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III edizione
11 aprile 2009
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“Leggenda francescana
dell’Immacolata”
Casa Mariana Editrice
Via Piano della Croce, 6
83040 Frigento (AV)
tel./fax 0825-444415
[email protected]
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Presentazione
† Carlo Minchiatti
Arcivescovo Metropolita
di Benevento
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Un novello manipolo di francescani, frati e suore,
nella Chiesa e per la Chiesa, con la loro vita povera e
umile, laboriosa e lieta, stanno scrivendo questa
meravigliosa “Leggenda francescana dell’Immacolata” a gloria di Dio, per la loro salvezza e degli uomini
che incontrano nel loro infaticabile apostolato.
Sono realtà sbocciate grazie all’azione creativa e
vivificante dello Spirito Santo, donate alla Chiesa
dalle mani immacolate della Beata Vergine Maria
Mediatrice di tutte le grazie.
Auguro a questi ardenti frati e suore di crescere e
moltiplicarsi rapidamente nel mondo intero «ad edificazione del Corpo di Cristo» che è la Chiesa (Ef 4,12).
Benedico con affetto nel Signore.
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Prefazione
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In questa Leggenda francescana dell’Immacolata
viene narrata la storia di frati e di suore che hanno
sperimentato quel che ha fatto e sta facendo l’amore
dell’Immacolata verso di loro, e quel che ha fatto e
sta facendo il loro amore all’Immacolata.
Viene narrato l’amore dell’Immacolata verso una
nuova Famiglia di frati e di suore a Lei consacrati
con un voto speciale, forse unico nella storia delle famiglie religiose: il Voto Mariano, ossia il voto della
consacrazione illimitata all’Immacolata.
Viene narrato l’amore all’Immacolata di questa
novella famiglia di frati e di suore, impegnati a glorificarla e a farla glorificare da tutti gli uomini della
terra, consacrandosi a Lei senza riserve per affrettare
l’avvento del Regno di Cristo nel mondo.
Questa novella Famiglia religiosa è costituita dai
Frati Francescani dell’Immacolata e dalle Suore
Francescane dell’Immacolata, che sono un nuovo ramo francescano radicato nella Regola bollata di S.
Francesco d’Assisi e nella Traccia mariana di vita
francescana.
Ambedue, oggi, sono Istituti religiosi di diritto
pontificio, e costituiscono l’unica Famiglia religiosa
dei Francescani dell’Immacolata, inseriti vitalmente
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nella Chiesa, quale novella porzione eletta del Corpo
mistico di Cristo.
Costante è la crescita di questa novella Famiglia
religiosa nei cinque continenti, affiancata anche, fecondamente, dall’Associazione pubblica Missione
dell’Immacolata Mediatrice (M.I.M.) che comprende
anche i laici e secolari legati alla Famiglia dei Francescani dell’Immacolata.
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Terreno, radici, frutti
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La Famiglia dei Francescani dell’Immacolata è
costituita da frati e suore. Ma chi ha voluto questa “famiglia”? Donde ha origine? Quali sono i suoi inizi?
Questi sono interrogativi giusti e ovvii. Una famiglia di consacrati non nasce a caso né per caso, ma
per disposizione amorosa della divina Provvidenza.
Ebbene, sì, l’Immacolata ha voluto questa “famiglia” e l’ha voluta per mezzo di due frati sacerdoti,
iniziatori: P. Stefano Maria Manelli, Fondatore e P.
Gabriele Maria Pellettieri, Confondatore.
Ambedue questi frati hanno ricevuto la formazione francescana e mariana tra i Frati Minori Conventuali, alla scuola di S. Francesco d’Assisi e di S.
Massimiliano M. Kolbe, maestri e modelli di incomparabile grandezza. Il P. Stefano Maria Manelli, in
più, è stato figlio spirituale di S. Pio da Pietrelcina,
santo francescano formato gigante.
I due Padri avevano iniziato a vivere insieme l’esperienza della Regola di S. Francesco e della Traccia
mariana il 2 agosto 1970, nella Casa Mariana “Maria
SS. del Buon Consiglio” a Frigento (AV - Italia). Dopo venti anni, da quel 2 agosto 1970, si ritrovarono
con questa nuova Famiglia religiosa di frati e di suo-
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I nostri Santi profeti...
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re, cresciuta, si può dire, giorno per giorno, senza
progetti né previsioni, condotta dall’Alto, da una mano invisibile ma reale, realissima: la mano materna
dell’Immacolata.
Questa novella Famiglia religiosa, per la mediazione materna dell’Immacolata, vuole raccogliere in
sé l’eredità francescana di S. Maria degli Angeli e
l’eredità kolbiana delle “Città dell’Immacolata”, l’eredità francescana della Verna e l’eredità kolbiana del
bunker della morte ad Auschwitz, l’eredità francescana della missionarietà e l’eredità kolbiana del “quarto
voto”.
Un filone d’oro unisce in continuità ininterrotta
di ispirazione divina S. Francesco d’Assisi e S. Massimiliano M. Kolbe, che sono il terreno da cui l’Immacolata ha fatto germinare questa novella pianta di
frati e suore, attraverso le radici che sono i due frati
Fondatore e Confondatore.
Un Concilio che bussa
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Perché i due frati, P. Stefano e P. Gabriele, hanno
iniziato l’esperienza della Casa Mariana a Frigento?
La risposta a questo interrogativo è semplicissima e bellissima: perché il Concilio Ecumenico Vaticano II li ha scossi e provocati salutarmente, spingendoli ad essere non «sordi uditori», ma «fedeli esecutori» (Gc 1, 25) della Parola di vita.
C’è un decreto del Concilio Ecumenico Vaticano
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II, infatti, che riguarda direttamente la “vita religiosa” da rinnovare nella sua purezza originaria e fecondità novella. È il decreto “Perfectae charitatis”. È un
decreto ammirabile, ricco di sapienza antica e nuova,
capace di suscitare riprese sorprendenti e imprese
non comuni in coloro che vogliono impegnarsi a rinnovare la vita religiosa senza mezze misure o compromessi.
Il decreto si impernia fondamentalmente sul rinnovamento della vita religiosa da operarsi con il «ritorno alle fonti», fatte rivivere oggi, nelle «mutate
condizioni dei tempi», per realizzare «una più esatta
osservanza della regola e delle costituzioni».
Su questi punti-cardine si sono affissati gli occhi
e il cuore, la mente e la volontà dei due frati, il Fondatore e il Confondatore, in una lunga, personale meditazione di alcuni anni, da cui è maturata la richiesta
ai loro superiori di poter «mettere in pratica» (Lc
11,28) i dettami della Chiesa espressi nel documento
conciliare. L’Immacolata Mediatrice di ogni grazia li
ha condotti a questa richiesta avvertita come un dovere carico di sacrificio e di gioia.`
Obbedire alla Chiesa. Obbedire al Concilio Ecumenico. È esigenza di ogni figlio della Chiesa. È l’unica garanzia della fedeltà. «Chi obbedisce fiorisce»,
dice un detto popolare. Così è stato per questi due
frati, riservati e schivi, divenuti, in due decenni, una
Famiglia novella di frati e di suore.
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S. Francesco e S. Massimiliano M. Kolbe
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Con delicata, materna attenzione l’Immacolata ha
condotto i due frati sulle piste giuste del cammino da
percorrere per obbedire alla Chiesa.
Il Concilio aveva fissato due punti ben concatenati nel tempo: il passato e il presente, da fondersi
in armonia di vita religiosa antica e nuova. È il presente che deve radicarsi nel passato, perché si abbiano «le cose antiche e le cose nuove», come dice Gesù
(Mt 13,52).
Bisogna parlare così di S. Francesco d’Assisi e di
S. Massimiliano M. Kolbe. Il Poverello d’Assisi si ritrova in S. Massimiliano che è il «S. Francesco del
XX° secolo», come è stato definito; e S. Massimiliano si radica a sua volta in S. Francesco, come suo
«alunno più esemplare», secondo la felice espressione del papa Paolo VI.
Il Concilio ha chiesto il «ritorno alle fonti». Ebbene, le “fonti” del francescanesimo sono S. Francesco stesso, la Regola, il Celano, S. Buonaventura, le
“Leggende francescane”, la vita delle prime comunità
delle origini a S. Maria degli Angeli, Poggio Bustone,
Fonte Colombo, Greccio, Le Carceri...
La Chiesa chiede l’attualizzazione di quelle stesse
“Fonti” nell’oggi dell’uomo, inserite, cioè, nella realtà
storica del nostro tempo. Bando ai ricordi nostalgici,
quindi, e alle memorie storiche che restano stampate
nei libri e conservate nei “musei” del francescanesimo.
La Chiesa è per la vita consacrata rinnovata, vita no10
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vella che rifiorisce in opere belle e ancora più belle, in
Santi mirabili e sempre più ammirabili.
Come non ricordare, sia pure di sfuggita, i grandi
rinnovamenti del francescanesimo (quasi venti riforme, tra grandi e piccole) che si sono avuti in questi
otto secoli con gli Osservanti e i Riformati, i Recolletti e i Cappuccini, gli Alcantarini e i Barbanti?... E
chi non ricorda la fioritura di Santi francescani che
hanno accompagnato ogni rinnovamento? Pensiamo
a S. Bernardino da Siena, S. Giacomo della Marca, S.
Giovanni da Capestrano, S. Pietro d’Alcantara, S. Felice da Cantalice, S. Pasquale Baylon, S. GiovanGiuseppe della Croce, S. Leonardo da Porto Maurizio... e
tanti altri, fino ai nostri contemporanei S. Leopoldo
Mandic e S. Pio da Pietrelcina.
S. Maria degli Angeli e Niepokalanow
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Forse non è errato dire che il Concilio Vaticano II
ha richiamato i religiosi alle proprie “origini”, da rinnovare nell’oggi della storia, affinché diventino le
nuove “origini” di ogni Istituto religioso.
In questo il francescanesimo è stato particolarmente benedetto da Dio e dall’Immacolata, perché si
è ritrovato, di fatto, con un esemplare e un modello di
“attualizzazione” delle “origini” francescane in un
Santo e in un’opera del nostro tempo.
