Poste Italiane S.p.a. Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46)
art. 1, comma 2, DCB Rovigo - Trimestrale
PERIODICO
DEL CENTRO MARIA BOLOGNESI
ATTORE DELLA CAUSA
DI CANONIZZAZIONE
DELLA SERVA DI DIO
MARIA BOLOGNESI
INTERNET: www.mariabolognesi.it
ANNO XVI N. 3
LUGLIO - AGOSTO - SETTEMBRE 2007
E-mail: [email protected]
In caso di mancato recapito si prega di restituire al mittente che si impegna a pagare la tassa dovuta.
Dove stiamo andando?
“O generazione incredula! Fino a quando starò con voi?
Fino a quando dovrò sopportarvi?”. (Mc 9,19)
Senza Dio
Con Dio
Editoriale
“Chi non è con me, è contro di me;
e chi non raccoglie con me, disperde” (Lc 11,23).
PECORELLE SMARRITE
O PECORONI INCALLITI?
Dove stiamo andando?
Può sembrare banale porsi questa domanda, ma in un tempo infestato dai punti esclamativi, credo che usare un punto interrogativo sia
partire con la sana ammissione che non siamo onnipotenti.
Abbiamo smarrito la “strada” o siamo troppo “ebbri” di materialismo a tal punto da avere la vista annebbiata e rischiare di investire
Dio sulla strada per Damasco?
Mentre scrivo, il Sud Italia è un inferno di fiamme per mano di piromani a caccia di emozioni forti o di nuovi terreni da cementificare; i RIS
corrono da una parte all’altra del Paese tra omicidi irrisolti e rapine in
villa; l’a’ndrangheta esercita i suoi giochi di morte
anche all’estero; i muri delle città urlano voglia di
Brigate Rosse; si abbandonano i bambini nel reparto merendine di un supermercato, le immagine di
guerra si alternano con disinvoltura alle televendite
e per avere una frazione di secondo di notorietà si
mette in vendita la propria mamma su E-Bay.
Uno scenario degno dell’Urlo di Munch,
anche quello trafugato qualche anno fa come il
significato di “umano” dal cuore dell’uomo.
Toccati da vicino
Quando ci scorrono davanti i servizi dei tg –
brutta abitudine di “consumarli” durante i pasti – li
percepiamo, inconsciamente, come le scene di una
fiction, ma quando sullo schermo della tv appare
un fatto che riguarda l’ambiente in cui viviamo,
ci sentiamo toccati da vicino e le nostre coscienze sembrano scuotersi
come chiome degli alberi percosse da bastoni per far cadere i frutti.
Questa circostanza è stata vissuta, i primi giorni del mese di
luglio, dagli abitanti di Rovigo e provincia; la città di Rovigo è infatti
passata alle cronache per un atto blasfemo: alcuni studenti dell’Istituto
Tecnico per Geometri “Bernini” hanno girato un filmato – poi messo
in rete su You Tube, sito già tristemente famoso – in cui si accaniscono
contro il crocifisso appeso in aula, prima staccato e poi spaccato a
bastonate, con un sottofondo di bestemmie.
La vicenda ha destato un gran polverone, al punto tale da finire
in Parlamento, affinché fossero valutate le responsabilità oggettive
dell’Istituto Scolastico.
Probabile imbattersi nell’esclamazione piena di stupore «Strano,
sono ragazzi di buona famiglia!».
Non si tratta di giudicare “buoni o cattivi” – come canta Vasco
Rossi – ma di mettere in discussione la capacità educativa delle
famiglie.
Proprio a tal proposito il Vescovo di Adria e Rovigo, Mons. Lucio
Soravito De Franceschi si è espresso nel suo appello alle famiglie
durante l’omelia della S. Messa domenicale dell’8 luglio; le famiglie
devono assumersi le proprie responsabilità, a svolgere il proprio ruolo
educativo, ad occuparsi dei figli, a trasmettere valori autentici.
Mal comune, mezzo... sbaglio
«Cari giovani, non lasciatevi deviare dalla logica della violenza,
della prepotenza, dell’apparire; non siate “pecore” che si lasciano
2
sopraffare dai bulli di turno o dai messaggi idioti di qualche sito
Internet. Credete nei valori che fanno vivere [...] Gettate nella nostra
società “semi di speranza” [...]» ha aggiunto il Vescovo Soravito nella
stessa occasione, rispolverando il significato di responsabilità individuale, spesso schiacciata sotto montagne di alibi.
Colpa della scuola, della famiglia, dei giovani, dei Media...
L’opinione pubblica tende a trasformare la ricerca delle responsabilità in una caccia al colpevole come fosse un gioco simile a Cluedo
e alla fine i “rei” sono talmente tanti che non lo è più nessuno, così la
presa di coscienza slitta fino al prossimo episodio negativo.
Sulla crisi della prima cellula della società ci
siamo già soffermati più volte, invece raramente si
osserva il modo di vivere la giovinezza, totalmente deformato: non è più come un passaggio per
diventare adulti e quindi un momento di transizione, ma come un frangente fine a se stesso con tutta
la “fretta” di viverlo che ne consegue.
Non si “investe” nella propria crescita spirituale perché è solo tempo perso, come lo è trovare
una propria identità quando è più pratico fare i
“pecoroni” e specializzarsi in una corsa all’imbecillità per attirare l’attenzione, sistema di misura
del valore individuale.
La pena comminata allo studente responsabile
dell’accaduto è stata valutata in 15 giorni di servizio obbligatorio di volontariato.
Soluzione educativa, probabilmente rovinata
da qualche «Proprio come in America, è la pena che danno anche alle
star di Hollywood».
Sono certa che questa punizione servirà a quel ragazzo per aprire
il suo cuore al vero senso della vita; mi auguro serva anche alla città di
Rovigo e a tutti noi per comprendere che non basta il buonismo a sistemare le cose o che sia sufficiente chiudere tutto in uno schedario alla parola
“bullismo”, come un termine magico dalla semantica quasi giocosa.
La risposta
«Quest’uomo ingiuriava Cristo in mia presenza con i più bassi
insulti, e tuttavia non è mai stato capace di mettere a confronto con
Cristo se stesso e tutti i progressisti di questo mondo. Non è mai stato
capace di accorgersi quanto c’era in lui stesso di meschino amor proprio, di odio, d’insofferenza, d’irritabilità, di volgarità, ma soprattutto
di amor proprio. Insultando Cristo, lui non si è chiesto: ma cosa metteremo al suo posto? Non possiamo mica metterci noi stessi, che siamo
così spregevoli» scrive Fëdor Michailovic Dostoevskij.
Una risposta chiara e forte ci arriva dal Papa, Benedetto XVI,
durante l’Udienza generale dell’8 agosto: «Senza Dio non c’è vero
umanesimo».
L’immagine di un mondo senza Dio appare, nelle parole di Joseph
Ratzinger, quando ancora non portava al dito l’anello pontificale, in
un intervento del 2001 al Sinodo dei Vescovi, dove richiamandosi alle
epistole paoline, affermava: «Un mondo senza Dio è un mondo senza
speranza, e una cultura senza Dio porta nel suo nucleo la disperazione,
diventa inevitabilmente cultura della morte».
Finestre Aperte
Svelato l’arcano, l’uomo e la società si stanno guastando perché
privano la realtà di Dio, l’unico capace di darle un senso; una realtà
priva del suo senso diventa irreale e perciò sconvolta.
L’uomo solo materia non può fare altro che consumare ed essere
consumato, così la biografia di ogni uomo si riduce al cerchio insensato di “nacque, mangiò, morì”: senza Dio l’uomo non può essere uomo,
è un assioma dell’antropologia teologica.
Anche Sheakespeare, nell’atto 5° scena 5a di MacBeth, scrive che
«Il mondo senza Dio sarebbe una favola raccontata da un idiota in un
accesso di furore».
Dunque abbiamo bisogno di Dio, già prendere coscienza di questo
sarebbe un bel passo in avanti.
Pensiamo al Buon Ladrone, gli è bastato un «Ricordati di me»
per farsi trovare da quel “Dio con noi” che non smette mai di cercarci,
come pecorelle smarrite – anche quando facciamo i “pecoroni”.
Spesso spendiamo le nostre energie inseguendo il sogno di un
volo pindarico che ci faccia uscire dai labirinti delle scelte quotidiane,
piuttosto dovremmo impegnare le nostre forze nel cercare proprio in
quel labirinto che è la vita, un filo, il filo all’altro capo del quale c’è il
nostro Padre Misericordioso. Un filo d’amore.
Nel Vangelo c’è la risposta ad ogni nostra domanda.
Le sfumature
Sì, il Vangelo. Quel librone che legge il sacerdote. Quello che
– esiste anche in formato tascabile – dovrebbe essere sul nostro
comodino.
Permettetemi un po’ di sarcasmo per sottolineare che spesso l’abitudine e la superficialità ci tengono lontani dalla lettura della Parola
e dalla comprensione delle sue sfumature, essenziali per coglierne il
significato.
Così il credente con in mano la semente da gettare e il lievito per
far fermentare, si riduce ad un bamboccio di pasta sale.
