Immagine istituzionale
Istruzioni per l’uso
Materiali di comunicazione essenziali
realizzati dal personale dei diversi uffici
dell’Amministrazione Comunale
Poche regole per indicare
il corretto approccio
alla composizione
di materiali semplici
come volantini, pieghevoli,
opuscoli, cartoline, locandine.
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Immagine istituzionale
Materiali ad uso degli uffici e del personale dell’Amministrazione Comunale
Nel preparare la composizione grafica dei materiali a stampa (cartoline,
pieghevoli, opuscoli, locandine, ecc.) è necessario tenere presente alcune
regole fondamentali, utili ad una comunicazione ordinata e corretta e a non
infrangere i vincoli tipografici rendendo irrisolta la produzione dell’elaborato
previsto.
Ovviamente a monte del lavoro di impaginazione ci deve essere un progetto.
Senz’altro un intento preciso di comunicazione, ma anche (ed è quello di
cui ci occupiamo in questo compendio) un progetto di utilizzo degli elementi
disponibili: loghi, fotografie, testi, disegni, elementi grafici.
I sistemi di produzione grafica dei suddetti materiali a stampa sono oggi
estremamente evoluti e si trovano, sulle diverse piattaforme di personal
computer, software dedicati a impaginazione, fotoritocco, grafica vettoriale e
via discorrendo, perfettamente allineati alle esigenze dei più evoluti sistemi di
stampa. Ma in queste pagine ci occuperemo di trovare la strada per ottenere
il risultato migliore dai sistemi a disposizione degli uffici, sistemi base o di
videoscrittura presenti su tutti i PC dell’amministrazione.
Come iniziare?
Prendiamo come primo esempio il caso più semplice, quello in cui il nostro
elaborato preveda soltanto il logo del Comune di Firenze e un testo contenente
un’informativa pubblica rivolta ai cittadini; potrà essere un cartoncino, un
piccolo pieghevole o un opuscolo di più pagine a seconda della lunghezza dei
contenuti da inserire.
Il formato
I formati più comuni e semplici da utilizzare - nel nostro caso addirittura
consigliati, trattandosi di una pubblica amministrazione che necessariamente
fa un grande uso di fotocopie, fax, archiviazione in classificatori, ecc. - sono
i formati UNI (codificati dall’Ente Italiano di Unificazione) della serie A. I più
comuni sono l’A4 (cm 21 x 29,7), l’A3 (cm 29,7 x 42), l’A5 (cm 14,8 x 21). L’A4
è il formato della carta da lettera, l’A3 può essere utilizzato per una locandina
o un avviso, l’A5 per un volantino o un opuscolo, ecc. Ognuno di questi può
essere frazionato (dall’A4 con due pieghe parallele al lato corto si ottiene il
classico pieghevole a tre ante, sei facciate, dal formato chiuso cm 10 x 21)
o moltiplicato (nel formato A5 possiamo realizzare un opuscolo di quattro
pagine - sarà un A4 piegato al centro -, otto, sedici o successivi multipli, da
confezionare ad esempio con uno o due punti metallici sulla piega).
La gabbia
Come già evidenziato nella presentazione della modulistica istituzionale (carte
da lettere, biglietti da visita, biglietti di cortesia, ecc.) i margini del formato su
cui lavoriamo hanno una notevole importanza per conferire eleganza e respiro
a tutta la composizione e leggibilità e chiarezza ai contenuti presentati. Sarà
necessario nella maggior parte dei casi indicare un margine superiore più
ampio rispetto a quello inferiore, in modo che in testa alla pagina, dove inizia
la lettura, il campo visivo sia meno sacrificato; andranno scelti i margini destro
e sinistro in funzione della quantità di testo da inserire. Se il testo è molto
lungo andranno privilegiati margini un po’ più ampi (e comunue mai inferiorri
al centimetro) per evitare di affaticare la lettura con pagine troppo fitte.
