Associazione Bresciana Artrite Reumatoide LES Gruppo Italiano per la lotta contro il Lupus Eritematoso Sistemico ABAR-LES 2009 Relazione di Gianantonio Galanti Presidente A.B.A.R. C 3 ari amici dell’ABAR, in questa assemblea generale lancio un accorato appello. Vorrei relazionare l’attività svolta nell’anno appena passato, ma preferisco fare appello alla vostra sensibilità, alla vostra disponibilità e lasciare il sunto delle attività svolte all’amica Stefania. Nella relazione relativa all’anno 2007, sottolineai l’importanza di elaborare l’identità dell’associazione come Gruppo di autoaiuto teso al reciproco sostegno in ogni sua forma fra malati, per uscire dall’isolamento che risulta una delle motivazioni che maggiormente grava sullo stato di salute di noi malati reumatici. In quella occasione dissi che la consapevolezza di appartenere ad un gruppo qualora fosse coeso e solido, sarebbe già di per sé terapeutico. Fatta questa affermazione ritengo doveroso risottolineare che credere nella associazione è di essenziale importanza. Per tendere e arrivare al Gruppo di autentico autoaiuto dobbiamo: T Avere consapevolezza e responsabilità del ruolo che ognuno di noi occupa; infatti non vorrei che l’assunzione del ruolo in termini di volontariato portasse con sé l’equivoco che la gestione del ruolo stesso si incrini quanto a responsabilità e precisione accurata. T Avere concertazione di intenti e di interventi; infatti per raggiungere gli scopi prefissati e gli obiettivi predeterminati, è necessaria la concertazione come ingrediente per migliorare le condizioni sanitarie del malato sia sul piano fisico sia sul piano psicosociale. T Agire con solidarietà tra gli associati; alla concertazione è strettamente connessa la solidarietà; non può infatti divenire solida una realtà non ancora raggiunta. La parola solidarietà, termine usato e abusato nei gruppi di volontariato, va al contrario chiarita e semantizzata (cioè valutata nel suo significato Relazione di Gianantonio Galanti etimologico), perché in essa è contenuto il concetto di concertazione. T Umiltà: è virtù e quindi strettamente connessa al singolo pertanto fa parte di ogni persona (quindi non programmabile); rimane comunque condizione “virtuosa” alla possibilità di pensare alla sofferenza altrui oltre alla propria. Dopo aver ricordato i punti che ritengo essenziali alla vitalità del gruppo, passo ad una brevissima analisi dell’accaduto. In questi due anni di mia responsabilità nell’ABAR non ho purtroppo rilevato i presupposti per ottenere in modo significativo quanto mi aspettassi e quindi giungere all’obiettivo che ci eravamo proposti. Con ciò non voglio dire che poco o nulla è stato fatto, anzi, ma che c’è ancora da verificare la distanza che ci separa dall’identità dell’istituzione, cioè gruppo di autoaiuto. Gli strumenti essenziali per tendere al gruppo coeso e solido sono l’aggregazione dei soci, la socializzazione, i momenti di evasione. In parecchie occasioni ho constatato che questo obiettivo ritenuto da noi essenziale, non ha dato risultati poi così importanti e quindi il nostro intervento va rivisto e adeguato alle nuove esigenze del malato. Questo è un primo passo, o uno dei modi per raggiungere l’obiettivo che più volte ho ricordato: Gruppo di Autoaiuto. Faccio una constatazione che alcuni esperti in materia hanno evidenziato e sottolineato: oggi dove le risorse concrete abbondano, vi è molta più insicurezza di quando ce ne erano di meno (vedi dopoguerra). Quindi le risorse abbondanti non hanno raggiunto l’obiettivo della sicurezza. Rimando agli esperti questo tipo di domanda che io mi sono trovato a pormi. Non potrebbe esser forse la ricerca spasmodica della sicurezza che l’insuccesso di questa ricerca genera in noi ansia, disagio e quindi dolore? Ed ora, a conclusione, ritorniamo all’appello che all’inizio ho lanciato: mi rivolgo a voi soci dell’Abar, ma soprattutto in prima istanza a quanti sono qui con me oggi e che condividono i punti sopra esposti. Si tratterebbe di offrire la propria adesione e se possibile la propria disponibilità per raggiungere l’obiettivo dell’Associazione. 