“Fatti, personaggi e luoghi dell’Unità d’Italia
in Bergamo e provincia (1848-1870)”
Concorso storico letterario - I^ Edizione
PRESENTAZIONE DELL’ELABORATO (6995 caratteri-spazi inclusi)
L’unità d’Italia non è stata fatta solo da grandi eroi ed abili diplomatici, ma anche da uomini che,
pur non figurando sui libri di storia, hanno dato un notevole contributo alla nobile causa della
libertà della patria, giungendo persino all’estremo sacrificio. Il sentimento patriottico del 1848 e
1849 aveva interessato anche la nostra provincia, pervadendo l’animo di tanti giovani bergamaschi,
dalla città, alla pianura, fino ai più piccoli paesi di montagna delle nostre valli.
È per questo che abbiamo ispirato il nostro lavoro a due giovani patrioti di Serina, pressoché
sconosciuti anche ai cultori di storia risorgimentale, le cui vicende sono legate ai moti di quegli
anni: Giovanni Erba, detto Padre Massimino, un frate dell’ordine dei Minori Riformati del convento
serinese ed Angelo Gentili, nato a Serina il 18 novembre 1828.
Il primo aveva partecipato alla spedizione dei Bergamaschi accorsi in aiuto dei Milanesi in
occasione delle cinque giornate del marzo 1848 e, nel marzo 1849, alla spedizione dei fratelli
Camozzi a Brescia.
Il secondo, aveva anche lui partecipato nel marzo 1849 alla spedizione dei fratelli Camozzi,
morendo poi a Brescia per mano degli austriaci. È senz’altro il caso di ricordare qui, per inciso, che
il fratello di Angelo, Lazzaro Gentili, nel settembre 1848 si era arruolato in Piemonte nella Guardia
Nazionale Mobile Bergamasca.
Pensiamo che, essendo entrambi di un piccolo paese, Angelo ed il frate si conoscessero e
condividessero passione e sentimenti patriottici. Così abbiamo immaginato un’ipotetica lettera che
Padre Massimino avrebbe scritto alla mamma di Angelo Gentili per informarla dell’eroica morte del
figlio e fornirle anche un conforto religioso.
TRADUZIONE DEL PROVERBIO CITATO
“A preti e frati, togli il cappello e lasciali andare.”
FOTO DI SERINA
Nelle foto di Serina abbiamo localizzato la casa di Angelo e Lazzaro Gentili ed il convento di Padre
Massimino.
INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE E DOCUMENTARIE
Riferimenti alle vicende di Padre Massimino li troviamo nei testi dal n° 1 al n° 6 della bibliografia.
Abbiamo rappresentato nel disegno il nostro frate patriota come ce lo siamo immaginato, in base
alla descrizione di Sereno Locatelli Milesi, che a pagina 131 del suo libro (di cui al punto 3), scrive:
«Di Serina era quel giovane frate dei Minori Riformati … Portava un grande crocifisso di legno, e
recava al fianco la spada: in tutti i paesi man mano attraversati dai volontari, incitava la gente ad
insorgere contro l'oppressore, benedicendo le armi dei Patrioti e le bandiere tricolori».
Il giovane Angelo Gentili è citato nell’opuscolo di cui al punto 6 e in una nota scritta di un registro
dell’Archivio storico parrocchiale di Serina, attestante la sua morte, che abbiamo fotografato e
allegato al presente elaborato. Inoltre, presso l’archivio comunale di Serina, si è trovato un preciso
documento dal quale risulta che, in data 8 aprile 1887, Tiraboschi Rosa vedova Gentili aveva
presentato al nuovo Governo Italiano una domanda di pensione, quale madre del volontario Gentili
Angelo, morto in difesa di Brescia.
Il nome di Lazzaro Gentili viene indicato da R.V. Miraglia (punto 9) nell’elenco degli uomini che
facevano parte della Guardia Nazionale Mobile Bergamasca in Piemonte.
