Veduta di Mola e della rada di Gaeta (1790 - F. Hackert)
Formia: Torre di Castellone
IL COMITATO
ORGANIZZATORE
IL DIRIGENTE SCOLASTICO
Si ringraziano per il contributo
e la collaborazione:
Prof.re Pasquale Gionta
-Provincia di Latina
I DOCENTI:
-Banca Popolare di Fondi
Prof.ssa Dorotea Forte
Prof.ssa Ada Filosa
Prof.ssa Eleonora Merolla
Prof.ssa Alessandra Pimpinella
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Formia: Tomba di Cicerone
-Comune di Formia
-Rotary Club di Formia e Gaeta
-Associazione ex studenti del Liceo
-Associazione Inner Wheel di Formia
-Casa Editrice Zanichelli
“Talis hominibus fuit oratio qualis vita”
(Seneca, Epist. ad Lucilium 114,1)
Presentazione del Dirigente scolastico
VII edizione del Certamen Vitruvianum
«Labor omnia vicit improbus»: così Virgilio nel primo libro delle
Georgiche, a sottolineare come l’applicazione costante e tenace abbia
quale esito, persino ovvio, il superamento di qualsivoglia cimento
l’uomo si trovi ad affrontare. Con questa ispirazione si apre la VII
edizione del Certamen Vitruvianum Formianum del Liceo classico del
nostro Istituto, e c’è da credere che l’antica simbologia del numero
sette possa essere di buon auspicio per il suo svolgimento.
L’elenco dei ringraziamenti non è, in questo caso, un rituale
esercizio retorico, bensì la consapevolezza che, senza l’intervento
attivo e il contributo fattivo di enti locali (Provincia e Comune), istituto
di credito, casa editrice, associazioni amiche, e senza il prodigarsi
appassionato dei docenti del Liceo che curano l’iniziativa fin dagli
esordi, questa edizione del Certamen (come, del resto, quelle
precedenti) non avrebbe visto la nascita.
Alla fine degli anni ’30 del secolo scorso, lo storico olandese Johan
Huizinga, in un suo pregevole studio, Homo ludens, ci ha insegnato che
«la cultura sorge in forma ludica» e, ancora, che «la relazione fra
cultura e gioco è da ricercarsi soprattutto nelle forme superiori del
gioco sociale», giacché il solo gioco collettivo è fertile per la cultura,
anzi ne è funzione creatrice. Per cui, l’augurio che ci viene naturale
formulare ai giovani che gareggeranno sulla prosa scientifica di
Vitruvio Pollione, eponimo del Liceo che li ospita, è che sappiano
felicemente coniugare il ludus huizinghiano (qui nella sua variante di
competizione “sub specie certaminis”) con il labor virgiliano.
Perché anche in una gara che ha come suo strumento di eccellenza
una lingua, il latino, che, con la società e la letteratura di cui è indizio
sintetico, costituisce il fondamento della nostra identità, nazionale ed
europea, è forse possibile cogliere un frammento della vita, aprire uno
sguardo sul mondo.
Il Dirigente scolastico
Prof. Pasquale Gionta
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Liceo Classico “Vitruvio Pollione” - Formia
INTERVENTO DEL DIRIGENTE SCOLASTICO, PROF. PASQUALE
GIONTA, IN OCCASIONE DELLA CERIMONIA DI PREMIAZIONE
DELLA VII EDIZIONE DEL CERTAMEN VITRUVIANUM.
A chiusura di questi tre giorni e in occasione della cerimonia di premiazione dei vincitori del VII Certamen Vitruvianum, sento il bisogno di fare una premessa e, nel contempo, tentare un primo provvisorio bilancio e offrire alcune brevi riflessioni sul possibile futuro di questa iniziativa del nostro Liceo giunta alla sua settima edizione. La
premessa può forse apparire superflua, ma io la avverto come doverosa. A fronte del
proliferare, sul territorio nazionale, di certamina (e di agònes), durante i quali giovani contendenti si affrontano utilizzando come armi incruente della disputa le antiche
lingue di Roma e di Atene, c’è da parte di taluno (e c’è stato anche in questa occasione) l’interrogativo – posto in termini a volte spocchiosi – sulla validità di una simile
performance ritenuta inutile e anacronistica, altre essendo le esigenze di un confronto formativo per studenti del terzo millennio.
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A parte l’ovvia considerazione che dovrebbe rientrare tra i compiti precipui di un
Liceo classico costruire occasioni di incontro, anche (per non dire, soprattutto) “ludico”, sulle discipline che costituiscono l’ossatura principale del proprio cursus studiorum, è appena il caso di ricordare come, per secoli, dopo l’Umanesimo, il latino è
stato la materia più importante del curricolo e la sua supremazia è continuata per moltissimo tempo. Sul latino – la lingua e la letteratura e, più in generale, la cultura di cui
la lingua è tramite essenziale – sono state e sono tuttora forse più frequenti le controversie per una ragione banale, ma importante, da rammentare: la cultura che si esprimeva in latino è l’asse portante della storia europea occidentale in tutte le sue manifestazioni principali: filosofia, religione, diritto, letteratura, scienze; e di conseguenza delle istituzioni deputate a trasmettere questa cultura: università e scuole; e di altre
ancora: chiese, tribunali, editoria. Se mai un canone c’è stato nella cultura occidentale, il latino era al suo centro. Le altre discipline dovevano argomentare il loro ruolo,
all’interno di questo canone, ergo nei programmi scolastici.
Nella seconda metà del Novecento il canone culturale è apparso sempre meno scontato: con l’avvento e il successo delle scienze naturali, delle tecnologie, delle scienze
economiche e umane, con il confronto tra la cultura europea e nordamericana, figlia
di quella europea ma divenuta autonoma, e in virtù anche dell’affermazione delle culture non occidentali, la stessa lingua internazionale dei dotti è diventata l’inglese. Si
è così sviluppato nel tempo, anche in Italia, un dibattito pro e contro il latino in cui le
parti si sono rovesciate: se è difficile contestare l’opportunità di insegnare più lingue
straniere o più matematica o qualche abilità pratica (e non si può che essere concordi su questa tesi), è sembrato, invece, più facile decretare l’obsolescenza del latino e,
più in generale, delle lingue e delle culture che fanno riferimento all’antichità cosiddetta “classica”.
Una serie di argomentazioni – ben note ai cultori della materia e delle quali mi rendo
qui, personalmente, modesto copista e latore – inducono a considerare un’opportunità vantaggiosa offrire agli studenti e alle future generazioni dei paesi europei, il nostro
in particolare, almeno qualche strumento, linguistico e culturale, per accedere alle
radici lontane della loro cultura e averne una conoscenza diretta.
