Università degli Studi di
Catania
La caratterizzazione genetica
del Coniglio selvatico Oryctolagus
cuniculus e la dinamica annuale in
alcuni ambiti territoriali della
provincia di Catania
Regione Sicilia
Assessorato Agricoltura e Foreste
Dipartimento Interventi Strutturali
Servizio XI - Faunistico Venatorio ed
ambientale
Ripartizione Faunistico Venatoria
ed Ambientale di Catania
La caratterizzazione genetica
del Coniglio selvatico Oryctolagus
cuniculus e la dinamica annuale in
alcuni ambiti territoriali della
provincia di Catania
Università degli Studi di Catania
Dipartimento di Scienze Biomediche
Osservatorio Natura s.r.l.
Regione Sicilia
Assessorato Agricoltura e Foreste
Dipartimento Interventi Strutturali
Servizio XI - Faunistico Venatorio ed ambientale
Ripartizione Faunistico Venatoria
ed Ambientale di Catania
Dinamica delle popolazioni
Giovanni Leonardi (coordinamento ed analisi), Antonio Brogna, Vincenzo Mannino, Roberto
D’Angelo, Graziella Lucia Dell’Arte
Analisi genetica
Prof. Salvatore Travali, Antonio Brogna
Ripartizione Faunistico venatoria ed Ambientale
Dott. Carlo Amico (dirigente), Maurizio Pennisi (funzionario direttivc)
Ringraziamenti
La ricerca sulle dinamiche di densità è stata portata a termine grazie anche all’aiuto
dell’’Ente Parco dell’Etna, della stazione di Bronte del Corpo Forestale e dalla direzione del
“Picciolo Golf Club”. Ringaziamo il Sig. Salvatore Leonardi (Picciolo Golf Club) per il suo
costante aiuto durante la ricerca di campo.
Indice
1. Densità e distribuzione spaziale delle popolazioni................5
2. Caratterizzazione del gene del citocromo b...........................23
3
1. Densità e distribuzione spaziale delle
popolazioni
Introduzione
Questo studio condotto dalla R.F.V. ed Ambientale di Catania e
l'Università degli Studi di Catania Dipartimento Scienze Biomediche in
collaborazione con Osservatorio Natura s.r.l., si prefigge di ottenere un ulteriore
approfondimento delle conoscenze sulla consistenza e composizione delle
popolazioni di Coniglio all'interno di alcuni ambiti territoriali della provincia di
Catania. I dati raccolti durante la ricerca promossa alla fine degli anni 90
dall'Ente Parco dell'Etna rappresentano una ottima base di partenza per potere
affinare le metodiche da utilizzare sul campo nel presente lavoro di ricerca.
Tecniche di censimento
Le aree prescelte hanno una forma regolare, quadrata, e sono suddivise in
griglie con celle di 100 × 100 m che approssimativamente rappresentano lo
spazio vitale minimo sperimentato per un gruppo familiare (Villafuerte 1994).
Attraverso l'utilizzo di strumenti GIS è stata effettuata la caratterizzazione
ambientale e misurata la grandezza di ogni singolo patch (porzione) di territorio
uniforme. Successivamente, sono state scelte in modo random le stazioni di
rilevamento all'interno di questa griglia, una per cella.
5
La metodologia di rilevamento è quella già ampiamente utilizzata
all'interno del Parco dell'Etna (Caruso et al., 1999) e successivamente nelle
Riserve Naturali della provincia di Ragusa (Riserva “Pino d'Aleppo” e Riserva
del Fiume Irminio; A.A.V.V. 2001). La tecnica consiste nell'utilizzare stazioni
fisse (contrassegnate da paletti in castagno) per il conteggio degli escrementi di
Coniglio al fine di misurare la densità di individui per ettaro all'interno
dell'area campione prescelta (Wood, 1988; Palomares, 2001). Questa
metodologia può essere applicata seguendo parametri diversificati in base alle
condizioni ambientali delle aree di studio. Anche per questa ricerca si
propongono quelli ideati da Taylor & Williams (1956) ed utilizzati per studi
analoghi da Moreno & Villafuerte (1992) nel Parco Nazionale di Doñana
(Spagna) e da Caruso et al. (1999) nel Parco Naturale Regionale dell'Etna. Il
metodo consente di stimare la densità di animali D contando con cadenza
mensile il numero di escrementi in parcelle standard di 1,54 m2 di superficie
scelte casualmente all'interno degli habitat studiati. Successivamente viene
applicata la formula di Eberhardt & Van Etten (1956) D = d/rt nella quale r è il
numero di escrementi depositati da un individuo giornalmente (costante pari a
350 sulla base delle ricerche effettuate da Moreno & Villafuerte 1992 - per gli
ambienti mediterranei), t è il periodo di tempo nel quale questi sono stati
depositati e d è la densità media di escrementi per stazione di rilevamento.
