11 ottobre 2013
PAG. I e IX
La storia
Quei nonni 2.0 alla scoperta del Web
Partiti all’Ipercoop Centroborgo i corsi di Internet rivolti alla terza età
di Caterina Giusberti
«VOGLIO giocare a bridge contro il computer come fanno le mie amiche”. La signora
Maria Luisa Breviglieri ha 83 anni e da ieri, per battere le amiche a carte, scorrazza
allegramente nel grande mondo del Web. Maglioncino giallo in tinta coi capelli, un
“passato da infermiera e da zitella”, fissa con interesse la piccola scatola che la signorina
al suo fianco maneggia con così tanta destrezza.
DEFINIRLA arzilla è riduttivo. Al Centro Borgo sono cominciati i corsi di alfabetizzazione
digitale “per umarells e zdaore”. E stanno avendo un gran successo. Gli anziani 2.0
riempiono il digital divide a passo di zanetta. E arrivano dappertutto, lenti ma sicuri: gmail,
lo spam, i paradisi di Google.
Per fare il corso non serve iscriversi, è gratuito, non importa avere un computer. Al tavolo,
ieri, c’erano una ventina persone. C’è chi, come la signora Breviglieri, lo fa per non restare
indietro al tavolo da gioco. C’è chi vuole imparare a pagare le bollette online. Chi si è
ritrovato un Ipad in mano, senza sapere cosa farci. Chi vuole stare al passo con il marito,
“che lui lo sa fare”, dopo aver passato una vita in cucina. “Ho sette diplomi — spiega la
signora Breviglieri — e non ho mai scritto a macchina. Ne ho fatto a meno per
quarant’anni, del computer. Ho sempre pensato al lavoro e sono rimasta zitella vede? Ma
siccome gioco a bridge, e le mie amiche hanno cominciato a dire che si allenavano così,
ho pensato di venire, per poterlo fare anche io”. Seduto accanto a lei c’è Paolo Govoni,
che di anni ne ha 71 ed era un ex impiegato industriale. Lui in questa pensione digitale
vuole soprattutto “leggere vecchi articoli di giornali, quelli che non si trovano più, che una
volta si ritagliavano”. Sergio Ferri di lavoro faceva il facchino e vuole imparare a pagare le
bollette online, come fanno i suoi nipoti. Donato Flescia, 80 anni, sa già fare parecchie
cose, ma vuole migliorare. Al signor Abou Sleiman Alfred, di origini libanesi, l’Ipad l’ha
regalato la figlia. Ma lui non sa cosa farci. Poi ci sono i secchioni, che arrivano già con il
loro pc portatile e vogliono solo togliersi qualche dubbio. “Ai giovani non si può chiedere
niente. Ti dicono due cose e scappano via. Gli rubi un minuto ed è già troppo”, sbotta il
signor Govoni. E così gli anziani arrivano, con il blocco degli appunti e la curiosità dei
bambini. La prossima lezione è il 16 e 17 ottobre, sempre dalle 16 alle 18. Fino a
esaurimento posti.
11 ottobre 2013
PAG. 5
Cogne. Condannata a 16 anni per l’omicidio del figlioletto Samuele, ha ottenuto il
permesso di lasciare il carcere per poche ore al giorno
La Franzoni al lavoro nella coop delle borse
Da lunedì ogni mattina esce dalla Dozza e si reca nella sede della onlus «Siamo
Qua»
di Gianluca Rotondi
Esce la mattina dal carcere per andare a lavorare alla cooperativa sociale «Siamo qua»
della parrocchia della Dozza di Don Giovanni Nicolini, quattro ore a cucire borse di tela e
di pelle. Terminato il lavoro si ferma a mangiare insieme alle volontarie della onlus e nel
primo pomeriggio torna nel reparto femminile dove è rinchiusa dal 21 maggio del 2008.
