INTRODUZIONE L'idea di realizzare un catalogo delle edizioni del XV secolo possedute dalla Biblioteca Chelliana di Grosseto è sorta in seguito al lavoro che abbiamo svolto come borsisti per una generale inventariazione e definitiva catalogazione delle opere appartenenti al "fondo antico" della Biblioteca stessa. L'esigenza di realizzare tale catalogo nasce, infatti, all'interno di un più complesso lavoro di riordinamento dell'antico fondo librario della Chelliana, volto ad una sua maggiore valorizzazione e, finalmente, utilizzazione sia da parte della collettività di studiosi che della cittadinanza in genere, nella consapevolezza che solo conoscendo e "usando" il proprio patrimonio artistico e storico e, ove esista, bibliografico, questo cessi di essere soprattutto "cimelio" per divenire bene culturale collettivo e come tale rispettato e protetto: di qui la necessità di avere a disposizione un nuovo strumento di lavoro in grado di soddisfare tali esigenze di tipo scientifico e nel contempo didattico-divulgative. Le edizioni riportate nel nostro catalogo provengono per la maggior parte dalla biblioteca privata del Can. Giovanni Chelli donata con atto notarile al Comune di Grosseto nel 1860 e aperta al pubblico il 1° marzo dello stesso anno. L'idea di istituire in Grosseto una biblioteca pubblica dominava il Chelli sin dal 1846 e quando finalmente, alcuni anni dopo, le mutale condizioni politiche glielo consentirono, iniziò a lavorare per gettare le basi del suo ambizioso progetto. Avvalendosi della carica di Vicario Capitolare della Diocesi grossetana, che al tempo ricopriva, decretò che parie delle rendite di questa andassero a formare un fondo perpetuo con il quale mantenere in vita, anche dopo la sua morie, la nascente biblioteca. Tale decreto venne in seguilo sanzionato prima dal ministro Salvagnoli in un'ordinanza del 1° dicembre 1859 e poi, nel 1861, dal Governatore di Toscana Sauli. Sappiamo che molte delle future biblioteche pubbliche trovarono la loro origine in quegli anni di fervida - anche se pionieristica - mobilitazione per la diffusione dell'istruzione ed il rinnovamento della cultura: sono gli anni in cui il toscano Antonio Bruni sosteneva a gran voce: "Sì, i libri devono essere ì nuovi maestri che continuano l'opera della scuola" (1). Non ci sembra allora un caso che dovendosi inaugurare nel 1865 un busto di Vittorio Emanuele II nel cortile adiacente la Biblioteca l'oratore, Avv. Antonio Contrucci, così commentasse il ruolo del nuovo istituto pubblico: "Il progresso intellettuale e morale dei popoli precipuamente consiste nel miglioramento delle intelligenze: perché questo miglioramento produca il vero progresso di una nazione, richiedesi la profondità non solo, ma la diffusione della scienza. [...] E in un secolo come il nostro, unico nella storia delle antiche e delle moderne età, nel quale è stata radicalmente abbattuta la vergognosa opinione che l'ignoranza fosse necessaria per tenere i popoli soggetti alle leggi, non si è trascurato alcuno dei mezzi che più possono contribuire a maggiormente propagare la istruzione. [...] Ma per aiutare quella prima istruzione, per diffondere non solo, ma eziandio mantenere una certa coltura anche nelle infime classi sociali, le scuole sole non bastano [...]. Così oltre le scuole, uno dei mezzi meglio efficaci per rendere più diffusa la istruzione sono le biblioteche pubbliche [...]. (2) Ed anche se l'aggettivo "pubblica" era ancora lontano dal voler significare erga omnes ed ancora netto era il divario fra le biblioteche pubbliche in genere e le nascenti biblioteche popolari, non di meno e in quegli anni che il solerte quanto appassionato lavoro del suo fondatore portò la Biblioteca del piccolo Comune quale era allora Grosseto, ad accentuare il suo ruolo di istituzione pubblica ricercando contatti, coinvolgendo quanti egli riteneva in grado di sostenere la sua impresa ed incrementando costantemente il patrimonio librario che ben presto fu di circa 25000 volumi. 