STAMPE SV.4 (dedicato a Franco…) (1a puntata) La costruzione di questo nuovo modello ha un sapore particolare, legato a una persona che per quanto poco abbia frequentato, l’ho sempre considerata un amico che mi ha lasciato più di quanto io gli abbia dato. Quando lo conobbi e mi portò nel suo “laboratorio di aeromodellista”, mi trovai immerso in un mare di aeromodelli di ogni genere, integri, danneggiati, in kit, motori, ricambi, attrezzature e quant’altro si possa immaginare. “…ma Franco, che te ne fai di tutta questa roba? guarda quel motore smontato…”. Risposta “…é sì, vero, mi manca una vite, ma la recupero da quell’altro motore che ho smontato l’anno scorso…” Risata aperta di entrambi, accentuata da una battuta dopo l’altra sul suo modus operandi di aeromodellista che si presenta in pista, chiede a qualcuno di approntargli il modello, di fargli il pieno di carburante, di carburargli il motore e di spingere il modello in pista per decollare. Ma di aneddoti da raccontare ce ne sarebbero…come quella volta a cena…ecc. ecc. Il modello è un regalo che mi fece, sorprendendomi una domenica pomeriggio in pista, memore di un mio desiderio (anni prima glie ne proposi l’acquisto) che trasformò nel suo desiderio di vederlo volare. ...e lo vedrà! ma purtroppo non dai bordi della pista, ma da ben più in alto. L’aereo Lo Stampe SV.4 è un aereo costruito in Belgio dall’azienda Stampe et Vertogen, progettato, costruito e sviluppato negli anni trenta. Era un biplano da addestramento avanzato, anche con buone doti acrobatiche nonostante un motore di relativa poca potenza (nella prima versione un Renault 4-PO5 da 140 CV). Gli sviluppi negli anni successivi portarono alle versioni con sigle dalla SV.4A alla SV.4E, dotati di motorizzazioni diverse e anche più potenti, fino a 175 CV. Costruiti in oltre 900 esemplari, ancora oggi ne esistono in condizioni di volo generalmente utilizzati dai proprietari in molte manifestazioni aeree nel mondo, oltre a quelli esposti in vari musei. Curiosità: nel film “Indiana Jones e l’ultima crociata”, l’aereo utilizzato nella scena della fuga dal dirigibile, benché camuffato con livrea della Luftwaffe, era in realtà uno Stampe SV.4. Il modello Notoriamente non duro molto senza aver per le mani qualcosa da costruire e dopo l’Aichi “Val” D3A1 ho cominciato a pormi il quesito di cosa mettere “in cantiere”. Così la scelta è caduta sul vecchio kit della SVENSON (in scala 1:4) regalatomi da Franco. Aperta la scatola, ho trovato un pacco di listelli e tavolette di balsa e compensato da perderci la testa, ma con presente anche tutto l’hardware per la realizzazione dei montanti alari, del carrello, dei tiranti in cavetto d’acciaio, oltre alla capottina del cockpit (per la versione SV.4B), varie parti preformate in ABS e un lamierino in alluminio per realizzare i pannelli di accesso laterali al vano motore. Inoltre 5 tavole grafiche del modello in grandezza naturale con anche foto descrittive, un opuscolo con la descrizione delle varie fasi lavorative e l’elenco e i riferimenti dettagliati dei pezzi, completano la confezione. La sorpresa è stata che le due ali, ognuna da realizzare in più sezioni, erano già state parzialmente costruite negli anni precedenti. E indovinate da chi? …Rinaldo, naturalmente! Beh, nonostante il tempo trascorso, gli incollaggi presenti erano ancora perfettamente saldi e il timore di trovare un’eventuale svergolatura delle semiali, visto gli anni trascorsi, si è rivelato infondato. Partendo da dove aveva lasciato il mio “Guru”, ho cominciato con il togliere la polvere del tempo depositatasi e, confrontandomi con i disegni e con l’opuscolo delle istruzioni, ho cercato di capire il punto dal quale sarei potuto ripartire. Il progetto offriva la scelta di realizzare le quattro semiali smontabili, in modo da poter disporre il modello con dimensioni contenute durante il trasporto. Lo “stato dell’arte” aveva mantenuto questa possibilità e da qui l’inizio dei lavori… AGOSTO 2013 I lavori iniziano nella settimana di ferragosto… Dall’analisi dei disegni, entrambe le ali mostrano una marcata freccia all’indietro ed estremità arrotondate; la sola ala superiore è dotata di un leggero diedro. Alle ali, da completare, mancavano la realizzazione del pianetto centrale dell’ala superiore e tutti e quattro gli alettoni con i relativi servocomandi per il loro funzionamento. L’ala inferiore, in due pezzi, si fissa alla fusoliera con i classici perni frontali e le classiche due viti posteriori, previa unione delle due semiali mediante l’ausilio di due baionette completamente asportabili. Semiali inferiori Servocomandi alettoni inferiori il movimento è riportato dagli alettoni inferiori a quelli superiori mediante un link rigido fra i corrispondenti bordi d’uscita. L’ala superiore, in tre pezzi, si sviluppa con il pianetto centrale (da consolidare poi alla fusoliera con apposita struttura) e le due semiali che si uniscono al pianetto stesso mediante due baionette per parte, fissate