Da lunedì Anna Maria Franzoni, la mamma di Cogne condannata in via definitiva a 16 anni
per l'omicidio del figlioletto Samuele del 30 gennaio del 2002, è una detenuta ammessa al
lavoro esterno. Libera, seppur per poche ore, grazie al beneficio previsto dall'articolo 21
dell'ordinamento penitenziario. Una possibilità inserita, a determinate condizioni, nel
programma trattamentale di ciascun recluso e di cui la Franzoni si è avvalsa facendo
apposita istanza un paio di mesi fa alla direzione del carcere. La direttrice Claudia
Clementi ha fatto una valutazione basata su una serie di parametri, almeno metà della
pena espiata, figli minori a carico e buona condotta, e quindi ha trasmesso la richiesta al
magistrato di sorveglianza, la dottoressa Sabrina Bosi, che qualche settimana fa ha dato
esecutività al provvedimento. Al di là dei tecnicismi, significa che il magistrato ha ritenuto
Anna Maria Franzoni non più socialmente pericolosa e a rischio «ricadute».
La scelta della onlus di Don Nicolini non è casuale. Da circa un anno la Franzoni lavorava
come volontaria nel laboratorio sartoriale della sezione femminile del carcere, un progetto
chiamato Gomito a Gomito nato nel 2010 e portato avanti con grande abnegazione dalla
cooperativa «Siamo qua» che da tre anni a questa parte accoglie nella sua sede di via
Dozza le detenute ammesse al lavoro esterno. È il caso della mamma di Cogne che ogni
mattina, per circa quattro ore e con un piccolo compenso, si dedica alla realizzazione di
borse. Lavora da sola, perché uno solo è il posto disponibile. Al mattino viene prelevata in
auto dalla cooperativa per poi fare rientro alla Dozza nel primissimo pomeriggio: nessuna
scorta, dunque. A parte volontarie e responsabili della onlus non può incontrare altri e
deve attenersi alle prescrizioni contenute nel provvedimento di ammissione.
I familiari della donna non hanno voluto commentare questo primo passo verso la futura
libertà. Il padre di Anna Maria e il marito Stefano Lorenzi anche in questa occasione hanno
mantenuto fede a una linea adottata ormai da tempo. Dall'entourage della famiglia filtra
appena la soddisfazione per l'inizio di un percorso di riavvicinamento alla vita reale, quella
che prima o poi aspetterà la Franzoni, che presto avrà diritto anche ai permessi premio, un
beneficio finora concesso solo una volta nell'agosto del 2010. Allora le fu permesso di
partecipare ai funerali del suocero Mario Lorenzi e di raccogliersi intorno alla sua famiglia.
Poche ore nella casa di Ripoli insieme ai figli e al marito dopo la sepoltura nel piccolo
cimitero del paese. Ora però è diverso.
11 ottobre 2013
PAG. 5
L’intervista. Don Nicolini ospita nella sua parrocchia la cooperativa e la detenuta
«speciale»: «Ma per me è come le altre»
«Porta il peso di una vicenda triste Ma adesso guarda al
futuro»
di Gianluca Rotondi
«C'è troppo clamore, per noi la signora Franzoni è una detenuta come le altre che sta
facendo un percorso normalissimo», dice tutto d'un fiato Don Giovanni Nicolini, vicario
della carità ed ex direttore della Caritas diocesana, ma soprattutto punto di riferimento
della parrocchia di Sant'Antonio da Padova che ospita i laboratori della cooperativa
«Siamo Qua».
Don Nicolini, quando avete saputo della possibilità di «ospitare» la Franzoni?
«Qualche tempo fa, ma ovviamente noi non decidiamo nulla. Si tratta di un percorso che
hanno già fatto altre detenute che hanno lavorato all'interno del laboratorio di pelletteria
del carcere, un progetto per noi molto importante che va avanti da qualche anno. Il
materiale che esce dalla cooperativa viene poi venduto nei banchetti e nei mercatini per
ricavare il denaro, sempre poco per la verità, che serve per far andare avanti il progetto.
Diciamo che ci vorrebbero più risorse».
Come l'ha trovata quando l'ha incontrata?
«È una persona che porta il peso di una vicenda molto triste ma ho avuto un'impressione
buona, di una donna che guarda al futuro. L'abbiamo accolta con calore, come cerchiamo
di fare sempre con tutte le persone che arrivano qui dal carcere. Lavora da sola, perché il
posto è uno, ma lavora bene e sodo. Riesce anche, come chi l'ha preceduta, a ritagliarsi
un momento di tranquillità quando si ferma a mangiare prima di rientrare».
Quanto tempo passa nella vostra cooperativa?
