DOMENICA 5 APRILE 2015 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Via Campania 59/C - Tel. 06 688281 Il reportage Proteggi tuo figlio nel suo percorso scolastico e incentiva i buoni risultati UN GESTO IMPORTANTE! al diploma e alla laurea! Scarica la App UNIQA Università per saperne di più! Università www.uniqagroup.it Politica e migranti L’Africa gialla che ci salverà di Guido Santevecchi a pagina 19 Emanuele Severino nel supplemento Gli Stati Uniti hanno Big Blu. Una super bomba in grado di distruggere bunker o gallerie scavate nei fianchi di una montagna, come l’impianto atomico iraniano di Fordow. Un messaggio a Teheran, fatto trapelare nei giorni dell’accordo sul nucleare. Ma anche a Israele, perché capisca che quello di Obama non è un cedimento. di Ernesto Galli della Loggia AP C Il modello della «super bomba» Usa durante la fase di sviluppo, nel 2007 a pagina 16 ● IL NUCLEARE& TEHERAN IL COMMENTO di Pierluigi Battista Tangenti e appalti Il manager collabora con i magistrati. False consulenze per versare mazzette a pagina 17 ROMA-NAPOLI «Così corrompevo i politici» Lo striscione che offende una madre Il verbale di Simone, l’uomo della coop arrestato con il sindaco di Ischia E tutti noi Video Un liceale racconta così la sindrome di Down di Fulvio Bufi e Fiorenza Sarzanini di Mario Sconcerti C D onsulenze e subappalti a soggetti legati a politici e funzionari che assegnano l’appalto. È il sistema usato dalla Cpl Concordia, la coop al centro dell’inchiesta di Ischia, rivelato ai pm dal suo manager Francesco Simone. alle pagine 2 e 3 Menicucci ● GIANNELLI ha 18 anni, Giovanni 12. Giovanni La sorpresa dei 5 Stelle: «Vi presento G iacomo è Down. Con l’aiuto delle due sorelle, Giacomo ha girato un video ironico e i consensi crescono ancora Giovanni, commovente, che racconta la distanza tra le aspettative del mondo ordinario e i desideri di «Giò» (nella foto): «Lui mi cambia la vita ogni mio fratello» giorno, ho provato a cambiare quella degli di Nando Pagnoncelli di Paolo Di Stefano vivi accanto a un poQ uando eta, un po’ poeta diventi. È 9 771120 498008 di Etgar Keret a pagina 28 altri». Il video sta spopolando sul Web. E ora potrebbe diventare una serie. a pagina 22 P d primo con il 35,7% (-0,9 da febbraio), M5S secondo (21,3%, +1,5). Terza la Lega (13,7%) che supera Forza Italia (13,5%). a pagina 9 di Aldo Grasso ● LA STORIA ● PADIGLIONE ITALIA CENTO ANNI DOPO L’ADDIO E LE ACCUSE: L’ULTIMA POESIA DI LADY BONDI A TRIESTE, 50 4 0 5> IL RACCONTO LA PAURA QUELLA NOTTE (RAGIONEVOLE) CHE SOGNAI DI ISRAELE AHMADINEJAD Conti, Olimpio, Sarcina continua alle pagine 28 e 29 toccato a Manuela Repetti dettare l’addio a Forza Italia: ha parlato del suo destino (suo e del compagno poeta Sandro Bondi) come di un salto nel buio, intingendo le parole nel calamaio del disamore. Tutti a dire che se anche Bondi abbandona, significa che la fine di FI incalza, che se a lasciare Berlusconi è un uomo che ha visto in lui il Redentore, allora è tragedia politica. In realtà, a ispirare il distacco è stata Ma- UNIQA Previdenza SpA - Milano - Aut. D.M. 17656 23/04/1988 (G.U. 117 20/05/1988) La super bomba degli americani per far rispettare i patti all’Iran L’IDENTITÀ FRAGILE DEI CRISTIANI Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano Le idee Oggi A lezione di maoismo nelle campagne cinesi Coscienza e coraggio ristiana la nostra identità? Ma quando mai! Innanzi tutto non ce lo permette forse neppure la nostra Costituzione; sicuramente poi ce lo vieta l’Europa e ancor più sicuramente ce lo vieta il pensiero dominante. Secondo il quale tutto ciò che ci distingue, infatti, a cominciare dallo stesso termine identità, è sospetto: allude a possibili discriminazioni, esclusioni, persecuzioni. Se vogliamo essere dei bravi democratici (come vogliamo), possiamo avere quindi solo identità cosmopolite, universali, fruibili e condivisibili senza distinzioni da chiunque, sanzionate da diritti altrettanto universali. E poiché ognuno di noi deve sentirsi libero di essere qualunque cosa, ne segue che come collettività, come insieme, non possiamo essere nulla, consistere in nulla, identificarci in nulla di storicamente o culturalmente determinato. Neppure lontanamente possiamo pensare, ad esempio, di avere «radici» (ambiguo termine biologico che, come è stato denunciato, solo per questo già sa di razzismo), radici in una storia, in una tradizione, in una cultura. Figuriamoci poi in una religione. Ancora ancora, grazie al ricordo della Shoah, avvertiamo un leggero soprassalto se ammazzano qualche ebreo in un supermercato parigino o in un museo di Bruxelles. Ma se in una contrada d’Africa o d’Asia da anni abbattono croci e incendiano chiese a decine, fanno schiave e violentano donne solo perché cristiane, se per la stessa ragione decapitano o freddano con un colpo alla nuca chiunque non preghi Allah, non riusciamo a scomporci più di tanto. ANNO 140 - N. 81 Servizio Clienti - Tel. 02 63797510 mail: [email protected] FONDATO NEL 1876 YOUNG DOPPIO BONUS Prima della sottoscrizione leggere il Fascicolo Informativo. In Italia EURO 1,50 www.corriere.it Strappo L’uscita con il marito da Forza Italia E Silvio chiede il silenzio nuela, stufa che il suo Sandro non conti più niente, delusa che un poeta di corte sia stato soppiantato da una coorte di guardie del corpo pronte a fare il vuoto attorno. Silvio vorrebbe imporre loro il silenzio (il silenzio a un poeta!), ma i due gli rinfacciano i linciaggi patiti, rivendicano la lealtà mostrata, condannano la miseria morale in cui è caduta FI. Manuela e Sandro non sono Claire e Frank Underwood di House of Cards, non sono una di quelle che negli Usa chiamano power couple, coppia di potere. Condividono piuttosto un mutuo patto a cui sono fortemente legati: un esercizio del potere spalmato di amore e cortese determinazione (basti pensare al Bondi ministro dei Beni culturali: l’ex moglie, insegnante, spedita a New York con un incarico al consolato, il figlio e l’ex marito di Manuela gratificati di un contratto d’area ministeriale). Adesso, oplà!, il salto nel buio. E il buio, direbbe il poeta, è solo il racconto del vuoto. © RIPRODUZIONE RISERVATA INVISIBILE E FOLGORANTE di Aldo Cazzullo a pagina 25 Ai lettori Domani i quotidiani non usciranno. Il tornerà in edicola martedì 7 aprile. Il sito www.corriere.it sarà regolarmente aggiornato. Alle lettrici e ai lettori auguri di buona Pasqua opo aver visto ucciso Ciro Esposito in fondo a un episodio criminale senza innocenti, ma con una vittima, le schegge della curva romanista non gli rendono nessun onore, infamano anzi il malinconico protagonismo della madre, colpevole, secondo il loro perverso pensiero, di portare troppo il suo dolore sui media. La tristezza dell’episodio, il suo sapore acido, si commentano da soli. Offende una mamma e tutti noi. È la conferma che gli ultrà violenti hanno una visione macabra del loro compito. Sono una legione alienata convinta che la vita sia una vendetta continua dove uno sgarbo ne cancella un altro, senza fine. E se qualcuno muore devi tacere con devozione e arroganza, anche se il morto è tuo figlio, perché così va il mondo degli esclusi. Non possiamo essere noi a convincere i pazzi che la vita è da un’altra parte. Possiamo solo difendere noi stessi e quel che rimane di Ciro non smettendo mai di inorridire. a pagina 41 Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera 2 Primo piano L’inchiesta «Pagavamo finte consulenze ai politici e agli amministratori» Simone, il manager della Cpl Concordia, svela il sistema ai pm. Agli atti le telefonate con D’Alema L’indagine ● Con l’iscrizione nel registro degli indagati anche dell’ex sindaco di Procida, Luigi Muro, si allarga l’inchiesta condotta dai pm di Napoli sui lavori di metanizzazione di Cpl Concordia ● La svolta di ieri sarebbe arrivata dopo alcune dichiarazioni rese da Francesco Simone, responsabile delle relazioni istituzionali di Cpl Concordia NAPOLI Francesco Simone collabora con i magistrati di Napoli. Il manager della cooperativa «Cpl Concordia» incaricato di tenere i rapporti con politici e amministratori pubblici parla per oltre otto ore e ammette l’esistenza di un «sistema corruttivo» svelando il meccanismo che avrebbe consentito alla società di aggiudicarsi le gare per la metanizzazione dei Comuni. L’interrogatorio è avvenuto due giorni fa nel carcere di Poggioreale dove Simone è rinchiuso da lunedì insieme ai responsabili della società e al sindaco di Ischia Giuseppe Ferrandino, tutti accusati di corruzione, turbativa d’asta, riciclaggio e false fatturazioni. Sospettati di aver «controllato» i bandi di assegnazioni grazie alle elargizioni illegali di soldi e utilità e di aver così ottenuto una posizione di dominio rispetto alla concorrenza. La «rete» di Simone — per anni segretario e uomo di fiducia di Bettino Craxi — è stata ricostruita grazie a intercettazioni e verifiche svolte dai carabinieri del Noe coordinati dai sostituto procuratore Henry John Woodcock, Celeste Carrano e Giuseppina Loreto. Ieri sono scattate le prime perquisizioni. E sotto inchiesta è finito l’ex senatore di Alleanza Nazionale ed ex sindaco di Procida Luigi Muro. Le telefonate con D’Alema È Simone che al telefono sollecita il responsabile commerciale della «Cpl» Nicola Verrini a finanziare la fondazione di Massimo D’Alema, ma anche a trattare l’acquisto dei vini prodotti dall’azienda che fa capo al leader del Partito democratico e di 500 copie del suo libro «Non solo euro» in occasione di un appuntamento elettorale di Ferrandino. Allegata agli atti dell’inchiesta c’è la telefonata albergatori più importanti e presentare il frutto del sudore della fronte...». Le false consulenze del 3 luglio 2013 che il manager fa all’esponente del Pd per invitarlo sull’isola. Si tratta di un’intercettazione ambientale fatta nell’ufficio di Simone: per questo è impossibile sentire le risposte di D’Alema. Il manager dice: «Ho parlato del nostro incontro con Casari al sindaco di Ischia, che è un compagno di vecchia data ed è in collegamento con i 400 operatori alberghieri di Ischia. Siccome tu ci avevi accennato della tua produzione eccellente, lui sarebbe disponibile quando vorrai, se vorrai e riterrai, di fare una specie di riunione degli Le carte Il documento in cui compare il nome dell’ex sindaco di Procida Luigi Muro, insieme con quelli dell’ex presidente di Cpl Concordia Roberto Casari e dell’ex responsabile di area Nicola Verrini: sono tutti indagati nell’inchiesta sui lavori per la metanizzazione sull’isola. Casari e Verrini, secondo gli inquirenti, promettevano ed erogavano danaro e altre utilità... attraverso l’intermediazione di Luigi Muro ad amministratori comunali e tecnici di Procida che si occupavano delle pratiche per i lavori da appaltare Giovedì, con il giudice, Simone si era avvalso della facoltà di non rispondere ma subito dopo aveva fatto sapere ai pm di essere disponibile a rispondere alle loro domande. Incontro fissato per il giorno successivo. Il verbale è coperto da alcuni omissis e ciò fa presumere che abbia raccontato circostanze sulle quali devono essere effettuate verifiche. Il resto è stato inserito nell’ordine di perquisizione al Comune di Procida che aveva affidato alla cooperativa l’appalto per la metanizzazione. Dichiara Simone: «Lo strumento di “penetrazione” da parte di Cpl delle pubbliche amministrazioni, stazioni appaltanti dei lavori e dei servizi cui la Cpl è interessata, è rappresentato dalle consulenze, dal subappalto ovvero dalle forniture in favore di soggetti legati ai pubblici ufficiali che gestiscono i medesimi appalti. Voglio dire che Cpl affida o una consulenza (più o meno fittizia) ovvero individua un subappaltatore o un fornitore segnalato dal soggetto pubblico che poi gli fa aggiudicare l’appalto o che gestisce le pratiche amministrative, tanto è avvenuto, secondo un protocollo ben consolidato». Il ruolo dei «facilitatori» Per spiegare concretamente quali siano le modalità utilizzate dalla cooperativa modenese, Simone parla dell’incarico ottenuto a Procida. E spiega: «Lo stesso metodo e lo stesso protocollo è stato usato in relazione all’appalto che la Cpl si è recentemente aggiudicata per la metanizzazione di Procida. Il “facilitatore” è stato l’ex senatore Muro, già sindaco di Procida è legatissimo all’attuale sindaco». Il coinvolgimento di politici o funzionari prevede, secondo la versione fornita da Simone, una contropartita: «La “Cpl” ha utilizzato Muro per ingraziarsi l’amministrazione comunale e cioè per ottenere le autorizzazioni e gli atti che il Comune ha dovuto adottare. In tal caso l’utilità è stata destinata a Muro pagando a lui o a un suo prestanome una quota tra il 10 e il 20% del capitale della società che è stata costituita ad hoc dalla “Cpl” per tale opera, le cui quote sono possedute dalla stessa “Cpl”». Società «di scopo» e finanziamenti Simone parla di Procida e racconta come lo stesso metodo sia stato utilizzato a Ischia. Ferrandino aveva negato di aver percepito «tangenti» per agevolare l’appalto, Simone sostiene che tutti i lavori sono stati ottenuti seguendo le stessa procedura. È scritto a verbale: «Quando la “Cpl” partecipa a un appalto accade talvolta che si costituisca una società di scopo (a Ischia per esempio era la “Ischia gas”). Ebbene al momento della costituzione il capitale e dunque le quote di tale società di scopo hanno un determinato valore — di regola basso — che ovviamente lievita in modo straordinario dopo l’aggiudicazione dell’appalto e soprattutto dopo l’erogazione del finanziamento pubbli- 122 20 Mila euro I soldi stanziati nel 2014 dalla cooperativa Cpl Concordia alla voce «contributi elettorali». A beneficiare di più — secondo la ricostruzione degli inquirenti — sarebbe stato il Partito democratico della provincia di Roma con 17 mila euro THE CONVERSE PRO LEATHER LP Mila euro Quanto avrebbe dato Cpl Concordia l’anno scorso alla fondazione Italianieuropei (il presidente è Massimo D’Alema). La cifra si trova nell’elenco delle «erogazioni liberali» che comprende centinaia di nomi, associazioni, scuole, onlus, parrocchie e sagre Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 PRIMO PIANO La cancelliera Il riassunto della vicenda E Angela Merkel non tradisce la «sua» Ischia Il caso e i protagonisti L’indagine si allarga In Italia da ieri mattina, la cancelliera tedesca Angela Merkel è ritornata nel luogo che da anni ha scelto come meta delle sue vacanze: l’isola di Ischia. In compagnia del marito Joachim Sauer resterà una settimana al borgo di Sant’Angelo, nel comune di Serrara Fontana. Merkel e consorte si sono imbarcati sul traghetto da Pozzuoli e sono arrivati al porto di Casamiccio nel tardo pomeriggio, scortati dagli agenti della Digos e del commissariato di Ischia. Prima di approdare sull’isola, i coniugi hanno visitato gli scavi archeologici di Stabia e di Ercolano e, tra le due tappe, hanno pranzato a Castellammare di Stabia (nella foto). Il menù: antipasto di mare e di terra, paccheri con baccalà, olive, capperi e alici fritte. Da Ischia a Procida. Si allarga l’inchiesta dei pm della Procura di Napoli Woodcock, Carrano e Loreto sui lavori di metanizzazione affidati alla cooperativa Cpl Concordia in cambio — sostiene l’accusa — di mazzette. I carabinieri hanno notificato ieri un avviso di garanzia all’ex sindaco di Procida (ed ex parlamentare di Alleanza nazionale) Luigi Muro, indagato per corruzione nell’inchiesta sui lavori per la metanizzazione a Procida. La stessa ipotesi di reato è contestata all’ex presidente di Cpl Concordia Roberto Casari e all’ex responsabile di area Nicola Verrini. Il caso scoppia il 30 marzo quando Giuseppe Ferrandino, primo cittadino di Ischia, eletto con il Pd (poi si è dimesso), viene arrestato — assieme a 8 persone — nell’inchiesta su presunte tangenti attorno alla realizzazione di un metanodotto sull’isola. In tutto gli indagati sono 11, gli altri arrestati sono Massimo Ferrandino (fratello dell’ex sindaco), Silvano Arcamone (dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune), Francesco Simone (responsabile delle © RIPRODUZIONE RISERVATA Nuove perquisizioni, nel mirino ora c’è Procida «Il facilitatore è stato Muro, l’ex senatore di An» co. Voglio dire che se per esempio il 10% di tale società di scopo vale 100 euro prima del finanziamento, dopo il finanziamento il valore della stessa quota sarà di 100 mila euro». Poi chiama direttamente in causa l’ex senatore Muro: «Tale stratagemma è stato utilizzato per retribuire il senatore Muro al quale la “Cpl” ha (direttamente o per interposta persona) conferito una quota della società di scopo che si occuperà della metanizzazione di Procida il cui valore oggi è lievitato con conseguente realizzazione di una notevole plusvalenza». I gestori della cooperativa Le dichiarazioni rese dal manager chiamano in causa i vertici della «Cpl». Descrivendo il metodo utilizzato nei rapporti con la politica, Simone racconta infatti alcuni incontri ai quali dice di aver partecipato e che avevano come protagonista Roberto Casari, il presidente della società. Intercettazioni e verifiche lo chiamavano in causa, ma nel corso dell’interrogatorio l’imprenditore aveva negato di aver versato tangenti sostenendo come le procedure seguite fossero regolari. Una versione che Simone smentisce. Dichiara il manager: «Ho assistito personalmente a conversazioni e colloqui tra Casari e Muro che parlavano della vicenda, nel senso che il riconoscimento di tale somma è stato evidentemente messo in relazione alla sua attività in seno all’amministrazione volta a facilitare e velocizzare tutte le pratiche amministrative che sono moltissime. Ho anche sentito Casari lamentarsi del fatto che Muro voleva monetizzare subito il suo guadagno, nel senso che dopo la “lievitazione” del valore della sua quota voleva venderla appena arrivato il finanziamento. Ho sentito più volte Muro dire che grazie a lui l’amministrazione avrebbe evaso ogni pratica e adottato ogni provvedimento in modo più rapido e con esito favorevole». I nuovi appalti pubblici Ieri mattina sono scattate le perquisizioni. Nel provvedimento i magistrati evidenziano come «Simone ha contribuito ulteriormente a descrivere e delineare il quadro e i connotati di quello che si può definire un vero e proprio “sistema corruttivo” assolutamente generalizzato che ruota intorno e che ispira l’attività della cooperativa “Cpl Concordia”, soffermandosi inoltre e specificamente su talune ulteriori vicende illecite, rispetto a quelle già contestate nell’ordinanza di custodia cautelare». È il primo passo. Nei prossimi giorni i pm torneranno in carcere per affrontare gli altri capitoli dell’ordinanza di custodia cautelare e per conoscere i retroscena degli altri appalti che la «Cpl» ha otte- Il metodo Per retribuire chi li favoriva cedevano quote di società create ad hoc dalla cooperativa: il valore veniva gonfiato ad appalti erogati nuto nel corso degli ultimi anni, tenendo conto che l’inizio della consulenza di Simone risale al 2004. I rapporti con le Regioni Per avere un’idea di quale sia il volume d’affari della società basta leggere l’elenco dei documenti sequestrati nel corso di una perquisizione disposta agli inizi dell’indagine nella sede romana della «Cpl» e in particolare nella borsa del direttore commerciale Verrini: «Documentazione relativa a bandi di gara della Regione Campania, cartellina blu con la dicitura “Pratica di Mare 2014”, cartellina nera con all’interno documentazione inerente il bando di gara con la Regione Campania; agenda di pelle nera contenente vari appunti; opuscolo riportante i lavori presso l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù; elenco delle attività della “Cpl Concordia nella regione Lazio”». E il giudice, ordinando gli arresti, a proposito di Simone parla di «complessa rete di relazioni interpersonali con esponenti di rilievo del mondo imprenditoriale e politico che utilizza d’intesa con i vertici della predetta società, anche attraverso voto politico di scambio, turbando la libertà degli incanti e l’assegnazione di appalti attraverso un articolato sistema corruttivo alimentato da un circuito finanziario “opaco” localizzato in Tunisia che consente di disporre di somme di denaro “in nero”». Fulvio Bufi Fiorenza Sarzanini © RIPRODUZIONE RISERVATA Partiti traditi dal 2 per mille: solo 325 mila euro Meno di 17 mila i contribuenti: Pd in testa con 10 mila sostenitori, seconda la Lega ROMA Doveva essere, nelle intenzioni del governo Letta che lo varò, un sistema di finanziamento alla politica «in chiaro», trasparente e regolare. Ma, almeno nel primo anno di vita, la possibilità di devolvere il due per mille della propria dichiarazione dei redditi ai partiti si è rivelata un flop. Secondo i dati pubblicati dal Sole24ore, infatti, nel 2014 sono stati raccolti — complessivamente — appena 325.711 euro e solo 16.518 contribuenti hanno deciso di finanziare un partito. In testa alla classifica c’è il Pd, con 10.157 contribuenti e 199.099 euro incassati. Molto dietro, tutti gli altri. La Lega 199 Mila euro Quanto è stato devoluto al Pd nel 2014 dai sostenitori del partito attraverso il due per mille della loro dichiarazione dei redditi è seconda (1.839 persone, 28.140 euro), Sel è terza per aficionados (1.592) ma quarta come gettito (23.287 euro), scavalcata da Forza Italia che ha molti meno contribuenti (appena 829) ma molto più «danarosi» (24.712 euro). Un po’ quanto capita alla Sudtiroler Volkspartei, alla quale bastano 511 persone per mettere insieme 16.600 euro. Per tutti gli altri — Partito socialista, Fratelli d’Italia, Union Valdotaine, Scelta civica, Udc, Partito autonomista trentino tirolese (fanalino di coda: 39 contribuenti, 656 euro) — ci sono le briciole. E oggi, visto che siamo di nuovo sotto presentazione della dichiarazione dei redditi, sono tutti lì a chiedersi cosa è andato storto. Secondo Marco Marsilio, tesoriere di FdI (510 sostenitori, 9.326 euro incassati) «la legge è tutta da rivedere. La gente non si fida di dire, di fatto, per chi vota. Se i dati del 2015 dovessero essere simili, va fatto un discorso generale sul finan- La poca fiducia Marsilio, tesoriere FdI: «Legge da rivedere, la gente non si fida di dire, di fatto, per chi vota» 3 ziamento ai partiti». Anche per Roberto Calderoli, uno dei tre «amministratori» della Lega, «il problema è la forma di schedatura politica, visto che il voto dovrebbe essere segreto. E poi, un anno fa, la modulistica arrivò tardi». Chi si ritiene soddisfatta è Sel: «Quest’anno — dice Massimiliano Smeriglio, responsabile dell’organizzazione — puntiamo a raddoppiare le nostre entrate e abbiamo già avviato una campagna di sensibilizzazione tra gli iscritti. Non potendo fare cene da mille euro a testa, è l’unico sistema che ci rimane». Ernesto Menicucci © RIPRODUZIONE RISERVATA La scheda ● Luigi Muro, ex sindaco di Procida indagato nell’inchiesta sulla metanizzazione dell’isola, non si presenterà alle elezioni comunali del prossimo maggio ● Muro — già presidente della Provincia di Napoli, poi parlamentare di An e di Fli — era infatti in corsa come candidato sindaco «in pectore»: «Questa vicenda — ha detto ieri — mi amareggia e sono convinto che la magistratura mi aiuterà a chiarire tutto e quindi non entro nel merito dell’indagine» ● «È evidente — ha proseguito — che per non coinvolgere la mia isola e i miei amici intendo uscire dalla sfida elettorale fino a quando la mia posizione non sarà chiarita» Sotto accusa Luigi Muro (a sinistra), ex sindaco di Procida, e Giuseppe Ferrandino, ex primo cittadino di Ischia (foto Di Meo, Ansa) relazioni istituzionali di Cpl Concordia), Roberto Casari (ex presidente di Cpl), i dirigenti Nicola Verrini (responsabile commerciale dell’area Tirreno), Bruno Santorelli (responsabile Nord Africa), Maurizio Rinaldi (presidente del cda di Cpl distribuzione) e l’imprenditore Massimiliano D’Errico. Sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere, corruzione internazionale, turbativa d’asta, false fatturazioni. Per i pm la cooperativa avrebbe pagato mazzette a Ferrandino — attraverso la costituzione di fondi neri — per ottenere l’appalto di metanizzazione dell’isola. Dalle intercettazioni spuntano i nomi di uomini politici, militari, membri del governo, e persino di protagonisti del mondo del calcio (tutti non coinvolti dall’inchiesta). Nelle carte si parla anche di Massimo D’Alema (anche lui non è indagato) in relazione all’acquisto nell’arco di tre anni da parte di Cpl di 2.000 bottiglie di vino prodotte dall’azienda della famiglia di D’Alema. L’ex presidente del Consiglio rivendica l’«assoluta trasparenza» del suo operato e in un colloquio con il Corriere della Sera parla di «vicenda scandalosa» e definisce «incredibile diffondere intercettazioni che nulla hanno a che vedere con l’indagine». © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 5 Primo piano Il centrodestra Fitto attacca il partito «senza regole»: un cupo bunker intorno a Berlusconi «La Rossi non può fare le liste». E lei: sono i cittadini che ci chiedono di cambiare Tensioni ● Da mesi Forza Italia è un partito lacerato da tensioni e scontri interni. In primo piano la frattura di Fitto, che contesta la linea di Berlusconi su riforme, classe dirigente e processi decisionali e ha dato vita alla convention dei «Ricostruttori», a cui hanno aderito una quarantina di parlamentari ● A contribuire ai malumori nel partito è anche il «cerchio magico» vicino a Berlusconi, che per molti starebbe condizionando troppo l’ex premier. Tra le collaboratrici più fedeli c’è la senatrice e tesoriera Mariarosaria Rossi, che il 25 marzo ha spedito una lettera ai comitati regionali. Le indicazioni per le liste: favorire i giovani, garantire parità di genere, «over 65» ammessi solo in casi eccezionali e se in regola con il versamento delle quote ● Paolo Romani, capogruppo di Forza Italia al Senato, ha invitato all’unità: «Siamo divisi, litigiosi, i peggiori di noi vanno in tv a dire cretinate. Da Brunetta alla melassa di stampo Dc, non abbiamo più, capacità di dialogo». È in questo contesto che si colloca anche l’addio al partito di un volto storico come Sandro Bondi e della sua compagna Manuela Repetti ROMA «C’è un cupo bunker intorno a Berlusconi, davvero pensiamo che le liste possano essere fatte e disfatte dalla senatrice Mariarosaria Rossi?», chiede Raffaele Fitto sferrando un nuovo attacco al cuore pulsante dell’ultimo berlusconismo. E la domanda non rimane inevasa. Perché, stavolta, Mariarosaria Rossi risponde. «Per quanto riguarda le liste», è il ragionamento della parlamentare più vicina a Silvio Berlusconi, «quelle dell’ultimo Parlamento non le ho fatte io. Non mi sembra che qualcuno abbia contestato la legittimità di chi le aveva compilate, che non era certo una legittimità diversa da quella che ho io. E, soprattutto, non mi sembra che gli esiti siano stati eccellenti». Un paio di frasi, tre obiettivi diversi. Una risposta all’eurodeputato pugliese e una puntura di spillo a chi — come Denis Verdini e Sandro Bondi — in passato non troppo lontano decideva i destini di chi veniva eletto e di chi no, dentro Forza Italia. L’ennesimo capitolo della guerra interna al movimento berlusconiano viene scritto nel giorno in cui Silvio Berlusconi, per la prima volta dopo due anni, torna a mettere piede a Villa Certosa. Vi passerà Pasqua e Pasquetta, in compagnia della A Villa Certosa Per il leader riunione di famiglia in Sardegna. E c’è anche la senatrice nel mirino dell’ex ministro tellettualmente onesto». E agg i u n g e : « I l ce n t ro d e s t r a italiano, in primo luogo grazie a Berlusconi, è stato a lungo depositario delle speranze e delle attese degli italiani in vista di una profonda riforma liberale. Un mix di errori politici e di circostante esterne negative ha purtroppo impedito di realizzare questa promessa. Ma non eravamo un partito liberale di massa?». Nell’analisi di Fitto trovano spazio anche le vicende che lo riguardano più da vicino. «Davvero pensiamo», scrive l’europarlamentare, «che dirigenti possano essere esclusi in Puglia, oggi dalle Regionali e domani dalle Politiche, solo per aver espresso un’opinione o per aver partecipato a un’assemblea?». La risposta che Ber- fidanzata Francesca Pascale, di alcuni familiari e, appunto, della senatrice Rossi. Di cui guida tutte le mosse della controffensiva all’eurodeputato «ribelle». È proprio Fitto, ieri, a sferrare il primo attacco. «Piaccia o no, la vecchia Forza Italia e il Pdl avevano sempre rispettato statuti e regole. Da un anno, invece, siamo in una terra di nessuno dove nulla, a Roma o sui territori, corrisponde a quanto scritto nello statuto». Una tesi che la Rossi contesta, rivendicando una legittimità pari a quella di chi l’aveva preceduta nel coordinamento del partito. Ma Fitto si spinge oltre. Parla di una «Forza Italia senza regole», di «dirigenti delegittimati», della necessità di «discutere della situazione in modo in- 58 i senatori nel gruppo di Forza Italia dopo l’addio di Bondi e Repetti (Paolo Romani è capogruppo) 70 i deputati che fanno parte del gruppo di Forza Italia (Renato Brunetta è capogruppo) lusconi gli invia tramite la Rossi sorvola su questi interrogativi. E arriva dritta a un punto. «Fitto», è il ragionamento della senatrice campana, «ormai si muove come se fosse alternativo a noi. Come se si fosse messo da solo al di fuori dal partito». Difficile intercettare quale potrà essere il punto di caduta di questa storia infinita. Di certo c’è soltanto che, dopo averla ventilata per anni, la «rivoluzione generazionale» annunciata da Berlusconi sembra davvero pronta. Nuovi dirigenti, nuove facce, nuove liste. Alle Regionali oggi. Alle Politiche domani. Agli amici la Rossi, che su quelle liste dovrà apporre lo stesso timbro finale che un tempo spettava a Verdini, ripete sempre lo stesso concetto: «Sono gli elettori che ci chiedono di cambiare. Sono i cittadini che lo vogliono. Sono gli amministratori locali che premono per il rinnovamento. La mia circolare», quella sul limite dei tre mandati e sul tetto agli over 65, «serviva semplicemente a fare chiarezza». La voce è la sua. La testa, ancora una volta, quella dell’ex premier. T.Lab. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il leader La solitudine 18 mesi dopo 1 4 5 7 3 6 2 L’intervista di Tommaso Labate «Si scannino pure dopo il voto Per vincere non rinuncio ai cavalli di razza di Raffaele» Schittulli: certa politica disgusta, io mi sono messo in gioco «Se sono disgustato da questa politica? Mentirei se le dicessi di no. Del resto è questa la politica che fa registrare un così alto numero di indecisi al voto. In Puglia oltre il 40% non vuole andare alle urne. La mia scommessa è convincerli. Dalla mia professione ho ricevuto tanto sotto l’aspetto umano. E quel pragmatismo chirurgico per vincere il cancro oggi può rappresentare l’arma vincente per una nuova politica». Professore, in questi giorni di tira e molla se è chiesto «chi me l’ha fatto fare?». «Ci sono tante malattie che si protraggono nel tempo. Questa politica è paragonabile a una malattia, mi auguro guaribile. Se si vuol davvero bene al ROMA proprio Paese, alla propria regione, al proprio comune, ci si deve mettere in gioco, con spirito cristiano, al servizio della persona. Io lo sto facendo». Francesco Schittulli è il candidato governatore della Puglia schierato dal centrodestra contro Michele Emiliano. L’ha lanciato Forza Italia. Ma ora, per un giro di veti incrociati con Raffaele Fitto, Forza Italia non ha ancora accettato le sue condizioni di schierare in lista «tutti i cavalli di razza» e di far cadere il veto nei confronti di «tutti i fittiani». Un bel guaio, professore. «Guardi, io faccio il senologo-oncologo e non mollerò la mia professione. Sono stato direttore dell’Istituto tumori di Bari. Lo sa che cosa ho dovuto aspettare per fare politica?». Che cosa? «Che morisse mio padre. Perché, da vivo, non me l’avrebbe mai permesso. Mio padre è stato un democristiano moroteo dal 1946 al 1978, ha fatto anche il segretario provinciale della Dc. Quando hanno ucciso Moro ha lasciato la politica. E mi ha sempre impedito di farla». Come mai ha accettato l’invito di Forza Italia? «Anni fa mi chiesero di correre per la presidenza della Provincia di Bari. Maliziosamente me lo proposero, perché forse speravano che arrivassi giusto al ballottaggio. E invece ho vinto al primo turno. Poi m’hanno chiesto di candidarmi al Comune di Bari ma ho detto no. Troppo dolore umano, troppa gente senza lavoro, troppe situazioni drammatiche…». E quando a febbraio le hanno chiesto di candidarsi alla Regione? «Sapendo quello che stava succedendo dentro il partito tra Berlusconi e Fitto, l’ho chiesto a tutti e due. C’è la possibilità di vincere oppure no? Lavoriamo per vincere oppure no?». E loro? «M’hanno detto sì entrambi». Salvo poi… «A FI ho detto che avevo bisogno di liste fatte con tutti i migliori dentro. Se Fitto ha i ca- Chi è ● Francesco Schittulli, 68 anni, oncologo, dal 2000 è presidente della Lega italiana per la lotta ai tumori. Ex presidente della Provincia di Bari, ora è in corsa per la Regione L’ultima foto di gruppo: di quando il gruppo era unito intorno al leader Silvio Berlusconi (5). Taglio del nastro della sede di FI di San Lorenzo in Lucina, Roma, 19 settembre 2013. Due mesi dopo ci sarà il passaggio dal Pdl a FI, senza Angelino Alfano (4) e Maurizio Lupi (1), fondatori di Ncd. Oggi, dopo l’addio di Sandro Bondi (3), è rimasto solo Renato Brunetta (2) tra i fedelissimi del leader: la linea di opposizione per cui è stato spesso criticato, anzi, è ora quella del partito. A discapito del dialogo con Renzi sulle riforme, sostenuto in FI da Daniela Santanchè (6) e Denis Verdini (7). © RIPRODUZIONE RISERVATA valli di razza, mica possiamo rinunciarci. Tra l’altro ha scelto 15 candidati su 50, s’é anche limitato». Forza Italia, invece, mette veti sui fittiani. «A me di questa guerra che si fanno tra loro non importa nulla. L’ho detto a Berlusconi e anche a Fitto: “Vi interessa la guerra o il bene dei pugliesi?”. A me interessa solo il secondo. Se vogliono continuare a scannarsi, che lo facciano pure. Vogliono una resa di conti tra di loro? Prego, si accomodino. Ma dopo. Adesso lavoriamo per vincere le elezioni». È possibile che lei abbandoni FI e si schieri con Fitto? «Io non sono né di Forza Italia né un fittiano. Il centrodestra ha scelto di confluire sulla mia candidatura proprio per la mia autonomia da ogni partito. Ecco perché quello che giornalisticamente viene definito un ultimatum, in realtà è un razionale invito a tutti coloro che hanno a cuore la Puglia. Come si fa? Includendo tutti, nessuno escluso. Senza pregiudizi, senza se e senza ma. A FI ho chiesto che in lista ci fossero i consiglieri regionali uscenti, gli amministratori e i dirigenti del partito. Chiaro, no?». © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera 6 # Primo piano Il centrodestra Il retroscena Paola Di Caro L’ex premier blinda la «sua» FI: ci ho messo 119 milioni di euro Il «rinnovamento» dopo le urne con un nuovo progetto: chi ci sta ci sta Ha riaperto Villa Certosa per ritrovare almeno un pezzo della serenità perduta, per placare il malumore e il fastidio che il suo partito ormai indomabile gli provoca ogni giorno di più. Silvio Berlusconi è volato in Sardegna e accanto a sé ha voluto i figli, la compagna Francesca, la fedelissima Mariarosaria Rossi, perché anche quando vorrebbe lasciar perdere e mollare tutto, la spinta a resistere e a riprendere le redini resta. È arrabbiato il leader azzurro, pronto dicono i suoi a «reagire». Non è solo Fitto a guastargli l’umore. Per Berlusconi, con lui non c’è margine di ricucitura, non esiste possibilità alcuna di salvare un rapporto politico e umano completamente consumato. L’ex premier pensa ROMA Lo scontro ● Berlusconi a febbraio «commissaria» Forza Italia in Puglia, dove nomina alla guida del partito Luigi Vitali. Raffaele Fitto protesta: «Ci stanno epurando, lasciano fuori dalle liste per le Regionali chi è schierato con me» ● Francesco Schittulli, candidato governatore del centrodestra, chiede che i fittiani siano ammessi nelle liste azzurre o che l’ex governatore possa fare una lista in appoggio alla sua corsa: «Oppure sarò libero di fare un’alleanza con Fitto e i suoi» ● Venerdì lo strappo di Schittulli: Forza Italia non ha ancora aderito alla mia proposta, vado avanti con Fitto. Quello di Berlusconi rischia di essere l’unico partito senza candidati in Puglia. E il giorno dopo non c’è alcuna ricucitura Tosi Il primo gazebo poi il dramma sul campo di calcio Campagna elettorale al via per Flavio Tosi: ieri, al mercato dello stadio di Verona, il candidato governatore ha inaugurato il primo gazebo del comitato «Tosi Presidente» (Fotoland). Il sindaco ha incontrato centinaia di persone e pranzato con la gente negli stand. Subito dopo, il dramma: Tosi, in campo a Sommaruga, con la sua squadra — il Rio Valli — ha visto morire per un infarto sul campo da calcio Andrea Montanari, giornalista, portiere della squadra avversaria. Il sindaco, scosso dal lutto, ha commentato: «Una tragedia immensa». La Puglia Berlusconi tentato dall’idea di un altro nome in Puglia: l’ipotesi Poli Bortone che l’unico interesse di Fitto — e la prova provata sarebbe nell’intervento di ieri nel suo blog personale nel quale contesta alla Rossi la legittimità a firmare le candidature — sia quello di conquistare la stanza dei bottoni di un partito che lui, e solo lui, ha permesso nascesse e vivesse fino ad ora. Un partito di sua proprietà — «Ci ho messo 119 milioni di fidejussioni» ripete spesso —, che nessuno può permettersi di ereditare senza la sua volontà. La Puglia insomma non vale un compromesso col nemico che ha osato sfidarlo attaccando la sua leadership. Piuttosto, è la tentazione delle ultime ore, venga messo in pista un altro candidato, magari quella Adriana Poli Bortone che a Fitto può creare problemi, e poi chi ci sta, ci sta. Sarebbe un modo anche di stanare «tutti quelli che vogliono indebolirci, che vogliono una FI non più centrale per poi ridisegnare un nuovo schieramento moderato mettendo me da parte». È questo il pensiero che gli © RIPRODUZIONE RISERVATA rovina l’umore in questi giorni, ed è rispetto a queste «manovre» che Berlusconi sta cercando il modo di «reagire». Il centrodestra che fu, per lui, non è più «ricostruibile», la formula è superata, quell’esperienza è finita. Se gli alleati, come crede, stanno cercando di ridurre il peso di FI per far contare ogni pezzetto di consenso mettendolo in disparte, se si stanno facendo «giochini» sulle alleanze tenendolo sulla corda, allora è il momento appunto di «reagire». E la strategia immaginata procede su due binari. Il primo è l’addio a una classe dirigente che, per Berlusconi, ha fatto il suo tempo. Bisogna «svecchiare», «rinnovare», e a chi scalpita o minaccia di andarsene è ora di indicare la porta, da Fitto a tutti gli altri. L’ex ministro: peggio del leader azzurro solo Alfano Scintille tra Passera e i centristi Corrado Passera contro il centrodestra: «La frantumazione di un partito, l’isolamento di un ex leader. Questa è oggi Forza Italia — ha commentato il leader di Italia Unica —. L’ex Cavaliere si è voluto fidare di Renzi e Verdini, ha appoggiato lo sciagurato Italicum e la sbagliatissima riforma del Senato, ha sventolato i suoi “no” fuori tempo massimo. Peggio di lui ha fatto solo Alfano, che oggi si accontenta di “scegliere” il ministro di rincalzo che Renzi gli mette a disposizione». Frasi che hanno causato la reazione di Ncd. «Passera è stato un pessimo ministro del governo Monti per cui non è affatto nelle condizioni di svolgere il ruolo di maestrino», ha replicato Fabrizio Cicchitto. E la polemica è continuata con Lelio Alfonso, coordinatore di IU: «Cicchitto dice che il suo partito “sta al governo per preparare un’alternativa”. A nostro avviso non è questo né il modo né il tempo». © RIPRODUZIONE RISERVATA Certo, le liti «non ci aiutano, gli elettori non ci capiranno, ci puniranno, perderemo molti consensi», ma le regionali per Berlusconi restano «un passaggio», dopo il quale bisognerà ricostruire un nuovo centrodestra basato su un nuovo progetto e un nuovo contenitore, chi ci sta ci sta, dentro e fuori Forza Italia. Daniela Santanchè sembra tradurre i desideri di Berlusconi quando invita tutti i suoi colleghi a stare uniti «indossando la maglietta di Forza Italia per batterci al meglio alle regionali», ma soprattutto quando dice che dopo il voto bisognerà «rinunciare tutti a sigle di partito, a personalismi e piccole convenienze» per costruire «come avviene in tutta Europa un partito conservatore» che si opponga a quello riformista o della Nazione guidato da Renzi e «lo sfidi». Non Forza Silvio dunque, non una nuova avventura personale, ma qualcosa di contrapposto al modello di partito renziano, del quale lui potrebbe essere ispiratore e pa- dre nobile. Nel frattempo, certo, non arrivare all’appuntamento con la dissoluzione di Forza Italia aiuterebbe, e Berlusconi un suo impegno diretto per la campagna elettorale lo ha promesso. Sono infatti quattro le regioni in cui i suoi ritengono che il partito possa ottenere un risultato o importante — Veneto e Campania — o almeno molto La campagna Per le Regionali il leader pensa ad alcune iniziative a fianco di Toti e Caldoro onorevole, Liguria e Umbria. Per sostenere Toti e Caldoro, Silvio Berlusconi scenderà in campo direttamente, per il resto si vedrà, non bisogna caricare di troppi significati queste urne. Perché l’appuntamento è per il dopo Regionali. Per lui come per i suoi avversari. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 FITS BETTER. 7 Super tecniche e ultra leggere grazie ai brevetti Freddy ITS (Impact Technology System), 3PRO (3 Pieces Outsole Technology) e D.I.W.O. (Dry In Wet Out) che assicurano un’elevata capacità di assorbimento degli impatti e un’elevata traspirabilità. Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera 8 Primo piano Le riforme Il colloquio Il caso Quei 60 mila libri voluti dalle Coop Landini: non prendo un centesimo di Alessandro Trocino «L’Italicum non si cambia La minoranza lo voti così discuteremo sul Senato» Il sottosegretario Rughetti: bisogna fare un patto tra quarantenni Un «patto generazionale tra quarantenni». A lanciarlo è Angelo Rughetti, sottosegretario renziano alla Pubblica amministrazione. «Per la verità io sono nella fascia alta dei quarantenni», ammette scherzando Rughetti, che è nato nel 1967. Ma quello che conta è l’offerta alla minoranza del Pd, perché cambi rotta e trovi un punto di incontro nel partito: «Potremmo essere i primi in Europa a interpretare un nuovo modo di essere a sinistra». Già, perché Rughetti, a differenza di qualche suo compagno di avventura, non pensa affatto che sinistra e destra siano orpelli del passato: «Ha ragione Bobbio: la sinistra c’è e ci deve essere. Solo che deve cambiare il modo in cui si interpreta». E non a caso l’appello è rivolto alla minoranza di sinistra del Partito democratico, che da settimane non nasconde il malumore per le riforme in arrivo. Quella minoranza che, per Rughetti, «con la riunione dell’Acquario ha perso un po’ di credibilità». Il sottosegretario lancia un invito a deporre le armi: «Io credo che loro dovreb- ROMA I nodi ROMA È un libro sul Primo maggio e lo hanno scritto a quattro mani Maurizio Landini (foto) e il giuslavorista Umberto Romagnoli, edito dalla casa editrice L’io e il mondo di Tj. Stampato in 60.000 copie e finanziato dalla Cooperativa Adriatica, I miei primi Primo maggio è stato messo in vendita nelle librerie della Coop a 5 euro a copia e verrà distribuito, a ridosso del Primo maggio, nei 195 punti vendita Coop. La polemica è scoppiata immediata. Chi ha pagato per le copie di questo libro? Meglio: perché? Chi ci guadagna? Maurizio Landini è finito subito sul banco degli imputati. «Io non ci prendo neanche un centesimo da tutta questa operazione», risponde il leader della Fiom. E spiega: «È un’idea che è venuta ad una mamma, Jaja Pasquini, e al professor Emilio Rebecchi: spiegare il Primo maggio ai bambini. Me l’hanno proposta, mi è piaciuta e ho deciso di lavorarci». Ma la polemica è rimbalzata sui giornali e la domanda è nata spontaneamente: calcoliamo che 60.000 copie a 5 euro l’una, fanno 300.000 euro. Perché la Coop Adriatica ha deciso di tirare fuori tutti questi soldi per un libro per bambini, per lo più distribuito per la maggior parte gratuitamente? «Macché 300.000 euro. Magari», dice Jaja Pasquini, titolare della casa editrice del libro. E spiega: «Noi siamo una casa editrice microscopica che vuole rispondere alle domande dei bambini. Questo libro, poi, è nato dalla domanda di mia figlia di 8 anni. Il Primo maggio voleva andare alla Coop, io le ho detto che era chiusa e lei voleva capire perché era chiusa e anche perché non andava a scuola. Da qui l’idea di scrivere un libro per spiegare ai bambini la festa del Primo maggio. Da qui l’idea di chiedere un finanziamento alla Coop. Che non ha comprato le copie, ma ha finanziato il lavoro di stampa e di editing delle 60.000 copie del libro». Un totale di spesa di circa 20.000 euro, secondo le stime di Adriano Turrini, presidente della distribuzione di Legacoop. Una polemica che ha investito Landini anche per la presenza della Lega delle cooperative. Ma lui si sente sereno: «Lo so che può sembrare da stupidi, ma io ho aderito al progetto di questo libro soltanto perché mi piaceva l’idea. Ripeto: non prendo un centesimo né di diritti di autore, né di anticipo. Nulla di nulla. Sarò romantico ma sono convinto: le idee valgono più dei soldi». Al. Ar. © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Il testo della nuova legge elettorale è alla Camera per il via libera definitivo: l’8 aprile sarà all’esame della commissione Affari costituzionali, mentre per il 27 è previsto l’approdo in Aula ● La direzione del Pd del 30 marzo ha approvato la relazione di Matteo Renzi sull’Italicum: la nuova legge elettorale dovrà passare in Aula senza modifiche. Il parlamentino dem si è espresso all’unanimità, ma la minoranza del partito non ha voluto prendere parte al voto bero mettere da parte i padri putativi e noi dovremmo accantonare la tifoseria. Dovremmo tutti concentrarci sui temi e collaborare». Nel concreto, l’offerta di patto generazionale prevede due tasselli fondamentali. Il primo è il cessate il fuoco sulla legge elettorale: «Se fossero coeren- ❞ I contrappesi Il tema vero è la riforma con i contrappesi alla legge elettorale e il parlamentarismo ti, non dovrebbero chiederci di rivederla. Quello è ormai un dialogo impossibile da riaprire». Il secondo, è uno spiraglio per rimettere mano alla riforma costituzionale: «Se oggi la minoranza desse un segno approvando la legge elettorale, domani potrebbe avere molta più credibilità per discutere sulla composizione e sui poteri del nuovo Senato. Il tema vero è quello: la forma di governo, i contrappesi da porre alla legge elettorale e la salvaguardia del parlamentarismo e della democrazia dell’alternanza». Il perché non si possa riaprire la legge elettorale è chiaro: «In questo caso il merito viene dopo il messaggio politico. Dal punto di vista dei contenuti, la legge è stata molto migliorata, anche grazie al contributo della minoranza. Ma soprattutto, riaprendola, tornerebbe in Senato, dove la maggioranza è più esile e quindi rischierebbe di bloccarsi. E così perderemmo la sfida del cambiamento». Che Renzi sia davvero disponibile a cambiare la riforma costituzionale non è certo: «Questo non lo so — dice Rughetti —. Io però mi aspetterei dalla minoranza che ci sfidasse su questo. Altrimenti si torna a schemi del passato. Vedo una tendenza a chiudersi. Come dicono Piketty e Stiglitz, occorre ridurre le distanze tra società e Paese. E invece vedo che proprio quelli che pensano di essere culturalmente più attrezzati, poi finiscono per porsi co- Governo ● Nato a Rieti, 47 anni, Angelo Rughetti, avvocato, alle elezioni politiche del 2013 è stato eletto alla Camera con il Partito democratico ● Dal 28 febbraio 2013 ha l’incarico di sottosegretario al ministero della Funzione pubblica nel governo di Matteo Renzi me conservatori». Il timore di una parte della minoranza è la deriva del Pd verso il partito della nazione, un partito moderato acchiappa voti vecchio stile: «Non siamo la Dc, voglio rassicurare tutti. Sul partito della nazione c’è un equivoco. Renzi citò Reichlin, che ne parlò per primo. Ma il senso era che, essendo gli unici ora in grado di portare avanti le riforme, ci assumiamo il destino della nazione. Ma questo non vuol dire raccogliere tutte le forze che non hanno una linea ben precisa nella società». Ncd rischia di finire assorbito dal Partito democratico: «Ma questo è un loro problema — dice Rughetti —. Dovranno decidere loro se scegliere un progetto di centrodestra o trovare una collocazione stabile nel centrosinistra. Rispettiamo le loro scelte. Le rispetto meno quando Alfano dice che “il ministro ce lo scegliamo noi” e che non dobbiamo dirgli se è uomo o donna. L’alternanza di genere è un punto qualificante del governo e non può essere ignorato». © RIPRODUZIONE RISERVATA Pontassieve La moglie di Renzi non dimentica le uova di Pasqua ● Parte della minoranza pd contesta infatti il premio di maggioranza alla lista e il meccanismo dei capilista bloccati previsti dalla nuova versione dell’Italicum. E minaccia che, senza modifiche, non voterà la legge elettorale Venerdì Renzi ha lasciato Palazzo Chigi diretto a Pontassieve, dove trascorrerà in famiglia le vacanze di Pasqua. Ieri mattina la moglie Agnese Landini era al mercato e in giro per gli ultimi acquisti, uova di cioccolato comprese. Prima di rientrare a casa, la moglie del premier è stata fermata da Giuseppe Rudatis, personaggio folcloristico di Belluno chiamato il «barone delle nevi», che già in passato le ha regalato dei fiori e che ieri le ha portato una colomba. (LaPresse) «La legge elettorale è un pasticcio. Le riforme? Un alibi» La Malfa: non vedo legami con la ripresa. E il premio di maggioranza è una forzatura ROMA Giorgio La Malfa guarda alla politica «con attenzione», ma anche «con un certo distacco». E «senza nessuna nostalgia». Ma ha un’idea. E si capisce che, nella sua ultima vita da professore dopo molte legislature in Parlamento, non apprezzi granché l’attivismo di Matteo Renzi sulle riforme. Perché? «Considero prioritari i problemi economici. E non vedo un legame così forte tra riforme e ripresa. Mi sembra che si parli di riforme per prepararsi un alibi agli insuccessi: mi hanno eletto, ma con queste regole non posso fare nulla». La carriera ● Giorgio La Malfa, 75 anni, deputato dal ‘72 al 2013, ex leader del Pri, ministro del Bilancio dall’80 all’82 e alle Politiche Ue nel Berlusconi III In concreto cosa pensa della riforma elettorale? «Il premio di maggioranza è una forzatura molto pericolosa. Un partito del 20 per cento al primo turno viene trasformato in un partito del 55, con un potere enorme. Il doppio turno poi determina un’opposizione frantumata. Il primo partito prende il 55, gli altri 7-8 si dividono il restante 45». Per favorire la governabilità. «È un sistema inaccettabile, con un governo forte e dieci piccoli indiani. Un pasticcio tra sistema presidenziale e parlamentare. E sul ballottaggio c’è un equivoco: è un sistema con il quale si può ridurre il numero dei partiti ma non può essere usato per eleggere il premier e consegnargli una maggioranza assoluta». E la riforma costituzionale? «Non si capisce il senso di una riforma che mette al centro della vita del Paese le Regioni. Proprio mentre stiamo riflettendo sull’eccessivo numero delle Regioni, sui suoi problemi economici e corruttivi. Una seconda Camera dovrebbe occuparsi più dell’Europa che della Lombardia». Renzi ha fretta. «Sì ma se il governo vuole ❞ Il nuovo Senato Non si capisce il senso di una riforma che mette al centro della vita del Paese le Regioni E l’Europa? votare nel 2018, perché accelerare? Io credo che occorra sentire i cittadini. Con un referendum consultivo. È sufficiente una legge costituzionale». Sarebbe un referendum sul governo. «Ma no, potrebbe essere un referendum aperto. Si sospende la discussione e si chiede il parere dei cittadini. Capisco le aspirazioni, il desiderio di rimettere in moto il Paese. Ma Renzi lo sta facendo in modo troppo brutale e non può dire che gli italiani lo vogliono, se prima non li sente». Al. T. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 9 # Primo piano Il sondaggio Scenari Intenzioni di voto (Dati in %) Oggi Febbraio 2015 di Nando Pagnoncelli A maggio ● Il prossimo banco di prova elettorale per i partiti è rappresentato dal turno per le Regionali e le Comunali in programma il 31 maggio (domenica 14 giugno gli eventuali ballottaggi) ● Nei comuni del TrentinoAlto Adige e della Valle d’Aosta si andrà alle urne il 10 maggio (ballottaggio il 24 maggio) ● Le regioni chiamate al voto sono 7 (Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Umbria, Veneto), cinque governate dal centrosinistra e due dal centrodestra ● Venti, invece, saranno i comuni capoluogo al voto. Tra le città principali Venezia, Bolzano, Trento, Aosta, Matera, Agrigento ● Nei comuni, è prevista la presentazione delle candidature il 1° e il 2 maggio L e intenzioni di voto degli elettori italiani pur facendo registrare qualche variazione nell’ultimo trimestre non modificano lo scenario politico complessivo. Il Partito democratico si conferma al primo posto con il 35,7%, seguito dal Movimento 5 Stelle (21,3%). Rispetto a febbraio il Pd risulta in flessione (-0,9%) e il M5S in crescita (+1,5%). Al terzo posto la Lega di Salvini (13,7%) supera Forza Italia (13,5%), sia pure di poco e in misura statisticamente non significativa, e questa è l’unica novità degli ultimi due mesi. A seguire Fratelli d’Italia-An (4%) che precede Sel (3,6%), poi Udc (2,5%) e Ncd (2,2%) e infine Prc (1,5%). Tutti gli altri partiti si collocano al di sotto dell’1%. Sulla base di questi dati, qualora l’Italicum venisse approvato i centristi supererebbero la soglia di sbarramento fissata al 3% solamente se confluissero in un unico soggetto politico. Rispetto ai mesi precedenti, dal sondaggio odierno si possono trarre le seguenti indicazioni: 1) Nonostante la flessione (-5,1% rispetto al risultato ottenuto alle elezioni europee), dovuta alla fine della luna di miele degli elettori con il governo, alle difficoltà economiche patite da alcune categorie sociali che gli hanno voltato le spalle e alle tensioni interne che danno l’immagine di una scarsa coesione, il Partito democratico non ha avversari in grado di insidiare il suo primato. Si conferma un partito «pigliatutti» primeggiando tra tutte le componenti sociali, con l’eccezione degli elettori di 35-44 anni e dei disoccupati tra i quali prevale il movimento di Beppe Grillo. 