►◄ IL FELICIONE [[ hho om me ello ovviinng gp plle ea assuurre e >> PPEERRIIO ODDIICCO O BBIIM MEESSTTRRA ALLEE A Annnnoo II N Nuum meerroo 22 G Geennnnaaiioo 22001100 IIVVA AN NN NEEUUM M ANNO I NUMERO 2 GENNAIO 2010 [ homeloving pleasure > ►► INDICE ► [ Incipit > 5 M Lorenzini ► [ Siena e i suoi Geritols (una storia vera) > 7 L Pampaloni ► [ Presepio Imminente > 12 E Cesarini ► [ La Goebbelsiana > 15 M Lorenzini ► [ Cresciolandia > 21 E Cesarini ► [ Dall’acqua (II episodio) > 23 M Lorenzini e L Mereni ◄ Tarxien (Malta) Una delle misteriose sfere di pietra sparse per il sito dell’antico tempio megalitico (3500 a.C. circa) Foto di E. Cesarini ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > Incipit di Matteo Lorenzini Il secondo numero del Felicione esce in forma ridotta, a causa delle riposanti, ubertose feste natalizie. Non deve il lettore cogliere in questa frase una nota di rammarico: riposo e tavole imbandite sono alla radice della teoria del buon vivere. Ogni celebrazione rappresenta un anello di una catena, ed esprime in termini di ciclicità i grandi concetti di rinnovamento ed eternità. La celebrazione è anche un metodo di autoriconoscimento, ed infatti è strettamente legata all’ambito della tradizione. Nella tradizione del Natale, come è ricordato in questo numero, è l’adagio Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi. E’ infatti il Natale una festa intima, un momento in cui l’anello di cui parlavamo si richiude verso l’origine, riportando gli elementi dispersi al luogo di partenza, quasi seguendo la linea tracciata in cielo dalla Cometa. E’ in questa linea di sereno ritorno che si inserisce naturalmente il tema di questo numero, la gioia dello stare (o rientrare) in casa. I greci, in epoca classica, avevano un termine preciso per indicare il lungo cammino verso casa, il nostos. I nostoi, i ritorni, così si chiamavano le narrazioni delle interminabili peripezie degli eroi omerici sulla via del ritorno in patria, dopo la distruzione di Troia: è nella poetica del ritorno che l’antichità ha espresso il massimo struggimento. Nell’amore per le mura domestiche, per l’aprica Itaca, per i clivi ed i colli di Gerusalemme, per le origini, contadine (Roma) o marittime (Sumeri) che siano. Il dramma primo è l’abbandono, la partenza cui è vietato il ritorno: deprecata infinitamente fu la sorte di Persefone, la mangiatrice dei frutti del melograno, perduta nell’Ade. Ed ecco che torniamo al cibo, all’eternità ed al ciclo, qui inteso come alternarsi delle stagioni, distillato nel mito. La Grecia, madre della cultura, ha amato intensamente il ciclo, a tal punto da farne una bandiera, riproducendolo in ogni propria espressione; ed ecco perché Callimaco, Oscar Wilde ellenistico, credette di essere assolutamente controcorrente, assolutamente indipendente, nel professare l’odio del ciclo. Strettamente collegata al nostos è la nekyia, la discesa agli Inferi. Odisseo scende i gradini ctoni per violare le case dell’Ade, ma lo fa da vivo, ed in questo troviamo il nodo da sciogliere, il mistero, l’incomprensibile. L’abbandono ultimo, la morte, per una volta è inficiato: il lieto fine è tutto nel ritorno, reso possibile da una preternaturale e mitologica necessità. La folle gara dei morti, la calca attorno al sangue dell’ariete, nel mito omerico, non è inesplicabile come il sorriso beffardo dei geritols. Il sapore inebriante del sangue, il sentore greve cui le ombre aspirano, non è da esse agognato perché surrogato della carne; piuttosto, il sangue è la porta, il simbolo del ritorno, di quella via a loro per sempre negata. Non è una coincidenza se il 5 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > sangue dell’ariete è sulla porta degli ebrei in Egitto. E non è un caso se il primo grande viaggio della storia nautica fu intrapreso per impadronirsi del favoloso vello d’un ariete d’oro. Ed a sua volta, Giasone si era messo per mare nell’intento preciso di fare ritorno, un ritorno micidiale, eroico, per insediarsi sul trono della propria città, Iolco. Ancora, un ritorno a casa. Nel periodo del Natale, i ritorni sono perfettamente naturali. Chi vive o lavora lontano torna alla famiglia ed alla casa. Ed anche chi vi è sempre rimasto, trova nella presenza degli altri, solitamente lontani, un senso di intimità e domesticità. Qualcosa di molto simile al ben noto (tra di noi) concetto di Terrasanta. Che cos’è una Terrasanta? Non è facile dirlo. E’ un luogo prediletto, unico per ogni essere, il quale sta ad essa come la bottiglia all’acqua: il liquido la riempie tutta, aderendo perfettamente e pervadendo ogni volume. Come si riconosce la propria Terrasanta? Non vi è un modo: ognuno sa di averla trovata quando la incontra. Ma c’è un segno per rendere definitivo il riconoscimento: la poetica del ritorno a casa. Quando ci si mette per via alla volta di un luogo, e non si ha l’impressione della partenza, ma la struggente sensazione del ritorno, quella è una Terrasanta. Il piacere intimo dello stare in casa è simile alla gioia dell’essere nel centro. Attorno al centro, ruota il ciclo. E, là nel mezzo, c’è tutto il tempo di leggere in pace il Felicione. ■ 6 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > Siena e i suoi Geritols Una storia vera di Lorenzo Pampaloni Foggia, 06/01/2010, mercoledì, ore 5:20 della mattina Cosa sono i Geritols? Da dove vengono? Qual è l'origine del nome? Cosa lega i Geritols al triste destino dello scoiattolo di John Q. 1 ? Perché, avendo a disposizione due mesi di tempo per scrivere un articolo, lo si scrive sempre l'ultima ora dell'ultimo giorno? A questi inquietanti interrogativi cercheremo di dare qui una risposta, non senza la consapevolezza che qualcosa di oscuro, forse non propriamente terrestre, possa condizionare le nostre menti nell'esporre ora i fatti. Siena, mese di gennaio del 2008, tarda notte: è stata una giornata fredda; quattro ragazzi, al termine di una piacevole serata trascorsa insieme a sorseggiare whiskey, riscaldati dal fuoco di un rassicurante caminetto, si aggirano per i vicoli tortuosi di una città deserta, addormentata nel suo inverno, intrisa nella sua bruma. Non cercano emozioni, solo passeggiano ammirando le bellezze della città, in uno stato d’animo sereno e senza ombre. Intorno a loro emergono, di quando in quando, segni di antichi rituali magici, piccoli dettagli nascosti nelle facciate dei palazzi e negli angoli poco visibili dei monumenti, che sfuggono con facilità ad un’osservazione superficiale. L'unico senese dei quattro, con l'orgoglio di chi è fatto custode di qualcosa di speciale, approfitta della passeggiata per portare all’attenzione dei suoi compagni alcuni di questi segni, illustrandone il significato. In particolare uno di questi manufatti colpisce l'attenzione dei visitatori: si tratta di un demone forgiato nel metallo e fissato, tre metri da terra, nell'angolo di un palazzo di antiche origini. Il demone, con volto luciferino, è in realtà un drago, incatenato per il collo e ben ancorato alla dura pietra serena del palazzo. A fianco, da Corsini Dischi, si staglia invece l'inquietante presenza dell'ultimo album di Laura Pausini, esposto in bella mostra all’interno di una luccicante vetrina. Circondati da siffatte nefandezze, i quattro scelgono la meno devastante, avvicinandosi senza indugio al demone: la luce di una lanterna, non lontana da lì, ne evidenzia i lineamenti e man mano che si avanza ne modifica le espressioni: una rigida barba a punta sovrastata da un ghigno enigmatico non lascia dubbi sulla sua natura malefica. Secondo la leggenda 1 vd. Felicione, Anno I n.1, pag.7 7 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > il demone segnala in quel punto la presenza di un varco invisibile verso stanze occulte e malvagie, luoghi di riunione di misteriose sette e gruppi esoterici. Poco lontano, però, un angelo armato di spada è posto a guardia del demone, controllato dal suo sguardo attento, tale da rasserenare il passante e infondergli sicurezza. Ad un'osservazione più attenta i quattro notano, tuttavia, che