ARREDO SCULTOREO ALTOMEDIEVALE IN
CAMPANIA: NOTIZIA PRELIMINARE SU
ALCUNI FRAMMENTI INEDITI DALLE
CHIESE DI SALERNO
di
CHIARA LAMBERT *
* Università di Salerno
La conoscenza della facies tardoantica ed altomedievale della città di Salerno, per la ricostruzione della quale
non mancano fonti scritte notevoli per qualità e quantità
(DELOGU 1977), è ancora limitata e frammentaria sul piano materiale. I riscontri archeologici – sia pure di grande
rilevanza – sono infatti relativi esclusivamente ai siti di S.
Pietro a Corte (PEDUTO 1988; 1998; 1999; CIFELLI-SANTORO 1995), ad alcuni settori del Castello (BIGNARDI 1996;
P EDUTO 1996), alla Chiesa di S. Maria della Lama
(D’ANIELLO 1991; DE FEO 1991), a recenti ritrovamenti,
ancora inediti, al di sotto dell’attuale Chiesa di S. Giorgio.
Dal complesso palaziale di S. Pietro a Corte – legato agli
interventi di Arechi II –, oggetto di campagne di scavo
che hanno restituito preziose informazioni circa gli
sviluppi urbani del centro storico dall’età romana al pieno
Medioevo, provengono straordinari frammenti di decorazione pavimentale e parietale (PEDUTO 1988; 1998; DI
MURO 1996). Del tutto assenti risultano invece elementi
scultorei di arredo liturgico, del resto forse non necessari in un contesto privato e altamente privilegiato quale una cappella palatina: le recinzioni del coro realizzate mediante plutei o transenne, come è noto, erano indispensabili in ambienti di culto di pubblica fruizione, nei
quali la separazione tra clero officiante e fedeli o la delimitazione di spazi riservati alla custodia e al culto di reliquie particolarmente venerate erano d’obbligo.
A fronte di questa indicativa mancanza di elementi di
arredo scultoreo altomedievale per quello che è a tutt’oggi
il complesso meglio conosciuto in Salerno, la cui concezione e l’apparato decorativo rimandano alla cultura di ambito
romano, si segnala in questa sede – in vista della pubblicazione di un catalogo completo – l’individuazione di alcuni
frammenti inediti che costituisce una conferma alla verosimile ricchezza di edifici di culto nella città nel periodo considerato. Recenti sopralluoghi condotti in Chiese e Depositi museali del capoluogo nell’ambito di un progetto di ricerca per un corpus delle epigrafi medievali della Campania – promosso dal Centro Internazionale di Studi sull’Altomedioevo di Spoleto in collaborazione con le Cattedre di
Archeologia Medievale e Paleografia Latina dell’Università di Salerno – hanno permesso infatti di reperire due piccoli nuclei di rilievi che, oltre ai consueti motivi ad intreccio vimineo, recano elementi figurati non privi di
interesse. Nel primo caso si tratta di dodici frammenti
custoditi presso uno dei Depositi della Soprintendenza
ai B.A.A.A.S. di Salerno e Avellino, annesso al Museo
Diocesano di Salerno, cui i pezzi appartengono da tempo
imprecisabile: già murati nel loggiato superiore della Curia
Vescovile, come attestato da foto d’archivio non datate, i
reperti non sono mai stati inventariati e se ne ignora la
provenienza, per quanto l’acquisizione da parte del Museo
Diocesano renda almeno verosimile una loro originaria appartenenza a chiese della città o dell’immediato circondario.
Nove frammenti sono pertinenti a plutei, che si presentano attualmente assai deperiti a causa di reimpieghi e/o ad
un’esposizione non idonea nel loggiato, come rivelano le
vistose incrostazioni di calce, le tracce di vernice moderna
o di corrosione da metalli utilizzati per le grappe di sostegno. Ad un esame macroscopico, che necessiterà di verifiche da parte di un petrografo dopo le indispensabili opera-
zioni di pulitura e restauro, i litotipi sembrano ridursi a
due: nove dei frammenti sembrano in marmo bianco, taluni con venature grigie, mentre i rimanenti tre frammenti
sono apparentemente in pietra locale.
Il secondo lotto di materiali – conservati nella Chiesa
di S. Maria della Lama o, in un caso all’esterno di una casa
privata prospiciente la chiesa – è più eterogeneo e numericamente ridotto: comprende infatti un frammento di pilastrino, uno di cornice, uno di transenna – la cui attribuzione
“all’età romanica” andrà puntualizzata – ed un capitello su
colonna di spoglio. Tutti i pezzi sono in marmo bianco, due
con venature grigie; lo stato di conservazione è discreto.
Per quanto riguarda la cronologia, in attesa di più precisi
riscontri, ci si orienta tra la seconda metà dell’VIII e gli
inizi del IX secolo.