4 Le attività e gli incontri dell’anno 2008 a cura di Stefania Scarsi 12 gennaio 2008 - Convegno a Bolzano A Bolzano si è svolto presso il Centro Congressi un convegno i cui argomenti miravano a sollecitare e a migliorare il rapporto tra medico e paziente; il tutto finalizzato ad aiutare il malato cronico a convivere con la malattia e ad accettare la terapia. Un ulteriore aspetto positivo dell’incontro ha riguardato l’ampio spazio dedicato al dibattito dei partecipanti con gli specialisti. 12 marzo 2008 - Convegno a Trento A Trento presso la sala della Cooperazione si è svolto il convegno su “La relazione di cura Medico e malato tra tecnica e nuovo Umanesimo”. Notevole l’affluenza dei malati e interessanti le relazioni dei medici, i quali, ancora una volta, hanno dato ampio spazio alle domande dei malati. 12 aprile 2008 - Visita turistica a Mantova L’associazione ha organizzato la gita a Mantova per far vivere un momento di aggregazione ai soci attraverso la visita dei più significativi monumenti della città; l’affluenza non è però stata numerosa. 19/20 aprile 2008 - Meeting AIRA (Associazione Italiana Reum Amici) 5 Si è svolto a Rimini un importante incontro al quale hanno partecipato il Dottor Gorla, il Dottor Garbagnoli e un noto studioso francese, il Prof. Roudier, pronto a condividere con i partecipanti i suoi studi e i risultati ottenuti. Due giornate intense, con importanti interventi e discussioni, durante le quali si è voluto sottolineare anche le aspettative della vita associativa. Le attività e gli incontri dell’anno 2008 17 maggio 2008 - Assemblea annuale ABAR-LES Presso l’Aula Montini degli Spedali Civili di Brescia si è svolta la consueta assemblea annuale. L’associazione ha premiato due neodottoresse, Anna Frigè e Mara Taraborelli, che hanno svolto la tesi di laurea su argomenti di immunoreumatologia. Sono intervenuti inoltre medici specialisti che hanno presentato e discusso lavori sulla Fibromialgia (vedi opuscolo 2008). 3 giugno 2008 - Incontro a Prevalle La comunità di Prevalle ha organizzato presso la sala consiliare del Comune un incontro sul tema ”Le malattie reumatiche”. L’obiettivo era di sensibilizzare e informare i medici di famiglia. Notevole l’affluenza dei cittadini ma scarsa la partecipazione dei medici di famiglia. 27 settembre 2008 - Gita a Pavia La visita alla città di Pavia aveva lo scopo, come quella a Mantova, di far trascorrere ai soci un po’ di tempo in compagnia attraverso momenti anche di incontri culturali. Purtroppo ancora una volta la partecipazione è stata modesta e non conforme alle aspettative degli organizzatori. 4 ottobre 2008 - Convegno a Milano Si è svolto presso l’Ospedale Sacco di Milano un convegno sulla Fibromialgia. Sono stati affrontati temi quali le caratteristiche della malattia, i sintomi che la determinano e le terapie da adottare dopo la diagnosi. Elementi significativi emersi sono l’importanza della attività fisica dolce e dell’adesione ad associazioni di persone con gli stessi problemi. 11-12 ottobre 2008 - Giornata del Malato Reumatico Con l’offerta del Fiore viola, simbolo del LES, a Brescia, Sarezzo, Flero ed Ospitaletto, si è cercato di informare e sensibilizzare il pubblico sulle problematiche dei malati del sistema immunitario. 6 Le attività e gli incontri dell’anno 2008 30 novembre 2008 - Casoncellata Presso il Santuario Madonna dell’Avello (Cerezzate-Ome) si è svolto un pranzo – aperto dai casoncelli alla bresciana – tra gli associati ABAR e alcuni medici del servizio di Immunologia. La partecipazione è stata numerosa. Durante la giornata sono stati distribuiti i biglietti della lotteria indetta per finanziare un progetto di medicina complementare da tempo programmato. 13 dicembre 2008 - Concerto Natalizio Nell’Aula Montini degli Spedali Civili di Brescia gli associati si sono riuniti per scambiarsi gli auguri natalizi. È stato invitato il chitarrista Giulio Tampalini, il quale ha tenuto un apprezzatissimo concerto sul tema “Sei corde dell’anima” con brani di vari autori classici e contemporanei, preceduti da una accurata e brillante presentazione del Maestro. 20 Dicembre 2008 - Incontro Medici-Pazienti Nell’Aula Magna degli Spedali Civili di Brescia si è tenuto il consueto scambio di auguri di Natale tra pazienti, medici e collaboratori del Servizio di Immunologia. Il Prof. Roberto Cattaneo, direttore del Servizio, ha informato i presenti sui progressi in campo medico e farmacologico relativamente alle malattie reumatiche. Soddisfacente l’affluenza degli associati e la presenza del corpo medico. 