
Al via
i lavori di messa
in sicurezza
della parte est
del borgo
Il 2006 potrà essere considerato un anno storico per Roscigno e certamente il più fortunato per Armando Mazzei
che si accinge ad iniziare il suo
ultimo anno da sindaco del
paese alburnino. Aver finalmente visto iniziare i lavori di
messa in sicurezza di un’importante ala di quella che
Onorato Volzone, compianto
giornalista del Mattino, ribattezzò la Pompei del ‘900, è
certamente motivo di contentezza ed orgoglio per il primo
cittadino e la comunità da lui
amministrata.
Dopo una prima fase di ripulitura da fango e detriti che si
erano accumulati nelle case
tra i vicoli dall’abbandono ad
oggi, la fase successiva è ora
quella di mettere in sicurezza
le abitazioni per rafforzare le
mura che risultano pericolanti. Inoltre è stata completata
anche la facciata anteriore
della cosiddetta Casa dell’ar-
Centrodestra o Centrosinistra a Roccadaspide è un’altra storia
Gennaro Cavallo e Tanino Tabano le prede più ambite
In teoria, basterebbe guardare i risultati delle elezioni di domenica 9 e lunedì 10 per capire le chance dei singoli candidati alle elezioni comunali rocchesi. In pratica la cosa è molto
più complicata e cerco di spiegare
perchè.
Sicuramente il risultato della Margherita sarà positivo e il partito di
Auricchio(nella foto), Miano, Tabano e Ricco conquisterà il primato.
Alleanza Nazionale, guidata a Claudio Pignataro, avrà una buona affermazione anche se sarà difficile bissare i risultati delle provinciali e regionali scorse. In quella occasione la
presenza del candidato locale mise
le ali al partito di Fini.
In base a questi, presunti, dati non ci
dovrebbe essere storia che gli schieramenti si presentassero con alleanze chiare e delimitate dai confini politici nazionali. Invece, la realtà è diversa e persone che fino al 9 aprile
corrono a votare e chiedono di votare lo stesso partito, si troveranno su
barricate opposte a combattersi senza
esclusioni di colpi. Auricchio contro
Ricco; Ricco contro Pignataro; Pignataro contro Capuano. Tutti gli
altri, in attesa che si aprano brecce
negli schieramenti già in campo, provano a rilanciare con aperture di improbabili tavoli di confronto. Comunque, qualche elemento di “chiarezza” si incomincia ad intravedere
all’orizzonte.
L’episodio che ha visto protagonisti
Esterina Mucciolo e Giuseppe Capuano, durante la manifestazione organizzata dal gruppo Alba, potrebbe
aver tranciato in modo netto le possibilità di portare a termine le trattative avviate tra Claudio Pignataro e
lo stesso Capuano. Auricchio e
Miano stanno facendo pressioni di
due “prede” ambite che continuano a
sfuggire all’abbraccio fatale: Gennaro Cavallo e Tanino Tabano. Il
primo, in privato, il secondo in pubblico, fanno analisi dei bisogni del
paese ma non assumono decisioni
definitive. La novità del momento è
la nuova aggregazione di “volontà”
guidata da Franco D’Angelo che è
attesa alla seconda uscita pubblica
per capire se è riuscita ad aggregare
nuovi elementi o constatare che ne
ha perso qualcuno per strada. In ogni
caso, la prossima sarà la settimana
decisiva per la definizione dei nuclei
forti intorno ai quali gli altri si accoderanno.
B.S.
ciprete, mentre entro la fine
dell’anno un ulteriore finanziamento aprirà un altro significativo cantiere.
Il borgo fantasma, dunque, inserito nel novero dei beni di
interesse mondiale, ha ripreso
definitivamente a vivere, scongiurando sia il pericolo di abbandono che il rischio di definitivo decadimento.
Tuttavia, molto resta ancora
da fare per Mazzei e l’amministrazione, che vigila sulla salvaguardia del borgo da sempre; il problema sicuramente
più immediato è quello della
cessione delle case di proprietà Roscigno Vecchia, alle quali
i proprietari si ostinano a non
voler rinunciare, forse non del
tutto consapevoli dell’enorme
vantaggio che deriverebbe da
un recupero totale del borgo.
7
CILENTO
n°13 14 aprile 2006
Asl Sa/3
Sferzata di Saracino ai dipendenti
“Bufala connection”, ausiliari in agitazione, veterinari sballottati e buco di bilancio preoccupano il direttore
Qualcuno racconta che il direttore generale
dell’Asl SA-3 sia molto arrabbiato. E non lo
ha mandato a dire ai suoi sottoposti. I motivi sono da ricercare in una serie di fatti che
hanno condizionato l’avvio del suo mandato a capo dell’azienda sanitaria del Cilento e
Vallo di Diano che, di fatto, gli hanno negato i cento giorni di “luna di miele” che di solito accompagna tutti i protagonisti della vita
pubblica all’inizio del proprio lavoro.
I fatti sono noti:
Scoperta di un buco (circa 60 milioni di
Euro) lasciatogli in eredità dal suo predecessore Claudio Furcolo, che addita nel mancato trasferimento dalla regione delle risorse.
Promesse, all’atto dell’apertura dell’ospedale di Agropoli.
“Bufala connection” che ha posto nell’occhio del ciclone il servizio veterinario dell’Asl con arresti e indagini a tutto campo.
Il precipitoso dietro front sul trasferimento,
appena effettuato, degli uffici dell’Asl nella
struttura privata in località Rettifilo di Capaccio a seguito di un intervento della magistratura che ha posto sotto sequestro l’im-
mobile scelto.
Proteste degli ausiliari assunti da cooperative che svolgono funzioni superiori.
A questo va aggiunto il fatto che non è ancora completata la ricognizione sulle esigenze
del territorio per approntare un piano d’intervento che dia risposte tranquillizzanti agli
utenti, cioè i malati, e agli amministratori.
L’Asl è l’unica, vera grande azienda del Cilento in grado di dispiegare e spalmare un
potenziale di svariati milioni di Euro in termini di spesa corrente (stipendi e appalti dei
servizi) e di investimenti in strutture sanitarie che diano sedi adeguate ai tanti uffici
sparsi negli oltre ottanta comuni di competenza.
Sono molti i sindaci e i cittadini che stanno
con il “fucile puntato” per sparare a zero contro ogni eventuale riduzione dei servizi (soppressione di alcune Guardie mediche) o declassamento di strutture ospedaliere (Roccadaspide Agropoli, Polla e Sapri).
C’è poi da dare un senso (aprire) ad alcune
strutture costruite e mai rese operative come
la casa per anziani non autosufficienti co-
struita in località Pazzano di Capaccio.
S’immagina che chi ha voluto, progettato e
realizzato una struttura con le caratteristiche
descritte, abbia anche avuto in mente un suo
possibile utilizzo in quello specifico campo.
S’immagina anche che all’interno siano stati
sistemati macchinari adeguati alla bisogna
che, se non utilizzati, diventino obsoleti
senza mai utilizzarli. Lo stesso vale per l’edificio in sé: qualsiasi edificio che resta chiuso e non utilizzato deperisce e al momento
dell’apertura, si rende necessario di ulteriori e non poche risorse!
E’ realtà, invece, che gli ospedali di Roccadaspide e Agropoli, aperti, siano costati tre
volte tanto solo per il fatto che sono stati, più
volte, oggetto d’interventi di adeguamento
strutturale e di manutenzioni straordinarie.
Non siamo all’anno zero in tema di gestione
della nostra Asl. Certamente, però, è importante che Donato Saracino, il direttore generale, si apra di più al territorio, comunichi
più di quanto hanno saputo fare i suoi predecessori. Si presume che stia predisponendo il
bilancio preventivo dell’azienda, lo renda
pubblico e si assuma la responsabilità delle
sue scelte. Solo così potrà camminare a testa
alta di fronte ai cittadini che si aspettano servizi e di fronte agli amministratori che gli
chiedono indotto economico. Ha un ottimo
addetto stampa!
Bartolo Scandizzo
Felitto, più casa e meno albergo al Giovanni XXIII di Santo Ianni”
De Leo punta a creare una casa famiglia aperta al territorio che l’ha voluta
E’ domenica pomeriggio quando arrivo Felitto, in località Santo Ianni per toccare
con mano com’è organizzata la nuova
struttura di accoglienza che vede ospiti le
persone anziane. C’è movimento: il parroco ha appena finito di celebrare la S. Messa
e i familiari ancora si attardano con i loro
cari a conclusione della visita domenicale. La giornata è piacevole e la maggior
parte degli ospiti è all’aperto per assaporare il dolce tepore del sole primaverile.
Incrocio una collaboratrice del centro e le
chiedo di poter parlare con un responsabile e lei con un sorriso me lo indica. Nicola De Leo legale rappresentate dell’Ente
gestore, sta accompagnando fuori uno
degli ospiti, mi saluta ed è subito disponibile alla chiacchierata. La società che ha
vinto la gara di appalto per la gestione
della struttura di Felitto è di Mercato San
Severino, i componenti sono specializzati
nel settore della formazione e dell’assistenza agli anziani, nella gestione di centri polivalenti e della case famiglia. Hanno lavorato soprattutto in Costiera Amalfitana.
La casa-albergo di Felitto è operativa dal
15 dicembre del 2005 e ad oggi ospita 9
persone anziane originarie della Valle del
Calore. “Pensavo, vista la mentalità dei
piccoli paesi, - dice De Leo – che non sarebbe stato facile convincere i Cilentani e
invece, per il momento, si è verificato l’opposto e le persone ospiti sono solo delle
OFFERTE DI LAVORO
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Numero 1 addetto ufficio vendite estero. Requisiti minimi necessari: Età max 34 anni. Co-
zone interne e non delle città”.
La retta è di 900 euro al mese ed è stabilita da una legge regionale. “Se l’ospite non
ce la fa integra la famiglia o interviene il
comune ma non si dice mai di no”. L’albergo può ospitare fino a 48 persone, c’è
un’assistenza continua, 24 ore su 24, con
personale qualificato con una particolare
predisposizione verso l’anziano. Tutte persone del posto tra i 30 e i 40 anni. “Sono
otto, scelte per titolo attraverso un bando di
selezione –dice ancora De Leo - Angela
Quaglia, sociologa, è la coordinatrice del
centro ed è lei che programma le varie attività”. E’ tutto a norma, c’è la consulenza della psicologa, dell’assistente sociale
e la dieta è controllata dall’Asl.
Gli ospiti della casa-albergo sono nove
simpatici vecchietti vivaci e sereni. La giornata per loro è programmata da una serie
di attività che li vedono anche protagonisti:
uncinetto, giardinaggio e c’è anche chi si
diverte a colorare e disegnare. In un angolo del salone c’è, infatti, una parete piena
di disegni colorati a mano e l’artista in
questione ne è fiera. “Ho in mente di fare
una serra di frutti di bosco, di utilizzare le
loro capacità e le loro esperienze al meglio, per farli sentire importanti. – ribadisce De Leo – Il nostro obiettivo è assicurare serenità e tranquillità agli ospiti”.
Il sindaco di Felitto, Maurizio Caronna, ha
fortemente voluto che questa struttura dive-
noscenza lingua straniera: inglese livello min. 8. Titolo di studio: Laurea. Esperienza nel settore vendite. Disponibilità a viaggiare all’estero, conoscenza dei sistemi informatici e capacità a relazionarsi. Numero 1 responsabile del magazzino. Requisiti minimi necessari: Età
max 36 anni. Conoscenza lingua straniera: inglese livello min. 4. Titolo di studio: diploma di
scuola media superiore. Conoscenza dei sistemi informatici e capacità a relazionarsi. Inviare curriculum vitae a [email protected] oppure a Agrioil Spa,
via Seude, 84069 – Roccadaspide – SA.
