Il direttore responsabile Rosanna De Lorenzo U n potenziamento di prospettive apre questa nuova stagione di Lìmen. Inalterata rimane la sua mission nel suo essere, la rivista, strumento di divulgazione economica, di informazione sulle attività e sui servizi camerali, di valorizzazione del territorio e delle sue specifiche risorse. Si amplia invece il suo raggio d’azione assumendo quel carattere regionale che consente di connotare la sua funzione in maniera più pluralista e coordinata alle politiche di promozione del “made in Calabria, e che vede ancora più coinvolti referenti istituzionali, del sistema produttivo, bancario, scolastico, universitario, sociale, e anche intellettuali e quanti possono assicurare un contributo attivo e propositivo coerente con le finalità della rivista e con le sue potenzialità. E proprio su queste ultime, su quelle non ancora compiutamente espresse, intendiamo concentrarci per ottimizzare un prodotto editoriale già apprezzato nei contenuti e nella veste grafica e verso il quale e intorno a cui si è sviluppato negli anni interesse ed un crescente fermento culturale. Idee e programmi che prendono corpo già a partire da questa prima edizione del 2009 e che sono speculari ad una prassi gestionale della Camera di Commercio di Vibo Valentia improntata ad un’azione di valorizzazione della “calabresità”, con avvio e riflesso immediato nel territorio di competenza, ma in una logica di plusvalenze a beneficio dell’intera regione, per concorrere a ricostruire, in termini più ampi e articolati ed in una visione d’insieme, la sua fisionomia e le sue specificità. Le tre sezioni identificative della Rivista -Economia – Arte – Cultura-, in posizione intercambiabile, esprimono funzionalmente tutto ciò, perché rappresentative di risorse fondamentali nei processi di sviluppo di un territorio in continua evoluzione secondo parametri di innovazione e competitività. Coerente “l’Arte” che delimita in apertura ed in chiusura questo numero di Lìmen. Abbiamo posto in primo piano, infatti, l’Enciclopedia dell’Arte di Calabria –Ottocento e Novecento- il prestigioso volume realizzato dalla Camera di Commercio di Vibo Valentia con la puntuale ricostruzione biografica degli artisti dell’epoca, ricca di spunti critici e di riscontri visivi, riservando poi lo spazio monografico di chiusura ad uno dei più grandi artisti calabresi, il patriota garibaldino e meridionalista passionale Andrea Cefaly. Così come nello spazio dedicato all’informazione sulle attività e i servizi camerali il resoconto di Unioncamere Calabria sulla manifestazione fieristica internazionale londinese “La Dolce Vita” affianca le importanti iniziative adottate dalla Camera di Commercio di Vibo Valentia: i servizi gratuiti alle imprese Gestirete e Archivierete e il prodotto editoriale “Guida nel mondo della finanza agevolata”, curata dal responsabile dell’ufficio Studi e Statistica, particolarmente utile alle imprese in una fase di recessione come quella in atto, quest’ultima mirabilmente analizzata nel contributo del dott. Capuano “Dalla finanza all’economia reale: l’impatto della crisi sul sistema Italia”. Così come di notevole impatto, ma questa volta in termini positivi, si prospetta nelle sue enunciazioni Il Piano Strategico della Città “Vibo Futura 2015” da cui partire per disegnare la visione e l’immagine della città che si vuole costruire, nella quale e intorno alla quale fervono anche iniziative che trasformano passioni “private” in un pubblico servizio. E’ il caso dell’Associazione Aeroclub “Il Grifo” che sull’Altopiano del Poro ha realizzato un’area attrezzata per il volo ultraleggero dall’impiego versatile: turismo, sport, ma anche protezione civile. Una connotazione dinamica del territorio che si ritrova nella cittadina di Soriano, rinomata, tra l’altro, per i mostaccioli, dolci tipici e tradizionali, e per i maestosi ruderi del Convento di San Domenico, un tempo centro di una attiva spezieria. Il ritratto del personaggio è poi riservato a Pasquale Enrico Murmura, il poeta malinconico che inseguì il mito greco. Anno 2009 - n° 1 3 Il direttore editoriale Michele Lico Commissario Straordinario Camera di Commercio di Vibo Valentia COMMISSARIO STRAORDINARIO Michele Lico REVISORI DEI CONTI Michele Montagnese - Presidente Massimo Corso Antonio Cannizzaro SEGRETARIO GENERALE Dr. Maurizio Ferrara 4 Anno 2009 - n° 1 L a crisi economica mondiale, partita come crisi della finanza e rapidamente divenuta dell’economia reale, sta producendo cambiamenti strutturali nel sistema economico mondiale. Nessuno poteva illudersi che la depressione dei mercati finanziari e delle maggiori economie occidentali potesse rivelarsi prodotto di una semplice congiuntura negativa. La recessione economica globale ha assunto proporzioni tali da ridefinire lo scenario economico-finanziario internazionale e, con esso, le dinamiche dei diversi Paesi. In tale prospettiva alcuni tra i fattori di criticità che già interessavano anche la società italiana hanno subito un’ulteriore accelerazione, per arginare la quale diventano indispensabili processi di adattamento, rinnovamento, riposizionamento, quali strumenti di reazione improntati al forte senso di responsabilità delle scelte e a nuovi modelli di governace. D’altra parte una crisi economica non è soltanto un periodo di difficoltà ma anche un’occasione: per riflettere sugli errori commessi, per evitare di ripeterli nel futuro, per rilanciare lo sviluppo a partire da basi nuove, poiché la ‘distruzione creativa’ delle imprese e dei settori più deboli e inefficienti apre nuove opportunità di riqualificazione e di crescita del sistema produttivo. Imperativo categorico, dal più vasto ambito mondiale, e per passaggi intermedi, a quello più direttamente locale, è una forte capacità di capire e di agire consapevoli che, oggi più che mai, nei diversi livelli istituzionali, è necessario lavorare attorno ad alcune priorità condivise nell’avvio di nuovi percorsi di ripresa, sviluppo e valorizzazione dei territori. Una fase di recessione economica globale come l’attuale va assolutamente contrastata anche a livello locale, con il concorso e la collaborazione di tutti gli attori economici, sociali e istituzionali. Crediamo che se questo obiettivo sarà raggiunto diventerà poi più facile individuare anche soluzioni appropriate, nell’impresa, nella scuola, nella Pubblica Amministrazione, all’altezza di una nuova stagione di sviluppo che si andrà ad aprire. I problemi con i quali i nostri imprenditori si confrontano quotidianamente sono considerevoli e le imprese in difficoltà chiedono non solo risposte concrete all’emergenza, ma anche interventi di ripresa e rilancio competitivo. Dunque, partendo proprio da questa fase, è necessario creare le condizioni per far nascere le idee innovative e costruire un ambiente adatto per farle crescere. C’è evidentemente “un primo pacchetto” di misure che risponde all’urgenza della crisi, ma questo deve essere accompagnato da interventi che guardano al futuro, perché è chiaro che bisogna pensare non solo a come il sistema imprenditoriale, e soprattutto le PMI, si equipaggiano per attraversare la crisi, ma anche immaginare come riusciranno successivamente a gestire la fase della ripresa. Nodo cruciale, rimane il rapporto con il mondo del credito. L’attuale crisi finanziaria ha determinato un incremento delle difficoltà di accesso al credito da parte delle imprese, soprattutto delle PMI, riflettendo una maggiore selettività nella valutazione delle operazioni da parte del sistema finanziario. Il primo effetto sull’economia reale è che la riduzione dei volumi di credito restringe la domanda globale per investimenti e consumi. Le misure previste per attivare i finanziamenti alle imprese saranno efficaci solo a patto di dare certezza all’entità dei finanziamenti e ridurre drasticamente i tempi di istruzione ed erogazione per renderli effettivamente accessibili. Istituzioni e amministrazioni devono essere pienamente consapevoli del valore sociale dell’impresa, in quanto motore di sviluppo, fattore di competitività e crescita, soprattutto per la comunità di riferimento, con la quale essa interagisce, esprimendone la cultura e il grado di civiltà. Realismo sì, ma anche fiducia e ottimismo come nelle parole del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia “Non è il momento di spaventarsi e drammatizzare; adesso è importante mettere in campo delle soluzioni per la crescita e pensare di più all’economia reale, difendendo le imprese e le persone che nelle imprese lavorano” Anno 2009 - n° 1 5 SOMMARIO DIRETTORE EDITORIALE Michele Lico Commissario Straordinario CCIAA DIRETTORE RESPONSABILE Rosanna De Lorenzo COMITATO SCIENTIFICO Tonino Ceravolo storico 8 Enciclopedia dell’Arte di Calabria - 800 e 900 Uno Scrigno di Storia Memoria Identita 44 Aeroclub “Il Grifo” il volo ultraleggero, passione e ... non solo 16 Una “Guida” nel mondo della finanza agevolata 48 I Maestosi Ruderi della “Santa Casa” in Soriano Prime indagini archeologiche 20 La Dolce Vita 2009 made in Italy e italian lifestyle 56 L’antica Spezieria del Real Convento di San Domenico 24 Gestirete e Archivierete 64 I mostaccioli di Soriano Calabro 28 Dalla finanza all’economia reale: l’impatto della Crisi sul sistema Italia 70 Pasquale Enrico Murmura Il poeta malinconico che inseguì il mito greco 36 Vibo Futura 2015 Il Piano strategico della Città 74 Andrea Cefaly Patriota garibaldino e meridionalista passionale Francesco De Grano esperto in Politiche di Sviluppo Giuseppe Fiorillo arciprete Duomo di San Leoluca Giuseppe Capuano economista - Istituto tagliacarne Maria Teresa Iannelli direttrice Museo V. Capialbi - VV Francesco Cuteri archeologo - Università Mediterranea - RC Giacinto Namia storico Giuseppe Braghò esperto storia classica REDAZIONE Maurizio Caruso Frezza Raffaella Gigliotti PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Francesco Romano STAMPA Romano Arti Grafiche Tropea (VV) FOTO © Archivio Romano Arti Grafiche © Archivio C.C.I.A.A. © Art@tica Direzione e redazione Camera di Commercio di Vibo Valentia tel 0963.294602 - fax 0963.294630 [email protected] Registrazione Tribunale n° 3 del 2006 In copertina: Domenico Colao “i miei figli in giardino” 1937 - Olio su tela. Nel sommario: presentazione dell’Enciclopedia dell’Arte di Calabria ottocento e novecento 6 Anno 2009 - n° 1 L di Rosanna De Lorenzo SCRIGNO Uno di Storia Memoria Identita Il genio e l’estro di grandi maestri e di artisti meno noti per rappresentare colori e saperi di una regione ricca e generosa. La Camera di Commercio di Vibo Valentia pubblica un prestigioso volume curato dal prof. Enzo Le Pera per le edizioni Rubbettino. ’arte per custodire storia, memoria, identità. Un linguaggio che trova nell’estetica, piuttosto che nelle parole, la forma espressiva per rappresentare luoghi, persone, atteggiamenti, testimoniando, così, in forma autentica ed originale la vita culturale di un periodo, le dinamiche dei valori, le realtà economiche, le motivazioni e la forma etica dei comportamenti. Un percorso di segni, simboli, cromie variamente combinati che cristallizzano le tracce di un’epoca per consegnarle al futuro senza la mediazione di una memoria sensitiva che i rapidi cambiamenti di oggi, più che di ieri, rendono sempre più distratta e labile. La consapevolezza del valore dell’arte e delle potenzialità che essa ha di documentare aspetti peculiari di un’epoca, rappresentandone figurativamente condizioni umane, sociali ed economiche, ha mosso la Camera di Commercio di Vibo Valentia a realizzare un importante progetto editoriale: l’Enciclopedia dell’Arte di Calabria– Ottocento e Novecento, con una lettura particolare sulla scuola di Monteleone di Carlo Carlino. L’opera, affidata all’autorevole casa editrice Rubbettino, è stata curata dal Prof. Enzo Le Pera - scrittore, gallerista, collezionista - ed è il risultato di tanti anni di lavoro e di un impegno certosino che hanno prodotto non un mero censimento degli artisti calabresi nei due secoli di riferimento, quanto, e soprattutto, una puntuale ricostruzione biografica ricca di spunti critici e di riscontri visivi per ciò che concerne tecniche e produzioni artistiche. Un volume corposo, patinato, prestigioso che propo- ne nelle sue 595 pagine uno spaccato temporale dell’arte calabrese attraverso la presentazione di 619 artisti e 545 tavole a colori. La Calabria artistica dell’Ottocento e del Novecento viene così ripercorsa in ogni sua parte, rappresentando il genio e l’estro dei grandi maestri così come degli autori meno noti, ma non per questo meno creativi e talentuosi. Tra i più illustri e di più diffusa fama, per citarne solo alcuni ed in ordine sparso, il reggino Umberto Boccioni, il catanzarese Alfonso Frangipane, Andrea Cefaly da Cortale (CZ), il famoso orafo crotonese Gerardo Sacco, il rimpianto stilista Gianni Versace, Rino Barillari “the King”, appunto il re dei paparazzi, protagonista e testimone della Dolce Vita romana così come del moderno gossip; e ancora Silvio Amelio, Pugliese Enotrio, Lorenzo Albino, Pino Procopio, Cesare Berlingeri, Giovan Battista Rotella, Angelo Savelli. L’Enciclopedia dell’Arte di Calabria - Ottocento e Novecento, un progetto editoriale, dunque, impegnativo e importante realizzato dalla Camera di Commercio di Vibo Valentia perchè anche l’arte possa trovare sempre maggiori occasioni per essere apprezzata nella sua essenza e, soprattutto, valorizzata come importante risorsa per lo sviluppo culturale, sociale ed economico del territorio. Un modo per presentare e promuovere, da una diversa prospettiva, i colori e i saperi di questa terra proprio attraverso le opere di quanti hanno saputo mirabilmente darne comunicazione visiva e concettuale; e ancora Nella pagina a fianco, la copertina del volume pubblicato dalla Camera di Commercio. In alto, un momento alla presentazione dell’Enciclopedia dell’Arte di Calabria Anno 2009 - n° 1 9 per esaltare l’estro e la capacità espressiva di personalità fortemente rappresentative della professionalità e della creatività che la regione da sempre riesce ad esprimere. Un percorso che il Commissario Straordinario della Camera di Commercio Michele Lico ritiene ben programmato e avviato “perchè anche l’arte e la cultura possano essere considerate risorse di grande efficacia nella pianificazione di sviluppo d’area, funzionali a rendere attrattivo il territorio, concorrendo a migliorarne i parametri di vivibilità. Valenza dell’arte che tanto più può essere colta quanto più essa stessa diventa bene comune e condiviso. Pur se nulla può sostituire la sensazione e l’emozione della “contemplazione” diretta e immediata dell’opera d’arte, l’impossibilità oggettiva di concentrare in un unico luogo ed in uno stesso spazio produzioni artistiche diverse per autore e per differenti periodi temporali, non può costituire alibi per desistere da azioni di sensibilizzazione che della conoscenza degli artisti e delle loro opere ne facciano, appunto, patrimonio comune. L’Enciclopedia dell’Arte di Calabria - Ottocento e Novecento - si propone allora come una sorta di “museo mnemonico”, l’inizio di un percorso che partendo dalla conoscenza degli artisti che hanno segnato l’epoca, prosegue nel comprendere ed apprezzare la multiforme realtà da essi rappresentata e alla quale molti di loro, seppur lontani, sono rimasti fortemente ancorati. E forti legami con la sua terra ha mantenuto il vibonese Domenico Colao, nonostante i successi conseguiti proprio lontano da essa. A questo senso di appartenenza si è inteso rendere omaggio dedicandondo emblematicamente a lui la copertina del volume con la raffigurazione del dipinto in cui ritrae i suoi figli, una tra le sue opere più intense ed espressive. L’Enciclopedia dell’Arte di Calabria -Ottocento e Novecento-, tra passato e presente, esalta una Calabria positiva, creativa e operosa, vivida di grandi fermenti intellettuali che intorno all’arte hanno saputo costruire processi di Un altro momento della presentazione del Volume. Il tavolo dei relatori. Da sinistra, Giorgio Di Genova, Fabio De Chirico, Michele Lico, Pasqualino Pandullo, Lucio Barbera, Enzo Le Pera. 10 Anno 2009 - n° 1 Anno 2009 - n° 1 11 L’AUTORE EN NZO LE PERA Enzo Le Pera nasce a Castelsilano (KR) nel 1940. Sposato, due figli, risiede attualmente a Mendicino (CS). Dopo gli studi al Liceo Telesio di Cosenza, consegue la laurea in legge a Napoli, ma più che le aule di tribunale inizia a frequentare gli studi dei pittori napoletani più importanti, Ciardo Notte e Brancaccio. Rientrato in Calabria a Cosenza si dedica all’in- segnamento nelle scuole medie. Presto, però, avverte che questa attività non corrisponde alla sua vocazione, così come la professione di avvocato che abbandona di lì a poco. Nel 1973 decide di dare sostanza ai suoi sogni e apre a Cosenza la Galleria d’Arte “Il Triangolo” che continua tutt’oggi a dirigere, praticando quello che egli stesso definisce “ozio creativo”. Nel 1976 con gli avvocati Vilardo e Addante fonda una casa editrice, lle Edizioni VAL, che cura la pubblicazione annua annuale de L’Agenda della Calabria, di un Codice di leg leggi regionali e di altre opere sulla regione. Ma la Galleria d’Arte “Il Triangolo Triangolo” rimane la sua vera passione, rappresentando un punto di riferimento per l’arte nel centro-sud. Ad A oggi ha ospitato oltre 250 mostre personali dei più importanti artisti internazionali (Dalì, Dufy) e italiani (Bartolini, Borgonzoni, Cagli, Carrà, Caruso, Carus Crippa, Drei, Fioroni, Guerrieri, Guttuso, Levi, Morandi, M Notte, Paulucci, Pozzati, Rotella, Sassu, T Tamburi e altri), come anche di molti promettenti giovani gi pittori. Nella sua galleria organizza, nel 1981 1 Prima Edizione del Premio Nazionale Cosenza