Il direttore responsabile
Rosanna De Lorenzo
U
n potenziamento di prospettive apre questa nuova stagione di Lìmen. Inalterata rimane la sua mission nel suo essere, la rivista, strumento di divulgazione economica, di informazione sulle attività e sui
servizi camerali, di valorizzazione del territorio e delle sue specifiche
risorse. Si amplia invece il suo raggio d’azione assumendo quel carattere regionale che consente di connotare la sua funzione in maniera più pluralista e coordinata alle politiche di promozione del “made in Calabria, e che vede ancora più
coinvolti referenti istituzionali, del sistema produttivo, bancario, scolastico, universitario, sociale, e anche intellettuali e quanti possono assicurare un contributo
attivo e propositivo coerente con le finalità della rivista e con le sue potenzialità.
E proprio su queste ultime, su quelle non ancora compiutamente espresse, intendiamo concentrarci per ottimizzare un prodotto editoriale già apprezzato nei
contenuti e nella veste grafica e verso il quale e intorno a cui si è sviluppato negli
anni interesse ed un crescente fermento culturale. Idee e programmi che prendono corpo già a partire da questa prima edizione del 2009 e che sono speculari ad
una prassi gestionale della Camera di Commercio di Vibo Valentia improntata
ad un’azione di valorizzazione della “calabresità”, con avvio e riflesso immediato nel territorio di competenza, ma in una logica di plusvalenze a beneficio
dell’intera regione, per concorrere a ricostruire, in termini più ampi e articolati
ed in una visione d’insieme, la sua fisionomia e le sue specificità. Le tre sezioni
identificative della Rivista -Economia – Arte – Cultura-, in posizione intercambiabile, esprimono funzionalmente tutto ciò, perché rappresentative di risorse fondamentali nei processi di sviluppo di un territorio in continua evoluzione secondo parametri di innovazione e competitività. Coerente “l’Arte” che delimita in
apertura ed in chiusura questo numero di Lìmen. Abbiamo posto in primo piano,
infatti, l’Enciclopedia dell’Arte di Calabria –Ottocento e Novecento- il prestigioso
volume realizzato dalla Camera di Commercio di Vibo Valentia con la puntuale
ricostruzione biografica degli artisti dell’epoca, ricca di spunti critici e di riscontri
visivi, riservando poi lo spazio monografico di chiusura ad uno dei più grandi artisti calabresi, il patriota garibaldino e meridionalista passionale Andrea Cefaly.
Così come nello spazio dedicato all’informazione sulle attività e i servizi camerali il resoconto di Unioncamere Calabria sulla manifestazione fieristica internazionale londinese “La Dolce Vita” affianca le importanti iniziative adottate dalla
Camera di Commercio di Vibo Valentia: i servizi gratuiti alle imprese Gestirete e
Archivierete e il prodotto editoriale “Guida nel mondo della finanza agevolata”,
curata dal responsabile dell’ufficio Studi e Statistica, particolarmente utile alle
imprese in una fase di recessione come quella in atto, quest’ultima mirabilmente
analizzata nel contributo del dott. Capuano “Dalla finanza all’economia reale:
l’impatto della crisi sul sistema Italia”. Così come di notevole impatto, ma questa
volta in termini positivi, si prospetta nelle sue enunciazioni Il Piano Strategico
della Città “Vibo Futura 2015” da cui partire per disegnare la visione e l’immagine della città che si vuole costruire, nella quale e intorno alla quale fervono anche
iniziative che trasformano passioni “private” in un pubblico servizio.
E’ il caso dell’Associazione Aeroclub “Il Grifo” che sull’Altopiano del Poro ha
realizzato un’area attrezzata per il volo ultraleggero dall’impiego versatile: turismo, sport, ma anche protezione civile. Una connotazione dinamica del territorio
che si ritrova nella cittadina di Soriano, rinomata, tra l’altro, per i mostaccioli,
dolci tipici e tradizionali, e per i maestosi ruderi del Convento di San Domenico,
un tempo centro di una attiva spezieria. Il ritratto del personaggio è poi riservato
a Pasquale Enrico Murmura, il poeta malinconico che inseguì il mito greco.
Anno 2009 - n° 1
3
Il direttore editoriale
Michele Lico
Commissario Straordinario
Camera di Commercio
di Vibo Valentia
COMMISSARIO STRAORDINARIO
Michele Lico
REVISORI DEI CONTI
Michele Montagnese - Presidente
Massimo Corso
Antonio Cannizzaro
SEGRETARIO GENERALE
Dr. Maurizio Ferrara
4
Anno 2009 - n° 1
L
a crisi economica mondiale, partita come crisi della finanza e rapidamente
divenuta dell’economia reale, sta producendo cambiamenti strutturali nel
sistema economico mondiale. Nessuno poteva illudersi che la depressione dei mercati finanziari e delle maggiori economie occidentali potesse
rivelarsi prodotto di una semplice congiuntura negativa.
La recessione economica globale ha assunto proporzioni tali da ridefinire lo scenario economico-finanziario internazionale e, con esso, le dinamiche dei diversi
Paesi. In tale prospettiva alcuni tra i fattori di criticità che già interessavano anche
la società italiana hanno subito un’ulteriore accelerazione, per arginare la quale diventano indispensabili processi di adattamento, rinnovamento, riposizionamento,
quali strumenti di reazione improntati al forte senso di responsabilità delle scelte e
a nuovi modelli di governace. D’altra parte una crisi economica non è soltanto un
periodo di difficoltà ma anche un’occasione: per riflettere sugli errori commessi,
per evitare di ripeterli nel futuro, per rilanciare lo sviluppo a partire da basi nuove,
poiché la ‘distruzione creativa’ delle imprese e dei settori più deboli e inefficienti
apre nuove opportunità di riqualificazione e di crescita del sistema produttivo.
Imperativo categorico, dal più vasto ambito mondiale, e per passaggi intermedi, a
quello più direttamente locale, è una forte capacità di capire e di agire consapevoli
che, oggi più che mai, nei diversi livelli istituzionali, è necessario lavorare attorno
ad alcune priorità condivise nell’avvio di nuovi percorsi di ripresa, sviluppo e valorizzazione dei territori. Una fase di recessione economica globale come l’attuale
va assolutamente contrastata anche a livello locale, con il concorso e la collaborazione di tutti gli attori economici, sociali e istituzionali. Crediamo che se questo
obiettivo sarà raggiunto diventerà poi più facile individuare anche soluzioni appropriate, nell’impresa, nella scuola, nella Pubblica Amministrazione, all’altezza
di una nuova stagione di sviluppo che si andrà ad aprire. I problemi con i quali
i nostri imprenditori si confrontano quotidianamente sono considerevoli e le imprese in difficoltà chiedono non solo risposte concrete all’emergenza, ma anche
interventi di ripresa e rilancio competitivo. Dunque, partendo proprio da questa
fase, è necessario creare le condizioni per far nascere le idee innovative e costruire
un ambiente adatto per farle crescere. C’è evidentemente “un primo pacchetto” di
misure che risponde all’urgenza della crisi, ma questo deve essere accompagnato
da interventi che guardano al futuro, perché è chiaro che bisogna pensare non solo
a come il sistema imprenditoriale, e soprattutto le PMI, si equipaggiano per attraversare la crisi, ma anche immaginare come riusciranno successivamente a gestire
la fase della ripresa. Nodo cruciale, rimane il rapporto con il mondo del credito.
L’attuale crisi finanziaria ha determinato un incremento delle difficoltà di accesso
al credito da parte delle imprese, soprattutto delle PMI, riflettendo una maggiore selettività nella valutazione delle operazioni da parte del sistema finanziario. Il
primo effetto sull’economia reale è che la riduzione dei volumi di credito restringe
la domanda globale per investimenti e consumi. Le misure previste per attivare i
finanziamenti alle imprese saranno efficaci solo a patto di dare certezza all’entità
dei finanziamenti e ridurre drasticamente i tempi di istruzione ed erogazione per
renderli effettivamente accessibili. Istituzioni e amministrazioni devono essere pienamente consapevoli del valore sociale dell’impresa, in quanto motore di sviluppo,
fattore di competitività e crescita, soprattutto per la comunità di riferimento, con la
quale essa interagisce, esprimendone la cultura e il grado di civiltà. Realismo sì, ma
anche fiducia e ottimismo come nelle parole del presidente di Confindustria Emma
Marcegaglia “Non è il momento di spaventarsi e drammatizzare; adesso è importante mettere in campo delle soluzioni per la crescita e pensare di più all’economia
reale, difendendo le imprese e le persone che nelle imprese lavorano”
Anno 2009 - n° 1
5
SOMMARIO
DIRETTORE EDITORIALE
Michele Lico
Commissario Straordinario CCIAA
DIRETTORE RESPONSABILE
Rosanna De Lorenzo
COMITATO SCIENTIFICO
Tonino Ceravolo
storico
8
Enciclopedia dell’Arte di Calabria - 800 e 900
Uno Scrigno di Storia Memoria Identita
44
Aeroclub “Il Grifo”
il volo ultraleggero, passione e ... non solo
16
Una “Guida”
nel mondo della finanza agevolata
48
I Maestosi Ruderi della “Santa Casa” in Soriano
Prime indagini archeologiche
20
La Dolce Vita 2009
made in Italy e italian lifestyle
56
L’antica Spezieria
del Real Convento di San Domenico
24
Gestirete e
Archivierete
64
I mostaccioli
di Soriano Calabro
28
Dalla finanza all’economia reale:
l’impatto della Crisi sul sistema Italia
70
Pasquale Enrico Murmura
Il poeta malinconico che inseguì il mito greco
36
Vibo Futura 2015
Il Piano strategico della Città
74
Andrea Cefaly
Patriota garibaldino e meridionalista passionale
Francesco De Grano
esperto in Politiche di Sviluppo
Giuseppe Fiorillo
arciprete Duomo di San Leoluca
Giuseppe Capuano
economista - Istituto tagliacarne
Maria Teresa Iannelli
direttrice Museo V. Capialbi - VV
Francesco Cuteri
archeologo - Università Mediterranea - RC
Giacinto Namia
storico
Giuseppe Braghò
esperto storia classica
REDAZIONE
Maurizio Caruso Frezza
Raffaella Gigliotti
PROGETTO GRAFICO
E IMPAGINAZIONE
Francesco Romano
STAMPA
Romano Arti Grafiche
Tropea (VV)
FOTO
© Archivio Romano Arti Grafiche
© Archivio C.C.I.A.A.
© Art@tica
Direzione e redazione
Camera di Commercio
di Vibo Valentia
tel 0963.294602 - fax 0963.294630
[email protected]
Registrazione Tribunale
n° 3 del 2006
In copertina:
Domenico Colao
“i miei figli in giardino”
1937 - Olio su tela.
Nel sommario:
presentazione dell’Enciclopedia
dell’Arte di Calabria
ottocento e novecento
6
Anno 2009 - n° 1
L
di Rosanna De Lorenzo
SCRIGNO
Uno
di Storia Memoria Identita
Il genio e l’estro di grandi maestri e di artisti meno noti per rappresentare colori e saperi
di una regione ricca e generosa. La Camera di Commercio di Vibo Valentia pubblica
un prestigioso volume curato dal prof. Enzo Le Pera per le edizioni Rubbettino.
’arte per custodire storia, memoria, identità.
Un linguaggio
che trova nell’estetica,
piuttosto che nelle parole, la forma espressiva
per rappresentare luoghi,
persone, atteggiamenti,
testimoniando, così, in
forma autentica ed originale la vita culturale di
un periodo, le dinamiche
dei valori, le realtà economiche, le motivazioni e la
forma etica dei comportamenti.
Un percorso di segni, simboli, cromie variamente
combinati che cristallizzano le tracce di un’epoca
per consegnarle al futuro senza la mediazione di una
memoria sensitiva che i rapidi cambiamenti di oggi, più
che di ieri, rendono sempre più distratta e labile.
La consapevolezza del valore dell’arte e delle potenzialità che essa ha di documentare aspetti peculiari di
un’epoca, rappresentandone figurativamente condizioni umane, sociali ed economiche, ha mosso la Camera di
Commercio di Vibo Valentia a realizzare un importante
progetto editoriale: l’Enciclopedia dell’Arte di Calabria–
Ottocento e Novecento, con una lettura particolare sulla
scuola di Monteleone di Carlo Carlino.
L’opera, affidata all’autorevole casa editrice Rubbettino, è stata curata dal Prof. Enzo Le Pera - scrittore,
gallerista, collezionista - ed è il risultato di tanti anni
di lavoro e di un impegno certosino che hanno prodotto non un mero censimento degli artisti calabresi
nei due secoli di riferimento, quanto, e soprattutto,
una puntuale ricostruzione biografica ricca di spunti
critici e di riscontri visivi per ciò che concerne tecniche e produzioni artistiche.
Un volume corposo, patinato, prestigioso che propo-
ne nelle sue 595 pagine
uno spaccato temporale
dell’arte calabrese attraverso la presentazione
di 619 artisti e 545 tavole
a colori. La Calabria artistica dell’Ottocento e
del Novecento viene così
ripercorsa in ogni sua
parte, rappresentando il
genio e l’estro dei grandi
maestri così come degli
autori meno noti, ma non
per questo meno creativi
e talentuosi.
Tra i più illustri e di più
diffusa fama, per citarne
solo alcuni ed in ordine
sparso, il reggino Umberto Boccioni, il catanzarese
Alfonso Frangipane, Andrea Cefaly da Cortale (CZ), il famoso orafo crotonese
Gerardo Sacco, il rimpianto stilista Gianni Versace, Rino
Barillari “the King”, appunto il re dei paparazzi, protagonista e testimone della Dolce Vita romana così come
del moderno gossip; e ancora Silvio Amelio, Pugliese
Enotrio, Lorenzo Albino, Pino Procopio, Cesare Berlingeri, Giovan Battista Rotella, Angelo Savelli.
L’Enciclopedia dell’Arte di Calabria - Ottocento e Novecento,
un progetto editoriale, dunque, impegnativo e importante realizzato dalla Camera di Commercio di Vibo Valentia perchè anche l’arte possa trovare sempre maggiori occasioni per essere apprezzata nella sua essenza e,
soprattutto, valorizzata come importante risorsa per lo
sviluppo culturale, sociale ed economico del territorio.
Un modo per presentare e promuovere, da una diversa prospettiva, i colori e i saperi di questa terra proprio
attraverso le opere di quanti hanno saputo mirabilmente darne comunicazione visiva e concettuale; e ancora
Nella pagina a fianco, la copertina del volume pubblicato dalla Camera di Commercio. In alto, un momento alla presentazione dell’Enciclopedia dell’Arte di Calabria
Anno 2009 - n° 1
9
per esaltare l’estro e la capacità espressiva di personalità
fortemente rappresentative della professionalità e della
creatività che la regione da sempre riesce ad esprimere.
Un percorso che il Commissario Straordinario della Camera di Commercio Michele Lico ritiene ben programmato e avviato “perchè anche l’arte e la cultura possano
essere considerate risorse di grande efficacia nella pianificazione di sviluppo d’area, funzionali a rendere attrattivo il territorio, concorrendo a migliorarne i parametri
di vivibilità.
Valenza dell’arte che tanto più può essere colta quanto
più essa stessa diventa bene comune e condiviso. Pur
se nulla può sostituire la sensazione e l’emozione della
“contemplazione” diretta e immediata dell’opera d’arte,
l’impossibilità oggettiva di concentrare in un unico luogo ed in uno stesso spazio produzioni artistiche diverse
per autore e per differenti periodi temporali, non può
costituire alibi per desistere da azioni di sensibilizzazione che della conoscenza degli artisti e delle loro opere
ne facciano, appunto, patrimonio comune.
L’Enciclopedia dell’Arte di Calabria - Ottocento e Novecento
- si propone allora come una sorta di “museo mnemonico”, l’inizio di un percorso che partendo dalla conoscenza degli artisti che hanno segnato l’epoca, prosegue
nel comprendere ed apprezzare la multiforme realtà da
essi rappresentata e alla quale molti di loro, seppur lontani, sono rimasti fortemente ancorati.
E forti legami con la sua terra ha mantenuto il vibonese
Domenico Colao, nonostante i successi conseguiti proprio lontano da essa.
A questo senso di appartenenza si è inteso rendere
omaggio dedicandondo emblematicamente a lui la copertina del volume con la raffigurazione del dipinto in
cui ritrae i suoi figli, una tra le sue opere più intense ed
espressive.
L’Enciclopedia dell’Arte di Calabria -Ottocento e Novecento-,
tra passato e presente, esalta una Calabria positiva, creativa e operosa, vivida di grandi fermenti intellettuali
che intorno all’arte hanno saputo costruire processi di
Un altro momento della presentazione del Volume.
Il tavolo dei relatori. Da sinistra, Giorgio Di Genova, Fabio De Chirico,
Michele Lico, Pasqualino Pandullo, Lucio Barbera, Enzo Le Pera.
10
Anno 2009 - n° 1
Anno 2009 - n° 1
11
L’AUTORE EN
NZO LE PERA
Enzo Le Pera nasce a Castelsilano (KR) nel
1940. Sposato, due figli, risiede attualmente a
Mendicino (CS). Dopo gli studi al Liceo Telesio di Cosenza, consegue la laurea in legge a
Napoli, ma più che le aule di tribunale inizia
a frequentare gli studi dei pittori napoletani
più importanti, Ciardo Notte e Brancaccio. Rientrato in Calabria a Cosenza si dedica all’in-
segnamento nelle scuole medie. Presto, però, avverte che questa attività non corrisponde alla sua
vocazione, così come la professione di avvocato
che abbandona di lì a poco. Nel 1973 decide di dare
sostanza ai suoi sogni e apre a Cosenza la Galleria
d’Arte “Il Triangolo” che continua tutt’oggi a dirigere, praticando quello che egli stesso definisce
“ozio creativo”. Nel 1976 con gli avvocati Vilardo e
Addante fonda una casa editrice, lle Edizioni VAL,
che cura la pubblicazione annua
annuale de L’Agenda
della Calabria, di un Codice di leg
leggi regionali e di
altre opere sulla regione.
Ma la Galleria d’Arte “Il Triangolo
Triangolo” rimane la sua
vera passione, rappresentando un punto di riferimento per l’arte nel centro-sud. Ad
A oggi ha ospitato oltre 250 mostre personali dei più importanti
artisti internazionali (Dalì, Dufy) e italiani (Bartolini, Borgonzoni, Cagli, Carrà, Caruso,
Carus Crippa, Drei,
Fioroni, Guerrieri, Guttuso, Levi, Morandi,
M
Notte,
Paulucci, Pozzati, Rotella, Sassu, T
Tamburi e altri),
come anche di molti promettenti giovani
gi
pittori.
Nella sua galleria organizza, nel 1981
1
Prima Edizione del Premio Nazionale Cosenza
Cosen ‘81, vinto da
Salvatore Fiume, con l’opera “Gatti
“Gat in amore”. Le
Pera si interessa particolarmen
particolarmente di pittura calabrese tra Ottocento e Novecento e di
arte moderna e conte
contemporanea.
