UNIVERSITA’ DEGLI STUDI “ROMA TRE”
FACOLTA’ DI GIURISPRUDENZA
CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN GIURISPRUDENZA (CICLO
UNICO LMG/01)
DIRITTO DELLE ISTITUZIONI RELIGIOSE (IUS/11)
Relazione sul
sul Cristianesimo
I SIMBOLI RELIGIOSI NEL PROTESTANTESIMO
Francesca Chiatti
matricola 400568
Per tracciare un’actio finium regundorum della realtà protestante va
detto in primis che non si dovrebbe usare il termine protestantesimo,
ma “protestantesimi”.
Lo stesso storico americano Marty scriveva che il numero delle
denominazioni che potevano essere considerate protestanti cresceva
in ragione di cinque alla settimana. Oggi il totale dei protestanti
rappresenta circa 1/3 dei cristiani nel mondo.
Convenzionalmente si parla di PRIMO PROTESTANTESIMO
(protestantesimo storico o, come lo definiva Weber “tradizionale”) per
indicare Valdesi, Luterani e Chiese della Comunione Anglicana.
Con il termine SECONDO PROTESTANTESIMO (detto anche “di risveglio”
o ”evangelico”) ci si riferisce, invece, a Battisti e Metodisti.
Vi sarebbe poi un PROTESTANTESIMO RADICALE, che comprenderebbe
Quaccheri, Mennoniti ed Unitari.
Vi sono, infine, la corrente avventista e quella pentecostale carismatica , che sono considerate un “PROTESTANTESIMO SUI
GENERIS” .
Nell’ambito di quello che è stato definito primo protestantesimo la
Chiesa Evangelica Valdese merita sicuramente l’appellativo di “mater
reformationis”.
Lo stemma valdese è il candeliere. Un tempo si pensava che esso
fosse una semplice riproduzione dello stemma dei Conti di Luserna,
feudatari della Val Pellice, che era appunto una lucerna accesa, ma
senza stelle.
Rivoir in un articolo del 1930 e Balma, in un opuscolo del 1940,
dimostrarono con seri argomenti l’originalità dello stemma valdese.
Il candeliere simboleggia la parola di Dio che illumina il mondo,
mentre le sette stelle rappresentano la Chiesa. A conferma di ciò basti
pensare che nell’Apocalisse Cristo in gloria tiene nella mano sette
stelle che rappresentano le sette chiese dell’Asia, in crisi e
persecuzione.
Inoltre nello stemma valdese dipinto nel tempio di Prarostino (TO) le
stelle sono tredici, poiché questo era il numero delle comunità valdesi
delle Valli.
I Valdesi intendono il Vangelo come luce degli uomini ed al motto
della Ginevra protestante “post tenebras lux” (dopo le tenebre la
luce) hanno preferito, nel loro primo stemma del 1642, il motto “in
tenebris lux” (nelle tenebre la luce).
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Il motto venne poi modificato nell’espressione biblica “in tenebris
lucet” (che è un latino più corretto), la quale si riferisce al testo
evangelico di Giovanni in cui Gesù è detto “luce che risplende nelle
tenebre”. Si è infine arrivati alla versione odierna del motto valdese,
quella riportata anche sul candeliere, che è “lux lucet in tenebris”.
Altro simbolo valdese è la Croce ugonotta, di cui esistono circa trenta
versioni diverse. Essa ricollega la Chiesa Valdese a quella riformata di
Francia (“ugonotti” sono tradizionalmente chiamati i riformati francesi)
ed imita quella dei Cavalieri di Malta.
Oggi è simbolo dell’identità protestante e la si trova in oro o argento
come collana e come distintivo, intarsiata su pulpiti, posta su edifici di
chiese evangeliche e nel logo ufficiale della Chiesa riformata di
Francia. La Croce ugonotta diventa simbolo poco dopo la revoca
dell’Editto di Nantes, emanato da Enrico IV nel 1598 e revocato da
Luigi XIV nel 1685. Si ritiene che la prima sia stata disegnata e prodotta
come gioiello da un orafo di Nimes, nel 1688.
