VITE DI ARCHIMEDE SPECCHI PARABOLICI “Infine bruciò l’intera flotta in modo stupefacente. Rivolgendo uno specchio piatto e sottile verso il sole, ne concentrò i raggi sulla sua superficie, si bruciò l’aria attorno e si fece una gran fiammata che diresse verso le navi ancorate, distruggendole” (Zonaras, Epitome 14.3). GLI SPECCHI USTORI 3C la leggenda di Siracusa Siamo durante la seconda guerra punica, a Siracusa (218- 210 a.C.). Ed è nel frangente difensivo che Archimede avrebbe usato degli specchi per raccogliere e concentrare i raggi solari sulle navi di legno romane (che avrebbero preso fuoco), provocando la distruzione della flotta e la conseguente vittoria siracusana. L'unico riferimento alla vicenda è nell'opera dello scrittore Dione Cassio, un autore imperiale del II secolo d.C In questi scritti si parla dell'impiego degli specchi contro navi che si trovano alla distanza di ''un tiro d'arco": un unico specchio di forma esagonale, composto da numerosi e piccoli specchi elementari dell'utilizzo di corde per muovere lo specchio in modo da ottenere un angolo di rifrazione che deviasse i raggi del sole "concentrati" sulle navi. 3C tra leggenda e realtà Ma probabilmente Archimede non disponeva di conoscenze così all’avanguardia da permettergli di incendiare le navi romane a una così lunga distanza, ma soprattutto, non aveva a disposizione materiali idonei. Per questa ragione, gli studiosi del programma “MythBusters” (Discovery Channel), nel 2008, aveva smentito la veridicità della vicenda, dopo il fallimento di un esperimento con l'ausilio delle tecnologie e degli apparati di cui poteva probabilmente disporre Archimede. Ma adesso il MIT gli rende giustizia: Dimostrando in un nuovo esperimento che sarebbe potuto succedere. Un collage di 127 specchi di circa 30 centimetri quadrati l'uno è stato posizionato a circa 30 metri dal modello di una nave di legno. Nonostante un cielo un po’ coperto, sono bastati 10 minuti di sole perché la nave prendesse fuoco: ''Eureka!''. Certo, le navi dei romani stavano in acqua e si muovevano, due circostanze che rendono più difficile il tentativo di incendiarle. 3C 3C Il principio che regge il funzionamento di questi specchi, è legato alle proprietà della parabola Ma come funzionano realmente questi specchi? POSSIAMO QUINDI DEFINIRE CHE ……… 3C LA PARABOLA È IL LUOGO GEOMETRICO DEI PUNTI EQUIDISTANTI DA UNA RETTA CHIAMATA DIRETTRICE E DA UN PUNTO (DETTO FUOCO) NON APPARTENTE ALLA RETTA 3C Non mi pare che in questo luogo sia da passar con silenzio l'invenzione di Archimede d'alzar l'acqua con la vite: la quale non solo è maravigliosa, ma è miracolosa; poiché troveremo, che l'acqua ascende nella vite discendendo continuamente. (Galileo Galilei) COCLEA E VITE SENZA FINE 3C spirale di Archimede La spirale archimedea, studiata dal famoso matematico greco Archimede, si sviluppa in modo che la distanza tra una spira e l'altra rimanga sempre uguale. Ci si può imbattere in una spirale archimedea osservando una semplice ragnatela. I ragni tessono anzitutto la struttura portante e poi, partendo da centro, ricoprono i fili con una spirale, mantenendo sempre la stessa distanza tra una spira e la successiva. La spirale archimedea rappresenta il metodo più rapido (il ragno tesse la tela tutte le mattine) e regolare (uguale distanza tra i bracci di spirale) di copertura di una superficie. 3C spirale logaritmica La spirale logaritmica , studiata nel 1638 da Cartesio, si sviluppa allargandosi costantemente un giro dopo l'altro, come il guscio di una chiocciola, del Nautilus o le corna dell'ariete. La spirale logaritmica della chiocciola risponde principalmente ad esigenze di crescita all’interno della stessa. Infatti la lumaca esce dall’uovo con già la chiocciola e crescendo costruisce gli strati superiori sul bordo che va ad occupare con la nuova massa corporea. La spirale logaritmica ha la proprietà di allargarsi man mano che ci si allontana dal centro e di conseguenza il volume aumenta, mentre quella archimedea non consentirebbe un allargamento dell’area in uscita, ma solo l’allungamento costante all’interno di un braccio di spirale. 3C coclea La vite di Archimede, detta anche coclea, è un La coclea usato è usataper tuttora in campo edile per dispositivo sollevare un liquido, un sollevare materiale acqua, sabbia o altri materiali semi-liquidi. sabbioso, ghiaioso, o frantumato. In oltre è usato per trasportare i minerali dalle La macchina è composta da una spirale a vite inserita in profonde miniere fino in superficie. unIncilindro La parte posteriore inserita nel Olanda metallico. questo meccanismo è usato perè controllare materiale che si intende sollevare e fatto ruotare il il livello dell'acqua nei canali. meccanismo la materia scivola all'interno del tubo fino a raggiungere l'uscita. La vite è attribuita ad Archimede secondo le testimonianze di Diodoro Siculo e di Ateneo, ma recenti studi dimostrano che il meccanismo potrebbe essere stato elaborato addirittura per la costruzione dei Giardini Pensili di Babilonia, che Archimede potrebbe aver studiato ad Alessandria ed poi esportare in Italia il meccanismo. 3C vite senza fine La vite senza fine è così definita perché la sua rotazione ha il solo scopo di trasmettere il movimento alla corona dentata. La corona dentata“ è l’ingranaggio i cui denti hanno inclinazione e forma compatibili con quelli della vite alla quale si accoppia. La trasmissione del movimento è di norma dato dalla vite (definita "conduttrice“). L'accoppiamento "vite senza fine-corona dentata" ha lo scopo di trasferire il moto ad un albero montato al centro della corona. La rotazione di questo albero permette di sollevare grossi carichi. Questo meccanismo viene utilizzato infatti nelle gru. 3C fine 3C