Caratteri e composizione
Anche la scelta dei caratteri tipografici ha la massima importanza ai fini della
riuscita della composizzione dell’elaborato. Sempre per agevolare la lettura
sarà preferibile, nel caso di testi lunghi, utilizzare un font graziato (i più comuni
sono Times e Georgia) e una composizione giustificata (con allineamento a
destra e a sinistra e divisione in sillabe). Il corpo da scegliere varia in funzione
del font utilizzato: nel caso di quelli citati si suggerisce di non scendere sotto
il corpo 10 pt. Per le titolature nel corpo testo si potranno viceversa utilizzare
i caratteri a bastoni (Helvetica, Arial, ecc.), per i quali noteremo una maggiore
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Comune di Firenze, 2011
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Comune di Firenze, 2011
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leggibilità a parità di corpo rispetto ai caratteri graziati. Va bene che il titolo di
un capitolo o una sezione si evidenzi come punto di attenzione nella pagina: e
di conseguenza si può valutare di volta in volta se comporlo in maiuscolo e/o
assegnargli un neretto. Senz’altro da evitare sono le composizioni di titolature
e testi in carattere graziato maiuscolo o, peggio, maiuscolo corsivo.
N.B. I manuali di stile dell’immagine istituzionale prevedono il Garamnd
come font graziato e l’Avenir come carattere a bastoni: sono caratteri da
stampa e dunque difficilmente reperibili sui sistemi da ufficio, ma è senz’altro
auspicabile utilizzare questi là dove fossero disponibili.
La composizione
Un esempio di come porre la prima pietra della composizione della pagina
lo possiamo ricavare dagli elaborati presentati nei manuali di immagine
istituzionale realizzati. La composizione del logo del Comune di Firenze (nelle
due versioni previste) ci può aiutare a tagliare la pagina quando non abbiamo
altra iconografia per introdurre i contenuti da esporre.
La copertina
Ogni elaborato (sia esso un opuscolo o un pieghevole, ma anche il cartoncino
singolo) ha una prima pagina che verosimilmente conterrà titoli, date, luoghi
dell’iniziativa. In mancanza di immagini specifiche possiamo utilizzare il logo,
ad esempio nella composizione a bandiera, per costruire una gabbia addosso
a questo elemento che diventa fulcro della pagina. Diversamente l’utilizzo del
logo nella composizione a epigrafe ci suggerisce un’impaginazione sviluppata
a partire dall’asse centrale del giglio.
N.B. In questa versione, il giglio è allineato alla parola FIRENZE e non alla
composizione dell’intera denominazione: si dovrà tenerne conto nell’inserire
questo logo al centro della pagina e nell’avvicinare gli altri elementi.
Le successive pagine
Siamo nel caso più semplice di elaborati contenenti solo testo: sarà dunque
opportuno limitarsi a ripercorrere nelle pagine interne quei criteri utilizzati
per la copertina (senza riprodurre il logo in riduzione sulle diverse pagine)
ritrovando nei margini della gabbia un riferimento con la prima pagina. Una
gabbia con margini laterali asimmetrici sarà più facilmente consequenziale ad
una copertina in cui è stato inserito il logo a bandiera; in una composizione
siffatta si può provare per esempio a “rubricare” i titoli in una colonna esterna
più piccola. Una gabbia perfettamente centrata nella pagina sarà più logica
per una pubblicazione la cui copertina prevede il logo a epigrafe. In questo
caso le titolature, ad esempio, possono continuare ad essere composte a
bandiera sinistra.
Gli elementi grafici
Bisogna evitare per quanto possibile l’uso di clip art, di riquadri, fondini,
ombreggiature, colorazioni violente, scritte storte o con caratteri fantasia:
non è certo attraverso questi espedienti che si può ottenere un oggetto più
prezioso o utile. Filetti, segni leggeri, elementi tipografici semplici, possono
invece essere utilizzati, senza abusarne, al fine di evidenziare certe parti o per
accompagnare la lettura. Chi parla, a vario titolo e con differenti intenti, nelle
pubblicazioni che prendiamo in esame è sempre l’Amministrazione pubblica
del Comune di Firenze: il tono deve dunque essere chiaro, efficace, senza
essere sguaiato o ammiccante. L’utilizzo delle famigerate clip art, sembra
risolvere in certi casi la mancanza di un’immagine appropriata al tema,
ma abbassa il tono della comunicazione. Il destinatario è oggi in grado di
distinguere tra un’informazione di contenuto ed una chiassosa, non riusciremo
a coinvolgerlo (anzi, al contrario...) con l’inserimento di qualche figurina
scaricata da internet.