Il poeta Clemente Rebora – famoso per la sua conversione – scrive: «Via da me, abitudine sciocca che intacchi il prodigioso affresco...» perché sono le sfumature che danno vita ai colori.
Allora non abituiamoci al male e a vedere tutto nero, apriamo la
mano invece di puntare il dito.
Godiamoci il nostro viaggio terreno chiedendo ad ogni bivio
l’aiuto di Dio.
Maria Bolognesi è lì, a farci da navigatore; lei che ha colto con
tanta maestria le sfumature del Creato, a tal punto da far arrivare a noi
– attraverso i suoi quadri – i suoi colori; delicate sfumature che nella
rubrica “Sulle ali della poesia” di questo numero, grazie alla vostra
generosa partecipazione, sono diventati versi soavi.
Poesie che ci aiutano a riempire di speranza il serbatoio della
nostra lucerna e ci preparano a vivere l’anniversario della nascita di
Maria Bolognesi: grazie a Dio anche l’Urlo di Munch può diventare
un sorriso.
sommario
Editoriale
Pecorelle smarrite o pecoroni incalliti? ... pag. 2
Diario
«Ci siamo dimenticati che Cristo
è morto per tutti noi?» ............................ »
4
La preghiera questa sconosciuta ............. »
5
Filo diretto con Bosaro
La Chiesa si fa bella ............................... »
6
Sulle ali della Poesia
Una poesia per il quadro ......................... »
7
DA ODERZO A ROVIGO:
per conoscerci ed amarci di più
Una vita dedicata... ................................. » 11
Passa il testimone
Super Miro: sensazioni e ricordi
di un’esperienza patavina ....................... » 13
La posta di Maria ........................................ » 14
Appuntamenti ........................................... » 16
Ludovica Mazzuccato
Curiosità
Negli ultimi anni, purtroppo, si è messa in discussione la presenza del
crocifisso nelle scuole statali, ma forse non tutti sanno che è
stato l’art. 118 del regio decreto n. 965/1924 a disporre
che “ogni istituto ha la bandiera nazionale; ogni aula,
l’immagine del Crocifisso e il ritratto del Re”.
Dopo tante polemiche, il 13 febbraio 2006, è arrivata la sentenza n. 556 del Consiglio di Stato: il crocifisso deve restare
nelle aule scolastiche non perché sia un «suppellettile» o un
«oggetto di culto», ma perché «è un simbolo idoneo ad esprimere l’elevato fondamento dei valori civili».
Finestre Aperte
In ossequio al decreto di Urbano
VIII, si dichiara di non voler attribuire
a quanto di straordinario è narrato
in questo giornale altra fede se non
umana e di non voler prevenire il
giudizio definitivo della Chiesa, al
quale la Redazione intende sottomettere in tutto il suo.
Il Consiglio Direttivo
del Centro ringrazia per le offerte
pervenute per la Causa
e le opere di Maria.
Per offerte:
Conto Corrente Postale 26145458
FINESTRE APERTE
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Direttore Responsabile:
Mons. Daniele Peretto
Direttore:
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Centro Maria Bolognesi
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Aut. Trib.: Rovigo n. 8/92
del 30/07/1992
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Il Diario
«Ci siamo dimenticati che Cristo
è morto per tutti noi? »
Leggere i diari di Maria Bolognesi
che, stagione dopo stagione immortalano la vita della Serva di Dio, è come
avere il dono di passeggiare in un giardino rigoglioso di fede.
Perciò riproporre alcuni stralci dei
diari di Maria è come sedersi su di una
panchina di quel giardino senza tempo
e trovare le risposte alla nostre angosce quotidiane proprio ammirando
quei giunchi di glicine che si attorcigliano per resistere al vento, quelle aiuole
piene di fiori che aprono il cuore per
donare il loro nettare alle api...
Le meditazioni che abbiamo deciso
di pubblicare ci sembrano attinenti
con il filo conduttore che ci accompagna in questo numero di Finestre
Aperte: per un mondo migliore è
indispensabile mettere Dio al centro
della nostra vita!
Maria Bolognesi è stata satellite
splendente della volontà di Dio, facciamo tesoro del suo esempio affinché
nelle nostre lucerne non manchi mai
l’olio.
Meditazione del 16 settembre 1952:
«Eppure ogni giorno di nostra vita
è proprio un dono di Gesù, un continuo regalo che ci fa, ma quali meriti
noi abbiamo, nulla, siamo altro che
pieni di miseria. Come vorrei amare
Gesù anche per coloro che non Lo
amano! Sono troppo cattiva, vorrei
farmi santa, ma non so mettere in
pratica le virtù principali per poterlo
diventare. A Gesù offrirò tutta me
stessa, se fosse necessario per il mio
bene o per il bene dei miei fratellini
darei volentieri anche la mia vita».
Il 15 luglio 1955, mentre è in viaggio
sull’ambulanza della Croce Rossa per
portare la salma della defunta Wanda
dall’ospedale S. Orsola di Bologna a
Rovigo, Maria medita da sola:
«Gesù è l’infinito, Lui comanda, ora penso e ripenso, si sa dove
4
Dio ci ha dato la luce, ma non si
sa, in quale casa, ed in quale luogo
si spegnerà la nostra vita. Preparata
sia ogni ora, “nessun perché” dirò a
Gesù nell’averci provati così: Gesù
Tu sai dove arriva il mio pensiero,
son piccola, voglio fare solo la Tua
volontà».
Maria, in data 23 luglio 1957, dopo
aver ricevuto e letto una lettera, che
l’ha fatta rabbrividire, medita e scrive:
«Che tragedie... che freddezza
nella fede. Povero Gesù! Povere creature tanto angosciate, lottano per una
vittoria in fondo, vengono schiacciate
perdendo ogni forza specie da coloro
che sembrano perle di Gesù. O Gesù
fortifica sempre più la nostra fede,
ravviva il nostro amore. I Tuoi lamenti sono fatti sempre per causa nostra.
Quanto siamo cattivi».
Nel mese di giugno del 1966, Maria
riflette su certi aspetti del vivere quotidiano:
«...Ho una tristezza nel cuore per
vedere spesso piangere Gesù, non
trovo sollievo e mi sussurra sempre:
Maria prega, raccomando la recita del
S. Rosario per la conversione delle anime
e per riparare ai molti
errori che commettono tanti sacerdoti...
Mi sono prodigata per
un matrimonio civile, ho chiesto a un
sacerdote di cui non
faccio il nome una
preghiera per questa
famiglia. Il Sacerdote
si è sdegnato completamente dicendo:
io che son sacerdote
non mi metto in quei
pasticci, perché lei va
a interessarsi di questi Il Gesù di Maria
casi? Quel punto di domanda mi pizzica il cuore veramente. Forse Cristo è
morto solo per quel matrimonio fatto
civilmente? Ci siamo dimenticati che
Cristo è morto per tutti noi? Non capisco quanto dobbiamo aspettare di fare
del bene. Il Concilio ecumenico che
vada messo in pratica? Ma!
Quando infondiamo nel nostro
cuore il S. Vangelo? Qualunque cosa
farai al tuo fratello sarà fatta a me.
Siamo o non siamo figli di Cristo?».
Nel periodo che precede la Pasqua del
1979, Maria percepisce le difficoltà e
i gravi pericoli di un’umanità, che sta
andando alla deriva:
«...Arriveremo ai grandi mercati
neri, come siamo messi, come siamo
messi, il peggio è avanti, il Signore
che ci guardi bene tutti, altrimenti, la
vela affoga»
E continua, come il presagio di un
trapasso non lontano:
«Siamo arrivati quasi alla Pasqua,
tanti ci hanno lasciati per strada, ma
un giorno raggiungeremo tutti i nostri
cari...».
Finestre Aperte
LA PREGHIERA QUESTA SCONOSCIUTA
“veste ingombrante”
che non entra più in valigia
Forse bisognerebbe entrare più
spesso nella stanza della memoria e
sedersi al tavolo con lei a giocare la partita del ricordo. Tante, troppe, sono le
dimenticanze che rendono più leggera
la valigia, con cui viaggiamo nella vita
di ogni giorno.
Parole dette, occhi incontrati, gusti
assaporati, odori annusati e pratiche,
che in passato indossavano la veste
della consuetudine, sono rimasti in
qualche armadio che non apriamo più.
La logica del bisogno urgente, della
necessità immediata, oscura quella sana
tensione all’ascolto, alla comprensione,
alla pausa meditativa, che obbliga a fare
i conti con se stessi.
E così siamo tutti più frenetici, più
aridi, più soli e abbiamo perso il gusto
della lentezza. Più che vivere cerchiamo di sopravvivere rimbalzando da una
parte all’altra come palloni gonfi di aria
e leggeri come il vuoto.
In questo scenario rimane, tra gli
appigli a cui ognuno può aggrapparsi
a seconda del proprio gusto, delle proprie idee e del proprio orientamento
filosofico ed esistenziale, un’occasione
preziosa, una mano ancora sicura, tesa
all’anima.
È la preghiera.