Le quattro braccia della Croce simboleggiano i quattro Vangeli.
Ogni triangolo ha ai due angoli esterni un puntino rotondo. Essi sono in
tutto otto, come le beatitudini di Matteo, regola di vita del Cristiano.
Tra le braccia della Croce compare il giglio tripartito di Francia,
simbolo dell’identità francese e richiamo alla Trinità.
I gigli formano un cerchio che, stilizzato, ricorda la corona di spine
posta sul capo di Cristo. I fiori sono quattro, ciascuno con tre petali: il
totale del numero dei petali, dodici, indica gli Apostoli. I gigli, simbolo
di purezza, intersecando la croce rivelano la forma di quattro cuori,
richiamo alla sofferenza di Cristo. Al triangolo inferiore, agganciata da
un anello, c’è una colomba con le ali distese che scende dall’alto
verso il basso e rappresenta lo Spirito Santo. Al posto di questa, ai
tempi delle persecuzioni, vi era una perla che simboleggiava una
lacrima.
Chiesa Luterana
I Luterani sono aconici sulla base di ciò che è scritto nel Libro
dell’Esodo “non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel
cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque
sotto la terra”. Si può ricordare, poi, che nel roseto ardente Dio si fa
avvertire, non vedere da Mosè, dal momento che la Sua grandiosità
accecherebbe l’essere umano.
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Nelle Chiese luterane è frequente trovare immagini di Lutero, ma esse
non costituiscono oggetto di culto.
Nelle Chiese Evangeliche vi è la Croce, ma senza corpo di Cristo: ciò
per privilegiare il messaggio della risurrezione rispetto a quello del
sacrificio sulla Croce.
Numerose sono le rappresentazioni del libro della Bibbia aperto, a
testimonianza della centralità della Sacra Scrittura nel culto riformato
(principio della SOLA SCRIPTURA). Infatti tutti gli aspetti della dottrina,
del culto e dell’etica protestante hanno un fondamento nella Scrittura
e tutto ciò che non trova riferimento esplicito in Essa viene rifiutato (es.
sacramenti, eccezion fatta per Battesimo ed Eucarestia).
Inoltre secondo Lutero la Scrittura è una, attraverso questa Dio parla
agli uomini e tutti sono capaci di interpretarla: nessuno ha diritto di
proclamarsi interprete esclusivo del Sacro Testo, motivo per cui i
riformati non riconoscono l’autorità del Papa.
Simbolo a cui i Luterani sono molto affezionati è la Rosa di Lutero o
Rosa del riformatore. Si dice che questa sia stata disegnata da
Giovanni Federico I di Sassonia nel 1530, durante la Dieta di Augusta.
La Luther Rosen è oggi presente nelle chiese luterane ed i credenti la
indossano sotto forma di spilla o distintivo.
Lutero stesso, in una lettera del 1516, spiega il significato di essa:
“Deve esserci una croce nera, racchiusa in un cuore che ha invece il
suo colore naturale, affinchè io mi ricordi che la fede nel Crocifisso ci
rende beati. Il cuore deve trovarsi al centro di una rosa bianca, per
indicare che la fede dà gioia, consolazione e pace. La rosa deve
essere bianca, non rossa, poiché il bianco è il colore degli spiriti e di
tutti gli angeli. La rosa deve essere contornata da un campo celeste,
che sta per la gioia futura. Il campo è a sua volta circondato da un
anello d’oro, per indicare che la beatitudine in cielo è eterna ed è più
eccellente di tutte le gioie ed i beni, così come l’oro è il minerale più
pregiato, nobile ed eccellente.”
Le Chiese della Comunione Anglicana (in particolare la mia analisi si è
incentrata su quella di S. Paolo entro le mura, a Roma) fanno un uso
didattico delle immagini: ci sono illustrazioni di storie bibliche.