«Sta qui durante la mattinata, tre, quattro ore. Prende un piccolo compenso, come previsto
per tutte. Siamo molto abituati a queste situazioni e certo per noi non fa differenza la storia
e il nome di chi viene qui per lavorare. Si tratta comunque, nel suo caso come in altri, di un
passaggio importante. Chi viene da noi si trova in un momento di ricostruzione, di
reinserimento. È evidente che star fuori dal carcere anche solo per qualche ora è l'inizio di
un percorso».
11 ottobre 2013
PAG. 27
Associazione Caleidos. Alcuni alunni, in Italia già da anni, hanno realizzato un
opuscolo. Domani la presentazione
Medie Pizzigotti, la scuola italiana spiegata ai compagni
stranieri
CASTEL SAN PIETRO — TUTTI i colori del progetto di Caleidos ‘Castello a colori’
saranno presentati domani dalle 16 alle 18, alla sala Sassi di via Fratelli Cervi 3, con
l’opuscolo realizzato da un gruppo di ragazzi delle Pizzigotti. «Si tratta di un libretto
informativo rivolto a tutti gli studenti stranieri, nato da un laboratorio, del tutto desiderato
dai ragazzi che hanno partecipato al progetto da noi proposto nella scuola media
castellana — spiegano da Caleidos —. Una risorsa realizzata dagli studenti stranieri della
scuola, pensato come ausilio per gli studenti stranieri futuri, per superare insieme le
difficoltà iniziali della grande e delicata esperienza di confrontarsi con un Paese nuovo,
una lingua diversa e molte regole mai sentite prima».
OLTRE a presentare il progetto, verrà consegnato un riconoscimento alle persone che
hanno collaborato alla realizzazione dell’opuscolo. A seguire, per tutti un rinfresco a cura
dell’associazione Camminando Insieme.
«Per noi italiani adulti, che non abbiamo condiviso il banco con bambini stranieri, è più
difficile gettare la palla più in là, oltre quello che a molti sembra un ostacolo — afferma
l’assessore alle Politiche sociali Cristina Baldazzi che sarà presente all’incontro —. Capire,
accogliere, vivere insieme a chi giunge da lontano, a chi porta con sé altre storie, altri modi
di vivere. Vorrei, soprattutto in questi giorni ricordare quei bambini, quei ragazzi che
attraversano deserti, cavalcano i mari e affrontano terribili pericoli sapendo che possono
incontrare anche la morte per poter godere di quei diritti fondamentali che noi diamo per
scontati perché sanciti dalla nostra Costituzione, ma che scontati non sono. L’istruzione è
uno di questi. Bene, questi ragazzi hanno dato prova di un forte senso di comunità
accogliente». L’opuscolo, tradotto in 8 lingue oltre all’italiano, contiene anche i racconti dei
ragazzi e delle ragazze che lo hanno voluto, ideato e creato.
ECCO alcune testimonianze. Rida: «Trasferirmi in un posto con una lingua diversa e
complicata è stato molto difficile ma mi rendo conto quanto è importante capire una nuova
lingua per vivere in un nuovo Paese. Consiglio a tutti di seguire il mio esempio di essere
fiduciosa nel futuro e chiedere sempre aiuto quando non si riesce».
Mohamed: «Sono venuto dal Marocco in Italia perché voglio imparare l’italiano. La scuola
nuova mi è piaciuta: ho incontrato amici nuovi e nuove culture».
web: http://caleidos.bo.it/_tutti_i_colori_di_castello.html
10 ottobre 2013
Link: http://www.ilpiacenza.it/cronaca/battaglia-tra-genitori-per-il-figlio-all-estero-la-madrein-tribunale-perche-non-ha-pagato-i-mezzi-di-sostentamento.html
Battaglia tra genitori per il figlio all'estero, la madre in
Tribunale perché non ha pagato i mezzi di sostentamento
Presto la donna e il ragazzo potrebbero sentirsi. Il giovane è in un college in
Germania, ma la sua uscita dall'Italia aveva fatto presentare una denuncia contro
l'uomo accusato di aver usato una firma falsa su un documento e di aver sottratto il
minore
di Gianfranco Salvatori
Non si ferma la battaglia per il ragazzo conteso tra due genitori separati, mentre i nonni del
giovane continuano la loro protesta in città con tanto di cartello che lancia un urlo contro le
(presunte) ingiustizie subite. La madre del 15enne affronterà un processo in dicembre con
l’accusa di non aver fornito i mezzi di sostentamento, non avendo versato il corrispettivo
per spese straordinarie per circa 3mila euro.