Non si tratta di una difesa identitaria e/o fondamentalista dell’occidente o
dell’Europa, perché proprio questo passato che parlava e scriveva in latino, se ben
conosciuto, contiene forti anticorpi in tal senso (ignorati e distorti dalla manipolazione ideologica che ne fece il fascismo) e consente un confronto identitario tra oggi e
ieri che fa capire l’altro e se stessi, promuovendo la multiculturalità. La principale
risorsa, in questa prospettiva, è la complessità e la polifonia della cultura classica,
come punto di convergenza nel mondo antico di istanze diverse provenienti, in fasi
successive, dalle varie zone del bacino del Mediterraneo, ben lungi dall’immutabile
esemplarità attribuitale per secoli dalla tradizione; e anche come codice oggi ancora
non esaurito, dei cui frammenti è disseminata fittamente la cultura contemporanea,
dalle arti espressive al pensiero politico e scientifico, persino in realtà e contesti insospettabili.
A questo proposito, ho letto di recente, su una rivista americana, un articolo sul sistema scolastico negli Stati Uniti nel quale viene descritta una situazione a dir poco paradossale, per cui, a fronte di una richiesta sempre crescente, da parte degli studenti,
dello studio di materie classiche (latino e greco) – sì, persino nella “pragmatica”
America! – a fronte di tale richiesta, dicevo, si denuncia l’impossibilità di soddisfarla per la mancanza di un numero adeguato di docenti. Ed è proprio dai più sensibili e
avvertiti studiosi americani che ci arrivano suggestioni stimolanti in questa direzione.
È uscita lo scorso anno, per i tipi di Neri Pozza, l’edizione italiana di una raccolta di
saggi, dal titolo: Bellezza e fragilità, in cui l’autore, Daniel Mendelsohn (nato a Long
Island nel 1960 e con studi classici compiuti alla University of Virginia e a Princeton
[qualcuno ricorderà il suo romanzo sulla Shoah, Gli scomparsi, che è stato un bestseller anche in Italia]), nel presentare l’ampio spettro dei suoi interessi eterocliti (letteratura, cinema, teatro), così puntualizza: «Le coniugazioni, le declinazioni e i metri
delle lingue classiche sono anche un’occasione per saggiare quella che si potrebbe
definire l’infinita interpretabilità delle cose – non solo dei singoli testi, con la loro
coerenza interna, le loro strutture frasali, l’eleganza della dizione poetica che, armati
dei nostri paradigmi e dizionari, impariamo a decifrare, ma di intere culture. E queste culture, a loro volta, possono essere ridotte alle proprie componenti essenziali –
alla loro grammatica e al loro vocabolario, per così dire: anche le civiltà possono
essere “lette”. (E giudicate)».
Senza dimenticare – mi permetto di aggiungere – che gli autori, i poeti classici conoscevano, anch’essi, l’inquietudine, lo spleen (diremmo, con un termine della moder-
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nità, a partire da Baudelaire), ma erano decisi a non cedere al fascino del vuoto. Con
il Romanticismo, la poesia si è proclamata assoluta e la dimensione estetica è straripata sulla vita. Mentre il pensiero classico sapeva che solo dentro uno spazio tracciato con precisione ed esattezza, con scrupolo, la vita si manifesta, entra, persiste.
Insomma, non c’è poesia senza mondo, e mundus per i poeti classici significava
“ordine, firmamento, umanità, genere umano”. In una parola: civiltà. Ecco perché
non c’è vera poesia che non sia “civile”, se si intende “civile” nel senso che abbiamo
fin qui indicato (e si tratta di un’idea condivisibile, credo).
A questo punto, il passaggio alla seconda parte della mia riflessione diventa quasi
automatico. Se un primo bilancio su questa edizione del Certamen Vitruvianum è
senza dubbio positivo, grazie innanzitutto all’apporto generoso e disinteressato di
tutti quelli che hanno contribuito alla sua riuscita, il numero ordinale che contrassegna questa edizione, la settima, appunto, suggerisce forse l’opportunità di un ripensamento. Dopo i proverbiali sette anni, è necessario operare un cambiamento in un
ménage. E la direzione mi sembra essere quella che ci viene indicata dal titolo della
relazione, “Prosa scientifica e parole di poeti”, che fra poco ascolteremo dalla voce
del prof. Arturo De Vivo, con il magistero e la dottrina che gli competono.
Del resto, il nostro Istituto ha già sperimentato questo genere di percorso, con la realizzazione di un’esperienza progettuale, dal titolo “La memoria del territorio”, che ha
visto interagire, in una combinazione sinergica, le professionalità e le competenze dei
docenti della sezione tecnica, l’Istituto per Geometri “Tallini”, con quelle dei docenti della sezione classica, il Liceo Ginnasio “Vitruvio”.
Non oso addentrarmi in territori di cui non ho cognizione specialistica, ma segnalo
appena come Lucrezio sia, con Dante, il “poeta della scienza”. Perché nel suo De
rerum natura riesce a raccontare, come farà Dante nella sua Commedia, tutta la scienza e tutto il dibattito scientifico del suo tempo. Usando il linguaggio della poesia, dell’alta poesia. E ricordo ancora come, nell’ambito della letteratura italiana, sia stato
Italo Calvino a individuare un rapporto tra cosmologia e letteratura che permette di
ricostruire – cito le sue parole – «una ininterrotta linea galileiana», che si estende da
Dante ad Ariosto, Galileo, Leopardi e a Calvino stesso, tutti scrittori cosmici e “lunari”. Abbiamo bisogno di nuove mitografie, per comprendere meglio qual è il nostro
posto nella natura e per superare il mito di una scienza esente dal mito.
Al “nostro” Vitruvio Pollione potremmo quindi affiancare altri autori della latinità
(penso, ad es., a Plinio il Vecchio, a Columella, a Celso, ma anche agli stessi
Cicerone, Cesare, Seneca, Tacito, ecc.), autori che, come Lucrezio, hanno testimoniato quanto le costanti mitiche alimentano la conoscenza e la scienza, in che modo l’immaginario viene sempre rinnovato e rimodellato dai nuovi spazi aperti dalla “filosofia naturale”, per usare un’espressione che è stata, per molto tempo, sinonimo di
“scienza”.
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E qui, di nuovo, confidiamo nelle preziose e sapienti, nonché gradite, indicazioni che
potranno venirci dal prof. De Vivo e dai suoi validi collaboratori, le dott.sse Chiara
Renda e Arianna Sacerdoti. I quali mi sia consentito di ringraziare per primi, per il
lavoro impareggiabile (e non poteva essere altrimenti) che hanno svolto come giuria
del Certamen. Mentre un ringraziamento non di circostanza va all’Amministrazione
provinciale e a quella comunale, sindaco e assessore alla cultura in primis, e all’istituto di credito, la Banca Popolare di Fondi, che hanno concretamente contribuito alla
realizzazione di questa iniziativa che è ormai iscritta negli appuntamenti canonici
della nostra città.