Cosen ‘81, vinto da Salvatore Fiume, con l’opera “Gatti “Gat in amore”. Le Pera si interessa particolarmen particolarmente di pittura calabrese tra Ottocento e Novecento e di arte moderna e conte contemporanea. Per molti anni Enzo Le Pera partecipa all’Arte Fiera di Bologna e ad Expo Arte di Bari. Ha curato catalogh cataloghi per Eugenio L Galiano , Albino Lorenzo, Spartaco Zianna. Oltre all’’“Enciclo all’’“Enciclopedia dell’Arte di Calabria Otto Ottocento e Novecento”, Rubbet Rubbettino editore, ha pubblicato - “Mappa degli esperti d’arte e bibliografia degli artisti” 2^ edizione, Ed. Il Triangolo, Cosenza 2008; - “Mappa degli esperti d’arte”, Edizioni Le Nuvole, Cosenza 2007; - “La Calabria e l’arte, Dizionario degli artisti calabresi dell’Ottocento e del Novecento”, Gazzetta del Sud Editore, Messina 2005;; - “Catalogo degli artisti calabresi dell’Ottocento”, edizioni Val, Cosenza 1997, con prefazione di Giuseppe Selvaggi. Per la sua riconosciuta competenza viene citato, nella bibliografia di vari annuari, volumi d’arte, enciclopedie relativamente agli artisti calabresi: - T. Sicoli – I. Valente, L’anima e lo sguardo, Progetto 2000, Cosenza, 1997; - Ottocento Italiano 1998 – 1999, De Agostini, Novara, 1998; - Ottocento, n. 31, Mondadori; - Il valore dei dipinti dell’Ottocento e del primo Novecento, XX edizione ( 02-03 ), Allemandi; - Alfonso Panzetta, Dizionario degli Scultori Italiani, AdArte, 2003; - Rubens Santoro e i Pittori della Provincia di Cosenza fra Otto e Novecento, edizioni AReS, 2003; - L’inventario della Regina Margherita di Savoia, Dipinti tra Otto e Novecento a Palazzo Reale di Napoli, Arte tipografica editrice, Napoli, 2004; - Obras Primas da Calàbria, Museu de Arte, San Paolo, 2005; - Ugo Campisani, Artisti Calabresi, Pellegrini, Cosenza, 2006; - Catalogo dell’Arte Italiana dell’Ottocento, n. 35, libri Scheiwiller, 2006. Compare tra l’altro ne “Il dizionario bibliografico geografico storico della Calabria” di Gustavo Valente, vol. VII, Ed. GeoMetra. riconoscibilità e di dinamismo sociale e culturale. Come non ricordare, a proposito, il grande maestro Alfonso Frangipane, stimato intellettuale e primo studioso ad occuparsi in modo organico di arte calabrese tra storia e cronaca. Fu organizzatore della prima mostra Calabrese di Catanzaro nel 1912 e delle Biennali Calabresi d’Arte di Reggio Calabria, fino al 1947. Ma soprattutto comprese e cercò di far comprendere che non ci si poteva limitare alle riflessioni teoriche e alle esposizioni artistiche; occorrevano anche strutture permanenti dove allestire le mostre e, ancora, dove fare formazione permanente. Così fondò prima, nel 1920, l’Istituto d’Arte di Reggio Calabria e poi, sempre nella Città dello Stretto, il Liceo Artistico e il Museo Nazionale della Magna Grecia. Nel 1922 fondò la rivista Brutium su cui scrissero altri grandi quali Corrado Alvaro, Gabriele D’Annunzio, Guttuso, lo stesso Colao. Frangipane è testimonianza ed esempio mirabile ed illuminante di come, anche partendo dall’arte, si possano creare circoli virtuosi di cultura ed economia. Tanto più nella terra di Calabria dove la consueta associazione e identificazione della stessa con il mare è uno stereotipo riduttivo, così come fortemente limitativo è ricondurre, quasi in via esclusiva, a questa risorsa il suo potenziale di crescita e di sviluppo economico. E come nel passato, anche oggi la Calabria propone realtà artistico/culturali interessanti, attrattive, innovative. Ne è esempio il singolare progetto, ancora forse poco conosciuto ma di sicuro impatto, realizzato a Mammola, nella Locride, dal grande artista Nik Spatari con la consorte e collega Hirke Maas. Nik Spatari, nonostante i successi ottenuti in giro per il mondo collaborando con grandi artisti e architetti di fama internazionale, è rientrato in Calabria, ha recuperato un convento certosino del 1100 e ha dato vita al MUSABA - Museo Santa Barbara -, che è parco per l’esposizione all’aperto di grandi artisti internazionali, ma anche laboratorio artistico, biblioteca, videoteca. Un’idea creativa, che muove flussi di curiosi e appassionati, che focalizza interesse sull’arte e sul territorio che la presenta in forma così dinamica ed eclettica, che Anno 2009 - n° 1 13 propone, sopratutto ai giovani, impulsi e idee positive su cui costruire nuovi progetti e nuove occasioni di realizzazione personale e professionale così come di crescita e di sviluppo territoriale”. L’Enciclopedia dell’Arte di Calabria Ottocento e Novecento é stata ufficialmente presentata dalla Camera di Commercio di Vibo Valentia nello storico Complesso Monumentale del Valentianum con un evento di grande richiamo a cui hanno partecipato, tra gli altri, proprio Nik Spatari, Hirke Maas e l’orafo delle dive Gerardo Sacco. Di grande prestigio i relatori: Giorgio Di Genova - studioso, scrittore, critico d’arte di fama internazionale; Lucio Barbera - noto professore universitario, giornalista e critico d’arte; Fabio De Chirico - Soprintenden- 14 Anno 2009 - n° 1 te per i Beni storici, artistici ed etnoantropologici della Calabria, oltre all’autore Enzo Le Pera, al Commissario Straordinario dell’Ente camerale Michele Lico e al giornalista RAI Pasqualino Pandullo. Il volume, protagonista della giornata è stato anche pretesto per parlare più complessivamente dell’arte nelle sue multiformi espressioni e nella sua duplice valenza di materializzazione di genialità e, appunto, di moltiplicatore di attrattività per uno sviluppo integrato del territorio. Già, ma che cos’è l’arte? “Alzi la mano chi sa In alto, in primo piano da sinistra il Prefetto di Vibo Valentia Ennio Mario Sodano, il Sindaco della Città Franco Sammarco, il Maestro Orafo crotonese Gerardo Sacco. Nella pagina a fianco gli artisti Nik Spatari e Hirke Maas. cos’è l’arte” E’ la provocazione lanciata dal prof. Giorgio Di Genova. Per l’estroso critico l’arte non si identifica con l’oggetto della contemplazione ma con la sensazione che questo riesce a trasmettere, “per cui non si può dire di un’opera che sia oggettivamente brutta o viceversa bella quanto piuttosto espressiva o meno. L’arte è un linguaggio che a volte può apparire ermetico altre invece travolge in tutta la sua loquacità. Ecco perchè, per comprenderla, così come si fa per imparare una lingua straniera, bisogna studiarla, studiarne il linguaggio, considerando tanto i grandi maestri così come quelli meno noti. Oggi - secondo Di Genova - non si può parlare di vere e proprie scuole artistiche territoriali, come negli anni ’30 e ’40. Gli scambi culturali hanno affievolito le connotazioni regionalistiche; ci sono sicuramente artisti più radicati nel territorio, ma tanti altri sono riusciti ad arricchire di lessico nazionale e internazionale l’idioma conterraneo”. L’arte, dunque, per essere amata deve essere compresa, quindi studiata. E per prof. Lucio Barbera “l’encomiabile lavoro di Le Pera può rappresentare il punto di partenza per approfondire la conoscenza di un patrimonio artistico di una regione, la Calabria, che forte di grandi capacità e genialità, ha saputo e sa coniugare la cultura classica con una straordinaria vocazione per la sperimentazione e la ricerca, mostrandosi capace di confrontarsi e di imporsi nella sua originalità e autenticità”. Un patrimonio quello calabrese che vanta tesori di inestimabile valori dal punto di vista storico, artistico, etnoantropologico e che, esorta il Soprintendente Fabio De Chirico, è importante preservare, custodire, rendere fruibile proprio per fare dell’identità territoriale bene comune. La Camera di Commercio di Vibo Valentia su questo fronte intende fare la sua parte, anzi è già da tempo operativa con azioni ben definite: la rivista Lìmen - Economia Arte Cultura, il recupero e la riqualificazione di parte del complesso monumentale dello storico convento domenicano del Valentianum per il trasferimento, oramai in fase di completamento, della sede istituzionale dell’Ente; la pubblicazione dell’Enciclopedia dell’Arte di Calabria - Ottocento e Novecento, e, nell’immediato futuro, l’istituzione del Premio Linen Arte e la costituzione della prima Pinacoteca provinciale. L’arte, dunque, come percorso metodologico dove l’approccio contemplativo dell’estetica, della forma, è naturale preludio all’irrinunciabile approfondimento cognitivo dei poliedrici saperi e degli intramontabili valori espressi attraverso segni, simboli e cromie; una chiave di lettura privilegiata per accedere all’insita e insita e multiforme attrattività di storia, memoria, identità. Anno 2009 - n° 1 15 di Raffaella Gigliotti Una “GUIDA” nel mondo della finanza agevolata C ustomer satisfaction, indagini congiunturali, sondaggi e rilevazioni statistiche lo hanno da sempre provato: la percentuale più alta delle risposte a proposito della tipologia di informazioni richieste ed erogate dall’utenza camerale orientata alla nascita e crescita di imprese è quella concernente la necessità di conoscere il quadro complessivo di forme qualunque di agevolazione finanziaria disponibili per le PMI. Nell’urgenza di promuovere un singolo bando o una specifica azione di finanziamento alle imprese è stata spesso prodotta dalla Pubblica Amministrazione una miriade di manuali e guide, di opuscoli e schede sintetiche, per assicurare, nell’imminenza delle scadenze previste dai relativi avvisi di partecipazione, approfondimenti ed info riferimenti a front office pubblici e ad imprese. Ma mai, finora, alcun Ente aveva ipotizzato di realizzare un prodotto di comunicazione globale su fonti e forme di agevolazione finanziaria per le PMI in Calabria; un vero e proprio strumento di in- formazione che potesse offrire all’imprenditore calabrese l’opportunità di valutare rispetto alla propria specifica attività ed alla propria finalità di finanziamento tra tutti gli incentivi vigenti previsti dalla normativa comunitaria, nazionale e della Regione Calabria, e scegliere, dunque, quello più congeniale ed efficace. E così spesso buona parte degli imprenditori non ha potuto disporre di tali aiuti economico-finanziari per mancanza di informazione e/o a causa di ritardi nella comunicazione e, di conseguenza, ogni anno, milioni di euro di finanziamenti agevolati, messi a disposizione dall’Unione Europea, dallo Stato o dalla Regione Calabria non vengono né richiesti né utilizzati. Condizione, questa, particolarmente preoccupante alla luce della recente approvazione dei Programmi Operativi Regionali da parte dell’UE, a seguito della quale sono ormai stati avviati i bandi di finanziamento per l’impiego dei Fondi strutturali 2007-2013 da parte della Regione Calabria. Proprio ritenendo che tali opportunità rappresentino formidabili occasioni a disposizione di tutte le imprese del territorio, per dare nuova linfa e sviluppo al tessuto imprenditoriale ed anche Pubblicata dalla Camera di Commercio la rassegna degli incentivi finanziari per le PMI calabresi 16 Anno 2009 - n° 1 Anno 2009 - n° 1 17 L . R . 3 6 /0 1 C O N T R AT T I I N S E D I A ME N T O P IA L . S . 1 3 2 9 /6 5 A g r i c o l tu r a L.S. 598/94 Qualità L . S . 5 9 8 /9 4 I n n o v. T e c n o l o g . L.S. 598/94 Consolidmento passività a breve L . S . 9 4 9 /8 2 A r ti g i a n c a s s a L . S . 2 4 0 /8 1 A r ti g i a n c a s s a L . S . 4 8 8 /9 2 I n d u s tr i a L . S . 4 8 8 /9 2 C o m m e r c i o L . S . 4 8 8 /9 2 T u r i s m o L . S . 4 8 8 /9 2 A r ti g i a n a to L . S . 2 1 5 /9 2 DLGS 185/00 Produzione beni e servizi D L G S 1 8 5 /0 0 F o r n i tu r a d i s e r v i z i D L G S 1 8 5 /0 0 C o o p e r a ti v e s o c i a l i D L G S 1 8 5 /0 0 M i c r o i m p r e s a D L G S 1 8 5 /0 0 L a v o r o A u to n o m o D L G S 1 8 5 /0 0 F r a n c h i s i n g D.Lgs 143/98 - art. 22 comma 5, lett. a D.Lgs 143/98 - art. 22, comma 5, lett. b L. S. 394/81 - art. 2 L.S. 304/90 - art. 3 L.S. 227/77 L.S. LS 227/77 SACE L.S. 100/90 L.S. 49/87 - art.7 L.S. 83/89 L.S. 394/81 - art. 10 Fondo di garanzia Tecnologie digitali Legge 388/2000 DM 593/00 Art. 10 DM 593/00 Art. 14 DM 593/00 Art. 16 per ampliare il business aziendale e gli orizzonti di mercato, l’Ente Camerale ha pensato e realizzato uno specifico strumento comunicazionale, che consente alle imprese di essere informati ed aggiornati, allo scopo di poter pianificare col giusto know how la propria idea progettuale e partecipare prontamente a nuovi bandi. A questo obiettivo mira la “Guida alle agevolazioni finanziarie per le PMI in Calabria” di recente pubblicazione. La Camera di Commercio di Vibo Valentia, infatti, in collaborazione con il Consorzio Camerale per il Credito e la Finanza di Milano, ha voluto confezionare questo prezioso cofanetto di “opportunità” per le imprese calabresi. Un prodotto editoriale unico nel suo genere in regione e completo di tutte le informazioni necessarie all’imprenditore che vuole incamminarsi nel labirinto della finanza 18 Anno 2009 - n° 1 agevolata, con la sicurezza di trovare la strada giusta per raggiungere i propri traguardi di potenziamento e di crescita. Un manuale caratterizzato da sintesi di contenuti, ordine di descrizione, puntualità del dettaglio tecnico, semplicità di lettura delle schede-riassunto per ogni intervento, e rivolto principalmente a fornire i necessari strumenti conoscitivi riguardo il panorama esistente delle agevolazioni finanziarie comunitarie, nazionali e regionali a disposizione sia delle nuove imprese che di quelle già esistenti. Dettagliata l’introduzione che descrive il sistema degli incentivi: dalle forme di agevolazione alla classificazione di impresa, dalla nuova programmazione europea dei fondi strutturali 2007-2013 a FESR, FSE, Fondo di Coesione, ai X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X nuovi obiettivi. Approfondita la parte dedicata all’Europa in Calabria, ai POR, ai POIN e ai PSR. Utile altresì la rassegna delle leggi regionali destinate alle PMI, delle leggi statali regionalizzate, degli incentivi nazionali, delle leggi finanziarie. La Guida è corredata da due tavole sinottiche, una per attività economica, l’altra per finalità di investimento, che fanno da vero e proprio navigatore nell’universo di leggi e leggine, fondi e programmi, contenuto in ben 160 pagine ricche di nozioni e notizie. E per chi ha poi voglia di soffermarsi ad esplorare il significato della terminologia più squisitamente tecnica riportata nel manuale, è stato creato anche un glossario esaustivo e di semplice fruizione. Tabelle analitiche che elencano e descrivono gli Enti di X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X ro Al t X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X sul en X X X X X X X X Co n X X X X ze Im pre se Nu ov e Ex po rt I Ric nnov erc azi a e on Sv e ilu pp o erg ia Am bie nte / En Ce rtifi caz i Qu one ali di tà Au tom ezz i Fa bb r /Ri icati/ str Im utt mo ura bi zio li ne Ma cch Im inar att pian i rez ti zat ure Finalità X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X riferimento per il reperimento di fonti competenti per ciascuna tipologia di finanziamento completano la pubblicazione, per assicurare l’eventuale assistenza oltre la fase dell’informazione per approfondimenti e dettagli. La guida, oltre ad essere disponibile in formato cartaceo presso gli uffici della sede camerale, è visualizzabile e scaricabile on-line dal sito istituzionale della Camera di Commercio (www.vv.camcom.it) nell’area dedicata a studi e ricerche. Uno strumento, dunque, che si candida ad essere considerato efficace bussola di orientamento per imprese e professionisti nella esplorazione dello straordinario e variegato mondo della finanza agevolata, a sostegno del più ambizioso e complessivo obiettivo dello sviluppo e della crescita del tessuto imprenditoriale calabrese. Anno 2009 - n° 1 19 di Irene Lupis e Ilenia Aiello * La Dolce Vita 2009 made in Italy e italian lifestyle Si aprono le porte dell’importante ed unico evento britannico sull’Italia, e la Calabria si esprime nei suoi sapori L ondra, in scena “La Dolce olce Vita” 2009, l’originale kermesse sse che celebra il lifestyle italiano no nel Regno Unito, promossa dalla Camera di Commercio italiana perr il Restituto gno Unito con il patrocinio dell’Istituto italiano di Cultura a Londra. Giunta alla sua V edizione, “La Dolce Vita”, svoltasi a Londra dal 26 al 29 Maro d’Italia. zo 2009, mette in vetrina il meglio Scopo della manifestazione è celebrare l’affascinante combinazione di cultura, storia, moda e cucina italiana presentando le destinazioni turistiche più incantevoli, i tesori nascosti del mercato immobiliare e cibi e vini conosciuti e apprezzati in tutto il mondo. Questa iniziativa rappresenta un’occasione unica per il pubblico londinese di scoprire le Regioni italiane attraverso un ideale viaggio che percorre tutta l’Italia. Giovedì 26 si è svolto il trade day, appuntamento di grande rilevanza per le aziende, in quanto giornata dedicata agli operatori commerciali dei vari settori: importatori e distributori di prodotti alimentari e vini, ristoratori, buyers di grandi magazzini di alto livello e di grosse catene distributive, professionisti del campo della moda e del design. La manifestazione e’ stata comunque prevalentemente aperta al pubblico, in funzione di un target di tipo medio alto. I vantaggi della partecipazione ad un evento simile sono ovviamente dati dalla possibilità di entrare in contatto con una moltitudine (circa ventimila) consumatori di fascia alta disposti a spendere per la qualità; la grande visibilità mediatica e di marketing e la possibilità di sfruttare l’evento per raccogliere dati ed informazioni di mercato. Di particolare rilevanza è la serata di gala, durante la quale vengono attribuiti i Dolce Tribute Awards, riconoscimenti assegnati a società, personalità ed istituzioni che rappresentano