.· Atti del Convegno 12 - 13 ottobre 2007: Il restauro monumentale nelle Isole Egadi Studio; analisi e progetti a cura di M Cristina Gusenza Questo volume è ptilblicato in occasione della Giornata di Studio: IL RESTAURO MONUMENTALE NELLE ISOLE EGADI. STUDIO, ANAUSI E POGETTI programmata il12 e 13 ottobre 2007 presso Palazzo Florio, Isola ci Favignana (TP), promossa dal Comune di Favignana Coorcinamento ecitoriale: Maria Cristina Cusenza Progetto grafico ed ii'Jl)aginazione: Angela Sava/li Stampa: Tipolitografia Fashion Gtaph/c S.n.e. di BonasonoAndrea & C. di Gibellina Saggio g'lilib fuori commen:io. VIETATA LA VEU>ITA e Q)pyri{ilt 2008 . REGIONE SICliANA · ASSESSORATO TERRITORIO EAMBIENTE . . Via Ug:> l a Mals, n. 169 · PALERMO Gaspare Ernandez Sindaco di Favignana Rossella Giglio Dirigente del Servizio per i Beni Archeologici. Soprintendenza per i 88. CC.AA. di Trapani Paolo Ruggirello Presidente Fondazione "Giuseppe Ruggire/lo" Pietro Fu naro Presidente A. N. C.E. Trapani INDICE Introduzione Maria Cristina Cusenza 12 Relazioni LA CONSERVAZIONE DEl MONUMENTI LAPIDEI NEL BACINO DEL MEDITERRANEO, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO A QUELLI IN PIETRE CALCAREE E MARMI Lorenzo Lazzarini 20 l CASTELLI DELLE ISOLE I:GADI (SECC. Xli -XVI) Ferdinando Maurici 48 CASTELLO DI PUNTA TROIA. MUSEO DELLE CARCERI Maria Cristina Cusenza, Patrizia Calvino, Angela Sava/li 70 IL RESTAURO DEL CASTELLO DI PUNTA TROIA DI MARETTIMO (ISOLE EGADI, SICILIA): RISULTATI PRELIMINARI DELLE INDAGINI DIAGNOSTICHE Fabrizio Antonelli, Stefano Cancelliere 82 LE EMERGENZE ARCHEOLOGICHE DI MARETTIMO Rosse/la Giglio 88 LAVORI DI RESTAURO ED ADATTAMENTO AD ATTIVITA' CULTURALI, TURISTICHE ED ARTIGIANALI DELL'EX STABILIMENTO FLORIO DI FAVIGNANA Silvio Manzo 100 IL RESTAURO DEL CASTELLO DI ROVIGO Mario Piana 112 l CONTRIBUTI.STORICI" ALLA TEORIA DELLA STABILITA' DI ARCHI E VOLTE IN MURATURA: DAL SECOLO XVIII ALLAATIUALE VISIONE DEL PROBLEMA Michele Paradiso 120 COMPOSITI A MATRICE CEMENTIZIA PER IL RINFORZO DI VOLTE IN MURATURA Francesco Focacci, Giovanni Mantegazza 136 l VINCOLI TERRITORIALI DELLE ZONE SIC-ZPS Silvia Sortino 148 154 Apparati La Giornata di Studio: Il restauro monumentale nelle Isole Egadi. Studio, analisi e progetti Rassegna Starrpa l CASTELLI DELLE.ISOLE EGADI (SECOLI Xli - XVI) Ferdinando Maurici* *Università degli Studi di Bologna- C.R.I.C .D. Palermo l romanzi hanno per protagonisti, normalmente, esseri umani con i loro drammi, i loro affanni, le loro gioie, i loro amori, la loro morte. A volte la vita del protagonista o dei protagonisti è seguita lungo tutto il suo corso o comunque per lungo tempo; altre volte la storia si concentra su un per~i~· ~più o menq breve o su un solo episodio, su una sola ase di una esistenza. Altre volte, e Cien anos de sole ad è un esempio splendido, il racconto segue le vicende di più generazioni. Un romanzo eccezionale, Il ponte sulla Orina pubblicato nel1945, ha per protagonista un monumento, un ponte, il ponte bosniaco di Visegrad, una connessione fra due mondi. La sua vicenda è seguita dalla costruzione, nella Bosnia ottomana del XVI secolo alla sua distruzione all'inizio della prima guerra mondiale. L'autore è lvo Andrié, figura luminosa di scrittore e di uomo, premio Nobel per la letteratura nel 1961 "per la forza epica con la quale ha tracciato temi e descritto destini umani tratti dalla storia del proprio paesen. Il ponte sulla Orina, in realtà, è la storia, ·possentemente orchestrata e al te.mpo stesso di struggente poesia, di un mondo di confine, di una frontiera, delle civiltà e degli uomini che lungo essa hanno convissuto e convivono. Ma non sono qui per tediare il pubblico parlando, senza alcuna competenza, di letteratura. E· però non riesco 20 a sottrarmi al fascino, alla suggestione del romanzo di Andrié il cui protagonista è un ponte che assiste ed insieme è teatro delle vicende balcaniche e mitteleuropee lungo quattro secoli. Sulla montagna che divide in due la meravigliosa isola di Favignana che oggi ci ospita sorge un castello di origini piuttosto antiche (almeno dal Xli secolo) che attualmente, pur nel suo stato di abbandono, si presenta in una facies sostanzialmente dovuta alla ricostruzione cinquecentesca ed agli interventi successivi. Non si può non riflettere su quanta storia mediterranea abbia visto il castello del monte di Favignana, un'isola posta, come il ponte bosniaco di Visegrad, su una faglia lungo la quale, nel corso del tempo, le isole hanno disimpegnato, di volta in volta, ruolo di cerniera o di avamposto di frontiera o entrambi i compiti nello stesso tempo. Solo poche considerazioni. Nel1282 a Favignana, primo porto siciliano per chi venga dall'Africa e dall'Occidente mediterraneo, giunge la flotta di Pietro Ili d'Aragona. Oltre un secolo dopo, nel 1392, a Favignana arriverà un'altra flotta con i vessilli d'Aragona al vento, quella condotta da Martino duca di Monblanc. La Spagna fa irruzione nella storia siciliana attraverso la sua frontiera occidentale, segnata e assai timidamente sorvegliata dalle isole Egadi .(Fig. 1), da Favignana con il suo castello e dalla lontana fig. 1 • Le Egadi nella rappresentazione cartografica di Tiburzio Spannocchi. . t • • • • • o .., - Marettimo, primus mons Siciliae secondo il cronista Bartolomeo da Neocastro 1• A metà del Cinquecento questa sottilissima e permeabile linea insulare di frontiera non è più sostenibile: la flotta turco-barbaresca di Barbarossa e le cento navi corsare di Barberia hanno reso inabitabili le isole; il castello di Favignana, a quel tempo probabilmente soltanto un modestissimo ridotto, viene abbandonato al suo destino; la frontiera arretra e si concretizza nelle possenti fortificazioni di Trapani. Facendo un balzo in avanti di circa tre secoli, non 1 Bartolomeo da Neocastro, Historia Sicula (1250-1293), in Cronisti e scrittori sincroni napoletani, a c. di G. Del Re, Il, Napoli 1868, CIX, col. 538. l Castelli delle Isole Egadi (secoli Xli- XVI) lontanissimo da Favignana e dai suoi castelli (tre, a quel tempo) passarono due vapori destinati a sbarcare a Marsala mille uomini, una bandiera, un sogno. Il Risorgimento e l'Unità d'Italia, dopo essere stati destinatari di culto incondizionato per oltre un secolo, oggi non vanno più tanto di moda: si preferisce blaterare di fumosi federalismi, risibili parlamenti del nord e del sud, padanie, secessioni - un giorno ·armate il giorno dopo, per carità, pacifiche - ed altre amenità varie. In questo clima, dire tutto il bene possibile dei Borbone e del loro regno è una pratica che trova sempre più adepti, purtroppo anche in campo storico o pseudostorico. Qui continuiamo a pensare, pur con tutte le immense delusioni, i drammi e i problemi ancora oggi irrisolti nel Paese, che l'irruzione di Garibaldi nella storia siciliana - giunta attraverso la frontiera marittima occidentale di cui le Egadi sono la linea avanzata- sia stato un evento glorioso; continuiamo a pensare che l'unità della nazione sia un bene altissimo e irrinunciabile. Per gli oppositori dello stupido, sanguinario e vile regime del re Borbone, chiusi a marcire nelle fosse dei castelli di Favignana, il maggio 1860 fu la fine di un lungo martirio, anche se l'uso carcerario dell'isola sarebbe continuato e perdura tuttora. La storia dei castelli delle Egadi è dunque anche la storia del Risorgimento d'Italia e dei suoi martiri. 21 fig. 2 - Marettimo, il fortilizio romano. Non sappiamo se un edificio sorgesse sulla montagna di Favignana già a metà del 111 secolo a. C. Se mai fosse esistito, sarebbe stato un osservatorio privilegiato dal quale seguire le fasi della battaglia navale che nel 241 a. C. decise le sorti della l guerra punica, della Sicilia, del Mediterraneo occidentale. Mille e più anni prima del Vespro, in un mondo ovviamente completamente diverso, le Egadi svolgevano già un ruolo di porta d'accesso alla Sicilia, poste com'erano lungo la rotta che collegava l'Africa, Cartagine, alla Sicilia occidentale. Frontieracerniera. Forse esisteva già, o fu costruito poco dopo, il fortilizio romano in opus reticulatum che ancora sorge a Marittimo nel sito che è ormai conosciuto come "Case Romane" (Fig. 2) proprio per questa antica presenza2. Questo monumento potrebbe raccontare della pace e della relativa stabilità assicurata alla Sicilia e alla sue 2 Cfr. V. Scuderi, Architetture medievali del trapanese inedite o poco note, Il, in "Sicilia Archeologica' , 4, 1968, pp. 41-42; C.A: Di Stefano, Ladocùmentazionearcheologica del l/l e IV seoo/o d. C. nella provincia di Trapani, in " KOK.At\OL" , XXVIII-XIX, 1982-1983, p. 361; F. Ardizzone, R. Di Liberto, E. Pezzini,// complesso monumentale in contrada "Case Romane· a Marettimo. La fase medievale: note preliminari, in Scavi Medievali in Italia 1994-95,Atti della Prima Conferenza Italiana di Archeologia Medievale (Cassino, 14-16 dic. 1995), a c. di S. Patitucci Uggeri, Roma-FreiburgWien 1998, pp. 387-424; F. Maurici, Le Egadi dalla tarda antichità agli inizi dell'età moderna.