Altresì mi è d’obbligo ringraziare, in via non formale, il comitato organizzatore, diretto dalla prof.ssa Forte che, coadiuvata dalle prof.sse Pimpinella, Merolla e Filosa e,
più in generale da tutto il personale dell’istituto, si è prodigata, senza risparmio di
energie, affinché questa manifestazione raggiungesse il buon fine che è oggi qui
dinanzi ai nostri occhi. Né dimentico che questo felice risultato non sarebbe stato possibile, senza la partecipazione delle associazioni amiche che hanno munificamente
offerto i premi che stiamo per consegnare ai vincitori di questo Certamen, il Rotary
Club di Formia e Gaeta, l’Associazione Inner Wheel di Formia e l’Associazione exalunni del Liceo, alacremente presieduta dall’avv. Matteis, la cui collaborazione al
miglior esito del tutto va, oggi come ieri, ben al di là dei compiti di un sodalizio di
volontari animati da un legame antico con il nostro Istituto. Un vivo ringraziamento
anche alla casa editrice Zanichelli, che ci ha fatto dono di pubblicazioni che saranno
utili per i nostri giovani, e un grazie sincero agli amici di Radio Formia, di Lazio TV,
ai corrispondenti locali della stampa e all’arch. Salvatore Ciccone che è stato, cela va
sans dire, impagabile Cicerone in terra di Cicerone.
Da ultimo, ma non ultimo, concedetemi di rivolgere un saluto particolare a tutti i
nostri giovani contendenti, vincitori e non, e ai loro accompagnatori. Come sanno
bene i colleghi dirigenti scolastici che mi hanno preceduto, oggi qui presenti, questi
studenti sono i migliori rappresentanti degli istituti da cui provengono, appartengono cioè a quella area di eccellenza che è concretamente testimoniata dal loro impegno e dalla loro intelligenza, nonché dai traguardi che hanno finora raggiunto e da
quelli che sicuramente li attendono.
Cari giovani, il mio augurio è che questa esperienza nel nostro Liceo e il breve e
intenso soggiorno nella città di Formia restino nella vostra memoria e si sedimentino
come un piccolo, incancellabile patrimonio personale. E per rimanere nel tema di un
Certamen, mi piace congedarmi da voi, con i versi che il poeta Marziale dedica, nel
libro decimo della sua raccolta epigrammatica, alla nostra città, il cui incipit forse
ricorderete: «O temperatæ dulce Formiæ litus». In questo epigramma, Marziale,
rivolgendosi all’indaffarato Apollinare, ricco di ville ma povero di tempo per goderne, si chiede: «Quod Formianus inputat dies annus/ negotiosis rebus urbis haerenti?»,
vale a dire: “Quanti giorni all’anno può dedicare a Formia chi è trattenuto dagli affari cittadini?”.
Ecco, io vi auguro che – diversamente da Apollinare – possiate godere, in futuro, di
altri momenti come questi, occasioni in cui dimensione ludica e sapere si fondano e
si confondano dentro di voi, per divenire spazio, auspicio di spazio interiore…
Non è forse vero che dovremmo ognuno essere accanto a qualcuno e, mormorando,
ascoltarci reciprocamente? Sì, perché la conoscenza dell’altro e la scoperta dell’ignoto sono le uniche esperienze per cui valga la pena spendersi, le sole che possono
arricchirci e renderci vivi...
Grazie e saluti affettuosi a tutti voi.
Formia, 30 aprile 2010
7
8
L
“Homines, dum docent, discunt.”
(Seneca, Epist. ad Lucilium 5,7)
a città di Formia è inserita in un territorio con importanti presenze
archeologiche che testimoniano antiche radici, ma che sono anche vettori di
sviluppo turistico.
Il Liceo Classico “Vitruvio Pollione”, in collaborazione con enti, associazioni e privati, ha voluto contribuire alla diffusione della conoscenza del patrimonio artistico del territorio con un concorso intitolato “Certamen
Vitruvianum Formianum”.
La manifestazione, nata nell’anno 2003 con carattere regionale, è diventata
nazionale dal 2004, con la partecipazione di studenti e docenti provenienti dai
Licei Classici e Scientifici di tutte le regioni italiane. Il Certamen consiste in
una prova di traduzione, seguita da un breve commento storico, linguistico e
stilistico, di un brano tratto dal “De Architectura”, la monumentale opera di
Vitruvio Pollione, noto architetto dell’età augustea, di probabili origini formiane, a cui è intitolato il Liceo Classico.
Il Certamen si prefigge lo scopo di contribuire a rivitalizzare l’insegnamento
del latino,“lingua in sé conclusa, ma non esaurita” e in particolare intende
valorizzare la prosa scientifica latina, troppo spesso trascurata a favore della
codificazione alta della lingua di Roma, espressa nella lirica, nel teatro, nell’oratoria, nella storiografia.
La giuria, composta da professori universitari e da illustri docenti, ha sempre
assicurato alla manifestazione il prestigio scientifico e la necessaria imparzialità. Sostanziosi premi in denaro e attestati di merito sono destinati ai vincitori; i premi sono offerti dal Rotary Club di Formia-Gaeta, dalla Banca Popolare
di Fondi, dall'Associazione ex alunni del Liceo Classico, dall'Associazione
Inner Wheel. Un premio speciale è offerto dal Rotary Club al primo classificato tra gli studenti dele scuole del Golfo.Tutti i partecipanti sono ospitati
nelle strutture alberghiere della città.
La manifestazione si inserisce in un ampio itinerario culturale dell’istituto
che, in collaborazione con il Comune di Formia, organizza conferenze di
autorevoli relatori nel campo letterario e scientifico, visite nei siti archeologici della città, giro del Golfo per gli studenti ed i loro accompagnatori sulla
nave Giorgio Cini della Guardia di Finanza, rappresentazioni teatrali e concerti musicali.
L’esperienza del Progetto è molto positiva sia sul piano
culturale che su quello umano; ci si augura, perciò,
un’ulteriore crescita della manifestazione anche per le
indubbie implicazioni di carattere promozionale degli
scenari di incomparabile bellezza e di attestazioni antiche della parte meridionale della nostra Provincia.
Il Comitato organizzatore
9
CERTAMEN Il Testo
VITRUVIANUM “Elogio degli uomini di cultura”
FORMIANUM (Praefatio, l. IX, 15-17)
I Edizione
16-17 Maggio 2003
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Ergo eorum virorum cogitata non solum ad mores
corrigendos sed etiam ad omnium utilitatem perpetuo sunt preparata. Athletarum autem nobilitates brevi spatio cum suis corporibus senescunt.
Itaque neque cum maxime sunt florentes neque
posteritati hi, quemadmodum sapientium cogitata,
hominum vitae prodesse possunt. Cum vero neque
moribus neque institutis scriptorum praestantibus
tribuantur honoris, ipsae per se mentes aeris
altiora prospicientes memoriarum gradibus ad
caelum elatae, aevo immortali non modo sententias sed etiam figuras eorum posteris cogunt esse
notas. Itaque qui litterarum iucunditatibus instinctas habent mentes non possunt non in suis pectoribus dedicatum habere sicuti deorum sic Ennii
poetae simulacrum. Accii autem carminibus qui
studiose delectantur non modo verborum virtutes
sed etiam figuram eius videntur secum habere
praesentem. Item plures post nostram memoriam
nascentem cum Lucretio videbuntur velut coram
de rerum natura disputare, de arte vero retorica
cum Cicerone, multi posterorum cum Varrone conferent sermonem de lingua latina, non minus etiam
plures philologi cum Graecorum sapientibus
multa deliberantes secretos cum his videbuntur
habere sermones, et ad summam sapientium scriptorum sententiae corporibus absentibus vetustate
florentes cum insunt inter consilia et disputationes, maiores habent quam praesentium sunt auctoritates omnes.
