11/8/2014 Punto 3 (indizi e prove). | Marco Fassoni Accetti ← Quadro della flagellazione Punto 4 (indizi e prove) → Punto 3 (indizi e prove). Posted on December 6, 2013 I codici. Il valore del usare i codici derivava da tre motivi essenziali: 1Il codice firmava un’azione, un gesto. I nostri interlocutori, a cui doveva giungere il significato di ogni azione, non avrebbero dovuto pensare a nessuna casualità o coincidenza, ma tutto doveva apparire univoco e riconducibile ad una stessa matrice e richiesta. Agli esponenti di quel che semplificativamente chiamo “l’altra parte”, i significati dei codici venivano spiegati attraverso missive anonime, che permettevano di interpretare integralmente i significati di ogni scrittura cifrata man mano che i fatti si evolvevano. 2Ogni codice raccontava l’origine di un evento, i fatti riservati, le nostre intenzioni. L’usarli era una forma di pressione nei confronti dell’altra parte. Un modo di dire loro che con l’uso pubblico dei codici, riferiti a realtà particolari, delicate e riservate, queste erano, per l’appunto, rese pubbliche, ma momentaneamente sotto scrittura cifrata. E che, se non fossero state corrisposte le nostre richieste, avremmo potuto spiegare pubblicamente quel che il codice occultava, e ciò non era certo interesse dell’altra parte. 3I codici dovevano essere esageratamente in gran numero, per ancor più aumentare la pressione-tensione, ed esprimersi in forme esasperate e a volte anche gotiche, che dovevano renderli inverosimili all’indagine di un eventuale inquirente, alla curiosità di un possibile giornalista, che li avrebbero per l’appunto considerati eccessivi, implausibili, ed avrebbero forse fermato il loro interesse nei loro confronti, o comunque ne venivano depistati. Codici Avon , Sorelle Fontana, Sala Borromini: Il nome Avon aveva le seguenti valenze: Avon in celtico significa “fiume”. “Fiume” doveva rammentare la scuola della Orlandi, che si trova per l’appunto sulle sponde di un fiume, e al tempo stesso ricordava l’altra compagna d’Istituto della Orlandi che era anche lei, come Emanuela, una testimone delle nostre accuse nei confronti dell’altra parte. In ultimo l’industria Avon è nata ed ha la sede principale in New York, luogo deputato alle persone dell’avvocato Macioce, a noi avverse. L’industria possiede degli stabilimenti in Polonia e Russia. Il codice “Sorelle Fontana” significava l’abitazione di Mons. Pierluigi Celata presso il Collegio San Giuseppe Istituto De Merode, posta un portone prima della sede del suddetto atelier. https://marcofassoniaccetti.wordpress.com/2013/12/06/punto-3-indizi-e-prove/ 1/9 11/8/2014 Punto 3 (indizi e prove). | Marco Fassoni Accetti Questo Monsignore era stato incaricato, con altri, di svolgere alcune iniziative tese ad ottenere l’allontanamento di Mons. Marcinkus dal compito che svolgeva come presidente dell’Istituto Opere di Religione. Tra tali iniziative intraprese per defenestrarlo vi fu anche quella della collaborazione con il Servizio d’Informazione della Sicurezza Militare, condotto dall’allora Dott. Santovito, con l’ausilio del Dott. Francesco Pazienza. In ultimo, l’accostare l’industria commerciale Avon all’attività di un atelier di Alta Moda come quello condotto dalle sorella Fontana, serviva a dare un maggior senso di “improbabilità”, di posticcio, come la cifra spropositata offerta alla Orlandi di 375000 lire. “Sala Borromini” significava l’abitazione del Dott. Pazienza posta alle spalle della Sala Borromini, laddove si diceva che costui incontrasse persone vicine al signor De Pedis. Per cui il codice composito significava: una “sfilata” – azione di Mons. Celata con il Dot. Pazienza, nel senso che da questo connubio si otterrà un risultato