I GIORNALISTI
“”
• “Mi raccomando le virgolette”
• Far parlare i protagonisti è un passaggio
essenziale dell’attività giornalistica
L’INTERVISTA
• Esistono due tipi di intervista
• L’intervista di spiegazione
• L’intervista di contrapposizione
L’intervista/1
• Il giornalista accompagna il suo
interlocutore, aiutandolo a chiarire e
spiegare la sua posizione e il suo
ragionamento
L’intervista/2
• Il giornalista dibatte con l’interlocutore, lo
incalza con le domande, lo contraddice
Modello/1
• ROMA - «Non mi ritiro. Ormai ho accettato la proposta, non posso
dire di mia iniziativa che mi faccio da parte. C´è un gruppo, quello
delle autonomie, che non è né di maggioranza né di opposizione. E
mi ha candidato alla presidenza del Senato. Che faccio adesso, chi
glielo dice agli altoatesini?». Giulio Andreotti è tornato al centro della
scena politica(…) È’ il candidato alternativo a Franco Marini per la
poltrona più alta di Palazzo Madama.
Candidato del centrodestra, visto che l´Unione fa quadrato intorno al
dirigente della Margherita. Lui non si scompone. Da una parte
spiega che l´indicazione del Polo è «un´attestazione di stima». Tanto
più, rivela, che Berlusconi lui non l´ha votato, Dall´altra parte, si
dichiara espressione del gruppo delle autonomie,
• (…) Le critiche che non gli fanno né caldo né freddo. «(…) il Senato
della Repubblica non è mica una scuderia, possono esserci delle
posizioni singole, qualcuno che ragiona con la sua testa (…).
Ai telegiornali Mediaset, che lo vanno a trovare quasi all´alba nel
mitico studio di Piazza San Lorenzo in Lucina, dispensa le sue
battute, ciniche quanto basta, in linea con il personaggio.
Modello/2
•
MILANO - Onorevole Calderoli, lei si candida a presidente del Senato?
«Stiamo portando avanti una candidatura di bandiera, e il nome dovrebbe
essere il mio. Ma nella Lega non c´è niente di scontato».
Il candidato del centrodestra però è Giulio Andreotti.
«Calma. Berlusconi il nome di Andreotti non l´ha fatto».
Gasparri però ha lanciato un appello perché la Lega converga su
Andreotti.
«Il leader della coalizione è Berlusconi e a noi interessa quello che dice lui».
La vostra base potrebbe non digerire il sostegno della Lega ad
Andreotti.
«Prima vediamo cosa ne pensano gli eletti della Lega, avranno o no diritto
di esprimersi? Un significato nella nostra candidatura di bandiera c´è».
E come andrà a finire?
«Credo che salteranno tutte le candidature uscite fino adesso. Né Andreotti
né Marini diventeranno presidenti del Senato. Se vuol scommettere, le
scrivo il nome del vincente in busta chiusa».
• Modello/1 per un profilo
• Modello/2 per un dibattito
La tv è la regina dell’intervista
• In tv, l’intervistato controlla l’intervista
• O, almeno, le sue risposte
L’analisi
• Spiega e interpreta i fatti descritti nella
cronaca accanto, in particolare
individuandone il contesto
• Riferisce giudizi e interpretazioni altrui
• A differenza dell’editoriale, non esprime
giudizi espliciti del giornalista. Non
buono/cattivo, dunque. Ma importante/non
importante, ad esempio, sì.
L’inchiesta
• Approfondisce un tema o un avvenimento,
facendone emergere elementi nuovi e una
nuova interpretazione
Il réportage
• Storie, personaggi, situazioni, da luoghi
fisicamente o psicologicamente remoti.
• Ha il tono e il ritmo di un diario di viaggio
• E’ il regno del “colore”
Cosa è il “colore”
• Tutto quello che sta intorno alla notizia:
l’ambiente, il panorama,la temperatura, le
facce, le emozioni (del giornalista e dei
suoi protagonisti).
• Quello che vedo, quello che sento, quello
che odoro, quello che tocco.
Il dossier
• Riassume quello che c’è da sapere su un
argomento
• E’ legato ad una notizia, ma non contiene
fatti nuovi
• E’ il regno dell’infografica
La costruzione di un articolo
• Il lead o attacco e la scaletta
• Il lead: quale sarà il titolo?