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Chi cerca...
trova
nisse operativa. E’ il fiore all’occhiello
della Valle del Calore e potrà offrire sicurezza e benessere agli utenti ed ai suoi abitanti: la struttura è aperta anche ai cittadini.
Progetti futuri? “In collaborazione col
Piano di zona, abbiamo presentato alla regione Campania un progetto sperimentale
di casa-famiglia che coniuga l’integrazione dell’anziano con il bambino. Prevede
l’ospitalità di 6 bambini + 2 di pronta accoglienza”.
In questo momento è ospite della casa-albergo una ragazza madre, Teresa con la
sua bambina di pochi mesi, Elena. Ben
nove nonni l’hanno adottata! E’ la mascotte del centro. In cambio di qualche servigio
e tanti sorrisi ricevono amore, attenzione
e coccole. “Abbiamo intenzione di incrementare il numero degli ospiti: 36 adulti e
6 bambini in vista della chiusura degli orfanotrofi. Pensiamo che l’abbinamento
bambini anziani sia senz’altro vincente”.
La signora Elena è di Aquara, parla volentieri e dice di trovarsi bene al centro. “Mi
piace stare in compagnia di amici e condividere con loro esperienze e rivisitare ricordi. Mi piace l’idea di fare l’orto e di coltivare fiori”. La veterana del gruppo è la signora Angelina di Piaggine che ha 98 anni.
Poi c’è Annina ancora di Piaggine e Antonio di Villa Littorio, Teresa è di Laurino...
La signora Linda Corrente lavora al centro
da quando questo è stato aperto, si rivolge
agli ospiti con un sorriso rassicurante che
mette a proprio agio. “Sono contenta di
questo lavoro, avevo già esperienza nel settore perchè facevo assistenza a domicilio.
Mi piace stare con gli anziani perchè danno
molto ma, soprattutto, sono affettuosi. Sono
cresciuta con i nonni e con loro ho imparato come farsi amare da una persona anziana”.
Gina Chiacchiaro
DIANO
n°13 14 aprile 2006
Sicignano - Lagonegro: riparte la speranza del treno
L’assessore Cascetta per la prima volta nel Vallo di Diano
Dopo la conferma del finanziamento del Cipe
e del Ministero per le Infrastrutture di 15 milioni di euro da destinare alla tratta ferrata Sicignano-Lagonegro, dopo la recente decisione
da parte della Provincia di Salerno e dell’assessorato provinciale ai trasporti, di inserire la
tratta nel Piano territoriale regionale (Ptr), che
in un primo tempo la escludeva,. un nuovo importante tassello si compirà per il ripristino
della Sicignano-Lagonegro, con la visita a
Polla dell’assessore regionale ai trasporti Ennio
Cascetta.
Un sopralluogo che Cascetta ha deciso di tenere personalmente lungo il percorso ferroviario, per verificare e constatare come inserire il
tragitto Sicignano-Lagonegro all’interno della
Metropolitana leggera regionale che da Napoli raggiungerà Battipaglia. Un’ipotesi per la
quale è stato affidato uno studio di fattibilità
che sarà pronto nelle prossime settimane.
Ennio Cascetta accompagnato dall’assessore
provinciale ai trasporti Rocco Giuliano, incontrerà il Presidente della Comunità Montana del
Diano, Vittorio Esposito e gli amministratori
locali, per vagliare quanto gli enti locali potranno e vorranno collaborare nel ripristino del
percorso.
“Per la prima
volta – spiega
Rocco Giuliano, assessore
provinciale ai
trasporti - dopo
sette anni da
quando è assessore, Ennio
Cascetta viene
nel Vallo di
Diano. Un dato
che ci dice
quanto sia significativa la
sua visita. Il
mio assessorato ha recuperato 15 milioni di euro del Ministero che sembravano ormai perduti. Altri 5 milioni di euro
sono stati previsti nel Piano triennale della Provincia. Abbiamo inoltre inserito la tratta nel
Ptr.
Il Vallo di Diano diventa finalmente centrale
per la Campania e la Regione vuole domani te-
stimoniare il suo impegno come del resto ha
già confermato il presidente Antonio Bassolino due giorni fa. Adesso sarà necessario continuare su questa linea, uniti per volere il ripristino della ferrovia ed è necessario la volontà
di tutti gli amministratori locali e delle parti
già coinvolte”.
E il Vallo di Diano riscoprì l’emigrazione
Tremila persone sono andate via negli ultimi 12 anni. Tanti giovani in fuga
Ivan e Diomeda sono due ragazzi come tanti,
sono lo sguardo positivo di chi crede nel futuro, l’immagine dell’impegno volto a far fruttare le aspirazioni ed i progetti per un roseo avvenire. Ivan e Diomeda vivono a Buccino, periferia estrema della Campania, lontana, troppo lontana dai grandi centri attrattori del lavoro e dei servizi, benché la formazione universitaria a Potenza garantisca, in prospettiva,
ampie potenzialità nel mondo del lavoro. E i
due ragazzi, come tanti altri, vogliono andare
via: non hanno certamente torto, pensando alle
possibilità di impiego che questa terra offre.
Tutti questi giovani, tanto negli Alburni, quanto nel Vallo di Diano, non hanno più intenzione di restare qui, sentono la necessità di fuggire verso la grande città, il luogo che può fornire loro una sicurezza socio-economica indiscutibile e definitiva. Negli ultimi 12 anni, tremila cittadini del Vallo di Diano hanno abbandonato il loro paese, lasciando tutti i problemi della realtà d’origine per gettarsi a capofitto nella frenesia delle piccole e grandi metropoli moderne. Questi ragazzi sono gli interpreti di un pensiero non sempre comune: si
pensi a tanti altri esponenti della realtà giovanile che, in tutti i modi, non cedono alla tentazione dell’emigrazione in città e che si ostinano a dare un tangibile contributo alla loro
zona di nascita o di residenza.
E’ comunque difficile trovare una soluzione di
fronte a quest’emorragia, che sta lentamente
spopolando i nostri comuni e che determina,
inevitabilmente, l’impossibilità di pianificare
azioni d’interesse per le giovani generazioni.
Il segno di questa contingenza storico-sociale
nasce dalla mancanza di un vero avvicinamento alle famigerate politiche di sviluppo e cooperazione rivolte agli adolescenti, futuri adulti: secondo l’immaginario di amministratori e
gente comune, appare evidente nella gioventù
un carattere scioperato, indifferente ed incapace di avvicinarsi ai temi di impatto dei picco-
sto caso, la ricerca sul territorio avvierebbe
la grande progettazione di un impegno virtuoso rivolto a biologi e ricercatori, i quali potranno studiare i fattori climatici ed ambientali con cui prospettare un migliore rapporto con
la natura circostante. Le proposte succitate devono diventare la certezza per impedire che
l’emigrazione si porti via l’ultimo brandello di
speranza da consegnare ai giovani e per inibire la fuga di quei ragazzi, come Ivan e Diomeda, che non sono più disposti ad illudersi.
Carmine Marino
li centri del Vallo di Diano. Ma ciò costituisce
solo una motivazione che fa parte di una diffusa e incoerente opinione. Sappiamo benissimo
che i ragazzi, se messi in condizione di agire e
lavorare bene, possono dare moltissimo alla
propria comunità, attraverso progetti ed ambizioni concrete. E chi scrive, giovane interprete di quest’area, vuole lanciare due proposte
per non vedere il nostro “Titanic” colare a
picco, senza neanche l’ausilio di una scialuppa di salvataggio: una concreta valorizzazione dell’immenso patrimonio artistico che - non
ci stancheremo mai di ripeterlo - è probabilmente ignoto anche agli abitanti di questa
zona. Quale migliore occasione per realizzare
un progetto di riscoperta artistica che può garantire un afflusso turistico continuo e intenso
nel corso dei dodici mesi dell’anno? Un simile lavoro consisterebbe nel restauro e nella
conservazione dei beni che la storia ci ha consegnato, pensando quindi all’inserimento del
patrimonio architettonico e culturale nei circuiti dell’arte regionale.
L’altra proposta parte in una direzione ambiziosa ma percorribile: la ricerca e l’analisi,
con adeguate azioni di crescita tecnologica sul
territorio, sugli elementi tipici del parco nazionale. Questa operazione prende avvio in
termini di scoperta e conoscenza delle caratteristiche che rendono unico il panorama vegetale ed animale dell’area protetta. In que-
Laurea
Pessolano
Raccogliere la gioia e concentrarla nell’impatto di un attimo è una sensazione che vive nel cuore di chi raggiunge
un traguardo. In questo senso, per
Maria Teresa Pessolano, questa meta
ha il sapore della laurea. La giovane ragazza di Atena Lucana ha conseguito il
massimo traguardo nel campo degli
studi a Napoli, presso l’università Suor
Orsola Benincasa, all’interno del corso
di laurea in Conservazione dei beni culturali, nella giornata del 22 marzo. La
studentessa di Atena ha conseguito il
voto di laurea di 110 e lode, discutendo una tesi su “Nuovi percorsi di conoscenza per l’archeometria della ceramica: il caso delle ceramiche preistoriche campane da piroclastiti alterate”.
La felicità della famiglia, dei genitori,
della sorella Concetta e la soddisfazione di parenti ed amici riflette lo spirito di una vittoria immensa, di una gloria infinita come lo spettacolo della
gioia di chi guarda al mondo con gli
occhi della speranza.
8
Vigilare sui
dispositivi medici?
I dispositivi
medici, sono
apparecchi o
impianti impiegati nell’uomo
a
scopo di diagnosi, prevenzione,
controllo… sembra una definizione
di difficile comprensione ma, avete
presente i pannoloni per incontinenti, le bombole di ossigeno, i sacchetti per le feci e le urine, i dispositivi per
le medicazioni, i cateteri e le sonde
per l’alimentazione forzata, le siringhe monouso? Ecco questi e molti
altri sono i dispositivi medici. E’ consentita l’immissione in commercio e
la messa in servizio nel territorio italiano solo dei dispositivi medici recanti la marcatura CE. Tale marcatura
dimostra da un lato la conformità al
decreto legislativo 46/97 per attuazione della direttiva 93/42/CEE, dall’altro garantisce utilizzatori e pazienti circa l’utilizzo del dispositivo stesso. L’apposizione della marcatura CE
può avvenire solo se il dispositivo rispetta i requisiti essenziali di sicurezza. La conformità a tali requisiti può
essere raggiunta dal fabbricante attraverso un ciclo produttivo che rispetti le norme armonizzate emanate in materia a livello europeo tra cui
le norme della serie EN-ISO 9000 sui
sistemi di qualità aziendali. Nonostante la sicurezza garantita dalla
marcatura CE nell’utilizzo di un dispositivo medico è comunque possibile
qualche imprevisto definito dal punto
di vista legislativo con il termine di
incidente. Per incidente si intende
una condizione in cui qualsiasi disfunzione o deterioramento delle caratteristiche delle prestazioni, nonché
qualsiasi carenza dell’etichettatura o
nelle istruzioni per l’uso di un dispositivo medico o qualsiasi reazione avversa abbiano causato un peggioramento dello stato di salute o la morte
del paziente o di un utilizzatore. Vi è
mai capitato di utilizzare un contenitore sterile a tenuta non perfetta?