· storia e archeologia, in ' La Fardelliana·, a. XVIII, 1999, pp. 74-76; Id., Medioevo trapanese. Gli insediamenti nel territorio della provincia di Trapani dal tardo antico alle soglie dell'età moderna, Palermo 2002, pp. 45-49; Id. La Sicilia occidentale dalla tarda antichità alla conquista islamica. Una storia del territorio ca. 300 d. C. -827, Palermo 2005, pp. 221-230. 22 isole minori dalla conquista bizantina, quando le Egadi, come al tempo di Roma, come già al tempo di Cartagine, continuavano a svolgere il ruolo di cerniera fra la Sicilia e l'Africa, di scali per la navigazione, godendo almeno fino al VI secolo d. C. di una certa vitalità economica attestata dalla testimonianza di Nepoziano (che nel IV secolo definisce le isole opulentissimae) e dalla pur non moltissima documentazione archeologica3. Il quadrato 3 Cfr., in ultimo, F Ardizzone, E. Pezzini, Prime attestazioni cristiane nell'arcipelago delle Egadi e presenze monastiche d'età normanna, in La cristianizzazione in Italia fra tardoantico e altomedioevo, Atti del IX Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana (Agrigento, 20-25 novembre 2004), a c. di R.M. Bonacasa Garra, E. Vitale, Palermo 2007, 1, pp. 1815-1816. l Castelli delle Isole Egadi (secoli Xl/- XVI) murato di "Case Romane" a Marettimo potrebbe raccontare però anche della fine di questa fase, della apertura di una nuova frontiera mediterranea a seguito dell'avanzata islamica in Africa del nord, avanzata che nel corso del IX secolo porterà anche la Sicilia nell'Oriente e nel Sud islamico. Nella fase più acuta dello scontro islamico-bizantino la presenza umana nelle isole sembrerebbe essersi rarefatta fino, forse, a scomparire del tutto o quasi. E' ciò che suggeriscono anche gli scavi di "Case Romane", dove agli ultimi materiali di IX secolo (moneta di Michele 111, 842-866) sembra seguire uno hiatus durato fino all'Xl secolo. E potrebbe anche narrare, l'edificio romano di Marettimo, del nuovo basculamento al di qua della faglia mediterranea, avvenuto nell'Xl secolo quando i normanni portano la Sicilia, dopo due secoli di appartenenza al dal al-lslam, nel mondo cattolico, neolatino, europeo. La chiesetta che sorge presso l'edificio in opus reticulatum, datata proprio all'Xl secolo, è un segno inequivocabile di questa nuova fase, del nuovo grande cambiamento. Le Egadi e le loro architetture più antiche sono quindi te~timoni della grande storia mediterranea, come il ponte sulla Orina lo fu di quella balcanica. Chi ha l'onere di aprire questo convegno non è però un romanziere ma solo un povero medievalista (anzi, e non è la stessa cosa, un medievalista povero): si limiterà quindi -a fare con onesta il suo mestiere nel breve spazio affidatogli. Occqrre, innanzi tutto, definire l'oggetto di questa breve relazione. Tratterò dei castelli - o più in generale delle fortificazioni- delle isole Egadi da età medievale fino al XVI secolo. In realtà, nel medioevo e fino all'incirca all'ultimo trentennio del XVI secolo, è attestato con certezza un solo castello, quello di Favignana, identificabile, come meglio si vedrà, con l'attuale forte di Santa Caterina (Figg. 3-4). Gli altri castelli di Fav!gnana, il S. Leonardo (in realtà un torrione) ed il S. Giacomo, così come il castello di Marettimo, saranno costruiti per ordine del marchese di Pescara, vicerè di Sicilia dal 1569 al 1571. Di epoca imprecisabile è il basamento della Torretta' esistente sulla costa orientale di Favignana, mentre più tardo, del XVII secolo, è il forte dell'isolotto di Formica. Fare chiarezza preliminarmente sulla datazione di questi edifici, nella misura in cui lo consentono le fonti disponibili, appare particolarmente opportuno. Alcuni eruditi del XIX e XX secolo, recentemente passati al vaglio dalla tesi di una mia laureata4, su nessuna base documentaria o archeologica, attribuirono infatti ai castelli e alle torri delle Egadi origini piuttosto antiche, riferendone la 4 D. Piredda, l castelli delle isole Egadi nel medioevo. Storia e storiografia, tesi di laurea triennale, ds.. Università di Bologna, Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali, relatore F. Maurici, a. a. 2005-2006. · 23 fig. 3 -Favignana, il forte di S. Caterina e la tonnara. fig. 4 - Favignana, il forte di S.Caterina, veduta panoramica. fig. 5- Il basamento della c. d. Torretta' di Favignana. costruzione di volta in volta ai musulmani (addirittura agli inizi del IX secolo), alla prima età normanna o al tardo XV secolo. Salvatore Struppa, in un opuscolo del 1877, aveva insistito con enfasi risorgimentale sul tristo uso carcerario di S. Caterina e S. Giacomo di Favignana, attribuendone la costruzione ad Andrea Riccio, barone di Favignana tra la fine del XV ed i primi del XVI secolo5. Per il sacerdote Zinnati e per un tale Cataliotti, direttore del penitenziario, i saraceni avrebbero edificato a Favignana tre torri. Gli autori citati aggiungono anche il presunto anno di costruzione: 1'81 Oe quindi diciassette anni prima dell'inizio della conquista islamica della Sicilia, il che rende la notizia e la data ulteriormente difficili da accettarsi. Due di queste presunte torri di origini saracene esse sarebbero poi state ampliate e trasformate dai normanni, fin dagli anni del primo Ruggero, nei castelli di S. Caterina (sull'omonimo monte) e di S. Leonardo che, non più esistente, sorgeva fin verso il 1876 sul sito ove fu poi costruita la palazzina Florio. La terza presunta 'torre saracena', serenamente e assurdamente datata all'810, sarebbe la 'Torretta' (Fig. 5) di cui restano pochissimi avanzi sulla costa orientale dell'isola. Da Ruggero gran conte sarebbe poi stato costruito ex novo il castello o forte di S. Giacomo, nucleo più antico dell'attuale 5 S. Truppa, Favignana - 24 memorie e note, Palermo 1877, p. 37 e p. 49. l Castelli delle Isole Egadi (secoli Xli - XVI) penitenziario. Lo avrebbe testimoniato una epigrafe un tempo visibile ma scomparsa senza lasciare trac~ia6; superfluo aggiungere un giudizio sulla attendibilità di tale informazione. Per Cataliotti, che anche su questo punto si rifà al più vecchio contributo di S. Struppa, i castelli di S. Giacomo e S. Caterina sarebbero stati poi completamente ricostruiti da Andrea Riccio, barone di Fav.ignana, nel1496. Origini arabe, per Zinnati, avrebbe il castello di Punta Troia a Levanzo: anche in questo caso 6 M. Zinnati, Cenni storici delle isole Egadi, Monte San Giuliano 1912, pp. 17-19. A. Cataliotti, Favignana. Memorie note e appunti. Con speciale riferimento al Castello di San Giacomo, Agrigento 1924, p. 66 e pp. 113-114. si sarebbe trattato di una 'torre saracena' trasformata poi in un fortilizio più grande dal conte Rugg~ro7 . Questa tradizione sulle presunte origini arabe o normanne dei castelli delle Egadi, seppur sotto forma di torri, sembra del tutto priva di fondamento ed è probabilmente dovuta solo alla fantasia di scrittori locali dell'ultimo '800 e del primo '900 del tutto privi di preparazione storica8. Tale tradizione, purtroppo, è stata accolta senza alcun vaglio critico anche di recente9 e costituisce ormai una sorta di vulgata locale sulle origini dei castelli di Favignana e Marettimo. Dal momento che la moneta cattiva scaccia quella buona, non ho purtroppo dubbi sul fatto che neanche questo contributo, come gli altri da me già pubblicati sulla stollia delle Egadi, varrà a rettificare in futuro le erronee notizie riportate dalla letteratura divulgativa e turistica. 1 M. Zinnati, Cenni storici cii., p. 24L 8 L'incipit dell'opuscolo di Cataliotti (Favignana. Memorie d t., p. 17) è già una solenne, memorabile, dichiarazione di assoluta incompetenza storica o peggio: 'Le isole Egadi pare abbiano avuto origine nell'età dilwiana che secondo lo storico Rohrbocher awenne 1695 anni dopo la creazione del mondo. La costituzione geologica conferma tale assunto'. Cataliotti pubblicò il proprio lavoro nel1924 e non nel1624. 