Un porto di quiete, a cui approdare
come naufraghi dopo essersi dispersi
in un mare che non è il
nostro, un’oasi di pace,
in cui costruire senza
fretta il puzzle della
coscienza.
Per chi si dice credente congiungere le
mani, mettersi in ginocchio e abbassare il capo
di fronte al mistero del
cielo, dovrebbero essere
gesti inseriti nel rituale della vita quotidiana.
Senza arrivare all’ortodossia pretesa da altri
culti, in cui tutto si ferma
nel tempo della preghiera, i cristiani sono chiaFinestre Aperte
mati a pregare il loro Dio, a invocare
la Madonna, ad aprire il cuore a Gesù
e ai fratelli.
Eppure, sempre più spesso, come
una veste troppo ingombrante, la preghiera rimane fuori dalla valigia, bandita a priori dalla partita con la memoria,
esclusa dalla scommessa su una possibile vittoria al tavolo di gioco.
Semplicemente non ci si ricorda più
di pregare.
Nato da un momento di pigrizia, il
meccanismo diventa automatico e ci
lasciamo vivere come robot, che non
sono stati programmati per raccogliersi, riflettere e chiedere perdono con
umiltà. Robot che non pregano perché
non hanno tempo, perché non hanno
voglia, perché non hanno “bisogno” di
guardare con attenzione e senso critico
il bicchiere prima di offrire agli altri il
sapore della propria bevanda.
È, questa, solo un’umile riflessione,
una breve istantanea che non ha la pretesa di fotografare tutta la realtà.
O, se si vuole, una veste insolita
in cui presentarsi all’ennesimo appuntamento con chi avrà la pazienza e la
forza di fermarsi per dire una preghiera
in più.
Adele Stella
LE PREGHIERE DI MARIA
Leggendo i diari di Maria, ci si
rende conto che ogni sua riga è una preghiera proprio come ogni sua azione è
un gesto d’amore nei confronti di Dio.
Dalla punta della sua penna non
usciranno mai preghiere in strofe perché lo stile di Maria è proprio quello
di non avere stile se non la semplicità.
I suoi sono veri e propri dialoghi spirituali, perché il suo Gesù è un fratello a
cui si apre totalmente. Dunque, parole
semplici perché siano più leggere possibili per volare in cielo. Le preghiere
di Maria sono pure come gocce d’acqua
che, scivolando nell’animo di chi le
legge, riescono a scavare in profondità.
Ne proponiamo uno stralcio in cui
Maria si offre totalmente a Dio, pronta
a soffrire e consapevole di quanto il
Padre ami tutti i suoi figli. Ognuno lo
faccia suo per iniziare un nuovo modi
di parlare con Dio.
“Vorrei esserTi utile come una fiaccola per non lasciarTi mai solo ma
Tu lo sai che sono tanto piccola ed
indegna... Gesù eccomi
come una piccola vittima usa pure del mio
corpo come a Te piace;
sono piccola e vorrei
essere grande come i
mari e le montagne del
mondo per poterTi dare
molto di più. Non piangere Gesù mio bene, non
piangere... Gesù vorrei
succhiare le Tue lacrime
e nel medesimo tempo
poterle raccogliere per
poterle mostrare a tutti
per fare vedere a loro
quanto ci ami e quanto
soffri...”
5
Filo diretto con Bosaro
LA CHIESA SI FA BELLA
News dal paese natale della Serva di Dio
Quanti in questo periodo avessero l’opportunità di recarsi a Bosaro a visitare la
Chiesa di S. Sebastiano, in cui la Serva
di Dio Maria Bolognesi ricevette il santo
battesimo, toccherebbero con mano che i
lavori del restauro dell’edificio, già iniziati
da alcuni mesi per quanto concerne la parte
esterna (tetto), procedono speditamente. È
risaputo che a breve termine il cantiere
sarà portato all’interno per procedere a tutti
quegli accorgimenti che riporteranno all’antico splendore questa chiesa, tanto cara alla
Serva di Dio.
Quando ciò avrà luogo, la Chiesa per
un periodo di tempo indeterminato - da
sei a dodici mesi - non sarà più agibile,
per cui tutte le funzioni, compresa quella
del 20 ottobre 2007, 83° anniversario della
nascita della Serva di Dio, si svolgeranno
all’interno di una struttura prefabbricata,
che presto sarà collocata nelle adiacenze
della canonica.
Il restauro della Chiesa – avendo ottenuto i debiti permessi da parte delle autorità
competenti – ha previsto anche l’individuazione del tumulo in cui trasferire dal
Cimitero del capoluogo la salma di Maria
Bolognesi.
Riteniamo doveroso riportare parte della
relazione tecnica dell’architetto Massimiliano Furini per la realizzazione di questo
tumulo, anche questo inoltrato e approvato
dalle Soprintendenze competenti.
In questo documento si legge che “la
scelta si è focalizzata nell’accesso laterale e
secondario alla chiesa”; e poi: “Il pavimento
verrà rimosso e verrà realizzato sotto terra il
tumulo aventi le pareti in calcestruzzo armato come previsto e richiesto dal regolamento
comunale e dall’ULSS competente.
Una volta tumulata la salma il nuovo
pavimento verrà realizzato con lastre di
marmo bianco e rosa prendendo come
esempio la tipologia impiegata nell’aula dei
fedeli. La porta esterna sarà rimossa e mantenendo la dimensione forometrica esistente
verrà collocata una vetrata con una grande croce assimetrica realizzata con vetri
colorati e legati a piombo. Al suo esterno
una inferriata riportante il disegno classico
in essere nelle finestre della vecchia casa
canonica pur con qualche adattamento per
ragioni di corrispondenza al decoro della
vetrata, proteggerà la medesima e l’accesso
alla chiesa. La porta interna verrà rimossa
e al suo posto verrà realizzato un cancello
Pianta della Chiesa di S. Sebastiano con identificazione della Cappella destinata alla Serva di Dio
Maria Bolognesi.
Particolare della vetrata della Cappella
in ferro lavorato riprendendo il disegno di
quello presente nella porta del Fonte Battesimale”.
A corredo di questo “stralcio” riportiamo
anche gli elaborati grafici che gentilmente
l’architetto Furini ha messo nelle mani del
Centro all’inizio del mese di settembre 2007.
Dalle pagine del nostro Periodico giunga
il grazie del Consiglio Direttivo del Centro Maria Bolognesi all’architetto Furini ed
anche al parroco Don Camillo Magarotto
per il loro zelo, la loro preziosissima opera
ed un felice apporto di idee, sempre pronto
al confronto al fine di ottenere un risultato
ottimale.
Vorremmo poter dire ad entrambe le persone succitate che la loro encomiabile fatica
avrà sicuramente la benedizione del Signore;
non solo, ma anche il “sostegno materiale”
dei numerosi “amici” della Serva di Dio.
Consegniamo infine ai lettori di Finestre
Aperte, a mo’ di riflessione, il versetto tratto
dal libro di Tobia (12,9) “L’elemosina salva
dalla morte e purifica da ogni peccato. Coloro che fanno l’elemosina godranno lunga
vita”.
Xxx
Ogni 22 del mese,
nella Chiesa Parrocchiale
di S. Sebastiano, martire,
in Bosaro (RO) alle ore 17.30,
viene celebrata la S. Messa e,
a seguire, esposizione eucaristica
con recita del Rosario per le vocazioni
e la santificazione del clero.
Il 22 settembre collegamento
in diretta con Radio Maria
6
Finestre Aperte
Rubrica a cura di Ludovica Mazzuccato
UNA POESIA PER IL QUADRO
Le poesie premiate
G
rande successo per UNA POESIA PER IL QUADRO: quasi un centinaio di poesie sono giunte da tutte le parti d’Italia e una dalla
Tunisia. Spontaneo e doveroso ringraziare per la generosa partecipazione, perché è stato colto lo spirito delle nostre iniziative, “povere”
dal punto di vista dei premi che abbiamo la possibilità di offrire ma “ricco” di amore per la poesia come arte suprema, capace di
ingentilire un mondo talvolta gretto e rozzo.
Questa volta scegliere è stato un compito veramente arduo, infatti, le opere pervenute sono di buon livello e soprattutto si distinguono per l’originalità nell’affrontare la tematica proposta.
Avremmo voluto pubblicarne di più, ma non essendo stato possibile, si sta mettendo in cantiere l’idea di pubblicare una raccolta
di tutte le poesie ispirate al quadro di Maria Bolognesi, ovviamente se verrà offerto l’adeguato sostegno.
Si auspica che chi non troverà pubblicata la sua opera, continui in futuro a fare dono dei propri “fiori d’inchiostro”, perché scegliere
le opere da premiare è un po’ come mettersi ad osservare il quadro della Serva di Dio e decidere quale sia il fiore più bello: tutti hanno
un loro profumo, tutti una caratteristica che li rende speciali.
L’OLIO DELLA POESIA
LA SPINA PIÙ BELLA
Domenico Corvaglia
di Alliste (LE)
Rocco Fodale
di Messina
Nel sangue caldo del tramonto ho intinto
piume di passero, legate al filo della voce.
Sulla parete annerita del cuore ho dipinto
rose e fiori, a riscaldare i piedi di una croce.