Le vetrate della navata, iniziando da quella dalla parte di Via
Nazionale che rappresenta Saul ai piedi di Gamaliele, illustrano infatti
la vita di San Paolo.
Il racconto della storia prosegue intorno alla chiesa e termina accanto
alla porta laterale con il martirio del Santo a Roma, all’Abbazia delle
Tre Fontane.
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Nella sala parrocchiale la vetrata a sinistra rappresenta
l’Annunciazione e la Natività, mentre al centro è raffigurato Cristo
risorto e San Paolo sulla via di Damasco. Nell’ultima vetrata si vede
Gesù preso dai soldati romani nel Getsemani e Pilato che presenta
Cristo alla folla il Venerdì Santo.
Particolarmente interessanti sono anche i mosaici della Chiesa
Americana Episcopale della Comunione Anglicana.
Sulla prima arcata di fronte all’abside, nell’angolo inferiore sinistro, c’è
un pellicano, simbolo di Cristo nell’Alto Medioevo. Questo uccello
marino trattiene il cibo pescato in una sacca che ha sotto il becco e
giunto al nido nutre i piccoli con esso. Agli antichi, che non
conoscevano questi dettagli naturalistici, sembrava che il pellicano
nutrisse la sua prole con la propria carne strappata dal petto e con il
proprio sangue. Vi sarebbe quindi un richiamo sia alla figura di Gesù
che si sacrifica per la salvezza dell'Umanità sia all’Ultima Cena.
Tuttavia il mito cristiano è la rielaborazione di uno più antico. Il
pellicano è in realtà un simbolo comparso per la prima volta nei “Testi
delle Piramidi”, risalenti al III Millennio a. C.
Qui si nota come l’uccello marino faccia uscire quotidianamente
dalla sua bocca il disco del sole, rappresentazione del Dio
cosmogonico Atum. Vi è anche la descrizione della fine dei tempi,
coincidente con il momento in cui il pellicano aprirà la bocca ed il
sole non uscirà più. E' chiara l’analogia con il cigno che partorisce il
sole: si tratta dello stesso mito, ma forse in una versione antecedente.
Esso fu ripreso dallo gnosticismo cristiano e dall’Egitto arrivò ad
Alessandria, entrando poi nella simbologia medievale.
Sulla seconda arcata della chiesa di San Paolo, sopra il coro, è
rappresentato Cristo con le mani tese, sospeso sul verdeggiante
sfondo dell’albero della conoscenza del bene e del male.
Vi sono anche Adamo ed Eva ed i cardi dai quali nasce il giglio
simboleggiano infatti la fatica dell’uomo. Sotto la scena, in lingua
latina, c’è scritto: “nel mondo voi avete afflizioni; ma fatevi coraggio!
Io ho vinto il mondo”.
Troviamo anche rappresentazioni degli angeli, della Madonna e dei
Santi.
Intorno al rosone, infine, troviamo le quattro creature simbolo dei
quattro Vangeli: l’angelo, il leone, il bue e l’aquila. È la Sacra
Quadriga, il misterioso cocchio di Dio.
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Esso è condotto, secondo una visione del profeta Ezechiele ripresa
dall'Apocalisse, da quattro "esseri viventi". Matteo fu simboleggiato
dall'uomo alato (o angelo), perché il suo Vangelo inizia con l'elenco
degli uomini antenati di Gesù Messia. Marco fu simboleggiato dal
leone, perché il suo Vangelo comincia con la predicazione di
Giovanni Battista nel deserto, dove c'erano anche bestie selvatiche.
Luca fu simboleggiato dal bue, perché il suo Vangelo comincia con la
visione di Zaccaria nel tempio, dove si sacrificavano animali come
buoi e pecore. Giovanni fu simboleggiato dall'aquila, l'occhio che fissa
il sole, perché il suo Vangelo si apre con la contemplazione di Dio: "In
principio era il Verbo".
Importantissimo è il “Libro della Preghiera Comune” (Book of Common
Prayer), che costituisce un testo di riferimento per gli Anglicani,
divenendo un vero e proprio simbolo della loro identità e della loro
liturgia. Esso è in realtà una combinazione di quattro dei nostri libri
liturgici: Breviario, Messale, Pontificio e Rituale.