1 A. Bruni, Le biblioteche popolari in Italia dall'anno 1861 all'anno 1869, Firenze 1869, Tip. eredi Botta, p. 5. 2 <Giornale delle Biblioteche>, Genova, marzo 1867, p. 60. Allo stato attuale la consistenza del "Fondo antico" è di 612 volumi, tradizionalmente divisi in: Manoscritti -174- incunaboli - 33 - (3), cinquecentine - 406 - oltre ad un piccolo numero di documenti pergamenacei sciolti. Gli incunaboli, che coprono un arco di tempo che va dal 1475 al 1499, in massima parte trattano di argomenti sacri e letterari e nonostante il carattere esiguo della raccolta, ugualmente essa comprende documenti degni di nota, sia perché edizioni principi, sia per l'importanza del testo, sia per la rarità. Ci riferiamo, per esempio, alle Epistolae di Sant'Ambrogio, Milano, L. Pachel, 1490 di cui, oltre a quella presente in Biblioteca, si conosce solamente un'altra edizione quattrocentina del celebre stampatore Antonio Zarolo parmense; oppure alla Commedia di Dante Alighieri, Venezia, P. Quarengi, 1497, di cui l'edizione che presentiamo, pur essendo l'ultimo esemplare del Quattrocento, è ugualmente pregiata per le numerose ed interessanti incisioni in legno che l'adornano. Ci piace segnalare anche i Centones vergiliani di Falconia Proba, Brescia, B. Misinta, 1496, di cui la nostra edizione appare la seconda di quelle stampate in Italia e ciò, unito alla sua rarità, le rende un notevole pregio. Rara è ugualmente l'edizione che qui presentiamo delle Epitome di Justinus, Venezia, [Milano, L. Pachel] 1494, così come lo è quella delle Epistolae di Falaride, Sant'Orso, G. da Reno, 1475, che, secondo il Lexicon del Fumagalli, sarebbe la prima impressa in quella località dallo stampatore Giovanni da Reno (4). Un discorso a parte va fatto per l'anonimo Trattato de li ditamini descritto nel nostro catalogo al n. 6. Il prof. A. Davoli, nel corso di uno studio condotto negli anni Trenta sugli incunaboli della Biblioteca Clielliana per conto della Scuola Bibliografica di Reggio Emilia, avanzò l'ipotesi che tale esemplare fosse da considerarsi il primo esempio di libro a stampa impresso nella città di Firenze ancor prima che Bemardo Cennini desse inizio alla sua attività nella città toscana (tale saggio è riportato per esteso in Appendice essendo l'unico studio completo 3 Dall'esame del dettagliato studio che il Prof. A. Davoli condusse intorno agli anni Trenta sull'antico patrimonio di edizioni quattrocentine possedute dalla Biblioteca Chclliana di Grosseto risulta che, all'epoca, la raccolta comprendesse anche una preziosissima quanto rara edizione del Pontificale Romanum, Roma, Stephan Plannck, 1497, di cui purtroppo, oggi, non vi è più traccia. Risulta altresì mancante anche l'edizione del Rationale Divinorum offìciorum di Guillelmus Durandus, Venezia, Guglielmo Anima Mia, 1487; segnaliamo, però, che all'epoca non sembravano essere ancora presenti gli Incunaboli che nel nostro catalogo indichiamo ai numeri: 12, l5, 27. Cfr. A, Davoli, I cimeli della Biblioteca Chelliana di Grosseto, in "Maremma. Bollettino della Società Storica Maremmana", N.S. 1 11, anno III (1934), pp 31-65. 