Oppure, avete mai eseguito una iniezione e l’ago si è piegato? Occorre
quindi vigilare e segnalare! L’obiettivo del sistema di vigilanza è quello di
incrementare la protezione della salute e la sicurezza dei pazienti, degli utilizzatori e di altri riducendo la possibilità che lo stesso tipo di incidente
dannoso si ripeta in luoghi diversi in
tempi successivi. A tal fine è stata redatta un’apposita scheda di segnalazione anche sui dispositivi medici che
deve essere compilata a cura degli
operatori sanitari.
E’ è importante perciò che gli utilizzatori riportino al medico o al farmacista qualsiasi segnalazione di incidente o mancato incidente relativo ai dispositivi medici al fine di aumentare
il grado di vigilanza sui dispositivi
stessi.
Alberto Di Muria
[email protected]
9
CAPACCIO
n°13 14 aprile 2006
Il capoluogo s’interroga. Quale futuro?
Incontro tra gli amministratori e i cittadini
Capaccio. Capoluogo: Quale futuro? E’
questo il titolo di un volantino, firmato comitato cittadino, che invita la cittadinanza
“per Capaccio, per la sua dignità e la sua
storia “ ad un incontro con gli amministratori residenti nel capoluogo domenica 2
aprile 2006 presso la casa canonica. Dietro
il tavolo l’architetto Massimo Sabia, moderatore, i consiglieri di minoranza Piero Cavallo, Nicola Ragni, Paolo Paolino e l’assessore Fabio Scariati. Piero Cavallo, consigliere di minoranza, esprime delusione per
i muri e le segnaletiche imbrattate con pennarelli e soprattutto ultimo sfregio in ordine di tempo due secchi della spazzatura buttati nella fontana dei delfini, opera di figli di
Capaccio. Deluso anche per l’assenza dei
giovani afferma che dobbiamo chiederci se
ci crediamo veramente, solo allora potremo
perorare le nostre cause e realizzare “il
sogno” di un recupero del centro storico, di
piccole botteghe artigianali, di spostare migliaia di turisti da Paestum al Capoluogo.
Non ci sta Nicolina Di Gregorio che sottolinea “E’ inutile che vieni a fare simili
discorsi a noi che abbiamo ancora un po’ di
cultura e dignità, se i giovani non sono qua
perché non chiedersi che cosa hai fatto dove
hai creato una coscienza politica? Dove
sono le istituzioni? Stasera qui non c’è cultura, mancano gli insegnanti, non ci sono i
vigili, non ci sono i vecchi perché sono stanchi. A Capaccio non c’è un gabinetto di analisi e gli anziani devono andare a Capaccio
– Scalo…. Ci vuole economia e cultura.
Inoltre non c’è una navetta.(Nicolina è una
pendolare che ogni giorno raggiunge Salerno con il treno) … Rimboccatevi le maniche, fate quel che dovete fare, perché le istituzioni formano la coscienza”.
Fabio Scariati, assessore al bilancio, sostiene che alcune cose sono state fatte, giuste o sbagliate, per le scuole saranno spesi
160 mila euro per la messa in sicurezza dell’attuale sede (questa è la sconfitta di cui
parlava il sindaco, perché si tratta dell’orribile corpo annesso al vecchio palazzo vescovile, che taglia la piazza panoramica, ciò
significa rinunziare ad un progetto serio di
recupero del centro storico ndr) “si sta costruendo la nuova rete idrica, gli uffici resteranno al capoluogo – afferma - se spostano
gli uffici io mi incateno sul comune, inoltre
si farà l’allaccio della rete fognaria al depuratore, a giorni la gara di appalto per la via
del cimitero con la provinciale. Dopo un
anno e mezzo sto incominciando a capire
come fare l’assessore e l’amministratore, lo
faccio con il cuore. Per qualsiasi cosa sono
disposto a ricevere i vostri consigli”.
Nicola Ragni, consigliere di minoranza,
vuole la rivalutazione del capoluogo che
purtroppo dalla maggioranza viene trattato
come una semplice contrada. Delinea come
risolvere i problemi del centro storico e
delle scuole, ma per creare una vera inversione di tendenza Capaccio dovrebbe divenire sede di una facoltà universitaria, progetto da lui avviato ma non portato a termine. Fabio Scariati, dopo aver aggiunto che
si è occupato di un progetto per recuperare
la piazzetta antistante la chiesa, per impegni è costretto ad andare via.
Paolo Paolino relaziona con precisione e
puntualità, con documenti datati alla mano
su tutti gli atti personali e della minoranza
relativi ai problemi del Capoluogo: il problema degli uffici, che resteranno nel capoluogo; il dissesto della Capaccio Paestum
risolto in parte; lo spostamento di 316 mila
euro destinati ad un serbatoio in località
Cannito per la costruzione della rete idrica
di Capaccio Capoluogo;
lo stanziamento di 30
mila euro per il collegamento con la rete fognaria, l’inserimento in bilancio di 10 mila euro
per una navetta che collegherà il capoluogo con
Capaccio Scalo. Si è
inoltre impegnato per
chiedere la realizzazione di un parcheggio
pubblico, creare un polo
di attrezzature recettive
per il tempo libero attigue al campo sportivo,
raccordi stradali in punti
pericolosi, il recupero
del vecchio serbatoio a
Monteoliveto, l’ubicazione del distretto sanitario nel Capoluogo. Si
è opposto alla chiusura
del passaggio a livello,
che ha causato inflessione del turismo del 30%.
In quanto alla questione
morale invita il sindaco,
visto che percepisce uno
stipendio di tre mila
euro, ad essere presente
sempre come amministratore, ponendosi in
aspettativa come medico. Egli stesso, pensionato non ricco, nel proporsi come sindaco, avrebbe esercitato tale funzione gratuitamente.
Intervengono i cittadini.
Antonio Granato si compiace dell’iniziativa ma aveva notato l’assenza nell’elenco
del problema della chiusura del passaggio
a livello che rischia di strangolare quel minimo di economia del paese. Pasquale Galardi vorrebbe capire chi fa parte di questo
comitato, ricorda la storia dei diversi comitati cittadini, dagli anni settanta e del loro
contributo alla vivibilità del paese. Ricorda
a Paolo Paolino, che è stato sindaco e a Nicola Ragni di aver amministrato come assessore per nove anni. Angelo Fasano intende sottolineare che da circa dieci anni nel
paese non esiste più dialogo tra i cittadini e
gli stessi amministratori si sono staccati
dalla base, per questo ha fondato un’associazione Agorà che vuole essere un luogo
di cultura dove rivivere la piazza, come gli
antichi greci. Precisa di non sapere chi siano
i componenti del comitato, ma è bene poter
finalmente parlare dei problemi, che da
sempre sono risolti in maniera approssimativa e incompleta. In relazione alle più recenti opere amministrative che riguardano il
Capoluogo sottolinea “Nella messa in opera
della rete idrica si nota che non sono stati
inseriti derivazioni per allacciamenti, sfiati
e scarichi nei punti dovuti, per cui saremo
sempre noi cittadini a pagarne le conseguenze. Tutti i paesi, grazie al Pit parco, hanno
avuto stanziamenti per recuperare i loro
centri storici, piazze e monumenti, Capaccio ha presentato un progetto per il recupero del convento ed ha perso un milione di
euro, perché il Comune non è proprietario
ma lo sono francescani. Inoltre con la chiusura del passaggio a livello hanno diviso da
Paestum e dal mare tutto il retroterra: Spinazzo, Capaccio Capoluogo, Trentinara …,
con risvolti economici negativi già avvertiti nell’estate scorsa”.
Francesco Patella ex sindaco vuole ricordare il lungo travaglio per riuscire a realizzare la Capaccio – Paestum, ora invita a battersi per la realizzazione del sottopasso. Pinello Castaldo lamenta la mancanza di continuità tra un’amministrazione e la successiva. Nei sei mesi in cui è stato consigliere
ha avviato non poche attività per portare al
capoluogo uno sviluppo turistico culturale:
la sistemazione dell’asilo dato come sede
all’Agorà dei Liberi, l’acquisto della casa
di Carducci, ignorato dall’attuale amministrazione, la nascita di un’associazione di
25 artigiani per dar vita alla zona artigianale, inoltre l’avvio della soluzione del problema idrico con uno stanziamento di 316
mila euro, che rischiano di finire lasciando
i lavori incompleti. (A quanto pare i cittadini non sanno più chi ringraziare per una rete
idrica che tra l’altro risulterà incompleta e
inefficace ndr).Gaetano Puca non vuole ricordare il passato, si chiede se un bambino
che nasce oggi avrà un futuro a Capaccio
“Al turismo culturale, si deve aggiungere
un turismo religioso. “Tra poco sarà pubblicato un altro mio libro storico sulla Madonna del Granato, come altri miei libri tutti
sulla storia di Capaccio”.
Concludiamo con Nicolina Gregorio “Noi
vi abbiamo eletto, a voi la responsabilità di
governare, il paese ha bisogno di economia
e cultura, altrimenti avremo solo “munnezza” e cimitero”.
Enza Marandino
Il Comune chiede alle Ferrovie la gestione della vecchia stazione
La struttura diventerà un centro artistico-culturale
Il Consiglio comunale di Capaccio, all’unanimità dei presenti, venerdì scorso ha approvato la delibera che dispone di
chiedere alle Ferrovie dello
Stato la gestione dell’ex stazione di Paestum, situata a poche
centinaia di metri dalle mura
della città antica, con tutto ciò
che essa comprende: il Casello 21, la sala buffet e la sala
d’attesa che conserva ancora
i mobili antichi con i quali
venne allestita quando nel
1936 fu costruita in occasione
della visita del Re e di Mussolini.
Abbandonata a sé stessa da
anni, la struttura che sorge a
poca distanza dalla stazione
oggi funzionante, nelle intenzioni dell’amministrazione comunale ospiterebbe un punto
informazioni e una sala per
l’accoglienza dei turisti che arrivano a Paestum in treno.
Per la sala buffet s’intende accogliere la proposta dell’artista capaccese Sergio Vecchio
di creare un centro artisticoculturale che possa raccogliere le opere che l’artista donerà al Comune e quelle degli
altri artisti che chiederanno di
potere esporre a Paestum.
Il recupero della stazione storica, attraverso un preciso
progetto, punta anche ad evitare lo sgombero che le Ferro-
vie dello Stato stanno gradualmente attuando, e a potenziare
i servizi di assistenza ai viaggiatori. Alla sua base c’è
l’idea di un riferimento artistico-culturale che a 100 metri
dai templi di Paestum può diventare un sicuro richiamo per
iniziative di tale genere.
«L’amministrazione comunale
ha già inoltrato la richiesta un
anno fa – spiega il sindaco
Enzo Sica – con la nuova ri-
chiesta intendiamo
sollecitare una risposta da parte
delle Ferrovie dello
Stato con la speranza che si possano
accorciare i tempi
per il trasferimento
della gestione dei
locali e possano iniziare le opere per il
loro recupero».
Dal 22 aprile
al 1° maggio
Festa del
Carciofo
Per il decimo
anno Paestum
ospiterà l’ormai consolidata manifestazione dedicata
ad uno dei suoi
prodotti di eccellenza:
il
carciofo. Dal
22 aprile al 1°
maggio si svolgerà la Festa del Carciofo,
nel campo di fronte all’ex Cirio, nei pressi della zona archeologica.