contro la politica dell’Istituto Opere di Religione. Del fatto che vi fosse un rapporto tra Mons. Pierluigi Celata ed il Dott. Francesco Pazienza, lo si saprà pubblicamente soltanto negli anni novanta ad opera dello stesso Pazienza. Codici del 22 giugno 1983. Cercavamo lungo il tragitto che la Orlandi avrebbe percorso da Porta Sant’Anna alla scuola di musica, un luogo rappresentativo per “ambientarvi” l’incontro con “l’uomo Avon”. Fra i tanti siti avevamo prescelto l’istituto scolastico di una delle figlie del Dtt. Gugel, sito in Corso Vittorio Emanuele. Questa opzione era dettata per evidenziare come lo stesso funzionario dell’Anticamera Papale fosse nei nostri interessi. Per cui la Orlandi avrebbe dovuto muovere pervenendo da Corso Vittorio Emanuele II. Solo quando avemmo a disposizione, tempo prima, il programma della prossima visita papale in Polonia, e notammo di un incontro del Pontefice con il Senato Accademico polacco che avrebbe avuto luogo il 22 giugno, optammo per la scelta della sede del Senato della Repubblica Italiana posto in Corso Rinascimento, per associare l’assonanza dei due senati e far presente che negli stessi momenti in quei due luoghi si compivano i due eventi. Non ricordo esattamente se ci premunimmo affinché le telecamere non fossero in funzione o semplicemente fummo informati della loro disattivazione, in quanto non era mio compito. Ma posso confermare del fatto ch’eravamo comunque a conoscenza del loro non funzionamento. Tra l’altro il numero 22 del giorno prescelto poteva rammentare come codice la sezione 22 di antiterrorismo della Staatssicherheit. Questo in quanto, quella cellula radicale di Solidarnosc che riceveva finanziamenti ed altro, era considerata dalla forza governativa della DDR come forma di terrorismo. Inoltre il 22 era anche parte del numero della tessera dell’Avvocato Ortolani presso la Loggia Propaganda Due. L’azzurro del tascapane nel quale erano contenuti i cosmetici Avon poi esibiti, lo sfruttammo https://marcofassoniaccetti.wordpress.com/2013/12/06/punto-3-indizi-e-prove/ 2/9 11/8/2014 Punto 3 (indizi e prove). | Marco Fassoni Accetti come riferimento al fatto di Fatima, in quanto tale Mons. Colgan aveva istituito una sorta di “armata spirituale” in Sudamerica, che aveva scelto come colore emblematico proprio l’azzurro. Era un tascapane dell’Aeronautica acquistato, credo di ricordare, all’Unione Militare di via del Corso a Roma. Il tascapane rammentava come codice la partecipazione, nella parte avversa, di alcuni sottufficiali facenti capo all’Aeronautica Militare Italiana. Una grossa A era stata da noi cucita sul tascapane, a rammentare principalmente l’agenzia A, ch’era un opuscolo sociopolitico che si era già occupato di diverse problematiche inerenti l’Istituto Opere di Religione e il Banco Ambrosiano. Avevamo, con questa identità giornalistica, un interscambio di informazioni, e facemmo credere con questo ulteriore codice che avremmo potuto rilasciare loro informazioni coperte da importante riserbo. Inoltre la “A” ricordava l’Aeronautica e l’industria Avon. Fatima. Mons. Hnilica, presiedeva un’ associazione – fondazione morale chiamata Pro Fratribus, con sede legale in Grottaferrata, ed a noi risultava che la stessa indirizzasse finanziamenti alla cellula radicale posta in seno al sindacato polacco Solidarnosc. Inoltre l’ecclesiastico zelava anche per ottenere la cosiddetta “consacrazione della Russia” attraverso i riferimenti storici e religiosi dei fatti occorsi in Fatima nel 1917. Per cui cercammo di influenzarlo sul fatto che l’attentato del 1981 andasse interpretato in questa ottica religiosa. Usavamo testimonianze storiche raccolte dall’archivista ufficiale dei fatti di Fatima, che ci