Il giovane, che è in affidamento ai Servizi sociali, alla fine è stato trovato: è in un college in
Germania. La madre aveva denunciato il padre accusandolo di non fargli vedere il figlio e
di aver violato l’obbligo del giudice, di sottrazione di minori e di aver falsificato la firma su
un documento valido per l’espatrio. E la procura ha aperto un fascicolo.
L’uomo, assistito dall’avvocato Mauro Pontini, ha sempre negato gli addebiti, ritenendo di
non aver mai compiuto nulla di illecito, e risposto che la donna avrebbe potuto vedere il
figlio al college. Il figlio, però, che ora starebbe conseguendo la doppia cittadinanza,
potrebbe presto sentire la madre, grazie all’intervento dei servizi sociali tedeschi. E, di
certo, una spinta alla vicenda è stata data anche dall’avvocato che difende la madre,
Simona Corbellini, con le azioni legali nei confronti dell’uomo. Anche se l’ex marito - la
coppia è separata da sette anni – non è il bersaglio principale della donna, la quale vuole
solo ristabilire un rapporto sereno con il figlio e assicurarsi che cresca bene.
I nonni del giovane, Enrico ed Elena, continuano la loro battaglia per rivedere il nipote.
Anche ieri mattina erano davanti al Tribunale con un cartello che accusava il mancato
rispetto di sentenze dei giudici e l’intervento non adeguato dei Servizi sociali.
10 ottobre 2013
Link: http://gazzettadimodena.gelocal.it/cronaca/2013/10/10/news/gioco-d-azzardo-3milamalati-1.7893208
«Gioco d’azzardo, a Modena 3mila malati»
Il Comune aderisce alla campagna per arginare il fenomeno. «Potere ai sindaci per
dire no alle slot»
Delegato dal sindaco Giorgio Pighi, l’assessore comunale allo Sviluppo Economico
Stefano Prampolini ha partecipato a Palazzo Marino di Milano alla firma della legge
d’iniziativa popolare proposta dal “Manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco
d’azzardo” al quale ha aderito anche Modena. Prampolini, nell’occasione, ha ricordato che
«in provincia di Modena i casi di giocatori compulsivi affetti da ludopatia, secondo le stime,
sarebbero tra due e tremila, su circa 70mila persone che potenzialmente utilizzano slot
machine e videopoker installati in sale da gioco, bar, tabaccherie. È un dramma che
colpisce le famiglie, minandone gli equilibri e inasprendo i momenti di crisi economica. È
un nostro dovere - ha commentato l’assessore - lavorare per contrastare i rischi collegati e
costruire consapevolezza, impegnandoci nell’informazione e nell’educazione, e stando
vicini alle famiglie. Con questa adesione - ha proseguito Prampolini - auspichiamo che ai
sindaci sia riconosciuto il potere di ordinanza per definire gli orari delle sale gioco e
stabilire le distanze dai luoghi sensibili, e che sia richiesto ai Comuni e alle Autonomie
locali un parere preventivo e vincolante per l’installazione. Intendiamo promuovere un’idea
di economia etica, insieme anche ai privati che sviluppano progetti che vadano in quella
direzione». L’assessore ha, infine, ricordato altri aspetti e cifre sul gioco d’azzardo in città:
«Le sale giochi autorizzate dal Comune sono tre, mentre gli altri esercizi da gioco
autorizzati dalla Questura sono 16 videolottery e 30 sale scommesse ippiche e sportive.
Per circoscriverne la diffusione il Comune di Modena ha utilizzato fino ad oggi l'unico
strumento a sua disposizione, quello urbanistico: nel gennaio 2012 ha apportato una
variante al Piano operativo che ha di fatto disciplinato in modo stringente la collocazione
delle sale giochi e sale scommesse in zone industriali fuori dall'area urbana». Tra le
richieste del “Manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo” ci sono una
nuova legge nazionale fondata sulla riduzione dell’offerta e il contenimento dell’eccesso
del gioco d’azzardo legale attraverso una adeguata attività di informazione e cura.