In conclusione, le teorie di questi uomini costi- TRADUZIONE
tuiscono un patrimonio per l’eternità, tanto per il
perfezionamento morale, quanto per l’utile collettivo. Al contrario, la fama degli atleti declina in
breve tempo assieme al loro fisico: pertanto essi
non possono portare giovamento alla vita degli
uomini, né all’epoca del loro massimo splendore
né, successivamente, ai posteri, come invece le
riflessioni degli uomini di scienza.
Ma poiché non vengono tributati onori né allo
stile di vita né agli insegnamenti degli studiosi,
l’uno e gli altri eccezionali, l’altezza stessa della
loro mente, che guarda avanti verso sfere più elevate, innalzata al cielo lungo i gradini delle generazioni successive, fa sì che per l’eternità non solo
i loro pensieri, ma anche le loro immagini siano
inevitabilmente note ai posteri. E così quanti sono
animati dal piacere della letteratura non possono
non avere, consacrata nel loro cuore, una statua
del poeta Ennio, come quelle degli dei. Ai lettori
appassionati della poesia di Accio sembra di avere
davanti a sé, oltre alla forza della sua parola,
anche la sua immagine.
Così anche a tanti delle generazioni successive
alle nostre sembrerà di discutere con Lucrezio,
come se fosse davanti a loro, sulla natura, e con
Cicerone sull’arte retorica; molti tra i nostri posteri terranno con Varrone una conversazione sulla
lingua latina, e così pure tanti uomini di cultura,
riflettendo su molte questioni con i filosofi greci,
crederanno di avere con loro conversazioni segrete. In breve, i pensieri degli uomini di cultura,
malgrado l’assenza fisica, fioriscono col passare
del tempo e quando intervengono nei dibattiti e
nelle deliberazioni godono di una autorità maggiore di quella di tutti i presenti.
Traduzione di ELISA ROMANO, tratta dall’opera
“Vitruvio, De Architectura”
a cura di Pierre Gros, Einaudi Editore
11
LA GIURIA Prof. Massimo Di Marco
PRESIDENTE
Univ. “La Sapienza” Roma
Prof . Lidio Gasperini
Terza Università
Roma
Prof. Filippo Signore
già docente del Liceo “Vitruvio” Formia
Prof.ssa Antonietta Filosa
già docente del Liceo “Vitruvio” Formia
Prof.ssa Daniela Di Somma
docente Liceo “Vitruvio” Formia
Primo premio:
ILARIA TIROTTA
Liceo “Orazio” Roma
Secondo premio:
LUIGI IANNUZZI
Liceo “Meucci” Aprilia (LT)
Terzo premio:
DONATO POMPEO DE CESARE
Liceo “Vitruvio” Formia (LT)
Premio Speciale del Golfo:
DONATO POMPEO DE CESARE
Liceo “Vitruvio” Formia (LT)
12
IL TESTO
Sulla costruzione di città in zone paludose
(L. I, Cap. 4 11-12 ):
Item si in paludibus moenia constituta erunt, quae
paludes secundum mare fuerint, spectabuntque ad
septentrionem aut inter septentrionem et orientem,
eaque paludes excelsiores fuerint quam litus marinum, ratione videbuntur esse constituta. Fossis
enim ductis fit aquae exitus ad litus, et mari tempestatibus aucto in paludes redudantia motionibus
concitatur amarique mixtionibus non patitur
bestiarum palustrium genera ibi nasci, quaeque de
superioribus locis natando proxime litus perveniunt, inconsueta salsitudine necantur. Exemplar
autem huius rei Gallicae paludes possunt esse
quae circum Altinum Ravennam Aquileiam aliaque
quae in eiusmodi locis municipia sunt proxima
paludibus, quod his rationibus habent incredibilem salubritatem. Quibus autem insidentes sunt
paludes et non habent exitus profluentes neque per
flumina neque per fossas, uti Pomptinae, stando
putescunt et umores graves et pestilentes in his
locis emittunt. Item in Apulia oppidum Salpia
vetus, quod Diomedes ab Troia rediens constituit
sive quemadmodum nonnulli scripserunt Elpias
Rhodius, in eiusmodi locis fuerat conlocatum, ex
quo incolae quotannis aegrotando laborantes aliquando pervenerunt ad M. Hostilium ab eoque
publice petentes impetraverunt ut is idoneum
locum ad moenia transferenda conquireret eligeretque. Tunc is moratus non est, sed statim rationibus doctissime quaesitis secundum mare mercatus est possessionem loco salubri ab senatuque
populoque Romano petiit ut liceret transferre
oppidum, constituitque moenia et areas divisit
nummoque sestertio singulis municipibus mancipio dedit. His confectis lacum aperuit in mare et
portum e lacu municipio perfecit. Itaque nunc
Salpini quattuor milia passuum progressi ab oppido veteri habitant in salubri loco.
CERTAMEN
VITRUVINUM
FORMIANUM
II Edizione
6-7 aprile 2004
13
TRADUZIONE E ancora, se le mura di una città saranno innalzate
14
in zone paludose, purchè tali paludi siano lungo il
mare, con una esposizione verso nord o verso
nord-rest, e se le paludi in questione si trovano
sopra il livello del mare, questa collocazione si
rivelerà ragionevole. Si scavano infatti dei canali
attraverso i quali l’acqua viene fatta defluire verso
la riva, e quando il mare si ingrossa a causa delle
tempeste l’acqua debordante viene spinta dalle
onde agitate nelle paludi e, mescolandovi acqua
salata, impedisce che vi nascano gli animali tipici
delle paludi, mentre quelli che scendendo a nuoto
dai luoghi più elevati giungono in prossimità della
riva vengono uccisi dalla salsedine cui non sono
abituati. Come esempio di tale situazione possono
essere indicate le paludi galliche che circondano
Altino, Ravenna, Aquileia e altre città che sorgono
in luoghi di tale natura, in prossimità di zone paludose, poiché per le ragioni esposte sono incredibilmente salubri.
Nei luoghi invece in cui le paludi sono stagnanti e
non hanno correnti di deflusso né attraverso corsi
d’acqua né attraverso canali, come per esempio le
paludi Pontine, ristagnando esse vanno in putrefazione ed esalano vapori maleodoranti e malsani.