l'angelo rivolge il suo sguardo non tanto verso il drago, quanto piuttosto più avanti, in direzione di una piccola bottega di libri. La compagnia, nella sua umana ricerca della conoscenza, si incammina dunque verso il negozietto, pesando ogni passo nell'altrettanto umano timore dell'ignoto. La luce di due fioche candele al neon ormai quasi del tutto consumate, diffusa dall'interno della vetrina, man mano si fa più intensa e li indirizza senza ulteriori indugi verso la meta. Decine di vecchi libri, tutti molto colorati, sono esposti ordinatamente su tre scaffali sovrapposti; stoffe di velluto rosso decorano la vetrina ai due lati, mentre dietro si intravede un massiccio bancone di legno con pile di libri, presumibilmente ancora da catalogare. La più sveglia dei quattro nota immediatamente un piccolo volume polveroso, nascosto nell'angolo più estremo, all'ombra di un tomo sulle abitudini domestiche del Gerbillus perpallidus. Le lettere del titolo, sebbene ricoperte da uno spesso strato di polvere, sembrano emettere una strana luce rossa, tanto che la ragazza riesce, seppur faticosamente, a decifrarle e ad alta voce legge: "Siena e...i....suoi...Ge...ri...tols". "Geritols...Geritols...certo! i Geritols", conferma sicuro il senese, cadendo subito dopo in uno stato di inaspettata apatia e vago disorientamento. I quattro ragazzi appaiono confusi, qualcosa si è impossessato delle loro menti, per poi subito liberarli dall'influsso. "Geritols?....C'è scritto guaritori!" afferma l'altra ragazza: "Siena e i suoi guaritori!". Immediatamente, come nulla fosse accaduto, la compagnia prosegue, in silenzio, verso altre destinazioni. Non verrà più fatta menzione in seguito di quell’episodio, rimasto sommerso nelle profondità più nascoste delle menti dei ragazzi. Fin qui la cronaca dei fatti. Ma dunque cosa sono veramente i Geritols? E' recente la testimonianza di uno dei quattro ragazzi, che, molto tempo dopo questo evento misterioso, ha vissuto in prima persona un'esperienza onirica, oltre lo stato di coscienza umana e in condizioni di apparente immobilità corporale. Alcuni lo chiamano "sogno", altri ne spiegano l'origine con una sorta di "download" di dati nel cervello umano da parte di entità aliene. Il ragazzo, che qui, per tutelarne l'anonimato, chiameremo Ragazzo, riferisce il contenuto del suo cosiddetto "sogno" con dovizia di particolari: inizialmente vi fu il buio, poi, lentamente, come se gli occhi dovessero ancora abituarsi in seguito all’esposizione ad un'intensa luce, qualche contorno sfumato iniziò ad emergere alla sua vista. Sebbene fosse sicuro che quello spazio in cui si trovava fosse delimitato da pareti, non riusciva a stabilire le distanze e le dimensioni di quella sala. Poi una luce, forse due, non ricorda. Nuovamente una candela al neon, come nel negozio di libri, sorretta da un essere decisamente basso e, almeno nel volto illuminato dalla luce, decisamente peloso. 8 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > "Ehi, tu, ragazzo, come ti chiami?", lo interrogò la strana creatura. "Ragazzo", rispose il giovane. "Lo sai dove ti trovi?" Al suo smarrito silenzio, replicò ancora la creatura: "Non importa, giovane Ragazzo, non devi sapere...nel tempo che ti sarà concesso potrai osservare ciò che vuoi, ma non chiedere perché non ti sarà risposto". Detto questo si allontanò in fretta a piccoli passi. Ragazzo avanzò adagio, cercando di seguire le orme del suo interlocutore, ormai già praticamente svanito. Procedendo, la penombra si faceva sempre meno intensa; poi, alla sua vista si aprì una stanza, piccola per le sue dimensioni, ma brulicante dei piccoli mostri pelosi che già aveva conosciuto, ognuno indaffarato nei propri affari. Nessuno sembrava aver notato la sua presenza o, comunque, la sua presenza non aveva turbato in alcun modo gli esseri pelosi. La stanza era arredata come fosse un soggiorno, con tappeti, tavoli, lampade, quadri, e quant'altro ci si aspetterebbe di trovare in un normalissimo soggiorno; nel complesso dava un senso di ordine, se non fosse stato per quel continuo e caotico via vai. Lungo le pareti vi erano decine di scaffali di un legno scuro non pregiato, o almeno così sembrava. Sopra di essi non libri, ma sorprendentemente strani esserini, simili nell'aspetto alle creature pelose, ma di statura di gran lunga inferiore. Completamente ricoperti da una folta pelliccia bruna, con un grosso pancione prominente, tanto che ricopriva completamente i piedi o qualunque cosa avessero per sostenersi in posizione eretta, avevano una testa tonda come un pallone, ma proporzionata al resto del corpo, da cui spuntavano due lunghe orecchie a punta. Sembravano quasi dei peluches, immobili, uno accanto all'altro. Il loro unico movimento consisteva nella rotazione laterale della testa seguita da una rapida risata, acuta ma flebile, e accompagnata da un annuire isterico. Ciò avveniva in risposta ad un preciso comando dei mostri pelosi. Questi, infatti, interrompendosi nel loro svelto incedere, rivolgendosi a loro dopo una breve pausa, pronunciavano con vocina gracchiante la parola "Geritols" e subito tutti gli esserini prorompevano nella loro risata. L'impressione era che Geritols fosse il nome degli strani esserini. Ragazzo non sapeva perché, ma era come se avesse la convinzione che quella loro risata infondesse una sorta di energia vitale ai mostri pelosi, che ne uscivano in effetti ricaricati e più scattanti. Forse non è casuale il fatto che in quella famosa notte di febbraio del 2008 il titolo del libro magico avesse mutato la parola da Geritols a Guaritori: in un certo senso i Geritols avrebbero il potere di risanare e dare energia. Questo il sogno di Ragazzo e questi i dati ad oggi disponibili su questa storia. Ma è stato solo un sogno? Esistono veramente i Geritols? Che ruolo hanno nella nostra vita? Saranno loro i futuri dominatori del mondo, dopo aver ridotto in schiavitù l'intera umanità? Josephine L. Horselead, studiosa di scienze occulte e profonda conoscitrice fin dall'inizio del fenomeno Geritols, intende andare a fondo nella sua ricerca per portare un po' di luce in questo intricato mistero. 9 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > Con intense sedute di ipnosi, sta cercando di scavare nella mente di Ragazzo per carpirne i segreti, ancora non svelati, che conserva, suo malgrado, nel proprio subconscio. Attendiamo fiduciosi nuovi sviluppi sul caso, sebbene certi che forze complottistiche agiranno nell'ombra con l'intento di nascondere agli occhi del mondo l'inquietante verità. P.S. quanto al legame tra i Geritols e il triste destino dello scoiattolo di John Q., ...beh...questa è un’altra storia... ■ 10 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > ▲ Albero contorto (Civita di Bagnoregio) Foto di L. Pampaloni 11 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > Presepio imminente di Elisabetta Cesarini Il Santo Natale è appena passato, in tutte le case si è già riposto in qualche buio e polveroso angolo l’albero finto, tutte le sue decorazioni e anche il vecchio presepe. I più nostalgici sentono ancora un nodo alla gola, come quando erano bambini, ed iniziano a contare i giorni che mancano al Natale 2010. Per non soffocare nella malinconia e mantenere vivo lo spirito natalizio degno di tutti i Nonsocchì di Chinonsò, vi lascio un pensiero per i prossimi festeggiamenti della Natività. Un’idea sulla quale potete iniziare a meditare e addirittura lavorare. Un nuovo e fantastico Presepe, che potrà rallegrare tutti quelli che si troveranno a passare le feste natalizie in casa vostra, un “Presepe Imminente”. L’idea non è mia ma è stata sviluppata nel 2006, proprio in occasione del santo Natale da Elio e le Storie Tese. Presepio imminente è un singolo composto dalla band milanese per il Natale 2006. Il brano recita alcune parodie del Natale, tra cui i re Magi guidati dal GPS, e le mummie che fanno il presepe. Inoltre, cita l'incipit della voce Mirra di Wikipedia. PRESEPIO IMMINENTE Elio e le Storie Tese Si dice che a Natale