SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE IN ITALIA ENTE • Ente proponente il progetto: COMUNITA’ DI CAPODARCO COMUNITA’ DI CAPODARCO DI FERMO (Associazione locale) La Comunità di Capodarco di Fermo è stata la sede dell’Ente Morale. E’ ispirata agli stessi principi di “centralità della persona umana” come l’ente nazionale. Fin dall’inizio si occupò di riabilitazione intesa come presa in carico globale della persona per permetterle una normalità di vita oltre al trattamento sanitario. L’attività del Centro riabilitativo si svolge in convenzione con l’Azienda sanitaria Unica regionale (ASUR) ed è regolata da delibere regionali che si adeguano annualmente. L’Ente presso il quale devono essere indirizzate le domande per il presente progetto è: COMUNITA’ DI CAPODARCO di FERMO Via Vallescura, 47 cap 63900 città FERMO (FM) Tel. 073468391 - Fax 0734683941 E-mail: [email protected] Persona di riferimento: Carmen Napolitano - cell. 3395797444 NZ00106 NZ00106 • Codice di accreditamento: • Codice di accreditamento: NZ00106 NZ00106 • Codice di accreditamento: ALBO NAZIONALE ALBO NAZIONALE • Albo e classe di iscrizione: CARATTERISTICHE PROGETTO • Titolo del progetto: NZ00106 NZ00106 • Codice di accreditamento: ALBO NAZIONALE ALBO NAZIONALE • Settore ed area di intervento del progetto con relativa codifica (vedi allegato 3): ASSISTENZA – A 06 DISABILI (60%) A 02 MINORI (20%) A 16 TOSSICODIPENDENZE (20%) IL CONTESTO TERRITORIALE Il progetto Let’s care 2 nasce da una lunga esperienza della COMUNITA’ DI CAPODARCO DI FERMO nei settori di intervento. La finalità prioritaria per cui è nata l’associazione è proprio l’accompagnamento delle persone “ disabili” e/o vulnerabili e delle loro famiglie ad una normalità di vita. Sin dalle origini (1966) la COMUNITA’ ha organizzato il primo Centro di Riabilitazione nella sede centrale in Via Vallescura, 47 a CAPODARCO DI FERMO (FM). Negli anni successivi ha voluto differenziare e specializzare gli interventi per cui sono nate le altre tre realtà sedi del presente progetto nei territori come di seguito specificato: SEDI Comunità di Capodarco Dip. Handicap Comunità di Capodarco Sostegno Rete Esterna Comunità Santa Elisabetta Comunità Sant’Andrea Comunità educativa Mondo Mi-nore Comunità Familiare Comunità Terapeutica L’arcoba-leno CITTA’ INDIRIZZO Fermo Via Vallescura, 47 – Pal. A Fermo Via Vallescura, 47 – Pal. B Fermo Fermo Porto San Giorgio Fermo Fermo C.da Abbadetta, 15 Via Pompeiana, 364 C.da Misericordia 14 Via Giammarco 41 Via Montotto 2° I SERVIZI DELLA COMUNITA’ DI CAPODARCO DI FERMO DESCRITTI PER OGNI SINGOLA SEDE DEL PROGETTO AREA DISABILI COMUNITÀ DI CAPODARCO Via Vallescura 47 – Pal. A Codice Helios - Dip. Handicap Sostegno Rete esterna 63900 – FERMO Via Vallescura 47 – Pal. B 63900 - FERMO 11517 Codice Helios 11518 Articolazione dei servizi esistenti RESIDENZIALITA’: nella sede centrale di Via Vallescura, 47 La “Comunità di Capodarco di Fermo” è accreditata per n. 45 posti letto in regime residenziale. In considerazione del particolare tipo di utenza effettivamente presente nella struttura, delle patologie e del diverso tipo di carico riabilitativo ed assistenziale che comporta si prevede quanto segue: RIABILITAZIONE ESTENSIVA EX ART. 26 alle persone con un alto carico riabilitativo ed assistenziale (anche per particolari patologie a carattere involutivo quali sclerosi multipla, distrofia muscolare, eredoatassia) vengono garantite assistenza, cure infermieristiche e prestazioni riabilitative di durata giornaliera superiore a quanto previsto dagli standard regionali per il regime riabilitativo in RSA. Il riconoscimento economico è inquadrato nel regime di Riabilitazione Estensiva. I piani di trattamento vengono redatti dall’Equipe medica alla quale partecipano anche terapisti e personale infermieristico e periodicamente vengono aggiornati e