Le core areas
Le densità mensili per stazione/cella sono state rappresentate su ortofoto
carte delle aree campione attraverso la costruzione delle cosiddette core areas.
Queste ultime includono le porzioni di territorio dove si presuppone che ci sia
la maggiore probabilità di incontrare una determinata densità. In fine, le
densità mensili ottenute durante i rilievi di campo sono state interpolate tra
loro.
Il calcolo delle core areas è basato sull'uso di una famiglia di algoritmi
utilizzati nella metodologia denominata LoCoH (LOcal COnvex for Hull).
Per questa ricerca abbiamo usato l'algoritmo Fixed k LoCoH (denominato
k-NNCH) che produce le curve dal (k - 1) punto più vicino a quello preso in
esame. Rispetto agli altri metodi di misurazione delle densità come il Minimum
Convex Polygon (MCP) e quelli che usano i Kernel density estimate (KDE),
LoCoH ottiene core areas molto realistiche. La resa è quindi molto simile al
metodo del Fixed Kernel density estimate ampiamente utilizzato negli studi di
6
radio tracking.
I calcoli sono stati effettuati attraverso la versione web del software
LoCoH messo a disposizione dall'Università di Berkley (California, USA;
http://locoh.cnr.berkeley.edu/). Nella procedura di calcolo, di fondamentale
importanza è il valore attribuito a k che rappresenta il numero minimo di punti
che interagiscono con quello preso in considerazione per la costruzione delle
curve. Ovviamente se a k si associa il numero totale di punti a nostra
disposizione LoCoH calcolerà curve al 100% quindi il cosiddetto Minimum
Convex Polygon (MCP). Per questo studio in cui l'obiettivo finale è quello di
calcolare in modo più possibile preciso le core areas si è scelto di calcolare k
come la radice quadrata del numero totale delle osservazioni. Infine cosi come
supportato dalla letteratura sui Fixed Kernel density estimate, si è deciso di
mettere in evidenza le core areas utilizzando curve al 50% in confronto con
quelle prodotte con l'intero range di probabilità (100, 90, 80, 70, 60, 50, 40, 30, 20,
10).
Le aree campione
Le aree campione sono state scelte per motivi logistici e non sulla base di
fattori ambientali correlabili alla specie in esame, evitando accuratamente di
scegliere la posizione delle stazioni in modo pre-determinato. Infatti, appare
contraddittorio posizionare le stazioni in modo random ma all'interno di subaree che sono state scelte precedentemente in modo soggettivo (coltivo,
marginale, naturale ecc.). Gli animali sono teoricamente liberi di spostarsi in
tutte le direzioni. Inoltre, devono essere i movimenti degli animali ad indicare
le aree di scelta e non viceversa considerare quelli che rientrano nella nostra
area contenitore artefatta. Nel primo studio effettuato all'interno del Parco
dell'Etna sono state scelte otto aree campione e le densità possono essere
relazionate sono a queste piccole porzioni non certo all'intero comprensorio del
Parco. Questa ricerca si prefigge di condurre a risultati più fini quali i
movimenti e le fluttuazioni delle popolazioni. Per valutare le densità sono state
usate tecniche più dinamiche (censimenti notturni) utili su larga scala (10 o 20
Km) per confronti sull'intera provincia di Catania (cosi come suggerito
dall'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica). In definitiva, i dati raccolti in
questa ricerca cercano di valutare l'aspetto dinamico delle popolazioni e
possono essere prese in considerazione come base per studi futuri.
Le aree campione prese in esame sono nel comprensorio dell'Etna: il golf
7
Fig.1. Scorcio dell’area campione denominata “Piano dei grilli”.
Fig.2. La griglia di lavoro delimitante l’area campione all’interno del Parco
dell’Etna.