7 Un saluto dal Gruppo LES di Brescia a cura di Franco Frati D opo un anno trascorso all’insegna dell’impegno costante e ricco di appuntamenti importanti, sia di carattere medico-scientifico, sia conviviali e di evasione, che ci hanno visto protagonisti ovunque, il bilancio dell’attività associativa si presenta positivo, anche per la numerosa e attenta presenza alle riunioni mensili degli associati, pronti al dibattito e a proporre nuove iniziative. La giornata del Fiore viola, a ottobre, quest’anno è stata grandiosa, considerando che la nostra città è stata l’unica ad avere ospitato l’evento in quattro piazze: Brescia, Flero, Ospitaletto e Sarezzo. Nonostante siano anni che proponiamo la manifestazione, la sensibilità dei bresciani è sempre tangibile. Tuttavia lamentiamo ancora l’esiguo numero di persone del gruppo LES disponibili a collaborare alle riunioni mensili. Capisco perfettamente le difficoltà di chi è malato, ma forse con un po’ di buona volontà e il coinvolgimento di altre persone interessate – amici, famigliari – si garantirebbe maggior presenza alle attività associative. Noi, anche se siamo pochi e incontriamo spesso difficoltà di varia natura (lavoro, orari, impegni, malattia) continuiamo nel nostro lavoro di volontariato perché vogliamo garantire il nostro impegno all’interno della associazione. Con il presidente dell’ABAR, si pensava di organizzare una giornata per i malati di LES, associati e non, dal titolo “Il LES ieri, oggi e domani” in cui confrontarsi e discutere dei vari problemi, valutando insieme cosa è successo in questi anni e cosa ci aspettiamo per il futuro, grazie anche alle nuove terapie. Ultimamente, sono emerse alcune richieste: avere la possibilità di parlare fra gli associati, anche telefonicamente o tramite internet, quando si sente la necessità di sfogarsi con qualcuno, di chiedere consigli di vario genere. 8 Un saluto dal Gruppo LES di Brescia Come responsabile del gruppo LES di Brescia, propongo di organizzare anche noi come altrove riunioni tri o quadrimestrali, alla presenza di un medico che garantisca risposte adeguate alle domande specifiche sulla nostra patologia. Concludo invitando come sempre tutti a partecipare attivamente e a considerare che quello che facciamo, oltre che per noi, è a favore di chi a noi si affida e che spera di trovare un aiuto a superare quanto meno la solitudine. 9 Considerazioni attuali per la cura dell’artrite reumatoide Dr. Roberto Gorla * N Introduzione onostante non sia ancora nota la causa scatenante1 l’Artrite Reumatoide (AR), nel corso degli anni ’90 è stato definitivamente dimostrato che l’infiammazione cronica è determinata ed alimentata dalla rottura dell’equilibrio fisiologico tra proteine pro-infiammatorie (che alimentano l’infiammazione) e anti-infiammatorie (che inibiscono l’infiammazione). Queste proteine, dette citochine, sono prodotte da alcuni tipi di globuli bianchi (linfociti e macrofagi) e sono necessarie, in condizioni normali, per l’integrità della risposta immunitaria a svariati insulti ambientali (ad esempio le infezioni). L’infiammazione rappresenta infatti un importante meccanismo di difesa dell’organismo, ma è necessario che essa venga limitata nel tempo, una volta superata l’aggressione ambientale, per non danneggiare il medesimo organismo. La natura ha predisposto un sofisticato sistema di cellule, proteine e recettori che funzionano all’equilibrio. Infatti, all’incremento fisiologico delle proteine infiammatorie, corrisponde un incremento di recettori solubili e proteine anti-infiammatorie che, nel volgere di breve tempo, ripristinano l’equilibrio del sistema. L’artrite Reumatoide è determinata dalla rottura di questo equilibrio e nelle sedi articolari permangono cronicamente elevati e prevalenti le cellule e le proteine pro-infiammatorie. Ciò determina dolore, tumefazione e rigidità articolare. Nella maggior parte dei malati il decorso della artrite (non curata) conduce ad alterazioni invalidanti delle articolazioni con notevole riduzione della qualità della vita. L’infiammazione cronica inoltre