Se le antiche e prime origini del francescanesimo, infatti, sono S. Francesco e S. Maria degli Ange12
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li, quelle stesse antiche origini si sono ritrovate intatte
e genuine nelle nuove origini che sono S. Massimiliano e la “Città dell’Immacolata” (Niepokalanow).
In effetti, alle origini del francescanesimo, S. Maria degli Angeli era stata posta dal Serafico Padre come
comunità modello, specchio di povertà e di penitenza,
di orazione e di mortificazione, di contemplazione e di
zelo apostolico, nel segno della “marianità” che tutto
penetrava e avvolgeva con l’amore alla purissima Vergine Immacolata, Regina degli Angeli.
Negli anni trenta del secolo ventesimo, S. Massimiliano ha realizzato la più attuale e novella S. Maria degli Angeli nella grande comunità delle “Città
dell’Immacolata” in Polonia (Niepokalanow) e in
Giappone (Mugenzai No Sono). Si ritrovavano qui la
stessa eroica povertà personale e comunitaria, la stessa fervida orazione e penitenza, la stessa intensa contemplazione e la più dinamica attività apostolica.
La differenza tra S. Maria degli Angeli e la Città
dell’Immacolata era data soltanto dallo sviluppo della
“marianità” più alta e profonda, irradiata dal mistero
dell’Immacolata Concezione, sigillata dal “quarto voto” della consacrazione illimitata all’Immacolata; e
dallo sviluppo dei mezzi di apostolato, anche i più
moderni e sofisticati, adoperati senza riserve, perché
tutto doveva servire all’Immacolata per «schiacciare
la testa al serpente» (Gn 3,15) e conquistare tutte le
anime presenti e future al Cuore di Cristo.
In questo modo S. Massimiliano si è presentato
come un vero “profeta” del Concilio che ha chiamato
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i francescani al rinnovamento più concreto e fecondo
della loro vita religiosa e del loro apostolato.
Si può senz’altro dire che S. Massimiliano ha fatto il paio con l’altro grandissimo francescano dei nostri tempi, S. Pio da Pietrelcina, «rappresentante
stampato delle stimmate di Cristo» (come lo definì il
papa Paolo VI), innamorato dell’Eucaristia e del Rosario, martire del confessionale, apostolo della preghiera (ha fondato i “Gruppi di preghiera”) e della
carità verso gli ammalati (ha fondato la “Casa Sollievo della Sofferenza”).
Bisogna seguire i “Profeti”
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C’è un lamento di Gesù che non possiamo dimenticare: «Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i
profeti e lapidi quelli che ti sono inviati...» (Mt 23,37).
Si sa che la sofferenza è una legge costante del
progresso spirituale del singolo e del gruppo. La vita
e la crescita passano attraverso la “morte”. Ce lo confermano le parole di Gesù lucide e perentorie: «Chi
mi vuol seguire, rinneghi se stesso» (Mt 16,24), «Se
il chicco di grano caduto in terra... muore, produce
molto frutto» (Gv 12,24).
Come non ricordare, ad esempio, le sofferenze
terribili patite dai primi frati dell’Osservanza, dai primi Cappuccini, da S. Pietro d’Alcantara con i suoi
frati?... E chi non conosce i martirii sofferti da S. Teresa d’Avila e da S. Giovanni della Croce, per la rifor14
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ma carmelitana? E le sofferenze laceranti di S. Pietro
Giuliano Eymard per lasciare i Maristi e fondare i
“Sacramentini”? E S. Giovanni Bosco perseguitato
duramente dal suo stesso Vescovo? E fratel Carlo de
Foucauld, che ha lasciato la Trappa e si è trovato
sempre solo, incompreso, sperduto nel deserto, e infine ucciso da predoni? E S. Pio da Pietrelcina malfamato e perseguitato a più riprese? E il Servo di Dio
Don Dolindo Ruotolo?... E così di tanti, così di ogni
vero “profeta”.
Sono pagine dolorose, è vero, ma le più gloriose.
Sono pagine di sangue, ma di quel sangue che è fecondo di santi e di opere sante. Sono le pagine che richiamano e fanno rivivere la Passione e Morte di Gesù, da cui abbiamo ricevuto ogni bene.
Anche S. Massimiliano ha sofferto le sue agonie,
fino all’ultima atroce agonia nel bunker della morte
ad Auschwitz, per mano dei nazisti.
Il suo grande disegno di rinnovamento dell’Ordine e della vita cristiana è andato avanti sorretto dall’Immacolata, ma passando attraverso sacrifici e tribolazioni che Dio solo ha potuto numerare.
La “Causa dell’Immacolata” e le “Città dell’Immacolata” hanno corso più volte il rischio di essere
compromesse, e il Santo è dovuto arrivare a programmare di ricorrere anche alla Santa Sede (e persino di separarsi dall’Ordine, secondo la testimonianza di alcuni confratelli al processo di Beatificazione e Canonizzazione) per salvare l’Opera dell’Immacolata con il rinnovamento della formazione reli16
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giosa e apostolica che egli stava attuando in forma
specializzata e a livello di eroismo.
Le opere di Dio, si sa, vanno avanti per la «strada erta» e per la «porta stretta» (Mt 7,14). Non deve
fare meraviglia, quindi, se anche un “profeta” come
S. Massimiliano ha dovuto camminare fra le tribolazioni di ogni sorta, interne ed esterne, fisiche e morali. Ancora più stupendo, proprio per questo, è l’esempio e l’insegnamento di S. Massimiliano M. Kolbe;
ancora più vero ed evangelico ci si presenta il suo
cammino di salvezza e santificazione.
Perciò bisogna seguirlo...
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Da quell’anno 1965...
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I due frati, P. Stefano Maria e P. Gabriele Maria,
si sono trovati sui passi di S. Massimiliano e, con la
grazia dell’Immacolata, hanno cercato di far propria
la sua eredità per attuare un’esperienza di vita francescana rinnovata “nella luce dell’Immacolata”.
Realizzare la forma di vita francescana delle “origini”, rinnovata nell’apostolato, tutta penetrata, animata e vivificata dalla “consacrazione illimitata” all’Immacolata: è questo il francescanesimo di S. Massimiliano, la sua eredità preziosa, che risponde perfettamente alle richieste della Chiesa, ai dettami del
Vaticano II.
Uno dei due frati aveva anche la grazia speciale
di essere figlio spirituale di S. Pio da Pietrelcina, da
lui guidato fin dalla prima infanzia; ed entrambi i religiosi erano assistiti e consigliati anche dal Servo di
Dio Don Dolindo Ruotolo, allora vivente a Napoli,
sacerdote ammirabile per santità e dottrina.
Si era in buone mani, quindi, per non errare nel
discernere e seguire l’ispirazione divina che spingeva
a rispondere con generosità e con audacia alle attese
della Chiesa impegnata a ottenere una “novella Pentecoste” di grazie e di doni, di carismi e, soprattutto,
di santità.
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Sui passi dei Profeti
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Dal 1965 iniziava la lunga riscoperta e meditazione delle Fonti Francescane (Celano, Leggende
francescane, Santi francescani, in particolare S. Bonaventura, B. Angela da Foligno, S. Antonio, S. Bernardino, S. Pietro d’Alcantara, S. Veronica) e degli
scritti di S. Massimiliano. Meditazione personale, silenziosa e profonda, gioiosa e sofferta, fertile di esami e revisioni di vita, suscitatrice di impulsi e aspirazioni celesti via via più imperiosi e impellenti.
Salutarissima, poi, fu la permanenza di P. Stefano
M. Manelli in Assisi per circa quattro mesi, negli anni
1968-1969, per preparare alla Professione solenne i
giovani frati minori conventuali di tutta l’Italia. P. Stefano si trovò perciò impegnato alla riflessione più diretta sulle Fonti, con le attente visite e meditazioni sui
primitivi “luoghi” francescani, così suggestivi e
“pungolanti”, da Rivotorto a S. Maria degli Angeli, S.
Damiano, le Carceri, Poggio Bustone, il Farneto, Fontecolombo, la Foresta, Monteluco, la Verna, le Celle
di Cortona... Fioritura stupenda di una “leggenda francescana” che non poteva restare solo come “memoria
storica”, ma doveva prolungarsi, rinnovarsi, rifiorire
anche oggi, nella nostra storia, come voleva la Chiesa
con il Vaticano II.
... al 24 dicembre 1969...
E l’Immacolata in tal modo stava preparando la ripresa e la continuazione di quella “leggenda francesca20
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na”. Nel segreto delle grazie più alte e nel silenzio del
piccolo granello di senapa che sotto terra si prepara a
crescere e a fare «rami tanto grandi che gli uccelli del
cielo possono ripararsi alla sua ombra» (Mc 4,32),
l’Immacolata stessa conduceva le cose con mano invisibile, ma sicura e decisa.
Il 24 dicembre 1969, ai primi vespri del S. Natale, P. Stefano Maria, incoraggiato e sostenuto dal suo
Padre Provinciale (P. Antonio Di Monda), scriveva
una lettera al rev.mo Padre Generale dell’Ordine, P.
Basilio Heiser, per chiedere se era bene assecondare
l’ispirazione che lo spingeva con urgenza ad avviare
un’esperienza di vita rinnovata secondo le “Fonti”
francescane, sul modello di S. Massimiliano.
Nella sua risposta, il Padre Generale, con grande
benevolenza invitava il P. Stefano a preparare un programma di vita rinnovata secondo l’ispirazione che
aveva dal Signore.
Era una risposta che chiedeva qualcosa di fondamentale. Tutto sarebbe dipeso da questo “programma di vita”, in cui presentare le “origini” francescane, inserite nell’“oggi” della Chiesa e della storia, arricchite della dimensione “mariana” più alta e
profonda.
Il P. Stefano si mise all’opera orante e trepidante
per rispondere a quella richiesta del Padre Generale.
Preghiera e penitenza accompagnavano più che
mai la preparazione del programma, chiamato Traccia mariana di vita francescana, scritto con gli occhi
fissi sull’Immacolata, sul Serafico Padre, su S. Mas21
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similiano e sul Sommo Pontefice, la più alta e sicura
guida di ogni rinnovamento nella Chiesa.