8
club “Il Picciolo” e la zona denominata “Piano dei Grilli”. La seconda già
utilizzata nelle precedenti ricerche. L'area del golf club è strettamente
controllata e mantenuta ai fini sportivi quindi il manto erboso e le aree
“marginali” di macchia e alberi sono frutto delle geometrie richieste per lo
svolgimento del gioco. Secondo i vecchi principi questa area non sarebbe utile in
quanto gli animali dovrebbero essere pesantemente influenzati dalle continue
attività umane o esserne favoriti (erba fresca, contenimento dei predatori ecc.).
Un grande vantaggio è stato quello di non perdere durante lo svolgimento della
ricerca nessuna stazione di rilevamento.
Risultati generali
Come era prevedibile i dati assoluti di densità del Coniglio nelle aree
campione non differiscono da quelli già prodotti nei precedenti studi all'interno
del Parco dell'Etna e nelle Riserve della Provincia di Ragusa (Caruso et al. 1999;
A.A.V.V. 2001). Le fluttuazioni mensili e, quindi, stagionali hanno il “classico”
andamento con picchi di densità nel mese di agosto settembre ed ottobre.
Questi dati utilizzati in questo modo risultano abbondantemente ridondanti e
non aggiungono nulla alle conclusioni già proposte nei precedenti studi. Inoltre,
questa predisposizione del dataset può fornire spiegazioni alquanto parziali in
quanto le densità rilevate vengono “spalmate” in tutta l'area campione. Questa
ricerca di contro ha ottenuto dati molto più realistici in senso spaziale grazie al
posizionamento delle stazioni in modo da ottenere dati di densità che rispettano
le reali capacità di spostamento della specie. In tal modo possiamo cominciare a
capire in che modo gli individui si dispongono nel territorio.
Conseguentemente si può analizzare se le maggiori densità sono legate alla
conformazione e natura del territorio. Inoltre, utilizzando l'intero dataset per
ogni area campione, capire in quale porzione di territorio persiste il nucleo
principale di individui. Poiché appare evidente che le fluttuazioni stagionali
partono dalla produzione di nuovi individui a partire da nuclei più o meno
numerosi di adulti sopravvissuti, ciò che è importante valutare è se esiste uno
“zoccolo duro” dell'intera popolazione dell'area campione.
L'area campione all'interno del Picciolo Golf Club
Questa area campione presenta caratteristiche peculiari in quanto è
all'interno del Parco dell'Etna ed è teatro di un attività sportiva. A differenza
delle aree scelte in precedenti ricerche non si tratta né di zone naturali né di
terreni ad uso agricolo. Di seguito sono mostrate le core areas rilevate
9
Core area nel mese di Febbraio.
Core area nel mese di Marzo.
10
Core area nel mese di Aprile.
Core area nel mese di Maggio/Giugno.
11
Core area nel mese di Luglio.
Core area nel mese di Agosto.
12
Core area nel mese di Settembre/Ottobre.
Core area nel mese di Novembre.
13
Core area principale da cui si originano le espansioni stagionali .
40
D en sità (ind. /ha )
35
30
25
20
15
10
5
0
Feb
Mar
Apr
Mag
Giu
Lug
Ago
Sett
Ott
Nov
Fig. 3. Dinamica mensile delle densità all'interno del “Picciolo Golf Club”.
14
mensilmente senza mostrare la griglia di riferimento ma solo le stazioni di
rilevamento.
Visionando la sequenza mensile delle densità sembra evidente che la
popolazione si contrae ed espande durante i mesi partendo da est verso ovest. A
riprova di ciò, nell'ultima immagine il modello matematico mostra quale sia la
probabile zona a maggiore densità dell'intera area campione. Questi risultati
potranno essere utilizzati come strumento per una gestione delle popolazioni di
coniglio ed un eventuale azione di controllo potrà essere mirata nel territorio al
fine di ottenere in migliori effetti.
La fig. 3 mostra l'andamento mensile della popolazione di Coniglio selvatico
all'interno dell'area campione del “Picciolo”. Come riscontrato nelle precedenti
ricerche un andamento ciclico stagionale è ben evidente con un picco di densità
nel mese di giugno. Questo risultato non aggiunge nulla alle attuali conoscenze
sulla dinamica di popolazione di questa specie. Di maggiore interesse appare,
invece, il confronto tra le dimensioni del territorio maggiormente occupato
mensilmente e le densità relative misurate (Fig. 4).