induce un precoce invecchiamento delle arterie (aterosclerosi) per cui è stato osservato che infarti del miocardio e ictus cerebrali possono verificarsi in età precoce nei malati di AR rispetto alla popolazione generale. Infine è dimostrato 10 Considerazioni attuali per la cura dell’artrite reumatoide che l’Artrite Reumatoide provoca elevati costi alla società per le cure (ricoveri, visite, farmaci, contributi di invalidità) e per la perdita di giornate lavorative e abbandoni del posto di lavoro2. A questi vanno sommati i costi che i malati e le loro famiglie devono sostenere per l’aiuto a loro necessario. I costi aumentano con l’aumentare della disabilità che, in genere, interviene nelle fasi più evolute della malattia. È stato però osservato che è possibile cambiare il decorso della malattia e prevenire, o quantomeno ritardare, l’evoluzione verso l’invalidità. La opportunità di bloccare questa malattia distruttiva è dipendente dalla diagnosi precoce e dalla impostazione di una corretta terapia con farmaci anti-reumatici fin dalle prime fasi della AR. Affinché ciò sia realizzabile devono essere coinvolti i Medici di Medicina Generale e gli Specialisti, per definire un percorso diagnostico-terapeutico. All’esordio dell’artrite il malato lamenta dolore e tumefazione articolare. Per questo motivo, nella maggior parte dei casi, si rivolge al proprio Medico di Medicina Generale che ha l’importante compito di sospettare la malattia e di inviare tempestivamente il malato allo specialista. Quest’ultimo avrà il compito, applicando il ragionamento diagnostico differenziale, di giungere alla diagnosi, determinare l’aggressività della malattia sulla base di fattori prognostici, informare il malato e proporre la terapia anti-reumatica. Entrambi i medici avranno cura di sorvegliare l’evoluzione della malattia e i potenziali effetti tossici dei farmaci, collaborando in stretta integrazione, nel rispetto dei reciproci ruoli. Farmaci vecchi e nuovi per una strategia terapeutica vincente 11 I farmaci anti-reumatici (elencati in tabella 1) fino ad oggi utilizzati per la cura dell’Artrite Reumatoide possono, se impiegati precocemente, – entro sei mesi dall’esordio dei sintomi – modificare il decorso della malattia ed efficacemente contrastare l’evoluzione verso l’invalidità. Sono questi i farmaci su cui si basa l’intervento terapeutico precoce e, nonostante l’avvento dei nuovi farmaci biologici, mantengono immutata la loro preminente posizione nelle strategie terapeutiche anti-reumatiche. Considerazioni attuali per la cura dell’artrite reumatoide Tabella 1. Farmaci per la cura dell’Artrite Reumatoide Farmaci attivi sui sintomi Farmaci anti-reumatici Farmaci biologici Anti-infiammatori non steroidei Leflunomide (Arava) Etanercept (Enbrel) Cortisonici a basso dosaggio Methotrexate Ciclosporina (Sandimmun Neoral) Sulfasalazina (Salazopyrin) Idrossiclorochina (Plaquenil) Sali d’oro (Fosfocrisolo) Infliximab (Remicade) Anakinra (Kineret) Adalimumab (Humira) Rituximab (Mabthera) Abatacept (Orencia) Tocilizumab (RoActemra) I farmaci attivi solo sui sintomi (cortisone e anti-infiammatori non steroidei) non impediscono che il danno articolare proceda e quindi non vanno impiegati da soli. L’obiettivo principale della terapia precoce è l’induzione della remissione veloce (entro 3-4 mesi) e completa dei sintomi (dolore, rigidità articolare, stanchezza), dei segni (tumefazione delle articolazioni) e dei parametri laboratoristici di infiammazione (VES e PCR). È quindi necessario uno stretto monitoraggio del malato, con frequenti visite specialistiche, al fine di “misurare” il grado della risposta alla terapia. Tra questi parametri la valutazione nel tempo dell’anatomia articolare, mediante l’esecuzione di radiografie ed ecografie, riveste particolare importanza. Nel caso di mancata o incompleta risposta alla terapia con farmaci anti-reumatici tradizionali, anche assunti in associazione tra loro, è possibile impiegare i farmaci biologici, soprattutto nei casi in cui è prevedibile una evoluzione sfavorevole. Questi farmaci rappresentano la grande novità terapeutica degli ultimi 10 anni e derivano dalla sintesi in laboratorio (e produzione su vasta scala) di anticorpi e recettori in grado di mimare la