9 G. Racheli, Egadi mare e vita, Milano 1979, pp. 300-303; A.t. Lima, Favignana, in 'Storia della città', 26127, 1983, pp. 233-237, in pari. p. 233 e 235; R. Riva Sanseverino, Atlante sulla forma dell'insediamento: le isole minori della Sicilia. Analisi e studi sul territorio delle microisole, progetto e strategie di pianificazione, Palermo 2002, p. 104; in ultimo N. Ravazza, Egadi. L'arcipelago di Ulisse, Trapani 2007, p. 20, p. 58, p. 82. Anche la mia laureata già ricordata, nonostante le mie raccomandazioni, non è riuscita del tutto a sottrarsi a tale tradizione che qua e là affiora, pur con critica precauzione, nella sua tesi. 25 fig. 6 -Favignana nella rappresentazione cartografica di Spannocchi. fig 7 -Il brte di S. Caterina nella rappresentazione di F Negro. Le fonti storiche a disposizione, in realtà, non a~torizzano in nessun modo a parlare di origini arabe per i castelli delle Egadi, né alcun contributo sulla loro cronologia è fino ad ora venuto dall'archéologia. La più antica notizia circa l'esistenza di un castello nelle Egadi è relativa a Favignana: si tratta della celebre relazione di viaggio di lbn Giubayr, relativa all'inverno 1184-1185 durante il quale, dopo un naufragio presso ~essina, il pellegrino andaluso raggiunse Palermo e quindi Trapani da dove si reimbarcò per tornare a casa. llbn Giubayr chiama Favignana "Isola del romito" (in arabo giazirah ar-rahib) o 'Il Romito' (a/-Rahib) per la presenza di un monaco 26 o eremita che sarebbe vissuto, in assoluta solitudine, "su la sommità" dell'isola in una "specie di castello"10 che dovrebbe quindi ubicarsi in alto sulla montagna, verosimilmente nel sito del futuro forte di Santa Caterina. Non è precisabile cosa si deva intendere per una "specie di castello" né nulla è aggiunto da lbn Giubayr sulle caratteristiche di tale edificio né sulla sua antichità. Ciò che sembra certo o molto probabile, però, è che alla fine del Xli secolo la "specie di castello" esistente a Favignana non avesse funzioni militari. Quanto alla presenza del 'romito', lbn Giubayr riferisce in ·realtà una tradizione . più antica, già riportata da ldrisi che anch'egli chiamava· Favignana giazirah ar-rahib (Fig. 6)1 1. Il nome arabo di 'isola del romito' per Favignana, in realtà, è ancora più antico della metà del Xli secolo: già nel IX secolo un altro scrittore arabo, lbn Khurdadhbih, parla di giazirah ar-rahib aggiungendo che nell'isola, in un passato non meglio determinato, si praticava la castrazione degli schiavi 12. La corrispondenza indubbia fra la giazirah ar-rahib di lbn Khurdadhbih e Favignana è confermata anche da un'opera geografica araba di recente resa nota •o lbn Giubayr, in M. Amari, Biblioteca arabo-sicula, trad. il., Torino-Roma, 1880 1881, 1, p. 167. 11 ldrisi, ivi, l, p. 52 . . 12 1vi. 11, p. 667. In notaAman appuntò che giaziah ar~htb è d00"_16 che al_tn geografi_ arabi danno a Favignana Cfr anche E Asthof, Trapani e 1 suo1 dmtorm secondo 1 geografi arabi, in "la Fardelliana", a l, 2-3, mag..<fic. 1982, pp. 29-30. l Castelli delle Isole Egadi (secoli Xl/- XVI) da J. Johns e databile nella prima metà dell'Xl secolo: in essa !'isola ar-rahiba viene segnalata come scalo lungo la rotta fra ai-Mahdiyya e Palermo, e precisamente sul tratto fra Trapani e una località detta ras ai-N.b.rah; forse Capo Boeo 13. Come già accennato, nessun autore arabo, greco o latino, che io sappia, riferisce della costruzione fin dal IX secolo di torri a Favignana o Marettimo: quesfultima isola, anzi, così come Levanzo, è detta disabitata tanto . da Id risi che da l bn Giubayr. Occorre attendere l'età angioina perché compaia nella documentazione un castello delle Egadi in uso militare, quello di Favignana (che sorgeva sul sito dell'attuale forte di Santa Caterina), ricordato come castrum demaniale dalla documentazione studiata da Eduard Sthamer14. Fin da allora il castello demaniale di Favignana è controllato dalla famiglia Abbate, la più potente di Trapani, che con Palmeri ne detiene la castellania15. Il castello di Favignana (Figg. 7-9), demaniale come la città di Trapani, è quindi una sorta di punto avanzato delle fortificazioni 1 ~ J. Johns, Una nuova fonte per la geografia e la storia della Sicilia nel/Xl secolo. 11 kitab gara'ib al-funun wa-mulah at-uyun, in ·Mélanges de l'Ecole· française de Rome. ~oyenAge-Temps Modernes". 116. 1, 2004, p. 449. E. Sthamer, D1e Verwaltung der K.astelle im Konigreich Sizilien unter K.aiser ;;1ednc? ": und Kar/1. von Anjoiu, leipzig 191_4, p. 66. l ~eg1stn della Canee/lena ang10ma ncostru1t1 da R. Filangeri con la collaborazione degli archivisti napoletani, X, p. 20 n. 71. Cfr. inoltre L. Sciascia, Le donne e i cavalier. gl1 affanni e gli agi. Famiglia e potere in Sicilia fra Xl/ e XIV secolo Messina 1993, p. 123. ' ' fORTE DI SAN T A CATARINA OIL ISOLA D~LLA r AVl'CNANA d~ quesfultima. Pur non essendo stabilmente abitata ' Favignana era troppo grande, troppo vicina alla costa e a due città importanti come Trapani e Marsala, troppo allettante per il suo porto e le sue risorse (tonno, legno, pietrame, cacciagione) per' potere essere abbandonata al suo destino, come Levanzo e Marettimo. Favignana, inoltre, come già riferito da l bn Giubayr, poteva offrire comodo "luogo d'agguato a' nemici"16• Il potere regio e i suoi rappresentati aTrapani hanno quindi tutto l'interesse a controllare la più grande delle Egadi, porta d'accesso 16 lbn Giubayr, in M. Amari, Biblioteca arabo-sicula cit., l, p. 167. 27 fig. 8 -Il forte di S. Caterina in un'immagine de/1686. fig. 9 -Il forte di S. Caterina oggi. alla pesca del tonno. Nel corso del XIV secolo, pur rimanendo nominalmente di regio demanio, il castello di Favignana, come i due di Trapani, resterà in pugno ai veri padroni della città che se ne tramanderanno ereditariamente la castellania: da Palmeri Abbate passerà al fratello Riccardo, al primogenito di questi Nicolò, a suo figlio Riccardo e ad un nuovo Nicolò, nipote del primo 17 . Superfluo ripetere che l'importanza economica di Favignana, dopo secoli di probabile abbandono o semi abbandono di cui ancora sembrano testimoniare ldrisi e lbn Giubayr, andava crescendo in particolare grazie all'impianto della tonnara, anch'essa attestata documentariamente a partire da epoca angioina18. Dal Xlii secolo il castello di Favignana è quindi una prima linea avanzata, una sentinella di Trapani e della Sicilia, ma è anche, in primo luogo, il presidio di un territorio insulare che si tende a sfruttare più che nei secoli passati: e ciò anche se di popolamento marittima alla città e a tutta la Sicilia, oltre che isola dalle buone potenzialità economiche, legate in primo ·luogo 28 17 lvi, pp. 154-156. li .castello di Favignana è ricordato verso il 1355 da un elenco pisano dei castra siciliani.· E. Librino, Rapporti fra Pisani e Siciliani a proposito d'una causa di rappresaglie nel sec. XlV. Note e appunti, in "Archivio Storico Siciliano', n. s.. XLIX, 1928. p. 209 19 l Registri della Cancelleria angioina, IX, p. 43. Ben più antiche, almeno di età romana, sono le testimonianze archeologiche dì pesca e lavorazione del pescato a Favignana; cfr. G. Purpura, Pesca e stabilimenti antichi per la lavòrazione del pesce . in Sicilia. /11. /sola delle femmine (Palermo}, Punta Molinazzo (Punta Raisi}, Tonnara del Cofano (Trapani), S. Nicola (Favignana}, in "Sicilia Archeologica". 57-58. 1985, pp. 81-84. l Castelli delle Isole Egadi (secoli Xl/- XVI) stabile non si potrà parlare prima del XVII secolo19. Che il castello medievale di Favignana sorgesse sulla vetta del monte e corrisponda quindi, almeno come sito, al castello o forte di.Santa Caterina è attestato, oltre che da lbn Giubayr che parla della "specie di castello" costruito "su la sommità", dalla relazione di Tiburzio Spannocchi (ca. 1578) secondo cui "nel più alto [di Favignana] è un castello antico però di buona fabbrica"20. 19 All'epoca del Vespro, come riferisce Bartolomeo da Neocastro, Favignana restava disabitata (Bartolomeo da Neocastro, Historia Sicula cit. p. 169). <O T. Spannocchi, Marine del regno di Sicilia, a c. di R. Trovato. Catania 1994, c. 118. Inoltre C. Pollo, La Sicilia di 7iburzio Spannocchi. Una cartografia per la conoscenza e il dominio del 'territorio nel secolo XVI, supplemento a ' L'Universo' , Dopo l'arrivo dei Martini - che come Pietro 111 fecero il primo scalo proprio a Favignana21 - la castellania di Favignana passerà a Antonio del Bosco22 mentre la demanialità dell'isola e del suo castello saranno confermate dal parlamento di Siracusa del 139823• Non è superfluo ricordare di nuovo che nessun documento medievale noto parla di altri castelli o di altre fortificazioni a Favignana, Levanzo e Marettimo. Il castrum insulae Favugnane esistente sulla montagna di Santa Caterina fino a oltre la metà del XVI secolo sembra essere stato l'unico fortilizio documentato nell'arcipelago: la notizia della costruzione del castello di S. Giacomo da parte di Andrea Riccio verso il1496, pur di per sé non inverosimile, manca che io sappia di attestazione documentaria. Nel 1405 era castellano di Favignana tale Antonio d~ Bandino con diritto a tutte le rendite fiscali dell'isola che però non bastavano neanche a coprire le spese del LXXXI, Firenze 2001 (l'edizione è priva di impaginazione). Ho già proposto altrove l'identificazione del castrum medievale con il sito del futuro fo rte di S. Caterina (F. Maurici, Le Egadi, pp. 82-83). Ardizzone e Pezzini, pur avendo la gentilezza di citare questo mio contributo. hanno tuttavia di recente ritenuto di non avere ' elementi per comprendere se il_castello citato dalle fonti fosse il forte di S. Caterina, tutt'ora visibile sulla sommità dell'unico rilievo dell'isola, o·piuttosto il forte S. Giacomo ... o ancora il forte S. Leonardo' (F Ardizzone, E. Pezzini, Prime attestazioni cit., p. 1822). 