Non sussiste nessun rapporto diretto tra l'aumento della popolazione e
l'estensione del territorio utilizzato. Considerando il solo dato di densità è stato
ipotizzato come le popolazioni seguano un apparente ciclo di espansione e
contrazione. Cicli segnati dalla mortalità infantile, dai predatori e dalle malattie.
La mancanza di un rapporto diretto tra il numero di individui presenti
contemporaneamente nel territorio e la loro localizzazione pone almeno tre
quesiti: 1) il Coniglio tende ad occupare tutti gli habitat idonei disponibili? 2) la
popolazione è frammentata nel territorio in base alla struttura ambientale? e 3) è
possibile agire sulla popolazione in modo da ottenere un certo controllo
numerico?. Rispondere a questi quesiti non è possibile utilizzando solo i dati di
densità raccolti. Infatti, la proposta più concreta è stata formulata alla fine della
ricerca nelle Riserve della Provincia di Ragusa dove era stata fatta un attenta
analisi ambientale ed utilizzato il metodo dell'HSI (Habitat Suitability Index).
In questa ricerca esiste un dato spaziale che può essere accostato a quello di
densità. Mettendo in relazione i due dati nell'ordine mensile notiamo come
l'espansione spaziale sia successiva a quella numerica (Fig. 5). Al picco di
densità del mese di giugno segue l'occupazione massima del mese di luglio ma
con un numero di effettivi decisamente ridotto. I mesi successivi sono speculari
con un aumento delle densità ma una concentrazione degli individui in aree
sempre più ristrette (Fig. 5).
15
Fig. 4. Confronto diretto tra l'ampiezza del territorio occupato dalla specie e le
densità relative misurate in campo.
Habitat utilizzato
40
2
1.8
1.6
1.4
1.2
1
0.8
0.6
0.4
Den sità (ind. /ha)
35
30
25
20
15
10
5
H abitat utilizz ato (ha)
Densità
0.2
0
0
Feb Mar Apr Mag Giu
Lug Ago Sett
Ott Nov
Fig. 5. Confronto tra l'ampiezza del territorio occupato dalla specie e densità
relative misurate in campo con cadenza mensile.
16
Tenendo presente l'ortofoto riguardante le “probabili aree di origine della
popolazione” il picco di giugno è stato prodotto proprio in quest'area. Nel caso
di questa area campionala zona in cui agire si riduce a questi 0.40 ha
apparentemente cruciali per il resto degli individui presenti nel resto del campo
da golf. Ovviamente queste osservazioni non tengono conto della presenza di
altri conigli all'esterno dell'area considerata. Questo modello resta comunque
un primo passo verso l'analisi degli effetti di un intervento mirato alla riduzione
delle popolazioni in un area.
L'area campione del Parco dell'Etna
Al pari dell'area campione del Picciolo anche l'area Piano dei Grilli ha
mostrato un andamento molto simile anche se le medie mensili di densità sono
leggermente differenti. Comunque sia per il “Picciolo” che per le aree che sono
ampiamente frammentate si pone una questione riguardante il reale
interscambio di individui con l'area campione e le zone limitrofe esterne ad essa.
Il problema è stato posto proprio dall'Assessorato Territorio ed Ambiente in
merito alla messa in pratica delle proposte gestionali (prelievi) a seguito della
ricerca nelle Riserve della Provincia di Ragusa. Ancora una volta la precedente
metodologia ha messo in luce che il semplice dato numerico è insufficiente senza
una adeguata conoscenza spaziale. Questa problematica risulta, inoltre, dilatata
quando siamo di fronte ad aree eterogenee, utilizzate dall'uomo o frammentate.
Cosa succede in aree più omogenee, meno frammentate e con ridotta
attività umana? La nostra area campione sull'Etna (Piano dei Grilli) è un perfetto
esempio di questa tipologia di territorio. Anche in questo caso, sebbene le
distanze siano molto più estese, la popolazione mostra delle contrazioni spaziali
seguite da espansioni (si vedano le figure precedenti). Le variazioni cicliche
mensili sono presenti ma con assenza di picchi (fig. 6). Da notare, cosi come
appurato durante la ricerca del 1999, che la crescita delle popolazioni inizia
durante l'estate per poi protrarsi in autunno (fig. 6).
In linea con quanto osservato, all'espansione numerica autunnale si nota
un aumento della superficie utilizzata (fig. 7). Di fatto, i conigli del Parco
dell'Etna si comportano come quelli delle altre aree.