normale funzione delle proteine naturali anti-infiammatorie e, per 12 Considerazioni attuali per la cura dell’artrite reumatoide questo motivo, sono stati definiti farmaci biologici. I primi farmaci biologici (anti-TNF) si sono dimostrati in grado, in tempi molto brevi rispetto ai farmaci tradizionali, di indurre un soddisfacente controllo dell’artrite e dell’evoluzione del danno erosivo articolare in un elevato numero di malati in cui si è osservato fallimento dei medesimi farmaci anti-reumatici. Spesso questi ultimi (prevalentemente il Methotrexate) vengono mantenuti associati ai farmaci biologici per potenziarne l’azione o per prevenire il calo di efficacia nel tempo. Se la remissione viene raggiunta nelle fasi precoci della malattia reumatoide, è stato dimostrato che è possibile giungere alla sospensione dei farmaci biologici. I farmaci biologici: il profilo di sicurezza 13 Le linee guida di impiego dei farmaci biologici anti-TNF3 sottolineano l’importanza di ricercare la tubercolosi latente e di eradicarla; di evitarne l’impiego in soggetti con malattie demielinizzanti del sistema nervoso centrale, in soggetti con scompenso cardiaco evoluto e in pazienti con neoplasie maligne pregresse o in atto. Va inoltre posta particolare attenzione nell’impiego in soggetti con infezioni virali croniche (virus B dell’epatite). Ad oggi sono stati curati con i farmaci biologici migliaia di malati ed è quindi noto il loro profilo di tollerabilità nel breve/medio periodo. Le infezioni, sostenute dalla depressione della risposta del sistema immunitario, cui è anche legata l’efficacia terapeutica, si sono dimostrate essere l’effetto collaterale più frequente. Si tratta nella maggior parte dei casi di infezioni non gravi, trattabili e risolvibili con antibiotici. La più temibile, tra le infezioni osservate, si è dimostrata quella tubercolare, in soggetti con tubercolosi latente, ma misconosciuta, prima della terapia con biologici. I farmaci biologici anti-TNF determinano la lisi (dissolvimento) del granuloma che tiene murato il micobatterio tubercolare, con conseguente ripresa dell’infezione, nei soggetti con infezione latente. L’accurata ricerca, (mediante radiografia del torace ed esecuzione della intradermo-reazione di Mantoux) della infezione latente prima dell’inizio della cura e dell’eventuale profilassi con farmaci anti-tubercolari dove sia presente Considerazioni attuali per la cura dell’artrite reumatoide l’infezione nascosta, ha permesso di minimizzare il rischio di riaccensioni tubercolari. I farmaci anti-TNF possono essere utilizzati nei soggetti con infezione da virus C dell’epatite, ma vi sono raccomandazioni di cautela in quelli con infezione cronica o latente da virus B dell’epatite. In questi casi viene consigliata una terapia anti-virale concomitante. Un altro possibile effetto collaterale è rappresentato dalle reazioni di intolleranza durante le infusioni dei farmaci biologici. Arrossamento, prurito e gonfiore nella sede della infusione sottocute e crisi vasomotorie (anche anafilattiche) durante le somministrazioni endovena sono state osservate e rappresentano motivo di sospensione della terapia in un limitato numero di casi. Nei soggetti che assumono farmaci biologici è stata osservata la comparsa nel siero di auto-anticorpi (ANA e Anti-DNA) in bassa concentrazione che non hanno determinato però l’emergenza di sintomi riferibili a malattia autoimmune sistemica. Nonostante il periodo di esposizione a questi farmaci non sia molto lungo, non si è rilevato una maggiore incidenza di tumori nei soggetti trattati, rispetto ai soggetti con AR non curati con farmaci biologici. Considerata tuttavia l’importanza di questo aspetto, un attento monitoraggio anti-tumorale si impone nella pratica terapeutica con questi farmaci, i quali possono essere utilizzati fino alla diagnosi di gravidanza, quindi sospesi, nonostante non sembrino determinare malformazioni fetali. Nei soggetti anziani (età > 65 anni) i farmaci biologici anti-TNF sono molto efficaci, ma determinano un maggiore rischio di infezioni, specie se associati a maggiori dosaggi di cortisonici. L’armamentario terapeutico a disposizione del reumatologo si è arricchito negli ultimi anni di altri farmaci biologici (e molti