2) Il centrodestra appare molto frammentato e in forte difficoltà: Forza Italia subisce un’ulteriore flessione e, dopo l’abbandono del patto del Nazareno, appare priva di una strategia politica e in balia di La novità L’esperienza sarebbe nuova e interessante rispetto a questi lunghi 19 anni di impegno politico 34,3 19,8 20,9 Forza Italia 13,5 13,4 14,3 Lega Nord 13,7 13,7 13,5 Sel 3,6 3,9 4,1 Fratelli d'Italia-An 4 3,7 3,5 Nuovo centrodestra 2,2 Udc 2,5 Prc 1,5 Scelta civica 0,3 Altre liste 3,2 3,4 1,6 1,9 1,3 1,6 0,4 1,7 0,7 2,2 1,8 35,2 Indecisi + non voto + non indicano 35,2 34,3 Sondaggio realizzato da Ipsos PA per Corriere della Sera ciascuno presso un campione casuale nazionale rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne secondo genere, età, livello di scolarità, area geografica di residenza, dimensione del comune di residenza. Sono state realizzate 1.000 interviste (su 9.480 contatti), mediante sistema CATI, l'1 e il 2 aprile 2015. Il documento informativo completo riguardante il sondaggio sarà inviato ai sensi di legge, per la sua pubblicazione, al sito www.sondaggipoliticoelettorali.it. Corriere della Sera Pd al 35,7%, M5S torna a crescere La Lega resta davanti a Forza Italia L’effetto inchieste incide sul risultato dei 5 Stelle (21,3%). Stallo al centro conflitti interni culminati nell’ultima settimana con la decisione di lasciare il partito da parte di uno dei simboli della ortodossia berlusconiana, Sandro Bondi. Al contrario la Lega registra un consenso senza precedenti, basti pensare che in oltre 25 anni di storia solo due volte ha superato la soglia del 10%, in occasione delle Politiche del 1996 e delle Europee del 2009. Eppure, dopo la manifestazione di Roma, ha fatto segnare una flessione e allontanato una parte degli elettori più moderati. E, come abbiamo visto nel sondaggio della scorsa settimana, l’ipotesi di un’alleanza Le posizioni Il Carroccio è al 13,7%, poco sopra gli azzurri L’astensione riguarda più di un italiano su tre politica tra i due principali partiti del centrodestra divide nettamente entrambi gli elettorati. 3) Il Movimento 5 Stelle mantiene saldamente il proprio elettorato a dispetto delle defezioni di alcuni parlamentari e delle critiche alla propria azione politica, da molti giudicata sterile per l’indisponibilità a trovare punti di convergenza su riforme o provvedimenti importanti. E anche nonostante la competizione con la Lega sul fronte della protesta e dell’opposizione dura ed intransigente al governo. Tuttavia le indagini giudiziarie che si susseguono, dalle grandi opere a quella sulla metanizzazione di Ischia di questa settimana, rafforzano il posizionamento del movimento di Grillo, considerato il vero paladino della lotta alla corruzione della politica, nonché l’alfiere della battaglia contro i suoi privilegi e i suoi costi, rispetto ai quali non ac- Mazzoni: il ministro di Ncd non deve essere per forza donna Ma io ho un ottimo curriculum ❞ 36,8 21,3 Movimento 5 Stelle L’intervista ROMA Erminia Mazzoni, secondo lei chi andrà al ministero degli Affari regionali? «Non sono io a decidere. Anche se..». Anche se? «Sto leggendo il mio nome sui giornali per quel posto al ministero». C’è il suo nome perché lei appartiene al Nuovo centrodestra ed è una donna come chiede il presidente del Consiglio Matteo Renzi? «Non credo, spero di no. Non sono d’accordo con il concetto di dovere mettere per forza una donna in un certo posto soltanto perché è donna. Non è di questo che ha bisogno il Paese». Allora è d’accordo con il suo compagno di partito Gae- Gennaio 2015 35,7 Partito democratico tano Quagliariello quando dice che non gli piace l’indicazione del premier Renzi di mettere una donna al ministero degli Affari regionali così da mantenere le proporzioni rosa all’interno del governo ? «Sono d’accordo con Gaetano quando dice che è all’interno di Ncd che dobbiamo decidere il candidato per la poltrona del ministero». Ma non concorda quindi con il senatore Quagliariello nel fatto di tenere lontana una donna da quel posto al ministero degli Affari regionali? «Ripeto: non penso sia giusto rivendicare un posto per una donna a tutti i costi. Biso- gna invece pensare ad una persona competente, anche donna. Una donna che abbia i requisiti giusti». Lei si ritiene adatta per quel posto al ministero? «Beh, se leggo il mio nome sui giornali vuol dire che sono Le ministre negli ultimi quattro governi Berlusconi IV (2008-11) Monti (2011-13) Letta (2013-14) Renzi (2014 -...) 5 su 24 3 su 18 5 su 21 6 su 15 40,8 la percentuale ottenuta dal Pd alle elezioni europee del maggio 2014 21,2 la percentuale conquistata dal Movimento 5 Stelle alle scorse Europee 16,8 la percentuale presa al voto dello scorso maggio per il Parlamento Ue da Forza Italia cenna a diminuire l’insofferenza dei cittadini. 4)I partiti di centro non riescono a decollare, approfittando delle gravi difficoltà in cui versa Forza Italia. Il partito di Alfano risulta in flessione (dopo le dimissioni di Lupi) e l’Udc in lieve crescita ma nell’insieme si collocano su valori in linea con i risultati delle Europee. Appaiono a metà del guado: il sostegno al governo e la titolarità di dicasteri importanti non sembrano favorirli più di tanto perché i riflettori sono puntati più sul premier che sui ministri. E, d’altra parte, andare all’opposizione sarebbe anche peggio in termini di consenso, sia perché rinuncerebbero a un forte tratto distintivo sia perché farebbero fatica ad emergere all’interno di un’opposizione variegata e più incline di loro ai toni forti. In questo scenario potrebbe esserci spazio per nuovi soggetti politici, esempio Italia stata valutata per il percorso politico che ho fatto, per il percorso che ho maturato in questi anni». Valutata da chi? Ha parlato con il presidente del Consiglio in questi giorni? «No, no». Ha avuto contatti con il senatore Quagliariello, allora? «No, nemmeno con lui». Avrà parlato almeno con Angelino Alfano? «Neanche con Alfano». E quindi? «La notizia che si fa il mio nome per il posto al ministero degli Affari regionali l’ho sentita al telegiornale, l’ho letta sui giornali». E secondo lei come è venuto fuori il suo nome? «L’ho già detto: guardando il mio percorso politico e professionale. Secondo me non c’è altro se non il fatto che sono una donna e che ho un curriculum di tutto rilievo. Basterebbe guardare soltanto l’ultimo impegno che ho avuto a livello europeo». Ovvero? «Sono stata relatrice dell’agenda europea 2014 per quel che riguarda il pacchetto Chi è ● Erminia Mazzoni, campana, 49 anni, è stata deputata per Ccd e Udc dal 2001 al 2008 ● Dal 2009 al 2014 è stata parlamentare europea: eletta con il Popolo della libertà, ha aderito nel novembre 2013 al Nuovo centrodestra unica di Corrado Passera o Coalizione sociale di Maurizio Landini? È difficile rispondere: la frammentazione del centrodestra e lo scarso presidio dello spazio politico a sinistra del Pd sembrerebbero rappresentare un viatico, a condizione di saper aggregare alcuni dei soggetti politici esistenti ed attrarre gli elettori delusi, parcheggiati nell’area grigia dell’astensione che si mantiene elevata (35,2%). Ma, in questa fase, la fluidità del rapporto tra cittadini e politica non aiuta i partiti esistenti e quelli nuovi: le appartenenze si sono indebolite, il voto di scambio sembra in declino per la penuria di risorse «da scambiare», il voto di opinione è minacciato dalla volatilità delle opinioni e l’erosione della fiducia nei leader attenua la portata del voto personale. Insomma, vita grama per i partiti e per i loro spin doctor. © RIPRODUZIONE RISERVATA coesione, i fondi strutturali. Questi, per la maggior parte, sono fondi che vengono gestiti dalle Regioni. Ma poi c’è tutto il resto». Cosa? «Ho un gran bel curriculum, l’ho detto. Sono stata eletta consigliere regionale, poi provinciale, quindi due volte eletta nella legislatura nazionale, una volta, appunto, sono stata se- La «candidatura» «La notizia che si fa il mio nome l’ho vista al tg e sui giornali. No, con Alfano non ho parlato» duta al Parlamento europeo come presidente di Commissione». A questo punto le manca soltanto la poltrona da ministro? «Mi piacerebbe, certo. Sarebbe un’esperienza decisamente interessante e nuova rispetto a questi lunghi diciannove anni di impegno politico». Alessandra Arachi © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 11 Primo piano Conti pubblici L’intervista di Enrico Marro «Più controlli sulle invalidità Comuni, tutte le spese online» ● Il caso La Grecia, i prestiti e l’incontro a Pasqua Varoufakis-Lagarde di Giuseppe Sarcina Gutgeld: avanti con la spending review per ridurre le tasse «Quest’anno ridurremo la spesa pubblica di circa 14 miliardi di euro, come era negli obiettivi. E l’anno prossimo andremo avanti, non solo per evitare che scattino le clausole di salvaguardia, cioè l’aumento dell’Iva, ma anche per dare continuità alla riduzione delle tasse sul lavoro che, nel 2016, salirà dai 18 miliardi del 2015 ai 22 del 2016», tenendo conto del bonus da 80 euro al mese e dell’andata a regime del taglio dell’Irap e degli sgravi sulle assunzioni. Fresco della nomina a commissario per la spending review da parte del premier Matteo Renzi, Yoram Gutgeld sta mettendo a punto il menù dei tagli che finirà nel Def (Documento di economia e finanza), il piano che il governo approverà questa settimana. Si tratta di 10 miliardi? «L’obiettivo per il 2016 è questo, ma le cifre nel dettaglio saranno definite con la legge di Stabilità a settembre». Dove taglierete? «Ci saranno interventi diversi settori che però ci tengo a sottolineare non sono pensate con la logica dei tagli, cioè di far cassa, ma di migliorare l’efficienza. Per esempio, un capitolo importante sarà quello dei costi standard. Che verranno estesi dai comuni alle Regioni e alla sanità. Basta insomma con i trasferimenti sulla base del criterio della spesa storica. Metteremo tutte le spese on line e i cittadini potranno confrontare quanto una Regione o una Asl spende per una prestazione rispetto ad un’altra Regione o Asl. E gradualmente i centri di spesa dovranno convergere verso i costi standard». Ai Comuni chiederete altri sacrifici? «Andremo avanti con la razionalizzazione delle società partecipate. Entro il 31 marzo i comuni dovevano presentare un piano. Verificheremo e se non saranno sufficienti prenderemo ulteriori misure». L’obiettivo è passare da 8 mila a mille partecipate? «Non è tanto importante il numero finale, ma se queste ROMA L’economia e la spesa sociale La crescita secondo La disoccupazione le stime dell’Ocse valori in % 13,2 Italia Prestazioni agli invalidi civili per residenza 13 2015 +0,6% * in euro Pensione Indennità medio Numero Importo medio Numero Importo mensile* mensile* 12,8 Nord 260.299 270,48 722.356 481,91 Centro 158.395 266,12 414.743 482,56 12,7 12,5 2016 +1,3% Fonte: Istat 12,3 feb apr giu ago ott dic feb 2014 2014 2014 2014 2014 2014 2015 Sud 438.947 277,14 786.881 479,90 Totale 857.641 273,08 1.923.980 481,23 Fonte: Materiali preparatori per dossier Cottarelli, ministero del Lavoro Corriere della Sera Chi è ● Yoram Gutgeld, 55 anni, economista israeliano naturalizzato italiano, è consigliere economico di Renzi ● È stato senior partner e direttore di McKinsey ed è stato eletto alla Camera con il Pd nel 2013 società sono efficienti e in grado di erogare servizi a costi competitivi». E per quanto riguarda la spesa centrale? «Un filone fondamentale sarà l’attuazione della delega sulla pubblica amministrazione. Riorganizzeremo una struttura che ha ancora l’impronta napoleonica, con duplicazioni in ogni Provincia. Andremo verso la concentrazione di tutti gli uffici pubblici in un solo edificio per ogni città». Tutto qui? «Proseguiremo con la razionalizzazione dei corpi di polizia. Che non significa solo accorpare il corpo forestale in altre strutture, ma eliminare le sovrapposizioni di funzioni e di spesa che riguardano tutti i corpi di polizia a prescindere dal loro numero. Un capitolo importante riguarderà la spesa per beni e servizi, dove stiamo riducendo le centrali d’acquisto. Siamo partiti da oltre 20 mila e entro settembre, grazie agli interventi messi in atto, le ridurremo a qualche decina. Infine ci occuperemo anche delle spese di investimento». Che negli ultimi anni sono molto diminuite, mentre sarebbero utili per la crescita. «Sì, a patto che non contengano sprechi. Ecco perché renderemo operativi meccanismi di attenta valutazione degli investimenti, per evitare di buttare risorse in opere inutili. Nei trasporti ferroviari, per esempio, l’alta velocità è importante, purché non si faccia come la Roma-Milano che, realizzata per il trasporto merci oltre che dei passeggeri, è costata tantissimo senza che neppure un vagone merci vi transiti. Oppure, passando ai trasporti pubblici locali, bisogna generalizzare gli affidamenti del servizio con gara pubblica». Ci saranno tagli delle prestazioni ai cittadini? «Anche in questo caso non vogliamo tagliare per ridurre le prestazioni. Oltretutto la spesa sociale in Italia è inferiore alla media europea. Vogliamo invece spendere meglio. Ecco perché affronteremo il capitolo delle tax expenditures, cioè l’insieme delle agevolazioni, degli incentivi e degli sgravi fiscali per eliminare duplicazioni e voci inutili. Così come bisogna ricondurre a efficienza la spesa sociale, che assorbe 60 miliardi di euro l’anno, la metà dei quali invece di andare verso chi ha più bisogno si dirige a favore di chi sta nel 50% della popolazione più ricca». Com’è possibile? «È stata fatta analisi del profilo di chi riceve le prestazioni sociali e risulta che sono quelli col reddito relativamente più La revisione In certe Regioni e Province sono troppe le pensioni di invalidità, vanno rivisti i criteri alto, nel senso che quelli davvero poveri, specialmente se non hanno famiglia, spesso neppure sono in grado di presentare le domande per le prestazioni cui avrebbero diritto». Che pensate di proporre? «Un primo settore sul quale intervenire sono le pensioni di invalidità. Ci sono troppe disparità per numero di prestazioni tra una Regione e l’altra, talvolta tra una Provincia e l’altra che non sono giustificate da ragioni socio-demografiche. Bisogna quindi vedere, in collaborazione con le stesse Regioni, come ricondurre a normalità le situazioni anomale, dove ci sono troppe pensioni di questo tipo. Un secondo filone riguarda la razionalizzazione delle stesse prestazioni assistenziali. Oggi le istituzioni che se ne occupano — Regioni, Inps, Comuni — non sanno l’una quello che fa l’altra e così finisce che una persona riceve tre prestazioni mentre un’altra, magari più bisognosa, nessuna. Accade anche perché parte delle prestazioni sono indipendenti dal reddito». È il caso delle indennità di accompagnamento che, da sole, costano più di 13 miliardi l’anno. Pensa che andrebbero legate al reddito? «In via di principio bisognerebbe andare in questa direzione, per concentrare le risorse su chi ha più bisogno, ma so che è un tema delicato. Si deciderà con la legge di Stabilità». ❞ Indennità di accompagnamento legate al reddito? È necessario andare in questa direzione se si vuole dare di più a chi ne ha bisogno Ridurremo le centrali di acquisto pubbliche di beni e servizi da ventimila a poche decine entro il prossimo mese di settembre Taglio delle società partecipate, verificheremo i piani presentati dai Comuni Se non basteranno interverremo ancora con altre misure I l ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis passa la Pasqua a Washington, a colloquio con il direttore del Fondo monetario, Christine Lagarde. Entro giovedì 9 aprile la Grecia deve restituire un’altra tranche del prestito concesso dall’istituto internazionale: 450 milioni di euro. I mercati finanziari osservano con nervosismo, sospettando che il governo di Atene non abbia le risorse per onorare il debito. Tutto il poco che c’è in cassa deve servire per pagare le pensioni e gli stipendi ai dipendenti pubblici. Il ministero delle Finanze, però, ha diffuso una smentita molto irritata, sostenendo che invece i soldi ci sono e basteranno per tenere fede a tutti gli impegni. Se è così, non si capisce per quale motivo Varoufakis sia corso in tutta fretta nell’ufficio di Christine Lagarde, mentre per domani è previsto un incontro con alcuni funzionari del ministero del Tesoro americano. La missione «serve per illustrare le riforme proposte dalla Grecia», è la spiegazione dell’esecutivo guidato da Alexis Tsipras. In realtà la strategia di Atene si è incagliata. L’affabulazione visionaria di Varoufakis può riscuotere la simpatia perfino in settori dell’establishment come si era visto nel Workshop Ambrosetti, il 14 marzo scorso. Ma finora non è riuscita a fare breccia nella quadrata razionalità dell’Eurogruppo. I ministri Ue, e non solo quello tedesco, non considerano credibili le proposte di risparmio arrivate finora da Atene. Ne aspettano altre per sbloccare quei 7,2 miliardi di euro che consentirebbero al governo greco di avere un orizzonte per riportare a galla il Paese. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Local tax, spazio ai sindaci. E l’imposta prima casa potrebbe calare Nel Def il governo è orientato a confermare gli obiettivi di deficit e crescita concordati con Bruxelles ROMA Con la prossima manovra 10 i miliardi di tagli alla spesa pubblica che eviterebbero l’aumento Iva 5 miliardi i risparmi per gli interessi sul debito pubblico già nel 2015 di finanza pubblica il governo è intenzionato anche a dare una svolta profonda al fisco locale. All’orizzonte, nel 2016, non c’è solo la ri-trasformazione dell’Imu nella «local tax» e la riforma del Patto di Stabilità interno per i comuni, ma anche una nuova spinta verso l’autonomia finanziaria degli enti locali. Il Documento di economia e finanza che il governo esaminerà la prossima settimana prevede, tra le varie operazioni da adottare per il controllo della finanza pubblica, l’aumento «della quota di trasferimenti statali agli enti locali legati alla capacità fiscale e ai fabbisogni standard». Un nuovo passo verso il «superamento della spesa storica» ed il contenimento dei costi per il bilancio. Anche se questo potrebbe significare un aumento delle tasse locali. Regioni e Comuni, allo stato attuale, hanno mediamente ancora un margine piuttosto ampio per poter aumentare le ad- dizionali Irpef. E non è escluso che i Comuni abbiano la possibilità di manovrare più incisivamente le aliquote della nuova «local tax» rispetto a quando accade oggi con Imu e Tasi. Due tributi che secondo le ● Le parole della finanza pubblica 1 Def Il Documento di economia e finanza, previsto dalla legge del 7 aprile 2011 n. 39, è composto da: Programma di stabilità, dall’Analisi e tendenze della finanza pubblica e dal Programma di riforma 2 bozza del Def, dovrebbero convergere «in un’unica imposta con aliquote differenziate», più basse per le abitazioni principali, più alte per gli altri immobili. Anche per gli altri tributi comunali, quelli che non verto- Spending review È la revisione della spesa pubblica attraverso l’analisi e la valutazione sulla Pubblica amministrazione. Gli enti vengono passati al vaglio per scoprire inefficienze e spese 3 Legge di Stabilità La legge di Stabilità che dal 2009 sostituisce la vecchia legge finanziaria viene presentata ogni anno dal governo per fare coincidere le entrate e le uscite dello Stato (per il 2015 sono previsti 36 miliardi) no sugli immobili, il Def prefigura una «semplificazione» con l’istituzione di «un unico tributo-canone» che sostituisca l’insieme delle imposte locali esistenti. Nel Def il governo ipotizza un miglioramento della congiuntura e delle prospettive di crescita, ma al momento è intenzionato a confermare gli obiettivi di deficit concordati con la Ue lo scorso anno, cioè il 2,6% quest’anno e l’1,8% il prossimo. L’obiettivo primario è sostituire l’aumento Iva nel 2016 (vale 16 miliardi) con almeno 10 miliardi di tagli alla spesa pubblica, compensando il resto con la minor spesa per gli interessi sul debito pubblico (5 miliardi già dal 2015). M. Sen. © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 13 Primo piano Le infrastrutture di Fabrizio Caccia ROMA «Io credo che gli impegni saranno rispettati, credo nella serietà del governo, ci siamo visti a Roma non più tardi di mercoledì scorso col viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Riccardo Nencini, c’era pure il capo di gabinetto del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Luca Lotti...Abbiamo concordato insieme dei protocolli, perchè dunque all’improvviso l’opera dovrebbe saltare?». La voce di Antonio Bargone, sottosegretario nei governi D’Alema e Prodi e oggi numero uno di Sat (Società Autostrada Tirrenica), indagato nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Firenze sulle Grandi Opere, arriva da un telefono cellulare piuttosto disturbata e anche un po’ preoccupata. Perchè in realtà - secondo Il Sole 24 Ore di ieri proprio l’autostrada Tirrenica (insieme alla Orte-Mestre) risulterebbe definitivamente esclusa dall’elenco delle 49 opere prioritarie (per un valore complessivo di 80 miliardi di euro) previste dal nuovo piano delle Infrastrutture che porterà la firma, martedì prossimo, del neo ministro Graziano Delrio. Una bella sforbiciata da parte Livorno-Civitavecchia, l’«eterna incompiuta» esce dai piani del governo del governo Renzi, rispetto al programma faraonico da 285 miliardi, suddiviso in 419 interventi, che a 14 anni dall’avvio della Legge Obiettivo ha registrato, però, il completamento di appena l’8 per cento delle opere. Che ne sarà, dunque, dell’eterna incompiuta, la mitica A12, i 242 chilometri da Livorno a Civitavecchia, secondo il contratto ormai preistorico del 1968 con cui lo Stato l’affidò in concessione alla Sat? Di quei 242 chilometri se ne sono realizzati - tra estenuanti dibattiti e proteste varie - appena 40 in quasi mezzo secolo: il primo tratto da Livorno a Rosignano (36 chilometri) inaugurato nel 1993 e il secondo da Rosignano a Cecina Nord (4 chilometri) entrato in esercizio nel 2012. Il progetto dell’autostrada Livorno San Pietro in Palazzi Elba Arezzo Siena TOSCANA Grosseto LAZIO Il caso Tarquinia km 20 Civitavecchia Fonte: Sat, Società Autostrada Tirrenica Spa d’Arco I dati dei primi due mesi del 2015 La Cina investe 29 miliardi in strade e ferrovie La Cina ha investito 176,3 miliardi di yuan (28,7 miliardi di dollari) per la costruzione di ferrovie, strade e corsi d’acqua nei primi due mesi del 2015, in crescita del 16,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2014. I dati sono stati diffusi dal ministero dei Trasporti cinese. In particolare gli investimenti per la costruzione di strade sono stati pari a 116,4 miliardi di yuan, in crescita del 15,9 per cento. © RIPRODUZIONE RISERVATA Ma il resto? Autostrade per l’Italia, che fa parte del gruppo Atlantia (Benetton) ha da poco acquistato il controllo della Sat e a questo punto sembra disposta a proseguire da sola coi lavori, rinunciando al contributo pubblico di 270 milioni di euro che figurava nella prima bozza del decreto “Sblocca Italia” ma poi sparito dal testo. Al governo, però, mercoledì scorso, avrebbe chiesto in cambio la possibilità di aumentare i pedaggi autostradali sull’intera rete in concessione. L’accordo definitivo si dovrebbe raggiungere a metà maggio; a settembre poi dovrebbero essere approvati i progetti e nel 2016 sarebbero aperti i cantieri (1,2 miliardi di euro) da San Pietro in Palazzi a Tarquinia (i lavori per la tratta Civitavecchia-Tarquinia sono già in corso). Si sarebbe trovata una soluzione, infine, anche per il tratto maremmano Orbetello-Capalbio, quello famoso delle ville dei vip: la Tirrenica fiancheggerebbe la ferrovia, passando lontano dalle proprietà. Ma i sindaci del territorio devono ancora pronunciarsi e insomma tutto potrebbe bloccarsi di nuovo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il rapporto Tetto agli stipendi dei manager, i primi effetti da Anas a Invitalia 80 miliardi di euro è il valore delle 49 opere prioritarie inserite nell’elenco del nuovo piano delle Infrastrutture 242 i chilometri che da Livorno dovevano portare a Civitavecchia, secondo un appalto del ‘68. Da allora sono stati realizzati appena 40 km A distanza di qualche anno dalle leggi sui tetti agli stipendi dei manager delle società non quotate controllate dal Mef, arriva anche il primo monitoraggio sugli effetti prodotti. In tutto, stando a un rapporto del ministero dell’Economia, sono risultate sei le società interessate su un totale di 20 soggetti coinvolti. Invitalia ha visto scendere la remunerazione deliberata per l’amministratore delegato Domenico Arcuri, da 750 mila euro annui (considerando il triennio precedente, inclusa la parte variabile) a 300 mila euro lordi. Idem per Anas con l’amministratore unico Pietro Ciucci, passato da 750 mila euro (calcolando il valore massimo della parte variabile) a 301 mila. Hanno dovuto tagliare anche Coni (a 240 mila da 320 mila) e Sogin (da 551 a 242). Ma la vera sforbiciata si vedrà solo con il 2014, quando è entrato in vigore il decreto che modula i tetti, individuando tre fasce, in base a indicatori dimensionali. E poi c’è stato il dl Irpef, varato sotto il governo Renzi che ha imposto un nuovo tetto, valido a partire da maggio, pari a 240 mila euro, come l’assegno del presidente della Repubblica. © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera 14 Esteri La preghiera del Papa: «Converti i cuori dei seminatori d’odio» Elogio alle donne che «non persero la fede» «Notte di veglia fu questa, per i discepoli e le discepole di Gesù. Notte di dolore e di paura». Francesco alza lo sguardo, per i cristiani è la notte più importante, la Basilica di San Pietro rimasta al buio dalla Passione del Venerdì Santo è tornata a illuminarsi ieri sera. «Non dorme il Signore, veglia il Custode del suo popolo per farlo uscire dalla schiavitù e aprirgli la strada della libertà». Nella Via Crucis, Francesco ha denunciato il «silenzio complice» del mondo davanti ai cristiani «crocifissi», intorno al Colosseo si è pregato per «il diritto fondamentale alla libertà religiosa». Così è significativo che tra i dieci catecumeni che il Papa, come tradizione, ha battezzato e cresimato nella Basilica, ci fossero anche una donna del Kenya, Rache Khayesi, 67 anni, e Mahmoud Samhoud, un trentenne nato in Italia di origini egiziane. Nelle intenzioni di preghiera si ricorda la sorte di tanti fedeli: «Rinvigorisci la fede nei cri- CITTÀ DEL VATICANO Le parole ● Nella Via Crucis, intorno al Colosseo, Francesco ha pregato per «il diritto fondamentale alla libertà religiosa» ● Alla lettura della Genesi ha invitato a guardare alle donne: «Gli uomini rimasero chiusi nel cenacolo, le donne uscirono... non rimasero prigioniere della paura e del dolore» L’intervista di Alessandra Coppola La vicenda ● Emmanuel Carrère, nato a Parigi nel 1957, è scrittore e sceneggiatore. La sua opera più famosa e controversa è Limonov, biografia dell’attivista e poeta russo, che ha ottenuto il Prix Renaudot ● Il suo ultimo libro, Il Regno è pubblicato da Adelphi, con traduzione di Francesco Bergamasco (pp. 428, € 22) Emmanuel Carrère, perché adesso questo libro sui primi cristiani e la scrittura dei Vangeli? A questo punto della sua vita e della sua carriera? Che cosa rappresenta per lei Il Regno? «È un «adesso» molto lungo — risponde lo scrittore francese —, perché è un libro cominciato sette, otto anni fa. Penso che, anche se non si è credenti, valga la pena porsi la domanda: dove mi colloco rispetto a questa storia? Che cosa rappresenta per me?» È la storia della prima generazione cristiana, ma è anche la vicenda di una «piccola setta ebrea che in meno di tre secoli ha divorato dall’interno l’Impero romano». C’è anche quest’atmosfera di fine di un’era nel suo libro. Ne ha accennato sul Corriere nella recensione al romanzo di Michel Houellebecq, Sottomissione: «La laicità, il secolarismo, il materialismo ateo hanno fatto il loro tempo». Stiamo vivendo, anche noi, gli ultimi giorni dell’Impero? «Diffido delle grandi analisi storiche. Ma sì, ho l’impressione che siamo alla fine di qualcosa. Non voglio giocare a fare il profeta. C’è, però, una mutazione in corso. E Houellebecq ne ha una visione molto acuta e originale. È vero: il modo in cui la civiltà greco-romana è arrivata alla fine è evocativo, ci ricorda qualcosa. Davanti a fenomeni storici, religiosi che disorientano, difficili da classificare, che non ci ispirano stiani perseguitati», «benedici i governanti che cercano la pace», «converti i cuori dei seminatori di odio», mentre tutti ripetono il Kyrie eleison, «Signore, pietà». È una sera in cui anche le preghiere rituali, «Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni», ritrovano un senso dimenticato. La benedizione del fuoco, il silenzio perfetto tra le navate, la processione con il cero pasquale acceso, il passaggio dal buio alla luce e l’annuncio solenne della Risurrezione con il canto dell’Exsultet. ● Il caso Les Prêtres, gli aiuti e il ridicolo in nome della laicité di Stefano Montefiori Il dolore Francesco con la candela in mano per la «liturgia della luce» nella Basilica di San Pietro Durante la messa della vigilia pasquale ha incitato i fedeli ad avere coraggio e ha auspicato la conversione «dei seminatori di odio» «Nessuna esitazione! Sostegno totale ai Cristiani d’Oriente vittime della barbarie», ha scritto ieri sera in un tweet Manuel Valls. Perché il premier si è sentito in dovere di ribadire un’evidenza? Perché la Francia sta vivendo la grottesca vicenda del manifesto del gruppo «Les Prêtres», che il 14 giugno si esibirà all’Olympia «a beneficio dei Cristiani d’Oriente». La società Ratp che gestisce il metrò di Parigi ha rifiutato l’annuncio in nome della laicità e della «neutralità del servizio pubblico», come se tra carnefici e vittime sia corretto restare neutri. Dopo le proteste, ieri l’apertura: sempre vietato evocare i Cristiani, ma nel manifesto si potrà discretamente menzionare l’associazione L’Œuvre d’Orient. Un tuffo nel ridicolo, prima dell’udienza in tribunale mercoledì. © RIPRODUZIONE RISERVATA Si legge la Genesi, il libro dell’Esodo, il racconto di Marco delle donne che entrano nel sepolcro di Gesù. «Non si può vivere la Pasqua senza entrare nel mistero. Non è un fatto intellettuale, non è solo conoscere, leggere...è di più, è molto di più!», considera Francesco nell’omelia. Bisogna guardare a ciò che fecero le donne: «Gli uomini rimasero chiusi nel cenacolo. Le donne, invece, all’alba del giorno dopo il sabato, andarono al sepolcro per ungere il corpo di Gesù». La veglia, il coraggio. «Entrare nel mistero ci chiede di non avere paura della realtà: non chiudersi in se stessi, non fuggire davanti a ciò che non comprendiamo, non chiudere gli occhi davanti ai problemi, non negarli, non eliminare gli interrogativi», mormora il Papa. «Entrare nel mistero significa andare oltre le proprie comode sicurezze, oltre la pigrizia e l’indifferenza che ci frenano, e mettersi alla ricerca della verità, della bellezza e dell’amore, cercare un senso non scontato, una risposta non banale alle domande che mettono in crisi la nostra fede, la nostra fedeltà e la nostra ragione». È «l’umiltà di ridimensionarsi» e riconoscersi «peccatori bisognosi di perdono», conclude Francesco: «Tutto questo ci insegnano le donne discepole di Gesù. Esse vegliarono, quella notte, insieme con la Madre. E lei, la Vergine Madre, le aiutò a non perdere la fede e la speranza. Così non rimasero prigioniere della paura e del dolore». Gian Guido Vecchi © RIPRODUZIONE RISERVATA Carrère: «Siamo alla fine dell’Impero L’islamismo è l’alieno che intimorisce» simpatia, abbiamo sempre interesse a ricordarci che cos’era il cristianesimo, diventato poi la base di una grande civiltà: per il mondo greco-romano era qualcosa di alieno, considerato con disgusto, diffidenza, ripugnanza, qualcosa di pericoloso, ostile. Una sorta di quinta colonna infiltrata: faceva paura e disgustava». Il fenomeno che oggi ispira paura e diffidenza è l’Islam? Nel Regno lei osserva che «la democrazia laica è la nostra religione (…) la superstitio che vuole la nostra morte è stato il comunismo oggi è l’islamismo». «Sì, e non è molto originale. Si riferisce a un sistema di pensiero esterno al nostro, che non bisogna ignorare. In fondo, era Patrimonio Unesco L’Isis distrugge a picconate le statue di Hatra Mazze, picconi e tiro a segno con i kalashnikov: i jihadisti dell’Isis mostrano in un video la distruzione di statue e ornamenti dell’antica Hatra, in Iraq, patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, fiorente città dell’Impero dei Parti. Un un militante afferma che le immagini umane venivano «adorate al posto di Dio». per me una delle poste in gioco nello scrivere un libro come Limonov (il lavoro precedente di Carrère,ndr), dedicato a lettori come me, come lei: per quanto possiamo essere diversi, abbiamo in comune la democrazia, i diritti dell’uomo, la libertà d’espressione. Cercare di fare il ritratto di un uomo che considera eroi personaggi come Bin Laden o Gheddafi è interessante. Limonov pensa, per esempio, che la democrazia che noi cerchiamo di esportare sia l’equivalente del colonialismo cattolico, con la stessa convinzione di voler portare il bello, il bene. Il suo punto di vista rappresenta tutto quello che è l’altro dalla nostra civiltà. Io non lo condivido, ma mi interessa vedere il mondo dal punto di vista ❞ C’è una cosa di cui non parliamo abbastanza: a differenza di Gesù, il Profeta era un uomo circondato di donne, amava le donne dell’avversario, di chi pensa di dover far saltare tutto». Con l’eccezione di un breve episodio, «Il Regno» è un libro molto casto, asessuato. «È il problema delle origini del cristianesimo. Onestamente, mi infastidisce questo modo di ignorare la sessualità. Ed è vero che il libro è molto casto, e i suoi eroi sono per la maggior parte uomini». Le tre religioni monoteiste sono piuttosto misogine. Un ritorno dei fenomeni religiosi sotto questo aspetto deve preoccuparci? «Apro una parentesi. Non sono un conoscitore dell’Islam e non voglio aggiungere sciocchezze alle numerose che già si dicono a riguardo. Ma c’è una cosa di cui non parliamo abba- stanza. Contrariamente a Gesù, il Profeta era un uomo circondato di donne, amava le donne. È qualcosa che dovremmo dire a sua difesa. Il puritanesimo dell’Islam non è presente alle origini». Come è stato portare il suo «Regno» — agnostico anche se aperto al mistero — in un Paese molto cattolico come l’Italia (tradotto per Adelphi)? «Pensavo che qualche lettore sarebbe stato scioccato. Sarebbe stato bene essere un po’ condannato dalla chiesa, dare un po’ scandalo (ride), ma per nulla. Meglio così». Del resto, lei scrive che la religione cattolica è l’unica di cui si può scherzare senza conseguenze gravi… «Può succedere che qualcuno scenda in strada per protestare, ma nessuno prende una mitragliatrice e spara. Certamente, è in ragione della sua età: il cristianesimo è oggi una religione che non fa male a nessuno». Inoffensiva perché vecchia? «Rispetto all’Islam ha cinque secoli in più. Se si guarda al cattolicesimo anche solo 500 anni fa, non è difficile pensare all’inquisizione, ai roghi, a volti che non ci ispirano molta simpatia. Al di là delle specificità di ognuna di queste religioni, cinque secoli di scarto spiegano qualcosa in termini di ritardo di integrazione nei confronti di una società laica, democratica e della libertà di espressione». @terrastraniera © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 Strage in Kenya, cinque arresti Il presidente: combatteremo ESTERI Per stanarla hanno dovuto farle sentire la voce di una sua insegnante. Solo allora Cynthia Cheroitich è uscita dal guardaroba del campus di Garissa dove si nascondeva da due giorni, dopo l’assalto degli shebab di giovedì. La studentessa, diciannovenne, non voleva venir fuori neppure ieri: «Come faccio a essere sicura che non siate terroristi?» ha chiesto, con la voce impastata dalla sete. I soccorritori hanno chiamato una docente dell’ateneo. Cynthia si è palesata, non fa più parte dell’ancora folto gruppo di dispersi. Ieri sono saliti a cinque i sospetti arrestati per la strage: ai due già presi all’interno del campus (uno è un agente della sicurezza dell’ateneo) se ne sono aggiunti tre, i coordinatori dell’attacco, fermati mentre cercavano di fuggire in Somalia. Ancora ieri sono arrivate nuove minacce dagli shebab: «La guerra sarà lunga e terribile, le città keniane diventeranno rosse di sangue» promettono in un comunicato inviato alla Reuters. Oltre alla richiesta del ritiro delle truppe keniane dalle forze dell’Unione africana presenti in Somalia, i miliziani hanno fatto presente il loro progetto nazionalistico: riunire il nord del Kenya, con abitanti di etnia somala, alla madrepatria. «Risponderemo duramente agli shebab, non riusciranno a creare un califfato in Kenya, combatteremo il terrorismo fino alla fine» ha reagito 15 il presidente Uhruru Kenyatta ieri in un messaggio alla nazione. Kenyatta, criticato per aver sottovalutato l’allerta dell’intelligence sull’imminenza di un attacco proprio in un’università e per il rafforzamento tardivo delle misure di sicurezza, ha decretato tre giorni di lutto nazionale. Ieri i corpi dei quattro miliziani uccisi nel blitz, nudi e ancora sporchi di sangue, sono stati portati su una jeep in giro per Garissa. Una parata di dubbio gusto anche per un Paese ferito. «Per facilitare la loro identificazione» si sono giustificate le autorità. Alessandra Muglia © RIPRODUZIONE RISERVATA PORTFOLIO MISSIONE IN SOMALIA Città Una donna somala a Mogadiscio, capitale della Somalia, ex colonia italiana dove la comunità internazionale sostiene un fragile governo di transizione contro le milizie islamiste di Al-Shebab. Questo reportage è stato realizzato per il Corriere da Alessandro Rota Con i soldati italiani che a Mogadiscio affrontano al-Shebab La chiesa Sopra, soldati italiani in un momento di riposo su un mezzo corazzato all’interno della base. A destra, le rovine della cattedrale di Mogadiscio Sotto, un somalo che lavora nel campo della missione militare Ue MOGADISCIO La portiera da 300 chili del Lince si chiude con rumore metallico. Al volante Maria Salinas, fuciliere assaltatore, controlla le cinture di sicurezza. Con Roberta Palmas forma un duetto di «sorelle» italiane nella Missione militare Europea a Mogadiscio. Il blindato esce dalla base all’interno dell’aeroporto. Un fuciliere veglia dalla torretta girevole, con le mani sul mitragliatore. Il jammer, dispositivo elettronico di protezione, viene attivato, in modo da ostacolare segnali con cui potrebbero essere innescati ordigni radiocomandati. Il Lince si accoda ad altri quattro veicoli quando il sole non ancora caldo si riflette nel turchese dell’Oceano. La meta è il Jtc, il campo di addestramento: 3 chilometri di strada, con il rischio di mine e di attacchi. E’ l’Europa ad addestrare i soldati somali che combattono al-Shabab. E gli italiani sono il 65% del contingente Eutm che conta 75 militari (presto 109). Non escono dalle basi, tempo libero in palestra o su Skype con i familiari. E’ stato il comandante uscente della missione, il generale Massimo Mingiardi, a spostare l’addestramento dall’Uganda a qui: un segnale forte ai terroristi. «Quando a gennaio sono arrivato nel cielo di Mogadiscio — ha raccontato Mingiardi — due lacrime sono scese perché dall’alto ho rivisto la stessa distruzione di vent’anni fa». Mingiardi è stato in Somalia fino al giugno 1993, pochi giorni prima della battaglia al «check-point Pasta» in cui persero la vita tre nostri soldati. Italiani di nuovo in azione. «Il nostro impegno è aiutare questo Paese e non abbandonarlo ancora una volta». Dal 9 marzo Mingiardi ha passato il comando della Training Mission a un altro italiano, il generale degli Alpini Antonio Maggi. «Sono colpito dalla vicinanza dei somali verso l’Italia e la sua cultura, e dal fatto che alcuni parlino ancora la nostra lingua» dice Maggi appena insediato alla base di Mogadiscio. «Questa gente ha bisogno di pace e merita un futuro migliore». Al Shebab permettendo. Gli addestratori ita- liani hanno già servito in Afghanistan, e alcuni anche in Kosovo. Nessuno si sente di fare confronti: «E’ una guerra del tutto diversa». «Non esiste una linea del fronte» dichiara Scheik Issa, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud, all’interno di Villa Somalia, sede del Governo di Transizione. Ma il generale Issa assicura che i miliziani hanno perso gran parte del loro potere: «Pensiamo di poterli rendere inoffensivi. La loro guerra è anti-islamica, contro i principi della nostra stessa religione». Villa Somalia, ricordo dell’occupazione italiana terminata nel 1960, da una collina sovrasta quella che fu la cattedrale più grande d’Africa, nel centro di Mogadiscio, oggi ridotta a rudere e latrina per gli sfollati. Alessandra Morelli, responsabile dell’Alto Commissariato per i Rifugiati Onu (Unhcr) per la Somalia, l’anno scorso fu oggetto di un attentato kamikaze mentre rientrava alla base dopo una visita in città; il blindato la salvò dall’autobomba. Oggi spiega che gli attacchi di Al-Shabab in Kenya hanno inasprito i rapporti con il governo di Nairobi. E’ chiaro che destabilizzare l’intero Corno d’Africa — dice Morelli — è l’obiettivo dei miliziani . «E’ stato difficile dissociare la popolazione somala, e in particolare gli sfollati, dal terrorismo. Sicuramente la capacità e l’intento dei terroristi non svaniranno nei prossimi anni». Il colonello Giovanni Dario, consigliere strategico della missione europea, spiega che occorre consolidare la presa del governo e dell’esercito somali sui territori già liberati, che oggi ammonterebbero a circa l’80% del territorio. Le elezioni previste per il 2016 sono la prima preoccupazione di Fabrizio Marcelli, primo ambasciatore italiano in Somalia dopo 23 anni di assenza. Il terrorismo, confida un interprete alla base degli europei, non si combatte solo con le armi, ma con la volontà del popolo somalo. Alessandro Rota © RIPRODUZIONE RISERVATA La base Soldati italiani e somali della missione di addestramento a Mogadiscio A sinistra, l’ambasciatore Fabrizio Marcelli nel luogo dove sorgerà la nuova ambasciata italiana. Sotto, un soldato dell’esercito somalo 16 Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera ESTERI # Big Blu, la super bomba Usa per gli ayatollah Svelata l’arma che può distruggere i bunker come l’impianto atomico di Fordow (se fallisce il negoziato) WASHINGTON Con l’Iran si tratta, da qui a giugno c’è tempo per dare concretezza all’intesa nucleare. Tutti se lo augurano. Ma senza lasciare da parte soluzioni alternative ed estreme. Per questo il Pentagono ha Big Blu. Una super bomba in grado di distruggere bunker sotterranei. O gallerie scavate sotto le montagne. Obiettivi simili all’impianto atomico iraniano di Fordow. Oppure ad uno dei centri segreti della Corea del Nord. L’ultimo test, a metà gennaio, ha dimostrato la potenza di un ordigno da 15 tonnellate. E gli Usa hanno fatto trapelare la notizia in concomitanza con i negoziati con Teheran. Segnale evidente: crediamo nel dialogo, se però dovesse andare male il bastone è pronto. Un’allusione preceduta dalle parole del segretario alla Difesa Ashton Carter che ha rammentato — anche a fini interni — come l’opzione militare non sia stata abbandonata. Monito di rito accompagnato dalle indiscrezioni sull’ordigno rilanciate sul quotidiano Wall Street Journal, una conferma di quanto uscito già all’inizio dell’anno. Durante l’ultima prova, nel poligono di White Sands, New Mexico, un B2 decollato dalla base di Whiteman, Missouri, ha sganciato l’ordigno su un bersaglio. Raid seguito dalla ricogni- Relazioni di Paolo Conti «Penso che ora ci siano tutti i presupposti perché si ripeta la grande stagione di rapporti tra l’Italia e l’Iran che vedemmo nel 1998, subito dopo l’elezione del presidente moderato Khatami nel 1997, la visita del presidente Romano Prodi nel 1998 e l’arrivo di Khatami a Roma nel 1999». Ludovico Ortona fu ambasciatore d’Italia a Teheran dal 1995 al 2000, tranne gli otto mesi in cui gli ambasciatori europei tornarono in sede nell’aprile 1997 dopo l’annuncio della sentenza di Berlino sul caso «Mykonos», verdetto che coinvolse i vertici della Repubblica Islamica dell’Iran nell’assassinio di quattro oppositori curdi nel 1992 in Germania. Ortona conosce molto bene la Repubblica Islamica, soprattutto quella cultura. E oggi, dice, il clima di rapporti privilegiati tra Roma e Teheran potrebbe ripetersi: «L’Italia è sempre stato un Paese molto popolare, in Iran. Gli iraniani hanno una grande memoria storica e non dimenticano che noi rimanemmo molto vicini alla Repubblica Islamica in un momento difficilissimo come la guerra con l’Iraq. Molti scambi commerciali continuarono e i rapporti non si interruppero mai. Oggi quella carta sarà importante nella partita del futuro». Lo fu anche nel 1998 quando Romano Prodi, primo capo di governo europeo ad atterrare a Teheran dopo la rivoluzione islamica del 1979, riuscì a riaprire il dialogo diplomatico ai massimi livelli, incontrando non solo Khatami ma anche la Guida della Rivoluzione, Alì Khamenei, il successore di Khomeini. Prima di partire Prodi consultò i colleghi dell’Unione Europea e lo stesso presidente Usa, Bill Clinton. E affrontò con chiarezza temi al- 15 tonnellate Il peso dell’ordigno, che contiene 2,5 tonnellate di esplosivo zione di un Sentinel RQ 170, drone sofisticato già impiegato sui cieli dell’Iran, dove ne è precipitato uno nel 2011. Esito della missione giudicato positivo dall’Air Force. Un esame legato alla forza e alla capacità di resistere a eventuali contromisure. Il Pentagono ha lavorato per anni alla bomba, progetto a cui è stato garantito un budget sopra i 341 milioni di dollari. Realizzata nel 2008-2011, Big Blu ha subito successive modifiche per renderla capace di sfondare le protezioni dei bunker. Tre anni fa i tecnici hanno suggerito nuovi interventi sul modello, questo perché si sono convinti che l’ordigno non avrebbe «bu- L’ordigno ● Il budget per realizzare la super bomba Big Blu ha superato i 341 milioni di dollari dal 2008 Il ritorno di Fidel in tuta da ginnastica Castro riappare in pubblico dopo 14 mesi Prime immagini di Fidel Castro in pubblico dopo 14 mesi di «clausura». L’ex leader, 88 anni, ha visitato lunedì una scuola, dove ha incontrato una delegazione venezuelana, ma solo ieri i giornali di regime hanno pubblicato le foto della sua uscita in tuta da ginnastica. cato» il guscio realizzato dall’Iran attorno ad alcuni siti nucleari. I lavori sulla bomba hanno portato, nel 2013, ad una versione più efficace. Quindi a gennaio l’ultima creazione che ha lasciato soddisfatti i generali. Il successo ha spinto Washington a condividerne i risultati con l’alleato israeliano. L’incursione a White Sands è stata filmata, quindi il video è stato girato a Gerusalemme per dimostrare come un paio di Big Blu possano neutralizzare un target. Il messaggio per Netanyahu, tenacemente contrario all’intesa con Teheran, è evidente. Non temete, se i mullah barano, gli Usa saranno sempre in grado di distruggere i suoi impianti. Dal fronte atomico, dove Iran e Usa, sono rivali, a quello dell’Iraq, che li vede collaborare contro l’Isis. Non senza problemi. Le milizie sciite hanno riconquistato Tikrit grazie anche ai raid americani, una vittoria trasformatisi in abusi e ritorsioni. Un rischio temuto nonostante gli ordini del premier iracheno Abedi e dagli stessi americani che avevano chiesto l’esclusione dei militanti dalla battaglia. Tutto inutile come testimoniano le foto dei saccheggi compiuti dagli sciiti. Guido Olimpio @guidoolimpio © RIPRODUZIONE RISERVATA La «via persiana» da Andreotti a Totti Il legame speciale tra l’Italia e l’Iran lora roventi, come la fatwa lanciata contro Salman Rushdie. Da quel momento l’Italia venne considerata dall’Iran l’apripista per l’Europa e per l’Occidente. Anche perché la storia dei legami Italia-Iran è Protagonisti 1995 Giulio Andreotti senatore a vita, primo politico occidentale a sbarcare in Iran dopo l’embargo Usa (qui nel 1989 con l’ambasciatore iraniano a Roma, De Mita e Mousavi) 1999 Khatami a Roma, prima visita di un presidente iraniano in un Paese dell’Unione europea (nella foto Reuters con l’allora presidente Scalfaro) 2013 Emma Bonino a Teheran: è la prima visita di un ministro degli Esteri europeo dall’elezione di Rohani (nella foto Epa con il suo omologo Zarif) antica, comincia addirittura nel 1862 quando il neonato regno d’Italia firmò un trattato di amicizia con la Persia. Nel secondo dopoguerra i rapporti commerciali con lo Scià si intensificarono, risale al 1977 la visita ufficiale del presidente della Repubblica Giovanni Leone. Poi, col regime degli Ayatollah, una faticosa risalita. Fu essenziale un certo tipo di diplomazia italiana, non sempre spettacolare e gridata. Per esempio l’arrivo a Teheran nel 1995 di Giulio Andreotti, ai tempi solo senatore a vita, primo tra i politici occidentali a mettere piede in Iran dopo l’embargo proclamato da Clinton. Non per niente l’1 marzo scorso, incontrando a Teheran l’attuale ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, Alì Akbar Velajati (potente ministro degli esteri dal 1981 al 1997 e oggi ascoltato consigliere per gli Affari internazionali di Ali Khamenei) lo ha ricordato: «Italia e Iran hanno un rapporto storico basato su un’amicizia reciproca con grandi politici italiani. Se devo nominarne uno faccio riferimento a Giulio Andreotti». La memoria iraniana, lo ha detto Ludovico Ortona, è lunga e solida. E in Iran ricordano l’aiuto di Andreotti all’Iran nella delicata chiusura della guerra con l’Iraq, in tempi in cui la gran parte del mondo era schierata con Saddam. Più recenti le visite di Emma Bonino nel 2013 (il presidente iraniano Hassan Rohani disse: «L’Italia è la nostra porta verso l’Europa») e quella, appena di marzo, di Paolo Gentiloni, che spiegò come l’accordo sul nucleare avrebbe certamente aperto nuove prospettive alle nostre imprese. In un settore non ci sarà mai crisi, quello del calcio. La popolarità dei nostri campioni è indiscussa. Nel 2010 Francesco Totti aderì alla campagna contro la condanna a morte di Sakineh Mohammadi Ashtiani (poi liberata nel 2014) e l’impressione tra i giovani di Teheran fu fortissima. © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 anni La durata delle sanzioni all’Iran decise dall’Occidente per via del programma nucleare di Teheran 7 miliardi di dollari l’anno L’interscambio tra Iran e Italia prima delle sanzioni, di cui 5 miliardi di export iraniano verso l’Italia 1 miliardo di dollari l’anno L’interscambio Iran-Italia dopo le sanzioni. Tra le aziende italiane più attive in Iran le petrolchimiche e dei trasporti ● Il commento Obama vede Raúl Il teorema del dialogo su scala globale di Giuseppe Sarcina I ncassato l’accordo con l’Iran, Barack Obama si trova nella condizione di poter allargare l’agenda della sua politica internazionale, con potenzialità intraviste solo nel 2009 all’inizio del suo primo mandato. Il presidente non vuole confinare il dibattito sul «framework», l’intesa cornice di Losanna nel perimetro politico di Washington. Ieri, quindi, ha telefonato ai leader di Kuwait, Bahrein, Qatar ed Emirati Arabi e li ha invitati a Camp David in primavera, insieme con il re dell’Arabia Saudita, Salman bin Abdulaziz al Saud e il sultano Qabus dell’Oman. I sei Paesi rappresentano il blocco sunnita più ostile all’espansionismo dell’Iran sciita. In un certo senso è come se Obama avesse deciso di giocare una partita con rilancio continuo e a tutto campo. È convinto che solo in questo modo potrà lasciare agli Stati Uniti e al mondo una «legacy», un’eredità politica meritevole di essere ricordata. Il Medio Oriente mette ancora oggi a dura prova il ricordo dei presidenti degli ultimi quarant’anni. Da Jimmy Carter e la vicenda degli ostaggi a Teheran (19791980) a Bush padre e figlio, con le due guerre contro Saddam Hussein. Lo stesso Obama non nasconde il rischio di passare alla storia come il primo presidente americano ad aver messo in pericolo la sicurezza di Israele. Ma a fronte di questa insidia ci sono opportunità uniche e, va riconosciuto, insperate. Il numero uno della Casa Bianca sta costruendo uno schema ardito di alleanze a intensità variabile. Vuole restare il partner irrinunciabile di Israele (da recuperare al più presto), ma anche diventare l’interlocutore del leader iraniano Hassan Rouhani. Riconsegna le armi all’Egitto di Al Sisi che reprime i Fratelli musulmani, ma invita i monarchi sunniti del Golfo negli Stati Uniti. Ma per essere credibile la linea del dialogo, va applicata in modo universale. L’apertura a Cuba è la ricaduta più evidente di questo teorema. Il 10 aprile Obama parteciperà al summit dell’Organizzazione degli Stati americani, a Panama. Ci sarà anche il presidente cubano, Raúl Castro. Non sono previsti, al momento, colloqui ufficiali, ma è probabile che il numero uno della Casa Bianca coglierà l’occasione per farsi vedere con Castro, aggiungendo alla sua «legacy» un’altra immagine memorabile. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 ESTERI 17 # IL RACCONTO ETGAR KERET Ex leader Un’immagine di video art esposta in una galleria di Tel Aviv nel 2012 e intitolata «Iran». In tv il ritratto dell’ex presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. Il racconto di Keret è ambientato in una casa israeliana che in qualche modo si adatta alla minaccia nucleare rappresentata dal piano atomico portato avanti dal governo iraniano (Ap/Oded Balilty) di Etgar Keret Qualche settimana prima della nascita di nostro figlio Lev, quasi quattro anni fa, vennero alla ribalta due importanti problemi filosofici. Il primo – somiglierà alla mamma o al papà? – fu risolto alla nascita rapidamente e senza possibilità di equivoci: era bellissimo. O, come dice la mia cara moglie: «L’unica cosa che ha ereditato da te sono i peli sulla schiena». E il secondo problema – cosa farà da grande – è stato al centro del nostro interesse nei suoi primi tre anni di vita. Il caratteraccio lo rendeva idoneo a fare il tassista; la fenomenale capacità di trovare delle scuse indicava che avrebbe potuto cavarsela bene nella professione legale; e la sua sistematica prepotenza indicava che aveva le doti per diventare un quadro di alto livello di un qualche governo totalitario. Ma negli ultimi mesi la nebbia che circondava il futuro roseo e grassottello di nostro figlio ha cominciato ad alzarsi. Probabilmente farà il lattaio, perché altrimenti la sua rara capacità di svegliarsi ogni mattina alle cinque e mezzo e di insistere per svegliare anche noi andrebbe completamente sprecata. Un mercoledì, due settimane fa, l’usuale procedura che prevedeva la nostra sveglia alle cinque e mezzo è stata sconvolta dal suono del campanello. Con addosso i soli pantaloni del pigiama, ho aperto la porta e ho visto il mio migliore amico, Uzi, bianco come un lenzuolo, là fuori. Poi, fumando nervosamente sul balcone, mi ha detto che aveva cenato con S., un ragazzo fuori di testa che era stato con noi alle elementari ed era diventato, ovviamente, un alto ufficiale dell’esercito fuori di testa. Verso il dessert, dopo che Uzi aveva finito di vantarsi di una dubbia compravendita immobiliare che aveva appena concluso, S. gli aveva parlato di un dossier segreto che era arrivato sulla sua scrivania. Riguardava il profilo psicologico del presidente iraniano. Secondo il dossier, che era stato raccolto da agenzie d’intelligence straniere, Mahmoud Ahmadinejad è uno dei pochi leader viventi della Terra le cui vere posizioni, espresse solo a porte chiuse, sono ancora più fanatiche di quelle espresse in pubblico. «Succede quasi sempre il contrario», aveva spiegato S. «I leader mondiali sono cani che abbaiano ma non mordono. In lui, invece, almeno così pare, il desiderio di cancellare Israele dalla faccia della Terra è davvero assai più forte di quello che dice in realtà. E, come sai bene, ne dice tante». «Capisci?» mi ha chiesto Uzi, madido di sudore. «Quel pazzo è pronto a distruggere Israele anche se questo significa il totale annientamento dell’Iran, perché, da una prospettiva panislamica, la vede come una vittoria. E tra pochi mesi quell’uomo avrà una bomba nucleare. Una bomba nucleare! Capi- ❞ La paura dell’Apocalisse si infilò nella nostra cucina Poi sognai Ahmadinejad I sette anni del titolo sono quelli che vanno dalla nascita del figlio Lev (nel 2005) alla morte del padre. Mentre Etgar Keret aspetta fuori dalla sala parto, al pronto soccorso di Tel Aviv arrivano le vittime di un attentato. Mentre è ancora in lutto per il padre, tra Israele e Hamas a Gaza scoppia l’ennesima guerra. In mezzo la vita di un genitore in un Paese «eternamente vulnerabile», esposto anche alle minacce dell’allora presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad: il racconto che presentiamo in anteprima (il libro esce mercoledì in Italia pubblicato da Feltrinelli) è ambientato nel 2009, i timori per il programma atomico iraniano restano gli stessi espressi in questi giorni dagli israeliani. Lo scrittore parlerà di «Sette anni di felicità» al Festival internazionale del giornalismo a Perugia, venerdì 17 aprile. Il libro ● Questo racconto è tratto da «Sette anni di felicità», il nuovo libro di Etgar Keret, che esce mercoledì 8 aprile (Feltrinelli, 164 pagine, 14 euro) ● Il racconto, pieno di ironia, è ambientato nel 2009, quando Ahmadinejad era presidente a Teheran. I timori israeliani per il programma atomico iraniano restano gli stessi di allora sci che disastro sarà per me se la sgancia su Tel Aviv? Io qui affitto quattordici appartamenti. Hai mai sentito di una mutazione radioattiva che paga puntualmente l’affitto?». «Controllati, Uzi», ho detto io. «Non sei l’unico che soffrirà, se ci bombardano. Cioè, noi abbiamo qui un bambino piccolo e...» «I bambini non pagano l’affitto», ha urlato Uzi. «I bambini non firmano con te un contratto che romperanno senza pensarci due volte appena gli sarà spuntato un terzo occhio». «Zio Uzi»,ho sentito la voce assonnata di Lev alle mie spalle, «posso avere un terzo occhio pure io?» A questo punto della conversazione mi sono acceso anch’io una sigaretta. Il giorno dopo, quando mia moglie mi ha chiesto di chiamare un idraulico per controllare una macchia di umidità sul soffitto della camera da letto, le ho raccontato della mia conversazione con Uzi. «Se S. ha ragione», ho detto, «sarebbe una perdita di tempo e di denaro. Perché aggiustare qualcosa se tra due mesi l’intera città sarà spazzata via?» Le ho suggerito che forse dovremmo temporeggiare per un semestre, e se in marzo saremo ancora interi ripareremo il soffitto. Mia moglie non ha detto niente, ma dalla sua occhiata ho potuto ca- ● Il caso Ora le iraniane potranno vedere alcune partite Le autorità iraniane hanno parzialmente rimosso il divieto alle donne di assistere alle partite di sport maschili. Lo ha annunciato il vice ministro dello Sport Abdolhamid Ahmadi, spiegando che le norme entreranno in vigore entro l’anno. Non tutti gli stadi saranno aperti al pubblico femminile: «Dipenderà dal tipo di sport». Il governo ha proibito alle donne l’ingresso agli stadi di calcio dal 1979 e più di recente anche alle partite di pallavolo «per proteggerle dai fan uomini». Il presidente della Fifa ha invitato Teheran a sospendere questo divieto «intollerabile». La scorsa settimana una Corte d’appello di Teheran ha ordinato il rilascio di Ghoncheh Ghavami, arrestata a giugno per aver cercato di assistere ad una partita di volley maschile. © RIPRODUZIONE RISERVATA Chiamare l’idraulico sarebbe una perdita di tempo. Perché aggiustare qualcosa se tra due mesi l’intera città sarà spazzata via? Perché sprecare le piantine di agrumi in giardino? Sono molto sensibili alle radiazioni pire che non si era resa conto della gravità dell’attuale situazione geopolitica. «Allora, se ho capito bene, vuoi forse rinviare anche il lavoro in giardino?» ha chiesto. Ho annuito. Perché sprecare le piantine di agrumi e le viole che vorremmo metterci? Stando a internet, sono particolarmente sensibili alle radiazioni. Aiutato dalle notizie di Uzi, sono riuscito a risparmiarci un bel po’ di lavori in casa. L’unico al quale ho accettato di partecipare è la disinfestazione dagli scarafaggi, perché nemmeno il fallout radioattivo fermerebbe questi parassiti. A poco a poco, anche mia moglie ha cominciato a rendersi conto dei vantaggi della nostra misera esistenza. Dopo aver letto in un sito di notizie non proprio affidabile l’avvertimento che l’Iran poteva già avere armi nucleari, ha deciso che era ora di smettere di lavare i piatti. «Non c’è nulla di più frustrante che subire un attacco nucleare mentre metti il detersivo nella lavastoviglie», ha spiegato. «D’ora in poi laveremo i piatti solo quando ce n’è immediato bisogno». Questa filosofia — se devo perire tra le fiamme comunque, non lo farò come un babbeo — è andata ben oltre l’editto della lavastoviglie. Abbiamo smesso subito di lavare i pavimenti e portare via la spazzatura. Su astuto suggerimento di mia moglie, siamo andati subito in banca a chiedere un grosso mutuo, immaginando che, se preleveremo il denaro abbastanza in fretta, avremo fottuto il sistema. «Vengano pure a cercarci per farselo restituire quando questo paese sarà diventato un gigantesco buco nel terreno», abbiamo riso mentre, nel nostro lurido soggior- no, guardavamo lo schermo dell’enorme televisore al plasma nuovo. Sarebbe bello se almeno una volta nella nostra breve vita riuscissimo davvero a fregare la banca. E poi ho avuto un incubo in cui Ahmadinejad mi veniva incontro per la strada, mi abbracciava, mi baciava sulle guance e diceva in un fluente yiddish: «Ich hub dir lieb», «Io ti amo, fratello mio». Ho svegliato mia moglie. Il suo viso era coperto d’intonaco bagnato. Il problema della macchia di umidità nel soffitto sopra il letto stava peggiorando. «Che succede?» ha chiesto, spaventata. «Sono gli iraniani?» Ho annuito, ma per tranquillizzarla le ho detto subito che era stato solo un sogno. «Sognavi che ci hanno an- L’autore Marito e moglie «Sognavi che ci avevano annientato?» ha chiesto lei. «Peggio», ho detto io. «Che facevamo la pace» ● Etgar Keret, 47 anni, sposato con Shira, un figlio, è uno dei maggiori scrittori israeliani, tradotto in 35 Paesi nientato?» ha chiesto lei, facendomi una carezza sulla guancia. «Io lo faccio ogni notte.» «Peggio ancora», ho detto io, «ho sognato che stavamo facendo la pace con loro». Questo è stato per lei un colpo proprio duro. «Forse S. si sbagliava», ha mormorato, terrorizzata. «Forse gli iraniani non attaccheranno. E noi saremo inchiodati in questo appartamento sporco e degradato, con i nostri debiti e i tuoi studenti, ai quali avevi promesso di restituire entro gennaio le tesine che non hai ancora cominciato a correggere. E con quei tuoi insopportabili parenti di Eilat che avevamo promesso di visitare a Pesach perché eravamo sicuri che allora...» «È stato solo un sogno», ho cercato di rincuorarla. «Quell’uomo è pazzo, glielo leggi negli occhi». Ma era troppo poco, troppo tardi. L’ho abbracciata più forte che potevo, lasciandomi scorrere sul collo le sue lacrime, e le ho sussurrato: «Non preoccuparti, amore. Siamo dei sopravvissuti, tutt’e due. Siamo già scampati, insieme, a molte cose: malattie, guerre, attacchi terroristici e, se è la pace che ci riserva il destino, sopravvivremo anche a quella». Mia moglie alla fine si è riaddormentata, ma io non ci sono riuscito. Allora mi sono alzato e ho spazzato il soggiorno. Domattina, per prima cosa, chiamerò un idraulico. ● Noto soprattutto per i suoi racconti, Keret ha pubblicato in Italia diversi libri tra cui ricordiamo: «All’improvviso bussano alla porta», «La notte in cui morirono gli autobus», «Papà è scappato col circo» 18 Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 Il reportage di Guido Santevecchi ESTERI 19 Lezione di maoismo nelle campagne cinesi «Il Sogno è una divisa con la stella rossa» In una delle 150 scuole dedicate al culto del comunismo: la modernità non è arrivata (il calcio sì) DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO La scuola, circondata da una campagna dura, stremata dall’inverno che tarda a finire e dall’inquinamento che non va mai via, è l’unico edificio degno di questo nome nel raggio di chilometri. È intitolata ai «Martiri dell’Armata rossa rivoluzionaria». I bambini di questa elementare di Luannan, distretto rurale nella provincia cinese dello Hebei, hanno in dotazione una divisa celeste carta da zucchero con fazzoletto al collo e berretto con la stella rossa: la copia di quella indossata in guerra dai soldati dell’Esercito contadino e popolare di Mao negli anni Trenta e Quaranta. Alla cerimonia dell’alzabandiera si cantano inni Ai Martiri dell’Armata Gli istituti come quello di Luannan sono finanziati dalla «nobiltà» di Pechino come «Marciamo sempre in avanti, con fermezza». Del sistema scolastico cinese conosciamo i successi nei test internazionali, che collocano i ragazzi di Shanghai al primo posto mondiale per apprendimento. Ma a Luannan la scuola è dedicata al culto dei patrioti comunisti: ce ne sono 150 sparse nella Repubblica Popolare, soprattutto in luoghi dove l’esercito di Mao combattè contro i nazionalisti e contro gli invasori giapponesi, vincendo. Luannan e gli istituti gemelli sono finanziati dalla «nobiltà rossa», composta dai figli e nipoti dei comandanti delle forze maoiste. È un «principe rosso» anche il presidente Xi Jinping. La nobiltà rossa vorrebbe che ai bambini si insegnasse fedeltà al partito comunista, in tempi di crisi ideologica. In divisa I bambini in divisa della scuola elementare di Luannan, dedicata ai Martiri dell’Armata rossa rivoluzionaria, dove si insegna il culto del maoismo delle origini. In alto, studenti di un’altra scuola patriottica nella provincia di Sichuan (Afp) La scuola è una palazzina su due piani, dipinta di giallo ocra e coperta da parole d’ordine scritte in rosso, falci e martelli, stelle a cinque punte. Il direttore, Zhang Shuzhi, 53 anni, ci attende nel piazzale, al suo fianco insegnanti e anche l’assessore. «Abbiamo 280 scolari dai 6 ai 12 anni, 9 classi e 18 insegnanti; lezioni dalle 8 alle 16 con un’ora di pausa per il pranzo, dal lunedì al venerdì». Sulle pareti dei corridoi sono allineate foto in bianco e nero e biografie di eroi rivoluzionari che i ragazzi di Pechino, imborghesiti, ormai non ricordano quasi più. Il direttore ci spiega che la divisa militare gli allievi la indossano solo in giorni speciali, per non rovinarla. Entriamo in una classe: 24 bambini e bambine di quinta, tutti seduti composti davanti a Il dibattito sui diritti gay negli Usa Carly Fiorina (quasi candidata) a Tim Cook «Ipocrita, non protesti mai con Pechino» Chi è DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK «Tim Cook? Un ipocrita». Carly Fiorina, 60 anni, ad di Hp dal 1999 al 2005, è pronta a scendere in campo con i repubblicani per sfidare la Clinton nella corsa alla Casa Bianca Carly Fiorina, ex amministratore di Hewlett-Packard, potrebbe presto aggiungersi alla lista dei candidati repubblicani per la Casa Bianca. Si capisce anche dai toni usati in un’intervista al Wall Street Journal sul caso nazionale più dibattuto negli Usa. Nei giorni scorsi il governatore dell’Indiana, il repubblicano Mike Pence, ha firmato una versione restrittiva del Religious Freedom Restoration act, una legge federale per la tutela delle minoranze religiose varata nel 1993. Il testo dell’Indiana, però, consente ai cittadini di invocare motivi religiosi per rifiutare ogni tipo di servizio in caso di matrimoni gay. Il ceo di Apple, Cook, ha lanciato una vera campagna contro la legge, seguito poi da altri manager di grandi aziende, da Lewis Strauss a Walmart. Fiorina, 60 anni, fa parte di quel mondo, anche se ci è arrivata con un percorso atipico. Ha studiato filosofia e storia medievale; ha fatto la segretaria e ha lavorato da una parrucchiera, prima di convertirsi agli studi aziendali fino a conseguire un master in management al Mit di Boston. Arriva al vertice di Hewlett-Packard nel 1999 e ci rimane fino al 2005. In quegli anni venne inserita tra le figure più influenti degli Usa. Ieri sono venute fuori le sue idee texane, prima che repubblicane. Al leader di Apple riserva una sola frase: «Quando Tim Cook si indigna per come vengono trattati i gay e le donne, allora dovrebbe ritirare l’azienda dal 90% dei mercati in cui vende i suoi prodotti, comprese la Cina e l’Arabia Saudita. Ma non l’ho mai sentito lamentarsi di quei Paesi. Ecco perché qui vedo un livello di ipocrisia davvero inopportuno». Per Fiorina, non c’è nulla da «obiettare» alla legge dell’Indiana. Senonché il governatore Pence ha già provveduto a correggerla e il suo collega dell’Arkansas, Asa Hutchinson, ha rimandato al Parlamento dello Stato un testo simile. La campagna di Cook e degli altri manager sembra aver ottenuto il risultato. Ma per Fiorina l’esito è disastroso: «Penso si sia sviluppata una controversia fomentata da persone che sollevano questioni di identità politica per dividere la nazione in un modo pericoloso». Il resto, probabilmente, nella campagna elettorale. Giuseppe Sarcina © RIPRODUZIONE RISERVATA tavolini quadrati. Naturalmente la maestra li aveva preparati. Quando ho chiesto di fare qualche domanda la signora ha fatto alzare la capoclasse. «Mi chiamo Zhang Likun, ho 12 anni». Dovete fare tanti compiti a casa? «Noo, la maestra è molto brava, ce ne dà pochi». E poi che fai, giochi? «Noo, guardo la tv, ci sono i notiziari». E niente cartoni animati? «Mi piacciono i film storici, come quello sul Piccolo Soldato» (una sorta di Piccola vedetta lombarda di De Amicis in versione maoista). Un’altra domanda banale, di quelle che tutti i bambini del mondo odiano: da grande che cosa vuoi fare? La capoclasse conosce a memoria la risposta: «Realizzare il sogno cinese, facendo l’insegnante». E poi? Qui Likun ha ceduto e ha ammesso di volere anche «una bella La storia ● L’Armata rossa condusse la lotta rurale in Cina tra il 1927 e il 1949 ● Costituì il nerbo della guerriglia di Mao, della «lunga marcia» (1934-1935) e della resistenza antigiapponese ● Ribattezzata Esercito popolare di liberazione nel 1946, portò i comunisti al potere nel ‘49 macchina, ma bianca». Sai qualcosa dell’Italia? «Certo, l’Europa è a nordovest della Cina e la capitale dell’Italia è Milano». Poi ho chiesto quanti vogliono fare il soldato: si sono alzate solo tre mani. Un cicciottino, Wu Yulong, ha detto orgoglioso: «Voglio entrare in fanteria, come gli eroi della Lunga Marcia». Ma a nessuno piacerebbe fare il calciatore? Wang Shiy scatta in piedi. E come giochi? «Normale», replica con modestia. Ti piace la divisa dell’Armata Rossa? Gli si illuminano gli occhi: «Sì, tanto». Perché? «È speciale». Ti piace cantare gli inni? «Non tanto, sono stonato». Le aule sono essenziali, riscaldamento già spento e finestre aperte anche se la temperatura è ancora rigida. Nella stanza dei giochi sono allineati carri armati e cannoni di cartone e legno compensato; un diorama della stazione spaziale cinese con le figurine degli astronauti e orsacchiotti di peluche. Direttore a che serve una «scuola rossa» come questa? «A formare dei bravi comunisti». E chi è un bravo comunista? «Il bravo comunista salva la Cina». Ma da che cosa dev’essere salvata la Cina? Il direttore di campagna non ha saputo rispondere, ha sorriso. Certo, impressiona vedere dei bambini nella divisa dei rivoluzionari, allevati a slogan e parole d’ordine. Ma a dire la verità l’ambiente di Luannan ricorda anche quello ingenuo delle nostre scuole elementari di paese com’erano ancora non molti anni fa. Per arrivarci abbiamo attraversato villaggi fatti di casette e catapecchie in strade polverose cosparse di spazzatura e plastica; sui tetti pile di pannocchie di mais lasciate ad asciugare. Niente a che vedere con la Cina seconda potenza economica del mondo. @guidosant © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera 20 Cronache Oksana, ballerina di night in cella con la figlia Milano, ha ucciso con una coltellata al cuore il fidanzato dopo una lite. «Aveva colpito la bimba» Oksana ha appena trovato un lavoro. Ha incontrato il proprietario di un night club. Inizierà stasera. Ballerina. Dice: «Finalmente starò più tranquilla». È in macchina; guida il suo amico, Enzo; si sono conosciuti per caso, tre anni fa, hanno avuto una storia e lui si è attaccato molto alla giovane lituana, 26 anni; qualche ora prima è stata lei a chiamarlo, anche se non si sentivano da qualche mese: «Puoi accompagnarmi? Devo parlare con questa persona per il lavoro». Ora stanno tornando verso l’appartamento di via Ripamonti 193, periferia sud di Milano. Sui sedili posteriori è seduta la figlia di Oksana; la bambina non ha ancora 3 anni. Squilla il cellulare: «Pronto». È l’uomo con cui Oksana Murasova divide l’appartamento, il suo convivente, e anche l’uomo che l’ha picchiata e maltrattata per un anno, a volte l’ha obbligata a prostituirsi, e lei non è riuscita a staccarsene perché è una ragazza sola, con una figlia, preoccupata. Oksana chiude la telefonata e sbuffa: «È ancora ubriaco. Chissà cosa succede stasera». Poi però aggiunge: «Ora un lavoro ce l’ho. Stavolta basta, faccio le valige e me ne vado per davvero. Basta con questa vita». Manca poco alle 22 quando la ragazza scende dall’auto con la bambina in via Ripamonti. Non passa nep- MILANO La vicenda ● Oksana Murasova, lituana di 26 anni e con una bimba di due anni e mezzo, è stata arrestata dai carabinieri di Milano: ora è in carcere a San Vittore con la figlia (che, avendo meno di 3 anni, non deve essere separata dal genitore) ● La donna avrebbe ucciso con una coltellata al cuore, durante una lite in via Ripamonti, il suo compagno, Ruslan Bilous, 32 anni ● Secondo i vicini l’uomo faceva alla compagna scenate di gelosia. La bimba è figlia di una precedente relazione della donna Con la figlia A sinistra Oksana Murasova, cittadina lituana di 26 anni. La donna è stata arrestata dopo aver ucciso con una coltellata, durante una lite, il convivente in via Ripamonti, a sud di Milano. Sopra Oksana con la figlia di due anni e mezzo che ora si trova con lei in carcere (Fotogramma) pure mezz’ora e scende di nuovo in strada, è sconvolta, chiama il 118: «Venite, fate presto, l’ho colpito con un coltello». Ruslan Bilous, ucraino, 32 anni, lavori saltuari in una coop di pulizie, nessun precedente alle spalle, è morto perché la lama di quel coltello da cucina gli ha trafitto il cuore. Ai carabinieri del Nucleo investigativo Oksana racconta: «Mi ha aggredita. Mi sono difesa. Ha colpito la bambina». I primi rilievi dei militari sembrano confermare la sua versione: Oksana ha qualche graffio sul volto, un livido sul petto; sua figlia è caduta, ha battuto la testa e passa qualche ora in osservazione all’ospedale. Davanti al sostituto procuratore Alessandro Gobbis, Oksana racconta di litigi sempre più frequenti. «Non ha mai voluto fare denuncia, aveva paura che lei e la bambina venissero sbattute fuori di casa. Ha sempre sopportato per lei», racconta l’amico Enzo Pignatelli. La giovane lituana era arrivata in Italia nel 2010, aveva lavorato nei locali notturni della Riviera romagnola. Poi, dalla relazione con un altro uomo, era nata la piccola. Oksana Murasova era originaria di Klaipèda, unico porto della Lituania sul Baltico. «Aveva lasciato la bambina con i genitori in Lituania, poi un anno e mezzo fa l’aveva portata a Milano. Ci eravamo visti in un ristorante, lei faceva la “vita” ma non voleva farle mancare niente». Appena arrivata a Milano, si era stabilita con Ruslan Bilous in un appartamento nel quartiere di Città studi, poi un paio d’anni fa il trasferimento al quinto piano di via Ripamonti, zona sud di Milano. Da sabato notte la donna è nel reparto del carcere di San Vittore che ospita le detenute con figli sotto ai tre anni, che per legge non possono essere separati dalle madri. È accusata di omicidio volontario. Nei prossimi giorni il gip Stefania Pepe dovrà esaminare la richiesta di custodia cautelare. L’autopsia e le indagini dei carabinieri dovranno invece fare chiarezza sulla dinamica dell’omicidio: dopo essere stato Insieme La piccola ha meno di tre anni e non deve essere separata dalla donna colpito, il 32enne avrebbe tentato di inseguire la compagna, prima di crollare sul pavimento davanti alla porta. «Quel ragazzo è sempre stato aggressivo. Sabato sera, quando mi ha visto arrivare con lei — racconta Enzo Pignatelli —, mi ha detto: “Attento, ti faccio tagliare la testa”. Poi ha tirato un calcio alla portiera e ha fotografato l’auto con il cellulare. Voleva intimidirmi, sono scappato. Avessi immaginato cos’è successo sarei sceso per affrontarlo...». Cesare Giuzzi Gianni Santucci © RIPRODUZIONE RISERVATA Imola Espulso un cittadino marocchino «Aveva aderito agli integralisti» Khalid Smina, marocchino di 41 anni che viveva ad Imola con moglie, figli e regolare permesso di soggiorno: è stato rimpatriato ieri con un provvedimento di espulsione firmato dal ministro dell’Interno. «Aveva aderito a una pratica integralista della religione, con una vocazione al terrorismo» dice il responsabile del Viminale. L’uomo era stato coinvolto in passato in inchieste sull’estremismo di matrice islamica. Secondo gli inquirenti faceva parte della rete di un sospetto terrorista condannato in Italia, espulso dal nostro Paese nel 2008 e rimpatriato in Tunisia: Jarraya Khalil, che viveva a Faenza con moglie e figli ed era chiamato «il colonnello» per aver combattuto con i mujaheddin nell’ex Jugoslavia. Sono trenta gli espulsi da dicembre per motivi legati alla sicurezza. Smina frequentava la Casa della cultura islamica di Imola, pur non facendo parte del direttivo. Per diverso tempo è stato monitorato dalla Digos e dall’Antiterrorismo. Era molto attivo anche in rete, dove pare frequentasse siti e chat di ispirazione jihadista. «Questa vicenda avrà per noi un impatto molto negativo — ha detto Tajiri Abdelghani, vicepresidente dalla Casa della cultura islamica di Imola —. Noi cerchiamo la massima chiarezza». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 Il caso di Fiorenza Sarzanini e Mario Sensini CRONACHE 21 Il giallo dei 4 mila passaporti finiti sul mercato clandestino Difettosi, andavano distrutti. Indagati due funzionari del Poligrafico dello Stato La vicenda ● Nel 2014 la questura di Milano «ordina» al Poligrafico dello Stato di stampare 4.000 passaporti. Ma i funzionari della questura riscontrano nei documenti un difetto: il microchip non è regolare ● Viene redatto un verbale di restituzione e avviata la procedura di distruzione dei passaporti invalidati Misteriosamente, però, alcuni dei documenti d’identità, che sarebbero dovuti essere mandati al macero dal Poligrafico, vengono segnalati nelle mani di diversi stranieri che li utilizzano per passare le frontiere Almeno un lotto è arrivato in Medio Oriente ● Si mobilitano due Procure (Civitavecchia e poi Roma) e le verifiche vengono affidate alla polizia di Fiumicino Sotto inchiesta, per adesso, ci sono due funzionari del Poligrafico Ci sono 4.000 passaporti stampati dal Poligrafico dello Stato e finiti sul mercato clandestino. Documenti d’identità che risultavano distrutti e invece sono stati ceduti illegalmente. Quanto basta per far scattare l’allarme rosso ai vertici degli apparati di sicurezza. Anche perché le prime segnalazioni dimostrano che almeno una parte del «lotto» è arrivata in Medio Oriente, usata da alcuni siriani per cercare di raggiungere l’Italia. Una circostanza sufficiente a comprendere perché i timori non riguardino soltanto l’utilizzo da parte dei trafficanti di uomini che gestiscono i canali dell’immigrazione, ma anche i fondamentalisti islamici. L’elenco completo con i numeri di serie è stato inserito nella «black list» internazionale — dall’Europa agli Stati Uniti sono state allertate le polizie di mezzo mondo — ma il timore protocollato firmato dai responsabili dell’ufficio competente, che lo inviano anche alla Questura di Milano proprio per dimostrare che si è seguito l’iter previsto. Sembra tutto in regola: può accadere che una «partita» mostri dei difetti e si decida di annullarla proprio per evitare qualsiasi tipo di problema e quindi nessuno si insospettisce. La segnalazione Dopo qualche settimana dalla Turchia parte una segna- lazione nei confronti di due cittadini che — spacciandosi per italiani e utilizzando passaporti non regolari — hanno cercato di varcare la frontiera. Il numero di serie dei documenti viene trasmesso alla polizia di frontiera di Fiumicino e si decide di attivare anche i canali diplomatici perché risulta che qualcuno abbia fatto istanza all’ambasciata italiana in Turchia per ottenere il visto e recarsi in Nordamerica. Si scopre così che i passaporti utilizzati dagli stranieri sono in realtà parte di quel blocco che risulta distrutto. I due siriani non sono gli unici ad avere in mano un documento falso. Analoga richiesta di chiarimenti all’Italia proviene dopo qualche giorno dagli Stati Uniti. Altre si susseguono con il trascorrere delle settimane. Soltanto Istanbul trasmette una decina di istanze. E tanto basta per capire quanto grave è la vicenda — per quanto se ne sa, senza precedenti — e soprattutto le conseguenze che 359 Milioni Il fatturato (2013) di Poligrafico e Zecca dello Stato S.pA. (71,1 milioni invece l’utile netto) può avere in materia di sicurezza, in un momento così delicato a causa delle minacce dell’Isis. Vengono convocate riunioni d’urgenza al ministero dell’Economia — da cui dipende il Poligrafico — e alla Farnesina. Scatta il massimo livello d’allarme e l’indagine, inizialmente avviata dalla Procura di Civitavecchia, competente visto che la prima segnalazione è arrivata a Fiumicino, viene poi trasmessa ai colleghi di Roma. L’indagine La manifestazione In Brasile Le verifiche sono affidate alla polizia di Fiumicino che collabora con gli altri reparti interessati. Il Dipartimento di pubblica sicurezza dispone una serie di controlli ulteriori, nel pool investigativo ci sono gli esperti del settore Immigrazione, naturalmente viene allertata anche la polizia di In Medio Oriente Parte del «lotto» è arrivata in Medio Oriente. Documenti usati da alcuni siriani diretti in Italia Il rischio L’allerta internazionale: il timore di una rete che può dare supporto ai fondamentalisti islamici forte è che gli utilizzatori possano sfuggire ai controlli. E soprattutto che quella «partita» non sia l’unica ad essere stata utilizzata in maniera illecita. prevenzione. L’attenzione si concentra sull’ufficio del Poligrafico che doveva provvedere alla distruzione dei 4.000 passaporti. Sotto inchiesta finiscono due funzionari, ma gli accertamenti sono tuttora in corso. Altri dipendenti dell’Istituto, o distaccati al Poligrafico da altre amministrazioni, sono sotto osservazione. Il sospetto degli inquirenti è che la rete di complicità interna al Poligrafico sia ben più vasta di quella già individuata. E il timore più grande è che anche in passato possano essere accaduti episodi analoghi. La lista con i numeri di serie dei documenti compresi in questa «partita» è nota, ma le verifiche adesso riguardano eventuali altri «lotti» distrutti in passato. E si lavora per scoprire se i canali illegali utilizzati possano aver fatto finire i passaporti italiani anche nelle mani dei fondamentalisti. La restituzione La vicenda risale allo scorso anno quando al Poligrafico proviene da Milano un ordine di stampa. I 4.000 passaporti vengono creati e spediti dal Poligrafico alla questura del capoluogo lombardo, ma i funzionari si rendono subito conto che i documenti hanno un difetto evidente perché il microchip non risulta regolare e dunque può causare problemi di identificazione al momento del transito alle frontiere. Per questo compilano un verbale di restituzione che — questa è la procedura per legge — prevede pure la loro distruzione da parte della «zecca». E ciò avviene, almeno ufficialmente. Negli uffici del Poligrafico si dispone che i passaporti vengano mandati al macero, come risulta da un documento Marcia per la pace dopo la morte di un bambino nella favela È stata una lunga «catena della pace» quella formata dalle tante persone scese in strada nel quartiere di Alemao, una favela a nord di Rio de Janeiro. La gente (circa 1.500 persone) ha manifestato per dire no alla droga e alla violenza. Ma soprattutto per protestare contro la morte di un bambino di 10 anni ucciso dalla polizia brasiliana tre giorni fa durante uno scontro con trafficanti di droga. L’uccisione del bimbo ha scatenato reazioni rabbiose, sfociate in violenti scontri venerdì scorso con la polizia: pesante il bilancio che parla di 4 vittime e molti feriti. Ieri è stata la volta dei cartelli bianchi alzati da centinaia di manifestanti per chiedere la fine della violenza e il ritiro della polizia dalle favelas ( foto Afp). © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA ENERGIA? SU CON Quando devi fare tante cose e hai bisogno di più energia c'è Sustenium Plus! Sustenium Plus ha una formula unica, con Creatina, Arginina, Beta Alanina, Vitamine e Sali minerali, studiata per trasformare i nutrienti in energia ed aiutarti a stare su tutto il giorno. 22 Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera CRONACHE La storia di Paolo Di Stefano «Ecco il fratello che mi cambia la vita» L’idea di un diciottenne veneto: raccontare chi è Giovanni, che ha la sindrome di Down Il video conquista prima la sua scuola e poi la Rete. Ora potrebbe diventare una serie D ue fratelli e due sorelle di Castelfranco Veneto. Il più piccolo ha dodici anni, è Down e si chiama Giovanni. Gli altri sono Chiara, Alice e Giacomo Mazzariol. Per il 21 marzo, la giornata della Sindrome di Down, hanno voluto mettersi insieme e girare un video di poco più di cinque minuti che è finito su You Tube attirando l’attenzione di molti: «virale» è l’aggettivo più inadatto a una storia del genere. E poi, per una volta, chi se ne frega dei numeri, che cosa importa se è stato visto sei o nove o ventimila volte in dieci giorni. Quel che conta è capire che il video è un gesto d’amore fraterno affidato a un messaggio in bottiglia. Giacomo, in arte Jack, 18 anni, ne è l’artefice, le sue sorelle l’hanno aiutato a girare; Giovanni, in arte John, è l’attore protagonista. Suo fratello ha lavorato una notte per riuscire a montarlo in tempo per proiettarlo, la mattina del 21, nell’aula magna del suo liceo (lo Scientifico di Castelfranco) a 150 tra compagni e professori. Risultato: applausi e commozione. Non era mai stato capace di raccontare il suo rapporto con Il colloquio di lavoro Una finta intervista per avere un lavoro è lo spunto per mostrare la loro esistenza felice la libertà e la sincerità del fratellino Down. Ora ce l’ha fatta. È nata la «Jack & John Production», ma soprattutto è nato un modo per comunicare con gli altri qualcosa di molto difficile. Sceneggiatura. Il piccolo Giovanni si veste di tutto punto, giacca nera, camicia bianca, farfallino nero, si pettina per bene davanti allo specchio del bagno, inforca un paio di occhiali, afferra una valigetta ventiquattrore e cammina deciso come un commesso viaggiatore. Sta andando a proporsi per un posto di lavoro. Raggiunge un ufficio lindo fino allo squallore, dove c ’è suo fratello Giacomo, seduto dietro una scrivania lucida, nei panni del freddo datore di lavoro. Ecco che parte l’Intervista semplice, titolo del cortocortissimo, dove si alternano le domande e le immagini interiori del bambino. Tra una do- manda e la risposta c’è un flashback, uno spazio di sincerità, di fantasia o di desiderio che appartiene solo a Giovanni. La domanda provoca ricordi, scarti dell’immaginazione, aperture, slittamenti del pensiero. Se il mondo non capisce e fa richieste assurde, peggio per il mondo. «Quali sono le sue qualità?». Le immagini interiori di Giò dicono: saper addormentare mia mamma con una fiaba, tirarle su le coperte quando ha preso sonno, oppure accudire una vecchietta in carrozzella, o far ridere tutti facendo il pa- ● La parola SINDROME DI DOWN La sindrome di Down, detta anche trisomia 21, è un’anomalia cromosomica: chi ne è affetto, nella coppia di cromosomi numero 21, ha tre cromosomi invece di due. Si chiama così da John Langdon Down, il medico inglese che nel 1862 descrisse per primo le caratteristiche di questa sindrome. Nel 1959 lo scienziato Jerome Lejeune ne ha scoperto la causa: la presenza, appunto, di un cromosoma in più. © RIPRODUZIONE RISERVATA gliaccio a tavola... «Sono timido» risponde. Un’altra domanda: «Ha avuto molti successi finora?». Fare un gol al fratello in cortile o centrare un canestro, nient’altro. Cosa vuol fare da grande? Eccolo salire su un camion dei pompieri e poi suonare una batteria sulle sedie di casa. Precedenti esperienze di lavoro? Poco, portare a tavola un piatto, annaffiare il giardino, tagliare le foglie. «Perché dovrei assumerla?», chiede algido l’altro. E Giovanni scoppia a ridere: «Vuoi una caramella?». Niente da fare, non c’è coin- Il filmato IIn alto, nella foto grande, Giovanni, 12 anni, in arte John, in un fermo immagine del video. A destra, sopra, con il fratello Giacomo. Sotto, dà un bacio alla mamma dopo averle rimboccato la coperta cidenza tra le aspettative del mondo ordinario e i desideri di un bambino eccezionale come Giò. Riprende la sua valigetta e si allontana in un cortile gigantesco. Non è triste, anzi sembra ugualmente allegro, benché la sua richiesta di lavoro sia fallita nell’incomprensione. «Con Giò — dice Giacomo — ho sempre fatto interviste fittizie molto divertenti: lui risponde a modo suo... L’altro giorno gli ho detto “Salvini” e lui: “un lattante...”». La fortuna è l’incontro tra preparazione e opportunità, continua Giacomo. La preparazione sono i tanti video amatoriali che ha girato per conto suo prima di questo. L’opportunità è il coraggio di cogliere al volo l’occasione. «Giovanni mi cambia la vita ogni giorno, ho sempre avuto con lui un rapporto bellissimo, molto diretto, ma non ho mai avuto il coraggio di parlarne con gli altri. Poi ho pensato: come Giò ha cambiato la mia vita, così io potrei cambiare quella degli altri». Una valanga di messaggi, post, lettere, mail da tutta Italia. La richiesta di un ex compagno di andare nel suo college a Londra a raccontare l’esperienza con Giò. La decisione di fare una serie video sull’immaginazione, sulla dipendenza, sulla semplicità... «Cercherò di far capire che non esiste un noi-normali e un loro-Down... Sono pieno di questo mio rapporto con Giò e finalmente voglio dirlo!». © RIPRODUZIONE RISERVATA Agrigento Immigrazione Il padre di Loris in visita alla moglie Litigio in carcere Sbarco a Pozzallo Soccorsi in mare oltre 300 migranti È andato a trovare la moglie nel carcere di Agrigento, dove è detenuta con l’accusa di aver ucciso il loro primogenito, Loris, di 8 anni, lo scorso 29 novembre a Santa Croce Camerina, nel Ragusano. Davide Stival ha incontrato Veronica Panarello, ma non ha cambiato posizione rispetto alla donna che continua a proclamare la sua innocenza e sulla quale lui, invece, non smette di nutrire dubbi. I due a un certo punto hanno anche cominciato a litigare, tanto da far intervenire la polizia penitenziaria che ha chiesto loro di abbassare la voce. Una nave militare irlandese impegnata nell’operazione europea «Triton» ha soccorso nel Canale di Sicilia un’imbarcazione con a bordo 318 persone: i migranti sono sbarcati ieri sera nel porto di Pozzallo (Ragusa). Tra di loro c’erano anche 14 minori e 13 donne: cinque di queste, in gravidanza, sono state trasferite in ospedale. Gli immigrati provengono da Sudan, Ghana, Marocco, Mali, Mauritania, Senegal, Pakistan, Nigeria, Siria, Palestina, Eritrea, India e Tunisia. La polizia ha disposto controlli su otto presunti scafisti tunisini. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 CRONACHE 23 Germania Germanwings, il ricordo degli studenti scomparsi Un tappeto di lumini, interrotto da qualche pupazzo. Haltern am See, la cittadina tedesca che ha perso sedici studenti nel disastro dell’Airbus Germanwings sulle Alpi francesi, ha onorato così le sue giovani vittime. Ieri si sono concluse le ricerche dei 150 corpi: la prefettura di Alpes-de-Haute-Provence ha precisato che continuano le ricerche degli effetti personali dei passeggeri. Sempre ieri è stata un’altra giornata difficile per la compagnia aerea low cost di Lufthansa: un suo velivolo è stato fatto deviare a Stoccarda per una perdita di carburante lungo la rotta Colonia/Bonn. L’aereo era diretto a Venezia e qui i viaggiatori sono atterrati alle 13.41 con un aereo sostitutivo: a bordo c’erano 123 passeggeri e cinque membri dell’equipaggio. © RIPRODUZIONE RISERVATA Lo scienziato dello sviluppo che spinge la biologia oltre Darwin Minelli: ecco perché l’evoluzione da sola non può rispondere a tutte le nostre domande La storia ● Charles Darwin (1809–1882), naturalista e geologo britannico, è il padre della teoria dell’evoluzione delle specie animali e vegetali per selezione naturale ● I membri dello stesso gruppo si somigliano perché si sono evoluti da un antenato comune in un processo di «discendenza con variazione» ● La teoria darwiniana sull’evoluzione venne spiegata nell’opera «L’origine delle specie» e i dati su cui si basò vennero raccolti nella sua sosta alle Isole Galápagos nel corso di un viaggio intorno al mondo sul brigantino Beagle iniziato nel dicembre del 1831 di Massimo Piattelli Palmarini È la disciplina che completa il neo-darwinismo, si chiama biologia evoluzionistica dello sviluppo (in sigla evo-devo) e, per una volta, l’Europa ha aperto la strada agli studi in questo rivoluzionario settore. Trascinata anche dai lavori e dalla visione di uno scienziato italiano. Nel 1999 l’editoriale del primo numero di «Evolution and Development» (evoluzione e sviluppo), provando a definire l’evo-devo, parlava di una «strana disciplina... fluida e sintetica». Nel 2005 si tenne il primo convegno europeo, promosso appunto da Alessandro Minelli (Università di Padova), che si svolse a Venezia. Nello stesso anno nacque la European Society for Evolutionary Developmental Biology, in sigla Eed. Duecentocinquanta presenze al successivo congresso, a Praga, e oltre 600 al quinto, quello di Vienna, luglio 2014. Nelle settimane scorse dagli Stati Uniti è venuto l’annuncio della creazione della società americana di biologia evoluzionistica. «Un programma aperto di collaborazione internazionale che coinvolge anche ricercatori europei. Si preannunciano fruttuose interazioni, soprattutto a beneficio dei ricercatori più giovani» commenta Minelli. Che la sua disciplina la racconta così: «Dagli anni Trenta agli anni Ottanta del secolo scorso biologia evoluzionistica e biologia dello sviluppo sono andate avanti senza scambi significativi. Ma ci sono questioni fondamentali che possono essere affrontate solo su un terreno d’incontro fra queste due tradizioni di ricerca. La selezione naturale “vede” la struttura del corpo dell’animale o della pianta, cioè il fenotipo, ma questa è il risultato di un processo di sviluppo. E lo sviluppo ha le sue leggi: non solo non riesce a produrre centauri, sirene o chimere, ma nemmeno a costruire un centopiedi con un numero pari di paia di zampe, o una giraffa con un collo sostenuto da vertebre in numero maggiore di sette, che è il numero presente negli altri mammiferi. Studiando questi vincoli e, insieme, il loro opposto, cioè le strade che il cambiamento evolutivo può imboccare, possia- 156 Gli anni trascorsi dalla pubblicazione de «L’origine delle specie» di Charles Darwin mo affrontare anche le più vistose transizioni evolutive, come la comparsa di animali che volano, o di piante che producono fiori». Pensate a un modello di auto: confrontando la versione attuale con quella di dieci anni fa ci interessano le migliorie apportate, non le modifiche al processo di fabbricazione, né gli schemi dei progettisti. Se invece prendiamo due specie animali e confrontiamo la attuale con una lontana progeni- ● La parola Chi è EVO-DEVO Evo-devo è un acronimo che sta per Evolutionary developmental biology (Biologia evolutiva dello sviluppo). Studia il processo che dalla cellula uovo porta all’organismo finito. E cerca di stabilire come e perché si differenziano le cellule di un organismo durante la fase di sviluppo. ● Alessandro Minelli (foto sopra) è nato a Treviso 66 anni fa ● Professore ordinario di Zoologia dal 1987 all’Università di Padova insegna materie zoologiche, inclusa Entomologia, alla Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali ● Si è laureato in Scienze Naturali presso l’Università di Padova nel 1970 e ha iniziato la sua attività di ricerca dedicandosi a problemi di sistematica zoologica e di filogenesi, per poi indirizzarsi verso la biologia evoluzionistica dello sviluppo ● È membro di diversi organismi nazionali e internazionali trice, le differenze di forme sono visibili ma, dato che in natura non ci sono progettisti (con buona pace dei sostenitori del disegno intelligente) e che il processo di sviluppo, dall’uovo fecondato all’adulto, è opera di processi interni solo modulati dall’ambiente, ci deve interessare come si è evoluto l’intero processo. Infatti, i cultori di evo-devo mettono in guardia contro «l’adulto-centrismo». Spiega Minelli: «Uno dei limiti della nozione tradizionale di sviluppo è l’eccessiva attenzione per la condizione adulta, che assume il valore di vero e proprio obiettivo da raggiungere. Lo sviluppo sembra essere quella successione di eventi che trasforma un uovo in animale adulto, o un seme in pianta matura. Questa nozione può e dev’essere criticata. Da un lato ci sono processi di sviluppo (e forme di riproduzione) che non passano per l’uovo o il seme. Dall’altro, l’adulto-centrismo introduce in maniera strisciante una sorta di finalismo, l’affermazione di una precisa direzionalità nel cambiamento. Evo-devo sposta l’attenzione dalle dinamiche da cui emerge la sopravvivenza del più adatto verso i processi che portano alla realizzazione (o all’arrivo) del più adatto, e delle altre varianti possibili, e apre la scatola nera in cui erano stati relegati i processi di sviluppo, rivelando in tutta la sua complessità e diversità la corrispondenza fra genotipo e fenotipo. Perciò è compatibile con la visione dell’evoluzione che ci è arrivata, ma fornisce elementi complementari che possono diventare utili a una teoria “estesa” dell’evoluzione. Evo-devo, tuttavia, porta anche a una rivisitazione del modo tradizionale di considerare lo sviluppo. Che non è solo, o necessariamente, la costruzione dell’organismo adulto, e non è ristretto agli aspetti adattativi del cambiamento strutturale di un organismo. In altre parole, anche forme di morfogenesi patologica rientrano nella biologia dello sviluppo». Del resto, la scoperta della conservazione di intere «bancate» di geni tra noi e il moscerino della frutta è alla base dello studio comparato tra ritardo mentale nell’uomo e mutazioni nel moscerino. La somiglianza, per sequenza, collocazione e funzione, tra i geni corrispondenti nelle due specie consente di seguire le ricadute di mutazioni sulle malformazioni del sistema nervoso e sperimentare nuovi farmaci su moscerini e topi. Ci piaccia o no, siamo loro parenti. L’evo-devo ci spiegherà come la diversa regolazione di geni simili influisca sullo sviluppo di forme viventi diverse. E pensare che i contemporanei di Darwin si scandalizzavano di essere imparentati con le scimmie. © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera CRONACHE 4 Milioni gli abitanti della Silicon Valley, espressione con cui viene chiamata la parte sud della San Francisco Bay Area 116 Mila dollari è il salario minimo della zona (dato 2014), quasi il doppio della media californiana ferma a 58 mila 550 Mila dollari è il prezzo medio di una casa a San Francisco. Un bilocale in affitto costa in media duemila dollari al mese A S a n F r a n c i s co , t r a l a 21esima e la Dolores c’è una casetta. Due piani, in legno scuro, un po’ cupa. Un’impalcatura nasconde le finestre. All’apparenza è un’abitazione come tutte le altre del quartiere. Di lusso, e in fase di ristrutturazione. Ma niente di eccezionale. A guardarla meglio si nota però che gli operai del cantiere se ne stanno a occhi bassi e non parlano quasi mai tra di loro. Un cartello avverte: «Proprietà della Sf Llc». Tom, l’autista di Uber che mi sta accompagnando nella zona non ha dubbi: «Quella è la casa di Mark Zuckerberg», spiega tutto orgoglioso. Tom pensa di darmi uno scoop. In realtà la faccenda è nota già da tempo. Nel 2013 l’amministratore delegato di Facebook, stanco di vivere a Palo Alto, ha deciso di comprare un’abitazione in città. Tre piani per 10 milioni di dollari. E fin qui niente di strano. Quella villetta è interessante per un’altro motivo. Come svela il New York Times, Zuckerberg ha obbligato idraulici, carpentieri e imbianchini a firmare degli accordi di riservatezza severissimi sul contenuto e l’aspetto dell’abitazione. A re Mark e a sua moglie, regina Priscilla, per tenere celato al mondo il colore delle pareti della loro camera da letto, il tipo di legno scelto per il salotto o il marmo della regale toilette è bastato dunque andare da un avvocato, aprire il portafogli e chiedere un Nda, un non-disclosure agreement, ossia, un accordo che vincola il contraente a mantenere il più stretto riserbo sul servizio prestato. Così mentre noi comuni mortali condividiamo su Facebook pure il numero della nostra carta di credito e il nostro orientamento sessuale, facendo entrare nelle tasche di Zuc- ILLUSTRAZIONE DI ALBERTO RUGGIERI 24 Non parlare mai di me La vita segreta della Silicon Valley Nei contratti del personale di casa la clausola per non rivelare notizie kerberg miliardi di dollari tutti i giorni, lui si assicura la massima riservatezza con la servitù. La «colpa» però non è solo di Re Mark. Gli accordi di non divulgazione sono sempre più frequenti nella Silicon Valley. I giganti del tech sono disposti a sborsare tanti soldi e laute parcelle agli avvocati per dormire sonni tranquilli. Il venture capitalist Vinod Khosla ha bloc- cato l’accesso alla spiaggia della sua villa e ha messo delle guardie a presidiare l’ingresso facendo infuriare i vicini. Marissa Mayer che vive per lo più al Four Season di Market Street, per i suoi party fa blindare a suon di mance la penthouse dell’hotel. E chiunque entri a Twitter o in altri quartier generali delle società prima di varcare la soglia deve firmare lun- ghi e complessi papiri. Gli Nda, insomma, stanno diventando un’ossessione in California, tanto da aver sostituito le strette di mano. «Ti vedi, ti conosci e, nel dubbio prima di parlare ne firmi o nei fai firmare uno», spiega Eric Goldman, professore di diritto alla Santa Clara University School of Law. Figuriamoci se prendi qualcuno a lavorare per te, come nel caso di un operaio, di una cameriera o di un giardiniere. In realtà, secondo il Pew Research Center, questo comportamento è la faccia di una medaglia ben più complessa. Nel 2025 la riservatezza diventerà una cosa da ricchi, profetizzano gli esperti. E se molto tempo fa Hans Christian Andersen raccontava la storia dell’impe- ratore vanitoso che se ne andava nudo per il villaggio convinto di essere coperto da stoffe preziose, ora gli schemi si sono ribaltati. Il re non è più nudo. «Prima, se avevi tanto denaro era facile che i tuoi affari fossero pubblici. Oggi invece la privacy è un bene di lusso», spiega l’esperta di big data Kate Crawford. E il motivo è semplice da capire. «Usufruire di un servizio gratuito come un’app o un social network comporta dei costi, misurabili in termini di dati e informazioni personali». Il povero dunque si rassegni. La sua privacy è morta all’incrocio tra la 21 e la Dolores. E per tutto il resto c’è Facebook. Marta Serafini @martaserafini © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Il caso Disney punta 250 milioni sulle scommesse online di Giuseppe Sarcina L’impresa ● La Walt Disney Company (conosciuta in tutto il mondo come Disney) è la più grande azienda del mondo nel campo dei media e dello spettacolo, leader del mercato dell’intrattenimento per l’infanzia ● È stata fondata il 16 ottobre 1923 da Walter Disney assieme a suo fratello Roy Oliver Disney. Il suo valore in Borsa è di 158 miliardi di dollari (dato 2014) DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK Dai cartoni animati alle scommesse con dollari veri, non quelli custoditi nel deposito di Zio Paperone. La Walt Disney è pronta a investire 250 milioni di dollari su una startup di Boston, la Draftkings. Questa società, scrive il Wall Street Journal, sta raccogliendo un pubblico crescente con le sue partite virtuali di basket, baseball o football americano online. I navigatori possono costruire le loro squadre e poi sfidarsi tra di loro, puntando sul risultato gara per gara. Incasso o pagamento immediati con le carte di credito pre registrate. Il vantaggio della Disney è semplice. L’accordo prevede che Draftkings acquisti spazi pubblicitari pregiati nel prime time di Espn, l’emittente che trasmette solo sport 24 ore su 24. La televisione fa parte della casa dei cartoon. In sostanza il modello di business è circolare in un settore che sta attirando l’attenzione delle grandi compagnie dei media: Disney finanzia, Draftkings organizza le gare sul web e nello stesso tempo paga la pubblicità su una tv che a sua volta porterà nuovi clienti e così via. La società fondata dal creatore di Topolino si sta muovendo da qualche anno nel digitale. Lo scorso anno ha acquisito per 500 milioni la Maker Studio, una compagnia che distribuisce video su Youtube e altre piattaforme. Tutto bene, dunque? Sul sito di Draftkings le sfide immaginarie, ma con una posta reale, sono descritte come «giochi di abilità» ed è vero che sulla mascherina di accesso bisogna dichiarare di avere almeno 18 anni (19 in Nebraska e Alabama). Ma basterà una casellina per filtrare il pubblico di Espn? Tra i più assidui telespettatori ci sono tanti giovanissimi, che seguono con passione soprattutto il campionato Nba di basket. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 CRONACHE 25 IL REPORTAGE DAL CONFINE DELLA NOSTRA STORIA dal nostro inviato Aldo Cazzullo TRIESTE Riconosciamolo: Trieste a diventare italiana ci ha perso. Cent’anni fa i triestini erano 234 mila, ed erano i più ricchi dell’Impero; oggi sono 26 mila in meno, e sono i più vecchi del Paese. La città è stata inventata dagli austriaci, e dimenticata dagli italiani. Quando Riccardo Illy nel 1993 fu eletto sindaco, per prima cosa andò a Roma al ministero dell’Industria per salvare la ferriera, che era lì da quasi due secoli. Il funzionario lo guardò con stupore e gli disse: «Ma la ferriera di Trieste non è già chiusa?». «Ha 1.500 operai» rispose Illy. Alla fine una soluzione si trovò, anche se l’acciaieria fu smontata e rivenduta in Sud America. Si fanno ancora il coke e la ghisa. Ora l’impianto l’ha comprato Arvedi: l’idea è portare la ghisa a Mantova per farne l’acciaio e riportarlo a Trieste per la laminazione; potrebbero venirne 300 posti di lavoro. Un secolo fa, in questi stessi giorni, i triestini non spasimavano per la guerra. Si sentivano profondamente italiani, affollavano il teatro Verdi costruito come una copia della Scala, leggevano il Corriere e il Piccolo nei caffè, l’11 novembre festeggiavano il compleanno del re Vittorio Emanuele III. La loro era un’Italia dello spirito: le letture di Dante, la laurea a Firenze, la curiosità per Marinetti, che definiva Trieste «la nostra meravigliosa polveriera». Ma gli irredentisti erano una minoranza. James Joyce, che era arrivato qui nel 1904 e non se ne sarebbe mai andato se con la guerra gli austriaci non avessero cacciato gli stranieri, nel poema in prosa «Giacomo Joyce» annota: «Trieste si sta appena svegliando: sulla folla di tetti bruni testudiformi la prima fredda luce del sole; una moltitudine di prostrati scarafaggi attende una liberazione nazionale». Tra loro c’era Umberto Saba: per lui Trento e Trieste erano come diastole e sistole, un binomio che «batte più forte del mio stesso cuore». La città è di commovente bellezza, ma è assente dall’immaginario nazionale. Viste due scolaresche romane in gita, stupefatte davanti all’iconostasi dorata della chiesa greco-ortodossa di San Nicolò e alle cupole serbo-ortodosse di San Spiridione. Si dicono tra loro che non sem- Bilancio di cento anni Un secolo fa i triestini erano 234 mila ed erano i più ricchi dell’impero austroungarico. Ora sono 26 mila di meno e sono i più vecchi del Paese bra neppure di essere in Italia; e hanno ragione. Sono nell’unica città della Mitteleuropa costruita sul Mediterraneo. Secondo Claudio Magris «vale anche oggi quello che diceva Slataper quando scriveva che, quando qualcuno viene, non si sa far altro che condurlo per le grigie strade e meravigliarsi che non capisca». Trieste era un borgo di settemila pescatori quando l’Impero decise di farne un porto franco. La fortuna fu che nel 1866 l’Austria perse Venezia, e nel 1869 l’Adriatico divenne la rotta per il canale di Suez. Al Salone degli Incanti, poetico nome per il mercato del pesce, c’è una mostra nostalgica sugli anni della «Grande Trieste». La città si riempì di mercanti greci, tedeschi, ebrei; funzionari e ufficiali asburgici; banchieri e assicuratori italiani. Finché gli slavi erano domestici e balie, non rappresentavano un problema. Quando nacque un ceto medio sloveno, sostenuto dagli austriaci, la borghesia italiana cominciò a preoccuparsi. Luigi Barzini visitò l’entroterra e scrisse che gli slavi si stavano moltiplicando, ed erano pronti a «un’incruenta guerra di sterminio». Oggi l’Italia continua a pensare Trieste in un angolo in alto a destra, anche adesso che, dopo il crollo del comunismo, è tornata al centro d’Europa. Il problema è che oltre il confine tutto costa meno, il dentista la benzina la palestra, e a Portorose ci sono pure i casinò. La ferrovia è una vergogna: da Venezia si viaggia a passo d’uomo su vagoni che sanno di stalla. Dall’aeroporto alla città sono 70 euro di taxi. Il meraviglioso mare urbano, la piazza d’acqua con le montagne dell’Istria che quando la bora libera il cielo pare di poter toccare, è quasi vuoto di passeggeri. Da anni stanno attrezzando la stazione marittima per accogliere le navi da crociera che Venezia non vuole più. La Evergreen, società di Taiwan, ha comprato il Lloyd triestino ma dirotta volentieri i container a Capodistria. Il porto nuovo è commissariato. Il porto vecchio è spettrale: vetri rotti, muri smozzicati, erbacce. Il Comune l’ha appena ottenuto dal demanio, dovrebbe farne bar, alberghi, ovviamente l’acquario. Il Silos accanto alla stazione diventerà un centro congressi. Tra un anno apre Eataly nel magazzino vini. Qualcosa insomma si muove. La corsa La gioia degli abitanti di Trieste, il 5 ottobre 1954, all’annuncio della firma, a Londra, del memorandum che sanciva il ritorno della città all’Italia. Il documento — siglato dai governi di Italia, Regno Unito, Stati Uniti e Repubblica federativa popolare di Jugoslavia — stabiliva che la «Zona A» (in cui era compresa anche la città di Trieste) sarebbe passata all’amministrazione provvisoria civile italiana e la «Zona B» (compresi Capodistria e Isola) a quella jugoslava Diventò italiana e iniziò la sua crisi Trieste, la città che non vediamo I volti ● Scipio Slataper (in foto) scrittore. Allo scoppio della Grande guerra del 1914 si arruolò nell’esercito Italiano. Morì combattendo ● Riccardo Illy, imprenditore, è stato sindaco di Trieste e per cinque anni, dal 2003 al 2008, Presidente del FriuliVenezia Giulia ❞ La notte del 24 maggio 1915 i caveau delle banche furono svuotati, le casseforti caricate su carri di buoi: gli austriaci consideravano la città perduta; spenti i lumi a gas, vuoti i caffè, sbarrate le vie per il Carso. I fanti triestini erano su un altro fronte: combattevano per Francesco Giuseppe in Serbia e in Galizia, contro i russi. Ma in 881 disertarono e andarono a combattere al fianco degli italiani contro gli austriaci, andando incontro a morte quasi certa: se presi prigionieri venivano fucilati. Tra loro c’erano Carlo e Giani Stuparich, che nello zaino avevano Dante, Omero, la Bibbia e Mazzini. C’era l’ebreo Antonio Bergamas, che alla madre scrisse: «Mi riesce le mille volte più dolce morire in faccia al mio paese natale, al mare nostro per la Patria mia naturale, che il morire laggiù nei campi ghiacciati della Galizia…». E c’era il «barbaro sognante» Scipio Slataper, che aveva predetto: «Un giorno, ancora giovane, camminando sul Carso, uno slavo mi scaglierà addosso un sasso corroso e forte e pieno di spigoli. E io cadrò giù…». Di stranieri Trieste è piena anche oggi. La Sissa, Scuola internazionale di studi superiori avanzati, dove Claudio Magris ha tenuto un corso sui rapporti tra la cultura umanistica e quella scientifica, attrae talenti dall’estero: si lavora a superconduttori che trasportano elettricità per migliaia di chilometri senza perdere un watt. Il centro di fisica teorica guarda il castello di Miramare, dove Carducci vedeva il «teschio mozzo contro te ghignante d’Antonietta». Al Science Park attorno al sincrotrone è nato un pool di piccole aziende da 3.800 addetti. Alla Cartubi si saldano l’acciaio e l’alluminio, che pare sia difficilissimo. Alcatel ha uno stabilimento con 850 dipendenti, che hanno scioperato contro l’ipotesi di vendita; l’azienda smentisce. La Fincantieri fa lavorare ingegneri e architetti: la Carnival ha appena commissionato cinque navi da crociera, e nessuna deve essere uguale all’altra. La Grandi Motori, che la Fiat rilevò quando Trieste divenne italiana, ora è finlandese. L’Its, International talent support, organizza un concorso mondiale di design: vincono quasi sempre i co- La statua Il James Joyce di bronzo sul Ponterosso in via Roma (Ansa) L’istituto La sede centrale di Generali in piazza Duca degli Abruzzi (LaPresse) Diceva Slataper: quando qualcuno viene, non si sa far altro che condurlo per le grigie strade e meravigliarsi che non capisca Claudio Magris reani. La sera i ricercatori si mischiano ai ventimila studenti universitari, odore di marijuana come ad Amsterdam, tutti fuori dai caffè con lo spritz in mano. Eppure la città non si è ancora tolta la patina di tristezza che le viene da una storia tormentata. «Anche el tram de Opcina xe nato disgrazià» dice la canzone. C’era pure Italo Svevo sul molo Audace, il 3 novembre 1918, ad accogliere lo sbarco italiano. Gillo Dorfles il critico aveva otto anni, lo scrittore Boris Pahor cinque: nel ’21 vide il rogo del Narodni Dom, la Casa degli sloveni di Trieste. I fascisti tolsero agli slavi la lingua e anche il cognome. Poi giunsero i nazisti: 700 ebrei furono presi; se ne salvarono venti. Quindi i titini e i loro orrendi massacri: quando arrivarono gli inglesi tentarono di recuperare i corpi dalla foiba di Basovizza, ma trovarono granate inesplose e — raccontano i vecchi triestini — la carogna di un cane nero, gettato come un’eterna maledizione su duemila vittime colpevoli solo di essere italiane. Gli angloamericani si fermarono nove anni. Oggi in centro si vedono gli striscioni del movimento «Territorio Libero di Trieste»: rivendica gli accordi che prevedevano una «città libera», oggi si direbbe un paradiso fiscale. «Sognano ancora una Montecarlo dell’Est» sorride Riccardo Illy. Suo nonno Ferenc era ungherese di Timisoara, la donna tedesco-irlandese, i nonni materni esuli istriani. «La città è viva, vivace. Il sindaco Cosolini è bravo, ma non ha più un soldo». E la presidente Serracchiani? «La vediamo poco». A ogni angolo c’è un palazzo con la scritta «Generali»: la sede legale è ancora qui, con 2.333 impiegati; ma il quartier generale per l’Italia è emigrato a Mogliano, in Veneto. Cosolini, mamma slovena e papà istriano, dice che «dobbiamo smettere di sentirci speciali, per continuare a esserlo». Del passato resisterà il muro del Pedocin, lo stabilimento dove uomini e donne fanno il bagno separati come in Arabia: «Volevo abbatterlo, hanno protestato tutti». Oltre 300 volontari triestini morirono in guerra. Antonio Bergamas cadde sul Carso, sua madre Maria fu la donna incaricata di scegliere il milite ignoto. Il 13 dicembre 1915 Scipio Slataper, colpito da una pallottola croata o bosniaca, morì sul Podgora: aveva 27 anni, era già un grande scrittore. Scrive lo storico inglese Mark Thompson che Sidney Sonnino, il ministro degli Esteri artefice dell’ingresso nel grande massacro, aveva predetto che per Trieste diventare italiana sarebbe stata «una rovina». Essere all’altezza dei sogni degli irredentisti, e al di sopra dei demiurghi della sventura: ecco la sfida che un secolo dopo ci lancia Trieste. © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera 26 EXCELLENCE SUPERPREMIUM QUALITY EXCELLENCE SUPERPREMIUM QUALITY Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 CRONACHE 27 La quinta edizione A Hong Kong la battaglia dei cuscini Una battaglia senza esclusione di colpi. Chi in pigiama, chi in costume da Uomo Ragno, chi in tuta o con un abito comodo. Tutti, però, con il cuscino di ordinanza, l’unica arma consentita. Centinaia di persone hanno occupato il quartiere finanziario di Hong Kong, ieri, per la quinta edizione della Battaglia dei cuscini che si è svolta ieri, davanti all’occhio distratto delle forze dell’ordine (la festa non era stata autorizzata). C’erano solo due regole da rispettare: non farsi male e non colpire i bambini. Per il resto, risate e colpi bassi, di piuma d’oca però. Al termine dell’evento (che non aveva nessuno sponsor), i partecipanti hanno ripulito le strade e ringraziato la polizia per aver chiuso un occhio. Non ci sono stati feriti, ha vinto il divertimento (Foto Afp/Aaron Tam). © RIPRODUZIONE RISERVATA Anche Pasqua con i tuoi Il ritorno in famiglia I cibi ● La carne di agnello resta l’alimento più rappresentativo del menu pasquale: un’indagine Coldiretti/Ixè ha calcolato che sarà presente in più di una tavola su due (51%) ● Nella gara tra colombe e uova di cioccolato vincono le prime, anche se il 51% degli italiani non rinuncia alle seconde ● È di 60 euro la spesa media di ogni famiglia per il pranzo pasquale Quando eravamo ragazzi Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi era il mantra che ci faceva sopravvivere a pranzi estenuanti di fine dicembre, con il miraggio della liberazione primaverile. Ora che siamo adulti, riunirci intorno alla tavola bandita con il povero agnello, in un pericoloso giubileo di colesterolo e trigliceridi, è un appuntamento voluto, anzi, ritrovato. E non è solo la crisi, noiosa compagna di viaggio degli ultimi anni, che terrà a casa più di otto italiani su dieci (Coldiretti ne conta l’85%). È (anche) la «ridomesticizzazione», parola complicata scelta dal sociologo dei consumi Enrico Finzi per indicare la tendenza a «restare in casa “calmamente”». Non che il rito di Pasquetta perda smalto, ma sarà domani, da tradizione, con la gita fuori porta, rigorosamente in giornata, sfruttando la tregua del meteo. Almeno oggi, però, possiamo dare sfogo alla nostra voglia di tenerezza, senza sottrarci al fuoco incrociato del salame Corallina con le polpettine di agnello, della pizza al formaggio con la pastiera napoletana. Mai come adesso ci sembrano innocui questi piatti riempiti dalle mani sempre più raggrinzite delle nostre mamme, custodi culi- narie della nostra essenza di figli. «La famiglia tradizionale del Mulino Bianco non esiste più, non si fa colazione insieme, i giovani non lavorano nel negozio del padre, sono costretti a cercare un’occupazione all’estero. Pasqua, come Natale e Ferragosto, diventano i momenti della compensazione, quando ritornare a casa è eccezionale, non più normale: per questo la festività è rivalutata», spiega Paolo Legrenzi, psicologo cognitivo, che proprio ieri ha celebrato la riunione di famiglia con un cinema pomeridiano assieme alla moglie e al figlio arrivato da Oxford. Ma c’è un’altra chiave di lettura, in questa Pasqua così essenziale. «Si sta di più con i genitori anziani perché sono anziani pure i figli: un papà ottantenne ha un figlio sessantenne, non siamo più dei ragazzini», interviene il sociologo Domenico De Masi, che oggi resterà a Lo psicologo «La festa è rivalutata perché tornare a casa è eccezionale, non più normale» Roma, senza le figlie, con la sorella che lo raggiungerà da Napoli. «A mezzogiorno andrò in piazza San Pietro, per osservare le migliaia di pellegrini che si affidano al Papa, esperienza tonificante, un po’ come il carnevale di Rio». Non sarà semplicemente la crisi la causa del nostro rintanarci in casa? «Crisi di dieci anni non passano da una stagione all’altra. Ma non è solo per questo che consumiamo meno: è che ci siamo abituati all’indispensabile». Enrico Finzi, però, in questa Pasqua casalinga ci legge il «restringimento del perimetro Tecnologie La prima pianta robot che cercherà il petrolio La prima pianta robot al mondo è cresciuta: «coltivata» con passione dai bioingegneri dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) , è pronta per «sbocciare» in una nuova versione con il tronco più grande, le foglie più ampie e reattive, le radici più numerose e «intelligenti» capaci di esplorare il terreno e accrescersi in risposta agli stimoli esterni proprio come fanno le radici vere, combinando una nuova generazione di tecnologie hardware e software. La pianta robot, chiamata plantoide, per questo potrà essere impiegata nelle attività più disparate: dalla bonifica dei terreni agricoli alla ricerca del petrolio, fino all’esplorazione del suolo marziano. Il nuovo prototipo, simile ad un bonsai hi-tech, sta venendo alla luce nei laboratori del Centro di Micro-Biorobotica a Pontedera (Pisa). Tutto sarà pronto a fine mese, quando si concluderà il progetto «Plantoid» finanziato dalla Commissione europea con 1,6 milioni di euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Tra vite lontane e tempi di crisi si riscopre la gioia di stare insieme 85,5 Per cento Sono gli italiani che secondo Coldiretti consumeranno il pranzo pasquale a casa 300 Mila Gli italiani che festeggeranno il pranzo di Pasqua e Pasquetta in un agriturismo 6,5 Milioni Gli italiani che pranzeranno in un ristorante, secondo la Federazione dei pubblici esercizi esistenziale». «La gente tende a pensare più corto nel tempo, scommette di meno in un futuro incerto, vive alla giornata. È una condizione di arroccamento psicologico culturale legato alla paura di ciò che è lontano. Ed è probabile che l’Isis stia contribuendo ad aumentare le nostre paure e a spingerci a restare vicino con i nostri cari». Ma non nasce certo dai timori del terrorismo il desiderio di condividere un rito «più spiritualmente familiare, che religioso» per Marco Missiroli, autore di Atti osceni in luogo privato (Feltrinelli). Quest’anno, proprio per via del libro appena uscito, non tornerà nella sua Rimini a mangiare i cappelletti al limone che nel romanzo sono la specialità della casa di Madame Marsell, la madre del protagonista, ma anche piatto fisso nel menu delle feste della madre dello scrittore. «A Rimini stare in famiglia a Pasqua si fonde con il rito dell’andar fuori, dopo pranzo, per la santificazione del primo mare. Non essere lì con loro è abbastanza tremendo per me. La mia porzione di cappelletti la mangerà mia sorella». Elvira Serra @elvira_serra © RIPRODUZIONE RISERVATA Cambiano i presidenti, ma alla Casa Bianca resta il coniglio Il pupazzo di Easter Bunny come sempre alla tradizionale caccia alle uova nel giardino con Obama e Michelle C Sorrisi A sinistra il presidente Barack Obama e Michelle con il coniglio pasquale. Sopra George W. Bush; a destra la coppia Bill e Hillary Clinton (Getty, Afp) ambiano i presidenti, resta l’Easter Bunny. Il coniglio pasquale, protagonista di fantastiche cacce al tesoro nella tradizione pasquale statunitense, compare nelle foto con i diversi presidenti degli Stati Uniti degli ultimi venti anni. Nella immagine più a sinistra assiste quasi imbarazzato, in versione nature, al bacio di Barack Obama a Michelle. Al centro, un coniglio in vestaglietta viola porge la zampa a George W. Bush. Mentre indossa un vestitino a quadri nello scatto accanto a Hillary Clinton, ai tempi First Lady di Bill (che domani, chissà, potrebbe essere il First Husband), alla quale sembra raccontare qualcosa di molto privato all’orecchio. Look diversi, anno dopo anno, e anche presidenti diversi. La caccia alle uova è ormai un rito alla Casa Bianca, che anche oggi accoglierà in giardino migliaia di bambini che cercheranno estasiati le loro sorprese sotto lo sguardo di Easter Bunny. © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera 28 ● L’Iran e il nucleare L’accordo che è stato raggiunto con Teheran non porterà allo smantellamento dell’atomica, ne allungherà i tempi. Perché allora meravigliarsi se Gerusalemme non partecipa alla festa con i potenti della Terra? ANALISI & COMMENTI di Marilisa Palumbo tareste tranquilli se chi ha giurato di annichilire la vostra Nazione con la bomba atomica riuscisse a ottenere il permesso di costruirne i presupposti, sia pur al rallentatore? E se vi dicessero che siete degli ottusi oltranzisti, solo perché fa festa chi ha promesso di cancellarvi prima o poi dalle carte geografiche? Ecco, lo Stato di Israele si sente così: i potenti della Terra fanno festa, mentre la prospettiva della catastrofe si avvicina. E dicono anche che siete esagerati e paranoici. Lo dicono quelli che a veder sventolare una bandierina dell’Isis a qualche centinaio di chilometri di distanza già sono travolti dal terrore. L’Iran khomeinista, l’Iran degli ayatollah e dei mullah al potere vuole l’arma finale per annientare Israele e cacciare gli ebrei che sporcano e deturpano la terra santa dell’Islam. Non è un progetto nascosto, non è il frutto della paranoia israeliana, dei guerrafondai che si inventano nemici immaginari per perseguire i loro loschi interessi: è un programma aperto, esibito, reiterato, argomentato, supportato da una lettura fondamentalista e intransigente dei testi sacri. L’antiebraismo è un tratto costitutivo dell’integralismo che ha preso il potere a Teheran, non una sua superfetazione propagandistica, una fanfaronata da bulli. Quel microscopico lembo di terreno che si chiama Stato di Israele è l’ossessione di Stati giganteschi che circondano Israele con un mare di ostilità. La questione palestinese non c’entra niente. Nessun Paese arabo ha aiutato i palestinesi a costruire uno Stato autonomo e indipendente dal ’48 al ’67 secondo i confini tracciati dall’Onu con una risoluzione che Israele accettò e i Paesi arabi rifiutarono. E l’Iran della rivoluzione khomeinista, che non è un Paese arabo, ma che ha contribuito fortemente alla islamizzazione di un conflitto che ha perduto oramai ogni traccia di nazionalismo laico finalizzato all’indipendenza e all’emancipazione dei territori occupati nel ’67 da Israele, ha da sempre l’obiettivo della costruzione dell’arma finale per cancellare lo «scandalo sionista» dalla faccia della terra. La comunità internazionale lo ha sempre avuto chiaro. Le sanzioni sono state decise per questo. Tutti sapevano che l’uranio arricchito dell’Iran in mano agli antisemiti non aveva uno scopo pacifico. Tutti sapevano che le centrifughe per ottenerlo venivano nascoste per impedire ai blitz israeliani di intervenire e al resto del mondo di controllare cosa si stava accumulando nel cuore di monta- LA BENEDIZIONE DEL PD SUL MELE DELLA DISCORDIA A ll’epoca, luglio 2007, si giustificò così: «Non gliene frega nulla al mio elettore se io vado con una donnina. A lui interessa che io risolva i problemi del territorio». Cercò comprensione, anche, Cosimo Mele, allora deputato dell’Udc, il partito della famiglia: «Non posso non essere un buon padre, un buon marito, solo perché dopo cinque, sei giorni fuori casa capita un’occasione...». E la trovò: il suo segretario Cesa, pur accogliendone con sollievo le dimissioni, incolpò per certi comportamenti «la solitudine dei parlamentari», arrivando a invocare una sorta di «ricongiungimento familiare». Ma non solo di doppia morale si trattava. Per quella notte di sesso e cocaina con due escort all’hotel Flora di via Veneto l’ex deputato fu rinviato a giudizio per cessione di stupefacenti. Si è sempre dichiarato innocente, ma il processo è ancora aperto. Alla politica è riuscito a tornare solo nel 2013, da sindaco della sua Carovigno, nel brindisino, dove, nostalgico, invitava i dipendenti ad anteporre onorevole alla sua firma nei documenti ufficiali. Ma la giunta è cascata e Mele è di nuovo in campagna elettorale. Con l’aiuto del Pd, che era già entrato al governo, e ora lo sostiene apertamente. «Non ci vedo lo scandalo», minimizzava Giovanni Epifani, consigliere regionale. Ma qualche imbarazzo la notizia l’ha creato se Michele Emiliano, pur ecumenico nel comporre alleanze per la corsa a governatore, è intervenuto in qualità di segretario regionale richiamando all’ordine il Pd locale, che per «non esporre il partito a speculazioni» ha fatto marcia indietro: sosterrà Mele solo con liste civiche. Eppure l’ex udc è un renziano della prima ora: «voterò Renzi», disse nel 2013 prima di recarsi ai gazebo. Forse il premier dovrebbe stare più attento ai suoi tanti e multiformi fan, e da ex sindaco che fece un cavallo di battaglia della buona amministrazione, prestare più attenzione ai grandi e piccoli allarmi che arrivano dai territori. © RIPRODUZIONE RISERVATA CHIARA DATTOLA S ● Il corsivo del giorno LA PAURA (RAGIONEVOLE) DI ISRAELE E DEGLI EBREI di Pierluigi Battista gne inespugnabili, invisibili, capaci di sfuggire a qualunque ispezione. Oggi si sta decidendo, con un accordo che dovrà essere perfezionato da qui a giugno ma che oramai è ben disegnato nei suoi contorni essenziali, che l’uranio arricchito dell’Iran non viene fermato, ma soltanto frenato. Un po’ di impianti da smantellare. Una consistente diluzione dei tempi. Ma non la fine del programma atomico a scopi bellici. Hanno detto a Israele: a quelli che vogliono distruggerti con l’arma finale abbiamo imposto di mettere le cose al rallentatore. La distruzione non è scongiurata, è solo posticipata. Nel frattempo la rimozione delle sanzioni sarà di giovamento agli scambi economici internazionali. Israele si rassegni, e veda di non ostacolare questo spettacolare «accordo di pace». E invece, ostinati, testardi, incontentabili, rompiscatole, gli israeliani che terrorizzati hanno votato ancora per Netanyahu (ma come mai? saranno mica impazziti?), si permettono addirittura di avere paura. Ma come, dicono i seguaci dell’equilibrio perfetto, ma se ce l’ha già Israele perché all’Iran si dovrebbe negare la bomba ato- mica? Solo che l’arma atomica nell’era della Guerra fredda è stato un messaggio dissuasivo, non aggressivo: guarda che se t’azzardi a usarla, l’uso che ne faremo noi per rappresaglia vi annienterà all’istante. Mentre quella dell’Iran è solo ed esclusivamente un messaggio aggressivo: abbiamo forse dimostrato di avere paura della morte, noi che abbiamo spedito sciami di bambini a farsi uccidere nella guerra degli ayatollah contro Saddam Hussein? Inoltre la bomba di Israele è palesemente, nemmeno i più acrimoniosi dei nemici potrebbero negarlo, uno scudo difensivo, difficile pensare in tutta onestà che a Gerusalemme qualcuno stia progettando di fare di Teheran la nuova Hiroshima. La pretesa iraniana della bomba atomica invece fa tutt’uno con il progetto di annientare Israele. È colpa di Netanyahu se in Israele hanno paura? Il governo israeliano doveva partecipare a negoziati con uno Stato che non ha nessuna intenzione di riconoscere Israele? Sono tutti oltranzisti a Gerusalemme? Pretendono addirittura che venga loro riconosciuto il diritto di esistere, questi estremisti. © RIPRODUZIONE RISERVATA COSCIENZA E CORAGGIO L’IDENTITÀ FRAGILE DEI CRISTIANI di Ernesto Galli della Loggia SEGUE DALLA PRIMA C Su Corriere.it Puoi condividere sui social network le analisi dei nostri editorialisti e commentatori: le trovi su www.corriere.it i trattiene per l’appunto quanto dicevo sopra: quel discorso divenuto obbligatorio con le sue false verità che ci siamo costruiti (o che altri ha costruito per noi) su noi stessi e sul mondo, e nel quale siamo immersi senza scampo. E del resto, se anche non lo fossimo che cosa fare in pratica contro la caccia al cristiano? Contro chi con il pretesto della religione alimenta un odio instancabile verso tutto quanto sa di Occidente (in cui tra l’altro siamo i primi a non voler essere identificati, un Occidente il quale paradossalmente esiste ormai solo per i suoi nemici)? Che cosa fare? La sola risposta è il silenzio. Al massimo riusciamo a immaginare vaghi propositi di alleanze mondiali benedette dall’Onu contro lo Stato islamico. Propositi non solo vaghi, ma resi ancora più improbabili da quello che è divenuto un altro principio cardine del nostro bon ton sociale, del discorso pubblico autorizzato: la guerra mai. Cosicché, anche se invochiamo «mobilitazioni», anche se deprechiamo silenzi e complicità, poi in realtà non sappiamo mai come continuare il discorso, che cosa dire: perché non sappiamo che cosa fare. Perché siamo consapevoli che quando si arriva al dunque, quando si tratta di mettere piede sul sottile crinale che divide la vita dalla morte, specie noi europei — noi dell’Unione Europea voglio dire — siamo paralizzati dal ricordo del nostro passato, la nostra opinione pubblica è trattenuta da mille scrupoli religiosi, da mille cautele filantropiche, da mille obiezioni legalistiche, da mille timori circa le conseguenze politiche. La disumanità avversaria, insomma, può sempre contare sulla nostra coscienziosa umanità; la barbarie anticristiana farsi forte dell’incivilimento cristiano: almeno oggi. Chi si prende la briga di commentare questo genere di cose su un giornale non può dire di più. Non può andare oltre l’illustrazione di quelli che gli sembrano i termini della questione senza correre il rischio della mosca cocchiera, dell’«armiamoci e partite». Tanto più parlando da questa piccola parte del mondo che è l’Italia. Ma proprio come italiano mi domando: con l’operazione Mare Nostrum abbiamo speso Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 PUBBLICO E PRIVATO LA CORRUZIONE SI MOLTIPLICA DOVE MANCANO LE MOTIVAZIONI ● COMMENTI DAL MONDO di Marcello Veneziani che viviamo una decadenza assoluta e totale; ci sono state altre epoche e altri momenti di degrado, in forme diverse. Ma possiamo dire che nell’arco di una vita o di una generazione, siamo nel ciclo basso, depresso e deprimente, in cui sale la corruzione e scende la qualità. La corruzione è un fatto mentale, morale e culturale, un processo interiore prima che un fatto esterno. Compito principale della politica, dei leader e delle sorgenti culturali è trovare motivazioni all’impegno pubblico e al sentirsi comunità; e poi selezionare i ranghi riconoscendo i meriti. La buona politica non è solo buona amministrazione, ma è buona motivazione. La lotta alla corruzione si occupa degli esiti, ed è compito delle leggi e di chi le applica. La ricerca delle motivazioni, invece, si occupa delle fonti ed è compito della politica e della cultura indicarne di degne. La prima è consuntiva e controlla le risposte, la seconda è preventiva e veicola le domande. La corruzione è un effetto, come l’incorruttibilità; la sua causa è la demotivazione. Mancano i motivi per non cedere alla corruzione. La lotta alla corruzione colpisce la mano che ruba, la motivazione tocca invece la testa che opta. In concorso col cuore. Giornalista e scrittore # IL CASO IN FRANCIA MA UNA LEGGE POTRÀ DEBELLARE L’ANORESSIA? A centinaia di milioni per soccorrere, com’era giusto, chi rischiava la vita per raggiungere le nostre coste. Ma non saremmo tenuti allora a mostrare oggi una generosità almeno eguale verso le decine di migliaia di profughi cristiani che si affollano in condizioni disperate nei tanti campi per rifugiati del Medio Oriente? Non dovremmo loro un aiuto altrettanto sollecito ad esempio per costruire ospedali, scuole, abitazioni? Perché dunque il governo italiano non si fa iniziatore a questo scopo di una grande iniziativa, di una sottoscrizione nazionale tra tutti gli italiani, tra tutte le istituzioni pubbliche e private del Paese, per raccogliere i fondi necessari a un cospicuo invio di aiuti? Ci pensi, presidente Renzi: anche se l’idea non è sua, il grande merito di realizzarla può esserlo. E alla fine è questo ciò che conta: non solo in politica ma anche — mi pare — presso Colui di cui oggi il mondo cristiano celebra la resurrezione. prima vista, la proposta di legge contro l’istigazione all’anoressia approvata dall’Assemblea nazionale francese sembrerebbe una misura di buon senso: l’anoressia è una malattia grave, farne la propaganda è spaventoso, chi incita alla magrezza estrema — su Internet, con i siti «pro ana» — va punito. Come non essere d’accordo? E invece, si può non essere d’accordo. Intanto perché c’è il sospetto di un polverone politico-giuridico che viene sollevato periodicamente in più Paesi con uguale, scarsa efficacia: un emendamento analogo, anzi più severo (due anni di prigione invece di uno, 30 mila euro di multa invece di 10 mila) era stato già presentato in Francia nel 2008, senza arrivare mai all’approvazione definitiva del Senato (e anche stavolta manca quel passaggio, la proposta non è ancora legge). Poi, i relatori francesi hanno portato a esempio l’Italia, dove nell’agosto scorso è stato presentato un testo bipartisan dai contenuti simili, che però è rimasto lettera morta. Se queste misure raccolgono eco immediata ma poi faticano a entrare in vigore, è anche perché molti esperti le giudicano controproducenti: i divieti vorrebbero combattere la malattia, finiscono per colpire i malati. «Ho un vuoto allo stomaco, è lo stress — si legge per esempio sul sito Pro-Ana, Mon Désir —: lo stress di non raggiungere mai la magrezza. Quando penso al ventre piatto, alle ossa all’infuori, mi viene l’angoscia. Sogno un corpo perfetto, ma il mio non è che un ammasso di grasso». Questa persona è da condannare o da aiutare? Il suo sfogo va represso penalmente o affrontato al più presto con cure mediche? I molti oppositori alla proposta di legge francese, per esempio il gruppo di sociologi e filosofi riuniti nell’équipe «Anamia», sostengono che questi siti sono — anche — dei luoghi di aiuto reciproco, dove i malati possono scambiarsi sì informazioni sulla restrizione calorica, ma pure su un buon psichiatra. Una loro ricerca condotta dal 2010 al 2014 ha dimostrato che le misure di repressione intanto sono inutili, perché è molto facile spostare un contenuto proibito da un sito a un altro; ma soprattutto spingono i malati a nascondersi, a sentirsi perseguitati, a rinchiudersi ancora di più in una nicchia auto-riferita senza rischiare contatti con il mondo esterno che invece potrebbe, dovrebbe salvarli. Il problema è ovviamente complesso e tutti i tentativi di affrontarlo meritano attenzione. Però, c’è il pericolo che ancora una volta si scelga la scorciatoia più facile. Le società — e i sistemi sanitari — fanno fatica a individuare e risolvere le cause profonde, famigliari, esistenziali, psichiatriche dell’anoressia. Vietare i forum su Internet è più semplice, e risponde alla tentazione in voga di reprimere «il lato oscuro della Rete». Resta il dubbio che prendersela con i sintomi non serva a sconfiggere la malattia. Stefano Montefiori @Stef_Montefiori © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Futuro Esiste un fattore psicologico che magistrati e forze dell’ordine non possono contrastare. Ritrovare senso civico spetta alla politica, che non può essere solo buona amministrazione C aro direttore, c’è un fattore decisivo ma trascurato che genera, rigenera e moltiplica la corruzione. Un fattore che i magistrati, le forze dell’ordine e le norme anti-corruzione al vaglio del Parlamento non possono debellare ma che è il principale mandante del malaffare italiano. Chiamiamolo fattore M, come motivazione. È un fattore psicologico ma la sua incidenza è enorme sull’agire politico, sulla pratica quotidiana e sui comportamenti. Di che si tratta? Gli italiani, incluse le classi dirigenti, sono demotivati, hanno perduto la molla che li motiva e li sospinge. La politica, in particolare, ha perso le motivazioni che la muovono. Le motivazioni possono essere pubbliche o personali. Le prime sono in larga parte motivazioni ideali. Muovono leader, élite e popoli sul filo della Grande Motivazione, che tante volte si è rivelata poi una Grande Delusione o una Nociva Illusione, ma che li spinge ad agire, a fondare, a perseguire un fine comune. Motivazioni di ordine religioso o morale, storico o ideologico, etico o politico. Costituiscono da sempre il sostrato di una civiltà, quel che unisce, anima e muove una civiltà. Ma le motivazioni pubbliche si intrecciano al movente personale che nasce dalla legittima sete di riconoscimento, dall’ambizione di distinguersi, dal desiderio di veder riconosciuti i propri meriti, in un scala che va dalla buona reputazione alla gloria. L’agire umano, e l’agire politico in particolare, è spinto dalle due motivazioni, l’amor patrio e l’amor proprio. Certo, le motivazioni non escludono la corruzione, ma sono un argine. Nella migliore delle ipotesi, la motivazione superiore frena la corruzione individuale e l’amor proprio tiene troppo al buon nome per rischiarlo nella gogna mediatico-giudiziaria. Nella peggiore delle ipotesi la motivazione non esclude la corruzione come mezzo al suo servizio, ovvero si usa la corruzione per conseguire il disegno politico; oggi è invece più frequente il caso inverso, che si usa il disegno politico per conseguire il vantaggio individuale. Forse è deplorevole quando il fine giustifica i mezzi ma certo è spregevole quando i mezzi sostituiscono i fini. Se una persona, un gruppo, un popolo perde la sua motivazione sia nel senso della missione sia nel senso della buona fama, il tessuto civile degenera. La corruzione diviene inevitabile, deborda, ognuno coltiva un risentimento di rivalsa perché si sente non riconosciuto nei suoi meriti né motivato da alcun mito o ideale di riferimento. E cerca di risarcirsi migliorando il suo status e il suo tenore di vita, sibi et suis. C’è un nesso strettissimo tra la crescita della corruzione e il declino della meritocrazia. Le capacità non vengono riconosciute, i meriti non contano nulla, la memoria collettiva è labile e presto dimentica il bene come il male, i meriti come i demeriti, il decoro come l’indecenza. L’onorabilità decade al rango d’immagine, così la dignità degrada a pura apparenza e simulazione e dura un attimo. Tutto istiga a dire, come il personaggio goldoniano, se la casa brucia voglio scaldarmi anch’io, ossia trarre profitto dalla rovina, badando ai miei vantaggi personali. Se non c’è gloria cerco denaro, se non c’è stima cerco vantaggio, se non c’è convinzione c’è convenienza. La corruzione dilaga quando non devi render conto a nessuno, né a un dio né alla storia, né a una comunità né alla propria coscienza. Vivi e non rispondi di nulla a nessuno. Non dirò 29 © RIPRODUZIONE RISERVATA Lotta fra poveri per gli avanzi dei raccolti disoccupazione ha ● ❞ La creato una nuova professione in Spagna: il raccoglitore d’olive «ai tempi supplementari». Come Luis Cardenas che, vagando per i campi quando il raccolto ufficiale è ormai finito e raccattando ciò che è rimasto sugli alberi e sul terreno, tira su 20-30 euro al giorno. Non è molto, racconta Suzanne Daley sull’International New York Times, «ma con quattro figli adulti e disoccupati a casa, anche quello può aiutare». I contadini dell’Estremadura, però, si lamentano: quella che una volta era un’attività svolta dai compaesani oggi è diventata un’invasione di «stranieri», che «rompono i recinti, entrano nei campi con i camion e abbassano la qualità e il prezzo dei prodotti in vendita». a cura di Sara Gandolfi Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera 30 Economia «L’Eni crescerà con le sue forze Dividendo, il mercato ha capito» La Lente di Massimo Sideri Facebook e il «reality» Usa sul finto azionista scomparso M ark Zuckerberg potrà godersi la Pasqua. Il suo avvocato no: dovrà lavorare al più bizzarro caso che in America sta diventando una sorta di telenovela 2.0. Il protagonista è Paul Ceglia, un rocambolesco startupper dei poveri, famoso per aver denunciato nel 2010 proprio Zuckerberg per non avergli dato «il suo 50%» di Facebook. Secondo Ceglia, che aveva conosciuto Zuckerberg nel 2003, il padre del social network gli aveva promesso la quota che oggi vale solo 115 Mark Zuckerberg miliardi di dollari in cambio di 1.000 dollari ricevuti allora. Peccato che Ceglia avesse falsificato i documenti e che per questo fosse finito già agli arresti domiciliari con tanto di braccialetto elettronico in attesa del processo che inizierà a maggio. Ceglia non si è perso d’animo: ha messo il braccialetto a un robottino ed è scappato. Ora un giudice federale, Vernon Broderick, ha chiesto comunque a Zuckerberg di produrre le email dal 2003 con Ceglia. Facebook ha chiesto di rinviare a quando il fuggitivo sarà trovato. Anche il procuratore ha detto al giudice che non è il caso di spendere i soldi dei contribuenti. Ma niente. Per una volta: povero (si fa per dire) Zuckerberg. © RIPRODUZIONE RISERVATA Descalzi: l’Africa resta centrale. Negli ultimi 7 anni scoperti 10 miliardi di barili di Stefano Agnoli MILANO Dire che abbia tirato un sospiro di sollievo è forse troppo, ma a tre settimane dal taglio del dividendo annunciato a Londra in occasione del piano al 2018 e dopo un lungo road-show internazionale con gli investitori «vecchi e nuovi», Claudio Descalzi appare sollevato. «Credo che oggi si possa dire che il mercato abbia apprezzato la nostra decisione secca, senza alchimie, e non la forma ibrida cash-azioni che altre compagnie hanno utilizzato», spiega l’amministratore delegato dell’Eni, che a quasi un anno dal suo insediamento è pronto a tirare un bilancio. Perché gli investitori del Cane a sei zampe si sarebbero convinti che ridurre la propria remunerazione è la cosa giusta da fare? «Perché il faro del nostro piano è quello della solidità del bilancio, che va ottenuta coprendo investimenti e dividendi con la cassa che viene prodotta; riducendo la quota di utile distribuita in modo che scenda sotto il 100% fino al 60% del 2017-2018; tenendo il rapporto debito patrimonio sotto il 30% con un trend in diminuzione a partire dal 2016; avviando 16 nuovi progetti per produrre petrolio e gas. Un percorso iniziato lo scorso maggio subito dopo la mia nomina, la nuova struttura organizzativa e il taglio di costi generali e amministrativi che arriverà a 2 miliardi». Siete partiti prima del crollo del prezzo del barile… «È così. In questo modo siamo stati in grado di reagire alla nuova situazione senza essere costretti a muoverci da una condizione di emergenza. In passato l’Eni era abituata a stare seduta su diverse gambe robuste, come il gas, la raffinazione, che negli ultimi 5-6 anni hanno però visto cronicizzarsi i loro problemi strutturali. Dal 2009 al 2013 la raffinazione ha perso 6 miliardi di euro e dal 2011 al 2013 il gas&power 4,8 miliardi, mentre la produzione di petrolio e gas ha registrato risultati operativi per oltre 70 miliardi. Insomma, il gruppo Eni ora si fonda su una sola robustissima gamba, ma molto legata all’andamento del petrolio. Per questo ci serve un bilancio solido, con un debito basso e con la flessibilità per rispondere a ogni situazione». Avete detto che il vostro prezzo di equilibrio, quello sotto il quale non si guadagna più, è a 45 dollari al barile.. «Sì, 2 dollari per i costi esplorativi, 8 per quelli operativi e 20 per lo sviluppo. Il resto sono tasse e royalties». A febbraio la produzione giornaliera dell’Eni sarebbe risalita a 1,7 milioni di barili, ma ci sono dubbi sulla vostra capacità di portare avanti così tanti progetti impegnativi. Che risponde? «Parlano i fatti, come accaduto nelle acque profonde dell’Angola; o in Congo, dove abbiamo messo in produzione in tempi record un campo gigante. Certo, le preoccupazioni ci sono, ogni progetto va seguito passo dopo passo e magari in qualche caso rinforzato con personale nostro. Però credo che gli investitori siano conten- 1,7 milioni di barili al giorno che secondo le stime sono la produzione toccata dall’Eni lo scorso febbraio. Nel piano al 2018 la previsione di crescita è del 3,5% l’anno 0,8 euro il dividendo 2015 di Eni. Prima era 1,12 euro. «Il mercato ha detto Descalzi - ha apprezzato la nostra decisione secca, senza alchimie» A Piazza Affari Giovedì 19 -0,99% 18 16,08 € 17 16 15 14 13 12 Ott. Nov. Dic. Gen. 2014 Feb. Mar. Apr. 2015 d’Arco 8 miliardi di euro le cessioni previste da Eni nel piano 2015-2018. Il 70% delle dismissioni dovrebbe avvenire nei primi due anni di attuazione del piano ti che negli ultimi 7 anni l’Eni abbia scoperto 10 miliardi di barili a un costo medio di due dollari. Il nostro futuro passa senza dubbio dalla capacità di sviluppare tutte le risorse che abbiamo trovato». Si dice che per completare il miliardo di dismissioni ancora scoperto vendereste una quota del gas del Mozambico agli indiani di Ongc, insieme agli americani di Anadarko… «Se venderemo quel 15% che abbiamo messo sul mercato lo faremo da soli e non con Ana- Claudio Descalzi, amministratore delegato dell’Eni darko. Stiamo analizzando». E il maxi progetto di Kashagan, sul Mar Caspio, bloccato dal 2013? «Ripartirà a novembre-dicembre del prossimo anno». Ci si attende che un periodo prolungato di prezzi bassi del petrolio possa dare innescare una stagione di fusioni e acquisizioni. L’Eni potrebbe approfittarne? «Onestamente adesso la nostra focalizzazione massima è sugli obiettivi di bilancio, sui nuovi progetti e sul ritorno all’equilibrio dei settori raffinazione e marketing e del gas. Non pensiamo a fare acquisizioni, anche se tutto può succedere. Di solito le compagnie comprano assets per acquisire riserve senza rischio esplorativo, ma per noi è diverso, di risorse da sviluppare ne abbiamo scoperte tante, e l’Eni si è sempre distinta per la sua capacità di crescere organicamente». Con la crescita del 3,5% l’anno che promettete, l’Eni arriverebbe a fine piano a 1,9 milioni di barili al giorno. La soglia dei 2 milioni è sempre proibita? «Non credo che un target di volumi sia rilevante in assoluto se non è legato al valore associato a ogni barile prodotto. Quanto alle aree, l’Africa è il nostro pezzo forte, per tradizione e per quanto scoperto negli ultimi anni. La diversificazione invece riguarderà il Pacifico, il Vietnam, Myanmar, e poi gli Usa e anche il Messico, dove siamo interessati al processo di privatizzazione». ❞ Acquisizioni? Per ora siamo focalizzati sugli obiettivi di bilancio e sui nostri nuovi progetti Saipem? Il nostro interesse è valorizzarla, non ci sarà alcuno spezzatino. Poi la deconsolideremo Nessun ripensamento sugli idrocarburi «non convenzionali», come shale oil e shale gas? «No, tutte le major hanno perso soldi e sono state costrette a fare molti write-off in bilancio a causa di quelle attività. Non ritengo che si sia perso un trend». Il futuro Eni sarà quindi quello di essere una «oil company» pura? «Saremo una “oil and gas company” integrata». Ma secondo qualche indiscrezione la divisione gas potrebbe essere scorporata, magari portata in Borsa… «Il gas è un settore importante, che conta più di 10 milioni di buoni clienti in Italia, Francia, Belgio, Grecia. Dobbiamo essere più focalizzati, c’è molto valore aggiunto che si può estrarre a livello commerciale e industriale. E se si parla di decarbonizzazione il gas è una risorsa che tornerà ad essere importante». Per raffinazione e chimica sono possibili delle alleanze? «Potrebbero esserci, non lo escludiamo. La chimica è ricca di brevetti interessanti e ci sono già degli accordi in Corea e in ambito asiatico». Caso Saipem, non sarebbe più ragionevole una soluzione come quella Snam, con l’intervento di Cassa depositi? «Il nostro obiettivo rimane deconsolidarla, visto che pesa per il 34% sul nostro debito. È nostro interesse avere una Saipem forte, robusta e indipendente, da cui estrarre il massimo valore. Non ci sarà alcuno spezzatino, come ho letto da qualche parte e al momento giusto penseremo a deconsolidarla, rimanendo però azionisti, almeno in prima battuta». Quanto l’ha condizionata, o la condizionerà, essere indagato nel caso del blocco nigeriano Opl-245? «Abbiamo collaborato, stiamo collaborando e siamo pronti a collaborare in ogni momento con la magistratura. È ovvio che questa situazione non mi faccia piacere, ma sono serenissimo e ciò mi permette di lavorare alla trasformazione dell’Eni senza nessun problema». © RIPRODUZIONE RISERVATA L’azienda messa in vendita da Finmeccanica Bill Gates Danieli in corsa per rilevare l’impiantistica di Fata Microsoft, lettera per i 40 anni Manifestazioni d’interesse in arrivo per l’impiantistica di Fata, messa in vendita da Finmeccanica che ha affidato la pratica a Unicredit. Si sono fatti avanti la Danieli di Udine, un fondo sovrano arabo e Med energy, società che opera nel petrolio a capitale misto italiano e inglese. La parte di Fata messa sul mercato si occupa della progettazione e realizzazione d’impianti industriali completi. I dipendenti sono circa 300, a cui vanno aggiunti i lavoratori dei cantieri aperti per le singole commesse. Attualmente, per esempio, sono attivi ad Abu Dhabi, Doha, Sud Africa. L’interesse della Danieli nasce per le sinergie con la parte di Fata che opera nell’area metalli, che rappresenta circa un terzo dei ricavi. Si tratta, in particolare, della divisione specializzata nella progettazione e fornitura d’impianti completi chiavi in mano per la produzione di alluminio primario e secondario. Una seconda divisione, invece, si occupa di stabilimenti e singoli macchinari anche per acciaio e acciaio inox, rame, magnesio. Gli altri due terzi del fatturato riguardano, in proporzioni uguali, impianti per la produzione di energia elettrica e per l’industria del petrolio. Danieli, leader mondiale nell’impiantistica siderurgica, è il candidato favorito anche se attraversa un momento delicato essendo al centro di una inchiesta della Procura di Udine per reati finanziari su oltre 280 milioni di euro, con l’accusa di averne evasi circa 80. L’intero vertice, nelle settimane scorse, era stato rinviato a giudizio. Fabio Tamburini © RIPRODUZIONE RISERVATA Una lettera ai dipendenti per «un giorno speciale». Così Bill Gates (foto) ha festeggiato i 40 anni di Microsoft. «Avevamo fissato l’obiettivo di un computer in ogni casa. In molti hanno pensato che fossimo dei folli. Nei prossimi anni Microsoft avrà la possibilità di raggiungere ancora più persone e organizzazioni in tutto il mondo». Anche Microsoft è più vecchia. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 Lo studio ECONOMIA Negli ultimi 15 anni il ricorso al 730 è quasi raddoppiato. È quello che sostiene la Cgia di Mestre dopo i dati pubblicati dall’Agenzia delle Entrate secondo cui se nel 1999 i contribuenti che avevano presentato il modello 730 erano poco più di undici milioni e mezzo di italiani, quest’anno, stando alle previsioni, il numero sfiorerà i 20 milioni. Debutta tra l’altro tra pochi giorni il modello «precompilato» con la possibilità di compilarlo online a partire dal 15 aprile. Mancheranno però i dati sulle spese sanitarie che debutteranno solo nel 2016. Cgia, raddoppiati i contribuenti 730 in 15 anni Il gruppo Saras, presentate le liste per il consiglio C’è anche Sechin Tutto pronto per il rinnovo del consiglio di amministrazione di Saras. Gli azionisti del gruppo della raffinazione , i fratelli Massimo e Gian Marco Moratti e Rosneft, hanno presentato le liste che saranno sottoposte all’assemblea del consiglio di amministrazione del 28 aprile. La famiglia Moratti (congiuntamente titolare del 50,02% del capitale sociale) candida, tra gli altri, oltre a Gian Marco e Massimo, i rispettivi figli Angelo e Angelomario. Rosneft (titolare del 20,98%) mette in lista tre nomi: Igor Ivanovich Sechin, Didier Casimiro, Anna Alexandrovna Drobakha. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Comprare casa Nel 2014 il mattone si è sbriciolato ancora un po’. I prezzi hanno proseguito la discesa: dopo le analisi dei vari istituti sono arrivati a testimoniarlo i dati ufficiali: l’indice Istat dei prezzi delle abitazioni è calato dello 0,7% su base annua per le abitazioni nuove e dell’1% per l’usato. Un cedimento minimo ma che per le case usate si somma a quelli inanellati dal 2010: in quattro anni gli ap- partamenti usati hanno perso il 17,4% del loro valore nominale, mentre i prezzi del nuovo sono rimasti sostanzialmente stabili: la cosa non può meravigliare perché i costruttori hanno poco margine per ritoccare i listini; la rigidità sul prezzo però ha portato a un incremento molto forte dell’invenduto e a rallentare nuove iniziative. Il 2014 ha però fatto segnare anche la prima ripresa 31 Prezzi ancora in calo nel 2014 e interessi ai livelli minimi Cinque mosse per l’acquisto del numero delle compravendite, con un trend che nel 2015 dovrebbe consolidarsi mentre la fase di discesa dei valori, perlomeno per gli immobili di qualità, starebbe per concludersi. Nelle grandi città, secondo l’ultimo rapporto Nomisma, i prezzi sono previsti in calo ancora del 2,9% per poi tornare in territorio positivo (+0,9%) nel 2016 e consolidare la ripresa (+3%) nel 2017. A tutto questo va aggiunto il fatto che i tassi dei mutui sono ai minimi storici e i titoli di Stato (la tipica alternativa di investimento al mattone) sono irrisori: tutti dati da cui concludere che questo è il momento buono per comprare. Ma è proprio così? Probabilmente sì, purché ci si muova senza fretta e valutando attentamente pro e contro. © RIPRODUZIONE RISERVATA testi a cura di Gino Pagliuca La selezione Le agevolazioni Il condominio La trattativa finale, sconti fino al 15% L’eterno dubbio: meglio il nuovo o l’usato? Ostacoli e precauzioni prima del rogito U n primo segnale che il clima per il mercato sta cambiando è dato dalle rilevazioni delle percentuale di sconto, cioè la distanza tra il prezzo richiesto quando l’immobile viene messo in vendita e quello effettivamente ottenuto al rogito. Lo sconto non sta più aumentando e si posiziona in media al 15% e anzi nelle grandi città sta un po’ scendendo, soprattutto perché molti potenziali venditori, indotti anche dagli agenti immobiliari che li assistono, hanno fatto un sano bagno di realismo e hanno ridimensionato le loro aspettative. Ma per il dato medio che abbiamo citato vale la famosa considerazione di Trilussa sul pollo: in realtà una recente analisi condotta su Corriere Economia sulle principali città italiane mostra che per le case di maggior valore lo sconto sul prezzo è ormai inferiore al 10% mentre per le abitazioni periferiche e da ristrutturare è ancora sul 20%. Significa che sicuramente vale la pena di presentare sempre una controfferta ragionevole al ribasso ma pensare di trattare a oltranza se la casa è di oggettivo interesse espone al rischio di farsela «soffiare» da qualcun altro. Numeri ● Nel 2014 i prezzi delle abitazioni sono diminuiti del 4,2% rispetto al 2013 (quando la variazione media annua era stata del -5,7%) ● Lo ha rilevato l’Istat sottolineando che il calo è dovuto a una riduzione del 5% dei prezzi delle abitazioni esistenti e del 2,2% dei prezzi © RIPRODUZIONE RISERVATA Le compravendite in Italia 600 400 80 800 4. 1 83 26 3. 3 86 50 9. 3 80 07 8. 82 68 8 4. 60 033 9. 4 61 55 1. 8 59 79 8. 22 44 5 4. 0 40 17 3. 1 41 25 7. 5 47 24 0. 3 50 24 8. 2 51 57 7. 