Eventuali differenze climatiche o ambientali possono avere degli effetti sul
momento di crescita della popolazione a seguito delle nascite ma l'evento
successivo è simile a prescindere dalle aree considerate.
17
Core area nel mese di Febbraio.
Core area nel mese di Marzo.
18
Core area nel mese di Aprile.
Core area nel mese di Maggio/Giugno.
19
Core area nel mese di Luglio.
40
D ensità (ind./ha)
35
30
25
20
15
10
5
0
Feb
Mar
Apr
Mag
Giu
Lug
Ago
Sett
Ott
Nov
Fig. 6. Dinamica mensile delle densità all'interno dell'area “Piano dei Grilli”
nel Parco dell'Etna.
20
Densità
Habitat utilizzato
25
D en sità (ind. /ha)
35
20
30
25
15
20
10
15
10
5
H abitat utilizz ato (ha)
40
5
0
0
Feb Mar Apr Mag Giu
Lug Ago Sett
Ott
Nov
Fig. 7. Confronto tra l'ampiezza del territorio occupato dalla specie e densità
relative misurate in campo con cadenza mensile.
Conclusioni
Questa ricerca ha permesso di analizzare aspetti sulla dinamica delle
popolazioni di Coniglio selvatico non ancora chiarite. Inoltre, ha utilizzato una
nuova metodologia per ottenere un dato spaziale il più possibile realistico sulle
contrazioni ed espansioni delle popolazioni di coniglio. Le principali
conclusioni sono:
1) L'espansione territoriale segue in modo asincrono l'incremento numerico
2) Questa espansione avviene all'interno di aree limitate dove si nota
l'incremento numerico
3) Dopo la massima espansione territoriale il nucleo principale di individui
torna ad essere quello di origine
In base queste considerazioni un' azione di controllo, ad esempio nell'area
campione del Picciolo, dovrebbe essere concentrata nell'area “vocata”. Un
prelievo in questa zona potrebbe avere effetti anche sulla successiva
21
espansione.
Un prelievo mirato ridurrebbe i costi di effettuazione ed aumenterebbe le
probabilità di ridurre i danni. Si auspica che questo modello possa essere messo
in atto, inoltre sarebbe utile proseguire la ricerca partendo dalle stesse aree
campione ma aumentandone la superficie in modo tale da identificare ulteriori
“nuclei” di riproduttori in collegamento tra loro.
22
2. Caratterizzazione del gene
del citocromo b nel coniglio selvatico
(Oryctolagus cuniculus) in Sicilia Orientale
Introduzione
Il coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus) è l'unica specie esistente del
genere Oryctolagus. Ritrovamenti fossili datano la sua comparsa nel tardo
Miocene in un ristretto areale comprendente la Penisola Iberica e il sud della
Francia. Durante il Medioevo, le attività umane hanno contribuito alla sua
diffusione in numerose aree. Ad oggi la specie risulta diffusa più o meno in tutto
il mondo.
Studi su polimorfismi di lunghezza dei frammenti di restrizione, effettuati
sull'intero mtDNA del coniglio hanno evidenziato l'esistenza di due ben distinte
linee materne, una esclusiva del sud ovest della Spagna e l'altra presente nel
resto d'Europa ed anche in esemplari domestici.
In questo lavoro ci siamo occupati dell'analisi tramite sequenziamento,
del gene mitocondriale del citocromo b, al fine di collocare filogeograficamete
23
gli esemplari del nostro studio relativo alla provincia di Catania, questo
marcatore, utilizzato anche in altri studi, si è rivelato efficace anche in questo
caso.
Materiali e metodi
Reperimento dei campioni
Campioni di sangue o di tessuto sono stati raccolti da 4 aree della Sicilia
orientale (N = 46; Fig. 1).
Il sangue è stato prelevato da una vena marginale dell'orecchio in animali
catturati con uso di reti e furetti. Campioni di tessuto (fegato) sono stati ottenuti
da animali abbattuti durante l'attività venatoria.
Il sangue è stato posto in provette contenenti K3 EDTA, il tessuto è stato
posto in etanolo assoluto. Entrambe le tipologie di campioni sono state
conservate a 20°C fino all'uso.
Fig. 1. Rappresentazione delle aree di campionamento per l'analisi genetica.
Dall'area 1 provengono n. 32 campioni, dalla 2 n. 4, dalla 3 n. 7 e dalla 4 n. 3.