altri sono in studio) che permettono di curare anche i pazienti in cui gli anti-TNF si siano dimostrati inefficaci o abbiano determinato intolleranza. Il vero problema: il costo della terapia con farmaci biologici Un problema a parte è rappresentato dai costi elevati di queste terapie, problema che ha imposto, al momento del loro in- 14 Considerazioni attuali per la cura dell’artrite reumatoide gresso nel prontuario terapeutico, la creazione di un apposito Registro Osservazionale del Ministero della Salute in collaborazione con la Società Italiana di Reumatologia (Studio ANTARES). Questo studio è finalizzato alla valutazione dei costi, della sicurezza di impiego e, in definitiva, alla individuazione del malato “candidato ideale” a queste terapie. Per questo motivo sono stati individuati Centri di Riferimento in ogni Regione per la gestione di questi malati e la trasmissione dei dati al Ministero. È intuibile che questi potenti farmaci dovrebbero essere impiegati, oltre che nei malati con AR evoluta, attiva e resistente alle terapie convenzionali, nelle prime fasi della malattia al fine di evitare l’evoluzione verso l’invalidità e determinare quindi un risparmio futuro di risorse economiche. I farmaci biologici trovano indicazione di impiego anche in altre malattie reumatiche infiammatorie croniche. In particolare si sono dimostrati capaci di ridurre l’attività e l’evoluzione della Spondilite Anchilosante e dell’Artrite Psoriasica. Il nostro Centro, unitamente ai Centri di Reumatologia del Policlinico di Pavia, Milano Ospedale Sacco e Milano Istituto Ortopedico G. Pini, ha contribuito alla creazione del Registro più grande d’Italia. Oltre 1.100 malati di AR evoluta e resistente ai farmaci convenzionali, esposti ai biologici anti-TNF, sono stati seguiti per oltre 3 anni. Una soddisfacente riduzione dei sintomi e dei segni di malattia è stata ottenuta in oltre il 70% dei pazienti. Gli effetti indesiderati rilevati garantisco un buon profilo di sicurezza, confermando quanto già noto sopratutto riguardo alle infezioni. Non solo farmaci per la cura dell’artrite 15 Il malato cui viene posta la diagnosi di AR ha oggi maggiori possibilità, rispetto al passato, di soffrire meno dolore e limitazione funzionale, soprattutto se la diagnosi e la terapia sono precoci. È stato dimostrato che spesso è il malato medesimo a ritardare l’inizio della terapia. Ciò è motivato dalla ricerca di conferme diagnostiche e di approcci terapeutici non convenzionali. I media e internet offrono oggi una pletora di informazioni che spesso non sono scientificamente provate o, peggio, ingannevoli. Per tali Considerazioni attuali per la cura dell’artrite reumatoide motivi i reumatologi stanno attuando uno sforzo finalizzato a una corretta informazione dei malati e dell’opinione pubblica. Al momento della diagnosi il medico ha il compito gravoso di informare, senza inutili allarmismi, il paziente e di educarlo ad una serena convivenza con la malattia e, soprattutto, con la terapia che dovrà essere a lungo proseguita. Il malato deve essere seguito nel tempo da medici che dimostrino disponibilità all’ascolto dei suoi problemi e deve poter discutere le migliori opzioni terapeutiche e le eventuali alternative in caso di mal tolleranza dei farmaci. Il malato può inoltre essere istruito alla interpretazione degli esami routinari imposti dall’impiego di farmaci: ciò può far risparmiare tempo in coda dal proprio medico di famiglia. Il malato che ha disturbi del sonno o sintomi psicodepressivi ha una percezione amplificata del dolore e della stanchezza. È quindi imperativo un supporto medico per favorire un sonno riposato e affrontare e combattere la depressione. A tal fine anche il consiglio alla partecipazione attiva nella associazione di volontariato può contribuire, attraverso l’aumento dell’autostima, a ridurre la solitudine e la depressione. Infine non va mai trascurato il ruolo fondamentale dell’esercizio fisico che può controbilanciare, unitamente a norme dietetiche finalizzate al controllo del peso corporeo, l’impoverimento della capacità funzionale che ogni malattia reumatica può determinare. Per le forme di artrite più evoluta, là dove si sia istaurato un danno anatomico articolare, diviene necessario il