• Il so what (e allora?): dare il senso –
anche emotivo, o politico – della notizia
• La cronaca: le cinque w (e il so what)
• L’analisi (è il regno del so what)
• Il dossier: il dato complessivo, i
precedenti, le esperienze parallele
• L’inchiesta: quello che abbiamo scoperto
• Il réportage: l’emozione che ci è rimasta
dentro
La cronaca
•
FORLI´ - Bisognerà chiamarlo destino, come si fa in certi casi assurdi, per spiegare ciò che non si
può spiegare. Che altro sennò: in questa storia un motivo vero non c´è. Non c´è nessuna logica,
almeno in apparenza, nella simultaneità della morte di Mauro e Simona, 29 e 27 anni, fidanzati
che fino a due mesi fa hanno vissuto sotto lo stesso tetto nella palazzina a due piani dove abita
anche la famiglia di lui, in via Cervese, a Pieve Quinta di Forlì, sulla strada che tutti fanno per
andare al mare. Come fratelli gemelli legati da fili invisibili e misteriosissimi, l´altra notte hanno
perso la vita, a distanza di un quarto d´ora, in due diversi incidenti stradali, lontani l´uno dall´altro
solo qualche chilometro. Mauro Manucci, cuoco nella mensa centralizzata dell´ospedale in cui
anche i genitori lavorano come infermieri, a mezzanotte e venti sull´asfalto di via Punta di Ferro,
un rettilineo che costeggia il Palafiera, accanto alla sua potente Yamaha 1000 che è andata dritto
invece di piegare a destra all´imbocco della grande rotatoria. Lei, Simona Acciai, cameriera che
voleva diventare infermiera, nell´erba, a mezzanotte e trentacinque, vicino alla casa dei genitori
dove era tornata all´indomani della separazione da Mauro, scaraventata fuori dall´auto che si è
ribaltata varie volte, dopo un urto violentissimo contro il pilone di cemento che segna il confine tra
i campi coltivati, buttando giù come birilli svariati pali di recinzione. La Citroen è piombata in una
canalina di scolo, intanto Simona moriva. Probabilmente sul colpo, dicono i soccorritori del 118.
Non aveva ancora cominciato a piovere.
•
Le prime gocce sono arrivate poco più tardi, con i Carabinieri. Da Mauro ci sono andati i Vigili
urbani. La strada era asciutta e la visibilità buona. Traffico modesto, Mauro indossava il casco.
L’analisi
•
ROMA - Un incendio aveva distrutto le querce che tenevano compatto il
pendio. La politica dei condoni aveva spalmato asfalto riducendo la capacità
del terreno di assorbire le piogge. La deregulation ambientale aveva
indebolito i controlli e il prestigio degli enti di vigilanza. A questo punto è
bastato, come era prevedibile e previsto, un temporale un po´ intenso a
provocare il disastro. E così, a otto anni dalla sciagura di Sarno, la
Campania si è ritrovata ad essere ancora una volta la regione
particolarmente vulnerabile di un paese particolarmente vulnerabile.
Di fronte a una situazione del genere, ai geologi resta poco da dire perché i
margini d´incertezza non riguardano il mondo scientifico. Al Servizio
geologico regionale allargano le braccia e tirano fuori ricerche e statistiche
abbastanza chiare da motivare lo sdegno del dopo disastro, ma
evidentemente non sufficienti a produrre lo spostamento di risorse
economiche dalle opere spettacolari a quelle necessarie. Secondo la
mappa curata dall´Agenzia per la protezione dell´ambiente, più di due
Comuni su tre (il 68,9 per cento) sono a rischio geologico alto. Si
conoscono i numeri regione per regione, provincia per provincia, ma finora
è servito a poco.
«Paghiamo l´inerzia di decenni, anni in cui abbiamo abusato del territorio»,
ha ricordato ieri il responsabile della Protezione civile, Guido Bertolaso,
Il dossier
• Il nucleare? C´è, anche dopo Chernobyl. Nel mondo sono in
funzione 439 centrali atomiche, che forniscono il 17% dell´elettricità
globale, con il picco di oltre tre quarti del totale nazionale per la
Francia. La differenza, dopo Chernobyl, è che si è praticamente
smesso di costruirne di nuove, soprattutto in Occidente. In questo
momento, nel mondo si stanno allestendo in tutto 24 nuovi impianti per lo più in India, Cina, Giappone e Taiwan - ma, per sei di essi
(uno su quattro), il lavoro sta andando avanti da vent´anni e non se
ne vede la fine. Sulle due sponde dell´Atlantico, fra Europa e
America, ce n´è in costruzione solo uno, ed è il primo da dieci anni.
Il risultato è che, nel prossimo decennio, mano a mano che le
centrali più vecchie vengono smantellate, la quota del nucleare sulla
produzione mondiale di elettricità andrà diminuendo drasticamente.
Ma la corsa del prezzo del petrolio e del gas ha cambiato lo
scenario.