Per molti anni Enzo Le Pera partecipa all’Arte Fiera di Bologna e ad
Expo Arte di Bari.
Ha curato catalogh
cataloghi per Eugenio
L
Galiano , Albino Lorenzo,
Spartaco Zianna.
Oltre all’’“Enciclo
all’’“Enciclopedia dell’Arte
di Calabria Otto
Ottocento e Novecento”, Rubbet
Rubbettino editore, ha
pubblicato
- “Mappa degli esperti d’arte e bibliografia degli artisti” 2^ edizione, Ed. Il Triangolo, Cosenza 2008;
- “Mappa degli esperti d’arte”, Edizioni Le Nuvole, Cosenza 2007;
- “La Calabria e l’arte, Dizionario degli artisti calabresi dell’Ottocento e del Novecento”, Gazzetta
del Sud Editore, Messina 2005;;
- “Catalogo degli artisti calabresi dell’Ottocento”,
edizioni Val, Cosenza 1997, con prefazione di Giuseppe Selvaggi.
Per la sua riconosciuta competenza viene citato,
nella bibliografia di vari annuari, volumi d’arte,
enciclopedie relativamente agli artisti calabresi:
- T. Sicoli – I. Valente, L’anima e lo sguardo, Progetto 2000, Cosenza, 1997;
- Ottocento Italiano 1998 – 1999, De Agostini, Novara, 1998;
- Ottocento, n. 31, Mondadori;
- Il valore dei dipinti dell’Ottocento e del primo
Novecento, XX edizione ( 02-03 ), Allemandi;
- Alfonso Panzetta, Dizionario degli Scultori Italiani, AdArte, 2003;
- Rubens Santoro e i Pittori della Provincia di Cosenza fra Otto e Novecento, edizioni AReS, 2003;
- L’inventario della Regina Margherita di Savoia,
Dipinti tra Otto e Novecento a Palazzo Reale di
Napoli, Arte tipografica editrice, Napoli, 2004;
- Obras Primas da Calàbria, Museu de Arte, San
Paolo, 2005;
- Ugo Campisani, Artisti Calabresi, Pellegrini, Cosenza, 2006;
- Catalogo dell’Arte Italiana dell’Ottocento, n. 35,
libri Scheiwiller, 2006.
Compare tra l’altro ne “Il dizionario bibliografico
geografico storico della Calabria” di Gustavo Valente, vol. VII, Ed. GeoMetra.
riconoscibilità e di dinamismo sociale e culturale.
Come non ricordare, a proposito, il grande maestro Alfonso Frangipane, stimato intellettuale e primo studioso
ad occuparsi in modo organico di arte calabrese tra storia e cronaca. Fu organizzatore della prima mostra Calabrese di Catanzaro nel 1912 e delle Biennali Calabresi
d’Arte di Reggio Calabria, fino al 1947.
Ma soprattutto comprese e cercò di far comprendere
che non ci si poteva limitare alle riflessioni teoriche e
alle esposizioni artistiche; occorrevano anche strutture
permanenti dove allestire le mostre e, ancora, dove fare
formazione permanente.
Così fondò prima, nel 1920, l’Istituto d’Arte di Reggio
Calabria e poi, sempre nella Città dello Stretto, il Liceo
Artistico e il Museo Nazionale della Magna Grecia.
Nel 1922 fondò la rivista Brutium su cui scrissero altri
grandi quali Corrado Alvaro, Gabriele D’Annunzio,
Guttuso, lo stesso Colao. Frangipane è testimonianza ed
esempio mirabile ed illuminante di come, anche partendo dall’arte, si possano creare circoli virtuosi di cultura
ed economia.
Tanto più nella terra di Calabria dove la consueta associazione e identificazione della stessa con il mare è uno
stereotipo riduttivo, così come fortemente limitativo è
ricondurre, quasi in via esclusiva, a questa risorsa il suo
potenziale di crescita e di sviluppo economico.
E come nel passato, anche oggi la Calabria propone realtà artistico/culturali interessanti, attrattive, innovative.
Ne è esempio il singolare progetto, ancora forse poco
conosciuto ma di sicuro impatto, realizzato a Mammola,
nella Locride, dal grande artista Nik Spatari con la consorte e collega Hirke Maas.
Nik Spatari, nonostante i successi ottenuti in giro per
il mondo collaborando con grandi artisti e architetti di
fama internazionale, è rientrato in Calabria, ha recuperato un convento certosino del 1100 e ha dato vita
al MUSABA - Museo Santa Barbara -, che è parco per
l’esposizione all’aperto di grandi artisti internazionali, ma anche laboratorio artistico, biblioteca, videoteca.
Un’idea creativa, che muove flussi di curiosi e appassionati, che focalizza interesse sull’arte e sul territorio
che la presenta in forma così dinamica ed eclettica, che
Anno 2009 - n° 1
13
propone, sopratutto ai giovani, impulsi e idee positive
su cui costruire nuovi progetti e nuove occasioni di realizzazione personale e professionale così come di crescita e di sviluppo territoriale”.
L’Enciclopedia dell’Arte di Calabria Ottocento e Novecento é
stata ufficialmente presentata dalla Camera di Commercio di Vibo Valentia nello storico Complesso Monumentale del Valentianum con un evento di grande richiamo
a cui hanno partecipato, tra gli altri, proprio Nik Spatari, Hirke Maas e l’orafo delle dive Gerardo Sacco.
Di grande prestigio i relatori: Giorgio Di Genova - studioso, scrittore, critico d’arte di fama internazionale;
Lucio Barbera - noto professore universitario, giornalista e critico d’arte; Fabio De Chirico - Soprintenden-
14
Anno 2009 - n° 1
te per i Beni storici, artistici ed etnoantropologici della
Calabria, oltre all’autore Enzo Le Pera, al Commissario
Straordinario dell’Ente camerale Michele Lico e al giornalista RAI Pasqualino Pandullo.
Il volume, protagonista della giornata è stato anche pretesto per parlare più complessivamente dell’arte nelle
sue multiformi espressioni e nella sua duplice valenza
di materializzazione di genialità e, appunto, di moltiplicatore di attrattività per uno sviluppo integrato del
territorio. Già, ma che cos’è l’arte? “Alzi la mano chi sa
In alto, in primo piano da sinistra il Prefetto di Vibo Valentia Ennio Mario Sodano, il Sindaco della Città Franco Sammarco, il Maestro Orafo
crotonese Gerardo Sacco.
Nella pagina a fianco gli artisti Nik Spatari e Hirke Maas.
cos’è l’arte” E’ la provocazione lanciata dal prof. Giorgio Di Genova.
Per l’estroso critico l’arte non si identifica con l’oggetto
della contemplazione ma con la sensazione che questo
riesce a trasmettere, “per cui non si può dire di un’opera
che sia oggettivamente brutta o viceversa bella quanto
piuttosto espressiva o meno.
L’arte è un linguaggio che a volte può apparire ermetico altre invece travolge in tutta la sua loquacità.
Ecco perchè, per comprenderla, così come si fa per imparare una lingua straniera, bisogna studiarla, studiarne il linguaggio, considerando tanto i grandi maestri
così come quelli
meno noti.
Oggi - secondo
Di Genova - non
si può parlare di
vere e proprie
scuole artistiche
territoriali, come
negli anni ’30 e
’40. Gli scambi
culturali
hanno
affievolito
le connotazioni
regionalistiche;
ci sono sicuramente artisti più
radicati nel territorio, ma tanti
altri sono riusciti
ad arricchire di
lessico nazionale
e internazionale l’idioma conterraneo”.
L’arte, dunque, per essere amata deve essere compresa,
quindi studiata.
E per prof. Lucio Barbera “l’encomiabile lavoro di Le
Pera può rappresentare il punto di partenza per approfondire la conoscenza di un patrimonio artistico di una
regione, la Calabria, che forte di grandi capacità e genialità, ha saputo e sa coniugare la cultura classica con
una straordinaria vocazione per la sperimentazione e la
ricerca, mostrandosi capace di confrontarsi e di imporsi
nella sua originalità e autenticità”.
Un patrimonio quello calabrese che vanta tesori di inestimabile valori dal punto di vista storico, artistico, etnoantropologico e che, esorta il Soprintendente Fabio
De Chirico, è importante preservare, custodire, rendere
fruibile proprio per fare dell’identità territoriale bene
comune.
La Camera di Commercio di Vibo Valentia su questo
fronte intende fare la sua parte, anzi è già da tempo operativa con azioni ben definite: la rivista Lìmen - Economia Arte Cultura, il recupero e la riqualificazione di parte del complesso
monumentale
dello
storico
convento domenicano del Valentianum per
il trasferimento,
oramai in fase di
completamento,
della sede istituzionale dell’Ente;
la pubblicazione
dell’Enciclopedia dell’Arte di
Calabria - Ottocento e Novecento, e, nell’immediato futuro,
l’istituzione del
Premio
Linen
Arte e la costituzione della prima Pinacoteca provinciale.
L’arte, dunque, come percorso metodologico dove
l’approccio contemplativo dell’estetica, della forma, è
naturale preludio all’irrinunciabile approfondimento
cognitivo dei poliedrici saperi e degli intramontabili
valori espressi attraverso segni, simboli e cromie; una
chiave di lettura privilegiata per accedere all’insita
e insita e multiforme attrattività di storia, memoria,
identità.
Anno 2009 - n° 1
15
di Raffaella Gigliotti
Una
“GUIDA”
nel mondo della finanza agevolata
C
ustomer satisfaction, indagini congiunturali,
sondaggi e rilevazioni statistiche lo hanno da
sempre provato: la percentuale più alta delle
risposte a proposito della tipologia di informazioni richieste ed erogate dall’utenza camerale orientata
alla nascita e crescita di imprese è quella concernente la
necessità di conoscere il quadro complessivo di forme
qualunque di agevolazione finanziaria disponibili per le
PMI.
Nell’urgenza di promuovere un singolo bando o una specifica azione di finanziamento alle imprese è stata spesso
prodotta dalla Pubblica Amministrazione una miriade di
manuali e guide, di opuscoli e schede sintetiche, per assicurare, nell’imminenza delle scadenze previste dai relativi avvisi di partecipazione, approfondimenti ed info
riferimenti a front office pubblici e ad imprese.
Ma mai, finora, alcun Ente aveva ipotizzato di realizzare
un prodotto di comunicazione globale
su fonti e forme di agevolazione finanziaria per le PMI
in Calabria; un vero
e proprio strumento di in-
formazione che potesse offrire all’imprenditore calabrese
l’opportunità di valutare rispetto alla propria specifica
attività ed alla propria finalità di finanziamento tra tutti
gli incentivi vigenti previsti dalla normativa comunitaria,
nazionale e della Regione Calabria, e scegliere, dunque,
quello più congeniale ed efficace.
E così spesso buona parte degli imprenditori non ha potuto disporre di tali aiuti economico-finanziari per mancanza di informazione e/o a causa di ritardi nella comunicazione e, di conseguenza, ogni anno, milioni di euro di
finanziamenti agevolati, messi a disposizione dall’Unione Europea, dallo Stato o dalla Regione Calabria non
vengono né richiesti né utilizzati.
Condizione, questa, particolarmente preoccupante alla
luce della recente approvazione dei Programmi Operativi Regionali da parte dell’UE, a seguito della quale sono
ormai stati avviati i bandi di finanziamento per l’impiego
dei Fondi strutturali 2007-2013 da parte della
Regione Calabria.
Proprio ritenendo che tali opportunità rappresentino formidabili
occasioni a disposizione
di tutte le imprese del
territorio, per dare
nuova linfa e sviluppo al tessuto imprenditoriale ed
anche
Pubblicata dalla Camera di Commercio
la rassegna degli incentivi finanziari
per le PMI calabresi
16
Anno 2009 - n° 1
Anno 2009 - n° 1
17
L . R . 3 6 /0 1
C O N T R AT T I I N S E D I A ME N T O
P IA
L . S . 1 3 2 9 /6 5 A g r i c o l tu r a
L.S. 598/94 Qualità
L . S . 5 9 8 /9 4 I n n o v. T e c n o l o g .
L.S. 598/94 Consolidmento passività a breve
L . S . 9 4 9 /8 2 A r ti g i a n c a s s a
L . S . 2 4 0 /8 1 A r ti g i a n c a s s a
L . S . 4 8 8 /9 2 I n d u s tr i a
L . S . 4 8 8 /9 2 C o m m e r c i o
L . S . 4 8 8 /9 2 T u r i s m o
L . S . 4 8 8 /9 2 A r ti g i a n a to
L . S . 2 1 5 /9 2
DLGS 185/00 Produzione beni e servizi
D L G S 1 8 5 /0 0 F o r n i tu r a d i s e r v i z i
D L G S 1 8 5 /0 0 C o o p e r a ti v e s o c i a l i
D L G S 1 8 5 /0 0 M i c r o i m p r e s a
D L G S 1 8 5 /0 0 L a v o r o A u to n o m o
D L G S 1 8 5 /0 0 F r a n c h i s i n g
D.Lgs 143/98 - art. 22 comma 5, lett. a
D.Lgs 143/98 - art. 22, comma 5, lett. b
L. S. 394/81 - art. 2
L.S. 304/90 - art. 3
L.S. 227/77
L.S. LS 227/77 SACE
L.S. 100/90
L.S. 49/87 - art.7
L.S. 83/89
L.S. 394/81 - art. 10
Fondo di garanzia
Tecnologie digitali
Legge 388/2000
DM 593/00 Art. 10
DM 593/00 Art. 14
DM 593/00 Art. 16
per ampliare il business aziendale e gli orizzonti di mercato, l’Ente Camerale ha pensato e realizzato uno specifico strumento comunicazionale, che consente alle imprese
di essere informati ed aggiornati, allo scopo di poter pianificare col giusto know how la propria idea progettuale
e partecipare prontamente a nuovi bandi.
A questo obiettivo mira la “Guida alle agevolazioni finanziarie per le PMI in Calabria” di recente pubblicazione.
La Camera di Commercio di Vibo Valentia, infatti, in collaborazione con il Consorzio Camerale per il Credito e la
Finanza di Milano, ha voluto confezionare questo prezioso cofanetto di “opportunità” per le imprese calabresi.
Un prodotto editoriale unico nel suo genere in regione e
completo di tutte le informazioni necessarie all’imprenditore che vuole incamminarsi nel labirinto della finanza
18
Anno 2009 - n° 1
agevolata, con la sicurezza di trovare la strada giusta per
raggiungere i propri traguardi di potenziamento e di crescita.
Un manuale caratterizzato da sintesi di contenuti, ordine
di descrizione, puntualità del dettaglio tecnico, semplicità di lettura delle schede-riassunto per ogni intervento,
e rivolto principalmente a fornire i necessari strumenti
conoscitivi riguardo il panorama esistente delle agevolazioni finanziarie comunitarie, nazionali e regionali a
disposizione sia delle nuove imprese che di quelle già
esistenti.
Dettagliata l’introduzione che descrive il sistema degli incentivi: dalle forme di agevolazione alla classificazione di
impresa, dalla nuova programmazione europea dei fondi
strutturali 2007-2013 a FESR, FSE, Fondo di Coesione, ai
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
nuovi obiettivi. Approfondita la parte dedicata all’Europa in Calabria, ai POR, ai POIN e ai PSR.
Utile altresì la rassegna delle leggi regionali destinate alle
PMI, delle leggi statali regionalizzate, degli incentivi nazionali, delle leggi finanziarie.
La Guida è corredata da due tavole sinottiche, una per attività economica, l’altra per finalità di investimento, che
fanno da vero e proprio navigatore nell’universo di leggi
e leggine, fondi e programmi, contenuto in ben 160 pagine ricche di nozioni e notizie.
E per chi ha poi voglia di soffermarsi ad esplorare il significato della terminologia più squisitamente tecnica
riportata nel manuale, è stato creato anche un glossario
esaustivo e di semplice fruizione.
Tabelle analitiche che elencano e descrivono gli Enti di
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
ro
Al t
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
sul
en
X
X
X
X
X
X
X
X
Co
n
X
X
X
X
ze
Im
pre
se
Nu
ov
e
Ex
po
rt
I
Ric nnov
erc azi
a e on
Sv e
ilu
pp
o
erg
ia
Am
bie
nte
/ En
Ce
rtifi
caz
i
Qu one
ali di
tà
Au
tom
ezz
i
Fa
bb
r
/Ri icati/
str Im
utt mo
ura bi
zio li
ne
Ma
cch
Im inar
att pian i
rez ti
zat
ure
Finalità
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
riferimento per il reperimento di fonti competenti per
ciascuna tipologia di finanziamento completano la pubblicazione, per assicurare l’eventuale assistenza oltre la
fase dell’informazione per approfondimenti e dettagli.
La guida, oltre ad essere disponibile in formato cartaceo
presso gli uffici della sede camerale, è visualizzabile e
scaricabile on-line dal sito istituzionale della Camera di
Commercio (www.vv.camcom.it) nell’area dedicata a
studi e ricerche.
Uno strumento, dunque, che si candida ad essere considerato efficace bussola di orientamento per imprese
e professionisti nella esplorazione dello straordinario e
variegato mondo della finanza agevolata, a sostegno del
più ambizioso e complessivo obiettivo dello sviluppo e
della crescita del tessuto imprenditoriale calabrese.
Anno 2009 - n° 1
19
di Irene Lupis
e Ilenia Aiello *
La Dolce Vita 2009
made in Italy e italian lifestyle
Si aprono le porte dell’importante ed unico evento britannico
sull’Italia, e la Calabria si esprime nei suoi sapori
L
ondra, in scena “La Dolce
olce Vita”
2009, l’originale kermesse
sse che
celebra il lifestyle italiano
no nel
Regno Unito, promossa dalla
Camera di Commercio italiana perr il Restituto
gno Unito con il patrocinio dell’Istituto
italiano di Cultura a Londra.
Giunta alla sua V edizione, “La Dolce
Vita”, svoltasi a Londra dal 26 al 29 Maro d’Italia.
zo 2009, mette in vetrina il meglio
Scopo della manifestazione è celebrare l’affascinante combinazione di cultura, storia, moda e cucina
italiana presentando le destinazioni turistiche più incantevoli, i tesori nascosti del mercato immobiliare e cibi e
vini conosciuti e apprezzati in tutto il mondo.
Questa iniziativa rappresenta un’occasione unica per il
pubblico londinese di scoprire le Regioni italiane attraverso un ideale viaggio che percorre tutta l’Italia.
Giovedì 26 si è svolto il trade day, appuntamento di grande rilevanza per le aziende, in quanto giornata dedicata
agli operatori commerciali dei vari settori: importatori e
distributori di prodotti alimentari e vini, ristoratori, buyers di grandi magazzini di alto livello e di grosse catene
distributive, professionisti del campo della moda e del
design. La manifestazione e’ stata comunque prevalentemente aperta al pubblico, in funzione di un target di tipo
medio alto.