21 Cfr. J. Zurita, Anales de Arag6n, Zaragoza 1976, vol. IV, p. 765 (X, L). 22 Archivio di Stato di Palermo (ASPA), Regia Canoelleria 23, cc. 33v-34v, 1394 feb. 5 ind. ll 23 Cfr. F. Sammartino De Spucches, La storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia, Palermo 1927-1941 , 111, p. 224. 29 presidio che per 12 onze annuali venivano corrisposte dalla secrezia di Trapani 24• Nel 1410 era castellano un certo Pietro de Sadina con 6 onze annuali di salario. Ai suoi ordini stavano sei servientes o compagni con 4 onze annuali ciascuno. La spesa per il mantenimento della guarnigione era suddivisa fra le secrezie di Trapani (12 onze annuali) e Marsala (18 onze annuali). Il castello, a questa data, sembrerebbe disarmato o quasi. L'arsenale comprendeva infatti, oltre alle armi personali di castellano e compagni, in tre balestre, tre pavisi tristi (grandi scudi evidentemente in cattive condizioni) e quattro elmi di ferro; niente altro, almeno a stare ad un inventario custodito neii'Archivo de la Corona de Arag6n 25 . Tenendo però conto della collocazione del castello - altissimo sulla costola montagnosa di Favignana- si può vero~imilmente ritenere che esso, come ben attestato per il XVI-XVIII secolo, servisse soprattutto come punto di osservazione verso il mare e per la trasmissione di segnali d'allarme, non necessitando quindi di guarnigione numerosa né di particolare armamento. Non dispongo di fonti che forniscano alcuna informazione sull'aspetto edilizio del castello di Favignana fra Xlii e XV secolo. Dando per certo. che la ricostruzione cinquecentesca del forte di S. Caterina abbia inglobato il preesistente castrum medievale, vi è comunque motivo per ipotizzare che esso presentasse aspetto, dimensioni e caratteristiche costruttive prive di particolare rilievo: è probabilmente, in conclusione, che si trattasse di un fortilizio piuttosto modesto, forse poco più di una torre. Oltre che dalle fonti di tipo archivistico già citate, il castello è menzionato nel1420 dal guascone Nonpar de Caumont che si limita però a ricordarne la demanialità26. La guarnigione dipendeva quasi per tutto dai rifornimenti e dai collegamenti con la Sicilia, assicurati da barcaioli che rischiavano continuamente la cattura in mare o sulle coste della stessa isola da parte dei corsari e pirati di cui il mare delle Egadi pullulava. Nel1415 re Ferdinando ordinava di utilizzarè 15 onze del fondo della redenzione per liberare dalla schiavitù barbaresca il barcaiolo Giovanni Vallori 27• Il riscatto di questo sventurato costava quindi la metà di tutto lo stipendio annuo della guarnigione di Favignana, il cui mantenimento era reso.ancora più necessario dallo sviluppo ulteriore della corsa barbaresca ai danni della Sicilia. Tanto più che lo sfruttamento economico dell'isola continuava e si incrementava: oltre che per pescare il tonno si andava a Favignana per cavare la sua bella 26 2' ASPA, Regia Cancelleria 43, c. 133v, 1405 dic. 17 ind. XIV. 25 Archivo de la Corona de Arag6n (ACA.). Maestro Racional 2506. 30 H. Bresc, Una stagione in Sicilia: Nonpar de Caumont a Isnello (1420) , in 'La Fardelliana", a. VI, 1-2. 1987, p. 5. 21 ACA, Cancilleria 2428 c. 100v, 1415 mag. 31 l Castelli delle /so/e Egadi (secoli Xli · XVI) pietra da costruzione, per tagliare e caricare legname e per cercare oricello, un'alga che ridotta in polvere veniva usata come colorante rosso28. Nel corso del XV secolo il castello di Favignana continuò quindi a svolgere il suo ruolo di posto di guardia, costituendo una certa garanzia contro pirati e corsari per quanti frequentavano l'isola: legnaioli, cavatori di pietra, cacciatori e sopratutto tonnaroti. C'è da ritenere che, nonostante la concessione in feudo delle isole (alla famiglia de Carissima e quindi alla famiglia Riccio), il castello sia rimasto sempre o quasi sotto controllo demaniale29. . Nel corso del XV secolo, Favignana ed il suo castrum costituiscono quindi la prima, sottilissima, linea di frontiera occidentale della Sicilia, una frontiera permeabilissima e oltrepassata tranquillamente da corsari e pirati di ogni bandiera, primi fra tutti i tunisini. Per quanto fastidiosa, o a volte anche molto pesante, la minaccia sul mare, sulle coste e sulle isole, è il portato di una sorta di inevitabile guerriglia di frontiera ed ancora della 'normale' insicurezza dei mari medievali, battuti anche da corsari nostrani, trapanesi in primo luogo. Questa situazione 29 Cfr. F. Maurici, Le Egadi dalla tarda antichità dt., pp. 84-85. 29 Arcangelo Leanti riferisce nel XVIII secolo che i castelli di Favignana erano regi, pur essendo la famiglia Pallavicino lilolare dell'isola (A. Leanli, Lo stato presente della Sicilia o sia bre\113 e distinta descrizione di essa, 2 tomi, Palermo, 1761 , Il, p. 397) precipita drammaticamente nel corso della prima metà del XVI secolo con l'ingresso della potenza turca nel Maghreb e quindi nel Mediterraneo centrale grazie all'opera di Khair ad-din, più noto come Barbarossa, un corsaro musulmano d'origini egee destinato a fare grande fortuna in Berberia e divenuto quindi kapudan pasha, ammiraglio,del sultano. Lungo le coste trapanesi e sulle isole corre ora la frontiera fra il blocco absburgico e l'espansionismo turco che ha nei corsari barbareschi la sua punta di diamante. Il pericolo non è più costituito dallo stillicidio delle incursioni tunisine, a volte condotte anche in grande stile, come durante il XV secolo: in mare vi è ora, e la fa da padrona, la grande flotta turca, guidata dal suo ammiraglio.In questocontestogeopoliticocompletamente .cambiato, il sottile diaframma di Favignana non può reggere. Il castello dell'isola poteva ancora essere presidiato quando il nemico principale erano le fuste tl:misine, insidiose ma poche e non di certo avanguardia di temute e potenti flotte d'invasione. Ma nel XVI secolo, il mare è dominato dall'armata turchesca di Barbarrossa o di Dragut e le Egadi divengono terra di nessuno, abbandonate all'intraprendenza turco-barbaresca che ne fa comodi punti d'appoggio, nascondigli, luoghi d'agguato. Tommaso Fazello, alla metà del secolo, registra puntualmente questa situazione, testimoniando 31 fig. 10- La scomparsa torre di S. Leonardo a Favignana in un'immagine di F. Negro (1640). fig. 10a- La torre di S. Leonardo in un'immagine de/1686. fig. 11 - Il forte di S. Giacomo nella rappresentazione di F. Negro (1640). fig. 11a- Il forte di S. Giacomo (Santiago) in un'immagine de/1686. lo stato d'abbandono del vecchio castrum di Favignana, pur sottolineando la fertilità dell'isola, l'abbondanza di acqua e dunque la sua potenziale abitabilità30 . Lo storico cinquecentesco di Trapani noto come Pugnatore, dal canto suo, addebita esplicitamente alla presenza ostile di turchi e barbareschi la decadenza delle Egadi e l'abbandono del loro sfruttamento economico nel corso della prima metà del XVI secolo31. Il recupero del controllo almeno parziale dell'arcipelago da parte siciliana sarà opera del vicerè marchese di Pescara (1568-1571) in anni che, dopo il fallito assedio ottomano di Malta, vedono il lento e progressivo decrescere della minaccia turca. Dopo avere recuperato al demanio reale le isole, precedentemente infeudate, il vicerè, secondo la testimonianza del c. d. Pugnatore, "mandò a fabbricar rocche e torri appresso a quei lochi vicini, ove fossero più opportune per discoprir i corsari da lunge et anco per cacciameli quindi, quando in tempo di fortuna, o di altro vi si avesser voluto fermare in modo che pescagione di tonno o di corallo far vi si avesse potuto"32. Sorsero così , T. Fazello, De rebus sicu/is decadae duae, Panormi 1558; trad. it. col titolo Storia di Sicilia, a c. di A. De Rosalia e G. Nuzzo, Palermo 1990, 1,1,1, p. 78. 31 G. F. Pugnatore, /storia di Trapani, a c. di S. Costanza, Trapani 1984, pp. 140141. lZ lvi, pp. 179-180. Sull'attività fortificatoria del marchese di Pescara alle Egadi si veda 3l L. Dufour, Atlante storico della Siéi/ia. Le città costiere nella cartografia manoscritta 1500-1823, Palermo-Siracusa-Venezia 1992,pp. 16-17. 