L’inviato
• Un inviato di guerra ricorre spesso ai
gruppi elettrogeni, carica le batterie con i
motori dell’auto, ha scoperto che con un
pannello solare portatile si fanno
funzionare computer e telefono satellitare
e in Africa ascolta le notizie con una radio
che funziona a manovella.
•
Alberto Negri Il Sole 24 ore
• Nel corrispondente di guerra ci sono “il potere di una
parlantina a cui né uomo né donna può resistere quando
ci sono in ballo un pasto o un letto, l’occhio di un
mercante di cavalli, l’abilità di un cuoco, la costituzione di
un manzo, la digestione di uno struzzo e un’infinita
adattabilità ad ogni circostanza. Ma molti muoiono prima
di raggiungere questi livelli e i maestri passati dell’arte
appaiono per lo più in abiti ordinari quando sono in
Inghilterra e così la loro gloria è nascosta alle masse”
•
Rudyard Kipling The Light That Failed
• “Il libro di Erodoto è un libro nato dai
viaggi: il primo grande reportage della
letteratura mondiale. Il suo autore
possiede l’intuito, l’occhio e l’orecchio del
reporter. Ha una resistenza a prova di
bomba: naviga per mare, traversa steppe,
si addentra nei deserti, sempre tenendo il
resoconto di tutto. Non si lamenta per la
stanchezza, niente lo scoraggia, niente gli
fa paura”
In prima persona
• Erodoto aveva la voglia di sperimentare
tutto, di esserci. Specularmente, il lettore
vuole essere dove tu sei stato.
• ROMA - «IO SONO pronto. A questo punto dipende tutto
da voi…». Nel piovoso pomeriggio romano, al
centrosinistra che festeggia la tribolata nascita della
nuova legislatura Ciampi rinnova il suo messaggio. Dopo
l´elezione dei presidenti di Camera e Senato, l´incarico a
Prodi può anche essere conferito in fretta. Dal Capo
dello Stato non arrivano obiezioni e controindicazioni.
Arriva piuttosto la sollecitazione già formulata, a più
riprese, in queste ultime settimane. Il Quirinale ha un
solo dovere: rispettare gli obblighi costituzionali,
aspettare tutti gli adempimenti di rito
• ROMA - Il primo ad abbracciarlo è Willer
Bordon (avvantaggiato perché stava
seduto nella fila davanti): «Franco – gli
dice con il suo tono asburgico, tra il
solenne e il militaresco – alla fine è stato
meglio così». Marini sorride, osservando
la pipa: «Ah, certo: magari sapendolo
dall´inizio, che vincevamo noi!».
• ROMA - Appena eletto, ancora seduto al suo posto in
quinta fila – la pipa in bocca, il foglio col discorso pronto
da due giorni e ormai sgualcito sul banco, decine di mani
che si allungano per rallegrarsi, l´aula in piedi – Franco
Marini si volta verso la sua sinistra e intercetta lo
sguardo di Clemente Mastella. «Ci hai fatto soffrire un
po´ ma grazie lo stesso», gli dice. Mastella sorride con
quei suoi occhi mobili, gli risponde ma Franco che dici,
ma che pensi. Marini tende la mano: «Lascia stare, io lo
so. Grazie e basta». Ancora una volta è stato Mastella. A
tenere tutti in fibrillazione un giorno e una notte
• Storie concrete, in cui il lettore si possa
identificare o comunque riconoscere.
Bisogna quindi ambientare, dare elementi
in cui il lettore possa visivamente collocare
quello che il giornalista racconta.
• Non si parla di orologi falsi, ma di rolex.
Non di software piratati, ma di Office.
La tecnica dello zoom
•
•
Quando Tim Terman acquista il caffé dal Mountain People’s Co-op di
Morgantown in West Virginia, controlla sempre che sulla confezione ci sia il
logo bianco e nero che certifica il Commercio Equo. Lo paga quasi il doppio
– fino a 8 euro per mezzo chilo – di quello che pagherebbe un caffè
qualsiasi, sperando che quei soldi in più vadano agli agricoltori in difficoltà.
Ma non sempre le cose vanno così: la maggior parte dei consumatori che
fanno acquisti seguendo le loro convinzioni sociali non sanno quanti dei loro
soldi andranno effettivamente a finire alle persone che sperano di aiutare. I
critici sostengono che troppi dei soldi del commercio equo e solidale vanno
a finire nelle tasche dei commercianti e degli intermediari, comprese le
organizzazioni no-profit. Le organizzazioni coinvolte nel commercio equo e
solidale affermano invece che i vantaggi arrivano effettivamente a quanti ne
necessitano. Paul Rice, direttore generale di TransFair Usa, che controlla la
certificazione del commercio equo negli Stati Uniti, ha detto che i programmi
talora eliminano fino a cinque intermediari – l’acquirente locale, il mugnaio,
l’esportatore, lo spedizioniere e l’importatore – e consentono agli agricoltori
di contrattare direttamente con i grossisti americani.