parere specialistico dell’ortopedico e/o del fisiatra. È auspicabile che il malato possa essere accompagnato in questi percorsi dal proprio reumatologo che possa discutere con gli altri specialisti le migliori opzioni terapeutiche, compatibili con i farmaci in uso e con il grado di attività dell’artrite. Per questo è operativo nel nostro Ospedale un ambulatorio multidisciplinare ortopedico, fisiatrico, reumatologico (ORF) che ad oggi ha portato alla valutazione di oltre 300 malati. Conclusioni L’Artrite Reumatoide è una malattia cronica che può evolvere, in numerosi pazienti, in importante disabilità, riduzione della 16 Considerazioni attuali per la cura dell’artrite reumatoide qualità e quantità di vita e in progressivo incremento di costi economici, correlati al grado di evoluzione. È stato dimostrato che un intervento specialistico terapeutico precoce, con farmaci anti-reumatici, è in grado di arrestare, o quantomeno rallentare, questa evoluzione distruttiva articolare invalidante e di ripristinare qualità e quantità attesa di vita. Questa opportunità si basa sulla diagnosi precoce. È necessario quindi un programma di informazione alla popolazione e una stretta integrazione del Medico di Medicina Generale, che per primo valuta il malato con esordio di artrite, con lo specialista che proporrà e gestirà la terapia. Nonostante il tentativo di induzione di una stabile remissione all’esordio di malattia poggi sull’impiego dei tradizionali farmaci anti-reumatici, l’attuale disponibilità di quelli biologici incrementa le possibilità di vincere la guerra contro l’Artrite Reumatoide. L’informazione e l’educazione del malato alla gestione della propria cura e del proprio benessere fisico e psicologico, rappresentano momenti importanti dell’azione del reumatologo che è impegnato alla costruzione del rapporto multispecialistico su cui il paziente può contare per tutta la durata della sua malattia. Abbiamo da tempo messo a disposizione sul nostro dominio internet (http://www.bresciareumatologia.it) informazioni per il Medico di Medicina Generale della nostra provincia e per tutti i malati di artrite che possono partecipare alla vita delle associazoni di volontariato dei malati reumatici, comunicare con un medico (chat) o con altri malati (forum). BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE 1 Harris ED Jr Rheumatoid arthritis: pathophysiology and implications for therapy. N Eng J Med 1990; 322: 1277-1289. 2 Wolfe F, Zwillich SH. The long-term outcomes of rheumatoid arthritis: a 23-year prospective, longitudinal study of total joint replacement and its predictors in 1,600 patients with rheumatoid arthritis. Arthritis Rheum 1998; 41: 1072-82G. 3 Valesini et al. Recommendations for the use of biologic (TNF-α blocking) agents in the treatment of rheumatoid arthritis in Italy. Clin Exp Rheum 2006;24;4;413-423. 17 (*) Reumatologia Azienda Spedali Civili Brescia Il Lupus Eritematoso Sistemico ad esordio tardivo Stefania Cartella, Flora Inverardi, Ilaria Cavazzana, Franco Franceschini (*) I l Lupus Eritematoso Sistemico (LES) è una patologia infiammatoria cronica a patogenesi autoimmune caratterizzata dal possibile coinvolgimento di diversi organi e apparati, tra cui cute, articolazioni, reni e sistema nervoso centrale. Tale malattia solitamente colpisce individui giovani (entro i 35 anni) e preferenzialmente di sesso femminile, tuttavia in alcuni casi esordisce più tardi. In letteratura diversi articoli mostrano una connessione tra l’età d’esordio e l’espressione clinica di malattia, suggerendo come un inizio tardivo possa determinare una presentazione ed un decorso meno severi. Molti autori hanno evidenziato una minor frequenza di manifestazioni cutanee, fotosensibilità (estrema sensibilità della pelle alla luce solare), artrite e nefrite (infiammazione renale). Sono invece risultati più frequenti le sierosità, il coinvolgimento polmonare ed un’associazione con la Sindrome di Sjögren, malattia caratterizzata da secchezza orale-oculare e dalla concomitanza di anticorpi chiamati antiRo e anti-La. Diversi studi hanno inoltre sottolineato come la predominanza femminile tenda a ridursi passando da un rapporto di 9:1 nell’esordio giovanile ad un rapporto di 7:1 in quello tardivo e