Così in Apulia era stata costruita in un territorio di
questo tipo l’antica città di Salpia, fondata da
Diomede nel suo viaggio di ritorno da Troia o,
secondo un’altra tradizione, da Elpia di Rodi. Per
cui i suoi abitanti, che anno dopo anno soffrivano
di rare malattie, un giorno infine si recarono da
Marco Ostilio e in seguito a una richiesta ufficiale
ottennero che egli cercasse e scegliesse per loro un
luogo adatto per trasferirvi le mura. Egli allora
non ebbe indugi, ma immediatamente, dopo una
ricerca molto approfondita, acquistò un fondo in
un luogo salubre lungo il mare e chiese al senato e
al popolo romano l’autorizzazione al trasferimento
della città, poi fece innalzare le mura, ripartì le
aree edificabili e le vendette a ciascun cittadino al
prezzo di un sesterzio. Dopo aver fatto ciò, fece
praticare a un lago un’apertura verso il mare e dal
lago ricavò un porto per la città. E’ così che gli
abitanti di Salpia, spostatisi di quattro miglia
rispetto alla vecchia città, oggi risiedono in una
zona salubre.
Traduzione di ELISA ROMANO, tratta dall’opera
“Vitruvio, De Architectura”
a cura di Pierre Gros, Einaudi Editore
Primo Classificato:
AUGUSTO DELLA VALLE
del Liceo Classico G.Piazzi di Sondrio
I VINCITORI
Secondo Classificato:
NADIA VITI
del Liceo Classico E.S. Piccolomini di Siena
Terzo Classificato:
MARIKA BATTISTI
del Liceo Classico P.Giannone di Caserta
Premio Speciale del Golfo a
SERGIO DI CARLO
del Liceo Classico Vitruvio di Formia
Tavole del
"De Architectura”
di Ferdinando
Galiani 1758
15
LA GIURIA
Prof. Massimo Di Marco
PRESIDENTE
Univ. “La Sapienza” Roma
Prof. Filippo Signore
già docente del Liceo “Vitruvio” Formia
Prof.ssa Antonietta Filosa
già docente del Liceo “Vitruvio” Formia
Prof.ssa Anna Maria La Starza
docente Liceo Classico di Cassino (Fr)
Prof. Fernando Sparagna
già docente del Liceo “Vitruvio” Formia
Prof. Luigi Di Pinto
docente Liceo Scientifico-Classico di
Terracina (LT)
Prof.ssa Daniela Di Somma
docente Liceo “Vitruvio” Formia
16
Frontespizio del
"De Architectura" di
Ferdinando Galiani
Napoli 1758
Il Testo:
Dal «De Architectura» di Vitruvio,
L. VII, Cap.5 p.3-4
CERTAMEN
VITRUVIANUM
FORMIANUM
Ma questi soggetti figurativi, che erano desunti
come copie a partire da elementi reali, ai nostri
giorni meritano disapprovazione per colpa del diffondersi di una moda depravata. Sugli intonaci si
dipingono infatti mostruosità piuttosto che immagini precise conformi a oggetti definiti: al posto
delle colonne, cioè, si dispongono calami, al
TRADUZIONE
Sed haec quae ex veris rebus exempla sumebantur,
nunc iniquis moribus improbantur. Nam pinguntur tectoriis monstra potius quam ex rebus finitis
imagines certae. Pro columnis enim struuntur
calami, pro fastigiis appagineculi cum crispis
foliis et volutis, item candelabra aedicularum
sustinentia figuras, supra fastigia earum surgentes
ex radicibus cum volutis teneri flores habentes in
se sine ratione sedentia sigilla, non minus coliculi
dimidiata habentes sigilla alia humanis alia
bestiarum capitibus. Haec autem nec sunt nec
fieri possunt nec fuerunt. Quemadmodum enim
potest calamus vere sustinere tectum aut candelabrum ornamenta fastigii seu coliculus tam tenuis
et mollis sustinere sedens sigillum aut de radicibus et coliculis ex parte flores dimidiataque sigilla
procreari ? At haec falsa videntes homines non
reprehendunt sed delectantur, neque animadvertunt si quid eorum fieri potest nec ne. Ergo ita
novi mores coegerunt uti inertiae mali iudices
convincerent artium virtutes.
Iudiciis autem infirmis obscuratae mentes non
valent provare quod potest esse cum auctoritate et
ratione decoris. Neque enim picturae probari
debent quae non sunt similes veritati, nec si factae
sunt elegantes ab arte, ideo de his statim debet «
recte » iudicari, nisi argumentationes certas rationes habuerint sine offensionibus explicatas.
III EDIZIONE
15/16 Aprile 2005
17
posto dei frontoni motivi ornamentali con foglie
arricciate e volute, e poi candelabri che reggono
immagini di tempietti, con teneri fiori che spuntano sopra i frontoni di questi ultimi come da radici
in mezzo alle volute, con all’interno, senza una
spiegazione razionale, figurine sedute, ed ancora
piccoli steli che recano figurine divise in due
metà, una a testa umana, l’altra a testa animale.
Ma queste figure non esistono, non possono esistere, non sono mai esistite. Come può infatti un
calamo sostenere davvero un tetto o un candelabro
gli ornamenti di un frontone o un piccolo stelo
tanto gracile e flessibile reggere una figurina seduta, o come è possibile che dalle radici e dai piccoli
steli nascano ora fiori ora figurine divise in due?
Eppure la gente vede queste finzioni e lungi dal
criticarle ne trae diletto, senza riflettere se qualcuna di esse sia possibile nella realtà o no. Insomma,
le nuove mode si sono imposte a tal punto che cattivi giudici pretendono di convincere di incompetenza artistica quella che è eccellenza nell’arte, e
gli spiriti ottenebrati da questi giudizi inconsistenti
non hanno la forza di apprezzare ciò che può esistere con autorevolezza e secondo i principi della
convenienza. Non si dovrebbe infatti mostrare
apprezzamento per i dipinti privi di verosimiglianza, e se anche sono di squisita fattura dal punto di
vista tecnico non per questo si dovrebbe immediatamente esprimere su di essi un giudizio positivo,
se le rappresentazioni non si ispirano a precisi criteri razionali sviluppati senza incongruenze.
Traduzione di ELISA ROMANO, tratta dall’opera
“Vitruvio, De Architectura”
a cura di Pierre Gros, Einaudi Editore
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Prof.ssa ELISA ROMANO
PRESIDENTE
Ordinario di Filologia Classica
Dipartimento di Scienze dell’Antichità
Università di Pavia
LA GIURIA
Prof.ssa CHIARA PISONI
Dottore di ricerca
Università di Pavia
Prof.