32 ~----------------------------------~ 11 S:LEONARDO DE LA s: ' - - " - - - - - - - - - - - -- - - ----' 10a il forte di S. Leonardo (Figg. 10), un torrione a guardia del porto, ed il forte di S. Jacopo (o S. Giacomo) (Figg. 11), nella pianura dell'isola, a non molta distanza dal porto. Fu anche ricostruito il castello medievale che fu trasformato nell'attuale forte di S. Caterina "sul più alto colle dell'isola, onde ogn'intorno il mare da lontano si scopre". Altro fortilizio, l'attuale castello di Punta Troia, venne eretto dal vicerè a Marettimo presso la cala allora detta di S. Simone, mentre a Levanzo fu disposta unicamente la presenza di guardie "ma senza ricetta murato". La continua sorveglianza avrebbe dovuto permettere di scoprire per tempo la presenza di vascelli nemici dando il tempo ai guardiani stessi di rifugiarsi "in uno assai rilevato e sicuro poggio dell'isola dove non si può andare se non con scale portatili quivi per ciò tenute da loro, per dar di ciò necessari segni alle guardie di Favignana1133• Spannocchi menziona solo il toponimo S. Leonardo, molto probabilmente preesistente alla torre e relativo alla cala sottostante. Per quello che dal c. d. Pugnatore è già chiamato forte o castello di Santa Caterina, Spannocchi parla di "castello del monte" e per il forte S. ll G F Pugnatore, /sloria cii., p. 180 33 fig. 1Ob - La punta di S. Leonardo e la palazzina F/orio sorta sul sito della torre di S Leonardo. fig. 11b - Il forte di S Giacomo oggi (da Piredda) ,(lb 11b 34 Giacomo di "castello da basso". Non è chiara l'origine della dedicazione dei tre castelli di Favignana ai tre santi rispettivamente e qui, non avendo alcuna competenza specifica in materia, mi limiterò a suggerire solo qualche ipotesi di lavoro. La dedicazione a San Giacomo di un forte eretto da urt vicerè spagnolo alla fine del XVI secolo si spiegherebbe in effetti senza particolari difficoltà: San Giacomo, Santiago matamoros, è il protettore della Spagna ed il nemico degli infedeli musulmani. Pur non potendosi escludere in partenza che il toponimo sia più antico del XVI secolo, di esso non ho trovato tracce nella documentazione medievale: attribuirne le origini ai normanni ed a una preesistente chiesetta o cappella, così come afferma la tradizione divulgativa relativa a Favignana, è congettura quindi piuttosto difficile e comunque non suffragata da alcuna fonte. Stabilire quando si sia affermato il toponimo di S. Caterina è anche più difficile. E' però probabile in primo luogo che si tratti di S. Caterina d'Alessandria che nell'area trapanese gode di particolare devozione: la tradizione parla infatti di una chiesa di S. Caterina che sarebbe stata edificata a Trapani addirittura da Belisario34 , mentre la santa è patrona del paese di Paceco, alle porte del '" Cfr R Del Bono, A Nob1h, Il d1vemre della città Architettura e fasi urbane di Trapani Trapan11986. p 16 l Castelli delle Isole Egadi (secoli Xl/- XVI) capoluogo. Superfluo qui anche sqlo accennare alle difficoltà di dare una dimensione storica alla santa: ai fini del nostro discorso può invece essere di un certo interesse il fatto che S. Caterina d'Aiessa~dria protegge, fra gli altri, i prigionieri35. Potrebbe avere avuto un senso particolare· intitolare a questa santa un monte e poi un castello su di un'isola dove,· come informava lbn Qurdadhbih, si praticava in un lontano passato la castrazione degli schiavi e dove era comunque facile, nel XV, XVI o XVII secolo, venire catturati dai corsari e finire schiavi in Barberia. Lo stesso potrebbe dirsi per S. Leonardo cui, prima della costruzione della torre, era probabilmente già intitolata la punta che chiude a est il porticciolo di Favignana e tutto quest'ultimo36: anche S. Leonardo, com'è noto, protegge i prigionierP7• Il c.d. Pugnatore magnifica i risultati dell'opera di Pescara, qualificando come "fortissima rocca" il castello li Cfr. S. Caterina di Alessandria, in Enciclopedia dei Santi. Bibliotf)eca Sanctorum , IV ed., vol. 111, col. 960. Se fosse correl1a questa ipotesi,e se quindi il monte ed il castello vennero intitolati a S. Caterina invocando la sua protezione contro il rischio di venire catturati e finire schiavi, la successiva utilizzaziione come carcere del castello di S. Caterina apparirebbe come una sorta di beffa. J; Negro e Ventimiglia nel 1640 parlano di •porto di S. Leonardo": F. Negro, C. M. Ventimiglia, Atlante di citt~ e fortezze del regno di Sicilia 1640, a c. di N. Aricò, Messina 1990, p. 47. :u Cfr. Leonardo di Nobiliacum o di Umoges, irl Enciclopedia dei Santi. Btbliotheca Sanctorum , vol. VII, Il ed , Roma 1996, coli. 1202-3. A San Leonardo è dedicata anche la punta che chiude il porticciolo di Pantelleria. di Marettimo (Figg. 1~) e giungendo a dichiarare "che ormai il passo che è fra le dette isole e Trapani, è tanto sicuro che non v'è forse alcun altro in Sicilia che sia oggi men sospetto di corsari di quello"38. L'affermazione è chiaramente·esagerata e verosimilm~nte non priva di piaggeria. In realtà l'operazione di limpiar las islas andò avanti assai più lentamente e il pericolo barbaresco nel mare delle Egadi tramonterà definitivamentè solo con la fine della guerra da corsa musulmana nel XIX secolo. Nel 1571 era stato lo stesso Pescara a sottolineare i "danni che riceve questo regno et tutta la navigatione dalle isole ·della Favignana, Levanzo e Marettimo et della necessità che c'è dj rimedio et di quanto frutto è quel poco ridotto che ho fatto nel Marettimo"39• Poco dopo sarà il duca di Terranova asottolineare il grande pericolo che per Trapani costituiva la vicinanza di Favignana e delle altre isole dell'arcipelago40• Tiburzio Spannocchi verso il 1578 non potè recarsi personalmente a Levanzo per la presenza di due brigantini ostili41 ~anche Camilliani, pochi anni dopo, non nascondeva la pericolosità dell'arcipelago42 . La relazione di Spannocchi documenta l'insufficienza e 180.181. , 31 G. F. Pugnatore,.lstoriacit., pp. 31 Ci!. in F. Russo, La di~sa costiera del regno di Sicilia dal XVI al XIX secolo, Roma 1994, l, p. 156. .o lvi, p. 168. ~ 1 T. Spannocchi, Marine cii., c. CXXIII; C. Pollo, La Sicilia cii. 42 M. Scarlata, L'opera di Camillo Camilliani, Roma 1993, p. 385. 35 fig. 12 - Marett1mo mun'immagine de/1686 fig. 12a -Il castello o forte di Marettimo in un'immagine di F Negro (1640) fig. 12b - Il castello d1 Mare/limo (erroneamente indicato come Levanzo) in un'immagine de/1686 FVERTE ·DE LEVAN z JTlR T t llU C:tlttTfMO = • L---------------------------------------------~ 1 ~ 36 - l Castelli delle Isole Egadi (secoli Xl/- XVI) \ l'incompletezza delle fortificazioni di Favignana.ll "castello del monte" (cioè il forte di S. Caterina) era "antico, però di bona fabbrica": vi stavano di presidio sei uomini ed un caporale pagati dall'arrendatario (affittuario) dell'isola, il trapanese Giovan Antonio Barlotta, che pagava ogni anno 1000 scudi alla Regia Corte. Principale compito del presidio di S. Caterina era la continua sorveglianza e lo scambio, con gli altri fortilizi di Favignana, con il lontano e isolato castello di Marettimo, con Trapani e con le imbarcazioni a mare, di segnali di vario tipo (fuochi, fumi, spari, inalberare o ammattare un mantello o gabbano), ognuno dei quali relativo ad una diversa evenienza. Il codice delle segnalazioni viene riportato per esteso da Spannocchi; è però oggi piuttosto difficile credere che esso risultasse immediatamente chiaro a tutti coloro che dovessero farvi riferimento e in tutte le condizioni meteorologiche, di luce, di visibilità: "Fanno guardia notte et giorno et in vedere far fumo al castello del Marettimo essi rispondono conforme alli segnali che veggano, imperochè volendo quelli del Marettimo vettovaglia fanno fuoco continuo o fumo, et quando quelli vedeno vascelli fanno fuoco separato per tanti vascelli quanti vedeno e se di detto castello di Favignana vedeno vascelli in detta isola fanno di notte segno con fuoco et di giorno con fumo, altro segno che vedendo barche per mare tirano un tiro per avisarle che si scanzino, et non vedendo barche non fanno segno altro che con un gabbano ammattano al castello da basso tante volte quante sono li vascelli visti nell'isola; et quando vede no vascelli a mare, overo a Levanzo non fanno altro segno che alla torre da basso con ammattare il mantello al modo detto"43. Il çastello della montagna aveva necessità di restauri "tanto più che esso è di fabbrica bona"; in particolare "Sarebbe di bisogno farvi tre damusi, si per havere stantie coperte per li soldati come per havere piazza sopra di . essi per l'artiglieria che al presente vi' s~no dui pezzi che stanno sopra tavolati malissimo accomodati, né si possono muover punto di come stanno onde tasendosi detti damusi vi sarebbe piaza dove manegyi~rli. "Ql ~ù sarebbe bisogno accomodare una cistèrna votandola et inviandovi l'acqua dal castello, tutte spese che si faranno con cento once". Più prowisorie erano le condizione del castello "da basso", il forte S. Jacopo, iniziato circa dieci anni prima per ordine di Pescara. Secondo Spannocchi, e quindi verso il 1577-1578, "Al castello da basso è una torre di quattordici canne di quadrato, la quale non è più alta del piano della terra che dui canne [circa 4 m, n.d.A.], 43 T. Spannocchi. Marine cii., c. CXVfV. 