tutti quanti sono buoni Chi fa l’albero, Chi fa il presepio È la notte di Gesù Per fare un bel presepio ti ci vogliono i pastori, una capanna, Giuseppe e Maria ed il piccolo Gesù Per esempio un bel presepio può costarti una fortuna se ci metti l’asinello con il bue riscaldante Sta scendendo già la neve Buon Natale a tutti quanti Rottamate il vecchio bove e passate al riscaldante 12 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > Il presepio è fantasia ma ti costerà una follia Perché un bove riscaldante costa veramente tante (Coro) Presepio imminente arrivano i tre Re Magi guidati dal GPS Donatori di doni regali Ma la mirra che cos’è? Gomma resina aromatica estratta da un arbusto del genere combifora famiglia busseracee che è usata dai Re Magi e nelle imbalsamazioni Sta scendendo già la mirra sulle mummie del presepio non ti avevo ancora detto l’ho ambientato nell’antico Egitto Una mummia fa il pastore l’altra mummia fa il pescatore una mummia fa il laghetto sono mummie molto brave ma hanno un piccolo difetto … questo: gli dai un dito e ti prendono un braccio lo nascondono nel muschio e lo devi ritrovar Non perdere la calma, tieni conto che è una mummia e se non ritrovi il braccio chiama il numero verde "Pronto, qui emergenza mummie, dica..." "Non ritrovo più il mio braccio!" "Capisco, gliel'ha nascosto dentro al muschio, immagino..." "Ma... scusi come fa a saperlo?" "Siamo l'Emergenza Mummie, vuole che non so certe cose?! La saluto, buon Natale!" "Sì ma adesso come faccio? Chi me lo riattacca il braccio?" 13 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > (Coro) Sta scendendo già l’incenso È una Natale molto intenso Sta scendendo pure l’oro Buon natale tutti in coro Sta scendendo già la mirra io ci metterei la firma Sta scendendo anche l’effetto delle benzodiazepine che il dottore mi ha prescritto (Coro) Guarda che Presepio Imminente …. Buon Natale a tutti e Christmas with yours and Easter what you want. ■ 14 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > La Goebbelsiana di Matteo Lorenzini GOEBBELSIANA (dai 6 giocatori in su) Regolamento per mazzo di carte francesi Ai bei tempi del liceo, usava tra di noi sollazzarci durante le lezioni con vari passatempi e giochi, taluni dei quali richiedevano l’uso di un mazzo di carte. Uno dei giochi di carte più gettonati era, per la sua rapidità ma anche in virtù della sua netta semplicità, la cosiddetta Hitleriana, una mano secca con giocatore unico. Il giocatore pescava dal mazzo tre carte a caso: se tra queste si trovava una carta prestabilita (usualmente il Jack di picche) il giocatore aveva salva la vita. La Mano Hitleriana ebbe poi una fase di oblio, tant’è che di recente alcuni di noi non ricordavano più questo prestigioso gioco. Per fortuna, in occasione delle festività natalizie, esso non solo è stato ripristinato, ma se ne è prodotta una versione nuova, la Mano Goebbelsiana, assai più complessa e con insospettate caratteristiche di crudeltà. Come per l’Hitleriana, questo gioco è assai spietato. Sopravvive, nella versione base, un solo giocatore, quello che ha tra le proprie carte, pescate a caso dal mazzo, il Jack di picche, che nel gergo del gioco è detto il Genio (pronuncia Ğenio con marcato addolcimento della G). ◄ Il Ğenio Il gioco è diviso in tante mani quanti sono i giocatori. Per ogni mano, uno dei giocatori, a turno, tiene il banco. Lo sviluppo base di ogni mano è descritto nel seguito; ricordate che l’ultima mano del gioco è sempre silenziosa (vedi poi). VERSIONE BASE Inizio della mano Il giocatore che tiene banco mescola bene un mazzo da 54 carte francesi, più i due jolly. Poi passa tra gli altri col mazzo tenuto a ventaglio, facendo scegliere a tutti tre carte. Ogni giocatore pone le tre carte coperte davanti a sé: 15 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > (1) (2) (3) Così fa anche, per ultimo il banco. La posizione delle carte è molto importante nel gioco. Per riferimento nel seguito, abbiamo numerato le tre posizioni che inizialmente sono assunte dalle carte. Svolgimento della mano Inizia la mano il primo giocatore dopo il banco, in senso antiorario. Egli scopre una delle tre carte, a sua scelta. Ad esempio, può scegliere di scoprire la (3). Tutti i giocatori dopo di lui, in successione, scoprono la carta in posizione (3). Quando il giro è finito, ovvero quando tutti hanno scoperto la carta in posizione (3), il primo giocatore sceglie un’altra carta e si procede ad un nuovo giro. Se alla fine della mano nessuno ha trovato il Genio, si procede con la mano doppia. Se invece il Genio è stato trovato da qualcuno, il giro si interrompe e si procede con la salvezza. Mano doppia Se ci sono ancora carte disponibili (se i giocatori sono molti si può integrare con un secondo mazzo, purché il dorso delle carte sia dello stesso colore del primo), il banco fa scegliere a tutti i giocatori altre due carte. Le carte già scoperte non devono essere spostate: posizionate le due nuove carte, coperte, a destra delle altre: (1) (2) (3) (4) (5) A partire dal primo giocatore dopo il banco, si procede con lo svolgimento della mano come precedentemente spiegato. Se il Genio non esce, si procede con la mano tripla. Mano tripla Se ci sono ancora carte disponibili (se i giocatori sono molti si può integrare con un secondo mazzo, purché il dorso delle carte sia dello stesso colore del primo) si fa scegliere a tutti una ulteriore carta da mettere a destra delle cinque scoperte: 16 ANNO I NUMERO 2 (1) Gennaio 2010 (2) [ homeloving pleasure > (3) (4) (5) (6) Si procede poi con lo svolgimento della mano già spiegato. Se al termine della mano tripla il Genio non è uscito, nessuno dei giocatori è sopravvissuto alla mano. Salvezza Nella versione base, di stampo hitleriano, si ha salvezza quando un giocatore scopre il Genio. Nella Goebbelsiana, tuttavia, non è sufficiente il rinvenimento del Jack di picche per sopravvivere alla mano. Quando il Genio è stato scoperto, il giro si interrompe e si deve stabilire chi si salva (ed è quindi vincitore della mano). Sono possibili due casi: 1) Il banco trova il Genio. In tal caso: - se nessun giocatore ha carte bonus (vedi poi) il vincitore è il banco, essendo con lui concluso il giro; - se vi sono carte bonus, si procede come nel punto 2). 2) Un giocatore che non ha il banco trova il Genio. Il giocatore successivo scopre la propria carta: se la carta è un Jack oppure una picche, la salvezza passa a lui, altrimenti è vincitore chi ha trovato il Genio. Nel caso in cui la salvezza sia passata al giocatore successivo, tocca al giocatore ancora successivo scoprire la propria carta. Come prima, se essa è dello stesso numero o dello stesso seme della precedente, egli guadagna la salvezza strappandola al precedente, e così via. Il giro si interrompe se: - un giocatore non trova una carta dello stesso numero o dello stesso seme della precedente. In tal caso, sopravvive l’ultimo che ha ricevuto la salvezza; - si giunge al banco. In questo caso, se tutte le carte sono state scoperte e non vi sono carte bonus, il vincitore è il banco. Se è invece possibile continuare con un nuovo giro, si prosegue. Se non vi sono carte coperte ma vi sono carte bonus, si prosegue con queste, sempre in senso antiorario, fino al loro esaurimento. Se anche queste si esauriscono e la catena stesso numero-stesso seme non si è interrotta, si salva l’ultimo che scopre una carta. Carte bonus Sono carte aggiuntive che possono essere date ad un giocatore in conseguenza di alcune Regole Speciali (vedi sotto). Sono riconoscibili perché disposte, coperte, sotto le altre carte scoperte. In ogni caso, non si possono scoprire carte bonus finché ci sono altre carte da scoprire nelle posizioni valide di gioco. 17 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > REGOLE SPECIALI Le Regole Speciali completano il regolamento della versione base e stabiliscono quali conseguenze sono da mettere in atto a seconda delle carte che sono via via scoperte dai giocatori. Si vedrà che può accadere che svariate carte occupino una stessa posizione. In tal caso, nello scoprire questi gruppi di carte, si deve aver cura di girarle una per volta, applicando a ciascuna la relativa regola. In particolare, se si scopre il Genio, non si può continuare a girare le carte del gruppo, ma si passa subito all’attribuzione della salvezza. 