BIBLIOGRAFIA E DOCUMENTI
1)
2)
3)
4)
5)
6)
7)
8)
9)
Bortolo Belotti, Storia di Bergamo e dei Bergamaschi – a cura della Banca Popolare di
Bergamo – Poligrafiche Bolis, Bergamo, 1959 –Vol. VI – Libro XI
Alberto Agazzi, Bergamo 1848 – Le Cinque Giornate – Storia del volontarismo bergamasco –
Istituto Civitas Garibaldina – Comune di Bergamo – 1960.
Sereno Locatelli Milesi, La Bergamasca – Edizioni Orobiche, Bergamo, 1966.
Giuseppe Locatelli Milesi, La Colonna Camozzi e la insurrezione bergamasca del 1849 –
Bergamo, Bolis, 1904.
Giovanni Battista Spinelli, Memorie della guerra del 1848-1849. – Manoscritto pubblicato da
Alberto Agazzi in Estratto di Studi Garibaldini n. 3 – Bergamo, 1962.
Isaia Bonomi, Alcune note serinesi circa i moti patriottici del 1848 e 1849 – Biblioteca civica
Serina, 1982.
Archivio storico chiesa prepositurale D.S. Maria Annunziata di Serina. – Serie 3: morti
Registro n. 8 tavola n. 20 – 1844-1866 estremi cronologici.
R.V. Miraglia, La Guardia Nazionale Mobile Bergamasca in Piemonte 1848-49, in Studi
Garibaldini -Istituto Civitas Garibaldina – Comune di Bergamo – 1964.
Cantella/Castellani/Fava, Antichi proverbi bergamaschi – Libreria Meravigli Editrice –
Lissone, 1981.
PERSONAGGI
Giovanni Erba
Angelo Gentili
1848
1849
Accorse, con molti altri
bergamaschi, in aiuto dei
Milanesi durante le 5 giornate, e
in particolare nello scontro a
porta Tosa (oggi porta Vittoria).
Nel Marzo di quell’anno
partecipò alla spedizione dei
fratelli Camozzi che partivano
in aiuto dei bresciani.
Il fratello Lazzaro si arruola
nella Guardia Nazionale Mobile
bergamasca.
Partecipò alla spedizione dei
Camozzi e morì proprio a
Brescia per mano degli
austriaci.
GRUPPO ALUNNI:
AMIGONI FRANCESCO / BASILE MARVIN / BENAGLIA ANDREA / FERRARI
FRANCESCO / ROTA JESSICA
Classe 4° B – Liceo Scientifico - Istituto Superiore “David Maria Turoldo” di Zogno
DOCENTE REFERENTE: Prof. PIERCARLO GENTILI – Docente di Storia e Filosofia
DOCUMENTO DELL’ARCHIVIO PARROCCHIALE DI SERINA ATTESTANTE LA
MORTE DI ANGELO GENTILI
«Si attesta che in marzo 1849 è mancato di vita a Brescia Angelo dei viventi Giuseppe Gentili e
Rosa Tiraboschi Fantini, ed in agosto di detto anno suo fratello Antonio Lazzaro in Bergamo Borgo
S. Caterina. Si attesta pure che in agosto 1849 è mancato di vita a Venezia Giov. Gottardo di Giov.
Santo Carrara Mono e Maddalena Limonta. Si attesta similmente che in agosto 1849 è mancato di
vita a Bergamo Evaristo Desiderato di Luigi Limonta e della Zani Francesca. Ciò si dichiara per
notizia venuta senza indicazione del giorno».
f.to Sac. Pietro Tiraboschi Parroco
Archivio storico chiesa prepositurale D.S.
D.S. Maria Ann. di Serina.
Serie 3: morti – Registro n. 8 tavola n. 20
1844-1866 estremi cron.
LETTERA DI PADRE MASSIMINO ALLA MADRE DI ANGELO GENTILI
Carissima e devota signora,
è col cuore pieno di commozione e fede nel nostro Signore che vi scrivo questa lettera, per
informarvi che Dio ha accolto nel suo regno il vostro amato Angelo, preparando la vita eterna per
uno dei suoi fiori più belli. Vedo il dolore sul vostro volto ma consolatevi, Angelo è caduto con
onore e nobiltà d’animo a Brescia.