11 ottobre 2013
Link: http://www.forlitoday.it/cronaca/sabato-notte-senza-dimora-forli-bar-urlomarcolini.html
Sabato la "Notte dei Senza Dimora": "dormiremo per strada"
La Comunità Papa Giovanni XXIII sale alla ribalta per due iniziative di grande
spessore umanitario. La prima, la "Notte dei Senza Dimora", andrà in scena sabato,
alle 19.30, al bar "L'Urlo", in via Marcolini. Domenica inaugurazione ufficiale della
Capanna di Betlemme
di Piero Ghetti
“Per una notte tutti senza dimora: dormiremo per strada”. La Comunità Papa Giovanni
XXIII sale alla ribalta per due iniziative di grande spessore umanitario: la “Notte dei Senza
Dimora” e l'inaugurazione ufficiale della Capanna di Betlemme di Borgo Sisa. La prima
andrà in scena sabato, alle 19, al bar “L'Urlo, in via Marcolini, 4. Alla cena con hamburger,
piadina e patatine fritte e il saluto del vice presidente della Provincia di Forlì-Cesena
Gugliemo Russo e dell'assessore al Welfare del Comune di Forlì Davide Drei, seguirà, alle
21, un “mix” di gruppi musicali giovanili nel grande cortile interno del Centro culturale San
Francesco.
Alle 21.30 si attiverà il maxischermo per un collegamento con le Capanne di Betlemme in
Italia e nel mondo, le realtà di accoglienza della Comunità Papa Giovanni XXIII per i
senzatetto. All'una, al termine dell'ora di adorazione eucaristica nella chiesa San
Francesco, in corso Garibaldi, la serata culminerà nel momento più intenso: passare la
notte dormendo in strada.
“Abbiamo deciso questo gesto - dichiara il responsabile forlivese della Papa Giovanni,
Daniele Severi - per risvegliare l'attenzione verso coloro che sulla strada ci vivono ogni
giorno e ogni notte: persone senza più un lavoro, una casa, un letto, né un tetto. Invitiamo
tutti a partecipare - continua Severi - per condividere questo importante momento e
denunciare la situazione di solitudine in cui vive il crescente numero di persone che non
ha altra casa se non la strada”.
L'evento è stato inserito anche su “facebook”: “Prepariamoci per la notte: prendete i sacchi
a pelo e uscite in strada”. La “Notte dei Senza Dimora” è apparsa per la prima volta a
Milano nel 2000, diffondendosi poi in tutta Italia per riunire idealmente le associazioni e le
persone sensibili al dramma dei senza tetto. Superata la notte, l'attenzione non si spegne.
Domenica, la Comunità Papa Giovanni XXIII, il Comune di Forlì e il Comitato di Quartiere
di Borgo Sisa inaugurano la “Capanna di Betlemme”.
E' un'immobile comunale con ben 18 posti letto ricavato dalle vecchie scuole elementari di
Borgo Sisa: chi vive in strada ed è in situazione di bisogno, troverà accoglienza in un
ambiente di tipo familiare per una notte. Per chi decide di intraprendere un percorso di
reinserimento sociale, sarà possibile rimanere anche per periodi più lunghi.
Il programma della manifestazione prevede, alle 13, il pranzo comunitario servito nella
sede della Capanna, cui seguirà, alle 16.30, il taglio del nastro e la benedizione della
struttura, a cura del sindaco di Forlì Roberto Balzani e del vicario generale della Diocesi di
Forlì-Berinoro, monsignor Dino Zattini. Porteranno un saluto i rappresentanti degli enti e
delle associazioni che hanno collaborato all'avvio dell'importante progetto solidale.