1) Per regola di gioco, possono essere sempre introdotte nuove regole, purché vi sia l’accordo della maggioranza dei giocatori e non vi sia incompatibilità con le regole qui esposte. 2) Si hanno bonus particolari se un giocatore, scoprendo una carta, ottiene con le altre carte scoperte uno dei seguenti punti (i jolly possono essere impiegati per ottenere i punti, purché se ne dichiari il numero ed il seme; inoltre possono essere usati in questo modo solo una volta): - COPPIA: il giocatore che ottiene una coppia, prende una delle carte coperte del giocatore alla propria destra e la pone, coperta, tra le proprie carte, in una delle posizioni ove si trovino ancora carte coperte. Se non vi sono posizioni ancora occupate da carte coperte, la carta prelevata al giocatore successivo deve essere messa, coperta, sotto una delle carte scoperte: (1) (2) (3) Le carte così disposte sono dette carte bonus. Esse possono essere impiegate solo quando tutte le altre carte in gioco, di tutti i giocatori, sono state scoperte. Se il giocatore è l’ultimo della mano, ovvero tutti hanno già scoperto tutte le carte, egli può prendere dal mazzo una carta e girarla immediatamente. Se vi è il Genio, si scoprono le eventuali carte bonus in gioco e si attribuisce la salvezza. Altrimenti, si prosegue con la mano doppia, tripla ecc. Il giocatore cui è stata sottratta la carta la reintegra prendendola dal mazzo. - TRIS: si prendono due carte coperte, una per ognuno dei due giocatori alla propria destra. Si procede poi come spiegato per la COPPIA. - SCALA: si ha scala se, scoperte tutte le carte che si hanno, esse sono in scala anche alla rinfusa. In tal caso, tutti i giocatori ricevono una carta coperta da porre a sinistra delle carte scoperte. Le posizioni a sinistra delle posizioni ufficiali sono riservate a questo tipo di carte aggiuntive, che per il resto devono essere viste come normali carte di 18 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > mano. Quindi può accadere, ad esempio, che la prima mano si concluda non dopo aver scoperto tre carte, ma dopo averne scoperte quattro (una delle quali a sinistra delle posizioni ufficiali). -COLORE: si ha colore se, scoperte tutte le carte che si hanno, esse sono dello stesso seme. In tal caso, tutti i giocatori ricevono due carte coperte da porre nelle due posizioni a sinistra delle carte scoperte. - DUE DI PICCHE: chi scopre questa carta, non può vincere scoprendo il Genio. Questo non impedisce che possa essergli passata la salvezza, o che egli possa passarla al successivo giocatore. - COPPIA DI JOLLY: con una coppia di jolly, anche se uno dei due è già stato dichiarato, il giocatore può scegliere di scambiarsi di posto con un altro giocatore (scambiando quindi anche le carte). 3) Si hanno bonus particolari se una serie di giocatori scopre in successione carte che formano un punto (si intende all’interno dello stesso giro). Il punto assume valore solo al momento in cui è scoperta la terza carta della serie. Un esempio può essere il seguente: il secondo giocatore del giro scopre un sette di cuori, il terzo un otto di fiori, il quarto un nove di cuori. A partire da questo ultimo giocatore, si configura il punto di scala. Si prosegue poi scoprendo le carte successive finché non si interrompe la scala od il giro. L’ultimo giocatore a far parte del punto di scala è il vincitore della scala. Egli riceve una carta coperta da tutti i giocatori che hanno fatto parte del punto. Se questi non ne hanno, riceve altrettante carte dal mazzo del banco. I giocatori che cedono carte le reintegrano prendendole dal mazzo. I punti che possono costituire SERIE sono i seguenti: SCALA e COLORE. 4) QUARTETTO IN SERIE: quando quattro giocatori scoprono in successione quattro carte di numero uguale nello stesso giro, l’ultimo vince il quartetto. Il vincitore prende una carta dagli ognuno degli altri tre giocatori della serie, che poi la reintegrano prendendola dal mazzo del banco. Se i giocatori non ne hanno, prende tre carte dal mazzo del banco. 5) ERRORI: qualsiasi errore commesso da un giocatore nel corso della mano, ad esempio sbagliando l’ordine di alzata delle carte bonus, o alzando una carta nella posizione sbagliata rispetto alla scelta del primo di mano, deve essere segnalato dagli altri giocatori con l’espressione: “Oh Genio!”. In tal caso, chi ha commesso l’errore viene escluso dalla mano in corso. 6) SILENZIO: l’ultima mano di ogni partita, e comunque ogni mano la cui prima carta scoperta è una donna di cuori (detta nel gergo del gioco la Ğianna), è una mano silenziosa. Nessuno, nel corso della mano, può proferire parola, pena l’esclusione dalla mano. Unica eccezione, la frase “Oh Genio!” impiegata per segnalare un errore di un giocatore. Ringrazio tutti i giocatori che hanno preso parte all’elaborazione del corpus di regole sopra riportato, richiedo anzi, a chi vi ravvisasse errori, di darmene sollecita notizia. Buon gioco e…sopravvivete! ■ 19 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > ▲ Nazca (Perù) Il Ragno, uno dei più bei disegni tracciati nel deserto dalla misteriosa ed enigmatica civiltà di Nazca. Foto di E. Campagna 20 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > Cresciolandia Ricette, storia, tradizioni e cultura di Urbino di Elisabetta Cesarini CICCOL CICCOL Ciccol ciccol mascherina s’en-c’è l’ov c’è la galina. El maial l’avet masat su pel mur l’avet tacat. Se me chiappa la fantasia sensa ciccol en vagg via. Ciccol. Piccolo pezzo di lardo o di carne di maiale in genere. Da qui: «Ciccol, Ciccol», «Gi’ al ciccol», antica tradizione carnevalesca che consiste nel mascherarsi e nell'andare di casa in casa a piccoli gruppi festeggiando il carnevale e chiedendo uova, lardo, salsicce in segno di prosperità per il nuovo anno. Un po’ di storia… II "Ciccol-ciccol" era una sorta di questua carnevalesca fatta casa per casa, da quasi tutti i bambini, che oltre al guadagno, si divertivano mascherandosi. Per la scelta dei costumi vi erano poche alternative, di solito i maschi si vestivano da donna e viceversa, la maschera era per tutti la stessa, veniva infatti ritagliata con precisione dalle copertine nere dei quaderni del patronato scolastico. I bambini dividendosi in gruppi di due o tre ed orientandosi in punti diversi della città, bussavano nelle case, recitando una nenia di origine contadina, ma riproposta fedelmente dai bambini di città. Le offerte potevano essere in denaro o anche in natura, ben voluti il lardo le uova o le 21 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > salsicce, di sicuro bottino più magro i dolcetti e le cresciole (tipico dolce di Carnevale). In alcune famiglie particolarmente disagiate e con numerosi figli la "questua" si protraeva per tutta la settimana di Carnevale. Questa entrata straordinaria permetteva di aumentare per un breve periodo il magro bilancio familiare. Ancora oggi i bambini urbinati fanno questa questua, limitandosi però a bussare nelle case di amici e conoscenti del vicinato, o addirittura tentando la fortuna in negozi e botteghe. CRESCIOLE di Carnevale Uno dei dolci urbinati tipici di carnevale sono le Cresciole (quale altro nome potevano avere?!?) . Dolci simili si preparano nel periodo carnevalesco un po’ in tutta Italia con diversi nomi da sud a nord, per citarne alcuni, frappe, cenci, chiacchiere, bugie o sfrappole ecc... Unite sulla spianatoia farina, uova, limone grattugiato e un pizzico di sale, impastate e stendete la sfoglia il più possibile sottile. Tagliate quindi dei rettangolini di sfoglia, o se preferite, usate un piattino da frutta per ritagliare dei cerchi. Friggete in olio ben caldo (o meglio ancora, usate lo strutto per la cottura) per poche decine di secondi, finché non inizierà una