Il 21 aprile 1970 il Padre Generale leggeva ed
esaminava la “Traccia”, concludendo con le parole rivolte al P. Stefano: «Qui c’è molto di più di quel che
c’è nelle Costituzioni dell’Ordine. Ma se è proibito
fare di meno delle Costituzioni, non è mai proibito
fare di più. Avanti, dunque!». E affidava la “Traccia”
a P. Stefano con l’esortazione a trovare subito qualche compagno per avviare, in un convento adatto, l’esperienza di una “Casa Mariana” secondo la forma di
vita francescana scritta nella “Traccia”.
P. Stefano trovava subito un compagno nel P.
Gabriele Maria Pellettieri, il quale si dichiarava disposto ed entusiasta ad avviare ciò che gli sembrava
un “sogno”.
Il luogo preferito era il Convento-Santuario della
Madonna del Buon Consiglio a Frigento (AV), un
luogo povero e malmesso, solitario e alpestre, in stato
di fatiscenza penosa. La Chiesa sembrava proprio...
Betlemme! E tutto ciò, da una parte, appariva davvero stupendo ai due frati. Il Santuario mariano pareva
Betlemme: si era alle origini più evangeliche...
Nel luglio 1970 si teneva il Capitolo Provinciale
dei Frati Minori Conventuali di Napoli. Presiedeva lo
stesso Ministro Generale, P. Basilio Heiser.
Durante il Capitolo, il Padre Generale presentava
la proposta di avviare nel convento del Buon Consiglio a Frigento l’esperienza dei due frati, P. Stefano
e P. Gabriele, secondo la forma di vita della “Traccia”
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ispirata dalle primitive comunità francescane e dalla
Niepokalanow di S. Massimiliano.
Tutti i frati radunati in Capitolo applaudirono.
Era il giorno del primo sabato di luglio, un giorno
particolarmente caro al Cuore di Maria. Grazie a Lei!
... al 2 agosto 1970: S. Maria degli Angeli!
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Il giorno della festa di S. Maria degli Angeli, 2
agosto 1970, i due frati, P. Stefano Maria e P. Gabriele Maria, arrivavano a Frigento, sul piccolo pianoro
ai piedi del paese arroccato su una roccia, ed entravano nel povero convento fatto di cinque celle con pochi altri ambienti. Era domenica. C’era un cielo azzurro solcato a tratti da grosse nuvole bianche. L’aria
mite dei monti ristorava dalle calure della pianura.
Il primo saluto era all’Immacolata che accoglieva
i due frati nel piccolo ingresso del convento trovato
al momento vuoto. La prima visita era al Santuario,
per il canto gioioso e commosso del “Magnificat” a
Colei che aveva guidato ogni cosa fino a questo giorno - il 2 agosto - superlativamente bello per la festa
della Madonna, con la gioia degli Angeli e l’esultanza del Serafico Padre.
Nasceva così la prima “Casa Mariana”, minuscola e povera, e per questo tanto più bella e ricca di
grazia. «Ogni Casa Mariana - dice il P. Stefano Maria
- deve essere una S. Maria degli Angeli, dove l’Immacolata è la Regina e i frati sono i suoi Angeli».
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Bellissima verità e dolcissima realtà. E i due frati
sembravano ripetere le parole del Serafico Padre:
«Questo voglio, questo chiedo, questo bramo di fare
con tutto il cuore!».
Il giorno del 2 agosto era stato scelto con cura
particolare, per vari motivi:
- perché giorno di richiamo alla “culla”, ossia alle
pure “origini” del francescanesimo: ed era ciò che
chiedeva la Chiesa;
- perché giorno di richiamo alla “marianità” più alta
e splendente: quella dell’Immacolata Regina degli
Angeli;
- perché giorno di innocenza e di grazie sovrabbondanti (il perdono della “Porziuncola”) per ogni figlio
del Serafico Padre e per ogni cristiano.
Veramente sarebbe stato ben difficile trovare un
giorno più bello di questo per dare inizio a un’esperienza di vita che segnasse una ripresa del francescanesimo più genuino “nella luce dell’Immacolata”, a
rinnovamento della vita religiosa sia di questi due frati,
sia di tutto l’Ordine serafico, come S. Massimiliano
spingeva a “sognare” per la presenza e l’azione onnipotente dell’Immacolata Mediatrice di tutte le grazie, e
perciò unica arbitra di ogni rinnovamento di grazia.
Dalle quattro del mattino...
I due frati erano nel loro nido. Due nascoste vedette, si poteva dire. Solitari e raccolti nella prima
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“Casa Mariana”. Vegliati dalla dolce Mamma che doveva addestrarli ai voli della contemplazione e alle
fatiche apostoliche. Con gradualità, ma senza perdite
di tempo né rallentamenti.
Preghiera e povertà, penitenza e lavoro di apostolato scandivano e riempivano le ore della giornata
che iniziava con la levata alle quattro del mattino e finiva alla sera con la penitenza della “disciplina” prima del riposo.
Una vita da “Leggenda”? Sì, davvero. Continuava la “leggenda francescana dell’Immacolata”
nella vita di questi due frati. Si riposa sul letto di tavole, senza giaciglio nei mesi meno freddi. Si sopporta il duro freddo nei lunghi mesi invernali con
temperature di frequente sotto lo zero. Si va con i
sandali a piedi nudi, sotto l’acqua e nella neve. Si
portano i capelli tagliati corti corti, mortificazione
che costa non poco, specie oggi (e perciò facilmente
evitata). Si mangia alla buona il cibo che la Provvidenza fa arrivare: non si acquista nulla per il sostentamento, proprio nulla, neppure un chilo di pane o un
litro di latte. Ma il necessario arriva sempre. E se c’è
il di più, si cerca di donarlo a chi è più povero o bisognoso.
I benefattori non tardano a comparire. Chiamati
da chi? I primi sono i buoni contadini delle campagne
circostanti. Si accorgono che i frati mangiano solo ciò
che arriva in carità ed elemosina. E viene chi porta la
ricottina fatta in casa, chi porta una bottiglia di olio,
chi una pagnotta di pane, chi una fiaschetta di vino,
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chi ortaggi di varie specie, chi una gallinella... Sembra poesia, ed era una realtà di ogni giorno.
I frati lavorano in casa e fuori, in aiuto ai Parroci.
Ci si preoccupa, in particolare, di avviare i lavori di
restauro del Santuario. Stringe il cuore a vedere lo
stato di abbandono della Casa di Dio terremotata fin
dal 1962. Qualcosa si comincerà a muovere.
Così passavano i giorni e i mesi, ricchi di preghiera e di povertà, di penitenza e di lavoro, con i due
frati stretti al cuore dell’Immacolata che preparava
nel silenzio il futuro in arrivo.
Vocazioni, vocazioni, vocazioni...
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Le prime grazie più grandi, e inaspettate, per Casa Mariana, sono state le vocazioni. Dal 1971 in poi
si è avuto l’arrivo dei primi giovani che chiedevano
di seguire S. Francesco, condividendo la consacrazione a Dio e all’Immacolata secondo la forma di vita di
quei due frati.
Uno, due, tre, cinque giovani...: anno per anno il
Noviziato è stato sempre animato dalla presenza di
qualche novizio o di più novizi. Postulandato, noviziato, chiericato, venivano poi eretti regolarmente dai
superiori maggiori, e non tardavano a riempirsi di
giovani - mandati da chi? - che venivano da ogni regione d’Italia, dalla Sicilia e dall’Alto Adige, e anche
dall’estero (Stati Uniti, Isole Filippine, Europa).
La cosa era ed appare tanto più sorprendente e in27
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spiegabile, se si riflette che Frigento è un paese sperduto sui monti dell’Alta Irpinia, lontano dai grandi
centri, fuori delle linee di comunicazione, sconosciuto e privo di qualsiasi particolare interesse o pregio
che non sia l’aria pura dei suoi novecento metri di altezza.
Eppure, così, inspiegabilmente, anno dopo anno,
un piccolo drappello di giovani vestiva l’abito serafico a Casa Mariana e si impegnava a vivere la Regola
francescana, le Costituzioni e la Traccia mariana con
l’entusiasmo proprio dei giovani in cerca di una comunità nella quale si rinnovassero le «origini» del
francescanesimo e zampillassero le «sorgenti» della
vita serafica «con rinnovato vigore e freschezza», come auspicava per tutti i religiosi il papa Paolo VI
(Evangelica testificatio, 51).
Ancora più sorprendente era il fatto che le vocazioni arrivavano ogni anno a Casa Mariana proprio
quando era in atto e si conosceva da tutti la dolorosa
crisi degli Istituti religiosi, costretti a chiudere conventi e opere, chiese e missioni, per la mancanza di
vocazioni.
Secondo i suoi disegni, l’Immacolata ha portato
avanti questa nuova “leggenda francescana” del ventesimo secolo, chiamando misteriosamente i giovani,
attirandoli in questa comunità dove i frati pregano insieme cinque ore ogni giorno, fanno penitenza lavorando e studiando, digiunando e sopportando il freddo, dandosi la “disciplina” quasi ogni sera, rinunciando a vacanze e a comodità, camminando a piedi nudi
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e tagliando via la capigliatura, facendo a meno della
radio e della tivù, del fumo e dello sport: insomma,
vivono poveramente e gioiosamente, moltiplicandosi
come “cosa e proprietà dell’Immacolata”.
Questa è vera “leggenda francescana dell’Immacolata”!
Il granello di senapa...
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Si potrebbe anche dire che i due frati iniziatori
somigliavano a due grani di frumento seminati in
quella zona montuosa e aspra dell’Alta Irpinia, con la
loro vita «nascosta con Cristo in Dio» (Col 3,3), restando sconosciuti e isolati dal mondo perduto dietro
i suoi idoli che sono il sesso, il denaro, il potere, il
successo, il divertimento.