Ogni giorno, durante la manifestazione,
sarà possibile gustare il pregiato prodotto
cucinato in molti modi (arrostito, al forno
oppure dorato e fritto) e come ingrediente principale di altre specialità: tortiglioni
ai carciofi, lasagna con carciofi con sfoglia
di pasta fresca, arrosto al forno con carciofi, parmigiana di carciofi, frittata di
carciofi, pizza ai carciofi, salsiccia con
crema di carciofi arrostiti, misti di ravioli
ripieni con crema di carciofi e cavatelli
fatti a mano ai carciofi con pasta fresca.
La festa inizierà sabato 22 aprile con
l’inaugurazione, alle 18. Ogni sera, fino
al 1° maggio, la manifestazione sarà animata da gruppi che si esibiranno in musiche e balli tradizionali. Martedì 25 alle 10,
presso lo stand Regione Campania-Ersac
avrà luogo il convegno-dibattito “Il Carciofo di Paestum”. Sabato 29 aprile alle
19.30 saranno premiati i vincitori della
sesta edizione del “Premio Fernando
Russo”, concorso di disegno riservato agli
alunni delle scuole elementari e medie del
Comune di Capaccio. La festa si concluderà la sera del 1° maggio quando avverrà anche il sorteggio dei 20 premi della 1ª
Lotteria di beneficenza. I premi sono messi
in palio dall’Associazione permanente
“Festa del Carciofo Paestum” che organizza la manifestazione.
L’evento è patrocinato da: Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo Paestum, Regione Campania, Provincia di Salerno, Comune di Capaccio, Camera di Commercio
di Salerno e Comunità montana Calore
Salernitano.
CAPACCIO
n°13 14 aprile 2006
10
“Costoso, lungo e inefficace”
L’opposizione contesta l’appalto europeo per la raccolta dei rifiuti
L’opposizione l’ha definita un “papocchio”. Un papocchio costoso, una “botta” da 14 milioni e 600 milioni di euro per avviare la raccolta differenziata dei
rifiuti. La spesa sarà diluita sui prossimi sette anni.
E poi ancora 700 mila euro per le convenzioni. “Sica:
abbiamo eliminato gli sprechi” si legge sui giornali.
L’opposizione consiliare ad Enzo Sica non ci sta ed
ha commenti al fiele per l’ultima delibera comunale
che “adegua” il paese alle nuove norme in materia di
rifiuti. .
PAOLO PAOLINO
“Ci preoccupa come come minoranza, ma ancora di
più come cittadini. Già quest’anno è stato operato un
aumento del 2% sulle tariffe. Sica aveva promesso
che non sarebbe avvenuto, poi all’ultimo momento
è accaduto. Ma è ancora poca cosa. Ci aspetta dell’altro. Nelle pieghe dell’appalto c’è ben altro, nascosto nelle pieghe. E’ stato deliberato di contrarre un
mutuo ventennale di di 850mila euro. Servirà per acquistare le necessarie attrezzature. La cifra, aggiungendovi gli interessi, nel corso degli anni arriverà a
raddoppiarsi. Nel primo anno ci sarà un ulteriore impoverimento di 120 mila euro dalle casse comunali,
poichè gli attuali automezzi saranno ceduti al vincitore dell’appalto. Io ho anche la sensazione che il
loro valore sia superiore al prezzo di stima. Perchè la
valutazione non è stata fatta fare all’ufficio tecnico
erariale o a esperti?
Tornando all’avvio della differenziata: pur con tutti
questi artifici la copertura dei costi di quest’anno è
all’87%. Già per il prossimo anno la copertura scenderà al 74% e squilibrerà il bilancio del comune ed
occorrerà, per mantenere l’equilibrio, varare un aumento di almeno il 15%. Siamo arrivati all’indizione della gara disattendendo quanto disposto dalla delibera consiliare del 25 ottobre del 2005 dove si raccomandava di avviare la raccolta differenziata già a
partire dall’inizio del 2006. Invece ecco arrivare altri
quattro mesi di proroga alla Sarim, circostanza che
ha permesso al sindaco di emettere una nuova ordinanza appellandosi ad una supposta emergenza!. Più
che altro si è trattato di emergenza da incapacità amministrativa”.
Riferite di atti che violano le normative.. Accusa
grave.
“Quello della Sarim non era un appalto ma un affidamento. S’individua una ditta e gli si chiede di svolgere un compito giustificandosi con una pretesa
emergenza. Ma è ormai storia passata”.
Passiamo al nuovo appalto...
“Ci sono degli aspetti delicatissimi nella nuova gara.
Cominciamo dal fatto che si indice una gara per 6
anni ed 8 mesi. Perchè questa lunghezza? Per noi è
ingiustificabile, perchè siamo vicini all’istituzione
degli Ato, ambiti territoriali ottimali, destinatari del
compito da parte della provincia, sarebbe stato molto
più prudente indire per non più di due anni. Si è andati oltre la delibera di indirizzo”.
La base d’asta è di...
“Due milioni 146 mila euro all’anno. Con tale cifra
siamo a 900 mila euro oltre il costo della raccolta e
smaltimento assicurato dall’Helenia Paestum spa.
Tutta questa costruzione servirà solo ad incrementare di quasi due miliardi delle vecchie lire i costi!.
Ho motivo di nutrire dubbi e preoccupazioni. Proviamo a vedere le cifre: 1 milione 304.824.42 euro
per il personale; costo degli automezzi, euro
469.073,64, per arrivare così a 1 milione e 773.848
euro. Più le spese generali al 10%, l’intera operazione costerà 2 milioni 146.416 euro. Insomma abbiamo fatto in modo da incrementare il costo della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti”.
Pagheranno i contribuenti...
“E chi sennò? Ma le sorprese non finiscono qui.
Trovo poi scritto che qualora il comune sarà costretto, magari per l’entrata in vigore degli Ato, a recedere dall’appalto, previa la quantificazione degli oneri
ancora da sostenere per l’ammortamento degli automezzi. Sai che ciò può accadere e porti a 7 gli anni
dell’appalto. Perchè?....Mi sembra follia pura. Oppure devo pensare che in questa maniera si stanno
aiutando le ditte che non dispongono di idonei mezzi. Vincono l’appalto e poi, con i
soldi del comune, compreranno camion e
compattatori. Sono quarant’anni che faccio
l’amministratore pubblico e non ho mai visto
una cosa simile. Poi si da la facoltà di poter
utilizzare questi mezzi anche in altri cantieri . Noi li paghiamo e poi li mettiamo a loro
disposizione...”.
NICOLA RAGNI
“Non sono d’accordo che siamo di fronte ad
un episodio di incapacità amministrativa. Il
comune di Capaccio diventa così magnanimo da dare due mesi di tempo per comprare i camion, con i soldi di Capaccio, e poi
l’appaltatore ne farà l’uso che vuole. E’ incredibile. Allora passi per sindaco ed assessori, tutti giovani ed inesperti, ma poi ci sono dei dirigenti che percepiscono fior di quattrini di stipendio. Ed è a questi ultimi che mi rivolgo: ad ottobre
noi rischiamo di dover aderire agli Ato e a rescindere il contratto. Nel frattempo abbiamo speso tre milioni di euro....senza avere nulla in cambio. Poi estremamente aleatoria è l’ipotesi di poter accedere ai
“bonus” definiti per legge per chi raggiunge certe
soglie di riciclaggio. Si dice che dovremmo arrivare
ad avere 500 mila euro di ipotetico guadagno. E se
non ci arriviamo? La cosa più probabile è che sicuramente il comune spenderà il doppio di quanto ogni
anno ci costava l’Helenia Paestum. Se c’era questa
intenzione di spesa questi soldi potevano essere girati alla nostra società mista. Anche i privati dovevano partecipare alla spesa e tutto il parco macchine
sarebbe stato di proprietà pubblica, salvaguardando
i livelli occupazionali ed assumendo anche altre 3040 persone utili per gestire la differenziata. Come la
si gira gira siamo davanti ad un papocchio brutto
assai!”.
PIERO CAVALLO
“E’ mancata una campagna di sensibilizzazione per
i cittadini. C’è evidente carenza culturale da parte
dell’amministrazione. Io penso che così non potremo
avere una percentuale significativa e accedere al
bonus di 500 mila euro”,
ANGELO VALLETTA
“Mi sembra un’ulteriore gaffe di quest’amministrazione comunale che non riesce a scegliere al meglio
per questa comunità”.
UNA STANGATA PER LO STANGATORE
“E se Nicodemo ammirasse Fede e votasse Berlusconi?”
Oscar Nicodemo
ricopre, per questo giornale, il
difficile ruolo
dello stangatore.
Ci sembra, pertanto, che possa
accettare,
in
questo caso, di
essere a sua
volta oggetto di
qualche critica.
Ma procediamo con ordine. E’ stato appena pubblicato un libretto dal titolo L’inFede-le-Emilio il cui autore, appunto il nostro Nicodemo, si esercita nell’argomentazione, a suo dire molto azzardata, di un paradosso : Emilio Fede non vota Forza Italia e non è tifoso del Milan. La dirompenza di questo assunto dovrebbe consistere
nella sorpresa del lettore per tale affermazione. Per sostenere la sua tesi Oscar az-
zarda un paragone fra Fede e la Gioconda
sostenendo che la rivelazione sia il punto di
contatto. Di quale rivelazione si tratta?
Dell’identità di Monnalisa e del nostro
Emilio. Lei una demente, lui un antiberlusconiano! Ora, ammesso che sia un’operazione di grande interesse culturale approfondire la personalità di Emilio Fede,
l’esercitazione avrebbe potuto trovare dei
riferimenti sicuramente più confortanti. Intanto la cosa non ci sconvolge affatto perché da sempre il rapporto servo- padrone
si è basato sull’idea di una dose di utilità
reciproca. Aristotele sosteneva, infatti, che
essendoci chi è naturalmente disposto al
comando e chi naturalmente disposto ad
essere comandato, la loro unione è ciò per
cui entrambi possono sopravvivere. Identica conferma di qualche utilità nella relazione servo-padrone arriva anche da
S.Tommaso. Ma qui, mi direbbe il nostro
autore parliamo di un eccesso di servili-
smo, parliamo del leccaculo del secolo! Ma
di cosa ci dovremmo sorprendere? Tutta la
commedia dell’arte è piena di questi servi
eccessivi, tanto eccessivi da danneggiare i
loro padroni. Arlecchino e Pulcinella non
sono servi furbi e un po’ imbroglioni, pieni
d’arguzia e di talento? Non si sa che detestano i loro padroni? Hanno un tornaconto, quello di saziare i propri appetiti. E’
tanto improbabile che Fede sia un moderno personaggio da commedia dell’arte,
considerato lo stile del suo padrone? Si
dice che sia un bravo giornalista, ma non
si dice che solo Berlusconi abbia saputo offrirgli il ruolo di primo giullare. Non credo
che altri politici, anche vanesi e narcisi,
avrebbero mai potuto accettare un servo
così infedele. Queste sono cose che fanno
solo i principi o i monarchi e il Cavaliere
nazionale è un promettente monarca con
mausoleo annesso in villa reale.
Vorrei a questo punto raccogliere la sfida
dell’autore e sostenere questo interessante
paradosso: Oscar Nicodemo ha sentito
l’urgenza di scrivere un libro sulla relazione Fede-Berlusconi perché ammira Fede e
vota Berlusconi. Alla prossima le argomentazioni!
Cristina Di Geronimo
CONSIDERAZIONI DELL’AUTORE:
Il libro mi ha fatto guadagnare apprezzamenti entusiasmanti della gente di Sinistra. Spero tanto che la critica della
gentile signora, decisamente pertinente
ed interessante solo nel paradosso finale,
allorquando la Di Geronimo, per sua
stessa ammissione, decide di Nicodemizzarsi, possa risultare altrettanto efficace, originale e convincente da farmi guadagnare gli stessi consensi anche da
parte della gente di destra. (o.n.)