11 ottobre 2013
Link: http://www.riminitoday.it/cronaca/abuso-della-figlia-11enne-padre-rinviato-a-giudiziomolestie-rimini-violenza-su-minore.html
Abusò della figlia 11enne. Padre rinviato a giudizio per
violenza su minore
La piccola, vittima di toccamenti intimi da parte del genitore, ha confermato l'intera
vicenda nel corso di un interrogatorio protetto. Gli abusi sarebbero andati avanti per
oltre un anno prima che la bambina trovasse il coraggio di raccontare tutto alla
madre
di Tommaso Torri
E' stato rinviato a giudizio dal Gip del Tribunale di Rimini il padre che, per l'accusa,
commise una serie di toccamenti intimi sul corpo della figlia di appena 11 anni. La piccola,
i cui genitori sono separati, trascorreva alcuni periodi a casa del padre e, durante questi
momenti, sarebbe stata molestata dall'uomo. Gli abusi risalirebbero al periodo tra il 2010 e
il 2011 quando la bambina si trovava affidata al padre e, secondo la ricostruzione fatta
dalla stessa vittima, il genitore allungava le mani, sia sul petto che tra le gambe, quando si
trovavano insieme nel letto a guardare la televisione.
Ad accorgersi che qualcosa nella figlia era cambiato è stata la madre, allarmata dal
repentino calo dei voti scolastici e dalle crisi di pianto che in alcune occasioni avevano
costretto la bambina a ricorrere alle cure del pronto soccorso. Era stato proprio durante
una di queste crisi, con la piccola chiusa in bagno per piangere, che la bambina aveva
trovato il coraggio di parlare alla mamma delle strane attenzioni di cui era fatta oggetto. Un
racconto dettagliato fatto agli inquirenti e poi confermato dall'11enne nel corso di un
interrogatorio protetto. La prima udienza del processo è stata fissata per il prossimo
febbraio.
11 ottobre 2013
Link:
http://www.ilrestodelcarlino.it/rimini/cronaca/2013/10/11/963883-innamoratocommesso-arrestato.shtml
Pazzo per la commessa: arrestato
Cliente innamorato perseguita la ragazza restando per ore davanti al negozio.
Quando i poliziotti sono andati a prenderlo, era appostato lì fuori con il telefonino
all’orecchio come sempre
INNAMORATO pazzo della commessa del negozio in cui si serviva abitualmente. Al punto
che quando di fronte alle sue avancese la ragazza ha risposto picche, invece di ritirarsi in
buon ordine è diventato il peggiore dei persecutori. La vita della giovane è diventata un
incubo tale che è stata costretta a denunciarlo, e ieri mattina l’uomo, un santarcangiolese,
di 50 anni, è stato arrestato dalla Squadra mobile per stalking. Gli agenti l’hanno
ammanettato proprio durante uno dei suoi ‘appostamenti’ quotidiani, per scortarlo fino agli
arresti domiciliari.
LA PERSECUZIONE è comincita circa due anni fa. La vittima, una bella ragazza, lavora in
un negozio del centro di Santarcangelo. Ogni giorno ha che fare con decine di clienti, e
all’inizio non aveva fatto caso più di tanto all’assiduità con cui uno di loro si presentava al
banco. Ma poi si era resa conto che quel tizio veniva tutti giorni, e soprattutto che i modi
non erano quelli di un semplice cliente, ma di uno che aveva voglia di attaccare bottone.
Lei si era guardata bene dall’incoraggiarlo, ma lui, per niente intimorito, un bel giorno le
aveva fatto la dichiarazione. Con molto tatto, la ragazza gli aveva spiegato che la cosa
non la interessava, e pensava che fosse finita lì.
MA se si illudeva che quello mollasse, si sbagliava di grosso. Da quel momento, ogni
giorno lui era lì, o dentro al negozio o appostato fuori che passava ore e ore fingendo di
telefonare. Quando era freddo, si piazzava nel bar di fronte (fino a incorrere anche nelle
ire del barista), sempre con gli occhi appiccicati alla vetrina di fronte, pronto a cogliere ogni
movimento dell’amato bene. Salvo poi seguirla passo passo, quando lei rientrava a casa.
Un’ombra che era diventata via via sempre più inquietante, e a niente erano valse le
rimostranze della giovane donna, se non a peggiorare le cose. Ovunque andasse e
qualsiasi cosa facesse, lui era lì a guardarla. Si è rivolta alle forze dell’ordine, e il questore
ha emesso subito un ammonimento nei suoi confronti. Ma lui ha continuato come se
niente fosse, e a quel punto lei, ormai terrorizzata, si è decisa a denunciarlo. Quando i
poliziotti sono andati a prenderlo, era appostato fuori dal negozio con il telefonino
all’orecchio come sempre. Cellulare che non aveva nè scheda nè batteria.
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11 ottobre 2013