PARROCCHIA SAN GIOVANNI BATTISTA
Adorazione Eucaristica notturna
1 Settembre 2012
Io Credo in Dio Padre…
L’obbedienza della fede
Iniziamo la riflessione sugli articoli del Credo o “Simbolo degli Apostoli” in
sintonia con la Chiesa universale che si prepara a celebrare l’Anno della
fede (11 ottobre 2012 - 24 novembre 2013).
CANTO: SYMBOLUM '77
Tu sei la mia vita, altro io non ho.
Tu sei la mia strada, la mia verità.
Nella tua parola io camminerò,
finché avrò respiro, fino a quando tu vorrai.
non avrò paura sai, se Tu sei con me:
io Ti prego: resta con me!
Credo in Te, Signore, nato da Maria,
figlio eterno e santo, uomo come noi.
Morto per amore, vivo in mezzo a noi:
una cosa sola con il Padre e con i Tuoi,
fino a quando, io lo so, Tu ritornerai
per aprirci il regno di Dio.
G Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
T Amen. Gloria a te, Signore Gesù.
CANTO
PER L’ESPOSIZIONE EUCARISTICA:
Pane del Cielo / sei Tu, Gesù,
via d'amore / Tu ci fai come Te.
No, non è rimasta fredda la terra:
Tu sei rimasto con noi
per nutrirci di Te
Pane di vita;
ed infiammare col tuo amore
tutta l'umanità.
PANE DEL CIELO
Si, il Cielo è qui su questa terra:
Tu sei rimasto con noi
ma ci porti con Te
nella tua casa
dove vivremo insieme a Te
tutta l'eternità.
Sia lodato e ringraziato ogni momento
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo
No, la morte non può farci paura:
Tu sei rimasto con noi.
E chi vive di Te
vive per sempre.
Sei Dio con noi, sei Dio per noi,
Dio in mezzo a noi.
Il SS.mo e divinissimo Sacramento
come era nel principio ora e sempre nei secoli..
Tutti Gesù, vita mia, mia gioia e fonte di ogni bene, io ti amo. Soprattutto ti chiedo di
amare sempre più Te e gli uomini redenti con il tuo sangue. Tu sei la vite e io il
tralcio: voglio star sempre unito a Te per portare molti frutti. Tu sei la fonte: effondi
sempre più abbon-dante la grazia per santificare l’anima mia. Tu sei il mio capo, io un
tuo membro: comunicami il tuo santo Spirito con tutti i suoi doni. Venga il tuo regno
per Maria. Consola e salva le persone a me care. Libera le anime dal Purgatorio.
Moltiplica e santifica i chia-mati all’apostolato
(Beato Giacomo Alberione).
Alcuni minuti di silenziosa riflessione e preghiera personale
Primo momento: in ascolto di Gesù-Verità
Dal libro del profeta Osea (11,1-4)
1
Quando Israele era fanciullo, io l'ho amato e dall'Egitto ho chiamato mio figlio. 2Ma più
li chiamavo, più si allontanavano da me; immolavano vittime ai Baal, agli idoli bruciavano
incensi. 3A Èfraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non
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1
compresero che avevo cura di loro. 4Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d'amore,
ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da
mangiare.
Dal Vangelo di Giovanni (14,5-11)
5
Tommaso disse a Gesù: "Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere
la via?". 6Gli disse Gesù: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non
per mezzo di me. 7Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo
conoscete e lo avete veduto". 8Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta".
9
Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi
ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: "Mostraci il Padre"? 10Non credi che io
sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il
Padre, che rimane in me, compie le sue opere. 11Credete a me: io sono nel Padre e il
Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse". Parola del Signore
Dal libro del profeta Isaia (45,18-23) (a cori alterni)
18
Poiché così dice il Signore,
il Dio che ha plasmato
e fatto la terra e l'ha resa stabile,
non l'ha creata vuota,
ma l'ha plasmata perché fosse abitata:
"Io sono il Signore, non ce n'è altri.
19Io non ho parlato in segreto,
in un angolo tenebroso della terra.
Non ho detto alla discendenza di Giacobbe:
"Cercatemi nel vuoto!".
Io sono il Signore, che parlo con giustizia,
che annuncio cose rette.