11
CAPACCIO
n°13 14 aprile 2006
Portatori di notizie tra toponomastica in
continua evoluzione e mittenti distratti
Alla parola postino riaffiora alla mente di
tutti la celebre scena: Massimo Troisi con
la sua giacca nera il berretto in testa e la
borsa a tracolla che in sella alla sua bicicletta si inerpica sulla collina per consegnare la esigua corrispondenza al poeta Neruda. Il grande Massimo aveva il tempo,
nel film, di fermarsi ad ascoltare le poesie
e i pensieri politici del solitario poeta, per
i portalettere capaccesi ciò non è possibile.
Il berretto e la giacca nera hanno lasciato il
posto ad una fluorescente casacca gialla e
ad un casco che consente loro di diventare
centauri in tutta sicurezza alle nove di mattina per raggiungere la casa più sperduta di
questo sconfinato comune. La vecchia
“Vespa” di Angelo Adinolfi, veterano
ormai in pensione, ha lasciato il posto a
nuovi fiammanti scooter marchiati “PT”.
Ma i problemi non sono risolti. Essi, se da
un lato consentono di muoversi più agilmente nel traffico ottimizzando il servizio,
dall’altro non proteggono dal freddo, dalla
pioggia o dal sole cocente. E di inverno il
giallo dei nostri postini ci ricorda i pulcini
bagnati. Mai mancano, però, di assolvere
al loro compito. Ma le intemperie non sono
le uniche difficoltà da superare. Una toponomastica più volta rivisitata ha gettato
nello sconforto gli operatori postali che
hanno dovuto fronteggiare la propria iniziale difficoltà a ricordare i nuovi nomi e la
continua ed esasperante abitudine dei cittadini di utilizzare i vecchi. Senza contare la
“dimenticanza” dei numeri civici che spesso vengono scambiati per informazioni aggiuntive e superflue. Ciò costringe i postini a cercare più volte i destinatari non di
certo aiutati da un comune in continua crescita anagrafica e a vocazione turistica. Il
numero dei cittadini da servire è un altro
cruccio. Vent’anni fa Capaccio vantava
17.000 illustri cittadini che erano serviti
dallo stesso numero di portalettere che oggi
soddisfa 25.000 abitanti che in
estate triplicano. Questa estate
in aiuto è stato chiamato un ragazzo della Calabria. Poverino, ha impiegato due dei suoi
tre mesi di lavoro ad imparare
una piccola parte dei domicili.
Forse l’Ente Poste potrebbe
pensare, per la prossima estate, di assumere a tempo determinato almeno qualcuno residente nel nostro comune risparmiando difficoltà sia a chi
deve espletare il servizio, sia a
chi deve fungere da “insegnante” sia chi ne deve usufruire.
Il nostro territorio diventa un
labirinto per chi non è nativo
di esso. Ne sanno qualcosa i
portalettere veterani come Mi-
chele Bonora, Giuseppe Polito, Ercole
Candreva, Vito di
Stasi. Bisogna avere
capacità mnemoniche
fuori dal comune per
riuscire a ricordare
tutte le strade della
zona ad ognuno assegnata. La loro giornata lavorativa comincia, infatti, nell’ufficio postale di Paestum che è centro di
smistamento per l’intero comune, dove la
corrispondenza viene
dapprima “lavorata”.
E’ qui che si rovesciano i sacchi di corrispondenza sui tavoli e
la si suddivide per
zona. Dopo che ognuno ha raccolto le missive, di solito in due
ore, comincia la distribuzione che di solito dura circa quattro o cinque ore. Nel rispetto delle pari opportunità, unica donna
presente nel gruppo dei portalettere è Rosa
Tesauro che serve la zona di Capaccio Capoluogo. «Mi piace molto questo lavoro
che mi permette di incontrare tanta gente.
Il fatto di essere l’unica donna non mi pesa
perché i miei colleghi mi trattano bene e se
ho qualche difficoltà non esitano a darmi
una mano», dice Rosa prima di partire per
il suo giro di consegne, dando l’ultimo
morso ad un panino diviso con i suoi colleghi, gli stessi che si salutano con battute,
soprannomi e un sorriso prima di correre a
portare lettere d’amore, poche in quest’era
di sms, e bollette da pagare, ahi noi, troppe.
Marianna Matrone
INVERSIONE DI ROTTA, UN SINDACO DONNA
Sempre più le amministrazioni
politiche dei nostri comuni sembrano essere il risultato di una
vecchia ed insana abitudine:
quella del voto clientelare, dato
per rimediare ad un piccolo favore avuto o per nutrire la speranza di riceverne uno. Risulta abbastanza evidente che una siffatta maniera di concepire e di propagandare la politica, allontani da
questa chiunque ne abbia una concezione diversa.
Che l’arte o la scienza del governare sia un terreno dove non necessariamente emergono i migliori è ormai risaputo e le nostre realtà locali lo dimostrano ampiamente. Ma che fosse una esclusiva riserva dove zotici alfabetizzati e professionisti lacunosi sguazzano e si ingrassano in virtù di una
deforme concezione delle relazioni sociali, è uno
stato di fatto inaccettabile.
Penso che chiunque abbia da considerare come,
ad esempio, a Capaccio-Paestum, molta parte
della gente onesta, discreta e culturalmente adeguata, si tenga ben lontana dalla bagarre politica.
E non certo per un indolente disinteresse, quanto, piuttosto, per una sorta di repulsione morale
dovuta alla valutazione che si dà alle classi dirigenti.
Quando l’operato di un amministratore lascia a
desiderare, quando chi gli si oppone, istituzionalmente, non è da meno, quando chi si agita pavonescamente per acquistare visibilità e farsi spazio
come politicante è una persona che dimostra una
disonestà intellettuale nauseante, come possono
le persone per bene avvicinarsi alla politica?
A soffrire di più questo andamento da ribaltare,
forse sono soprattutto le donne.
Mi è capitato, talvolta, di ascoltare le argute opinioni, a riguardo, delle pestano-capaccesi e resto
più che mai convinto, data la loro notevole intelligenza naturale e l’affabilità che ne consegue,
che solo queste possano invertire una tendenza
noiosa e demoralizzante.
Mi auguro, con tanta convinzione, che una di loro
possa finalmente essere sindaco di Capaccio-Paestum!
Questo Comune ha bisogno di freschezza, di novità, di intelligenze fervide, nonché di brillanti intuizioni e di esemplari dimostrazioni di lealtà.
O T T I C A
Tutte prerogative che le donne possono assicurare se il volgare intreccio dei poteri forti non fustigherà sul nascere il loro entusiasmo per una consistente adesione alla vita politica. La mia speranza reale e la mia immaginifica visione tracciano
già un identikit del primo sindaco donna di questa cittadina.
Avrà poco più di quarant’anni, intelligenza vivace, carattere dolce ma fermo e deciso all’occorrenza, fascino discreto da donna dirigente, madre
amorevole di più bambini e laurea in legge conseguita studiando.
Non mi resta che proporre, dunque, ai futuri potenziali sindaci maschi, un patto di desistenza secondo il quale, questi, decideranno di candidarsi
in veste di consiglieri, oppure, se preferiscono, di
abbandonare definitivamente la politica prima
che la lucidità mentale abbandoni loro.
In tal modo, le possibilità di essere eletta sindaco per la fantomatica donna di cui si narra, possono notevolmente aumentare. Chissà che questa non prenda forma e diventi reale? Nell’attesa,
le donne che già partecipano alla politica e alla
vita sociale potrebbero mentalmente disporsi a
dare il benvenuto alla futura Prima Cittadina.
Mostra fotografica
“Segni del tempo”
nell’ex tabacchificio
Bonvicini -Cafasso...un binomio assai
noto a chi agli inizi del ‘900 abitava la
Piana del Sele. Proprietari terrieri originari di Massa Lubrense, i Bonvicini
insediarono la frutticoltura industriale
nella loro terra e furono i pionieri in
Italia dei succhi di frutta ed oggi a testimonianza del loro lavoro vi è il
Museo della Frutticoltura di Massa Lubrense, dedicato appunto ad Adolfo
Bonvicini.
“La leggenda narra che...” l’Ufficiale Bonvicini, passando con il treno in
prossimità dell’attuale area della contrada Cafasso vide un pesco sevlatico
fiorito quaranta giorni prima del
tempo e valutando il clima favorevole
decise di impiantare un’azienda frutticola in quella zona.
Quel pesco segnò la “fioritura” del
commercio della Piana del Sele...la
creazione di un acquedotto, scambi
commerciali con i paesi d’oltralpe e
lavoro per tutti.
Quando la fortuna dei Bonvicini iniziò a venir meno, lo stabilimento fu rilevato da De Martino che puntando
sull’aumento della produzione del tabacco e l’istituzione delle Concessioni Speciali lo trasformò in Tabacchificio.
A distanza di anni chi in quella contrada ci è nato e cresciuto, come Massimo Voria e Mariettina Vicidomini, ha
pensato di immortalare la storia di
quel luogo con l’allestimento nell’area
dell’ex stabilimento STIV di una mostra fotografica dal titolo “SEGNI
DEL TEMPO...”. Una raccolta di immagini già note, come le fotografie
scattate dagli aerei degli americani in
ricognizione prima dello sbarco o
quelle che immortalano Eisenhover
nel tabacchificio il 17 settembre del
1943, quando esso fu sede del quartier generale del Generale Clark; ma
anche immagini inedite come le tabacchine al lavoro o fotografate durante
la pausa pranzo, foto di prime comunioni e matrimoni che si celebravano
nella chiesetta adiacente lo stabilimento, momenti di vita quotidiana
raccolti per ricordare tutte le fatiche,
i sacrifici, le speranze di chi quel periodo lo ha vissuto e lo ricorda come
un momento di forzato cambiamento.
Questo è quello che è stato del Tabacchificio, ma in un futuro prossimo
cosa ne sarà?
Anna Caramante
EONOMIA
n°13 14 aprile 2006
Bcc di Aquara, un utile record
La banca verso il suo mercato. Il 4 giugno festa dei Cilentani in Lombardia a Porto Ceresio
Antonio Marino, per tutti Tonino, è uno che
ti chiama a qualsiasi ora. Quanto meno te lo
aspetti entra a “bomba” nei tuoi tempi e ti
investe con idee nuove e proposte che tira
fuori dal cilindro come un prestigiatore d’altri tempi. La sua capacità di cogliere elementi utili al suo progetto aziendale è universalmente riconosciuta e non perde occasione di
confermarla con il suo modo, originale, di
interpretare il ruolo di direttore di banca.
Lontano da una scrivania ma sempre presente nei problemi che affronta il modo scrupoloso.
Lo incontro per la consueta intervista di primavera che fa l’analisi della situazione economica della Bcc di Aquara al termine di
una lunga giornata spesa tra la Valle del Calore e la piana del Sele.
Direttore, non è il caso di accorciare le distanze tra il cervello della banca e il suo
mercato?
“L’argomento non è stato ancora posto negli
organismi decisionali della banca. Però, ogni
impresa che si rispetti va incontro al suo
mercato perché è molto difficle che possa
avvenire il contrario. Aquara incide per il
10% sul totale delle attività della nostra
banca. Il resto è dislocato tra Roccadaspide,
Castel San Lorenzo, Capaccio, Eboli e Oliveto Citra.