indicava come il testo inerente i misteri, facesse riferimento a “lotte intestine nel seno della Chiesa”, e a gravi negligenze pastorali della gerarchia superiore. Mettevamo in luce alcuni passaggi dei primi misteri, quali: “Un castigo cadrà nella seconda metà del secolo ventesimo. Cardinali si opporranno a Cardinali, Vescovi a Vescovi, e a Roma ci saranno cambiamenti. La Russia sarà lo strumento del castigo scelto dal cielo per punire il mondo”. Cercammo di influenzarlo che l’origine del predetto attentato fosse da attribuirsi ad un’iniziativa dei servizi dell’allora Unione Sovietica, ed egli raccolse tale materiale e lo fece redarre in un libro titolato “L’attentato al Papa nella luce di Fatima”. La prima pubblicazione del predetto libro avvenne nella Germania Federale. La nostra intenzione era di“intimorire” una certa politica di chiusura nei confronti delle nazioni del Patto di Varsavia, con la spada di Damocle di altri possibili attentati o comunque gesti criminali. Per cui disseminammo nelle nostre azioni vari e molti riferimenti all’evento di Fatima, al fine di far pressioni sull’altra parte. 1- La somma offerta alla Orlandi, 375000 lire, che per la sua esagerazione doveva generare un senso di allarme e improbabilità, era l’anagramma del 13-5-1917, data della prima apparizione della Madonna a Fatima. https://marcofassoniaccetti.wordpress.com/2013/12/06/punto-3-indizi-e-prove/ 3/9 11/8/2014 Punto 3 (indizi e prove). | Marco Fassoni Accetti 2Ora dell’appuntamento con la Gregori, h. 15,30 e ora dell’appuntamento con la Orlandi, 7 pomeridiane, compongono sempre la data 13-5-1917 3- Il codice 158, anagramma di 5 – 1981 (mese e anno dell’attentato) 4- Età di Mario ( 35 anni) e di Pierluigi ( “devo fare 17 anni” ), vanno a comporre insieme: 13 – 5 – 1917 5- 351 – Numero civico dell’esercizio commerciale appartenente al padre di Stefano, il minorenne da noi fermato alla fine di novembre 1983 nei pressi dello stesso civico in Corso Vittorio Emanuele II alle ore 7 p.m. Il civico e l’orario compongono nuovamente 13-5-17. 6Anche il presunto gruppo “Phoenix” ci minaccerà ponendo proiettili 357 Magnum in un tabernacolo nei pressi del collegio San Giuseppe Istituto De Merode. 357, come la data di Fatima 13-5-1917. 7Il signor Agca, “rovinerà” il processo del ’85 per l’attentato, con un comportamento apparentemente folle, citando la “crocifissione” (elemento portante del terzo segreto di Fatima, non ancora rivelato) e dichiarando le seguenti frasi: “L’attentato al Papa è collegato con il terzo segreto di Fatima. Al Papa ho detto che Dio mi ha fatto vedere la Crocefissione”. “Aspetto una risposta dal Vaticano. Se rimarrà in silenzio io continuerò a collaborare” (nel senso che se non continuiamo a cercare di liberarlo lui continuerà con le calunnie) “Se invece il Vaticano mi smentirà io non parlerò, non potrò più parlare” (nel senso: se le persone del Vaticano mi aiuteranno io non parlerò più, non calunnierò più la delegazione bulgara). Vi era una nostra persona ecclesiastica che conosceva il testo del terzo segreto di Fatima, non ancora rivelato, per averlo appreso da un altro prelato all’interno della Congregazione per la Dottrina della Fede. Fummo noi a raccontare al signor Agca esclusivamente l’elemento della crocefissione, facendo poi presente ai nostri interlocutori che se non avessero accettato le nostre richieste avremmo potuto disvelare ad Agca il testo nella sua interezza e questi certo lo avrebbe dichiarato pubblicamente con prevedibile scandalo e turbamento. Il mostrare che avevamo svelato solo una frazione di segreto significava estensivamente che avremmo potuto raccontare e far pubblicare ogni altra informazione, al momento riservata. Inoltre facemmo