(Commercio equo, di Jennifer Alsever, New York Times)
• MICHAEL HIRSCH
• Il maggiore Micah Morgan accarezza il “naso” del suo drone
Predator come un ufficiale di cavalleria dei vecchi tempi avrebbe
potuto strofinare con la mano il muso del suo cavallo. «Questo è il
futuro dell´aviazione», dice Morgan, ex pilota di un bombardiere B-1.
Nel Triangolo Sunnita è una splendida giornata. Fuori dal “filo
spinato” della base aerea di Balad la guerriglia ancora infuria e la
guerra tra le opposte fazioni religiose incombe, ma il cielo è azzurro
e, cosa non indifferente, interamente di dominio americano. Morgan
osserva un altro Predator - un velivolo senza pilota delle dimensioni
di un Cessna - avvicinarsi per un atterraggio telecomandato al
termine di una missione di ricognizione. (…) L´americano che
telecomanda questi droni, tuttavia, non è in Iraq, bensì a 7.000
miglia di distanza, a Las Vegas.
• “Stuck in the Hot Zone
• Don’t dream about full exits. The
military is in Iraq for the long haul”.
• Bloccati nella Zona Calda
• Non sognate ritirate totali. I soldati
sono in Iraq a lunga scadenza
•
(Newsweek)
• Simone vorrebbe comprare l’ auto che gli piace. Chiara la casa.
Silvia il computer. Rita avrebbe voluto fare un figlio. Desideri
normali, ordinari, quelli che abbiamo tutti. Spesso, non abbiamo i
soldi per permetterceli. Ma, per una quota crescente di italiani, il
problema non sono soltanto e soprattutto i soldi. E’ , prima ancora,
un problema di identità, di posto nella società. Rita, Chiara, Silvia
fanno parte del popolo in espansione dei precari, italiani a vita
dimezzata, condannati ad un lavoro flessibile che non hanno
scelto.(...) Se, dieci anni fa, il mercato del lavoro italiano era troppo
rigido, oggi la flessibilità è arrivata ovunque. Due milioni e mezzo di
persone, un quarto dei lavoratori dipendenti, ha un contratto atipico,
cioè diverso da quello standard, a tempo indeterminato, dice l’ Istat.
Soprattutto, metà dei nuovi assunti, fra il 1993 e il 2003, è
inquadrata come atipica. A Milano, oggi, secondo il Censis, sono
precari 81 lavoratori su mille, a Roma 62.
Senza zoom
• Chi ci libererà di questo Presidente menaguai? Questo è quello che
la maggior parte dei ministri e dei deputati libanesi - e Saad Hariri figlio dell’ex primo ministro assassinato, Rafiq Hariri - hanno
continuato a chiedersi in questi mesi, perché il Presidente filosiriano
Emile Lahoud è l’ultima traccia pubblica del potere di Damasco a
Beirut.
• Ma la scorsa settimana ha visto un tentativo quasi scespiriano di
detronizzare l’ex ufficiale navale addestrato dagli inglesi, che ha
scioccato anche i libanesi così facili al dramma. E’ arrivato nelle
spoglie del genero stesso di Lahoud, che è il ministro libanese della
Difesa e che, lo scorso luglio, aveva subito un attentato, come
quello di Hariri, che puntava ad ucciderlo.
•
(Robert Fisk The Independent)
• BAGDAD - Via Rashid è deserta. I miliziani della Guardia Nazionale,
senza faccia, mascherati con passamontagna, annidati sotto i portici
di pietra nuda, qui chiamata italiana, la rendono sinistra. Da una
finestra la voce potente, gracchiante, di un altoparlante apostrofa
una macchina che ha osato inoltrarsi nella strada. Immagino
impartisca un ordine. L’ uomo al volante frena, innesta la retromarcia
e se ne va senza forzare il motore. Direi a testa bassa, con la coda
fra le gambe. La scena dà un’ idea del clima, in queste ore che
precedono il voto. Molti itinerari sono sbarrati dalle pattuglie
americane. Girare per Bagdad è come addentrarsi in un labirinto. I
veicoli blindati da combattimento Bradley sono accostati al
marciapiede; c’ è anche qualche più massiccio carro armato
Abrams. In mezzo alla strada GI e Marines fanno da vigili urbani. Il
loro aspetto intimidisce, ma i loro gesti sono misurati. Non sono
arroganti. Sono disciplinati. Nel paesaggio mediorientale sembrano
piovuti da Marte.
• (Bernardo Valli, La Repubblica)
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