l’eccellenza del Made in Italy in diversi campi, dalla moda al design, dalla cucina al turismo. In questa edizione sono stati premiati: Poltrona Frau (Matteo Cordero di Montezemolo), Maison Gianfranco Ferré (Michela Piva), Maestro Giovanni Allevi, Lina Iem- A sinistra ed in alto, prodotti tipici calabresi presentati alla “Dolce Vita 2009”. molo, la R Regione Puglia, e la città di Reggio Calabr Calabria (Dott. Giuseppe Scoppeliti) in quali qualità di “Città Italiana emergente”. Unio Unioncamere Calabria – Desk Enterprise Europe Network è stata ampiamen mente presente attraverso uno stand istitu istituzionale, con l’obiettivo di portare a cconoscenza del mercato inglese le eccelle eccellenze del nostro territorio, sia dal d vista turistico che da quello enopunto di gastronomico, nonché del sistema produttivo locale, evidenziando anche le attività del desk svolte a supporto del tessuto economico-sociale calabrese, tra le quali il sostegno per la ricerca di partner commerciali esteri. All’interno dello stand sono stati presentati i prodotti di 9 aziende calabresi operanti nel settore agro-alimentare e vitivinicolo: Nuova Olearia srl di Petilia Policastro (KR), azienda produttrice di olio; Colacino Wine srl di Rogliano (CS), azienda produttrice di vino; Leonardo srl – Azienda Agricola Fondo dei Baroni di Serra San Bruno (VV), azienda produttrice di marmellate, confetture, salse, sott’olio e sott’aceto; Fiorindo 1909 srl di Serra San Bruno (VV), azienda produttrice di specialità dolciarie; Serfunghi di Calabretta Bruno di Serra San Bruno (VV), azienda produttrice di produttrice di conserve e prodotti tipici calabresi; Tuttocalabria srl di Marcellinara (CZ), azienda produttrice di produttrice di conserve e prodotti tipici calabresi; Azienda Vitivinicola Du Cropio di Cirò Marina (KR), azienda produttrice di vino; Pastificio Paolo Maltese di Torre Melissa (KR), azienda produttrice di pasta; L’artigiano della ‘Nduja di Caccamo Luigi di Spilinga (VV), azienda produttrice di ‘nduja. Presso lo stand sono stati i rievocati i colori, gli odori e i sapori della Calabria, che ha visto non solo l’esposizione ma anche la degustazione delle nostre specialità tipiche, riscuotendo un enorme successo da parte del pubblico presente, nonché una enorme attenzione da parte degli operatori (importatori, buyers, ristoratori,…) ma anche di scuole di cucina e giornalisti, a conferma che i nostri prodotti, specialità gustose e genuine di alta qualità, vengono apprezzati dai mercati più esigenti e meritano Anno 2009 - n° 1 21 un’adeguata valorizzazione anche attraverso azioni di promozione dell’intero territorio. Una delizia dopo l’altra, passando dal dolce di una marmellata ad una degustazione di ‘nduja, gli inglesi hanno subito una iniezione di calabresità, esprimendo il desidero di poter continuare a deliziare il loro palato. L’interazione con i visitatori ha fatto emergere che gli Inglesi conoscono poco la nostra regione, contrariamente a quanto avviene invece per altre, come ad esempio la Puglia, da anni opportunamente promossa nei suoi prodotti/servizi e nelle sue località; è tuttavia evidente l’interesse da parte degli stessi a scoprire le nostre bellezze, investendo sulle opportunità da noi offerte. Per tale motivo, durante l’Exhibition sono state stabilite delle relazioni con alcuni canali distributivi e promozionali, nonché con canali istituzionali nella certezza che, con l’impegno e la passione che da sempre ci contraddistingue, si potrà raggiungere la meritata visibilità della regione e delle sue eccellenze. E’ da sottolineare la gentile accoglienza e collaborazione manifestata dal rinomato chef Francesco Mazzei per la promozione e valorizzazione delle nostre produzioni. Mazzei, originario di Cosenza, è proprietario de “L’Anima”, uno dei più importanti ristoranti italiani a Londra, in cui viene riprodotta l’anima latina gastronomica e la cui ambientazione è stata curata da Claudio Silvestrin, già architetto poliedrico e interior designer per Armani. Come lui, altri interlocutori istituzionali, come la Camera di Commercio Italiana a Londra, l’Istituto di Cultura e rinomate scuole di cucina e lo stesso Consultore degli Emigrati Elio Folino hanno manifestato il desiderio di supportare le attività di Unioncamere in favore dell’inserimento del “Made in Calabria” e del “Discover the Calabria” nei circoli commerciali inglesi. Il ruolo di Unioncamere Calabria non limiterà solo ad mettere in contatto le imprese calabresi con i distributori incontrati, ma si sostanzierà nell’accompagnamento alla penetrazione del mercato inglese, svolgendo il suo ruolo di propulsore economico sociale locale che da sempre fa parte della sua mission. Lo stand di Unioncamere Calabria *Referenti Desk Enterprice Europe Network Unioncamere Calabria Anno 2009 - n° 1 23 di Raffaella Gigliotti gestirete e archivierete Due nuovi servizi offerti gratuitamente dalla Camera di Commercio alle imprese 24 Anno 2009 - n° 1 L e Camere di Commercio sanno che per mantenersi competitive le imprese devono fare innovazione sfruttando la forza della tecnologia. Devono, cioè, anticipare il mercato con soluzioni inedite, adeguare i processi produttivi ed organizzativi alle tecnologie informative, ottimizzare il più possibile la gestione dell’azienda. E sanno anche che è indispensabile che imprenditori e manager rivedano di continuo le politiche gestionali affrontando e diffondendo un cambiamento di mentalità e modo di operare. La crisi morde, specialmente le piccole e medie imprese. Riflettere, quindi, su come sia possibile adeguarsi ai canoni di tecnologie sempre più avanzate e su come sia fattibile raggiungere un risultato con la spesa minima, anzi a costo-zero, può essere una buona idea. Anche nel caso del software. Molti programmi gratuiti, infatti, non hanno nulla da invidiare a quelli più blasonati, rilasciati dietro il pagamento di una esosa licenza e possono rispondere alle esigenze del lavoro in azienda, dove spesso si fa un uso degli applicativi limitato ad alcune banali operazioni. Ecco allora che anche le Camere di Commercio investono per mettere a disposizione delle imprese strumenti tecnologicamente avanzati e che rendono più efficace il rapporto con le aziende. Ma soprattutto, si misurano con una nuova sfida: offrire gratuitamente alle piccole e medie imprese servizi in più (im+) rispetto a quelli per la semplificazione amministrativa, per supportarle nello sviluppo del loro business. Questo nuovo cammino parte con Gestirete, il software per gestire i rapporti con la clientela, e con Archivierete, un programma per il salvataggio sicuro dei propri dati. Ma a che servono? Gestirete è un servizio per la gestione dei rapporti con la clientela: uno strumento che consente di monitorare il business attraverso i “comportamenti” dei propri clienti (acquisti, richieste di preventivi, adesione a campagne promozionali, preferenze nelle tipologie di pagamento). Anno 2009 - n° 1 25 Con l’ausilio di report personalizzati è possibile prendere le decisioni che servono per aumentare la produttività riducendo i costi. Con Gestirete, dunque, si possono lavorare le schede clienti con mere azioni di ricerca e di import /export dei dati, tenere sotto controllo le opportunità - tradotte in accordi, vendite, pianificazione attività con i clienti, organizzare campagne promozionali dedicate, personalizzare report sulla clientela per analizzarne il comportamento, fare teamworking per gestire ed interrogare 26 Anno 2009 - n° 1 contemporaneamente dati disponibili su postazioni di lavoro diversamente allocate. Archivierete, invece, è un servizio per la protezione dei dati e delle informazioni utilizzate per la propria attività lavorativa. Grazie ad un semplice collegamento internet è possibile salvare, in un’area sicura, i file e/o le cartelle che l’impresa ritiene importanti e che desidera proteggere da qualsiasi imprevisto che li potrebbe danneggiare: guasti hardware, virus informatici, furti, incendi. Con Archivierete il salvataggio dei dati è periodico ed automatico e non necessita di interventi manuali, la frequenza è personalizzabile in base alle proprie esigenze. I dati sono archiviati in un sito sicuro: gli internet Data Center delle Camere di Commercio italiane che si distinguono per gli elevati livelli di sicurezza in grado di rilevare ed impedire qualsiasi tentativo di intrusione garantendo un’adeguata protezione delle informazioni. Risorse altamente specializzate effettuano il monitoraggio dei server 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno, al fine di assicurare la continuità del servizio e prevenire qualsiasi malfunzionamento. Gesterire ed Archivierete possono, dunque, essere così sinteticamente aggettivati: semplici - con funzioni di base intuitive; veloci – perché l’installazione avviene con un semplice click; utili – poiché con essi aumenta la produttività o la sicurezza e si riducono i costi; flessibili - in virtù della possibile consultazione e gestione delle informazioni da qualsiasi computer connesso a Internet o per l’opportunità offerta agli utenti di decidere la frequenza dei salvataggi; sicuri - in quanto garantita è l’inviolabilità dei dati gestiti/archiviati; a misura di piccola impresa e gratuiti – poiché pensati dalle Camere di Commercio senza far gravare alcun onere sulle PMI e senza limiti di funzionalità e tempo. Gestirete ed Archivierete rappresentano tutto questo: ciò di cui dal punto di vista squisitamente gestionale una piccola impresa necessita per rivelarsi più competitiva sul mercato senza sostenere costi aggiuntivi. Anche la Camera di Commercio di Vibo Valentia offre questi servizi alle proprie imprese. E dall’home page del sito web istituzionale (www. vv.camcom.it) è possibile, cliccando sul box “IM+”, accedere ai form di registrazione on line dei due servizi, che si compilano per ottenere userid e password necessarie a scaricare gratuitamente i software. Semplici click di mouse attraverso i quali il sistema camerale apre un nuovo sipario di avanguardia tecnologica a servizio di tutte le imprese che vogliono migliorarsi senza doversi spostare dalle proprie sedi e, soprattutto, senza dover sopportare alcun sacrificio di natura economica. Anno 2009 - n° 1 27 L di Giuseppe Capuano * Dalla finanza all’economia reale: l’impatto dellaCRISI sul sistema Italia 28 Anno 2009 - n° 1 a crisi economica a partire dall’estate del 2007 ha interessato prima gli Stati Uniti e, successivamente, l’intero sistema economico mondiale. La crisi avrà importanti conseguenze, non solo in termini di crescita della ricchezza dei Paesi occidentali (e non solo), ma anche sulle stesse modalità e principi sui quali si fonda il sistema capitalistico internazionale. Inoltre, l’insieme degli eventi conosciuti e quelli che potrebbero prevedibilmente accadere, ha aperto un ampio dibattito, sia sull’individuazione delle origini della situazione attuale, che sui metodi ed i rimedi possibili da applicare per invertire il ciclo congiunturale recessivo. Sul primo aspetto è opinione condivisa che ci troviamo ad affrontare “ un lungo tunnel della crisi” la cui fine potrebbe vedersi completamente solo a partire dal 2012 con qualche segnale di miglioramento nel 2010. Un “tunnel” che potremmo suddividere temporalmente in due fasi: la prima fase, è composta da avvenimenti già conosciuti come la crisi dei sub prime, il collasso del mercato del credito, l’importante intervento dello Stato nel capitale delle banche e la continua “caduta” dei valori azionari, che ancora nel primo semestre 2009 non sembra arrestarsi; la seconda fase, è invece composta da quegli avvenimenti che non sono ancora accaduti ma che, se accadessero, potrebbero peggiorare la situazione e allungare il periodo di recessione. Ci riferiamo a ciò che potremmo definire “i pericoli dietro l’angolo” e che sono ben rappresentati dallo “sboom” delle carte di credito (nei soli USA i debiti da carte di credito hanno un valore di circa 1.000 miliardi di dollari), dai possibili fallimenti delle grandi corporate, dai derivati che rappresentano circa 12,5 volte il PIL mondiale e la difficile situazione economica dei Paesi dell’Est Europa, in cui alcune importanti banche italiane hanno significativi interessi. Sul secondo punto è evidente come sia cambiato l’approccio al mercato e gli indirizzi di politica economica. Nei fatti si è passati dalla cosiddetta “Reaganomics” (dal nome del Presidente USA Ronald Reagan), ossia di quell’insieme di principi e di ricette di politica economica imperanti a partire dai primi anni Ottanta alla “Obamaomics” (dal nome del Presidente USA Barack Obama), ossia quel cambiamento di approccio al mercato e di politica economica, che il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America dal giorno del suo insediamento ha cercato di “introdurre” per uscire dalla crisi. Una crisi, quindi, che non è solo congiunturale ma che mette in discussione gli stessi principi del capitalismo e delle modalità di concepite il ruolo dello Stato e della politica economica in economia sia negli USA che in Europa e nel Resto del mondo. Ritornando ai principi generali, la “Reaganomics” ha enfatizzato il principio secondo il quale il mercato si autoregola e ha la capacità di portarsi in una situazione di equilibrio ogni qual volta ci si allontana attraverso i meccanismi della domanda e dell’offerta, a condizione di un ridotto intervento dello Stato in economia, secondo il principio “più mercato meno Stato”. Un approccio che evidentemente abbracciava, da un punto di vista della teoria economica, quanto affermato prima dalla Scuola Austriaca e poi dai Monetaristi e dalla scuola della Aspettative razionali. Tra le principali conseguenze di una simile visione del mercato è stata quella di ridurre progressivamente i controlli sui mercati finanziari e favorire la finanza creativa, di sostenere la crescita americana soprattutto sul debito, con il risparmio negativo delle famiglie e spingere la speculazione in Borsa e la leva finanziaria (di 20-30 volte in media), secondo la presunzione che il rischio è prevedibile e che, nel medio-lungo periodo, si annulla, secondo quanto insegna il modello Black-Sholes che ha fortemente condizionato la visione moderna dei mercati finanziari. Al contrario, la “Obamaomics”, seguendo una visione del mercato capitalistico secondo l’insegnamento di J.M.Keynes, considera i mercati in generale ed in particolare quelli finanziari molto fragili e incapaci di gestire le bolle speculative senza essere regolati, secondo l’insegamento di Hyman Minsky. La “Obamaomics”, al contrario, considera le libere forze (semmai esistessero) del mercato incapaci di autoregolarsi e che, quindi, il mercato per ben funzionare ha bisogno di maggiori regole, di più economia reale e di meno finanza e soprattutto, in particolare in un momento di recessione come quello attuale, di una presenza importante dello Stato in economia, attraverso un elevato sostegno alla domanda. Ciò dovrebbe favorire il conseguimento di una crescita consistente dell’economia, una riduzione Anno 2009 - n° 1 29 della disoccupazione (oggi crescente) ma anche una migliore redistribuzione del reddito. Una nuova vision (ma anche vecchia se consideriamo quanto avvenne negli anni Trenta dopo l’inizio della “Grande Depressione”) che ha condizionato anche la politica economica dell’Unione europea e dei singoli Stati. Una politica economica che, finita una fase ventennale di politiche di stampo monetarista (alti tassi di interesse, in particolare nell’Europa del dopo Euro, lotta all’inflazione ed enfatizzazione del ruolo del libero mercato), al fine di stimolare la crescita, persegue azioni di tipo keynesiano per sostenere la domanda aggregata (liquidità nel sistema, riduzione tassi di interesse, spesa pubblica per investimenti, sostegno ai consumi delle famiglie, etc.) e di “supply side” con supporto alle piccole e medie imprese. In questo contesto, una attenzione particolare deve essere data, in virtù delle sue peculiarità, alla nostra economia. In particolare, ci riferiamo al fatto che gli interventi previsti di politica economica per garantirne una maggiore efficacia dovranno tener conto sia della presenza dei numerosi modelli di sviluppo conosciuti dalle economie locali che renderanno non omogenei sul territorio gli impatti in termini di crescita del PIL e dell’occupazione, sia della struttura produttiva manifatturiera (forte è il suo peso in termini di PIL), composta soprattutto da PMI (dove il 99,3% delle imprese ha meno di 49 addetti e una interessante presenza di MCI)1, con una piccola presenza di medie imprese (circa 3800) e di una ridotta localizzazione di grandi imprese. In generale, le imprese manifatturiere prevedono, nella maggioranza dei casi, la possibilità di iniziare ad uscire dalla crisi già nel 2010 (Tab. 1). Premesso quanto sopra, l’economia italiana dovrà ripartire nei prossimi mesi sfruttando appieno il nuovo scenario macroeconomico dovuto agli interventi di politica economica, dove le principali variabili sono ritornate sui livelli “virtuosi” del 2004 e sorreggendosi sul “pavimento” rappresentato da alcune peculiarità del quadro macroeconomico interno. In particolare i “fundamentals” esogeni dai quali l’economia italiana (e non solo) dovrà ripartire sono i seguenti: riduzione del prezzo del petrolio e delle materie prime con conseguente riduzione dei costi di produzione (il prezzo del petrolio si è ridotto dai 150$ al barile a 30-40$ al barile); diminuzione del costo del danaro con impulso agli investimenti e ai consumi delle famiglie (i tassi d’interesse della BCE è passato dal 4,5% all’1,5% del marzo 2009); rivalutazione del dollaro nei confronti dell’euro con spinta all’esportazione nell’area del dollaro (il tasso