25 9 *stime di Nomisma 1.000 200 0 2004 2006 2005 2008 2007 2009 2010 2012 2011 2014 2013 Fonte: Agenzia delle entrate 2016* 2015* 2017* d’Arco di quelle nuove La liquidità Il mutuo e i mini tassi ma occhio alle garanzie I l tasso nominale dei mutui variabili è sceso anche sotto al 2%; per i fissi le richieste sono minori al 3%: il denaro è decisamente a buon mercato. Ma non è per tutti; in realtà la stretta creditizia si è solo un po’ allentata e dei mini tassi possono approfittare solo i potenziali debitori con le migliori condizioni di partenza: reddito derivante da contratto a tempo indeterminato e sostanzioso apporto in contante per l’acquisto della casa. Per chi non si trova in queste condizioni il mutuo costa di più o semplicemente non viene concesso. Due i consigli da dare a chi per comprare deve ricorrere al finanziamento: il primo è di subordinare il contratto preliminare all’ottenimento del mutuo e il secondo è di non scegliere solo sulla base del tasso proposto dalla banca ma guardare anche alle condizioni che spesso fanno da contorno al contratto di mutuo e che non entrano nel computo del tasso effettivo. Ad esempio il tipo di garanzie supplementari richiesto dalla banca, le assicurazioni richieste, l’obbligo di accensione di un conto corrente e i relativi costi. © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Ma nell’ultimo trimestre 2014 i prezzi delle abitazioni sono scesi dello 0,8% rispetto al trimestre precedente e del 2,9% nei confronti dello stesso periodo del 2013 L’ acquisto di una casa appena costruita o in via di ultimazione presenta pro e contro. Tra i vantaggi le migliori prestazioni energetiche, la razionalità degli spazi, la presenza di almeno un posto auto e la possibilità di personalizzare le finiture; inoltre per 10 anni l’acquirente non andrà incontro a spese di riparazione straordinaria. Gli aspetti negativi più importanti sono tre: il prezzo è poco trattabile; il costo di acquisto non solo è più alto ma è gravato da imposte più elevate (si paga l’Iva sul prezzo effettivo e non l’imposta di registro sul valore catastale); si pagano Tasi e Imu (se dovuta) maggiori. Una casa bisognosa di ristrutturazione oltre a costare meno può godere delle agevolazioni fiscali legate alla manutenzione straordinaria e all’efficientamento energetico: nel primo caso si ottiene un bonus fiscale da spalmare in dieci anni del 50% sulla spesa effettuata fino a 96mila euro, nel secondo il vantaggio è del 65% per importi variabili a seconda delle opere. © RIPRODUZIONE RISERVATA TRIBUNALE DI ROMA Fallimento n. 629/2011 In esercizio provvisorio ex art. 104 L.F. AVVISO DI VENDITA DI AZIENDA E DEL COMPLESSO AZIENDALE Il sottoscritto Dott. Andrea D’Ovidio, curatore del fallimento in epigrafe, rende noto che, a seguito di apposita autorizzazione degli Organi della Procedura, intende cedere il complesso aziendale svolgente attività di torrefazione e commercio di caffè, completo di beni immobili (parte in leasing), macchinari (parte in leasing), attrezzature e mobili per ufficio, nonché di eventuali marchi, insegne e denominazioni che contraddistinguono l’attività stessa oltre ai contratti di somministrazione e non attualmente in corso di esecuzione e di tutto il personale dipendente. Il tutto meglio descritto nella perizia di stima depositata agli atti della Procedura nonché nell’inventario predisposto dal Cancelliere e altra documentazione eventualmente visionabile presso gli uffici della società e nel disciplinare di vendita, a disposizione di coloro i quali manifesteranno interesse, presso lo studio del Curatore Dott. Andrea D’Ovidio Via Giuseppe Mercalli, 80 - 00197 Roma Tel. 0680693837 Fax 0680692297 email: [email protected] o, previo appuntamento, presso la sede della società. La procedura di vendita si svolgerà mediante un esperimento di gara regolato nel disciplinare di vendita consultabile presso il Curatore, sul sito www.astegiudiziarie.it o sul sito della procedura www.fallcoweb.it/espressaroma, che si terrà davanti al Giudice Delegato Dott.ssa Luisa De Renzis il giorno 22 aprile 2015 alle ore 15,00. Termine per la presentazione delle offerte presso la cancelleria del Giudice Delegato il giorno 21 aprile negli orari di apertura della cancelleria. Il prezzo base fissato per la vendita del complesso aziendale è di € 19.150.000,00 (diciannovemilionicentocinquantamila/00) così come dettagliatamente precisato nel disciplinare di vendita. Ciascuna offerta dovrà essere accompagnata, a pena di inammissibilità, da un deposito cauzionale pari al 10% del prezzo base, da imputarsi a titolo di cauzione, costituito da assegno circolare intestato alla Procedura ovvero da ricevuta di bonifico bancario effettuato a credito della Procedura sul conto corrente ad essa intestato. Nel caso di deposito di più offerte valide la gara sarà effettuata, immediatamente dopo l’apertura delle buste, tra coloro i quali avranno presentato l’offerta e il prezzo base sarà quello più alto tra i prezzi offerti. Il complesso aziendale potrà esser visionato previa domanda da inviarsi al Curatore in forma scritta e potrà avere luogo anche alla presenza di un delegato del Curatore stesso. Con riferimento all’immobile si precisa che trattandosi di immobile industriale non è soggetto a rilascio di certificazione energetica. Il presente avviso non costituisce offerta al pubblico ex art. 1336 c.c. né sollecitazione del pubblico risparmio. Esso inoltre non comporta per la Procedura fallimentare e per i suoi Organi alcun obbligo od impegno di alienazione nei confronti degli eventuali offerenti sino al momento del completamento della procedura di comunicazione dell’aggiudicazione e per questi ultimi alcun diritto a qualsivoglia rimborso, indennizzo o prestazione. Il Curatore - Dott. Andrea D’Ovidio TRIBUNALE DI NAPOLI - SEZIONE FALLIMENTARE Fallimento “Magic World in liquidazione” (n. 413/2013) Pec: [email protected] Estratto avviso di vendita/affitto del complesso aziendale/beni Avviso di vendita ed, in alternativa, di affitto - mediante procedura competitiva ex artt. 105 e 104-bis L. fall. - del complesso aziendale, rappresentato da parco tematico, parco acquatico e relativi punti di ristorazione, insistenti su un’area sita in Giugliano in Campania (NA) Via Nullo, località Masseria Vecchia. Il complesso aziendale sarà posto in vendita al prezzo base di Euro 4.700.000,00 (cauzione 10%). La vendita verrà effettuata mediante raccolta di offerte segrete. Nel caso non dovessero pervenire offerte per l’acquisto, saranno valutate le proposte di affitto al canone annuale base di Euro 350.000,00 oltre IVA (cauzione 30%). Nel caso non dovessero pervenire offerte per l’affitto del complesso aziendale, saranno valutate le proposte di acquisto in blocco attrezzature del Parco Divertimenti al prezzo base di Euro 1.100.000,00 oltre IVA (cauzione 20%). Gli interessati all’acquisto (azienda o beni) dovranno far pervenire, presso lo Studio del Curatore Dott. Achille Coppola in Napoli, alla via dei Mille, 47, entro le ore 12:00 del giorno 20 aprile 2015, l’offerta in busta chiusa, accompagnata da assegno circolare non trasferibile intestato al “Fallimento 413/2013 Magic World Spa in liquidazione” per l’importo della cauzione prevista. Gli interessati all’affitto dovranno far pervenire, presso il medesimo Studio, medesimo giorno ed ora, l’offerta in busta chiusa, accompagnata da assegno circolare non trasferibile intestato a “Fallimento 413/2013 - Magic World Spa in liquidazione”, per importo almeno pari al 30% del canone annuo offerto, a titolo di cauzione. Il bando integrale, contenente anche l’indicazione dei documenti da presentare e le modalità per richiedere dati e informazioni relativi al complesso aziendale, è reperibile su www.trovoaste.it sul sito del Corriere della Sera per l’intera durata della presente procedura, oppure contattando lo Studio del dott. Achille Coppola, ai seguenti recapiti: tel. 081/669479, fax 081/7612469, mail: [email protected]. Il Collegio dei Curatori Fallimento Magic World S.p.a. in liq. (n. 413/2013) Dott. Achille Coppola - Dott. Vincenzo Moretta - Avv. Carlo Amatucci In data 23.2.2015 il Tribunale di Roma (R.G.N. 17829/14) ha ordinato le pubblicazioni per la richiesta di morte presunta di Giuseppe Alvano nato a Sulmona il 25.9.1935 e scomparso dal 20.10.2004, con invito a chiunque abbia notizie di farle pervenire al tribunale entro 6 mesi dall’ultima pubblicazione. Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Tel. 02 2584 6665 - Fax 02 2588 6114 Via Campania, 59 C - 00187 Roma Tel. 06 6882 8650 - Fax 06 6882 8682 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli Tel. 081 49 777 11 - Fax 081 49 777 12 C.so Vittorio Emanuele II, 60 70122 Bari Tel. 080 5760 111 - Fax 080 5760 126 RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Previsioni ● Secondo Nomisma nel 2015 il mattone scenderà in media di tre punti percentuali: -2,9% per le abitazioni, -3,1% per gli uffici e -2,6% per i negozi ● La flessione è più accentuata rispetto alle previsioni elaborate nel novembre 2014 a causa, L a strada che porta al rogito è irta di ostacoli: se la casa è nuova bisogna verificare che il costruttore abbia stipulato una fideiussione a garanzia degli acconti e verificare con l’ausilio di un tecnico il capitolato. Se la casa è usata si deve controllare che chi vende abbia il titolo per farlo e che non vi siano ipoteche che potrebbero bloccare la vendita. Quando per acquistare si ricorre all’opera di un mediatore e se si tratta di un professionista serio i problemi sono però abbastanza limitati, perché l’agenzia avrà già effettuato i controlli. Ci sono però problemi che potrebbero evidenziarsi dopo il rogito: sono quelli relativi al condominio per gli immobili usati. Bisogna verificare qual è la situazione delle spese arretrate, chiedendo che il venditore si faccia rilasciare una liberatoria dall’amministratore e facendosi dare i verbali delle ultime assemblee. Se ci sono arretrati l’amministratore può chiedere all’acquirente le somme relative all’anno in corso e a quello precedente. Certo ci si può poi rivalere sul venditore, ma con i tempi della giustizia civile. © RIPRODUZIONE RISERVATA Le previsioni sui prezzi Città 2015 Bari -2,2 Bologna -3,0 Cagliari -3,2 Catania -3,0 Firenze -3,8 Genova -3,0 Milano -1,6 Napoli -2,9 Padova -3,2 Palermo -2,9 Roma -3,4 -2,6 Torino -2,7 Venezia Media 13 grandi città -2,9 Fonte: Nomisma, valori in percentuale in particolare, della deflazione ● Il 2016 sarà l’anno di conclusione della fase di flessione dei prezzi mentre nel 2017 si avrà l’attesa inversione con una risalita tra il 2,5% e il 3% 2016 0,4 1,1 0,9 0,9 0 1,4 1,7 0 0,9 0,5 0,8 1,1 0,9 0,9 2017 2,5 3,0 3,2 3,5 1,9 3,9 3,5 2,1 3,6 2,6 2,8 3,5 3,3 3,0 d’Arco Le strategie Quando e se conviene investire nel mattone I n questa fase di mercato l’acquisto di una casa da affittare può avere un senso finanziario, beninteso in una logica di diversificazione di portafoglio e non certo per puntarvi tutti i risparmi. Il rendimento può superare il 2% netto all’anno, una performance che quando i Btp garantivano il doppio non interessava nessuno ma che oggi ha un certo appeal. La fiscalità sugli immobili è molto onerosa perché si pagano due patrimoniali, la Tasi e l’Imu, ma bisogna calcolare che su qualsiasi somma investita si paga comunque una patrimoniale dello 0,2% e che se si rivende la casa dopo più di cinque anni guadagnandoci non si paga nulla sul surplus mentre sugli strumenti finanziari è dovuta l’imposta sul capital gain (12,5% o 26% a seconda del tipo di investimento). L’acquisto però richiede molta attenzione nella valutazione della solvibilità degli inquilini: i tempi e i costi necessari per effettuare uno sfratto per necessità potrebbero portare a perdere una buona parte dei soldi investiti nell’immobile. © RIPRODUZIONE RISERVATA 32 Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 33 Cultura & Spettacoli 7 giorni di tweet I consigli di lettura dello scrittore Lorenzo Marone su Twitter @La_Lettura Domenica Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Jonathan Franzen, Le correzioni. Perché la vita di ognuno di noi è segnata da correzioni imposte e subite Charles Bukowski, Storie di ordinaria follia. Un magma incandescente di vita, dolore, amore e poesia Elsa Morante, L’isola di Arturo. Perché ti insegna che l’amore vero non ha nessuno scopo e nessuna ragione Enzo Striano, Il resto di niente. Perché le vere rivoluzioni nascono dal cuore coraggioso delle donne Peter Cameron, Un giorno questo dolore ti sarà utile. La sofferenza plasma anime più meritevoli Nick Hornby, Febbre a 90°. Perché grazie a un gol possono nascere abbracci inaspettati Eduardo De Filippo, Gli esami non finiscono mai. Il grande Eduardo ci insegna a rassegnarci al giudizio altrui Novecento Scritto negli anni Venti, «Cevengur» uscì in Russia solo nel 1988. Ora lo traduce Einaudi Improvvisi di Giorgio Montefoschi di Sebastiano Vassalli C L’Expo era il cuore della modernità Oggi è come noi: postmoderna «N Nella steppa dei soviet la discesa di Platonov al villaggio degli ultimi Realismo Qui sopra: Marcia, opera del 1941 di Aleksandr Deineka (Kursk 1899 - Mosca 1969), esponente del realismo russo vedere in che modo vive la gente. E la gente è entusiasta, sgomenta, e come ebete in questo grande sommovimento che deve produrre l’uguaglianza, la felicità, la liberazione dallo sfruttamento. Però continua a morire di fame — brodo e buccia di patate — mentre passa il treno blindato dei Bianchi, e poi quello dei Rossi stipati di corpi ignari che non sanno dove vengono trasportati e perché, e si grattano i pidocchi nel sonno. I viandanti che attraversano i villaggi non sanno rispondere a chi domanda loro dove vanno, oppure dicono: dove capita, e disperdono la sofferenza nel cammino. I briganti tendono agguati. Il tifo uccide. I corpi bussano invano alle porte dell’anima. Il sapore della buona vodka, trasparente come l’aria di Dio o la lacrima di una donna, è un ricordo. Il pacifico odore della campagna: bruciaticcio di paglia e latte riscaldato, è inghiottito da quello della sporcizia e del sangue. E i treni vanno: «i trasporti sovietici sono i binari per la locomotiva della storia»; nelle comuni, alla luce di lampadine nude che ogni tanto si spengono, si svolgono discussioni estenuanti, al termine delle «Art Newspaper» È stata Yayoi Kusama l’artista più popolare del 2014 È stata la giapponese Yayoi Kusama (accanto) l’artista più popolare del 2014, secondo una valutazione di «Art Newspaper» che ha calcolato l’affluenza alle sue mostre: due milioni di persone hanno ammirato le sue opere l’anno scorso. Kusama, 86 anni, vive dal 1977 in una casa di cura per malattie mentali a Tokyo per propria scelta. quali gli oratori mettono in guardia i bolscevichi perché devono sapere che la Russia sovietica è come una giovane betulla sulla quale da un momento all’altro può avventarsi la capra del capitalismo; le foreste sono abbattute per costruire le case e liberare il terreno per le semine; il bestiame è ammucchiato e diviso; le tenute dei nobili sono requisite; il pane e qualsiasi genere alimentare, piuttosto che essere accumulato, deve essere distrutto per il bene di tutti; l’esaltazione fa dire che i soviet sembra che esistano da sempre, fin dai tempi antichi e il cielo uniforme della Grande Russia è la loro copia esatta. Dov’è finito, nel frattempo, Sasha Dvanov? Ha amato Sonja, una ragazza pura come il pane fresco e come il mattino, ma per la rivoluzione ha rinunciato a questo amore; si è avventurato nelle regioni più lontane a verificare a che punto è la realizzazione del comunismo; ha condiviso con una quantità di personaggi il dubbio sulla reale esistenza di un qualcosa che non si sa mai bene fino in fondo cosa sia, eppure risponde a un bisogno di uguaglianza, di fratellanza, di movimento in avanti perché quella spinta a costruire un progetto universale, che tutti sentono, non si esaurisca; ha conosciuto uomini cattivi e buoni, innamorati (come un tale Kopenkin, che nella fodera del berretto ha cucito il ritratto di Rosa Luxemburg) e disperatamente infelici perché non sanno a chi abbracciarsi; quindi è approdato a Cevengur. Cevengur è un piccolo villaggio della steppa che, dopo esser stato attraversato dalla rivoluzione, adesso sembra dimenticato dal mondo. Lo abita un’esigua popolazione di miseri — superstiti di una tragedia, piuttosto che di un trionfo — simili L’autore ● Andrej Platonovic Platonov nacque a Voronez nel 1899 e morì a Mosca nel 1951. Ingegnere, esordì nel 1929 con il romanzo Il dubitoso Makar. Nel 1931 scrisse A buon pro che provocò l’intervento dello stesso Stalin. Dopo qualche anno il figlio adolescente venne deportato in un gulag ● Il romanzo Cevengur esce da Einaudi nell’edizione integrale a cura di Ornella Discacciati (pp. 502, 26) a veri e propri fantasmi. Di giorno vagano oziando nelle strade che non riconoscono più perché le case sono state spostate, senza un motivo, e il paese ha cambiato la sua fisionomia; la notte, soprattutto durante le bufere invernali, dormono sul pavimento per essere più vicini alla terra e alla tomba. Certo, c’è un soviet anche a Cevengur, «il soviet della umanità sociale della regione liberata di Cevengur», ma i suoi abitanti continuamente si domandano: dov’è il socialismo? E Dvanov, che dopo anni ha rincontrato il fratellastro Prokofij, un tipo diverso da lui, assai meno spirituale, si arrovella, pensa che lì il comunismo, se davvero esiste, è da rifare da capo e forse, per sapere una volta per sempre qual è la verità, bisognerebbe scrivere al compagno Lenin al Cremlino. Siamo nel cuore del romanzo, a questo punto. La risposta che Dvanov vorrebbe avere da Lenin, i fantasmi di Cevengur la cercano e la trovano nel vuoto. Possono loro, dopo secoli di oppressione, sopravvivere in un vuoto che li opprime altrettanto crudelmente? O non devono suscitare in questo vuoto un nemico che, nell’odio, li faccia sentire di nuovo vivi? Il nemico sono i piccoli borghesi, niente altro che dei contadini, rimasti nel villaggio. La scena del loro massacro – costruita con una sapienza dei movimenti e delle emozioni che possiamo definire straordinaria – è terribile. Ma dopo, quando anche i piccoli borghesi sono stati cancellati dal mondo, a Cevengur ritorna il vuoto. E il vuoto universale è insostenibile: è come la «tristezza indifesa» che si respira nel cortile della casa del padre da cui è appena uscita la bara della madre e tutti piangono, e più di tutti piange un bambino che, allo steccato, accarezza le assi ruvide nel buio di un mondo spento. Così per avere ancora qualcuno da guardare in faccia, da Cevengur partono messaggeri nella steppa infinita a cercare i più poveri dei poveri: gli «ultimi». E loro arrivano: per essere fra le vittime del misterioso eccidio finale che rade al suolo Cevengur. Mentre Dvanov, che all’eccidio è sfuggito, torna sulla riva del lago in cui è annegato suo padre, ci entra dentro: lentamente, e va a cercarlo. © RIPRODUZIONE RISERVATA oi siamo sul promontorio estremo dei secoli!» Così scriveva Filippo Tommaso Marinetti nel Manifesto del Futurismo, pubblicato dal «Figaro» di Parigi il 20 febbraio 1909. Arrivava, però, con qualche ritardo. Il promontorio estremo dei secoli, già peraltro previsto da Leopardi che proprio futurista non fu, era stato raggiunto e superato nel 1851 a Londra con la prima esposizione universale: la Great Exhibition tenutasi al Crystal Palace. Che registrò, dicono le cronache dell’epoca, ben sei milioni di visitatori! Ci furono poi l’esposizione di Parigi del 1855 con cinque milioni di visitatori, un’altra a Londra nel 1862, un’altra a Parigi nel 1867 con sette milioni di visitatori… L’Italia unita arrivò tardi, con LAMPADA «TOUR EIFFEL» DELLO STUDIO JOB evengur, il capolavoro di Andrej Platonov che oggi leggiamo nella splendida traduzione di Ornella Discacciati (Einaudi), fu scritto nella seconda metà degli anni Venti; ma in Russia venne pubblicato solo nel 1988. Comprensibilmente. Perché Platonov in questo sterminato libro corale davvero unico — un libro che alterna il passo lungo del racconto che vuole restituire la realtà in ogni suo dettaglio, a momenti lirici meravigliosi — non fa altro che raccontare, dal di dentro, da comunista che ci ha creduto (anche se la tessera del Partito la restituisce dopo un solo anno), la storia di una utopia fallita. Come poteva non essere odiato da Stalin? Non essere messo al bando? Infatti fu perseguitato; e morì in miseria. L’incipit di Cevengur è straziante. E contiene tutto. Siamo ancora in epoca zarista. Un pescatore che ha perso sua moglie, povero, ignorante e però curioso di sapere cosa c’è oltre la morte, affoga in un lago. Al funerale, suo figlio Sasha, un bambino, è davanti alla bara. Gli dicono di dire addio a suo padre perché per i secoli dei secoli non lo vedrà più. Lui si china, ma non sente l’odore di sudore, di pesce, di lago, che aveva la camicia di suo padre quando era vivo, perché gliene hanno messa un’altra. Allora si volta a guardare intorno. Vede degli estranei. Capisce che sarà solo per sempre. E, cominciando a piangere, si aggrappa ai lembi di quella camicia che non ha più nessun odore di vita, come se quella camicia potesse difenderlo. Sasha, dunque, è orfano. In un primo momento, è adottato da una numerosa famiglia, la famiglia Dvanov, che vive nella assoluta miseria e viene mandato in giro a elemosinare le croste di pane. Quindi fugge. Finché un vecchio del villaggio, un certo Zachar Pavlovic, pure lui solo, non lo rintraccia e lo prende con sé. Pavlovic è un personaggio che sarebbe piaciuto molto a Dickens. Il suo interesse è per gli oggetti: di qualsiasi materia. La sua capanna è piena di attrezzi con i quali è capace di riparare qualsiasi cosa. Ora, ha grande passione per i treni: quei vagoni neri stupendi, trainati dalle altere locomotive, che da così poco tempo solcano le immense distese della Russia, corrono sprizzando scintille sui binari, o procedono lentamente, e la notte fanno sentire il loro ululato. I treni — pensa Zachar, felice di poter lavorare ai treni — sono macchine impressionanti che celebrano la forza dell’uomo. Il cielo è un grande nodo ferroviario. Sasha Dvanov, invece, legge. E molto spesso contempla le stelle. Lo ritroviamo che ha 17 anni, il vuoto dentro e nessuna corazza sul cuore. Intanto è scoppiata la rivoluzione e c’è la guerra: dentro e fuori i confini. La morte è dietro a ogni scalpitare di zoccoli. Vengono istituiti i soviet, si compongono comitati esecutivi, si avviano ispezioni nei governatorati allo scopo di l’esposizione di Torino del 1870 e quelle di Milano del 1881 e del 1906. Il secolo della Modernità, del Progresso (che Flaubert, e mal gliene incolse, tentò di mettere alla berlina nel suo romanzo Bouvard et Pécuchet) e, in definitiva, del Futuro fu l’Ottocento: anche la Tour Eiffel, a Parigi, si fece per l’esposizione universale del 1889. Queste e altre notizie, con qualche testo di accompagnamento e di riflessione, si trovano in un numero speciale: Expo. Saggi e antologia, della rivista letteraria «Nuova corrente» che si pubblica a Genova dal 1954. Non una trattazione sistematica ma materiali certamente utili per comprendere la trasformazione nel tempo di un evento, nato modernissimo, che ormai è diventato postmoderno come noi; e che ci interesserà da vicino nei prossimi mesi. © RIPRODUZIONE RISERVATA 34 Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 Il divo Leonardo DiCaprio costruisce nel Belize un resort ecologico SPETTACOLI Attento alle questioni ambientali, anche quando si tratta di business. Leonardo DiCaprio (nella foto durante un discorso sul clima tenuto alle Nazioni Unite nel 2014) aprirà un eco-resort in Belize, non solo per salvare l’isola chiamata Blackadore Caye, ma per renderla modello per il futuro. L’attore ha acquistato nel 2005 104 acri sull’isola, non distante dalle coste del Belize, e ora ha avviato i lavori del suo resort eco-consapevole, la cui apertura è prevista nel 2018. «L’obiettivo è fare qualcosa che cambi il mondo. Non sarei potuto andare in Belize e costruire su un’isola se non avessi ritenuto che poteva essere qualcosa di innovativo per il movimento ambientalistico», ha detto DiCaprio al New York Times. Il documentario Arriva in Italia il film di Gibney su Scientology Nei cinema italiani uscirà il 25 giugno il documentario-denuncia di Alex Gibney Going Clear: Scientology and the Prison of Belief. Il regista americano premio Oscar torna a indagare i segreti della religione, questa volta basandosi sull’omonimo bestseller del Premio Pulizer Lawrence Wright. Attraverso filmati di archivio e testimonianze di ex membri del movimento fondato da L. Ron Hubbard, Gibney mostra nel documentario quello che i seguaci di Scientology sono disposti a fare in nome della loro religione. Il caso Tanta nostalgia o poche idee nella scelta di riproporre fiction di culto Coppia Gillian Anderson (46 anni) e David Duchovny (54) sono i due protagonisti della serie fantascientifica di successo «X-Files», nata nel 1993 e andata in onda fino al 2002; dopo alcune indiscrezioni, è arrivata la conferma (ufficializzata anche dagli attori tramite Twitter) di un prossimo ritorno del telefilm U no pensava di essersi liberato degli anni 90. E invece no. Finiti nella cripta del ricordo, risorgono nuovamente perché in tv anche il riciclo è una forma d’arte che si muove tra memoria (dello spettatore) e brand (di un prodotto di successo). Così, rieccoli, X-Files, Twin Peaks e i loro fratelli. L’ultimo annuncio in ordine di tempo è quello del ritorno, a 13 anni di distanza dagli ultimi episodi, di X-Files, la serie di fantascienza che ha segnato un’epoca. Nove stagioni (dal 1993) con la coppia di fatto Dana Scully e Fox Mulder (Gillian Anderson e David Duchovny) che con i loro vestiti sempre troppo larghi (era la moda) indagavano su paranormale, Ufo e alieni. Il creatore Chris Carter ha spiegato perché ha pensato di realizzare sei nuove puntate: «La buona notizia è che in questo tempo il mondo è divenuto molto più strano, un momento perfetto per raccontare queste sei storie». Le riprese partiranno in estate e la reunion è stata subito celebrata su Twitter: «Mulder, sono io. Sei pronto?» ha scritto Gillian Anderson. Duchovny in risposta («Sono pronto, G.»), per poi aggiungere: «Sono passati 13 anni, spero che il vestito mi vada ancora bene». Da questo punto di vista non dovrebbero esserci problemi. Misteri diversi. Ma anche Twin Peaks si muove nella zona grigia del dubbio, delle sfumature che non portano mai a un confine netto. Nel 2016 arriveranno nove nuovi episodi firmati da David Lynch. Ci saranno anche Kyle MacLachlan, ovvero l’agente speciale Dale Cooper, e Sheryl Lee, ovvero Laura Palmer, la stecchita che dava inizio alla vicenda («Chi ha uc- 35 «X-Files» risorge con un sequel Le serie tv tornano agli anni 90 Dalle indagini sugli alieni ai misteri di Lynch, una nuova ondata revival ciso Laura Palmer?»). Giovanni Modina, direttore dei contenuti di Mediaset Premium, è scettico: «Nella maggior parte dei casi sono operazioni commerciali facilmente smascherabili. Ci sono corsi e ricorsi ciclici: una prima fase di grande euforia creativa perché magari si è trovata una chiave originale per trattare un genere; lo sfruttamento fino a esaurimento di quel filone aurifero; il ritorno a quanto di buono è stato fatto. Ecco, la riproposizione di vecchi titoli mi sembra rientri in questa logica». «Il periodico ritorno di un decennio si spiega in parte con la mancanza di idee, in parte con la necessità di riempire palinsesti e canali — l’analisi di Antonio Visca, direttore di Sky Atlantic —: vengono prodotte tantissime ore di tv, quindi è inevitabile guardare anche al passato. In molti casi — penso «Twin Peaks» Kyle MacLachlan nei panni dell’agente Dale Cooper e, a sinistra, Wendy Robie in una puntata di «Twin Peaks», serie cult degli anni 90 diretta da David Lynch «Baywatch» Si parla di un possibile ritorno di «Baywatch», serie nata nel 1989 ma esplosa un anno dopo sui bagnini californiani capitanati da David Hasselhoff a Fargo — ripescare però significa anche aggiungere idee nuove». Le serie che hanno marchiato i 90? Ancora Visca: «Quella più rivoluzionaria è stata Twin Peaks, per la prima volta si vedeva qualcosa di diverso, con un vero autore di cinema che si cimentava anche nella tv. Quanto all’immaginario collettivo, quelle che hanno più segnato quegli anni sono state Baywatch e Beverly Hills». Modina punta proprio su Beverly Hills, strepitoso successo di Italia 1: «Fu un’operazione che oggi sarebbe impossibile: il rapporto costi/benefici fu estremamente positivo». È passato sottotraccia, ma anche House of Cards (Sky Atlantic), la serie sulla cinica corsa al potere dello stra-ambizioso Frank Underwood (Kevin Spacey) nasce da un adattamento della serie inglese (dallo stesso titolo) del 1990. Appena ❞ Io sono pronto... Spero solo che dopo 13 anni dall’ultimo episodio televisivo il vestito mi vada bene David Duchovny quattro puntate, ispirate al romanzo scritto da Michael Dobbs, ex capo dello staff del Partito Conservatore sotto Margaret Thatcher. The Flash — la serie più vista della stagione con oltre 2.500.000 spettatori su Italia 1 — è un reboot, un riavvio, della serie omonima del 1990 che durò un anno, e nasce dalla serie di fumetti sul supereroe che viaggia a velocità supersonica. Per quel gusto della citazione sempre più ricercata dagli autori il protagonista del serial anni 90, John Wesley Shipp, interpreta il padre del nuovo protagonista (Grant Gustin). Poi ci sono progetti più fumosi, ma che potrebbero andare in porto. Voci e smentite su una reunion (o comunque un ritorno) di Baywatch (partito nel 1989 ma esploso l’anno dopo) si sono rincorse. Certo il bagnino David Hasselhoff viaggia per i 63, Pamela Anderson per i 48 e al netto dell’abbondante chirurgia plastica che si sono concessi, al massimo sarebbero credibili solo come genitori di nuovi palestratissimi bagnini e svestitissime bagnine. Anche Friends (10 stagioni dal 1994) rimane una suggestione, soprattutto per Jennifer Aniston. Sei amici al bar, con una buona sceneggiatura, funziona a qualunque età. Renato Franco © RIPRODUZIONE RISERVATA Il musical sull’ex presidente Usa Sesso e sax, a Broadway la doppia anima di Bill Clinton Debutto ● «Clinton The Musical» debutterà a Broadway il 9 aprile. Lo spettacolo è stato premiato come Miglior nuovo Musical 2012 al Fringe di Edimburgo. Nel 2014 il New York Theatre Musical Festival ha ospitato una performance dello show S ax & sex. Allo Stage 4 New World Stages di Broadway to r n a p rot a g o n i s t a i l 42esimo presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton. Dalla cui autobiografia del 2004, My Life, dove scrive di aver vissuto «vite parallele», Paul e Michael Hodge hanno tratto spunto per Clinton the Musical (debutto il 9 aprile; regia di Dan Knechtges), parodia irriverente e guascona sul primo presidente della generazione dei baby boomer. Lo show è incentrato sulla «doppia anima» di Clinton: il maturo e carismatico «WJ» (iniziali di William Jefferson, vero nome di Bill, interpretato da Tom Galantich) e il divertente e spericolato «Billy» (incarnato da Duke Lafoon), che suona il sax alla nazione in uno show televisivo. Immaginando che le due personalità abbiano caratteri distinti, il musical segue (i due) Clinton e la first Lady Hillary (Kerry Butler) nei momenti salienti degli otto anni di mandato presidenziale (1993-2001). Sottolineando ironicamente come gli americani ancora oggi ricordino, più che il lungo periodo di pace e prosperità economica vissuto sotto l’amministrazione Clinton, l’impeachment dopo lo scandalo Lewinsky, quel «Sexgate» da cui il Senato poi lo assolse. Premiato come Miglior nuovo musical al Fringe di Edim- burgo nel 2012, in scena per tre sole repliche al King’s Head Theatre di Londra nel 2013, presentato al New York Musical Theatre Festival lo scorso anno — una sola performance andata sold out e accolta con entusiasmo da pubblico e critica —, il musical, spiega Paul Hodge «è nato dall’idea che mi è venuta dopo aver visto con mio padre una replica di Keating!, uno show sull’ex premier australiano Paul Keating». Al termine della performance, «papà disse che secondo lui i politici non erano un buon soggetto per uno spettacolo. Tranne, forse, Bill Clinton. Lo scandalo Lewinsky — prosegue Hodge — ha una parte fon- damentale nel musical. Il suo personaggio è stato ripensato dopo l’intervista rilasciata dall’ex stagista della Casa Bianca a Vanity Fair, dove ha ricordato a tutti “di essere una persona e Protagonisti Da sinistra, Duke Lafoon, Kerry Butler e Tom Galantich nel musical non, come per anni sono stata trattata, una barzelletta”». Con i suoi 46 anni al momento dell’elezione, Clinton, il terzo presidente Usa più giovane di sempre, ha segnato profondamente la cultura pop. A partire da I colori della vittoria (1998), il film di Mike Nichols incentrato su un candidato democratico alla presidenza, uomo del sud, donnaiolo, bugiardo, fascinoso, perennemente coinvolto in scandali sessuali, a quello televisivo per Hbo, I due presidenti (2010), in cui il regista Richard Loncraine racconta i «rapporti speciali» tra Blair e Bill Clinton. Laura Zangarini © RIPRODUZIONE RISERVATA 36 Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 SPETTACOLI La festa Cinque serate per festeggiare il sessantesimo compleanno di Francesco Nuti (foto). «Buon compleanno Francesco Nuti», si svolgerà dal 20 aprile al cinema Terminale a Prato, città dove l’attore-regista è nato il 17 maggio 1955. In questa rassegna i suoi film saranno presentati da Giuliana De Sio, Edy Angelillo, Maurizio Ponzi, Giovanni Veronesi e dal fratello Giovanni. Ad aprire il ciclo il 20 aprile sarà proprio la protagonista di Casablanca Casablanca, Giuliana De Sio mentre la chiusura spetterà, il 18 maggio, a Veronesi, amico e sceneggiatore di alcuni tra i film di maggior successo della carriera di Nuti: in programma quel giorno Tutta colpa del paradiso, in assoluto la prima collaborazione tra i due. Cinque serate a Prato per i 60 anni di Francesco Nuti L’intervista «Er ricetta» Bonolis attore nella serie web di Lillo e Greg Paolo Bonolis torna a recitare. Lo si vedrà con la sigaretta in bocca, il giubbotto di pelle e l’aria da duro nei panni di «Er ricetta», uno dei peggiori personaggi della mala romana, nel nuovo episodio di «Pupazzo criminale», la web serie di Lillo e Greg che unisce la parodia di Romanzo criminale e un cult come il Muppet Show. Il nuovo episodio con protagonista Bonolis, il diciassettesimo, debutterà oggi. Visto il successo della serie, tra i progetti di Lillo e Greg c’è anche quello di trasformarla presto in un film. L’emigrante Brignano in tour: spiego all’Europa i vizi italiani «Siamo inventori della truffa. Ma vado per bacchettare francesi e tedeschi» E nrico Brignano l’emigrante: «Ai tempi dei miei nonni, gli emigranti partivano con la valigia di cartone. Oggi viaggiano con il trolley in fibra di carbonio». «Sono italiano, ma non è colpa mia» si intitola il nuovo spettacolo che l’attore romano porterà in tour europeo dal 21 aprile: prima tappa Parigi, poi Londra, Bruxelles e Zurigo. Intanto dal 14 aprile all’Arcimboldi di Milano è protagonista con «Evolushow», reduce dal grande successo registrato al Sistina di Roma. «Ero partito da “Sono romano, ma non è colpa mia”. Stavolta ho pensato di chiedere scusa all’Europa, perché nonostante il fatto che l’Italia possieda l’80% del patrimonio culturale mondiale e nonostante che il nostro Paese abbia dato i natali a grandi personaggi della storia, siamo stati capaci di esportare soprattutto mafia, corruzione e varia criminalità». Un j’accuse sorprendente da parte di un comico... «Non proprio. Perché è vero che parto da un’autocritica feroce per poi arrivare, però, a scuotere la nostra coscienza di italiani... sempre che ci riesca, il che non è detto». In che senso? «I peggiori detrattori del nostro Paese siamo noi italiani, ma col pessimismo distruttivo non si va da nessuna parte. Certo, la cronaca quotidiana non ci aiuta a essere ottimisti: se i nostri politici comprendessero il valore dell’Italia, agirebbero in altro modo. Invece pensano solo al valore delle mazzette. Ai tempi di Mani pulite si diceva 37 Gli emigranti di oggi sono molto diversi da quelli primi Novecento. «Sicuramente e non solo per il trolley! I miei nonni andavano in America a fare gli operai. Oggi la fuga di cervelli esporta non solo capacità intellettuali, ma pure buon gusto, eleganza... e quello che mi indigna è che comunque ci mettiamo sempre nelle condizioni di essere bacchettati dalle varie Merkel. Se ripenso a quello che diceva Gigi Magni...». Che diceva? «Quando i germani abitavano ancora sugli alberi, noi a Roma eravamo già avanti... La cancelliera tratta da poveracci noi e la Grecia, ma senza la nostra civiltà i tedeschi cosa sarebbero oggi?». E glielo dirà ai tedeschi? «Per adesso non ho in calendario Berlino, ma a Zurigo parlano tedesco e glielo dico, sa?». Cosa? ❞ Gli svizzeri Una neutralità da ridere: giocano ai quattro Cantoni con le banche ❞ Viene voglia di scusarsi: da noi i figli dei politici so’ piezz ‘e Rolex che con la fine della Seconda Repubblica veniva archiviata la politica corrotta, il degrado morale... si diceva si volta pagina, si cambia... Sono cambiati solo i nomi di certi politici, ma il marcio è lo stesso. Certo, magari si sono ringiovaniti un pochino e questo può essere positivo. Poi sono comparse alcune donne a governare la cosa pubblica, il che va benissimo, solo che la situazione non mi pare sia molto migliorata. Allora viene voglia di scusarsi a livello internazionale». La corruzione esiste anche in altre nazioni europee. «Giusto, ma quelli che vengono beccati con le mani nel sacco si dimettono. Da noi, i politici figliano pure e i figli, si sa, “so’ piezz ‘e rolex”. Il problema è che in Italia uno scandalo viene dimenticato per via di uno scandalo più grande». Sembra essere un Brignano molto negativo, quello in tournée europea. Non è così? «No, è la voglia di assumersi delle responsabilità, mettere a nudo, pur scherzando, i nostri peggiori difetti per superarli, per migliorare, per diventare diversi... Un’alzata di orgoglio perché, ripeto: possiamo vantare una storia importante. Abbiamo fondato la prima banca... forse abbiamo fatto anche la prima rapina. Abbiamo inventato la prima cambiale... e forse la prima truffa». In scena Enrico Brignano, 48 anni, girerà l’Europa con la tournée «Sono italiano, ma non è colpa mia». La prima tappa, il 21 aprile, sarà Parigi. Poi Londra, Bruxelles e Zurigo «Che mi fa ridere la loro neutralità, il loro giocare ai quattro Cantoni... È facile fare lo svizzero: con tutto il rispetto per orologi e cioccolata, mi piacerebbe che ci dicessero cosa nascondono ancora nei caveau delle loro banche». Ai parigini invece che dirà? «I nostri rapporti con i “cugini” d’oltralpe sono sempre stati un po’ conflittuali: ci dividono quattro montagne, ma non ci sopportiamo a vicenda. Personalmente, diffido di chi in bagno non ha il bidet». E alla fine, questa povera Italia? «Sia pure con tutti i difetti che abbiamo, questo mondo senza Italia sarebbe peggiore». Emilia Costantini © RIPRODUZIONE RISERVATA Luchetti: il film su Bergoglio comincia dai desaparecidos Set a Roma dopo le riprese in Argentina. «Mi ha colpito la sua testimonianza a un processo» ❞ N Non ne farò un santino, voglio raccontare l’uomo Mi ha commosso quando ha detto quella frase sui gay. Sa parlare da contemporaneo anche ai laici, consapevole di fare passi verso la realtà on sarà un santino. La preoccupazione di tutti gli autori quando decidono di raccontare la vita di un personaggio famoso si fa anche più grande se il personaggio in questione è il Papa. È forse per questo che Daniele Luchetti, parlando del suo Chiamatemi Francesco, per prima cosa chiarisce che il film, appunto, «non sarà un santino. La sfida è andare oltre una figura già santificata, per raccontare l’essere umano e i punti di svolta nella sua vita». Per interpretare il Papa arrivato «quasi dalla fine del mondo», il regista — in questi giorni sul set a Roma — ha scelto due attori: l’argentino Rodrigo De la Serna per tornare ai tempi della sua giovinezza e il cileno Sergio Hernandez per raccontarlo nella maturità. Già fissata la data di uscita nelle sale: il 3 dicembre, a cui poi seguirà la messa in onda anche in tv. «Era importante uscire poco prima del Giubileo e del compleanno Giovinezza Daniele Luchetti (54 anni) osserva Rodrigo De La Serna (38) ballare in «Chiamatemi Francesco»; a destra l’attore nei panni di Bergoglio in altri momenti del film. La vita del Papa viene raccontata partendo dai desaparecidos, poi il film attraversa la giovinezza fino agli anni della maturità, in cui Francesco è interpretato da Sergio Hernandez del Papa», conferma Pietro Valsecchi, produttore di questo progetto da 13 milioni di euro. Le riprese — 17 settimane divise tra Argentina, Germania e Italia (Roma e Torino) —, si concluderanno il mese prossimo. «Non è un instant movie — vuole precisare Valsecchi —. La preparazione è durata oltre un anno, raccogliendo in Argentina tante testimonianze di chi l’ha conosciuto, dai suoi allievi ai preti di strada». Che su un personaggio tanto carismatico si sarebbe presto girato un film sembrava inevitabile. Al momento, in realtà, se ne stanno girando addirittura due (anche lo spagnolo Francesco: il padre Jorge). Eppure Luchetti assicura di essersi interessato al Papa solo «quando ha detto quella frase sui gay (“Chi sono io per giudicare un gay”). Mi ha commosso. Stava parlando da contemporaneo a contemporanei, stava compiendo un passo verso la realtà. È un Papa che sa trasmettere emozioni anche al mondo laico». Ma il vero aspetto «che mi ha convinto a fare il film — prosegue — è stata una testimonianza di Bergoglio a un processo sui desaparecidos, dieci anni fa. Ho usato quello come punto di partenza, seguendo il suo racconto di quegli anni». Il risultato è un film che «non sarà religioso, ma su una persona per cui la religione è stata motivo di vita, di speranza, forza. E tutto questo l’ha comunicato anche agli altri». C. Maf. © RIPRODUZIONE RISERVATA 38 Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 39 ● Risponde Sergio Romano STORIE DI MARMI E CRATERI PERIPEZIE DELLE OPERE D’ARTE Caro Romano, ho letto con interesse sul Corriere del 30 marzo, l’articolo di Paolo Mieli riguardante il carteggio falsificato tra Mussolini e Churchill. Vorrei chiederle perché Churchill, subito dopo la guerra, venne sul lago di Como? Cosa ne pensa? Luciana Breda [email protected] Mi chiederei le ragioni della visita di Churchill soltanto se avessi qualche motivo per sospettare l’esistenza di un suo carteggio con Mussolini. In assenza di qualsiasi prova, penso che qualche giorno di vacanza sulle coste di un bellissimo lago, dopo cinque anni di guerra, sia una ragione più che sufficiente. BULLISMO Genitori responsabili A proposito dell’episodio di bullismo da parte di alcuni liceali di Cuneo ai danni di un compagno, mi stupisce la scomposta e inqualificabile reazione dei genitori. Penso che sarebbe ora che venisse studiata una legge che permetta di denunciare e processare i genitori dei bulli minorenni, vista l’inqualificabile «ineducazione» data ai figli. Le lettere firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579 @ [email protected] www.corriere.it [email protected] La tua opinione su sonar.corriere.it Il neoministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio: dobbiamo portare a termine le cose lasciate a metà. C’è da essere ottimisti? SUL WEB Risposte alle 19 di ieri 51% Giampaolo Caniato La sentenza sull’omicidio di Meredith Kercher che scagiona Amanda Knox e Raffaele Sollecito lascia con l’amaro in bocca. Le sentenze si devono rispettare, ma si resta perplessi davanti alla diversa interpretazione dei fatti data da tre aule giudiziarie. Come è possibile che prove e indizi che una commissione ritiene validi per un verdetto, un’altra li ritenga nulli? In un senso o Nel 1999 il presidente Usa Bill Clinton, passando dalla Grecia dopo un viaggio in Turchia, promise ai governanti greci il suo interessamento per convincere la Gran Bretagna a restituire i fregi del Partenone esposti al British Museum di Londra. Gli inglesi da quell’orecchio non ci sentirono. Se, in ipotesi, avessero ceduto alla pressione di Clinton, si sarebbe creato, mi pare, un precedente di portata incalcolabile. Pensiamo soltanto all’Italia. Una analoga richiesta «verso l’esterno», con l’auspicato ma improbabile risultato favorevole, avrebbe svuotato gran parte dei musei pubblici e privati di mezzo mondo. Basti pensare, tanto per fare un solo nome, al Getty Museum di Malibu in California che, nonostante qualche restituzione obtorto collo, è imbottito di pezzi archeologici giunti, non si sa per quali vie, dall’Italia. Per inciso, ricordo che in un viaggio a Birmingham ebbi modo di visitare un museo periferico, a University, dove rimasi stupefatto alla vista di una splendida terracotta di Andrea Della Robbia e di numerosi quadri di Simone Martini, Bellini, Veronese, Canaletto, Guardi e altri. Dunque parlare di restituzione generalizzata sembra, non le pare?, un’ipotesi difficilmente percorribile. Lorenzo Milanesi [email protected] Caro Milanesi, on credo che Bill Clinton abbia preso la sua intermediazione molto sul serio. Suppongo che si sia sdebitato dell’impegno con i greci trasmettendo il loro desiderio al governo britannico e che questo, dopo averlo cortesemente ascoltato, abbia ribadito la propria posizione: i marmi sono stati comprati, sono in Inghilterra da più di due secoli e sono stati straordinariamente valorizzati dal British Museum con una presentazione che ha probabilmente indotto un numero incalcolabile di persone a visitare l’Acropoli. Quanto all’ipotesi che la restituzione dei marmi del Partenone possa giustificare altre richieste del genere su scala mondiale, ricordo che anche i N Sì 49% [email protected] PROCESSO MEREDITH Esito insoddisfacente di Danilo Taino Statistical editor Il futuro delle religioni Record dell’Islam LETTERE AL CORRIERE CHURCHILL A COMO Vacanze sul lago ●Più o meno No La domanda di oggi Il governo iraniano promuove una legge contro il divieto per le donne di assistere a gare sportive maschili. Un passo avanti verso l’Occidente? nell’altro questi fatti lasciano allibiti. Se queste persone sono colpevoli, insieme agli avvocati, sono state molto brave nella loro difesa, ma se sono innocenti sono stati in prigione per quattro anni e hanno avuto un calvario di otto d’inchiesta senza aver fatto nulla. In entrambi i casi la giustizia ha fallito. Monica Stanghellini [email protected] musei hanno una storia meritevole di essere rispettata e conservata. Dovremmo forse smantellare l’Ermitage, il Louvre, l’Alte Pinakothek e le grandi National Gallery di Londra e Washington? Dovremmo dimenticare che le opere custodite dai musei sono state donate o comperate? È giusto difendere l’arte dai furti, dai saccheggi, dagli scavi illegali e dagli incauti acquisti. Ma non sarebbe altrettanto giusto spingere la difesa del proprio patrimonio culturale sino a ignorare il diritto di proprietà. Anche se non piace a qualche nemico della proprietà privata o a qualche arrabbiato nazionalista, il diritto di acquisire e disporre dei propri beni è un «valore» della cultura occidentale che occorre difendere. L’archeologia pone problemi diversi. Se gli oggetti fanno parte di un «unicum», come Pompei, è meglio che tutto, nella misura del possibile, rimanga sul posto. Ma vi saranno sempre circostanze, come per i marmi di Lord Elgin, in cui sarà necessario fare una eccezione. Dovremmo altresì smetterla, caro Milanesi, di pensare che le opere italiane all’estero siano state sottratte agli italiani e debbano quindi rientrare in patria o addirittura, per una sorta di campanilismo artistico, nel borgo dove furono realizzate. Dovremmo piuttosto pensare al messaggio che queste opere trasmettono quando stupiscono i visitatori di un museo straniero. E dovremmo fare, in molti casi, qualche calcolo. Ho fatto del mio meglio, parecchi anni fa, perché gli Stati Uniti restituissero all’Italia il grande cratere di Euphronios, tornato finalmente nel 2006. Ma suppongo che il suo creatore, dall’Olimpo, confronti amaramente il numero di coloro che lo ammiravano al Metropolitan di New York con quello di coloro che gli fanno visita nel museo nazionale etrusco di Roma. Non so quanti siano i visitatori dei bronzi di Riace nel museo archeologico di Reggio Calabria, ma posso fornire qualche cifra sulla dea di Morgantina, esposta per tre decenni al museo Getty di Malibu e ora, dopo la restituzione, in quello della cittadina siciliana di Aidone. Nel 2013 la statua fu vista da 22.000 visitatori; nel 2010, a Malibu, in California, era stata vista da 400.000 persone. © RIPRODUZIONE RISERVATA RECLUSI PSICHIATRICI Regioni impreparate Si cambia registro per gli Opg, gli ospedali psichiatrici giudiziari trasformati in Rems, Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza detentive. Ma le Regioni alle quali sono state affidate non sembrano pronte per prendersi in carico i detenuti ospitati, molti dei quali sono soggetti socialmente pericolosi. Eppure le sette strutture penitenziarie esistenti avrebbero dovuto essere chiuse da anni. Immagino che per lo scarso interesse del ministero della Giustizia e quello della Salute ancora non ci sono i risultati che un problema così serio necessita. Nicodemo Settembrini P robabilmente per la prima volta nella storia, nel 2050 il numero di musulmani nel mondo sarà simile al numero di cristiani. E negli anni successivi lo supererà. Nel 2010, sulla Terra vivevano 2,17 miliardi di persone di religione cristiana: a metà secolo saliranno a 2,92 miliardi. I fedeli all’Islam erano invece 1,6 miliardi e arriveranno a 2,76. Rispetto alla totalità della popolazione mondiale, la quota di cristiani rimarrà invariata al 31,4%, quella dei musulmani salirà dal 23,2 al 29,7%. In un mondo in cui le tensioni religiose aumentano e determinano conflitti e violenze fino a pochi anni fa impensabili — come quelle viste nei giorni scorsi — questi cambiamenti avranno grande influenza sul futuro del pianeta. Non che il numero determini tutto: è però importante, può dare l’idea della rilevanza crescente che avranno alcune parti del mondo — ad esempio il Medio Oriente — ma anche dei problemi che esse vivranno se alla crescita della popolazione non corrisponderà una maggiore capacità di creare ricchezza. Le proiezioni sono state realizzate dal centro studi americano, non partitico, Pew Research e considerano le tendenze demografiche, l’età delle popolazioni, le migrazioni e i passaggi da una religione all’altra. Gli affiliati alla religione induista passeranno da 1,03 a 1,38 miliardi, ma la loro quota sulla popolazione globale resterà stabile, attorno al 15%. Quella dei buddisti scenderà invece dal 7,1 al 5,2% (il numero è stabile sul mezzo miliardo) a causa di tassi di nascita bassi in Cina, Giappone, Thailandia. Gli ebrei passeranno da poco meno di 14 a 16,1 milioni e la loro quota resterà stabile attorno allo 0,2%. L’insieme delle religioni tradizionali locali di Africa, Cina, America e Australia passerà da 405 a 449 milioni, in calo dal 5,9 al 4,8%. I non affiliati — atei, agnostici e persone che non si identificano con alcuna religione — cresceranno da 1,13 a 1,23 miliardi, ma in percentuale scenderanno dal 16,4 al 13,2. Se le tendenze in atto saranno confermate, insomma, la popolazione mondiale crescerà del 35% entro il 2050, percentuale uguale all’aumento di cristiani e induisti; il numero di musulmani lieviterà però del 73%. A meno che i Paesi di religione islamica non imbocchino quella strada di crescita dell’economia e del benessere che di solito produce un calo della natalità. Al momento, non è prevedibile. @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA Arezzo INTERVENTI E REPLICHE Limite della riforma del Senato Portata a termine la prima fase della riforma costituzionale, può essere utile una riflessione generale. La riforma si è proposta di ridisegnare la seconda Camera come Senato delle Autonomie che rappresenta le istituzioni territoriali. Sembrerebbe un tentativo di modifica in senso federale del Senato per limitare le disfunzioni del tradizionale centralismo. Da più parti si è fatto riferimento al modello tedesco, il Bundesrat, i cui membri sono nominati dalle maggioranze risultate vincitrici alle elezioni nei rispettivi Länder. Le cose non stanno però così. Nell’attuale proposta il Senato non è composto soltanto dai senatori nominati dai Consigli Regionali, ma anche da ventun membri scelti tra i sindaci e cinque senatori nominati direttamente dal presidente della Repubblica. Il Bundesrat assolve però la sua funzione all’interno di uno Stato federale, mentre il nostro non lo è mai stato e con la Riforma rischia di diventare addirittura più centralista di prima, poiché essa prevede un ritorno della maggior parte delle competenze allo Stato: la nuova «clausola di supremazia» infatti permette che su proposta del governo la legge dello Stato possa intervenire in materie o funzioni non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la © 2015 RCS MEDIAGROUP S.P.A. 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La riforma di Renzi continua invece a prevedere che i membri del Parlamento esercitino le loro funzioni senza vincolo di mandato, precisando al contempo che i membri del Senato non rappresentano la Nazione, ma le istituzioni territoriali. Un bella contraddizione! La riforma finisce per disegnare un Senato federale di rappresentanti del territorio non eletti e al servizio di un governo che, grazie all’Italicum, potrà contare su una Camera di nominati. Il superamento del bicameralismo perfetto rischia così di essere soltanto il grimaldello attraverso il quale il governo si assicurerà il controllo totale del Parlamento. Paolo Becchi, [email protected] EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-6282.8238 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • RCS Produzioni Padova S.p.A. 35100 Padova Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) - Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. Centro stampa 09034 Elmas (Ca) - Via Omodeo, 5 - Tel. 070-60.131 • BEA printing sprl 16 rue du Bosquet - 1400 Nivelles - Belgium • Speedimpex USA, Inc. 38-38 9th Street Long Island City - NY 11101 - USA • CTC Coslada Avenida de Alemania, 12 - 28820 Coslada (Madrid) - Spagna • La Nación Bouchard 557 - 1106 Buenos Aires - Argentina • Miller Distributor Limited Miller House, Airport Way, Tarxien Road – Luqa LQA 1814 Malta • Hellenic Distribution Agency (CY) Ltd 208 Ioanni Kranidioti Avenue, Latsia 1300 Nicosia - Cyprus • FPS Fernost Presse Service Co. 