37 in alcuni luoghi vi sono fatti i fossi più per comodo di far pietra che per fossi ·continuati. La fabbrica che vi è fatta perfino all'altezza di sei palmi è fatta a sufficiente grandezza, di poi è fatto solo la prima crosta di fuore, di maniera che è cosa debolissima et sarebbe di bisogno d'abbandonarlo, overo compirlo nel finimento del quale vi an darà circa once 500 tirando la muraglia tutta ad una alteza et alzandosi di più una canna almeno facendo in uno delli cantoni una torretta tre canne più elevata che il forte, la quale possa scoprire le cale tanto larga che vi capisca una scala per dove un huomo possa salire in cima et li fossi continuarli almeno a dui canne di profondo et larghi sei canne a più. Vi sono in detta torre due sacri di bronzo, dui passavolantl di ferro colato, tre smerigli et sedici archibugi". · In condizioni poco soddisfacenti era anche la torre di S. Leonardo costruita pochi anni prima per sicurezza della cala omonima, l'attuale porticciolo di Favign~na, e della tonnara. Spannocchi, in realtà, ricorda l'esistenza di tre torri iniziate ma non complete. Una è detta "torre della tonnara" ed era già "meza rovinata"; la seconda si trovava poco lontano da questa ma "non fu elevata dalli fondamenti". Alla fine, lasciata la costruzione di queste due torri, se "ne incominciò un'altra un poco più lontano da mare, che pure non è fornita". Quesfultima, 38 o più probabilmente la "torre della tonnara", dovrebbe identificarsi nella torre di S. Leonardo dove, nonostante tutto, il servizio di guardia veniva regolarmente espletato. Spannocchi, infatti, continua riferendo che "Alla torre da basso della tonnara, la quale viene vicino alla cala di S.to Lonardo, vi stanno dodici uomini pagati dal detto arrendatario a 4 scudi al mese, il bombardiere a 3 once et il vice castellano a 5 once; questi non hanno altra obbligatione che di guardare la torre, sono trapanesi et di Marsala, ve ne sono deli maritati et scapoli, sono travaglianti et per il più pescatori che il giorno travagliano a tagliar pietre et la notte a far la sentinella". Il servizio di sorveglianza alla ton nara era integrato tutto l'anno da due guardiani a cavallo ('cavallari') "li quali vanno la mattina a giorno a discoprire le cale et trovando brutto tornano alla torre a referire et allora essa torre della tonnara spara un tiro perché li arbitranti si rieduchino al sicuro ... et di più la state quando si travaglia alla tonnara si suole tenere tre pedoni dalla parte di verso il Marettimo ... et se non trovano nulla fanno segno di sicuranza perché li uomini che stanno alla torre possano uscire a travagliare, ma se trovano brutto et se possono scappare vanno alla torre a darne avviso, et non possendo si nascondono et r1on fanno segno alcuno". Così andavano le cose nel secolo decimosesto. Si viveva l Castelli delle Isole Egadi (seooli Xl/- XVI) pericolosamente in Sicilia ed ancor di più lungo le coste, fruntera di mori, o, peggio, ?l Favignana. Il rischio dello sbarco di corsari, dello scontro armato, della cattura, del ferimento, della morte, era sempre incombente, nonostante la protezione celeste di S. Caterina, di S. Leonardo e S. Giacomo e quella, più concreta, dei forti ad essi intitolati. Si lavorava, duramente e per la pura sopravvivenza, pronti a co9liere il primo segnale di pericolo e darsi prontamente alla fuga verso una torre o un nascondiglio; si travagliava di giorno e si faceva la sentinella di ~atte. Spannocchi propose di completare la fortificazione di Favignana mediante la costruzione di altre tre nuove torri: "una alla cala detta lo Carcelliere a fronte alo borrane con il quale si risponderebbe, una sopra lo Salvatore di verso Marsala che guarderebbe lo Salvatore, lo Magazolo, et l'isola delo Preveti .. . Un'altra torre sarà bisogno farsi per la parte di verso Levanzo sopra lo faraglione lontano da Santo Lonardo 3 miglia et dalo Pozo dell'Aiega due et responderebbe con la torre da farsi all'isola di Levanzo; tutte tre queste torri sono di molto bisogno et basterà farle della minor grandezza per esser tutte sopra rocche alte. In questo luoco vale mercato il fabbricare et il migliore interesse sarebbe tener guardie alli mastri, perché non fussero molestati dalli corsali". l luoghi prescelti sono oggi facilmente identificabili, grazie alle corrispondenze toponomastiche e alle precise indicazioni del testo e della carta di Spannocchi che è possibile comparare, inoltre, con la carta di Negro del 164044• La prima torre era progettata per la cala del Carcelliere, verso l'estremità sud-orientale di Favignana, in faccia a quello che nel XVI secolo era l'isolotto di Burrone, oggi la parte più settentrionale dell'Isola Grande; la seconda andava edificata sulle scogliere della costa sud-occidentale di Favignana, di fronte allo scoglio che ancora oggi è detto del Prevete; la terza avrebbe dovuto essere costruita sul Faraglione, la punta più settentrionale che guarda verso Levanzo. Il progetto ~i Spannocchi relativo a queste tre torri potrebbe (d'obbligo il condizionale) aver favorito il sorgere della diceria, spacciata poi per realtà storica, della costruzione di tre torri da parte dei saraceni: è infatti quasi superfluo ricordare che la voce popolare qualifica ancora oggi come 'torri saracene' tutte o quasi tutte le torri costiere siciliane che, chiaramente, saracene non sono, risalendo in parte al XV e soprattutto al XVI secolo. Nella carta di Spannocchi, oltre ai tre castelli esistenti (S. Caterina, S. Giacomo e S. Leonardo) ed alle tre torri di cui era consigliata la costruz.ione, è presente una quarta volta .u Cfr. F. Negro, C. M Venlimiglia, Atlante cii., p. 51 39 lo stesso simbolo utilizzato per le tre torri da realizzarsi citate nel testo. Tale simbolo è collocato nel tratto di costa orientale di Favignana compreso fra la Cala di S. Nicola e Cala Rossa, nei pressi del 'Cartiglio' (un'antica cava di calcarenite in riva al mare, oggi chiamata Cortigghiolo) 45• Il sito corrisponde a quello del basamento cilindrico noto come Torretta' che da il nome alla contrada sulla scogliera orientale di Favignana; si tratta probabilmente di una torre iniziata e mai portata a termine, anche se non è possibile identificarla con certezza con una delle torri incompiute citate da Spannocchi. La costruzione di una torre venne suggerita da Spannocchi anche per l'isolotto di Formica (Fig. 13) ma sul momento l'iniziativa non si concretizzò; il forte di Formica sorgerà verosimilmente solo nel XVII secolo per iniziativa dei Pallavicina che tra 1637 e 1640 acquistarono l'arcipelago, compresa la piccola Formica46• Se alla fine del XVI secolo la vita per i tonnaroti ed i tagliatori di pietra di Favignana era pericolosa e dura, quella della guarnigione del castello di Marettimo doveva essere veramente quasi una condanna, tanto che gli 45 Cfr. F. Ardizzone, E. Pezzini, Prime attestazioni cii., p. 1817. 11 materiale cavato era calcarenite e non tufo, come indicato nello studio citato. .s Cfr. R. Giuffrida, l Pal/avicino e le Isole Egadi, in 'La Fardelliana·, a. l, 1, 1982, p 49 e pp. 52-56. Il forte di Formica e gh edifici della toonara compaiono nell'immagine dell'isola presente nel Teatro geografico antigua y moderno del reyno de Sicilia del 1686, cfr V Consolo, C. De Seta, SìciHa teatro del mondo, Torino 1900, p. 206. 40 uomini si awicendavano in teoria ogni quattro mesi, anche se, precisa Spannocchi, "spesse volte stanno sei et 8". Si trattava di dieci soldati, un bombardiere ed un caporale (quindi, una 'sporca dozzina'), militari spagnoli delle compagnie di Trapani e Marsala. La soprawivenza dipendeva dai rifornimenti che giungevano da Trapani: "mandasili il vivare di Trapani ponendoglielo in conto alle paghe". Il trasporto dei rifornimenti aweniva con una barca rimorchiata da un 'leutello'. Le comunicazioni ottiche con Trapani awenivano via Favignana: "quando hanno bisogno d'alcuna cosa fanno segno alla Favignana47, come ho detto, et la Favignana fa segno a Trapani di dove si manda un leutello all'isola per sapere li loro bisogni". Spannocchi, che prudentemente non si recò né a Levanzo né a Marettimo per la presenza di legni corsari, riferisce che "per quanto intesi stanno molto male accomodati di stanze et aqua non avendo luoco dove stare al coperto et non tenendo più d'un bacile di legno con il quale vanno molto lontano per aqua et con pericolo d'esser presi. L'artiglieria che vi è sta mal \ guarnita"48• Simile, desolante, situazione documentano Negro e •7 E di certo non 'alla famiglia' come incredibilmente trascritto nella ediZione dell'Istituto Geografico Militare (C. Pollo, La Sicilia cii.) nella quale SI legge Inoltre 'lentello' al posto di 'leutello' ~ T. Spannocchi, Marine cii., c. CXXIII. l Cast!'llloe/le Isole Egadt (secolt X/l-XVI) fig 13 - L'Iso/otto d1 Formtca con glt edlfict della tonnara ed 1/ forte 13 Ventimiglia verso il 1640. La guarnigione di Marettimo "patisce grandemente di ogni cosa: prima, non hanno stanze a bastanza per abitare e stanno con una strettura insopportabile, e particolarmente quei che hanno moglie; almeno tre altre stanze basterebbono. Secondo, gli manca una stanza per lo molino e per lo forno. Terzo, per li grandissimi venti che di continuo vi spirano, e per le tempeste grandissimi, ancora i muri, gl' astrachi, dove si raccoglie l'acqua della cisterna, como anco le porte e le finestre, erano