20Radunatevi e venite,
avvicinatevi tutti insieme,
superstiti delle nazioni!
Non comprendono quelli che
portano un loro idolo di legno
e pregano un dio
che non può salvare.
21Raccontate, presentate le prove,
consigliatevi pure insieme!
Chi ha fatto sentire ciò da molto tempo
e chi l'ha raccontato fin da allora?
Non sono forse io, il Signore?
Fuori di me non c'è altro dio;
un dio giusto e salvatore
non c'è all'infuori di me.
22Volgetevi a me e sarete salvi,
voi tutti confini della terra,
perché io sono Dio, non ce n'è altri.
23Lo giuro su me stesso,
dalla mia bocca esce la giustizia,
una parola che non torna indietro:
davanti a me si piegherà ogni ginocchio,
per me giurerà ogni lingua”
Alcuni minuti di silenziosa riflessione-preghiera personale,
CANTO: SIGNORE TU MI SCRUTI (SAL 138)
Signore, Tu mi scruti e mi conosci,
Tu sai quando seggo e se mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri
mi scruti se cammino e se riposo.
Ti sono note le mie vie;
La mia parola non è ancora sulla lingua
e Tu, Signore, la conosci tutta
e poni la tua mano su di me.
Sei Tu, Signore, che mi hai creato,
nel seno di mia madre mi hai tessuto.
Sono stupende tutte le tue opere,
fino in fondo Tu solo mi conosci. (2v.)
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2
Secondo momento: a confronto con Gesù-Via
Ora in silenzio meditiamo la riflessione sugli articoli del Credo o “Simbolo degli Apostoli”
Io Credo. Sono due i “simboli” (= raccolta, punti fondamentali) di fede che possiamo
recitare: quello degli Apostoli, più breve e conciso, proprio della Chiesa di Roma dei primi
secoli e quello Niceno-Costantinopolitano, elaborato dai primi due Concili ecumenici (325
e 381). Ogni domenica ripetiamo la professione di fede del Battesimo dando il nostro
assenso alla rivelazione del Dio, uno e trino, con l’obbedienza della nostra fede.
Confermiamo così di stare dalla parte di Dio e di aderire a Lui con tutto noi stessi.
Credere non è assentire ad una dimostrazione evidente né ad un progetto misterioso,
ma è fidarsi di Qualcuno, assentire alla sua chiamata che invita, rimettere la propria vita
nelle mani di un Altro perché sia Lui ad esserne unico vero Signore. Secondo l’etimologia
medievale “credere” significa “cor dare”, dare il cuore, rimetterlo incondizionatamente nelle
mani di un Altro. Crede chi si lascia far prigioniero dell’invisibile Dio, chi accetta di essere
posseduto da Lui nell’ascolto obbediente e nella docilità dal più profondo del cuore. Fede
è resa, consegna, abbandono e non possesso, garanzia, sicurezza…
“Credere significa stare sull’orlo dell’abisso – scrive Kierkegaard – e udire una Voce che
grida: Gettati, ti prenderò fra le mie braccia!”. Credere è resistere sopportando i dubbi: non
pretendere segni, ma offrire segni d’amore all’invisibile Amante che chiama. Credere è
abbracciare la Croce della sequela, non quella comoda e gratificante che avremmo voluto,
ma quella umile e oscura che ci viene donata. Crede chi confessa l’amore di Dio, chi spera
contro ogni speranza, chi accetta di crocifiggere le proprie attese sulla Croce di Cristo e
non il Cristo sulla croce delle proprie attese (B. Forte).
Dicendo “Io Credo” al singolare mi faccio responsabile di quanto esprimo e sottolineo
che nessun altro può credere per me, né io credere per un altro. Mi assumo la responsabilità di fondare la mia vita su Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Dicendo “Io Credo” mi
consegno al progetto di Dio che si presenta a me nell’esperienza quotidiana. Consegnandomi a Dio Padre trovo la mia libertà e nessun altro potrà conquistarmi.