La sede legale sarà sempre ad Aquara, almeno finché sarò vivo io. Gli uffici amministrativi potrebbero traslocare in una sede che
abbia centralità rispetto al territorio di riferimento.”
La consorella di Roscigno l’ha già fatto!
“Infatti, anche loro hanno avvicinato la struttura operativa nel Vallo di Diano dove è cresciuta e ha assunto un ruolo primario.”
A proposito della Bcc Monte Pruno di Roscigno e Laurino. E’ risaputo che avete la
stessa identità di vedute e non fate mistero di una collaborazione intensa in vari
settori. Non è ipotizzabile una fusione?
“Anche in questo caso devo dire che non c’è
niente all’orizzonte. Però il fatto in sé potrebbe essere interessante perché sarebbe la
prima fusione in Campania tra due realtà in
salute e non frutto di scelte obbligate da necessità di assistenza da parte di una più forte
rispetto ad un’altra in stato di bisogno. Ad
avvantaggiarsene sarebbero solo gli utenti
che vedrebbero diminuire i costi e aumentare i servizi in quantità e qualità.”
Avete già pubblicato i dati relativi all’esercizio 2005. Quali sono i numeri più
significativi?
“E’ cresciuta la raccolta: più 27,2%; Sono
aumentati gli impieghi: più 13,1%. Anche
l’utile netto d’esercizio ha battuto tutti i reSuccesso oltre i confini regionali per
due brillanti e promettenti ballerini
salernitani, che a Foligno, pochi
giorni fa, si sono aggiudicati un ambito quarto posto in occasione dei
campionati italiani di Liscio Unificato di Classe B1. Valentina Cortese
e Germano Saponara, rispettivamente 11 e 12 anni, sono due piccole stelle nel firmamento di questa affascinante danza che a Foligno hanno
espresso al meglio le proprie abilità
artistiche e la grazia innata dei movimenti. I due piccoli artisti hanno
gareggiato insieme ad altre 40 cop-
cord: è il migliore risultato di sempre:
1.283.000 Euro.”
Il 2005 è stato l’anno dell’apertura della
filiale di Oliveto Citra. Come vanno le
cose?
“In sei mesi, oltre ad aver centrato tutte le
previsioni operative, siamo riusciti anche ad
entrare in sintonia con il territorio diventando punto di riferimento decisivo per molti
operatori economici e sociali.”
Qual è stata la strategia?
“I nostri interventi nel sociale sono stati decisivi. Abbiamo accompagnato, con il nostro sostegno economico, decine di iniziative che sono un segnale di vitalità di un territorio. Ne segnalo solo tre: Il sorteggio di
Natale che ha visto il coinvolgimento di 95
commercianti e una distribuzione di oltre
100 mila biglietti; il restauro di un quadro
della chiesa di Oliveto e la sponsorizzazione della gara nazionale di enduro. Inoltre
siamo a fianco ai produttori del “fagiolo Occhio nero” garantendo la rimessa dei corrispettivi della vendita con un prestito per tre
mesi a tasso zero. Questo vuol dire che chi
produce potrà disporre immediatamente del
frutto del proprio lavoro e poterlo investire
nella propria azienda.”
Anche nella Valle del Calore c’è un’azienda in crisi, La Cooperativa Val Calore.
Cosa ha intenzione di fare la Banca per
aiutarla?
“La “cantina” è in una situazione critica! I
Castellesi la smettano di litigare e ritornino
allo spirito di collaborazione che ha fatto
grande la cooperativa. Prendano anche coscienza che in un mondo globalizzato non si
può ancora arroccarsi sotto il campanile del
paese. Così facendo farebbero un buon servizio a loro stessi e all’intera Valle del Ca-
lore. Il fallimento della “Cantina” sarebbe il
fallimento di un’intera generazione!”
D’accordo. Ma la Banca cosa può fare?
“Per l’ennesima volta la Bcc di Aquara sarà
a fianco della Coop Val Calore per cercare
di risolvere i problemi che l’assillano. La
Regione Campania, grazie all’opera di Gennaro Mucciolo, ha individuato uno strumento finanziario che può essere un’ancora solida a cui legare le speranze di rilancio.
Un esperto esterno sta facendo una ricognizione dello stato di salute dell’azienda, dopo
di che sarà stilato un programma di risanamento e rilancio.
A quel punto ci sarà bisogno di della nostra
banca e non ci tireremo indietro. Sarà dura
perché si tratterà anche di riconvertire molti
vigneti ma, come è già successo in altre realtà, ce la può fare anche la Val Calore.”
Ho letto su “Bancainforma” che la sua
banca organizzerà l’incontro dei Cilentani a Milano il prossimo 4 giugno a Porto
Ceresio sul lago di Lugano. Perché?
“ <<La mia banca è differente, non mi lascia mai solo>> recita una nostra pubblicità
televisiva. Noi non vogliamo lasciare soli
quelli che, per vari motivi, hanno lasciato la
terra dei padri. Dieci anni fa già organizzammo un evento: fu un successo strepitoso. Parteciparono oltre quattrocento persone. Oggi
lo scenario Nord-Sud dell’Italia è cambiato.
Si vanno affievolendo i rapporti tra i figli
degli emigranti e la terra d’origine. Noi coltiviamo la speranza che tanti possano tornare e compiere il percorso inverso. Sarebbe
un segnale importante che ci farebbe capire
che anche qui sono migliorate le condizioni
di vita con buone prospettive di sviluppo per
il futuro.”
Bartolo Scandizzo
Ballerini nostrani campioni a Foligno
pie; tra di esse erano
presenti tre coppie di
provetti ballerini ai quali
li accomuna il fatto di
frequentare a Paestum la
stessa scuola di ballo, la
“Top Dance Paestum”,
dei maestri Maria Iuliano e Giovanni Matrone.
Buona anche la posizione degli altri concorrenti: Fabio Palo e Maria
Irene Panariello si sono
classificati alla tredicesima posizione riscuotendo
ammirazione ed orgoglio
nei compaesani di Capaccio-Paestum, mentre Sabrina Matrone ed Antonello Ricco hanno conquistato la semifinale
classificandosi all’undicesimo posto; infine Concetta Ciullo e Pasquale
Di Dario, insieme nel
ballo da soli quattro mesi,
12
Il bello della
democrazia è quando
ti fa arrabbiare
Il bello della democrazia è quando ti
fa arrabbiare.Cioè quando ti consente
di vedere come è cieca la forma che
conficca nella carne viva il pungiglione
insostenibile di un elemento estraneo.
Ecco che, da un giorno all’altro, un signore entra con prepotenza nella tua
vita e si fa gioco di tutti i luoghi comuni e le certezze che ti sei costruito.
Ecco che, da un momento all’altro, ti
trovi a combattere con una fastidiosissima zanzara che ti ronza intorno ma
non ha il coraggio di posarsi sul tuo
braccio perchè percepisce che per lei
sarebbe la fine.
Ecco che, tra un comizio e l’altro, ti
aprono una sede della Lega Nord nel
tuo comune e ti chiedi: “chi è questo
marziano che osa sfidare le leggi “gravitazionali della politica?”
E’ un fastidio che ti provoca, ma non ti
ferisce.
E’ una frustata di cui senti lo schiocco,
ma non ti colpisce.
E’ una meteora che brilla, ma non lascerà segni perchè passa ad anni luce
lontano dai problemi che assillano il
nostro mondo.
E’ un fuoco pirotecnico che, lontano,
illumina, ma non percuote i timpani.
E’ una canzone che di cui si percepiscono le parole, ma manca la melodia.
...
Allora perché fa male, anzi perchè fa
arrabbiare il fatto che degli individui
ritengano utile appoggiarsi al partito
più antisistema che c’è per ottenere visibilità e soluzioni ai secolari problemi
del nostro territorio?
La risposta è nelle loro teste, ovviamente. Probabilmente nel loro vissuto. Eventualmente nel loro inconscio.
A noi non resta altro che prendere atto
del fatto in sé. Augurarci che il segnale venga raccolto dai sedicenti politici
locali e attendere, con la pazienza dei
forti, che la voglia di partecipare s’incanali per sentieri meno tortuosi di
quelli percorsi dal kamikaze secessionista Roberto Calderoli.
A volte, anche gli “utili idioti” possono
essere utili a far capire, ai più, che
anche il sistema democratico ha bisogno di essere accudito per evitare che
frani portando con sé, nel baratro del
qualunquismo, tutto il buono che è
riuscito a creare in sessant’anni di democrazia che è ancora viva perchè l’antipolitica dei leghisti ti fa ancora arrabbiare.
moncil
hanno conquistato il sesto posto.Valentina Cortese e Germano Saponara non sono, tuttavia, al primo successo in comune: compagni di ballo
da appena cinque mesi, sono stati già
campioni regionali ad Eboli, lo scorso febbraio, successo che, unitamente a questo di Foligno, ha fatto loro
ottenere l’ambizioso passaggio nell’affermata classe A. Un successo per
la scuola di ballo Top Dance Paestum, ed un orgoglio per la provincia, che esprime il meglio di sé attraverso le innumerevoli capacità artistiche del talento targato Salerno.
13
AGROPOLI
n°13 14 aprile 2006
Benvenuti ad Agropoli: con il permesso di “Nettuno” ci riprendiamo la nostra spiaggia
Le porte d’ingresso di una città sono il biglietto da visita, e ad Agropoli la zona che
accoglie chi viene da fuori è il Lungomare
San Marco, un lunghissimo rettilineo, che
costeggia con le sue palme una delle spiagge più frequentate del paese. Il lungomare,
per definizione, è una zona molto sfruttata
nei posti di mare, offre tanto e anche per
questo, ha bisogno di continue attenzioni e
valorizzazioni.
Il Lungomare agropolese dà il benvenuto,
ogni stagione estiva, ad una folla di vacanzieri che aumentano di quasi il doppio la
popolazione; è la zona più affollata, di giorno e di notte. Tutte le case e le villette che
sorgono alle sue spalle sono affittate o di
proprietà di turisti fissi ed occasionali; i bar
aumentano vertiginosamente il loro giro
economico. La strada di giorno dà spazio
ad un continuo via vai di persone che raggiungono la spiaggia e di sera il marciapiede del lungomare diventa passeggio frequentatissimo.
Insomma con il centro, il Lungomare è il
fulcro della città, e proprio per questo è un
continuo cantiere aperto. Tempo fa, per ovviare a file interminabili di auto, che si riversavano sulla strada del litorale, è stato
creato un percorso alternativo, per permettere di transitare agli abitanti e anche ai turisti in maniera più fluida; oggi si pensa addirittura di creare un senso unico, in modo
tale da permettere solo l’entrata in città e
l’uscita invece alle spalle del lungomare.
Ma non finisce qui, se si cerca di risolvere
problemi logistici, non bisogna dimenticare il lato estetico; il lungomare di Agropoli offre una veduta spettacolare a chi entra
nel paese, una passeggiata, il mare vicino,
e in fondo il piccolo promontorio della città
vecchia con il castello; per dar risalto a
tutto questo però, c’è bisogno di qualche
intervento, e così è stato, qualche anno fa,
il via a marciapiedi nuovi, e piccole palme
schierate una dopo l’altra, nonché nuova
illuminazione. Se c’è chi ha avuto da ridire sulla pavimentazione della piazza, si è
poi ricreduto vedendo i quadratini azzurri
del litorale.
Questa parziale rivalorizzazione è servita
ad incentivare anche le attività commerciali che fronteggiano il lungomare, molti bar
hanno rimesso a nuovo i propri locali attirando così più
clientela e creando particolare movimento notturno e diurno.