leggera doratura. Quando sono ancora ben calde cospargete le cresciole rigorosamente con zucchero semolato. … nel prossimo numero del Felicione, parleremo di Crescia di Pasqua e colazione pasquale… ■ 22 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > Dall’acqua Secondo Episodio di Matteo Lorenzini e Lorenzo Mereni Ara fiutò distrattamente nel vento caldo della sera, poi si accovacciò ai piedi del lungo gradino di pietra scolpito nello zoccolo della scogliera. Il bel cane dal pelo raso, color del miele, mostrava una vaga inquietudine negli occhi azzurri e liquidi. Caris ne era cosciente. Ne aveva sentore da giorni ormai. Il mare era montato fino a divenire rabbioso, l’orizzonte era strappato da strisce violacee là dove, si dice, oceano e cielo si abbracciano. Perfino nelle buie macchie tra le palme, o nei fitti boschi di eucalipto, l’umidità era insopportabile: Ara soffriva per la pesantezza dell’aria, il suo bel manto sembrava fuori luogo e inverosimile e il cane, contrariamente alla sua indole nervosa, sbuffava placidamente disteso. Strano. Ecco la parola giusta, pensò Caris, mentre accarezzava il collo robusto dell’animale. Tutto è molto strano. Silenzio, quiete, poi furia e tempesta, e poi questa atmosfera elettrica, disagevole. C’è qualcosa di estraneo stamattina attorno al Mondo, qualcosa di innaturale, soffocante e vizzo, come una cintura magica di quelle che difendono le Antiche Mura. Nel corso dei suoi vent’anni, Caris non aveva mai visto in faccia il male. C’era in tutti i suoi conoscenti, ed in genere in tutti gli abitanti del Mondo, una tangibile ritrosia a parlare del male, quasi che bastasse nominarlo per trovarselo davanti; era naturale quindi che lei non ne sapesse molto. Nondimeno, il male aveva vissuto negli incubi infantili di Caris, e poi era tornato a trovarla nei suoi più intimi pensieri di adolescente, configurandosi come un terrore istintivo, un gelo atavico attorno alle tempie. Aveva vissuto una specie di latente attesa, poiché immaginava che prima o poi anche lei ne avrebbe fatto esperienza. Strano. Male. Sono due parole antiche, ho imparato tramite esse e con lo studio come certi significati non sono eterni, mutano col mutare delle storie. Cambiano perché dipendono dalla storia degli uomini e del Mondo. Anche Mondo è una di queste parole. Gli antichi credevano che il mondo fosse vasto e pieno di vita, perciò dicevano ‘tutto il mondo’, come per dire ‘tutto quello che c’è’. Ma oggi il Mondo è la nostra isola, e sappiamo bene che intorno ad essa è il mare e solo il mare. Caris aveva studiato a lungo gli Antichi Testi, suo padre l’aveva spronata a farlo, e l’aveva aiutata laddove certi concetti, certi significati le erano parsi ermetici. Sebbene da quelle pagine corrose le parlasse un universo distante, fittizio, per molti versi incomprensibile, ella non aveva desistito, e tramite l’apprendimento la sua coscienza si era di molto 23 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > allargata, la sua fronte si era aperta e molte cose avevano trovato un nuovo luogo in essa. Era importante che lei leggesse, come suo padre le diceva con gentile insistenza. Nel Mondo non erano in molti a poter studiare, gran parte della gente lavorava per la comunità, pochissimi sapevano leggere; e cionondimeno era importante, vitale, irrinunciabile leggere. Tutto in quelle pagine poteva essere utile. Tutto poteva essere una chiave. Una chiave. Ma per aprire che cosa? Forse i miei studi sarebbero più proficui, se ne conoscessi il motivo. Certo, lo so, ha a che fare col male. Ma chi o che cosa è poi questo male? Come sempre in passato, le Grandi Teste ci proteggeranno, nessuno può sfuggire al loro sguardo. Le Teste di Bertram sono più alte e più nobili e più potenti di qualsiasi nemico. Ma anche mentre pensava così, Caris si sentiva esposta, fragile, sola davanti alla distesa eguale del mare. Forse, poteva essere… che le Teste non avessero sempre il controllo. Ara ebbe un fremito improvviso, forse prurito o il fastidio d’un insetto. Ma no, no, nessuno avrebbe potuto dubitare delle Teste. Sarebbe stato come non credere in Bertram, al Tempio l’avrebbero considerato follia, ed in fondo anche suo padre non aveva mai parlato esplicitamente contro Bertram il Benedetto. Contro i preti del Tempio, sì, certo, ma non… Ara interruppe il filo dei pensieri di Caris, alzandosi improvvisamente sulle zampe, orecchie dritte ad ascoltare suoni inudibili per un uomo. Il cane non esitò a puntare l’orizzonte, tese il dorso e proruppe in violenti guaiti, abbaiando furiosamente tanto da esserne scosso. Digrignava i denti in modo orribile e disperato, e Caris ne fu terrorizzata, poiché non l’aveva mai visto comportarsi così. Cercò di avvicinarsi alla bestia per calmarla, provò ad accarezzarle il dorso; ma Ara scosse bruscamente il muso e la colpì per allontanarle la mano, come per dire ‘sta’ indietro’. A chi abbaiava? Niente si vedeva sul mare, niente si muoveva sulla spiaggia, e tutto sembrava inerte, ad eccezione delle onde risonanti e degli strappi purpurei nel cielo. Istintivamente Caris si percepì respinta, e lentamente arretrò verso la scogliera. Per un attimo Ara rimase in silenzio, teso some la corda di un arco di cocco. Poi un’onda più lunga strisciò fino a lambire le zampe chiare e in quella, Caris lo sentì con disarmante impotenza, si nascondeva il male. Eccolo là, infine. Era il momento di conoscerlo, come era accaduto ad Eva, la prima donna. Trattenne il fiato, si aggrappò con forza alle sporgenze degli scogli per non essere precipitata in un abisso di trasparente e incosciente follia; e dentro di sé gridò per avvertire Ara, per distoglierlo, per salvarlo. Ma il cane biondo, come già Europa millenni prima, condotto da forze invisibili contro la propria cosciente volontà, immerse le zampe nel liquido spumoso. Non volse neppure il muso verso il Mondo, sparì nella profondità marina, e intorno aveva lasciato un velo di terrore disumano, una cortina lacera nella trama del cielo. Le palme compresse sulle tempie, i gomiti appoggiati alle ginocchia strette, Eri, la madre di Caris, fissava un punto vuoto sopra la dispensa. Nei suoi occhi, oltre i lineamenti contratti, si agitava un lucore grigio di terrore. Un ricordo soppresso ed esiliato nel regno degli incubi dimenticati adesso 24 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > riaffiorava incontrastabilmente. Ciò che era accaduto ad Ara non poteva essere frainteso. Il cane aveva incontrato il Male che sale dall’acqua. Caris, sconvolta, sedeva al tavolaccio di palma della cucina. Accanto a lei, in piedi, il padre si massaggiava un polso, sul volto un’espressione interlocutoria. Più lontano, appena fuori della porta, il piccolo Puolki piangeva a singhiozzi violenti, disperato come solo possono esserlo i bambini, chiamando a tratti con voce rotta il bel cane che non avrebbe più fatto ritorno. E tutt’intorno, nella stanza buia, attorno al tavolo, sotto la veranda di legno dipinto e nel piccolo giardino coronato di tamerici, una calma irreale. Caris e suo padre sedettero in disparte nell’orto dietro le tamerici. Il sole basso sull’orizzonte filtrava di sotto le lunghe nuvolaglie viola, stirate dal vento. L’uomo, di nome Vida, aveva lineamenti semplici, netti, ed uno sguardo limpido da sapiente. Da molto seguiva l’educazione alla lettura della figlia, talvolta con un’inspiegabile affannata severità. Adesso era incerto, forse le avrebbe rivelato il motivo di tutto quanto, anche se per tutta la vita aveva sperato di non doverlo fare. Perché, come un vecchio adagio recita, a volte l’ignoranza è causa di felicità. Caris lo studiava con apprensione. Superato il primo momento di terrore, adesso era di nuovo in sé; era addolorata per la sorte toccata ad Ara, ma capiva l’importanza del momento, verso il quale forse l’intera sua esistenza convergeva. La pace del Mondo era stata turbata, ed adesso era compito di suo padre decidere la prossima mossa. Il male è venuto, alla fine. Terrore…ripeto le preghiere che mi hanno insegnato al Tempio…Confido