trasmessi al Distretto di competenza RSA DISABILI Alle persone non autosufficienti lungodegenti viene garantito l’intervento previsto dagli standard regionali per le RSA Disabili, riferito ad un medio livello di esigenze riabilitative e assistenziali, in regime RSA – Accoglienza Disabili; I piani di trattamento vengono redatti dall’Equipe medica alla quale partecipano anche terapisti e personale infermieristico e periodicamente vengono aggiornati e trasmessi al Distretto di competenza SEMINTERNATO Alle persone del territorio che hanno ancora un sostegno familiare o parentale sufficiente per la permanenza notturna nella propria abitazione viene garantita un’assistenza diurna (dalle 9 alle 16) all’interno della struttura (con un pasto e accompagnamento continuato, oltre alla riabilitazione prevista dai piani di trattamento individuali). I piani di trattamento vengono redatti dall’Equipe medica alla quale partecipano anche terapisti e personale infermieristico e periodicamente vengono aggiornati e trasmessi al Distretto di competenza COMUNITÀ SANTA ELISABETTA C.da Abbadetta, 15 63900 - FERMO Codice Helios 11516 Nella COMUNITA’ SANTA ELISABETTA sono accolte in regime di SEMNTERNATO persone con problemi di disabilità psico fisica medio grave e grave. In particolare persone affette da: Sindrome di Down; persone con disturbi correlati allo spettro Autistico, persone che manifestano emiparesi connatali, persone che manifestano emiparesi secondarie ad interventi chirurgici cerebrali, per lo più associati a deficit intellettivo medio e a crisi convulsive; persone con menomazioni fisiche con associato severo disturbo psichico. In relazione a tali situazioni, il contesto del Centro Socio Educativo Riabilitativo, improntato a uno stile di condivisione, risulta efficace nel contribuire al mantenimento del benessere della persona, al miglioramento delle potenzialità individuali ed alla stabilità delle condizioni psico fisiche di ognuno. In considerazione della diversità delle persone effettivamente presenti nella struttura, per una parte di esse, che richiedono un maggior carico riabilitativo ed assistenziale, viene garantito un trattamento di “seminternato alto livello”. Via Pompeiana, 364 Codice Helios 63900 - FERMO 80509 L’esperienza della COMUNITÀ SANT’ANDREA nasce nel 2004 come risposta ad un enorme vuoto del territorio fermano, rispetto alla necessità di accogliere adulti disabili psico-fisici gravissimi. Inizialmente il percorso viene finalizzato alla strutturazione di un “Dopo di noi”, ma nel prosieguo dell’esperienza, attraverso numerosi e costanti incontri con le famiglie viene evidenziandosi la necessità di progettare e pianificare un “Durante noi”. Infatti da subito il lavoro dell’équipe multidisciplinare si è orientato a supportare le persone accolte e le loro famiglie nella complessa gestione della quotidianità e ad accompagnarle verso la prospettiva di una residenzialità. A tale scopo è stato previsto anche un percorso di supporto psicologico per le persone accolte e i loro famigliari. Le caratteristiche della Comunità Sant’Andrea si possono così riassumere: - progetto “sollievo”: sostegno alle famiglie nella gestione di situazioni quotidiane che necessitano supporto; - presa in carico globale dell’ospite, dal piano assistenziale a quello prettamente sanitario, con attiva- zione di percorsi preferenziali e agganci nel territorio per facilitare l’accesso ai servizi sanitari pubblici; - confronto continuo e aperto con le famiglie per verificare e monitorare approcci diversi riguardo la gestione del proprio figlio nell’ottica dell’affidamento totale del proprio congiunto alla struttura. La Comunità Sant’Andrea è autorizzata dal 2007 per 10 posti in regime di seminternato. Le persone accolte presentano gravi ritardi mentali e psicomotori e/o problematiche plurisensoriali. La certificazione del