Per finire, l’attenzione degli
abitanti proprio in questi giorni è rivolta all’apertura di un
nuovo cantiere, nella piazzetta Gallo del lungomare
S.Marco; di fatto sono cominciati dei lavori per il rifacimento del litorale. L’occhio
più attento di alcuni agropolesi aveva notato come la spiaggia sembrava esser stata dimezzata dal costante avanzamento del mare. E’ pronta
quindi, per ovviare a questo
problema, la realizzazione di
una barriera sottomarina; si
apriranno dei cantieri in mare
aperto, dove verranno trasportati massi depositati poi ad una profondità
di 70 metri. Insomma un intervento, come
pochi in Italia e che riuscirà a ridare il giusto spazio al mare, e a rilanciare un luogo
fondamentale come il lungomare in un
paese che ha bisogno in generale di rinvigorire l’intero settore turistico.
Daniela de Martino
Valle del Calore
Giornalismo ambientale:
importante sostegno per lo sviluppo
Il 2 aprile si è svolta a Campora la consegna degli attestati di partecipazione ai
giovani aspiranti giornalisti che si sono
incontrati nel mese di dicembre, a Laurino, nel corso del III seminario di giornalismo ambientale. L’incontro, svoltosi in
tre giornate, ha rappresentato un fondamentale momento di riflessione su molte
rilevanti questioni ambientali e sociali
del nostro territorio cilentano ed ha visto
la partecipazione di molte giovani “menti
campane” e una folta rappresentanza di
giovani provenienti da altre regioni. Questo è quanto mai significativo perché indice di un grande, e forse rinnovato, interesse per la carta stampata che, pur do-
vendo lottare contro il costante sviluppo delle nuove
tecnologie dell’informazione, resta
sempre il miglior
mezzo di comunicazione in quanto
“fonte di riflessione”.
Il seminario, così
come la consegna
degli attestati, ha
beneficiato della
presenza di figure
dal grandissimo
spessore umano e culturale che hanno
certamente dato un contributo formativo
molto importante ai giovani seminaristi.
Basti pensare a Ermanno Corsi, presidente dell’Ordine dei Giornalisti, un
volto noto del Tg3 ma soprattutto un
“saggio pensatore” in grado di catturare su di sé l’attenzione di tutti, semplicemente con la forza della parola: una parola decisa, pensata, ma soprattutto vissuta.
Alla consegna erano, inoltre, presenti
Natalino Barbato vice-presidente del
Parco Nazionale del Cilento e Vallo di
Diano, il sindaco di Laurino Gaetano Pacente, il sindaco di Campora Giuseppe
Vitale, l’assessore al turismo del Comune di Campora Angelo Rizzo, il sindaco
di Stio Pasquale Caroccia e l’assessore
alla Comunità Montana Giovanni Ver-
lotta
Nel corso del dibattito, moderato da Bartolo Scandizzo, colui che più di tutti ha
creduto nel valore di questo seminario ed
ha fatto sì che questo non fosse solo
un’idea ma una realtà concreta, sono
emersi temi di grande spessore e attualità.
Si è a lungo discusso della
possibile nascita della “provincia del Cilento” quale
sesta della regione Campania, dei suoi tanti vantaggi e
delle innumerevoli opportunità lavorative che questa
può portare ai giovani del
territorio. Molti altri temi
sono stati trattati, quali: i
problemi della legislazione
nel Parco Nazionale del Ci-
lento e Vallo di Diano, l’Unione dei Comuni “Alto Calore”, con tutti i vantaggi
che questa porta alla qualità dei servizi
offerti alle popolazioni locali e il contributo del giornalismo nello sviluppo del
turismo nel Cilento. L’informazione costituisce, dopo le vie di comunicazione e
i servizi, un elemento fondamentale alla
nascita di un turismo di qualità, mentre
l’ospitalità e l’accoglienza riservata all’incontro è stata dettata da un grande
entusiasmo e voglia di farsi conoscere.
Quest’ultimo è un motivo in più per visitare tutti quei piccoli centri che, chiusi
nel loro verde e nelle loro fortificazioni,
si sono dimostrati molto aperti al dialogo e al confronto. Campora, Laurino,
Piaggine, Valle dell’Angelo, e tanti altri,
hanno saputo fare un vero turismo di
qualità nel rispetto della loro bellezza autentica.
Verena Nigro
Oliveto
Natura salvata
dai Rangers
Era il 1973 quando in Veneto un
gruppo di appassionati ambientalisti fondarono un gruppo per
la salvaguardia dell’ambiente
denominato “Rangers d’Italia”.
L’Associazione Nazionale fu costituita, poi, nel 1977. Nel 1982
il Ministero dell’Agricoltura e
delle Foreste ha riconosciuto i
Rangers come Associazione di
volontariato con personalità
giuridica, per la salvaguardia
dell’ambiente naturale e per la
protezione civile con decreto del
Presidente della Repubblica. E’
Attilio Guidetti, coordinatore
della delegazione locale dell’associazione e presidente provinciale che ci illustra scopi e finalità: “Nella provincia di Salerno
abbiamo sezioni a Vallo della Lucania, a Tramonti, a Cava de’Tirreni e a Mercato San Severino.
Ad Oliveto i “Rengers” si sono
costituiti nel 1999. Da allora le
attività del gruppo si svolgono
in stretta collaborazione con gli
enti pubblici e privati e le Forze
dell’Ordine. I “Rangers d’Italia”
trovano la loro naturale collocazione nel quadro generale delle
attività promosse per la salvaguardia della natura e per la
protezione civile.” Ad Oliveto i
Rangers sono ormai radicati nel
territorio. È assai variegato il
ventaglio di attività svolte da
questi volontari. Sono loro che
raccontano con coinvolgente
entusiasmo il loro servizio civile
svolto con grande passione. Tra
gli interventi più significativi dell’anno in corso vi è certamente il
ritrovamento del cadavere di
Elisa Vuocolo. La donna, cinquantenne collianese, si era
tolta la vita lo scorso 5 gennaio
lanciandosi in una scarpata.
Anche alluvioni, precipitazioni
atmosferiche e incendi nel curriculum dei Rangers. Ben due i
focolai divampati quest’anno,
che hanno seriamente messo in
pericolo le famiglie Coglianese
e Palcera. Una delle ultime operazioni risale al 13 marzo. Un
gruppo di temerari escursionisti
era salito sui rilievi rocciosi siti
tra San Gregorio Magno e Colliano, non curante delle proibitive condizioni atmosferiche. Sorpresi dalla neve gli otto malcapitati sono rimasti bloccati in
montagna chiedendo subito
soccorso ai carabinieri. Allertati
dal comando di Colliano, i Rangers olivetani hanno subito portato in salvo gli sprovveduti gitanti. “È stata un’operazione
complessa- ci spiegano i volontari- la neve era alta e tra gli
escursionisti vi era anche un disabile. Una grande soddisfazione. Ancora una volta è stato
possibile mettere gratuitamente al servizio della comunità le
nostre competenze e la nostra
professionalità”.
CULTURA
n°13 14 aprile 2006
L A K ORA
dalla prima Giuseppe Liuccio
L IUCCIO
La santa mediterraneità
dalla penombra di cantine sotterranee emerge il miracolo del grano
pallido figliato e cresciuto per incanto nei reticoli di stoppa inumidita e
riempie di vita tenera piatti di ruvida creta e con la civetteria di grappoli screziati di violaciocche adorna il “Sepolcro” di Cristo ed esalta
il Sacramento dell’Eucarestia. Quel
pane che, nel miracolo della transustanziazione, si fa corpo e quel vino
che pulsa sangue nelle vene del “Redentore” riaccendono nostalgie per
tovaglie di candido lino e cesti stracolmi di pane croccante sul lungo tavolo al centro della chiesa madre. E
il sacerdote in camice bianco e stola
violacea rinnova il fascino del mistero del Giovedì Santo.
E ancora una volta la mediterraneità trionfa nel fasto dei suoi alimenti. E pane e vino celebrano la ricchezza delle tavole imbandite dei ricchi e il desco modesto ma dignitoso
dei poveri. E le campagne biondeg-
14
DI ...
giano dell’oro del frumento e s’ingravidano degli umori e dei profumi
dei vigneti. E libri di scuola e reperti di musei rovesciano nell’immaginario collettivo scene di conviti e
quadri di vita agreste e dei e ninfe
popolano templi e campagne, fiumi e
boschi. E Demetra e Cibele, Hera ed
Iside, Bacco e Pan, Priapo e Sileno
occhieggiano dal pantheon del passato; e cristianesimo e paganesimo,
fede e superstizione, storia e mito si
mescolano e si fondono nel superiore concetto di cultura; ed il razionalismo laico spesso si appanna e, a
volte, si arrende alla inaccessibilità
del mistero della religione per rinascere, poi, nella fecondità del dubbio e ritrovare equilibrio e serenità
nell’esaltazione del libero pensiero.
Comunque, ogni giorno di questa
settimana, per quanti, come me, vivono nella sospensione della nostalgia della lontananza, riannoda i fili
della memoria e ripete il miracolo
della trasmigrazione fantastica; e ci
confonde con la folla festante dei
paesi ad agitare il nostro ramo di
ulivo nello splendore della primavera, a portare contriti al Sepolcro il
grano pallido cresciuto tra letti di
stoppa in piatti rozzi nell’ombra dei
ripostigli segreti, a seguire processioni di incappucciati nel variopinto
rituale delle congreghe, a sottolineare con il frastuono delle raganelle
(in qualche angolo remoto della mia
casa paterna ci sarà ancora lo
“zerre”- esempio di magica sonorità onomatopeica del mio dialettoche comprai in cambio di un paio
d’uova dal vecchio falegname ingegnoso) il calvario di Cristo dall’orto del Getsemani ai supplizi della
Crocifissione, a registrare il lutto
degli altari spogli e delle nicchie coperte, a salutare i bagliori del fuoco
nel falò acceso nel crepuscolo del
Sabato, a gioire dalla ritrovata abbondanza nella profumata pastiera
g.liuccio@ libero.it
della Pasqua.
Hanno una loro logica queste mie
divagazioni di uomo greco del XX
secolo che ritrova nel rito delle
Palme le sacre radici dell’olivicoltura ateniese, nel grano del “sepolcro” e nel pane e nel vino dell’Eucarestia la fecondità della terra mediterranea e in quella madonna nera
che dispensa sorrisi di maternità
sulla collina del Calpazio la statuaria maestosità della “Magna
Mater”, che fu Cibele e Demetra,
Iside ed Hera e, con nomi diversi,
perpetuò il miracolo della vita, quella che rinasce e si perpetua ad ogni
primavera e celebra il suo trionfo e
si sublima nella ritualità della Pasqua di Resurrezione.
Anche la lettura laica del mistero
della vita ha una sua profondità religiosa, la religiosità della Cultura,
quella con la C maiuscola che è saldamente ancorata nel bacino del
Mediterraneo.