Dio Padre. Il centro, il cuore e quindi l’inizio della nostra professione di fede è Dio
perché Dio è il principio e la fine di tutto. Professiamo di credere in Dio quale realtà più
importante e fondamentale, attorno la quale ruota tutto il resto, anche l’uomo. E Dio si
presenta a noi come unico da amare con tutto il cuore, l’anima, la mente e le forze,
disponibile a manifestarsi soprattutto come misericordia oltre le nostre infedeltà e poi
come la Verità poiché le sue parole non ingannano, anzi la sua sapienza sorregge il
mondo ed ogni cosa e persona da Lui creata. Siamo così invitati a conoscere la grandezza e maestà di Dio, a vivere nel continuo rendimento di grazie e a fidarci di Dio in ogni
circostanza.
Professando di credere in Dio Padre, cioè prima persona della Trinità, affermiamo che
Dio è origine primaria di tutto e autorità autotrascendente ed insieme che Egli è bontà e
sollecitudine d’amore verso tutti i suoi figli. La sua tenerezza è paterna e materna insieme
o come rispose una bimba: “Dio è un Padre che ci ama come una madre”. Dio ci
accompagna nella vita da ottimo Padre poiché si prende cura di noi (Mt 6,25-33), ci rende
figli nel Figlio (Gal 4,4-7), ci dona la sua misericordia nel perdono (Lc 15).
Domande per la riflessione personale:
1.
2.
3.
4.
La nostra famiglia è unita nel professare l’unico Credo della fede cattolica?
Come la fede in Dio Padre incide nei nostri impegni quotidiani?
Quali gesti concreti derivano dal riconoscere Dio come Padre?
In che modo percepiamo la tenerezza paterna e materna del Padre?
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3
Continuiamo ancora in silenzio la nostra meditazione aiutati dal testo che segue tratto
dall’opuscolo INVITO ALLA FEDE, supplemeto a La Domenica, n. 3 del 2012
Invochiamo il Signore Gesù: “Accresci in noi la fede”
La fede è un dono che richiede da noi accoglienza e collaborazione
La lettera apostolica con la quale papa Benedetto XVI ha indetto un ‘Anno della fede' si
intitola Porta Fidei – la ‘Porta della fede' –. L'immagine è tratta da un testo degli Atti, in cui
Paolo e Barnaba, tornati nella comunità di Antiochia che li aveva inviati in missione,
raccontano alla Chiesa «tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse
aperto ai pagani la porta della fede» (At 14,27).
La metafora della porta è suggestiva, poiché evoca l'idea di un cammino, di un passaggio.
La fede non è qualcosa di acquisito una volta per sempre, né di afferrabile in modo
puntuale e immediato: esige piuttosto la gradualità di un itinerario.
Inoltre, il testo degli Atti mette bene in luce come in questo percorso operino insieme tanto
Dio quanto la persona umana: è Dio che apre la porta, ma lo fa attraverso l'impegno di
alcuni uomini, come Paolo e Barnaba, chiamati ad annunciare l'evangelo, e la disponibilità
di altri uomini e donne, docili nell'accogliere il loro annuncio. Dio apre la porta, senza
sfondarla; attende lui stesso la nostra disponibilità a lasciarla schiudere. O quanto meno a
non opporre resistenze. La pazienza del cammino è Dio stesso a viverla con noi.
In altri termini: la fede è un dono, che tuttavia non si impone, ma chiede la collaborazione
di un'accoglienza.
Come vedremo meglio, la risposta che il seme attende per portare il suo frutto è quella di
un affidamento, che ci chiede di abbandonare un'egocentrica confidenza in noi stessi per
porre la nostra fiducia in un Altro e nella relazione con lui.
Avere fede è fidarsi in Dio totalmente
Indicendo l'Anno della fede è come se il papa ci chiedesse di metterci con fiducia in
viaggio su questa via, facendo nostra la preghiera dei discepoli che nel vangelo di Luca
esclamano, rivolti a Gesù: «Accresci in noi la fede!» (17,6). C'è qualcosa di paradossale in
questa domanda. Infatti, i discepoli invocano Gesù chiamandolo ‘Signore', con il titolo che
lo identifica come risorto da morte e posto alla destra di Dio; accolgono la propria povertà
e il proprio limite, ma li vivono affidandosi a colui che può colmare il loro vuoto. E cos'è la
fede se non questo: riconoscere la signoria di Gesù e confidare in essa, confessando il
proprio limite e la propria povertà? Ci può essere fede più grande di questa?