Per gli anglicani simbolo è anche la “rosa dei venti”. L’asse orizzontale
rappresenterebbe il suolo o l’orizzonte sul quale vive l’uomo, mentre
l’asse verticale rimanderebbe, guardando dal basso verso l’alto, al
percorso terreno dalla nascita alla morte del corpo e quindi all’ascesi
dell'anima al cielo. Secondo altri, invece, la rosa dei venti
rappresenterebbe la vita. La linea verticale nella parte bassa
corrisponderebbe al passato, l’incrocio con la linea orizzontale
rappresenterebbe l'esistente e dunque il presente ed infine la parte
alta della linea verticale rappresenterebbe il futuro.
Il numero quattro è, poi, il numero simbolico della natura: quattro
stagioni, quattro punti cardinali, quattro elementi (aria, acqua, fuoco
e terra), quattro venti principali per i naviganti (Tramontana, Ponente,
Ostro, Levante). Il quattro è un numero che richiama anche gli
Evangelisti ed i Vangeli.
Per quel che concerne il secondo protestantesimo si può constatare
che le Chiese Evangeliche Metodiste sono dette “sorelle di Sinodo” di
quelle Valdesi e che molti Valdesi sono anche Battisti.
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Il simbolo della Chiesa Evangelica Battista è il pesce. Il termine ichtys è
la traslitterazione in caratteri latini del corrispettivo termine greco, che
è l’acrostico (che si differenzia dall’acronimo perché ha come scopo
la formazione di una parola di senso compiuto) di Iesous Christos
Theou Yios Soter, che tradotto significa Gesù Cristo Figlio di Dio
Salvatore.
Il pesce rimanda al brano evangelico in cui Gesù si riferisce a Simone,
ma essendo un animale che vive sott’acqua senza annegare
simboleggia anche Cristo stesso, che può entrare nella morte restando
vivo.
Il simbolo dei Metodisti richiama il Monogramma di Cristo, composto
dalle lettere χ e ρ, iniziali del nome di Cristo in greco antico.
Il Monogramma sarebbe stato introdotto da Costantino I in occasione
della battaglia di Ponte Milvio contro Massenzio e la sua diffusione
pubblica è successiva all’editto di Milano.
Esso comparve anche sulle monete coniate da Costantino nel periodo
che va dal 322 al 333 d.C. e da quest’epoca in poi fu impresso sugli
stendardi militari di tutti gli imperatori cristiani romani e bizantini.
Si trovano spesso altre due lettere ai lati del Chrismos, l’α e l’ϖ, prima
ed ultima lettera dell’alfabeto greco. Esse sono usate come simbolo
del principio e della fine e ciò trova un fondamento scritturale
nell’Apocalisse di Giovanni.
Nell’ambito del protestantesimo radicale i Quaccheri meritano un
accenno. In Italia l’attività dei Quaccheri non è mai stata
particolarmente rilevante, ma per diversi anni c’è stata una presenza
di simpatizzanti “amici degli amici” o “amici dei Quaccheri”.
Secondo questi la “luce interiore” guida i passi di ciascuno ed è anche
criterio di interpretazione della Scrittura. Vi sarebbe, quindi, un
“Battesimo interiore dello Spirito” ed una “Eucarestia interiore”, come
partecipazione intima dell’uomo al Corpo Celeste di Cristo.
In virtù di quanto detto i Quaccheri rifiutano ogni simbolo esteriore,
poiché lo considerano inutile, dato che “lo Spirito soffia dove vuole”.
I Mennoniti adottano come simbolo nelle loro Chiese in America una
colomba con un ramoscello d’ulivo nel becco.
La colomba è un animale dalla natura dolce e mite, simbolo di
purezza ed innocenza.