Roseto sei, Maria, non fior reciso,
nel buio dell’incognita notturna,
rifugio offri con passo deciso,
di piccole creature sei lanterna.
Dall’albero della speranza ho colto il verde
per stendere un tappeto fitto d’erba sulla via
minata dalla sofferenza, dalla lunga malattia.
E il tempo, che tutto ingoia ma non disperde
Oscuro il sole, tu rosa svettante,
a Dio volgi i colori tuoi di fuoco;
Lo stesso che arde in te Spirito Santo,
e a ben conoscerti mi basta poco.
i semi buoni, ne trarrà un olio denso di poesia.
Personalissima interpretazione che esprime
l’interazione tra le arti: l’olio del dipinto
di Maria Bolognesi – pregno dei suoi ideali – diventa l’inchiostro del poeta.
Fiore più bello del Giardin di Dio,
il corpo modellasti nel dolore,
guardo le rose, e con stupore mio
resto in preghiera per diverse ore.
Fine per te di Vita è la Salvezza,
Come roseto, grandi braccia aperte.
Amore agli altri dai e sicurezza,
odor di rosa emani tanto forte.
PEREGRINO AUTUNNO
Yasmine Safi
di Tunisi
Tra sfumature rosa di vento e foglie.
Lo scorrere di persone
Come treni in fuga.
Peregrino
I nostri respiri si fonderanno
Filo di un desiderio.
Fra luci notturne d’autunno.
Versi agili che scavano il colore e attraversano la tela come pellegrini che vanno
alla ricerca di qualcosa che sanno già di
trovare.
Finestre Aperte
Triste ti fa dolore senza uscita.
Farfalle ed usignol, che con amore,
tieni tra le tue foglie, come dita
offri in un canto a Dio l’alma ed il cuore.
Con delicatezza il poeta esprime un argomento ostico da proporre: il dolore come
dono da offrire al Signore, realtà che ha
caratterizzato la vita di Maria Bolognesi.
A MARIA BOLOGNESI
(pensieri ispirati dalla sua opera)
Pasquarosa Di Lorenzo
di Torre De’ Passeri (PE)
Ti nasceva
tra le mani bianche
con dita affusolate
un’opera rossa
di sangue.
Ed erano rose.
La bellezza innocente
intrisa di dolore.
Ma c’era di più, di più...
C’era la Trinità
che riposava
tra l’odore intenso
delle rose
e cercava
in parvenza
di tre uccelli
variopinti
dai beccucci
appena dischiusi
il nettare
del tuo indicibile
segreto d’amore.
La farfalla
eri tu
Maria
e ti posavi
umile e leggera
nel cuore
della TRINITÀ
a sfiorarne il mistero.
Acuta osservatrice, la poetessa legge il
mistero della Trinità tra le pennellate e
a sua volta “dipinge” Maria Bolognesi
intenta sulla tela.
7
Sulle ali della Poesia
FIORI
UNA POESIA PER IL QUADRO
E DIVERREMO ROSE
Valeria Celli
di Bologna (BO)
Mario Vecchione
di Napoli
Ines Scarparolo
di Vicenza
Non per me i fiori recisi,
programmate macchie
di colore seminate in serra
per ambienti artefatti,
vivi solo per il tenue profumo
di morte imminente.
Amo corolle e petali legati
al verde delle foglie, al nero
della terra. Amo le piante
e gli arbusti dalle profonde
radici e i loro umili figli,
meta di vita, che scandiscono
con nascite diverse,
l’eterno fluire del tempo.
Fiori che non puoi cogliere
perché ti resistono
o perché presto disperati
appassiscono o si rompono
nelle tue avide mani.
Fiori che cerco spesso
anche tra le persone.
Fiori da amare,
fiori da coltivare.
Fiori per il Signore.
M agnificò la natura, il Fiore del Polesine,
A bile nel tratto, dolce nella figura;
R accolse tutta l’etica del Bello
I n un afflato di vita giubilante
A tratti ingenuo, ma fervido di fede.
Siamo piccoli
fiori di campo,
preziosi al Tuo cuore,
Maria.
Il sole ravviva
i nostri colori,
dà profumo la terra
alle nostre radici.
B agliore di luce il suo dipinto,
O riente di serenità e di pace;
L a cristallina estasi d’amore
O gni rosa riveste e fa brillare.
G li uccellini, dai tenui colori
N atura fan ricca e sorridente
E preghiera è il pennello di Maria,
S erva di Dio, chiamata a celebrare
I l creato fantastico e il Suo Autore....
Poesia nella poesia, acrostico arguto che
trasforma la visione del quadro in un’intensa biografia della Serva di Dio.
Piccoli fiori
che Tu offri al Signore
racchiusi
tra lievi carezze,
avvolti
da rispetto e preghiera.
E diverremo rose
al cospetto di Dio
con corolle di seta
e fragranze di cielo.
Rose rosse
a ricordare il sangue
che il Figlio dell’Uomo
sulla Croce ha versato...
Tra voli di farfalle
al cospetto di Dio
saremo gli umili
testimoni
del Suo Amore.
L’autrice si esprime in prima persona, ma
sembra “doppiare” il labiale dell’anima di
Maria Bolognesi: quei fiori “non recisi”
sono anime da amare.
Con stile raffinato, l’autrice entra nel
quadro interpretandolo con semplicità e
profonda fede.
UN SORRISO
Francesco Belsito
di Castelluccio Superiore (PZ)
Petali di storia
Su ali di uccelli
Percorrono sentieri di fiori
E un volto di donna
Che sorride
Con immagine d’altri tempi.
Fende la cortina di fango e sangue
L’ultimo seme
inghiottito dalla terra
morendo in una danza
d’estasi e fiamma.
Il suo nome
una speranza
nella rosa degli ultimi.
Nel quadro il poeta coglie il “volto” dell’anima di Maria Bolognesi, le sue doti di
anima straordinaria. Gli ultimi tre versi,
assolutamente sublimi.
8
SENZA TITOLO
Mattia Fresia
di Piossasco (TO)
Rifugiarsi tra i petali tuoi
Da speranza
Alle anime sperdute
In cerca d’amore.
E quando anche
L’ultimo petalo
Consumato dal tempo
Sarà caduto a terra
Di te resterà
L’eterno ricordo
Nel cuore di chi
Per un istante
Ha trovato la pace
Nel tuo rosso grembo.
Per l’autore i petali raffigurati nel quadro
sono le braccia amorevoli di Maria Bolognesi in cui rifugiarsi. Interpretazione fantasiosa che trasforma l’opera in un’icona.
PER UN QUADRO
Sebastiano Adernò
di Noto (SR)
stendi la mano per farti partecipe:
la notte ha fiori ciechi
e ti sia d’esempio il candore
nell’annusare i colori;
ricorda inoltre delle api
che producono dolcezza
tra la beatitudine di una rosa;
e non voltarti, se è il canto
a guidarti.
L’autore è riuscito a catturare nello spazio
di pochi versi, l’ispirazione di Maria Bolognesi, che si trasforma in una parabola
di vita.
Finestre Aperte
Sulle ali della Poesia
L’ORIGINE DEL QUADRO
CONSISTENZE
Ida Nella Fabbris
di Cesano Boscone (MI)
Gastone Pizzirani
di Sala Bolognese (BO)
Vicino al Canal Bianco
Verso Bosaro,
c’è la casetta della tua nonna.
Timide flore
Occhieggiano
Come scusandosi –
Sobria eleganza
D’essenza
Sdegnosa pur dei colori –
Sete
Di sottrarsi alle viste –
Non invidia
Per la rosa in tripudio –
Vezzeggiano
Uguale valore,
Gratuito –
Assieme trilli
Farfalle
Carminio di boccioli
E spine –
Si sconfessa
Il nero di sfondo –
Ma è nero?
In estate ad Agosto,
ci passo accanto
perché i tuoi campi
confinano con i miei.
Ti parlo “amica” mia,
perché lì nel passato
hai votato la tua vita a Gesù.
È lì che hai amato
Le viole e le margherite,
che hai disegnato
nel tuo bellissimo quadro.
E il vermiglio delle tue rose?
E il cinguettar dei canarini?
Sempre dalla tua terra
S’ispirarono.
Ma le spine rosse dei boccioli,
dal tuo amore per tutti e
da Gesù le hai apprese
come le grandi sofferenze
La descrizione del quadro passa attraverso
parole chiave – come ad es. “non invidia”,
“gratuito”, ecc. – che seguono le fondamenta del progetto di vita della Serva di Dio.
E piccola ti sei fatta,
nascosta nello sfondo
nero del tuo quadro
e nel piccolo nome “Maria”.
L’autrice intinge la sua penna alla sorgente: ci mostra i fiori prima che rimanessero
impressi sulla tela. Versi intimi e delicati,
vivi di un’amicizia senza tempo.
SOPRA UN DIPINTO
DI MARIA BOLOGNESI
Elio Trombini
di Lendinara (RO)
Maria,
giardino fiorito
tra i rovi,
sublimando i colori
d’una notte illune,
la tua anima di luce
ha fatto un prodigio.