Da quei due grani di frumento la crescita di Casa
Mariana, nel suo piccolo, è stata tale da stupire
chiunque ne venga a conoscenza. Oltre le numerose
vocazioni - che attualmente sono diverse centinaia la minuscola Casa Mariana ha avuto una fioritura di
opere apostoliche impensabile secondo i criteri della
logica e del potere umano.
L’attività pastorale nel Santuario, l’aiuto ai parroci di paesi vicini e lontani, l’attività della buona
stampa diffusa a vasto raggio in Italia e all’estero;
l’apostolato mediante la radio, l’apostolato mediante
la tivù: è stato ed è questo il lavoro di tutta la comunità, impegnata senza soste nella “Missione dell’Immacolata”, ossia nell’opera di evangelizzazione “at30
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traverso l’Immacolata” che raggiunge milioni di persone, di bisognosi della Parola di vita.
E che cosa dire dell’avventura missionaria iniziata da quattro frati della comunità di Casa Mariana
il 24 agosto del 1979 nelle lontanissime Isole Filippine, con la fioritura anche là di vocazioni e di opere, e
con l’avvio dell’Istituto delle Suore Francescane delI’Immacolata? La “leggenda francescana dell’Immacolata” si allargava e si allungava, sempre più ricca e
più bella, dal continente europeo a quello asiatico.
E tutta questa “leggenda”, con l’opera di immenso bene svolta dai frati, è stata sempre approvata, appoggiata e benedetta anche dal compianto Vescovo di
Avellino, mons. Pasquale Venezia, il quale non solo
fin dall’inizio ha seguito passo passo tutto il cammino di Casa Mariana, in crescita e sviluppo sorprendenti, ma ha anche lasciato, alla fine del suo ministero episcopale (1987), una lunga testimonianza scritta,
tutta a lode e sostegno di Casa Mariana.
Casa Mariana ha avuto sempre l’assistenza dei
superiori maggiori dell’Ordine, Ministri generali e
provinciali (lo stesso P. Stefano Maria è stato eletto
Ministro provinciale per due trienni: 1982-1988).
L’Arcivescovo di Benevento, Mons. Carlo Minchiatti, è stato particolarmente vicino a Casa Mariana perché a Benevento erano stati collocati i chierici teologi
della comunità di Casa Mariana, alunni del seminario
teologico dell’Arcidiocesi.
In più, la comunità di Casa Mariana è stata spesso visitata da eminentissimi Cardinali, Arcivescovi,
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Vescovi, illustri teologi e personalità eminenti della
Chiesa. E della comunità di Casa Mariana hanno parlato con frequenza giornali e riviste di media e di alta
cultura (ad esempio, l’Osservatore Romano, Avvenire, Studi e ricerche francescane, Rogate, S. Francesco
Patrono d’Italia, Vita Minorum, La Madre di Dio...).
In tal modo, Casa Mariana ha fatto il suo cammino di grazia, sempre sicura della benedizione di
Dio, perché inserita nel tessuto vivo dell’Ordine e della Chiesa, come esperienza d’avanguardia e di punta
nel campo del rinnovamento della vita religiosa.
Le Suore: un grappolo di angeli...
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Un grappolo di angeli, un cespo di fiori, uno scrigno di gioielli: tali appaiono le Suore Francescane
dell’Immacolata che stanno fiorendo anch’esse, ormai, aiuole profumate e bellissime, nei cinque continenti del pianeta terra.
Fondate anch’esse da P. Stefano Maria Manelli e
P. Gabriele Maria Pellettieri, vennero erette in Associazione pubblica di fedeli dal Cardinale di Manila,
l’Arcivescovo J. Sin, nel 1985, e costituiscono esattamente la famiglia sorella dei Frati Francescani dell’Immacolata, il ramo francescano femminile, legato
anch’esso - per primo nella storia! - alla Regola bollata di S. Francesco d’Assisi e alla Traccia mariana di
vita francescana.
Il primo atto di nascita della fondazione di questa
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nuova Famiglia era avvenuto proprio nella Casa Mariana di Frigento, il 1° novembre 1982, durante la riunione di un gruppetto di ragazze filippine con i due
frati Fondatori per organizzare la prima comunità di
ragazze consacrate all’Immacolata.
L’avvio del novello Istituto, invece, è avvenuta
nelle Isole Filippine il 31 maggio 1985, con il primo
gruppo di cinque novizie e di numerose aspiranti,
consacrate all’Immacolata e desiderose di vivere la
vita religiosa secondo la Regola di S. Francesco e la
Traccia mariana, con il dono del quarto voto della totale consacrazione all’Immacolata.
Dalle Isole Filippine, tre suore generose e coraggiose furono poi chiamate in Italia e vennero a Frigento nell’agosto 1988, per aprire una casa religiosa
dove raccogliere le ragazze italiane che stavano chiedendo di consacrarsi a Dio e all’Immacolata per
costituire una Casa Mariana femminile italiana.
Accolte e benedette dal Vescovo diocesano di
Avellino, le Suore hanno potuto subito ricevere diverse vocazioni e aprire a Frigento la casa di noviziato
“Madre del Buon Consiglio” per le prime novizie italiane.
È stato un vero miracolo, in Italia, avere subito
vocazioni religiose femminili, mentre era in atto la
gravissima crisi vocazionale che investe pressoché
tutti gli istituti religiosi sia maschili che femminili,
costringendo dolorosamente a chiusure di conventi e
di opere. L’arrivo delle vocazioni, perciò, ha fatto apparire subito evidente la volontà dell’Immacolata di
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far fiorire questo novello giardino serafico di vergini
consacrate.
Gioia ed esultanza ha arrecato a tutti, al clero e al
popolo, al santuario e al paese, la presenza di queste
suore che hanno lo stesso carisma dei Frati Francescani dell’Immacolata, vivono la stessa forma di vita
evangelica e portano avanti la stessa “Missione”,
consacrate all’Immacolata come “cosa e proprietà”,
per realizzare la massima gloria di Dio e la più estesa
salvezza delle anime.
Esse iniziarono subito a svolgere un prezioso lavoro di apostolato per la gioventù femminile (con ritiri, raduni e campiscuola vocazionali), di visite e incontri con le famiglie, specie più bisognose, di animazione liturgica delle celebrazioni con una magnifica corale polifonica chiamata “Corale delle dodici
stelle”, che ha cantato in molte parti d’Italia e dell’estero (Lourdes e Fatima), suscitando ovunque
commozione ed entusiasmo.
La gioia e l’esultanza hanno fatto poi traboccare
il cuore di queste sorelle quando i frati di Casa Mariana, per l’intervento del Sommo Pontefice, sono diventati Istituto religioso come “Frati Francescani dell’Immacolata”, condividendo così lo stesso ideale di
vita consacrata tutta francescana e tutta mariana, nelle novelle case religiose che si aprono e si apriranno
per accogliere le giovani vocazioni in arrivo da ogni
parte d’Italia e dall’estero.
Il 2 agosto 1993, con il nulla osta della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e Società di
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Vita Apostolica, le Suore Francescane dell’Immacolata venivano erette in Istituto di diritto diocesano
dall’Abate Ordinario di Montecassino, Mons. Bernardo D’Onorio.
Sei anni dopo, il 9 novembre 1998, con il Decreto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, l’Istituto delle
Suore Francescane dell’Immacolata è stato eretto in
Istituto religioso di diritto pontificio, e l’erezione effettiva, poi, si è avuta l’8 dicembre 1998, solennità
dell’Immacolata Concezione.
L’Immacolata ha raccolto sotto il suo manto materno questi figli e queste figlie, come sua famiglia
serafica, come angeli di una novella “S. Maria degli
Angeli”, da riprodurre, per sua grazia e misericordia,
nelle Case Mariane e nelle Case dell’Immacolata,
sparse, come lei vorrà, in ogni parte della terra, a
gioia della Chiesa e dell’umanità, a gloria della SS.
Trinità.
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«Per decisione del Santo Padre»
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Il cammino di un carisma novello
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Era il tempo di Dio e dell’Immacolata quella primavera del 1989. C’era il Capitolo provinciale straordinario dei Frati Minori Conventuali di Napoli e in
esso bisognava decidere la sorte di Casa Mariana.
In quel raduno di frati si posero questi angosciosi
interrogativi: Casa Mariana doveva lasciarsi integrare
nell’Ordine perdendo la formazione propria e i suoi
seminari? Casa Mariana poteva restare come era all’interno dell’Ordine, eretta in Custodia generale?
Casa Mariana poteva andare avanti da sola, trasformata in un Istituto religioso, quale novello ramo francescano del primo Ordine Serafico?
Proprio durante quella assise dei frati, infatti, apparve chiaro che in venti anni di esperienza la forma
di vita di Casa Mariana si era rivelata portatrice di un
carisma nuovo che non trovava spazio vitale nelle
Costituzioni dei Conventuali, specialmente riguardo
al primato della Missione dell’Immacolata, della povertà comunitaria, del quarto voto di totale consacrazione all’Immacolata, della “missionarietà” come vocazione diretta di ogni frate, della penitenza più vigorosa e austera.
Come tutte le cose preziose, come la vita nuova
che germina dalla morte del seme posto sotto terra,
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così Casa Mariana ha vissuto l’evento della sua nascita
quale novello Istituto religioso passando attraverso tutti i travagli della germinazione di una vita nuova, a
conferma della verità che c’è sempre «una costante
storica di connessione tra carisma e croce», come afferma il papa Paolo VI (Mutuae relationes,12).
La comunità di Casa Mariana, con umiltà e fiducia, si era rivolta alla Santa Sede e al Sommo Pontefice, presentando il proprio “carisma” collaudato da
venti anni di vita, e chiedendo a loro la soluzione del
dilemma, poiché il giudizio sulla genuinità di un carisma «appartiene a quelli che presiedono nella Chiesa,
ai quali spetta specialmente non di estinguere lo Spirito, ma di esaminare tutto e di ritenere ciò che è buono» (Lumen gentium, 12).
L’attesa è stata lunga e laboriosa, nutrita di preghiera e penitenza, con abbandono illimitato fra le
mani dell’Immacolata, Mediatrice di ogni grazia. Per
più di un anno Casa Mariana è stata sul Calvario come l’Addolorata, tra prove e speranze.