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Ha fatto solo il suo dovere. Così, dopo aver visto ucciso Ciro Esposito in fondo a un episodio criminale senza innocenti, ma con una vittima, le schegge della curva romanista non gli rendono nessun onore, infamano anzi il malinconico protagonismo della madre, colpevole di portare troppo il suo dolore sui media. La tristezza dell’episodio, il sua sapore acido, si commentano da soli. Offende una mamma e tutti noi. È la conferma che gli ultrà violenti hanno una visione macabra del loro compito. Sono una legione alienata convinta che la vita sia una vendetta continua dove uno sgarbo ne cancella un altro senza fine. E se qualcuno muore devi tacere con devozione e arroganza, anche se il morto è tuo figlio, perché così va il mondo degli esclusi. Non possiamo essere noi a convincere i pazzi che la vita è da un’altra parte. Possiamo solo difendere noi stessi e quel che rimane di Ciro non smettendo mai di inorridire. L’Inter è forse meno brutta di quel che sembra. Gioca male, ma qualcosa le resta. Il problema è che è sempre attesa a piccole imprese che non è in grado di fare. C’è un’attesa, una pressione mediatica adatta a una grande città come Milano, ma non all’Inter di questi anni. Questo dilata le distanze con la gente e spaventa i giocatori. L’Inter è meno brutta di quel che sembra, ma non è adatta a un buon calcio. Non ha leader, anche i suoi giocatori migliori (Guarin, Kovacic, Icardi, Palacio) hanno bisogno di essere guidati, non sono dei conduttori. Hanno voglia, ma non cuore. Mazzarri dava almeno quell’aria di provincia che teneva compatta la squadra. Mancini ha provato a cambiare cercando una mentalità più vasta. Ma non era cachemire, il cappotto era solo rivoltato e sempre più stropicciato. Non contano gli allenatori perché è inesistente il feeling tra giocatori, non collimano le qualità, solo i limiti. È un’Inter da dimenticare. Il Milan ha vinto una buona partita giocando in contropiede, la sua parte migliore. Quando hai Ménez e Cerci non c’è altro schema, è quello il più produttivo. Non è la soluzione definitiva, è solo la più adatta agli uomini. Il Napoli meritava il pareggio ma c’è qualcosa di vecchio, di concluso, in questo progetto che sostituisce Higuain, che è incerto sul futuro dell’allenatore e sulla reale dimensione della società. Come se tutti fossero in attesa di cambiamenti e nel mezzo il tempo passasse senza nostalgia. © RIPRODUZIONE RISERVATA Delusione Juan Jesus, 23 anni, e Fredy Guarin, 28, a testa bassa: l’Inter non è riuscita a battere neppure il Parma (Fotopress) Sua maestà il procuratore, vero padrone del calcio Una categoria temuta, viziata e invadente tra guadagni, minacce e pressioni. La ribellione del Mancio di Cristiano Gatti Ormai sono arrivati alla prima persona plurale: noi preferiamo giocare a destra, noi ci esprimiamo meglio dietro le punte, noi non ci sentiamo valorizzati da questo allenatore. È un fatto: i veri padroni del calcio, ma forse si fa prima a dire dello sport, sono i procuratori. Nati come oscuri consulenti dell’atleta in faccende contrattuali e normative, sono rapidamente passati alla posizione di soci in affari e infine hanno completato la scalata societaria diventando dispotici azionisti di maggioranza. Per qualche campione che si appoggia al padre o al fratello, per qualche mammone che ancora manda avanti la madre, domina la regola generale del procurato-Re. Re Sole, qualche volta Re Sola. Raiola il numero uno: basta il nome per seminare soggezione e terrore. Il mestiere è bellissimo: rischio zero. Rischiano club e giocatori, loro incassano la percentuale e vada come vada. Premono in società contro l’allenatore che non comprende il talento del loro Maradona (l’ultimo quello di Iturbe, genio incompreso da Garcia), minacciano di portare la creatura all’estero, montano il giocatore contro il mister Celebre ● Mino Raiola, 47 anni, il più famoso dei procuratori ● Tra i suoi assistiti Ibrahimovic, Balotelli e Pogba zuccone. Studiano strategie, tessono tele, provocano rotture. Flirtano su più tavoli, scatenano aste, mettono in giro voci. E i contratti firmati? I più scafati di loro si pavoneggiano: beata ingenuità, i contratti sono fatti per essere stracciati. La cosa bella è che quando si solleva qualche dubbio su questa tracimazione di poteri, i migliori di loro saltano su indignati: ma come, abbiamo regole e statuti, conosciamo bene la deontologia. E non è neppure una difesa così campata per aria: qualcuno davvero prova a essere professionista fino in fondo. Solitamente, si riconoscono questi virtuosi per la pochezza del loro portafoglio-assistiti. I più spregiudicati hanno invece la coda fuori dalla porta. I calciatori hanno capito: più il procuratore è disinibito e scaltro — diciamo così —, più si porta a casa. E pazienza se la sua invadenza può provocare qualche incidente diplomatico. L’altro giorno, Mancini ha mandato cortesemente a stendere il procuratore di Kovacic, dicendo una cosa basilare, «se ho qualcosa da chiarire lo faccio col giocatore», ma la frase suona come una ribellione scandalosa. Per dirla tutta, gli allenatori non si devono più permettere. A parte Zamparini, che adora i procuratori come la 1061 gli agenti Fifa in Italia. Sono 557 in Gran Bretagna, 538 in Spagna, 461 in Germania e 164 in Francia. Da noi 5 anni fa erano 500 gastrite, in generale i presidenti preferiscono subire. Comunque mantenere il quieto vivere. Il procuratore va rispettato, blandito, anche viziato. Una cosa è avere contro il giocatore, ma un’altra è avere contro il procuratore: è come avere contro la suocera, non c’è partita. Così, oltre agli stadi vuoti, ai debiti, ai fallimenti, il calcio si ritrova anche questa complicazione di ultima generazione: un nuovo potere occulto, neanche tanto occulto, capace di fare il bello e il cattivo tempo. Un altro potentato che vuole sedersi a capotavola, dove tutti stanno già a capotavola. © RIPRODUZIONE RISERVATA 42 Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera SPORT Il dopopartita (a.rav.) All’Europa (giustamente) non pensa («Dobbiamo vivere gara dopo gara»), alla sua situazione personale neanche. Sa che non basta la seconda vittoria di fila per dire più vicini i due traguardi: il ritorno del Milan nelle Coppe e la sua permanenza in panchina l’anno prossimo: «Passeremo una buona Pasqua, ma da martedì torniamo sul pezzo». Comunque vada, gli resterà il rimpianto per quei mesi bui: «Il rammarico è di aver avuto anche 15 giocatori infortunati a Il sorriso di Inzaghi «Dopo il rigore era difficile reagire ma ci siamo riusciti» Le pagelle gennaio e febbraio». Ora, però, Pippo Inzaghi ha tanti motivi di soddisfazione. Il primo è la prova di carattere dei suoi: «Era difficile reagire dopo il rigore ma i ragazzi l’hanno fatto». Il più importante è la scommessa vinta Ménez: «Siamo andati a prenderlo quest’estate, veniva da stagioni difficili e ha già fatto 16 gol. Si parla tanto dei parametri zero, beh lui lo è». Il futuro è un’ipotesi, ma Inzaghi sulle voci di cessione è netto: «A noi non deve © RIPRODUZIONE RISERVATA riguardare, niente scuse». DALLA NOSTRA INVIATA A PALERMO Palermo Vazquez troppo timido 5 Sorrentino Grave l’errore sul primo gol del Milan: non trattiene il pallone che sbatte sul ginocchio di Cerci. Bravo su Antonelli. 6 Rispoli Qualche imprecisione negli appoggi, ma generoso. Alla lunga va in sofferenza con Antonelli. 5,5 G. Gonzalez La sua è una buona prova, ma rischia il rigore fermando un pallone con il braccio e ha una parte di colpa sul raddoppio di Ménez. 5 Vitiello È il più colpevole sul gol di Cerci perché cerca il fuorigioco e lascia passare la palla di Van Ginkel. Non impeccabile neanche nella fuga di Ménez. 6 Lazaar Bello il duello in velocità su Cerci, da cui esce a testa alta. 6 Rigoni Non solo pressing, anche ricerca costante del gol (ne ha già segnati 5) con inserimenti e tiri da fuori. Peccato un suo retropassaggio inneschi Ménez. 6 Jajalo Fa una partita di contenimento, senza guizzi. 5,5 Barreto Poco brillante, fischiato per un tiraccio alto prima di uscire a inizio ripresa per infortunio. 6,5 Quaison Velocità e tecnica: bella la sua discesa, con tre milanisti saltati, poi vanificata dall’errore di Vazquez. Nella ripresa però sparisce e Iachini lo toglie. 5 Vazquez Troppo molle, o timido su quel pallone a due passi da Diego Lopez: uno sbaglio, sullo 0-0, che pesa come un macigno. 7 Dybala Sprazzi di classe pura, pensa velocemente e appena può tira. Con il rigore è a 13 gol. 5 Chochev Macchinoso, non lascia traccia di sé. 6,5 Belotti Tifoso milanista, prova a dare un dispiacere ai rossoneri: è più lesto di Paletta che lo abbatte in area. 6 Iachini Non raddrizza il trend negativo per colpa di tanti errori individuali, però si vede che il Palermo sa cosa fare in campo. Milan, 3 punti e segnali di ripresa c’è dell’altro oltre al solito Ménez Battuto il Palermo: Cerci trova il primo gol in rossonero, il francese decide Palermo Milan 1 2 Marcatori: Cerci 37’ p.t.; Dybala (rig.) 27’, Ménez 37’ s.t. PALERMO (4-3-1-2): Sorrentino 5; Rispoli 6, Gonzalez 5,5, Vitiello 5, Lazaar 6; Rigoni 6, Jajalo 6 (La Gumina s.v. 43’ s.t.), Barreto 5,5 (Chochev 5 9’ s.t.); Quaison 6,5 (Belotti 6,5 13’ s.t.); Vazquez 5, Dybala 7. All.: Iachini 6 MILAN (4-3-3): Diego Lopez 6; Abate 6, Paletta 5,5, Mexès 5,5, Antonelli 6,5; Van Ginkel 6, De Jong 6, Bonaventura 6; Cerci 6,5 (Suso s.v. 32’ s.t.), Destro 6 (Pazzini s.v. 32’ s.t.), Ménez 7 (Poli s.v. 47’ s.t.). All.: Inzaghi 6,5 Arbitro: Doveri 6 Ammoniti: Abate, Vitiello, Jajalo, Paletta, Mexès Recuperi: 0’ più 4’ a.rav. © RIPRODUZIONE RISERVATA Milan Antonelli si scatena Spietato Jérémy Ménez, 27 anni, realizza il gol del definitivo 2-1 del Milan a Palermo (Liverani) DALLA NOSTRA INVIATA Da una parte Dybala: classe, velocità di esecuzione, tiro appena si può (6 verso la porta) anche se non sempre con precisione; dall’altra Menéz: lunghe pause, a tratti apparente svogliatezza, ma scatto fulmineo e carattere spietato. Tredici gol contro 16. Da una parte il Palermo che prova a giocare, che si capisce avrebbe in testa una trama ben scritta, tradita però da troppi errori di battitura (sciagurato Vazquez al 23’ che sbaglia un gol sullo 0-0); dall’altra il Milan che difende compatto ed è pronto a pungere in contropiede, sfruttando la rapidità delle sue frecce. Finisce che vincono i rossoneri, probabilmente nella loro versione migliore del 2015 (non ci voleva molto, va detto), per la prima volta nel nuovo anno alla seconda vittoria di fila, che in trasferta non PALERMO arrivava dal 19 ottobre. Forse non basterà per l’Europa: il 6° posto è a 6 punti, ma averne rosicchiati 2 incoraggia qualche folle sogno. Non che sia stata uno spettacolo di partita: troppi gli errori da entrambe le parti, ma il Milan può festeggiare segnali di ripresa, può sperare che si sia sbloccato Cerci (al primo gol rossonero, di rapina, favorito da un errore di Sorrentino), può rallegrarsi perché, una volta raggiunto da Dybala su rigore (fallo di Paletta, fin lì impeccabile, su Belotti), questa volta ha saputo reagire anche sul piano del carattere, può puntare sul fatto che Van Ginkel, l’olandesino dai piedi buoni, si sia finalmente inserito (suo il cross del gol), può aggrapparsi alla rete probabilmente regolare che Destro (ancora un po’ estraneo) aveva comunque segnato. Oltre a sapere che, in ogni caso, può sempre risolverla Ménez, se- polto dagli abbracci di mezzo staff tecnico al momento del 2-1, che poi è stato un tiro preciso e potente sotto la traversa dopo 40 metri di corsa solitaria. «Inzaghi mi ha dato tanta fiducia, io ne ho bisogno per rendere — spiega il francese —. L’Europa? Finché c’è speranza ci crediamo». Che, come sostiene Inzaghi, sia stato decisivo il recupero degli infortunati (a Palermo mancavano solo Montolivo, El Shaarawy, Honda, Rami e lo sconvocato Muntari) è spiegazione ragionevole. Che abbia giovato il ritorno al 4-3-3 e al vecchio, caro contropiede è al- Buone notizie Seconda vittoria di fila (prima volta nel 2015) e successo in trasferta: mancava dal 19 ottobre trettanto evidente. Sono state premiate, questa volta, anche le scelte di Inzaghi, che aveva schierato il tridente Cerci-Destro-Ménez, con Bonaventura mezzala, e quando, sul pari, è stato il momento di fare i cambi si è mantenuto offensivo (SusoCerci e Pazzini-Destro). Il Palermo in fase calante (nelle ultime 6 partite zero vittorie, 2 punti, un gol su rigore) paga l’imprecisione dei suoi interpreti di maggior qualità (soprattutto Vazquez, ma anche il talentino Dybala, da applausi per le sue giocate, alla fine trova il gol solo su rigore) e può incolparsi per aver propiziato con errori individuali i 2 gol milanisti (il rimpallo di Sorrentino, il retropassaggio di Rigoni). Ma il Milan ci ha messo del suo e considerando che squadra e società non sanno nulla del loro futuro, fa ampiamente il proprio dovere. Arianna Ravelli 16 i gol segnati da Jérémy Ménez in campionato: nel 2015 vanta 8 reti e 3 assist, è il migliore in serie A 13 le conclusioni del Palermo, 3 nello specchio della porta, 10 fuori. Il Milan ha tirato 10 volte, 5 tra i pali e 5 fuori 6 Diego Lopez Sicuro tra i pali, non esce su Dybala (quando poi sbaglia Vazquez), quasi intuisce il rigore. 6 Abate Festeggia la 200ª partita in A con una gara attenta (su Lazaar e Quaison); nel primo tempo l’unico affondo è quello che porterà al gol di Cerci. 5,5 Paletta Mette in mostra intelligenza e impeccabile senso della posizione fino al fallo da rigore su Belotti (non toglie in tempo il piede) che rovina tutto. 5,5 Mexès Alcune cose bene, altre meno, traballa un po’ su Dybala (clamoroso quando si ferma e lo lascia libero di passare a Vazquez). 6,5 Antonelli Gara in crescendo: da disciplinato a scatenato. Ottime chiusure, l’assist del gol annullato a Destro e un colpo di tacco con cui va vicino a segnare. 6 Van Ginkel Parte ancora un po’ timido, ma trova il cross buono per il primo gol e piano piano sembra che l’inserimento sia completato. 6 De Jong Non si vede, ma c’è (sempre). Aiuta dietro quando i due terzini si alzano. 6 Bonaventura Prova più incolore del solito, ma gioca sempre al servizio della squadra. 6,5 Cerci Ha voglia di sfondare: trova il primo gol (di ginocchio) con un po’ di fortuna ma la sua velocità è una delle armi vincenti. 6 Destro A Palermo aveva già segnato quando giocava nella Roma, ieri ci è andato vicinissimo (il gol sembra regolare). È vero, è ancora un po’ fuori dagli schemi, ma si sbatte e va al tiro altre due volte. 7 Ménez L’insostituibile. Si accende, parte e risolve le partite. E ti scordi subito delle pause precedenti. 6,5 Inzaghi Il Milan più convincente del 2015: resta in partita anche una volta raggiunto. a.rav. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Cagliari fa quello che può, la Lazio quello che vuole Settimo successo consecutivo per i biancocelesti, poco brillanti ma efficaci. Zeman si lamenta DAL NOSTRO INVIATO La vittoria della Lazio è ormai un fenomeno naturale, ineluttabile come il sole che sorge e Lotito che parla latino. L’Aquila vola leggera, implacabile, serena, e ottiene il massimo anche quando la manovra non brilla, qualche individualità toppa e il killer instinct sembra andato in ferie. Negli anni magici, com’è questo, tutto però si sistema sempre, ed è successo anche ieri a Cagliari con un 3-1 pesantissimo e, a suo modo, storico. Per la squadra dell’ottimo Pioli è infatti la settima vittoria di fila, il miglior filotto di questa stagione. CAGLIARI Bomber Miroslav Klose, 36 anni (Ansa) Non solo: il Napoli e la Sampdoria ora sono più lontane e la Roma resta a portata di derby. Un momento magico che sembra infinito. «Le vogliamo vincere tutte» è il mantra di Pioli e avanti di questo passo non ci stupiremmo se il capolavoro riuscisse davvero. Pensiamoci: se vince anche quando «non gioca da Lazio» (Biglia dixit), chi lo ferma più questo gruppo in stato di grazia? Pioli temeva il rientro dopo la pausa, sempre un’incognita. Il primo tempo gli ha dato ragione. Così piatto, definito dal pressing alto rossoblù sui mediani e dalle difficoltà di palleggio laziali, poteva cambiarlo solo Felipe Anderson con il solito lampo improvviso del fuoriclasse: al 31’ fuga a destra che semina tre avversari, palla secca al centro, Mauri col terzo occhio vede alle sue spalle Klose Cagliari Lazio 1 3 Marcatori: Klose 30’ p.t.; Sau 4’, Biglia (rig.) 15’, Parolo 47’ s.t. CAGLIARI (4-3-3): Brkic 6; Balzano 5,5, Diakité 4, Rossettini 5, Avelar 5; Dessena 5,5 (Ekdal 5,5 14’ s.t.), Crisetig 5,5, Joao Pedro 5; Farias 5,5 (Capuano s.v. 27’ s.t.), Sau 7 (Cop s.v. 34’ s.t.), Mpoku 6,5. All.: Zeman 6 LAZIO (4-2-3-1): Marchetti 6,5; Basta 6, De Vrij 6,5, Mauricio 5,5, Braafheid 6; Biglia 6,5, Parolo 6; Candreva 5,5 (Cataldi 6 14’ s.t.), Mauri 5 (Keita 7 14’ s.t.), Felipe Anderson 6,5; Klose 7 (Lulic s.v. 36’ s.t.). All.: Pioli 7 Arbitro: Rocchi 6 Espulso: Diakité 23’ s.t. Ammoniti: Parolo, Mauricio, Basta, Crisetig, Rossettini, Mpoku, Keita Recuperi: 2’ più 5’ che appoggia comodo il 9° gol in campionato. Nella ripresa, dopo il bell’1-1 di Sau (con distrazione di Mauricio), hanno deciso invece le mosse rapide del tecnico, preoccupato dal risveglio del Cagliari e del Sant’Elia, fin lì molto scettico: fuori i deludenti Mauri e Candreva, dentro la benzina verde dei ventenni Cataldi e Keita e passaggio dal 4-2-3-1 al 4-3-3. Bingo. Alla prima azione proprio Keita (fallo di Crisetig) si procura il rigore che Biglia al 15’ trasforma. Lo stesso accade 8 minuti dopo (fallo di Diakité e cartellino rosso) ma Biglia, per il resto uno dei migliori, sta- volta manda alto. L’ennesimo spreco di una Lazio che nei 90’ ha fallito altre tre chance clamorose con Mauri (due parate di Brkic) e lo scatenato Keita (Balzano salva sulla linea, quasi dentro). «Ci è mancato il cinismo — si è lamentato Pioli —. Negli ultimi 20’ non avrebbe dovuto esserci partita». E invece il 3-1 è arrivato solo al 92’ su bella punizione di Parolo dal lungomare. E il Cagliari? Ha fatto ciò che poteva con dignità e applicazione, e Zeman si è lamentato per l’espulsione di Diakité: «Avessero dato quel rigore contro altre squadre, se ne parlerebbe un mese… ». Al boemo resta comunque una consolazione: l’Atalanta ha perso e la salvezza è ancora a 5 punti. In palio ce ne sono 27. Sperare a Cagliari si può ancora. Alessandro Pasini © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 Estero Adam, gol da 60 metri ma il Chelsea rimedia e allunga Bayern senza freni SPORT Non basta il gol pazzesco dello scozzese Charlie Adam (foto) — un sinistro da 60 metri che scavalca lo svagato portiere Courtois — a togliere il successo al Chelsea ormai vicino al quinto titolo di Premier. La squadra di Mourinho supera 2-1 lo Stoke City (in gol Hazard su rigore e, dopo il pari di Adam, la rete decisiva di Remy al 17’ della ripresa) e riporta a 7 il vantaggio sull’Arsenal che ha umiliato 4-1 il Liverpool (senza Balotelli) e a 8 quello sul Manchester United (3-1 all’Aston Villa). Domani (ore 21, FoxSports) il Manchester City fa visita al Crystal Palace per risalire a -6 dal Chelsea, al secondo posto ma con una gara in più. In Germania il Bayern Monaco fa a meno di Ribèry, Robben e Alaba, per battere a domicilio il Borussia Dortmund (Immobile nemmeno in panchina) grazie alla rete al 36’ dell’ex Lewandowski che gela il Westfalen, suo palcoscenico per quattro stagioni. Guardiola mantiene 10 punti di vantaggio sul Wolfsburg. Oggi riprende la sfida per il titolo 43 spagnolo: a mezzogiorno il Real Madrid ospita il Granada, in attesa dell’impegno del Barcellona (alle 21, sempre FoxSports) sul campo del Celta Vigo: Luis Enrique parte dal +4 su Ancelotti. In Francia alle 21 scontro diretto fra Marsiglia e Paris Saint Germain per definire la contendente del Lione, già vittorioso 3-1 nell’anticipo sul terreno del Guingamp. Se il Psg vince torna in testa. Le pagelle Federico Pistone © RIPRODUZIONE RISERVATA Inter Parma 1 1 Marcatori: Guarin 25’, Lila 44’ p.t. INTER (4-3-3): Handanovic 6; Santon 5, Ranocchia 5, Felipe 5 (Podolski s.v. 31’ s.t.), Juan Jesus 5; Guarin 6, Medel 5, Brozovic 5,5; Shaqiri 5 (Hernanes s.v. 44’ s.t.), Puscas 5,5 (Kovacic 5 1’ s.t.), Palacio 6. All.: Mancini 5,5 Inter Shaqiri si lamenta 6 Handanovic Un paio di interventi (su Varela e sulla punizione di Costa); la palla di Lila è imprendibile. 5 Santon Corre poco e corre male, scivola spesso, fa confusione. 5 Ranocchia La sua partita è un continuo corpo a corpo con Belfodil. In più errori in quantità. 5 Felipe Esordio contro la sua ex squadra. Comincia benino; finisce male. In difficoltà su Ghezzal. 5 Juan Jesus Gioca da terzino sinistro, come con la Samp, senza esserlo. Confusionario e impreciso. 6 Guarin La deviazione di J. Mauri gli consente di firmare il sesto gol. Gioca da solo e sbaglia, ma cerca di rompere il grigiore del match. 5 Medel Fa 103 passaggi, quasi tutti ininfluenti. In ritardo sul pareggio di Lila; chiude da difensore centrale e Peruzzo gli fa la grazia fischiando un fallo quando Ghezzal scappa via. 5,5 Brozovic Un paio di conclusioni che non inquadrano la porta, nella ripresa migliora con il 4-2-3-1. 5 Shaqiri Parte da attaccante; si lamenta perché non riceve la palla, ma quando gli arriva la gioca male. 5,5 Puscas Volonteroso, ma ancora acerbo. Ha un buono spunto a metà primo tempo e su di lui c’è anche un fallo da rigore di Feddal. Crescerà. 6 Palacio Vorrebbe giocare con gli altri, ma nessuno lo segue. E non ha mai una vera occasione da gol. 5 Kovacic Rileva Puscas, ma, a parte un colpo di testa, non incide. 5,5 Mancini Quando si è disperati, si prova tutto. E non tutto riesce. f. mo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Parma Jorquera domina 6 Mirante Pomeriggio di assoluta serenità; mai sotto assedio. 6 Mendes Concentrato, anche se non sempre impeccabile. 6,5 Costa Ottimo regista difensivo; sfiora il vantaggio su punizione. 6 Feddal Rischia il rigore su Puscas, poi se la cava senza problemi. 6,5 Varela Esterno di destra, mette sempre in difficoltà Juan Jesus. Suo il cross per il gol di Lila. 6,5 Lila Secondo gol con il Parma, con un colpo di testa da attaccante. Dopo un bel primo tempo, esce per un problema alla coscia sinistra. 7 Jorquera Intorno a lui gira tutta la squadra; preciso nel dare i tempi e nel ribaltare l’azione. 6 José Mauri Esce in ritardo sul tiro di Guarin e mette k.o. Mirante. Partita di corsa e di sacrificio. 6 Gobbi Dà tutto quello che ha; decisivo in alcuni interventi difensivi. 5,5 Nocerino Non cambia passo e questo consente agli avversari di non soffrire. Parte da seconda punta, retrocede a centrocampo. 5,5 Belfodil Partita di lotta, in un duello fisico con Ranocchia. Cerca di fare spazio, allargandosi sull’esterno e quando si avvicina all’area gli manca lo spunto sotto rete. 6 Ghezzal Rileva Lila, gioca da attaccante, mettendo in difficoltà i difensori avversari. Scappa via a Medel nel finale, ma Peruzzo fischia un fallo che non c’è. 7 Donadoni In questo Parma non c’è soltanto orgoglio, ma anche calcio di qualità. E condizione fisica. f. mo. © RIPRODUZIONE RISERVATA PARMA (3-5-1-1): Mirante 6; Mendes 6, A. Costa 6,5, Feddal 6; Varela 6,5, Lila 6,5 (Ghezzal 6 1’ s.t.), Jorquera 7 (Cassani s.v. 39’ s.t.), José Mauri 6, Gobbi 6; Nocerino 5,5; Belfodil 5,5 (Coda s.v. 32’ s.t.). All.: Donadoni 7 Arbitro: Peruzzo 5 Ammoniti: Ranocchia, Felipe Recuperi: 1’ più 4’ Testa vincente Andi Lila, difensore albanese di 29 anni, anticipa tutti e di testa batte Samir Handanovic, 30 (Liverani) Inter, la quaresima non finisce mai E stavolta Mancini perde la pazienza Fischi e insulti a San Siro per l’1-1 con il Parma, oggi tutti in campo ad Appiano alle 8.30 La quaresima dell’Inter continua anche a Pasqua. L’1-1 con il Cesena (15 marzo) è stato replicato contro il Parma, che ha raccolto 4 punti con i nerazzurri tra andata e ritorno su un totale di 13. L’Europa, che già era un traguardo lontanissimo (10 punti), è diventata un obiettivo impossibile e per la seconda volta in tre anni i nerazzurri guarderanno in tv gli altri giocare le coppe europee. Così è stato deciso da Mancini e dalla società (dopo una lunga riunione con Zanetti e Ausilio) di ritrovarsi ad Appiano oggi per l’allenamento alle 8.30. Non si sa se l’iniziativa va considerata un castigo oppure un tentativo estremo per cambiare il corso degli eventi, forse il primo passo di quella «rivoluzione» della quale il tecnico ha parlato alla fine. Perché non bisogna mai esagerare. Anche nelle brutte figure. Che il tecnico abbia scelto una conduzione MILANO 3 i punti raccolti nelle ultime 5 gare dall’Inter: 2 sconfitte (Fiorentina e Samp); 3 pari (Napoli, Cesena e Parma) 4 i punti fatti dal Parma contro l’Inter: 3 all’andata (20); 1 al ritorno su un totale di 13 (-3 di penalizzazione) più soft rispetto a quella severa del 2004 non significa accettare tutto, compresi gli errori che vengono replicati con puntualità e che sono costati l’eliminazione dalla Coppa Italia e dall’Europa League. È evidente che la squadra è stata costruita male ed è in corso una crisi di rigetto, dopo il cambio di allenatore e alcuni segnali in controtendenza. Però i 22 punti (su un totale di 54) raccolti nelle 18 partite della gestione Mancini sono il segnale che la squadra ha dato meno di quanto potesse e ha cercato di delegare tutte le responsabilità al tecnico. L’Inter ha pareggiato con il Parma, perché come tante altre volte è accaduto a San Siro, non sa come colpire quando gli avversari si piazzano compatti e organizzati dietro alla linea della palla. La squalifica di Icardi ha tolto la possibilità di sfruttare il gioco aereo ed è stata una complicazione in più La delusione del Mancio «Serve una rivoluzione, qui va sempre peggio» ❞ Thohir Ci sono rimasto male ma continuo a credere in Mancini MILANO Dopo aver difeso la squadra in più occasioni, anche Roberto Mancini ha perso la pazienza. Il risultato è che oggi l’Inter si allenerà ad Appiano Gentile alle 8.30, nonostante la festività pasquale. Una decisione che Piero Ausilio ha spiegato così: «Allenarsi il giorno di Pasqua non è una punizione, ma una presa di coscienza. Hanno riposato ieri, hanno riposato oggi ed è giusto che domani si allenino. Mancini? Nel momento in cui l’abbiamo preso era un’opportunità, continuo a considerarlo un grande». Scuro in volto (dopo il gol di Guarin ha anche litigato con alcuni tifosi), Mancini è apparso deluso per la prestazione con il Parma: «Sono io l’allenatore e mi assumo le responsabilità. Mi spiace che la situazione, anziché migliorare, sia peggiorata. Bisogna fare una rivoluzione per cambiare le cose. Penso sempre in maniera positiva: quando ci sono 30 punti a disposizione, speri sempre che le cose cambino ed ecco perché ero ottimista. Ma le ultime settimane ci sono girate male. Continuiamo a concedere troppo e forse non riesco a esprimermi bene. Difficile vincere quando subisci tanti gol ma, ri- A rapporto Roberto Mancini, 50 anni, catechizza Xherdan Shaqiri, 23, ma lo svizzero non ha fornito una prestazione convincente (Andreoli) per un’Inter già depressa nel morale e non solo. Perché il gioco si sviluppa fra cento passaggi e con il pallone che gira a ritmo di moviola, consentendo all’avversario di difendersi con ordine, senza mai soffrire. Nemmeno il vantaggio, nato da una conclusione di Guarin da fuori, deviata da José Mauri (sesto gol), a metà primo tempo, ha consentito all’Inter di portare a casa i tre punti, che mancano dal 22 febbraio (2-1 a Cagliari), perché a due minuti dall’intervallo Andi Lila, centrocampista albanese, arrivato a Parma a gennaio dal Pas Giannina (Grecia), di testa, prima ha messo fuori causa Medel e poi ha battuto Handanovic. Non c’è stata una vera reazione nerazzurra; di palle-gol nitide non se ne sono viste; soltanto colpi di testa o conclusioni fuori misura o senza energia, una produzione di calciatori disperati, in attesa che lo strazio finisca. Mancini ha provato di tutto, tornando al 4-2-3-1, chiudendo con quattro attaccanti (anche Ranocchia), ma senza segnali di risveglio. San Siro, così vuoto (i 33.175 paganti erano solo teorici) da sentire persino le urla dei giocatori in campo, ha fischiato e insultato tutti, ma per non più di due minuti. È un salto all’indietro di vent’anni; era stato in una situazione simile che Moratti aveva accettato di riprendere l’Inter. Ma Thohir per ora è a Giakarta e cambiare il biglietto aereo è troppo complicato. Fabio Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA peto, forse mi spiego io male. Non è bello vedere cose opposte rispetto a quelle che proviamo». All’Inter è mancata la cattiveria? «Abbiamo fatto gol, ma ci sono state alcune cose che non mi sono piaciute. Così non va bene. Se ho rimpianti per essere tornato? Nessuno. Ci sono annate che iniziano male e finiscono peggio, non posso neanche rimproverare i giocatori di allenarsi male, va così...». I fischi di San Siro sono stati la colonna sonora dell’uscita dal campo dell’Inter: «Hanno ragione a fischiarci», il pensiero di Guarin. «Dobbiamo accettare le critiche con umiltà. Stiamo facendo male», ha aggiunto il colombiano. Dall’Indonesia filtra la rabbia del presidente Erick Thohir: «Sono deluso, ma resto comunque sicuro che Mancini riporterà la squadra a vincere». Salvatore Riggio © RIPRODUZIONE RISERVATA 44 Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera SPORT Allegri «Ci mancavano giocatori chiave ma non abbiamo sofferto» (f. bon.) Non parla ancora di scudetto ma Allegri non nasconde la sua gioia per il successo sull’Empoli: «Ci mancavano giocatori importanti come Marchisio, Pirlo e Pogba, eppure abbiamo battuto una squadra che non perdeva da 8 partite e per noi è la quarta gara senza prendere reti». Il pensiero va già alla Champions: «Ho visto la partita del Monaco e ho capito che è una squadra complicata da affrontare: concede poco e poi ha il vantaggio di partire da non favorita. Per la Le pagelle Champions spero di recuperare Pirlo, almeno part time». Protagonista, tanto per cambiare, Carlos Tevez, autore del primo gol su punizione a due dall’interno dell’area («Da quella posizione è difficile, sapevo che dovevo tirare forte e verso l’alto») e artefice del secondo, concretizzato da Pereyra. L’argentino non doveva nemmeno giocare: «Abbiamo tanti infortuni così ho chiesto ad Allegri di giocare». DA UNO DEI NOSTRI INVIATI A TORINO Juventus Buffon sempre puntuale © RIPRODUZIONE RISERVATA 7 Buffon Una parata in controtempo e un’uscita di grande tempismo su Pucciarelli salvano la baracca. 6 Barzagli Tira fuori alcuni interventi di puro artigianato difensivo. 6,5 Bonucci Con la difesa a tre (e dopo dieci giorni di Conte) ha ritrovato il gusto del lancio. E anche quello di difendere in seconda battuta. 6 Ogbonna Pucciarelli fa l’effetto dell’antiruggine. Bella la scivolata nel finale su Saponara. 6 Lichtsteiner Sempre elettrico, ma non proprio illuminante. Fa diversi errori tecnici, compresa una ciabattata in zona gol. 6 Vidal Molto pressing, senza perdere mai la posizione. Ma senza mai una giocata vecchio stile. 6,5 Padoin Il posto di Pirlo o Marchisio tocca a lui: nessuna paura e anche nessun tentativo di imitazione. 6 Sturaro Nel centrocampo inedito porta un discreto passo e spalle larghe: è lui che costringe Rugani al retropassaggio in area. 6 Evra Un primo tempo di buona spinta, un secondo di puro controllo. 6 Llorente Serata di sacrificio ma non sacrificata: buone aperture, un passaggio di petto da rivedere, molta corsa. 8 Tevez A lui fa bene il jet lag dopo il rientro dagli Usa: è sempre ora di attaccare l’uomo, di rientrare per prendere palla o agevolare gli inserimenti (vedi 2-0). Poi arriva l’ora della magia: se c’è un angolo impossibile per la punizione ravvicinata, lui lo trova. 6 Morata Ha avuto impatti migliori dalla panchina. 6,5 Peryera Al posto giusto per il 2-0 in ribattuta. 6,5 Allegri Senza le stelle di centrocampo la squadra si orienta bene lo stesso: per lo scudetto avanti sempre dritti. Ormai manca poco. La Juventus non si riposa mai l’Empoli fa la fine di tutti gli altri Tevez prima e Pereyra nel finale domano la resistenza dei toscani DA UNO DEI NOSTRI INVIATI TORINO Due uomini al comando. La Juventus senza il blocco Pirlo-Marchisio-Pogba non ha mai giocato. Si ritrova a farlo contro l’Empoli in una partita per nulla facile, con un centrocampo rivoluzionato completamente, dove Padoin recita la parte del regista con buoni risultati. Ma la differenza la fanno ancora i due giocatori che, in una squadra d calcio, sono fondamentali: il portiere e il centravanti. E Madama li ha e sono eccezionali: Carlitos Tevez porta avanti i bianconeri, Gigi Buffon difende l’1-0, il risultato preferito di Max Allegri che può santificare la Pasqua con il vantaggio intatto sulla Roma (più 14) e la vittoria numero 39 allo Stadium nelle ultime 43 gare disputate senza sconfitte. Visto da qui sembra tutto facile, ma la realtà è più complicata, perché la partita è viva fino al 2-0 di Pereyra al 49’ del secondo tempo, che la archivia definitivamente. L’Empoli dimostra che non c’è casualità nel suo campionato e negli otto risultati utili consecutivi con cui si presenta in questa sera fredda. Senza paure, senza riverenze. Il suo pressing è convinto, la sua manovra organizzata, i suoi movimenti brillanti. A cominciare dall’uomo del momento, Mirko Valdifiori, ha giocatori con buona capacità di palleggio. Difficile da superare sia per l’organizzazione difensiva (bene il fuorigioco) ma anche perché la Juventus deve essere estremamente accorta in difesa, perché la velocità degli avversari è temibile: come certifica un contropiede di Maccarone nel finale del primo tempo. Eppure Madama rattoppata le sue occasioni le crea. È Carlitos Tevez a dare spallate. La sua magistrale finta annichilisce la difesa dell’Empoli, ma il lob non è abbastanza alto da vanificare la bella uscita di Sepe che respin- Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA Empoli Valdifiori non si ripete Juventus Empoli 2 0 Marcatori: Tevez 43’ p.t.; Pereyra 49 ‘ s.t. JUVENTUS (3-5-2): Buffon 7; Barzagli 6, Bonucci 6,5 , Ogbonna 6; Lichtsteiner 6, Vidal 6 (Pepe s.v. 41’ s.t.), Padoin 6,5, Sturaro 6 (Pereyra 6,5 33’ s.t.), Evra 6; Llorente 6 (Morata 6 22’ s.t.), Tevez 8. All. Allegri 6,5 EMPOLI (4-3-1-2 ): Sepe 6; Hysaj 5,5, Rugani 5,5, Barba 6, Mario Rui 5,5; Vecino 6, Valdifiori 5,5, Croce 6 (Zielinski s.v. 29’ s.t.); Saponara 6; Maccarone 5,5 (Mchedlidze s.v. 28’ s.t.), Pucciarelli 6,5 (Verdi s.v. 33’ s.t.). All.: Sarri 6 Arbitro: Giacomelli 5,5 Espulso: Sarri 50’ s.t. Ammoniti: Tevez, Mario Rui, Saponara, Barzagli Recuperi: 0’ più 5’ ge. In versione attaccante è Lichtsteiner a fallire due opportunità: con un diagonale di sinistro, non certo il suo piede migliore, e riprendendo una palla vagante ma c’è ancora Sepe a chiudere. Proprio quando l’Empoli, con quella sortita di Maccarone, sembra acquistare una certa baldanza, Carlitos Tevez confeziona l’ennesimo capolavoro. L’arbitro Giacomelli interpreta (decisione molto fiscale, vibranti le proteste di Sarri e dei suoi giocatori), un tocco di Rugani, prossimamente su questo schermo, a Sepe come retropassaggio vietato dal regolamento. Punizione da pochi metri, ma con 20 uomini davanti alla porta, ci vuole un genio per imbastire un tiro che sintetizzi precisione e potenza. Eccolo: Tevez porta avanti la Juventus. No, neanche questo rende la partita commestibile per i Rocchi e Rizzoli, interpretazioni diverse e risultato identico: due ottimi arbitraggi R ROMA NAPOLI Pjanic (Ro) 25’ Arbitro: Rizzoli di Bologna ammonito e autore di un fallo di mano che comportava la seconda ammonizione. Non è certo, pertanto, che tanti anni di scuola arbitrale siano sufficienti per forgiare arbitri tecnicamente confrontabili: il carattere di ognuno non si può modificare. Peruzzo, in Inter-Parma, ha preso qualche decisione sbagliata ( fallo di Puscas su Mendes) ma la modestia della partita deve attenuare le critiche piovute sul fischietto. Banti ha portato a termine Fiorentina-Samp su un campo impossibile nel primo tempo. I gol sono arrivati nella ripresa, su un terreno accettabile; unica pecca di Banti la mancata punizione contro Gonzalo Rodriguez, trattenuta su Eto’o, che poteva causare © RIPRODUZIONE RISERVATA l’espulsione del viola. p. tom. © RIPRODUZIONE RISERVATA ATALANTA TORINO 1-2 Quagliarella (To) 20’, Glik (To) 39’, Pinilla (At) 29’ s.t. Arbitro: Guida di Torre GENOA UDINESE 1-1 De Maio (Ge) 19’, Thereau (Ud) 23’ s.t. Arbitro: Mazzoleni di Bergamo VERONA CESENA 3-3 Toni (Ve) 3’, Gomez (Ve) 30’, Toni (Ve) 17’ s.t., Carbonero (Ce) 25’ s.t., Brienza (Ce) 32’ s.t., Succi (Ce) 36’ s.t. Arbitro: Orsato di Schio (Vi) INTER PARMA 1-1 Guarin (In) 25’, Lila (Pa) 44’ Arbitro: Peruzzo di Schio PALERMO MILAN 1-2 Cerci (Mi) 37’, Dybala (Pa) rig. 27’ s.t., Menez (Mi) 38’ s.t. Arbitro: Doveri di Roma 1 SASSUOLO CHIEVO 1-0 Berardi (Sa) rig. 23’ Arbitro: Pairetto di Nichelino FIORENTINA SAMPDORIA 2-0 Diamanti (Fi) 16’ s.t., Salah (Fi) 19’ s.t. Arbitro: Banti di Livorno JUVENTUS EMPOLI Tevez (Ju) 43’, Pereyra (Ju) 49’ s.t. Arbitro: Giacomelli di Trieste ■ Partite totali ■ Casa ■ Fuori Casa G Giocate V Vinte N Nulle P Perse F Reti fatte S Reti subite SERIE A Classifica 1-0 CAGLIARI LAZIO 1-3 Klose (La) 31’, Sau (Ca) 4’ s.t., Biglia (La) 16’ s.t., Parolo (La) 47’ s.t. Arbitro: Rocchi di Firenze di Paolo Casarin Imparabile La violenta punizione calciata da Carlitos Tevez, 31 anni, sotto la traversa, imprendibile per il portiere empolese Luigi Sepe, 23: l’Apache è salito a quota 17 gol segnati in campionato quest’anno, si è confermato capocannoniere e sta trascinando la Juventus verso lo scudetto (Ipp) © RIPRODUZIONE RISERVATA SERIE A 29a giornata ● Fischio finale izzoli e Rocchi, arbitri di pari esperienza ma molto diversi. Rocchi, in CagliariLazio, ha diretto con sicurezza adottando i provvedimenti tecnici e disciplinari senza il minimo dubbio; sono arrivati, in momenti diversi, due falli in area del Cagliari ai danni di Keita e il fischietto fiorentino ha concesso due rigori, mostrando anche il rosso a Diakité autore di un fallo sul laziale a due passi da Brkic. Perfino il salvataggio sulla linea di porta isolana da parte di Balzano non ha preoccupato Rocchi, rassicurato (con tutta probabilità) dal bravo arbitro addizionale. Rizzoli alle prese con Roma-Napoli ha scelto invece la strada della calma e del dialogo, finendo, tra tante cose ben fatte, per perdonare (al 16’) De Rossi già bianconeri. L’Empoli non ha gruppo periferico nella volontà e a inizio secondo tempo rimette in circolo sua aggressività come se nulla fosse accaduto e con Pucciarelli costringe Buffon a una parata d’istinto. Gara non scontata malgrado l’evidente tentativo juventino di abbassare ritmo e intensità. Madama viene salvata da San Gigi, spettacolare nell’uscita bassa su Pucciarelli e reattivo sulla ribattuta di Croce. Partita da chiudere, per evitare problemi, ma la capolista non ci riesce e resta appesa al risultato striminzito con l’Empoli che non recede dai suoi propositi. È ancora Tevez, nel lungo recupero, a trascinare avanti la squadra. Sulla sua conclusione di sinistro, respinta, Pereyra spinge in rete. E ora non è più peccato fare i conti sulla giornata dello scudetto. Roberto Perrone 6 Sepe Reattivo e tecnico nelle uscite su Tevez e Lichtsteiner. Sul primo gol, si fida troppo della barriera e non riesce ad allungarsi come vorrebbe. Ma il merito è di Tevez. 5,5 Hysaj Il rinvio sbilenco in area dopo 20’ non promette bene. Ma l’albanese non si fa prendere dal pessimismo. 5,5 Rugani Tevez e Llorente gli fanno capire il livello che troverà quando tornerà alla Juve. Giacomelli lo punisce per il retropassaggio di suola al portiere. 6 Barba Classe ’93, ha un anno in più di Rugani, meno riflettori addosso e forse meno pressioni. Ne esce bene. 5,5 Mario Rui Tra i migliori all’andata, fatica a spingere e anche a tamponare. 6 Vecino Fa valere il fisico con qualche inserimento. 5,5 Valdifiori A quattro giorni dal debutto in Nazionale ritrova lo Stadium, ma non le stesse sensazioni: nel primo tempo sembra un mediano di mischia, fa solo passaggi all’indietro. Un po’ meglio nella ripresa. 6 Croce In A è arrivato anche lui molto tardi (è dell’82), ma si conferma tra i più costanti nelle due fasi. 6 Saponara Il gioco passa soprattutto dai suoi piedi, dalle sue intuizioni e dai suoi tentativi in profondità. 5,5 Maccarone L’occasione più pulita gli capita prima dell’intervallo, ma calcia sull’esterno della rete. 6,5 Pucciarelli Punta subito Ogbonna, cercando di indurlo all’errore. Non ci riesce, ma è sempre rognoso. Come il colpo di testa e l’inserimento che costringono Buffon a fare il Buffon. 6 Sarri Non cambia di una virgola il sistema di gioco, soprattutto adesso che ha un trequartista come Saponara, e resta in partita fino all’ultimo minuto. 2-0 JUVENTUS ROMA LAZIO FIORENTINA SAMPDORIA NAPOLI TORINO MILAN GENOA INTER PALERMO SASSUOLO UDINESE EMPOLI VERONA CHIEVO ATALANTA CESENA CAGLIARI PARMA (-3) Punti 70 56 55 49 48 47 42 41 38 38 35 35 34 33 33 32 26 22 21 10 G 29 29 29 29 29 29 29 29 28 29 29 29 28 29 29 29 29 29 29 27 V 21 15 17 13 12 13 11 10 9 9 8 8 8 6 8 8 5 4 4 3 N 7 11 4 10 12 8 9 11 11 11 11 11 10 15 9 8 11 10 9 4 P 1 3 8 6 5 8 9 8 8 9 10 10 10 8 12 13 13 15 16 20 V 13 8 10 6 7 7 5 7 4 5 7 5 5 5 5 3 3 3 2 2 N 2 6 0 6 7 5 6 4 6 5 5 6 5 6 4 6 5 6 4 2 P 0 1 4 2 0 2 3 4 4 4 3 3 4 4 5 6 6 6 9 10 V 8 7 7 7 5 6 6 3 5 4 1 3 3 1 3 5 2 1 2 1 N 5 5 4 4 5 3 3 7 5 6 6 5 5 9 5 2 6 4 5 2 P 1 2 4 4 5 6 6 4 4 5 7 7 6 4 7 7 7 9 7 10 F 57 40 54 43 37 47 34 43 38 43 39 35 32 30 36 21 24 28 35 22 S 14 21 28 31 30 37 31 36 34 37 43 43 37 32 51 31 40 52 56 54 MARCATORI: 17 RETI: Tevez (JUV) 16 RETI: Menez (MIL) 15 RETI: Icardi (INT), Toni (VER) 13 RETI: Higuain (NAP), Dybala (PAL) 11 RETI: Quagliarella (TOR) 10 RETI: Di Natale (UDI), Gabbiadini (NAP) 9 RETI: Callejon (NAP), Felipe Anderson (LAZ), Klose (LAZ), Thereau (UDI), Eder (SAM), Berardi (SAS) 8 RETI: Mauri S. (LAZ), Ljajic (ROM), Zaza (SAS) PROSSIMO TURNO: Sabato 11/4, ore 18.00: Genoa-Cagliari, Parma-Juventus. ore 20.45: Verona-Inter. Domenica 12/4, ore 12.30: Cesena-Chievo. ore 15.00: Atalanta-Sassuolo, Lazio-Empoli, Napoli-Fiorentina, Torino-Roma, Udinese-Palermo. ore 20.45: MilanSampdoria. Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 SPORT 45 L’ultima offesa ultrà: l’attacco alla mamma di Ciro La curva Sud espone uno striscione contro la madre di Esposito. La risposta: «Dio cambi i loro cuori» ❞ ROMA C’è chi crede di essere l’unico custode della fede e che il suo modo di viverla sia il solo vero e inattaccabile. E c’è chi ha il coraggio — o, chissà, la disperazione — per dire: «Dio cambi i cuori di chi ha scritto quelle cose». È questa la risposta di Antonella Leardi, madre di Ciro Esposito, il tifoso napoletano morto il 25 giugno scorso, dopo essere stato colpito il 3 maggio da un colpo di pistola negli scontri prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina. Dell’omicidio è accusato Daniele De Santis( c’era uno striscione anche per lui: Daniele con noi), un ex frequentatore della curva Sud giallorossa, legato all’estrema destra. In uno stadio Olimpico dove vengono tolti i tappi alle bottiglie di plastica in mano a bambini di 7 anni è stato possibile confezionare questi striscioni. Il primo: «Che cosa triste... Lucri sul funerale con libri e inter- Antonella Leardi, madre di Ciro Esposito Dio cambi i cuori di chi ha scritto quelle cose viste!», con un chiaro riferimento alla recente presentazione del libro «Ciro vive». Il secondo: «C’è chi piange un figlio con dolore e moralità e chi ne fa un business senza dignità. Signora De Falchi, onore a te». In questo caso il riferimento è a un’altra pagina nera della violenza applicata al calcio italiano: la morte di Antonio Falchi, un tifoso romanista di diciannove anni, andato in trasferta a San Siro, aggredito selvaggiamente da ultrà milanisti il 4 giugno 1989 e poi morto per arresto cardiaco. Ma chi può decidere quale è il modo «giusto» di elaborare il proprio lutto e vivere la disgrazia del dolore più contro natura che esista? Chi può dire che sia meglio il silenzio oppure parlare ogni volta che è possibile, di chi non c’è più? È qui che arriva la perdita totale del senso di umanità ed empatia per entrare nella logica del branco, che divide solo in amici e nemici. È così che le vittime diventano simboli di chi neppure li conosceva e, soprattutto, contro ogni loro volontà, ricordi per continuare ad odiare. Per Roma-Napoli sono stati mobilitati oltre mille agenti e il settore ospiti è stato aperto per una trentina di tifosi biancazzurri non provenienti dalla Campania, anche se molti di più erano quelli mescolati ai romanisti in altri settori dello stadio. Non ci sono stati problemi né fuori né dentro lo stadio, ma proprio come all’anda- © RIPRODUZIONE RISERVATA La Roma ritrova l’umiltà il Napoli la presunzione Alla fine decide Pjanic Decisivo Miralem Pjanic, 25 anni, realizza il gol che regala alla Roma la vittoria sul Napoli. A sinistra: lo striscione esposto dalla curva giallorossa contro la madre di Ciro Esposito, tifoso napoletano morto dopo gli incidenti del 3 maggio 2014 (Ipp, Ansa) Vittoria importante per i giallorossi: sono a +9 sui rivali ROMA Ha vinto chi ha saputo di- fendersi in undici, quando ce ne è stato bisogno, e chi ha voluto percorrere sempre quel metro in più per aiutare il compagno in difficoltà, come aveva chiesto Rudi Garcia alla sua Roma. Ha perso chi continua a considerare il calcio con un pizzico di snobismo, elenca statistiche che a volte lasciano il tempo che trovano e non riesce mai a fare il definitivo salto di qualità. Il Napoli di Rafa Benitez ha preso tutti i pregi e tutti i difetti del suo allenatore. Non vince in campionato da cinque giornate, ha perso le ultime quattro gare in trasferta di fila e sembra avere una doppia personalità: una da campionato e una da Coppe. La Roma non vinceva in casa dal 30 novembre 2014, quando aveva battuto l’Inter per 4-2. L’Olimpico era diventato un tabù e anche ieri il clima non è stato dei migliori. Lo stesso ta (quando ai tifosi romanisti fu proibito l’ingresso al San Paolo) la gara è stata giocata in un clima che non ha nulla a che vedere con lo sport. Gli striscioni contro la madre di Ciro, però, sono stati un salto di qualità in negativo. Un conto sono i cori (anche ieri è stato intonato spesso «Vesuvio lavali col fuoco») o gli striscioni che promettono vendette ultrà (al San Paolo ce n’era stato uno visibilissimo, esposto a lungo). Un altro è non rispettare neppure il dolore di chi ha perduto un figlio. La polizia ha già acquisito i filmati e li sta esaminando per identificare gli autori.I prossimi Roma-Napoli e Napoli-Roma andranno giocati a porte chiuse? È giusto far vincere chi mette prima l’odio verso il «nemico» e poi il tifo per la propria squadra? La risposta è di tutti, non solo delle istituzioni. Luca Valdiserri Roma Napoli 1 0 Marcatore: Pjanic 25’ p.t. ROMA (4-3-3): De Sanctis 7; Torosidis 5,5, Manolas 7,5, Astori 6,5, Cholevas 5 (Yanga-Mbiwa 6 26’ s.t.); Nainggolan 6, De Rossi 5, Pjanic 7,5 (Paredes 5,5 23’ s.t.); Florenzi 7 (Ibarbo s.v. 34’ s.t.), Iturbe 6, Ljajic 6. All.: Garcia 7 NAPOLI (4-2-3-1): Andujar 6; Maggio 6, Albiol 5,5, Britos 6, Ghoulam 5,5; D. Lopez 5, Jorginho 5,5; Callejon 5 (Gabbiadini 5,5 17’ s.t.), De Guzman 6 (Insigne s.v. 36’ s.t.), Mertens 7; Higuain 6 (D. Zapata s.v. 32’ s.t.). All.: Benitez 5 Arbitro: Rizzoli 5 Ammoniti: De Rossi, Cholevas, Albiol, Florenzi, Torosidis Recuperi: 0’ più 4’ Garcia ha ammesso che adesso, per la sua squadra, è diventato più facile giocare in trasferta. Eppure la Roma è seconda in campionato e ha 9 punti di vantaggio sul Napoli, che ieri aveva una panchina infinitamente più performante di quella giallorossa. Benitez ha potuto sostituire Callejon, Higuain e De Guzman con Gabbiadini, Zapata e Insigne, tenendo fuori Hamsik per 90’. Garcia, invece, poteva solo contare gli assenti: Totti, Gervinho, Keita, Strootman, Maicon e Castan. Ecco perché il Napoli aveva un’occasione unica per rientrare nel giro Champions League e perché la vittoria della Roma è qualcosa in più dei semplici tre punti. C’è un dato che, più di tutti gli altri, dimostra il lavoro che Garcia è riuscito a fare nel preparare questa gara e Benitez no. La Roma, per la prima volta in questo campionato, ha fatto registrare un possesso palla inferiore al 50% (46,5% totale, solo il 32,7% nel secondo tempo). La squadra ha giocato un calcio diverso dal solito, ma ha dato tutto quello che aveva in corpo, compresi quelli come Iturbe, che ha sbagliato tanto ma si è battuto sempre, o come Ljajic, che si è sacrificato per 90’ in un lavoro incessante anche in fase difensiva. De Sanctis e Manolas sono stati decisivi, ma per loro è stato un po’ più semplice: hanno fatto il lavoro abituale. Discorso a parte per Miralem Pjanic, che ha segnato un gol bello e pesante, che può valere 30 milioni. Ai più vecchi ha ricordato quello di Gianni Rivera in Italia-Germania 4-3, un colpo di piatto per prendere il portiere in controtempo. Pjanic è nel mirino di molti critici e altrettanti tifosi perché considerato discontinuo e perché ieri ha esultato polemicamente dopo il gol. Ma se il problema della Roma è un giocatore di 25 anni, di classe, capace anche di sacrificarsi giocando spesso sul dolore come gli è successo quest’anno... Il Napoli può protestare per una decisione pilatesca dell’arbitro Rizzoli, che probabilmente ha patito la tensione esterna della partita. Doveva espellere De Rossi al 16’, ma ha punito solo con la punizione un fallo di mano del centrocampista che era già ammonito. Fossimo stati al 66’, chissà. Però sarebbe sbagliato non analizzare anche le proprie colpe. Ora Benitez si potrà concentrare sulle Coppe: la strada più breve per la Champions è vincere l’Europa League. Un cammino difficile, a partire dal Wolfsburg. l.v. © RIPRODUZIONE RISERVATA Quagliarella e Glik avvicinano il Torino all’Europa I granata passano a Bergamo, la cura Reja (3 punti in 4 partite) non rivitalizza l’Atalanta Coppia gol Fabio Quagliarella, 32 anni, 11 gol in campionato, e Kamil Glik, 27, 7 reti: con loro il Torino vola (Getty Images) BERGAMO Il Torino guarda l’Europa da più vicino. Grazie alla vittoria per 2-1 a Bergamo i granata accorciano da 8 a 6 i punti dal quinto posto. Lo fanno causando il primo k.o. di Reja da quando è sulla panchina dell’Atalanta. Lo score del tecnico più anziano della A è deficitario: in 4 partite ha raccolto tre pareggi e una sconfitta. Protagoniste della gara sono le palle inattive. Da una parte e dall’altra. La prima è il missile scagliato da Quagliarella su punizione dai 25 metri che bacia la traversa e s’infila alle spalle di Sportiello; il bis è il tiro potente (e vincente) sotto porta di Glik andato a cercare gloria su un calcio d’angolo. La terza è una perla di Pinilla (espulso poi nel finale con Basha), specializzato in reti spettacolari: la sua sforbiciata, dopo la punizione di Maxi, non è bastata alla causa orobica che si fa più delicata: la zona retrocessione è solo a quattro lunghezze. Matteo Magri © RIPRODUZIONE RISERVATA Atalanta Torino 1 2 Marcatori: Quagliarella 20’, Glik 39’ p.t.; Pinilla 29’ s.t. ATALANTA (3-5-2): Sportiello 5,5; Biava 6, Stendardo 5,5, Bellini 5,5 (Masiello 6 5’ s.t.); Zappacosta 5,5 (Bianchi s.v. 17’ s.t.), Migliaccio 6, Cigarini 5,5, Carmona 5,5 (D’Alessandro 6 1’ s.t.), Dramé 6; Moralez 6,5, Pinilla 5,5. All.: Reja 5 TORINO (5-3-2): Padelli 6; Peres 6, Maksimovic 6, Glik 7, Moretti 6, Molinaro 6,5 (Darmian s.v. 15’ s.t.); Vives 6 (Basha 5 37’ s.t.), Gazzi 6,5, El Kaddouri 6; Quagliarella 7, Maxi Lopez 5 (Amauri 5,5 10’ s.t.). All.: Ventura 6,5 Arbitro: Guida 5 Espulsi: Pinilla e Basha 47’ s.t. Ammoniti: Carmona, Peres, Migliaccio, Padelli Recuperi: 2’ più 4’ Genoa Udinese 1 1 Sassuolo Chievo 1 0 Marcatori: De Maio 19’ p.t.; Thereau 21’s.t. Marcatore: Berardi (rig.) 23’ p.t. GENOA (3-4-3): Lamanna 5,5; Roncaglia 6,5, Burdisso 6,5, De Maio 6,5; Edenilson 6 (Kucka 6 27’ s.t.), Rincon 5,5, Tino Costa 7,5, Bergdich 7; Falque 5,5 (Lestienne s.v. 40’ s.t.), Borriello 6 (Niang 6 29’ s.t.), Perotti 7. All.: Gasperini 6 SASSUOLO (4-3-3): Consigli 7; Vrsaljko 5,5 (Taider s.v. 36’ s.t.), Cannavaro 6, Acerbi 6,5, Peluso 5; Missiroli 6, Biondini 6,5, Brighi 6; Floccari 6, Floro Flores 5,5 (Longhi 6 17’ s.t.), Berardi 6,5 (Natali 6 28’ s.t.). All.: Di Francesco 6,5 UDINESE (3-5-2): Karnezis 7; Wague 6, Hertaux 6 (Allan 6,5 10’ s.t.), Piris 5,5; Widmer 6,5, Guillherme 5, Kone 6 (Badu 6 22’ s.t.), Pinzi 5, Gabriel Silva 5,5; Thereau 7, Perica 5 (Di Natale 6 22’ s.t.). All.: Stramaccioni 6 CHIEVO: (4-4-2): Bizzarri 6; Frey 6,5, Gamberini 5,5, Cesar 6, Zukanovic 6 (Hetemaj 6 29’ s.t.); Schelotto 5,5 (Pellissier 5,5 23’ s.t.), Izco 6, Radovanovic 6, Birsa 6 (Botta 6,5 20’ s.t.); Meggiorini 6,5, Paloschi 6. All.: Maran 6 Arbitro: Mazzoleni 6 Ammoniti: Pinzi, Piris, Guillherme, Tino Costa, Rincon Recuperi: 1’ più 3’ Arbitro: Pairetto 6 Espulso: Peluso 14’ s.t. Ammoniti: Gamberini, Peluso, Biondini,Vrsaljko, Radovanovic, Missiroli Recuperi: 1’ più 3’ Verona Cesena 3 3 Marcatori: Toni 3’, Gomez 30’ p.t.; Toni 17’, Carbonero 25’, Brienza 32’, Succi 36’ s.t. VERONA (4-3-3): Benussi 5,5; Pisano 6, Moras 6, Rodriguez 5,5, Brivio 5,5 (Campanharo s.v. 38’ s.t.); Sala 6,5, Greco 6, Hallfredsson 6,5 (Obbadi s.v. 24’ s.t.); Jankovic 6,5, Toni 7,5, Gomez 6 (Nico Lopez s.v. 38’ s.t.). All.: Mandorlini 5,5 CESENA (4-3-1-2): Leali 5,5; Perico 5,5, Capelli 5, Lucchini 5, Krajnc 4,5; Giorgi 6, De Feudis 6 (Cascione 6,5 37’ p.t.), Pulzetti 5 (Carbonero 6,5 14’ s.t.); Brienza 6,5; Djuric 5 (Succi 6,5 31’ s.t.), Defrel 6,5. All.: Di Carlo 7 Arbitro: Orsato 6 Ammoniti: Jankovic, Hallfredsson, Krajnc, Rodriguez, Succi Recuperi: 2’ più 3’ Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera 46 A Milano Via Solferino, 36 tel.02/6282.7555 - 7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). ACQUISTIAMO, VENDIAMO, PERMUTIAMO •OROLOGI MARCHE PRESTIGIOSE, gioielli firmati, brillanti, coralli. 