4 G. Fumagalli, Lexicon Typographicum Italiae, Florentiae, L. Olschki, 1905, p. 382. esistente su questo incunabolo). A sostegno della sua tesi il Davoli porta numerose considerazioni che vanno dai frequenti errori di ortografia denotanti la scarsa competenza tipografica dello stampatore, ai rozzi caratteri di stampa usati, al periodare arcaico fino alla continua citazione di autorità ed istituzioni fiorentine presenti nel Trattato. Di diverso avviso appare Roberto Ridolfi il quale, pur accettando in parte le deduzioni davoliane afferma che; "[...] Veramente i caratteri dell'edizione resultano usati in Bologna circa il 1475 [...] altro non si può lecitamente concluderne se non che l'opuscolo fu stampato in una località non determinata del dominio fiorentino [...] o che, al solito, fu commesso da un fiorentino in una città dove la stampa era stata introdotta prima che nella sua patria [...]" (5). Anche se il Davoli non sembra ignorare che uguali caratteri siano presenti in Bologna (e precisamente nell'opera di Andrea Barbazia, Johannina, Bologna, 1475 = Hain 2429), sostiene innanzitutto che tali caratteri sono presenti solo nelle prime carte dell'incunabolo bolognese giustificando la loro presenza con un'ipotesi quanto meno azzardata: "[...] l'ignoto impressore del secondo incunabolo [Johannina] sarà venuto in possesso direttamente od indirettamente di una parte di tale carattere dall'altro più ignoto stampatore del Trattato, perché questo sicuramente scoraggiato dalle grandi difficoltà e dai primi poco lusinghieri successi editoriali avrà preferito riprendere il suo abituale mestiere e lasciare ad altri il merito della diffusione dei primi libri a stampa" (cfr. Appendice p. 9). In conclusione, la tesi avanzata dal Davolì che il Trattato de li ditamini sia il primo incunabolo fiorentino non è suffragata, a nostro avviso, da elementi sufficientemente probanti. È invece ragionevole pensare che tale opera sia di origine bolognese per la presenza di caratteri uguali in tale area, oppure, come seconda ipotesi, proposta dal Ridolfi, che tale opuscolo sia stato ordinato da un fiorentino (e ciò spiegherebbe la presenza di nomi ed istituzioni fiorentine nel Trattato) in una città dove la stampa era stata introdotta prima che a Firenze. Nondimeno il Trattato de li ditamini resta, per l'originalità della forma e forse proprio per la sua incerta origine, un esemplare importante nella storia della stampa in Italia ed un documento che certo aumenta il valore della nostra raccolta. Intendiamo terminare questa nostra nota introduttiva indicando quali siano state le modalità seguite per la compilazione del presente catalogo. Innanzitutto, accogliendo pienamente il criterio secondo il quale un catalogo bibliografico deve essere soprattutto strumento di identificazione bibliologica R. Ridolfi, La stampa in Firenze nel secolo XV, Firenze, L. Olschki, 1958, pp. 45-46. 5 \ avendo il compito di permettere agli studiosi non tanto di procurarsi materialmente le pubblicazioni, quanto quello di "reperire idealmente quelle pubblicazioni che possono essere necessarie o utili ai loro studi" (6), abbiamo deciso di impostare le schede in modo che da esse risultasse non solo quali autori e quali opere fossero presenti in Biblioteca, ma anche quali particolari edizioni ed esemplari si trovino in essa conservati. A questo scopo la scheda appare distinta in due parti: la prima contiene l'intestazione e la descrizione del documento quale si ricava dall'esame dell'Indice Generale degli Incunaboli delle Biblioteche d'Italia (IGI), seguila dall'indicazione del numero delle carte, del formato, del tipo di carattere usato, delle eventuali illustrazioni, del numero delle colonne, delle linee di testo, del registro delle segnature e dei maggiori repertori che segnalano l'esemplare (come Hain, Copinger, Reichling, BMC, GKW, IGI, Gorf). La seconda contiene quegli elementi ricavabili da un esame diretto dell'esemplare quali la legatura, l'indicazione di eventuali incisioni e note di possesso, purtroppo