Ma finalmente, l’8 giugno 1990 la Santa Sede
scriveva che «per decisione del Santo Padre», l’Arcivescovo di Benevento, mons. Carlo Minchiatti, veniva autorizzato a erigere Casa Mariana in Istituto religioso di diritto diocesano, denominato Frati Francescani dell’Immacolata.
Con questa «decisione del Santo Padre», quindi,
il carisma dei due frati Fondatori (P. Stefano Maria
Manelli e P. Gabriele Maria Pellettieri) veniva riconosciuto quale «dono particolare... che, ricevuto da
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Dio e approvato dalla Chiesa, è divenuto un carisma
per l’intera comunità» (Redemptionis donum, 15).
Avvenne un’esplosione di gioia e di gratitudine
nel cuore di ogni membro di Casa Mariana a Benevento e a Frigento. L’Immacolata aveva elargito la
grazia della trasformazione di Casa Mariana in Istituto religioso per mezzo dello stesso Vicario di Cristo
in terra. Si poteva forse avere di più e meglio? Non
era anche questo un fatto da “leggenda”? E come non
dovevano esultare nei cieli S. Francesco e S. Massimiliano, S. Chiara e S. Pio da Pietrelcina?
Sono cose ineffabili, si sa, che fanno tumultuare
il cuore di empiti senza parole, di sussulti che sembrano superare le stelle e toccare i cieli! «Rallegratevi con Gerusalemme - veniva da cantare con il profeta - esultate per essa quanti l’amate. Sfavillate di
gioia con essa voi tutti che avete partecipato al suo
lutto» (Is 66,10). E Gesù ricorda che la donna «quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più
dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un
uomo» (Gv 16,21).
È stato bellissimo, in particolare, il segno della
presenza di P. Pio da Pietrelcina in questo evento stupendo, perché il Decreto dell’erezione pontificia è
stato firmato lo stesso giorno in cui veniva firmato il
Decreto di P. Pio “venerabile”, e l’erezione dell’Istituto è avvenuta nella diocesi di Benevento, da cui dipende Pietrelcina, ed è stata fatta dall’Arcivescovo di
Benevento, che è Vescovo anche di Pietrelcina, il
paesello natale di S. Pio.
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Nel cuore di Gesù e di Maria:
«Tutti là sono nati» (Sal 86,5)
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L’Istituto è nato nel Cuore di Gesù e di Maria,
ossia è nato nell’amore del Cuore di Gesù e di Maria,
è nato nel sangue del Cuore di Gesù e di Maria.
La realtà di grazia più dolce e ineffabile del novello ramo francescano è la sua nascita dal Cuore di
Gesù e di Maria, ossia dall’intimità più profonda, dalla sorgente stessa dell’amore di Gesù Amore e della
Madre dell’Amore.
Il decreto di erezione dell’Istituto di diritto diocesano, infatti, firmato dall’Arcivescovo di Benevento,
Mons. Carlo Minchiatti, porta la data del 22 giugno
1990, giorno in cui si celebrava la solennità del Sacro
Cuore di Gesù. L’erezione effettiva dell’Istituto, invece, è avvenuta il giorno dopo, sabato 23 giugno 1990,
giorno della festa del Cuore Immacolato di Maria.
Con il salmista, il novello Istituto può esclamare:
«Il Signore scriverà nel libro dei popoli: “Là costui è
nato”. E danzando canteranno: “Sono in te tutte le
mie sorgenti”» (Sal 86,7). Nel cuore di Gesù e Maria
sono tutte le sorgenti dell’Istituto.
L’Arcivescovo di Benevento aveva messo a disposizione dell’Istituto una casa alla periferia della
città di Benevento, in contrada “La Pace”, su un colle
ricco di verde. La casa è stata dedicata all’Immacolata Regina della Pace.
Ma le condizioni della casa erano ancora quelle
di... Betlemme. Una casa senza porte né finestre, pri46
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va di pavimenti e di intonaci, senza impianti né
elettrico né idraulico. Vento e acqua entravano e
circolavano da padroni. Esultanza dello spirito, per
questo! La santa povertà era la culla del novello ramo
francescano. Era proprio un luogo da “leggenda francescana”. Come avrebbero gioito S. Francesco d’Assisi, S. Chiara e S. Massimiliano M. Kolbe!
Anche qui, all’inizio del nuovo Istituto, in questa
Casa Mariana di Benevento, si è trovata Betlemme,
come agli inizi della prima Casa Mariana a Frigento.
Sono origini evangeliche bellissime e dolcissime. Come esserne degni? Maria genera sempre a Betlemme,
Ella è sempre la «partoriente» di Betlemme (Mic 5,2).
Quella mattina del 23 giugno 1990, durante la
Messa solenne celebrata dall’Arcivescovo di Benevento, i frati facevano la nuova Professione religiosa
nelle mani dell’Arcivescovo, secondo la Regola di S.
Francesco, la Traccia mariana e le Costituzioni dell’Istituto, emettevano anche il “quarto voto” della totale
consacrazione all’Immacolata, e indossavano il nuovo abito di colore grigio-celestino, con la Medaglia
dell’Immacolata ben visibile sul petto, dalla parte del
cuore.
Alla solenne e suggestiva celebrazione, erano presenti soltanto le Suore Francescane dell’Immacolata,
puro germoglio anch’esso dell’identico carisma dei
frati, vere sorelle spirituali animate dallo stesso ideale
e dalla stessa consacrazione a Dio e all’Immacolata.
L’emozione e la gioia erano traboccanti come
mai in quel mattino allietato anche da un cielo splen47
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dente di azzurro tersissimo, che faceva pensare al
manto materno di Maria disteso su questi figli e figlie
del suo Cuore Immacolato.
Il “Magnificat” cantato dai frati e dalle suore con
voce vibrante e commossa, inaugurava il cammino
del novello Istituto a dolce richiamo del primo “Magnificat” che i due frati Fondatori avevano cantato
quel lontano 2 agosto 1970 nel Santuario della Madonna del Buon Consiglio, alla nascita della prima
Casa Mariana.
I primi trenta Frati Francescani dell’Immacolata,
seguiti dal gruppo dei novizi e dei postulanti, aprivano cosi un nuovo capitolo della “leggenda francescana dell’Immacolata”, stretti e legati al Cuore di Gesù
e Maria, perché «tutti là sono nati» (Sal 86,5).
Il “diamante” dell’Istituto
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La «perla preziosa» (Mt 13,45), il diamante del
novello Istituto è il “quarto voto” della consacrazione
illimitata all’Immacolata, chiamato d’ora in poi “Voto
mariano”.
Dalla vita e dagli scritti di S. Massimiliano questo
“quarto voto” compare come un gioiello tenuto in serbo per il futuro: «Con il passar del tempo - scriveva S.
Massimiliano - a Niepokalanow non vi saranno professioni religiose senza l’aggiunta del quarto voto».
Il tempo è passato e in questa novella famiglia religiosa dei frati e delle suore Francescani dell’Im49
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macolata si è arrivati alle professioni religiose con il
“Voto mariano” della consacrazione illimitata all’Immacolata.
Il Voto mariano caratterizza in modo specifico il
volto dell’Istituto evidenziando la dimensione mariana della spiritualità francescana nella sua configurazione teologica e nella sua dinamica apostolica.
Nella sua configurazione teologica il Voto mariano afferma in maniera decisa la grande verità della
“Missione” dell’Immacolata Madre e Mediatrice universale nel generare Gesù in ogni uomo da salvare e
santificare. Consacrarsi illimitatamente a Lei significa
lasciarsi da Lei plasmare e trasfigurare in Gesù a “somiglianza” di Lei stessa. Vivere fedelmente il voto
della totale consacrazione all’Immacolata significa diventare perfetta immagine di Gesù crocifisso e risorto, a somiglianza sublime di Colei che ha «la faccia
che a Cristo più s’assomiglia» (Dante Alighieri).
Nella sua dinamica apostolica, il Voto mariano fa
cooperare direttamente alla “Missione dell’Immacolata Mediatrice”, che è quella di «schiacciare la testa al serpente» (Gn 3,15) e di «distruggere tutte le
eresie nel mondo intero». Insieme alla sua «discendenza» (Gn 3,15; Ap 12,17), l’Immacolata è impegnata nell’«inimicizia» e nella lotta contro il nemicodel genere umano, in ogni luogo e fino alla fine dei
tempi.
In modo speciale sono “discendenza” dell’Immacolata i suoi “consacrati”, ossia coloro che l’amano senza misura e si mettono fra le sue mani, a Lei
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legati con il vincolo di un voto per essere strumenti
docili di grazia e di salvezza.
A questi frati e suore Francescani dell’Immacolata
è affidata, quindi, la stessa “Missione dell’Immacolata
Mediatrice” da sostenere e sviluppare, incrementandola
anche con tutti i mezzi leciti della tecnica e dell’arte,
della cultura e dell’industria, estendendola per tutti i
paesi e i continenti, fino agli estremi confini della terra,
ovunque ci sia un’anima da salvare.
Da quel 23 giugno 1990...
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Da quel 23 giugno 1990 i frati della “leggenda
francescana dell’Immacolata” sono chiamati e spinti
a portare l’Immacolata su tutta la terra. Manipolo di
giovani consacrati, segnati dal Voto mariano della totale appartenenza all’Immacolata come sua “cosa e
proprietà”, essi sono protesi alla conquista delle anime al Cuore di Cristo.
Limiti e difetti, fragilità e debolezza, patrimonio
comune dell’eredità adamitica, non scoraggiano né fermano la “cordata” di questi ardimentosi i quali confidano illimitatamente in Colei che è la tesoreria di ogni
grazia, Madre tenerissima verso i suoi figli e Guerriera
invincibile contro il nemico del genere umano.
All’opera, quindi, nel portare avanti la “Missione
dell’Immacolata Mediatrice”, con tutte le forze e con
tutti i mezzi leciti, instancabilmente: «Si riposerà in
Paradiso», diceva S. Massimiliano. Questi frati deb53
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bono essere pronti ad ogni sacrificio fino all’immolazione totale.