livello di trattamento riabilitativo dei pazienti in regime residenziale accolti nella “Comunità Sant’Andrea” è garantita dall’UMEE e dall’ UMEA dell’ASUR Marche AV 4 – Fermo. COMUNITÀ SANT’ANDREA AREA DIPENDENZE COMUNITÀ ARCOBALENO Via Montotto 2° Fermo Codice Helios 18414 La comunità terapeutica offre un programma psicoterapeutico a soggetti che richiedono trattamenti disassuefatevi psico – fisici da sostanze psicotrope anche poli-assuntori; maggiorenni con età compresa tra 18 e 30 anni con o senza obblighi giudiziari. Non vi sono limitazione al dosaggio di terapie sostitutive/antagoniste. La comunità offre una residenza che costituisce per un certo periodo uno spazio fisico ed emotivo condiviso con altri simili e con gli operatori, utilizzando i vari momenti della vita quotidiana in una costante mediazione fra mondo interno degli ospiti e mondo esterno, per affrontare vicissitudini, problemi e compiti terapeutici, organizzativi e domestici in una dimensione marcatamente ed esclusivamente gruppale. Lo stile di vita condivisione e la costante riflessione sui fenomeni e le dinamiche relazionali che si sviluppano, costituiscono le direttrici terapeutiche fondamentali. Capire di cosa ha bisogno ogni singolo ospite della comunità potrebbe voler dire parlare con lui, farsi raccontare, anche forse, osservare. Sostanzialmente attraverso una comprensione e vicinanza al disagio ed alla sofferenza profonda oltre quella tendina fumogena chiamata dai molti, sintomatologia. Per chi considera il soggetto tossicodipendente “paziente”, come la semplice somma dei suoi sintomi lo scopo è la possibilità di eliminarli, con maggiore o minore successo. Per chi invece si pone la domanda sul significato del contesto ambientale nel percorso residenziale, di certo la modalità relazionale, la qualità dello spazio e del tempo condivisi, lo spessore degli interventi terapeutici, assumono una dimensione rappresentativa determinante insinuandosi nella funzione curante[1]. La vita quotidiana in comunità è solitamente ricca e movimentata, coinvolgente e caratterizzata da maggior dinamismo, minor rigidità e prevedibilità che in altre istituzioni, e gli operatori sono sollecitati a svolgere molteplici attività, che richiedono l’assunzione di funzioni organizzative, partecipative, educative e all’occorrenza terapeutiche. Le richieste e le pressioni, spesso emotivamente intense e a volte contraddittorie, richiedono capacità di elaborazione personale e collettiva da parte di chi risponde alla richiesta d’aiuto per dar senso alle risposte e formulare ipotesi di lavoro fondate sulla flessibilità e la ricerca del significato di ciò che accade più che sulla fedeltà a delle procedure rigidamente prestabilite. La nostra équipe quindi svolge la funzione di integrare diverse abilità individuali, di metabolizzare gli avvenimenti, di contenere efficacemente i momenti critici, conservando la capacità di muoversi come un collettivo e non come una semplice sommatoria di individui[2]. Ciò è tanto più importante se si pensa che un contesto così intenso e coinvolgente e un contatto così prolungato e quotidiano con gli ospiti della comunità e il loro mondo interno determina un gioco intenso di proiezioni, identificazioni con cui il gruppo degli operatori entra inevitabilmente in risonanza. Si tratta di costituire innanzitutto uno spazio di riflessione e di ricomposizione delle parti frammentate attraverso una funzione cognitiva ed emozionale che consenta una miglior comprensione degli utenti. Questa dimensione contenitiva, di supporto emotivo e di pensiero è stata definita come la “funzione ecologica del gruppo”[3], volta a stabilire un ambiente propizio e a generare la sensazione di appartenere in un terreno di cultura comune a tutto il gruppo ove contare su rapporti di vicinanza e di sostegno, specie quando compaiano minacce al senso di