I vantaggi della partecipazione ad un evento simile sono
ovviamente dati dalla possibilità di entrare in contatto
con una moltitudine (circa ventimila) consumatori di fascia alta disposti a spendere per la qualità; la grande visibilità mediatica e di marketing e la possibilità di sfruttare
l’evento per raccogliere dati ed informazioni di mercato.
Di particolare rilevanza è la serata di gala, durante la
quale vengono attribuiti i Dolce Tribute Awards, riconoscimenti assegnati a società, personalità ed istituzioni che
rappresentano l’eccellenza del Made in Italy in diversi
campi, dalla moda al design, dalla cucina al turismo.
In questa edizione sono stati premiati: Poltrona Frau
(Matteo Cordero di Montezemolo), Maison Gianfranco
Ferré (Michela Piva), Maestro Giovanni Allevi, Lina Iem-
A sinistra ed in alto, prodotti tipici calabresi presentati alla “Dolce Vita
2009”.
molo, la R
Regione Puglia, e la città di Reggio
Calabr
Calabria (Dott. Giuseppe Scoppeliti) in
quali
qualità di “Città Italiana emergente”.
Unio
Unioncamere Calabria – Desk Enterprise Europe Network è stata ampiamen
mente presente attraverso uno stand
istitu
istituzionale, con l’obiettivo di portare a cconoscenza del mercato inglese le
eccelle
eccellenze del nostro territorio, sia dal
d vista turistico che da quello enopunto di
gastronomico, nonché del sistema produttivo
locale, evidenziando anche le attività del desk svolte a
supporto del tessuto economico-sociale calabrese, tra le
quali il sostegno per la ricerca di partner commerciali
esteri.
All’interno dello stand sono stati presentati i prodotti di
9 aziende calabresi operanti nel settore agro-alimentare e
vitivinicolo:
Nuova Olearia srl di Petilia Policastro (KR), azienda
produttrice di olio; Colacino Wine srl di Rogliano (CS),
azienda produttrice di vino; Leonardo srl – Azienda Agricola Fondo dei Baroni di Serra San Bruno (VV), azienda produttrice di marmellate, confetture, salse, sott’olio
e sott’aceto; Fiorindo 1909 srl di Serra San Bruno (VV),
azienda produttrice di specialità dolciarie; Serfunghi di
Calabretta Bruno di Serra San Bruno (VV), azienda produttrice di produttrice di conserve e prodotti tipici calabresi; Tuttocalabria srl di Marcellinara (CZ), azienda
produttrice di produttrice di conserve e prodotti tipici
calabresi; Azienda Vitivinicola Du Cropio di Cirò Marina
(KR), azienda produttrice di vino; Pastificio Paolo Maltese di Torre Melissa (KR), azienda produttrice di pasta;
L’artigiano della ‘Nduja di Caccamo Luigi di Spilinga
(VV), azienda produttrice di ‘nduja.
Presso lo stand sono stati i rievocati i colori, gli odori e i
sapori della Calabria, che ha visto non solo l’esposizione
ma anche la degustazione delle nostre specialità tipiche,
riscuotendo un enorme successo da parte del pubblico
presente, nonché una enorme attenzione da parte degli
operatori (importatori, buyers, ristoratori,…) ma anche
di scuole di cucina e giornalisti, a conferma che i nostri
prodotti, specialità gustose e genuine di alta qualità,
vengono apprezzati dai mercati più esigenti e meritano
Anno 2009 - n° 1
21
un’adeguata valorizzazione anche attraverso azioni di
promozione dell’intero territorio.
Una delizia dopo l’altra, passando dal dolce di una marmellata ad una degustazione di ‘nduja, gli inglesi hanno
subito una iniezione di calabresità, esprimendo il desidero di poter continuare a deliziare il loro palato.
L’interazione con i visitatori ha fatto emergere che gli Inglesi conoscono poco la nostra regione, contrariamente
a quanto avviene invece per altre, come ad esempio la
Puglia, da anni opportunamente promossa nei suoi prodotti/servizi e nelle sue località; è tuttavia evidente l’interesse da parte degli stessi a scoprire le nostre bellezze,
investendo sulle opportunità da noi offerte.
Per tale motivo, durante l’Exhibition sono state stabilite
delle relazioni con alcuni canali distributivi e promozionali, nonché con canali istituzionali nella certezza che,
con l’impegno e la passione che da sempre ci contraddistingue, si potrà raggiungere la meritata visibilità della
regione e delle sue eccellenze.
E’ da sottolineare la gentile accoglienza e collaborazione manifestata dal rinomato chef Francesco Mazzei per
la promozione e valorizzazione delle nostre produzioni.
Mazzei, originario di Cosenza, è proprietario de “L’Anima”, uno dei più importanti ristoranti italiani a Londra,
in cui viene riprodotta l’anima latina gastronomica e la
cui ambientazione è stata curata da Claudio Silvestrin,
già architetto poliedrico e interior designer per Armani.
Come lui, altri interlocutori istituzionali, come la Camera di Commercio Italiana a Londra, l’Istituto di Cultura
e rinomate scuole di cucina e lo stesso Consultore degli
Emigrati Elio Folino hanno manifestato il desiderio di
supportare le attività di Unioncamere in favore dell’inserimento del “Made in Calabria” e del “Discover the Calabria” nei circoli commerciali inglesi.
Il ruolo di Unioncamere Calabria non limiterà solo ad
mettere in contatto le imprese calabresi con i distributori
incontrati, ma si sostanzierà nell’accompagnamento alla
penetrazione del mercato inglese, svolgendo il suo ruolo
di propulsore economico sociale locale che da sempre fa
parte della sua mission.
Lo stand di Unioncamere Calabria
*Referenti
Desk Enterprice Europe Network
Unioncamere Calabria
Anno 2009 - n° 1
23
di Raffaella Gigliotti
gestirete e archivierete
Due nuovi servizi offerti gratuitamente
dalla Camera di Commercio alle imprese
24
Anno 2009 - n° 1
L
e Camere di Commercio sanno che per mantenersi competitive le imprese devono fare innovazione sfruttando la forza della tecnologia.
Devono, cioè, anticipare il mercato con soluzioni inedite, adeguare i processi produttivi ed organizzativi alle tecnologie informative, ottimizzare il più
possibile la gestione dell’azienda.
E sanno anche che è indispensabile che imprenditori e
manager rivedano di continuo le politiche gestionali affrontando e diffondendo un cambiamento di mentalità
e modo di operare.
La crisi morde, specialmente le piccole e medie imprese.
Riflettere, quindi, su come sia possibile adeguarsi ai canoni di tecnologie sempre più avanzate e su come sia
fattibile raggiungere un risultato con la spesa minima,
anzi a costo-zero, può essere una buona idea.
Anche nel caso del software.
Molti programmi gratuiti, infatti, non hanno nulla da
invidiare a quelli più blasonati, rilasciati dietro il pagamento di una esosa licenza e possono rispondere alle
esigenze del lavoro in azienda, dove spesso si fa un uso
degli applicativi limitato ad alcune banali operazioni.
Ecco allora che anche le Camere di Commercio investono per mettere a disposizione delle imprese strumenti
tecnologicamente avanzati e che rendono più efficace il
rapporto con le aziende.
Ma soprattutto, si misurano con una nuova sfida: offrire gratuitamente alle piccole e medie imprese servizi in
più (im+) rispetto a quelli per la semplificazione amministrativa, per supportarle nello sviluppo del loro business.
Questo nuovo cammino parte con Gestirete, il software
per gestire i rapporti con la clientela, e con Archivierete,
un programma per il salvataggio sicuro dei propri dati.
Ma a che servono?
Gestirete è un servizio per la gestione dei rapporti con
la clientela: uno strumento che consente di monitorare il
business attraverso i “comportamenti” dei propri clienti
(acquisti, richieste di preventivi, adesione a campagne
promozionali, preferenze nelle tipologie di pagamento).
Anno 2009 - n° 1
25
Con l’ausilio di report personalizzati è possibile prendere le decisioni che servono per aumentare la produttività riducendo i costi.
Con Gestirete, dunque, si possono lavorare le schede
clienti con mere azioni di ricerca e di import /export
dei dati, tenere sotto controllo le opportunità - tradotte
in accordi, vendite, pianificazione attività con i clienti,
organizzare campagne promozionali dedicate, personalizzare report sulla clientela per analizzarne il comportamento, fare teamworking per gestire ed interrogare
26
Anno 2009 - n° 1
contemporaneamente dati disponibili su postazioni di
lavoro diversamente allocate.
Archivierete, invece, è un servizio per la protezione dei
dati e delle informazioni utilizzate per la propria attività
lavorativa. Grazie ad un semplice collegamento internet
è possibile salvare, in un’area sicura, i file e/o le cartelle
che l’impresa ritiene importanti e che desidera proteggere da qualsiasi imprevisto che li potrebbe danneggiare: guasti hardware, virus informatici, furti, incendi.
Con Archivierete il salvataggio dei dati è periodico ed
automatico e non necessita di interventi manuali, la frequenza è personalizzabile in base alle proprie esigenze.
I dati sono archiviati in un sito sicuro: gli internet Data
Center delle Camere di Commercio italiane che si distinguono per gli elevati livelli di sicurezza in grado di
rilevare ed impedire qualsiasi tentativo di intrusione
garantendo un’adeguata protezione delle informazioni.
Risorse altamente specializzate effettuano il monitoraggio dei server 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno, al fine
di assicurare la continuità del servizio e prevenire qualsiasi malfunzionamento.
Gesterire ed Archivierete possono, dunque, essere così
sinteticamente aggettivati: semplici - con funzioni di
base intuitive; veloci – perché l’installazione avviene
con un semplice click; utili – poiché con essi aumenta
la produttività o la sicurezza e si riducono i costi; flessibili - in virtù della possibile consultazione e gestione
delle informazioni da qualsiasi computer connesso a Internet o per l’opportunità offerta agli utenti di decidere
la frequenza dei salvataggi; sicuri - in quanto garantita
è l’inviolabilità dei dati gestiti/archiviati; a misura di
piccola impresa e gratuiti – poiché pensati dalle Camere
di Commercio senza far gravare alcun onere sulle PMI e
senza limiti di funzionalità e tempo.
Gestirete ed Archivierete rappresentano tutto questo:
ciò di cui dal punto di vista squisitamente gestionale
una piccola impresa necessita per rivelarsi più competitiva sul mercato senza sostenere costi aggiuntivi.
Anche la Camera di Commercio di Vibo Valentia offre
questi servizi alle proprie imprese.
E dall’home page del sito web istituzionale (www.
vv.camcom.it) è possibile, cliccando sul box “IM+”, accedere ai form di registrazione on line dei due servizi,
che si compilano per ottenere userid e password necessarie a scaricare gratuitamente i software.
Semplici click di mouse attraverso i quali il sistema camerale apre un nuovo sipario di avanguardia tecnologica a servizio di tutte le imprese che vogliono migliorarsi
senza doversi spostare dalle proprie sedi e, soprattutto,
senza dover sopportare alcun sacrificio di natura economica.
Anno 2009 - n° 1
27
L
di Giuseppe Capuano *
Dalla finanza all’economia reale:
l’impatto dellaCRISI
sul sistema Italia
28
Anno 2009 - n° 1
a crisi economica a partire dall’estate del 2007
ha interessato prima gli Stati Uniti e, successivamente, l’intero sistema economico mondiale.
La crisi avrà importanti conseguenze, non solo
in termini di crescita della ricchezza dei Paesi occidentali
(e non solo), ma anche sulle stesse modalità e principi sui
quali si fonda il sistema capitalistico internazionale.
Inoltre, l’insieme degli eventi conosciuti e quelli che potrebbero prevedibilmente accadere, ha aperto un ampio
dibattito, sia sull’individuazione delle origini della situazione attuale, che sui metodi ed i rimedi possibili da applicare per invertire il ciclo congiunturale recessivo.
Sul primo aspetto è opinione condivisa che ci troviamo
ad affrontare “ un lungo tunnel della crisi” la cui fine potrebbe vedersi completamente solo a partire dal 2012 con
qualche segnale di miglioramento nel 2010. Un “tunnel”
che potremmo suddividere temporalmente in due fasi:
la prima fase, è composta da avvenimenti già conosciuti
come la crisi dei sub prime, il collasso del mercato del credito, l’importante intervento dello Stato nel capitale delle
banche e la continua “caduta” dei valori azionari, che ancora nel primo semestre 2009 non sembra arrestarsi;
la seconda fase, è invece composta da quegli avvenimenti
che non sono ancora accaduti ma che, se accadessero, potrebbero peggiorare la situazione e allungare il periodo
di recessione. Ci riferiamo a ciò che potremmo definire
“i pericoli dietro l’angolo” e che sono ben rappresentati
dallo “sboom” delle carte di credito (nei soli USA i debiti
da carte di credito hanno un valore di circa 1.000 miliardi
di dollari), dai possibili fallimenti delle grandi corporate,
dai derivati che rappresentano circa 12,5 volte il PIL mondiale e la difficile situazione economica dei Paesi dell’Est
Europa, in cui alcune importanti banche italiane hanno
significativi interessi.
Sul secondo punto è evidente come sia cambiato l’approccio al mercato e gli indirizzi di politica economica.
Nei fatti si è passati dalla cosiddetta “Reaganomics”
(dal nome del Presidente USA Ronald Reagan), ossia di
quell’insieme di principi e di ricette di politica economica
imperanti a partire dai primi anni Ottanta alla “Obamaomics” (dal nome del Presidente USA Barack Obama),
ossia quel cambiamento di approccio al mercato e di politica economica, che il nuovo Presidente degli Stati Uniti
d’America dal giorno del suo insediamento ha cercato di
“introdurre” per uscire dalla crisi.
Una crisi, quindi, che non è solo congiunturale ma che
mette in discussione gli stessi principi del capitalismo e
delle modalità di concepite il ruolo dello Stato e della politica economica in economia sia negli USA che in Europa e nel Resto del mondo.
Ritornando ai principi generali, la “Reaganomics” ha
enfatizzato il principio secondo il quale il mercato si
autoregola e ha la capacità di portarsi in una situazione
di equilibrio ogni qual volta ci si allontana attraverso i
meccanismi della domanda e dell’offerta, a condizione di
un ridotto intervento dello Stato in economia, secondo il
principio “più mercato meno Stato”. Un approccio che
evidentemente abbracciava, da un punto di vista della teoria economica, quanto affermato prima dalla Scuola Austriaca e poi dai Monetaristi e dalla scuola della Aspettative razionali.
Tra le principali conseguenze di una simile visione del
mercato è stata quella di ridurre progressivamente i controlli sui mercati finanziari e favorire la finanza creativa,
di sostenere la crescita americana soprattutto sul debito,
con il risparmio negativo delle famiglie e spingere la speculazione in Borsa e la leva finanziaria (di 20-30 volte in
media), secondo la presunzione che il rischio è prevedibile e che, nel medio-lungo periodo, si annulla, secondo
quanto insegna il modello Black-Sholes che ha fortemente
condizionato la visione moderna dei mercati finanziari.
Al contrario, la “Obamaomics”, seguendo una visione del mercato capitalistico secondo l’insegnamento di
J.M.Keynes, considera i mercati in generale ed in particolare quelli finanziari molto fragili e incapaci di gestire le
bolle speculative senza essere regolati, secondo l’insegamento di Hyman Minsky.
La “Obamaomics”, al contrario, considera le libere forze
(semmai esistessero) del mercato incapaci di autoregolarsi e che, quindi, il mercato per ben funzionare ha bisogno di maggiori regole, di più economia reale e di meno
finanza e soprattutto, in particolare in un momento di recessione come quello attuale, di una presenza importante
dello Stato in economia, attraverso un elevato sostegno
alla domanda. Ciò dovrebbe favorire il conseguimento
di una crescita consistente dell’economia, una riduzione
Anno 2009 - n° 1
29
della disoccupazione (oggi crescente) ma anche una migliore redistribuzione del reddito. Una nuova vision (ma
anche vecchia se consideriamo quanto avvenne negli anni
Trenta dopo l’inizio della “Grande Depressione”) che ha
condizionato anche la politica economica dell’Unione europea e dei singoli Stati. Una politica economica che, finita una fase ventennale di politiche di stampo monetarista
(alti tassi di interesse, in particolare nell’Europa del dopo
Euro, lotta all’inflazione ed enfatizzazione del ruolo del
libero mercato), al fine di stimolare la crescita, persegue
azioni di tipo keynesiano per sostenere la domanda aggregata (liquidità nel sistema, riduzione tassi di interesse, spesa pubblica per investimenti, sostegno ai consumi
delle famiglie, etc.) e di “supply side” con supporto alle
piccole e medie imprese. In questo contesto, una attenzione particolare deve essere data, in virtù delle sue peculiarità, alla nostra economia. In particolare, ci riferiamo
al fatto che gli interventi previsti di politica economica
per garantirne una maggiore efficacia dovranno tener
conto sia della presenza dei numerosi modelli di sviluppo conosciuti dalle economie locali che renderanno non
omogenei sul territorio gli impatti in termini di crescita
del PIL e dell’occupazione, sia della struttura produttiva manifatturiera (forte è il suo peso in termini di PIL),
composta soprattutto da PMI (dove il 99,3% delle imprese ha meno di 49 addetti e una interessante presenza di
MCI)1, con una piccola presenza di medie imprese (circa
3800) e di una ridotta localizzazione di grandi imprese.
In generale, le imprese manifatturiere prevedono, nella
maggioranza dei casi, la possibilità di iniziare ad uscire
dalla crisi già nel 2010 (Tab. 1).
Premesso quanto sopra, l’economia italiana dovrà ripartire nei prossimi mesi sfruttando appieno il nuovo scenario macroeconomico dovuto agli interventi di politica
economica, dove le principali variabili sono ritornate sui
livelli “virtuosi” del 2004 e sorreggendosi sul “pavimento” rappresentato da alcune peculiarità del quadro macroeconomico interno.