La via intrapresa, collaudata da venti anni di
cammino, si apre ora su orizzonti senza confini: sono
tanti i Paesi che attendono, i Vescovi che chiedono, le
Missioni che bussano alle porte di questi frati e suore,
da molte parti, e con urgenza.
La “leggenda” si allunga e si estende, come un
sogno a sorprese continue. Si vorrebbe contentare tutti, e correre subito nel continente asiatico, nel continente africano, nell’est europeo e nell’America Latina. Ma si è in pochi e non si può rispondere a tutte
le richieste, anche se sparpagliati in piccoli avamposti. L’Immacolata voglia moltiplicare subito le forze a
sua disposizione.
E intanto l’apostolato continua e avanza instancabile, sulle piste della pastorale parrocchiale, della pastorale dei mass-media (stampa, radio, televisione), della pastorale di testimonianza evangelica ricca di preghiera e di lavoro, di sacrificio e di letizia francescana.
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Ogni frate al posto di lavoro...
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Fervida è l’attività apostolica dei frati nella comunità. Sacerdoti e fratelli religiosi lavorano, ognuno al
suo posto, tutti cooperatori dell’Immacolata nella missione di conquista del mondo intero al Cuore di Cristo.
Due sono, agli inizi, le comunità più grandi dei
Frati Francescani dell’Immacolata: quella di Frigento
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e quella di Benevento. Comunità di formazione e
centri di apostolato, con numerosi frati impegnati
dentro e fuori, nei diversi compiti quotidiani. C’è il
frate predicatore e il frate sacrista; c’è il frate portinaio e il frate che insegna teologia; c’è il frate meccanico e il frate cuoco; c’è il frate tipografo e il frate
operatore della tivù; c’è il frate catechista e il frate artista; c’è il frate organista e il frate “tuttofare”...
La ricchezza e la varietà dei talenti servono magnificamente all’apostolato di evangelizzazione e di
formazione cristiana nelle Parrocchie e nelle famiglie, per i giovani e tra i gruppi di fedeli che hanno
buon fiuto e si fanno numerosi là dove trovano nutrimento di grazia e stimolo alla crescita spirituale.
In particolare, la crescita si è avuta anche nella
Casa Mariana “Regina della Pace” a Benevento, come è già successo a Frigento, dove il Santuario della
Madonna del Buon Consiglio è diventato meta di pellegrinaggi in crescita continua, impegnando numerosi
frati nel ministero, specie nei giorni festivi, quando il
lavoro delle Confessioni, per grazia della Madonna,
diventa quasi senza respiro.
Dalle quindici-venti persone che assistevano alla
S. Messa domenicale nel 1970, a Frigento, si è passati alle centinaia e centinaia di fedeli che ogni domenica riempiono il Santuario del Buon Consiglio.
Ogni settimana, infatti, arrivano pellegrinaggi dalla
regione campana e da altre regioni, talvolta anche dal
nord e dalle isole, e qualche pellegrinaggio viene persino dall’estero.
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Periodicamente, durante l’anno, si tenevano, nella Casa Mariana di Frigento, gli incontri dei radio
ascoltatori che costituiscono una grande famiglia di
devoti della Madonna, molto attaccati a questi frati e
a queste suore, da cui ricevono tanto bene, tanta edificazione e tanto sostegno nelle difficoltà della vita.
Il Santuario della Madonna del Buon Consiglio
rimane centro di attrazione particolarmente per la
presenza dei frati e delle suore che pregano, curano la
liturgia, assicurano il decoro al Santuario, rendono la
Casa di Dio accogliente e raccolta, luogo di incontro
con Gesù e con la Madonna, dove si ricevono grazie
abbondanti e talvolta fiorisce anche il miracolo.
«Fasciare il globo di stampe mariane»
(S. Massimiliano M. Kolbe)
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S. Massimiliano diceva di voler «fasciare il globo
di stampe mariane». Era questo il programma ardimentoso del cuore di un Santo, che è diventato eredità
dei consacrati all’Immacolata e pista di marcia dei frati
e delle suore Francescani dell’Immacolata, anche in
questo assistiti in maniera speciale dall’Immacolata.
Fa impressione, infatti, sapere che in un piccolo
paese di montagna, quale è Frigento, si trova un’Editrice mariana che ogni anno distribuisce centinaia di
migliaia di copie di libri, opuscoli, quaderni e riviste,
non solo in Italia, ma anche all’estero.
Anche questa è una notizia da “leggenda” a cui
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sarebbe difficile credere se la realtà dei fatti non fosse
sotto gli occhi di tutti.
Un frate e una suora svolgono il lavoro esclusivo
di spedizioniere dei pacchi, ogni giorno. Le richieste
di libri arrivano dall’Italia e dall’estero. È una catena
che non si interrompe mai. Sacerdoti e laici, giovani
e anziani, professionisti e operai, ragazze e mamme
di famiglia..., sono davvero in tanti a chiedere le
stampe di Casa Mariana.
Non si fa commercio delle stampe. Non si vende
nulla. Ogni stampa è “fuori commercio”. Si ricevono
e si raccolgono soltanto offerte libere per pagare le
cartiere e le tipografie. Fin dall’inizio è stato così,
con il primo libretto, e continua a essere così oggi
che c’è un catalogo di Casa Mariana con alcune centinaia di titoli di pubblicazioni grandi e piccole.
Anche frati e suore lavorano in editrice; ma
possono fare solo una parte del lavoro, perché le richieste sono tante e si è costretti a stampare tirature
altissime, soprattutto di riviste, libri e opuscoli. Qualche libro con le numerose ristampe ha ormai superato
il milione di copie. Altri libri si avvicinano al milione
di copie. Non sembra “leggenda”, questa?
Ci sono poi le traduzioni dei libri di Casa Mariana in lingue estere. Diversi testi di Casa Mariana
sono stati tradotti in inglese, spagnolo, portoghese,
francese, tedesco, tagalog, rumeno, coreano... Il libro
più tradotto e diffuso è Gesù Eucaristico Amore: si
sono avute edizioni in inglese, francese, spagnolo,
portoghese, coreano, rumeno; negli Stati Uniti questo
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libro è stato stampato in 750.000 esemplari, diffusi in
Inghilterra, Canadà, Africa, Indie... Anche in questo si
continua a scrivere la “leggenda”.
I libri, gli opuscoli, i quaderni e le riviste sono in
prevalenza di contenuto “mariano”, ma trattano anche
di altri temi quali la catechesi, la Sacra Scrittura, la
morale, la spiritualità, la liturgia, l’agiografia.
Il livello culturale dei testi è molteplice: va dal livello dell’alta speculazione e ricerca teologica, al livello di catechesi molto semplice, alla portata di tutti.
Lo stile è piano, cosicché tutti possano capire la parola di vita, soprattutto i più semplici e gli indotti.
Gli autori sono anch’essi di alta e di media levatura. Eminentissimi Cardinali e grandi teologi, mariologi e biblisti, moralisti e apologisti: il mosaico degli scrittori dona varietà e ricchezza alla produzione
della buona stampa in ogni campo della formazione
alla vita cristiana e alla vita consacrata “nella luce
dell’Immacolata”, come voleva S. Massimiliano.
Sono moltissime le lettere che arrivano in Redazione per magnificare il bene incalcolabile che si
riceve dalle stampe di Casa mariana, da parte di lettori dotti e indotti. C’è veramente da commuoversi, soprattutto perché sono lettere di gratitudine oltre che di
ammirazione.
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Si sa che era un sogno di S. Massimiliano quello
di avere una propria radiotrasmittente e televisione
per comunicare al mondo intero il messaggio della
salvezza delle anime «attraverso l’Immacolata».
Ebbene, l’Immacolta ha concesso anche questa
grazia alla Casa Mariana, che dal 1978 (8 dicembre)
ha iniziato l’apostolato via Radio, e dal 1988 (25
marzo) ha iniziato l’apostolato attraverso il canale televisivo. Ambedue le emittenti sono intestate alla
Madonna del Buon Consiglio e vengono chiamate insieme Tele Radio Buon Consiglio.
Se l’estensione dell’area di copertura della Tivù è
ridotta alla provincia di Avellino, a parte del beneventano, e in giù verso la città di Bari, l’estensione della
Radio Buon Consiglio, invece, si allarga fino a coprire la Puglia, la Campania e la Lucania, a toccare le
regioni del Lazio, del Molise, e, ultimamente, ad essere collegata “via satellite” e via Internet.
L’emittente radio trasmette 24 ore su 24, secondo
un ordine di programmi e di rubriche giornaliere e
settimanali a carattere esclusivamente religioso, senza alcuna pubblicità, e con molta preghiera.
Chi può dire i miracoli della Provvidenza nel sostenere e nel portare avanti questo apostolato via etere? È un fatto che via via sono sorti, come per incanto, i diversi ponti-radio di qua e di là, a Napoli e a Salerno, a Benevento e a Campobasso, e poi a Bari,
Foggia, Brindisi, Lecce, Potenza, Matera, ecc..., con
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antenne e dipoli a servizio della gloria di Dio e dell’Immacolata.
La “leggenda francescana dell’Immacolata” continua così, ed è vera “leggenda”, perché solo la mano
misteriosa di una “Tessitrice” sta svolgendo le trame
di questa “leggenda” che appare incredibile a chiunque voglia chiedersi come possa sostenersi una RadioTelevisione solo sulla Provvidenza, senza un centesimo a disposizione. Eppure si tratta di aver affrontato spese per centinaia di milioni! Chi ha provveduto
a tali spese?
Non si può descrivere il grande bene che la Tele
Radio Buon Consiglio sta operando nei cuori. Bisognerebbe soprattutto ascoltare le migliaia di telefonate e leggere le lettere dei radioascoltatori. Quale
mare di benedizioni e di lodi, di riconoscenza e di venerazione per i frati e per le suore di Casa Mariana da
parte del Popolo di Dio! Il popolo sta ricevendo direttamente in casa quel che sempre meno può trovare
nelle Chiese...: cosi dicono in coro unanime i fedeli.
