L'appuntamentoAristea Canini e Piero Bonicelli Araberara - 14 Marzo 2014 Ma di che anno è questo sabato? edizioni Araberara Nelle edicole a 14 euro (per chi lo acquista in redazione 11 euro) Un libro che scompagina la logica e dà vita al sogno e che prende ordini solo dal cuore: “Quel sogno che è la rugiada che mi fa bagnare l’anima” (Aristea Canini) “Non ho mai servito nessuno. Spero di essere servito a qualcuno” (Piero Bonicelli) Si può acquistare anche on-line sul nostro sito internet www.araberara.it a 15 euro spese di spedizione comprese Forse non resta che vivere infine senza dar tempo ai pensieri. o morire sulle soglie dondolando desideri. (Piero) Sul grande schermo azzurro la pozza di sangue è nera la gente beve solo alle fontane sopporta e paga senza rabbia rassegnata che sia sempre notte. Hanno i coltelli luccicanti che cercano la carne stupenda riversata sul grigio dell’asfalto. Tutti vogliono vivere placidi l’eguale luce senza rancori. (Piero) Io respiro a fatica pompate di ossigeno frammentato e cerco uno spazio nel mondo, quello spazio che si è spostato lassù. (Tea) Dovrebbero abbattere le pareti maestre presuntuosi sipari che chiudono aria per mostrare ai liberi vagabondi l’infima timidezza dei peccatori coi visi puliti nei lustri ricevimenti. (Piero) Colorare i pezzi di rugiada con albe di un colore viscerale, una carne che risplende di luminosità, di libertà arrabbiata, arrapata, in ogni caso viva e pronta all’uso. (Tea) » bergamo Redona e quel saluto degli ultrà dell’Atalanta a don Sergio Colombo: “Buon viaggio amico e maestro” di Annibale Carlessi Bergamo, quartiere Redona, una grande scritta sul muro, quella di Don Sergio Colombo. Sto guidando un sabato pomeriggio di febbraio, quando passando per via Goisis vedo un campo da calcio, svetta uno striscione con scritto una bellissima frase commemorativa in onore di Don Sergio, e siccome lo stesso striscione è nero blu intuisco che sono stati tifosi Atalantini, scopro che sono stati gli amici ultras a scrivere quelle belle e commoventi parole che ringraziavano Don Sergio di essere stato uno di loro e che sarebbe continuato ad esserlo, per sempre, oltre. Io e mia moglie, ci guardiamo stupiti per tanto sincero affetto e non possiamo fare a meno di pensare come mai Don Sergio abbia colpito cosi profondo al cuore della gente, soprattutto ai giovani. Passa del tempo, sino ad una domenica, che non sapendo dove andare a sentire la messa ci imbattiamo casualmente nella splendida parrocchia di Redona, non ricordandoci che era la ”casa” di Don Sergio. La funzione si rivelò una sorpresa. Cantata per lo più da voci corali sublimi, che ci estasiavano l’anima. Alla fine capimmo di essere nella parrocchia di Don Sergio, perché siamo invitati all’uscita a ritirare un opuscolo scritto qualche mese prima da Lui . Libricino su cosa Don Sergio pensava del coraggio, di come averne e di che cosa fosse per lui. Ecco qualche stralcio: Le età della vita: “Il tempo della meraviglia. Meraviglia è il nome della fede del bambino. L’adolescenza è l’età in cui ti viene proposto il compito più impegnativo: l’assunzione e la conquista della libertà attraverso le scelte che dovrebbero portarci all’età adulta. La giovinezza è il tempo del coraggio: quella dimensione della virtu’ di forza che sfida le paure e gli ostacoli. L’età adulta è il tempo in cui il coraggio assume i tratti della costanza nei confronti della complessità e della durezza del reale, e della tentazione di rassegnarsi e di accontentarsi del poco. Per rapporto a questa tentazione – di arrendersi all’appassire inesorabile della gioia e della speranza – il coraggio richiesto all’età matura assume i tratti della perseveranza: della capacità cioè, di mantenere, nelle prove e nella lunghezza del tempo, lo slancio della speranza, il gusto per i beni della vita e il prezzo che essi ci chiedono di pagare. Il coraggio è pure la virtù caratteristica della vecchiaia. In quest’ultimo tratto della vita esso ci chiede, simultaneamente, distanza e attaccamento, resistenza e resa; ci chiede di volere la vita e di viverla, con le forze che restano, fino in fondo; e di patire le fragilità e le sofferenze della vecchiaia e della malattia, sostenendole con la promessa che ha sostenuto tutto il viaggio. Il soggetto non appare più artefice del suo futuro. Al futuro ormai deve semplicemente affidarsi come a una promessa….Il coraggio vero non nasce dalla considerazione delle proprie forze (tale considerazione, anzi, rende la paura invincibile), ma dalla fiducia: fiducia nel prossimo nella figura umana nel mondo. Il coraggio non cancella le mie paure e le mie debolezze; mi aiuta ad accettarle, ad attraversarle, integrandole nell’amicizia e nella fiducia. La temerarietà – o la pavidità – suprema e’ quella di chi si fida solo di se’. Solo Dio può liberarmi dalla paura radicale e darmi radicalmente coraggio….MIO TESTAMENTO: “Sono felicissimo di aver vissuto. Ho trovato il tempo e il luogo che Dio mi ha dato per vivere la mia avventura tra gli uomini. Me ne vado pieno di riconoscenza per tante persone che mi hanno aiutato e insegnato a vivere: a partire dai miei genitori e dalla mia famiglia di Calcinate. Pur vivendo in un piccolo angolo di mondo mi sono sempre sentito unito a tanti uomini e mi sembra di aver sempre sentito il grande respiro del mondo attorno a me. Potevo fare di più: soprattutto per tante persone che ho incontrato e con le quali non ho sempre avuto il coraggio di essere generoso. Anche se quel poco che ho fatto nella mia vita – preferendo il profondo al vasto – l’ho sempre sentito fatto per me e per gli altri. Arrivederci a tutti e….alla vita che amo tanto. La malattia della fine mi ha portato nelle regioni più oscure della nostra fragilità. Questa discesa che ti da un po’ di vertigine mi ha però , stranamente, reso ancora più grato e commosso per i regali che la vita mi ha fatto, di cui sono stato troppo poco stupito e riconoscente. Mi avete visto alcune volte piangere. Ma vi assicuro che sono state quasi sempre lacrime di dolcezza. Ho tanta voglia di vedere il Signore, di incontrarlo, sono curioso di vedere che cosa saprà darmi di più di quanto mi ha già dato in questa vita. Sono emozionato nel pensa- re a che cosa vorrà dire per me vivere accanto a Lui! Ho voglia di ritrovare alcune persone il cui distacco mi ha lacerato. Ho voglia di ritrovare la bellezza di questo mondo che abbandono con tanta nostalgia. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Don Sergio Colombo Mi sono permesso di riportare qualche “passaggio” del libricino, ma vi assicuro che è stato davvero difficile fare questa cernita, tutto, niente escluso, meritava di essere riportato. Personalmente sono molto dispiaciuto di non aver conosciuto una persona tanto speciale, ora capiamo io e mia moglie del perché su quello striscione nero-blu vi era scritto “E’ stato bello sentirsi vivi con te buon viaggio amico e maestro… La tua Redona”. 4