In particolare i “fundamentals” esogeni dai quali l’economia italiana (e non solo) dovrà ripartire sono i seguenti:
riduzione del prezzo del petrolio e delle materie prime
con conseguente riduzione dei costi di produzione (il
prezzo del petrolio si è ridotto dai 150$ al barile a 30-40$
al barile);
diminuzione del costo del danaro con impulso agli investimenti e ai consumi delle famiglie (i tassi d’interesse
della BCE è passato dal 4,5% all’1,5% del marzo 2009);
rivalutazione del dollaro nei confronti dell’euro con spinta all’esportazione nell’area del dollaro (il tasso di cambio
euro/dollaro si è riportato su valori di 1,25-1,30$=1€);
riduzione dell’inflazione e aumento del potere di acquisto delle famiglie (nell’aprile 2009 il tasso di inflazione
per l’area euro è di circa il1,5-2%). Inoltre, l’Italia ha dei
“fundamentals” endogeni migliori di molti Paesi europei
e degli USA, in particolare: un indebitamento delle famiglie, anche se crescente, ma minore di molti Paesi, come
quelli anglosassoni e una propensione al risparmio elevata anche se decrescente (nel 2002 era pari al 14,3% contro
circa l’11% nel 2008) che consente di avere, nonostante
l’elevato debito pubblico, un debito totale procapite tra i
più bassi dei Paesi occidentali come dimostra nella tabella 2 alla pagina successiva;
Tab. 1 - L’opinione degli imprenditori italiani: tre scenari per la crisi economica
Una crisi a forma di
Una crisi a forma di
Una crisi a forma di
V
U
L
Il 70% delle imprese prevede una
crisi “pesante” che si trascinerà
anche nel 2009
Il 2o% delle imprese prevede
una crisi prolungata fino al 2010
come quella del Giappone negli
anni ’90
Il 5% delle imprese prevede una
crisi breve come quella del 1991
e del 2001
Fonte:elaborazione propria da indagini varie delle Camere di Commercio
1 - Per un approfondimento sia teorico che empirico sul concetto di MCI: G. Capuano, “Verso la definizione e l’individuazione di un nuovo nucleo di
imprese: aspetti teorici e evidenze empiriche della Middle class di impresa (MCI)”, in Rivista di Economia e Statistica del Territorio, n. 1/2006, Franco
Angeli, Milano.
Tab. 2 - Il debito degli italiani confrontato con i principali Paesi europei ed USA (2007)
Paese
Debito pubblico/PIL
Debito Famiglie/PIL
Totale debito
in %
in %
in % PIL
Totale debito
procapite
in euro
Francia
64
48
112
19.103w
Germania
65
58
123
36.286
GranBretagna
44
99
143
49.599
Italia
104
30
134
34.837
Spagna
36
84
120
28.268
Stati Uniti
66
100
166
55.447
Fonte: elaborazione Ist. Tagliacarne su fonti varie
una importante presenza di imprese manifatturiere che
rappresentano il 20,4% del PIL, il 12,1% delle imprese totali ed il 21,7% dell’occupazione totale;
un sistema creditizio più solido degli altri Paesi, con un
elevato coefficiente di patrimonializzazione, una bassa
presenza di prodotti derivati e un sistema bancario che,
oltre ad essere composto da importanti Istituti di credito,
vede la presenza di numerose banche a carattere territoriale.
In conclusione, l’attuale fase recessiva del ciclo economico, molto probabilmente, grazie alla nuova impostazione
degli interventi di politica economica e all’insegnamento
che gli economisti ed i politici del passato ci hanno fatto pervenire dopo la Great Depression degli anni Trenta,
non si trasformerà in recessione e l’Italia con la sua peculiare economia caratterizzata soprattutto dall’importanza
delle economie locali da un lato e della piccola impresa
dall’altro, potrebbe uscirne prima, insieme al “gruppo di
testa” dei Paesi più virtuosi.
Una recessione che sarà superata a condizione che il sistema creditizio internazionale, ed in particolare quello
italiano, contribuiscano a migliorare il clima di fiducia
nel sistema economico. Infatti, la fiducia è una compo-
nente psicologica fondamentale nella formulazione delle
aspettative economiche e che contribuisce in maniera rilevante, in particolare nei momenti crisi, a ridurre l’arco
temporale in cui si manifesta il ciclo recessivo (se consideriamo che il miglioramento del livello di fiducia vale
circa 1% in più all’anno di crescita del PIL italiano).
Attualmente, inoltre, siamo in presenza (rispetto agli
anni Trenta) di una crisi di solvibilità più che di liquidità.
Infatti, a tal proposito, circa i 2/3 delle imprese italiane
denuncia un peggioramento delle condizioni generali del
credito nei primi mesi del 2009, in particolare le imprese
del Sud, ed un evidente processo di “razionamento” del
credito.
Occorre quindi ripristinare condizioni di “normalità” nei
flussi creditizi e finanziari e riportare la fiducia nel sistema economico.
In quanto ad oggi, i comportamenti di tutti i soggetti
economici sia imprese che consumatori, sono fortemente
prudenziali, con il “congelamento” degli investimenti da
parte delle imprese ed il rinvio dei consumi da parte dei
consumatori che, unito ad un eccessivo ed a volte ingiustificato “razionamento” del credito, accentua le performance negative della nostra economia.
Anno 2009 - n° 1
31
Tab. 3 - Andamento annuale del Pil dei principali paesi europei
Tab. 4 – Andamento del tasso di disoccupazione dei principali paesi europei (in percentuale - consuntivo
2004-2008 e previsioni 2009 e 2010)
Prodotto Interno Lordo
Differenza
2004
2005
2006
2007
2008
2009f
2010f
Germania
1,2
0,8
3,0
2,5
1,3
-2,3
0,7
-3,6
Spagna
3,3
3,6
3,9
3,7
1,2
-2,0
-0,2
Francia
2,5
1,9
2,2
2,2
0,7
-1,8
Italia
1,5
0,6
1,8
1,5
-1,0
Area euro
2,2
1,7
2,9
2,7
Regno Unito
2,8
2,1
2,8
UE
2,5
2,0
Stati Uniti
3,6
2,9
Anno 2009 - n° 1
Differenza
2004
2005
2006
2007
2008
2009f
2010f
Germania
9,8
10,7
9,8
8,4
7,1
7,7
8,1
0,6
-3,2
Spagna
10,6
9,2
8,5
8,3
11,3
16,1
18,7
4,8
0,4
-2,5
Francia
9,3
9,2
9,2
8,3
7,8
9,8
10,6
2,0
-2,0
0,3
-1,0
Italia
8,1
7,7
6,8
6,1
6,7
8,2
8,7
1,5
0,9
-1,9
0,4
-2,8
Area euro
9,0
9,0
8,3
7,5
7,5
9,3
10,2
1,8
3,0
0,7
-2,8
0,2
-3,5
Regno Unito
4,7
4,8
5,4
5,3
5,7
8,2
8,1
2,5
3,1
2,9
1,0
-1,8
0,5
-2,8
UE
9,0
8,9
8,2
7,1
7,0
8,7
9,5
1,7
2,8
2,0
1,2
-1,6
1,7
-2,8
Stati Uniti
5,5
5,1
4,6
4,6
5,8
7,5
7,3
1,7
Fonte: Elaborazione Istituto Tagliacarne su previsioni Eurostat Gennaio 2009
32
Prodotto Interno Lordo
2008-2009
2008-2009
Fonte: Elaborazione Istituto Tagliacarne su previsioni Eurostat Gennaio 2009
Anno 2009 - n° 1
33
L’insieme di questi fattori ha portato ad alimentare un
“moltiplicatore negativo” e ha condizionato al ribasso
tutte le previsioni di crescita per il 2009 (in Italia -2%)
con un aumento della disoccupazione e difficoltà per le
imprese in maniera trasversale. Tale crisi, probabilmente, vedrà una parziale soluzione solo alla fine del 2009,
a condizione che gli interventi concertati dai governi occidentali (riduzione dei tassi di interesse, immissione di
liquidità nel sistema, garanzie sul risparmio, etc.) dimostrino la loro efficacia in un tempo relativamente breve.
Si tratta di un intervento degli Stati molto incisivo e coordinato che solo alla fine di questo processo potrà essere quantificato con precisione. Infatti, ogni Paese, pur
seguendo una linea comune, interverrà sui mercati a seconda della propria dimensione economica e delle proprie esigenze.
In particolare al fine di contrastare la crisi, il Governo
italiano è intervenuto implementando misure dedicate a
sostenere la spesa delle famiglie con redditi più bassi e le
PMI. Tra i principali interventi indichiamo, oltre all’istituzione dei cosiddetti “Tremonti Bond”, la costituzione
di un Fondo di Garanzia di 1,6 miliardi di euro per favorire l’accesso al credito delle PMI, i 5 miliardi messi a disposizione dalla Cassa Depositi e Prestiti per finanziare le
PMI a condizioni di mercato e tramite le banche (modello
BEI) e l’estensione dei compiti della SACE che dovrebbe
subentrare al pagamento delle fatture della Pubblica Amministrazione dopo un ritardo di 60-90 giorni.
Un massiccio intervento che inevitabilmente, e non solo
in Italia, avrà un impatto sopratutto sulle finanze pubbliche causando un aumento dei deficit degli Stati (triplicato nei soli USA al 3,2% del PIL nel 2008 contro l’1,1% del
2007 e arriverà al 12,3% nel 2009) e del debito pubblico
(l’impatto è differenziato da Paese a Paese ma gli incrementi medi saranno del 10-15% in termini di PIL) che in
Italia già risulta in peggioramento attestandosi sui valori
superiori al 106% del PIL.
La gravità della situazione delle finanze pubbliche ha costretto l’Unione Europea a derogare per un anno gli Stati
membri dai parametri di bilancio previsti dal Patto di sta-
2 - Per un approfondimento sulle previsioni 2009: European Commission, Interim Forecast, gennaio 2009, Bruxelles.
34
Anno 2009 - n° 1
bilità che sono stati alla base dell’introduzione dell’euro.
In particolare, è stato deciso che gli Stati dell’UEM potranno superare il tetto del 3% nel rapporto deficit/PIL
considerate le “circostanze eccezionali”, come d’altronde
già previsto nel Trattato di Maastricht. Lo sforamento
dovrà essere temporaneo e di “lieve entità”. L’Irlanda ha
già annunciato che il suo deficit salirà al 6,5% del PIL nel
2008; quanto all’Italia, le ultime stime portano il deficit
del 2009 a superare il 3%, in ampio peggioramento rispetto al 2,1% previsto nel giugno 2008 (stime Ministero del
Tesoro)2 e dopo il 2,7% del 2008.
Una correzione dovuta al doppio effetto causato dalla riduzione delle entrate fiscali e dagli esborsi a favore del
sistema creditizio nazionale (vedi ad esempio i cosiddetti
“Tremonti Bond”) previsti nell’ambito degli accordi presi in sede comunitaria e interventi a sostegno dell’ economia reale sia dal lato delle imprese (vedi ad esempio
interventi per il settore auto e degli elettrodomestici) che
delle famiglie.
Il nostro Paese, inoltre, dovrà affrontare un’ulteriore sfida costituita dai 38 miliardi di euro di prodotti derivati
in possesso degli Enti locali, che costituiscono un reale
“buco nero” nelle finanze pubbliche locali.
Inoltre, la crisi, per la presenza di squilibri regionali NordSud e la disomogeneità dei modelli di sviluppo locale, in
Italia manifesterà un impatto molto differenziato sul territorio nazionale.
Le imprese del Sud e, più in generale, l’economia del
Mezzogiorno, saranno più esposte all’impatto negativo
della crisi rispetto alle regioni del Centro-Nord. Le principali motivazioni di un simile scenario possono essere
così riassunte:
maggiore fragilità del tessuto imprenditoriale dovuta ad
una ridotta dimensione di impresa e una bassa propensione alle esportazioni. Ciò produce, unitamente al fatto
che le imprese meridionali producono a costi relativamente maggiori, a parità di condizioni, rispetto alle imprese Centro-Nord, una minore produttività e una maggiore “vulnerabilità” delle imprese del Sud;
minore peso del settore manifatturiero e una maggiore
rilevanza del commercio e della Pubblica Amministrazione nella formazione del PIL con una importanza superiore dei consumi interni (notoriamente depressi in que-
sta fase congiunturale) nella formazione della domanda
aggregata;
più difficili rapporti tra imprese e sistema creditizio, a
causa di più elevate sofferenze in rapporto agli impieghi
e un più elevato costo del denaro.
Il mix di questi fattori macroeconomici, costituiranno nel
breve periodo una sorta di “circolo vizioso” che deprimerà fortemente le economie regionali nel 2009 e impatterà
su realtà già critiche come quella calabrese. Una economia calabrese che andrà sostenuta con alcuni interventi
sia per il sostegno dei consumi delle famiglie che delle
attività delle piccole imprese, attraverso un approccio
keynesiano di sostegno alla domanda aggregata (inve-
stimenti pubblici, piccola edilizia e consumi interni) e di
supply side e soprattutto favorendo l’accesso al credito
delle imprese già penalizzate dagli alti tassi di interesse
pagasti (quando riescono ad ottenere credito) rispetto
alle stesse realtà del Mezzogiorno e soprattutto utilizzare
bene i miliardi previsti dalla Programmazione dei Fondi
Strutturali 2007-2013 in pochi e strategici progetti di sviluppo.
Questa la scommessa dei prossimi mesi, per essere pronti
una volta che la fase della crisi più acuta terminerà, e si
intravederanno i prodromi della ripresa.
*Economista – Istrituto Tagliacarne
Anno 2009 - n° 1
35
VIBO FUTURA
di Giacomo Consoli *
Il Piano strategico della Città
un territrio di valore
D
a ottobre scorso la città di Vibo Valentia è impegnata in un processo volto a creare le condizioni di contesto più favorevoli allo sviluppo del territorio e di rilancio socio-economico.
Attraverso la redazione del Piano Strategico della Città,
infatti, si è avviata una fase ‘’nuova’’ del processo di sviluppo, tesa ad avviare una trasformazione necessaria per
raggiungere una posizione competitiva nei nuovi scenari
nazionali ed internazionali.
Il Piano strategico, infatti, indicherà le linee di sviluppo
del territorio da realizzare con il supporto della programmazione dei fondi strutturali 2007-2013, che apre una
nuova e ultima fase di utilizzo di risorse europee a supporto delle politiche di coesione e sviluppo per consentire l’allineamento delle Regioni italiane Obiettivo 1 agli
standard europei. Il Piano Strategico è un presupposto
essenziale per assicurare al territorio benessere economico e sociale e prospettive di lavoro stabile e qualificato
per le giovani generazioni. Un tale processo di cambiamento ha richiesto l’abbandono di approcci burocratici e
prescrittivi al territorio e l’adozione di una strategia tesa
a valorizzare i processi legati a percorsi di concertazione,
cooperazione e condivisione con la comunità locale di
una visione strategica del futuro.
Con la redazione del Piano strategico si è cercato di individuare i punti di forza, di debolezza, le opportunità e le
sfide che segnano il futuro di Vibo Valentia, da cui partire per disegnare la visione e l’immagine della città che
si vuole costruire e le azioni di rinnovo da innescare per
perseguire il cambiamento atteso. Nella definizione di
un disegno di sviluppo locale in una prospettiva di medio - lungo periodo il Piano Strategico ViboFutura 2015
ha ricercato le condizioni di coesistenza con gli strumenti
di pianificazione e programmazione già esistenti sul territorio, in una prospettiva di integrazione tra politiche
settoriali diverse. Nello specifico il Piano Strategico ha
cercato un un’integrazione con il Piano Strutturale Comunale, con gli indirizzi del Piano Provinciale di Coordinamento e con gli strumenti di programmazione degli
investimenti pubblici. Proprio per tale motivo, il Piano è
la risultante di un continuo processo di comunicazione
Veduta aerea di Vibo Valentia
(foto Francesco Mazzitello)
Anno 2009 - n° 1
37
Il Porto di Vibo Marina
finalizzato a coinvolgere la molteplicità degli attori istituzionali, sociali, economici, culturali che compongono il
sistema di riferimento del territorio, al fine di concorrere
alla elaborazione delle linee strategiche di sviluppo, per
declinarle ed articolarle nei contenuti e nelle priorità di
intervento.
La metodologia di partecipazione è stata di tipo differenziato: si è cercato di sensibilizzare i cittadini vibonesi al
maggior utilizzo di pratiche partecipative. Dalle prime
fasi è stato fornito un supporto informativo che facilitasse la messa in opera di tutti gli aspetti metodologici. A tal
38
Anno 2009 - n° 1
proposito, si è cercato di accompagnare, i singoli attori
nei vari stadi di consultazione, affiancando professionisti
locali al gruppo di consulenza. La realizzazione del sito
web www.vibofutura2015.it, in aggiornamento continuo,
ha contribuito a migliorare la possibilità di interagire tra
le varie parti. Le fasi del processo partecipativo hanno
avuto una graduale profondità di interazione: iniziato
dalla presentazione-apertura del piano, il coinvolgimento degli attori locali è proseguito con le interviste ai rappresentanti politici, economici, del terzo settore e con un
percorso specifico di coinvolgimento delle scuole. Sono
stati organizzati, in una successiva fase, i Tavoli Tematici
degli “Open Days” e una serie di incontri bilaterali con i
principali stakeholders locali. L’ultimo stadio del processo partecipativo ha visto la costituzione dei Gruppi di
lavoro, fortemente operativi, per affrontare le questioni
cruciali per lo sviluppo futuro della città.
Il Piano Strategico è il frutto di un processo circolare che,
per oltre dieci mesi, ha coinvolto una pluralità di attori locali. Mesi in cui i cittadini, i soggetti sociali ed economici,
gli stakeholders, le Istituzioni, si sono incontrati, hanno
discusso e si sono confrontati all’interno di un percorso
di negoziazione e partecipazione, con l’obiettivo di delineare il futuro del proprio territorio condividendo scelte
e direttrici di sviluppo.
Quaranta incontri, più di 80 ore di discussione, più di
600 partecipanti agli eventi di concertazione, hanno dato
luogo a oltre 50 schede progetto proposte dai cittadini;
18 progetti scaturiti dall’Amministrazione Comunale; 21
progetti emersi dalla partecipazione; 4 Linee di Azione;
22 Azioni; 5 Macroprogetti; 94 Progetti…
Ogni progetto, ogni Azione è nata dalla volontà condivisa della comunità Vibonese. “ViboFutura 2015”, oltre
Anno 2009 - n° 1
39
L’intervento del Sindaco della Città
40
Le nuove strategie di sviluppo sostenibile dei
territori necessitano di partecipazione nelle
scelte strategiche e di una visione condivisa dello sviluppo, in quanto la combinazione di strumenti tradizionali di programmazione e progettazione delle città ha scontato, generalmente, la
mancanza di una solida cornice strategica e di
consenso nelle scelte.
Molte città europee negli ultimi anni hanno dato
vita a piani strategici capaci di mettere insieme
una serie di interventi e di procedure finalizzate alla progettazione e al governo di processi di
forte trasformazione sociale e territoriale.
Il Piano Strategico della città di Vibo Valentia
vibofutura2015 è un atto volontario di pianificazione e condivisione di una visione futura del
territorio, mediante politiche e interventi pubblici e privati.
Il Piano strategico vibofutura2015 è un’occasione per costruire un futuro partecipato; dopo essere stato concertato, viene infatti firmato congiuntamente da tutti gli attori principali che lo
condividono. Le idee, le opinioni, le competen-
Anno 2009 - n° 1
ze di tutti i soggetti della vita sociale, culturale, economica, scientifica e politica della città, messe in comune,
si trasformano in scelte condivise per un progetto concreto di sviluppo del territorio.