di cambio euro/dollaro si è riportato su valori di 1,25-1,30$=1€); riduzione dell’inflazione e aumento del potere di acquisto delle famiglie (nell’aprile 2009 il tasso di inflazione per l’area euro è di circa il1,5-2%). Inoltre, l’Italia ha dei “fundamentals” endogeni migliori di molti Paesi europei e degli USA, in particolare: un indebitamento delle famiglie, anche se crescente, ma minore di molti Paesi, come quelli anglosassoni e una propensione al risparmio elevata anche se decrescente (nel 2002 era pari al 14,3% contro circa l’11% nel 2008) che consente di avere, nonostante l’elevato debito pubblico, un debito totale procapite tra i più bassi dei Paesi occidentali come dimostra nella tabella 2 alla pagina successiva; Tab. 1 - L’opinione degli imprenditori italiani: tre scenari per la crisi economica Una crisi a forma di Una crisi a forma di Una crisi a forma di V U L Il 70% delle imprese prevede una crisi “pesante” che si trascinerà anche nel 2009 Il 2o% delle imprese prevede una crisi prolungata fino al 2010 come quella del Giappone negli anni ’90 Il 5% delle imprese prevede una crisi breve come quella del 1991 e del 2001 Fonte:elaborazione propria da indagini varie delle Camere di Commercio 1 - Per un approfondimento sia teorico che empirico sul concetto di MCI: G. Capuano, “Verso la definizione e l’individuazione di un nuovo nucleo di imprese: aspetti teorici e evidenze empiriche della Middle class di impresa (MCI)”, in Rivista di Economia e Statistica del Territorio, n. 1/2006, Franco Angeli, Milano. Tab. 2 - Il debito degli italiani confrontato con i principali Paesi europei ed USA (2007) Paese Debito pubblico/PIL Debito Famiglie/PIL Totale debito in % in % in % PIL Totale debito procapite in euro Francia 64 48 112 19.103w Germania 65 58 123 36.286 GranBretagna 44 99 143 49.599 Italia 104 30 134 34.837 Spagna 36 84 120 28.268 Stati Uniti 66 100 166 55.447 Fonte: elaborazione Ist. Tagliacarne su fonti varie una importante presenza di imprese manifatturiere che rappresentano il 20,4% del PIL, il 12,1% delle imprese totali ed il 21,7% dell’occupazione totale; un sistema creditizio più solido degli altri Paesi, con un elevato coefficiente di patrimonializzazione, una bassa presenza di prodotti derivati e un sistema bancario che, oltre ad essere composto da importanti Istituti di credito, vede la presenza di numerose banche a carattere territoriale. In conclusione, l’attuale fase recessiva del ciclo economico, molto probabilmente, grazie alla nuova impostazione degli interventi di politica economica e all’insegnamento che gli economisti ed i politici del passato ci hanno fatto pervenire dopo la Great Depression degli anni Trenta, non si trasformerà in recessione e l’Italia con la sua peculiare economia caratterizzata soprattutto dall’importanza delle economie locali da un lato e della piccola impresa dall’altro, potrebbe uscirne prima, insieme al “gruppo di testa” dei Paesi più virtuosi. Una recessione che sarà superata a condizione che il sistema creditizio internazionale, ed in particolare quello italiano, contribuiscano a migliorare il clima di fiducia nel sistema economico. Infatti, la fiducia è una compo- nente psicologica fondamentale nella formulazione delle aspettative economiche e che contribuisce in maniera rilevante, in particolare nei momenti crisi, a ridurre l’arco temporale in cui si manifesta il ciclo recessivo (se consideriamo che il miglioramento del livello di fiducia vale circa 1% in più all’anno di crescita del PIL italiano). Attualmente, inoltre, siamo in presenza (rispetto agli anni Trenta) di una crisi di solvibilità più che di liquidità. Infatti, a tal proposito, circa i 2/3 delle imprese italiane denuncia un peggioramento delle condizioni generali del credito nei primi mesi del 2009, in particolare le imprese del Sud, ed un evidente processo di “razionamento” del credito. Occorre quindi ripristinare condizioni di “normalità” nei flussi creditizi e finanziari e riportare la fiducia nel sistema economico. In quanto ad oggi, i comportamenti di tutti i soggetti economici sia imprese che consumatori, sono fortemente prudenziali, con il “congelamento” degli investimenti da parte delle imprese ed il rinvio dei consumi da parte dei consumatori che, unito ad un eccessivo ed a volte ingiustificato “razionamento” del credito, accentua le performance negative della nostra economia. Anno 2009 - n° 1 31 Tab. 3 - Andamento annuale del Pil dei principali paesi europei Tab. 4 – Andamento del tasso di disoccupazione dei principali paesi europei (in percentuale - consuntivo 2004-2008 e previsioni 2009 e 2010) Prodotto Interno Lordo Differenza 2004 2005 2006 2007 2008 2009f 2010f Germania 1,2 0,8 3,0 2,5 1,3 -2,3 0,7 -3,6 Spagna 3,3 3,6 3,9 3,7 1,2 -2,0 -0,2 Francia 2,5 1,9 2,2 2,2 0,7 -1,8 Italia 1,5 0,6 1,8 1,5 -1,0 Area euro 2,2 1,7 2,9 2,7 Regno Unito 2,8 2,1 2,8 UE 2,5 2,0 Stati Uniti 3,6 2,9 Anno 2009 - n° 1 Differenza 2004 2005 2006 2007 2008 2009f 2010f Germania 9,8 10,7 9,8 8,4 7,1 7,7 8,1 0,6 -3,2 Spagna 10,6 9,2 8,5 8,3 11,3 16,1 18,7 4,8 0,4 -2,5 Francia 9,3 9,2 9,2 8,3 7,8 9,8 10,6 2,0 -2,0 0,3 -1,0 Italia 8,1 7,7 6,8 6,1 6,7 8,2 8,7 1,5 0,9 -1,9 0,4 -2,8 Area euro 9,0 9,0 8,3 7,5 7,5 9,3 10,2 1,8 3,0 0,7 -2,8 0,2 -3,5 Regno Unito 4,7 4,8 5,4 5,3 5,7 8,2 8,1 2,5 3,1 2,9 1,0 -1,8 0,5 -2,8 UE 9,0 8,9 8,2 7,1 7,0 8,7 9,5 1,7 2,8 2,0 1,2 -1,6 1,7 -2,8 Stati Uniti 5,5 5,1 4,6 4,6 5,8 7,5 7,3 1,7 Fonte: Elaborazione Istituto Tagliacarne su previsioni Eurostat Gennaio 2009 32 Prodotto Interno Lordo 2008-2009 2008-2009 Fonte: Elaborazione Istituto Tagliacarne su previsioni Eurostat Gennaio 2009 Anno 2009 - n° 1 33 L’insieme di questi fattori ha portato ad alimentare un “moltiplicatore negativo” e ha condizionato al ribasso tutte le previsioni di crescita per il 2009 (in Italia -2%) con un aumento della disoccupazione e difficoltà per le imprese in maniera trasversale. Tale crisi, probabilmente, vedrà una parziale soluzione solo alla fine del 2009, a condizione che gli interventi concertati dai governi occidentali (riduzione dei tassi di interesse, immissione di liquidità nel sistema, garanzie sul risparmio, etc.) dimostrino la loro efficacia in un tempo relativamente breve. Si tratta di un intervento degli Stati molto incisivo e coordinato che solo alla fine di questo processo potrà essere quantificato con precisione. Infatti, ogni Paese, pur seguendo una linea comune, interverrà sui mercati a seconda della propria dimensione economica e delle proprie esigenze. In particolare al fine di contrastare la crisi, il Governo italiano è intervenuto implementando misure dedicate a sostenere la spesa delle famiglie con redditi più bassi e le PMI. Tra i principali interventi indichiamo, oltre all’istituzione dei cosiddetti “Tremonti Bond”, la costituzione di un Fondo di Garanzia di 1,6 miliardi di euro per favorire l’accesso al credito delle PMI, i 5 miliardi messi a disposizione dalla Cassa Depositi e Prestiti per finanziare le PMI a condizioni di mercato e tramite le banche (modello BEI) e l’estensione dei compiti della SACE che dovrebbe subentrare al pagamento delle fatture della Pubblica Amministrazione dopo un ritardo di 60-90 giorni. Un massiccio intervento che inevitabilmente, e non solo in Italia, avrà un impatto sopratutto sulle finanze pubbliche causando un aumento dei deficit degli Stati (triplicato nei soli USA al 3,2% del PIL nel 2008 contro l’1,1% del 2007 e arriverà al 12,3% nel 2009) e del debito pubblico (l’impatto è differenziato da Paese a Paese ma gli incrementi medi saranno del 10-15% in termini di PIL) che in Italia già risulta in peggioramento attestandosi sui valori superiori al 106% del PIL. La gravità della situazione delle finanze pubbliche ha costretto l’Unione Europea a derogare per un anno gli Stati membri dai parametri di bilancio previsti dal Patto di sta- 2 - Per un approfondimento sulle previsioni 2009: European Commission, Interim Forecast, gennaio 2009, Bruxelles. 34 Anno 2009 - n° 1 bilità che sono stati alla base dell’introduzione dell’euro. In particolare, è stato deciso che gli Stati dell’UEM potranno superare il tetto del 3% nel rapporto deficit/PIL considerate le “circostanze eccezionali”, come d’altronde già previsto nel Trattato di Maastricht. Lo sforamento dovrà essere temporaneo e di “lieve entità”. L’Irlanda ha già annunciato che il suo deficit salirà al 6,5% del PIL nel 2008; quanto all’Italia, le ultime stime portano il deficit del 2009 a superare il 3%, in ampio peggioramento rispetto al 2,1% previsto nel giugno 2008 (stime Ministero del Tesoro)2 e dopo il 2,7% del 2008. Una correzione dovuta al doppio effetto causato dalla riduzione delle entrate fiscali e dagli esborsi a favore del sistema creditizio nazionale (vedi ad esempio i cosiddetti “Tremonti Bond”) previsti nell’ambito degli accordi presi in sede comunitaria e interventi a sostegno dell’ economia reale sia dal lato delle imprese (vedi ad esempio interventi per il settore auto e degli elettrodomestici) che delle famiglie. Il nostro Paese, inoltre, dovrà affrontare un’ulteriore sfida costituita dai 38 miliardi di euro di prodotti derivati in possesso degli Enti locali, che costituiscono un reale “buco nero” nelle finanze pubbliche locali. Inoltre, la crisi, per la presenza di squilibri regionali NordSud e la disomogeneità dei modelli di sviluppo locale, in Italia manifesterà un impatto molto differenziato sul territorio nazionale. Le imprese del Sud e, più in generale, l’economia del Mezzogiorno, saranno più esposte all’impatto negativo della crisi rispetto alle regioni del Centro-Nord. Le principali motivazioni di un simile scenario possono essere così riassunte: maggiore fragilità del tessuto imprenditoriale dovuta ad una ridotta dimensione di impresa e una bassa propensione alle esportazioni. Ciò produce, unitamente al fatto che le imprese meridionali producono a costi relativamente maggiori, a parità di condizioni, rispetto alle imprese Centro-Nord, una minore produttività e una maggiore “vulnerabilità” delle imprese del Sud; minore peso del settore manifatturiero e una maggiore rilevanza del commercio e della Pubblica Amministrazione nella formazione del PIL con una importanza superiore dei consumi interni (notoriamente depressi in que- sta fase congiunturale) nella formazione della domanda aggregata; più difficili rapporti tra imprese e sistema creditizio, a causa di più elevate sofferenze in rapporto agli impieghi e un più elevato costo del denaro. Il mix di questi fattori macroeconomici, costituiranno nel breve periodo una sorta di “circolo vizioso” che deprimerà fortemente le economie regionali nel 2009 e impatterà su realtà già critiche come quella calabrese. Una economia calabrese che andrà sostenuta con alcuni interventi sia per il sostegno dei consumi delle famiglie che delle attività delle piccole imprese, attraverso un approccio keynesiano di sostegno alla domanda aggregata (inve- stimenti pubblici, piccola edilizia e consumi interni) e di supply side e soprattutto favorendo l’accesso al credito delle imprese già penalizzate dagli alti tassi di interesse pagasti (quando riescono ad ottenere credito) rispetto alle stesse realtà del Mezzogiorno e soprattutto utilizzare bene i miliardi previsti dalla Programmazione dei Fondi Strutturali 2007-2013 in pochi e strategici progetti di sviluppo. Questa la scommessa dei prossimi mesi, per essere pronti una volta che la fase della crisi più acuta terminerà, e si intravederanno i prodromi della ripresa. *Economista – Istrituto Tagliacarne Anno 2009 - n° 1 35 VIBO FUTURA di Giacomo Consoli * Il Piano strategico della Città un territrio di valore D a ottobre scorso la città di Vibo Valentia è impegnata in un processo volto a creare le condizioni di contesto più favorevoli allo sviluppo del territorio e di rilancio socio-economico. Attraverso la redazione del Piano Strategico della Città, infatti, si è avviata una fase ‘’nuova’’ del processo di sviluppo, tesa ad avviare una trasformazione necessaria per raggiungere una posizione competitiva nei nuovi scenari nazionali ed internazionali. Il Piano strategico, infatti, indicherà le linee di sviluppo del territorio da realizzare con il supporto della programmazione dei fondi strutturali 2007-2013, che apre una nuova e ultima fase di utilizzo di risorse europee a supporto delle politiche di coesione e sviluppo per consentire l’allineamento delle Regioni italiane Obiettivo 1 agli standard europei. Il Piano Strategico è un presupposto essenziale per assicurare al territorio benessere economico e sociale e prospettive di lavoro stabile e qualificato per le giovani generazioni. Un tale processo di cambiamento ha richiesto l’abbandono di approcci burocratici e prescrittivi al territorio e l’adozione di una strategia tesa a valorizzare i processi legati a percorsi di concertazione, cooperazione e condivisione con la comunità locale di una visione strategica del futuro. Con la redazione del Piano strategico si è cercato di individuare i punti di forza, di debolezza, le opportunità e le sfide che segnano il futuro di Vibo Valentia, da cui partire per disegnare la visione e l’immagine della città che si vuole costruire e le azioni di rinnovo da innescare per perseguire il cambiamento atteso. Nella definizione di un disegno di sviluppo locale in una prospettiva di medio - lungo periodo il Piano Strategico ViboFutura 2015 ha ricercato le condizioni di coesistenza con gli strumenti di pianificazione e programmazione già esistenti sul territorio, in una prospettiva di integrazione tra politiche settoriali diverse. Nello specifico il Piano Strategico ha cercato un un’integrazione con il Piano Strutturale Comunale, con gli indirizzi del Piano Provinciale di Coordinamento e con gli strumenti di programmazione degli investimenti pubblici. Proprio per tale motivo, il Piano è la risultante di un continuo processo di comunicazione Veduta aerea di Vibo Valentia (foto Francesco Mazzitello) Anno 2009 - n° 1 37 Il Porto di Vibo Marina finalizzato a coinvolgere la molteplicità degli attori istituzionali, sociali, economici, culturali che compongono il sistema di riferimento del territorio, al fine di concorrere alla elaborazione delle linee strategiche di sviluppo, per declinarle ed articolarle nei contenuti e nelle priorità di intervento. La metodologia di partecipazione è stata di tipo differenziato: si è cercato di sensibilizzare i cittadini vibonesi al maggior utilizzo di pratiche partecipative. Dalle prime fasi è stato fornito un supporto informativo che facilitasse la messa in opera di tutti gli aspetti metodologici. A tal 38 Anno 2009 - n° 1 proposito, si è cercato di accompagnare, i singoli attori nei vari stadi di consultazione, affiancando professionisti locali al gruppo di consulenza. La realizzazione del sito web www.vibofutura2015.it, in aggiornamento continuo, ha contribuito a migliorare la possibilità di interagire tra le varie parti. Le fasi del processo partecipativo hanno avuto una graduale profondità di interazione: iniziato dalla presentazione-apertura del piano, il coinvolgimento degli attori locali è proseguito con le interviste ai rappresentanti politici, economici, del terzo settore e con un percorso specifico di coinvolgimento delle scuole. Sono stati organizzati, in una successiva fase, i Tavoli Tematici degli “Open Days” e una serie di incontri bilaterali con i principali stakeholders locali. L’ultimo stadio del processo partecipativo ha visto la costituzione dei Gruppi di lavoro, fortemente operativi, per affrontare le questioni cruciali per lo sviluppo futuro della città. Il Piano Strategico è il frutto di un processo circolare che, per oltre dieci mesi, ha coinvolto una pluralità di attori locali. Mesi in cui i cittadini, i soggetti sociali ed economici, gli stakeholders, le Istituzioni, si sono incontrati, hanno discusso e si sono confrontati all’interno di un percorso di negoziazione e partecipazione, con l’obiettivo di delineare il futuro del proprio territorio condividendo scelte e direttrici di sviluppo. Quaranta incontri, più di 80 ore di discussione, più di 600 partecipanti agli eventi di concertazione, hanno dato luogo a oltre 50 schede progetto proposte dai cittadini; 18 progetti scaturiti dall’Amministrazione Comunale; 21 progetti emersi dalla partecipazione; 4 Linee di Azione; 22 Azioni; 5 Macroprogetti; 94 Progetti… Ogni progetto, ogni Azione è nata dalla volontà condivisa della comunità Vibonese. “ViboFutura 2015”, oltre Anno 2009 - n° 1 39 L’intervento del Sindaco della Città 40 Le nuove strategie di sviluppo sostenibile dei territori necessitano di partecipazione nelle scelte strategiche e di una visione condivisa dello sviluppo, in quanto la combinazione di strumenti tradizionali di programmazione e progettazione delle città ha scontato, generalmente, la mancanza di una solida cornice strategica e di consenso nelle scelte. Molte città europee negli ultimi anni hanno dato vita a piani strategici capaci di mettere insieme una serie di interventi e di procedure finalizzate alla progettazione e al governo di processi di forte trasformazione sociale e territoriale. Il Piano Strategico della città di Vibo Valentia vibofutura2015 è un atto volontario di pianificazione e condivisione di una visione futura del territorio, mediante politiche e interventi pubblici e privati. Il Piano strategico vibofutura2015 è un’occasione per costruire un futuro partecipato; dopo essere stato concertato, viene infatti firmato congiuntamente da tutti gli attori principali che lo condividono. Le idee, le opinioni, le competen- Anno 2009 - n° 1 ze di tutti i soggetti della vita sociale, culturale, economica, scientifica e politica della città, messe in comune, si trasformano in scelte condivise per un progetto concreto di sviluppo del territorio. Questo comporta che si individuino non solo gli obiettivi prioritari da perseguire, in relazione alle caratteristiche e alle risorse del territorio, ma anche le azioni concrete necessarie per portare a termine questi progetti, concentrandosi in particolare sugli interventi ritenuti strategici, ossia capaci di “innescare” processi più ampi di sviluppo. Il Piano strategico vibofutura2015 è un processo di definizione degli scenari futuri e di pianificazione delle tappe di sviluppo, realizzato attraverso l’aggregazione e il coinvolgimento di tutte le comunità locali in una riflessione sul proprio futuro e sulle azioni e i progetti per realizzarlo. A tal fine la missione della pianificazione strategica è orientata ad agevolare la comprensione, il dialogo e la ricerca di soluzioni tramite la continua interazione fra gli attori della città, favorendo e facilitando la creazione di pratiche partecipative strutturate o lo sviluppo di progetti innovativi di democrazia elettronica quali, ad esempio, il sito web. La dimensione partecipativa non è, dunque, soltanto funzionale ad una domanda di democrazia e di trasparenza, ma anche a rafforzare l’aggregazione fra gli attori e con essa la coesione fra le varie istanze. In questa prospettiva, promuovendo la partecipazione attiva di tutte le comunità, il processo di pianificazione strategica intende attivare questa intelligenza diffusa quale elemento fondamentale nella riflessione sul futuro della città. In questo processo creativo, quindi, ciascun soggetto portatore di interessi contribuisce a creare una visione di sviluppo della comunità locale e a ridefinirne l’identità del territorio. L’azione sinergica di tutti gli attori è, quindi, il valore aggiunto del processo, con l’obiettivo di migliorare l’articolazione funzionale e la qualità del sistema urbano nel più ampio contesto di area vasta. Franco Sammarco a far parte della RECS, la Rete delle Citta Strategiche, è stata scelta come caso in mostra per la quinta edizione di Urban Promo, un evento di marketing urbano e territoriale che nel 2008 ha trattato approfonditamente, tra i suoi temi, la Pianificazione Strategica. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza un’Amministrazione Comunale lungimirante ed attenta ai bisogni e alle esigenze dei cittadini e del territorio; un’Amministrazione che ha inteso la propria governance in modo innovativo e relazionale, scegliendo di governare insieme al territorio. Con il supporto prezioso dello Staff dell’Ufficio di Piano, ora Urban Center, ha istaurato un canale di comunicazione e partecipazione con la comunità locale ancora più diretto, che ha contribuito a diminuire fortemente il tradizionale gap tra cittadini e Amministrazione. In ogni fase di lavoro si è avuta una buona partecipazione degli attori locali desiderosi di contribuire con le proprie idee alla risoluzione dei problemi di Vibo Valentia. A partire da questo processo partecipativo e da un’analisi conoscitiva del territorio vibonese è stato possibile individuare 4 possibili scenari di sviluppo con specifici obiettivi perseguibili: - DISTRETTO TURISTICO – OBIETTIVI: Tutela, valorizzazione, messa a sistema e gestione innovativa e integrata dell’offerta culturale e ambientale; incremento e qualificazione dell’offerta di ricettività e di servizi culturali e turistici; - DISTRETTO AGROALIMENTARE – OBIETTIVI: Rafforzamento del settore agricolo, zootecnico ed agroalimentare in una logica integrata di filiera, anche tramite politiche di marchio; - DISTRETTO COMMERCIALE E DEI SERVIZI – VBIETTIVI: Miglioramento dei servizi alla persona e potenziamento dell’offerta formativa; - DISTRETTO METALMECCANICO – OBIETTIVI: Sviluppo ed innovazione delle attività industriali nell’ottica della sostenibilità ambientale ed energetica e dell’integrazione fisica e funzionale con il resto del territorio. Pur nella loro diversità tali scenari non si escludono a vicenda, ma possono essere perseguiti in maniera integrata, in base alle scelte che gli attori locali intenderanno compiere. La trasversalità di queste relazioni rispecchia la multiformità e la ricchezza del territorio vibonese, emersa nel corso dell’analisi conoscitiva e della prima fase del processo di partecipazione. In continuità con questo percorso di conoscenza del territorio di Vibo Valentia è stata definita una Vision della città che, nell’orientare l’intero processo di pianificazione, ha proposto un possibile ruolo del sistema locale verso il quale indirizzare le strategie di sviluppo. La Vision emersa “Vibo Futura 2015: un Territorio di Valore” rispecchia la multiformità delle vocazioni del territorio vibonese, che si accompagna ad un’identità storico-culturale comune, costruita nel corso di una storia millenaria, ma ancora non sufficientemente interiorizzata dalle comunità locali, né adeguatamente valorizzata verso l’esterno. Vibo appare come una città in cerca della propria identità: divisa tra una realtà costiera ed una “montana” spesso in conflitto tra loro ed “indecisa” tra il rafforzamento di una realtà industriale non ancora pienamente competitiva ed un riorientamento dello sviluppo in chiave turistica. Il Piano Strategico punta, quindi, a rafforzare l’identità di Vibo Valentia ed il suo ruolo trainante nel territorio provinciale, operando su due livelli: • rafforzando la funzione della città come “polo di servizio”, in grado di supportare efficacemente sia le diverse attività produttive, sia le distinte realtà insediative presenti sul territorio. Vibo Valentia si deve porre come cittàmotore e guida dello sviluppo della Provincia, mettendo a disposizione servizi ed infrastrutture funzionali al rilancio socio-economico e culturale dell’area; • “riportando alla luce” (come in uno scavo archeologico) le risorse endogene della città e del suo intorno e ridando loro valore ed appeal (come in un’operazione di restauro e riuso). Il Piano Strategico, in questo senso, deve puntare a rafforzare il senso di identità collettiva e di appartenenza dei suoi abitanti i quali, resi maggiormente consci delle proprie potenzialità e “carenze”, potranno così pro- Anno 2009 - n° 1 41 iettarsi verso il futuro ed operare scelte consapevoli per la crescita del proprio territorio. Per fare ciò il territorio vibonese deve acquisire una maggiore integrazione e coesione: - a livello sovralocale, Vibo si deve porre, in virtù del suo ruolo di capoluogo e della sua posizione geografica, come snodo e interfaccia tra costa ed entroterra, nell’ottica di un complessivo ed equilibrato sviluppo turistico dell’area; - a livello locale, occorre integrare tra loro le varie parti della città, dal punto di vista fisico e funzionale e riconciliare le diverse “anime” di Vibo (industriale, turistica, culturale, commerciale e di servizio), valorizzandole e rafforzandole in maniera coordinata e sinergica. Affinché tale immagine si concretizzi è stata definita una strategia condivisa costituita da quattro Linee d’Azioni che si articolano in Azioni specifiche: • Il valore dell’identità e della cultura • Il valore dell’accoglienza turistica • Il valore delle produzioni agroalimentari e industriali • Il valore della vita quotidiana. In linea con il processo di partecipazione e di coinvolgimento della comunità locale che ha caratterizzato il Piano Strategico di Vibo Valentia, anche questa fase, è stata caratterizzata dall’attivazione dei soggetti economici, culturali e sociali locali. Tale processo di partecipazione è di fondamentale importanza per condividere e di conseguenza concretizzare in progetti puntali le Linee d’Azione. Sono stati costituti 5 Gruppi di Lavoro tematici ed operativi, volti a definire una strategia di sviluppo condivisa e definire i progetti prioritari per la sua attuazione. Il lavoro di concertazione ha permesso di giungere alla formulazione di una strategia realmente condivisa e realizzabile con l’impegno concreto dell’intera comunità. Questo ha portato alla definizione di un insieme di 94 Progetti, scaturiti dalle oltre 50 Schede-progetto compilate e consegnate dagli stakeholders e dalle proposte e idee emerse durante i momenti partecipativi che hanno costituito la base del processo di Pianificazione Strategica per Vibo Valentia. Tali progetti rappresentano le iniziative immediatamente operative che la comunità vibonese Nella pagina a fianco, il Municipio di Vibo Valentia. Sopra uno dei tavoli tecnici attivati per condividere le progettualità. a suggerito di attuare per ridefinire il proprio ruolo e il proprio riposizionamento competitivo. Al fine di dare una prospettiva più ampia a queste iniziative i professionisti di iNExT, di concerto con gli attori locali, hanno individuato cinque Macroprogetti, che aggregano i Progetti riconducibili alle principali tematiche emerse nel corso del processo di Pianificazione Strategica. I cinque Macroprogetti individuati: • “La città portuale”, • “Vibo per l’agroalimentare”, • “I luoghi della produzione industriale”, • “La rete dei beni culturali e ambientali per il turismo”, • “Il sistema dei servizi alla persona”. hanno costituito il nucleo del lavoro dei Tavoli ed esprimono le esigenze e le vocazioni fondamentali del territorio vibonese. Il Piano Strategico di Vibo Valentia è un esempio che testimonia quanto la partecipazione e il coinvolgimento della comunità locale, ma soprattutto l’impegno dei cittadini, dell’Amministrazione e degli stakeholders siano elementi imprescindibili per il buon esito della pianificazione e siano la migliore garanzia per ottenere risultati concreti di sviluppo. Arch. Giacomo Consoli Dirigente del Settore 8 Pianificazione territoriale ed urbanistica * Architetto - Dirigente Settore Pianificazione territoriale ed urbanistica Comune di Vibo Valentia Anno 2009 - n° 1 43 di Gianfranco Manfrida * AEROCLUB “IL GRIFO” il volo ultraleggero, passione e ... non solo A pochi chilometri da Vibo Valentia, sull’Altopiano del Monte Poro, un’area attrezzata accoglie veivoli ultraleggeri, mezzi versatili per Turismo, Sport ma anche per Protezione Civile e monitoraggio del territorio. 44 Anno 2009 - n° 1 E sistono alcune attività nel settore turistico-sportivo che ancora oggi nel nostro territorio sono poco conosciute. Tra queste il volo da diporto e sportivo (VDS) che in altre zone d’Italia, e soprattutto in Europa, occupano una parte rilevante del turismo, di attività sportive e, in molti casi, rivestono importanza sociale nella protezione civile. Gli aerei ultraleggeri (ULM) utilizzati per il volo da diporto e sportivo sono velivoli in alcuni casi differenti tra loro, ma accomunati dalla estrema versatilità del loro impiego. Possono infatti decollare ed atterrare in spazi molto piccoli, volano a vista e possono in pochi minuti sorvolare tratti ampi di territorio a costi veramente contenuti. Per queste caratteristiche in molte regioni d’Italia forniscono supporto alla protezione civile e ad altri enti per il monitoraggio del territorio e la prevenzione degli incendi nella stagione estiva. In Italia esistono circa 700 aviosuperfici che accolgono un parco volante di circa 15.000 aerei ultraleggeri, spesso accomunati in associazioni ed aeroclub, a loro volta appartenenti a federazioni nazionali ed europee che operano un continuo scambio culturale, sportivo e turistico. In un recente convegno tenutosi a Roma, alla presenza di autorevoli esperti del settore, è stato evidenziato il notevole flusso turistico europeo in partenza da nazioni leader nel settore avio turistico, come la Germania e l’Inghilterra, che da qualche anno approda in Italia, meta ambita ma spesso penalizzata dalla carenza di strutture recettive Per rendere maggiore chiarezza sul potenziale sviluppo di queste attività, è necessario descrivere nel dettaglio i mezzi e le strutture utilizzate nel VDS. Anno 2009 - n° 1 45 I veivoli consistono in aeromobili ultraleggeri, di peso non superiore ai 500 Kg circa, capaci di trasportare oltre al pilota, un passeggero. Hanno mediamente una autonomia di volo in sicurezza di circa 4 ore con una velocità media che varia da 80 a 200 km\h. Per pilotarli è necessario conseguire un brevetto (attestato vds) rilasciato dall’Aeroclub d’Italia dopo il superamento di una prova teorica e pratica. Esistono in Italia numerose scuole certificate che praticano i corsi per il conseguimento del brevetto di volo. Le aree di decollo ed atterraggio presenti in Italia sono prevalentemente concentrate nel nord e nel centro, e in misura minore nel sud. Sono aree, avio superfici e campi di volo, spesso realizzate privatamente da appassionati ed associazioni, che dispongono di una pista lunga mediamente da 300 a 600 metri in erba o terra battuta, hangar per ricovero dei mezzi, foresteria per accoglienza piloti e in molte realtà presenti soprattutto al centro-nord di aziende agrituristiche annesse. Nel 2006 un gruppo di appassionati ha dato vita nella provincia di Vibo Valentia all’aeroclub “Il Grifo”, associazione dilettantistico-sportiva ONLUS. Il campo di volo é situato sull’altopiano del Poro, prospiciente la costa di Tropea e Capo Vaticano. Su un’area di circa 5 ettari è stata realizzata una pista di 450 metri in erba in grado di accogliere in sicurezza tutti i tipi di velivoli vds; un hangar in muratura di 800 mq per il ricovero dei mezzi; una club house con tutti i confort ed i servizi ed un piccolo punto ristoro. L’area è operativa da Maggio 2008. L’aeroclub conta circa 30 soci e dispone di dodici velivoli ultraleggeri (deltaplani a motore) tutti pronti al volo. I soci, tutti in possesso di brevetto praticano la disciplina durante tutto l’anno, senza interruzioni. L’Aeroclub “Il Grifo” aderisce alla Federazione Italiana Volo Ultraleggero. Questi alcuni numeri relativi all’attivita nel 2008. Sono atterrati nel corso dell’anno 147 velivoli provenienti da tutta l’Europa tra questi 70 velivoli provenienti da Parigi. Nel corso di un raid aereo nella nostra penisola han- no sostato presso l’aeroclub per tre giorni, durante i quali sono stati ospitati in alcuni villaggi della costa ed i circa 300 partecipanti hanno effettuato dei tour sul territorio organizzati dallo stesso aeroclub. Ancora 20 velivoli di un ormai storico giro turistico in aereo (il raid dei tre mari) sono stati ospitati per tre giorni presso il nostro campo. Altri velivoli sono giunti singolarmente o in gruppo presso la nostra struttura, contribuendo a far raggiungere numericamente quel notevole risultato. Inoltre, sempre nel 2008 abbiamo ospitato per una giornata oltre 800 bambini delle scuole Elementari e Medie della provincia di Vibo Valentia nell’ambito della promozione culturale e sportiva di concerto con l’Ufficio Scolastico Provinciale. Riteniamo molto soddisfacente l’attività svolta nel primo A fianco ed in alto, deltaplani a motore. 46 Anno 2009 - n° 1 anno di attività della nostra associazione che, ricordiamo, senza fini di lucro, si inserisce in un contesto di forte sviluppo turistico e culturale; ma non solo, sono allo studio alcune proposte di sinergia con le istituzioni (Protezione Civile ed altri enti) interessate al monitoraggio del territorio ed alla prevenzione degli incendi. Un’ora di volo è infatti sufficiente a monitorare l’intera Provincia. La struttura è aperta e recettiva durante tutto l’anno, raggiungendo ovviamente picchi di attività durante la stagione primaverile ed estiva. I soci ed i piloti sono disponibili ad effettuare voli panoramici a quanti vorranno avvicinarsi a questa attività. La struttura sorge sull’altopiano del Poro, adiacente alla strada statale 17 che da Vibo Valentia porta a Tropea, nel Comune di Zungri, a circa 800 metri dal bivio dello stesso comune in direzione Tropea. * Presidente Aeroclub “Il Grifo” Anno 2009 - n° 1 47 L di Ginevra Gaglianese * I MAESTOSI RUDERI della “Santa Casa” in Soriano Prime indagini archeologiche a fondazione del convento domenicano in Soriano, attribuita all’opera di frate Vincenzo da Catanzaro, risale al 1510 ma la venerazione dell’immagine di San Domenico ha inizio nel 1530, precisamente il 15 settembre, giorno in cui, secondo la tradizione, i frati domenicani ricevettero la sacra tela raffigurante il Santo. Questo speciale dono gli veniva direttamente consegnato dalla Santa Vergine, da Maria Maddalena e da Santa Caterina d’Alessandria. Nel 1564, al Capitolo generale di Bologna la santa casa di Soriano, sino ad allora semplice vicariato, divenne priorato. Furono anni di grande fermento dal punto di vista spirituale ed architettonico, tanto che, agli inizi del secolo successivo, il convento si presentava tra i più importanti, anche al di fuori della regione, per magnificenza e grandezza. Il moltiplicarsi dei miracoli e delle grazie compiute per intercessione dell’immagine del santo contribuì ad accrescere la devozione dei fedeli e la notorietà della sacra tela dalle proprietà taumaturgiche. Tali proprietà benefiche e guaritrici furono ufficializzate nel 1621 con la prima edizione della “Raccolta dé miracoli et grazie adoperate dall’immagine di Padre S.Domenico di Soriano” redatta da fr Silvestro Frangipane da Zagarise, allora priore del convento. Inoltre, una relazione del 1650 conservata presso l’Archivio Segreto Vaticano ne registrò il rinnovamento architettonico: …”Il convento …tiene due chiostri nelle quali vi sono tutte le officine, come refettorio, procura, cantina, hospitio, capitolo, forno, spezieria, cocina, ed altre stanze necessarie per ogni buon convento, e nel bel mezzo del primo v’è una bellissima fontana; nell’appartamenti di sopra vi sono sei dormitorij con cinquanta celle, dove abitano i frati e di più per servitio comune v’è la libreria, infermeria, scarperia, vesteria, granaro, rasara e camera di fuoco; sopra questi vi sono due altri dormitorij con clausura separata dove sono ventiquattro celle, quali servono per noviziato…” Ma fu dopo il terremoto del 1659 che il santuario assunse un aspetto ancora più maestoso. Numerose testimonianze iconografiche, prime fra tutte l’incisione del Miotte, ne Nella pagina a fianco, la facciata del Convento Domenicano. 