sicurezza. Su questa base è possibile avviare un percorso evolutivo che si sviluppa attraverso i gesti e i fatti della quotidianità, seguendo il filo che lega ogni avvenimento della vita di gruppo. Qui si rende evidente una particolare qualità della funzione terapeutico-educativa attraverso il passaggio dal rapporto individuale a quello di gruppo, che richiede all’operatore di indirizzare la propria attività sull’aspetto genitoriale (materno o paterno), a volte su quello fraterno, a volte su quello del gruppo dei pari. Questo gioco delle parti comporta un continuo entrare e uscire, un saliscendi fra soggettività e oggettività, personale e professionale, che mette alla prova le capacità di chi si prende cura. Si può ben comprendere che per svolgere un’attività del genere è indispensabile avere l’attitudine ad osservare ciò che accade, ad ascoltare ciò che viene espresso – e a cogliere anche ciò che non accade e non viene espresso – a riflettere sui possibili significati, a registrare con consapevolezza i propri “movimenti interni” e ad utilizzare dei mezzi e degli spazi per riflettere e per progettare. Il modo di essere e il fare quotidiano, costituiscono un terreno di apprendimento che il contesto di gruppo amplifica, consentendo un’esperienza conoscitiva multidimensionale. In certo qual modo si può affermare che la comunità nel suo complesso svolge una funzione psicoeducativa totale offrendo la possibilità di riflettersi in uno specchio poliedrico dove l’immagine di ciascuno viene proiettata e riflessa da diverse angolazioni. Nel contesto comunitario la vita quotidiana è scandita da consuetudini ed esigenze proprie della vita in comune da pratiche più specificamente legate a progetti terapeutici. L’operatore quindi partecipa attivamente insieme agli ospiti ad alcune operazioni concrete, rituali o informali che vanno dalla programmazione quotidiana, all’avvio di una nuova giornata con la prima colazione, la cura della persona e il riordino degli spazi personali e comuni, alla preparazione dei pasti, al disbrigo di varie mansioni domestiche, all’osservanza di impegni programmati, all’organizzazione del tempo, all’attesa di avvenimenti previsti o auspicati, all’affiancamento e al sostegno degli ospiti in difficoltà oltre a tutt’una serie di riunioni educative e/o terapeutiche di piccoli e grandi gruppi. Egli agisce nello stare e nel fare – “con” – piuttosto che – “per” – l’ospite. La condivisione va intesa in senso letterale, dove dividere-con, cioè tendere a una possibile distribuzione dei compiti fra operatori e utenti, lungo un continuum che va dall’affiancamento più o meno consistente (sostituzione/integrazione dell’Io) alla delega progressiva di responsabilità. L’operatore si trova a svolgere direttamente o indirettamente una funzione psicoeducativa anche per altri aspetti dove è necessario mantenere chiara, prima di tutto con il proprio comportamento, l’esistenza di regole e confini funzionali alla convivenza e alle finalità terapeutiche (importanza dei tempi, degli spazi e dei loro scopi e soprattutto dei confini). La comunità propone la contiguità quotidiana con altre persone con tutti i limiti posti dalla convivenza, la necessità di provvedere ai propri bisogni essenziali, la dimensione gruppale. Essa incentiva e rinforza il lavoro secondo il concetto di “Gruppo come un tutto”, che ha rivoluzionato il campo della terapia residenziale mettendo in evidenza nuovi fattori di importanza rilevanza terapeutica[4]. PERIODI DEL PROCESSO TERAPEUTICO DELLA COMUNITÀ: DALL’ACCOGLIENZA ALLO SGANCIO Il percorso comunitario proposto può essere suddiviso in linea generale, nei seguenti tre momenti non esiste una durata standardizzata poiché viene definita dalle caratteristiche personali; Periodo di accoglienza Periodo intermedio Periodo di sgancio e reinserimento AREA MINORI COMUNITÀ EDUCATIVA MONDO