nelle Grandi Teste, confido in Bertram il Benedetto, che ci ha dato il Sigillo che tiene lontana l’Acqua. Confido nei Preti del Tempio, nella Chiesa Santa che cinge il Mondo con la magia. Aspetto il perdono dei peccati e la Vita che verrà nel Mondo. Fu lui a rompere il silenzio. - Devo andare all’Accademia, gli altri devono sapere. E’ necessario che ci riuniamo tutti là, li farò chiamare. Loro, ed i loro figli. – Poi la guardò intensamente, cercando di tranquillizzarla. - Anche tu verrai con me. – Percorsero insieme a piedi il sentiero occidentale fino al lago tondo. Nel tragitto non scambiarono parole, e Caris ebbe tempo per riflettere. Vida era il capo degli uomini dell’Accademia, oltre la cresta del lago tondo. Nessuno era mai invitato là, ed i compagni di Caris, al Tempio, dicevano che il misterioso luogo era sede di attività illecite e grottesche, perfino criminali. Erano indotti a pensare così dai preti del Tempio, che da sempre avevano combattuto contro l’influenza degli scienziati dell’Accademia. Vida, d’altronde, le spiegava che lui ed i suoi compagni studiavano la natura, le leggi del mondo e, soprattutto, gli antichi testi. E che non doveva dar troppo ascolto ai preti, perché sebbene in parte il loro insegnamento fosse utile e profondo, troppo poco conoscevano della realtà delle cose. Soprattutto, egli s’inalberava quando le sentiva pronunciare il nome del Benedetto. Secondo lui, il culto di Bertram era solo una sciocca superstizione. Ma quando Caris lo 25 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > pregava di spiegarle perché non credeva in Bertram, Vida distoglieva lo sguardo e soggiungeva tra i denti: - Forse un giorno te lo spiegherò. – Giunsero al lago, e qui Vida incaricò alcuni vetturini di chiamare ad assemblea gli altri scienziati del Mondo. Poi, partiti i messaggeri, si rivolse alla figlia. - Adesso, Caris, ti porterò nelle sale dell’Accademia. Se lo faccio è perché mi serve il tuo aiuto, e devi credermi, avrei preferito non averne mai bisogno. So che mi obbedirai, se ti chiedo di non rivelare mai a nessuno come vi si entra. – La ragazza annuì, ma adesso la curiosità che per anni l’aveva divorata era scomparsa. Non era più impaziente di penetrare i segreti del padre, provava riluttanza, ed il cambiamento che percepiva attorno la turbava. L’ingresso alle sale era ben nascosto. Vi si accedeva tramite una piccola grotta appena visibile sulla sommità della scogliera esterna, un basso passaggio tra le rocce, poco più di una crepa. Poi, la crepa si allargava e serpeggiava nel profondo, fino ad una grande porta bruna. Nella penombra non si distinguevano maniglie, ma Vida estrasse da una tasca una tessera e la avvicinò ad uno stipite. Immediatamente, la porta si aprì con un sordo clangore. L’ambiente sotterraneo che trovarono oltre la porta era per Caris del tutto assurdo. Non fosse stato per le sue letture, ella sarebbe fuggita via terrorizzata. Ma la grande sala illuminata da luci elettriche, le cui pareti anziché di legno o roccia erano fatte d’acciaio, non le era del tutto nuova: le ricordava gli ambienti di alcuni romanzi e racconti, o le descrizioni di opuscoli e resoconti, e le sembrava come se d’improvviso tutto ciò che aveva sempre immaginato leggendo si fosse materializzato intorno a lei. Conosceva i nomi di molti degli oggetti che vedeva nella sala, schermi, tastiere, microfoni, scrivanie, fogli, penne, perfino quello che sembrava un elaboratore elettronico, assieme ad altre macchine o strumenti dei quali invece non indovinava la funzione. Guardava intorno a sé estraniata, come una Alice nel paese delle meraviglie della quale si ricordava di aver letto. Vida le fece strada oltre la sala, in un breve corridoio, fino ad arrivare in una piccola stanza illuminata da luci morbide, probabilmente il suo ufficio. Su una parete, Caris vide una fotografia della madre, molto più giovane, con in braccio una bambina bionda. Non aveva mai veduto niente del genere, e rimase molto impressionata da quell’immagine che la ritraeva da piccola. Ignorava quasi del tutto il proprio aspetto, ma riconosceva chiaramente il proprio sguardo negli occhi della piccola creatura, ed anzi su un’altra parete riconobbe nella foto di un bimbo in fasce l’espressione di meraviglia che contraddistingueva da sempre Poulki. Vida le offrì una sedia, e Caris vi si accomodò: l’insolita sensazione di gelo che le venne dal contatto con la superficie metallica le sembrò innaturalmente crudele. - Immagino di doverti una lunga spiegazione, Caris. C’è tempo per parlarne, prima che gli altri siano qui. Ed anche gli altri spiegheranno tutto ai loro figli.26 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > La ragazza era immobile, solo lo sguardo trasmetteva al padre un misto di sgomento e attenzione, nel tentativo di essere pienamente all’altezza della situazione. - Non so… come iniziare. D’altronde, i tuoi studi sui testi antichi dovrebbero facilitare il compito. Non so se tu ti sei mai fatta un’idea..di ciò che leggevi in quelle antiche pagine… - L’uomo si arrestò, poi sembrò che cambiasse idea. – Dimmi tu. Come pensi sia nato il Mondo? Caris rimase interdetta. Non immaginava di dover rispondere a delle domande; per un lungo istante si affannò a riordinare i pensieri, poi la lezione appresa al Tempio le affiorò naturalmente alle labbra. - Credo…ecco, il Mondo è nato per volere del Creatore. Sì. Egli pose gli uomini nel Paradiso Terrestre, e là vissero a lungo finché, a causa delle loro azioni malvagie, venne il Male a cacciarli dal creato. Così essi, guidati dal Benedetto, giunsero al Mondo e qui rimasero al sicuro, protetti dal Sigillo. Ecco come credo sia nato.Il volto di Vida si contrasse in una smorfia. - Bene, Caris. Bene. In linea generale la tua spiegazione si avvicina alla realtà; ma molti particolari piuttosto importanti non sono esatti. E’ vero, ad esempio, che prima l’umanità non viveva nel nostro piccolo Mondo, anche se non si può affermare che risiedesse in un Paradiso Terrestre. Prima, gli uomini occupavano terre tanto vaste che tutto il nostro Mondo era considerato solo una piccola isola sperduta, quasi completamente disabitata. A quei tempi, tutto ciò che vedi qui all’Accademia era parte della vita di tutti i giorni. Poi, come tu hai detto, salì il Male dalle acque. Non sappiamo perché, ma non penso sia dovuto alla malvagità umana. Ad ogni modo accadde, e ne seguì un disastro, una carneficina, una piaga immane. In pochi sopravvissero, e fuggirono qui nella speranza di salvarsi; e se questo è innegabilmente avvenuto, ancora una volta non so dirti perché. Forse hanno ragione i preti, ed è il Sigillo che ci protegge; ma noi accademici non ci siamo mai fidati molto della magia, e temevamo che prima o poi anche il Sigillo non sarebbe più stato sufficiente. E direi che oggi purtroppo è giunta la dimostrazione che non ci sbagliavamo. – La ragazza era immobile sulla sedia, lo sguardo fisso sul padre, le nocche delle mani sbiancate dalla forza con cui stringeva i braccioli. Sapeva che quel che diceva il padre, per quanto terribile, era la verità. In fondo, tutto intorno a lei ne era la prova. - I preti non sono esatti neppure nella cronologia. Sai quanto tempo è trascorso dai tempi della fuga su quest’isola? – - Non so, molto tempo immagino. Tante migliaia d’anni..