L’indice di ascolto più alto della Tele Radio Buon
Consiglio si ha con la S. Messa del mattino e con la
recita del S. Rosario e la Benedizione eucaristica la
sera. Il conforto maggiore della Tele Radio Buon
Consiglio va alle famiglie sperdute nelle campagne,
famiglie isolate, si direbbe, da ogni consorzio umano;
va alle casalinghe, agli anziani e agli ammalati (specie durante le notti insonni).
Significativo, ad esempio, il comportamento di
una casalinga che ha comprato tre radio, e le tiene ac64
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da Siena, S. Lorenzo da Brindisi e S. Leonardo da
Porto Maurizio, tutti santi di prima grandezza, teologi
e mistici, predicatori e apostoli.
Essi hanno lasciato un’eredità preziosissima di
dottrina sul mistero di Maria, che tocca a noi accogliere e valorizzare per la gloria perenne dell’Immacolata.
Lo studio e l’approfondimento del mistero dell’Immacolata Concezione, a livello speculativo e a livello pastorale, è fondamentale per la conoscenza e
per l’amore all’Immacolata, per il culto e per la devozione all’Immacolata, fondati sulla Scrittura e sul
dogma, sul Magistero della Chiesa e sugli insegnamenti dei Santi.
S. Massimiliano esorta ad affrettarsi anche in
questo campo dell’approfondimento teologico e mistico del mistero dell’Immacolata Concezione. In effetti, - dice S. Massimiliano - si conosce ancora poco
o nulla dell’Immacolata Concezione, di questa verità
che è piena di “consolantissimi misteri”.
Lo studio, quindi, è alla base della conoscenza e
dell’amore all’Immacolata, da trasmettere agli altri
nella sua ricchezza di contenuti ineffabili che svelano
le profondità insondabili di Dio Uno e Trino, del Verbo Incarnato e della Chiesa di cui l’Immacolata è la
Madre.
Per questo si è avuta la premura di avviare l’organizzazione di Simposi mariani internazionali sia in
Italia che all’estero (Inghilterra, Portogallo,...).
Deve trattarsi di studio sapienziale, ovviamente,
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ossia di studio fatto soprattutto in ginocchio, per
ottenere grazie e lumi alla debole ragione umana, capace solo di smarrirsi di fronte al mistero. Ascesi e
studio, preghiera e studio, contemplazione e studio,
portano alla conoscenza e all’amore dell’Immacolata
sia il grande studioso che l’umile apprendista. È programma dell’Istituto erigere studi e accademie, facoltà
e biblioteche dell’Immacolata; ciò va bene ed è necessario, purché sia frutto dell’orazione e sia animato
dall’orazione incessante a Colei che è la “Sede della
sapienza”.
In particolare, la verità della “Mediazione universale delle grazie”, che tanto stava a cuore a S. Massimiliano, dovrà essere oggetto di approfondimento
speciale, insieme a quelle sui rapporti fra l’Immacolata e la SS. Trinità, fra l’Immacolata e la Chiesa, fra l’Immacolata e ogni anima.
Le Missioni e i mass-media, lo sviluppo dei popoli e le piaghe sociali che stanno devastando tanta
parte dell’umanità ad opera delle forze del male, nulla deve essere sottratto alla “luce dell’Immacolata”,
che è luce di verità e di vita da estendere su tutta la
terra, specie là dove le tenebre dell’errore dominano
e le catene del peccato schiavizzano miliardi di uomini, tutti inquieti, tutti in cerca di verità e di pace, di
amore e di felicità perenni.
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Passo dopo passo...
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La famiglia dei frati e delle suore Francescani dell’Immacolata è chiamata a muoversi e a camminare
sulle strade della terra, passo dopo passo, di luogo in
luogo, fino alla fine dei tempi, per spingere e portare
tutti gli uomini in Paradiso “attraverso l’Immacolata”.
Poiché Gesù è venuto a noi “attraverso l’Immacolata”, anche noi dobbiamo andare a Lui, il Salvatore,
per la sua stessa via, ossia “attraverso l’Immacolata”,
vivendo fedelmente la propria vocazione francescana e
incrementandone i «carismi originari in quanto doni di
Dio alla sua Chiesa», come insegna il Magistero della
Chiesa (Elementi essenziali dell’insegnamento della
Chiesa sulla vita religiosa, 11).
Ricordiamo S. Francesco d’Assisi, che nella celebre predica al popolo sul “Perdono” della Porziuncola,
disse le ardenti parole: «Vi voglio portare tutti in Paradiso!». Questa è l’ansia apostolica, è la carità soprannaturale di ogni frate e ogni suora dei Francescani dell’Immacolata: portare e donare Gesù agli uomini «attraverso l’Immacolata», aiutare, spingere, trascinare
tutti in Paradiso «attraverso l’Immacolata».
La tensione missionaria è connaturale alla vocazione dei Francescani dell’Immacolata, in forza, soprattutto, del Voto mariano di consacrazione illimitata
all’Immacolata. Di qui, la disponibilità di ogni frate e
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Su tutte le strade del mondo...
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suora a muoversi e andare là dove l’Immacolata vuole
per mezzo dell’obbedienza, portando ovunque, ad ogni
fratello, quell’amore materno, dal quale devono essere
animati tutti coloro che, associati alla missione apostolica della Chiesa, collaborano per la rigenerazione degli
«uomini» (Lumen gentium, 65).
Certo, la debolezza umana è sempre una realtà da
cui guardarsi e di cui non meravigliarsi. Rinnegare se
stessi per amore di Dio e dei fratelli è amore eroico, è
santità vera. C’è chi è più innanzi e chi è più indietro in
questo cammino di amore-sacrificio. È un fatto normale.
L’importante è non rassegnarsi o disarmarsi di fronte agli
sforzi da compiere e alle difficoltà da superare. Con la
grazia dell’Immacolata Mediatrice, con la grazia del Voto mariano si può essere in grado di progredire costantemente sulla via dell’amore-sacrificio che fa «rinunciare
a tutte le cose» (Lc 14,33), che fa «perdere se stesso»
(Mt 10,39) per il Signore, per l’Immacolata, per i fratelli
da salvare in ogni luogo dalla terra.
In tal modo, come insegna la Chiesa, «il carisma dei
fondatori (ET 11) si rivela come un’esperienza dello Spirito, trasmessa ai propri discepoli per essere da questi vissuta, custodita, approfondita e costantemente sviluppata
in sintonia con il Corpo di Cristo in perenne crescita»
(Direttive sulla formazione negli Istituti religiosi, 67).
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Chiamati da ogni parte...
Sono già molte, e troppe, le chiamate che arrivano
ai frati e alle suore Francescane dell’Immacolata perché
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accanto a qualche chiesa o santuario, dove i frati prestano il loro servizio ministeriale a beneficio di tante anime.
Anche fuori d’Italia le comunità missionarie si
moltiplicano rapidamente: sono state aperte Case Mariane in Austria, Francia, Portogallo, Inghilterra, e fuori d’Europa, oltre che nelle Filippine, in Brasile, Stati Uniti, Africa (Benin, Nigeria, Camerun), Australia,
Kazakistan, India, Argentina.
Nuovi progetti di aperture di Case Mariane si trovano sul tavolo e in esame: Terra Santa, Canadà, Indonesia, Germania, Taiwan, Singapore, Russia.
Che cosa dire di tutto ciò, considerando che è trascorso soltanto poco tempo dall’erezione dell’Istituto?
Risponde uno dei frati Fondatori: «Se si guarda alle
poche forze che si hanno, alla nullità dei mezzi a disposizione e alle molte debolezze e fragilità di ognuno di
noi, c’è solo da concludere che qui c’è qualcosa della
“follia” di cui parlano S. Paolo (1 Cor 4,10) e S. Massimiliano M. Kolbe: è la “follia” d’amore per Cristo e per
l’Immacolata. Senza questa “follia” nulla si sarebbe potuto fare di ciò che è stato fatto; con questa “follia”, invece, anche la “leggenda” diventa realtà, è storia».
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Suore in crescita ed espansione
Anche per le Suore Francescane dell’Immacolata
il cammino di crescita e di espansione è stato rapido e
sorprendente. Anche per esse, passo dopo passo, si è
costruita una realtà di vita e di opere che sanno di
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“leggenda” perché fiorita solo per l’effusione di tanta
grazia dal Cuore dell’Immacolata.
Esse sono chiamate ad essere il prolungamento e
la presenza dell’Immacolata sulla terra e devono essere le «Immacolate» fra gli uomini di ogni continente, immagini pure e radiose dell’Immacolata per illuminare gli uomini «che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte» (Lc 1,78).
Bruciate dall’ardore serafico di S. Francesco d’Assisi e consumate dalla “follia” d’amore di S. Massimiliano M. Kolbe, esse devono raggiungere l’identificazione mistica, la “transustanziazione” d’amore nell’Immacolata, come ha insegnato S. Massimiliano.
Nella misura in cui realizzano questo sublime
ideale, che è patrimonio dei frati e delle suore Francescani dell’Immacolata, esse cooperano attivamente
alla “Missione dell’Immacolata Mediatrice”, sempre
feconde con l’Immacolata nel compiere le meraviglie
della sua grazia.
Anche per esse la “leggenda francescana” va
avanti di sorpresa in sorpresa, fra difficoltà e sofferenze, con gioia e con fatica. Le vocazioni si moltiplicano nelle Isole Filippine dove esse hanno numerose case con un totale di circa duecento membri divisi tra suore, postulanti e aspiranti. Si moltiplicano
anche in Italia, dove ogni vocazione è un “miracolo”
e dove hanno aperto già tante case (più di 15), in tensione continua di crescita e fecondità soprannaturale.
Anche all’estero l’Istituto delle Suore Francescane dell’Immacolata ha aperto già diverse case del78
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re» (Ivi, p. 169) e far sì che queste “sorgenti segrete
di grazia” si moltiplichino in tutto il mondo.