consumate. Si è lasciato di fare lo scharo ' tanto necessario, cominciato ... Si lamentavano tutti che la maggior parte dell'anno gl'era bisogno mar:~giar biscotto solo, et alle volte guasto ... vi correvano febre maligne pericolosissimi e di già s'eran morti alcuhin49. Non molto migliore sarebbe stata la realtà nel XVIII secolo. Arcangelo Leanti a proposito di Marittimo riferisce che "oltre a alcune poche cosucce fabbricate sulla spiaggia, si eleva in quell'isola sovra un gran promontorio l'inaccessibile castello, ove a gran fatica per angusta strada unicamente si ascende, ed ove giacciono piuttosto sepolti che custoditi quei disgraziati colpevoli a' quali tocca la pena di soggiornarvi sotto la cura di un regio castellano e di pochi soldati, che dalla piazza di Trapani vi si destinano a cambiar di presidio dopo due o tre mesi"50. Non diversa la situazione nel 1782 per il sottotenente, i quarantasei soldati, i due capellani ed i venti reclusi che soprawivevano nel castello di Marittimo "con i rispettivi ma non troppo dissimili ... destini"51 • La guarnigione, dopo il naufragio della 'barchetta' in dotazione, non disponeva di un mezzo per i collegamenti con la Sicilia ed i rifornimenti giungevano a singhiozzo da Trapani con la barca di un appaltatore che, evidentemente, non aveva interesse a rischiare il naufragio con il tempo ' 9F. Negro, C M. Ventimiglia, Atlante c11, pp. 59-60 !:0 A 51 Leanl1, Lo stato presente cii, Il, pp. 397-398 M Genco, Niente barchetta~ cosi Marittimo resto isolata 1n "Giornale d1 S1cilia" 1510.2007 p 13 ' 41 cattivo o la cattura da parte dei barbareschi, visto che '1'inimico algerino trovasi fuori colla sua squadra". In queste condizioni di isolamento, se la vita doveva essere durissima per tutti, ammalarsi a Marettimo (e viste le condizioni doveva essere molto facile) significava restare privo di assistenza medica e di farmaci, come occorse a uno sfortunato sergente rimasto quaranta giorni infermo sull'isola e morto dopo il tardivo trasporto a Trapani52. Levanzo, che Spannocchi descrive come "montuosa et piena di fratte con ripe alte da torno" era disabitata e priva anche di un minimo di fortificazione. In estate (a aprile a ottobre) vi dimoravano perigliosamente "tre pedoni, li quali stanno nascosti al bosco non avendo coperto alcuno dove recovrarsi et stanno in tanto pericolo che se li Turchi sanno che siano nell'isola non possono scampare in modo alcuno; vi stanno solo di state". Ciò anche se, a parere di Spannocchi, "l'inverno è più bisogno esser guardata questa isola che la state perché d'inverno vi stanno~ corsari] posati asettimane et la state non vi vanno ad altro effetto che per fare aqua". Il servizio di guardia, oltre a essere stagionale, lasciava molto a desiderare: dei tre guardiani, uno era quasi sempre a Trapani "per provvedersi di suoi bisogni"; i segnali d'allarme venivano fatti solo di notte (tanti fuochi quante navi avvistate), 5? lbid 42 mentre di giorno i guardiani "non fanno segno alcuno per dubbio di non esser presi". Spannocchi concludeva la sua relazione su Levanzo consigliando la costruzione di almeno due torri: una "alo loco detto la Guardia delo Molo verso Trapani .. . un'altra a Capo Grosso che è dalla parte . di Tramontana"53. La costruzione di queste torri avrebbe consentito un certo sfruttamento economico di Levanzo (ai suoi tempi, annotava Spannocchi, "non se ne cava frutto alcuno") che avrebbe potuto fornire almeno calce e carbone. Non risulta però che la costruzione delle torri sia stata effettivamente portata a termine, anche se il toponimo 'Torre' designa oggi la zona di Levanzo che sovrasta Cala Minnola. Pochissime parole, prima di concludere, sull'aspetto architettonico dei castelli delle Egadi, conservatisi con l'eccezione della torre o forte di S. Leonardo di Favignana, distrutta come si è detto verso il1877. Non conosco descrizioni o rilievi grafici dei castelli delle Egadi antecedenti quelli di Negro e Ventimiglia editi nel 1640 e quindi sucqessivi di circa un settantennio alla costruzione. Il forte di San Leonardo, secondo la pianta e la prospettiva di Negro54, era un torrione con pianta di T Spannocchi, Marine cit., c. CXXIII. Il,topommo Capo Grosso è ancora ogg1 esistente. Non saprei invece identificare con certezza la "Guardia delo Molo'. Fra gli altri toponimi riferiti da Spannocchi oggi si riscontra anche Cala Fredda 50 F Negro, C. M Ventimiglia, Atlante cit , pp 54-55. 53 -l Castelli delle /so/e Egadi (secoli Xli - XVI) decagono regolare. L'alzato era a tronco di piramide con cornice d'attico e parapetto fornito di quattro guardiole o caditoie aggettanti. Una più spaziosa piattaforma, che in pianta appare leggermente aggettante rispetto alla terrazza, sembra corrispondere a un corpo a pianta rettangolare o trapezoidale sporgente per quasi tutta la lunghezza di uno dei lati del decagono. Un corpo edilizio al centro della terrazza era probabilmente l'arrivo della scala di collegamento fra la terrazza. e gli ambienti sottostanti. La torre era circondata da un fosso con muro di controscarpa anch'esso decagonale, in perfetto contrappunto con la torre. Un portone che si apriva in questo muro permetteva l'accesso ad un'unica rampa di scale che, mediante un ponte levatoio, consentiva di raggiungere l'unica porta d'ingresso della torre, ben elevata rispetto alla quota di base. Un successivo documento iconografico della torre, contenuto nel Teatro geografico antigua y moderno del reyno de Sicilia del 1686, attesterebbe, se l'immagine in prospettiva fosse veritiera, importanti modifiche all'aspetto della torre. Oltre alla sostituzione della scala d'accesso alla porta con una rampa in salita a linea spezzata55, la torre è rappresentata con una elevazione a mura verticali sopra la base scarpata, con il consueto cordone marcapiano a segnare lo stacco. Sulla terrazza, inoltre, una garitta appare realizzata su ognuno dei dieci angoli del parapetto, mentre il corpo aggettante corrispondente a quasi tutta la lunghezza di uno dei lati appare a pianta rettangolare e alto quanto tutta la torre. A stare a questa immagine, quindi. nel corso del quasi mezzo secolo intercorso fra l'Atlante di Negro e Ventimiglia e questo Teatro geografico, sarebbe stato aggiunto alla torre un intero piano. La descrizione della torre di S. Leonardo contenuta nell'opuscolo di Salvatore Struppa del 1877, potrebbe però far dubitare del realismo dell'immagine del1686 nella quale, diversamente dalla rappresentazione di Negro del 1640, alla parte scarpata della torre segue un piano a pareti verticali. Struppa vide la torre poco prima della sua distruzione e così la descrive: "è una specie di grossa torre rotonda tagliata a m~zzo [corsivo mio] coi fianchi un po' ristretti da un bordone circolare"56. Aparte il perimetro, 56 S. Struppa, Favignana cit., p. 37. In nota Struppa aggiunge c~ la torre "Adesso è stata demolita; il sig. Florio vuole innalzare in quel luogo un'elegante palazzma 56 V. Consolo, C. De Seta, Sicilia teatro cii., p. 212. Qualche dubbio sulla veridicità della rappresentazione è suscitato dal fallo che mentre nella vista in prospettiva compare la suddetta rampa a linea spezzata, nella pianta e rappresentata ancora la scala a rampa unica ortogonale al lato della torre su cui si apre la porta d'ingresso. per suo comodo'. Inutile dire che di una costruzione quale la torre di S. Leonardo difficilmente, verso il 1877, qualcuno avrebbe potuto apprezzare il valore storico e architettonico; mancavano inoltre strumenti legislativi per la salvaguardia e nessuno, in fine, si sarebbe contrapposto, in Sicilia, in Italia e in tutta Europa, alla volontà e a i ·comodi• del ·sig. Florio". 43 dato come circolare e non decagonale, l'espressione "tagliata a mezzo" potrebbe far pensare all'aspetto tronco dell'edificio, quale in effetti documentato da Negro nel 1640. Le incertezze dunque permangono, nella speranza che nuove fonti archivistiche o iconografiche possano in futuro apportare elementi ulteriori. Importanti modifiche furono invece certamente realizzate fra 1640 e 1686 al forte di S. Giacomo che oggi è reso in pratica invisibile dall'esterno dalla costruzione, verso il 197357, del muro di cinta del penitenziario ma che si è conservato in tutte le sue parti. Nel 1640 le immagini dell'Atlante di Negro e Ventimiglia mostrano un robustissimo forte, una sorta di grande torrione a pianta rettangolare con lati lunghi di poco meno di 15 canne (circa 30 metri) e corti di oltre 12 canne. Il forte ha basamento scarpato, cordone marcapiano e piano superiore apareti verticali di notevole altezza: presentava unica porta rialzata, accessibile mediante rampa di scale eponte levatoio. Dal parapetto della terrazza aggettavano garitte angolari e mediane (o caditoie) su ogni lato: sul lastrico della terrazza sorgevano inoltre corpi edilizi qualificati come "case de' soldati" e "case di munizioni"58. Il forte era protetto da fossato con muro di controscarpa 51 Cfr A l L1ma. Favignana cii., p. 235. 