permanentemente. Struttura del pianetto centrale dell’ala superiore Pianetto centrale dell’ala superiore I due forellini visibili, sono le sedi di due piccole viti per il bloccaggio delle baionette anteriori delle due semiali, una volta poste in sede. Semiala superiore sinistra, con e senza l’alettone Fasi della realizzazione dell’alettone superiore destro Montaggio ala superiore e controllo allineamento Terminate le ali, il piano di costruzione dava in sequenza la costruzione del piano di coda, prima gli elevatori e poi lo stabilizzatore orizzontale. I due elevatori Lo stabilizzatore… La loro costruzione è risultata molto semplice, tutte le centine pretagliate e solo da rifinire per gli incollaggi. L’unica fase delicata ha riguardato la finitura dei profili, facendo riferimento alle varie e numerose sezioni trasversali, con l’arrotondamento dei margini esterni. A seguire, la deriva del timone e il direzionale, seguendo la falsariga propria del piano di coda. Costruzione della deriva Montaggio “a secco” della struttura di coda SETTEMBRE 2013 Proprio con l’inizio del mese, inizia la costruzione della fusoliera. E’ realizzata con due fiancate tralicciate, assemblate sul disegno steso sul piano di lavoro. Successivamente vengono incollate le varie ordinate secondo una precisa sequenza, determinante per non ottenere una struttura “sbananata”. Le istruzioni di montaggio sono particolarmente chiare, anzi, evidenziano decisamente di verificare in più occasioni la perpendicolarità delle ordinate rispetto alle parti tralicciate della fusoliera. Incollate la prima serie di ordinate al fianco destro, il passo successivo è l’unione del fianco sinistro tenendo come riferimento longitudinale una linea perfettamente dritta, disegnata sul piano di lavoro. Vari passaggi costruttivi A rinforzo dei tralicci di coda, sono inseriti dei triangoli di balsa fra i longheroni principali e i traversini obliqui. Struttura posteriore Si prosegue con la struttura del muso, predisponendo i supporti motore. Date le dimensioni del modello, è previsto un buon motore. Terminata la struttura del muso si passa al resto della fusoliera con gli incollaggi dei fianchi, delle false ordinate superiori e dei correntini sulla parte posteriore. Ma le immagini raccontano da sole… A tutt’oggi sono ancora indeciso che motorizzazione scegliere, ho a disposizione un vecchio OPS 120 4 tempi (che provato al banco gira che è una favola e per di più appare anche potente) e che mi intriga parecchio. Pensando ai quasi 7 kg del mio idro Arado Ar.196, “tirato” fuori dall’acqua da un vecchio OS 120 4 tempi, vuoi che sto motore non faccia volare un biplano che corre su una pista in asfalto? Per di più, come al solito per le riproduzioni, c’è bisogno di peso nel muso. L’OPS, con il suo chilo, potrebbe essere utile… L’alternativa è spendere (verbo stonatissimo) ed acquistare un motore a benzina 2 tempi da 30 cc. Per il momento decido di predisporre il sistema di installazione del motore con un’ordinata parafiamma che permetterà il fissaggio a flangia dell’OPS o di un eventuale castello motore. Inoltre è perfetto per essere contenuto dal musetto, con lo scarico che verrà condotto verso il basso, attraverso la carenatura inferiore, completamente affogato nel muso. Il musetto in ABS La curiosità è tanta e a questo punto voglio avere un’idea di come si presenta il modello con installata almeno l’ala inferiore. Beh! non è male Ora devono essere predisposti i comandi delle superfici mobili di coda, che saranno a doppio cavetto per il timone e a barra in acciaio per gli elevatori mossi dai vari servocomandi, posizionati in un vano molto ampio e comodo, come quello predisposto per il serbatoio del carburante… Passaggi dei cavi e del bowden particolare del comando equilibratori Vano servocomandi vano serbatoio Per il vano motore, il kit prevede un rivestimento in lamierino di alluminio di spessore 0,5 mm, con le varie parti serigrafate. Carter vano motore Il carrello principale è realizzato con le classiche barre di filo d’acciaio armonico, da saldare previa legatura. Io utilizzo filo di rame cotto Ø 0,6 mm, saldato successivamente a brasatura con materiale d’apporto in lega d’argento. Anche la struttura di sostegno dell’ala superiore, o meglio del pianetto nel quale vengono infilate le baionette delle semiali superiori, è realizzata con barre di acciaio armonico. Il bello della costruzione è che nel kit è presente una dima di assemblaggio a prova di stupido: basta capire come posizionare i vari pezzi: La dima lo schema di saldatura Il risultato è una struttura che posiziona perfettamente l’ala ortogonalmente alla fusoliera, con perfetta incidenza a 0°. Dato che a breve avremo la consueta idrovolata “Memorial F.Zamboni”, che si terrà domenica 13 ottobre al porto di Rivoltella, mi fermo qui per permettere al nostro “web master” Oscar di pubblicare il presente racconto, proprio per onorare ancor di più il ns. caro amico Franco. Silvio “the builder”.