FRANCESCOBELLINA
F
loghi e partenership
O
T
O
G
R
A
F
I
A
Taliate.
Gli scatti che Francesco Bellina ha selezionato sono narrazioni e rappresentazioni. Può dirsi che Bellina attui attraverso la mostra una
drammatizzazione scenica. Decide di utilizzare variabili di parola, di gestualità, di cromatismi e di prospettiva. Ma vi è anche una particolare
recitazione che attraverso i suoi personaggi si realizza: proprio come nella tradizione delle recitazioni teatrali le performances sono a volte
giocose perché magari narrano aspetti dell’apparire, a volte pongono l’accento sulla finzione delle maschere o sulla ripetizione (re-citare
= citare due volte) di un gesto o di un’espressione.
Le sale di rappresentazione scenica sono sale da barba come quelle che c’erano una volta, circoli fumosi di giocatori di carte, barconi di
migranti, asfalti metropolitani incisi dai binari, mercati rionali. Le maschere sono quelle del dandy o del cisposo, della sognatrice e del
rassegnato. Del disincantato, del compiaciuto e dell’orgoglioso.
C’è una ricerca compositiva nei tagli e negli scatti, ma non è quella che impronta la ricerca dell’autore: il formato 4/3 già dichiara un relativo
interesse alle regole proporzionali del quadro.
Ma quella che invece traspare è una coscienza forte e limpida che governa l’uomo-fotografo sotto le regole dell’uomo-civile che sa, prima
ancora di vedere, quanta umanità vera vi sia dentro certe donne e certi uomini. Dunque l’obiettivo di Francesco Bellina che si posa sui
margini della società e dell’umanità non compie solo un’azione estetica ma, prima, compie un’azione etica.
E allora, probabilmente, si scopre il depistaggio d’un titolo di mostra che piuttosto che ammiccare a sicilianismi formali
(gli sguardi)
invece, con sensibilità e profondità, rende omaggio alla Musa della Commedia, Talìa, per svelare la sua volontà di drammatizzazione.
Bellina dunque fotografa teatralizzando.
Nel modo più caro a quella Musa, così come il nostro neoclassico e romantico Vincenzo Monti scrisse:
“Talìa, che l’error flagella e ride”.
Kurdistan.
Deep.
“Deep" è un insieme di ritratti realizzati agli ospiti del centro per richiedenti asilo di Salinagrande ( Trapani ).
Il centro è stato definito dalla Commissione libertà civili, giustizia e affari interni del Parlamento Europeo "un lager e un inferno":
sovraffollamento, lenzuola luride e logore, niente coperte né riscaldamento, stracci al posto di vestiti, acqua gelida, servizi igienici non
funzionanti, assistenza sanitaria inefficiente. I ritratti di “Deep" sono stati realizzati alle porte del Centro per richiedenti asilo nel 2011,
pubblicati solo adesso per non mettere a rischio i soggetti fotografati.
+39 329 0314303
[email protected]
www.francescobellinafotografia.com
Scarica

Visualizza Opuscolo interno - Club Culturale Castellanese