MINORE COMUNITA’ FAMILIARE CAPODARCO C.da misericordia n.14 – Porto Sn Giorgio Via Giammarco n.41 - Fermo Codice Helios 80441 Codice Helios 80448 • COMUNITÀ EDUCATIVA MONDO MINORE a Porto San Giorgio (FM) per accoglienza a medio-lungo termine di minori maschi da 13 a 17 anni); dal 2001 ha accolto 82 minori stranieri e non, implementando progetti di recupero rivolti a soggetti dell’area penale e dal 2009 ha attivato percorsi di collaborazione con le USSM di Ancona, Campobasso e Bologna in convenzione col Centro Giustizia Minorile dell’Aquila e il Ministero della Giustizia, specificando la propria area di intervento nel settore penale e accogliendo ad oggi minori e neomaggiorenni in MAP e misure cautelari. I soggetti sono inseriti in programmi individualizzati terapeutico-riabilitativi attraverso l’uso di strumenti formativi e di sostegno all’occupazione e alla gestione delle autonomie. L’equipe è composta da 6 educatori cui sono delegate le funzioni familiari, temporaneamente compromesse o assenti. • COMUNITÀ FAMILIARE CAPODARCO a Fermo (FM) per accoglienza a medio-lungo termine di minori (maschi e femmine) da 9 a 13 anni e ragazze in difficoltà; Dal 2009 ha accolto 14 soggetti compresi nell’area minori e madri con figli a carico. Nasce dall’esperienza pregressa della Comunità educativa femminile per adolescenti avviata nel 2005 e riprogettata nel 2009, che ha accolto ragazze in difficoltà, vittime della tratta e della violenza domestica e affette da disturbi psichici. L’equipe è composta da 6 educatori cui sono delegate le funzioni familiari, temporaneamente compromesse o assenti. • Rete di famiglie per accoglienza a medio-lungo termine di minori da 0 a 12 anni; è attiva dal 2005 accogliendo ad oggi 20 minori in contesti di vita familiare e accompagnandoli in programmi di adozione o rientro nelle famiglie d’origine. 13 sono attualmente in accoglienza • Descrizione del progetto e tipologia dell’intervento che definisca in modo puntuale le attività previste dal progetto con particolare riferimento a quelle dei volontari in servizio civile nazionale, nonché le risorse umane dal punto di vista sia qualitativo che quantitativo: La Comunità di Capodarco ente titolare del progetto in collaborazione con la rete di partner promuove attività all’interno dei servizi che gestisce con il tentativo di coinvolgere i giovani del territorio a mettersi in gioco in maniera attiva. Proprio in questo senso le attività sono sia di carattere pratico nello spirito del fare per conoscere, ma anche momenti di approfondimento e consapevolezza della storia del welfare e dei servizi sul territorio. 8.1 Complesso delle attività previste per il raggiungimento degli obiettivi AREA DISABILI I volontari inseriti nei sedi di Dipartimento H, Sostegno rete esterna, Comunità Sant’Elisabetta e Comunità Sant’Andrea svolgeranno attività rivolte a persone con disabilità. I volontari dopo un primo periodo di affiancamento totale dell’O.L.P. di riferimento con cui svolgeranno attività di formazione, di presentazione e conoscenza dei servizi attuati opereranno nella realizzazione di azioni all’interno delle sedi di attuazione e nel territorio di riferimento della struttura, con un confronto costante con l’OLP con il quale opererà per almeno un terzo del servizio in stretta collaborazione affiancando e coadiuvando il personale educativo, il personale sanitario e personale terapeutico nelle sotto elencate attività: 1 Pianificazione di attività individuali 2 Organizzazione e strutturazione dei servizi di accompagnamento ai luoghi di studio e/o di lavoro (borse lavoro) 3 Trasporto, accompagnamento ed eventuale affiancamento nelle strutture territoriali scelte 4 Raccolta e pianificazione delle richieste individuali di accompagnamento 5 Attività di trasporto verso servizi di cura della persona 6 Attività di trasporto e affiancamento alla partecipazione di eventi culturali e ricreativi 7 Attività di accompagnamento in esercizi commerciali di varia entità e affiancamento nelle attività da svolger 8 Attività socio-terapeutiche, ludico-motorie, occupazionali e assistenziali, al fine di far emergere e/o mantenere abilità e potenzialità proprie della persona con disabilità 9 Favorire attività riabilitative specifiche per il possibile superamento e/o mantenimento dello stato di handicap iniziale 10 Gestione della casa e delle attività interne. 