Ecco il paradosso della fede! Per essere grande, deve rimanere piccola. Tanto più accetta
la propria fatica, la propria mescolanza con l'incredulità, tanto più è grande, perché diventa
spazio in cui Dio può manifestare la sua potenza. Avere fede significa, anziché fidarsi di sé
e delle proprie possibilità, affidarsi, con fiducia, alla possibilità di Dio.
La mancanza di fede di Pietro
Un'altra icona evangelica può aiutarci a comprendere questa dinamica. In Matteo 14,22-33
Pietro inizia a camminare sulle acque, obbedendo alla parola di Gesù che lo chiama:
Vieni! Poi si impaurisce del vento e inizia ad affondare. Guardare il vento significa
distogliere lo sguardo da Gesù e smarrire il senso della relazione con lui.
Lo sguardo di Pietro si posa sul pericolo, non più su colui che è vittorioso sul pericolo
stesso. Ma questa 'distrazione' nasconde un'insidia più grave: distogliendo gli occhi da
Gesù, Pietro giunge a fissarli su se stesso sulle proprie forze. Inizia ad affondare proprio
quando giunge a pensare: «guarda quanto sono stato bravo, sono arrivato sin qui, sono
diventato capace di camminare persino sulle acque!». Nel momento in cui la fiducia nella
parola di Dio torna a essere fiducia in se stessi, Pietro si smarrisce. Commenta Agostino:
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4
«la presunzione di fermezza impedisce la fermezza di molti», aggiungendo: «nessuno può
essere reso forte e stabile da Dio se non chi percepisce tutta la propria debolezza e
instabilità». Ed è nel momento in cui annega che Pietro ritrova la sua fede genuina:
«Signore, salvami!». Non nella capacità di camminare sulle acque, ma nella
consapevolezza di aver bisogno della salvezza del Signore: qui c'è la verità della fede.
La fede in opere di carità
La fede è un dono, non perché Dio la darebbe a qualcuno sì e ad altri no. E un dono nel
senso che ha la sua sorgente nella relazione di fiducia con un Altro, che chiede alla nostra
vita di entrare a sua volta nella logica del dono: sia perché riconosciamo che l'esistenza ci
viene donata, sia perché accettiamo di viverla nella forma di un dono, non rimanendo
chiusi in noi stessi e nelle nostre sicurezze, ma affidandoci a un altro e alla relazione
d'amore con lui, che fruttifica poi nell'amore oblativo per gli altri.
Per questo motivo Paolo può affermare che «la fede si rende operosa per mezzo della
carità» (Gai 5,6). Nell'amore per gli altri si manifesta e si accresce l'amore confidente in
Dio di chi, pur tuttavia, continua a percepire tutta la fatica del credere. E l'esperienza dei
mistici, ai quali non è stata risparmiata la prova dell'oscurità della fede, che però hanno
vissuto nell'affidamento amoroso: «Non posso appoggiarmi su nulla, su nessuna delle mie
opere per trovare fiducia... Si prova una così grande pace quando si è assolutamente
poveri, quando non si conta che sul buon Dio», confessa santa Teresa di Gesù Bambino.
La compagnia dei santi e dei mistici ci aiuta a credere sollecitandoci a fare nostro, come
loro hanno saputo farlo proprio, il grido del padre del fanciullo epilettico: «Credo; aiuta la
mia incredulità!» (Mc 9,24).
Fr Luca Follica
Domande per la riflessione personale:
1. Invoco costantemente lo Spirito perché mi guidi alla verità tutta intera (Gv 16,?3)?
2. Come possiamo riconoscere e valorizzare all'interno della Chiesa i diversi doni dello
Spirito, i ministeri, i carismi?
CANTO: VIENI SPIRITO DI CRISTO °
R) Vieni, vieni, Spirito d'amore
ad insegnar le cose di Dio!
Vieni, vieni, Spirito di pace
a suggerir le cose che lui ha detto a noi.
Noi t'invochiamo, Spirito di Cristo:
vieni tu dentro di noi!
Cambia i nostri occhi, fa' che noi vediamo
la bontà di Dio per noi. Rit.
Vieni, o Spirito, dai quattro venti
e soffia su chi non ha vita.
Vieni, o Spirito, e soffia su di noi,
perché anche noi riviviamo. Rit.