I PAESI DELL’ANIMA
Castel San Lorenzo, la toponomastica penetra nella storia
Il Castello è lassù, in cima. e latifondi con l’imprimatur privilegiano la cronaca, più
Vanta storia antica, a parti- di bolla pontificia.
o meno recente, alla storia
re dal 1272, data della co- Il popolo anonimo confidò antica e l’oggi all’ieri, Castruzione, e, via via, nel e confida i tanti dolori, le stel San Lorenzo è, sopratcorso dei secoli, attraverso poche gioie e le molte spe- tutto, terra di vini, il vanto
l’alternarsi di casate nobi- ranze alle preghiere flebili del paese con quella gloria
li, che ebbero il dominio del nel chiuso delle chiese, di “Cantina sociale”, mirafeudo. Baroni e qualche quella antica di San Gio- bile esempio della intraprincipe, sazi di potevanni Battista, di stile ro- prendente imprenditoria lore e boria, spaziacale. Ed i coltivi,
rono con lo sguarfrutto di lavoro
do sulle povere
paziente e saA ciottoli di valle si frantuma
abitazioni ad intripiente,
danno
l’eco della campana che dal monte
cato arabesco di
frutti generosi e
trasmigra dolce a transito di vigne.
collina e a scivoreddito a centiEd è memoria dell’Abate colto
lo di fiume e, timonaia di famiglie,
che invitava, devoto a San Lorenzo,
rosi di rivolte imche, nella coopeall’obolo, al lavoro, alla preghiera.
provvise, spiavano
razione, hanno
Il passero alle mura del Castello
fin nella mente e
trovato la strada
becca segreti ai buchi della storia:
nel cuore dei congiusta per esaltatadini pressati dai
re e lanciare sui
i “signori” del feudo alla guerra
balzelli nella loro
mercati nazionadi averi, terre e titoli contesi;
tormentata esili ed esteri il mefecondi di mestieri i contadini
stenza di privazioglio dei loro prosoddisfatti a boccali di barbera.
ni e sudori.
dotti. Fosse nato
Lassù è anche il
da queste parti
Municipio, dove i
Nico Orengo ne
nuovi feudatari della politi- manico, spalancata sul- avrebbe tratto un bel roca, spesso comprensivi e l’ariosa vallata da uno slar- manzo, del tipo “Di viole e
tolleranti, qualche volta ar- go ardito del centro storico liquirizia” (Einaudi), che
roganti, prepotenti e vendi- e quella più raccolta e meno esalta le zone vitate del
cativi, ostentano titolo e po- pretenziosa dei SS.Cosma e Monferrato e delle Langhe.
tere conquistati nel confron- Damiano, che fu ed è meta Ma da quelle parti è passato democratico in elezioni di pellegrinaggi di fedeli da ta la grande letteratura di
libere, anche se qualche tutta la Valle nell’ultima de- Fenoglio e Pavese, i cui
volta passionali oltre il li- cade di settembre. L’una e testi hanno fatto la fortuna
mite. San Lorenzo (de Stric- l’altra conservano tele di turistica di zone di collina e
tus) fu monastero con abati pregevole fattura.
di montagna che nulla
influenti a governo di anime Ma per i tanti, troppi, che hanno da invidiare alle no-
stre. Qui, quando va bene, C’è, invece, chi con la culci si deve accontentare di un tura crede, o si illude, di
Liuccio, che si sforza e, progettare il futuro, nella
qualche volta ci riesce, di consapevolezza che, come
dare dignità letteraria al autorevolmente scriveva
Cilento
Carlo Levi, “le parole sono
Qui imprenditori e politici pietre”. E le parole, sopratnon investono in cultura. tutto quelle letterarie, colGli intellettuali non porta- piscono, fanno male e lano voti e, oltrettutto, con la sciano il segno nel profonfissa dei discorsi impegna- do. E, quel che più conta,
ti, mettono a nudo la co- durano a lungo, qualche
scienza dei tanti, troppi, la volta per l’eternità, in prosa
cui ultima lettura di un libro e in poesia.
risale ai
tempi
A SANTOMENNA
lontani
della
Se perdi un figlio
scuola.
puoi venire qui a dormire in macchina
Meglio
alle due del pomeriggio,
le feste
puoi sentire il tremore del tuo corpo
di mezzo
come un cespuglio sente una formica.
Agosto
non disturberai nessuno
con il binon sarai disturbato nel tuo lutto
vacco di
nella tua voglia di stare lontano
frotte
dall’usura degli impicci
vocianti,
anche quella minima
tra cui,
che viene dal restare in casa.
spesso,
ora sei qui di passaggio
si aggira
ancora
non sai come accantonarti
il politicome accantonare il mondo guasto.
co poma guardali, alcuni già lo fanno,
tente e di
magari a quest’uomo
rango in
che ti sta di fronte è già capitato
prolunqualcosa di simile,
gata
ha
già chiuso la bocca
passealla sua vita.
rella di
Franco Arminio
vanità.
15
LA SETTIMA
ANA
n°13 14 aprile 2006
A Paestum, “Ricordi e Sapori” cilentani a prezzo onesto
Cercate un prodotto tipico cilentano o, in
generale, della provincia di Salerno? Un
vino da regalare? O qualcosa di particolare della nostra gastronomia? Ecco il
posto giusto con il prezzo onesto. È noto
che dove ci sono i turisti il prezzo lievita, spesso (ingiustamente) i venditori ne
approfittano. Qui no! Ho trovato specialità nostrane vendute a prezzi accettabili.
Dove? Semplicissimo: venendo da nord
(Capaccio Scalo) andate verso l’ingresso
della zona archeologica di Paestum, appena entrate nell’antica città, il negozio,
piccolo e accogliente, è sulla destra, praticamente a ridosso delle mura. Il nome è
“Ricordi e Sapori”, dal nome s’intuisce
che si vuol far conoscere e scoprire le nostre cose buone che in tanti abbiamo dimenticato. A riceverci troviamo Alfonsina Giuliano (nella foto) che gestisce il
posto dal giugno 2005. In una breve
chiacchierata ci racconta la sua storia:
«Lavoravo in un posto dove si commercializzavano unicamente prodotti tipici e
mi resi conto che la cosa “tirava”. La
gente, soprattutto quella che veniva da
fuori, cercava prodotti particolari. Così,
appena saputo che questo negozio, che
prima era un “genere alimentari”, veniva
dato in gestione e notando che a Paestum
mancava un posto simile, mi sono fatta
avanti. Poiché la proposta di fitto era onesta, eccomi qua…». È stata veramente
una buona intuizione. I turisti sono stanchi di acquistare le solite cianfrusaglie e
portano volentieri con loro prodotti tipici e gastronomici. Tra le tante cose al “Ricordi e Sapori” troviamo: i fagioli di Controne del “contadino” Michele Ferrante, i
ceci di Cicerale coltivati nell’azienda
agricola biologica di Michele Palumbo e
i fagioli “occhio nero” di Oliveto Citra
dell’azienda di Insalata Teresa; poi, praticamente tutta la gamma della Masseria
Maida di Paestum che produce sott’oli,
confetture, salse, marmellate, creme e
sughi, prelibatezze che sono richiestissime in tutt’Italia; come nettare di Bacco
abbiamo la scelta tra i vini delle aziende:
Marino di Agropoli, i “Vini del Cavaliere” di Paestum, De Conciliis di Prignano
Cilento e la Val Calore di Castel San Lorenzo; come pasta, quella di Giovanni
Palma (tagliatelle, fusilli, spaghetti alla
chitarra, cavatelli, ecc.), l’artigiano di
Vallo della Lucania e la Vicidomini (pennoni, candele, paccheri) di Castel San
Giorgio; l’olio extravergine d’oliva: Marino dal Cilento e Val Calore dalle Colline Salernitane; i liquori nostrani come il
limoncello, il finocchietto ed altri, commercializzati in bottiglie particolari, delle
aziende “Antiche Fattorie Cilentane” di
Patrizia Postiglione, Di Biasi di Paestum,
l’“Altro Cilento” di San Mauro Cilento e
il Melanù, l’ormai noto liquore prodotto
a Salerno con la mela annurca; in dolcezza ci sono i calzoncelli, le freselle al cioccolato, i morzelletti e tante altre leccornie delle “Delizie di Maria” di Roccadaspide, oppure, il miele nelle versioni più
originali come quello agli agrumi o al castagno prodotto dall’“Alveare del Cilento” di Stefania Postiglione; come stuzzicheria salata ci sono i tarallucci al peperoncino o i codini alle mandorle del “Pan
& Biscotti” di Miele Maria Antonietta di
Roscigno oppure i biscotti di grano prodotti dalla stessa azienda; la lista potrebbe continuare ancora per molto, mi soffermo sui salumi tipici cilentani come la
soppressata e la salsiccia, sui salumi di
bufala, sull’origano di montagna della
Bottega dei Golosi di Sapri, sulle mozza-
Al Tre Olivi
il “Carciofo a tavola”
È tempo di Vinitaly, le aziende vinicole sono impegnate a Verona
per promuovere i propri prodotti.
Al ristorante Tre Olivi, del Savoy
Beach Hotel di Paestum, hanno
messo momentaneamente “Vinigustando” da parte e, per due settimane da lunedì 10 a domenica
23 aprile, sarà protagonista il carciofo, “Re dell’Orto” della Piana
del Sele, che dal 2004 è stato riconosciuto IGP (Indicazione Geografica Protetta). Lo chef Matteo
Sangiovanni, che ricordiamo è
anche uno dei responsabili della
Nic (Nazionale Italiana Cuochi),
proporrà durante questo periodo
un menu tutto al “carciofo” dall’antipasto al dessert. Quindi, il Savoy continua la sua opera di valorizzazione dei prodotti tipici nostrani, e in un prossimo futuro
sono previsti anche menu a base di mozzarella di bufala, pesce azzurro, fagioli di Controne e di Gorga (Stio Cilento), ceci di Cicerale e addirittura dei gemellaggi con la
gastronomia di altre regioni italiane.
Questo il menu “carciofo” che sarà prepa-
rato: Letto di carciofi con gamberi gratinati e vellutata di patate; Scialatielli con carciofi e scorfano; Trancio di dentice in guazzetto di pomodorini del Vesuvio e carciofi
trifolati; Tortino di mirtilli con cantuccini e
marmellata di carciofi.
Il prezzo è di 30 euro a persona (vini esclusi). Per informazioni e prenotazioni:
0828.720023 Ristorante Tre Olivi.
Dibbì
relle di Paestum, sui caciocavalli stagionati o affumicati, sul formaggio di capra
dell’azienda di Nicola Calmieri, sul pecorino di Colliano, sul caffè Cilento di
Laurito; per la chiusura in dolcezza alla
“Ricordi e Sapori” trovate anche le uova
di Pasqua di svariate misure della ditta
Torre di Torchiara. Penso che tutte queste notizie faranno sì che prossimamente
farete
una
visita
alla
gentile
Alfonsina…alla prossima.
Recapito: Ricordi e Sapori, Via Magna
Grecia 572, 84063 Paestum (SA).
Tel. 338.9540435.
Sito web: www.ricordiesapori.com
La Ricetta
Carciofi di
Paestum con
uvetta sultanina
e pinoli
Ingredienti per 4 persone: 8 carciofi di Paestum Igp - mollica di
pane - 6 acciughe dissalate - 1
ciuffo di prezzemolo - 4 spicchi
d’aglio - uvetta sultanina - pinoli formaggio pecorino grattugiato vino bianco - olio extravergine
d’oliva - sale – pepe
Procedimento: preparare un
composto con mollica di pane, acciughe, un trito d’aglio e prezzemolo, uvetta ammorbidita, pinoli,
pecorino, sale, pepe. Riempire i
carciofi mondati precedentemente e adagiarli in una pirofila coperti per tre/quarti di vino. Irrorare
con olio e infornare a 190 gradi.
Vino consigliato: Radicato 2003,
Castel San Lorenzo Doc, Val Calore
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N. 13 – 14 aprile - Unico Settimanale