GIORGIO PIRAS
Ricercatore di Filologia Classica
Università di Roma “La Sapienza”
1 PREMIO
AUGUSTA PEDACCHIA
Liceo Ginnasio Statale « D.Alighieri » Latina
I VINCITORI
2 PREMIO
ROSSELLA ANTONIELLO
Liceo Ginnasio Statale “T.Tasso” Salerno
3 PREMIO
FERNANDO MESCHINO
Liceo Ginnasio Statale “Vitruvio” Formia
PREMIO DEL GOLFO
FERNANDO MESCHINO
Liceo Ginnasio Statale “Vitruvio” Formia
19
CERTAMEN
VITRUVIANUM
FORMIANUM
IV EDIZIONE
21/22 Aprile 2006
20
Il progresso umano: dalla necessità alla
raffinatezza (L. II, Cap. 1, p. 6-7)
(Homines) cum autem cotidie faciendo tritiores
manus ad aedificandum perfecissent et sollertia
ingenia exercendo per consuetudinem ad artes
pervenissent, tum etiam industria in animis eorum
adiecta perfecit, ut, qui fuerunt in his studiosiores,
fabros esse se profiterentur. Cum ergo haec ita
fuerint primo costituta et natura non solum sensibus ornavisset gentesquemadmodum reliquia animalia, sed etiam cogitationibus et consiliis armavisset mentes et subiecisset cetera animalia sub
protestate, tunc vero e fabricationibus aedificiorum gradatim progressi ad ceteras arte set disciplinas, e fera agrestique vita ad mansuetam perduxerunt humanitatem. Tum autem instruentes
animo se et prospicientes maioribus cogitationibus
ex variegate artium natis, non casas sed etiam
domos fundatas et latericiis parietibus aut e lapide structas materiaque et tegola tectas perficere
coeperunt, deinde observationibus studiorum e
vagantibus iudiciiis et incertis ad certas symmetriarum perduxerunt rationes. Posteaquam animadverterunt profusos esse partus ab natura et
abundantem materiae copiam ad aedificationes ab
ea comparatam, tractando nutrierunt et auctam
per artes ornaverunt voluptatibus elegantiam
vitae.
Strutturate il commento al passo in modo che vengano affrontate le seguenti questioni:
• A quale fase della storia umana si riferisce il
brano? Conoscete altre narrazioni nella letteratura
antica o moderna che trattino lo stesso tema?
• Quale idea di progresso (e quindi di svolgimento
storico) emerge dal passo? Conoscete altri filoni di
pensiero che attribuiscano un ruolo importante
all’attività manuale? Quale idea del rapporto tra
natura e tecnica (ars) si delinea?
• Rilevate la presenza di alcune parole-chiave;
esaminatele inserendole nel contesto del brano e,
più in generale, dell’opera di Vitruvio.
• Individuate le coppie sinonimiche o antitetiche,
cercando di spiegare quale senso abbiano nel
passo
• Riconoscete metafore, figure etimologiche, figure retoriche e peculiarità dello stile.
Quando poi gli uomini, con l’applicazione quoti- TRADUZIONE
diana, resero le mani più abili nell’edificare ed
esercitando gli ingegni valenti grazie all’esercizio
pervennero alle arti, allora anche l’intraprendenza
aggiunta all’animo di costoro fece sì che i più
zelanti in essa si dichiarassero pubblicamente
artefici. Dopo che dunque queste arti furono dapprima in tal modo costituite e dal momento che la
natura non solo insignì le stirpi umane dei sensi
alla stregua di altri esseri viventi, ma anche ne
armò le menti di pensieri e del senno e pose gli
altri esseri viventi sotto il loro potere, allora certo
avendo gli uomini anche gradualmente fatto progressi nelle costruzioni di edifici fino alle rimanenti arti e discipline, queste li condussero dalla
vita belluina e selvatica alla mite socievolezza. E
allora dotandosi di fiducia e guardando a maggiori
risoluzioni sorte dalla varietà delle arti, gli uomini
cominciarono a realizzare non capanne ma case
con fondamenta e pareti laterizie o costruite con
pietra e coperte con legno e tegole, quindi grazie a
osservazioni frutto di studi da criteri vaghi e incerti condussero a stabili principi di relazione modulare. E dopo che si accorsero che erano state prodotte copiose risorse di legname spontaneamente e
che dalla natura ne era stata fornita una grande
quantità per le costruzioni, con l’esercizio promossero e, aumentandola grazie alle arti, dotarono di
piacevolezze la raffinatezza della vita.
Traduzione di ELISA ROMANO, tratta dall’opera
“Vitruvio, De Architectura”
a cura di Pierre Gros, Einaudi Editore
21
LA GIURIA
Prof.ssa ELISA ROMANO
PRESIDENTE
Ordinario di Filologia Classica
Dipartimento di Scienze dell’Antichità
Università di Pavia
Prof.ssa CHIARA PISONI
Dottore di ricerca
Università di Pavia
Prof.
Componenti
della Giuria
del IV Certamen
22
GIORGIO PIRAS
Ricercatore di Filologia Classica
Università di Roma “La Sapienza”
1 PREMIO
MARIANNA POULLAIN
Liceo Ginnasio Statale "T.Tasso", Roma
I VINCITORI
2 PREMIO
GIOVANNA STANZIONE
Liceo Ginnasio statale "T.Tasso" Salerno
3 PREMIO
LORENZO VENDEMIALE
Liceo Ginnasio Statale "Socrate" Bari
4 PREMIO
GIACOMO RUSSO
Liceo Scientifico Statale "De Giorgi" Lecce
PREMIO DEL GOLFO
ZEFFERINO ROSSINI
Liceo Ginnasio Statale "Vitruvio" Formia
MENZIONE D’ONORE a
MARIA ELENA LAINO
Liceo Scientifico Statale di Cetraro
I Premiati della IV
edizione del Certamen
1
4
2
5
3
6
23
CERTAMEN
VITRUVIANUM
FORMIANUM
V EDIZIONE
17/18 Aprile 2007
Geografia e carattere dei popoli
(Dal «De Architectura» di Vitruvio - libro VI, cap. I, p.9-11)
Item propter tenuitatem caeli meridianae nationes
ex acuta fervore mente expeditius celeriusque
moventur ad consiliorum cogitationes;
septentrionales autem gentes infusae crassitudine
caeli, propter obstantiam aeris umore refrigeratae
stupentes habent mentes. (…) Cum sint autem
meridianae nationes animis acutissimis infinitaque
sollertia consiliorum, simul ad fortitudinem
ingrediuntur, ibi succumbunt, quod habent
exsuctas ab sole animorum virtutes. Qui vero
refrigeratis nascuntur regionibus, ad armorum
vehementiam paratiores sunt, magnis virtutibus
sunt sine timore, sed tarditate animi sine
considerantia inruentes sine sollertia suis consiliis
refragantur. Cum ergo haec ita sint ab natura
rerum in mundo conlocata et omnes nationes
inmoderatis mixtionibus disparatae, veros inter
spatium totius orbis terrarum regionesque medio
mundi populus Romanus possidet fines. Namque
temperatissimae ad utramque partem et corporum
membris animorumque vigoribus pro fortitudine
sunt in Italia gentes. (…) Italia inter
septentrionalem meridianamque ab utraque parte
mixtionibus temperatas et invictas habet laudes.
Itaque consiliis refringit barbarorum virtutes, forti
manu meridianorum cogitationes. Ita divina mens
civitatem populi Romani egregiam temperatamque
regionem conlocavit, uti orbis terrarum imperii
potiretur.
Strutturate il commento al passo in modo che vengano affrontate le seguenti questioni:
24
• Quale dottrina e quale ideologia trovano sostegno nella descrizione geografica ed etnografica
rappresentata in questo brano?