Il tuo pennello,
come zappa d’argento,
ha sarchiato il terreno,
imprigionando
sulla tela vergine
dieci corolle palpitanti
che il tuo cuore
teneva segrete.
Ispirazione mistica
d’una pittrice
spontanea e verace,
tanto generosa
da lasciar cadere
da ogni sbavatura
di colore,
fiori,
sul prato verdeggiante.
Maria, in te
anche l’arte
ha il respiro di Dio.
TRIPUDIO DI VITA
Il poeta dotato di straordinaria sensibilità,
ha saputo cogliere il respiro d’amore a
cui la Serva di Dio ha affidato la sua vita.
Sublime l’ultima strofa.
Mario Orlandi
di Chieti
Tutto è lì,
guardo il quadro
e
vedo noi:
piccoli fiori
ai piedi della Croce.
Le Sue spine,
rose di sangue,
rose d’amore,
rose di Maggio..
Maria. –
Su nero fondale
acriliche tinte
emergon gioiose:
tripudio di vita.
Un ciuffo di fiori,
gli uccelli canori,
un prato fiorito.
I rossi scarlatti
son forti passioni,
le bianche presenze
son linde purezze,
stan dolci pensieri
nel lieve celeste,
il verde dell’erba:
speranze del dopo.
L’esistere vince
il buio del nulla.
Intensa come una pennellata, interpretativa senza sbavature, capace di cogliere in
sintesi la profondità d’animo della Serva
di Dio.
Il colore diventa verso avvolgente per tradurre quel messaggio di speranza di cui
Maria Bolognesi si è fatta ambasciatrice
coraggiosa.
IL QUADRO
Alberto Mario Argenti
di Rovigo
Finestre Aperte
SENZA TITOLO
Fiorella Antonella Scorrano
di Pistoia
A soavità spenta Maria,
dalla carne Materna, dall’anima Luce di vita,
ho colto nelle tue mani l’Acqua, Madre.
Resto nel cavo del ventre a contare
i rintocchi delle campane ad ogni nascita
e io Rinasco Giorno ad ogni sorriso.
L’amore per la vita quale inestimabile
dono di Dio: è il messaggio che traspare
forte e chiaro da questa poesia, specchiandosi negli ideali di Maria Bolognesi.
9
Sulle ali della Poesia
UNA POESIA PER IL QUADRO
NEL GIARDINO DEGLI UOMINI
A MARIA
Stefano Caranti
di S.M.Maddalena (RO)
Rocco Santorsola
di Battipaglia (SA)
Eliana Leoni
di Nuoro
Ho letto tra i petali di una rosa
la sintonia di un’anima
in un cielo che preziosamente lacrima.
Un fiore
per ogni anima
nel giardino
degli uomini.
Petali scuri
che smarrirono
la luce guida
ed osservano
il mondo
dall’ombra.
Petali colorati
che conobbero
il Verbo,
ma che osservano
il mondo
in silenzio.
Petali candidi
che vissero
di purezza
attraversando
il mondo
con voce di canto:
preghiere accorate
che s’innalzano
al padre,
rosse del fuoco
della verità,
lievi come
alito di brezza
che conduce al perdono.
Maria,
la tua lode sta nel definire
i contorni di un mondo
profondo come la cordigliera del mare
di colori urgenti.
Nessun confronto,
nessuna certezza,
ti svegli all’odoroso
rimbalzare dei tuoi colori.
Rose
simbolo d’amore
deciso, passionale, minuto.
Uccelli godono al suo canto.
Fiori in una corolla di cielo
cupo, tenebroso
come l’incertezza dei sensi
non maturi.
Ami la vita,
sospesa nella solitudine
di un contorno nero
come la luna d’inverno.
Amo e immagino il tuo viso,
trascolorato, chiaro
come uno dei tuoi occhi
che arma la mano
d’arte e pazienza.
Mi immergo nella tua luce,
che i petali hanno fatto propri.
Farfalla sei,osservatrice esterna e intima
nel voler alludere a una vita di richiamo crepuscolare.
Attraverso l’interessante visione del giardino come mondo di uomini, l’autore fa trapelare la presenza di Maria Bolognesi come
un fiore tra i fiori che porta il suo esempio
d’Amore.
L’autrice si rivolge direttamente a Maria
Bolognesi, tessendo con versi scorrevoli
una “lode” delicata e che profuma di
luce.
Ho ascoltato il cantare del vento
tra le spine senza dolore alcuno
e dissetato la sua linfa nello spazio di un sorriso.
Anche il tempo s’inchina alla sua luce
nell’istante d’oro che non ha prezzo.
Questi versi essenziali ma concreti, vivificano l’interpretazione pittorica e l’autore attraverso il quadro “scopre” Maria
Bolognesi.
UN CUORE
SCREZIATO DI SOGNI
Paola Munaro
di Lama Polesine (RO)
Rose rosse
dalle zolle spuntate
macchie di sangue,
profumo d’amore,
corolle sfiorite
dal cuore screziato di sogni
sentimenti segreti racchiusi
in teneri fragili boccioli,
eletti e difesi sugli steli spinosi.
Offerta di pace,
pegno d’amore;
un gesto gentile
fiorito nel cuore.
Quanti pensieri mi muove
questa rossa visione,
ne accarezzo i petali segosi
come visetti di bimbi paffuti,
ne seguo i contorni col dito
e non m’accorgo
della goccia di sangue
che calda scivola fra le dita.
Dal dolore nasce la vita,
germoglia “piccolo seme”
che cresci e ti nutri solo d’amore.
Attraverso questa poesia l’autrice riesce
a trasmettere le emozioni che il quadro
ha suscitato in lei e quel “piccolo seme”
germoglia in chi la legge.
10
“UNA POESIA PER IL PRESEPE”
Nuovo numero, nuova tematica.
Inviateci entro il 15 novembre 2007, le poesie ispirare al Presepe – tradizione da
recuperare, fonte di ricordi e di riflessione religiosa, passione di Maria Bolognesi, ecc...
– che non superi i 30 versi, in un’unica copia, corredata delle proprie generalità e
dell’autorizzazione al trattamento dei dati personali.
Per spedire le opere (per posta, per fax o per e-mail in file doc.), per richiedere Finestre
Aperte e ricevere informazioni, rivolgersi a:
Centro Maria Bolognesi - Via G. Tasso, 49 - 45100 Rovigo
Telefax: 0425.27931
e-mail [email protected] - www.mariabolognesi.it
Finestre Aperte
DA ODERZO A ROVIGO: per conoscerci ed amarci di più
UNA VITA DEDICATA ....
Anni fa, nel lontano 1983, la prof.ssa Giuseppina
Giacomini assieme ad un gruppo di sette persone, tra cui
cinque insegnanti della Scuola Media Statale di Oderzo
“F. Amalteo” si recarono nell’ufficio del notaio Rosanna
Turchetto di Treviso per sottoscrivere la nascita del Centro
Studi “Maria Bolognesi”.
Da quel momento, la figura della cittadina polesana,
nata a Bosaro di Rovigo, riempì le pagine del giornale
parrocchiale di Oderzo: “Il Dialogo”. Gli opitergini cominciarono così a conoscere e ad amare questa straordinaria
creatura che, pur vivendo nella totale miseria, arricchì
la sua vita e quella di coloro che ebbero il privilegio di
incontrarla, dando ad ogni sua azione tutte le risposte che
composero il “diario” della sua vita terrena.
Fu la prof.ssa Giacomini che dette un fortissimo impulso alla divulgazione della vita, della bontà e della grandezza dell’anima di Maria Bolognesi.
L’amore ed il giudizio di valutazione sulla “santa vita”
di Maria – era chiaro a tutti – non potevano restare chiusi
nell’ambito opitergino e la prof.ssa Giacomini lasciò tutto,
ad Oderzo: sentimenti sicuri, carriera scolastica, affetti,
per venire da voi, rodigini, e dedicare la sua vita affinché venisse illuminata nel giusto merito tutta l’esistenza,
l’umiltà e l’abnegazione di Maria per Dio, per la Madonna
e tutti coloro che soffrivano.
L’allontanamento da Oderzo di Giuseppina fu, per me,
un momento difficile e di transizione, perché avevamo
lavorato bene assieme, ma la forte stima ed il rispetto per
lei mi fecero ragionare e ciò rafforzò la mia fede e diede
maggior sicurezza nel procedere della mia vita.
Oggi, anno 2007, noi opitergini ti riconfermiamo, Giuseppina, tutta la fiducia e la convinta considerazione per il
lavoro compiuto con tutti i tuoi bravi e cari collaboratori
ed amici di Rovigo.
F. G.
Il mio piccolo cuore a Oderzo
Ebbi la fortuna io – Giuseppina Giacomini – di incontrare
per la prima volta nel 1954 proprio a Oderzo la Serva di Dio
Maria Bolognesi.
In altro numero di Finestre Aperte parlai di questo incontro “singolare” risalente al 1° maggio.
Qualcuno potrebbe, a ragione, chiedere come si fa ad
essere tanto precisi nel riportare una data, ebbene, potrei dare
una duplice risposta, mi fermo però alla prima, più importante
della seconda, che metto in disparte, perché resta valida solo
per la scrivente.