48 Anno 2009 - n° 1 testimoniano lo splendore architettonico. Il progetto della ricostruzione del complesso, quasi totalmente distrutto, fu affidato all’architetto certosino Bonaventura Presti, coadiuvato nella realizzazione da maestranze locali, napoletane e siciliane. Sul prospetto originario, quello sud-occidentale, si ergeva maestosa la chiesa, con il noviziato e la spezieria da un lato, e le botteghe e il “chiostro di pietra” e il “chiostro di mattoni” dall’altro; sullo stesso fronte la torre dell’orologio sormontava uno degli ingressi ai chiostri, posti su una quota più alta erano il chiostro priorale e l’area adibita a giardino-cimitero. Nel 1722, l’enunciazione, da parte di Innocenzo XIII, della festa del 15 settembre come “Commemorazione della miracolosa immagine di S. Domenico in Soriano”, contribuì a consolidare anche da un punto di vista spirituale l’immagine del santuario. Ma la magnificenza non durò molto, il catastrofico terremoto del 1783 porto alla distruzione quasi totale dell’intero complesso e al suo abbandono. Nei primi anni del secolo successivo, sotto i contraccolpi delle mutate condizioni storiche, in primo luogo politiche e religiose, una nuova chiesa sorse sulle rovine del “chiostro priorale” e lavori di ricostruzione interessarono il cosiddetto “chiostro di mattoni” che parzialmente distrutto da un incendio nel 1917 ospita, oggi, il municipio, mentre nessun intervento interessò il cosiddetto “chiostro di pietra” posto nelle immediate adiacenze della chiesa antica anch’essa ridotta in macerie.1 Proprio l’area del “chiostro di pietra”, è stata oggetto nel 2004, di una breve indagine archeologica, diretta dalla Dott.ssa Maria Teresa Iannelli della Soprintendenza Archeologica della Calabria e coordinata sul campo da chi scrive. Si è trattato di un’indagine preliminare a con1 - Per le vicende storiche, religiose ed architettoniche si rimanda ai seguenti lavori: A.BARILLARO, San Domenico in Soriano, Soriano Calabro 1969; A.TRIPODI, Notizie sul real convento di San Domenico a Soriano, in In Calabria tra Cinquecento e Ottocento (Ricerche d’archivio) Reggio Calabria 1994; L.G. ESPOSITO, i Domenicani in Calabria. Ricerche Archivistiche, Roma- Napoli 1997; M.PANARELLO, La “Santa Casa” di San Domenico in Soriano Calabro. Vicende costruttive di un grande complesso barocco, Soveria Mannelli 2001; O MILLELLA (a cura di), I Domenicani in Calabria. Storia ed architettura dal XV al XVIII secolo, Roma 2004; S.PIERMARINI, Le magnifiche rovine. Il Real Convento Domenicano a Soriano Calabro, Vibo Valentia 2004 Anno 2009 - n° 1 49 sistenti lavori di scavo finalizzati alla rimozione di uno spesso strato di materiale che obliterava quasi totalmente le emergenze del chiostro. L’area interamente ricoperta nel corso degli anni da scarichi e depositi di diversa natura si presentava con caratteristiche assai varie per l’uso differenziato che se ne è fatto negli anni più recenti: per metà orto e frutteto, e per metà campo sportivo. Nel settore Nord Ovest, in corrispondenza di una porzione angolare del chiostro, già parzialmente visibile in superficie, un primo saggio ha permesso l’individuazione di un basamento lapideo di un pilastro angolare, punto di incontro tra il colonnato Nord ed il colonnato Ovest. Del basamento è parzialmente visibile il primo filare, costituito da conci di pietra decorati con modanature a toro. Uno strato di malta, duro e di colore grigio chiaro – giallino, è presente nei letti di posa. Una porzione significativa degli elementi architettonici del chiostro è emersa nel settore Nord Est, dove lo scavo di una serie di scarichi, costituiti per lo più da strati sabbiosi frammisti a materiale edilizio in frantumi, ha restituito una porzione angolare del chiostro, ovvero i basamenti lapidei dei pilastri, intervallati da muretti, nonché indicazioni sui livelli di frequentazione del cortile e del corridoio interno. Il primo basamento individuato è costituito da conci di pietra, disposti su tre filari. Ad una distanza di circa 3,20 m un secondo basamento relativo al pilastro angolare del chiostro rappresenta il punto di incontro tra il colonnato Nord ed il colonnato Est. I due basamenti appena indicati sono collegati da un muretto lungo 3,20 m, largo 0,90 m ed alto 0,51 m, ad andamento rettilineo e a tessitura irregolare, con uso di pezzami irregolari di pietra, ed impiego di laterizi e malta per regolarizzare il piano. Un intonaco di colore giallino riveste ambedue i lati ( lato corridoio e lato cortile). Stesse caratteristiche ha il muretto che collega il basamento angolare con il successivo, sul lato Est del chiostro. L’impiego di laterizi e malta per regolarizzare il piano sulla sommità, e le tracce impresse nella malta, indicano l’esistenza di rivestimento lapideo per ambedue i muretti. Una veduta panoramica del Complesso Monumentale di San Domenico. Anno 2009 - n° 1 51 Per quel che riguarda i piani di frequentazione, nell’area relativa al corridoio interno del chiostro, nel settore Nord del saggio, è stato individuato un piano di posa costituito da un letto di calce, con una superficie perfettamente orizzontale. La presenza, a ridosso del muro di un piccolo frammento di mattonella in cotto rende plausibile l’ipotesi che il letto di calce sia il piano di posa di una pavimentazione, relativa al corridoio interno del chiostro. La presenza di un deposito naturale, probabilmente di origine alluvionale, sembra invece fornire la quota del possibile livello di frequentazione nell’area relativa al cortile. L’indagine nel settore Sud-Est ha portato alla messa in evidenza di una porzione angolare del chiostro straordinariamente integra che mostra, tra l’altro, nel perimetrale più esterno, tracce di un affresco raffigurante una colonnina tortile ed altri elementi architettonici Il basamento angolare individuato è costituito da conci di pietra, disposti su tre filari e conserva sulla sommità resti di muratura a tessitura irregolare, con una forma tendenzialmente semicircolare. Perfettamente integri sono i due muretti individuati in connessione al basamento, che si presentano ricoperti da lastre in pietra, poste a mò di scossalina (rivestendo cioè la sommità e parzialmente i lati). Su ambedue i lati esterni dei muri ( lato corridoio e lato cortile) una scialbatura di intonaco di colore giallino, rende le superfici uniformi. Inoltre nell’area relativa al corridoio interno del chiostro (corridoio sud) è emersa una porzione di pavimentazione, in una superficie di 4x 1,50m. La pavimentazione, straordinariamente conservatasi, formata da mattoni di forma rettangolare di colore arancio bruno, si presenta leggermente collassata, in corrispondenza di quella che sembra essere una conduttura per lo scolo delle acque. Una soglia, sempre in mattoni, segna il passaggio, con un salto di quota, tra il corridoio sud e il corridoio Ovest, dove l’unica traccia di pavimentazione è fornita invece da piccoli lacerti del piano di posa in calce. Anche qui uno strato naturale sembra fornire la quota del possibile livello di frequentazione nell’area relativa al cortile del chiostro. Un ultimo saggio ha interessato il settore centrale del chiostro; un’area utilizzata per metà come orto A fianco, un particolare dello scavo archeologico. 52 Anno 2009 - n° 1 Anno 2009 - n° 1 53 Soriano Calabro Il Comune di Soriano Calabro si trova a circa 20 Km a sud-est da Vibo Valentia, sul versante tirrenico della catena montuosa delle Serre, nei pressi del torrente Caridi, a 300mt sul livello del mare. Dominato dalla caratteristica cascata di case di Sorianello, occupa una superficie di circa 15 Kmq e conta all’incirca 3300 abitanti. Soriano gode di una posizione topografica privilegiata che assicura un clima piacevole, temperato di inverno e non eccessivamente caldo d’estate e di un contesto paesaggistico particolarmente suggestivo per i declivi del terreno e le policromie della campagna circostante con le sue piante di ulivo, querce e castagni. L’abitato si sviluppa tra il vecchio centro urbano, in alto, dove insistono le rovine dell’antico Convento di San Domenico e datati edifici con botteghe al pianoterra, ed, in basso, il “moderno” centro urbano, sviluppatosi dopo il 1960, con costruzioni tipiche delle epoche più recenti. Ancora incerta l’origine storica di Soriano. Alcuni affermano che l’antica Sorianum sia stata costruita intorno al VII sec. d.C. da esuli siriani, altri invece ritengono si tratti di un insediamento normanno. Comunque certa è l’appartenenza di Soriano allo Stato di Arena sino al 1496 quale feudo dei Caraffa di Nocera; nel 1510, con la costruzione del grandioso Convento dei Domenicani divenne invece feudo della struttura religiosa. La presenza del convento e delle sue numerose attività fecero di Soriano un importante centro di vitalità spirituale, culturale, sociale ed economica, favorendo soprattutto il fiorire di un artigianato artistico ancora oggi presente, seppur in qualche modo rivisitato nello stile e nella qualità degli oggetti. I sorianesi si caratterizzarono, poi, per l’essere abili commercianti, tant’è che ancora oggi l’appellativo di appartenenza richiama scaltrezza e abilità negli affari. Alcune attività non sono riuscite a spravvivere ai tempi come la cartiera, la spezieria, la tessitura di paramenti sacri, l’intaglio del legno, lavori in pietra; altre continuano, appunto, tra tradizione e modernità, come quella dei seggiari, impagliatori di sedie, della lavorazione del legno, del vimini per la cestineria e per mobili di arredo, della lavorazione della ceramica. Soriano è oggi famosa anche per i mustaccioli, biscotti tipici per impasto, forma e sapore. Ma è anche riferimento di cultura per la presenza, nello storico Palazzo Ferrari, dell’Istituto della Biblioteca Calabrese, una tappa irrinunciabile unitamente al Centro Culturale del Folklore e delle tradizioni popolari. Un altro particolare dello scavo archeologico. e frutteto e per metà come campo sportivo. Lo scavo ha permesso l’individuazione di una serie di quattro rocchi di colonne, presumibilmente di riutilizzo, che potrebbero essere pertinenti ad un corridoio interno al cortile del chiostro o in maniera più circoscritta, sottolineare l’accesso alla zona centrale. La particolarità che essi siano ben definiti sul lato interno del corridoio e invece informi verso l’esterno, potrebbe rendere plausibile l’ipotesi (per il lato esterno) di elementi architettonici mancanti. Inoltre i basamenti, con le rispettive colonne, potrebbero essere interpretati come inviti. La presenza di lastre di pietra faccia a vista verso l’interno del corridoio e la presenza, invece, di pietre di varia dimensione e forma posiziona2 - F.A.CUTERI, G.GAGLIANESE, “Tra le magnifiche rovine.” Prime indagini archeologiche nel convento di San Domenico a Soriano Calabro (VV), in Rogerius, anno X, n°1, gennaio-giugno 2007, Soveria Mannelli, pp.29-41 F.A.CUTERI – G.GAGLIANESE, VV –Soriano Calabro – Convento di S.Domenico, Archeologia Medievale, XXXIII – 2006, notizie scavi. te a mo di zeppe, concentrate in corrispondenza dei lati informi dei rocchi di colonne, lascerebbero ipotizzare anche per il lato esterno dell’invito, un rivestimento lapideo mancante. Lo scavo sistematico degli strati che coprivano le porzioni del chiostro individuate, ha restituito un’interessante campionatura di materiale relativa alla struttura del chiostro o agli ambienti ad esso annessi: frammenti di lastrine marmoree, di pavimentazione maiolicata, di pavimentazione in cotto a losanghe, di vetro da finestre. In ogni caso, in più parti del chiostro, si conservano preziose testimonianze artistiche ed architettoniche dell’antico complesso. Abbondanti frammenti ceramici (acroma, da fuoco, invetriata, smaltata a decorazione impressa) arricchiscono inoltre il panorama di conoscenza relativo alla vita quotidiana del convento, e dunque alla cultura materiale ad esso connessa, con particolare riferimento alla attività farmaceutica.2 * Archeologa Anno 2009 - n° 1 55 di Francesco Antonio Cuteri * SPEZIERIA L’antica del Real Convento di San Domenico I l convento domenicano di Soriano, tra i più conosciuti d’Italia, fu fondato nel 1510 da frate Vincenzo da Catanzaro e nel 1564 fu eretto a priorato, divenendo ben presto il complesso conventuale più ricco della Calabria. La sua fama è legata soprattutto alla presenza della miracolosa immagine del Santo che, secondo la tradizione, sarebbe stata donata a frate Lorenzo da Grotteria, nella notte tra il 14 e il 15 settembre del 1530, dalla Vergine e dalle sante Maria Maddalena e Caterina d’Alessandria. Il convento, distrutto dal terremoto nel 1659, venne ben presto ricostruito per essere poi nuovamente distrutto dal terribile sisma del 1783. Oggi tutto il detto convento, e la chiesa è trasformata, cosicchè non si vede altro che un ammasso di rovine. Molte opere d’arte, soprattutto statue e ornamenti in marmo e granito sopravvissuti a furti e distruzioni, sono ancora oggi presenti nel “chiostro di pietra” a testimonianza del ricco passato. In riferimento ai Domenicani, Padre Esposito ha sottolineato come essi offrirono “alle popolazioni calabresi d’ogni ceto e condizione … l’opera di sollievo umano e curativo dei frequenti malanni sociali con la gestione delle spezierìe”. Per lo studioso, le spezierie appartenenti all’ordine, sulla base delle ricerche da lui condotte in vari archivi, dovevano essere circa dieci: Cosenza e Soriano, le più antiche, e poi Belcastro, Briatico, Guardia Piemontese, Nicastro, Taurianova, Rogliano, Zagarise. Tuttavia, a questo elenco possiamo oggi aggiungere Taverna, Catanzaro e Laureana, anche se è necessario annotare che, nonostante i nuovi studi, non sono stati ancora del tutto chiariti i rapporti con le altre spezierie del Regno e in particolare con quelle di Napoli, la più fornita delle quali risultava quella del convento di San Severo Maggiore. In ogni caso, tutte le spezierie domenicane, al di là della loro grandezza e dislocazione geografica, si mostrarono sempre di grande utilità e importanza per “le qualità delle medicine che con carità si prestano, di giorno e di notte, alli vantaggi del pubblico ed a soccorrere i poveri” e la nascita e lo sviluppo di tali farmacie claustrali non può non essere messa in relazione con le condizioni di arretraVeduta del Convento di San Domenico in Soriano. Incisione del 1791 di Bernardino Rulli. Anno 2009 - n° 1 57 tezza e di oblio in cui versavano le povere popolazioni di piccoli e grandi centri urbani. La spezieria del convento di San Domenico di Soriano è certamente la più rappresentativa e la più nota tra quelle che l’ordine domenicano realizzò nella nostra regione. La sua più antica attestazione si ritrova in un documento, conservato nell’archivio generalizio dei Domenicani in Roma che si rivela particolarmente interessante 58 Anno 2009 - n° 1 per le indicazioni che fornisce sui lavori di costruzione o ricostruzione dei conventi e luoghi dell’una e dell’altra Provincia di Calabria coinvolti nel sisma del 1638. Infatti, tra le spese segnate in riferimento ai necessari lavori di ricostruzione e ampliamento ne troviamo una di ducati 300 “Per la spezieria”. Anche se il primo esplicito riferimento alla spezieria risale solo a questa data, per alcuni studiosi la sua istituzione dovette avvenire molto prima e forse, addirittura, contemporaneamente alla stessa fondazione dell’impianto conventuale. Comunque sia, l’analisi del documento appena ricordato lascia supporre che la struttura fosse attiva già prima del 1638. Numerosi altri riferimenti alla struttura, ed in particolare ai lavori relativi ad un suo trasferimento in nuovi locali contigui al noviziato si ritrovano, a partire dal settembre del 1648, in alcuni giornali di cantiere. Troviamo infatti, tra le tante annotazioni, quelle che riguardano la “spesa per potersi trasportare la spetiaria”, lo “compimento dello finestrone della spetiaria”, i “carpentieri per la nova spetieria” e altro ancora. Un altro importante riferimento si ritrova in una relazione del 1650 relativa alla “Descrizione delle strutture conventuali della Provincia di Calabria dei PP. Predicatori”. Ecco il testo che riguarda Soriano: “Il venerabile monasterio di San Domenico di Soriano sta situato in luogo aperto in una strada pubblica, per la quale si va d’una parte alla detta Terra e dall’altra alli Burghi d’essa, lontano dall’una e dagli altri un tiro di pietra circa. Circa la struttura di detto monasterio: la chiesa è cominciata a fabricarsi di nuovo perché la vecchia era assai misera; il convento è dei migliori che siano in questa Provincia di Calabria, tiene due chiostri nelli quali vi sono tutte le officine, come refettorio, procura, cantina, hospitio, capitolo, forno, spetieria, cocina, ed altre stanze necessarie per ogni buon convento, e nel mezzo del primo v’è una bellissima fontana; nell’appartamenti di sopra vi sono sei dormitorij con cinquanta celle, dove habitano i frati e di più per servitio comune v’è la libreria, infermeria, scarperia, vesteria, granaro, rasara, e camera di fuoco; sopra queste vi sono due altri dormitorij con clausura separata dove sono vintiquattro celle, quali servono per novitiato”. In seguito al sisma del 1659, nel quale persero la vita alcuni frati, i lavori di ricostruzione della spezieria dovettero procedere con celerità, tanto è vero che nel 1662 si stavano già costruendo le volte degli ambienti. Nel 1666, come mostrano