- I nostri antenati giunsero qui esattamente centosei anni fa. Come vedi, non è molto tempo. – Caris ebbe un moto di rifiuto. - Non è possibile! E le teste di Bertram allora? Anche tu mi hai sempre detto che hanno migliaia d’anni! – - E’ così infatti. Ma non hanno nulla a che fare col benemerito simpaticone che ami nominare tanto spesso. Erano qui molto prima che ci venissimo noi, furono scavate nella pietra e poi alzate dappertutto sull’isola per motivi che non conosciamo, da uomini vissuti in un lontano passato. Devi 27 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > averne letto qualcosa sulle riviste che ti ho passato, ed è strano che non l’abbia capito da sola. – Caris avrebbe voluto protestare. In fondo, che valore avevano per lei gli antichi testi? Erano sempre stati come fantascienza, teatro dell’assurdo. Come avrebbe potuto immaginare quanto invece erano reali? Ma Vida riprese a parlare con sollecitudine. - A condurre gli uomini in quest’isola sembra sia stato davvero, in fondo, quel bellimbusto di Bertram. Ti sorprende che lo ammetta? Beh, anche lui ha avuto la sua parte. Questo non c’interessa ora. Quello che dobbiamo fare, che tu e gli altri dovete aiutarci a fare, è capire. Perché non sappiamo più dove fuggire. – Il padre la guardò intensamente, e Caris dovette distogliere lo sguardo. Sulla scrivania vedeva penne e fogli fittamente ricoperti di lettere, numeri e strani segni che non conosceva. Come poteva essere d’aiuto lei, che di tutto quanto non sapeva che quel che il padre le aveva appena rivelato? Vida interpretò correttamente la sua perplessità. - Immagino che ti stia chiedendo che genere di aiuto puoi darci. Forse potrò spiegarti meglio quando avrai visto il Sigillo. – Caris trasalì. - Il Sigillo? Quel Sigillo? E’ qui?- Certo. Non lo hanno i preti nel Tempio, questo è certo. Vieni con me.Senza aggiungere altro, Vida si alzò e imboccò il corridoio, seguito dalla figlia. Il sacro Sigillo di Bertram! La chiave della salvezza, la protezione dall’Acqua! Possibile che non sia nel Tempio? Mio padre è pazzo, come pretende che io creda anche a questo… Il Sigillo non può essere osservato, toccato, è sacrilegio, non è materia di questo Mondo. Non posso credere che… - Che cosa dicono i tuoi preti del Sigillo, Caris?- Dicono che è sacro, dicono che è l’abbraccio nel cielo dell’Orsa e del Leone. Bertram l’ha dato a noi perché ci difendesse.Entrarono in un grande laboratorio pieno di grandi strumenti ronzanti. Molti oggetti vi erano racchiusi in teche climatizzate, illuminate da deboli lampade rosse. Da una di esse, il padre di Caris estrasse una piccola scatoletta metallica e l’aprì con uno scatto. Poi la posò su un basso tavolo in modo che Caris potesse osservarne il contenuto. La ragazza osservò a lungo l’oggetto che pareva ipnotizzarla. Si trattava di un piccolo pugnale col manico d’osso, su cui erano incisi due animali in lotta. Un’orsa ed un leone. Sembrava un comune coltello, ma era impossibile non sentire l’oscuro fascino che da esso sprigionava. Il padre, con un inconsueto gesto affettuoso, le carezzò una guancia. - Dev’essere dura per te. Prendilo pure in mano, se vuoi. Anch’io ne fui completamente ammaliato, la prima volta che lo vidi. E’ grazie a lui che ho accettato il fatto che la nostra scienza non sa spiegare tutto.Caris sollevò il pugnale. Era leggero e robusto, e sembrava antichissimo. - Orsa e leone. Tutto torna, ti pare? Abbiamo studiato per cento anni questo coltello, abbiamo indagato la natura del suo potere ed abbiamo raccolto tutte le possibili informazioni sul Male. Capire è l’unico modo che abbiamo per proteggerci. E qualcosa abbiamo capito. Il coltello è parte di 28 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > un piano, di un disegno. E’ come un gioco, ma infinitamente complesso e vasto. Prima del disastro, alcuni studiosi avevano ipotizzato l’esistenza di questo gioco. Era nelle possibilità della mente umana e nella trama della natura, era lì ed alcuni ne intravidero il bandolo. Fu chiamato Gioco delle Perle di Vetro. I giocatori erano le maggiori menti del mondo, ed esso procedeva per simboli, interconnessioni, fascinazioni. Una sorta di magia, insomma. Ma il disastro interruppe il gioco. Adesso sappiamo che quel gioco è l’unica nostra possibilità di salvezza. Dobbiamo capirne le regole, ritrovarne i simboli. Due di essi sono già stati individuati, e non ti sorprenderà sapere che sono…- L’Orsa ed il Leone.- Precisamente. La tua intelligenza ci sarà preziosa. Riesci a capire adesso? Devono esserci altri simboli, quei due non sono più sufficienti. E se ne esistono altri, devono essere sparsi nella storia dell’uomo. Non eravamo abbastanza per cercarli, non avevamo tempo per leggere. Perciò vi abbiamo educato con gli antichi testi. Adesso dovete aiutarci nel Gioco. Voi soli che avete letto conoscete tutto del mondo, noi possiamo insegnarvi le regole, dirvi quello che abbiamo imparato. Ma sta a voi completare il disegno. – Vida aveva uno sguardo visionario, quasi mistico. Per un istante, Caris fu sul punto di dubitare di nuovo della sua salute mentale. Ma era chiaro che il padre faceva affidamento completo su di lei, e questo in qualche modo la fece sentire parte di quello strano luogo, parte di quel folle gioco e parte dell’Accademia. Sorrise. Dall’altra parte del laboratorio, una luce bianca sembrava provenire da una finestra. Caris si avvicinò e scoprì che non si trattava di una finestra ma di una grande lastra trasparente. Vetro? La ragazza non ne aveva mai visto un pezzo tanto grande e tanto puro. Dopo un primo momento di incredulità, si avvide che oltre la lastra, in una piccola cella illuminata, stava seduta una figura silenziosa. Minuto, curvo e scuro, un ometto d’età indefinibile le puntò addosso uno sguardo inespressivo. La ragazza istintivamente arretrò d’un passo, interdetta. Vida la raggiunse e le cinse le spalle per rassicurarla. - Chi è? Perché è rinchiuso? – Il padre sorrise, tra il beffardo ed il compassionevole. Fissò la figura rattrappita e silenziosa. - Come, non lo riconosci, il tuo benedetto Bertram? Proprio in quel momento suonò l’allarme. Le luci artificiali che tanto avevano impressionato Caris si spensero improvvisamente e se ne accesero altre intermittenti rosse accompagnate da un suono forte e disturbante. - Oh no…- trasalì Vida – Presto ai rifugi! Ai rifugi!- Ma… il sacro Bertram, padre..- Non può accadergli nulla…corri ora!Padre e figlia si lanciarono in una corsa disperata verso i rifugi, situati proprio sotto le teste di Bertram, sulle costa, lungo l’alta scogliera. Lo stesso stavano facendo in molti, tutti gli abitanti dell’isola, mentre dal mare saliva un’oscurità che faceva ribollire le acque. -Non guardare giù, continua a correre- le urlò il padre. Ma mentre correva Caris poteva sentire, al di sopra del proprio cuore che le pulsava 29 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > nelle orecchie, la scogliera che scricchiolava e si sgretolava sotto il peso insostenibile di quella oscurità strisciante. In distanza poteva vedere le teste e la gente che si affrettava ad infilarsi nelle botole dei rifugi. Il cielo aveva assunto un strana tinta rossastra e la luce stava velocemente scemando. Erano ormai prossimi alle teste quando udirono dietro di loro una voce che li chiamava urlando di aspettare. Vida si voltò e scorse sul sentiero Locos, uno dei bibliotecari che probabilmente come loro giungeva dal tempio ed allo stesso modo era in ritardo rispetto agli altri. Intanto una testa sbucava dalla botola insieme ad un braccio che sventolava convulsamente:- Avanti! Veloci! Dobbiamo chiudere!-. Vida aiutò Caris ad entrare nella botola, poi scese lui stesso lungo le scalette di metallo arrugginito, non entrando però completamente per permettere a Locos di raggiungerli, mentre questo gridava disperato di non chiudere la botola. – Per carità! – gridavano da sotto – chiudete! Chiudete o moriremo tutti-. L’oscurità aveva fagocitato tutta l’isola e stava avvicinandosi al rifugio da ogni lato.