Nel diario che la Serva di Dio aveva iniziato a scrivere
nel lontano 1942 – facendo stretta obbedienza al suo primo
Direttore spirituale Don Bassiano Paiato – alla data 1 maggio
1954, si legge questa frase: “Andai a trovare i miei ammalati
a Oderzo, provincia di Treviso”.
Finestre Aperte
Alcuni anni dopo, alla data 27 marzo 1957, sempre nel
suo diario, queste parole dense di significato: “Anche a Oderzo lasciai il mio piccolo cuore. Quanto mi fa dolore vedere
le loro [degli ammalati] sofferenze, come vorrei soffrire tutto
io per loro! Pregherò Gesù perché i miei ammalati trovino la
forza di sopportare le loro pene”.
In queste poche righe, troviamo tutto il significato del
“patire” della Serva di Dio, il suo ardente apostolato in mezzo
agli ammalati, tutta la generosità del suo grande cuore.
Eppure, nella sua umilissima semplicità, Maria parla di un
piccolo cuore, il suo, che lascia accanto agli ammalati visitati
e, se posso, vorrei aggiungere, lo dona senza saperlo alla città
di Oderzo.
Sono convinta che Maria non si sia resa conto dell’immane significato di questa espressione “Anche a Oderzo lasciai
il mio piccolo cuore”.
Dico questo perché ogni “progetto” di Dio, quindi anche
quello inerente a Maria Bolognesi, non poteva e non può
essere capito se non quando la “pienezza” del tempo lo permette.
Modestamente credo di capire che la città di Oderzo
sia stata coinvolta fin da allora in questo “progetto”, che
cominciò a delinearsi nel 1982, quando sul periodico della
Parrocchia di S. Giovanni Battista “Il Dialogo” furono pubblicati, con scadenza mensile, i primi articoli su Maria. Tale
“progetto” si consolidò, proseguendo così speditamente tanto
che l’8 settembre 1983, fu redatto l’atto di nascita del Centro
Studi Maria Bolognesi.
L’inizio di un percorso
L’intensa attività del Centro, prettamente culturale, tesa
a divulgare la vita e le opere della Serva di Dio attraverso
Mostre di Pittura e Premi di Cultura riservati agli studenti
della Regione Veneto, si arricchì sotto il profilo spirituale, a
partire dal 1986, anno in cui il Vescovo di Rovigo del tempo,
S.E. Mons. Giovanni Sartori, chiese esplicitamente alla sottoscritta di fare qualcosa anche a Rovigo, ovvero nella Diocesi
di appartenenza di Maria.
Nel corso di soli 5 anni – 1983/1988 – i fondatori del Centro capirono che bisognava fare ancora qualcosa di più importante per questa creatura, per cui si decise di trasferire la sede
legale del Centro a Rovigo, non solo, ma anche di avviare,
con il consenso dell’Ordinario Diocesano, l’iter necessario al
11
DA ODERZO A ROVIGO: per conoscerci ed amarci di più
fine di individuare le tappe che avrebbero portato all’apertura
del Processo Informativo Canonico.
Con tanta pazienza, soprattutto senza enfatizzare le varie
iniziative, tra il 1989 e il 1992, con la nomina di un Postulatore, nella persona di P. Tito Sartori (fratello del Vescovo
Mons. Sartori), si diede inizio a quella intensa attività di studio, di raccolta di documenti e testimonianze senza le quali
non sarebbe stato possibile stendere la prima biografia storica
“Maria Bolognesi - Una mistica innamorata di Gesù, dei
poveri, degli ammalati”.
Mi piace sottolineare che questa biografia, piuttosto corposa, non ancora data alle stampe per motivi interni all’Associazione, che si era fatta ed è tutt’ora parte attrice della Causa,
fu consegnata al Vescovo insieme alla
domanda del Postulatore per la procedura di rito.
Se da una parte il Postulatore si
impegnò ad esaminare e a studiare la
complessa documentazione raccolta
e trascritta prima a macchina e poi a
computer e custodita negli Archivi del
Centro di Rovigo, alcuni associati si
preoccuparono anche di dare vita ad
altre iniziative concrete e facilmente visibili, così da rendere
più chiaro e tangibile il tessuto sociale in cui si era mossa
Maria Bolognesi nel corso della sua intensa vita di apostolato.
Prese pertanto vita – nel mese di ottobre del 1990 – il
“Notiziario” e successivamente, nel 1992 – anno dell’avvio
in Diocesi del Processo Informativo “sulla vita, le virtù e la
fama di santità della Serva di Dio” – il trimestrale “Finestre
Aperte”, che da 16 anni è anche l’organo ufficiale della stessa
Postulazione.
La sollecitudine di una Chiesa
Il Vescovo che diede ufficialmente avvio alla Causa di
Canonizzazione di Maria Bolognesi e che ebbe anche il privilegio, nell’anno 2000, di chiuderla positivamente permettendo alla Parte Attrice di consegnare detta documentazione alla
Congregazione per le Cause dei Santi a Roma, fu S.E. Mons.
Martino Gomiero, al quale rinnoviamo da queste pagine
immensa ed imperitura gratitudine. Nel corso di questi anni
– 1992/2000 – furono stampati e ristampati più volte i primi
opuscoli biografici e con essi la preghiera per chiedere la
glorificazione della Serva di Dio; poi, via via, delle biografie
più corpose, tra le quali, la più significativa, quella scritta
dal Postulatore “Maria Bolognesi - Vita Esperienze Mistiche
Spiritualità”
Correva l’anno 1994! Un anno importante, da ricordare
in modo particolare soprattutto con la preghiera di ringraziamento a Dio, che con amore ha guidato e guida il cammino
di una Causa, che si è sempre contraddistinta dalle altre per
tanti fattori, tra i quali ancora emerge in modo singolare la
“povertà” di mezzi economici.
Se questa parola “povertà” indusse tantissime persone a
credere che tutto si sarebbe risolto in una bolla di sapone e che
mai la Causa sarebbe approdata a Roma, il Signore sostenne
alla grande, in mille modi, sia il Postulatore sia il Centro. Non
12
potendo tradurre con parole sintetiche tutti questi aiuti celesti,
offriamo ai lettori, ora, l’aiuto più “luminoso”.
Una esplosione di grazia
Come ricompensa per il “bene” fatto, il Signore, in quello
stesso anno, il 1994, accordò – per intercessione della Serva
di Dio Maria Bolognesi – una guarigione prodigiosa, veramente strabiliante e forse unica nella storia della letteratura
mondiale.
Beneficiario delle preghiere di intercessione rivolte alla
Serva di Dio fu Marco Ferrari, un bambino che all’epoca dei
fatti aveva solo 27 mesi.
Questa “guarigione” – per motivi
vari – non fu subito riconosciuta come
evento “prodigioso”, per cui riposò
per dieci anni; poi, per quel misterioso intreccio che collega strettamente
il divenire terreno con l’eternità di
Dio, fu concesso ad una cardiologa
di Siena, la dottoressa Alessandra
Ferretti, di cogliere, all’interno di una
Oderzo (TV)
cartella clinica voluminosa, le varie
sequenze in cui la scienza medica dovette lasciare spazio
all’imperscrutabile disegno di Dio.
Non è il caso di soffermarsi di più su questo evento dal
momento che i lettori di Finestre Aperte conoscono la storia
di Marco, che Carla Ferrari – la zia di Marco – ha sapientemente raccontato ed illustrato nel suo libro “Il sogno di
Marco”, dato alle stampe dalle Edizioni MB nel 2006.
In breve, grazie a questa “guarigione prodigiosa” il Postulatore poté presentare al Vescovo di Padova S.E. Mons. Antonio Mattiazzo la domanda di aprire nella sua Diocesi, competente per giurisdizione, il così detto processo “Super miro”.
Per una singolare coincidenza, in questo stesso numero
di Finestre Aperte, il dottor Leano Lancieri ci parla di questo
“Processo”, per cui la sottoscritta si permette solo di dire che
se “detta guarigione” sarà considerata “prodigiosa” anche dai
medici della Consulta di Roma e dai teologi della Congregazione delle Cause dei Santi, per Maria Bolognesi si potrebbero
aprire le porte della Beatificazione.
L’attesa...
Quando la “beatificazione” sarà certa, è fatto obbligo al
Postulatore di chiedere la ricognizione delle spoglie mortali
della Serva di Dio, che attualmente riposano nel cimitero cittadino di Rovigo, in attesa di essere traslate nella Chiesa di S.
Sebastiano di Bosaro.
Mi permetto di chiedere prima ai miei concittadini, gli
opitergini, poi alla cittadinanza tutta di Rovigo: non è forse
il caso di rimboccarsi le maniche e di avviare “insieme” un
“percorso” per non arrivare impreparati e solitari ai prossimi
eventi, che ci attendono?
E concludo invitando tutti, anche i lettori di Finestre Aperte a pregare la Madre di Gesù e Madre nostra: lei – oceano
infinito di grazie e stella del cielo che guida gli smarriti – ci
tenga per mano in ogni istante della nostra vita.