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Nella Genesi è proprio questa a portare a Noè il rametto d’ulivo che
annuncia la fine del diluvio universale e l’inizio di una nuova era di
pace tra Dio e gli uomini. Inoltre Giovanni Battista, nell’episodio del
Battesimo di Gesù, vede scendere dal cielo lo Spirito Santo proprio
sotto forma di colomba.
Unitari o Unitariani
Hanno come simbolo il calice ardente, che nasce durante la seconda
guerra mondiale. Gli attivisti unitariani lo utilizzavano nei territori
occupati dai nazisti per segnalare i luoghi di incontro e sfuggire alle
persecuzioni nei loro confronti, ma anche per indicare vie di fuga agli
ebrei perseguitati.
Intorno agli anni sessanta da tale simbolismo è nata una liturgia
semplice ed universale: l’accensione del calice. La luce è archetipo
universale dello Spirito, mentre il calice richiama corpo e mente
dell’essere umano. Quest’ultima affermazione trova conferma in una
preghiera degli unitariani, la quale recita:
“Questo calice che accendo innanzi a Te, oh Vita Infinita, sono io:
il gambo è la fermezza della mia fede, la coppa è il mio animo che Ti
accoglie. La candela che si consuma è l’impegno della mia persona,
mentre la fiamma che si protende è l’aspirazione del mio spirito.
Che il gambo non vacilli alle difficoltà e che la coppa non si riempia
dell’illusione, che la candela non si esaurisca nelle tentazioni e che la
fiamma non si spenga nella rinuncia di chi, ignorandoti, ha smesso di
sperare.”
L’accensione del calice assume poi nei giorni di solstizio una potenza
celebrativa ulteriore, poiché è:
- luce nel buio, facendosi testimonianza della fede e della speranza;
- luce nella luce, facendosi testimonianza della coscienza e della
rivelazione.
Gli Unitariani praticano infatti l'astrolatria, che è il culto degli astri e
danno grande valenza a solstizi ed equinozi. In particolare al solstizio
d'estate, che cade il 21 Giugno, legano la nascita di Giovanni Battista
ed al solstizio d'inverno, che cade il 21 Dicembre, quella di Gesù.
La colomba circondata da un serpente è un altro simbolo, ancora più
antico ed è in uso nelle tradizioni cristiane unitariane di Ungheria e
Transilvania.
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Il serpente che si morde la coda rammenta il percorso di
allontanamento e ritorno al Divino. Quando si parla di allontanamento
si fa riferimento al serpente dell’Eden, quando si parla di
riavvicinamento si allude al serpente innalzato da Mosè.
La colomba rappresenta, invece, la riconciliazione tra gli esseri umani
e tra Dio ed esseri umani. La simbologia di serpente e colomba trova
fondamento in un passo del Vangelo di Matteo in cui si dice: "Ecco, io
vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come
serpenti e semplici come colombe".
Alla corona che compare sulla testa della colomba sono collegati tre
diversi significati:
1) "Politico",poiché rappresenterebbe un segno di riconoscenza verso
re Giovanni II d'Ungheria, il quale con l'editto di Torda (uno dei primi
editti di tolleranza religiosa, risalente al 1568) aveva permesso
all'unitarianesimo di diffondersi in Transilvania.
2) "Spirituale", poiché rappresenterebbe il "coronamento" del percorso
verso la riconciliazione, simboleggiato dal serpente e dalla colomba.
3) "Escatologico": collegato al precedente, ma in una prospettiva
cosmologica, non individuale. La corona rappresenterebbe infatti
l'ascensione del Cristo e, con Lui, dell'Umanità intera, alla "maestà
divina" nell'istante della parusia. Va tenuto a mente che per gli
unitariani c.d. "non adoranti", come quelli della tradizione ungherese transilvana, Cristo è umano a tutti gli effetti.
Concludendo con il protestantesimo sui generis, vanno menzionate
due Chiese.
Avventisti del 7° giorno
Logo ufficiale è il libro della Bibbia aperto, accompagnato da una
croce ed una fiamma. La croce rappresenta l’Evangelo, la fiamma è il
simbolo dello Spirito Santo e richiama anche i tre angeli
dell’Apocalisse.