Questo comporta che si individuino non solo gli obiettivi prioritari da perseguire, in relazione alle caratteristiche e alle risorse del territorio, ma anche le azioni concrete necessarie per portare a termine questi progetti,
concentrandosi in particolare sugli interventi ritenuti
strategici, ossia capaci di “innescare” processi più ampi
di sviluppo.
Il Piano strategico vibofutura2015 è un processo di definizione degli scenari futuri e di pianificazione delle
tappe di sviluppo, realizzato attraverso l’aggregazione
e il coinvolgimento di tutte le comunità locali in una
riflessione sul proprio futuro e sulle azioni e i progetti
per realizzarlo.
A tal fine la missione della pianificazione strategica è
orientata ad agevolare la comprensione, il dialogo e la
ricerca di soluzioni tramite la continua interazione fra
gli attori della città, favorendo e facilitando la creazione di pratiche partecipative strutturate o lo sviluppo di
progetti innovativi di democrazia elettronica quali, ad
esempio, il sito web.
La dimensione partecipativa non è, dunque, soltanto
funzionale ad una domanda di democrazia e di trasparenza, ma anche a rafforzare l’aggregazione fra gli attori e con essa la coesione fra le varie istanze.
In questa prospettiva, promuovendo la partecipazione
attiva di tutte le comunità, il processo di pianificazione
strategica intende attivare questa intelligenza diffusa
quale elemento fondamentale nella riflessione sul futuro della città.
In questo processo creativo, quindi, ciascun soggetto
portatore di interessi contribuisce a creare una visione
di sviluppo della comunità locale e a ridefinirne l’identità del territorio.
L’azione sinergica di tutti gli attori è, quindi, il valore
aggiunto del processo, con l’obiettivo di migliorare l’articolazione funzionale e la qualità del sistema urbano
nel più ampio contesto di area vasta.
Franco Sammarco
a far parte della RECS, la Rete delle Citta Strategiche, è
stata scelta come caso in mostra per la quinta edizione di
Urban Promo, un evento di marketing urbano e territoriale che nel 2008 ha trattato approfonditamente, tra i suoi
temi, la Pianificazione Strategica. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza un’Amministrazione Comunale
lungimirante ed attenta ai bisogni e alle esigenze dei cittadini e del territorio; un’Amministrazione che ha inteso
la propria governance in modo innovativo e relazionale,
scegliendo di governare insieme al territorio. Con il supporto prezioso dello Staff dell’Ufficio di Piano, ora Urban
Center, ha istaurato un canale di comunicazione e partecipazione con la comunità locale ancora più diretto, che
ha contribuito a diminuire fortemente il tradizionale gap
tra cittadini e Amministrazione.
In ogni fase di lavoro si è avuta una buona partecipazione
degli attori locali desiderosi di contribuire con le proprie
idee alla risoluzione dei problemi di Vibo Valentia.
A partire da questo processo partecipativo e da un’analisi
conoscitiva del territorio vibonese è stato possibile individuare 4 possibili scenari di sviluppo con specifici obiettivi perseguibili:
- DISTRETTO TURISTICO – OBIETTIVI: Tutela, valorizzazione, messa a sistema e gestione innovativa e integrata dell’offerta culturale e ambientale; incremento e qualificazione dell’offerta di ricettività e di servizi culturali e
turistici;
- DISTRETTO AGROALIMENTARE – OBIETTIVI: Rafforzamento del settore agricolo, zootecnico ed agroalimentare in una logica integrata di filiera, anche tramite
politiche di marchio;
- DISTRETTO COMMERCIALE E DEI SERVIZI – VBIETTIVI: Miglioramento dei servizi alla persona e potenziamento dell’offerta formativa;
- DISTRETTO METALMECCANICO – OBIETTIVI: Sviluppo ed innovazione delle attività industriali nell’ottica
della sostenibilità ambientale ed energetica e dell’integrazione fisica e funzionale con il resto del territorio.
Pur nella loro diversità tali scenari non si escludono a
vicenda, ma possono essere perseguiti in maniera integrata, in base alle scelte che gli attori locali intenderanno
compiere. La trasversalità di queste relazioni rispecchia la
multiformità e la ricchezza del territorio vibonese, emersa nel corso dell’analisi conoscitiva e della prima fase
del processo di partecipazione. In continuità con questo
percorso di conoscenza del territorio di Vibo Valentia è
stata definita una Vision della città che, nell’orientare l’intero processo di pianificazione, ha proposto un possibile
ruolo del sistema locale verso il quale indirizzare le strategie di sviluppo. La Vision emersa “Vibo Futura 2015:
un Territorio di Valore” rispecchia la multiformità delle
vocazioni del territorio vibonese, che si accompagna ad
un’identità storico-culturale comune, costruita nel corso
di una storia millenaria, ma ancora non sufficientemente
interiorizzata dalle comunità locali, né adeguatamente
valorizzata verso l’esterno. Vibo appare come una città in
cerca della propria identità: divisa tra una realtà costiera
ed una “montana” spesso in conflitto tra loro ed “indecisa” tra il rafforzamento di una realtà industriale non ancora pienamente competitiva ed un riorientamento dello
sviluppo in chiave turistica.
Il Piano Strategico punta, quindi, a rafforzare l’identità
di Vibo Valentia ed il suo ruolo trainante nel territorio
provinciale, operando su due livelli:
• rafforzando la funzione della città come “polo di servizio”, in grado di supportare efficacemente sia le diverse
attività produttive, sia le distinte realtà insediative presenti sul territorio. Vibo Valentia si deve porre come cittàmotore e guida dello sviluppo della Provincia, mettendo
a disposizione servizi ed infrastrutture funzionali al rilancio socio-economico e culturale dell’area;
• “riportando alla luce” (come in uno scavo archeologico)
le risorse endogene della città e del suo intorno e ridando
loro valore ed appeal (come in un’operazione di restauro
e riuso). Il Piano Strategico, in questo senso, deve puntare a rafforzare il senso di identità collettiva e di appartenenza dei suoi abitanti i quali, resi maggiormente consci
delle proprie potenzialità e “carenze”, potranno così pro-
Anno 2009 - n° 1
41
iettarsi verso il futuro ed operare scelte consapevoli per la
crescita del proprio territorio.
Per fare ciò il territorio vibonese deve acquisire una maggiore integrazione e coesione:
- a livello sovralocale, Vibo si deve porre, in virtù del
suo ruolo di capoluogo e della sua posizione geografica,
come snodo e interfaccia tra costa ed entroterra, nell’ottica di un complessivo ed equilibrato sviluppo turistico
dell’area;
- a livello locale, occorre integrare tra loro le varie parti
della città, dal punto di vista fisico e funzionale e riconciliare le diverse “anime” di Vibo (industriale, turistica,
culturale, commerciale e di servizio), valorizzandole e
rafforzandole in maniera coordinata e sinergica.
Affinché tale immagine si concretizzi è stata definita una
strategia condivisa costituita da quattro Linee d’Azioni
che si articolano in Azioni specifiche:
• Il valore dell’identità e della cultura
• Il valore dell’accoglienza turistica
• Il valore delle produzioni agroalimentari e industriali
• Il valore della vita quotidiana.
In linea con il processo di partecipazione e di coinvolgimento della comunità locale che ha caratterizzato il Piano Strategico di Vibo Valentia, anche questa fase, è stata
caratterizzata dall’attivazione dei soggetti economici,
culturali e sociali locali. Tale processo di partecipazione è di fondamentale importanza per condividere e di
conseguenza concretizzare in progetti puntali le Linee
d’Azione. Sono stati costituti 5 Gruppi di Lavoro tematici ed operativi, volti a definire una strategia di sviluppo
condivisa e definire i progetti prioritari per la sua attuazione. Il lavoro di concertazione ha permesso di giungere
alla formulazione di una strategia realmente condivisa e
realizzabile con l’impegno concreto dell’intera comunità. Questo ha portato alla definizione di un insieme di
94 Progetti, scaturiti dalle oltre 50 Schede-progetto compilate e consegnate dagli stakeholders e dalle proposte e
idee emerse durante i momenti partecipativi che hanno
costituito la base del processo di Pianificazione Strategica
per Vibo Valentia. Tali progetti rappresentano le iniziative immediatamente operative che la comunità vibonese
Nella pagina a fianco, il Municipio di Vibo Valentia.
Sopra uno dei tavoli tecnici attivati per condividere le progettualità.
a suggerito di attuare per ridefinire il proprio ruolo e il
proprio riposizionamento competitivo. Al fine di dare
una prospettiva più ampia a queste iniziative i professionisti di iNExT, di concerto con gli attori locali, hanno individuato cinque Macroprogetti, che aggregano i Progetti riconducibili alle principali tematiche emerse nel corso
del processo di Pianificazione Strategica.
I cinque Macroprogetti individuati:
• “La città portuale”,
• “Vibo per l’agroalimentare”,
• “I luoghi della produzione industriale”,
• “La rete dei beni culturali e ambientali per il turismo”,
• “Il sistema dei servizi alla persona”.
hanno costituito il nucleo del lavoro dei Tavoli ed esprimono le esigenze e le vocazioni fondamentali del territorio vibonese. Il Piano Strategico di Vibo Valentia è un
esempio che testimonia quanto la partecipazione e il
coinvolgimento della comunità locale, ma soprattutto
l’impegno dei cittadini, dell’Amministrazione e degli
stakeholders siano elementi imprescindibili per il buon
esito della pianificazione e siano la migliore garanzia per
ottenere risultati concreti di sviluppo.
Arch. Giacomo Consoli
Dirigente del Settore 8
Pianificazione territoriale ed urbanistica
* Architetto - Dirigente Settore Pianificazione
territoriale ed urbanistica
Comune di Vibo Valentia
Anno 2009 - n° 1
43
di Gianfranco Manfrida *
AEROCLUB “IL GRIFO”
il volo ultraleggero, passione e ... non solo
A pochi chilometri da Vibo Valentia, sull’Altopiano del Monte Poro, un’area attrezzata accoglie veivoli ultraleggeri,
mezzi versatili per Turismo, Sport ma anche per Protezione Civile e monitoraggio del territorio.
44
Anno 2009 - n° 1
E
sistono alcune attività nel settore turistico-sportivo che ancora oggi nel nostro territorio sono
poco conosciute. Tra queste il volo da diporto e
sportivo (VDS) che in altre zone d’Italia, e soprattutto in Europa, occupano una parte rilevante del
turismo, di attività sportive e, in molti casi, rivestono importanza sociale nella protezione civile.
Gli aerei ultraleggeri (ULM) utilizzati per il volo da diporto e sportivo sono velivoli in alcuni casi differenti tra
loro, ma accomunati dalla estrema versatilità del loro
impiego. Possono infatti decollare ed atterrare in spazi
molto piccoli, volano a vista e possono in pochi minuti
sorvolare tratti ampi di territorio a costi veramente contenuti. Per queste caratteristiche in molte regioni d’Italia
forniscono supporto alla protezione civile e ad altri enti
per il monitoraggio del territorio e la prevenzione degli
incendi nella stagione estiva.
In Italia esistono circa 700 aviosuperfici che accolgono un
parco volante di circa 15.000 aerei ultraleggeri, spesso accomunati in associazioni ed aeroclub, a loro volta appartenenti a federazioni nazionali ed europee che operano
un continuo scambio culturale, sportivo e turistico.
In un recente convegno tenutosi a Roma, alla presenza
di autorevoli esperti del settore, è stato evidenziato il
notevole flusso turistico europeo in partenza da nazioni leader nel settore avio turistico, come la Germania e
l’Inghilterra, che da qualche anno approda in Italia, meta
ambita ma spesso penalizzata dalla carenza di strutture
recettive
Per rendere maggiore chiarezza sul potenziale sviluppo
di queste attività, è necessario descrivere nel dettaglio i
mezzi e le strutture utilizzate nel VDS.
Anno 2009 - n° 1
45
I veivoli consistono in aeromobili ultraleggeri, di peso
non superiore ai 500 Kg circa, capaci di trasportare oltre
al pilota, un passeggero. Hanno mediamente una autonomia di volo in sicurezza di circa 4 ore con una velocità media che varia da 80 a 200 km\h. Per pilotarli è necessario conseguire un brevetto (attestato vds) rilasciato
dall’Aeroclub d’Italia dopo il superamento di una prova
teorica e pratica. Esistono in Italia numerose scuole certificate che praticano i corsi per il conseguimento del brevetto di volo.
Le aree di decollo ed atterraggio presenti in Italia sono
prevalentemente concentrate nel nord e nel centro, e in
misura minore nel sud.
Sono aree, avio superfici e campi di volo, spesso realizzate privatamente da appassionati ed associazioni, che
dispongono di una pista lunga mediamente da 300 a 600
metri in erba o terra battuta, hangar per ricovero dei mezzi, foresteria per accoglienza piloti e in molte realtà presenti soprattutto al centro-nord di aziende agrituristiche
annesse.
Nel 2006 un gruppo di appassionati ha dato vita nella
provincia di Vibo Valentia all’aeroclub “Il Grifo”, associazione dilettantistico-sportiva ONLUS. Il campo di volo
é situato sull’altopiano del Poro, prospiciente la costa di
Tropea e Capo Vaticano. Su un’area di circa 5 ettari è stata
realizzata una pista di 450 metri in erba in grado di accogliere in sicurezza tutti i tipi di velivoli vds; un hangar in
muratura di 800 mq per il ricovero dei mezzi; una club
house con tutti i confort ed i servizi ed un piccolo punto ristoro. L’area è operativa da Maggio 2008. L’aeroclub
conta circa 30 soci e dispone di dodici velivoli ultraleggeri (deltaplani a motore) tutti pronti al volo. I soci, tutti in
possesso di brevetto praticano la disciplina durante tutto
l’anno, senza interruzioni. L’Aeroclub “Il Grifo” aderisce
alla Federazione Italiana Volo Ultraleggero.
Questi alcuni numeri relativi all’attivita nel 2008.
Sono atterrati nel corso dell’anno 147 velivoli provenienti
da tutta l’Europa tra questi 70 velivoli provenienti da Parigi. Nel corso di un raid aereo nella nostra penisola han-
no sostato presso l’aeroclub per tre giorni, durante i quali
sono stati ospitati in alcuni villaggi della costa ed i circa
300 partecipanti hanno effettuato dei tour sul territorio
organizzati dallo stesso aeroclub.
Ancora 20 velivoli di un ormai storico giro turistico in
aereo (il raid dei tre mari) sono stati ospitati per tre giorni
presso il nostro campo.
Altri velivoli sono giunti singolarmente o in gruppo presso la nostra struttura, contribuendo a far raggiungere numericamente quel notevole risultato.
Inoltre, sempre nel 2008 abbiamo ospitato per una giornata oltre 800 bambini delle scuole Elementari e Medie
della provincia di Vibo Valentia nell’ambito della promozione culturale e sportiva di concerto con l’Ufficio Scolastico Provinciale.
Riteniamo molto soddisfacente l’attività svolta nel primo
A fianco ed in alto, deltaplani a motore.
46
Anno 2009 - n° 1
anno di attività della nostra associazione che, ricordiamo,
senza fini di lucro, si inserisce in un contesto di forte sviluppo turistico e culturale; ma non solo, sono allo studio
alcune proposte di sinergia con le istituzioni (Protezione
Civile ed altri enti) interessate al monitoraggio del territorio ed alla prevenzione degli incendi. Un’ora di volo è
infatti sufficiente a monitorare l’intera Provincia.
La struttura è aperta e recettiva durante tutto l’anno, raggiungendo ovviamente picchi di attività durante la stagione primaverile ed estiva.
I soci ed i piloti sono disponibili ad effettuare voli panoramici a quanti vorranno avvicinarsi a questa attività.
La struttura sorge sull’altopiano del Poro, adiacente alla
strada statale 17 che da Vibo Valentia porta a Tropea, nel
Comune di Zungri, a circa 800 metri dal bivio dello stesso
comune in direzione Tropea.
* Presidente Aeroclub “Il Grifo”
Anno 2009 - n° 1
47
L
di Ginevra Gaglianese *
I MAESTOSI RUDERI
della “Santa Casa” in Soriano
Prime indagini archeologiche
a fondazione del convento domenicano in Soriano, attribuita all’opera di frate Vincenzo da
Catanzaro, risale al 1510 ma la venerazione
dell’immagine di San Domenico ha inizio nel
1530, precisamente il 15 settembre, giorno in cui, secondo
la tradizione, i frati domenicani ricevettero la sacra tela
raffigurante il Santo. Questo speciale dono gli veniva
direttamente consegnato dalla Santa Vergine, da Maria
Maddalena e da Santa Caterina d’Alessandria.
Nel 1564, al Capitolo generale di Bologna la santa casa di
Soriano, sino ad allora semplice vicariato, divenne priorato. Furono anni di grande fermento dal punto di vista
spirituale ed architettonico, tanto che, agli inizi del secolo
successivo, il convento si presentava tra i più importanti,
anche al di fuori della regione, per magnificenza e grandezza.
Il moltiplicarsi dei miracoli e delle grazie compiute per
intercessione dell’immagine del santo contribuì ad accrescere la devozione dei fedeli e la notorietà della sacra tela
dalle proprietà taumaturgiche. Tali proprietà benefiche
e guaritrici furono ufficializzate nel 1621 con la prima
edizione della “Raccolta dé miracoli et grazie adoperate
dall’immagine di Padre S.Domenico di Soriano” redatta
da fr Silvestro Frangipane da Zagarise, allora priore del
convento.
Inoltre, una relazione del 1650 conservata presso l’Archivio Segreto Vaticano ne registrò il rinnovamento architettonico: …”Il convento …tiene due chiostri nelle quali vi
sono tutte le officine, come refettorio, procura, cantina,
hospitio, capitolo, forno, spezieria, cocina, ed altre stanze necessarie per ogni buon convento, e nel bel mezzo
del primo v’è una bellissima fontana; nell’appartamenti
di sopra vi sono sei dormitorij con cinquanta celle, dove
abitano i frati e di più per servitio comune v’è la libreria,
infermeria, scarperia, vesteria, granaro, rasara e camera
di fuoco; sopra questi vi sono due altri dormitorij con
clausura separata dove sono ventiquattro celle, quali servono per noviziato…”
Ma fu dopo il terremoto del 1659 che il santuario assunse
un aspetto ancora più maestoso. Numerose testimonianze iconografiche, prime fra tutte l’incisione del Miotte, ne
Nella pagina a fianco, la facciata del Convento Domenicano.
48
Anno 2009 - n° 1
testimoniano lo splendore architettonico. Il progetto della ricostruzione del complesso, quasi totalmente distrutto, fu affidato all’architetto certosino Bonaventura Presti,
coadiuvato nella realizzazione da maestranze locali, napoletane e siciliane.
Sul prospetto originario, quello sud-occidentale, si ergeva maestosa la chiesa, con il noviziato e la spezieria da
un lato, e le botteghe e il “chiostro di pietra” e il “chiostro
di mattoni” dall’altro; sullo stesso fronte la torre dell’orologio sormontava uno degli ingressi ai chiostri, posti su
una quota più alta erano il chiostro priorale e l’area adibita a giardino-cimitero.