Finestre Aperte
Passa il testimone
SUPER MIRO:
SENSAZIONI E RICORDI
DI UN’ESPERIENZA PATAVINA
Nel luglio scorso un alto prelato del Veneto, recatosi a Roma, è
andato a far visita a un religioso ora colà residente. Avevano approfondito la loro conoscenza in occasione di un comune impegno riguardante la causa di beatificazione di Maria Bolognesi.
Proprio mentre il prelato era dall’amico per salutarlo, l’Ufficio
Pontificio preposto alla pratica da lui curata ha comunicato al religioso che il lavoro giunto dal Veneto era stato realizzato correttamente.
La coincidenza non poteva che destare meraviglia: proprio mentre i due sacerdoti erano insieme, era arrivata la notizia su Maria Bolognesi che riguardava entrambi e che stava loro molto a cuore.
Di questi “casi” singolari, quando ci si accosta a Maria Bolognesi
del resto, ne succedono tanti e i diretti interessati restano colpiti soprattutto per il particolare momento in cui accadono, per la repentinità dell’accadimento e talvolta anche per la rapida successione con cui
fatti non necessariamente sequenziali si succedono.
Personalmente ho avuto modo di constatare molte di queste
singolari coincidenze anche quando ho avuto la fortuna di recarmi
a Padova per offrire la mia modestissima collaborazione di “Notaio
attuario”, in occasione del processo “Super Miro”, riguardante una
guarigione prodigiosa attribuita a Maria Bolognesi.
Si tratta di piccole cose, forse del tutto insignificanti per chi non
le ha vissute in prima persona, cose che, volendolo, potrebbero sempre essere attribuibili al caso, ma che, messe in un determinato contesto e sottoposte ad un’attenta valutazione, per me e per chi mi era
accanto in quelle circostanze, possono anche avere una diversa chiave
di lettura.
Anzitutto ho constatato, non senza stupore, che per tutta la durata
del mio impegno non ho avuto alcun impedimento né personale, né
familiare, che mi abbia precluso la possibilità di essere sempre disponibile, cosa questa abbastanza singolare se penso ai diversi eventi
precedenti e successivi che mi hanno in qualche modo coinvolto e
condizionato. Il Processo, aperto il 23 settembre 2004, si è concluso
il 13 dicembre 2005. Quella è stata per me una fase bella e serena
da tutti i punti di vista: fisico, affettivo, lavorativo che mi ha sempre
permesso di recarmi a Padova in tranquillità e intima letizia.
Di solito mi recavo da Massa Lombarda, cittadina in cui abito
della bassa Romagna, a Rovigo, in auto, per fare poi l’ultimo tratto,
Rovigo-Padova in treno. Ebbene, anche nel periodo che è solito essere caratterizzato da fastidiose giornate di nebbia, la visibilità, durante
il viaggio, si è sempre mantenuta molto buona, sebbene viaggiassi
anche nelle primissime ore del mattino. La cosa più singolare si è
verificata un giorno in cui la nebbia c’era sì, ma molto bassa e solo ai
lati della strada, che pertanto rimaneva sgombra e con la solita ottima
visibilità.
Degli incontri padovani di quel periodo, presso la sede del Tribunale Ecclesiastico Diocesano, ho uno splendido ricordo. Tante rivelazioni, sensazioni, impressioni resteranno sempre in me, e non sarebbe
né bello, né lecito citarle. Una cosa però penso di poterla rivelare.
Ho riscontrato in me e in quanto mi circondava tanta serenità, intima
gioia e vera pace. La vicinanza continua di diverse persone per mesi e
Finestre Aperte
mesi là dove si esaminano gli atti di creature vissute santamente e per
cui si chiedono gli onori degli altari, offre infiniti motivi di riflessione
ed innumerevoli occasioni di arricchimento spirituale.
Avevo accettato l’impegno convinto di poter dare qualcosa di me
e del mio a Maria Bolognesi invece, tramite suo, ho ricevuto tanto,
tantissimo in cambio del quasi nulla che ho dato.
Riandando con la memoria a quegli incontri, penso alla preghiera
trovata nel diario di Agostino, un giovane abbandonato dai genitori e
cresciuto nel Centro Salesiano di Arese. Questo giovane è morto in
seguito ad un incidente nel 1968, all’età di 16 anni. Questa è la sua
preghiera: “Signore, io non sono capace di pregare: mai nessuno me
lo ha insegnato. Anche adesso non so cosa dirti: ma Tu esisti? Se esisti, perché non ti fai vedere da me? Forse pretendo troppo! Le vette,
il mare, i fiori, tutto il creato parla di Te ma io non sono capace di
scoprirti. Dicono che l’amore sia una prova della tua esistenza: forse
è per questo che io non ti ho incontrato: non sono mai stato amato in
modo da sentire la tua presenza. Signore, fammi incontrare un amore
che mi porti a Te, un amore sincero, disinteressato, fedele e generoso
che sia un poco l’immagine tua”.
Ecco, l’amore che Agostino cercava, i santi l’hanno trovato e lo
hanno vissuto riversandolo su Dio e sui fratelli: il loro è un amore
contagioso. Quanti sono quelli come il povero Agostino, a cui nessuno ha mai insegnato ad amare veramente Dio ed i fratelli?
Nei locali di lavoro riservati a Mons. Pietro Brazzale, responsabile dell’Ufficio per le Cause dei Santi della Diocesi di Padova, in bell’ordine, c’erano grossi faldoni, contenenti relazioni e testimonianze,
relativi a tante persone che hanno percorso in modo eroico la via della
santità in località e circostanze diverse, con notevoli diversità di stile
e cultura ma, pur divergendo le modalità, tutte erano animate da quel
grande amore che si trova solo in Dio, che è amore: “Deus caritas
est”, amore che il Padre ha voluto imprimere indelebilmente anche
nei figli, creati a sua immagine e somiglianza. I santi, percorrendo le
vie tracciate dal Signore, ci guidano verso di esse e ci invitano alla
santità.
Il 23 settembre 2004 Mons. Antonio Mattiazzo, Vescovo della
Diocesi di Padova, aprendo il processo “super miro” riguardante una
guarigione prodigiosa attribuita alla Serva di Dio Maria Bolognesi
aveva evidenziato che essendo tutti membra di uno stesso corpo, la
Chiesa, il bene dei Santi, è bene di nostra “proprietà” proprio attraverso la Comunione dei Santi.
Se ameremo sempre il Signore in stretta unione con loro tutti i
tasselli del mosaico della nostra vita finiranno per realizzare quel meraviglioso progetto che Dio ha predisposto per ognuno di noi. Se invece ci allontaneremo da essi e rifiuteremo Dio, i vari eventi della nostra
vita diventeranno un puzzle irrisolvibile e assurdo che finirà per contrapporsi alla vita e per portarci alla disperazione ed alla distruzione.
Solo nell’amore di Dio Padre Creatore c’è la salvezza per noi, sue
creature. Tramite Maria Bolognesi ho potuto conoscere ed assaporare
sempre meglio le gioie ed i frutti che quell’amore può dare.
Leano Lancieri
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Una luce dentro il cuore
Ricordo di Casimiro Ravagnani
Sono già trascorsi
alcuni mesi dalla chiamata alla vita eterna per
il dott. Casimiro Ravagnani, la cui attività
di medico condotto si
svolse prevalentemente
a Badia Polesine (RO),
fino al momento in cui
le vicissitudini della
vita, o meglio, lo stato
di salute lo indusse a sospendere questo impegno verso
i suoi pazienti, che amava ascoltare, seguire e curare con
entusiasmo, con passione, convinto che la professione del
medico è un vero e proprio apostolato da vivere alla luce
della Parola, che sana e risana, sempre.
Medico coscienzioso, uomo politico battagliero e leale,
strenuo difensore della verità che non può essere sacrificata dal contingente e dall’effimero, posso con convinzione
affermare che il suo ricordo resterà sempre vivo in quanti
hanno saputo o sapranno, anche a distanza di anni, cogliere nella sua persona e nella sua “missione” un dono fatto
da Dio alla gente del nostro Polesine, non solo, ma anche
alla grande famiglia dei devoti di S. Pio da Pietrelcina e a
quella più piccola degli “amici” della Serva di Dio Maria
Bolognesi.
Volendo consegnare due piccoli ricordi quasi del tutto
personali al lettore, desidero accennare ad un episodio
risalente al 1996 e ad un altro recentissimo del 2007.
Undici anni fa, preoccupata per la salute di un famigliare, le cui analisi ematologiche lasciavano intuire
qualche problema, volli consultare in via amichevole
anche il dottor Casimiro, consapevole della sua profonda
conoscenza in campo medico, della sua professionalità e
dell’acutezza delle sue diagnosi. Mi ascoltò con la mas-
sima attenzione e alla fine mi diede il suo parere, ovvero
una parola saggia, illuminata senz’altro dalla luce dello
Spirito. Mi disse di non temere e di riferire il tutto anche
alla persona interessata: quel dato preoccupante non avrebbe portato alcuno scompenso nella vita del famigliare, che
comunque avrebbe dovuto imparare a convivere con questa
realtà, trattandosi di un valore inserito nel DNA. Quanta
verità in quelle parole, valide non solo per il passato, ma
anche al presente.