11 Organizzazione di incontri per valorizzare le risorse attraverso la compartecipazione alla progettualità e alla gestione del servizio da parte delle famiglie con a carico il disabile 12 Realizzazione di attività di sollievo alle famiglie presso il domicilio in situazioni di emergenza 13 Realizzazione di una rete sociale per facilitare i collegamenti tra la famiglia e i servizi territoriali 14 Progettazione e realizzazione, in collaborazione con altre realtà territoriali, di eventi cittadini 15 Realizzazione di un opuscolo per far conoscere le attività svolte o in programma dalla Comunità di Capodarco di Fermo, collaborando con la testata giornalistica ‘Redattore Sociale’ 16 Trasporto, accompagnamento e affiancamento nelle attività di socializzazione nel territorio di riferimento AREA DIPENDENZE PATOLOGICHE I volontari saranno coinvolti nella Comunità Arcobaleno in affiancamento all’OLP e al personale educativo, terapeutico, di supporto della struttura. Il primo periodo di attività sarà di conoscenza, consapevolezza e formazione rispetto alle metodologie di lavoro, i riferimenti clinici di intervento, l’organizzazione metodologica della comunità. Vista le problematicità per cui le persone sono accolte in struttura si procederà ad affiancamento costante da parte del personale di riferimento, (salvo momenti definiti dall’equipe in cui il volontario potrà essere autonomo) a svolgere le seguenti attività: 1 Collaborazione allo svolgimento di gruppi educativi e terapeutici 2 Collaborazione e sostengo nelle varie attività scolastiche 3 Collaborazione, accompagnamento e sostegno nelle attività di inserimento sociale, compresi trasporti pe il raggiungimento di incontri 4 Collaborazione per attivazione di opportunità di socializzazione 5 Segretariato sociale (collaborazione nella predisposizione , divulgazione, informazione, sostegno nella compilazione di richieste e pratiche, contributi, rilasci documentazione di gestione socio/culturale 6 Promozione sociale, partecipazione ad attività incontri e seminari per una maggiore conoscenza della vita socio-economica AREA MINORI I volontari coinvolti nelle sedi della Comunità Mondo Minore, Comunità Sant’Anna svolgeranno attività di affiancamento con l’OLP per conoscere e approfondire la conoscenze delle metodologie di intervento e organizzative delle strutture. Viste le problematicità delle persone accolte, l’OLP e/o il personale educativo sarà sempre presente per le attività svolte da parte del SCN, in particolare nel primo periodo e comunque per almeno il 50% delle attività svolte: 1 collaborazione e sostengo nelle varie attività scolastiche 2 collaborazione, accompagnamento e sostegno nelle attività di inserimento sociale, compresi trasporti pe il raggiungimento di incontri 3 collaborazione per attivazione di opportunità di socializzazione 4 Segretariato sociale (collaborazione nella predisposizione , divulgazione, informazione, sostegno nella compilazione di richieste e pratiche, contributi, rilasci documentazione di gestione socio/culturale 5 Promozione sociale, partecipazione ad attività incontri e seminari per una maggiore conoscenza della vita socio-economica 6 Sostegno a gruppi sulla genitorialità 7 Attività di socio educative per minori accolti nelle strutture 8 Collaborazione per attività educative e di supporto alla struttura 9 Sostegno ad