Nel 1722, l’enunciazione, da parte di Innocenzo XIII, della festa del 15 settembre come “Commemorazione della
miracolosa immagine di S. Domenico in Soriano”, contribuì a consolidare anche da un punto di vista spirituale
l’immagine del santuario.
Ma la magnificenza non durò molto, il catastrofico terremoto del 1783 porto alla distruzione quasi totale dell’intero complesso e al suo abbandono.
Nei primi anni del secolo successivo, sotto i contraccolpi
delle mutate condizioni storiche, in primo luogo politiche
e religiose, una nuova chiesa sorse sulle rovine del “chiostro priorale” e lavori di ricostruzione interessarono il cosiddetto “chiostro di mattoni” che parzialmente distrutto
da un incendio nel 1917 ospita, oggi, il municipio, mentre
nessun intervento interessò il cosiddetto “chiostro di pietra” posto nelle immediate adiacenze della chiesa antica
anch’essa ridotta in macerie.1
Proprio l’area del “chiostro di pietra”, è stata oggetto nel
2004, di una breve indagine archeologica, diretta dalla Dott.ssa Maria Teresa Iannelli della Soprintendenza
Archeologica della Calabria e coordinata sul campo da
chi scrive. Si è trattato di un’indagine preliminare a con1 - Per le vicende storiche, religiose ed architettoniche si rimanda ai
seguenti lavori:
A.BARILLARO, San Domenico in Soriano, Soriano Calabro 1969;
A.TRIPODI, Notizie sul real convento di San Domenico a Soriano, in In
Calabria tra Cinquecento e Ottocento (Ricerche d’archivio) Reggio
Calabria 1994; L.G. ESPOSITO, i Domenicani in Calabria. Ricerche Archivistiche, Roma- Napoli 1997; M.PANARELLO, La “Santa Casa” di
San Domenico in Soriano Calabro. Vicende costruttive di un grande
complesso barocco, Soveria Mannelli 2001; O MILLELLA (a cura di), I
Domenicani in Calabria. Storia ed architettura dal XV al XVIII secolo,
Roma 2004; S.PIERMARINI, Le magnifiche rovine. Il Real Convento Domenicano a Soriano Calabro, Vibo Valentia 2004
Anno 2009 - n° 1
49
sistenti lavori di scavo finalizzati alla rimozione di uno
spesso strato di materiale che obliterava quasi totalmente
le emergenze del chiostro.
L’area interamente ricoperta nel corso degli anni da scarichi e depositi di diversa natura si presentava con caratteristiche assai varie per l’uso differenziato che se ne è fatto
negli anni più recenti: per metà orto e frutteto, e per metà
campo sportivo.
Nel settore Nord Ovest, in corrispondenza di una porzione angolare del chiostro, già parzialmente visibile in superficie, un primo saggio ha permesso l’individuazione
di un basamento lapideo di un pilastro angolare, punto
di incontro tra il colonnato Nord ed il colonnato Ovest.
Del basamento è parzialmente visibile il primo filare, costituito da conci di pietra decorati con modanature a toro.
Uno strato di malta, duro e di colore grigio chiaro – giallino, è presente nei letti di posa.
Una porzione significativa degli elementi architettonici
del chiostro è emersa nel settore Nord Est, dove lo scavo di una serie di scarichi, costituiti per lo più da strati
sabbiosi frammisti a materiale edilizio in frantumi, ha restituito una porzione angolare del chiostro, ovvero i basamenti lapidei dei pilastri, intervallati da muretti, nonché
indicazioni sui livelli di frequentazione del cortile e del
corridoio interno.
Il primo basamento individuato è costituito da conci di
pietra, disposti su tre filari. Ad una distanza di circa 3,20
m un secondo basamento relativo al pilastro angolare del
chiostro rappresenta il punto di incontro tra il colonnato
Nord ed il colonnato Est. I due basamenti appena indicati sono collegati da un muretto lungo 3,20 m, largo 0,90
m ed alto 0,51 m, ad andamento rettilineo e a tessitura
irregolare, con uso di pezzami irregolari di pietra, ed
impiego di laterizi e malta per regolarizzare il piano. Un
intonaco di colore giallino riveste ambedue i lati ( lato
corridoio e lato cortile).
Stesse caratteristiche ha il muretto che collega il basamento
angolare con il successivo, sul lato Est del chiostro. L’impiego di laterizi e malta per regolarizzare il piano sulla sommità, e le tracce impresse nella malta, indicano l’esistenza
di rivestimento lapideo per ambedue i muretti.
Una veduta panoramica del Complesso Monumentale di San Domenico.
Anno 2009 - n° 1
51
Per quel che riguarda i piani di frequentazione, nell’area
relativa al corridoio interno del chiostro, nel settore Nord
del saggio, è stato individuato un piano di posa costituito da un letto di calce, con una superficie perfettamente
orizzontale. La presenza, a ridosso del muro di un piccolo
frammento di mattonella in cotto rende plausibile l’ipotesi che il letto di calce sia il piano di posa di una pavimentazione, relativa al corridoio interno del chiostro. La presenza di un deposito naturale, probabilmente di origine
alluvionale, sembra invece fornire la quota del possibile
livello di frequentazione nell’area relativa al cortile.
L’indagine nel settore Sud-Est ha portato alla messa in
evidenza di una porzione angolare del chiostro straordinariamente integra che mostra, tra l’altro, nel perimetrale
più esterno, tracce di un affresco raffigurante una colonnina tortile ed altri elementi architettonici
Il basamento angolare individuato è costituito da conci di
pietra, disposti su tre filari e conserva sulla sommità resti di muratura a tessitura irregolare, con una forma tendenzialmente semicircolare. Perfettamente integri sono i
due muretti individuati in connessione al basamento, che
si presentano ricoperti da lastre in pietra, poste a mò di
scossalina (rivestendo cioè la sommità e parzialmente i
lati). Su ambedue i lati esterni dei muri ( lato corridoio e
lato cortile) una scialbatura di intonaco di colore giallino,
rende le superfici uniformi.
Inoltre nell’area relativa al corridoio interno del chiostro
(corridoio sud) è emersa una porzione di pavimentazione, in una superficie di 4x 1,50m. La pavimentazione,
straordinariamente conservatasi, formata da mattoni di
forma rettangolare di colore arancio bruno, si presenta
leggermente collassata, in corrispondenza di quella che
sembra essere una conduttura per lo scolo delle acque.
Una soglia, sempre in mattoni, segna il passaggio, con
un salto di quota, tra il corridoio sud e il corridoio Ovest,
dove l’unica traccia di pavimentazione è fornita invece
da piccoli lacerti del piano di posa in calce. Anche qui
uno strato naturale sembra fornire la quota del possibile
livello di frequentazione nell’area relativa al cortile del
chiostro. Un ultimo saggio ha interessato il settore centrale del chiostro; un’area utilizzata per metà come orto
A fianco, un particolare dello scavo archeologico.
52
Anno 2009 - n° 1
Anno 2009 - n° 1
53
Soriano Calabro
Il Comune di Soriano Calabro si trova a circa 20 Km
a sud-est da Vibo Valentia, sul versante tirrenico della catena montuosa delle Serre, nei pressi del torrente Caridi, a 300mt sul livello del mare.
Dominato dalla caratteristica cascata di case di Sorianello, occupa una superficie di circa 15 Kmq e
conta all’incirca 3300 abitanti. Soriano gode di una
posizione topografica privilegiata che assicura un
clima piacevole, temperato di inverno e non eccessivamente caldo d’estate e di un contesto paesaggistico particolarmente suggestivo per i declivi del
terreno e le policromie della campagna circostante
con le sue piante di ulivo, querce e castagni.
L’abitato si sviluppa tra il vecchio centro urbano, in
alto, dove insistono le rovine dell’antico Convento
di San Domenico e datati edifici con botteghe al pianoterra, ed, in basso, il “moderno” centro urbano,
sviluppatosi dopo il 1960, con costruzioni tipiche
delle epoche più recenti.
Ancora incerta l’origine storica di Soriano. Alcuni
affermano che l’antica Sorianum sia stata costruita
intorno al VII sec. d.C. da esuli siriani, altri invece
ritengono si tratti di un insediamento normanno.
Comunque certa è l’appartenenza di Soriano allo
Stato di Arena sino al 1496 quale feudo dei Caraffa
di Nocera; nel 1510, con la costruzione del grandioso
Convento dei Domenicani divenne invece feudo della struttura religiosa. La presenza del convento e delle
sue numerose attività fecero di Soriano un importante
centro di vitalità spirituale, culturale, sociale ed economica, favorendo soprattutto il fiorire di un artigianato artistico ancora oggi presente, seppur in qualche
modo rivisitato nello stile e nella qualità degli oggetti. I sorianesi si caratterizzarono, poi, per l’essere abili
commercianti, tant’è che ancora oggi l’appellativo di
appartenenza richiama scaltrezza e abilità negli affari.
Alcune attività non sono riuscite a spravvivere ai tempi come la cartiera, la spezieria, la tessitura di paramenti sacri, l’intaglio del legno, lavori in pietra; altre
continuano, appunto, tra tradizione e modernità, come
quella dei seggiari, impagliatori di sedie, della lavorazione del legno, del vimini per la cestineria e per mobili di arredo, della lavorazione della ceramica.
Soriano è oggi famosa anche per i mustaccioli, biscotti
tipici per impasto, forma e sapore.
Ma è anche riferimento di cultura per la presenza, nello storico Palazzo Ferrari, dell’Istituto della Biblioteca
Calabrese, una tappa irrinunciabile unitamente al Centro Culturale del Folklore e delle tradizioni popolari.
Un altro particolare dello scavo archeologico.
e frutteto e per metà come campo sportivo. Lo scavo ha
permesso l’individuazione di una serie di quattro rocchi
di colonne, presumibilmente di riutilizzo, che potrebbero essere pertinenti ad un corridoio interno al cortile del
chiostro o in maniera più circoscritta, sottolineare l’accesso alla zona centrale. La particolarità che essi siano ben
definiti sul lato interno del corridoio e invece informi verso l’esterno, potrebbe rendere plausibile l’ipotesi (per il
lato esterno) di elementi architettonici mancanti. Inoltre
i basamenti, con le rispettive colonne, potrebbero essere interpretati come inviti. La presenza di lastre di pietra
faccia a vista verso l’interno del corridoio e la presenza,
invece, di pietre di varia dimensione e forma posiziona2 - F.A.CUTERI, G.GAGLIANESE, “Tra le magnifiche rovine.” Prime indagini archeologiche nel convento di San Domenico a Soriano Calabro
(VV), in Rogerius, anno X, n°1, gennaio-giugno 2007, Soveria Mannelli,
pp.29-41
F.A.CUTERI – G.GAGLIANESE, VV –Soriano Calabro – Convento di
S.Domenico, Archeologia Medievale, XXXIII – 2006, notizie scavi.
te a mo di zeppe, concentrate in corrispondenza dei lati
informi dei rocchi di colonne, lascerebbero ipotizzare anche per il lato esterno dell’invito, un rivestimento lapideo
mancante. Lo scavo sistematico degli strati che coprivano
le porzioni del chiostro individuate, ha restituito un’interessante campionatura di materiale relativa alla struttura
del chiostro o agli ambienti ad esso annessi: frammenti di
lastrine marmoree, di pavimentazione maiolicata, di pavimentazione in cotto a losanghe, di vetro da finestre. In
ogni caso, in più parti del chiostro, si conservano preziose testimonianze artistiche ed architettoniche dell’antico
complesso. Abbondanti frammenti ceramici (acroma, da
fuoco, invetriata, smaltata a decorazione impressa) arricchiscono inoltre il panorama di conoscenza relativo alla
vita quotidiana del convento, e dunque alla cultura materiale ad esso connessa, con particolare riferimento alla
attività farmaceutica.2
* Archeologa
Anno 2009 - n° 1
55
di Francesco Antonio Cuteri *
SPEZIERIA
L’antica
del Real Convento di San Domenico
I
l convento domenicano di Soriano, tra i più conosciuti d’Italia, fu fondato nel 1510 da frate Vincenzo
da Catanzaro e nel 1564 fu eretto a priorato, divenendo ben presto il complesso conventuale più ricco
della Calabria. La sua fama è legata soprattutto alla presenza della miracolosa immagine del Santo che, secondo la tradizione, sarebbe stata donata a frate Lorenzo da
Grotteria, nella notte tra il 14 e il 15 settembre del 1530,
dalla Vergine e dalle sante Maria Maddalena e Caterina
d’Alessandria.
Il convento, distrutto dal terremoto nel 1659, venne ben
presto ricostruito per essere poi nuovamente distrutto
dal terribile sisma del 1783. Oggi tutto il detto convento,
e la chiesa è trasformata, cosicchè non si vede altro che un
ammasso di rovine.
Molte opere d’arte, soprattutto statue e ornamenti in
marmo e granito sopravvissuti a furti e distruzioni, sono
ancora oggi presenti nel “chiostro di pietra” a testimonianza del ricco passato.
In riferimento ai Domenicani, Padre Esposito ha sottolineato come essi offrirono “alle popolazioni calabresi
d’ogni ceto e condizione … l’opera di sollievo umano
e curativo dei frequenti malanni sociali con la gestione
delle spezierìe”. Per lo studioso, le spezierie appartenenti
all’ordine, sulla base delle ricerche da lui condotte in vari
archivi, dovevano essere circa dieci: Cosenza e Soriano,
le più antiche, e poi Belcastro, Briatico, Guardia Piemontese, Nicastro, Taurianova, Rogliano, Zagarise. Tuttavia,
a questo elenco possiamo oggi aggiungere Taverna, Catanzaro e Laureana, anche se è necessario annotare che,
nonostante i nuovi studi, non sono stati ancora del tutto chiariti i rapporti con le altre spezierie del Regno e in
particolare con quelle di Napoli, la più fornita delle quali
risultava quella del convento di San Severo Maggiore.
In ogni caso, tutte le spezierie domenicane, al di là della
loro grandezza e dislocazione geografica, si mostrarono
sempre di grande utilità e importanza per “le qualità delle medicine che con carità si prestano, di giorno e di notte, alli vantaggi del pubblico ed a soccorrere i poveri” e
la nascita e lo sviluppo di tali farmacie claustrali non può
non essere messa in relazione con le condizioni di arretraVeduta del Convento di San Domenico in Soriano.
Incisione del 1791 di Bernardino Rulli.
Anno 2009 - n° 1
57
tezza e di oblio in cui versavano le povere popolazioni di
piccoli e grandi centri urbani.
La spezieria del convento di San Domenico di Soriano è
certamente la più rappresentativa e la più nota tra quelle
che l’ordine domenicano realizzò nella nostra regione.
La sua più antica attestazione si ritrova in un documento, conservato nell’archivio generalizio dei Domenicani in Roma che si rivela particolarmente interessante
58
Anno 2009 - n° 1
per le indicazioni che fornisce sui lavori di costruzione
o ricostruzione dei conventi e luoghi dell’una e dell’altra
Provincia di Calabria coinvolti nel sisma del 1638. Infatti,
tra le spese segnate in riferimento ai necessari lavori di
ricostruzione e ampliamento ne troviamo una di ducati
300 “Per la spezieria”.
Anche se il primo esplicito riferimento alla spezieria risale solo a questa data, per alcuni studiosi la sua istituzione dovette avvenire molto prima e forse, addirittura,
contemporaneamente alla stessa fondazione dell’impianto conventuale. Comunque sia, l’analisi del
documento appena ricordato lascia supporre che
la struttura fosse attiva già prima del 1638.
Numerosi altri riferimenti alla struttura, ed in particolare ai lavori relativi ad un suo trasferimento
in nuovi locali contigui al noviziato si ritrovano, a
partire dal settembre del 1648, in alcuni giornali di
cantiere. Troviamo infatti, tra le tante annotazioni,
quelle che riguardano la “spesa per potersi trasportare la spetiaria”, lo “compimento dello finestrone
della spetiaria”, i “carpentieri per la nova spetieria”
e altro ancora.
Un altro importante riferimento si ritrova in una relazione del 1650 relativa alla “Descrizione delle strutture
conventuali della Provincia di Calabria dei PP. Predicatori”. Ecco il testo che riguarda Soriano: “Il venerabile monasterio di San Domenico di Soriano sta situato
in luogo aperto in una strada pubblica, per la quale si
va d’una parte alla detta Terra e dall’altra alli Burghi
d’essa, lontano dall’una e dagli altri un tiro di pietra
circa. Circa la struttura di detto monasterio: la chiesa
è cominciata a fabricarsi di nuovo perché la vecchia
era assai misera; il convento è dei migliori che siano
in questa Provincia di Calabria, tiene due chiostri
nelli quali vi sono tutte le officine, come refettorio,
procura, cantina, hospitio, capitolo, forno, spetieria, cocina, ed altre stanze necessarie per ogni buon
convento, e nel mezzo del primo v’è una bellissima fontana; nell’appartamenti di sopra vi sono sei
dormitorij con cinquanta celle, dove habitano i frati
e di più per servitio comune v’è la libreria, infermeria, scarperia, vesteria, granaro, rasara, e camera di
fuoco; sopra queste vi sono due altri dormitorij con
clausura separata dove sono vintiquattro
celle, quali servono per novitiato”.
In seguito al sisma del 1659, nel quale persero
la vita alcuni frati, i lavori di ricostruzione
della spezieria dovettero procedere con celerità, tanto è vero che nel 1662 si stavano già
costruendo le volte degli ambienti. Nel 1666,
come mostrano i giornali di cantiere del mese
di ottobre, viene dato un carlino a Domenico
S. Marco per aver tagliato “il piede dell’oliva
dove è la nova spetieria”, mentre si danno a
Giando di Nardo “per milli ceramidi” che “servirono per la nova spetiaria”, “docati quattro il
migliaro”.
Nel 1693, l’abate G. Battista Pacichelli ricorda la
“ben provveduta Spetieria”, dove “anche più
secolari … vi si accostan fuori per lo cancello di
ferro”. Ricorda, inoltre, la Libreria, il Giardino,
ed ogni opportuna Officina.
Altri riferimenti alla struttura compaiono nel
1790, e dunque a breve distanza di tempo dal
terremoto del 1783, nella “Descrizione dell’antico Monastero e Chiesa, oggi diruti, fatta
dall’Architetto Don Giuseppe Vinci” e nella
“Descrizione della Chiesa e baracca formata dai Padri dopo del flagello del tremoto,
fatta dall’Architetto Vinci” dove troviamo la
seguente indicazione: Oltre della descritta
baracca per abitazione de’PP. prossima alla
medesima si trovano costrutte altre baracche
malamente ordinate, una delle quali serve per
lo forno, e l’altra per commodo di farsi il pane,
ed in seguito vi è quella della spezieria, formata interamente di tavole, ed accanto alla medesima vi sono due altre stanze per commodo dello
speziale.