Ed ora, il secondo fatto, risalente al 4 aprile 2007.
Intorno alle ore 16,30 in compagnia di Beppo, Didi e Zoe,
“amici” carissimi del dottore, mi portavo a Badia per salutare l’ammalato e la moglie Paola che da lunghissimi anni
lo stava assistendo in quel suo calvario quotidiano, affrontato e vissuto da entrambi i coniugi con coraggio e dignità
perché creature ricche di fede.
Gioviale il loro saluto, come sereno il loro stare “insieme” a dialogare, interessandosi soprattutto della Causa o
meglio della Positio della Serva di Dio Maria Bolognesi,
che il Postulatore aveva portato a termine, mentre restava
in attesa del benestare del Relatore.
A dire il vero rimasi edificata nel capire che il nostro
dottore con prontezza e naturalezza soffocava sul nascere
anche il minimo cenno di quella sofferenza lancinante che
lo accompagnava giorno e notte, per non portare tristezza
nell’animo del suo interlocutore.
Rivedo ancora quel volto sorridente, luminoso e soprattutto l’intensità dell’azzurro dei suoi occhi che non avevo
mai colto prima di allora.
Un volto disteso, direi quasi giovanile e questo era
possibile perché, a mio modesto avviso, il Dottore stava già
assaporando l’inizio di quel viaggio verso l’eternità, preparato per lui da Colui che tutto dona e a tutto provvede.
G. G.
S.O.S. Lavoro: aiutiamo Paolo!
Da molti anni, Paolo – un giovane della nostra Diocesi – sta aiutando in vari modi il fratello malato. Da tre anni, però, anche Paolo
– a causa di un incidente provocato da altri e da cui ha riportato lesioni permanenti ad una gamba – sta aspettando che la burocrazia si
possa muovere per facilitargli l’accesso ad un lavoro protetto.
Riportiamo parte di una sua lettera datata 27 agosto 2007:
“Sono appena uscito dall’ospedale di Bologna: ero andato in quella città per un lavoro, che ho dovuto accettare per necessità; purtroppo mentre imbiancavo, la gamba ha ceduto e sono caduto... Qualche costola incrinata, poteva andare peggio... sono stanco... Sa, ho
fatto più di 100 colloqui e sono sempre in lista per un lavoro che mi spetta di diritto.
Anche Luca non sta tanto bene: è bianco e magro, è giù moralmente e psicologicamente, alla fine mi prendo io cura di lui”.
14
Finestre Aperte
di MARIA
Lettera aperta a papà Aldo e mamma Assunta
Rovigo, 19 agosto 2007
Carissimi genitori di Silvia,
tanti anni fa, agli inizi degli anni ’90, la Madonna, venerata
nella Basilica di Monte Berico, permise il nascere di questa profonda amicizia che si incentra intorno a due nomi: quello della Serva
di Dio Maria Bolognesi e quello di Silvia, la vostra straordinaria
“bambina”.
È vero, Silvia è cresciuta da allora, andando incontro ad una
serie di vicissitudini, tra le più delicate e complesse a causa di
quella rarissima malattia che la colpì all’età di tre anni.
Silvia – costretta da tempo a vivere non più in casa, ma in una
struttura protetta sia per sue necessità personali, sia per alleviare
l’impegno di assistenza continuato dei genitori nell’arco delle
24 ore di una giornata, senza possibilità di movimenti autonomi
– continua ad essere per tutti quelli che la incontrano, la conoscono
e subito l’amano, un raggio di sole incandescente, che illumina
mente e cuore.
Dopo le ultime vicissitudini di questa estate a causa delle quali
Silvia ha rischiato di morire ben due volte, sento il bisogno di darvi
testimonianza scritta della mia vicinanza, accompagnata dalla preghiera di intercessione alla Serva di Dio Maria Bolognesi.
Che cosa stiamo chiedendo “insieme” a voi al Signore?
Per voi e per Sandro, il primogenito, la grazia di saper corrispondere sempre e comunque alla volontà di Dio, restando forti
nella fede per alimentare la speranza, da cui sgorga fluente il dono
della Carità e della Pace.
Per Silvia, invece, la pienezza dei doni dello Spirito Santo,
perché i prodigi che la grazia di Dio costantemente compie in lei,
scuotendo le coscienze, sempre ci aiutino a fare il bene e ad evitare
il male.
Amo pensare che Silvia è da sempre una “ostia propizievole” per
questa nostra umanità che sta naufragando in un oceano di morte.
Comunicazione per chi riceve Finestre Aperte
Preghiera recitata dai genitori Aldo e Assunta, ancora dal
lontano 1997:
O Gesù, che hai manifestato vividamente la tua presenza
e il tuo volto, in Maria Bolognesi, che hai concesso a questa
umile tua serva di prendere su di sé e di vivere nel suo corpo
le sofferenze dei fratelli nel bisogno, permetti che noi possiamo
testimoniare, per la tua gloria, che la piccola Maria continua a
intercedere presso il tuo Sacratissimo Cuore e quello purissimo
della Madre tua e nostra.
Fa’ che la nostra amata Maria Bolognesi ottenga, come
dono, dalla Santissima Trinità, una grazia di guarigione per
la piccola Silvia, così che l’ammirazione per Maria diventi per
tutto il popolo di Dio autentica e doverosa “devozione”.
Fiocco azzurro
TUTELA DATI PERSONALI
Nel rispetto di quanto disposto dal D. Lgs 196/2003, le comunichiamo che
i suoi dati fanno parte dell’archivio elettronico del Centro Maria Bolognesi
e saranno usati esclusivamente per comunicarle le nostre iniziative.
In qualsiasi momento e gratuitamente lei potrà richiedere modifiche,
aggiornamenti, integrazione o cancellazione degli stessi attraverso richiesta
scritta da inviare a:
CENTRO MARIA BOLOGNESI - via G. Tasso, 49 - 45100 ROVIGO
In caso di cancellazione del nominativo non potremmo più spedirle alcuna
informazione.
Non ricevendo nessuna comunicazione in merito, ci consideriamo autorizzati a conservare nel nostro archivio elettronico i suoi dati personali nel
rispetto del D. Lgs 196/2003.
La ringraziamo per l’attenzione e cogliamo l’occasione per augurare pace e
serenità a lei e a tutti i suoi cari, con un ricordo nella preghiera.
Centro Maria Bolognesi
Finestre Aperte
No, dice Silvia, il mondo non deve morire; per questocAdesidero
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continuare a vivere in mezzo agli uomini, prendendo posto
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cuore e poi portare dentro il loro animo un raggio di sole e un Vfiore
di bontà.
Silvia, con la sua silenziosa presenza, sempre sorridente pur
nella immane sofferenza, ci ricorda che ogni vita, fin dal suo primo
istante, è sempre un dono; non sciupiamola, allora, ma chiniamoci
con amore su di essa, anche quando si sta spegnendo come fosse
un fiore appassito. Non gettiamola via come fosse un giocattolo
rotto, ma amiamola, con quell’amore infinito che il Padre ha messo
e continua a mettere dentro di noi.
Silvia, pur lontana da noi, ci invita a scoprire questo “dono”,
che farà fiorire in ogni casa il canto della riconoscenza all’Autore
della vita stessa; sarà un canto nuovo, perché scenderà dal Cielo
sulla terra e poi dalla terra risalirà al Cielo: allora, anche la terra
avrà ricevuto il suo Bene.
Giuseppina Giacomini
Il nostro amico Oscar Tosini
è diventato nonno!
Giovedì 23 agosto 2007, alle ore 18.56,
all’Ospedale di Rovigo è nato Francesco!
Felicitazioni vivissime
a mamma Erika Tosini, a papà Tiziano Sasso
e ai nonni Oscar e Clorianna, Vito e Pinuccia.
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CENTRO MARIA BOLOGNESI - Rovigo
83° Anniversario della nascita
di Maria Bolognesi
a BOSARO (RO)
dove la Serva di Dio nacque e venne battezzata
Venerdì 19 ottobre 2007
ore 20.30 Teatro Comunale
Premiazione della 2a Edizione
del Concorso “Parole di bontà 2007”
riservato agli alunni della Scuola Elementare di Bosaro
Sabato 20 ottobre 2007
ore 10.30 Chiesa parrocchiale di S. Sebastiano
S. MESSA
presiede
Padre Tito M. Sartori, O.S.M.
Postulatore della Causa di Canonizzazione
(Per informazioni riguardo il trasporto per la S. Messa, contattare entro il 18 ottobre 2007
il Centro Maria Bolognesi tel. 0425.27931 / 0425.23489)
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Ogni mese, il giorno 30, alle ore 9.00
(se festivo ore 10.30),
viene celebrata una S. Messa
per la Serva di Dio
Maria Bolognesi
presso il Tempio cittadino
“La Rotonda” di Rovigo
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Finestre Aperte 3/2007 - Centro Beata Maria Bolognesi