58F Negro, C M Venlimiglia, Atlante cil, pp 52-53 44 a perimetro rettangolare con lati leggermente concavi ad angolo fortemente ottuso in mezzeria. Sopra la controscarpa correva un camminamento con parapetto ("strada coverta") ed alla base si aprivano le porte di numerosi ambienti; la relazione precisa che "Nel fosso che circonda il forte ha nell'intorno, cavate sotto la controscarpa, molta habitatione di pescatori e d'altri, che attendono agl'essercitij dell'isola, i quali fanno numero e guardano ben il forte stando ivi con loro famiglie"59. In complesso il forte S. Giacomo aveva ancora nel1640 un aspetto decisamente cinquecentesco. Quasi cinquanfanni dopo, nel 1686, le immagini di S. Giacomo contenute nel Teatro geografico documentano trasformazioni e aggiunte sostanziali. Il fossato era stato ampliato con due triangoli sul lati corti protetti da ridotti e da quadrati aperti sugli angoli60. In corrispondenza di questi erano stati aggiunti al forte altrettanti baluardi angolari a losanga, mentre la notevole altezza del corpo edilizio originario" sembrerebbe esser stata considerevolmente ridotta con un drastico intervento demolitorio61. L'aspetto 59 lvi, p. 47. Mi risulta che tali ambienli oggi fungono da celle. 00 La pianta di S. Giacomo contenuta nel Teatro geografico del 1686 è in effetti un esempio da manuale d1 fortificazione secentesca. Una pianta quasi idenllca s1 trova nell'opera di P. Sardi, Corno dogale della architettura militare, Venezia 1639, p 75 fig 1(b 6• V Consolo,C. De Seta,Sicilia teatroc1t ,p 210· sulla terrazza del forte s1 affollavano casette per la guarnigione e ecflfici vari, oggi in grandissima parte scomparsi. l Castelli delle Isole Egadi (secoli Xl/ ·XVI) attuale del forte è sostanzialmente ancora questo, con ulteriori aggiunte e trasformazioni successive relative all'uso carcerario che continua fino ad oggi62. Nel caso di S. Caterina, in attesa di un attento studio monografico, non siamo in grado oggi di individuare con certezza le parti superstiti del medievale castrum Favugnane. Le immagini dell'Atlante di Negro e Ventimiglia del 1640 mostrano un complesso piuttosto diverso da quello oggi esistente. La pianta era (ed è) allungata, assimilabile ad un rettangolo ma con corpi sporgenti e due puntoni (uno a losanga irregolare, l'altro a trapezio rettangolo) sul lato breve meridionale: fra i due baluardi la pianta di Negro evidenzia una rientranza rettangolare63. Nel1686 tale rientranza era stata eliminata e i due baluardi formavano allora (ed ancora oggi) un angolo fortemente ottuso; il lato settentrionale era stato rafforzato ed allargato con l'aggiunta di una forte bastionatura aggettante64• Il corpo centrale sopraelevato rispetto alla terrazza è ancora oggi esistente. Le garitte angolari rappresentate nell'immagine del 1686 sono state sostituite da quelle ancora attualmente esistenti, 62 Verso 111883, ad esempio, vennero aggiunti fra i baluardi del lato sud e di quello opposto due nuovi corpi edilizi; cfr. A. Cataliotti, Favignana dt., pp. 130-131 ; D Piredda, l castelli dt, p. 33. 63 F Negro, C M Ventimiglia, Atlante dt., p 56 fA V Consolo, C De Seta, Sicilia teatro cii, p 211 impiantate su belle piramidi rovesciate in controscarpa. Anche nel caso di S. Caterina, come già per S. Giacomo, il monumento ha sostanzialmente conservato, pur con superfetazioni e trasformazioni anche notevoli (in particolare apertura di molte finestre), l'aspetto documentato dall'immagine del1686, dovuto ad interventi di poco precedenti, successivi al 1640. Fra i castelli delle Egadi giunti fino a noi il più piccolo è quello di Marettimo (Figg. 14-15), il cui restauro è stato occasione dell'incontro scientifico da cui scaturiscono questi atti. Sorto quasi certamente ex novo per iniziativa del vicerè marchese di Pescara verso il 1570, esso è per la prima volta raffigurato, che io sappia, nell'Atlante di Negro e Ventimiglia del 164065 • La pianta era (ed è) assolutamente irregolare, adattata allo scoglio cui il forte si abbarbica. L'immagine in prospettiva del 1640 mostra una fabbrica massiccia e chiusa, serrata da forti ed alte mura verticali che sostanzialmente incamiciano le rocce su cui sorge l'edificio. Ancora una volta, l'immagine del Teatro geografico del 168666 documenta una probabile trasformazione seicentesca con la realizzazione di cortine scarpate che ancora oggi caratterizzano il forte. C6 F. fF> V Negro, C. M. Ventimiglia, Atlante cit , pp 61-02. Consolo, C. De Seta, Sicilia teatro dt , p 213 45 fig. 14 -Il castello di Marettimo su Punta Troia, veduta panoramica (foto Salina, E.P.I di Trapani, per cortese concessione) fig. 15 -Il castello di Marettimo 14 Siamo giunti alla conclusione di questo rapido excursus sulla storia dei castelli delle isole Egadi fra il medioevo ed il XVI secolo,.con qualche incursione anche oltre. La storia del piccolo arcipelago, in realtà, offre una piccola ma affascinante sezione della più ampia storia mediterranea. l n questo contesto, la costa della Sicilia occidentale e, a maggior ragione, le isole Egadi, svolgono ora ruolo di cerniera con l'Africa settentrionale, ora di linea di frontiera verso le stesse regioni, divenute l'ostile Berberia e verso un Mediterraneo inquieto e pieno di pericoli. In età romana Favignana è stabilmente ed intensamente abitata e anche le altre due isole, compresa la remota Marettimo, sono popolate o almeno frequentate e sfruttate in modo abbastanza continuo. Marettimo, in particolare, è scalo utilissimo sulla rotta africana. La frontiera mediterranea aperta dall'espansione islamica (sulle vicende delle isole nel V secolo vandalico siamo poco o nulla informati) riduce il popolamento delle isole fino forse ad annullarlo completamente o quasi, con l'eccezione di superstiti presenze di cui sono prova i reperti di VIli-IX secolo provenienti dagli scavi di Marettimo67 e almeno indizio le non molte monete di VI e VII secolo dell'antiquarium di Favignana68. Perché sia documentata una presenza 67 Cfr. F. Ardizzone, E. Pezzini, Prime attestazioni cii, pp. 1822-1823. m Cfr. R. Macaluso, Le monete della collezione civica di Favignana, in Studi sulla ts 46 Sicilia Occidentale in onore di Vincenzo Tusa, Padova 1993, p. 118; F. Maurici, La l Castelli delle Isole Egadi (secoli Xli- XVI) / stabile almeno a Favignana, l'isola più grande e ricca di risorse oltre che più vicina alla costa, occorre attendere il Xlii secolo. In età angioina sono infatti attestati tanto la tonnara che il castrum demaniale dell'isola, un binomio questo che resterà valido fino a tutto il XV secolo. Una nuova fase di abbandono completo, pur se relativamente breve, coincide con il periodo di massimo dispiegamento della potenza turca nel Mediterraneo centrale e occidentale, fra gli anni '30 e gli anni '60 del XVI secolo. Con il mare controllato dalle flotta di Barbarossa e di Dragut, e con la Sicilia terrorizzata dalla prospettiva di uno sbarco turco, il castrum medievale di Favignana non può più essere presidiato. Le Egadi, per qualche decennio, sono completamente abbandonate al loro destino. La volontà di recuperare questa pur fragile ridotta avanzata non potrà concretizzarsi che dopo il fallito assedio turco di Malta del 1565 e dopo Lepanto. Con l'inizio della costruzione dei forti S.Giacomo e S. Leonardo, con il riadattamento del vecchio castrum o forte di S. Caterina e con la realizzazione di "quel poco ridotto" a Marittimo, il vicerè Pescara pose quindi le b.asi della storia moderna delle isole Egadi. Una storia fatta di pesca del tonno, attività di cava, agricoltura, carcere e deportazioni; oggi, per fortuna, anche e soprattutto di turismo. E' tutto, per ora. Nella speranza che un giorno un grande scrittore ci racconti in modo ben più coinvolgente la storia dei castelli delle Egadi: delle sofferenze e della fatica di vivere di coloro che vi abitarono cavando pietre o pescando il tonno di giorno e facendo la guardia di notte; di quanti vi svolsero un severo servizio militare e di coloro, i più miseri, che vi passarono in disumana detenzione molti anni o la vita intera; che ci racconti quindi, partendo da queste vicende di semplici comparse, la più grande storia della Sicilia e del Mediterraneo, delle sue vie marittime e delle sue frontiere. Referenze fotografiche: Le immagini di Tiburzio Spannocchi sono tratte dall'originale manoscritto custodito presso la Biblioteca Nacional, Madrid. Le immagini di F. Negro sono tratte da F. Negro, C. M. Ventimiglia, Atlante di città e fortezze del regno di Sicilia 1640, a c. di N. Aricò, Messina, Sicania 1990. Le immagini datate 1686 sono tratte da Teatro geografico antiguo y moderno del reyno de Sicilia, in. V. Consolo, C. De Seta, Sicilia teatro del mondo, Torino, Nuova ERI 1990. Ove non diversamente indicato, le foto sono dell'autore. Sicilia occidentale cit., p. 228. 47