Concludiamo questa rassegna documentaria con un importante documento del 1790 che fornisce altre indicaNella pagina a fianco, Albarello in Maiolica (Cilindro) dipinto da Francesco Antonio Saverio Grue intorno al 1730 raffigurante San Raimondo da Penafort in preghiera (Vibo Valentia - Farmacia Buccarelli).
Sopra, Albarello in Maiolica (Cilindro) dipinto da Francesco Antonio
Saverio Grue intorno al 1730 raffigurante il Beato Girolamo Salomoni in
preghiera (Vibo Valentia - Farmacia Buccarelli).
zioni sulle ultime fasi di vita della spezieria, quelle postterremoto, con importanti riferimenti all’orto botanico:
Un’altra Baracca … per uso di Speziaria che unitamente all’Orto bottanico, si affitta annui ducati quaranta. In
ogni caso, un Giardino, forse in parte destinato alla coltura di piante officinali, è già ricordato dall’abate Pacichelli, mentre un “giardinetto di agrumi” è testimoniato nel
Anno 2009 - n° 1
59
1790. I dati desumibili dalle descrizioni sopra riportate e
dall’analisi del repertorio iconografico consentono di localizzare la spezieria, almeno nelle fasi più tarde, al piano inferiore del corpo di fabbrica posto a meridione del
complesso monastico, a lato della monumentale chiesa. Proseguendo detta
cantonata a lungo della strada, trovasi il prospetto della
chiesa, rimasto all’impiedi nel primo ordine, ed in seguito
veniva situata la spezieria nel primo piano, e nel secondo
il noviziato, dove veniva a terminare con altra strada.
Ma com’era composta l’antica spezieria di
Soriano?
Anche se i dati in nostro possesso non sono
numerosi un’idea della sua ricchezza, almeno
per quanto riguarda lo “strumentario”, si può
ricavare sia dal numero e dalla qualità dei
vasi da farmacia e degli altri oggetti che sono
giunti fino a noi e sia dalle indicazioni contenute in un prezioso Inventario, conservato
nell’Archivio di Stato di Catanzaro, redatto il 22 maggio 1784 quando “Essendosi ...
conferiti nel Real Convento di S. Domenico
di Soriano ... ed introdotta primieramente
tutta questa Adunanza nella sagrestia di
detto Convento, ha ritrovato in quelli stipi,
e scrigni, gli Arredi Sagri, che sono distintamente nominati nel Tenor Seguente”.
Dopo aver elencato i sacri arredi l’inventario prosegue nella descrizione di quanto è conservato Nel Casciolaro, Nella Procura Nel Rifettorio e in altri ambienti, per
giungere poi alla registrazione di quanto
è rimasto Nella Spezeria, incluse le diverse Droghe e le Robe della Comunità
esistenti nella suddetta Spezeria.
Ecco dunque l’inventario degli oggetti
presenti Nella Spezerìa:
Vasi di Fajenza tra grandi, e piccoli ed
alcuni rotti numero duecento sessanta
otto = Vasi grandi, e piccoli Coll’jmpresa della Principessa della Valle, n°
Cento, e due = Vasi rustici numero
quarantadue = Lambicchi di rame,
cioé due grandi, uno mezzano, e due
piccoli, uniti n° Cinque = Uno mortajo di Bronzo grande = Un mortajo
grande di ferro = due altri mortaja
// piccoli di Bronzo = Uno mortajo di Porfido col suo Pistello = Uno
mortajo di marmo bianco = un’altro grande di marmo =
Tré altri piccolini di marmo = Quattro Bagani di rame,
Cioè uno grande, uno mezzano, e due piccoli = Una conchetta di rame gialla = Un Lavamano di rame gialla = Un
Braciero di Rame Col Suo Piede = due Archetti di ottone
con Bilancia = Quattro mijcole di ottone = Un Boffettino Con Lapide di marmo = Un Bilancione Con Conca di
Rame = Una Barca con Scarabattulo senza Cristalli = Una
Borra di rame = Otto Lancelle di Fajenza rotte in alcune
parti = Una Nicchia con Giroglifici d’Intaglio indorati =
Novantaquattro Casciotti di Legno = Otto Cocchiare di
ferro = Una forata per esprimere oglio di mandorle = Una
conchetta piccola di rame = Una cocchiara d’ottone = Alcune Garaffoni, e Garaffelle di vetro = Un’ orologgetto di
Camera di ferro, Colla Campanella di Bronzo, e mazzari
di Piombo = Una bilancia piccola di rame = Una sottocoppa di Landa bianca = Una Statéra servibile = Un’altra
vecchia non servibile = Cinquantasei libri, appartenenti
all’impiego di detta Spezerìa.
Altri libri, ridotti in pessimo stato, furono invece ritrovati
“In una piccola stanza di Tavole”: Si sono ritrovati molti
Libri di Libraria, la maggior parte squarciati, squinternati, ed infraciditi, perché sottratti dalle Ruine, dopo molto
tempo, che restarono bagnati dall’acqua piovana; E quasi tutte le opere sono scorporate; Quindi perché non era
possibile numerarli, e metterli in reggistro, si è dovuto
chiudere bene la Porta di setta Stanza, e Suggellarla Col
Suggello dell’Università, e con quello dei Signori officiali
incombensati.
Naturalmente l’inventario sopra riportato, stilato appena un’anno dopo il violento terremoto del 1783, propone l’immagine di un ambiente di lavoro oramai in disuso, dove molti dei recipienti appaiono rotti e inservibili
e forse già in numero inferiore rispetto alla dotazione
iniziale.
Inservibili appaiono anche quasi tutte le preziose droghe.
Di esse, a puro titolo di curiosità, vista la grande varietà
attestata (si tratta di 205 droghe), ci limitiamo a segnalare
alcune spezie farmaceutiche e qualche prodotto aromatico: China China, Crivello di Siena Orientale, SalsaperiNella pagina a fianco, inventario del “Real Convento di San Domenico di Soriano” 1784.
A destra, i contenito più diffusi nei corredi delle Spezierie.
Anno 2009 - n° 1
61
Frammento Marmoreo con Angioletto che regge un tondo raffigurante San Tommaso D’Aquino.
glia, Fior di Cannella, Simarubba, Ippocanna, Limatura
di Legno Santo, Sassofrasso, Galanga maggiore, Scorza
di Legno Santo, Erba paris, Spica Celtica, Foglio Indaco,
Cassea Lignea, Esule, Succo di Liquerizia, Alóe Succotino, Gomma ammoniaca in Lacrima, Gomma ammoniaca
in pasta, Sangue di Drago in Lacrima, Sangue di Drago
grosso, Sapone d’Alicante, Pepe bianco, Sandalo rosso,
Scamonia di Alepo, Matraperle, Mirra, Coloquintide, Limatura d’Avorio, Sandalo bianco limato, Legno Rodio,
62
Anno 2009 - n° 1
Sandalo rosso limato, Gomma Sandarica, Succo di Acacia, Gomma di Legno Santo, Canfora, Mastice, Tamarindi, Verderame, Spica Calaica, Coralli rossi, Antimonio,
Cassia Fistola, Conserva di Fiori di persico, Conserva di
viole, Magnesa, Estratto di China, Estratto di Camomilla, Cristallo montano preparato, Sal Sedativi di Umbergi, Sal di Saturno, Bitume Giudaico, Polvere di Cardinal
Pallotta, Polvere di Antepolettica di Ludovico, Elettuario
di Bacchi di Cinepro, Sal di Acciajo, Granati preparati,
Precipitato bianco, Empiastro Sodicato di Paracelso, Essenza di origano, Essenza di Salvia, Sal di Vipera, Sal di
Ginestra…
L’elenco della spezieria attesta dunque l’esistenza del
ragguardevole numero di 412 vasi, tra “rustici” e maiolicati, più un discreto numero di mortai e altri accessori
utili alle normali attività della spezieria quali alambicchi,
conche, lavamani, bilance, etc..
Ma a quando risale la dotazione della spezieria?
Anche se è normale immaginare che nel corso della sua
lunga attività siano stati di volta in volta sostituiti i recipienti rotti o inservibili, possiamo immaginare che la dotazione della spezieria sia legata ad uno o due momenti
principali. Un discorso più attendibile sarà però possibile
solo quando sarà stato rintracciato un buon numero di
vasi e saranno stati effettuati maggiori studi sulla cronologia e sulle forme e decorazioni.
Anche se molti vasi sono andati dispersi, tanti altri si conservano ancora e mostrano la ricchezza e l’articolazione
della spezieria sorianese.
Il nucleo più consistente si trova nella nota raccolta della
farmacia Buccarelli di Vibo Valentia, altri albarelli sono
esposti nel Museo Nazionale di Reggio Calabria, altri nel
Museo Civico di Rovereto ed altri ancora, così pare, nel
Museo del Castello Sforzesco di Milano.
Qualcuno si trova invece ancora a Soriano, come mostrano i manufatti della collezione Bartone, altri forse a Catanzaro nell’ex farmacia Leone, mentre non è noto dove
siano finiti quelli che si trovavano un tempo alla Ferdinandea di Stilo.
L’abate Pacichelli, che visitò il convento nel 1693, ricorda
una “ben provveduta Spetieria” ed è dunque possibile
che all’indomani dell’evento sismico del 1659, in concomitanza con la ricostruzione del convento, si sia dotata la
rinata struttura con nuovi vasi da farmacia.
A questa fase potrebbero forse essere riferiti i Vasi grandi, e piccoli Coll’jmpresa della Principessa della Valle, n°
Cento, e due, e forse alcuni dei numerosi Vasi di Fajenza.
Si tratterebbe in sostanza di una vera e propria oblazione,
cosa non nuova per il tempo.
Infatti, il convento di Soriano, soprattutto a partire da
quando San Domenico venne designato protettore del
Regno di Napoli ed in particolare tra il 1664 ed il 1687, fu
oggetto di numerose e ricche donazioni da parte della nobiltà. Come riferisce P. Domenico da Seminara, “considerabile fu in tutti gli anni suddetti il concorso di pellegrini
e di personaggi d’ogni condizione, portatisi non solo dalle Provincie del Regno di Napoli e dalla Sicilia, ma anco
dalle parti più remote d’Italia e dalla Spagna, Francia e
Germania a visitare la santa Immagine, e la maggior parte di loro per rendere grazie di benefici ricevuti, e soddisfare voti”.
Proprio nel 1687 è ricordata, tra le altre cose, la donazione
di una lampada d’argento fatta dalla Marchesa della Valle donna Lucrezia Ruffo per la guarigione del marito.
Una nuova dotazione della spezieria può essere stata effettuata tra il secondo e il terzo decennio del Settecento.
Del resto, così come dimostrano i superstiti albarelli firmati da Francesco Saverio Grue, sappiamo che nel 1730
giunsero a Soriano, da Napoli, esattamente un anno dopo
la fornitura della Certosa di Serra S. Bruno, alcuni vasi di
grande pregio.
Allo stesso periodo ci riporta anche il grande mortaio in
marmo rosso firmato da Franc. Paulo Manella conservato
nella farmacia Buccarelli di Vibo Valentia, che potrebbe
essere identificato con Uno mortajo di Porfido o ancora
con un’altro grande di marmo presenti nell’inventario
tardo-settecentesco della spezieria sorianese.
E’ probabile dunque, pensando a questo preciso arco
cronologico, che siano stati realizzati, forse per una sola
committenza ma da più vasai e “fajenzari”, sia gli albarelli con la raffigurazione di immagini sacre, ed in particolare con quella San Domenico, e sia altri importanti e
preziosi vasi.
Oggi dell’antica spezieria non rimangono che alcuni vasi,
sparsi in tutt’Italia, e qualche testimonianza iconografica. Tra queste, di grande fascino appare la raffigurazione
che troviamo su una tela dipinta da un pittore vibonese
del’Ottocento: in primo piano, i santi Cosimo e Damiano
ci ricordano la possibilità di una guarigione più profonda; alle loro spalle, pochi vasi da farmacia riposti sugli
scaffali, ricordano l’impegno di tanti frati in soccorso dei
più umili e bisognosi.
* Archeologo - Professore di Archeologia Medievale
Università Mediterranea di Reggio Calabria
Anno 2009 - n° 1
63
di Franco Vallone *
I MOSTACCIOLI
di Soriano Calabro
64
Anno 2009 - n° 1
U
na volta si diceva: ‘mo veni a fera e ‘nd’accattamu a ciucculatera, (adesso viene la fiera e
ci compriamo la cioccolatiera). Si attendevano
con ansia le due - tre fiere annuali motivo di
incontri e di scambi, ma anche occasione per comprare la
zappa nuova, il maialino da crescere per tutto un anno,
pioli per piantare, coltelli, trottole di legno ed altri giochi,
salvadanai e pignatte di terracotta, padelle e scodelle, catene ed ogni altro tipo di mercanzia necessaria alla vita
quotidiana e al lavoro.
Tra le bancarelle, allestite per l’occasione, un posto importante era quello occupato dai cosiddetti mastazzolari
di Soriano Calabro che andavano continuamente per fiere e mercati di tutta la regione portandosi appresso una
particolarissima cassapanca.
Era un contenitore-scrigno e quando i mastazzolari aprivano questa cassa scoprivano un vero e proprio tesoro di
odori e di profumi, di mosto e di miele, colori di ambra
ed oro, di lamine policrome di carta argentata rossa, verde e argento, che rifletteva magicamente al sole.
I mostaccioli, questi profumati dolci, originariamente votivi, sono da sempre i protagonisti nelle fiere calabresi.
Sono fatti di miele, di farina e di mosto e accuratamente
lisciati pur mantenendo sulla superficie tipici disegni e
incavi.
Un prodotto così buono e che ha, da sempre, una grandissima rilevanza sull’economia locale del vibonese e di
Soriano Calabro, area storica di produzione e consumo.
I mostaccioli, dicevamo, hanno un’origine votiva e rituale. Per le loro artistiche raffigurazioni formali, e per i
profondi valori culturali, ve ne sono di bellissimi esposti
come reliquie presso il Museo del Folklore di Palmi, nel
Museo delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma e presso
il Centro del Folklore della stessa Soriano.
Il Vocabolario del dialetto calabrese di Luigi Accattatis,
alla voce “mustazzuòlu o mostacciolo” riporta la definizione: “dolce introdotto dagli arabi e che si fa di fior di
farina impastata con miele o con vino cotto, condito di
varie spezie e cotto in forno.
Il popolo usa questo specie di berlingozzo, più che in
altre occasioni, nei maritaggi”, mentre Giovan Battista
Marzano, nel suo Dizionario Etimologico, del 1928, riporta: “i mostaccioli sono dolci caserecci fatti con farina,
Anno 2009 - n° 1
65
miele, mosto cotto, conditi di droghe, in forma romboidali a pupattoli, panieri e simili; il nome deriva dal latino
mustaceus ovvero mustaceum, da mustacea, antica focaccia per nozze preparata mescolando farina, mosto cotto, un condimento grasso, cacio, anice, cotta sopra foglia
di lauro” e, infine, il glottologo tedesco Gerhard Rohlfs,
nel suo Dizionario dialettale delle tre Calabrie, del 1934,
li cataloga come “specie di dolci di farina impastata con
miele e mosto cotto”.
In ogni caso, incerta è la vera origine dei mostaccioli, forse araba, anche se il nome deriva dal latino “mustacea”.
Una leggenda diffusa a Soriano e dintorni ne affida la
diffusione ad un monaco misterioso, apparso all’improvviso e sparito poi nel nulla, che li avrebbe generosamente
offerti alla popolazione di Soriano.
Per la storia, invece, l’introduzione dei mostaccioli si attribuisce ai monaci certosini della vicina Serra San Bruno
e poi, successivamente, intorno al 1500, ai Domenicani
del convento di San Domenico, che avrebbero insegnato
agli artigiani locali l’arte pasticcera.
In origine i mostaccioli, chiamati in dialetto mastazzola o
mustazzoli, dovevano essere utilizzati come ex voto, per
grazia ricevuta, come si fa ancora oggi a Filadelfia con i
papatuli e a Maierato con i papuni o nella provincia di
Reggio Calabria con mostaccioli raffiguranti parti anatomiche del corpo umano e animale o simboli cristiani.
Le forme dei mostaccioli, che sono arrivate fino a noi,
rappresentano forme antropomorfe, animali e floreali.
San Francesco, il santo di Paola, ma anche cuori, donne,
pesci, pesci spada, sirene, capre, galli, panieri, palme, elefanti, e bambole, fiori, cavalli e cavalieri, “esse” barocche
e fenditure che ricordano simboli arcaici e sessuali.
Il mostacciolo a forma di cuore, decorato con strisce di
stagnola rossa, simboleggia l’amore e si regalava, un tempo, durante i fidanzamenti, i matrimoni e le altre ricorrenze amorose.
Tipica inoltre era l’usanza dei maestri “mostacciolari” di
Soriano Calabro di dare la forma del santo protettore del
paese dove i dolci venivano venduti in occasione delle
feste patronali, una vera e propria personalizzazione in
ambito locale.
Un mondo di odori quello dei mostaccioli, ma anche di
sapori e di colori, un mondo che si sprigionava dalla cas-
66
Anno 2009 - n° 1
sa dei mastazzolari di Soriano e inondava i paesi in festa
e in fiera.
mostaccioli di Soriano Calabro si ottengono impastanIm
do una parte di acqua e tre parti di miele locale, sciolto a
bagnomaria, quindi si setaccia la farina che si aggiunge
bag
lentamente.
len
Dopo aver fatto riposare l’intera notte, l’impasto si moDo
della a mano e si forgia con particolari coltelli, lavorandel
dolo su tavoli di legno o di marmo.
do
Dopo aver modellato nelle varie forme si esegue la cotDo
tura nel forno, un tempo alimentato a legna, nel quale si
tur
pongono le teglie,“imburrate”, sulle quali si dispongono
po
mostaccioli.
im
La cottura dura circa venti minuti a 220 gradi, ed il prodotto finito si presenta di consistenza dura, di colore brudo
no, ambrato, pronto da consumare. I biscotti mostaccioli,
quelli avvolti a pacco nelle veline, sono invece più morbidi e sono ottenuti da un impasto di farina, miele, mandorle, bicarbonato, aromi, cannella, chiodi di garofano e
buccia di limone.
Oggi i mostaccioli sono definiti dolci tradizionali di fattura tipica sorianese, anche se oramai, proprio grazie alle
fiere, sono diffusi oltre i confini di Soriano Calabro, in tutta la Calabria ma anche in numerose zone d’Italia e del
mondo.
Esposti nelle feste patronali e nelle fiere, simboleggiavano, e simboleggiano ancora oggi, la vita e il rispetto per
la propria famiglia e per la natura, vere espressioni dei
sentimenti spontanei, ingenui e puri, del popolo contadino calabrese.