attività sportive e di benessere fisico 10 Supporto nella gestione della comunità Rispetto alle attività del singolo servizio/progetto tuttavia si specifica che i giovani in servizio : • Supporteranno gli operatori negli interventi di socializzazione e promozione di iniziative per il tempo libero rivolte alle persone disabili; • Saranno impegnati nelle escursioni, gite sul territorio, partecipazione delle persone accolte e delle loro famiglie a mostre, sagre, feste, eventi culturali, religiosi, politici. • Favoriranno le persone accolte nella fruizione delle offerte sociali es. teatro, cinema , concerti; • Accompagneranno negli spostamenti le persone disabili ai servizi territoriali anche con gli automezzi; • Supporteranno le azioni di gestione del progetto (realizzazione delle dispense, fotocopie, aiuto nella comunicazione telefonica, piccole attività di segreteria) A tal fine, in linea con quanto esplicitato nell’ambito della sezione precedente, i giovani verranno affiancati dai responsabili del progetto e da personale adeguatamente qualificato, con l’obiettivo di: • Agevolare l’adozione di un approccio multidisciplinare; • Stabilire processi informativi e di operatività basati su logiche di lavoro di équipe; • Sostenere prassi basate sul case management, quale approccio utile ad ottimizzare i risultati delle attività condotte in una logica di flessibilità e personalizzazione dei servizi; • Partecipazione alle azioni di progettazione ed alla programmazione degli interventi • Coinvolgimento nelle fasi di monitoraggio e verifica dei progetti • Numero ore di servizio settimanali dei volontari, ovvero monte ore annuo: minimo 20 ore settimanali 6 Giorni di servizio a settimana dei volontari (minimo 5, massimo 6) : 6 • Giorni di servizio a settimana dei volontari (minimo 5, massimo 6) : • Eventuali particolari obblighi dei volontari durante il periodo di servizio: I volontari durante lo svolgimento del Servizio Civile sono tenuti a: Possibili Impegno nei giorni festivi Flessibilità oraria per le esigenze del progetto Disponibilità a lavorare in equipe Disponibilità alla guida di automezzi Diponibilità a mansioni fuori dal territorio comunale per esigenze di progetto e/o per esigenze formative e/o di monitoraggio Disponibilità ad effettuare il periodo di permesso retribuito quando i servizi non sono operativi • Giorni di servizio a settimana dei volontari (minimo 5, massimo 6) : • Eventuali particolari obblighi dei volontari durante il periodo di servizio: 6 Giorni di servizio a settimana dei volontari (minimo 5, massimo 6) : 6 • Giorni di servizio a settimana dei volontari (minimo 5, massimo 6) : • Eventuali particolari obblighi dei volontari durante il periodo di servizio: I volontari durante lo svolgimento del Servizio Civile sono tenuti a: Possibili Impegno nei giorni festivi Flessibilità oraria per le esigenze del progetto Disponibilità a lavorare in equipe Disponibilità alla guida di automezzi Diponibilità a mansioni fuori dal territorio comunale per esigenze di progetto e/o per esigenze formative e/o di monitoraggio Disponibilità ad effettuare il periodo di permesso retribuito quando i servizi non sono operativi L’Ente presso il quale devono essere indirizzate le domande è: COMUNITA’ DI CAPODARCO DI FERMO Via Vallescura, 47, cap 63900 città FERMO – Tel. 0734/683927 Fax 0734/683941 E-mail: [email protected] Persona di riferimento: NAPOLITANO CARMEN cell. 3395797444 [1] Ferruta, A., Foresti G., Pedriali E., Vigorelli M., (a cura di) La Comunità Terapeutica tra Mito e Realtà, Milano, 2005, [2] Kaneklin, C., Orsenigo A., Il lavoro di Comunità, Milano, 1992, [3] Correale, A., Il campo istituzionale, Roma, 1996, [4] Facciamo riferimento alle teorie di Bion e Foulkes sul “Gruppo come un tutto” che hanno dato origine a un grande cambiamento all'interno delle organizzazioni di aiuto alla persona.