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La sua squadra, in un colpo solo, sorpassa i doriani e il Napoli, si insedia al quarto posto, conferma tutto quanto di buono aveva fatto vedere durante un marzo quasi perfetto. Di solito, dopo le soste, la Fiorentina ha una partenza lenta. Stavolta, invece, è subito concentrata, lucida, famelica. La Samp, sorpresa, non riesce mai ad uscire dal guscio. Ha un’occasione, dopo due minuti, con Eto’o, ma poi subisce dall’inizio alla fine. La Fiorentina, padrona della scena, nel primo tempo colpisce un palo con Gonzalo Rodriguez e costruisce altre due occasioni. Nella ripresa, quella giocata meglio, con maggiore convin- zione e intensità, segna due volte e in altre due occasioni va vicino al terzo gol: Viviano, tifoso viola applaudito dalla Fiesole, salva l’onore blucerchiato in uscita su Aquilani e respingendo in tuffo il tiro di Gomez, che resta all’asciutto ma gioca tanto per la squadra. Il ritorno di Mihajlovic a Firenze è amaro. I tifosi lo ignorano, la Fiorentina lo surclassa, Montella lo saluta all’inizio poi vola via. «Ho fatto i complimenti a Vincenzo perché ha vinto meritatamente», l’ammissione di Sinisa, che non si attacca alla possibile espulsione di Gonzalo Rodriguez nel primo tempo. La Samp si ferma dopo quattro vittorie di fila. Prepara la partita sulle ripartenze, ma non riesce mai a metterle in pratica perché in mezzo al campo solo Obiang è all’altezza della situazione e le punte non accorciano restando isolate. La Fiorentina, pur senza Pizarro, ha idee chiare e piglio giusto. Badelj è sempre più dentro la squadra, Gonzalo e Basanta fanno muro davanti a Neto, Aquilani e Borja non sono al massimo della condizione ma non abbassano mai la guardia. Diamanti e Salah, i più talentuosi, lasciano il segno. Alino, titolare dopo quasi un Decisivo Mohamed Salah, 22 anni, ha segnato alla Sampdoria il suo 4° gol in serie A (Ramella) Fiorentina Sampdoria 2 0 Marcatori: Diamanti 16’, Salah 19’ s.t.. FIORENTINA (4-3-3): Neto 6; Richards 6,5, Gonzalo Rodriguez 7, Basanta 6,5, Alonso 6,5; Aquilani 6 (Vargas s.v. 38’ s.t.), Badelj 6,5, Borja Valero 6; Diamanti 7 (Mati Fernandez s.v. 31’ s.t.), Gomez 6,5, Salah 7,5 (Lazzari s.v. 44’ s.t.). All.: Montella 7 SAMPDORIA (4-3-3): Viviano 6,5; De Silvestri 5 (Wszolek s.v. 29’ s.t.), Silvestre 5,5, Romagnoli 5 (Munoz s.v. 38’ s.t.), Regini 6; Soriano 5 (Bergessio 5 22’ s.t.), Palombo 5,5, Obiang 6; Eder 5,5, Muriel 5, Eto’o 5. All.: Mihajlovic 5 Arbitro: Banti 5 Ammoniti: Gonzalo Rodriguez, Diamanti, Regini Recuperi: 1’ più 3’ Tutto il fascino della Namibia in un tour emozionante fra terra e cielo Se ci sono dei luoghi che almeno una volta nella vita bisogna visitare, la Namibia è sicuramente uno di questi. Un’Africa di paesaggi che stregano, capaci di conquistare ogni viaggiatore. Qui si incontrano i grandi animali africani, ma ciò che rimane negli occhi sono soprattutto gli scenari naturali, fatti di grandi spazi, regione montuose senza alcuna traccia umana, linee costiere sterminate e deserte, disseminate di relitti di navi tanto da guadagnarsi l’appellativo di Costa degli Scheletri. Un tour in aereo privato è il modo migliore per completare l’esplorazione a terra e scoprire gli angoli più suggestivi di questo emozionante Paese. Dall’aria si percepisce l’infinita grandezza del deserto del Namib e lo si abbraccia, con le sue dune che sembrano onde in burrasca, mentre a terra le si percorre in fuoristrada in un saliscendi emozionante e poi a piedi, per provare la morbida sensazione della sua sabbia finissima dall’intenso colore rosso-arancione. Dall’aria si scoprono vallate e montagne che sembrano usciti dai quadri surrealistici di Dalì, mescola bilanciata di forme violente e tratti leggeri e delicati. A terra andiamo alla ricerca di animali, os- 47 serviamo le loro tracce e ne ascoltiamo il richiamo, li vediamo correre, cacciare ed essere prede. È in questo ambiente straordinario che Il Gabbiano Livingston, tour operator di Milano specializzato in viaggi esperienziali, ha trovato casa in Africa. Grazie agli uffici sul posto e ad una flotta aerea di proprietà, offre ai propri ospiti la massima competenza e professionalità per creare esperienze di viaggio uniche. Guidati da esperti piloti, che una volta a terra diventano abili guide, sarà possibile immergersi in una natura incontaminata, senza rinunciare al piacevole comfort assicurato da lodge e campi tendati di grandissimo charme. A giugno e novembre la proposta è per un tour di gruppo (massimo 9 partecipanti) di 10 giorni Italia – Italia, di cui 7 giorni con aereo privato dedicato e pilota/guida parlante inglese, con soggiorno in strutture di straordinario fascino, a partire da 4.280 euro a persona, voli di linea compresi. Per gruppi famigliari o di amici è invece possibile prevedere programmi e partenze su misura. Per info: tel. 02.26111440, info@ gabbianolivingston.com, www.gabbianolivingston.com mese, realizza l’1-0 di destro (una rarità), grazie anche all’astuzia di Borja Valero che si abbassa per far passare il pallone al momento giusto. L’egiziano, innescato da Gomez, semina Romagnoli e Silvestre e affonda dentro l’area facendo esplodere di felicità la sua gente. È il settimo gol in 12 partite, il quarto in serie A. Salah chiede il cambio tre minuti prima del 90’ ed è l’unico momento in cui i tifosi trattengono il fiato pensando alla semifinale di coppa Italia (martedì) con la Juventus. «Solo una botta» assicura Montella. Il Faraone non dovrebbe saltare la partita più importante della stagione. Alessandro Bocci 11,6 la media di tiri a partita della Fiorentina: è la terza in serie A alle spalle di Juventus e Napoli © RIPRODUZIONE RISERVATA ULTIM’ORA Non sono i cinesi che hanno comprato il Milan. È Berlusconi che stavolta ha esagerato col lifting. ABBACCHIATI «Balzano rifila una gomitata a Keita, poi gliene dice di tutti i colori. Non gli sta certo augurando buona Pasqua, semmai nella parte dell’agnello» (Lucio Rizzica, Cagliari-Lazio, «Diretta gol» di Sky). QUOTO A PERDERE Quando parte il «collegamento» con Bwin, Premium dovrebbe scrivere sullo schermo Pubblicità. Invece manda in sovrimpressione una «P» stilizzata che potrebbe significare qualunque cosa. Anche, per dire, «paraculi». PROFETA NON SARO’ «3-0 del Cesena! Partita chiusa! Servirebbe un miracolo del Cesena» (Mario Giunta, Verona-Cesena 3-3, «Diretta gol» di Sky). IACHINISMI «Dobbiamo ritrovare quella cinicità che ci ha consentito di fare punti importanti» (Giuseppe Iachini e la sua personalissima Accademia della Crusca, «Stadio Sprint»). IO PENSO TRANSITIVO «Sudate la maglia» (striscione della curva rossoblù, Cagliari-Lazio). ANALISI INEDITE «Forse il problema dell’Inter è che ci sono troppi stranieri» (Massimo Mauro, «Skycalcioshow»). CASA VARRIALE Sanipoli: «Enrico?». Varriale (seccatissimo): «Sìììì». Sanipoli: «Enrico?». Varriale: «Francesca, siamo veramente fuori tempo massimo. Dicci». Sanipoli: «Posso chiedere a Zeman... Sì, no, soltanto una domanda secca. Soltanto chi gli piacerebbe che arrivasse al secondo posto tra la Roma e la Lazio visto che in qualche modo è legato a tutt’e due». Zeman: «Io spero quelli che se lo meritano e vediamo alla fine chi se lo merita». Sanipoli: «Grazie mister». Varriale (con incarnato tendente al blu cobalto): «Benissimo. Imperdibile questa domanda e questa risposta» («Stadio Sprint»). A TUTTO GAS I vostri bimbi ridono poco? Fate ascoltare una loro qualunque telecronaca della Samp in cui i cronisti pronuncino per esteso il nome di Vasco Regini, specie se come Trevisani di Sky o Ciarapica di Premium scontano l’accento romanesco e raddoppiano la «g». I vostri figli, come i miei, si sganasceranno. © RIPRODUZIONE RISERVATA Borgo dei Posseri: un percorso multisensoriale dal vigneto alla degustazione Una gita fra i vigneti, per trascorrere una giornata in allegria ed accostarsi ad uno dei prodotti della terra più apprezzati e ricchi di storia. Con l’arrivo della bella stagione il Borgo dei Posseri propone l’Enotour, un’occasione per sorseggiare il proprio vino direttamente tra le radure, i boschi e i masi che lo vedono nascere. L’idea è venuta ai due giovani proprietari Martin Mainenti e Maria Marangoni, e trasmette la voglia di riscoprire e rilanciare l’intrinseca forza agricola del territorio, senza intaccarne l’identità. Ecco da dove nasce il Borgo dei Posseri di Ala (TN), un’azienda vinicola “sospesa” tra la valle solcata dal fiume Adige e le cime che portano verso le Piccole Dolomiti, ed i suoi vini, dalla personalità forte ed originale, reinterpretati in modo che l’ambiente di coltivazione divenga forte elemento di caratterizzazione stilistica. Durante l’Enotour è possibile rivivere una storia che inizia dalla terra, si trasforma in cantina e termina con questa particolare degustazione ed il ricordo che ciascuno ne serberà, accompagnato dalla dolce brezza primaverile o dai profumi dell’estate. Il Borgo dei Posseri offre ai partecipanti un calice e una mappa, grazie alla quale seguire un percorso “multisensoriale” che condurrà all’interno di speciali “Isole”, spazi organizzati posizionati vicino alle vigne che hanno dato vita ai vini. Diverse le etichette che qui vengono prodotte: Müller Thurgau Quadron, Sauvignon B. Furiel, Gewürztraminer Arliz, Pinot Nero Paradis, Merlot Rocol nonché uno spumante Brut – metodo classico TrentoDoc Tananai. Gli ospiti sono liberi di seguire il tragitto suggerito oppure di scegliere il percorso che più preferiscono, senza limitazioni di tempo. Il costo dell’Enotour è di 15 euro a persona. La prenotazione è obbligatoria. Per info: tel. 0464.671899; [email protected]. Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera 48 La moglie Giuseppina, le figlie Annalisa e Mara con Luca, i nipoti Lorenzo, Cecilia ed Arianna con infinita tristezza annunciano la scomparsa del loro caro Il Dipartimento di Chirurgia dellIstituto Nazionale Tumori di Milano si unisce al dolore del collega Francesco Raspagliesi per la perdita della cara mamma Rag. Oscar Lamesta - Milano, 4 aprile 2015. Partecipano al lutto: Tanina Lavizzari e famiglia. Italo Lavizzari e famiglia. Margherita e Roberto Enrini e famiglia. Siamo vicini a Giuseppina, Annalisa, Mara e Luca, Lorenzo, Cecilia e Arianna per la scomparsa del nostro caro Oscar Lamesta fratello, cognato e zio di umanità, profondità ed allegria unici e sempre presenti nella vita e nei ricordi di tutta la famiglia.- Famiglia Lamesta. - Milano, 4 aprile 2015. zio Oscar Partecipano al lutto: Marco Greco. Marco Guzzo. Ermanno Leo. Enzo Masci. Vincenzo Mazzaferro. Ugo Pastorino. Roberto Salvioni. Mario Santinami. dott.ssa Annamaria Marenghi ci ha lasciato.- Con profonda tristezza e rimpianto lo annunciano i figli Marina con Silvio, Stefano con Chiara, i nipoti Graziella con Michele, Natalia, Federico, Elena e i pronipoti Jacopo e Martina.- Il funerale si terrà mercoledì 8 aprile alle ore 14.45 nella chiesa di Santa Maria Segreta. - Milano, 3 aprile 2015. Giovanna Cameli De Lucchi per ricordarla, una Messa sarà celebrata alle ore 18.30 nella chiesa di San Marco.- Nicoletta. - Milano, 5 aprile 2015. Alfonso Marchianò e tutto il personale del Dipartimento di Diagnostica per Immagini e Radioterapia dellIstituto Tumori di Milano sono vicini al dottor Francesco Raspagliesi in questo triste momento per la scomparsa della mamma sig.ra Maria Infarinato 5 aprile 2013 - 5 aprile 2015 Silvano Rossi Juan Muñoz Double Bind & Around 9 Apr — 23 Aug 2015 La tua forza, la tua rettitudine, il tuo sorriso sono sempre con noi.- Ti ricordano con amore tua moglie Giuliana e tua figlia Laura. - Milano, 5 aprile 2015. - Milano, 3 aprile 2015. - Miami, 4 aprile 2015. La nostra carissima mamma Martedì 7 aprile si compie un anno dalla scomparsa di Juan Muñoz, Double Bind, 2001 (detail) – Tate Modern, London, 2001 Photo © Attilio Maranzano – Courtesy The Estate of Juan Muñoz, Madrid Fabiana, Laura con Andrea Francesca e Giorgio, Guido con Monica, Guia con Alberto Camilla e Filippo sono vicini a zia Giuseppina, Mara ed Annalisa per la perdita del caro Maria - Milano, 4 aprile 2015. 5 aprile 2008 - 5 aprile 2015 Melita Liuzzi Petroncini Sei la primavera nei nostri cuori, il tuo ricordo e il tuo amore sono nostro quotidiano sostegno.- Abbiamo tanta voglia di riabbracciarti.- I figli Claudio e Magda con le famiglie. - Assago, 5 aprile 2015. il Il 4 aprile 2015 è mancato allaffetto dei suoi cari Dottor Antonio Colantuoni Maria Gabriella ne dà il triste annuncio a parenti, amici e a quanti lo hanno conosciuto e stimato.Le esequie avranno luogo in Roma lunedì 6 aprile 2015, ore 11, presso la chiesa di Santa Maria del Popolo, piazza del Popolo 12. - Roma, 4 aprile 2015. Dott.ssa Cinzia Fantelli Da sei anni ci ha lasciato, ma è sempre con noi.La ricordiamo con tanto amore e struggente nostalgia.- La mamma Marialuisa, le sorelle Raffaella e Marinella. - Milano, 5 aprile 2015. 1995 - 2015 Elisabetta Gismondi I tuoi cari ti ricordano con amore ed infinita nostalgia. - Milano, 5 aprile 2015. È mancato allaffetto dei suoi cari il Prof. Avv. Gustavo Minervini RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Lo annunciano con profonda tristezza la moglie Carla, il figlio Enrico con Eliana e Gustavo, la figlia Laura con Gabriel.- Le esequie si terranno in forma strettamente privata. - Napoli, 4 aprile 2015. SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE Sono già passati ventisette anni dalla morte del ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 Commendatore GIUSEPPE MANCINI Tel. 02 50984519 Caro papà e caro nonno, il tempo non cancella bensì rafforza il ricordo di tutto ciò che hai creato nella vita con grande correttezza, lealtà e rettitudine. Noi continuiamo su questa strada con sempre maggior impegno, forza e costanza nel segno della grande operosità che ti ha contraddistinto. Franca, Mario, Pepi e Dodo. Milano, 5 aprile 2015 www.necrologi.corriere.it e-mail: [email protected] SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Corriere della Sera TARIFFE QUOTIDIANO (Iva esclusa) : Necrologie: € 6,50 Adesioni al lutto: € 13,00 TARIFFE ONLINE (Iva esclusa) : Partecipazioni al lutto online € 20 Fotografia € 15 Biografia € 50 www.necrologi.corriere.it Abbonamento annuale pagina defunto € 60 È possibile richiedere servizi aggiuntivi, disponibili solo on line Fotografia + biografia + abbonamento annuale pagina defunto € 100 PER PAROLA: I testi verranno pubblicati anche sul sito Gazzetta dello Sport TARIFFE QUOTIDIANO (Iva esclusa) : PER PAROLA: Necrologie: € 2,50 Adesioni al lutto: € 5,50 Anniversari e ringraziamenti a modulo Corriere della Sera Gazzetta dello Sport € 300,00 a modulo € 185,00 a modulo Diritto di trasmissione: pagamento differito € 5,00 Servizio sportello: i necrologi acquisiti presso Via Solferino 36 Milano (lunedì-venerdì orario continuato 9/17.30) beneficeranno di uno sconto del 20% sulla tariffa Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 - fax 02 25886632 e-mail: [email protected] Via Chiese 2, Milan Thu—Sun 11 am—11 pm hangarbicocca.org Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 SPORT 49 Volley Formula 1 Tennis Busto in finale di Champions oggi su Gazzetta Tv Red Bull cede alla Audi? Marko per ora dice no Serena vince a Miami, oggi Djokovic-Murray La Unendo Yamamay Busto Arsizio è in finale nella Champions League: a Stettino, 3-0 alle polacche del Police (Diouf, 19 punti). Oggi alle 18 (su Gazzetta Tv) sfida per il titolo europeo con l’Eczacibasi Istanbul (3-1 nel derby con il Vakifbank). SuperLega maschile, ultimo turno: Trento passa a Piacenza 3-0 e vince la stagione regolare. Alle 18 le altre sfide, che definiranno i 4 accoppiamenti-playoff: Molfetta-Perugia, Modena-Treia (RaiSport1), Monza-Padova, Città di Castello Sansepolcro-Verona, Ravenna-Milano; riposa: Latina. Il personaggio Mentre domenica la F1 torna in pista in Cina, Helmut Marko, che alla Red Bull spesso interviene per conto del patron Dietrich Mateschitz, ha smentito alla Nbc le voci di una cessione del team alla Audi. «Fino al 2016 la squadra è legata alla Renault per la fornitura dei motori. Quindi un cambiamento sarebbe possibile solo dal 2017; ma un costruttore come Audi aspetterà di sicuro nuove norme prima di entrare in F1». Frase chiara, ma che non esclude l’operazione. E che pare contraddire la minaccia di lasciare, Audi o non Audi, a fine anno. Serena Williams vince per l’ottava volta il torneo di Miami: in finale, 6-2, 6-0 alla spagnola Carla Suarez Navarro (che si appresta a entrare tra le prime 10 al mondo). Per la 33enne statunitense, numero uno del tennis femminile, è il 66° titolo in 88 finali, il secondo del 2015 dopo gli Australian Open. Oggi la finale maschile: il numero uno, il serbo Djokovic, ha vinto la semifinale (7-6, 6-2) su Isner (Usa) e per la terza volta nella storia del torneo contenderà il successo allo scozzese Murray, che ha eliminato il ceco Berdych (6-4, 6-4). Barshim a 3 cm dal paradiso «La gravità? Non esiste» Ciclismo A Doha con Mutaz: «Così nell’alto batterò il record di Sotomayor» Candidato Luca Paolini, 38 anni (Afp) DALLA NOSTRA INVIATA Il campo d’allenamento, accanto allo stadio dell’Al-Sadd che aspetta a braccia aperte Xavi dal Barça, è deserto. Mutaz — «orgoglio» in arabo — si sfila le cuffie da rapper e stringe bene le scarpette chiodate. «La gravità non esiste. Saltare è uno stato della mente: vuoi vedere?». Eccome, siamo venuti fin qui apposta. Coach Stanislaw Szczyrba tace, dunque acconsente. Otto passi, quattro quando ha mal di schiena. Con la disarmante naturalezza con cui un albatros spicca il volo, oplà, scavalca due metri frontale, come fosse il primo ostacolo di un 110 hs siderale. L’esistenza di Mutaz Barshim, 23 anni, il ragazzo venuto dal mezzofondo («Ho provato a correre, come papà, ma che noia: atterrare sul materassone era molto più divertente») per riscrivere le regole dell’alto, unico fuoriclasse autoctono del Qatar che si sta abbuffando di sport (otto Mondiali da qui al 2022, incluso quello di calcio, avranno luogo a Doha), si svolge due metri sopra il livello del mare dal 2009. «Aveva 17 anni. Quando l’ho preso non scavalcava 2,05. Dopo quattro mesi era a 2,25. Oggi vale 2,50». Stanley Szczyrba, 69 anni, polacco sedotto dall’Emiro, è una rara specie di allenatore: insegna con rapidi cenni delle mani, parla poco e solo per massime. «La sua forza è la velocità. Il suo talento è il mio talento. Dopo di me han buttato lo stampo. Non molti avrebbero potuto vedere in Mutaz ciò che ho visto io. Mi rispetta. Mi usa. Si fida. E fa progressi». La strana coppia, insieme al museo d’arte islamica disegnato da Ieoh Ming Pei (lo stesso della Piramide del Louvre), è la principale attrazione del Qatar. Quando l’omino in tuta e il giunco rimbalzante (1,88 per 65 kg, in gara) vanno in giro insieme, fermano il traffico. Dall’oro ai Campionati asiatici di Kobe (2,35) al bronzo di Londra 2012 (2,29), dal volo a planare di Eugene 2013 (2,40) all’argento iri- La scheda DOHA ● Mutaz Essa Barshim (foto) è nato a Doha (Qatar) il 24 giugno 1991. Il papà è un ex mezzofondista, ha 5 fratelli Uno, due, tre La facilità con cui Mutaz Barshim, 23 anni, salta 2 metri frontale a Doha sotto gli occhi di coach Stanislaw Szczyrba (Durand/Iaaf) dato di Mosca (2,38), fino al record personale strappato alle leggi della fisica al meeting di Bruxelles 2014 (2,43), salto dopo salto Barshim figlio di Essa Mohammed, appassionato di PlayStation e Nba, disgustato dal calcio («quando alla tv c’era el Clasico sono andato a letto») ma non dalla pizza («Mangio tutto, con moderazione: curo il corpo perché è la mia arma»), ha piazzato questo stato più piccolo dello Yorkshire e non meno ricco (gas e petrolio) degli altri emirati della penisola arabica sulla mappa del mondo. Lo sport come pedina del Risiko. Il governo, non a caso, gli paga la casa dove vive con i genitori e i cinque fratelli: «Andare a stare da solo? E perché dovrei? — chiede sinceramente sconcertato —. La mia gior- ❞ Sono già salito a 2,43, ma il mio coach dice che valgo 2,50. Farò una magia ❞ La mia forza è la velocità. Se resto in salute, nulla sarà impossibile nata di riposo ideale è sul divano a guardare i cartoni con il piccolo Mansour». Insieme al fenomeno Bolt, e a pochi altri, è Mutaz il predestinato che dovrà stupirci nei 12 mesi più elettrici dell’atletica mondiale: Barshim è il Lampo al contrario, che si scarica dalla terra verso il cielo, in volo verso i podi del Mondiale di Pechino (22-30 agosto) e dell’Olimpiade di Rio 2016, i nobili rami cui cercherà di appendere la sua rotta di uccello migratore, ossa cave contro la potenza muscolare del russo Ivan Ukhov («A 29 anni è arrivato in cima alla sua curva di crescita» sentenzia coach Szczyrba) e dell’ucraino Bohdan Bondarenko, tutta gente abbonata al club dei due metri e quaranta, il confine oltre il quale l’eccellenza comincia a dare del tu, pericolosamente, alla storia. Javier Sotomayor, arrampicato lassù, a 2,45, dal lontanissimo 27 luglio 1993 (Salamanca), appartiene a un’era geologica del salto in alto che ventidue anni dopo Barshim, stimolato dagli zii dell’Est, sembra pronto a riscrivere. «Quando Sotomayor faceva il record, io avevo due anni — racconta in thoob (tunica) e kutra (copricapo tipico) sbranando una scodella di pasta a fine giornata —. Non ne conservo ricordi, però l’asticella piazzata così in alto mi motiva, è ovvio. Stan dice che posso scavalcare 2,50 e io gli credo. Al di sopra di 2,40, ogni centimetro sembra un’eternità però mentalmente sono pronto: dovrò essere veloce ma non troppo, per non perdere flessibilità». Come ti immagini il record, Mutaz? «Come un equilibrio tra forze. Una magia». Dell’anno scorso, quando lui, Ukhov e Bondarenko sembravano Ufo partiti alla conquista dello spazio, ricorda poco: «I salti degli altri non mi interessano. Non mi sottovaluto: so che se sono in salute, nulla è impossibile. E a fine carriera non voglio avere rimpianti». Alla scuola islamica (i libri di matematica hanno la sua foto in copertina) ha letto tutto il Corano. «Inshallah» sussurra con un sorriso da bambino pronto alla marachella del secolo: «Dicono che per fare il saltatore devi essere un po’ pazzo. È vero. Chi te lo fa fare, sennò, di volare senza ali?». Gaia Piccardi ● Fuoriclasse dell’alto, è allenato dal polacco Szczyrba. È stato campione del mondo juniores 2010, campione asiatico indoor 2010-12-14, campione del mondo indoor 2014; oro ai Campionati asiatici 2011, bronzo ai Giochi olimpici di Londra 2012 e argento al Mondiale di Mosca 2013 ● Ha un personale di 2,43 all’aperto e 2,41 indoor ● Il record del mondo dell’alto maschile dura da 22 anni: Javier Sotomayor, 2,45 il 23 luglio 1993 a Salamanca Il Fiandre cerca il nuovo re dei muri Paolini ci prova da outsider Si sono contesi il trono delle Fiandre nelle ultime dieci stagioni, Tom e Fabian. Anno dopo anno, lungo 250 km e 19 scivolosissimi «muri». Hanno vinto tre edizioni a testa, ne hanno perse altrettante causa ruzzoloni, forature, indecisioni fatali. Stamane, per la prima volta, il loro regno sarà vacante. Tom Boonen e Fabian Cancellara non partecipano al Giro delle Fiandre (Raisport 1 e Eurosport dalle 12.10), la più bella (con la Roubaix) corsa ciclistica in linea al mondo. Sono feriti, forse pronti ad abdicare. Boonen si è giocato la clavicola alla Parigi-Nizza, Cancellara ha lasciato due vertebre ad Harelbeke. Rischi del mestiere, ma tornare ad altissimi livelli a 35 anni è difficile. I due non correranno nemmeno la Roubaix. Come capita nelle famiglie reali, succedere a un grande monarca è un’impresa. A provarci tocca prima di tutto ai belgi, che hanno vinto 68 edizioni su 98: Vanmarcke, Van Avermaet e Vandenbergh sono eccellenti specialisti pur senza, per ora, classe e spietatezza di Boonen. I favori del pronostico se li dividono l’inglese Thomas e il norvegese Kristoff. Thomas ha l’atavica fame di vittorie del Team Sky e il supporto del baronetto Wiggins, lo schiacciasassi Kristoff un pesce pilota come Luca Paolini, eroe a Gand. Alle loro spalle i bookmaker quotano Stybar, Degenkolb, Devolder, Terpstra e l’incompiuto Sagan. Gli italiani? Paolini avrà via libera se Kristoff non dovesse star bene. Pozzato, Oss e Trentin sono outsider. Ma al Fiandre conta molto il fattore sorpresa: non sfruttarlo è sempre un peccato. Marco Bonarrigo © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Basket, travolta Capo d’Orlando Metta World Peace trasforma Cantù, i playoff non sono un sogno CANTÙ L’emozione si fa strada, nel boato del Pianella che accompagna la presentazione di Metta World Peace al suo esordio casalingo. Prima del silenzio assoluto di un minuto troppo breve per ricordare la lunga storia esemplare di un galantuomo piemontese-brianzolo, il presidente Francesco Corrado scomparso in settimana, l’indimenticabile «che ha salvato il basket di Cantù». Fiori sulla sedia vuota, lui che nella gara contro Capo d’Orlando non ha potuto vedere la Nba sbarcare al Pianella: ultimo secondo del primo tempo, errore da 3 punti di Johnson-Odom, Metta decolla da lontano, artiglia al volo e affonda... Mi-ci-dia-le. 49-24 e 70-15 (!) di valutazione per l’Acqua Vitasnella, dopo i primi 20’ contro l’Orlandina che, senza Basile e Soragna, deve rifugiarsi nella zona come fragile ombrello contro l’inondazione. Ed è qui che ancor di più ammiriamo la qualità del gioco del Panda’s Friend in versione italiana: sempre in posizione, funge da specchietto per le allodole siciliane e agevola i compagni. Se, presentandosi, Metta aveva giurato di non «aver mai fatto delle statistiche una ragione di vita», ora sembra intenzionato ad aggiustare anche le cifre: 19 punti in 18’, 8 su 13 dal campo. Senza mai uscire dal profilo di squadra (15 Feldeine, 12 Buva). Cantù in progressione tocca il +28 (91-63) e chiude 93-67. Non sappiamo ancora se aggancerà i playoff, ma siamo certi invece che sarebbe un piacere vedere MWP il più a lungo possibile sui nostri campi. Werther Pedrazzi Incisivo Metta World Peace, 35 anni, 19 punti ieri contro Capo d’Orlando (Bregani) © RIPRODUZIONE RISERVATA 25ª giornata REGGIO EMILIA-VENEZIA 70-67 PESARO-CREMONA 74-89 ROMA-AVELLINO 81-72 CANTÙ-CAPO D’ORLANDO 93-67 BOLOGNA-VARESE 86-78 SASSARI-TRENTO 84-92 BRINDISI-PISTOIA 89-77 CASERTA-MILANO domani, ore 20 (RaiSport1) Classifica Milano** 42; Reggio Emilia e Venezia 36; Sassari 34; Brindisi e Trento 30; Bologna (-2) 24; Pistoia, Cremona, Roma e Cantù* 22; Avellino 18; Capo d’Orlando e Varese 16; Pesaro 14; Caserta* (-1) 9 *una partita in meno; **due in meno 50 Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 51 CorriereSalute Medicina Medicina Le differenze fra l’esercizio aerobico e quello anaerobico Impianti cocleari per la sordità anche negli anziani di Antonella Sparvoli di Ruggiero Corcella Le pagine del vivere bene www.corriere.it/salute Ci cambiano sempre le carte in tavola Il commento di CRISTINA D’AMICO NUTRIZIONISTI SIATE PIÙ COMPRENSIBILI N el periodo dell’Expo i nutrizionisti potrebbero vedere un’occasione per elaborare indicazioni di sana alimentazione più sintetiche e facili da mettere in pratica rispetto a quelle che finora ci hanno fornito. I modelli di comunicazione della dieta mediterranea, per esempio, pur se precisi dal punto di vista scientifico, non sono certo esempi di semplicità. Non sono immediate le linee guida predisposte, ormai diversi anni fa, dagli esperti italiani, con tutti quei distinguo di porzioni e poi di grammi per singola porzione dei diversi alimenti. E, a ben vedere, semplice non è nemmeno il My Plate statunitense, con le sue «cup» al posto delle porzioni, «tazze» declinate a seconda dei cibi con cui dovremmo riempirle. Si sono mai chiesti i nutrizionisti perché — e loro sono i primi a lamentarsene — l’equilibrata dieta mediterranea consigliata con tanta dovizia di istruzioni perde seguaci, anche in Italia? Ipotizziamo: perché la gente non ha tempo di memorizzare tutte quelle indicazioni, perché non ha voglia di controllare sulla bilancia se i biscotti che sta per mangiare pesano 30 grammi oppure 34 (o mio Dio!), perché molti consumano fuori casa quel che trovano, perché pochi hanno il tempo per preparare tanta varietà di cibi. O perché ci sono meno soldi per comprarli. Meriterebbe un ripensamento da parte degli scienziati dell’alimentazione anche il copioso numero di studi che vengono svolti sui singoli nutrienti, per poterci dire se ci fa bene, o no, lo zero virgola in microgrammi. Il problema di limiti metodologici spesso presenti in questo tipo di ricerche è stato sollevato (come riferiamo nelle pagine seguenti) in un recentissimo congresso internazionale organizzato a Firenze dai cardiologi ospedalieri. È sconcertante la fragilità delle «conclusioni» di tante ricerche, che oggi ci guidano nelle scelte a tavola e domani finiranno regolarmente smentite. Viene da domandarsi: a chi giovano? Forse, ora a qualcuno, ora a qualcun altro. Ma noi, allora, che cosa dovremmo fare: buttare quel che abbiamo comprato appena ieri? Azzardiamo quindi una richiesta: per favore, esperti di alimentazione, diteci in modo semplice e lineare come dovremmo mangiare. Abbozzate, rinunciate a qualche precisazione. Potrebbe capitare che vi seguiamo un po’ di più. E se anche non dovessimo raggiungere la perfezione salutistica, magari faremo qualche passo nella giusta direzione. Sempre meglio di niente. © RIPRODUZIONE RISERVATA Per saperne di più sugli argomenti che riguardano la nutrizione corriere.it/ salute/ nutrizione Negli anni ci hanno detto tutto e il contrario di tutto. I grassi facevano malissimo, poi li hanno riabilitati; gli zuccheri erano indispensabili, ora guai solo a guardarli. E così via. Perché? Una delle ragioni è che gli studi sull’alimentazione possono essere solo raramente «conclusivi». E le vere guide valide rimangono, al solito, il buon senso e la moderazione ●Il numero Per la Giornata dell’emofilia una «famiglia globale» di sostenitori 4.300 sono gli italiani affetti da emofilia di tipo A e B L’ emofilia è una malattia rara, di origine genetica, che colpisce soprattutto i maschi. Solo in Italia ne soffrono oltre 4.300 persone (circa 9 mila, quelle con malattie emorragiche congenite). In Europa le persone con emofilia A e B sono circa 31 mila. In preparazione dell’XI Giornata mondiale dell’emofilia, dal tema «Costruire una famiglia globale di sostenitori», in calendario il 17 aprile, la Federazione delle Associazioni emofilici (FedEmo) lancia la campagna italiana dedicata all’accesso alla pratica sportiva e più in generale all’approfondimento dei benefici connessi al movimento e allo sport anche per chi è affetto da una malattia congenita. «L’argomento — dice Cristina Cassone, presidente FedEmo — è di crescente interesse per la comunità degli 8.800 pazienti che FedEmo rappresenta». Il 13 aprile si terrà una tavola rotonda sul tema,nella sede del Coni, allo stadio Olimpico di Roma. 52 Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera SALUTE Dossier Alimentazione I tempi Non conta solo che cosa si mangia, ma anche come e quando lo si fa. «Essere più consapevoli di quel che mettiamo nel piatto e assaporare aiuta a nutrirsi bene — dice la nutrizionista Sigrid Gibson —. Il momento del pasto poi conta molto: cenare dopo le 20 si associa a un maggior peso corporeo, specie se l’introito calorico non è contenuto. Una colazione “da re”, invece, comporta un minor rischio di sovrappeso». U n po’ di caffè fa bene al cuore. Contrordine: potrebbe aumentare le aritmie. Il cioccolato è ricco di antiossidanti, riduce il rischio di malattie cardiovascolari. No, attenzione: contiene zuccheri e grassi che fanno accumulare chili di troppo e mettono in pericolo cuore e vasi. Messaggi contrastanti, ma all’ordine del giorno: c’è sempre qualche nuovo studio che si premura di darci l’ultima indicazione da seguire a tavola per migliorare la nostra salute, decantando gli effetti benefici di questo o quel cibo o mettendo alla gogna gli alimenti più disparati. Il «bollino di sicurezza» della scienza c’è, ma è difficile non restare quantomeno interdetti e chiedersi a chi e a che cosa credere, quando un nutriente sembra essere la panacea per tutti i mali, oppure a fasi alterne diventa buono o cattivo. L’ultimo esempio, i grassi saturi di burro, carne e simili: considerati il male assoluto per 40 anni, oggi sono stati parzialmente riabilitati e fanno un po’ meno paura, mentre sembra avvia- Interpretazione Per avere benefici spesso servirebbero dosi non realistiche er capire quanto poco praticabili siano molte strade «portentose» di cui si sente parlare per garantire la salute, spesso basta un’occhiata un po’ più attenta ai dati degli studi. Oggi le proprietà del resveratrolo del vino rosso sono state ridimensionate rispetto a quando sembrava l’elisir di lunga vita, ma anche ai tempi del suo massimo «successo» bastavano due conti per capire che i dosaggi necessari per un ipotetico effetto non erano raggiungibili bevendo vino, a P meno di non diventare alcolisti. Un problema comune a molte sostanze: per ovviarlo si sono messi alla prova i supplementi, con quantità più elevate di micronutrienti «buoni» rispetto ai cibi. Quasi sempre i risultati sono stati deludenti: a parte i casi in cui vanno colmate vere carenze, nei sani non pare dimostrabile un evidente effetto protettivo per sostanze che invece, assunte con i cibi, sono note per essere benefiche. E. M. I messaggi contraddittori che si sono susseguiti nel tempo su grassi, zuccheri e così via, dipendono anche dal fatto che gli studi epidemiologici in tale settore sono penalizzati da limiti intrinseci. Questo rende complicato giungere a risultati certi sui singoli nutrienti Perché sul cibo è difficile essere «conclusivi» ❞ Perplessità È inevitabile restare interdetti quando un nutriente prima sembra essere la panacea per tutti i mali , poi diventa «cattivo», o viceversa ta la crociata contro zuccheri e carboidrati. Come decidere chi ha ragione? Se lo sono chiesto recentemente cardiologi e nutrizionisti a Firenze, durante il convegno internazionale «Food science and food ingredients» organizzato dall’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco) proprio per capire perché nel campo dell’alimentazione sia così complicato arrivare a un messaggio univoco e condiviso. «Tutti sono molto interessati al cibo e ai suoi effetti, ma l’informazione sulle caratteristiche nutrizionali di ciò che mettiamo in tavola è scarsa e talvolta fuorviante — osserva Michele Gulizia, presidente Anmco —. Le notizie però incidono sulle scelte alimentari della popolazione, perciò occorre fare chiarezza senza semplificazioni eccessive o demonizzazioni inutili». Purtroppo districarsi nel mare di studi di nutrizione per capire dove stia la verità e quali siano i dati realmente solidi non è facile, come spiega Carlo La Vecchia, responsabile del Dipartimento di epidemiologia dell’Istituto Mario Negri di Milano: «In nutrizione la probabilità di “falsi positivi” (ovvero un’associazione fra il consumo di un cibo e un effetto benefico sulla salute che poi si rivela inesistente, ndr) è molto elevata. Innanzitutto, spesso si usano questionari in cui si indaga l’utilizzo di decine e decine di alimenti, da cui si estrapolano gli introiti di altre decine di micro e macronutrienti: è probabile che almeno uno risulti positivo solo per caso. Pure analizzare tanti sottogruppi di persone può portare a far emergere vantaggi in uno di essi, così come considerare gli effetti possibili su molte malattie». «Meno di un’ipotesi su quattro emersa dagli studi epidemiologici, che valutano su gruppi ampi di persone l’eventuale nesso fra un alimento e una patologia, viene confermata dagli studi di intervento, in cui si “mette alla prova” il nutriente per valutare le conseguenze dirette del suo consumo sulla salute — interviene Furio Brighenti, presidente della Società italiana di nutrizione umana —. Le sperimentazioni sui cibi peraltro sono difficili da realizzare: introdurre un alimento in cieco (ovvero senza che il paziente sappia che cosa sta assumendo per evitare di condizionare i risultati per le aspettative di medici e partecipanti, ndr) è complicato, modificare un’intera dieta senza che la persona lo perce- pisca è impossibile; inoltre, quando interveniamo sull’alimentazione e inseriamo un cibo ipote t i c a m e n te “ b u o n o ” p e r va g l i a r n e l e conseguenze lo stiamo sostituendo a qualcosa e ciò può ulteriormente confondere, perché diventa complesso capire il ruolo reale di ciascun elemento. Stabilire un legame causale fra cibo e salute è arduo anche perché molte malattie sono multifattoriali: le patologie cardiovascolari, ad esempio, derivano da una complessa interazione fra fattori genetici, ambientali, esercizio fisico e dieta. Stabilire come un singolo nutriente influenzi tutto ciò è difficile: si possono trovare associazioni, ma rapporti certi di causa ed effetto sono parecchio faticosi da dimostrare». Così non sorprende scoprire che se si passano al vaglio le ricerche degli ultimi decenni sui cibi e i nutrienti nella maggioranza dei casi ci si ritrova con un «nulla di fatto»: «Il consumo di carboidrati, dal pane alla pasta, non modifica il ri- Considerare l’insieme Ci sono dati sul ruolo protettivo di un moderato consumo di vino sul cuore. Ma bisogna chiedersi se farà bene anche al fegato schio cardiovascolare; lo stesso vale per latte e latticini o per i flavonoidi antiossidanti, se si esclude un lieve effetto protettivo per alcuni antociani; solo per l’uso moderato di alcol esistono dati abbastanza solidi che dimostrano un’azione benefica sul cuore — riprende La Vecchia —. Per capire se un nutriente ha davvero effetto su una malattia, in positivo o in negativo, occorre che la variazione del rischio di svilupparla sia molto ampia: se è minima è probabile si tratti di un’associazione casuale». Meglio non fidarsi del primo studio che promuove il cibo toccasana insomma, e soprattutto guai a incensare o condannare i singoli nutrienti: il risultato finale della dieta sulla salute non dipende da uno o più alimenti buoni o cattivi, ma dall’equilibrio complessivo di tutto ciò che mettiamo nel piatto. Elena Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA A contare davvero sono qualità e quantità complessive nella dieta F ino a qualche anno fa i grandi accusati erano grassi saturi e colesterolo: meglio dare un taglio netto al consumo di uova, carne, burro e panna. Oggi la bilancia si è spostata a sfavore dei carboidrati: zuccheri e amidi sono sotto la lente dei ricercatori e furoreggiano le diete ad alto contenuto proteico. Senza contare le ricerche che elogiano di volta in volta “supercibi” capaci di prevenire qualsiasi acciacco: dalle esotiche bacche di goji, elisir di lunga vita, ai classici broccoli antitumorali; dall’alga spirulina, che tiene alla larga diabete e malattie cardiovascolari, alla papaia miracolosa per non invecchiare. L’alimentazione rischia di diventare un puzzle insensato. Un errore, come dimostra una rivalutazione serena delle ricerche scientifiche degli ultimi decenni. «Prendiamo il caso dei gras- ❞ Ripensamenti Oggi si sa che gli studi da cui erano tratte le raccomandazioni a limitare l’uso di carni, burro, panna non erano «forti» come si supponeva si, demonizzati fin dalla fine degli anni 60. Oggi sappiamo che gli studi da cui si sono tratte le raccomandazioni a limitarne l’uso non erano “forti” come si supponeva e che mangiare uova, ad esempio, non ha un effetto sostanziale sul rischio cardiovascolare — dice Dennis Bier, direttore del Children’s Nutrition Research Center del Baylor College of Medicine di Houston —. Il risultato della fobia collettiva è stata l’introduzione su larga scala di cibi modificati per contenere meno grassi e colesterolo, l’arrivo sulle nostre tavole dei grassi trans (questi sì dannosi per le arterie, ndr) e, di fatto, un esperimento di “correzione” della Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 SALUTE Esiti da valutare I provvedimenti che funzionano contro l’obesità Il «grasso» più pericoloso in chiave di rischio cardiovascolare è quello che si accumula a livello dell’addome Parametri P A MELA A PERA Per semplificare il concetto si dice che è più rischioso in questo senso ingrassare «a mela» (all’altezza della vita) che «a pera» (su fianchi e cosce) RAPPORTO VITA/ALTEZZA Il metodo più semplice per capire se è necessario perdere peso è quello di misurare il rapporto fra circonferenza addominale e statura Il rapporto non dovrebbe essere superiore a 0,5. Se è maggiore significa che c’è la tendenza a ingrassare «a mela» ESEMPI UOMO 180 cm 180 cm 90 cm Non in sovrappeso Vita 90 centimetri/ altezza 180 centimetri= 0,5 160 cm 120 cm In sovrappeso Vita 120 centimetri/ altezza 180 centimetri= 0,66 DONNA 160 cm 80 cm 100 cm Non in sovrappeso Vita 80 centimetri/ altezza 160 centimetri= 0,5 In sovrappeso Vita 100 centimetri/ altezza 160 centimetri= 0,62 Corriere della Sera dieta su larga scala le cui conseguenze non sono tuttora ben chiare». Oggi vanno per la maggiore le diete iperproteiche: fanno dimagrire velocemente (ma si perdono soprattutto liquidi e massa magra) e limitano al massimo i sorvegliati speciali del momento, gli zuccheri. Ma, di nuovo, leggendo gli studi senza pregiudizi si scopre che il consumo di carboidrati non è correlato a un maggior rischio cardiovascolare. Perfino il vituperato fruttosio delle bevande zuccherate è forse più innocente del previsto: «Il grasso viscerale, strettamente correlato all’aumento della probabilità di diabete e malattie cardiovascolari, non dipende tanto dal consumo di zuccheri quanto dall’introito energetico in generale — interviene Luc Tappy del Dipartimento di fisiologia dell’Università di Losanna —. L’eccesso di fruttosio, glucosio e grassi saturi si associa a un aumento del grasso depositato sugli organi interni, ma ciascuno di questi nutrienti ha un effetto relativo: a far crescere davvero il pericolo sono le troppe calorie». In altri termini, abbiamo bisogno di cibi di miglior qualità, in minor quantità: serve buonsenso e per ridurre il rischio di malattie bisogna mangiare con moderazione un po’ di tutto, senza fissarsi su nessun ali- ❞ Contrordine Anche l’opinione sulle uova è cambiata, perché si è verificato che mangiarne non ha una ricaduta sostanziale sul rischio cardiovascolare er tanti, quando si parla di alimentazione, l’obiettivo è innanzitutto perdere peso. Il primo passo però è sapere quanti chili bisogna perdere e, stando agli studi discussi al convegno fiorentino, per valutarlo non basta salire sulla bilancia. L’indice di massa corporea (Bmi), ad esempio, calcolato dividendo il peso in chili per il quadrato dell’altezza in metri, non è più considerato il mezzo migliore per capire se si deve dimagrire. «Non fa differenza fra massa magra e grassa e non distingue dove si è accumulato il tessuto adiposo — spiega la nutrizionista inglese Sigrid Gibson —. Oggi è chiaro che il grasso concentrato sul girovita e l’addome, nella cosiddetta forma “a mela”, è quello che più aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e diabete; uomini e donne in sovrappeso con adipe su fianchi e gambe, che appartengono alla tipologia “pera”, hanno colesterolo e insulinemia più bassi rispetto a persone normopeso con la struttura “a mela”. Misurando solo l’indice di massa corporea “perdiamo” il 10% di questi ultimi e sovrastimiamo il rischio di chi è sovrappeso ma a “pera”. Neppure il girovita da solo dice tutto, perché il significato di una stessa cifra è ben diverso a seconda della statura. Il rapporto girovita/altezza è l’indicatore migliore ed è semplicissimo da misurare, basta prendere un nastro lungo quanto la nostra statura e passarlo attorno alla vita: per essere al sicuro, la misura che otteniamo deve essere pari o inferiore alla metà della lunghezza totale del nastro». Ma se scopriamo di dover dimagrire, quali sono le raccomandazioni davvero utili? Pare chiaro che non sia opportuno dar credito ai cibi sciogli ciccia, perché non esistono alimenti miracolosi, né a diete più o meno fantasiose che garantiscono risultati in poche settimane. «La dieta migliore è quella che è possibile e realistico mantemento. L’insieme di ciò che mangiamo, insomma, è molto più che la somma delle singole parti. La dieta mediterranea sembra essere l’esempio ideale della moderazione a tavola che realmente previene le malattie: i dati che ne provano la «bontà» in questo caso sono tanti. Seguirla davvero, senza esagerare con pane, pasta e pizza e dando la preferenza ai cereali integrali per una giusta quantità di carboidrati, garantisce un apporto equilibrato di fibre, vitamine e micronutrienti da frutta e verdura, comporta un introito proteico adeguato grazie a legumi, pesce, carni bianche, latticini e uova e non rischia di farci introdurre troppi grassi saturi, perché carni rosse e dolci dovrebbero essere un’ «eccezione» rispetto all’alimentazione di tutti i giorni. E. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA he cosa serve davvero per contrastare il dilagare dell’obesità? Stando alla revisione delle ricerche realizzate sull’argomento, apparsa su Obesity Reviews, le informazioni nutrizionali sui menu dei ristoranti, ad esempio, non hanno sortito grossi effetti. Molto più d’impatto sono risultate le limitazioni alla disponibilità di cibi ricchi di grassi o di bibite zuccherate: togliere i prodotti meno salutari dai distributori di bevande e cibi nelle scuole, per C 53 esempio, ha avuto conseguenze positive sul peso dei ragazzi, ovunque lo si sia fatto. Altrettanto utili sono stati i richiami a evitare i prodotti contenenti grassi saturi trans, sulla cui pericolosità c’è ormai l’accordo degli esperti. Da valutare meglio, invece, gli esiti possibili con l’imposizione di tasse sui cibi poco salutari e l’agevolazione attraverso incentivi del consumo di frutta e verdura. E. M. I chili da perdere? Li misuri con il metro nere nel lungo periodo — osserva Gibson —. Nei primi sei mesi è più facile perdere peso, ma se il nuovo stile alimentare è astruso e difficile da seguire i risultati prima o poi vengono persi. Molti regimi possono funzionare, non ne esiste uno in assoluto migliore di altri: l’unica regola sempre valida è ridurre l’introito calorico, facendo però attenzione a mantenere un buon apporto di micronutrienti e aumentando la “densità” nutritiva dei cibi scelti». Significa in pratica prediligere alimenti con poche calorie ma tante sostanze utili, come frutta e verdura, limitando ciò che dà tanta energia a fronte di scarsi contenuti di fibre, minerali, vitamine, come i cibi molto grassi o troppo ricchi di zuccheri. Attenzione, stiamo parlando di eccessi: grassi e zuccheri servono, così come le proteine che hanno un buon effetto saziante e non devono mancare nelle diete dimagranti. «Modificare il consumo dei vituperati zuccheri non ha conseguenze eclatanti sul peso: è Strumenti L’indice di massa corporea (Bmi), calcolato dividendo il peso (in chili) per il quadrato dell’altezza (in metri), non è più considerato il mezzo migliore per capire se si deve dimagrire, perché non distingue fra massa magra e grassa e non dice dove si è accumulato il tessuto adiposo stato verificato che dimezzarne la quantità senza interferire sull’introito energetico generale comporta una perdita di peso di circa mezzo chilo al mese» fa notare la nutrizionista. Per dimagrire, insomma, bisogna mangiar meno e muoversi di più: lo dimostra una revisione appena pubblicata su Obesity Reviews in cui gli autori, analizzando tutte le ricerche sull’obesità dal 2005 a oggi, hanno cercato di stabilire quali siano gli approcci più utili a ridurre il peso nella popolazione. Fra le iniziative più efficaci tutte quelle che mirano a incentivare il movimento: dal «bike sharing» al «pedibus» per mandare i bimbi a scuola a piedi, dai parchi attrezzati alle città a misura di pedone, ciò che favorisce il moto fa calare di pari passo i chili di troppo. «La sedentarietà è responsabile del doppio dei decessi rispetto all’obesità: bastano 20 minuti di camminata veloce al giorno per ridurre la mortalità» conclude Gibson. E. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA L'esperto risponde alle domande sulla nutrizione all’indirizzo Internet http://forum. corriere.it/ nutrizione 54 Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera SALUTE Medicina Prospettive Test in pochi minuti e apparecchi meno costosi ecnologie accessibili a basso costo e nuovi modelli di business: sono questi i pilastri sui quali si reggerà la «rivoluzione» nel campo delle malattie uditive degli anziani. Ne è convinto il professor Ferdinando Grandori, direttore dell’Ieiit Cnr (Istituto di elettronica e ingegneria delle informazioni e telecomunicazioni) al Politecnico di Milano. «Siamo ormai a una svolta — dice —. Prevedo che fra 5 anni in quasi tutte le sale d’aspetto dei medici di base sarà possibile T L’anziano che sente bene conserva la mente lucida È provato che i deficit di udito si accompagnano spesso a decadimento cognitivo. Protesi acustiche e impianti cocleari potrebbero evitarlo Il progetto Nel reparto di Otochirurgia dell’Azienda ospedaliera Università di Padova, sta partendo uno studio innovativo su 120 pazienti con problemi di udito e decadimento cognitivo. La Regione Veneto lo ha finanziato nell’ambito del Programma per la ricerca, l’innovazione e l’Health Technology Assessment. Servirà a valutare l’efficacia della riabilitazione uditiva attraverso l’utilizzo di impianti cocleari e protesi acustiche. C on il trascorrere degli anni diminuisce la capacità uditiva, questo è risaputo. Le sempre più numerose prove scientifiche della correlazione tra ipoacusia e malattie degenerative negli anziani, però, stanno aprendo una nuova frontiera nella medicina come nelle tecnologia. Nel mondo, 360 milioni di persone sono affette da sordità (328 milioni gli adulti; 32 milioni i bambini). L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) stima che 36 milioni di individui soffrano di deficit cognitivi e demenza ed entro il 2050 diventeranno più di 100 milioni. Interventi in grado di ritardare anche di un solo anno l’esordio della demenza come anche la sua progressione, possono incidere significativamente sulla prevalenza (numero di casi presenti in assoluto) di questa malattia. Nella Giornata mondiale dell’udito, celebrata il 3 marzo scorso, l’Oms ha rilanciato la necessità di programmi nazionali non solo di screening e di offerta di servizi (compresi apparecchi acustici e riabilitazione), ma anche di informazione perché aumenti la consapevolezza nella popolazione. «In studi recenti l’équipe del professor Frank Lin, della Johns Hopkins University di Baltimora, negli Stati Uniti — sottolinea il professor Alessandro Martini, direttore del reparto di Otochirurgia dell’Azienda ospedaliera Università di Padova — ha calcolato che un’ipoacusia di grado moderato-severo è in grado di aumentare fino a 5 volte il rischio di sviluppare demenza in epoche successive. È una conferma della ricerca pionieristica da noi svolta nel 2001 sulla qualità della vita nell’anziano nel Veneto, da cui è risultato chiaramente che l’invecchiamento uditivo è collegato con un aumento di depressione e di deficit cognitivo. Oggi il problema è esploso». Quali sono i meccanismi che possono collegare l’ipoacusia a una forma di decadimento cognitivo? Sono state fatte diverse ipotesi. La più Rischio maggiore Un’ipoacusia moderata o severa è in grado di aumentare fino a 5 volte il pericolo di sviluppare demenza nel corso degli anni L'esperto risponde alle domande sui problemi di salute degli anziani su http://forum. corriere.it/ geriatria ovvia riguarda l’esistenza di un processo fisiologico comune che contribuisce sia all’ipoacusia, sia al declino cognitivo. Un’altra possibilità è legata a quello che gli esperti chiamano «cognitive load»: cioè lo stress esercitato sul cervello dal continuo sforzo di comprensione dovuto a un deficit uditivo. «Il maggiore sfruttamento ed esaurimento delle riserve neuronali e cognitive per controbilanciare la perdita uditiva — spiega il professor Giancarlo Cianfrone, ordinario di Audiologia alla Sapienza di Roma — farebbe venire meno queste risorse e il loro depauperamento sicuramente è una delle chiavi interpretative di alcune malattie neurodegenerative come l’Alzheimer». Ma non solo. Un’altra ipotesi considera come la perdita di udito possa modificare la struttura del cervello, contribuendo così allo sviluppo di problemi cognitivi. Infine, sembra possibile che anche l’isolamento sociale, a cui spesso l’ipoacusia costringe, giochi un ruolo nel favorire lo sviluppo di questi disturbi. «La situazione è un po’ nuova, nel senso che non ci si era mai soffermati sull’ipoacusia come fattore di rischio per le malattie neurodegenerative — aggiunge il professor Cianfrone —. Abbiamo sempre detto che l’ipoacusia è un fattore di rischio per il decadimento cognitivo in generale e questo è abbastanza ovvio perché vengono meno le informazioni più importanti dall’esterno». Con l’invecchiamento della popolazione a livello mondiale, dunque, la necessità di prevenire, ritardare e invertire il declino funzionale degli anziani diventa ancora più urgente. Oltre alla diffusione degli screening come misura preven- tiva (vedi box), attraverso studi scientifici si sta cercando di verificare l’efficacia del recupero della funzione uditiva — e quindi i possibili effetti su deficit cognitivi ed eventuali malattie neurodegenerative — sia attraverso protesi di tipo tradizionale sia con impianti cocleari. «Abbiamo fatto una serie di studi sulla protesizzazione nell’anziano — racconta Martini — e abbiamo visto che anche in pochi mesi ci sono netti miglioramenti sia con le protesi acustiche sia con l’impianto cocleare». In Francia, l’équipe di Isabelle Mosniere, del gruppo ospedaliero pubblico Ap-Hp Pitié-Salpetrière, ha appena pubblicato sulla rivista Jama Otolaryngology - Head & Neck Surgery i risultati di uno studio condotto in 10 centri francesi su 94 pazienti tra 65 e 85 anni con perdita di udito profonda, che sono stati sottoposti a impianto cocleare. Già dopo sei mesi, i test hanno dimostrato un miglioramento significativo nella percezione del linguaggio e nelle capacità cognitive dei pazienti e un'influenza positiva sulla attività sociale e sulla qualità di vita. «I dati sembrerebbero abbastanza consistenti sul fatto che eseguendo l’impianto su un soggetto si ha un rallentamento del deficit cognitivo — ribadisce Martini —. Se ciò fosse confermato, avrebbe dei fare il test uditivo in 5 minuti. Il costo degli apparecchi è molto basso, anche perché si può pensare ormai di svilupparli su un qualsiasi smartphone, anche dotandoli di una cuffia adeguata agli standard». Intanto, in Germania e in Francia, gli esami di screening si fanno anche in farmacia. E i costi degli apparecchi acustici stanno comunque calando. Negli Usa, per le sordità lievi, si vendono protesi a 100-200 dollari l’una. © RIPRODUZIONE RISERVATA Le cifre 360 milioni Le persone nel mondo affette da sordità 40% La quota delle persone tra 60-69 anni che presenta ipoacusia significativa In Italia 7 milioni gli ipoacusici 700.000 I portatori di apparecchi acustici 90% La quota delle persone oltre gli 80 anni con deficit uditivo rilevante 2-5 volte di più 10 anni La possibilità di sviluppare un deterioramento delle funzioni cognitive per le persone affette da sordità Il tempo medio di diagnosi dei disturbi uditivi dal loro insorgere negli anziani in Europa Fonte: Oms, Onu, Commissione Europea Problema trascurato Ricorre a un ausilio protesico solo il 16% di coloro che ne avrebbero bisogno Corriere della Sera risvolti enormi a livello sanitario, dati i costi molto alti dei pazienti affetti da demenza». L’impianto cocleare però è indicato solo per le sordità gravi o profonde e riguarda quindi il 5-8% dei pazienti. «In Europa, l’Italia è un fanalino di coda — dice Cianfrone — . Secondo recenti indagini, solo un 16% della popolazione che avrebbe bisogno di una correzione protesica di fatto si avvia a questo tipo di rimedio». Ruggiero Corcella © RIPRODUZIONE RISERVATA ● La diagnosi Lo screening antisordità dovrebbe essere offerto a tutti In Europa, tra l’insorgere dei primi disturbi e la diagnosi di una perdita uditiva passano circa 10 anni. «Sono veramente troppi — spiega il professor Ferdinando Grandori, direttore dell’Istituto di elettronica e di ingegneria delle informazioni e telecomunicazioni (Ieiit) Cnr Politecnico di Milano —. Bisogna pensare a screening esattamente come per la perdita uditiva del bambino». Grandori è responsabile del progetto europeo Ahead III, per realizzare protocolli, metodi e modelli applicativi di programmi di screening uditivo su ampia scala. In Italia, lo screening sulla popolazione non esiste e manca inoltre una sensibilizzazione anche a livello dei medici di famiglia. «Ci stiamo muovendo per fare seminari e incontri con questi colleghi — dice Matteo Richichi, presidente dell’Associazione italiana di otorinolaringoiatria geriatrica —. Va trasmessa l’informazione, e la preoccupazione, che nell’anziano la sordità non è solo un sintomo di vecchiaia, ma che è correlabile a importanti malattie degenerative». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 55 SALUTE Differenze Medicina esercizio anaerobico lattacido usa gli zuccheri di riserva del muscolo (glicogeno) per produrre energia, dura da 30 secondi a pochi minuti e comporta la produzione di acido lattico. L’esercizio anaerobico alattacido utilizza come substrato energetico la fosfocreatina, dura pochi secondi e non rilascia acido lattico. «L’acido lattico deriva dal metabolismo degli zuccheri. Durante un esercizio intenso, i muscoli ne producono più di quanto l’organismo possa L’ Non sempre viene prodotto acido lattico Mi spieghi dottore metabolizzarne. Se la velocità di sintesi supera quella di smaltimento, il composto si accumula nei muscoli. L’acido lattico non è, però, responsabile dei dolori muscolari avvertiti nei giorni successivi l’allenamento. Questa sostanza viene infatti smaltita in poche ore. Il dolore diffuso e la stanchezza muscolare sono da attribuire a un processo di “sfibramento muscolare”, legato a microtraumi muscolari» puntualizza Beltrami. A. S. Meglio l’esercizio aerobico o anaerobico? Lo specialista Quando si parla di attività fisica si possono distinguere due grossi filoni a seconda di come i muscoli generano energia durante l’allenamento Il primo favorisce circolazione e respiro, l’altro potenzia e rinforza i muscoli ATTIVITÀ AEROBICA Medico dello sport, docente al corso di laurea in Scienze motorie dell’Università di Parma L'esperto risponde alle domande sulla medicina sportiva all’indirizzo http://forum. corriere.it/ medicinasportiva © RIPRODUZIONE RISERVATA Esempi Esempi Camminata Nuoto ad alta intensità Corsa (jogging) Corsa 100-200 metri Ciclismo Attività anaerobiche alattacide: viene utilizzata come substrato energetico una sostanza chiamata «fosfocreatina». Hanno una durata di pochi secondi Esempi Nuoto a bassa intensità Sci di fondo Cyclette e tapis roulant Lancio del giavellotto Sollevamento pesi I BENEFICI Scatti Aumenta la resistenza Favorisce la moltiplicazione dei capillari sanguigni, incrementando così l'afflusso di sangue alle cellule Riduce la frequenza cardiaca Riduce la pressione sanguigna Aumenta la capacità respiratoria (maggiore ossigenazione dei tessuti) Permette di «bruciare» i grassi di deposito e quindi di favorire il dimagrimento Abbassa i livelli di colesterolo e trigliceridi Tonifica i grossi gruppi muscolari Contrasta ansia e depressione L’attività aerobica è consigliata a tutti se svolta in relazione alle proprie possibilità fisiche e all’età Lancio del peso I BENEFICI Aumenta la massa muscolare Irrobustisce la muscolatura Aumenta la forza Aiuta a controllare il peso e a rimanere in forma L’attività fisica in generale è un ottimo strumento di prevenzione e cura di molte malattie come per esempio: diabete, dislipidemie (livelli elevati di grassi nel sangue), ipertensione, patologie reumatiche, disturbi dell’umore, ecc. ATTIVITÀ AEROBICA COME E QUANTO ALLENARSI L’attività anaerobica è sconsigliata a chi non sia in piena salute. È utile anche negli anziani per contrastare la perdita muscolare. In questi casi conviene iniziare con un allenatore che sappia dosare lo sforzo e rendere la prestazione fisica migliore in modo graduale ATTIVITÀ ANAEROBICA A prescindere dal tipo di attività che si intende praticare è bene prevedere un periodo di riscaldamento di 5-10 minuti prima di iniziare, per esempio facendo una corsa lenta un periodo di defaticamento finale, di altri 5-10 minuti, basato su esercizi di intensità decrescente Corriere della Sera / Mirco Tangherlini Gianfranco Beltrami Nell’allenamento anaerobico non è utilizzato l’ossigeno per la combustione dei substrati energetici. Si tratta di attività di breve durata con sforzo intenso. Esse si distinguono in: Attività anaerobiche lattacide: viene utilizzato come substrato energetico il «glicogeno» muscolare senza l’ossigeno. Viene prodotto acido lattico. Hanno una durata che varia da 30 secondi a pochi minuti L'allenamento aerobico presuppone l’utilizzo di ossigeno, fornito dal sistema cardiovascolare, come combustibile per «bruciare» zuccheri prima (glicogeno) e grassi poi (dopo i primi 20 minuti di attività). In generale si basa su attività di bassa intensità e lunga durata (almeno 20 minuti) L’ attività fisica aiuta a prevenire e curare molte malattie e rallenta il naturale processo di invecchiamento. Ci si può allenare in tanti modi, ma una distinzione fondamentale è quella tra attività aerobica e anaerobica. «Ciò che le differenzia è innanzitutto il tipo di energia utilizzata — spiega Gianfranco Beltrami, medico dello sport, docente al corso di laurea in Scienze motorie dell’Università di Parma —. Durante l’attività aerobica l’organismo trae inizialmente energia dalle riserve di zuccheri (glicogeno) e, poi, per sostenere lo sforzo, dai grassi di deposito, il tutto usando come “combustibile” per bruciare i substrati energetici l’ossigeno, fornito ai muscoli attraverso il sistema cardiovascolare. Nell’esercizio anaerobico l’organismo ha bisogno di molta energia in brevissimo tempo, che ottiene senza usare ossigeno per la combustione dei substrati energetici. L’attività aerobica richiede uno sforzo moderato per un periodo di tempo prolungato, almeno 20 minuti. Ne sono esempi marcia, jogging, nuoto, bicicletta e sci di fondo. L’attività anaerobica è caratterizzata invece da sforzi intensi ma brevi (da pochi secondi ad alcuni minuti) come, per esempio, scatti, corsa sui 100-200 metri, salti e sollevamento pesi. Questo tipo di esercizio ha bisogno di momenti di riposo prima di essere ripetuto». Quali sono i benefici offerti dall’allenamento aerobico o anaerobico? «Un programma regolare di attività aerobica tonifica i muscoli, favorisce una riduzione della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca, aiuta a ridurre lo stress e a controllare ansia e depressione, fa dimagrire, migliora respirazione e resistenza. L’esercizio anaerobico è un allenamento di potenza, che irrobustisce i muscoli, ne aumenta la massa, accrescendone la forza. L’attività aerobica può essere praticata da tutti calibrando gli sforzi in base a età, peso, condizioni generali; quella anaerobica è in genere sconsigliata se si hanno problemi di salute importanti, per esempio al cuore. D’altro canto, eseguita, almeno inizialmente, con la supervisione di un allenatore competente e alcune cautele, può essere praticata anche dagli anziani. Nei bambini e negli adolescenti in crescita è meglio evitare i pesi, cercando di migliorare la muscolatura solo con esercizi a corpo libero». Quale attività è più adatta per dimagrire? «L’attività aerobica “brucia” i grassi di deposito e alza il metabolismo, che si mantiene più attivo per ore dopo l’esercizio. Ma anche l’attività anaerobica contribuisce a far perdere peso perché aumenta la massa muscolare. E visto che il muscolo consuma molte calorie, più sono sviluppati i muscoli più si consumano calorie. L’ideale è abbinare i due tipi di attività, con allenamenti alternati o misti. Gran parte degli sport prevedono un mix di esercizio aerobico e anaerobico». Quanto bisogna allenarsi? «In generale, se si svolge un’attività prevalentemente aerobica l’ideale è almeno tre volte a settimana per circa un’ora, modulando l’intensità in base alle proprie esigenze, per esempio un’intensità bassa è adatta per i principianti, per chi ha problemi cardiovascolari e per chi è in sovrappeso e desidera dimagrire. Per chi predilige un tipico allenamento anaerobico, come il sollevamento pesi, in genere si consigliano sedute di almeno 45 minuti, 2-4 volte a settimana, a seconda del tipo di obiettivo. L’intervallo tra una sessione di esercizio e l’altra deve essere di circa un minuto, con un numero di ripetizioni che di solito è compreso tra 10 e 15, a seconda di quanto è pesante il carico». Antonella Sparvoli ATTIVITÀ ANAEROBICA Per ottenere benefici è fondamentale allenarsi con regolarità, almeno tre volte a settimana La durata dell’esercizio non dovrebbe essere inferiore ai 40 minuti, per arrivare a un’ora e più man mano che il fisico è maggiormente allenato L’intensità con cui eseguire gli esercizi dipende dal livello di allenamento e dalle proprie esigenze. Il parametro guida è la frequenza cardiaca che varia in base all’età. La frequenza cardiaca massima (FCM) si calcola sottraendo a 220 la propria età. Intensità bassa (60-70% FCM): in genere è consigliata a chi comincia a fare moto, ha problemi cardiovascolari o è in sovrappeso Intensità media (70-80% FCM): è raccomandata a chi desidera migliorare l’efficienza cardiovascolare e mantenere una buona forma Intensità elevata (80-90% FCM): di solito è riservata a sportivi che vogliono massimizzare le loro prestazioni aerobiche Le caratteristiche di un tipico allenamento anaerobico, come il sollevamento pesi, dipendono dall’obiettivo che si ha, per esempio ottenere una buona definizione dei muscoli, ridurre il tessuto adiposo o ancora aumentare la massa muscolare Un buon allenamento con i pesi dovrebbe prevedere sedute di durata compresa tra 30 e 75 minuti, dalle due alle quattro volte a settimana Tra una sessione e l’altra è buona regola far passare un tempo inferiore ai 90 secondi In genere si consiglia un numero di ripetizioni compreso tra 10 e 15, a seconda che il carico sia massimale o submassimale Se si vuole ottenere una buona definizione dei muscoli si consiglia di alternare agli esercizi con i pesi un’attività aerobica. Un allenamento misto è ottimo anche per chi vuole dimagrire In bambini e adolescenti meglio evitare i pesi. Per rinforzare la muscolatura sono più adatti gli esercizi a corpo libero 56 Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera SALUTE Criteri Medicina Le due procedure da seguire prima del prelievo erché si possano prelevare organi a scopo di trapianto, il potenziale donatore deve essere deceduto e deve risultare la volontà esplicita alla donazione. La morte può essere accertata con criteri neurologici (nota come «morte cerebrale») e con criteri cardiaci. Al di là della modalità con la quale viene accertata, la morte è unica e coincide con la totale e irreversibile cessazione di tutte le funzioni cerebrali. In caso di morte per lesioni encefaliche (donaziona a cuore P I Centri italiani si preparano per i trapianti a cuore fermo Donatori per milione di popolazione Spagna 34,4 Portogallo 31,0 Verso un programma nazionale e linee guida cliniche, giuridiche ed etiche. Possibili 150 interventi all’anno Per saperne di più sui temi relativi ai trapianti e alle donazioni www.trapianti. salute.gov.it; www.societait alianatrapianti diorgano.com L a «via inglese» che ha portato la scorsa settimana al primo intervento al mondo di trapianto di cuore fermo non è ancora del tutto praticabile in Italia. La Società italiana trapianti d’organo (Sito), assieme alla Società italiana di anestesia analgesia rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) e al Centro nazionale trapianti (Cnt), ha organizzato di recente un workshop al Policlinico Gemelli di Roma proprio su questo tema. «La donazione di organi a cuore non battente è ormai utilizzata di routine in altri Paesi e molto sporadicamente in Italia — spiega Franco Citterio, presidente della Sito —. Abbiamo pensato che fosse giunto il momento di condividere i problemi e disegnare una strategia comune per poter utilizzare anche nel nostro Paese questa preziosa forma di donazione». Proprio dalla giornata di battente) l’accertamento, durante un periodo di osservazione di almeno sei ore, è effettuato da un collegio di tre medici. Per i casi di morte dopo arresto cardiaco la legge prevede un tempo di accertamento di 20 minuti di elettrocardiogramma piatto. In entrambi i casi, gli organi che si possono prelevare sono: reni, fegato, cuore, pancreas, polmoni e intestino. I tessuti sono: cornee, ossa, muscoli, tendini, cute, arterie, vene, valvole cardiache, membrana amniotica. Usa 26,1 Belgio 25,8 25,0 Austria 21,3 ITALIA 21,0 Norvegia I costi ● Quanto costa una singola procedura di donazione a cuore non battente? Al Centro regionale trapianti degli Ospedali Riuniti di Ancona lo hanno calcolato, assicurano, «al millimetro»: 9.100 euro. studio sono emerse alcune importanti novità: il Cnt sta puntando alla creazione di un programma nazionale e di linee guida per la donazione a cuore non battente. «Dobbiamo avere un unico riferimento per tutti — sottolinea Alessandro Nanni Costa, direttore del Cnt — per questioni di carattere giuridico, etico e anche clinico. Dobbiamo pensare che oggi è ragionevole effettuare a cuore fermo il 5% dei trapianti, ovvero in Italia circa 150 trapianti per i quali occorrono 80-90 donatori. Lo scorso anno ne abbiamo avuto uno, ne mancano 79. Questa è la nostra situazione. Non partiamo da zero, siamo solo indietro rispetto a un problema che tecnicamente non abbiamo difficoltà ad affrontare. Il vero problema sta nella diversa organizzazione delle competenze che esistono». Al momento, le due realtà più avanzate sono il Centro tra- pianti dell’ospedale San Matteo di Pavia, che dal 2007 porta avanti un programma di prelievo di reni, e il Policlinico di Milano dove nel novembre scorso è stato eseguito il primo trapianto di polmone da donatore a cuore fermo. Proprio basandosi sull’esperienza dei due Centri e sulla letteratura scientifica disponibile, Sito e Siaarti stanno stilando un Documento di consensus — ovvero delle linee di indirizzo — sulla donazione a cuore fermo, da sottoporre al vaglio della comunità scientifica italiana. «Vorremmo anche preparare un Position paper (cioè un documento con la posizione ufficiale, ndr) che valga per operatori e cittadini — aggiunge Francesco Procaccio, responsabile Area medica del Cnt — ma soprattutto iniziare anche un monitoraggio della situazione attuale nelle nostre terapie intensive in collabora- 16,5 Irlanda 15,5 Gran Bretagna 14,9 Germania 13,0 Paesi Bassi Australia Nuova Zelanda 11,3 10,0 Fonte: British Journal of Anaesthesia 2012 zione con la Società di anestesia e rianimazione. Però, sia chiaro: il prelievo e il trapianto di organi da donatore a cuore fermo non è un’alternativa alla donazione a cuore battente, ma è un’opzione ogni qualvolta l’accertamento con criteri neurologici non sia possibile». Nel Regno Unito, ad esempio, il programma di donazione a cuore non battente ha prodotto risultati importanti: «Siamo riusciti ad aumentare del 10% il prelievo di reni, del Donatori in morte cerebrale Donatori a cuore non battente Corriere della Sera 20% quello di polmoni e del 12% quello di fegato — racconta Paolo Muiesan, chirurgo al Queen Elizabeth Hospital di Birmingham —. Nel nostro centro, il 34% dei prelievi è ormai da cuore non battente». L’auspicio di Alessandro Nanni Costa è che si passi davvero alla fase operativa anche in Italia: «Spero che alcuni Centri — dice — possano fare prelievi entro l’estate». Ruggiero Corcella © RIPRODUZIONE RISERVATA Quei 20 minuti per legge che ci differenziano dal resto dell’Europa L a donazione a cuore fermo, in Italia, può avvenire solo dopo che un medico abbia accertato la morte mediante l’esecuzione di un elettrocardiogramma protratto per almeno 20 minuti. Dopo venti minuti non è più possibile il recupero della funzione cerebrale e di tutti gli altri organi e apparati. Nella maggior parte dei Paesi europei questo intervallo di tempo è invece di 5 minuti. Per Ignazio Marino, intervenuto al workshop di Roma in qualità di trapiantologo, la legge italiana sull’accertamento di morte con criteri cardiaci andrebbe rivista. Altri esperti tuttavia hanno ribadito che i 20 minuti di elettrocardiogramma stabiliti dalla normativa per certificare la cessazione dell’attività del cuore non sono un ostacolo insormontabile. «Grazie all’esperienza del Centro trapianti di Pavia — spiega Franco Valenza, del Dipartimento di anestesia del Policlinico di Milano e componente del Gruppo di studio intersocietario Sito-Siaarti — è stato documentato che si può lavorare alla donazione a cuore fermo anche con questi 20 minuti tendenzialmente problematici. Nel primo trapianto di polmone da donatore a cuore fermo in Italia, anche noi siamo andati molto oltre i 20 minuti». «Non dobbiamo cambiare nulla di quello che legalmente esiste — aggiunge —, forse potremmo migliorarlo, ma non credo sia questo oggi l’obbiettivo. Dobbiamo sfruttare al meglio tutto quello che abbiamo e aprire un nuovo fronte». Secondo Francesco Procaccio, responsabile dell’Area medica del Centro nazionale trapianti: «Dobbiamo dare disponibilità a tutti i centri e alla comunità scientifica di quanto nel nostro Paese siamo in grado di fare con la peculiarità anche dei 20 minuti di arresto circolatorio. L’obbiettivo immediato non può essere quello di modificare la legge, non dovrebbe esserlo perché creerebbe estrema confusione nella popolazione». Nel trapianto a cuore non battente è fondamentale la preservazione Il dibattito Secondo alcuni esperti il limite di tempo per accertare la morte cardiaca è eccessivo degli organi che non ricevendo più ossigeno si deteriorano rapidamente. L’operazione effettuata a novembre al Policlinico di Milano per il primo trapianti di polmone a cuore fermo è riuscita grazie a una nuova tecnica che permette di «ricondizionare», cioè ringiovanire il polmone del donatore mediante perfusione e ventilazione extracorporea. Allo studio, c’è anche la possibilità di riparare un organo con i farmaci o con un trattamento cellulare a base di staminali. R. Co. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 Prospettive Diritto a salute degli italiani, in generale, è migliorata nel corso degli anni e il Servizio sanitario nazionale «tiene». Ma, avverte il direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane, Walter Ricciardi: «Per la prima volta quest’anno registriamo i risultati negativi del “non fare” degli ultimi tempi: gli italiani vivono di più, ma non sempre in buona salute, spesso in solitudine e con difficoltà ad accedere ai servizi». «Occorre investire in prevenzione, che non è un L Investire in prevenzione fa risparmiare Aumentano i malati che ricevono cure a casa L’assistenza domiciliare integrata, anche in casi complessi, evita i ricoveri Per saperne di più Il Rapporto sulla salute degli italiani e l’assistenza www.osserva salute.it Progressi Segnali positivi nel rapporto dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane C ure ricevute direttamente a casa, evitando il ricovero in ospedale. È in continua crescita l’Assistenza domiciliare integrata (Adi), per garantire una risposta ai bisogni di salute, anche complessi, dei malati, attraverso medici, infermieri, terapisti della riabilitazione, operatori sociali. A segnalarlo è il Rapporto osservasalute 2014, realizzato dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane, che ha sede presso l’Università Cattolica di Roma. «È una buona notizia, perché le cure a domicilio permettono una migliore qualità di vi- Le cifre Quanti malati (ogni 100 mila che ne avevano i requisiti) 1.066 hanno ricevuto assistenza domiciliare integrata 990 834 642 568 359 1998 703 422 2000 634.986 I pazienti che hanno usufruito di Assistenza domiciliare integrata nel 2012 2002 2004 2006 2008 2010 Dove di più 145/100.000 assistibili nella P.A. di Bolzano 3.009/100.000 assistibili in Emilia Romagna Fonte: Rapporto Osservasalute 2014 Atri indicatori Migliorano anche gli interventi per frattura di femore, importante segno di efficienza ta alle persone, soprattutto se non autosufficienti o con disabilità, che possono rimanere nel proprio ambiente abituale; allo stesso tempo le cure a casa fanno risparmiare risorse al servizio sanitario — fa notare il segretario scientifico dell’Osservatorio, Alessandro Solipaca —. Vanno segnalati, purtroppo, ancora ritardi in alcune Regioni, con un numero di ore dedicate a ciascuna persona non sempre adeguato». Secondo i dati del Rapporto, si va da un tasso minimo di 145 pazienti in Adi per 100.000 assistibili nella Provincia di Bolzano, a un valore massimo di circa 3000 (per 100.000) in Emilia Romagna, seguita da Friuli Venezia Giulia e Umbria. Tra i dati positivi rilevati c’è anche l’incremento di interventi per frattura di femore eseguiti entro 2 giorni dal ricovero: sono passati dal 35,1% nel 2010 al 50,2% nel 2013. «È un indicatore di appropriatezza clinica — spiega Solipaca —. Le linee guida raccomandano tempi rapidi perché, come dimostrano gli studi, operando tempestivamente si hanno esiti migliori, specie ne gli anziani». Maria Giovanna Faiella “lusso”, ma serve a salvare la vita delle persone e lo stesso Servizio sanitario nazionale — afferma Ricciardi — . In quali campi? Per esempio, si registra tra i giovani un aumento di malattie sessualmente trasmissibili. Ancora: in alcune Regioni i cittadini non accedono alle prestazioni perché nemmeno ne sono a conoscenza. E poi, vanno riorganizzati i servizi: il Patto per la salute deve essere tra le priorità del governo». M.G.F. Ora esami e visite si prenotano online, ma c’è meno personale sanitario D a un lato, il processo di innovazione tecnologica dei servizi sanitari; dall’altro, i tagli e il blocco del turnover del personale. Due aspetti contrapposti dei cambiamenti in atto nel Servizio sanitario nazionale, segnalati dal Rapporto osservasalute. Procede il processo di modernizzazione delle Asl riguardo alla comunicazione con i cittadini. «L’utilizzo di canali web 2.0 è ormai diffuso ovunque — riferisce il segretario scientifico dell’Osservatorio, Alessandro Solipaca — . Consente di migliorare l’informazione dei cittadini, nonché di prenotare o di disdire prestazioni tramite Internet». Nel 2014 a utilizzare almeno un canale web 2.0 sono state 80 Asl su 143 (il 55,9% rispetto al 32% del 2013). Ma se questo facilita l’accesso al Servizio sanitario, la costante contrazione del personale, soprattutto nelle Regioni sottoposte a piani di rientro, può tradursi in una riduzione dei servizi e in un allungamento delle liste d’attesa . Secondo il Rapporto, c’è una forte eterogeneità tra Regioni: per esempio, nel 2012 solo Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige hanno completamente rimpiazzato i dipendenti andati in pensione, mentre rimane critica la situazione in Puglia, Lazio, Campania, Molise e Calabria, che fanno registrare tassi di compensazione inferiori al 25%. M. G. F. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA IN BREVE Aiuto a chi è #senzafiato Promossa dall’Osservatorio malattie rare, è in corso #senzafiato, campagna nazionale di sensibilizzazione sulla fibrosi polmonare idiopatica, per conoscere una malattia del polmone che colpisce migliaia di pazienti in Italia e che ha come principale sintomo la «mancanza di fiato». Chi ne soffre arriva ad avere difficoltà a compiere le normali azioni quotidiane. Per inf. www.senzafiato.org I © RIPRODUZIONE RISERVATA 2012 Dove meno Serve più impegno per anziani e patologie croniche l Rapporto osservasalute registra altri segnali positivi. Per esempio, emerge il netto calo dei nuovi casi di tumore alla cervice uterina: (un 33,3% in meno tra il 2003 e il 2013). «Quando si attuano programmi di prevenzione e screening ci si ammala di meno o, grazie a diagnosi precoci, si vive più a lungo — commenta il segretario scientifico dell’Osservatorio, Alessandro Solipaca —. Sono invece aumentati negli ultimi dieci anni i casi di tumori ai polmoni prevenibili, soprattutto al Sud e tra le donne, anche per il maggior numero di fumatrici». Passi in avanti sono stati fatti anche per evitare ricoveri inappropriati, dovuti soprattutto a scarsa o inadeguata assistenza a livello territoriale. Sono in calo i ricoveri per complicanze a lungo termine del diabete, per l’asma e per la gastroenterite nei bambini, anche se, in questi ultimi due casi, i tassi di ospedalizzazione sono ancora elevati in alcune Regioni meridionali. «C’è un miglioramento, ma è ancora lento soprattutto in alcune realtà del Paese — riferisce Solipaca —. Dove i servizi territoriali per curare patologie croniche funzionano, si riesce a evitare il ricorso all’ospedale». A preoccupare gli esperti è l’aumento previsto delle malattie croniche, a causa dell’invecchiamento della popolazione. «Già oggi molti italiani, soprattutto anziani, rinunciano alle cure — fa notare Walter Ricciardi, direttore del Dipartimento di sanità pubblica del Policlinico Gemelli di Roma, nonché commissario dell’Istituto superiore di sanità —. I motivi? Servizi carenti, cittadini che non hanno i soldi per bypassare, rivolgendosi al privato, le lunghe liste di attesa nelle strutture pubbliche, oppure che rimandano più in là esami e visite a causa di ticket che non possono permettersi di pagare». I più penalizzati sono ancora i cittadini meridionali o coloro che vivono in Regioni con piani di rientro. «Anche se queste Regioni stanno riducendo i disavanzi, non riescono a garantire tutte le prestazioni minime previste dai livelli essenziali di assistenza – sottolinea Solipaca – . Proprio al Sud c’è un maggior numero di pazienti con malattie croniche. Servono interventi mirati». M. G. F. 57 SALUTE Seminario Ail sul mieloma In farmacia «Seminario pazienti» sul mieloma multiplo, promosso da Ail , l’Associazione italiana contro le leucemie, i linfomi e il mieloma. L’incontro si terrà il 18 aprile a Udine (dalle ore 9) nell’aula magna dell’Università degli studi (Piazzale Kolbe, 4). Il seminario vuole trasmettere, con un linguaggio comprensibile a tutti, le informazioni più aggiornate sulla malattia, nonché essere occasione di incontro di pazienti e familiari tra loro e con gli specialisti. Per informazioni www.ail.it Al concerto con SLAncio Il 17 aprile al Teatro Villoresi di Monza (ore 21) concerto jazz (del maestro Paolo Tomelleri, con la sua orchestra) a favore (con l’intero ricavato) del Progetto SLAncio, struttura che, a Monza, garantisce ricovero e cure a oltre 70 malati di Sla o in stato vegetativo, e che offre attività di hospice per pazienti terminali. La manifestazione è stata organizzata con la collaborazione del Lions Club Monza parco e degli altri Lions Club della Brianza. Per informazioni: SLAncio www.progettoslancio.ittel. 039 39051, [email protected] Dall’otorino gratuitamente Il 10 aprile, in occasione della prima Giornata nazionale della prevenzione otorinolaringoiatria, a Milano e provincia gli specialisti dell’Associazione otorinolaringologi ospedalieri italiani offriranno uno screening gratuito. Si potrà accedere agli ambulatori di: A.O. Fatebenefratelli, Istituto europeo di oncologia, Osp. S. Giuseppe , Osp. San Raffaele, Humanitas (Rozzano), A.O. di Melegnano ( S. Maria delle Stelle), Osp. di Vizzolo Predabissi. Per prenot. www.giornataprevenzioneaooi.it Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera 58 S PECIALE RCS MediaGroup Communication Solutions graficocreativo BENESSERE FEMMINILE Colpisce soprattutto le donne, in Italia sono oltre due milioni tra i 35 e i 65 anni Incontinenza urinaria: ecco come risolverla No a caffè, tè, alcol, cibi piccanti, sì alla ginnastica del pavimento pelvico U n colpo di tosse, uno o più starnuti, una semplice risata, sollevare un peso, possono avere una conseguenza poco piacevole: far sfuggire qualche goccia di urina che, oltre a bagnare gli indumenti intimi, produce un odore inconfondibile. Sorpresa, imbarazzo, vergogna, sono i sentimenti che accompagnano nell’immediato un episodio di questo tipo. Se quest’ultimo non è occasionale, ma inizia a ripetersi nel tempo, allora la reazione di chi ne è colpito può sfociare in una tendenza a evitare gli spazi aperti, dove è difficile avere a disposizione i servizi igienici, o peggio, a rintanarsi in casa, impoverendo così la propria vita sociale. Si tratta delle conseguenze di un disturbo ben noto agli urologi, l’incontinenza urinaria, il cui impatto psicologico può essere davvero pesante. A esserne colpito in misura maggiore è il sesso femminile, in diversi momenti della vita, soprattutto gravidanza, parto, menopausa, e dopo la terza età. Oggi si stima che in Italia siano oltre due milioni le don- ne che soffrono di incontinenza urinaria, da lieve a moderata. Ma il dato è per difetto, in quanto rileva solo le diagnosi effettuate dagli specialisti; mentre non segnala le tante persone che non ne parlano neppure con il medico curante per pudore o perché temono che non ci sia nulla da fare. Invece, occorre intervenire prima possibile e mettere in atto tutti quei rimedi che spesso nel giro di poche settimane riescono a migliorare la situazione. Con la prevenzione, infatti, e con l’aiuto di ausili prodotti ad hoc, si può tornare a vivere in pieno relazioni sociali. C’È QUELLA DA SFORZO E QUELLA DA URGENZA Ma vediamo più da vicino di che cosasitratta.Laformapiùcomune è detta“da sforzo”, cioè il disturbo si verifica in coincidenza con il sollevamento di un peso o per molto meno, appunto uno starnuto. La causa è l’indebolimento dei muscoli che sostengono il pavimento pelvico, quella specie di fascia che a sua volta sostiene la vescica. Questi muscoli, quando sono tonici, riescono a tenere a bada anche per ore una vescica piena, quindi l’atto della minzione è un qualcosa di volontario, ma se per diversi motivi non sono al top, ecco che qualche goccia di pipì sfugge al controllo. In gravidanza, con il peso dell’utero sulla vescica può succedere che si sfianchi la struttura delicata che sostiene quest’organo, come pure dopo il parto per via dello sforzo enorme che richiede la nascita di un bambino. Ma anche essere semplicemente sovrappeso può favorire l’incontinenza urinaria, l’eccesso di sedentarietà, il fumo: È utile bere la giusta quantità di acqua non solo ai pasti, ma nell’arco della giornata in questi casi va cambiato lo stile di vita per prevenire e risolvere il disturbo quando si è manifestato. Il secondo tipo è l’incontinenza da “urgenza”, ossia si ha bisogno del bagno molto più spesso del solito e si avverte lo stimolo impellente a volte anche dopo pochi minuti averlo utilizzato. La causa risiede in una vescica ipersensibile e iperattiva che invia messaggi errati al cervello. SEMPLICI RIMEDI Secondo l’American College of Physicians le linee guida per il trattamento dell’incontinenza urinaria femminile prevedono come prima scelta gli esercizi che vanno arinforzareimuscolidelpavimento pelvico. Se eseguiti correttamente, con costanza giornaliera, bastanounpaiodimesiperprevenire le perdite e migliorare il controllodellavescica.L’idealeèfarseli insegnare da un fisioterapista che vispiegheràcomericonoscerli(un errore è quello di contrarre lo stomaco), ma sono davvero semplici: laginnasticaconsistenelcontrarre questi muscoli per 5-10 secondi, rilasciarlisempreper5-10secondi, e ripetere il tutto per dieci volte, per due-tre volte al giorno. Gli esercizi vanno eseguiti respirando normalmente e mai a vescica piena.Invece,seilproblemanasce da una vescica iperattiva bisogna arrivare a posticipare il momento della minzione almeno di un quarto d’ora, all’inizio basteranno anche pochi minuti, l’importante è gradualmente allenare i muscoli. Tra gli altri consigli non è utile bere poco, ma è meglio distribuire i liquidi nell’arco della giornata, escluderequeglialimentichepossono irritare le pareti della vescica, come cibi piccanti, bevande che contengono teina e caffeina, alcol, alimenti acidi. Infine, per sentirsi sempre tranquille, si possono indossare assorbenti specifici che annullano odori e sensazione di bagnato. Più sicure e protette con Tena Lady Sentirsi a proprio agio in ogni momento, senza limitare il proprio modo di essere: è l’esigenza delle donne che convivono con le perdite urinarie. La gamma TENA Lady con Tripla Protezione è la linea di prodotti specifici studiata da TENA per perdite da molto lievi a moderate. Coniuga elevato potere assorbente, assenza di odori e sensazione di asciutto immediato. 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In famiglia siamo tutti preoccupati, ma anche stupiti, perché la nostra parente non ha fumato in vita sua neanche una sigaretta, eppure si è ammalata. I medici, tuttavia, le hanno detto che la sua lesione polmonare era piccola e localizzata; niente metastasi. Asportata la lesione, con un intervento chirurgico che peraltro non è stato molto invasivo, mia cugina dovrà fare soltanto dei controlli. Ma possiamo davvero fidarci di quello che le dicono i medici, oppure peccano di eccessivo ottimismo? O ancora, non sarà che, per non spaventarla, le presentano una situazione più rosea di quella reale? Ho cercato notizie in proposito e così ho letto che, con trentotto mila nuovi casi in Italia ogni anno, quello ai polmoni resta un cancro «big killer», ovvero un tumore che causa ancora molte morti. Possibile che non ci sia modo di sconfiggerlo? A che punto è la ricerca su questa malattia? I l fumo è la principale causa di tumore del polmone, sia tra i fumatori attivi sia tra chi è esposto al fumo passivo: nel nostro Paese, su 38 mila nuovi casi ogni anno (quelli che lei cita nella sua lettera) sono circa 35 mila quelli correlati al fumo. Sua cugina appartiene, dunque, a una sfortunata minoranza. Va detto, tuttavia, che il tumore polmonare è tanto più curabile quanto più precocemente viene diagnosticato. Si distinguono principalmente due forme di questa neoplasia: «a piccole cellule» e «non a piccole cellule». Il primo tipo, quello «a piccole cellule», è più raro (rappresenta solo il 20 per cento dei casi) ed è anche il più difficilmente curabile, perché spesso viene diagnosticato in fase metastatica e, comunque, non è operabile neppure nelle forme apparentemente localizzate. Per il carcinoma «a piccole cellule» l’unica chance terapeutica è, dunque, la chemio-radioterapia, in grado di ottenere la guarigione nel 20 per cento dei casi se il tumore è allo stadio iniziale. Più diffusi sono i tumori polmonari «non a piccole cellule»: adenocarcinoma, carcinoma squamocellulare e carcinoma a grandi cellule costituiscono, in- fatti, l’80 per cento dei casi. Se diagnosticati precocemente, quando ancora operabili, questi tumori polmonari sono curabili con buone percentuali di guarigione. Le neoplasie in stadio iniziale guariscono nel 60-70 per cento dei casi con la sola chirurgia; le forme intermedie con interessamento linfonodale (quello che gli oncologi definiscono «stadio III») sono comunque guaribili nel 30 per cento dei casi con un approccio di cura combinato, in cui all’intervento chirurgico viene associata la chemioterapia ed, eventualmente, nei casi che presentano un esteso interessamento dei linfonodi mediastinici, anche la radioterapia. Lei chiede notizie sulle novità dal mondo della ricerca. Ebbene, possiamo dire che nel campo della chirurgia in questi ultimi anni abbiamo avuto una grande evoluzione delle tecniche. Oggi è, infatti, possibile asportare tumori del polmone al primo stadio in modo non invasivo, cioè in «videotoracoscopia», con la stessa radicalità oncologica dell’intervento tradizionale, e con un impatto prognostico che risulta perfino migliore. Purtroppo, però, solo una minoranza di tumori polmonari viene diagnosticata in fase operabile: neppure le campagne di screening con Tac spirale annuale hanno dato risultati chiari sui vantaggi di tale metodica. L’astensione dal fumo rappresenta perciò ancora la principale — se non unica — forma di prevenzione. Per le forme metastatiche di tumore polmonare, le terapie di cui disponiamo attualmente sono solo in grado di bloccare oppure di rallentare l’evoluzione della malattia, con un miglioramento dell’aspettativa di vita del malato che comunque rimane limitata al breve-medio termine. Nell’adenocarcinoma dei non fumatori, quale è sua cugina, spesso si riscontra la mutazione dei geni Egfr o Alk, mutazioni per le quali è possibile un approccio terapeutico con farmaci biologici, che sono in grado di prolungare significativamente le aspettative di vita con una tossicità limitata. Negli altri casi di tumore (adenocarcinomi senza mutazioni, carcinoma squamocellulare e a grandi cellule) la chemioterapia rappresenta ancora oggi l’unica opzione terapeutica a nostra disposizione. © RIPRODUZIONE RISERVATA Bollettino dei pollini, contro le allergie Dai forum dei nostri esperti DERMATOLOGIA L’impetigine può ripresentarsi? Mio figlio, di 4 anni , l’estate scorsa ha contratto lo staphylococcus aureus, che ha causato pustole all’inguine e alla pancia. È stato curato con antibiotico e crema, ma ogni tanto si ripresentano piccole pustole. Possibile che non ci sia niente da fare? Siamo molto preoccupati. Risponde Punto di riferimento per chi vuole aggiornarsi sull’andamento dei pollini è il sito dell’Associazione italiana di aerobiologia www.ilpolline.it In home page, cliccando su «Bollettino pollinico», si possono consultare i dati aggiornati ogni mercoledì forniti dai centri della rete italiana di monitoraggio in aerobiologia, gestita dall’Associazione. Il bollettino si riferisce ai pollini più allergenici della settimana. Sempre in quest’area si può scaricare l’applicazione mobile gratuita «Polliniitalia» che consente di conoscere concentrazioni e tipo di pollini allergizzanti su base geografica. Nella sezione «Speciale pollini» si segue l’andamento dei principali pollini allergenici nelle aree climatiche di maggior diffusione, mentre, cliccando su «Vegetazione d’Italia», si hanno informazioni sulle fasce vegetazionali presenti nel nostro Paese. La più cliccata I sei più comuni sintomi dell’infarto nelle donne Nel sesso femminile in nove casi su dieci sono diversi dal «classico» dolore al torace indicativo dell’infarto, che inizia dietro allo sterno, sulla parte sinistra del torace Stefano Cambiaghi Unità dermatologia pediatrica ospedale Policlinico, Milano L GERIATRIA Disturbi psichici a 87 anni, come curarli? Mia madre, 87 anni, dopo varie ischemie non riesce neanche a muovere una mano. Cerchiamo di non tenerla sempre a letto, ma lei non ne vuole sapere. Inoltre, ci chiama e urla notte e giorno. Fino a ora il geriatra non ha trovato una medicina per tranquillizzarla. Non vorrei farla ricoverare, ma sono allo stremo. Risponde Niccolò Marchionni Direttore Struttura medicina geriatrica, Ospedale Careggi, Firenze ua madre ha disturbi psicocomportamentali associati a demenza vascolare. È opportuno cercare di controllarli (anche per dare un po’ di tregua alla famiglia ed evitare l’istituzionalizzazione) con farmaci antipsicotici. Il geriatra troverà alla fine il farmaco (o i farmaci) più appropriati. Altrimenti, chieda una visita psicogeriatrica a una Unità valutativa Alzheimer. Per trovare quella a lei più vicina, si rivolga alla Associazione italiana di psicogeriatria-Aip (www.psicogeriatria.it). S CARDIOLOGIA Aorta addominale da controllare? Mi sono appena sottoposto a un’ecografia all’addome superiore e mi hanno riscontrato, oltre a un’ernia iatale, un’ectasia sovrarenale dell’aorta addominale di dimensione 20x30 mm. Come mi devo comportare per il futuro? E' preoccupante questo referto? Il video Risponde Come si pone con sicurezza la diagnosi di celiachia? Da martedì su Corriere.it intervista con il dottor Luca Elli, responsabile del centro per la prevenzione e la diagnosi della celiachia del Policlinico di Milano e infezioni cutanee da stafilococco non lasciano un’immunità permanente, al contrario, ad esempio, della varicella. È quindi sempre possibile avere nel corso della vita altre infezioni stafilococciche, così come si può riprendere il raffreddore. La più comune infezione da stafilococco aureo in età pediatrica è l’impetigine, come nel caso di suo figlio, ma anche follicoliti, foruncoli e altre dermatosi sono sostenute dallo stesso germe. Il trattamento adeguato è in ogni evenienza quello antibiotico, locale (creme, pomate) o per via orale. Filippo Crea Direttore Dipartimento scienze cardiovascolari Policlinico Gemelli, Roma valori riscontrati, che lei riporta nella sua lettera, non sono preoccupanti e molto lontani dalla soglia di 50 mm, oltre la quale va considerata l’opportunità di un impianto di protesi. È tuttavia fondamentale un controllo ottimale dei valori pressori e degli altri fattori di rischio cardiovascolare come: fumo, ipercolesterolemia, diabete. I controlli dovranno essere concordati con il suo medico curante. Le consiglio anche di sottoporsi a un controllo ecocolordoppler dell’aorta addominale con cadenza annuale. I 60 Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 5 Aprile 2015 61 Tv - Oggi TELERACCOMANDO di Maria Volpe -)11 +!-4*@'-+ -)/1 Angelina Jolie strega cattiva da favola ,)11 ")11 ')11 ')/1 (1)(1 99<)'9 ( +!-4*@'-+ ( +!-4*@'-+ ( +!-4*@'-+ ( ))) +!-4*@'-+ <+@'-+ 4)'%'-5 (0)01 -<*+9' (/)/1 (%)11 (-)/1 (-)/$ ( +!-4*@'-+ + 99<)'9 ( +!-4*@'-+ -)/1 -<*+9' ,)11 ) ))))) )")* ,)%1 )")* ")/1 )")* (1)11 <+@'-+ 4)'%'-5 (()11 (()%1 4'9 (/)11 0 +!-4*2 (/)/1 0 +!-4*2 (/)%$ )")* (,)11 (,)$$ 0 ))) +!-4*@'-+ (")11 4'9 (")$1 + <'@ 01)11 ( +!-4*@'-+ 01)/$ 4'9 0()/1 D al 3 al 12 aprile, Sky dedica il canale 304 al magico mondo delle Principesse Disney: 20 film con 8 classici d’animazione. E stasera in prima visione l’originale rilettura de La Bella addormentata nel bosco, con Angelina Jolie (foto) nei panni della strega Malefica che, tradita dall’uomo amato, lancia una maledizione su Aurora. Domani, Cenerentola. Maleficent Sky Cinema 1, ore 21.10 Il borgo più bello di tutta Italia È arrivato il momento del verdetto finale; Camila Raznovich e Vergassola incoroneranno il borgo più bello. Scopriremo i 20 finalisti attraverso un filmato di presentazione in un viaggio alla scoperta di luoghi, tradizioni, cibi e folklore. Kilimangiaro - Speciale Rai3, ore 21.15 Sei speciali sul culto di Cristo U n documentario sulla vita di Gesù: 6 episodi (che mescolano il linguaggio documentaristico con la fiction), analizzano 6 oggetti legati al culto del Cristo: la Sacra Sindone, le reliquie di Giovanni Battista, il vangelo di Giuda, i frammenti della Vera Croce, Maria Maddalena e il misterioso fratello di Gesù. Jesus Code Focus, ore 21.15 9-4'- 0+ ;A.$12 ' 4'- @@-/4'2 -+ **+<)) <%'4 0/)($ ( 99<)'9 1)01 ( +!-4*@'-+ 1)%1 +!-4*@'-+ 1)%$ -<*+9' 0)11 -<*+9' 0)/1 99<)'9 -**' 04 ;A..12 (')/$ (( )")* 01)/1 0 +!-4*@'-+ 0()1$ )))) )")*2 -+ <)? 4499 4( 4*-+ 00)/$ 99<)'9 0/)/$ -*'- 05 .,,71 1)$1 0 +!-4*@'-+ ()(1 99<)'9 ()/1 0 +!-4*@'-+ ()/$ +!-4*@'-+ ($)$1 (-)/1 (,)($ (,)01 (")1$ (')%$ 01)0$ 0()(1 00)($ 0/)11 1)0$ + )")* )")* +!-4*@'-+ )")* )")* )")* )")* )) ) +!-4*2 (%)($ ($)%$ + (,)/1 (")%$ -<*+9' (')/1 01 4'9 01)($ 01 4'9 0()($ 0/)11 ,)($ + )))) -**' 09 .,$;1 ")%1 & (1)/1 (()1$ (()(1 (()/1 (0)11 (0)0$ (0)$$ (%)11 (%)($ (%)/1 / +!-4*@'-+ 99<)'9 +!-4*@'-+ / +!-4*@'-+ /-49 (,)(1 4**9'- 0@) ;A.;1 (')11 / +!-4*@'-+ (')/1 +!-4*@'-+ 01)1$ 0()($ & 99<)'92 -+<-+*')) @+-='& 4'- 4%55-) 0/)0$ +!-4*@'-+ 0/)/1 -<*+9' 09 ;A.;1 1)$1 '9-* )")* /1 (- )'9? )'9? 1)$1 )'9? 0)/1 * + )'9? 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Una casa nel cuore Rai1, ore 21.15 Gerry Scotti saluta con nuovi record ':'-+2 -+ 5'6:'+ /-:-+' 21*(3 ::=)': 3*(# =6') (*3# ( + -5*A'-+ + -5*A'-+ )!)* Due melodrammi da Salisburgo D al Festival di Pasqua di Salisburgo, uno dei più rinomati del mondo, due capolavori del grande melodramma italiano. Dalla Sala Grande del Festival: «Cavalleria Rusticana» di Pietro Mascagni e «Pagliacci» di Ruggero Leoncavallo. La serata sarà introdotta da Silvia Corbetta e Valerio Cappelli. Cavalleria rusticana e Pagliacci Sky Classica HD, ore 21.10 (.*33 )!)* (.*$# + -5*A'-+ (!*33 (!*23 (!*#3 (&*$3 23*13 2(*33 2(*(3 /-5: 2 + -5*A'-+ )!)* **** )!)* 2 + -5*A'-+ %) ':-* % ':'-+2 -+ -: )21*3# 2 + -5*A'-+ 3*13 ::=)': (*33 2 + -5*A'-+ (*1# (*3# + -5*A'-+ (*$3 ::=)': 2*(3 -=*+:' 5**:'- 0: <B.<1 2*$3 5': 1*(3 5': (/*23 (.*(3 (.*(# (!*33 (!*#3 (&*1# 23*23 2(*(3 )!)* + -5*A'-+ )!)* )!)* )!)* 2 2 21*2# )!)* 3*(# )!)* U ltima puntata per Gerry Scotti affiancato, in veste di inviato, da suo figlio Edoardo. Tra i record più bizzarri proposti in questa ultima puntata: Olga Liashchuk, in un minuto, cercherà di schiacciare tra le cosce più angurie possibili. I due giganti, Zydrunas e Thor, si affronteranno per decretare chi è il più forte del mondo. Lo Show dei record Canale 5, ore 21.10 2 + -5*2 ::=)': 2 + -5*2 2 (1*#3 2 11 + -5*2 ($*33 ::=)': (/*(# ($*3# + (/*33 ( + -5*A'-+ (/*(3 ::=)': (/*13 (/*33 -=*+:' (.*13 -2 (!*(# -2 (&*(# -2 23*(# 23 -2 2(*(3 21*13 -2 3*$# -=*+:' (*$# -**' 0: .,8.1 !*13 5': (1*13 ( + -5*A'-+ ($*33 ( /*13 !*33 -=*+:' !*(# (1*#3 (/*33 (/*#3 )':@ (.*$3 )!)* (!*13 )!)* (&*23 (/ 2(*(3 21*33 )':@ &*## 6:5+ 0: .,7"1 (2*33 1 + -5*A'-+ (2*2# 1 + -5*2 (2*$# (1*(3 ($*33 ($*23 ($*#3 (#*3# (#*(3 (#*## (/*$3 (!*(3 (&*33 (&*13 23*33 23*(# 23*1# 2(*3# + -5*A'-+ 1 + -5*A'-+ + -5*2 -=*+:' 2 -/ -2 -=*+:' 1 + -5*A'-+ 1 + -5*A'-+ + -5*A'-+ 5': '1 5': -/ - 5**:'- 06 .,;12 ' 5$'- -+2 -+ -5: '521*(# 1 + -5*A'-+ 21*23 + -5*A'-+ (*1# + -5*A'-+ (*$# 1 + -5*A'-+ (*#3 5**:'- 06 .,;;1 (!*3# - =5' (!*$3 -=*+:' (&*$# *** -2 23*$3 =5' 2(*(# # =5' 2(*23 - :521*13 - -2 3*13 /*$3 !*$# &*$3 (3*$# )!)* -/ )!)* - (&*3# - !+ (&*(# !+ $ 23*3# - !+ 23*(3 !+ 23*1# !+ 2(*33 !+ -**' 0: <BB1 # + -5*A'-+ ::=)': # + -5*A'-+ * + -5*A'-+ ::=)': $ + -5*A'-+ * + -5*A'-+ 5': /'))-) :) )!)* (1*33 =' '- '))5 )!)* (3*33 ((*33 (1*33 (1*1# (1*$3 ($*33 ($*1# * + -5*A'-+ (#*$3 ((*13 ((*## (2*33 (2*3# ::=)': (#*13 5': (#*$# /'-+$$'- 02 .,8,1 (/*2# (!*## (&*#3 (&*## 2(*(# * + -5*A'-+ $ + -5*A'-+ * + -5*A'-+ - -/ :-5'- 06 .,"812 ' ') 2 '))2 -+ %5):-+ 6:-+ 21*$# % 5**:'- 05 <BB,1 5**:'- 0: <B.;1 (!*33 # + -5*A'-+ (&*33 -/ (&*## # + -5*A'-+ 23*33 # + -5*A'-+ 23*1# * + -5*A'-+ 23*$3 5':2 -+=-+- '55 666 '-+ + -5*A'-+ (*3# * + -5*A'-+ 21*#3 ::=)': 3*$3 # + -5*A'-+ 2*33 - -=*+:' 06 <BB,12 ' ' -++562 ))4+:5+- :-2': ::=)': 1*(# )!)* 5:-+ 5:-+ $A'+ -/ -/ )!)* )!)* )!)* 5:-+ 5:-+ $A'+ (.*33 -=*+:' (.*3# -=*+:' (!*33 *** *( -=*+:' (&*33 -=*+:' (&*2# - -=*+:' 23*2# -2 23*$# -=*+:' 2(*13 - 21*33 -=*+:' (#*2# (.*(3 + -5*2 (.*(# - (&*(# )!)* 23*3# % )!)* 2(*33 21*23 (*23 - 2*## - (/*#3 (.*13 (!*33 (!*1# (&*33 (&*$3 (&*$# +'*A'-+ 06 .,,812 ' :-+62 , '% 2(*33 >>+:=5 05 .,8#12 ' %5'6:'+&3=2 , %% -**' 06 <B..12 ' ( 6+2 , !, -**' 06 .,,;12 ' -+ =5:):=2 , , - A'-+ 06 <B.#12 ' ++:% 5+$%2 , + 5**:'- 06 <BB,12 ' *6 >-5@2 , %%! % - 5**:'- 06 <B.;12 ' >' 2 =66))2 , )' 2(*(3 -**' 0: <B.;12 ' 5)- 5-+2 , " +'*A'-+ 06 .,"B12 ' )@ 5-+'*'2 , '% 22*1# +'*A'-+ 06 <BB<12 ' -%+ (2 , '% 22*$3 -**' 06 .,,<12 ' $'+) =)'+2 , !, 5**:'- 06 <BB"12 ' %-*6 5:52 , , (1*33 '5:: )$!%#!$' (1*33 '5:: )$!%#!$' ( (#*13 '5:: )$!%#!$' (#*13 '5:: )$!%#!$' ( (/*33 % '5:: !+ #!$'% 2(*33 !+ $ 2(*33 - !+ 2(*#3 !+ 2(*## !+ 22*$# !+ 22*$# - !+ 22*#3 !+ $ 23*3# - !+ 23*(# - , ! 23*1# " % , 2(*33 % , 2(*(3 , ! 2(*2# % , 2(*#3 % , 22*(3 , ! 22*23 % , 21*33 , ! 21*(3 % , 21*23 % , 23*$3 * !!$ 23*#3 % 2(*3# !!$ 2(*1# " ( 2(*$# % 22*33 !!$ 22*33 ( 23*33 23*13 2(*33 2(*13 5:-+ 5:-+ 5:-+ 5:-+ - -- 5:-+ 5:-+ -**' 0: .,,;1 + -5*2 /-5: 5:-+ .*## -=*+:5' &*$# 6:5+ 06 .,"1 ((*13 # -**' 06 <BB<1 (1*13 . + -5*A'-+ ($*33 . -**' 06 .,,81 (/*3# -**' 06 <BBB1 (!*(3 (!*13 (&*33 (&*13 (&*## 23*$3 2(*(3 5:-+ + -52 ::=)': ::=)': 5': *** )!)* A'-+ 06 <B..12 ' - -%+6:-+2 ))4'+:5+- :-2': 21*$# /-5: (*## /-5: 2*23 + -5*A'-+ ($*$3 )!)* (/*(# * )!)* (!*3# )!)* 23*33 . + -5*A'-+ 23*13 ::=)':2 -+= '))' 5=5 2(*(3 A'-+ 06 <B..12 ' '-)6 '+'+$ +2 21*33 5**:'- 06 .,1 (*(# . + -5*A'-+ (*13 )':@ 1*(# ::=)': 2*3# + -5*A'-+ 6/-5:'> 5**:'- 05 <BB81 (/*3# (.*3# (.*$# (.*#3 (!*1# (&*2# 23*23 2(*23 21*33 2$*33 3*$# (1*#3 ($*$# ::=)': (#*$3 (.*(3 $ (!*(3 -=*+:' (&*(3 23*(3 -2 2(*(3 21*3# -2 3*3# (2*2# (1*33 (1*## ($*23 (/*#3 (.*(# (!*23 (!*$# (&*1# 23*2# 2(*(# 22*3# 21*33 3*$3 (*13 ) /5-$5** :- 5-6-/- 5 !- ->' )6% 66$+ :*/ -**' 06 <B..1 (3*23 5':2 -+= 55@ -::' 2*23 (2*(3 ($*33 , (#*13 (.*13 + -5*A'-+ (.*1# (&*(# 2(*(# 21*3# 3*## + -5*A'-+ .*(3 .*1# !*33 !*13 2(*(3 5**:'- 06 .,,71 3*## $ (&*(3 -**' 0: .,B12 ' 5+- 6:))+-2 , !, -**' 0: <BB812 ' -+:%+ @:-+2 , )' (&*(# -**' 06 .,,812 ' -5: '5*+2 , , (&*23 *** A'-+ 06 <B.#12 ' ++@ 5)'+2 , " .*## + -5*A'-+ !*$# )!)* -/ -:'A'5' -/ -/ -/ 2 )!)* ::2 )!)* + -5*A'-+ (/*3# (.*3# (!*3# (!*13 (&*33 2(*3# 2(*1# - 22*13 21*33 (#*23 (.*13 (!*33 (!*13 (&*33 (&*2# 23*33 23*13 2(*3# 21*(3 2333 + -5*A'-+ 2333 + -5*A'-+ -2 + -5*A'-+ -=*+:' (/*13 '5:: )$!%#!$' ( (.*33 23(/ % /)' #!$' " 23*33 * % . /)' #!$' " 23*(# '5:: )$!%#!$' ( 2(*33 % % '5:: !+ #!$'% 31*33 '5:: , #!$' ( 2(*33 - - %'!$, 2(*(3 %!*$, 2(*## '! !$# 22*33 %'!$, 22*3# %!*$, (#*## (/*#3 (.*$# (!*1# (&*13 23*23 21*33 21*#3 3*$3 (*13 2*23 -2 " -2 -2 -2 -2 -2 -2 (*333 (&*13 )!)* , (&*1# ')* $) (&*1# - )!)* ! 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La partenza, lunedì poco prima delle otto, è sembrata incoraggiante: 1.339.000 spettatori, per una share del 5,6%. Poi, nei giorni successivi, con l’esau- BULGARIA – ITALIA Antonio Conte Bulgaria – Italia (I tempo) 7.821.000 spettatori, 30,84% di share, Rai1, sabato 28 marzo, ore 20.45 SPANGLISH – QUANDO... Adam Sandler «Spanglish -Quando in...», 477.000 spettatori, 2,18% di share, La7, sabato 28 marzo, ore 21.16 *0! && 38) 3 3 3 ) 2=8 © RIPRODUZIONE RISERVATA 37) 3 3 33 3 3 0'*(6 && +)8+ +)78 +) 3 +) 8==+ +)7+ +)7) +) +) +) 7 90 $ mento incoraggiante è il fatto che, rispetto alla media che Italia 1 raccoglie in quella fascia oraria, «Karaoke» fa comunque fare un (modesto) passo in avanti alla rete: +0,2%. L’aspetto curioso della vicenda «Karaoke» è che anche la prima edizione targata Fiorello partì in sordina, per arrivare, in qualche mese, a raccogliere quasi tre milioni di spettatori. Certo è che la televisione generalista sembra oggi un po’ involuta, incapace di sperimentare formule innovative, ripiegata sulla ripetizione delle glorie passate. (a.g.) In collaborazione con Massimo Scaglioni elaborazione Geca su dati Auditel. rimento dell’effetto «novità» — se così si può dire — la trasmissione ha perso qualche migliaia di spettatori. Un aspetto senz’altro positivo è rappresentato dalla composizione del pubblico del programma: oltre 7,8% lo share sul target commerciale, con picchi fra gli spettatori con età comprese fra i 15 e 24 anni (12,5% di share) e fra 35 e 44 anni (9,3%). Il «Karaoke reloaded» piace lievemente di più al pubblico femminile (5% di share) rispetto a quello maschile (4,7%), ma è la territorialità l’elemento più significativo: Pintus va meglio in alcune regioni (quasi 9% in Liguria, oltre 6% in Lombardia) mentre resta al palo in altre (meno del 3% in Toscana). Altro ele- 9*; 0$'* .906* +) '0<* 82 '0<* $( &6$'* .906* 7 ,0$& ++ ,0$& '"*# '(* #(* "# "0 #'"# # #" "#, "#" '"0 '+ 1.9 *( 6',* $(16$& 1*,066966* & (60*#9 &&/$(1!( $ (9$ ,$*!! $91 (" &*&$ (;$6 3==4+=== ' & (60*- *&$ ,$*!! 19&& 0 (60*#*$(6&$ & *0 '!&$* &60*;- 1.966 (* '0*&% !$9(!0 19&& 0!$*($ & '$*#11* 0$6$* & 9 0$ ,$: 0 06$ *( 6',0690 $( &* ;(6$ *06$ *0 .9&" *& ,$*!!$ * *"$ $( *&&$(- $: 1*& 19& 016* $ 166*0$- &%+ !$#((# ' $# #*"0 *"0'# ' *16 *0$(* $&(* 0(6* (<$ 0$16 (*; *&*!( $0(< 09!$ (*( /.9$& *' ',*11* ,*&$ 0$ *6(< 6(<0* '!# - &0$ 6($ &0'* &!"0* !&$0$ &$ *& 9;*&* *,06* $*!!$ *;1$ ',*0&$ ; *0< =47 *0< 4 *0< 342 *0< 4) $ !" )# !#! #*. ) ##! #4!# )* !. " / , / + $ $5 $/ $5 $0 ) %#**# .! )#.#! 1!# )!4 !#2 !" !. " / , $5 $0 $+ $5 $, $ " $ $/ !" %) $$ + + " $5 $5 ('1 **! !# %# !. !" $ $0 $/ $+ " $, $" ) # ,** '*11* *&6* '*11* *&6* !$66* !. $$ + + / $$ 0 $5 ) )1 *) * #.!4 & ) $+ " $0 $ $/ $5 $+ !" # $5 + + , #)!# )!.# )*. ! !4 )#! !" / 0(* !. !" Estrazioni di sabato 4 aprile 2015 17 45 82 67 25 5 29 75 24 48 43 BARI CAGLIARI FIRENZE GENOVA MILANO NAPOLI PALERMO ROMA TORINO VENEZIA NAZIONALE 89 35 3 10 89 62 4 74 59 3 59 45 40 60 87 64 11 14 32 55 45 86 43 23 39 20 80 57 42 19 48 6 10 72 64 28 12 37 77 55 38 25 75 41 !" *.!1 #!) ',*0& !. !" $0 ) #* *,06* !" $" ) !! *;1$ " " / " $ 10eLotto I numeri vincenti 3 45 4 48 5 59 10 60 17 62 24 67 25 74 29 75 35 82 40 89 17 Numero Oro 8 38 44 48 9 6 56 Ai 4: 230,69 nessuno Ai 3: 17,32 nessuno Ai 5 stella: nessuno 17.775,42 Ai 4 stella: 23.069,00 Lotto Svizzero Estrazione di sabato 4 aprile 2015 10 14 Chance 2 17 20 Joker Replay www.corriere.it/giochiepronostici ' 30 880199 1 31 4 2 4 1 3 2 4 9 7 2 5 3 1 LA SOLUZIONE DI IERI 1 8 9 4 3 6 2 5 7 6 7 5 9 2 8 4 3 1 3 2 4 5 7 1 9 6 8 7 6 8 1 4 2 3 9 5 4 3 2 8 9 5 7 1 6 9 5 1 7 6 3 8 2 4 8 9 3 6 5 4 1 7 2 2 4 6 3 1 7 5 8 9 5 1 7 2 8 9 6 4 3 Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 Altri giochi su www.corriere.it '" "' 050 )#!. )# 0/5 /5/ )#!. 1*# / ( " '# ! # "*# - #' #( " ( $05 +"( " '"(# /"/ *" ** ((# 7 +'(* "# )#!. # "" #/# "#+,' $5 ' ** )**#! $5$ '( 5 ' #" (#" , '(, #! !. 1 83 Ai 3 stella: 1.732,00 Ai 2 stella: 100,00 Agli 1 stella: 10,00 Agli 0 stella: 5,00 8 4 3 8 28 Numero Jolly 90 Numero SuperStar Jackpot indicativo prossimo concorso: 5.500.000,00 Ai 6: Ai 5+ Ai 5: ' 6 7 6 5 !(*'! !. 5 (6* Superenalotto - Combinazione vincente del 4-4-2015 11 " "# GIOCHI E PRONOSTICI SUDOKU DIABOLICO Lotto #"' . )**#! 5 *## ! #$"" ' "# !+'# $5 $5 (" + "# '* !. " )!# 0 " $+ )13* " $*!!$ 9;*&*1* "# *.) .! ( # !. $, " $0 " " $5 " *00(6$ 0 06$" $(6011(* $& (60*#16 90*, & ($(;$ *( &$' $(;0(& &*&$ (;$6 (* 11 .9*6- 11 ,011$*( *( ,$*!! $91 &*&$ (;$6 .9*6 '$*#11 19 (60*#*0 $600(* 0 &($"#(9$( 6',* '$!&$*0 *( ,$: 1*& 19& 016* & *(6$((6 1&;* .9&" ,$*!!$ 19&& 0 '0$$*(&$ && ($1*& $0$- # "'# ' " # # +"#( '( '# #( +" ** $# 64 Domenica 5 Aprile 2015 Corriere della Sera