presente durante le nostre pressioni che avremmo potuto far conoscere all’opinione pubblica come l’interpretazione religiosa dell’attentato fosse stata da noi prodotta e alimentata artificiosamente, avendo noi creato i suddetti elementi suggestivi, che apparivano come naturali e genuini. In ultimo, questo ammantare le nostre operazioni con “elementi gotici” era per metterci al riparo da eventuali indagini, proprio per l’inverosimiglianza apparente di tutto ciò. Per cui era https://marcofassoniaccetti.wordpress.com/2013/12/06/punto-3-indizi-e-prove/ 4/9 11/8/2014 Punto 3 (indizi e prove). | Marco Fassoni Accetti una nostra ulteriore copertura confondente e depistante. Facemmo credere che fu attraverso l’ambiente del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Ratzinger, il quale sapevamo conosceva il terzo mistero, che il signor Agca lo apprese. E quest’ultimo si rivolse spesso al prefetto Card. Ratzinger per sollecitarlo a promuovere iniziative che portassero ad una possibile grazia nei suoi confronti. Campo de’ Fiori. Nell’ottobre sapemmo dell’omicidio dell’imprenditore Balducci, che da indiscrezioni si diceva perpetrato dal signor Enrico De Pedis, per il fatto che il Balducci, sempre si diceva, non aveva restituito ingenti somme a lui prestate. Sfruttammo tali dicerie per far credere all’area di Mons. Marcinkus che l’omicidio fosse stato effettivamente commesso dal signor De Pedis su mandato di Mario Aglialoro (Pippo Calò), che avrebbe potuto raggiungere nello stesso modo le persone vicino a Mons. Marcinkus, se non la sua stessa persona, in quanto costui non stava restituendo le somme prestate dal signor De Pedis al Presidente del Banco Ambrosiano, dottor Calvi (nell’83 usammo come codice, per il fatto che l’imprenditore Balducci aveva una sede in Campo de’ Fiori, il far dire ad un telefonista che la Orlandi fu avvistata proprio in Campo de’ Fiori, e lo pseudonimo Mario Aglialoro conferì ad un altro telefonista il nome di “Mario”). Per cui a ricordare la piazza c’era anche il nome “Barbara” attribuito alla Orlandi, per la chiesa di Santa Barbara de’ Librari, sita in una traversa della stessa piazza di Campo de’ Fiori. Nei vicoli di fronte a questa chiesa ubicammo virtualmente il possibile e presunto appartamento nel quale la Orlandi risiedeva durante la “scappatella”. Il nome fu trasformato in “Barbarella”, dal nome dell’omonimo film girato negli stabilimenti De Laurentiis, a ricordare ulteriormente quest’ultimo luogo di nostra pertinenza. Per il fatto che si vociferava che Mons. Marcinkus potesse aver avuto una simpatia corrisposta per l’attrice Catherine Deneuve, cercammo una ragazza di nome Caterina (il nome Caterina come codice) per cercare di usarla come ulteriore testimone, e la trovammo nel dicembre 1983 in tale Caterina G., d’origine statunitense (il cognome è stato già depositato in Procura). Nelle missive anonime facemmo presente, sotto forma di codici estremi ed esasperati, che nell’iconografia ufficiale Santa Caterina si accompagna con Santa Barbara (nome attribuito alla Orlandi), per cui ambedue le ragazze sono da considerarsi testimoni. Inoltre, nella raffigurazione di Santa Caterina sono presenti sovente Sant’Anna (la parrocchia degli Orlandi) e San Giuseppe (l’abitazione presso il collegio San Giuseppe presso piazza di Spagna). Bmw verde. Eravamo a conoscenza che il signor De Pedis era sospettato come mandante dell’omicidio https://marcofassoniaccetti.wordpress.com/2013/12/06/punto-3-indizi-e-prove/ 5/9 11/8/2014 Punto 3 (indizi e prove). | Marco Fassoni Accetti dell’avvocato civilista Pecorelli. Facemmo credere che il sig. De Pedis fece eseguire questo omicidio per corrispondere gli interessi di Mons. Marcinkus, in quanto l’avvocato, in una sua pubblicazione presso la rivista Osservatorio Politico, aveva inserito il nome del Monsignore in una presunta lista di ecclesiastici iscritti alla massoneria. In seguito sapemmo che l’imprenditore, avendo prestato dei fondi agli interessi del Dott. Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, per cui era indirettamente tra i finanziatori della cellula di Solidarnosc. Dopo la morte del Presidente Calvi, venne meno la compattezza di quell’ insieme di persone che a lui prestava fondi, e fu quindi agevole convincere il signor De Pedis a collaborare, pur limitativamente, con noi. L’interesse del sig. De Pedis sarebbe stato quello di recuperare quanto prestato al Dtt. Calvi, ma a questa operazione si sarebbe opposto Mons. Marcinkus. Si fece presente all’imprenditore il fatto che era necessaria la rimozione del Monsignore o la sconfitta della sua linea politica, per cui la BMW ricordava nel colore verde il medesimo colore della macchina appartenente all’avvocato Pecorelli e all’interno della quale fu ucciso. Era una minaccia verso Mons. Marcinkus di subire la stessa fine dell’avvocato nel caso non avessero accettato le nostre richieste. La marca BMW rimandava invece alla nazione della Germania Federale, sul cui territorio sapevamo esserci in atto degli addestramenti militari della cellula radicale del sindacato Solidarnosc, che si preparava ad una possibile invasione delle truppe del Patto di Varsavia. Inoltre si vociferava che l’imprenditore avesse operato anche nell’omicidio del Sig. Balducci, Per cui, nei confronti di persone vicine a Mons. Marcinkus, fu fatta presente questa similitudine della situazione del Monsignore con il Sig. Balducci; ambedue i personaggi erano incorsi nella non restituzione di ingenti somme. La partecipazione dell’imprenditore fu compartimentata da ogni ambiente che lo stesso fosse uso frequentare. Gli chiedemmo di usare un numero esiguo di persone a lui vicine. All’ambiente di Monsignor Marcinkus fu fatto credere che il primo organizzatore del finto sequestro fosse l’imprenditore De Pedis, che inoltre minacciava di assassinarlo per conto di entità mafiose: da qui la scelta del nome “Mario”(Mario Aglialoro, alias Pippo Calò. Sapevamo della presenza di tale personaggio in Roma, pur non conoscendo il domicilio ed altri suoi riferimenti.) e la telefonata di Pierluigi dal ristorante (ristorante di Torvaianica frequentato, come l’ambiente di Marcinkus era a conoscenza, da persone dell’ambiente del signor De Pedis.) Confermo che il signor Pippo Calò era assolutamente estraneo ad ogni vicenda e noi ci limitammo a far credere, per suggestionare, che lui fosse parte in causa. Facemmo credere che avremmo potuto gestire il sig. De Pedis e fermarlo nelle sue intenzioni criminali se fossero state accolte le richieste. Inoltre il sig. De Pedis era vicino ad ambienti neo-fascisti italiani e ciò si prestava come ulteriore copertura nelle azioni miranti a far ritrattare le calunnie di Agca nei confronti della delegazione bulgara. Il sig. Agca, per i suoi rapporti con la destra, aveva https://marcofassoniaccetti.wordpress.com/2013/12/06/punto-3-indizi-e-prove/ 6/9 11/8/2014 Punto 3 (indizi e prove). | Marco Fassoni Accetti fornito un tipo d’interpretazione dell’attentato al Papa. Il sig. De Pedis, per i suoi rapporti neo-fascisti ne forniva un altro per il finto sequestro. Fu per questo motivo che vennero mostrati in pubblico, con il loro volto e senza infingimenti. Codici Mirella Gregori. 1Il 7 maggio, giorno della sua scomparsa, ricordava il 7 giugno 1982, giorno in cui vi fu l’incontro tra il presidente statunitense Reagan ed il Pontefice Giovanni Paolo II, per discutere anche dell’aiuto finanziario da indirizzare al sindacato polacco Solidarnosc. 