• Riconoscete antitesi, coppie sinonimiche, metafore, figure retoriche e peculiarità dello stile.
• Conoscete altri passi della letteratura antica o
moderna che trattino il tema dell’influsso operato
dal clima sul carattere dei popoli? E quali testi vi
sono noti che abbiano al centro l’elogio di una
popolazione o di un paese o di una città?
• Rileva la presenza di alcune parole-chiave: esaminale inserendole nel contesto del brano e, più in
generale, dell’opera di Vitruvio
Analogamente per la leggerezza del cielo i popoli
TRADUZIONE
meridionali, per il calore di mente acuta, sono portati
più facilmente e celermente ad escogitare risoluzioni.
Invece i popoli settentrionali, compenetrati dalla
pesantezza del cielo, a causa dell’impedimento costituito dall’aria resa fredda per l’umidità, hanno menti
intontite…. I popoli meridionali, però, pur avendo
menti molto acute e un’inesauribile versatilità di
idee, non appena debbono affrontare atti di coraggio,
allora soccombono, in quanto hanno i valori degli
animi succhiati dal sole. I popoli che invece crescono
in regioni fredde sono più preparati alla forza delle
armi, presentano grande coraggio senza timore, ma
essendo per ottusità della mente senza prudenza,
irruenti senza accortezza, vanificano le loro risoluzioni. Dal momento che pertanto queste branche
sono state disposte nel mondo in tal modo dalla natura delle cose e tutti i popoli sono stati distinti con
smodate mescolanze, il popolo romano per certo possiede i suoi territori al centro del mondo nell’ambito
di tutta quanta la terra e delle regioni. E infatti i
popoli in Italia sono i più equilibrati in rapporto ad
ambedue gli ambiti sia alle membra dei corpi sia ai
vigori degli animi. L’Italia con mistioni tra il settore
del mondo settentrionale e il meridionale da ambedue le parti, presenta i pregi dell’essere temperata e
invincibile. Pertanto con riflessioni spezza il coraggio dei barbari, con risoluzioni d’uso della forza le
astuzie dei meridionali. Così la mente divina pose
come sede dell’entità statale del popolo romano una
regione eccellente e moderata, affinché si impadronisse del dominio della terra.
25
LA GIURIA
Prof.ssa ELISA ROMANO
PRESIDENTE
Ordinario di Filologia Classica
Dipartimento di Scienze dell’Antichità
Università di Pavia
Prof.ssa CHIARA PISONI
Dottore di ricerca
Università di Pavia
Prof.
26
GIORGIO PIRAS
Ricercatore di Filologia Classica
Università di Roma “La Sapienza”
1 PREMIO
GIORDANA AQUILEA
Liceo Classico Statale “Tasso” Roma
I VINCITORI
2 PREMIO
STEFANO SUZZI
Liceo Classico Statale “Vitruvio” Formia
3 PREMIO
ALESSANDRO PICCOLO
Liceo Classico Statale “Giannone” Caserta
4 PREMIO
CLARA DELLA VALLE
Liceo Classico Statale “C. Nevio”
S. Maria Capua Vetere
PREMIO DEL GOLFO
GIORGIO OLIVO
Liceo Classico Statale “Vitruvio” Formia
I Premiati della V
edizione del Certamen
1
2
3
4
Premio del Golfo
27
CERTAMEN
VITRUVIANUM
FORMIANUM
VI EDIZIONE
16/18 Aprile 2009
Esigenze differenti nella costruzione delle
case private
(Dal «De Architectura» di Vitruvio - (libro VI, 5, 1-2)
Cum ad regiones caeli ita ea fuerint disposta, tunc
etiam animadvertendum est quibus rationibus privatis
aedificiis propria loca patribus familiarum et quemadmodum communia cum extraneis aedificari debeant.
Nacque ex his quae propria sunt, in ea non est potestas
omnibus intro eundi nisi invitatis, quemadmodum sunt
cubicula, triclinia, balneare ceteraque quae easdem
habent usus rationes. Communia autem sunt quibus
etiam invocati suo iure de populo possunt venire, id est
vestibula, cava aedium, peristylia quaeque eundem
habere possunt usum. Igitur his qui communi sunt fortuna, non necessaria magnifica vestibula nec tabulino
neque atria, quod in aliis officia praestant ambiundo
neque ab aliis ambiuntur.
Qui autem fructibus rusticis serviunt, in eorum
vestibulis tabula, tabernae, in aedibus cryptae, correa,
apothecae ceteraque, quae ad fructus servandos magis
quam ad elegantiae decorem possunt esse, ita sunt
facienda.
Item feneratoribus et publicanis commodiora et
speciosiora et ab insidiis tuta, forensibus autem et
disertis elegantiora et spatiosiora ad conventus excipiundos, nobilibus vero, qui honores magistratusque
gerundo prestare debent officia civibus, faciunda sunt
vestibula regalia, alta atria et peristylia amplissima,
silvae ambulationesque laxiores ad decorem maiestatis
perfectae; praeterea bybliothecas, pinacothecas, basilicas non dissimili modo quam publicorum operum
magnificentia comparatas, quod in domibus eorum saepius et publica consilia et privata iudicia arbitriaque
conficiuntur.
Strutturate il commento al passo in modo che vengano
affrontate le seguenti questioni:
28
- quale diversa destinazione dei locali che compongono
gli edifici privati è prefigurata per tutte le costruzioni
e tutti gli strati sociali?
- quale diversità di uso sociale degli ambienti delle abitazioni private si configura a seconda della professione
e della condizione socio-economica dei proprietari?
- come viene denotata la natura pubblica di particolari
professioni e ruoli sociali sulla base della differente
esigenza di fruizione degli spazi ? (con eventuali paragoni tratti da altre testimonianze antiche)
- presenza di alcune parole-chiave da esaminare nel
contesto del brano e, più in generale, dell’opera di
Vitruvio.
- presenza di figure retoriche, antitesi e peculiarità stilistiche del brano.
Quando tali impianti saranno stati disposti in tal modo TRADUZIONE
secondo gli orientamenti del cielo, allora anche si deve
fare attenzione con quali metodi negli edifici privati si
debbono costruire le sedi riservate ai padri di famiglia e
come quelle che si condividono con gli estranei. E
infatti in quelle che sono riservate, in esse non tutti
hanno la facoltà di introdursi se non invitati, come è il
caso delle camere, dei triclini, dei bagni e degli altri
ambienti che hanno le stesse modalità d’uso. Invece
sono comuni quegli ambienti nei quali si può venire
anche se non invitati per proprio diritto di popolo, cioè
i vestiboli, i cortili, i peristili e quelli che possono avere
il medesimo utilizzo. Pertanto i detentori d’una fortuna
media non necessitano di magnifici vestiboli, tablini e
atri, in quanto rendono i propri doveri agli altri per sollecitare favori e tali doveri sono richiesti da altri.
Invece quelli che si occupano dei prodotti dei campi,
nei loro vestiboli si debbono fare analogamente stalle e
negozi, nelle case cantine, magazzini, depositi e gli altri
ambienti che possono prestarsi alla conservazione dei
prodotti piuttosto che alla convenienza dell’eleganza.