molto spesso indecifrabili. Malgrado le difficoltà di interpretazione, certamente un aspetto molto interessante è la presenza di ex libris che permettono in alcuni casi di stabilire la provenienza degli incunaboli, quasi tutti appartenenti a conventi e monasteri. Non bisogna infatti dimenticare che la quasi totalità degli esemplari proviene dalla biblioteca privata del can. Chelli il quale aveva un rapporto diretto e privilegiato con tali istituzioni religiose. Inoltre in quel periodo (metà del XIX sec.) un gran numero di volumi apparve sul mercato dopo le leggi di soppressione degli ordini religiosi e nulla vieta ritenere che il Chelli avesse acquistato delle opere sfruttando tale occasione. In altri casi si tratta invece di doni fatti alla nascente Biblioteca da privati cittadini come nel caso dell'inc. 25 La Commedia di Dante Alighieri donato: "[...] alla Biblioteca di Grosseto dall'Ingegnere Francesco Cosimini [...] 8 marzo 1861". Per quanto riguarda le legature bisogna dire che, a parte quella dell'incunabolo n.16, Decretum Gratiani, probabilmente originale, tutte le altre sono per la maggior parte ottocentesche o risalenti ai restauri effettuati con il contributo dello Stato nel 1955. La numerazione delle schede segue la collocazione che le relative opere hanno in Biblioteca ed è per questo motivo che l'edizione dei Centones di Falconia Proba si trova numerata 6 bis, essendo stata inserita successivamente all'interno della raccolta che è ordinata secondo il formato; inoltre esse risultano aumentate di un'unità in quanto per l'esemplare numerato 30, edizione dell'Historia A. Serrai, Sistemi bibliotecari e meccanismi catalografici, Roma, Bulzoni, 1980, p. 145. 6 10 romana, di Appiano, sono state compilate due schede (30 e 31) corrispondenti alle relative due parti di cui si compone, le quali risultano essere sì legate assieme -forse dal tipografo Pellegrino Pasquali - ma stampate in luoghi e periodi diversi. Per quanto attiene agli indici, essi sono stati costruiti con l'intento di renderli il più completi possibile: per cui nell'indice per tipografi viene riportato anche l'anno e l'opera relativa e, nell'indice cronologico, sotto le singole date, compaiono le relative edizioni a cui le stesse si riferiscono. I nomi degli autori sono stati riprodotti nella forma in cui sono maggiormente noti nei repertori, mentre i nomi dei tipografi sono stati riprodotti nella loro forma originale per facilitarne l'identificazione. Infine, l'indice cronologico è stato costituito dalle date che compaiono sulle singole schede, tenendo conto anche degli anni segnalati tra parentesi quadre. Desideriamo ringraziare vivamente il Dott. Franco Neri e la Dott.ssa Laura Desideri per la loro disponibilità e il Dott. Piero Scapecchi per i preziosi suggerimenti in fase di revisione finale del lavoro. Il nostro ringraziamento va anche al Dott. Valerio Fusi, Direttore della Biblioteca Chelliana di Grosseto, per aver favorito le nostre ricerche. Anna Bosco Luca Seravalle 11 ELENCO DEI REPERTORI CITATI BARBERI = FRANCESCO BARBERI, Le edizioni romane di Francesco MinizIo Calvo, in "Miscellanea di scritti di bibliografìa ed erudizione in memoria di Luigi Ferrari", Firenze, L.S. Olschki, 1952, pp. 57-98. 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ABBREVIAZIONI b. c., cc. coll. comm. cop. ed. got. gr. ill. ll. magg., min. r. rom. reg. segn. trad. tit. v. vol., voll. bianca (riferito a pagina o carta) carta, carte colonne commento copertina editore gotico (carattere) greco (carattere) illustrato linee maggiore, minore (riferito al carattere) recto (della carta) romano (carattere) registro segnatura traduzione, traduttore titolo verso (della carta) volume, volumi \