i giornali di cantiere del mese di ottobre, viene dato un carlino a Domenico S. Marco per aver tagliato “il piede dell’oliva dove è la nova spetieria”, mentre si danno a Giando di Nardo “per milli ceramidi” che “servirono per la nova spetiaria”, “docati quattro il migliaro”. Nel 1693, l’abate G. Battista Pacichelli ricorda la “ben provveduta Spetieria”, dove “anche più secolari … vi si accostan fuori per lo cancello di ferro”. Ricorda, inoltre, la Libreria, il Giardino, ed ogni opportuna Officina. Altri riferimenti alla struttura compaiono nel 1790, e dunque a breve distanza di tempo dal terremoto del 1783, nella “Descrizione dell’antico Monastero e Chiesa, oggi diruti, fatta dall’Architetto Don Giuseppe Vinci” e nella “Descrizione della Chiesa e baracca formata dai Padri dopo del flagello del tremoto, fatta dall’Architetto Vinci” dove troviamo la seguente indicazione: Oltre della descritta baracca per abitazione de’PP. prossima alla medesima si trovano costrutte altre baracche malamente ordinate, una delle quali serve per lo forno, e l’altra per commodo di farsi il pane, ed in seguito vi è quella della spezieria, formata interamente di tavole, ed accanto alla medesima vi sono due altre stanze per commodo dello speziale. Concludiamo questa rassegna documentaria con un importante documento del 1790 che fornisce altre indicaNella pagina a fianco, Albarello in Maiolica (Cilindro) dipinto da Francesco Antonio Saverio Grue intorno al 1730 raffigurante San Raimondo da Penafort in preghiera (Vibo Valentia - Farmacia Buccarelli). Sopra, Albarello in Maiolica (Cilindro) dipinto da Francesco Antonio Saverio Grue intorno al 1730 raffigurante il Beato Girolamo Salomoni in preghiera (Vibo Valentia - Farmacia Buccarelli). zioni sulle ultime fasi di vita della spezieria, quelle postterremoto, con importanti riferimenti all’orto botanico: Un’altra Baracca … per uso di Speziaria che unitamente all’Orto bottanico, si affitta annui ducati quaranta. In ogni caso, un Giardino, forse in parte destinato alla coltura di piante officinali, è già ricordato dall’abate Pacichelli, mentre un “giardinetto di agrumi” è testimoniato nel Anno 2009 - n° 1 59 1790. I dati desumibili dalle descrizioni sopra riportate e dall’analisi del repertorio iconografico consentono di localizzare la spezieria, almeno nelle fasi più tarde, al piano inferiore del corpo di fabbrica posto a meridione del complesso monastico, a lato della monumentale chiesa. Proseguendo detta cantonata a lungo della strada, trovasi il prospetto della chiesa, rimasto all’impiedi nel primo ordine, ed in seguito veniva situata la spezieria nel primo piano, e nel secondo il noviziato, dove veniva a terminare con altra strada. Ma com’era composta l’antica spezieria di Soriano? Anche se i dati in nostro possesso non sono numerosi un’idea della sua ricchezza, almeno per quanto riguarda lo “strumentario”, si può ricavare sia dal numero e dalla qualità dei vasi da farmacia e degli altri oggetti che sono giunti fino a noi e sia dalle indicazioni contenute in un prezioso Inventario, conservato nell’Archivio di Stato di Catanzaro, redatto il 22 maggio 1784 quando “Essendosi ... conferiti nel Real Convento di S. Domenico di Soriano ... ed introdotta primieramente tutta questa Adunanza nella sagrestia di detto Convento, ha ritrovato in quelli stipi, e scrigni, gli Arredi Sagri, che sono distintamente nominati nel Tenor Seguente”. Dopo aver elencato i sacri arredi l’inventario prosegue nella descrizione di quanto è conservato Nel Casciolaro, Nella Procura Nel Rifettorio e in altri ambienti, per giungere poi alla registrazione di quanto è rimasto Nella Spezeria, incluse le diverse Droghe e le Robe della Comunità esistenti nella suddetta Spezeria. Ecco dunque l’inventario degli oggetti presenti Nella Spezerìa: Vasi di Fajenza tra grandi, e piccoli ed alcuni rotti numero duecento sessanta otto = Vasi grandi, e piccoli Coll’jmpresa della Principessa della Valle, n° Cento, e due = Vasi rustici numero quarantadue = Lambicchi di rame, cioé due grandi, uno mezzano, e due piccoli, uniti n° Cinque = Uno mortajo di Bronzo grande = Un mortajo grande di ferro = due altri mortaja // piccoli di Bronzo = Uno mortajo di Porfido col suo Pistello = Uno mortajo di marmo bianco = un’altro grande di marmo = Tré altri piccolini di marmo = Quattro Bagani di rame, Cioè uno grande, uno mezzano, e due piccoli = Una conchetta di rame gialla = Un Lavamano di rame gialla = Un Braciero di Rame Col Suo Piede = due Archetti di ottone con Bilancia = Quattro mijcole di ottone = Un Boffettino Con Lapide di marmo = Un Bilancione Con Conca di Rame = Una Barca con Scarabattulo senza Cristalli = Una Borra di rame = Otto Lancelle di Fajenza rotte in alcune parti = Una Nicchia con Giroglifici d’Intaglio indorati = Novantaquattro Casciotti di Legno = Otto Cocchiare di ferro = Una forata per esprimere oglio di mandorle = Una conchetta piccola di rame = Una cocchiara d’ottone = Alcune Garaffoni, e Garaffelle di vetro = Un’ orologgetto di Camera di ferro, Colla Campanella di Bronzo, e mazzari di Piombo = Una bilancia piccola di rame = Una sottocoppa di Landa bianca = Una Statéra servibile = Un’altra vecchia non servibile = Cinquantasei libri, appartenenti all’impiego di detta Spezerìa. Altri libri, ridotti in pessimo stato, furono invece ritrovati “In una piccola stanza di Tavole”: Si sono ritrovati molti Libri di Libraria, la maggior parte squarciati, squinternati, ed infraciditi, perché sottratti dalle Ruine, dopo molto tempo, che restarono bagnati dall’acqua piovana; E quasi tutte le opere sono scorporate; Quindi perché non era possibile numerarli, e metterli in reggistro, si è dovuto chiudere bene la Porta di setta Stanza, e Suggellarla Col Suggello dell’Università, e con quello dei Signori officiali incombensati. Naturalmente l’inventario sopra riportato, stilato appena un’anno dopo il violento terremoto del 1783, propone l’immagine di un ambiente di lavoro oramai in disuso, dove molti dei recipienti appaiono rotti e inservibili e forse già in numero inferiore rispetto alla dotazione iniziale. Inservibili appaiono anche quasi tutte le preziose droghe. Di esse, a puro titolo di curiosità, vista la grande varietà attestata (si tratta di 205 droghe), ci limitiamo a segnalare alcune spezie farmaceutiche e qualche prodotto aromatico: China China, Crivello di Siena Orientale, SalsaperiNella pagina a fianco, inventario del “Real Convento di San Domenico di Soriano” 1784. A destra, i contenito più diffusi nei corredi delle Spezierie. Anno 2009 - n° 1 61 Frammento Marmoreo con Angioletto che regge un tondo raffigurante San Tommaso D’Aquino. glia, Fior di Cannella, Simarubba, Ippocanna, Limatura di Legno Santo, Sassofrasso, Galanga maggiore, Scorza di Legno Santo, Erba paris, Spica Celtica, Foglio Indaco, Cassea Lignea, Esule, Succo di Liquerizia, Alóe Succotino, Gomma ammoniaca in Lacrima, Gomma ammoniaca in pasta, Sangue di Drago in Lacrima, Sangue di Drago grosso, Sapone d’Alicante, Pepe bianco, Sandalo rosso, Scamonia di Alepo, Matraperle, Mirra, Coloquintide, Limatura d’Avorio, Sandalo bianco limato, Legno Rodio, 62 Anno 2009 - n° 1 Sandalo rosso limato, Gomma Sandarica, Succo di Acacia, Gomma di Legno Santo, Canfora, Mastice, Tamarindi, Verderame, Spica Calaica, Coralli rossi, Antimonio, Cassia Fistola, Conserva di Fiori di persico, Conserva di viole, Magnesa, Estratto di China, Estratto di Camomilla, Cristallo montano preparato, Sal Sedativi di Umbergi, Sal di Saturno, Bitume Giudaico, Polvere di Cardinal Pallotta, Polvere di Antepolettica di Ludovico, Elettuario di Bacchi di Cinepro, Sal di Acciajo, Granati preparati, Precipitato bianco, Empiastro Sodicato di Paracelso, Essenza di origano, Essenza di Salvia, Sal di Vipera, Sal di Ginestra… L’elenco della spezieria attesta dunque l’esistenza del ragguardevole numero di 412 vasi, tra “rustici” e maiolicati, più un discreto numero di mortai e altri accessori utili alle normali attività della spezieria quali alambicchi, conche, lavamani, bilance, etc.. Ma a quando risale la dotazione della spezieria? Anche se è normale immaginare che nel corso della sua lunga attività siano stati di volta in volta sostituiti i recipienti rotti o inservibili, possiamo immaginare che la dotazione della spezieria sia legata ad uno o due momenti principali. Un discorso più attendibile sarà però possibile solo quando sarà stato rintracciato un buon numero di vasi e saranno stati effettuati maggiori studi sulla cronologia e sulle forme e decorazioni. Anche se molti vasi sono andati dispersi, tanti altri si conservano ancora e mostrano la ricchezza e l’articolazione della spezieria sorianese. Il nucleo più consistente si trova nella nota raccolta della farmacia Buccarelli di Vibo Valentia, altri albarelli sono esposti nel Museo Nazionale di Reggio Calabria, altri nel Museo Civico di Rovereto ed altri ancora, così pare, nel Museo del Castello Sforzesco di Milano. Qualcuno si trova invece ancora a Soriano, come mostrano i manufatti della collezione Bartone, altri forse a Catanzaro nell’ex farmacia Leone, mentre non è noto dove siano finiti quelli che si trovavano un tempo alla Ferdinandea di Stilo. L’abate Pacichelli, che visitò il convento nel 1693, ricorda una “ben provveduta Spetieria” ed è dunque possibile che all’indomani dell’evento sismico del 1659, in concomitanza con la ricostruzione del convento, si sia dotata la rinata struttura con nuovi vasi da farmacia. A questa fase potrebbero forse essere riferiti i Vasi grandi, e piccoli Coll’jmpresa della Principessa della Valle, n° Cento, e due, e forse alcuni dei numerosi Vasi di Fajenza. Si tratterebbe in sostanza di una vera e propria oblazione, cosa non nuova per il tempo. Infatti, il convento di Soriano, soprattutto a partire da quando San Domenico venne designato protettore del Regno di Napoli ed in particolare tra il 1664 ed il 1687, fu oggetto di numerose e ricche donazioni da parte della nobiltà. Come riferisce P. Domenico da Seminara, “considerabile fu in tutti gli anni suddetti il concorso di pellegrini e di personaggi d’ogni condizione, portatisi non solo dalle Provincie del Regno di Napoli e dalla Sicilia, ma anco dalle parti più remote d’Italia e dalla Spagna, Francia e Germania a visitare la santa Immagine, e la maggior parte di loro per rendere grazie di benefici ricevuti, e soddisfare voti”. Proprio nel 1687 è ricordata, tra le altre cose, la donazione di una lampada d’argento fatta dalla Marchesa della Valle donna Lucrezia Ruffo per la guarigione del marito. Una nuova dotazione della spezieria può essere stata effettuata tra il secondo e il terzo decennio del Settecento. Del resto, così come dimostrano i superstiti albarelli firmati da Francesco Saverio Grue, sappiamo che nel 1730 giunsero a Soriano, da Napoli, esattamente un anno dopo la fornitura della Certosa di Serra S. Bruno, alcuni vasi di grande pregio. Allo stesso periodo ci riporta anche il grande mortaio in marmo rosso firmato da Franc. Paulo Manella conservato nella farmacia Buccarelli di Vibo Valentia, che potrebbe essere identificato con Uno mortajo di Porfido o ancora con un’altro grande di marmo presenti nell’inventario tardo-settecentesco della spezieria sorianese. E’ probabile dunque, pensando a questo preciso arco cronologico, che siano stati realizzati, forse per una sola committenza ma da più vasai e “fajenzari”, sia gli albarelli con la raffigurazione di immagini sacre, ed in particolare con quella San Domenico, e sia altri importanti e preziosi vasi. Oggi dell’antica spezieria non rimangono che alcuni vasi, sparsi in tutt’Italia, e qualche testimonianza iconografica. Tra queste, di grande fascino appare la raffigurazione che troviamo su una tela dipinta da un pittore vibonese del’Ottocento: in primo piano, i santi Cosimo e Damiano ci ricordano la possibilità di una guarigione più profonda; alle loro spalle, pochi vasi da farmacia riposti sugli scaffali, ricordano l’impegno di tanti frati in soccorso dei più umili e bisognosi. * Archeologo - Professore di Archeologia Medievale Università Mediterranea di Reggio Calabria Anno 2009 - n° 1 63 di Franco Vallone * I MOSTACCIOLI di Soriano Calabro 64 Anno 2009 - n° 1 U na volta si diceva: ‘mo veni a fera e ‘nd’accattamu a ciucculatera, (adesso viene la fiera e ci compriamo la cioccolatiera). Si attendevano con ansia le due - tre fiere annuali motivo di incontri e di scambi, ma anche occasione per comprare la zappa nuova, il maialino da crescere per tutto un anno, pioli per piantare, coltelli, trottole di legno ed altri giochi, salvadanai e pignatte di terracotta, padelle e scodelle, catene ed ogni altro tipo di mercanzia necessaria alla vita quotidiana e al lavoro. Tra le bancarelle, allestite per l’occasione, un posto importante era quello occupato dai cosiddetti mastazzolari di Soriano Calabro che andavano continuamente per fiere e mercati di tutta la regione portandosi appresso una particolarissima cassapanca. Era un contenitore-scrigno e quando i mastazzolari aprivano questa cassa scoprivano un vero e proprio tesoro di odori e di profumi, di mosto e di miele, colori di ambra ed oro, di lamine policrome di carta argentata rossa, verde e argento, che rifletteva magicamente al sole. I mostaccioli, questi profumati dolci, originariamente votivi, sono da sempre i protagonisti nelle fiere calabresi. Sono fatti di miele, di farina e di mosto e accuratamente lisciati pur mantenendo sulla superficie tipici disegni e incavi. Un prodotto così buono e che ha, da sempre, una grandissima rilevanza sull’economia locale del vibonese e di Soriano Calabro, area storica di produzione e consumo. I mostaccioli, dicevamo, hanno un’origine votiva e rituale. Per le loro artistiche raffigurazioni formali, e per i profondi valori culturali, ve ne sono di bellissimi esposti come reliquie presso il Museo del Folklore di Palmi, nel Museo delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma e presso il Centro del Folklore della stessa Soriano. Il Vocabolario del dialetto calabrese di Luigi Accattatis, alla voce “mustazzuòlu o mostacciolo” riporta la definizione: “dolce introdotto dagli arabi e che si fa di fior di farina impastata con miele o con vino cotto, condito di varie spezie e cotto in forno. Il popolo usa questo specie di berlingozzo, più che in altre occasioni, nei maritaggi”, mentre Giovan Battista Marzano, nel suo Dizionario Etimologico, del 1928, riporta: “i mostaccioli sono dolci caserecci fatti con farina, Anno 2009 - n° 1 65 miele, mosto cotto, conditi di droghe, in forma romboidali a pupattoli, panieri e simili; il nome deriva dal latino mustaceus ovvero mustaceum, da mustacea, antica focaccia per nozze preparata mescolando farina, mosto cotto, un condimento grasso, cacio, anice, cotta sopra foglia di lauro” e, infine, il glottologo tedesco Gerhard Rohlfs, nel suo Dizionario dialettale delle tre Calabrie, del 1934, li cataloga come “specie di dolci di farina impastata con miele e mosto cotto”. In ogni caso, incerta è la vera origine dei mostaccioli, forse araba, anche se il nome deriva dal latino “mustacea”. Una leggenda diffusa a Soriano e dintorni ne affida la diffusione ad un monaco misterioso, apparso all’improvviso e sparito poi nel nulla, che li avrebbe generosamente offerti alla popolazione di Soriano. Per la storia, invece, l’introduzione dei mostaccioli si attribuisce ai monaci certosini della vicina Serra San Bruno e poi, successivamente, intorno al 1500, ai Domenicani del convento di San Domenico, che avrebbero insegnato agli artigiani locali l’arte pasticcera. In origine i mostaccioli, chiamati in dialetto mastazzola o mustazzoli, dovevano essere utilizzati come ex voto, per grazia ricevuta, come si fa ancora oggi a Filadelfia con i papatuli e a Maierato con i papuni o nella provincia di Reggio Calabria con mostaccioli raffiguranti parti anatomiche del corpo umano e animale o simboli cristiani. Le forme dei mostaccioli, che sono arrivate fino a noi, rappresentano forme antropomorfe, animali e floreali. San Francesco, il santo di Paola, ma anche cuori, donne, pesci, pesci spada, sirene, capre, galli, panieri, palme, elefanti, e bambole, fiori, cavalli e cavalieri, “esse” barocche e fenditure che ricordano simboli arcaici e sessuali. Il mostacciolo a forma di cuore, decorato con strisce di stagnola rossa, simboleggia l’amore e si regalava, un tempo, durante i fidanzamenti, i matrimoni e le altre ricorrenze amorose. Tipica inoltre era l’usanza dei maestri “mostacciolari” di Soriano Calabro di dare la forma del santo protettore del paese dove i dolci venivano venduti in occasione delle feste patronali, una vera e propria personalizzazione in ambito locale. Un mondo di odori quello dei mostaccioli, ma anche di sapori e di colori, un mondo che si sprigionava dalla cas- 66 Anno 2009 - n° 1 sa dei mastazzolari di Soriano e inondava i paesi in festa e in fiera. mostaccioli di Soriano Calabro si ottengono impastanIm do una parte di acqua e tre parti di miele locale, sciolto a bagnomaria, quindi si setaccia la farina che si aggiunge bag lentamente. len Dopo aver fatto riposare l’intera notte, l’impasto si moDo della a mano e si forgia con particolari coltelli, lavorandel dolo su tavoli di legno o di marmo. do Dopo aver modellato nelle varie forme si esegue la cotDo tura nel forno, un tempo alimentato a legna, nel quale si tur pongono le teglie,“imburrate”, sulle quali si dispongono po mostaccioli. im La cottura dura circa venti minuti a 220 gradi, ed il prodotto finito si presenta di consistenza dura, di colore brudo no, ambrato, pronto da consumare. I biscotti mostaccioli, quelli avvolti a pacco nelle veline, sono invece più morbidi e sono ottenuti da un impasto di farina, miele, mandorle, bicarbonato, aromi, cannella, chiodi