2Il luogo della scomparsa, Porta Pia, ricordava la liberazione dal potere “reazionario” della Chiesa che avrebbe condotto al “ Senato” , luogo della nuova Italia liberata e della scomparsa della Orlandi. La prima telefonata da parte del cosiddetto Americano fu effettuata il 5 luglio 1983. Scegliemmo appositamente questo numero 5 per ricordare il mese di maggio, corrispondente alla prima apparizione di Fatima nonché all’attentato al Pontefice. Esagerando appositamente facemmo presente nelle corrispondenze anonime, che dal 22 giugno al 5 luglio intercorrevano esattamente 13 giorni. La frase registrata pronunciata dalla Orlandi: “Dovrei fare la terza liceo scientifico quest’altr’anno”, significava sotto forma di minaccia: accettate le richieste, per cui posso tornare, altrimenti posso riferire su quanto sono stata edotta sul presunto comportamento di alcuni membri dell’altra parte. Infatti avevamo stabilito che tutto sarebbe dovuto terminare non oltre i primi di settembre, periodo in cui sarebbe ricominciato l’anno scolastico presso il Convitto Nazionale della Orlandi. Santa Francesca Romana. Si cercava un luogo benedettino che rammentasse come codice la figura di un religioso benedettino all’interno dell’Osservatore Romano, il quale collaborava con noi. Scegliemmo Santa Francesca Romana, il cui priore, tra l’altro, era in ottimi rapporti con il suddetto nostro benedettino. Inoltre, Francesca Romana, per il nome composto avrebbe dovuto ricordare il nome della nipote del giudice Martella, che non era lo stesso nome ma similmente composto. Una forma di pressione verso il magistrato che si occupava dell’istruttoria riguardante la https://marcofassoniaccetti.wordpress.com/2013/12/06/punto-3-indizi-e-prove/ 7/9 11/8/2014 Punto 3 (indizi e prove). | Marco Fassoni Accetti delegazione bulgara. La scelta di questo codice fu fatta presente non tanto al predetto giudice, ma ad un alto funzionario del Ministero di Grazia e Giustizia che avrebbe dovuto, secondo le nostre intenzioni, cercare d’influire nella direzione di un proscioglimento dei diplomatici bulgari. Relat ed Nuovo chiarimento. In "Fatti Giudiziari" Quadro della flagellazione In "Fatti Giudiziari" Escerti tratti dalla sentenza della corte d'Assise In "Fatti Giudiziari" This entry was posted in Fatti Giudiziari and tagged blog, Emanuela Orlandi, marco accetti, marco fassoni accetti,Mirella Gregori. Bookmark the permalink. ← Quadro della flagellazione Punto 4 (indizi e prove) → 5 Responses to Punto 3 (indizi e prove). donatella c says: December 7, 2013 at 12:20 am Signor Accetti, mi chiedo: perchè si vuol far arrestare per il sequestro Orlandi che lei non c’entra con la fine che è accaduta a tante ragazzine e giovani usati in delitti rituali??? Vuole coprire questa gente, perchè uno non si accusa così se fosse il vero colpevole. Avrebbe paura di dire davanti a tanta Italia, il Vaticano che ne ha fatto le spese di anni di accuse e ricatti, al fratello che da trent’anni spera di rivedere la sorella, ai magistrati che non aspettano che mollare ergastoli, invece lei ci fa anche il compitino sul blog??? Ma lei vuol fare la fine di Izzo, cioè quella che so io…non quella di chi pensa in galera il mostro??? Guardi la banda dentro non la rifate, dovessi crepare! Reply Mauro says: January 5, 2014 at 1:19 pm https://marcofassoniaccetti.wordpress.com/2013/12/06/punto-3-indizi-e-prove/ 8/9 11/8/2014 Punto 3 (indizi e prove). | Marco Fassoni Accetti Interessante..un post che si aggancia a questo: http://donatellapapi.blogspot.it/2013/10/piccolo-manuale-di-esoterismo-idelitti.html Reply carlo artemi says: https://marcofassoniaccetti.wordpress.com/2013/12/06/punto-3-indizi-e-prove/ 9/9