Io e vostro figlio eravamo animati dagli stessi ideali che, forse, in questo momento di estremo
dolore, a voi potrebbero sembrare futili, ma come può essere futile l’amor di patria e di Dio, la
nobile volontà di vedere un giorno, che oggi sembra ancor così lontano, la patria libera?
Quando scoppiarono i moti nel 1848, un forte sentimento patriottico invase l’animo di tanti giovani
italiani, dalle città ai paesini più remoti. È stato proprio in quel periodo che io, umile frate, ho
conosciuto vostro figlio e altri giovani serinesi. Discutevamo spesso di come avremmo potuto
contribuire alla nobile causa della patria.
Il 18 marzo scoppiava a Milano l’insurrezione antiaustriaca, il giorno seguente le sollevazioni interessavano anche Bergamo, dove vennero
organizzate colonne di volontari per accorrere in aiuto dei Milanesi.
A tale notizia io decisi di arruolarmi, ma Angelo, con grande dispiacere, dovette rinunciare per
aiutarvi nel lavoro.
Il 20 marzo partii da Bergamo con la compagnia del capitano Bonorandi e nei paesi che attraversavamo la gente veniva incitata ad insorgere contro
chi mi chiedeva perché combattessi, rispondevo
scherzosamente: «Prèc e frà, caàga ’l capel e lassai ’ndà».
l’oppressore; io benedicevo le armi dei patrioti e i tricolori e a
Dopo vari tentativi, il 22 marzo riuscimmo a sfondare Porta Tosa entrando in Milano; con noi c’erano anche i fratelli Nullo. I Milanesi ci chiamarono
“liberatori” perchè da Porta Tosa, detta poi Porta Vittoria, iniziò la conquista della città da parte degli insorti.
Terminata la nostra missione, il 28 marzo rientravamo nella nostra Bergamo accolti con trionfo; a volte mi recavo a Serina, nel mio convento, e
vedevo spesso i vostri figli.
loro le mie vicende ed il mio racconto aveva tanto entusiasmato Angelo e
Lazzaro che espressero la volontà di combattere alla prima occasione; fu così che Lazzaro, come
voi ben sapete, decise di arruolarsi in Piemonte, nella Guardia Nazionale Mobile Bergamasca.
In uno dei nostri incontri, narrai
Nel luglio del 1848, dopo la sconfitta di Custoza e la riconquista della Lombardia da parte degli Austriaci, io, Gabriele Camozzi ed altri patrioti più
compromessi dovemmo riparare prima in Svizzera e poi in Piemonte per sfuggire alla rappresaglia.
Il 12 marzo 1849, alla ripresa della guerra contro l’Austria, il Governo piemontese incaricò Camozzi di organizzare rivolte in Lombardia: così
partimmo con una colonna di Lombardi emigrati in Piemonte ed attraversammo il confine. Il 25 ci incontrammo ad Almenno con Giovan Battista
Camozzi, che stava reclutando uomini in Val Brembana per organizzare l’insurrezione di Bergamo e provincia. Io approfittai per recarmi a Serina,
dove incontrai Angelo che decise di partire con me.
Intanto, Gabriele Camozzi entrava a Bergamo con i suoi uomini costringendo gli Austriaci a riparare nella Rocca.
Nel tardo pomeriggio di domenica 25 marzo io e Angelo lasciammo il paese mentre il sole
tramontava illuminando la cima dell’Alben. Pur sapendo di rischiare la vita, eravamo pervasi da
quello spirito patriottico di chi è disposto a morire per la patria.
A Zogno, ci riunimmo con una cinquantina di persone del distretto zognese e con circa ottanta di quello di
Piazza Brembana; cominciò a piovere e ci incamminammo lentamente per la strada fangosa verso Bergamo, giungendovi di notte sfiniti per la fatica.