La realtà di grazia delle case di contemplazione
non riguarda solo le suore, ma anche i frati i quali
hanno anche ricevuto anche essi l’inestimabile dono
di una comunità contemplativa - un Ritiro mariano aperta nel novembre 2008 in un antico e solitario
Monastero presso Amandola (AP), dopo una prima
esperienza ad experimentum presso il Convento di
Bosco ai Frati in provincia di Firenze.
I Francescani dell’Immacolata contemplativi, frati
e suore, afferma il Fondatore «fanno come Mosè che
sul monte prega con le braccia alzate. Anche le braccia
alzate dei contemplativi sostengono e danno energia
alle sorelle e ai fratelli nel portare sempre avanti l’attività della “Missione dell’Immacolata Mediatrice” sulla
terra» (Libro della Santificazione, p. 168).
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Prot. n. B. 242 – 1/94
DECRETO
L’Istituto religioso dei Frati Francescani dell’Immacolata, la cui Casa Generalizia si trova nell’Arcidiocesi di Benevento, fondato da Padre Stefano Maria Manelli e Padre Gabriele Maria Pellettieri, fu eretto in Istituto religioso di diritto diocesano il 22 giugno 1990, solennità del Sacro Cuore di Gesù.
I Frati Francescani dell’Immacolata si propongono
di realizzare la propria santificazione e la salvezza dei
fratelli per mezzo dell’Immacolata, cercando, in modo
particolare, di organizzare, guidare e diffondere il movimento “Missione dell’Immacolata Mediatrice”, secondo
gli insegnamenti e gli esempi di San Massimiliano Maria
Kolbe; di promuovere gli studi sul mistero di Maria ed
incrementare il culto e la devozione all’Immacolata.
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Essendo l’Istituto cresciuto e sparso in varie diocesi,
Sua Eccellenza Mons. Serafino Sprovieri, Arcivescovo di
Benevento, sostenuto anche dalle lettere commendatizie
degli altri Vescovi diocesani interessati, ha rivolto supplici preghiere perché detto Istituto fosse costituito come
Istituto religioso di diritto pontificio.
Sua Santità Papa Giovanni Paolo II, udito il parere
favorevole della Congregazione per gli Istituti di vita
consacrata e le Società di vita apostolica, si degnò di da-
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religiosi anche per le Suore, come già per i Frati. Anche per le Suore Francescane dell’Immacolata, quindi, il Voto mariano è il voto posto in capite alla loro
forma di vita serafica, così come S. Maria degli Angeli è posta in capite all’esperienza serafica della vita
evangelica e missionaria. Con altra immagine e analogia, volendo, si può dire che come la Porziuncola,
emblematicamente, è stata il grembo mariano del
francescanesimo, così il Voto mariano si assimila alla
Porziuncola e costituisce, potrebbe dirsi, la Porziuncola tutta mariana dei Francescani dell’Immacolata,
frati e suore, frutti genuini di quel «Grembo dell’Immacolata» sempre così prezioso e fecondo.
Ancora i Rosari in azione…
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Anche per le Suore, ovviamente, c’era da attendersi che dovessero passare diversi anni prima di poter ottenere l’erezione di diritto pontificio. Se i Frati
Francescani dell’Immacolata, infatti, erano nati come
istituto religioso di diritto diocesano nel 1990, le Suore, invece, erano nate tre anni dopo, il 2 agosto del
1993. L’attesa fino al 2000 e oltre, quindi, era ritenuta
d’obbligo, secondo quell’esigenza di avere almeno un
decennio di esperienza di vita religiosa nel diritto diocesano.
Ma, sull’esempio dei frati, anche le suore decisero subito di mettere in atto la crociata delle corone del
Rosario con le Novene del B. Bartolo Longo alla Ma95
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donna di Pompei. Se i frati erano riusciti ad ottenere
il riconoscimento pontificio dopo soli sette anni di diritto diocesano, chissà che ad esse non poteva capitare di riuscire ad ottenerlo in meno di sette anni…
Certo, l’impresa si presentava davvero ardua, anch’essa da leggenda…
Ad aprile 1998 le suore organizzavano, quindi, la
crociata dei Rosari con le Novene alla Regina del S.
Rosario di Pompei. Erano in molte suore. Difficile
precisarne il numero. Forse cinquanta, o più ancora.
Tutte nutrivano la speranza del miracolo dei Rosari,
nonostante la posizione di chiusura ermetica da parte
della CRIS, da cui arrivavano soltanto segnali di lunga attesa. La marcia dei Rosari tuttavia continuava tenace e senza scoraggiamenti: aprile, maggio, giugno,
luglio, agosto, settembre, ottobre 1998… A questo
punto si era già superata la somma di 20.000 Rosari.
E qui avvenne la leggenda del miracolo!
Dedicazione della Basilica Lateranense
9 novembre 1998: Erezione pontificia
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La notizia del decreto di erezione pontificia ha
fatto andare in tilt tutte le fibre del cuore delle suore
(e dei frati)… Impossibile esultare senza lacrime…
La commozione immediata toglieva la parola, costringeva a balbettare… o a gridare!… La notizia era
davvero una cascata di grazie troppo violenta. E il
miracolo dei Rosari, ancora una volta!… Come per i
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frati, e più che ai frati, perché l’erezione pontificia
delle suore è arrivata dopo soli 5 anni di diritto diocesano. «Madre Santissima, Immacolata e Regina del
Rosario, grazie!».
Significativo è stato il particolare della data del
decreto, 9 novembre, giorno della Dedicazione della
Basilica Lateranense, la Basilica del Papa, Vescovo di
Roma, la Basilica Caput et Mater di tutte le Chiese
cattoliche nel mondo. Proprio in questo giorno viene
alla mente il ricordo del celebre episodio della vita di
S. Francesco d’Assisi, in cui il papa Innocenzo III,
incerto se approvare la forma di vita del Poverello di
Assisi, vide in visione proprio S. Francesco, piccolo
uomo, che sosteneva sulle sue spalle la Basilica Lateranense tutta cadente. Comprese allora il Papa che la
vita serafica di S. Francesco e dei suoi frati sarebbe
stata sostegno e salvezza della Chiesa, e quindi ne approvò la Regola e lo benedisse.
Ebbene, così sia anche di questo ramo novello
della vita serafica femminile. Anche queste suore sono chiamate ad essere, con la loro vita, sostegno e
salvezza della Chiesa. Possa davvero il Sommo Pontefice poggiarsi su di loro, fidarsi sempre di loro, trovando in esse conforto e sostegno sicuro, specialmente nei momenti di lotta e di travaglio. Un particolare
significato, in questo senso, è legato al ricordo di ciò
che successe, qualche anno fa, in un incontro delle
Suore Francescane dell’Immacolata con il papa Giovanni Paolo II a Castelgandolfo. Al momento in cui si
metteva nel gruppo delle suore per la foto, il Papa in97
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ogni luogo e di ogni tempo. L’Immacolata che incarna Gesù in se stessa e che genera Gesù nei cuori: ecco l’ideale che deve incarnarsi in ogni frate e suora
francescana dell’Immacolata.
Essere presenza dell’Immacolata e operare come
l’Immacolata, però, vuol dire trasformarsi e “transustanziarsi” in Lei, realizzando cosi la suprema e più
sublime “conformità” a Gesù, l’identificazione con
Lui al vertice di ogni vertice.
Essere presenza dell’Immacolata: significa imitare Colei che è la «piena di grazia» (Lc 1,28), «candore di luce eterna» (Sap 7,26), ostia consacrata di
Gesù, vergine sempre intatta, umilissima, povera e
obbediente, mite e generosa, materna e tenerissima,
tutta preghiera e sacrificio: è questo il modello della
perfezione ultima della persona umana.
Operare come l’Immacolata: come Lei, tutta soprannaturale e celestiale, «nascosta con Cristo in
Dio» (Col 3,3), protesa costantemente a Dio, Genitrice di Cristo per gli uomini, cooperatrice di Cristo
nell’immolazione che salva, sollecita nel soccorrere
(a S. Elisabetta), attenta ai bisogni altrui (a Cana),
sempre presente nel sacrificio (sul Calvario): le parole più belle non possono dare che una pallida idea
della realtà sublime del suo operare materno e salvifico.
Frati e suore, poveri e fragili, ma trasfigurati nell’Immacolata per ritrovarsi «conformi» a Gesù (Rm
8,29) con la stessa «faccia che a Cristo più s’assomiglia» (Dante, Par. 33), per ritrovarsi perfettamente
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Conclusione
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Questa grande famiglia francescana, scaturita dal
Cuore dell’Immacolata e coadunata sotto il suo materno manto, compaginata e guidata sapientemente
dal padre Fondatore, unisce armonicamente in sé l’azione e la contemplazione, la preghiera più alta e l’attività apostolica e missionaria più alacre a intensa,
nonché il contribuito insostituibile di numerosi laici,
e così costituita, sotto lo stendardo candido dell’Immacolata Mediatrice, porta avanti una missione universale di salvezza.
La “leggenda francescana dell’Immacolata” possa scrivere le sue pagine più gloriose con questi frati,
suore e laici, deboli e fragili, sì, ma segnati dalla “follia” dell’amore all’Immacolata, da glorificare con tutte le forze, a cui portare l’umanità intera perché si ritrovi tutta nel Cuore di Gesù.
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I nostri Santi profeti...
Terreno, radici, frutti
Un Concilio bussa
S. Francesco e S. Massimiliano M. Kolbe
S. Maria degli Angeli e Niepokalanow
Bisogna seguire i “Profeti”
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Sui passi dei Profeti...
Da quell’anno 1965...
... al 24 dicembre 1969...
... al 2 agosto 1970: S. Maria degli Angeli!
Dalle quattro del mattino...
Vocazioni, vocazioni, vocazioni...
Il granello di senapa...
Le Suore: un grappolo di Angeli
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Presentazione
Prefazione
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INDICE
Il cammino di un carisma novello
«Per decisione del Santo Padre»
Nel Cuore di Gesù e di Maria:
«Tutti là sono nati» (Sal 86,5)
Il “diamante” dell’Istituto
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L’Immacolata a tutti
La Missione dell’Immacolata
Mediatrice (MIM)
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Indice
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Frati, suore, frati, suore...
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