Insegnaci a sperare, insegnaci ad amare,
insegnaci a lodare Iddio.
Insegnaci a pregare, insegnaci la via,
insegnaci tu l'unità. Rit.
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Terzo momento: in preghiera con Gesù-Vita
Guida – Sia benedetto Dio che, in questo “Anno della fede” indetto dal papa, ci invita a
riscoprire il grande dono di credere in Lui. La nostra preghiera salga fiduciosa, perché il
Signore illumini ogni nostro dubbio nella ricerca della verità.
Preghiamo insieme e diciamo: Illumina, Signore, le nostre scelte di vita
•
Per la Chiesa: l’insegnamento del Concilio Vaticano II e del catechismo della Chiesa
cattolica illumini la sua azione pastorale. Preghiamo
•
Per gli educatori. Genitori, catechisti, operatori della comunicazione. Siano valido
sostegno alla fede di tutti i battezzati. Preghiamo
•
Per i catecumeni che riceveranno i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Abbiano
davanti a sé come esempio padrini e madrine convinti della loro fede. Preghiamo
•
Per i gruppi e le associazioni di fedeli: nella preghiera, nella catechesi, nella carità
mostrino l’unità del corpo ecclesiale, pur nella diversità dei carismi. Preghiamo
•
Per ogni uomo e donna che Dio ama. La fede nella Trinità Santissima apra gli orizzonti
del vivere umano e diventi fermento per la vita quotidiana. Preghiamo.
Preghiamo:
Ascolta , o Padre, la nostra preghiera e vieni in nostro soccorso. Sostienici nella speranza,
perché possiamo lodarti e benedire per sempre il tuo nome. Amen
Alcuni minuti di silenziosa riflessione-preghiera personale,
RECITIAMO ORA UNA DECINA DEL SANTO ROSARIO
Nel primo mistero della gioia contempliamo Gesù
annunciato a Maria dall'Angelo Gabriele.
L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea,
chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo
della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si
chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di
grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase
turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.
L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato
grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.... Allora
Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo
Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui
che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio… nulla è impossibile a Dio». Allora
Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». (Lc
1, 26-37)
“Eccomi”, dice Maria, “sono la serva del Signore”.
Quanti “eccomi” sbagliati pronunciamo ogni giorno, pronti, prontissimi a servire
“il mondo” ma non Dio.
Chiediamo a Maria di aiutarci nel ricevere la Parola di Dio; chiediamole il suo aiuto
materno per imparare a pronunciare il nostro “eccomi” quotidiano; chiediamole di
insegnarci ad aver fiducia in Dio, quella stessa fiducia illimitata che ha avuto lei;
chiediamole il suo aiuto per accettare sempre la volontà del Signore.
Padre nostro... 10 Ave Maria... Gloria (Cantato)
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Alcuni minuti di silenziosa riflessione-preghiera personale,
PREGHIERA DI CHARLES DE FOUCAULD
Padre, mi abbandono a Te, fa' di me ciò che ti piace. Qualsiasi cosa Tu faccia di me, ti
ringrazio. Sono pronto a tutto, accetto tutto, purché la tua volontà si compia in me, e in
tutte le tue creature: non desidero nient'altro, mio Dio. Rimetto l'anima mia nelle tue mani,
te la dono, mio Dio, con tutto l'amore del mio cuore, perché ti amo. E per me un'esigenza
di amore, il donarmi a Te, l'affidarmi alle tue mani, senza misura, con infinita fiducia:
perché Tu sei mio Padre.
CANTO FINALE: SANTA MARIA DEL CAMMINO
Mentre trascorre la vita,
solo tu non sei mai
Santa Maria del cammino
Sempre sarà con te.
Vieni, o Madre, in mezzo a noi,
Vieni, Maria, quaggiù:
cammineremo insieme a te
verso la libertà.
Quando qualcuno ti dice:
“Nulla mai cambierà”,
lotta per un mondo nuovo,
Lotta per la libertà.
Lungo la strada, la gente
chiusa in se stessa va:
offri per primo la mano
a chi è vicino a te.
Quando ti senti ormai stanco
E sembra inutile andar,
tu vai tracciando un cammino:
un altro ti seguirà
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