ciò sembra essere dovuto ad un minor impatto degli ormoni sessuali femminili nelle donne con età superiore ai 50 anni. Il tempo intercorrente tra i primi sintomi e la diagnosi di malattia tende ad allungarsi nei pazienti più anziani a causa di manifestazioni cliniche meno specifiche e ad un più lento e insidioso incipit. Altre differenze concernono le variazioni etniche: nel LES ad esordio tardivo molti studi hanno dimostrato una predominanza di pazienti Caucasici, mentre i pazienti giovani sono più frequentemente Afro-Americani. Il nostro studio ha quindi voluto verificare quali caratteristiche avessero i pazienti che sviluppavano il LES in età avanzata e se 18 Il Lupus Eritematoso Sistemico ad esordio tardivo 19 ci fossero aspetti clinici o laboratoristici distintivi rispetto ai pazienti più giovani. Abbiamo considerato i 515 pazienti afferenti all’Unità Operativa di Brescia tra il 1976 ed il 2008 e li abbiamo suddivisi in tre gruppi in base all’età di esordio della malattia: gruppo A (≥65 anni) composto da 7 pazienti, gruppo B (50- 64 anni) di 30 pazienti ed il gruppo C (< 50 anni) formato da 478 pazienti. Analizzando i vari dati clinici, abbiamo notato che i tre gruppi di pazienti presentavano con la stessa frequenza sintomi articolari (algie o artrite), facile affaticabilità, eritema a farfalla in volto e fotosensibilità. Nei pazienti con esordio in età > 65 anni, invece, prevalevano la secchezza della bocca e degli occhi e, dal punto di vista cutaneo, era più frequente il riscontro di Lupus Discoide (LED), ovvero papule eritematose e rilevate localizzate soprattutto a livello di viso, cuoio capelluto, orecchie e tronco, che tendono col tempo ad allargarsi e a formare cicatrici. Per quanto concerne l’interessamento d’organo, non abbiamo trovato grandi differenze tra i tre gruppi, ad eccezione della glomerulonefrite, infiammazione renale tipica del LES, che è risultata più frequente nei pazienti con esordio precedente ai 50 anni. Considerando poi i dati laboratoristici abbiamo riscontrato che la VES, parametro infiammatorio che indica quanto la malattia è attiva, era più alta nei gruppi B e C. Nel gruppo dei soggetti più anziani, rispetto al gruppo B, era più frequente il riscontro di anemia emolitica (seppur molto rara), associata ad anticorpi diretti contro i globuli rossi, ed una maggiore riduzione del CH50 (indicativa dell’attività complementare totale) associata ad elevata attività di malattia. Per quanto riguarda lo studio di anticorpi, non sono state rilevate differenze nei tre gruppi riguardo alla distribuzione dei diversi anticorpi associati al LES. In base ai risultati ottenuti dal nostro studio possiamo quindi sottolineare come l’esordio tardivo del LES sia abbastanza raro (solo l’1,35% dei pazienti avevano più di 65 anni, mentre il 6% avevano un età compresa tra i 50 e i 65 anni). Le caratteristiche cliniche più frequenti sono risultate la secchezza oculare e orale, non però accompagnate dai tipici anticorpi anti-Ro e Il Lupus Eritematoso Sistemico ad esordio tardivo anti-La, al contrario di quanto invece evidenziato da studi condotti da altri ricercatori. L’interessamento renale è risultato meno frequente, in accordo ad altri studi che hanno affermato come il LES, esordito in età avanzata, si associ nella maggior parte dei casi ad uno scarso interessamento sistemico e quindi a una malattia che si manifesta in modo meno grave, a volte prevalentemente localizzata a livello cutaneo, come evidenzia la maggior frequenza di LED, nonostante un maggior incremento della VES e una più frequente riduzione del CH50. (*) Reumatologia e Immunologia Clinica Spedali Civili Brescia 20 Note 21 Note 22 Tip. M. Squassina - BS A.B.A.R. ASSOCIAZIONE BRESCIANA ARTRITE REUMATOIDE Sede legale presso il Servizio di Reumatologia e Immunologia Clinica Spedali Civili, 1 - 25123 Brescia Tel. 030.69.10.574 (Presidente) Tel. 340.75.74.384 - 388.61.40.971 (Vice Presidenti) [email protected] L.E.S GRUPPO ITALIANO PER LA LOTTA CONTRO IL LUPUS ERITEMATOSO SISTEMICO Via Arbotori, 14 - 29100 Piacenza - Tel. e Fax 0523.75.36.43 [email protected] - www.lupus-italy.org sede di Brescia presso il Servizio di Reumatologia e Immunologia Clinica Spedali Civili, 1 - 25123 Brescia [email protected]