Così pure per i prestatori di denaro e per i pubblicani
debbono essere fatti ambienti più adeguati, raffinati e
protetti dalle insidie, per gli avvocati e per i retori invece ambienti più eleganti e spaziosi per ricevere adunanze, per i notabili che ricoprendo onori e magistrature
debbono porsi al servizio della cittadinanza, elevati
vestiboli regali, atri e peristili assai ampi, boschetti e
passeggiate alquanto confortevoli realizzati per la convenienza della loro maestà; inoltre debbono avere
biblioteche, pinacoteche e basiliche apprestate in modo
non dissimile dalla magnificenza delle opere pubbliche,
in quanto nelle loro abitazioni molto spesso si effettuano sia deliberazioni pubbliche sia giudizi e arbitraggi
privati.
29
LA GIURIA
Prof.ssa ELISA ROMANO
PRESIDENTE
Ordinario di Filologia Classica
Dipartimento di Scienze dell’Antichità
Università di Pavia
Prof.
Prof.
30
ANGELO LUCERI
Assegnista di Ricerca
Letteratura latina
Università di Catania
GIORGIO PIRAS
Ricercatore di Filologia Classica
Università di Roma “La Sapienza”
1 PREMIO
SALTARELLI SALVATORE I VINCITORI
Liceo Classico “Vitruvio Pollione” Formia
2 PREMIO
CAPRIO ALESSIA
Liceo Classico “Turriziani” Frosinone
3 PREMIO
FERRARA VALENTINA
Liceo Classico “Carducci” Cassino
4 PREMIO
MARCOCCI FLAVIA
Liceo Classico “D.Alighieri” Latina
PREMIO
DEL GOLFO
CENTOLA CHIARA
Liceo Classico “Vitruvio Pollione” Formia
1
2
3
4
Premio del Golfo
I Premiati della VI
edizione del Certamen
31
CERTAMEN
VITRUVIANUM
FORMIANUM
VII EDIZIONE
28/30 Aprile 2010
Cultura e professionalità dell’architetto
Dal “De Architectura” di VITRUVIO (libro VI, pref. 4-5)
Itaque ego maximas infinitasque parentibus ago atque
habeo gratias, quod Atheniensium legem probantes me
arte erudiendum curaverunt, et ea, quae non potest
esse probata sine litteraturae encyclioque doctrinarum
omnium disciplina. Cum ergo et parentium cura et
praeceptorum doctrinis auctas haberem copias disciplinarum, philologis et philotechnis rebus commentariorumque scripturis me delectans eas possessiones animo
paravi, e quibus haec est fructuum summa: nullas plus
habendi esse necessitates eamque esse proprietatem
divitiarum maxime, nihil desiderare. Sed forte nonnulli
haec levia iudicantes putant eo esse sapientes, qui
pecunia sunt copiosi.
Itaque plerique ad id propositum contendentes audacia
adhibita cum divinis etiam notitiam sunt consecuti.
Ego, autem, Caesar, non ad pecuniam parandam ex
arte dedi studium, sed potius tenuitatem cum bona
fama quam abundantiam cum infamia sequendam probavi.
Ideo notities parum est adsecuta. Sed tamen his voluminibus editis, ut spero, etiam posteris ero notus. Neque
est mirandum, quid ita pluribus sim ignotus. Ceteri
architecti rogant et ambigunt, ut architectent; mihi
autem a praeceptoribus est traditum: rogatum, non
rogantem oportere suscipere curam, quod ingenius
color movetur pudore petendo rem suspiciosam. Nam
beneficium dantes, non accipientes ambiuntur.
Commento
Il candidato commenti il brano evidenziandone i temi
principali, le argomentazioni, gli aspetti retorici,
linguistici e stilistici. Si soffermi, in particolare,
sul tema della formazione degli intellettuali e del loro
rapporto con il principato.
32
Io intanto rendo e sento la più grande e infinita gratitudine per i genitori, perché approvando la legge degli
TRADUZIONE
Ateniesi si dettero cura di istruirmi in un’arte, e in
quella che non può essere approvata senza la disciplina
della letteratura e quella enciclopedica di tutte le dottrine. Avendo dunque accresciuto sia per la sollecitudine
dei genitori sia per gli ammaestramenti dei precettori le
cognizioni nelle discipline, dilettandomi di argomenti
filologici e inerenti le arti e di scritti di commentari,
preparai nell’animo tali possessi, e di tali frutti questa è
la somma: il non aver alcun bisogno di possedere di più
e che soprattutto questa è la spremitura della ricchezza,
il non desiderare nulla. Ma vi sono forse diverse persone che giudicando queste opinioni di poco conto
ritengono perciò che siano sapienti coloro che sono ricchi di denaro. Pertanto i più tendendo a questo fine
avvalendosi di audacia conseguirono con le ricchezze
anche la notorietà.
Io, invece, o Cesare, non mi detti pensiero di procurarmi denaro con l’arte, ma ritenni di seguire la povertà
con la buona fama piuttosto che la ricchezza con l’infamia. Perciò conseguii poca notorietà, ma tuttavia pubblicati questi volumi, come spero, sarò noto anche ai
posteri. E non ci si deve meravigliare perché sia così
ignoto alla maggioranza. Gli altri architetti chiedono e
contendono per professare l’architettura, a me invece
da parte dei precettori è stato insegnato che è opportuno
prendersi cura d’esser pregato non di pregare, perché il
colore naturale è cambiato dal pudore col chiedere una
cosa sospettosa. Infatti sono desiderati coloro che
danno un beneficio, non quelli che l’accettano.
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LA GIURIA
Prof.
ARTURO DE VIVO
PRESIDENTE
Ordinario di Letteratura Latina.
Facoltà di Lettere e Filosofia
Università Federico II di Napoli
Dott.ssa CHIARA RENDA
Ricercatrice.
Università Federico II di Napoli
Dott.ssa ARIANNA SACERDOTI
Ricercatrice.
II Università degli Studi di Napoli
Il Preside, la Giuria e l’Assessore alla cultura
34
La Giuria
1 PREMIO
FEDERICA CASTAGLIOLA
I.S. “Pitagora” Pozzuoli
I VINCITORI
2 PREMIO
MARCELLO CASCIO
Liceo Ginnasio Statale “V. Pollione” Formia
3 PREMIO
NICOLA ERRICO
I.I.S. “Enrico Fermi” Gaeta
4 PREMIO
DAVIDE SCIPIONE
Liceo Ginnasio Statale “P. Gobetti” Fondi
PREMIO
DEL GOLFO
EMANUELA VALERIO
Liceo Ginnasio Statale “V. Pollione” Formia
MENZIONE
D’ONORE
CHIARA D’AGOSTINO
Liceo Classico “L. Da Vinci” Terracina
I Premiati della VII
edizione del Certamen
1
2
3
4
Premio del Golfo
Menzione D’Onore
35
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Opuscolo - Liceo Formia Cicerone