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Pentecostali
Hanno nelle loro Chiese frasi della Sacra Scrittura riportate sui pulpiti.
Altro simbolo, presente anche sul logo dell’ADI (Assemblee di Dio in
Italia) è la Bibbia aperta.
Nel logo ufficiale della FCP (Federazione Chiese Evangeliche
Pentecostali) la Bibbia aperta è affiancata da una colomba, la quale
rimanda all’importanza che i Pentecostali danno allo Spirito Santo.
Questi lo invocano con molta forza, tanto che durante il fascismo
furono perseguitati perché ritenuti vicini alla malattia mentale.
Altro simbolo è il fuoco, come appare sul logo coniato per festeggiare
l’ottantaseiesimo anniversario della presenza pentecostale a Sonnino.
Esso richiama l’episodio contenuto negli Atti degli Apostoli. Qui si narra
delle lingue di fuoco che si posarono su ciascuno dei Discepoli di
Gesù, rendendoli pieni di Spirito Santo e facendo si che questi
cominciassero a parlare in altre lingue “come lo Spirito dava loro il
potere di esprimersi”. In questo passo biblico trova fondamento la
glossolalia praticata dai Pentecostali.
10
Bibliografia
Dotta I. “Pentecostali: finisce un secolo di silenzio”, da “il Giornale”, 23
giugno 2004, pag. 9
Rendina C., “Le Chiese di Roma”, Newton & Compton Editori, Milano
2000
Rosso R., "Il Lezionario della tradizione cristiano unitariana", CICU 2009
Rubrica “Dialoghi con Paolo Ricca”, settimanale “Riforma”, 13 luglio
2007
Zappalà C.”la libertà religiosa in Italia nel XX secolo. Il caso Sonnino”,
Pair 2000
Sitografia
www.avventisti.it
www.cesnur.org
www.chiesaluterana.it
www.chiesavaldese.org
www.cofe.anglican.org
www.mennoniteusa.org
www.ucebi.it
11
Candeliere Valdese
12
Candeliere Valdese
13
La Croce Ugonotta
14
La Rosa di Lutero (Luther Rosen)
15
La rosa dei venti o compass rose è il simbolo della comunità anglicana ed indica
la sua organizzazione decentralizzata. Al di sopra di essa è posta una mitra
preziosa, che si utilizza durante le ordinazioni. Questa simboleggia la successione
apostolica: ogni vescovo della Comunione Anglicana, in ogni parte del mondo, è
stato ordinato da altri vescovi e ha ricevuto il dono speciale dell'autorità dallo
Spirito Santo. Inoltre la chiesa anglicana è l’unica chiesa cristiana ad avere in
qualità di sacerdoti e vescovi anche le donne. Al centro della rosa dei venti si
trova la croce di San Giorgio ed il motto greco ” Ἡ ἀλήθεια ἐλευθερώσει ὑµᾶς" ,
che significa “la verità ti renderà libero” ed è una citazione tratta da Giovanni. La
compass rose è stata progettata da Canon Edward Nason West della cattedrale
di San Giovanni il divino, New York.
16
Collana con il simbolo dei Battisti, il pesce.
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La celebre citazione "Il mondo è la mia parrocchia" è una frase di John Wesley,
fondatore del Metodismo. Egli voleva sottolineare che la chiesa non è limitata alle
mura del tempio, ma è nel mondo. Wesley si è infatti distinto per l'enormità di
opere sociali (es. istruzione ed assistenza), al punto che alcuni lo hanno definito un
“precursore del sindacalismo”.
18
La croce con la vela rossa è il simbolo dell'United Methodist Church americana.
19
Simbolo delle Chiese Mennonite in America
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Vetrata della First Unitarian Church di Budapest.
21
Vetrata della First Unitarian Church di Budapest.
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23
Logo coniato per festeggiare l’ottantaseiesimo anniversario della presenza
pentecostale a Sonnino.
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