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Comune di Firenze, 2011
Composizione
da evitare
assolutamente
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Le pagine più complesse
Quando è disponibile un apparato iconografico (fotografie, illustrazioni, ecc.)
la composizione della pagina è più complessa, ma naturalmente può risultare
anche più gradevole e compiuta. Certamente si moltiplicano gli elementi da
prendere in esame: il formato dell’immagine (orizzontale o verticale) rispetto
alla sua collocazione nel formato su cui stiamo lavorando, definizione dei
margini (l’immagine sarà al vivo del formato o in gabbia?), l’inserimento di
testi e loghi (sfondati sulla foto o impaginati a parte?).
La locandina
Più facilmente (ma tutto sommato non cambia la riflessione per una copertina
di un opuscolo o la prima pagina di un pieghevole) sarà dotata di un’immagine
legata all’iniziativa da comunicare. Sempre con tutta probabilità, questa
immagine sarà impaginata al vivo del formato, cioè senza margini bianchi, ma
fino al limite della carta su cui lavoriamo: non è un obbligo, ma è consuetudine
non riquadrare l’immagine di un manifesto o di una locandina all’interno di
una cornice. È necessario tenere presente tuttavia che non per forza la nostra
immagine deve essere inserita al vivo su tutti e quattro i lati della pagina. Si
vedono spesso pubblicazioni in cui un’immagine orizzontale è inserita con
un taglio brutale (se non addirittura con distorsione delle proporzioni) su un
formato verticale: perchè non ipotizzare una composizione in cui il taglio della
foto rispetta le proporzioni dell’immagine (inserendola ad esempio al vivo su
tre lati), utilizzando il resto del formato come campitura (da riempire o meno
con un colore) per accogliere le titolature, le date, ecc, così come il logo del
Comune che torna ad essere firma, editore della pubblicazione e dell’iniziativa.
Parte dei testi si potranno inserire anche dentro l’immagine sfondati in bianco
o con un colore, a seconda dei toni incontrati sull’immagine.
N.B. Quando un’immagine viene inserita al vivo del formato, è indispensabile
impaginarla con una “maggiorazione” (di 3 millimetri circa) che la porti al di
fuori del bordo pagina: questo serve per evitare di vedere un filo bianco sul
lavoro finito, dovuto a un taglio tipografico imperfetto.
Le pagine interne
Anche le pagine interne della pubblicazione possono ovviamente
contenere foto e illustrazioni da inserire secondo i parametri individuati
precedentemente. È sempre importante cecare di mantenere un equilibrio tra
testo e immagine: calibrare cioè le misure e la quantità delle foto a seconda
della lunghezza dei testi in modo da dare respiro alla pagina.
La prima attenzione da dedicare agli elaborati di cui abbiamo parlato sta,
prima ancora che negli aspetti tecnici, nelle scelte da operare. Se ho a
disposizione una sola foto per una pubblicazione di otto pagine, non la
posso inserire in mezzo a una colonna di testo, senz’altro dovrò trovargli
una collocazione privilegiata (una pagina intera, una doppia pagina, la
prima o la quarta di copertina) tale da valorizzare il senso dell’inserimento
di quell’immagine; ma prima ancora sarà giusto chiedersi se non la stiamo
inserendo tanto per metterci qualcosa, evidenziando in tal modo non quello
che c’è nella pubblicazione ma quello che manca.
Viceversa se per le quattro pagine di un pieghevole abbiamo a disposizione
una rassegna di venti foto, è preferibile evitare di comporre quei patchwork
di figurire che spesso si vedono e che hanno il risultato di rendere illeggibili
anche le due o tre immagini significative che avrebbe valso la pena
valorizzare.
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opuscoli, cartoline,
locandine.
Progetto di immagine
istituzionale a cura di
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