- Mi dispiace- disse tra sé Vida, ma rivolto a Locos, e mentre il mondo esterno si riduceva ad una sottile fessura, l’ultima cosa che vide fu lo sguardo terrorizzato del loro compagno. Lo sportello si chiuse. Per alcuni istanti sentirono colpi sul metallo, poi il silenzio. Nel buio del rifugio gli unici rumori erano i respiri affannosi dei presenti. Poi la quiete innaturale fu rotta da un urlo che ben poco aveva ormai di umano: -Oddio gli occhi! Quanti occhi! Lasciami stare, lasciami sta…E di nuovo il silenzio. Vida prossimo ad un collasso nervoso cercò intorno a sé la solidarietà di uno sguardo, una faccia amica. Ma il rifugio era buio, intorno a sé aveva soltanto fitte tenebre ed un’opprimente senso di vuoto. Una domanda gli martellava la testa: perché gli allarmi avevano suonato così intempestivamente? Perché Bertram aveva fallito? -.John non lo sapeva, ma quella sensazione di forza e sicurezza in se stesso che provava dal primo momento in cui aveva stretto in mano l’elsa del pugnale ritrovato nel suo stomaco presto lo avrebbe portato a compiere il suo primo omicidio. Era passato ormai un mese dall’operazione. Era stato ai controlli settimanali ed i medici, quei simpaticoni, gli avevano detto che era sano come un pesce e che la velocità con cui le ferite si erano rimarginate rendendo inutili i punti di sutura aveva del miracoloso: evidentemente aveva un sangue molto buono. Aveva fatto montare una lama sul pugnale, un lama ornamentale che non tagliava bene, ma pazientemente, con la fresa che aveva a casa, l’aveva affilata con una abilità che non sapeva di avere ed adesso l’arma aveva riacquisito la sua antica dignità. Recentemente John si sentiva capace di tutto…non che fosse una sensazione del tutto nuova, non era costantemente depresso, solo frequentemente, e quando si sentiva così si metteva sempre in testa che doveva fare qualcosa anche per gli altri, doveva migliorare il piccolo mondo intorno a lui, per così dire. In giorni come quelli John andava a lavoro fischiettando, a testa alta, annusando la mefitica aria del Queens come se fosse un balsamico zefiro di montagna. In 30 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > giorni come quelli faceva l’elemosina ai barboni per la strada, aiutava le vecchiette ad attraversare e faceva il galante con le signore profondendo radiosi sorrisi. In giorni come quelli John J. era pericolosissimo. I colleghi lo sapevano. Era soggetto a crisi di efficientismo della peggior specie, si aggirava per gli uffici di tutti chiedendo documenti di pratiche rimaste a mezzo, facendo telefonate per riottenere fogli che erano stati accidentalmente perduti, scopriva errori, richiamava i colleghi, saliva al piano di sopra per spiegare al capo i problemi con le merci accumulate in magazzino, scendeva negli scantinati per inventariare la roba che non era stata sdoganata… insomma era meglio darsi per malati perché in quei giorni arrivava quasi sicuramente lavoro aggiuntivo. Non era più stato così da almeno un annetto. E non solo: questo stato perdurava ininterrotto da due settimana. Un record. Effettivamente non lo si poteva definire una persona perfettamente equilibrata. -Sta arrivando- disse James agli altri affacciato alla finestra. –Non sembra tranquillo neanche oggi… che dovremo fare? Ammazzargli il gatto per farlo tornare normale?- Gli altri risero. -Ehi, ehi! Guardate: stamattina se la sta prendendo con Bertram…non lascia in pace neanche lui!Stamattina Bertram avrebbe parlato. Così. John doveva fare qualcosa per quel pover’uomo. Era sicuro che se tutti gli avessero rivolto la parola, tutti lo avessero trattato da persona normale ed avessero cercato un po’ di instaurare un contatto umano, sarebbe migliorato. Tutti pensano per sé, specialmente la mattina quando vanno a lavoro, i più attivi pianificano la giornata, quelli meno attivi si compatiscono un po’, ci si prepara alle sfide della giornata oppure ad incassare colpi da principali e colleghi… Stamattina Bertram avrebbe parlato. -Ehilà Bertram, come va?Il vecchio spazzava, stringeva la scopa con una forza tale da fargli diventare bianche le nocche delle dita. -Bertram, non importa che tu stringa così forte…ecco cerca di rilassarti.- John si era avvicinato ed aveva posato le sue mani su quelle del vecchio nel tentativo di fargli allentare la presa. Solo allora si accorse che il bidello stava anche digrignando i denti ed era anche sudato come se stesse facendo un grande sforzo. Gli occhi di John divennero due fessure. Per un attimo gli sembrò di capire qualcosa, come di afferrare un ricordo di un tempo remoto o l’intuizione fugace di un futuro non ben definito. Ma subito la sensazione lo abbandonò lasciandolo per un attimo spiazzato. Poi si riprese velocemente. -Bertram ascoltami, sveglia. Buongiorno-. Lo scosse per le spalle afferrando la divisa grigio blu da addetto alle pulizie. Il vecchio continuava a fissare per terra con un’espressione sofferente… -Bertram!!- si stupì del vigore che utilizzò per scuotere quel dannato malato di mente. Si chinò per incontrare il suo sguardo ed all’improvviso Bertram rispose. - Non posso…non dovrei essere qua…cosa…cosa…hanno bisogno di me…proprio ora…31 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > -Ehi tu!- Una voce altera giunse dalla finestra dell’ultimo piano. – Tu imbécile! Sei impazzito?Il sistema nervoso di John fu scosso. La voce del sergente Murdock era stata come una doccia fredda che l’aveva riportato alla realtà. Una realtà sgradita. -Lascia in pace quel mentecatto, che diavolo pensi di fare?-Bertram ha parlato…penso stia cercando di dirmi qualcosa-Non mi importa niente- Il capo dei militari sbucò dalla porta, eppure John avrebbe potuto giurare che la voce veniva da sopra, e si avvicinava a grandi passi con aria minacciosa. -Lascia stare quell’uomo, non voglio più ripeterlo. Allontanati oppure puoi considerarti licenziato.Automaticamente John fece un passo indietro. Il sergente Murdock si permise un sardonico sorriso. -Riavvicinati a questo uomo e mi adoprerò personalmente affinché tu non metta più piede qua dentro- disse con freddezza e dopo qualche istante aggiunse: - Hai capito?John farfugliò qualcosa che voleva essere un sì. –Buon per te. Adesso vai a lavorare. Cerca di non farti più vedere troppo in giro.- Si girò e sparì nella porta dalla quale era uscito. John rimase per un po’ impalato, come stordito. -Ehi John!- Lo raggiunse una voce. –Hai deciso di fare festa oggi?- Era James dalla finestra dell’ufficio. John scosse la testa. –Arrivo.- disse. Al quinto “-Che bastardo-“ James si alzò dalla propria postazione e si affacciò al cubicolo di John che dall’inizio della giornata ogni tanto inveiva tra sé e sé. John buttò la penna sul foglio con gesto plateale. -Quel fottuto militare!-Il sergente Murdock immagino…-Certo, proprio lui… stamani mi ha dato una risciacquata perché ho interagito con il povero Bertram…che stava parlando!-Ti ho visto stamattina mentre volevi fare il miracolo… John te ne devi stare un po’ più tranquillo. Lo abbiamo notato tutti… sei iperattivo da un po’ di tempo.-James, non facevo niente di male. Stavo cercando di aiutare Bertram, tutto qui…stava parlando ti dico. E mi stava dicendo qualcosa… ma poi è arrivato lui con i suoi metodi da nazista.- John…- Mi chiedo come possano esserci in giro stronzi come lui…- John, siamo tutti un po’ preoccupati per te…- E poi ha un qualcosa intorno a sé di strano, di innaturale…- John!- lo interruppe con decisione James. - Che diavolo mi urli nelle orecchie? Volevi sapere che cosa mi infastidisce no?- John, c’è un problema di fondo in quello che dici.- Di che diavolo parli?- Murdock…- fece una pausa guardando John con aria preoccupata. - … oggi non c’è.- (continua…) ■ 32 ANNO I NUMERO 2 Gennaio 2010 [ homeloving pleasure > ◄ Supercastello di Capriccioli (Olbia) Creazione estemporanea di E. Campagna, E. Cesarini e M. Lorenzini sulla spiaggia di Capriccioli, sede tra l’altro del prestigioso Billionaire Beach. IL FELICIONE Periodico Bimestrale Comparto Editoriale IVANNEUM Via di Fabbiolle 68, 50023 Impruneta (FI) Sede Legale IVANNEUM Via P. di Pozzolatico 23 50023 Imprunum (PANIVANIA) [ homeloving pleasure > Anno I Numero 2 Gennaio 2010 A cura di E Cesarini e M Lorenzini Distribuzione limitata Hanno collaborato: Dott. Elisabetta Cesarini Dott. Matteo Lorenzini Ing. Lorenzo Mereni Maestro Lorenzo Pampaloni Ringraziamo: Comune di Siena Elio e le Storie Tese Radio Deejay Marco Benucci, Enrico Campagna, Andrea Farolfi, Roberto Favillini, Stefania Ghelli, Camilla Sorbi Laura Pausini Per inviare i tuoi contributi al Felicione scrivi a: [email protected] 33 IL FELICIONE Comparto Editoriale IVANNEUM Via di Fabbiolle 68, 50023 Impruneta (FI) Sede Legale IVANNEUM Via P. di Pozzolatico 23 50023 Imprunum (PANIVANIA)