24
Estrazione del DNA
Il DNA è stato ottenuto dal fegato o dal sangue mediante digestione con
proteinasi K, estrazione fenolo/cloroformio e precipitazione in etanolo, o
m e d i a n t e l ' u s o d i c o l o n n i n e ( M B I O T E C H ) .
Amplificazione
E' stato amplificato un frammento di 1093 bp comprendente la maggior
parte del gene del citocromo b. Sono stati utilizzati i primer: cytb1
(5'ctaattgaccttcctgctcc3') e cytb2(3'ccattcctggcttacaagac5'). La miscela di
reazione conteneva GoPhorIT™ Taq DNA Polymerase (Mbiotech),200µM di
dNTP's, 20µmol primers, 10x Buffer +MgCl (Mbiotech) 50ng di temprato, H2o
fino a 50µl. La PCR (Polimerase Chain Reaction) è stata eseguita in un
termociclatore AB 2720 (Applied Biosystems). Il disegno di PCR era il seguente:
94°C per 3 min. seguiti da 30 cicli di 92°C per 1 min, 64°C per 1 min., 72°C per 1
min, e l'estensione finale 72°C per 5 min.
Il prodotto amplificato è stato caricato su un gel di Agarosio all'1% con
presenza di Etidio Bromuro, che ha permesso la visualizzazione di una singola
banda delle dimensioni previste (Fig.2).
Fig. 2. Elettroforesi su gel di agarosio all'1% di alcuni dei prodotti di PCR da
noi ottenuti.
25
Fig. 3. Esempio di sequenza ottenuta dall'analisi dei campioni.
Sequenziamento
E' stato effettuato il sequenziameto diretto dei prodotti di PCR,
opportunamente purificati (Mbiotech Kit), tramite il metodo di Sanger in un
apparato ABI 310 (applied Biosystems). Sono stati utilizzati entrambi i primer
sopra descritti. Le sequenze sono state processate con i software Gen Scan e
analizzate con Bio Edit (Fig. 3).
Risultati
Nella tabella delle pagine successive è mostrato l'allineamento della
sequenza nucleotidica dell'aplotipo da noi descritto (query) con quelle presenti
in banca dati (sono riportati i numeri di accesso), relative al gene del citocromo b
del coniglio europeo.
26
27
28
29
30
31
32
33
34
Analisi del risultato e discussione
Branco, uno dei maggiori studiosi del coniglio europeo, che ha svolto studi
sulle popolazione spagnole ed anche francesi, afferma che esistono due linee
mitocondriali denominate A e B. la linea A é presente solo in Spagna e
Portogallo, la linea B é invece diffusa nel resto d' Europa ed anche in animali
d'allevamento.
Fig. 4. Distribuzione geografica delle linee A e B nella penisola Iberica (The
Genetical Society of Great Britain, Heredity, 85: 307317).
Dalle analisi e comparazioni effettuate è emerso che gli animali da noi
catturati in provincia di Catania, ed utilizzati in questo studio appartengono
alla linea materna denominata di tipo B presente in tutta Europa. Questi dati
confermano quindi quanto descritto da Branco et al. (Heredity 85: 307317).
Infatti nella figura 5 si può evidenziare che dall'analisi aplotipica le due
linee risultano notevolmente distanti l'una dall'altra e che l'aplotipo da noi
descritto è riconducibile alla B. La figura 6 mostra in maggiore dettaglio la linea B.
35
Fig. 5. Il grafico mostra la distanza genetica tra le due linee mitocondriali A e B.
la freccia rossa rappresenta l'aplotipo da noi descritto.
36
Fig. 6. Aplotipi relativi alla linea B.
37
La linea B raggruppa diversi aplotipi, quello da noi rilevato risulta come si può
evincere dalla stessa figura pare essere uno nuovo.
Fig. 7. Ulteriore rappresentazione grafica delle linee A e B. la freccia rossa indica
l'aplotipo da noi descritto.
Poiché i prelievi sono stati fatti su individui provenienti per lo più da una
singola area non è possibile dire con certezza che sia l'unico aplotipo presente
nella provincia di Catania.
Ulteriori campionamenti in aree diverse sono auspicabili per permettere
una visione più ampia della reale situazione in Sicilia Orientale.
38
Bibliografia
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R.N.S.B. “Macchia Foresta del Fiume Irminio” e R.N.O. “Pino d'Aleppo”
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realizzazione a cura di:
Via Gabriello Carnazza, 27
95129 Catania
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