* Esperto Tradizioni Popolari
Anno 2009 - n° 1
69
di Giacinto Namia *
Pasquale Enrico
MURMURA
Il poeta malinconico
che inseguì
il mito greco
Secondo il cronista che
raccontò ai suoi lettori
la morte precoce di questo
tormentato autore vibonese,
a fermare il suo cuore malato
era stata la tenacia
“dello studio e la vastità
del sogno” che coltivava:
dare nuova linfa alla
classicità ellenica,
agli dei e alle loro gesta.
Ammiratore di D’Annunzio,
nel quale vedeva il riscatto
dell’Uomo sulla misera
dei tempi, scrisse i versi
migliori e più intensi quando
fu sopraffatto dalla
suo strazio interiore
«V
eniva dalla Calabria misteriosa e
subiva il fascino profondo di Roma
[…].
Il verso era già perfetto, perfetta
l’onda della strofa. Straordinarie le virtù a dipingere, a
scolpire con la parola. È morto per malattia di cuore. Lo
aveva affaticato troppo, con la tenacia dello studio e la
vastità del sogno».
Così scriveva lo scrittore e giornalista siciliano F.P. Mulé
sul quotidiano romano Il Mondo del 19 agosto 1924,
annunciando la morte precocissima di Pasquale Enrico
Murmura, di cui era amico e compagno affettuoso.
Pasquale Enrico Murmura nacque a Vibo Valentia - allora Monteleone di Calabria - nel 1903, coltivò gli studi
classici verso i quali era singolarmente portato, e con
un lavoro instancabile e con un severo impegno riuscì a
possedere pienamente la lingua greca ed a leggere senza difficoltà i testi greci; la sua scrittura piegava la lingua italiana ad assumere calchi semantici e fonici greci
o grecizzanti.
Il gusto grecizzante si manifestò subito nell’ode A Ipponion, il suo primo testo composto e pubblicato a soli
diciotto anni; il giovanissimo poeta si rivolge alla città
natale chiamandola col nome greco. Era già una scelta e
una direzione di lavoro.
Murmura amava l’antichità classica, ma soprattutto la
Grecia antica; Omero, Pindaro e i grandi tragici - Eschilo, Sofocle, Euripide - erano i suoi poeti preferiti; del
libro sesto dell’Iliade tradusse un passo famoso: l’incontro tra Ettore e Andromaca alle porte Scee, quasi per
dare un esempio del suo approccio di poeta moderno a
un grande poeta antico.
Era affascinato dal mondo degli eroi del mito colti nella
loro grandezza di gesta e di gloria, ma anche segnati
dall’ombra del destino ineluttabile di morte spesso precoce. Scriveva in un suo appunto di diario: «Nella poesia moderna c’è un’interiorità drammatica, un dissidio
coperto. Nella rievocazione dei mondi antichi, nel richiamo dei tempi lontani c’è lo strazio di chi sente che la
vita attuale non può placare il suo tormento e si crea una
diversa bellezza nel fulvo metallo dei suoi sogni. Perciò
la Grecia della nostra arte non è forse quella della verità
storica; noi abbiamo dilatato i confini di quel mondo per
collocare in esso le nostre immagini scolpite. La Grecia
è il rifugio della nostra anima offesa ed insaziabile, è il
porto ideale di tutti nostri sogni».
Lo offendeva troppo la mediocrità dei tempi e volle
staccarsene: cercò così la compagnia dei Greci antichi e
«si fece – come fu acutamente osservato – loro concittadino ideale».
Si trasferiva col pensiero e la poesia in quel lontano
passato e poi ritornava e ridiscendeva nel modesto e
meschino presente e si angustiava: gli dèi e gli eroi di
Omero erano morti da un pezzo e solo la poesia poteva farne rivivere e farne sentire la presenza immortale.
Era assetato di bellezza e di gesta sublimi che i tempi
moderni non consentivano più e si rifugiava nelle plaghe dell’ideale e del sogno: seguiva, turbato dal fascino
promanante dal volto della donna, il destino di amore
e morte della bella Elena lungo il cammino che dall’isola di Cranae la porta sulle mura di Troia (La notte di
Kranae e Helena); vegliava con il greco Achille, l’eroe
grande e pur triste per il presagio della sorte dell’amico Patroclo e anche della sua propria sorte (La notte di
Achille); osservava il troiano Ettore sposo e padre a colloquio con la moglie Andromaca sotto l’ombra incombente della vicina morte (la versione omerica di Hettore
e Andromaca); piangeva col vecchio e venerando Priamo recatosi alla tenda di Achille per riscattare il figlio
ucciso dal Pelide (Priamo).
Rinverdiva così miti e temi cari alla grande stagione
poetica della Germania classico-romantica di Schiller
e Hoelderlin, ma li leggeva e li reinterpretava con moderna sensibilità sulla scia dei Poemi Conviviali del Pa-
Anno 2009 - n° 1
71
scoli, e anch’egli vi faceva scorrere dentro, come
aveva già fatto il poeta
romagnolo, una vena di
profonda e tutta nuova malinconia,
ignota ai pur
grandi poeti
classico-romantici
dell’Ottocento.
Tra
i
poeti
italiani
prediligeva
Dante, a cui si
rivolse con un’ode
(Dante) per invitarlo,
con una mossa degna
del Carducci delle
Odi Barbare, a scendere contro la «morta
gora / di Roma vile»;
ma ebbe caro anche
Leopardi per il suo
“titanismo”.
Figgeva il suo sguardo, al di là degli uomini comuni e mediocri, sui titani del
pensiero e dell’arte: il
misterioso Eletto della religione dei nuovi
tempi, novello Cristo,
Michelangelo, Beethoven. La grecità di Murmura, al di
là della motivazione etico-politica che pure svolse parte attiva, si coniuga con la vicenda filosofico-letteraria
del Decadentismo: di qui l’approdo facile e immediato
su D’Annunzio che apparve al giovane poeta, angustiato dal presente e proteso verso il recupero della civiltà
dell’Ellade, come il nuovo Ulisse (l’ulisside appunto)
capace di suscitare, contro la meschinità dei tempi, la
grandezza e la bellezza antica. Per D’Annunzio il poeta compone e pubblica nel 1922 l’ampia canzone intitolata A Gabriele D’Annunzio; il poeta di Pescara è il
nuovo Pindaro, un Pindaro che non si limita a cantare
solo gli eroi come l’antico, ma è anche il promotore di
tempi nuovi e di nuove realtà etico-politiche: è poeta e
insieme uomo d’azione, costruttore dell’avvenire della
patria chiamata da lui a futuri immancabili destini di
gloria.L’antico eroe greco assume in Murmura le fattezze del superuomo nietschiano.
Nella prosa rutilante del Trittico del Genio, pubblicata
nello stesso anno della canzone e con dedica A Gabriele D’Annunzio, è ancora più evidente il dannunzianesimo francamente ridondante e retorico di Murmura.
Ha scritto a tal proposito, Adriano Tilgher, benemerito
editore dell’opera (non integralmente peraltro) del poeta vibonese ( P.E. Murmura, Versi e prose, a cura e con
prefazione di A.T., Roma 1926): «Tra la folla dei combattenti [della prima guerra mondiale] un uomo soprattutto s’imponeva al suo [di Murmura] entusiasmo e gli
rapiva l’animo d’ammirazione, un uomo nel quale il
suo ideale della vita sembrava aver preso corpo, essersi
calato nella carne: Gabriele D’Annunzio, aedo vate eroe
duce di popoli».
Ma D’Annunzio poteva essere un ideale di vita, di vita
inimitabile e tanto più degna di ammirazione agli occhi
di un adolescente, ma non poteva divenire come gli eroi
dei miti greci fonte di poesia.
Chi confronta le parti più tipicamente dannunziane e ce-
lebrative della produzione di Murmura con
i componimenti dedicati agli eroi greci avverte subito la grande
diversità di esiti di poesia che corre tra le prime e i secondi: quelle
sono solo espressione
di accensione retorica
e di giovanile incontrollato
entusiasmo
patriottico-letterario,
questi parlano di vite
votate al dolore e impotenti di fronte ai decreti del fato, sulla linea del grande Pascoli
ma anche con aperture
e suggestioni nuove.
Queste aperture e suggestioni ritornano e si
approfondiscono nella prosa, così carica di
angoscia, I ciechi di Caravaggio e negli appunti del diario. Si legga ad esempio questo pensiero: «Il mio cuore
è come un grappolo troppo maturo nella vigna; è pieno
di liquido pianto ed assai pesa nel petto ».
E quest’altro che non è riportato nel volume del Tilgher:
«Vorrei morire in un vespero d’autunno mentre il cielo
pallido d’un pallor iacintino è invaso da fiumi di ombra
e dal mare prossimo sale il grido di una nave entrante
nel porto. Del giardino mi sarà incensiere qualche fiore
languente».
Un altro pensiero ancora apre squarci notevoli su un
approccio ben diverso alla figura di Cristo, relegata preSopra, ritratto di Pasquale Enrico Murmura.
cedentemente a personaggio di sicura autorità e grandezza ma
personaggio solo umano e visto per giunta con una coloritura
impregnata degli odori del Decadentismo
(«fascinatore di moltitudini, despota soave,
amato dalle donne,
misterioso, sottilmente
blasé, amante dei profumi e delle musiche,
dicitore di parole vaghe
e maliose...»). Scrive
adesso Murmura: «Da
più giorni Cristo mi
fa pensare al suo mito
sublime. Comincio ad
amarlo, a sentirlo, a viverlo.
È vero che Cristo sia il
fratello buono di tutti i
dolenti, di tutti i naufraghi della vita.
Lo vedo nelle mie notti senza sonno passare davanti a
me con la sua clamide bianca ed il suo mantello rosso,
solo, senza discepoli. Lo vedo sorridermi !».
Sono le note dolenti e crepuscolari del Murmura più veritiero e più coerente con sé stesso. Gabriele D’Annunzio
era ora veramente lontano, e nuove vie, già felicemente
sperimentate nella nostalgica e partecipe rievocazione
degli eroi del mito greco, si aprivano al giovane poeta;
ma la morte, che più volte si era annunciata segnando di
sé le giornate e il lavoro, giunse prima.
* Storico
Anno 2009 - n° 1
73
O
“Scuola obbligatoria” – cm 33 x 26 – olio su tela
Andrea CEFALY
di Michele Lico
Patriota garibaldino e meridionalista passionale
nestà rigida, accorata capacità di denuncia
espressa usando come strumento l’arte, considerandola non fine a se stessa, ma collegandola ai problemi evolutivi della società
ed al mutamento in atto nell’Italia della seconda metà
dell’Ottocento: questo è Andrea Cefaly, provinciale per
scelta - anima e corpo – alla continua ricerca del vero e
del meridionalismo passionale.
Nasce a Cortale il 31 agosto del 1827 da Domenico - proprietario terriero, signore di immediata e calda generosità - e da Caterina Pigonati-Ducos - napoletana di
origine francese, donna di grande cultura che apprezza
e pratica pittura e musica.
Dopo gli studi nel Real Collegio di Catanzaro il padre
desiderava avviarlo alla professione forense, ma a Napoli - nel 1842 - dove dovevano proseguire gli studi di
apprendimento, frequentò le lezioni di letteratura di
Cesare Malpica e Gregorio D’Alessandria. La pittura,
però, era il suo vero e duraturo amore. E così, vinta la resistenza paterna, si iscrisse all’Accademia di Belle Arti,
ove trova come riferimenti Filippo Marsigli e la scuola
libera di Giuseppe Bonolis.
Suoi compagni di studio ed amici furono Filippo Palizzi, Michele Lenzi, Domenico Morelli, Saverio Altamura
e Bernardo Celentano. Nel 1848 prende parte ai Moti
Liberali antiborbonici e combatte anche nella Guardia
Nazionale. Per sette lunghi anni rimane isolato nel suo
paese nativo, dedicandosi con assiduità alla pittura.
Giuseppe Bonolis gli dice di non riuscire a persuadersi
“come un giovane in cui risplende l’ingegno possa rimanere in una colpevole inerzia”, mentre, in una lettera
alla madre Caterina, Francesco Sagliano, pittore di Capua, scrive “voi non sapete il valore ed il genio di vostro
figlio, ciò che per noi è studio, per lui è spontaneità e
dono naturale.”
Così, nel 1855, torna a Napoli, diventa allievo di Giuseppe Mancinelli e apre uno studio in vicolo San Mattia, divenuto confluenza e officina di pittori e letterati.
Ma come al solito la storia genera numerose e profonde vicende. La storia rapisce anche all’arte Cefaly, che
smette i panni del pittore per indossare quelli del patriota e del guerriero.
Segue Garibaldi per tutte le tappe percorse alla conquista del regno borbonico fino a Capua. Il 1860 resta ferito
a Caserta e, deposte le armi, partecipa alla Prima Mo-
stra Nazionale di Firenze del 1861, nella quale confluiscono i temi dell’attualità sociale e militare dell’epoca.
È qui che Cefaly espone “La battaglia di Capua”, che
Vittorio Emanuele II comprerà per il Museo di Capodimonte. Ma nel 1862 è costretto a tornare a Cortale
per partecipare alla gestione delle sorti familiari, mutate
dalla morte accidentale del fratello.
La sua permanenza durerà tredici anni.
Tredici lunghi anni in cui si estranea dalle correnti Romane e Napoletane e perde l’occasione di confronti artistici importanti.
E proprio nel 1862, proprio a Cortale, Cefaly fonda una
Scuola di Pittura, un Istituto Artistico e Letterario, un
vero laboratorio, prima di idee che di pittura, un luogo
di apprendimento, ma soprattutto luogo di formazione
della personalità e della coscienza.
Brillante organizzatore, Cefaly mira a dar vita ad un
progetto educativo-formativo di grande innovazione,
capace di mutare le sorti del sistema di istruzione calabrese e di creare i presupposti della nascita di una nuova
intelaiatura di scuole e botteghe artigiane ed artistiche.
“In casa Cafaly era tutto – scriveva Alfonso Frangipane
– il centro culturale in miniatura, lo studio dei pittori,
la scuola di disegno, il centro musicale con la scuola di
violoncello, le dissertazioni sul Boccaccio, le letterature
di Dante…, mentre su la piazza del paese veniva costruita in muratura la colonna con la statua dell’Italia in terracotta, modellata da don Andrea.”
La scuola fu frequentata da molti giovani artisti calabresi, Raffaele Foderaro e Michele Mangani dello stesso
paese, Guglielmo Tomaini da San Pietro Apostolo, Antonio Palmieri e Guglielmo De Martino da Lamezia Terme, Carmelo Davoli da Filadelfia, Antonio Migliaccio
da Girifalco, Gregorio e Raffaele Cordaro da Borgia.
Un esperimento durato tredici anni che, infine, naufraga, non per mancanza di allievi o per il venir meno delle
motivazioni, ma per l’insensibilità delle istituzioni pubbliche, che prima concedono sussidi, poi li fanno venire
a mancare.
Dal 1871 al 1875 fu consigliere comunale e provinciale,
e nella XII e XIII legislatura del Regno d’Italia, deputato repubblicano al Parlamento. È vicino alla estrema
sinistra, ma rimane un indipendente. Partecipa a molte esposizioni del tempo, tra le quali vanno ricordate:
la Biennale Borbonica di Napoli del 1859, a cui invia le
Anno 2009 - n° 1
75
“Terrazza a Sorrento”
cm 106 x 145
olio su tela
Anno 2009 - n° 1
77
opere “Il giudizio di Minosse” e “La Tradita” (che si trova a Parigi, al Museo del “Louvre” e che fu premiata con
Gran Medaglia al merito distinto);
la Mostra Nazionale di Firenze del 1861, con le opere
“La battaglia di Capua” e “Allegoria: il cavallo sfrenato che abbatte la reazione”, riproposta alla Promotrice
del ‘62; le Promotrici Napoletane del 1862 e del 1863;
l’Esposizione di Vienna del 1873; la Mostra di Roma
del 1883, con “Chi compra Manfredi?” e “La battaglia
di Legnano”, ripresentata all’Esposizione Generale Italiana di Torino del 1884. Cefaly ebbe una produzione
molto vasta e molto varia, dai dipinti dal vero di matrice
palizziana, ai ritratti, ai quadri di soggetto letterario e
storico. Tra le altre, “La barca di Caronte”, “Episodio garibaldino”, “Autoritratto”, “Nevicata”, “Il cavadenti”,
“Morte di Raffaello”, “Famiglia in terrazza”, “La moglie in giardino”, “Donna albanese con capra”, “La Madonna dell’Uva”, “Terrazza a Sorrento”, “Incendio di
Roma”, “Progresso in America”, ”La scuola obbligatoria”, ”Caino”, “Piccarda Donati”, “Bruto che condanna
i figli” – tutte esposte al Museo delle Arti di Catanzaro;
un gruppo di cinque ritratti di compositori e musicisti Ettore Berlioz , Michele Costa, E. Camillo Sivori, Niccolò Paganini, Ferdinando von Hiller - che si trovano nel
Conservatorio San Pietro a Maiella di Napoli; ed altre
opere ancora sparse in numerosi musei italiani. Dopo il
suo definitivo rientro a Cortale, avvenuto nel 1884, forse a causa del colera che imperversa su Napoli, nulla di
veramente nuovo accade nella vita pubblica del pittore
calabrese, forse schiacciata dai molti eventi umani negativi che si susseguono nel tempo della sua tarda maturità. Si ritira, dunque, dalla politica attiva e si dedica
a dipingere ritratti e quadri “luminosi e devoti per le
chiese della sua terra”. Andrea Cefaly muore il 4 aprile
del 1907.Giunge così l’epilogo di un convinto meridionalista, che aveva scelto di essere un “provinciale”, di
vivere in Calabria con tutte le contraddizioni della sua
terra - ora come allora – regione di frontiera.
Perché – soleva dire - ogni artista deve trarre “il soggetto del proprio paese, illustrandone la gloria antica e
manifestando lo spirito dell’attualità”.
“A Cortale sono tornato e resto/perché altrove più recarmi non vale/sto chiuso in casa quando il tempo piove/quando è bel tempo cerco una boscaglia/immemore
d’illustri e di canaglia!”
78
Anno 2009 - n° 1
Anno 2009 - n° 1
79
Gli Uffici
della Camera di Commercio
Sede
Piazza San Leoluca
Complesso Monumentale Valentianum
89900 Vibo Valentia
centralino 0963.294600
fax 0963.294631
Presidenza
tel. 0963.294602
Segreteria Affari Generali e Personale
tel. 0963.294615
Registro delle Imprese
tel. 0963.294604
Ragioneria Provveditorato Economato
Diritto Annuale
tel. 0963.294620
Servizi Sviluppo Imprese
e Regolazione del Mercato
tel. 0963.294614
Orario di Servizio al Pubblico
lunedì, mercoledì e venerdì
dalle ore 9.00 alle ore 12.15
martedì e giovedì
dalle ore 9.00 alle ore 12.15
e dalle ore 15.00 alle ore 16.30
80
Anno 2009 - n° 1
Scarica

Dalla finanza all`economia reale - CCIAA di Vibo Valentia