Il mattino del 26 fummo armati e quando Gabriele Camozzi seppe della sconfitta di Novara organizzò una
spedizione per accorrere in aiuto degli insorti di Brescia.
Ci radunammo in fretta e, assegnati ai vari reparti, in 800 partimmo alla volta della città; Angelo faceva parte della compagnia del
comandante Bentivoglio.
Colà giunti, dovemmo constatare che la situazione era ormai favorevole agli Austriaci (li
comandava ill generale Haynau); così fummo sopraffatti, ma molti di noi sfuggirono
all’accerchiamento. Con l’aiuto di Dio, il 2 aprile noi superstiti ci ritrovammo a Iseo e venni a
sapere della sorte di vostro figlio Angelo da un suo compagno d’armi sopravissuto alla battaglia.
La compagnia d'avanguardia di Bentivoglio, composta da 120 armati, mentre pernottava nella fattoria
“Caldera”, a 2 km. da Brescia, era stata attaccata da un contingente austriaco, condotto sul posto da uno
spione, tale Patuzzi. I patrioti si erano battuti eroicamente, ma solo pochissimi erano riusciti a mettersi in
fuga. Angelo era stato catturato; dopo qualche giorno venni a sapere che era stato fucilato nel castello di
Brescia.
Per sfuggire al nemico che ci braccava decidemmo di disperderci in varie direzioni. Con la morte nel cuore
per la sorte di un caro amico e compatriota, io ed i fratelli Camozzi ci incamminammo verso Clusone e da lì,
attraverso montagne e sentieri impervi, riuscimmo a raggiungere la Svizzera, dove trovammo scampo dopo
una lunga marcia.
Dio benedica tutta la brava gente che, rischiando la vita o l’arresto del nemico, ci ha aiutati, rifocillati e
ospitati durante quel lungo tragitto!
Quante volte la sera, prima di dormire, ho pensato ad Angelo e a tutti quei ragazzi caduti o catturati
dal nemico, giovani martiri della libertà e della patria. Ho pregato e pianto per loro. Quante volte ho
pensato a voi nella vana attesa di un figlio che non sarebbe più tornato e al dolore che avreste
provato alla triste notizia. Ho già provveduto ad informare don Pietro Tiraboschi della morte di vostro figlio
pregandolo di confortarvi in questo momento di estremo dolore.
Ora vi sto scrivendo dalla Svizzera, per lasciare una testimonianza dell’eroismo di tanti giovani
italiani, tra i quali Angelo, che si sono sacrificati per uno dei più nobili ideali: la libertà della patria
e di tutti gli Italiani. In questo momento di dolore vi sono molto vicino e prego Dio per voi e vostro
figlio. Pur nella sofferenza, dovete essere fiera di aver ricevuto un dono così grande dal Signore: un
figlio che ha compiuto l’estremo sacrificio per un nobile ideale, un umile eroe che sarà per sempre
nei nostri cuori.
Ho deciso di consegnare a voi il mio racconto affinché non si perdano tracce della memoria di tutti
quei giovani che hanno combattuto da fratelli, fianco a fianco, il cui nome sarà affidato alla storia
non dei grandi eroi, ma di coloro che hanno compiuto l’estremo sacrificio per la libertà della patria.
Un giorno, sono sicuro, la nostra patria sarà finalmente unita e libera dallo straniero grazie
all’esempio ed al sacrificio di bravi giovani come il vostro Angelo, ora tra le braccia del Signore.
Quanto a me, rientrerò al più presto nel mio ordine religioso.
Vi lascio con affetto e con la benedizione del Signore.
Giovanni Erba, frate cappuccino, detto Padre Massimino.
Gruppo alunni
Classe 4° B – Liceo Scientifico - Istituto Superiore “David M. Turoldo” di Zogno
Amigoni Francesco _______________________ Ferrari Francesco ________________________
Basile Marvin
_______________________ Rota Jessica
Benaglia Andrea
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Docente referente: Prof. Piercarlo Gentili __________________________________
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01_Presentazione elaborato e bibliografia