di garofano e buccia di limone. Oggi i mostaccioli sono definiti dolci tradizionali di fattura tipica sorianese, anche se oramai, proprio grazie alle fiere, sono diffusi oltre i confini di Soriano Calabro, in tutta la Calabria ma anche in numerose zone d’Italia e del mondo. Esposti nelle feste patronali e nelle fiere, simboleggiavano, e simboleggiano ancora oggi, la vita e il rispetto per la propria famiglia e per la natura, vere espressioni dei sentimenti spontanei, ingenui e puri, del popolo contadino calabrese. * Esperto Tradizioni Popolari Anno 2009 - n° 1 69 di Giacinto Namia * Pasquale Enrico MURMURA Il poeta malinconico che inseguì il mito greco Secondo il cronista che raccontò ai suoi lettori la morte precoce di questo tormentato autore vibonese, a fermare il suo cuore malato era stata la tenacia “dello studio e la vastità del sogno” che coltivava: dare nuova linfa alla classicità ellenica, agli dei e alle loro gesta. Ammiratore di D’Annunzio, nel quale vedeva il riscatto dell’Uomo sulla misera dei tempi, scrisse i versi migliori e più intensi quando fu sopraffatto dalla suo strazio interiore «V eniva dalla Calabria misteriosa e subiva il fascino profondo di Roma […]. Il verso era già perfetto, perfetta l’onda della strofa. Straordinarie le virtù a dipingere, a scolpire con la parola. È morto per malattia di cuore. Lo aveva affaticato troppo, con la tenacia dello studio e la vastità del sogno». Così scriveva lo scrittore e giornalista siciliano F.P. Mulé sul quotidiano romano Il Mondo del 19 agosto 1924, annunciando la morte precocissima di Pasquale Enrico Murmura, di cui era amico e compagno affettuoso. Pasquale Enrico Murmura nacque a Vibo Valentia - allora Monteleone di Calabria - nel 1903, coltivò gli studi classici verso i quali era singolarmente portato, e con un lavoro instancabile e con un severo impegno riuscì a possedere pienamente la lingua greca ed a leggere senza difficoltà i testi greci; la sua scrittura piegava la lingua italiana ad assumere calchi semantici e fonici greci o grecizzanti. Il gusto grecizzante si manifestò subito nell’ode A Ipponion, il suo primo testo composto e pubblicato a soli diciotto anni; il giovanissimo poeta si rivolge alla città natale chiamandola col nome greco. Era già una scelta e una direzione di lavoro. Murmura amava l’antichità classica, ma soprattutto la Grecia antica; Omero, Pindaro e i grandi tragici - Eschilo, Sofocle, Euripide - erano i suoi poeti preferiti; del libro sesto dell’Iliade tradusse un passo famoso: l’incontro tra Ettore e Andromaca alle porte Scee, quasi per dare un esempio del suo approccio di poeta moderno a un grande poeta antico. Era affascinato dal mondo degli eroi del mito colti nella loro grandezza di gesta e di gloria, ma anche segnati dall’ombra del destino ineluttabile di morte spesso precoce. Scriveva in un suo appunto di diario: «Nella poesia moderna c’è un’interiorità drammatica, un dissidio coperto. Nella rievocazione dei mondi antichi, nel richiamo dei tempi lontani c’è lo strazio di chi sente che la vita attuale non può placare il suo tormento e si crea una diversa bellezza nel fulvo metallo dei suoi sogni. Perciò la Grecia della nostra arte non è forse quella della verità storica; noi abbiamo dilatato i confini di quel mondo per collocare in esso le nostre immagini scolpite. La Grecia è il rifugio della nostra anima offesa ed insaziabile, è il porto ideale di tutti nostri sogni». Lo offendeva troppo la mediocrità dei tempi e volle staccarsene: cercò così la compagnia dei Greci antichi e «si fece – come fu acutamente osservato – loro concittadino ideale». Si trasferiva col pensiero e la poesia in quel lontano passato e poi ritornava e ridiscendeva nel modesto e meschino presente e si angustiava: gli dèi e gli eroi di Omero erano morti da un pezzo e solo la poesia poteva farne rivivere e farne sentire la presenza immortale. Era assetato di bellezza e di gesta sublimi che i tempi moderni non consentivano più e si rifugiava nelle plaghe dell’ideale e del sogno: seguiva, turbato dal fascino promanante dal volto della donna, il destino di amore e morte della bella Elena lungo il cammino che dall’isola di Cranae la porta sulle mura di Troia (La notte di Kranae e Helena); vegliava con il greco Achille, l’eroe grande e pur triste per il presagio della sorte dell’amico Patroclo e anche della sua propria sorte (La notte di Achille); osservava il troiano Ettore sposo e padre a colloquio con la moglie Andromaca sotto l’ombra incombente della vicina morte (la versione omerica di Hettore e Andromaca); piangeva col vecchio e venerando Priamo recatosi alla tenda di Achille per riscattare il figlio ucciso dal Pelide (Priamo). Rinverdiva così miti e temi cari alla grande stagione poetica della Germania classico-romantica di Schiller e Hoelderlin, ma li leggeva e li reinterpretava con moderna sensibilità sulla scia dei Poemi Conviviali del Pa- Anno 2009 - n° 1 71 scoli, e anch’egli vi faceva scorrere dentro, come aveva già fatto il poeta romagnolo, una vena di profonda e tutta nuova malinconia, ignota ai pur grandi poeti classico-romantici dell’Ottocento. Tra i poeti italiani prediligeva Dante, a cui si rivolse con un’ode (Dante) per invitarlo, con una mossa degna del Carducci delle Odi Barbare, a scendere contro la «morta gora / di Roma vile»; ma ebbe caro anche Leopardi per il suo “titanismo”. Figgeva il suo sguardo, al di là degli uomini comuni e mediocri, sui titani del pensiero e dell’arte: il misterioso Eletto della religione dei nuovi tempi, novello Cristo, Michelangelo, Beethoven. La grecità di Murmura, al di là della motivazione etico-politica che pure svolse parte attiva, si coniuga con la vicenda filosofico-letteraria del Decadentismo: di qui l’approdo facile e immediato su D’Annunzio che apparve al giovane poeta, angustiato dal presente e proteso verso il recupero della civiltà dell’Ellade, come il nuovo Ulisse (l’ulisside appunto) capace di suscitare, contro la meschinità dei tempi, la grandezza e la bellezza antica. Per D’Annunzio il poeta compone e pubblica nel 1922 l’ampia canzone intitolata A Gabriele D’Annunzio; il poeta di Pescara è il nuovo Pindaro, un Pindaro che non si limita a cantare solo gli eroi come l’antico, ma è anche il promotore di tempi nuovi e di nuove realtà etico-politiche: è poeta e insieme uomo d’azione, costruttore dell’avvenire della patria chiamata da lui a futuri immancabili destini di gloria.L’antico eroe greco assume in Murmura le fattezze del superuomo nietschiano. Nella prosa rutilante del Trittico del Genio, pubblicata nello stesso anno della canzone e con dedica A Gabriele D’Annunzio, è ancora più evidente il dannunzianesimo francamente ridondante e retorico di Murmura. Ha scritto a tal proposito, Adriano Tilgher, benemerito editore dell’opera (non integralmente peraltro) del poeta vibonese ( P.E. Murmura, Versi e prose, a cura e con prefazione di A.T., Roma 1926): «Tra la folla dei combattenti [della prima guerra mondiale] un uomo soprattutto s’imponeva al suo [di Murmura] entusiasmo e gli rapiva l’animo d’ammirazione, un uomo nel quale il suo ideale della vita sembrava aver preso corpo, essersi calato nella carne: Gabriele D’Annunzio, aedo vate eroe duce di popoli». Ma D’Annunzio poteva essere un ideale di vita, di vita inimitabile e tanto più degna di ammirazione agli occhi di un adolescente, ma non poteva divenire come gli eroi dei miti greci fonte di poesia. Chi confronta le parti più tipicamente dannunziane e ce- lebrative della produzione di Murmura con i componimenti dedicati agli eroi greci avverte subito la grande diversità di esiti di poesia che corre tra le prime e i secondi: quelle sono solo espressione di accensione retorica e di giovanile incontrollato entusiasmo patriottico-letterario, questi parlano di vite votate al dolore e impotenti di fronte ai decreti del fato, sulla linea del grande Pascoli ma anche con aperture e suggestioni nuove. Queste aperture e suggestioni ritornano e si approfondiscono nella prosa, così carica di angoscia, I ciechi di Caravaggio e negli appunti del diario. Si legga ad esempio questo pensiero: «Il mio cuore è come un grappolo troppo maturo nella vigna; è pieno di liquido pianto ed assai pesa nel petto ». E quest’altro che non è riportato nel volume del Tilgher: «Vorrei morire in un vespero d’autunno mentre il cielo pallido d’un pallor iacintino è invaso da fiumi di ombra e dal mare prossimo sale il grido di una nave entrante nel porto. Del giardino mi sarà incensiere qualche fiore languente». Un altro pensiero ancora apre squarci notevoli su un approccio ben diverso alla figura di Cristo, relegata preSopra, ritratto di Pasquale Enrico Murmura. cedentemente a personaggio di sicura autorità e grandezza ma personaggio solo umano e visto per giunta con una coloritura impregnata degli odori del Decadentismo («fascinatore di moltitudini, despota soave, amato dalle donne, misterioso, sottilmente blasé, amante dei profumi e delle musiche, dicitore di parole vaghe e maliose...»). Scrive adesso Murmura: «Da più giorni Cristo mi fa pensare al suo mito sublime. Comincio ad amarlo, a sentirlo, a viverlo. È vero che Cristo sia il fratello buono di tutti i dolenti, di tutti i naufraghi della vita. Lo vedo nelle mie notti senza sonno passare davanti a me con la sua clamide bianca ed il suo mantello rosso, solo, senza discepoli. Lo vedo sorridermi !». Sono le note dolenti e crepuscolari del Murmura più veritiero e più coerente con sé stesso. Gabriele D’Annunzio era ora veramente lontano, e nuove vie, già felicemente sperimentate nella nostalgica e partecipe rievocazione degli eroi del mito greco, si aprivano al giovane poeta; ma la morte, che più volte si era annunciata segnando di sé le giornate e il lavoro, giunse prima. * Storico Anno 2009 - n° 1 73 O “Scuola obbligatoria” – cm 33 x 26 – olio su tela Andrea CEFALY di Michele Lico Patriota garibaldino e meridionalista passionale nestà rigida, accorata capacità di denuncia espressa usando come strumento l’arte, considerandola non fine a se stessa, ma collegandola ai problemi evolutivi della società ed al mutamento in atto nell’Italia della seconda metà dell’Ottocento: questo è Andrea Cefaly, provinciale per scelta - anima e corpo – alla continua ricerca del vero e del meridionalismo passionale. Nasce a Cortale il 31 agosto del 1827 da Domenico - proprietario terriero, signore di immediata e calda generosità - e da Caterina Pigonati-Ducos - napoletana di origine francese, donna di grande cultura che apprezza e pratica pittura e musica. Dopo gli studi nel Real Collegio di Catanzaro il padre desiderava avviarlo alla professione forense, ma a Napoli - nel 1842 - dove dovevano proseguire gli studi di apprendimento, frequentò le lezioni di letteratura di Cesare Malpica e Gregorio D’Alessandria. La pittura, però, era il suo vero e duraturo amore. E così, vinta la resistenza paterna, si iscrisse all’Accademia di Belle Arti, ove trova come riferimenti Filippo Marsigli e la scuola libera di Giuseppe Bonolis. Suoi compagni di studio ed amici furono Filippo Palizzi, Michele Lenzi, Domenico Morelli, Saverio Altamura e Bernardo Celentano. Nel 1848 prende parte ai Moti Liberali antiborbonici e combatte anche nella Guardia Nazionale. Per sette lunghi anni rimane isolato nel suo paese nativo, dedicandosi con assiduità alla pittura. Giuseppe Bonolis gli dice di non riuscire a persuadersi “come un giovane in cui risplende l’ingegno possa rimanere in una colpevole inerzia”, mentre, in una lettera alla madre Caterina, Francesco Sagliano, pittore di Capua, scrive “voi non sapete il valore ed il genio di vostro figlio, ciò che per noi è studio, per lui è spontaneità e dono naturale.” Così, nel 1855, torna a Napoli, diventa allievo di Giuseppe Mancinelli e apre uno studio in vicolo San Mattia, divenuto confluenza e officina di pittori e letterati. Ma come al solito la storia genera numerose e profonde vicende. La storia rapisce anche all’arte Cefaly, che smette i panni del pittore per indossare quelli del patriota e del guerriero. Segue Garibaldi per tutte le tappe percorse alla conquista del regno borbonico fino a Capua. Il 1860 resta ferito a Caserta e, deposte le armi, partecipa alla Prima Mo- stra Nazionale di Firenze del 1861, nella quale confluiscono i temi dell’attualità sociale e militare dell’epoca. È qui che Cefaly espone “La battaglia di Capua”, che Vittorio Emanuele II comprerà per il Museo di Capodimonte. Ma nel 1862 è costretto a tornare a Cortale per partecipare alla gestione delle sorti familiari, mutate dalla morte accidentale del fratello. La sua permanenza durerà tredici anni. Tredici lunghi anni in cui si estranea dalle correnti Romane e Napoletane e perde l’occasione di confronti artistici importanti. E proprio nel 1862, proprio a Cortale, Cefaly fonda una Scuola di Pittura, un Istituto Artistico e Letterario, un vero laboratorio, prima di idee che di pittura, un luogo di apprendimento, ma soprattutto luogo di formazione della personalità e della coscienza. Brillante organizzatore, Cefaly mira a dar vita ad un progetto educativo-formativo di grande innovazione, capace di mutare le sorti del sistema di istruzione calabrese e di creare i presupposti della nascita di una nuova intelaiatura di scuole e botteghe artigiane ed artistiche. “In casa Cafaly era tutto – scriveva Alfonso Frangipane – il centro culturale in miniatura, lo studio dei pittori, la scuola di disegno, il centro musicale con la scuola di violoncello, le dissertazioni sul Boccaccio, le letterature di Dante…, mentre su la piazza del paese veniva costruita in muratura la colonna con la statua dell’Italia in terracotta, modellata da don Andrea.” La scuola fu frequentata da molti giovani artisti calabresi, Raffaele Foderaro e Michele Mangani dello stesso paese, Guglielmo Tomaini da San Pietro Apostolo, Antonio Palmieri e Guglielmo De Martino da Lamezia Terme, Carmelo Davoli da Filadelfia, Antonio Migliaccio da Girifalco, Gregorio e Raffaele Cordaro da Borgia. Un esperimento durato tredici anni che, infine, naufraga, non per mancanza di allievi o per il venir meno delle motivazioni, ma per l’insensibilità delle istituzioni pubbliche, che prima concedono sussidi, poi li fanno venire a mancare. Dal 1871 al 1875 fu consigliere comunale e provinciale, e nella XII e XIII legislatura del Regno d’Italia, deputato repubblicano al Parlamento. È vicino alla estrema sinistra, ma rimane un indipendente. Partecipa a molte esposizioni del tempo, tra le quali vanno ricordate: la Biennale Borbonica di Napoli del 1859, a cui invia le Anno 2009 - n° 1 75 “Terrazza a Sorrento” cm 106 x 145 olio su tela Anno 2009 - n° 1 77 opere “Il giudizio di Minosse” e “La Tradita” (che si trova a Parigi, al Museo del “Louvre” e che fu premiata con Gran Medaglia al merito distinto); la Mostra Nazionale di Firenze del 1861, con le opere “La battaglia di Capua” e “Allegoria: il cavallo sfrenato che abbatte la reazione”, riproposta alla Promotrice del ‘62; le Promotrici Napoletane del 1862 e del 1863; l’Esposizione di Vienna del 1873; la Mostra di Roma del 1883, con “Chi compra Manfredi?” e “La battaglia di Legnano”, ripresentata all’Esposizione Generale Italiana di Torino del 1884. Cefaly ebbe una produzione molto vasta e molto varia, dai dipinti dal vero di matrice palizziana, ai ritratti, ai quadri di soggetto letterario e storico. Tra le altre, “La barca di Caronte”, “Episodio garibaldino”, “Autoritratto”, “Nevicata”, “Il cavadenti”, “Morte di Raffaello”, “Famiglia in terrazza”, “La moglie in giardino”, “Donna albanese con capra”, “La Madonna dell’Uva”, “Terrazza a Sorrento”, “Incendio di Roma”, “Progresso in America”, ”La scuola obbligatoria”, ”Caino”, “Piccarda Donati”, “Bruto che condanna i figli” – tutte esposte al Museo delle Arti di Catanzaro; un gruppo di cinque ritratti di compositori e musicisti Ettore Berlioz , Michele Costa, E. Camillo Sivori, Niccolò Paganini, Ferdinando von Hiller - che si trovano nel Conservatorio San Pietro a Maiella di Napoli; ed altre opere ancora sparse in numerosi musei italiani. Dopo il suo definitivo rientro a Cortale, avvenuto nel 1884, forse a causa del colera che imperversa su Napoli, nulla di veramente nuovo accade nella vita pubblica del pittore calabrese, forse schiacciata dai molti eventi umani negativi che si susseguono nel tempo della sua tarda maturità. Si ritira, dunque, dalla politica attiva e si dedica a dipingere ritratti e quadri “luminosi e devoti per le chiese della sua terra”. Andrea Cefaly muore il 4 aprile del 1907.Giunge così l’epilogo di un convinto meridionalista, che aveva scelto di essere un “provinciale”, di vivere in Calabria con tutte le contraddizioni della sua terra - ora come allora – regione di frontiera. Perché – soleva dire - ogni artista deve trarre “il soggetto del proprio paese, illustrandone la gloria antica e manifestando lo spirito dell’attualità”. “A Cortale sono tornato e resto/perché altrove più recarmi non vale/sto chiuso in casa quando il tempo piove/quando è bel tempo cerco una boscaglia/immemore d’illustri e di canaglia!” 78 Anno 2009 - n° 1 Anno 2009 - n° 1 79 Gli Uffici della Camera di Commercio Sede Piazza San Leoluca Complesso Monumentale Valentianum 89900 Vibo Valentia centralino 0963.294600 fax 0963.294631 Presidenza tel. 0963.294602 Segreteria Affari Generali e Personale tel. 0963.294615 Registro delle Imprese tel. 0963.294604 Ragioneria Provveditorato Economato Diritto Annuale tel. 0963.294620 Servizi Sviluppo Imprese e Regolazione del Mercato tel. 0963.294614 Orario di Servizio al Pubblico lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 9.00 alle ore 12.15 martedì e giovedì dalle ore 9.00 alle ore 12.15 e dalle ore 15.00 alle ore 16.30 80 Anno 2009 - n° 1