Gli elementi che emergono dal reperimento di questi
frammenti inducono a rivedere l’opinione di una netta
differenza della scultura altomedievale di Roma e dell’Italia meridionale rispetto a quella del «territorio del
regno longobardo», identificato «nell’area LombardiaVeneto, ma con irradiazioni verso ovest fino alla Liguria
e verso sud fino all’Umbria e le Marche» (L’O RANGE
1979). Numerosi motivi propri della zona d’origine della “plastica” longobarda si ritrovano infatti nei pur ridotti frammenti salernitani e confermano quanto da tempo intuito o affermato per l’area amalfitana e campana in
a
b
Fig. 1a-b – Frammenti di pluteo con motivo dell’“albero della
vita” entro un riquadro campito da un intreccio vimineo a tre
capi: a. recto; b. verso. Salerno, Deposito Museo Diocesano,
foto C. Lambert.
©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 1
Fig. 2 – Pluteo frammentario, Museo Archeologico di Split (ricostruzione grafica da FLECHE MOURGUES-CHEVALIER-PITESA 1993).
Fig. 3 – Frammento di pluteo con motivo di intrecci viminei a tre
capi, uno dei quali desinente in un giglio stilizzato. (Salerno,
Deposito Museo Diocesano) (foto C. Lambert).
Fig. 4 – Frammento di pluteo con motivo ad elica bisolcata e
giglio stilizzato nello spazio di risulta (Salerno, Deposito Museo
Diocesano) (foto C. Lambert).
genere (ROTILI 1966; ACETO 1984; MAURO 1985), come
ben attesta anche il c.d. sarcofago di S. Erberto di Conza
della Campania, in cui, tra altri di matrice assai diversa,
ricorrono elementi decorativi propri dell’area cividalese, strettamente confrontabili, in particolare, con alcuni
pannelli della c.d. Urna di S. Anastasia dell’Abbazia di
Sesto al Reghena (L’ORANGE 1979; MAURO 1985; LAMBERT 1999).
BIBLIOGRAFIA
ACETO F. 1984, Sculture in costiera di Amalfi nei secoli VIII-X:
prospettive di ricerca, «Rassegna Storica Salernitana», n.s.,
I/2, pp. 49-59.
BIGNARDI R. et alii 1996, Il castello dei castelli. Progetto di restauro e sviluppo del castello medievale di Salerno, «Apollo», XII, pp. 39-56.
©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 2
CIFELLI F., SANTORO U. 1995, Il centro antico di Salerno attraverso l’analisi dell’ambiente fisico, «Apollo», XI, pp. 102115.
D’ANIELLO A. 1991, La chiesa di Santa Maria “della Lama” di
Salerno. Gli affreschi, «Apollo», VII, pp. 49-60.
DI MURO A. 1996, La cultura artistica della Langobardia minor
nell’VIII secolo e la decorazione pavimentale e parietale della
cappella palatina di Arechi II a Salerno, Napoli.
DE FEO R. 1991, La chiesa di Santa Maria “della Lama” di Salerno. L’architettura, «Apollo», VII, pp. 44-48.
DELOGU P. 1977, Mito di una città meridionale, Napoli.
FLECHE MOURGUES M.-P., CHEVALIER P., PITESA A. 1993, Catalogue
des sculptures du Haut Moyen-Age du Musée archéologique
de Split, I, «Vjesnik za Archeologiju i Historiju Dalmatinsku»,
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LAMBERT C. 1999, L’arredo scultoreo altomedievale dell’abbazia
di Sesto al Reghena, in L’Abbazia di Santa Maria di Sesto fra
archeologia e Storia, a cura di G.C. Menis e A. Tilatti, Fiume
Veneto, pp. 75-95 e bibliografia.
L’ORANGE H.P. 1979, La scultura in stucco e in pietra del tempietto di Cividale, in H.P. L’ORANGE, H. TORP 1979, Il tempietto longobardo di Cividale, Roma, Bretschneider, vol. 3°.
MAURO D. 1985, Nuove tracce della produzione scultorea nella
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pp. 91-108.
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PEDUTO P. et alii 1996, Il Castello di Salerno, Salerno.
PEDUTO P. 1998, Arechi II a Salerno: continuità e rinnovamento,
«Rassegna Storica Salernitana», n. 29, pp. 7-28.
PEDUTO P. et alii 1999, L’area palaziale di S. Pietro a Corte. Recupero di geometrie sepolte, Opuscolo a cura del Ministero
per i Beni e le Attività Culturali – Soprintendenza per i Beni
Ambientali Architettonici Artistici e Storici di Salerno e Avellino, Salerno.
ROTILI Ma. 1966, La Diocesi di Benevento, Corpus della Scultura
Altomedievale, V, Spoleto.
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